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ARTICLES SUR LES PERES DE LEGLISE

Tra soprannomi e appellativi l'ingresso del cristianesimo nell'onomastica della tarda antichit

Alle origini di Benedictus


di CARLO CARLETTI

I mutamenti intervenuti nella mentalit, nelle abitudini, nella organizzazione e nella gestione degli spazi e delle strutture materiali, in seguito alla diffusione e al progressivo radicamento del cristianesimo nella societ romana, si manifestano con intensit e ritmi anche sensibilmente diversificati. S e le esigenze della nuova fede condussero a trasformazioni decise e talvolta anche rapide nelle forme e nelle funzioni dell'edilizia sacra e delle strutture funerarie, nella scansione del tempo, nella presenza di nuovi temi e soggetti nella produzione

figurativa, nella formazione di nuove forme espressive nella prassi epigrafica, questi stessi ritmi non intervennero in un ambito di stretta pertinenza individuale e familiare quale quello dei nomi personali. In questa direzione il percorso di progressiva "cristianizzazione" fu lentissimo e desultorio, protraendosi in un lungo periodo di gestazione. Tra il III secolo e l'inizio dell'altomedioevo la scelta dei nomi individuali rimase strettamente ancorata alla tradizione, che peraltro nel corso della tarda antichit si andava avviando a profonde trasformazioni, nelle quali l'incidenza dell'identit cristiana rimase sostanzialmente marginale, almeno fino alla seconda met del I secolo. In tale contesto i cristiani usano indifferentemente un vastissimo repertorio onomastico, generalmente non identitario, che quello di uso comune nella societ romana! i gentilizi imperiali o di grande tradizione in funzione di cognomina "cio "nomi personali"# come $urelius, %omitius, &lavius, Iulius, 'arcius, (etronius, alerius) i teoforici, cio nomi derivati da quelli di divinit "$phrodisius, $pollinaris, %ion*sius, +ros, ,eliodorus, ,ermes, Iovinus, 'artinus, 'ercurius, Saturninus, enerius# o da personaggi del mito "-omulus, ,erculius#) i cosidetti .ish/names ""nomi augurali"# come $ugurius, +uodius, +utichius, &austus, &eli01&elicitas, &ortunatus) quelli ripresi da grandi personaggi storici "in

primo luogo $le0ander, o 2ato#, quelli ancora desunti da qualit morali o fisiche "2allistus, 3landus, 2eler#, nonch4 la singolare categoria degli uncomplimentar* names ""nomi non/elogiativi"# / $grios, 3albus, 5opros, (roiectus, -eiectus, Stercorius / erroneamente ritenuti specificamente cristiani sulla base della bizzarra idea che fossero recepiti come presunti nomi di "umiliazione"! a essi in realt la mentalit del tempo / profondamente superstiziosa / attribuiva un forte potere apotropaico, e in questa dimensione erano indifferentemente usati da cristiani e pagani. 6 quasi superfluo rilevare che la documentazione di base per lo studio dell'onomastica antica risieda essenzialmente nella produzione epigrafica. $ -oma la documentazione di sicura committenza cristiana raggiunge allo stato attuale circa 78.888 esemplari, dai quali si ricavano circa 9:.888 nomi individuali. $ riprova delle lentissime trasformazioni intervenute nella onomastica del mondo tardo antico, un dato incontrovertibile che nel corso di quattro secoli "dal III al I# non pi; del venti per cento dei nomi utilizzati possono considerarsi di conio cristiano. Si a lungo discusso sulle dinamiche e sulle motivazioni che condussero all'emergenza di nomi cristiani nella societ tardoantica. $llo stato attuale della ricerca si sono individuati diversi percorsi di formazione, i cui primi esiti cominciano a intravvedersi sporadicamente / soprattutto a

-oma / nel corso del III secolo come indicato in particolare dalle iscrizioni dell'$renario della catacomba di (riscilla, che testimoniano gi un uso discreto dei nomi apostolici (ietro e (aolo. I dati di cui possiamo disporre indicano senza alcun dubbio nella devozione ai martiri il motore primo della nascita di una onomastica cristiana. 'olti dei nomi divenuti nel tempo specificamente "identitari" erano diffusamente utilizzati nel mondo romano, ma ebbero particolare fortuna tra i cristiani perch4 corrispondenti a quelli dei pi; famosi e venerati "eroi della fede", come / particolarmente a -oma / $gnese, Ippolito, Sisto, Sebastiano, <orenzo, oltre naturalmente a (ietro e (aolo, i cui nomi possono essere assunti come i prototipi di una nascente antroponimia cristiana. =el corso del I secolo iniziarono a diffondersi alcuni nomi precedentemente ignoti o di uso sporadico, che traducevano in forme onomastiche principi fondanti della nuova fede! il pi; diffuso sicuramente $nastasius "o $nastasia#, il cui ovvio significato puntualmente spiegato in un'elogio funerario della catacomba di 2ommodilla "Inscriptiones 2hristianae >rbis -omae, II, 9?@8# della seconda met del I secolo! "io $nastasia credo nella vita futura secondo quanto significato dal mio nome" "$nastasia secundum nomen credo futuram#. + pienamente "identitari" si rivelano nomi / sostanzialmente

inediti nel mondo romano / come $gape, $gapius, Innocentius, 'art*rius. (articolare fortuna ebbe poi una categoria omogenea di nomi come -edemptus, -enatus, -enovatus, -eparatus / cosiddetti e0 baptismate / che proponevano con efficace espressivit gli effetti sacramentali dell'iniziazione cristiana. $nche nell'ambito delle comunit cristiane / come gi nella societ romana in riferimento alle divinit del (antheon / entrA nell'uso corrente una articolata gamma di formazioni teoforiche costruite su %eus, %ominus, TheAs, 5;rios. (articolare fortuna ebbe 2*riacus "2*riaca#, che si puA assumere come esemplificativo del fenomeno tipicamente cristiano dello "slittamento semantico" "mutamento di significato# intervenuto in un nome personale, come spiegato lucidamente da Iiro 5aBanto, caposcuola indiscusso degli studi sull'onomastica romana! "(er i pagani l'aggettivo greco CuriaCAs / da cui deriva l'antroponimo 2*riacus / indicava l'appartenenza al Signore nel senso di padrone e in tal senso era un nome tipicamente servile) per i cristiani invece aveva assunto il significato "identitario" di appartenente al Signore cio a %io". In questa stessa direzione si inserisce un teoforico come Theodulus, che riprende la diffusa tipologia formulare do;los 1 do;le Theo;, servus %ei, servus 2hristi, ancilla %ei, ancilla 2hristi, nonch4 l'omogenea

categoria di nomi bitematici costruiti su 2hristus, %eus, TheAs, che sviluppano formazioni indeclinabili come $deodatus, 2histophorus, %eogratias, %eusdat, %eusdedit, %eusdona, %eushabet, ,abetdeus, Theodulus, %ominicus, Duodvultdeus, Spesindeo! vere e proprie "espressioni onomastiche" "sentence/names#, per le quali si ipotizzato una origine africana come traduzione latina di precedenti nomi punici. (arlando di onomastica cristiana sul giornale quotidiano vaticano viene spontaneo il desiderio di accennare al nome del (apa, anche perch4 nella storia complessiva della onomastica cristiana il nome 3enedictus costituisce un "caso" di notevole interesse in relazione alla sua origine e alla sua successiva diffusione. =ell'immaginario collettivo della nostra contemporaneit questo antroponimo per lo pi; percepito come una formazione geneticamente cristiana, ma la sua storia indica senza ombra di dubbio un'origine e un percorso del tutto diversi. Sia l'aggettivo benedictus sia l'antroponimo di derivazione 3enedictus / alla cui base c' una tradizione semitica nel tipo 3aruch, participio passato del verbo 3arach "benedire# / sono attestati dalla fine del II secolo con una discreta diffusione socialmente trasversale, come indicano alcune testimonianze epigrafiche dei secoli II e III, che ne attestano l'uso anche in ambito servile e libertino, oltre che naturalmente tra gli ingenui "nati liberi#. Il nome

3enedictus presuppone naturalmente l'aggettivo benedictus, largamente attestato nell'epigrafia funeraria romana come attributo personale nella sua articolata gamma semantica di "degno di lode", "benvoluto", "famoso", "celebre". =on si tratta / come in molti altri nomi latini / della traduzione di un omologo greco, poich4 il corrispettivo greco +ulogius di uso molto pi; recente "non prima del III secolo# rispetto a 3enedictus, che dunque puA essere senz'altro assunto come un cognome di pura origine latina, e sicuramente pressoch4 esclusivo della citt di -oma, dove trova il massimo di attestazioni. <'uso di questo nome fornE anche l'occasione per un gioco di parole, come si puA leggere in un'iscrizione del III secolo nella quale una defunta / di nome 3enedetta / definita tale di nome e di fatto! i superstiti vollero ricordarla come "anima buona" e dunque "prediletta", che quanto significato dal suo nome! d"is# '"anibus# 1 anima sancta 1 cata nomen 1 3enedicta "2orpus Inscriptionum <atinarum, I, ?@:7:#, laddove da osservare il calco latino del greco Cat, corrispettivo del latino secundum. In questo stesso ambito semantico si inserisce l'elogio rivolto a un defunto di nome -estituto! d"is# '"anibus# 1 -estituti 1 animulae 1 bonae et 1 benedictae 1 sit tibi terra levis "2orpus Inscriptionum <atinarum, I, F:78G#. In ambito cristiano, e soprattutto a -oma, in termini

cronologici e di diffusione, l'aggettivo qualificativo benedictus sembra precedere nell'uso l'antroponimo di diretta derivazione, come indicato eloquentemente dalla documentazione epigrafica del cimitero anonimo di via $napo "via Salaria nuova#, rimasto attivo per circa un secolo, tra l'ultimo trentennio del III secolo e la fine del I ! qui si registra un'alta concentrazione dell'uso di benedictus come qualificativo personale associato al nome del defunto e mai inserito nella sequela degli epiteti abituali come carissimus, dulcissimus, obsequens e simili "Inscr. 2hrist., IH, F797?, F797F, F79:G, F7998, F79II, F79G8, F7I87, F7I8:, F7I?8, F7IF?, F7IFF, F7IF:, F7I@J, F7I7:, F7I:@, F7I9I, F7IGJ, F7IJ@, F7IJ9, F7G?8#. Duesti testi / generalmente molto succinti / non consentono di chiarire il significato assunto da benedictus in questo come in altri contesti cimiteriali romani! quello tradizionale o quello identitario in senso cristianoK <'accezione cristiana appare perA del tutto evidente almeno in tre casi! in un epitaffio del cimitero dei Liordani "Inscr. 2hrist., IH, F7@:I! 2alledrome benedicta in 2hr"isto# e, analogamente, in due iscrizioni della catacomba di via $napo! la dedicatoria $nastasi1o filio benedicto "Inscr. 2hrist., IH, F797?# e l'acclamatoria $ureli arro 1 dulcissime et desiderantis1sime coniu0 pa0 1 tibi benedicte "Inscr. 2hrist., IH, F:8?8#! nell'una e

nell'altra non sembra casuale da un lato il legame tra la specificit del nome del defunto e il qualificativo benedictus, dall'altro il collegamento concettuale tra la formula irenica pa0 tibi e il congiunto benedicte. Duesta

documentazione indica in definitiva che a -oma nel corso del I secolo benedictus 1 3enedictus raggiunsero una discreta diffusione e contestualmente cominciarono ad assumere nella percezione comunitaria una connotazione "identitaria", gi emergente nella catacomba di via $napo, alla quale / anche perch4 finora anonima / potrebbe legittimamente attribuirsi la denominazione di "catacomba dei benedetti". $ -oma, in Italia, in +uropa, un vigoroso e poi inarrestabile incremento dell'uso di 3enedictus si avvia alla fine del mondo antico. <a sua straordinaria fortuna si deve alla altrettanto straordinaria opera di 3enedetto da =orcia "7G8/:7I#, fondatore del monastero di 'ontecassino e promotore del monachesimo in Mccidente. <a sua immediata diffusione / almeno nel corso dei secoli I/ II / rimase sostanzialmente circoscritta nell'ambito

ecclesiastico! gi in et protobenedettina si registra il suo uso nell'onomastica episcopale e naturalmente in quella monastica, a -oma con (apa 3enedetto I ":I:/:IJ# e in un'area di nuova conversione come l'Inghilterra con 3enedetto 3iscop "9FG/9J8# / cinque volte pellegrino a -oma / fondatore nella terra degli $ngli dei monasteri di Nearmouth e Oarro., naturalmente dedicati a san (ietro e san (aolo. Successivamente, a partire dall' III e IH secolo, il nome 3enedictus si diffonde rapidamente sia nell'onomastica maschile che in quella femminile, con particolare incidenza nell'area laziale e meridionale, dove risulta per frequenza al terzo posto dopo Iohannes e (etrus. $ttualmente l'area di maggiore diffusione la Sicilia "@9 per cento#, ma a partire dagli anni Settanta si registrato un complessivo calo di frequenza parzialmente bilanciato da una sostenuta ascesa nell'onomastica femminile. La basilica di Santa Maria Maggiore dalla tradizione liberiana alla realizzazione di Sisto III nel segno del concilio di Efeso

Neve ad agosto per un trionfo romano


di TIMOTHY VERDON

<e chiese che nascono per la preghiera, sono anche frutti della preghiera, come suggerisce la storia di Santa 'aria ad nives / Santa 'aria 'aggiore / di cui il : agosto si celebra la memoria. Secondo un racconto riferito mille anni dopo gli eventi narrati da certo fra 3artolomeo da Trento, un ricco patrizio romano, il senatore Liovanni, insieme alla moglie avevano deciso di destinare alla 2hiesa i loro beni terreni, non avendo figli. =ella notte tra il 7 e il : agosto @:G la ergine 'aria apparve a Liovanni, e simultaneamente a (apa <iberio, chiedendo la dedicazione di una basilica a -oma, nel luogo dove, in quella stessa notte d'estate, sarebbe caduta abbondante neve. $l mattino senatore e (ontefice si recarono sul 2ispio, dove la prodigiosa nevicata s'era in effetti verificata, e (apa <iberio tracciA nella neve la forma dell'erigenda basilica! il soggetto di un dipinto del secondo 2inquecento conservato alla

(inacoteca aticana in cui l'artista, Oacopo Pucchi, sottolinea l'intensa preghiera del patrizio Liovanni e della moglie, raffigurati insieme a (apa <iberio in primo piano. Mltre alla sua storia particolare, Santa 'aria 'aggiore, come ogni chiesa, rappresenta l'intera storia del rapporto tra %io e gli uomini, offrendosi quale figura di quell' "edificio della salvezza" che sant'Ireneo vedeva disegnato da %io "come farebbe un architetto" "2ontro le eresie, I , ?7, F/@#. In Santa 'aria 'aggiore, ricostruita in forme monumentali ed abbellita nel secolo, quarantatr riquadri in mosaico sopra il colonnato della navata infatti narrano episodi "strutturanti" della fede giudeo/cristiana! storie di $bramo, di 'os, di Liosu. 2osE, avanzando verso l'altare, i credenti vengono inseriti in un processo storico e metastorico che li conduce verso la citt "il cui architetto e costruttore %io stesso" "+brei, ??, ?8#. $lla fine di questo percorso, a destra e a sinistra della parete di fondo vediamo in effetti due citt, ",ierusalem" e "3etlemme" come sono identificate da scritte, davanti alle cui porte aperte sono radunati piccoli greggi) dall'arco della porta aperta dell'una e dell'altra citt pende una croce d'oro, e il viale d'ingresso nobilitato da un colonnato simile a quello della stessa basilica di Santa 'aria 'aggiore. Dueste scene musive si trovano sull'arco che incornicia l'altare della basilica, cosE che le dodici pecore

raffigurate diventano immagine del popolo cresciuto dal nucleo primitivo dei dodici apostoli. + di fatti il "gregge" che si raduna a pregare in Santa 'aria 'aggiore, come le pecore nel mosaico, guarda tra due file di colonne attraverso la "porta" del presbiterio verso il "tempio", 2risto, presente nell'+ucaristia. $l centro dell'arco di trionfo che incornicia l'altare, un'iscrizione dedicatoria recita HIHtus episcopus plebi %ei ""Il escovo Sisto Qha fatto fare questoR per il popolo di %io". Si tratta di (apa Sisto III "7@F/778#, che ingrandE la basilica iniziata nel I secolo da (apa <iberio, dedicandola alla ergine dopo la solenne dichiarazione del concilio di +feso, che nel 7@? riconobbe a 'aria il titolo di "'adre di %io". + tra le scene dell'arco di trionfo, vediamo in effetti episodi della vita di 2risto in cui 'aria ha un ruolo importante! l'$nnunciazione e l'$dorazione dei 'agi. <a speciale dignit di 'aria sottolineata dalla veste splendida in cui l'artista la presenta nell'$nnunciazione! non solo la fanciulla di =azaret che ha partorito Les;, ma una figura simbolica, la 2hiesa come %omina, Signora. =el registro sotto l'$nnunciazione, ritroviamo questa stessa figura alla destra del piccolo 2risto in trono, mentre un'altra donna sta alla sinistra del trono, figura del popolo antico, la +cclesia e0 circumcisione. Duesta indossa il nero vedovile, mentre 'aria appare come la "sposa"

descritta nel Salmo 7:! "gemme e tessuto d'oro il suo vestito. 6 presentata al re in preziosi ricami" "vv. ?7/?:#. $ prescindere dalla fonte veterotestamentaria, quest'immagine stranamente "contemporanea" con il periodo d'esecuzione del mosaico! 'aria, figura della 2hiesa, porta l'abito di corte di una principessa imperiale, e il piccolo Les; siede in mezzo all'enorme trono come un imperatore bambino! esempio, questo, di una sovrapposizione del sacro cristiano al profano romano assai comune all'epoca. $ltre "sovrapposizioni" sono la forma della Lerusalemme celeste, nel mosaico, che ricalca il colonnato di un tipico decumanus d'et imperiale, e il termine usato nell'iscrizione dedicatoria, plebi %ei. =ella -oma un tempo repubblicana, dove pure sotto l'Impero la dignit politica dei cittadini veniva evocata col termine arcaico plebs / popolo unito, popolo capace di decisioni, di coraggio, di sacrificio / il vescovo dedica la nuova aula assembleare plebi %ei! a un popolo cui, oltre alle caratteristiche dei suoi antenati romani, vengono ora attribuite quelle del popolo condotto da $bramo, 'os e Liosu, per cui i cristiani di -oma si possono ormai chiamare col doppio appellativo plebs %ei. 'a notiamo un'altra sottolineatura di questo primo grande programma mariano realizzato in Mccidente, dove / come gi detto / la ergine "in veste tessuta d'oro" e con la corona in testa costituisce un'immediata risposta

iconografica alla solenne dichiarazione del concilio di +feso. Tale regalit non limitata alla donna 'aria ma ha un carattere collettivo sottolineato precisamente dall'iscrizione dedicatoria sopraccennata, Histus episcopus plebi %ei! frase, questa, che suggerisce l'essenziale chiave di lettura di simili immagini, in cui 'aria concepita non in primo luogo come persona individuale, ma come figura collettiva del popolo, come %omina +cclesia. <a pi; significativa sovrapposizione storica a Santa 'aria 'aggiore la basilica stessa, la cui struttura / una vasta aula rettangolare sontuosamente decorata / doveva dare un senso di assoluta continuit col passato romano, anche se, paradossalmente, esprimeva anche l'epocale capovolgimento culturale costituito dal trionfo del cristianesimo. 2ome altri templi cristiani eretti dopo l'editto imperiale che levava la condanna sulla nuova fede, l'originale basilica <iberiana proclamava la vittoria della 2hiesa l dove essa era stata messa alla prova. >n testo del periodo servir a evocare il clima! il discorso di +usebio di 2esarea per la consacrazione della nuova cattedrale di Tiro in &enicia "@?9/@?J circa#, ricostruita esattamente dove una precedente chiesa era stata distrutta da persecutori pagani. +usebio paragona la nuova basilica al tempio gerosolimitano ricostruito dopo l'esilio babilonese, citando la profezia di $ggeo secondo cui "la gloria futura di questa casa sar pi; grande di

quella di una volta". (oi, pensando al passo di Isaia dove si legge che, nell'era futura, "gli afflitti di Sion" avranno "una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito di lutto, canti di lode invece di un cuore mesto" perch4 "rialzeranno gli antichi ruderi, ricostruiranno le citt desolate" "9?, @/7#, +usebio afferma che ormai la 2hiesa "ha indossato la sua veste nuziale" e puA dire, nelle parole d'Isaia! "io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio %io, perch4 mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli". Il vescovo di 2esarea ripete infine le promesse e le esortazioni divine, citando sempre Isaia! "+cco io ti tolgo di mano il calice della vertigine, la coppa della mia ira) tu non lo berrai pi;) lo metterA in mano ai tuoi tormentatori". + ancora! "Svegliati, svegliati, rivestiti della tua magnificenza, alza gli occhi intorno e guarda! tutti costoro si radunano, vengono da te. "2om' vero che io vivo", dice il Signore, "ti vestirai di tutti loro come di ornamenti, te ne ornerai come una sposa"". =onostante il linguaggio biblico, il trionfo della 2hiesa era tuttavia un trionfo "romano", concepito nel linguaggio comune del tardo impero. <a cattedrale di Tiro, la basilica <iberiana, le altre chiese del tempo non avevano caratteristiche architettoniche specificamente

"ecclesiastiche", cio. Tutto ricordava piuttosto le aule dei magistrati o le sale d'udienza degli imperatori! le colonne, identiche a quelle delle basiliche civili) i rivestimenti marmorei, gli spazi ampli, la luminosit proveniente da grandi finestre. %ice +usebio che il committente della nuova cattedrale di Tiro, il vescovo (aolino, "aprE una porta ampia e molto alta per ricevere i raggi del sole mattutino, offrendo cosE anche a coloro che restavano fuori del cortile un panorama ininterrotto dell'interno, come per attirare verso l'ingresso gli occhi perfino dei non credenti, cosE che nessuno potesse passare in fretta senza riflettere con profonda commozione alla desolazione di prima e la miracolosa trasformazione ora. +gli sperava che la sola emozione davanti a questo spettacolo avrebbe toccato le persone, spingendole verso l'entrata". +ra un invito a contemplare l'azione di %io nella contemporaneit della storia! a riconoscere la potenza del -isorto in un'inversione di rotta cosE profonda da non potersi esprimere superficialmente, in un cambiamento esterno delle cose, ma nel "miracolo" di una conversione di senso che lasciasse invariata l'esteriorit. -oma rimaneva -oma, le sue aule pubbliche rimanevano quelle, con la differenza che ora la plebs che affollava le aule era plebs %ei. 2ome le altre basiliche romane del I / secolo, Santa

'aria 'aggiore in effetti fu concepita per accogliere un popolo numeroso, con una lunghezza di G9 metri. =on era tuttavia la pi; grande delle nuove chiese! San (ietro era lunga pi; di ?F8 metri, San Liovanni in <aterano JG, la basilica cimiteriale di San Sebastiano, sulla via $ppia, era lunga I: metri) l'originaria basilica di San <orenzo sulla via Tiburtina era lunga JG metri. <a prima rete costantiniana di grandi chiese includeva una basilica sulla via <abicana, attigua al mart*rion dei santi 'arcellino e (ietro contenente il mausoleo dell'Imperatrice +lena, e un'altra sulla via =omentana, vicino alla memoria di Sant'$gnese, dove la figlia di 2ostantino, 2onstantia, aveva fatto costruire il suo mausoleo "l'attuale chiesa di Santa 2ostanza#. Insieme alla basilica aticana costruita sulla tomba di san (ietro, queste strutture, realizzate in tempi record, formavano una prima, prestigiosa "rete" di chiese cristiane a -oma. Dueste strutture colossali, mimetizzate sul piano stilistico con altri edifici pubblici, erano tuttavia distanziate dal centro dell'>rbe, situate lungo le vie di accesso "San Sebastiano, Santi 'arcellino e (ietro, Sant'$gnese#, fuori le porte "San (ietro in aticano, San <orenzo# o nell'immenso parco della reggia imperiale "San Liovanni in <aterano, Santa 2roce in Lerusalemme#. $nche la memoria di san (aolo sulla via Mstiense era a venti minuti di cammino dall'omonima porta urbica "questa chiesa, San

(aolo fuori le mura, verrebbe ricostruita a partire dal @G7 dagli imperatori alentiniano II, Teodosio e $rcadio in scala gigantesca, una basilica a cinque navate imitante San (ietro#. Il responsabile degli scavi illustra la scoperta della tomba a Hierapolis

Nel luogo del riposo dell'apostolo Filippo


di FRANCESCO D'ANDRIA Universit del Salento

"$nche in $sia infatti riposano grandi astri, che si leveranno nell'ultimo giorno della parousEa del Signore "...# "tra questi# &ilippo, uno dei dodici apostoli, il quale si addormentato a ,ierapolis "...# anche Liovanni "...# si addormentato a +feso". 2osE scriveva intorno all'anno ?J8 il vescovo di +feso,

(olicrate, in una lettera inviata al vescovo di -oma ittore. %i qualche anno successivo il %ialogo, un testo in cui il presbitero romano Laio discute le tesi di (roclo, un rappresentante dell'eresia montanista radicata nella &rigia. 'entre Laio indica i "trofei" di (ietro e (aolo, fondamenta della 2hiesa di -oma, (roclo si riferisce ai sepolcri di &ilippo e delle sue figlie profetesse, ubicati a ,ierapolis. =umerose altre fonti collegano la citt frigia all'apostolo di 3etsaida in Lalilea e la ricerca archeologica ha permesso di ritrovare il complesso monumentale nel quale si articolava la memoria di &ilippo. Li nel ?J:I, al momento della fondazione della missione archeologica italiana a ,ierapolis, (aolo erzone, docente di ingegneria del (olitecnico di Torino, aveva posto con forza la questione portando alla luce sulla collina orientale, fuori le mura della citt, una straordinaria chiesa a pianta ottagonale. Si tratta di un capolavoro dell'architettura bizantina del secolo, frutto delle tradizioni locali nella lavorazione del travertino e del raffinato sapere di architetti legati alla corte imperiale di 2ostantinopoli. <a pianta complessa inoltre fa riferimento alla simbologia dei numeri! gli otto lati del corpo centrale, il quadrato che ingloba l'ottagono, i cortili triangolari, le cappelle a sette lati sviluppano una sottile trama di riferimenti teologici. erzone aveva identificato nell'ottagono il 'art*rion di

san &ilippo e qui aveva cercato la tomba, ma senza risultati. $ partire dalla ripresa dei lavori "F88?# nell'edificio, si ripresero le indagini anche attraverso prospezioni geofisiche, in particolare nella zona dell'altare, ma senza alcun successo. =ello stesso tempo Liuseppe Scardozzi, un ricercatore del 2onsiglio nazionale delle ricerche "2nr# / Istituto per i beni archeologi e monumentali "Ibam# di <ecce, identificava, attraverso lo studio delle immagini satellitari e le indagini topografiche, la grande strada processionale che portava i pellegrini, attraverso la citt, sino alla collina del santo. I fedeli, uscendo dalla porta della citt, attraversavano un ponte e, prima di affrontare la salita lungo una gradonata in travertino, dovevano lavarsi all'interno di una terma, anch'essa a pianta ottagonale, in cui le esigenze igieniche poste dall'eccezionale afflusso di fedeli, si univano a pratiche di purificazione rituale. $lla sommit della scalinata una fontana permetteva di dissetarsi e di compiere le altre abluzioni prima di salire all'Mttagono. Dui erano predisposte stanze con il pavimento tagliato nella nuda roccia dove i fedeli passavano la notte, forse per entrare in contatto diretto con il santo attraverso pratiche di incubazione attestate anche in altri santuari cristiani di pellegrinaggio come quello intorno alla chiesa dei Santi 2osma e %amiano a

2ostantinopoli. <a campagna di scavi della missione archeologica italiana a ,ierapolis su concessione del 'inistero della cultura di Turchia, quest'anno ha interessato un pianoro a mezza costa, a pochi metri di distanza dall'Mttagono. Dui emergeva, da un immane cumulo di pietre e di marmi lavorati, la parte superiore del frontone in travertino di una tomba a sacello di et romana. +ra un fatto normale poich4 la zona era interessata da una vasta necropoli di questo periodo, ma intorno numerose erano le tracce di muri e i frammenti di marmo bizantini. 2osE gli scavi energicamente coordinati da (iera 2aggia "Ibam/2nr# hanno portato alla luce una grande basilica a tre navate! si sono rinvenuti capitelli in marmo con raffinate decorazioni riferibili al secolo, croci, tralci vegetali, transenne traforate, fregi con palme stilizzate all'interno di nicchie. Inoltre il pavimento della navata centrale realizzato a intarsi marmorei "opus sectile# con motivi geometrici a colori molto variati. Sulla cornice di un architrave in marmo era leggibile il monogramma di Teodosio, probabilmente riferibile all'imperatore bizantino. >na ricchezza di decorazioni che ogni giorno si arricchisce di nuovi esempiS 'a il fatto pi; straordinario che questa chiesa a tre navate costruita intorno alla tomba a sacello di et romana che costituisce il fulcro di tutta la costruzione! inglobata in una struttura

su cui una piattaforma raggiungibile attraverso una scala di marmo. I pellegrini, entrando dal nartece, salivano nella parte superiore della tomba dove immaginiamo fossero collocate lampade, immagini e reliquie del santo, e scendevano da un altro lato, attraversando un pianerottolo decorato da un raffinato mosaico con raffigurazione di pesci. >n riferimento al miracolo della

moltiplicazione dei pani e dei pesci "Liovanni, 9, :#K <a particolarit di questa scala data dall'alto grado di usura delle superfici marmoree, segno del passaggio di migliaia di persone e gli stessi segni di usura sono sull'architrave della porta d'ingresso alla tomba dove il travertino lisciato come l'alabastro. Intorno alla porta della tomba una serie di fori fa pensare a una chiusura metallica applicata e una porta ulteriore in legno era davanti, a giudicare dagli incassi ricavati sul pavimento.

2on la scoperta di questa seconda chiesa si scioglie anche l'interrogativo posto da un sigillo in bronzo di dieci centimetri di diametro, di sicuro proveniente da ,ierapolis e ora al museo di -ichmond negli Stati >niti. -appresenta al centro san &ilippo, indicato dall'iscrizione, in veste di pellegrino e serviva a segnare i pani distribuiti ai fedeli in occasione della paneg*ris "festa del santo#. $i due lati del santo sono raffigurati due edifici posti sulla sommit di due scalinate. Duello alla sua destra, a pianta centrale con cupola, rappresenta certamente il 'art*rion, quello alla sua sinistra, sinora non spiegato, stato ora identificato con la chiesa a tre navate in corso di scavo, anche per la facciata con spioventi coperti da tegole. Si direbbe una fotografia del complesso scattata nel I secolo e il secondo edificio allude, anche per la presenza di una lampada appesa all'ingresso, alle strutture dei sepolcri dei santi. <a ricerca archeologica permette ora di mettere insieme tante tessere, raccolte in molti anni di indagini, e di comporre un mosaico coerente. Il sepolcro di san &ilippo costituisce il fulcro intorno a cui si articolano gli edifici di questo straordinario santuario di pellegrinaggio, fiorito tra e I secolo nella vallata del fiume <*Cos in Turchia, di fronte a 2olosse, celebre per la lettera di san (aolo, e a <aodicea, una delle sette chiese dell'$pocalisse.

Sincretismo religioso e cristianesimo nascente nel III secolo

Cristo e Orfeo sull'altare dell'imperatore


di GIANFRANCO RAVASI

2' un documento interessante sull'arco di storia romana che va da $driano "??I/?@G dell'era cristiana# a 2arino "FG@/FG:#! quell',istoria $ugusta, cosE denominata dall'erudito svizzero del 2inquecento, Isaac 2asaubon, che raccoglie una sequenza di biografie degli imperatori romani di quel periodo. $nche se la fonte successiva e non priva di svarioni e di anacronismi, essa risulta interessante per ricostruire il fondale che a noi ora interessa, quello della prima met del III secolo, un'epoca segnata, da un lato, da un'evoluzione storica, sociale e religiosa complessa e significativa e, dall'altro, da un trapasso politico di forte tensione che condurr la dinastia dei Severi "?J@/F@:# a sfociare nell'anarchia militare scandita dai cosiddetti imperatori barbari 'assimino il Trace "F@:/F@G# e Lallieno "F:@/F9G#. <'era dei Severi fu segnata da un clima di tolleranza religiosa, ben diverso dall'atmosfera che subentrer con %ecio e aleriano e le loro pesanti repressioni anticristiane del F:8 e del F:G. 6 appunto l',istoria $ugusta a ricordarci che l'imperatore $lessandro

Severo "FFF/F@:# venerava all'alba nel suo "larario" i ritratti dei suoi lari antenati, le immagini di alcuni imperatori, la figura di $pollonio di Tiana, ma anche le icone di 2risto, $bramo e Mrfeo "cosE +lio <ampridio nella ita di $lessandro Severo, FJ, F, presente appunto nell',istoria $ugusta#. Duesto sincretismo era diffuso nell'impero di allora e il pantheon romano accoglieva senza esitazione figure, idee o simboli e culti dell'Mriente, creando un clima di interculturalit e di multireligiosit, rispondente alla composizione multietnica della popolazione della metropoli e dell'impero. 6 in questa temperie politica, culturale e religiosa che si irradia il cristianesimo. +sso non rivela una sua specifica identit artistica, non tanto per un desiderio di occultamento strategico di autodifesa nei confronti delle prevaricazioni persecutorie o delle eventuali ostilit ambientali, quanto piuttosto per un naturale processo di integrazione nella civilt dell'epoca. =ei primi due secoli della nostra era, infatti, gli aderenti alla nuova fede mostrarono la tendenza ad usare gli spazi dei pagani, anche per quanto riguardava le sepolture dei componenti delle comunit nascenti. <e tombe dei principi degli apostoli, (ietro e (aolo, all'interno delle necropoli pagane del aticano e della via Mstiense, ne costituiscono un'eloquente testimonianza. $nche per gli ambienti del culto, durante questi primi due secoli, come noto, si

faceva ricorso alle residenze private dei singoli cristiani! le cosiddette domus ecclesiae, che raramente hanno lasciato segni monumentali o decorativi riconducibili al credo cristiano. Dueste domus, dove si svolgeva gi la sinassi eucaristica e si celebrava il rito del battesimo, si mimetizzavano nel denso tessuto urbano delle citt del tempo e potevano cambiare di volta in volta, attestando come i cristiani desiderassero mostrare la differenza sostanziale tra questi estemporanei luoghi di culto e i templi pagani. 6 in questo contesto che si colloca lo straordinario monumento sepolcrale degli $ureli "sulle cui scoperte archeologiche "<'Msservatore -omano" ha scritto nel numero dello scorso ?8 giugno#. 2erchiamo, a questo punto, di delineare l'orizzonte pi; specifico, quello del genere "cemeteriale" a cui esso appartiene. Sotto gli imperatori Settimio Severo e 2aracalla, tra il ?JJ e il F?I, il (ontefice Pefirino incaricA l'allora diacono 2allisto di sovrintendere al "cimitero" della via $ppia. Duesto gesto assume un importante significato nel senso che le catacombe, che avrebbero poi preso la denominazione di San 2allisto, divennero il primo cimitero ufficiale della 2hiesa di -oma, mostrando subito i caratteri della specificit e della comunitariet. =ell'area pi; antica di questo cimitero / scoperta negli anni centrali dell'Mttocento dal celebre Liovanni 3attista de -ossi

"?GFF/?GJ7# / stata, infatti, recuperata una sorta di "sacrario pontificio", denominato "2ripta dei (api", dove furono sepolti molti (ontefici del III secolo. =ello stesso ambito spaziale sono stati individuati alcuni cubicoli dipinti con scene ancora ispirate al repertorio pagano, ma anche con episodi estratti dalle Sacre Scritture, cosE come era attestata la presenza di committenti autorevoli da identificare con i presbiteri, con i diaconi e con gli altri componenti della gerarchia ecclesiastica. <a struttura ecclesiale proprio in quel tempo stava assumendo, anche nell'>rbe, una forma monarchiana, in perfetto ossequio alle varianti dottrinali che si sviluppavano nell'intero orbis christianus antiquus. 'a in quel piccolo cimitero della via $ppia, che assumer le attuali grandi dimensioni solo a partire dal I secolo, ci si imbatte anche in un centinaio di loculi, ossia di tombe umili, sobrie ed essenziali, riservate ai fedeli ordinari, obbedendo a quella legge dell'uguaglianza che regolava lo sviluppo dei primi cimiteri cristiani. =ell'$rea I di San 2allisto / come definE quel primo nucleo catacombale

Liovanni 3attista de -ossi / si riconosce l'organizzazione della comunit cristiana del tempo, che stava assumendo appunto i caratteri della gerarchia piramidale, ma anche e soprattutto della comunitariet. $ltri nuclei cemeteriali comunitari frattanto spuntavano lungo le vie consolari del suburbio romano "(riscilla sulla via Salaria, San Sebastiano e (retestato sulla via $ppia, %omitilla sulla via $rdeatina, 2alepodio sulla via $urelia, =ovaziano sulla via Tiburtina#. In essi alcuni sepolcri mantenevano i caratteri dell'ipogeo di diritto privato, riservato a un gruppo familiare, pi; o meno allargato, oppure a una vera e propria corporazione. In molti casi, questi ipogei furono considerati dalla letteratura del passato come eretici, specialmente quando l'apparato decorativo e il corredo epigrafico non dimostravano i sintomi chiari della cristianit. 6 in questo orizzonte che dobbiamo collocare lo splendido monumento degli $ureli sito nell'attuale viale 'anzoni. Scoperto nell'autunno del ?J?J, il sepolcro, costituito da tre ambienti completamente dipinti, ha ispirato molte letture iconografiche corrispondenti ad altrettante attribuzioni del monumento, ora considerato pagano, ora cristiano, ora eretico. Il programma decorativo presente nell'ipogeo privato di questa famiglia di liberti, gli $ureli / collocato all'interno delle 'ura aureliane, non lontano dalla cappella palatina

di Santa 2roce in Lerusalemme / propone alla critica un eloquente esempio di iconografia ove si registra quel sincretismo che abbiamo sopra evocato. =egli affreschi, infatti, si riconoscono chiare reminiscenze del repertorio ellenistico, altrettante evidenti allusioni alla vita terrena dei defunti, presumibilmente proiettata in un non meglio identificato aldil) si presentano alcune scene plausibilmente riferibili all'epica omerica e alla mitologia classica, ma si scoprono anche segni, appena percettibili, di un cristianesimo incipiente. $d esempio, le figure del crioforo "pastore con la pecorella sulle spalle# e del filosofo, se da un lato recuperano i concetti della filantropia, della humanitas e della saggezza classica, preparano, dall'altro, i simboli del buon pastore, delle figure dei santi, degli apostoli e di 2risto. <'ipogeo di questi liberti, insomma, rappresenta, sia dal punto di vista monumentale, sia dal punto di vista epigrafico ed iconografico, una soglia privilegiata per chi voglia avvistare i primi sintomi di un linguaggio religioso, che si stava declinando in senso cristiano e che celebrer successivamente i suoi trionfi iconografici e cultuali. Lli scavi, i restauri, la sistemazione di questo prezioso monumento hanno rappresentato, per i responsabili della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra, l'occasione per studiare, in maniera globale e multidisciplinare, una delle manifestazioni pi; eloquenti e significative della

civilt funeraria tardoantica, ricorrendo alle tecniche di indagine pi; aggiornate e sofisticate. <'uso del laser per il recupero dell'apparato pittorico / gi sperimentato nelle catacombe di Santa Tecla / ha, infatti, fornito nuovi dati iconografici sorprendenti e tali da illuminare la cultura religiosa di una stagione mutevole. +ssa non congedava ancora i temi, i miti e i codici figurativi del passato, ma apriva gi le porte al nuovo repertorio augurale e spirituale della religione cristiana. uove scoperte nell'ipogeo degli !ureli" monumento funebre a cavallo tra due mondi

Quanta folla nelle tombe di Onesimo, Papirio e Prima


#rometeo ed Eracle vengono raffigurati accanto alla creazione di !damo" in una sorta di enciclopedia visiva che riassume i temi pi$ diffusi negli anni sessanta del III secolo Sono stati resi noti i risultati degli studi archeologici sull'ipogeo degli !ureli" sito nell'area di viale Manzoni a %oma& #ubblichiamo stralci di alcuni interventi tratti dalla conferenza stampa&
di FABRIZIO BISCONTI

2i sono dei monumenti che "parlano troppo" e che diventano dei grovigli inestricabili di idee, di pensieri, di vie interpretative, per cui gli archeologi e gli storici dell'arte devono affilare le loro armi per sciogliere i nodi pi; stretti delle teorie che hanno animato committenti e artifices quando stato concepito il complesso monumentale o la sua decorazione. 6 questo il caso dell'ipogeo degli $ureli in viale 'anzoni, un monumento sepolcrale, scoperto durante l'allestimento di un garage della Sta, divenuto poi propriet della &iat s.p.a., nel settore sud/orientale di -oma, non lontano dalla basilica di Santa 2roce in Lerusalemme. <a Soprintendenza del tempo eseguE degli scavi sistematici e l'ispettore Loffredo 3endinelli preparA una prima edizione critica del programma decorativo, poi aggiornata dal grande iconografo Ooseph Nilpert e dall'archeologo Mrazio 'arucchi. %a quel momento, l'ipogeo divenne una vera e propria "palestra" per tutti gli studiosi della storia delle religioni della tarda antichit, che affidarono all'ipogeo, ora

una committenza pagana, ora una committenza cristiana, ora una committenza gnostica. Il programma decorativo, che interessa, infatti, le tre stanze funerarie propone una tematica complessa, difficilmente riconducibile a un unico filone iconografico, ma mostra quella ecletticit tipica del clima multireligioso, che anima l'atmosfera culturale, che dal tempo dei Severi, tra il II e il III secolo, giunge all'impero di Lallieno, ossia alla fine degli anni Sessanta dello stesso III secolo. >n tempo, questo, percorso da mille problemi di ordine politico, sociale, economico e militare, che trova "rifugio" nel pensiero filosofico e religioso, il quale accoglie nell'ideologia romana le correnti delle nuove credenze e delle forme di fede provenienti dall'Mriente. Il culto per 'itra, il pensiero giudaico, la filosofia neoplatonica, l'orfismo, il cristianesimo, la gnosi vivono e convivono in una -oma multietnica e multireligiosa, creando anche forme di sincretismo e

sovrapposizioni complesse di elaborazioni religiose. +bbene, l'ipogeo degli $ureli esprime proprio questa complessit di un pensiero elaborato da una classe sociale elevata, ambiziosa, forse appartenente all'entourage dei liberti imperiali e, comunque, pronta a emulare le manifestazioni monumentali dei ranghi pi; alti e danarosi del tempo. <a tensione verso l'autorappresentazione suggerisce a questa famiglia, cosE in vista nella -oma del tempo, di decorare il proprio monumento funerario con i temi che, pur non dimenticando le consuetudini iconografiche della cultura ellenistica e della tradizione romana, aprono le porte a un nuovo immaginario, sospeso tra vita quotidiana e un mondo beato, tranquillo, quieto, proiettato nell'aldil. Duesto felice locus amoenus, di virgiliana memoria, si esprime con molti e diversi espedienti iconografici, che si dislocano nelle pareti dei tre ambienti funerari. %ue grandi temi costellano gli affreschi dei tre cubicoli! da una parte, la grande materia filosofica, che propone decine di intellettuali disposti in teorie e muniti di virgae e rotoli della sapienza, dall'altra, l'argomento bucolico, con la rappresentazione di pastori criofori e di un curioso ibrido iconografico, ossia una figura di un pastore/intellettuale, che sembra alludere alla congiunzione dei due temi di base e che vuole rappresentare uno degli $ureli deposti nell'ipogeo.

=ell'iscrizione musiva dedicata da un $urelius &elicissimus si ricorda la sepoltura dei tre fratelli $urelius Mnesimus, $urelius (apirius e $urelia (rima. +bbene, questi tre defunti vengono rappresentati in un lungo ciclo affrescato, ora come il saggio pastore, di cui si parlato) ora come un cavaliere che entra in una favolosa citt, che si propone come una sorta di oltremondo urbano) ora come un retore al centro di un foro) ora come una commensale di un banchetto celeste. Il ciclo si inserisce in un grande quadro omerico, dove, secondo i primi editori, era rappresentato l'episodio di >lisse che torna a Itaca e incontra (enelope al telaio tra i (roci. Il recentissimo restauro effettuato con il rivoluzionario uso del laser / che lo scorso anno recuperA il cubicolo degli apostoli a S. Tecla / ha permesso di leggere meglio questa singolare megalografia. =ella parte superiore, laddove gli iconografi del passato riconoscevano il palazzo e le greggi di <aerte, stata scoperta ancora $urelia (rima che, in segno di lutto, si scioglie i capelli per compiangere i due fratelli morti, sistemati sul letto funebre all'interno di un recinto funerario. =el settore inferiore / sulla scia di qualche interpretazione del passato / si assiste al momento in cui >lisse ottiene dalla maga 2irce che i compagni, trasformati in porci, tornino a essere uomini. Il racconto, che si dispiega nel H canto dell'Mdissea, ben si inserisce nella tematica funeraria del tempo, se si tiene conto che fu

proprio 2irce a indicare la via di un viaggio nell'$de al curioso Mdisseo. <e nuove scene individuate si calano perfettamente nel sistema multireligioso a cui fa capo il sincretismo elaborato dagli $ureli, che comporta anche due enigmatiche scene dove si puA riconoscere sia (rometeo che crea l'uomo ed +racle nel giardino delle +speridi, sia la creazione di $damo e la cacciata dall'+den. Dueste incertezze e queste compresenze ci parlano di un'atmosfera ricca di tensioni ideologiche, che mirano, comunque, a creare una condizione oltremondana, sospesa nel cosmo, in equilibrio tra una sede terrena e una ultraterrena, che prepara l'idea di un altro mondo pronto a rappresentare il paradiso dei cristiani, riservato, in questo caso, a un gruppo privato, a una famiglia d'alto rango. %i lE a poco o negli stessi anni, proprio nella prima met del III secolo, nascono le catacombe comunitarie destinate alla sepoltura di tutti i fratelli che hanno aderito alla nuova fede. <'ipogeo degli $ureli, in questo contesto, rappresenta un antefatto singolare, fortemente autorappresentativo, di una gens che, senza abbracciare il pensiero cristiano, lo contempla nell'orizzonte multireligioso del tempo.
Quando il nome raccontava una vita

E dopo sedici secoli Pascasio ancora in classifica


Gi nella prima et costantiniana e, in maniera pi evidente, dalla met del iv secolo, i tratti identitari di una realt ecclesiale pi matura e definita cominciano a manifestarsi tangibilmente anche attraverso la produzione epigrafica che, per non pochi aspetti, dopo la parentesi dellepigrafia minimale in realt non meno espressiva! del """ secolo, si riappropria sul piano formale del consolidato patrimonio della tradizione romana#$ra let precostantiniana e %uella immediatamente successiva le diversit appaiono subito evidenti e anche molto profonde# & giusta ragione il gesuita &ntonio 'errua nel confrontare le iscrizioni precostantiniane della (egione i)* della catacomba dei +anti ,arcellino e Pietro sulla -abicana con %uelle della seconda met del iv secolo del cimitero di .ommodilla, poteva legittimamente osservare/ 0 incredibile come in pochi decenni le usanze cimiteriali cambino profondamente e in %uasi tutti gli aspetti della loro esplicazione/ sembra di entrare in un mondo nuovo# " primi e pi evidenti sintomi del mondo nuovo evocato da 'errua si colgono preliminarmente in due aspetti di notevole portata/ il rientro nella prassi corrente di tutto %uanto era stato ideologicamente escluso nelle strutture

epigrafiche del laconismo arcaico i dati retrospettivi e dun%ue le microstorie della vita terrena! e, con particolare incidenza anche se non sempre e dovun%ue! una maggiore e pi articolata visibilit dello specifico cristiano che, ancora sommesso e %uasi reticente nel """ secolo, in breve tempo si configura sempre pi come palese segno di appartenenza, manifestandosi in un cospicuo e variegato repertorio formulare, che nel corso del tempo tende a cristallizzarsi per poi scomparire %uasi totalmente con la fine del mondo antico, nel corso cio del secolo vi# 1el periodo che intercorre che tra la met del iv e la met del v secolo si pu2 senzaltro riconoscere la stagione pi creativa nella ac%uisizione di moduli espressivi generalmente di tipo formulare, che entrano stabilmente nel repertorio epigrafico, con un linguaggio generalmente rarefatto, spesso ellittico e non sempre immediatamente comprensibile anche per la fre%uenza delluso di forme, tipicamente epigrafiche, sospese o contratte# +ul piano dei nuovi contenuti che si affacciano e si consolidano nella cultura epigrafica del tempo, %uasi allimprovviso e in notevole %uantit emergono termini, espressioni o, semplicemente, segni che, in forme esplicita o implicita, %ualificano defunto e dedicanti come adepti della nuova fede/ laspetto pi tipico e diffuso la definitiva affermazione delle formule ireniche in pace - en eirne, variamente assunte con valenza escatologica in pace Christi, Dei, Domini!, funeraria la quies del sepolcro! o retrospettiva in riferimento cio a una vita condotta secundum legem domini ad esempio Maxema que vi|xit in pace a|nnos triginta; Inscriptiones Christianae Ur is !omae, iv, 3453!# Ed proprio nellambito formulare pi specificamente connotato, molto pi che nella stanca riproposizione del formulario di routine, che si colgono i diversificati livelli di partecipazione e comprensione dei Christi "ideles laici nei riguardi dei momenti forti e %ualificanti che scandiscono lavvicinamento e lingresso nella comunit dei cristiani#

"n %uesto ambito, a partire dalla met del iv secolo, un significativo elemento di novit si pu2 agevolmente individuare nella progressiva affermazione nelle comunit di una onomastica specificamente cristiana, che dopo la morte trova il suo pressoch6 esclusivo alveo di memoria conservazione nella documentazione epigrafica# 1ascono i nomi identitari/ in primo luogo %uelli di estrazione neotestamentaria come #etrus il pi diffuso gi dal """ secolo!, #aulus, Iohannes, Maria, o %uelli che ripropongono principi dogmatici fondamentali come in primo luogo $nastasius%$nastasia, che in un caso indubbiamente eccezionale! sollecitarono un palese svelamento del loro significato/ $nastasia secundum nomen credo "uturam, una vera e propria professione di fede nella resurrezione finale, espressa con lespediente del cosiddetto "eron&mos# &mpia accoglienza tra i cristiani ebbero anche i cosiddetti nomi teofori, tra i %uali il pi diffuso C&riacus, il cui significato cristiano deriva dal fenomeno del cosiddetto slittamento semantico mutamento di significato! da appartenente al padrone a appartenente al +ignore# &lcuni nomi cristiani si propongono poi come veri e propri calchi onomastici del momento forte per eccellenza del calendario liturgico cristiano/ il pi caratteritico e diffuso #ascasius%#ascasia 7 derivato ovviamente da #ascha 7 spesso ricordato nelle iscrizioni in diretta correlazione con il battesimo che, come noto, nellantichit cristiana veniva amministrato durante la liturgia della veglia pas%uale# E in effetti sono molto numerose le testimonianze epigrafiche nelle %uali, attraverso una specifica gamma formulare, vengono espressamente menzionati i diversi e progressi passaggi che conducevano il fedele alla acceptio "idis, alla accoglienza del battesimo# 8a %ueste testimonianze si ricava tra laltro che let media della gran parte dei defunti neobattezzati dai 9: ai ;: anni! fa legittimamente supporre un deliberato rinvio del battesimo fino allapprossimarsi della morte tra i molti esempi Inscriptiones Christianae Ur is !omae, i, 9:<=, 9<>>, >9:9, >;;>? ii, 45@4? """, =>=3? iv, 55<:@, 55<@9, 59:9:, 594;3, 59@;9? v, 5>44>? A"", 5=;4<,

5<4@3, 5<@>5, 5<@3>, 5<3=3, 53<9:? iB, 94<=:!/ %uesti procrastinantes cosC venivano definiti dai Padri della .hiesa! pertanto giungevano spesso al battesimo nello status di audientes, senza aver percorso i diversi gradi della preparazione, che prevedevano per i candidati una duplice fase di istruzione, una remota cathecumeni, audientes! della durata di circa un triennio, e laltra prossima nel corso della %uale i catecumeni, dopo la valutazione scrutinio! del vescovo, iscrivevano 7 prima della Duaresima 7 il loro nome nei dittici per il battesimo della notte pas%uale, assumendo cosC re%uisito e denominazione di"oti'(menoi coloro che stanno per essere illuminati!, di competentes in Eccidente! di audientes a (oma!# Duesto percorso di istruzione progressivo ovviamente non poteva aver luogo per i casi 7 peraltro numerosissimi 7 di morte prematura/ in %uesti casi il battesimo pedobattesimo! veniva amministratoin articulo mortis, al di fuori della pratica prevista nel disciplinare battesimale, che in condizioni normali prevedeva un lungo e articolato percorso di istruzione# Per la storia dellorigine del cognomen pas%uale #ascasius un documento ora perduto! particolarmente significativo lepitaffio posto sulla tomba di un bambino, morto il 9< aprile dellanno 4@> e sepolto a (oma nella catacomba di .astulo sulla via -abicana# -a vicenda della sua breve esistenza descritta in termini dettagliati Inscriptiones Christianae Ur is !omae, vi, 5;<3;!/ Pascasio, nato col nome di +evero nel corso dei giorni pas%uali, giovedC %uattro aprile, nellanno del consolato di 'lavio .ostantino e (ufo 4;=! uomini chiarissimi, visse sei anni# (icevette il battesimo percepit! il 95 aprile e depose nel sepolcro le vesti bianche lottava di Pas%ua, il 9< aprile, nellanno del consolato delluomo chiarissimo 'lavio Fasilio 4@>!# -a vita, seppur breve, di Pascasio si svolse sotto il segno della Pas%ua, che nellanno 4;= cadde nellultimo giorno del mese# "l %uattro aprile, giorno della sua nascita, era dun%ue incluso come specificato nellepitaffio! nel periodo dei dies pascales, cio dei %uindici giorni comprensivi della settimana

precedente e successiva al giorno di Pas%ua/ la sacralit dei giorni pas%uali era anche riconosciuta in una legge del >39, che prevedeva appunto in %uesto periodo la sospensione di tutti gli atti giuridici, sia pubblici e privati Codex )heodosianus, ii, <, 95!# &lla nascita il defunto aveva assunto il nome anagrafico di *everus, cui fu aggiunto, al momento del battesimo, %uello specificamente cristiano di #ascasius/ natu+s, *everi nomine, #ascasius, dies pascales, prid+ie, -on+as, $pril+es,, die Io is cio Iovis! .l+avio, Constantino et !u"o v+iris, c+larissimis, cons+uli us,# Gnaltra circostanza, anchessa del tutto fortuita, contrassegna la fine di *everus%#ascasius, che nello stesso giorno lultimo dei dies paschales! insieme al corpo depose nel sepolcro anche la veste bianca, assunta al momento del battesimo/ percepit Bi /al+endas, Maias et al as suas octa as #ascae ad sepulcrum deposuit, laddove lottava di Pas%ua appunto la domenica in al is# & %uello di *everus0#ascasius possono coerentemente avvicinarsi gli epitaffi rispettivamente del iv e v secolo! della gallica 1ptatina !eticia, originaria di &rles Corpus Inscriptionum 2atinarum H"" 3;@! e della romana 3enerandache, come nutrix, dedic2 la sepoltura ai propri protetti alumnis suis, #rimitiva e .elicio Inscriptiones Christianae Ur is !omae, i, >=99!/ ambedue nel corso della liturgia battesimale assunsero il supernomendi #ascasia# -a microstoria di %uesto antroponimo pas%uale sostenuta anche da altre sporadiche attestazioni, storicamente rilevanti, perch6 per un verso documentano anche attraverso la memoria funeraria! una ormai diffusa e radicata percezione della centralit della celebrazione pas%uale e battesimale e per laltro perch6 consentono di cogliere o, %uantomeno, ipotizzare, le motivazioni tecniche immediate e nel contempo contingenti 7 dun%ue connesse allevento e al tempo liturgico 7 che chiariscono le ragioni della introduzione nella onomastica cristiana antica di un nome precedentemente ignoto! come#ascasius%#ascasia#

"n taluni casi la motivazione non sempre %uella rituale connessa allassunzione di un nuovo nome nel corso del rito delliniziazione, ma %uella invece della occasionale nascita di un individuo evidentemente cristiano! nella settimana precedente o successiva al giorno della celebrazione pas%uale, cio nel corso dei %uindici giorni, definiti appunto dies pascales, come nel gi ricordato epitaffio di*everus-#ascasius# -e iscrizioni in cui vengono ricordati defunti con il nome #ascasius%#ascasia, se corredate dalla menzione del giorno, mese e anno della morte, consentono infatti agevolmente 7 attraverso il ricorso al calendario perpetuo pas%uale 7 di verificare se lopzione per il supernomen #ascasius fosse derivata dalla coincidenza della nascita nel corso dei dies pascales o, viceversa, da una scelta genericamente devozionale, svincolata dalla sollecitazione di un contesto liturgico, e dun%ue esercitata in un periodo %ualsiasi dellanno, come peraltro documentato in numerose iscrizioni di (oma e dell&frica nel corso dei secoli iv e v# Gna opzione, riconoscibile nella sua consapevole definizione, %uella che implicitamente si evince nellepitaffio che commemora una dulcissima in"ans morta ad &rles il 93 luglio del 499 a due anni, tre mesi, dieci giorni/ era dun%ue nata il 53 aprile del 49: e in %uellanno la Pas%ua cadeva il 5< aprile# .i2 spiega pienamente la motivazione che sollecit2 la scelta del cognomen #ascasia, attribuito alla giovane defunta/ hic requiescit #ascasia % dulcissima in"ans, quae vixit an+n,i+s, duo us, mens+i us, tri us et dies B#o iit """i /al+endas, Iul+ias, 4onorio H""" et )heodosio cons+uli us, Corpus Inscriptionum 2atinarum, H""", 9>;>!# & (oma un bambino di %uattro anni, otto mesi, %uattro giorni morC il %uattro dicembre del ><9# -a sua nascita era allora avvenuta il primo aprile del >=<, che in %uellanno coincideva con il giorno della Pas%ua/ pridie -on+is, Decem +ri us, d+e,p+ositus, #ascasius, qui vixit ann+is, """i m+ensi us, A"""d+ie us, """i5 $ntonio et *&agrio con,suli us, Inscriptiones Christianae Ur is !omae, ii, ;=35!#

Duesta in sintesi la storia della formazione e della diffusione nel corso dei secoli iv e v secolo di un nome cristiano, che ebbe nei secoli successivi una straordinaria fortuna e che tuttora, in molteplici varianti, occupa in "talia il ventesimo posto nella graduatoria dei nomi pi diffusi# .&(-E .&(-E$$"

EXCURSUS NELLA TRADIZIONE DELL'ARTE CRISTIANA


di Rodolfo Papa* ROMA, luned, 21 marzo 2011 (ZENIT.org).- La rad!z!one dell"ar e #r!$ !ana ra$me e l"!$%!ra a #om%ren$!one della &ellezza della R!'elaz!one. In errogare la rad!z!one ar !$ !#a, $!gn!(!#a r!%er#orrere una $ or!a '!'a, d! '!$!one e d! #omun!#az!one (a a #on gl! o##)! della *ede+ dagl! a((re$#)! de! lo#ul! #a a#om,al! #)e, #on la ra((!guraz!one d! -r!$ o #)e re$u$#! a Lazzaro, mo$ rano la (ede de! %r!m! #r!$ !an! nella re$urrez!one de! mor !, (!no alle $%lend!de !mmag!n! del R!na$#!men o o del .e!#en o, e %o! ol re. *!n da! %r!m! $e#ol! del -r!$ !ane$!mo, l"ar e )a #er#a o d! r!$%ondere alle e$!genze dell"annun#!o (Kerigma) e a /uelle della (ormaz!one (Didach), %er la d!((u$!one del me$$agg!o #r!$ !ano. L"ar e en ra (!n dall"!n!z!o nella '! a del -r!$ !ane$!mo, d!'enendo %ar e#!%e del d!nam!$mo della eolog!a, nella lu#e della (ede. R!#ord!amo #ome la rad!z!one 'eda nell"e'angel!$ a

Lu#a !l %r!mo %! ore #r!$ !ano, !n /uan o r! ra !$ a d! Mar!a, e !n N!#odemo, !l %r!mo $#ul ore #r!$ !ano, au ore d! un #ro#!(!#!$$o r! enu o m!ra#olo$o. Agl! al,or! del -r!$ !ane$!mo l"ar e #r!$ !ana 'a len amen e %rendendo #o$#!enza. -o$, ne! %r!m! $e#ol!, al#une ,o eg)e d! #e$ella or! e d! $#ul or! !n argen o, a'or!o e ,ronzo, la'orano $!a %er ! %agan! #)e %er ! #r!$ !an!, #ome %er e$em%!o ne! no ! #a$! de! d! !#! $ena or!al! e #on$olar!. -on e$ ualmen e %er0, na$#e an#)e #on $!#urezza un"!#onogra(!a #r!$ !ana lega a alla d!((u$!one de! 1angel! e alla $ e$$a (orma !n %ara,ole della %red!#az!one d! -r!$ o. 2ue$ a !#onogra(!a non )a %aura d! %rendere dal mondo %agano !mmag!n! e $!m,ol!, r!le ! %er0 alla lu#e della 'er! 3. -o$, %er e$em%!o, !l nuo'o me$$agg!o del ,uon %a$ ore $! $o'ra%%one alla !#onogra(!a del mo$#o(oro. In $egu! o, una 'era e %ro%r!a %re$a d! #o$#!enza del mezzo ar !$ !#o #ome $ rumen o d! !ndag!ne, d! r!(le$$!one, d! !n ro$%ez!one %ro%r!amen e #r!$ !ana. La (!du#!a nell"e((!#a#!a e'angel!zza r!#e dell"ar e )a %rodo o nel Med!o E'o mol ! ra##on ! %er d!(enderne la leg! !m! 3 #on ro #)! la nega'a #on (orza. Ne $ono e$em%!o la $o ol!nea ura della (!gura d! $an Lu#a #ome r! ra !$ a d! Mar!a, #ome an#)e della (!gura d! N!#odemo /uale %r!mo $#ul ore #r!$ !ano, au ore del l!gneo Crocifisso miracoloso di Beirut, dal

/uale $! or!g!n0 la !%olog!a de! #ro#!(!$$! de ! del 4Volto Santo5, #ome /uello d! Lu##a, o an#ora l"!mmag!ne del 'ol o d! -r!$ o !m%re$$a $ul lenzuolo de o della Veronica e %o! an#ora !l Mandylion. La rad!z!one )a, dun/ue, #er#a o d! r!n ra##!are una !#onogra(!a delle origini, una $or a d! 4modello5 al /uale !$%!rar$!, %er %o er 'edere, an#)e $olo da lon ano, !l 'ol o dell"Ama o. 2ue$ a en$!one 'er$o !l r! ra o del 'ol o d! -r!$ o, %re$en e nel %lur!m!llenar!o la'oro degl! ar !$ ! #r!$ !an!, 6 mo$$a dalla 'olon 3 d! !mmag!nare la %ro%r!a '! a #ome contemporanea a /uella del .al'a ore. L"ar e #r!$ !ana 'a u a m!$ura a nella #a%a#! 3 d! d!re 7e$8 -r!$ o, 'ero 9!o e 'ero uomo. .%e$$o gl! ar !$ ! )anno la'ora o !n$!eme a! eolog!, %er $a%er ra%%re$en are le %ro(onde 'er! 3 del e$oro della *ede. R!#ord!amo, %er e$em%!o, #ome alla ,a$e dell"o%erare ar !$ !#o del &ea o Angel!#o ne! mona$ er! domen!#an!, #! (o$$e una %re#!$a eolog!a della '!$!one ela,ora a da .. An on!no :!erozz!, %r!ore del -on'en o d! $an Mar#o a *!renze, !l /uale a##ogl!e e 'alor!zza !l (ra e %! ore, %er#); 6 #on'!n o #)e #on la $ua ar e %o r3 r!%re$en are agl! o##)! $ e$$! de! (ra ! la ,ellezza d! 7e$8. Nel mona$ ero d! .an Mar#o a *!renze ogn! (ra e domen!#ano %o e'a $'olgere ! %ro%r! e$er#!z! #on em%la !'! #on l"au$!l!o delle !mmag!n! a((re$#a e da &ea o Angel!#o $ulle %are ! delle #elle,

#on$en endo la #on em%orane! 3 ra la '! a del (ra e e l"e'en o $a#ro ra%%re$en a o. In modo %ar !#olare, la %roge az!one ar#)! e on!#a e %! or!#a '!ene (a a !n '!$ a d! una l! urg!a #on em%la !'a e !mmag!na !'a, !n #u! ogn! %!e ra, ogn! (orma geome r!#a, ogn! r!#)!amo all"an !#o %arlano della '! a d! 7e$8 -r!$ o. Il #on'en o d!'!ene !n /ue$ o modo una $or a d! 7eru$alemme 4ficta5, un am,!en e ra%%re$en a !'o #a%a#e d! $o$ enere la '! a $%!r! uale. 2ue$ o %roge o r!$%onde %!enamen e alla %ra !#a, d!((u$!$$!ma nel <1 $e#olo, d! arr!##)!re la '! a d! %reg)!era med!an e ra%%re$en az!on! !n er!or!, #ome 6 ra##omanda o, %er e$em%!o, nel Zardino de $#r! o !n orno al 1=>= e $ am%a o a 1enez!a nel 1=?=. Le o%ere d! ar e $a#ra $%e$$o $! %ongono #ome $u$$!d!o alla %ra !#a della med! az!one, o((rendo la %o$$!,!l! 3 d! '!'ere #ome %re$en e /uan o '!ene %ro$%e !'amen e ra%%re$en a o. R!$ul a e$$ere una $ raord!nar!a a%%l!#az!one %! or!#a d! /ue$ a %ra !#a med! a !'a, %er e$em%!o, la Passione di Cristo d! @an$ Meml!ng (#on$er'a a nella 7aller!a .a,auda d! Tor!no), !n #u! %o$$!amo o$$er'are una ra%%re$en az!one della #! 3 d! 7eru$alemme, #on ! 'ar! momen ! della %a$$!one d! 7e$8 am,!en a ! ne! 'ar! luog)!+ !l (edele %u0 #o$ %er#orrere !l /uadro, med! ando e #on em%lando la %a$$!one d! -r!$ o. ration,

L"a enz!one %r!n#!%ale dell"ar e #r!$ !ana 6 $em%re da a all"a$%e o Aer!gma !#o, #!o6 all"annun#!o a! non #reden !, e a /uello d!da$#al!#o, #!o6 #a e#)e !#o %er ! (edel!. Al #en ro d! u o #"6 !l 'angelo d! 7e$8 -r!$ o. :er e$$ere all"al ezza del me$$agg!o, l"ar e $'!lu%%a ! %ro%r! mezz! e$%re$$!'!B gl! ar !$ ! e le loro ,o eg)e, %ur r!#e'endo !n ered! 3 dalla rad!z!one un"am%!a e #om%le$$a $ ru ura !#onogra(!#a, endono a m!gl!orarla, a((!nando ! mod! e ! mezz! %er %o er d!re #on %!8 %re#!$!one e %ro(ond! 3 /ual#o$a nel d!$#or$o $u 9!o (a o #arne. 2ue$ a (!nal! 3 an!ma e mo !'a la na$#! a e l"a%%ro(ond!men o della %ro$%e !'a, la r!na$#! a e l"a%%ro(ond!men o della eor!a delle lu#! e delle om,re, e an#ora l"a%%ro(ond!men o della eor!a de! #olor!, (!no ad arr!'are a 'ere e %ro%r!e $ ru ure d! !%o $!n a !#o, #a%a#! d! $a%er organ!zzare !l d!$#or$o %! or!#o an o da (arne un d!$#or$o #om%!u o. 2ue$ o (!or!re d! mezz! ar !$ !#! al $er'!z!o del me$$agg!o #r!$ !ano, 6 %ro agon!$ a an#)e nel R!na$#!men o. A %ro%o$! o d! /ue$ o !m%or an e momen o della #ul ura, $%e$$o $! $o ol!nea una r!na$#! a de! #ul ! %agan!, o%%ure $! %arla d! una %ermanenza degl! an !#)! de!, an o da #onno are l"ar e r!na$#!men ale #ome e$$enz!almen e neo%agana. In real 3, !l re#u%ero del #la$$!#o 6 #om%!u o !n /ue$ o %er!odo nella %ro$%e !'a d! una #ul ura au en !#amen e #r!$ !anaB #ome #)!a'e d! le ura %o$$!amo u !l!zzare un e$em%!o no o a u !, o''ero la rad!z!onale !n er%re az!one

#r!$ olog!#a del 1I #an o dell"!neide d! 1!rg!l!o, nell"o !#a della %o$$!,!l! 3 d! leggere la #ul ura gre#o-romana #ome una $or a d! %re(!guraz!one dell"era #r!$ !ana. 9el re$ o, 1!rg!l!o 6 la gu!da d! 9an e nelle %r!me due #an !#)e della Di"ina Commedia. -o$ gl! ar !$ ! r!na$#!men al!, a!u a ! da una ra((!na a e #ol a #omm! enza #a%a#e d! !n er%re are alla lu#e del -r!$ !ane$!mo an#)e la rad!z!one #la$$!#a, a((ondano le rad!#! nel mondo %agano, emergendone e !llum!nandolo #on la (orza nuo'a della R!'elaz!one. -o$ nella Stan#e della Segnaturad! Ra((aello !n 1a !#ano, nella lune a de! %oe !, a##an o a! #an or! del -r!$ !ane$!mo 9an e e :e rar#a, ro'!amo ! #an or! dell"an !#)! 3+ Or(eo, Omero, 1!rg!l!o. Mol a ra a !$ !#a ar !$ !#a del CD00, a((!an#a'a !l eologo al %! ore, nella ne#e$$! 3 #)e !l %! ore $a%e$$e 4#o$a5 narrare+ #o$ %er e$em%!o !l %! ore :!ero da -or ona la'ora !n$!eme al eologo 9omen!#o O onell!, %er !l $rattato della pittura% e scutlura% uso et a&uso loro% del 1D>2. .! ra a della ra$m!$$!one del $a%ere eolog!#o nell"ar e, nella #on$a%e'olezza #)e l"ar e )a una d!men$!one eolog!#a e de'e $a%er$ene (are #ar!#o, nel momen o !n #u! $! %one a $er'!z!o della -)!e$a. 9a una r!#ogn!z!one della rad!z!one dell"ar e #r!$ !ana emergono al#une #oord!na e (ondamen al!. In(a !, %ur nella $u##e$$!one d! $ !l! e e#n!#)e mol o d!'er$e, u a la rad!z!one 6 re$a un! ar!a dalla #en ral! 3 de!

m!$ er! della *ede, e %r!mo (ra u ! l"In#arnaz!one. In o$$er'anza a /ue$ o m!$ ero, l"ar e #r!$ !ana a%%are (!gura !'a, #a%a#e #!o6 d! d!re !l #or%o d! -r!$ o, narra !'a, #a%a#e #!o6 d! ra##on arne la $ or!a 'era, e ,ella, %er#);, #ome $#r!'e'a .an *ran#e$#o ETu $e! ,ellezzaF. Nella 'ettera agli artisti del = a%r!le 1???, 7!o'ann! :aolo II o((re una r!(le$$!one #om%le a $ull"ar e, $#r! a dal %un o d! '!$ a, an#)e $%az!ale, del 1a !#ano+ E$#r!'endo da /ue$ o :alazzo A%o$ ol!#o, #)e 6 an#)e uno $#r!gno d! #a%ola'or! (or$e un!#o al mondoF (n.2=) G1H. 9o%o a'er !llu$ ra o la #ond!z!one dell"ar e(!#e #ome imago Dei, 7!o'ann! :aolo II !llum!na la #ond!z!one d! *ede dell"ar !$ aB egl! $#r!'e d! una E$%e#!ale 'o#az!one dell"ar !$ aF (n. 2), de(!n!$#e la 'o#az!one ar !$ !#a #ome E$#!n !lla d!'!naF (n. I)B mo$ ra #ome la (!or! ura ar !$ !#a dell"ar e #r!$ !ana ragga 4l!n(a5 dall"In#arnaz!one e #on$!$ a !n Eun am%!o #a%! olo d! (ede e d! ,ellezzaF (n. >)B a((erma #)e la #ono$#enza d! *ede E%u0 rarre g!o'amen o dall"!n u!z!one ar !$ !#aF, #ome nel #a$o della %! ura del &ea o Angel!#o e della lauda e$ a !#a d! $an *ran#e$#o d"A$$!$!. Agl! ar !$ ! $%e a !l #om%! o $%e#!ale d! d!re #on l"ar e #)e E!n -r!$ o !l mondo 6 reden oF e la #reaz!one Ea$%e a la r!'elaz!one de! (!gl! d! 9!o an#)e med!an e l"ar e e %er l"ar eF (n. 1=). In(!ne l"ar e r!$ul a e$$ere uno de! luoghi !n #u! lo .%!r! o .an o $! e$%r!me+ E!l d!'!no $o((!o dello .%!r! o #rea ore $"!n#on ra #on !l gen!o dell"uomo e ne $ !mola la #a%a#! 3

#rea !'a. Lo ragg!unge #on una $or a d! !llum!naz!one !n er!ore, #)e un!$#e !n$!eme l"!nd!#az!one del ,ene e del ,ello, e r!$'egl!a !n lu! le energ!e della men e e del #uore rendendolo a o a #on#e%!re l"!dea e a darle (orma nell"o%era d"ar eF (n. 1>).

1) 7!o'ann! :aolo II, 'ettera agli (rtisti% = a%r!le 1???, n. 2=.

-----------* Rodolfo Papa storico dellarte, docente di storia delle teorie estetiche presso la Facolt di Filosofia della Pontificia Universit Urbaniana, Roma; presidente della Accademia Urbana delle Arti. Pittore, membro ordinario della Pontificia Insi ne Accademia di !elle Arti e "ettere dei #irt$osi al Pantheon. A$tore di cicli pittorici di arte sacra in diverse basiliche e cattedrali. %i interessa di &$estioni iconolo iche relative allarte rinascimentale e barocca, s$ c$i ha scritto mono rafie e sa "eonardo e 'arava i; specialista di

io, collabora con n$merose riviste; tiene dal

())) $na r$brica settimanale di storia dellarte cristiana alla Radio #aticana.

Le catacombe come paradigma della complessit degli ultimi secoli del mondo antico

Quando i romani dipingevano al buio


di CARLO CARLETTI

Il '( marzo" nella sala delle conferenze di #alazzo Massimo a %oma" viene presentato il volume di )abrizio *isconti Le pitture delle catacombe romane& %estauri e interpretazioni +Tau Editrice" Todi" ',--" pp& .I / (0-" euro 1,2& !nticipiamo ampi stralci di due degli interventi previsti& !ll'incontro interverranno anche il direttore del 3ipartimento di studi storici e artistici" archeologici e della conservazione dell'Universit di %oma Tre" Liliana *arroero" e il direttore del nostro giornale& <e pitture delle catacombe romane sono senza alcun dubbio parte costitutiva e dinamica della produzione artistica di et tardoantica, anche se questo ruolo non sempre stato riconosciuto da quella parte del mondo degli studi e della divulgazione "ad esempio nelle mostre#, ancora ingabbiato in un malcelato pregiudizio

"classicistico" e condizionato da un inconscio atteggiamento "laicista", pateticamente percepito come politicall* correct. 'a il dato concreto quello di una documentazione di enorme consistenza, in cui convivono / talvolta nel medesimo contesto insediativo / manifestazioni di notevole eccellenza qualitativa e prodotti per lo pi; di livello medio/basso, sia dal punto di vista formale che da quello tecnico/esecutivo! performances di routine di "immediato consumo", condizionate e dalla urgenza dell'irruzione della morte e dalle disagevoli condizioni ambientali e strutturali che caratterizzano i siti catacombali. <a funzionalit di questo repertorio di immagini nel mondo dei morti, rimane "anche nella percezione dei committenti e degli utenti cristiani# quella tradizionale della decorazione dell'ultima dimora e della autorappresentazione di un singolo o di un gruppo familiare. Sono poi le scelte di determinati temi e soggetti

che, attraverso emblematiche schematizzazioni, interazioni e formulazioni, svelano e definiscono la prospettiva entro la quale questi messaggi figurali si inseriscono e prendono significato. Si rimarrebbe nel vago e nell'indefinito se una volta tanto non si entrasse nella reale consistenza di questo patrimonio, se non si percorresse anche con attenzione "computistica" questo microcosmo figurativo capillarmente "invasivo", che tuttora si lascia leggere, apprezzare, studiare negli oltre centocinquanta chilometri di estensione lineare degli ambienti sotterranei catacombali. In questa prospettiva una preliminare analisi quantitativa riveste un ruolo determinante e costituisce un fondamentale plafond di riferimento per qualsiasi successiva indagine non condizionata da pregiudiziali divisive. Il volume complessivo di questo straordinario dossier figurativo, tradotto in numeri, svela ordini di grandezza senza dubbio inaspettati, forse anche per gli addetti ai lavori. =egli oltre settanta insediamenti catacombali di -oma si conservano 7F8 unit monumentali "cubicoli, arcosoli, tratti di gallerie, loculi, cripte, basiliche ipogee#, con circa F.@88 contesti decorativi, esiti ultimi della consapevole scelta di temi e soggetti che, per un verso ripropongono la tradizione di un immaginario figurativo connesso alla morte e all'aldil nelle sue diversificate

percezioni e, per l'altro, presentano un nuovo repertorio tematico, che per la prima volta, con la discrezione che contrassegna la nascita di processi innovativi, entra nell'universo figurativo della tarda antichit. (ertanto, accanto al tessuto connettivo costituito dagli innumerevoli dispositivi figurativi che caratterizzano il mondo ultraterreno, emergono le traduzioni figurative di uno specifico "identitario". Dui sono ancora i numeri che forniscono l'entit e lo spessore di una molteplicit di temi e soggetti di diretta estrazione biblica! complessivamente 9F8 esemplari "7F8 dall'$ntico Testamento, ?JG dal =uovo# che propongono 7I temi, @? veterotestamentari e ?9 neotestamentari. Se ci si spinge pi; in profondit all'interno di queste indicazioni numeriche, si possono apprezzare, come elemento forse significativo della 3iblisierung ""diffusione della Scrittura nelle comunit"#, le ricorrenze dei diversi luoghi scritturistici. $l vertice delle preferenze si pongono due eventi veterotestamentari, 'os che batte la rupe "?F per cento di esemplari# e i diversi momenti del ciclo di Liona "?8 per cento#, cui seguono un tema neotestamentario / il miracolo della resurrezione di <azzaro, rappresentato in sessantacinque esemplari "?8 per cento# / e ancora altri due temi dell'antico Testamento, %aniele nella fossa dei leoni e =o nell'arca "rispettivamente G per cento e I,:8 per cento#. Tra i temi di ascendenza neotestamentaria,

sono nettamente pi; diffusi i miracoli di Les; e, tra questi, particolare predilezione riservata alla risurrezione di <azzaro, alla moltiplicazione dei pani e alla guarigione del paralitico. $l di fuori dello specifico religioso, vi sono una moltitudine di rappresentazioni che propongono un amplissimo repertorio di una vera e propria "iconografia del reale", che illustra attivit, mestieri, professioni, attitudini dei defunti, proponendo a volte anche momenti salienti connessi al rituale funerario. Il tessuto connettivo concettuale e materiale in cui si dispone questa esplosione di immagini bibliche rimane quello dell'iconografia dell'"irreale", la rappresentazione cio di un immaginario dell'aldil che sintetizza in molteplici esiti e soluzioni un patrimonio di idealit secolari. %ietro e dentro questa elencazione di dati, si celano una infinit di questioni che afferiscono agli ambiti storico/ culturale, storico/artistico, iconografico e iconologico ma anche naturalmente alle metodologie, agli approcci, alla verifica delle correnti storiografiche e della proposizione dei modelli interpretativi. (roblematiche che, come ovvio, suscitano interrogativi, impongono riletture, esigono chiarimenti. 6 questo il perimetro, ampio e articolato, pieno anche di classiche e insidiose questioni lungamente dibattute, in cui si muove il nuovissimo libro di &abrizio 3isconti, <e

pitture delle catacombe romane. -estauri e interpretazioni. Il titolo, come gli studiosi percepiranno immediatamente, richiama un'opera grandiosa, ma ormai ineluttabilmente segnata dal tempo. <a raccolta, appunto, delle pitture delle catacombe romane pubblicata a -oma nel ?J8@ da Liuseppe Nilpert! un libro monumentale che fece epoca e che ha costituito per molti decenni il punto di partenza obbligato per qualsiasi ricerca nel campo della pittura cimiteriale tardoromana, anche se le datazioni di Nilpert "oggi del tutto superate# si muovevano verso confini incompatibili con la realt del tardo antico, cui concettualmente e cronologicamente appartiene tutta la pittura catacombale. $ oltre un secolo di distanza da un precedente cosE illustre, il libro di 3isconti si muove naturalmente in tutt'altra prospettiva e lungo percorsi impensabili "almeno a -oma# tra la fine del HIH e l'inizio del HH secolo. <a materia, complessa e articolata nelle problematiche e negli strumenti ermeneutici, presentata attraverso una oculata e meditata riproposizione di quattordici saggi pubblicati nell'ultimo ventennio, disposti in successione secondo la cronologia dei monumenti pittorici esaminati. 6 un'idea felice perch4 consente al lettore di seguire fin dalla sua fase genetica la nascita e lo sviluppo di una iconografia paleocristiana e nel contempo la "resistenza" di un immaginario figurativo di tradizione, che non sempre e

non necessariamente / anche nei cimiteri cristiani / risponde e si spiega alla luce della categoria religiosa. <a raccolta dei saggi preceduta da una densissima introduzione che ha il taglio di una rimeditazione storiografica e metodologica e che, in trasparenza, fa emergere il percorso di maturazione critica dell'autore. 'a in questa selezione c' un valore aggiunto! come indicato nel sottotitolo, tutti i saggi muovono dalle risultanze acquisite in seguito a interventi particolarmente rilevanti "conservazione, consolidamento, restauro# eseguiti dalla (ontificia 2ommissione di archeologia sacra in alcuni importanti e, in pi; di un caso, fondamentali complessi pittorici. In particolare, quelli del sepolcreto della (iazzola in catacumbas, degli ipogei degli $ureli e di Trebio Liusto, nelle catacombe di (riscilla, di (retestato, dei Santi 'arcellino e (ietro, di via %ino 2ompagni, di San 2allisto, della e0 vigna 2hiaraviglio, dell'insediamento anonimo della via $rdeatina. <a lucida consapevolezza dell'inestricabile legame che interconnette "ma non sempre e dovunque cosE# la ricerca della conoscenza storica con la vigile preoccupazione della tutela e della conservazione, la sfraghEs connotativa del libro di 3isconti e del suo modo di interagire / attraverso gli appropriati strumenti critici / con la produzione figurativa dell'antichit cristiana, come chiarito nell'incipit della nota introduttiva al volume. " ent'anni di restauri hanno

mutato il volto della "-oma sotterranea cristiana", di quel mondo delle catacombe che mai aveva goduto di una vera e propria attenzione conservativa per quanto attiene gli apparati decorativi e, specialmente, per quanto riguarda un grande patrimonio pittorico. "...# >na disattenzione che ha pesato sulla conoscenza della pittura dell'ultima antichit, tanto che, ancora ai nostri giorni, si parla con disinvoltura dell'arte tardoantica, tacendo di questi "affreschi nel buio"". +ppure questi affreschi nel buio svelano storie complesse spesso insospettabili e concorrono a chiarire aspetti di una storia complessa e non sempre leggibile nei dettagli, che riguarda anche problemi nodali, come ad esempio quello del rapporto delle prime comunit con i luoghi della sepoltura. In questa direzione un contributo importante venuto dall'intervento di pulizia e restauro di un affresco sovrastante il mausoleo di 2lodius ,ermes nel complesso della (iazzola in catacumbas! qui la rappresentazione figurativa era stata letta "sebbene con qualche dubbio# in chiave cristiana con il riconoscimento della parabola del 3uon (astore, della moltiplicazione dei pani, della guarigione dell'ossesso di Lerasa. 'a l'intervento di pulizia e consolidamento dell'intera superficie affrescata ha consentito di riconoscervi alcuni episodi del ciclo omerico "le greggi di <aerte, la gozzoviglia dei (roci, i compagni di >lisse trasformati in

porci# peraltro presenti in altra formulazione anche nell'ipogeo degli $ureli. <'aspetto importante di questa rilettura la conferma che quello della (iazzola un insediamento pagano che, nel corso della prima et antoniniana, accolse anche le sepolture di alcuni cristiani della famiglia degli $ncotii. Spostandosi verso la fine del I secolo, si osserva come momenti nodali della storia della 2hiesa di -oma abbiano trovato eco nelle pitture delle catacombe. =ell'arcosolio di 2elerina della catacomba di (retestato, sottoposto a un'accuratissima operazione di consolidamento e restauro guidato da 3arbara 'azzei, stato possibile rileggere e meglio percepire quanto veicolato dalle immagini. Dui / siamo all'inizio del secolo / si coglie evidente l'eco della questione ariana al tempo di (apa <iberio "@:F/@99# resa allegoricamente dall'immagine biblica di Susanna in forma di agnello insidiata dai seniores "i vecchioni# tradotti come lupi, che rappresentano rispettivamente la 2hiesa e l'eresia "in questo caso quella ariana#, sulla scorta appunto della figura dei due lupi che la tradizione patristica aveva elaborato per significare i persecutori e gli eretici sulla scorta del passo di 'atteo, ?8, 9! sicut oves in medio luporum. $ncora un altro punto nodale / emerso durante il pontificato di %amaso "@99/@G7# / quello rappresentato da un affresco della catacomba dell'e0 vigna 2hiaraviglio, in cui senza alcun dubbio si coglie il riflesso

delle deliberazioni del concilio romano del @GF, nel quale il primato petrino "e dunque del vescovo romano# viene riproposta come societas beatissimi (auli, un prestigioso "valore aggiunto" alla apostolicit della sede romana. Duesta pregnante definizione figurativamente tradotta con la scena monumentale dell'abbraccio di (ietro e (aolo, cio con la concordia $postolorum, che all'inizio degli anni Sessanta del I secolo era stata corrosivamente messa in discussione dall'imperatore Liuliano l'$postata, ispirato dalla polemica anticristiana del filosofo (orfirio di Tiro. >na parte consistente e significativa dei numerosi e complessi problemi affrontati nel libro di 3isconti non si sarebbe nemmeno posta se non ci fosse stata l'azione coordinata della (ontificia 2ommissione di archeologia sacra nella direzione della conservazione e della tutela delle catacombe, soprattutto nelle sue evidenze pi; fragili, che sono proprio le pitture ad affresco. $ queste problematiche connesse alle attivit di conservazione stata dato lo spazio che meritavano, anche con l'esposizione dettagliata "supportata dal

contributo degli interventi specialistici di 3arbara 'azzei# delle procedure di intervento che hanno attinto alle pi; sofisticate e aggiornate tecniche. 'erita di essere segnalata la ripresa fotografica all'infrarosso con il sistema della riflettografia che, nelle sovrapposizioni di successive stesure pittoriche, consente di leggere lucidamente ciA che l'occhio umano o il tradizionale obiettivo fotografico non consentirebbero! il caso della concordia $postolorum dell'e0 vigna 2hiaraviglio che ha svelato una prima rappresentazione degli apostoli acclamanti alla croce o, ancora, dell'arcosolio di 2elerina, in cui sotto la figura di san (aolo emersa una presenza maschile, appartenente a un precedente e diverso contesto decorativo. Lli esiti degli interventi di consolidamento, restauro, come anche del ricollocamento di disiecta membra nei contesti figurativi di appartenenza, hanno consentito di vedere "l'erba dalla parte delle radici", come scrive 3isconti, e dunque di seguire e definire nelle loro caratteristiche i procedimenti tecnico/esecutivi e la presenza di tutto quanto attiene alla fase preparatoria del la*/out "impaginazione# della superficie destinata ad accogliere l'affresco. <'individuazione endoscopica / perciA indolore oltre che non invasiva / di questi elementi fornisce preziosi indicatori per una pi; dettagliata e documentata

definizione cronologica! un aspetto nevralgico tuttora in corso di ridefinizione anche perch4 condizionato dalla contrapposizione critica "non di rado duramente polemica# alle cronologie pregiudizialmente "alte", spesso insostenibili, ereditate dalla prima scuola romana "de -ossi / Nilpert#. In sintesi, sul piano della multiforme e multiculturale vicenda storico/artistica che attraversa i secoli della tarda antichit, il valore e l'utilit di questo nuovo libro si possono agevolmente riconoscere nella ricca molteplicit di elementi e di argomenti che quasi naturalmente conducono / anche attraverso l'ottica della produzione figurativa / a riconoscere anche nell'universo/catacomba una cassa di risonanza non troppo flebile delle complessit, che caratterizzano i secoli ultimi del mondo antico, in cui si rincorrono e si integrano, con differenti livelli di incidenza, non sempre lucidamente percepibili, tradizione, creativit, trasformazione. La #ontificia 4ommissione d'!rcheologia Sacra si rinnova

Una task force per le cento catacombe d' talia


di CARLO CARLETTI

$nche per le istituzioni si succedono le stagioni, che possono rivelarsi luminose o grigie, dinamiche o statiche. (er la (ontificia 2ommissione di $rcheologia l'anno appena trascorso, dopo un quinquennio di decelerazione stato contrassegnato da un forte rilancio della sua attivit istituzionale! una nuova stagione di iniziative, di azioni concrete, di proposte e progetti per l'immediato futuro, inserita in un pi; generale contesto virtuoso che emblematicamente viene a collocarsi sub temporibus antistitis 3enedicti, secondo una formula gi in uso nell'epigrafia romana dal tempo di (apa Liulio I "@@I/ @:F#. >na nuova direzione di rotta, esito non casuale di un appropriato rinnovamento dei vertici dell'istituzione! un nuovo presidente, il cardinale Lianfranco -avasi) un nuovo Segretario, monsignor Liovanni 2arr;) l'inserimento di un soprintendente, &abrizio 3isconti, cio di una figura

professionale / cosE come nelle istituzioni di tutela dei beni archeologici dello Stato italiano / specificamente destinata alla guida e al coordinamento delle attivit e delle problematiche pi; propriamente archeologiche, connesse alla tutela, alla conservazione, alle indagini di quell'immenso patrimonio culturale costituto dalle oltre cento catacombe di -oma e d'Italia. In questa prospettiva si coerentemente inserito il rinnovamento intervenuto nella composizione dell'organismo consultivo della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra, modificato per due terzi del suo organico. =e sono entrati a far parte archeologi ed epigrafisti ",ugo 3randenburg, 2arlo 2arletti, Oean Lu*on# ma anche specialisti di storia della 2hiesa, di patrologia, di filologia "+nrico dal 2ovolo, $ngelo %i 3erardino, Liovanni 'aria ian#, che vengono ad aggiungersi ai componenti gi designati nel decennio trascorso "-osa 'aria 2arra, incenzo &iocchi =icolai, $ntonio 3aruffa#. In questa articolazione di competenze, rappresentata dalle nuove scelte, emerge significativamente l'acquisita lucida consapevolezza della complessit storico/culturale di un insediamento catacombale, come "evento monumentale" specificamente cristiano nel suo carattere di spazio sepolcrale non conclusus, cio "aperto" / dunque ideologicamente n4 gentilizio n4 corporativo ma

comunitario / coerentemente inserito nella dimensione temporale che gli appartiene, che quella fertilissima della tarda antichit. +d in questo panorama storico/culturale che la comunit dei cristiani / anche attraverso i propri luoghi di sepoltura e le pratiche e i dispositivi a essi connessi / comincia progressivamente a rivelare il suo ruolo propulsivo e innovativo nella societ del tempo. I cristiani non si nascondevano nelle catacombe ed pura leggenda la capziosa idea, metastorica nonch4 scopertamente apologetica, che le autorit romane ne ignorassero l'esistenza. <a nozione estensiva di "criptocristianesimo", che tanto ha affascinato e condizionato non pochi studiosi del passato, proprio nelle evidenze monumentali puA trovare la pi; illuminante ed efficace delle smentite. =on perciA difficile comprendere come una lettura storica delle molteplici testimonianze conservate nelle catacombe debba necessariamente avvalersi di una articolata e specialistica gamma di competenze integrate che ne assicurino tutela, conservazione, conoscenza. + in realt la sempre pi; approfondita indagine storico/ archeologica dell'ultimo cinquantennio ha posto in evidenza come la pluralit della documentazione conservata nelle catacombe costituisca un vero e proprio archivio di conoscenza storica, conservato in contesti omogenei e cronologicamente definiti.

>na infinit di informazioni che, attraverso la produzione figurativa ed epigrafica, gli oggetti di corredo, le morfologie e le caratteristiche delle sepolture e dei connessi dispositivi per il rituale funerario, riflettono / seppur mediatamente / i processi attraverso i quali passA la nascita e la formazione della chiesa cristiana nell'ambito dei secoli della tarda antichit. + questo significa avvicinare / anche attraverso l'indotto archeologico / le variegate realt ecclesiali e i molteplici aspetti del vivere quotidiano e dunque, mentalit, immaginario collettivo, consuetudini, atteggiamenti, in rapporto dialettico o di tensione con i diversi livelli di continuit o alterazione della tradizione romana. Il concetto di "archivio storico" legittimamente attribuibile all'universo/catacombe, si sarebbe rivelato pura astrazione in assenza della secolare cura "dal ?G:?# assicurata alle catacombe dalla (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra che, soprattutto nei momenti di maggiore dinamismo / come quello attuale / ha efficacemente operato per conservare e rendere fruibile "un libro aperto", quale quello che gli storici / ma anche i comuni visitatori se ben guidati e informati / possono vedere, leggere e comprendere scendendo nelle viscere delle catacombe di -oma e d'Italia. I termini concreti di questa complessiva azione sono emersi nel consuntivo dell'attivit svolta nel F8?8,

presentata nella riunione plenaria della 2ommissione del F? febbraio F8??! un incontro istituzionale / gi previsto nel chirografo di (io IH / di cui si era quasi persa memoria, perch4 non pi; convocato dal lontano F887, come ha voluto ricordare con generosa indulgenza, ma senza sottintesi, il presidente cardinale -avasi nel suo intervento introduttivo. =el corso dell'anno trascorso l'attivit della 2ommissione si manifestata in tutte le sue potenzialit operative con numerosi e spesso complessi interventi sia nelle catacombe di -oma sia in quelle di altri siti d'Italia. I problemi affrontati sono quelli tipici dell'ambito dei monumenti sotterranei, nei quali, oltre all'ovvio degrado imputabile all'ineluttabile trascorrere del tempo responsabile di cedimenti e dissesti strutturali, si registra l'insidioso mutamento del microclima originario degli ambienti, causato dalla frequentazione dei visitatori / molto intensa soprattutto a -oma / e talvolta dalla presenza di infiltrazioni delle acque meteoriche e dei liquami fognari, nonch4 dalla insidiosa penetrazione delle radici della vegetazione sovrastante gli ambienti sotterranei. <'incidenza, spesso sincronica, di questi fattori genera danni / talvolta irreversibili se non preventivamente valutati / ai reperti costituzionalmente pi; fragili, come le pitture ad affresco, alle quali il personale specialistico

della 2ommissione ha riservato particolare attenzione, con un monitoraggio sistematico per la prevenzione e, laddove necessario, con operazioni di restauro e consolidamento. In questa direzione risultati eccellenti sono stati raggiunti negli interventi sugli affreschi delle catacombe di %omitilla! l'intero impianto decorativo del cubicolo "dei fornai" e dell'arcosolio degli "apostoli piccoli" ha riacquisito anche nei dettagli una totale leggibilit. =el cimitero ad decimum sulla via <abicana gli affreschi della traditio legis e del presb*ter, hanno proposto il problema / non infrequente / del restauro di un precedente restauro evidentemente mal fatto! nel caso specifico gli interventi del passato / ispirati al dannoso e oggi del tutto superato criterio della "ricostruzione" / avevano arbitrariamente modificato i connotati stessi delle figure affrescate. In queste operazioni sono state naturalmente impiegate le tecniche di intervento pi; aggiornate, guidate concettualmente dal principio cosiddetto del "minimo intervento". Dueste stesse procedure di intervento saranno seguite nella monumentale catacomba di San Lennaro a 2apodimonte a =apoli con l'avvio di un vasto e articolato progetto per la conservazione e il restauro dei numerosi affreschi e mosaici, profondamente alterati dalla penetrazione nelle gallerie di acque piovane e dei liquami non canalizzati nella rete fognarie. >n'iniziativa particolarmente impegnativa nel corso della quale la

2ommissione agir d'intesa e in collaborazione con il (rovveditorato interregionale alle opere pubbliche di 2ampania e 'olise, su delega della %irezione regionale del 'inistero dei 3eni culturali. (articolare attenzione la 2ommissione ha anche riservato alle catacombe d'Italia! allo stato attuale trentasei insediamenti, generalmente di medio/piccole dimensioni, dislocati nella Toscana, nel <azio, in $bbruzzo, in 2ampania, nella Sicilia occidentale e orientale, in Sardegna. $ queste potranno nel prossimo futuro aggiungersi quelle / non ancora in disponibilit della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra / ubicate a 2anosa "disponibilit in via di formalizzazione#, 'onteleone Sabino, Sutri, $nagni, &ormello, 3olsena "localit "<e Lrotte"#, $vellino, 2apua etere, (ianosa. >n patrimonio monumentale di enorme consistenza ancora poco conosciuto, gestito dalla (ontificia 2ommissione per il tramite di Ispettorati locali appositamente costituiti. Dueste unit periferiche nel corso del F8?8 hanno realizzato interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e, dove possibile, di indagine archeologica, nelle catacombe di 'onte Stallone presso &ormello, di Santa 2ristina a 3olsena, di illa San &austino a 'assa 'artana, di Santa 'ustiola e Santa 2aterina a 2hiusi e, nell'Italia insulare, nei cimiteri siracusani di Santa <ucia, igna 2assia, San Liovanni e a

(alermo nella catacomba di illagrazia di 2arini. =el corso dei secoli le catacombe sono passate attraverso vicissitudini di varia natura che, tra gli altri effetti, hanno causato una consistente dispersione dei materiali, in passato spesso ammassati senza un criterio informatore, senza quelle appropriate operazioni di pulitura e manutenzione che anche i materiali mobili richiedono. In questa direzione la 2ommissione ha programmato una sistematica campagna di puntuale monitoraggio, nella prospettiva, laddove possibile, di una sistemazione museale o del ricollocamento dei materiali nei rispettivi contesti monumentali di appartenenza! quanto in corso di realizzazione per i numerosissimi reperti marmorei dei secoli III/ II provenienti dalla estesa catacomba di (riscilla e destinati a essere esposti nella contestuale basilica cimiteriale di San Silvestro. =el loro originario contesto di appartenenza ritorneranno / dopo una accurata operazione di pulitura e ricomposizione eseguita in laboratorio / le iscrizioni provenienti dall'ipogeo "misto" "cio con sepolture pagane e cristiane# di Trebio Liusto sulla via <atina. 2ontestualmente alle attivit primarie di tutela e di conservazione la 2ommissione ha naturalmente proseguito le indagini archeologiche, spesso indotte da eventi estemporanei, come nel caso delle gallerie probabilmente riferibili al cimitero di San <orenzo, venute

casualmente alla luce sotto il piazzale del erano nel corso della posa di cavi elettrici sotterranei) o, come per la catacomba di Sant'$gnese sulla via =omentana, per la necessit di liberare alcune gallerie dissestate dalla presenza invasiva dei materiali di risulta accumulati in occasione di sommari interventi eseguiti nel HIH e HH secolo, nel corso dei quali si ricorreva ancora alla deprecabile pratica di riempire ambienti gi noti e accessibili con le terre estratte dalle gallerie in corso di scavo. 'a accanto a questi lavori direttamente funzionali alla tutela e alla conservazione sono proseguite anche le indagini strategiche, cio espressamente mirate alla conoscenza storica di nuove realt monumentali, come quelle tuttora in corso / su concessione del ministero dei 3eni culturali e in collaborazione con la cattedra di $rcheologia cristiana dell'universit di -oma Tor ergata / nella monumentale basilica circiforme della via $rdeatina che hanno consentito di riportare alla luce un nuovo settore della navata centrale e del deambulatorio. In questa stessa direzione / in collaborazione con l'Tcole &ranUaise de -ome e con l'>niversit di 3ordeau0 ? / sono state intraprese indagini antropologiche sugli scheletri deposti nelle stratificazioni pi; profonde dei poliandri "tombe collettive# rivenute nella regione centrale della catacomba dei Santi 'arcellino e (ietro sulla via

<abicana. Il valore culturale di una istituzione consiste anche nella conservazione della storia della sua attivit e nella capacit di mantenere integro e disponibile, anche nella lunghissima durata, tutto il "lavoro nascosto", non pi; visibile "a lavoro concluso" a "risultati acquisiti"! le relazioni degli scavi, delle ricognizioni, dei sondaggi, dei monitoraggi, le schede di lavoro, gli appunti / anch'essi utili / redatti a caldo con le impressioni e le suggestioni del momento, le riproduzioni fotografiche e a disegno. >na miniera di informazioni che spesso si rivelano preziosissimi supporti documentari per la ricostruzione della storia delle scoperte e anche, rispetto allo stato attuale, dei diversificati livelli di conservazione

delle strutture e dei materiali. Tutte queste informazioni sono oggi disponibili in formato elettronico in uno specifico sito della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra, nel quale si possono agevolmente consultare e studiare i verbali delle riunioni plenarie e gli indispensabili / per la scienza archeologica / Liornali degli Scavi dal ?G:? a oggi. =on solo un dossier dal puro valore memoriale / da conservare comunque con il massimo della cura / ma anche e soprattutto un indispensabile sussidio per la ricerca archeologica e storiografica, che si integra perfettamente con un'altra fondamentale iniziativa! la schedatura informatica della enorme documentazione fotografica in possesso dell'istituzione, ormai a quota 78.888 unit, che per la parte relativa alle iscrizioni andr a inserirsi / attraverso un apposito linC / nella specifica banca/dati informatica on/line delle iscrizioni cristiane di -oma "+pigraph %atabanC 3ari# inserita nel consorzio internazionale +$L<+ "+lectronic $rchive of LreeC and <atin +pigraph*#. Tra le rarit conservate in questa collezione di riproduzioni fotografiche e grafiche c' un "cammeo", degno di particolare menzione! sono le lastre fotografiche di vetro eseguite da Oohn/,enr* (arCer su commissione di Liovanni 3attista de -ossi nelle catacombe di Lenerosa e di Sant'$lessandro, quando la luce necessaria per

impressionare le lastre veniva portata sottoterra attraverso una serie di specchi disposti in sequenza dentro i lucernari. %ocumenti storicamente inestimabili di un passato tecnologicamente lontanissimo, che ripropongono plasticamente i primi pionieristici esperimenti di riproduzione fotografica intrapresi dal padre fondatore della archeologia delle catacombe. Simboli a confronto tra la fine del paganesimo e gli albori del cristianesimo

l pesce e l'!ncora Il '( febbraio a %oma" alla *ritish !cadem5" si 6 tenuta una conferenza sul tema 738lger" Ichth5s e l'ancora7& #ubblichiamo ampi stralci di una delle due relazioni +l'altra 6 stata tenuta da Emanuele 4astelli2
di CARLO CARLETTI

<'intervento si propone come un primo e provvisorio contributo al progetto elaborato da 'arCus inzent e $llen 3rent su! "+pigrafia ed Iconografia paleocristiane! un nuovo approccio al progetto classico di %Vlger". <'intento di questo percorso naturalmente quello di una rilettura critica della prassi epigrafica e della produzione figurativa di committenza cristiana alla luce di quanto intervenuto nell'ambito delle ricerche specifiche e delle

relative acquisizioni storiografica, nel corso dei settant'anni trascorsi dalla morte del grande studioso di Sulzbach. =ella proposta di 3rent e inzent c' l'espresso invito alla elaborazione e1o alla sperimentazione "di un nuovo approccio". + ciA vuol significare anche una verifica "che puA produrre conferme o modifiche# di una straordinaria mole di acquisizioni, quelle appunto maturate da &ranz Ooseph %Vlger "?GIJ/?J78#, che nelle loro istanze di fondo, non possono considerarsi "superate", ma anzi / proprio per la loro ancora oggi stimolante problematicit / legittimano un confronto, nuovi approfondimenti e riflessioni. <'attualit del %Vlger/ pensiero consiste non solo e non soltanto nelle molteplici soluzioni raggiunte, nei nodi sciolti per molti momenti e aspetti del cristianesimo antico, ma anche e soprattutto nella vastit e nello spessore dei problemi affrontati, non tutti compiutamente risolti e comunque suscettibili di approfondimenti e nuove riflessioni. <e testimonianze epigrafiche e figurative per %Vlger / in seguito soprattutto ai suoi soggiorni a -oma dal ?J8G al ?J?@ e poi nel ?J?7 / ?J?:

/ si configurarono come "indicatori" fondamentali per la ricostruzione, come egli diceva, "di una storia culturale del primitivo cristianesimo, con speciale attenzione alle sue relazioni con il mondo circostante". Duest'ultimo aspetto quello nevralgico e caratterizzante della ricerca di %Vlger che egli stesso condensA nel mille volte citato concetto storiografico dell'$useinendersetzung z.ischen $ntiCe und 2hristentum "2onfronto tra mondo antico e cristianesimo#. -ispetto agli anni in cui si svolse l'attivit di %Vlger. oggi vi stato indubbiamente un notevole incremento di conoscenze, dovuto soprattutto a nuove scoperte "basti pensare ad un eccezionale monumento come quello della catacomba della via <atina, che ovviamente %Vlger non poteva conoscere#) ma c' stato anche una crescita sul piano metodologico, che tra l'altro ha contribuito / anche se non sempre e dovunque / al ridimensionamento del cosiddetto "metodo teologico/regressivo", con il quale peraltro lo stesso %Vlger si era gi trovato a confrontarsi ed anche a scontrarsi. $nch'egli / come altri studiosi / gi all'indomani della sua ordinazione sacerdotale "?J8F, a F@ anni#, fu guardato con sospetto dalla autorit ecclesiastica come "rivoluzionario" e "cattolico riformista", in una parola "modernista". Il suo approccio in effetti entrava in conflitto con convinzioni, non di rado pi; ideologiche che scientifiche, radicate e difese a oltranza specie negli

ambienti ecclesiastici pi; conservativi. i furono per esempio reazioni pesanti in seguito alla pubblicazione dello studio %er Taufe0orcismus im christlichen $ltertum. +ine religiongeschichtliche Studie "?J8J#. a perA riconosciuto che proprio a -oma / un ambiente non propriamente aperto alle linee di ricerche da lui perseguite / %Vlger trovA accoglienza, benevolenza e aiuto da parte di una figura di mecenate di alto livello come monsignor $ntonio de Naal, presso quell'isola felice che a quel tempo era il 2amposanto Teutonico in aticano "qui soggiornA anche un altro "rivoluzionario" come (aolo St*ger#. erso il termine della sua vita, come ben noto, %Vlger, con il consenso di ,ans <ietzmann, elaborA il progetto di una grande opera tuttora in corso! il -ealle0iCon fWr $ntiCe und 2hristentum. 'a qui non si vuole riproporre una biografia di %Vlger! c' per questo la biografia "ufficiale# di Theodor 5lauser, il pi; grande dei suoi allievi e continuatori. Tra i tanti temi affrontati in oltre @: anni di attivit da %Vlger, quello che pi; di ogni altro puA essere richiamato come vera e propria sfragEs del suo metodo di indagine certamente quello dell'immagine del pesce e delle sue diverse connessioni e interazioni con altri soggetti figurativi e in primo luogo con l'ncora nell'ambito della prassi epigrafica. >na ricerca capillare che assorbE molti anni della sua attivit, condensata in cinque ricchissimi

volumi contrassegnati non a caso con la titolatura I2,TX,XS quali il quinto, che ha come sottotitolo Testimonianze del pesce nella plastica nella pittura e nelle arti minori paleocristiane "?J7@ Q?J:IR# raccoglie e discute, in maniera sistematica, una vera e propria miniera di documentazione. >n'opera di grande spessore / anche sul piano materiale "circa G88 pagine# / che nella sua complessit continua a proporsi come un laboratorio, tuttora aperto. <'approccio metodologico, espressamente dichiarato, che guida le sue indagini sulla produzione figurativa come diretto indotto di una storia culturale, si puA cosE condensare! un soggetto figurativo "come appunto il pesce e l'ncora# non puA apoditticamente ritenersi specificamente cristiano / e ciA soprattutto per i primi tre secoli / fin quando possa essere spiegato alla luce di consimili testimonianze pagane o come rappresentazione di aspetti della comune vita civile ivi compresi quelli delle pratiche funerarie) e qui emerge anche con chiarezza il ruolo riservato da %Vlger al concetto di realien, alle realt effettuali, alle nozioni positive. +gli prende le distanze dalle letture autoreferenziali e soprattutto dall'invasivo cono d'ombra dell'interpretazione "teologica", che spesso peraltro conduceva a esiti anacronistici con la tendenza ad attribuire a consapevole iniziativa cristiana la formazione genetica di determinati

soggetti figurativi "qui sta il nocciolo della questione#. <'attenzione di %Vlger si rivolgeva al Sitz im <eben, diremmo oggi "vissuto religioso", che non sempre corrispondeva al "prescritto religioso". <e dinamiche implicite nella "tensione" prescritto1vissuto potevano trovare specchio di rifrazione anche nella documentazione figurativa che pi; direttamente veicolava gli usi, le abitudini, i retaggi, le tradizioni di un cristianit vissuta. %i un approccio dialettico come quello perseguito dallo studioso non vi traccia alcuna nell'unica opera, espressamente dedicata alla immagine del pesce, che precede quella di %Vlger di oltre mezzo secolo. 6 il saggio %e christianis monumentis icht*n e0hibentibus corredato da un elenco di I: iscrizioni con il pesce e 1 con la scritta Ichth*s "pp. :7: / :I9#, pubblicato in forma di epistola nel ?G:: nello Spicilegium Solesmense, su espressa richiesta del monaco benedettino Liovanni 3attista (itra "?G?F/ ?GGJ# poi cardinale e bibliotecario di Santa -omana 2hiesa. <a ratio di fondo, nelle intenzioni del committente, cio il (itra, e dello stesso de -ossi, era in definitiva quella di "confermare" attraverso la documentazione figurativa, quanto era stato elaborato dal pensiero cristiano sul simbolismo del pesce. =el pesce, o nel termine che lo definiva "Ichth*s#, il de -ossi, riconosceva pregiudizialmente quasi christianae professionis tesseram. Sicch4 questo soggetto figurativo

finiva per diventare per se stesso "fossile guida" di una specificit cristiana "il sensus arcanus del de -ossi#, con la conseguenza di considerare come cristiane numerose testimonianze che senza alcun dubbio cristiane non sono. 6 evidente in questo approccio la funzione strumentalmente "ancillare" riservata alla documentazione epigrafica e, implicitamente, la concezione di una vera e propria gerarchia delle fonti, priva naturalmente di qualsiasi fondamento. Il lavoro di %Vlger contribuE in maniera sostanziale a rovesciare la prospettiva di de -ossi. Si puA, allo stato attuale, ritenere che tra la fine del II e l' inizio III secolo comincia a diffondersi con sorprendente rapidit un apparato figurativo, in precedenza sostanzialmente ignoto, costituito dal pesce, dal connubio pesce/ncora in diverse articolazioni compositive, e / molto pi; frequentemente di quanto non si creda / della sola ncora, alla quale lo stesso %Vlger non aveva dedicato particolare attenzione, se non nelle sue interazioni con il pesce. + a questo proposito Oosef +ngemann nella voce "&isch" del -ealle0iCon fWr $ntiCe und 2hristentum " II, Stuttgart ?J9J, coll. J:J / ?8JI# giustamente osservava che, nell'ambito degli studi "da de -ossi in poi non escluso lo stesso %Vlger#, la

sopravvalutazione dell'immagine del pesce aveva di fatto lasciato nell'ombra quella dell'ncora. Duesta giusta osservazione di +ngemann non ebbe eco alcuna nemmeno nello stesso -ealle0iCon, come si evince dalla voce dalla brevissima e quasi affrettata voce "$nCer" redatta da (aul Stumpf "I, Stuttgart ?J:8, coll. 778 / 77@#. Il maggiore e quasi esclusivo bacino di utenza di questi moduli figurativi certamente -oma. (er esporre in sintesi il complesso dei documenti che costituiscono la base del nostro intervento, forse ancora utile ricorrere al pi; chiaro "anche se in apparenza elementare# dei sistemi, quello dei quesiti. =on prima di ricordare che le nostre testimonianze sono integralmente riprese dagli apparati figurativi dell'epigrafia funerario! una scelta peraltro obbligata perch4 / almeno per tutta l'et precostantiniana / questo sostanzialmente l'ambito pressoch4 esclusivo in cui furono utilizzati il pesce e l'ncora. <e immagini del pesce e dell'ncora, nella documentazione disponibile, sono una caratteristica quasi esclusiva della prassi epigrafica di -oma. Dueste sono le frequenze di uso, in gran parte desunte dall'edizione delle Inscrptiones 2hristianae >rbis -omae ?@8 esemplari del pesce! @G volte unito all'ncora, ?9 volte ad altri soggetti figurativi. F8 esemplari in cui il pesce rappresentato in forma verbale, sempre con il termine greco, in un caso traslitterato in latino "2arletti ?JJJ, p. ?I

n. @#. ::8 circa esemplari dell'ncora. I contesti di provenienza sono, pressoch4 esclusivamente, quelli dei nuclei originari delle catacombe, vale a dire ambienti funerari sorti tra l'inizio e la seconda met del III secolo. <a diffusione delle due immagini fin dalle origini testimoniata quasi sistematicamente in tutti gli insediamenti precostantiniani. )rancesco Stella illustra un nuovo progetto editoriale dedicato alla letteratura latina

"ra le pagine del medioevo c#e nessuno legge


di Silvia Guidi ">na piccola nube nera" immersa nella lontananza dei secoli) cosE 2hesterton descrive nella sua *allad of the 9hite Horse l'era di $lfred The Lreat, il leggendario re cristiano che difese il Nesse0 dalle invasioni dei "danesi dalle barbe scarlatte" nel i0 secolo) un periodo eroico e affascinante ma inaccessibile, secondo il polemista inglese, un'epoca di cui si possono conoscere solo le leggende tramandate dalla cultura orale, the tales a :hole tribe feigns, i racconti che uniscono la trib; accanto al fuoco. $ un secolo di distanza, grazie al lavoro di generazioni di filologi e studiosi, aiutati dagli ultimi anni

del =ovecento dalla tecnologia digitale, l'altomedioevo latino non pi; cosE inaccessibile. (ossiamo perfino leggere, e in parte, riascoltare, le pi; antiche canzoni del medioevo occidentale / confessioni, canti scolastici, compianti funebri per duchi longobardi e imperatori carolingi, recitazioni parateatrali di episodi biblici, inni natalizi e odi apocalittiche / raccolte in quella che puA essere definita la prima edizione critica digitale di testi mediolatini. %ue anni fa la Societ internazionale per lo studio del medioevo latino "Sismel / +dizioni del Lalluzzo# ha infatti pubblicato i ritmi latini musicati dal iv al i0 secolo, il corpus delle pi; antiche poesie latine altomedievali in versificazione ritmica corredate di musica nei manoscritti originali e di cd rom. >no dei progetti a cui ha lavorato &rancesco Stella, che insegna &ilologia latina medievale e umanistica nella facolt di <ettere e &ilosofia di $rezzo dell'universit

di Siena, con la collaborazione di 78 biblioteche europee, che attualmente dirige la collana "Scrittori latini dell'+uropa medievale" della (acini +ditore. 4ome 6 nato ;uesto progetto editoriale< <'idea nata dalla volont di contribuire, nella misura delle nostre possibilit, a salvaguardare e se possibile incrementare l'accessibilit al mondo medievale / e a tutto quello che ancora rappresenta per noi / rendendo leggibili e consultabili anche a un pubblico non specialistico testi di grande valore culturale mai tradotti prima in italiano e poco praticati anche da medievisti che non siano anche latinisti. $ questo scopo abbiamo avuto l'occasione di presentare e di vederci finanziare un progetto europeo del programma 2ultura F888, dedicato appunto alle traduzioni, e nella compilazione della domanda, che richiede l'impegno esplicito di un editore, abbiamo potuto contare sulla disponibilit e sull'efficienza dell'editore (acini, che ho pi; volte avuto modo di sperimentare grazie alla collana del dipartimento universitario che mi trovo a dirigere. =ella scelta dei primi titoli abbiamo selezionato testi che sapevamo essere in lavorazione ma soprattutto testi letterari che coprissero aree tematiche abitualmente estranee alle poche collane esistenti, come quelli di contenuto religioso di 2itt =uova o quelli di interesse

filologico della collana "(er erba" della Sismel. L'oscuramento della memoria testuale del medioevo latino almeno in Italia 6 un fatto" purtroppo= ;uali le cause secondo lei e ;uali i possibili rimedi< egli Stati Uniti l'interesse per il latino 6 in crescita" come anche in >ermania= nella sua esperienza" in ;uali #aesi" europei e non" ;uesta 7censura7 6 meno presente< Il problema proprio la difficolt, generata dalla dogmaticit del paradigma classicista ancora dominante, di percepire il medioevo come parte dell'eredit latina, e come patrimonio non solo di arte e architettura, di miti e di saghe, ma anche di testi latini che questi miti e questo patrimonio fondano e spiegano. (erciA le reviviscenze di attenzione verso la latinit, come quelle che si registrano in Lermania e a ondate periodiche anche in Italia, non coinvolgono quasi mai il medioevo! solo negli Stati >niti il forte interesse e le scarse conoscenze di latino alimentano, come ormai ci avviamo a fare anche qui, un filone assai nutrito di traduzioni dei testi medievali che tuttavia si limitano per ora a una circolazione prevalentemente universitaria. Su questi testi va creata non solo una rete di conoscenze che li impieghino come fonti storiche e depositi di dati, ma anche una critica specificamente letteraria, esercizio finora sentito come

estraneo / con le eccezioni di +rich $uerbach, Lustavo ina* e 'assimo Mldoni / a un settore, quello medievistico, tradizionalmente concentrato sull'interesse per contenuti esclusivamente storici o religiosi. 'a so che anche in altre parti d'+uropa, per esempio in &rancia e Svizzera, stanno nascendo collane ispirate a un interesse finalmente "letterario" e culturale al testo mediolatino. ?ual 6 il testo pi$ interessante o sorprendente in cui si 6 imbattuto durante i suoi studi< 'olte opere riservano sorprese per motivi diversi, ed difficile isolarne una, se si pensa che il tesoro testuale del medioevo conta qualcosa come oltre :.888 titoli editi / pi; quasi altrettanti ancora nascosti nei manoscritti / a fronte delle poche centinaia della latinit classica. 'a non posso dimenticare l'audacia drammatica delle lettere di +loisa, l'amaro cinismo laico del monaco/lupo Xsengrimus, la dolcezza lirica del carolingio alafrido Strabone, la sensualit fisica e spirituale di alcune lettere d'amore del 0ii secolo, l'acume psicologico e razionale di 3ernardo di 2lairvau0, -iccardo di San ittore e frate Ivo, il fascino del fantastico "gotico" / quello autentico / in Nalter 'ap, Loffredo di 'onmouth e Lervasio di Tilbur*, l'esplorazione e il riscatto delle forme pi; abbiette dell'amore nelle commedie di -osvita, le autobiografie del

"nevrotico" Mtlone monaco di SanCt +mmeram e la psicopatologia autodichiarata del vescovo -aterio "una delle prossime uscite della collana#, l'eleganza delle lettere del monaco Lerberto non ancora (apa Silvestro ii, la sfida intellettuale degli indovinelli "spirituali" di epoca precarolingia, l'accensione mistica di $ngela da &oligno, la genialit teologica di Liovanni Scoto +riugena, l'universo magico e crudele delle saghe danesi di Sa0o Lrammaticus, l'ironia e il culto dell'amicizia di $lcuino di XorC, il senso delle rovine in Ildeberto di <avardin, il catechismo dell'amore cortese insegnato da $ndrea 2appellano e 3oncompagno da Signa. =on finirei mai di elencare nomi che / tranne le poche, consuete eccezioni / hanno creato la cultura europea prima che il rinascimento la reinventasse, ma ancora non significano nulla per quasi tutti i lettori anche colti. <e "lettere d'amore" che abbiamo scoperto l'anno scorso in un trattato di retorica del 0ii secolo sono invece una primizia storica / la punta di un iceberg che aspetta lo scavo di filologi e storici / ma non entreranno in una hit parade cosE competitiva. 4onsigli a un potenziale lettore= da dove partire per iniziare a scoprire ;uesto patrimonio immenso di racconti" visioni" liriche" cronache< >n lettore non specialista non puA che limitarsi al poco

disponibile. Se si vogliono scegliere testi di interesse non erudito o devoto ma appunto letterario, con la speranza di avere fortuna nel reperire titoli fuori commercio da tempo, indicherei in primo luogo i tre bestseller assoluti, cio le Lettere di $belardo ed +loisa nelle tante traduzioni esistenti, la @ita di 4arlo Magno di +ginardo e i 4armina *urana "di cui non esistono perA traduzioni affidabili e complete#, ma subito dopo altre letture avvincenti e meno frequentate, come le Storie dei Mongoli di Liovanni di (ian del 2arpine "pubblicate dal 2isam di Spoleto#, i trattati cristiani d'amore e la @ita di san &rancesco di Tommaso da 2elano pubblicati dalla &ondazione alla, gli Svaghi di corte di Nalter 'ap nella vecchia collana medievale di (ratiche, poi passata a <uni e ora a 2arocci, le Storie dei )ranchi di Lregorio di Tours curate da Mldoni per <iguori, le >esta dei re e degli eroi danesi di Sa0o Lrammaticus tradotte dalla grandissima <udovica 5och per i 'illenni +inaudi qualche anno fa e / nella nuova collana (acini / l'incredibile giallo di +ginardo sul trafugamento delle reliquie di 'arcellino e (ietro, la prima visione poetica dell'aldil narrata da un alafrido Strabone, implacabile contro gli abusi sessuali del clero, e gli aneddoti magici di Lervasio di Tilbur* che ci guida fra veroniche e volti santi, erbe fatate e pietre lunari, fantasmi a cavallo e foreste incantate, sirene e streghe, cavalli

magici, morti viventi, chimere e licantropi che crederemmo nati dalla fantasia di un narratore moderno. 4aratteri e contesti delle sepolture paleocristiane

"ombe umili e sepolcri privilegiati


di Fab i!i" Bi#$"%&i

-ispetto alle consuetudini funerarie elaborate dalle civilt antiche e, specialmente, dall'esperienza ellenistico/ romana, la prassi funeraria paleocristiana presenta immediatamente caratteri e tendenze che conducono verso sistemi sepolcrali pi; uniformi, omogenei ed egualitari. Tali caratteri dipendono proprio da un mutamento di mentalit, ma anche di ritualit, che comportano, ad esempio, l'uso esclusivo dell'inumazione, la quale, come intuitivo, d luogo a un primo livellamento delle tipologie funerarie, che abbatte quell'articolazione delle morfologie sepolcrali provocate dalla coesistenza dell'incinerazione e della inumazione e, dunque, dei contenitori dei resti umani, ora ridotti a semplici urne cinerarie, ora a pi; importanti monumenti che, dall'umile fossa, giungono al solenne mausoleo. Il livellamento delle tipologie funerarie dipese solo da uno spirito di eguaglianza che, messo in pratica nel vivere quotidiano, va

a interessare anche il mondo dei morti, il quale si cala, sin dalle prime manifestazioni sepolcrali, in un contesto neutrale, quasi anonimo, talora asintomatico per quanto attiene la dichiarazione del cristianesimo, nel senso che i tipi epigrafici e decorativi non mostrano segnali evidenti di aderenze alla nuova forma religiosa, spesso simbolica, comunque non declinata in senso cristiano. Li dal ii secolo, i cristiani abbandonarono i sepolcreti misti e concepirono aree proprie, distinte da altri insediamenti funerari, connotate da questo forte principio egualitario, che produceva i cosiddetti coemeteria, come ricordano rispettivamente le testimonianze patristiche occidentali e orientali! da Ippolito per -oma "#hilosophumena i0, ?F, ?7# a Mrigene per $lessandria "Homeliae in Ieremiam iv, @, ?9#. =ello stesso frangente cronologico, intorno al F8@, Tertulliano attesta la presenza dei primi insediamenti funerari a 2artagine e, segnatamente, nell'!d Scapulam "@, ?#, dove menziona delle areae sepulturarum nostrarum, la cui propriet era fortemente osteggiata dalla plebe pagana) la protesta del popolo! areae non sint" areae eorum non fuerumt ci assicura come l'esclusivit dei sepolcreti cristiani non rimontasse a epoca troppo pi; antica. Mltre a quello dell'esclusivit, i primi sistemi funerari cristiani proponevano / come si anticipato / il carattere dell'egualitarismo e della comunitariet, ambedue sostenuti dall'irrinunciabile principio della solidariet,

della carit in funzione propriamente funeraria, come ricorda ancora Tertulliano, che fa riferimento all'esistenza di una cassa comune, alimentata dalla generosit dei fratres, che serviva, tra l'altro, alla sepoltura dei bisognosi "!pologeticum @J, 9#. $lle parole di Tertulliano fanno eco quelle della Traditio apostolica "78#, dove si ricorda come a -oma il vescovo dovesse farsi carico della gestione dei cimiteri, affinch4 in questi potessero accedere tutti i poveri. $ncora negli anni Sessanta del iv secolo, l'imperatore Liuliano l'$postata dovr constatare amaramente come proprio "la sollecitudine per i seppellimenti dei defunti" avesse costituito una delle carte vincenti dell'affermazione del cristianesimo. I caratteri dell'uguaglianza, della estrema semplicit delle tipologie, dell'uniformit dei complessi, della comunitariet, della solidariet si percepiscono specialmente nei primi insediamenti funerari cristiani, come nel cimitero di San 2allisto, gestito dalla gerarchia ecclesiastica, gi agli esordi del iii secolo. =ello stesso frangente altre catacombe romane, come quelle di (riscilla, (retestato, 2alepodio e =ovaziano, presentano / nei loro nuclei genetici / delle aree egualitarie, sfruttate con il sistema essenziale dei loculi alle pareti ma, lasciando -oma, tali situazioni si ripetono nel complesso di igna 2assia a Siracusa, nelle catacombe tunisine di Hadrumetum, in quelle di Santa 2aterina di 2hiusi, in

quelle di 3onaria a 2agliari e in quelle di Sant'$gata a 'alta. Salendo al sopraterra, molte aree cimiteriali cristiane sub divo mostrano i caratteri dell'omologazione delle tipologie funerarie, con l'allineamento dei sepolcri a cassa scavati come formae nel suolo, secondo un fronte di sfruttamento ordinato e indifferenziato. 2osE nella necropoli, scavata in anni recenti nei cortili dell'>niversit 2attolica del Sacro 2uore, non lontano dal cimitero ad Mart5res, con un sistema funerario sparso ma indifferenziato) cosE nella necropoli all'aperto cielo di $grigento, prospiciente la catacomba della Lrotta &ragapane, tra i templi di Liunone e di +rcole, all'interno della cinta muraria, nel settore meridionale della citt) cosE nello sterminato cimitero di Santa Salsa a Tipasa) in quello salonitano di 'anastirine) in quello sardo di 2ornus "Mristano# dove risultano molto evidenti i segni della ritualit funeraria, sotto forma di mense marmoree o musive, di pozzi, letti funebri, negozi, elementi questi che non contribuiscono a differenziare alcuni settori dei cimiteri, proponendo qualche motivo di privilegio per alcuni sepolcri, ma che, anzi, sottolineano l'aspetto comunitario. Duesto clima comunitario viene spesso infranto dal fenomeno delle "inumazioni privilegiate"! i primi segni del privilegio riguardano questioni eminentemente concrete, legate, per lo pi;, al potenziale economico del

gruppo a cui appartiene il defunto, che possono comportare, innanzi tutto, privilegi di tipo monumentale, quando, cio, si abbandonano le semplici fosse e i poveri loculi, optando per tombe pi; importanti, come gli arcosoli, i cubicoli e i mausolei. Il privilegio puA consistere anche nelle decorazioni che, nei primi monumenti, appaiono appena percettibili e spesso combinate con un epitaffio, la cui presenza puA anche essere considerata una vera e propria forma di differenziazione, dal momento che molte tombe risultano anepigrafi e aniconiche. 6 noto come quest'arte, prima sommessa nelle sue manifestazioni, quasi per proporre dei semplici elementi mnemonici, poi pi; organizzata e programmata, raggiunger livelli ragguardevoli, se pensiamo alle "pinacoteche" romane dei Santi (ietro e 'arcellino e di via %ino 2ompagni e ai sarcofagi di produzione romana, ispanica, provenzale e ravennate. >n altro importante segnale del "privilegio" rappresentato dalla ricchezza e dalle caratteristiche del corredo, solitamente povero e, per molto tempo, confuso, negli scavi del passato con la suppellettile / specialmente ceramica o vitrea / pertinente, invece, al refrigerium. <'aspetto pi; caratteristico dell'associazione del corredo alle tombe paleocristiane sta, forse, nella consuetudine, pi; evidente nei complessi catacombali, di esporre i materiali, sistemandoli e fissandoli attorno ai loculi, dando

luogo a una sorta di esplosione del corredo all'esterno del sepolcro, costituendo un singolare fenomeno di decorazione alternativa e succedanea delle "arti maggiori", ma anche un sintomo evidente di privilegio o, almeno, di distinzione, di caratterizzazione della tomba rispetto alle circostanti sepolture. <a

monumentalit, la decorazione, la ricchezza del corredo propongono, comunque, aspetti del privilegio molto generali, rispetto a quello rappresentato dalla postazione assunta dalla tomba nell'ambito del contesto in cui calata. >n primo caso di privilegio, in questo senso, costituito dal sistema del gruppo di tombe speciali, siano esse riunite in un recinto, che distingue questa realt dal resto della necropoli, sia quando si creano spazi particolari nell'ambito dei cimiteri comunitari. (er il primo gruppo

possiamo ricordare i celebri esempi africani e, specialmente, quelli di Tipasa e 2herchel, ma anche quelli della necropoli di $l*scamps ad $rles, del cimitero di San &ruttuoso a Tarragona, dei complessi salonitani e della necropoli di 2oncordia Sagittaria, non lontana da $quileia. (er l'altro gruppo dobbiamo citare, ancora a Tipasa, il cimitero orientale del vescovo $lessandro che, nel iv secolo, fece costruire per il clero locale un solenne ipogeo circolare. $nche nelle catacombe del suolo italico, sul modello della cripta dei (api a San 2allisto, si creano / come nel cimiteroad 3ecimum a Lrottaferrata / delle aree riservate a gruppi speciali e, segnatamente, alla gerarchia ecclesiastica o agli operatori dei cimiteri "fossores#. >n altro espediente per sottolineare il privilegio di una tomba quello di isolarla rispetto alle aree comunitarie. 'i riferisco a casi eccezionali, come quello davvero speciale della tomba di #etrus #aparario, l'ebreo convertito sepolto nella basilichetta paleocristiana di Lrado, dove il privilegio vieppi; sottolineato dal fatto che tale monumento addirittura situato entro la cinta muraria, fornendo, per il v secolo, uno dei primi esempi di sepoltura in urbe. 'i riferisco alla tomba del medico %ioscuro, amico di sant'$gostino, sistemata nell'absidiola della basilica apostolorum fatta edificare a 'ilano da sant'$mbrogio. +, rimanendo a 'ilano, vengono in mente le tombe laiche, ma monumentali e destinate, forse, agli

imperatori, situate rispettivamente a lato della basilica di San <orenzo e al centro del recinto del complesso di San ittore al 2orpo! si tratta di due mausolei a pianta ottagonale, che sar cosE cara alla cultura tardoantica milanese e al programma costruttivo di sant'$mbrogio, riferiti dalla critica alle tombe, poi non utilizzate, della famiglia di Teodosio e di alentiniano ii, morto nel @JF. 2i siamo, cosE, inoltrati nel campo delle sepolture imperiali, delle tombe privilegiate per mole, solennit, ma anche / come si diceva / per collocazione che spesso, si attesta nei pressi delle aree cimiteriali prestigiose a contatto con nobili basiliche e venerati santuari. Il fenomeno ancor pi; evidente a -oma, quando consideriamo i due mausolei a pianta centrale annessi ai complessi dei Santi (ietro e 'arcellino e di Santa $gnese, il primo costruito per 2ostantino e poi utilizzato per +lena e l'altro destinato a 2ostantina. Duesti monumenti ci accompagnano verso il grande tema delle sepolture ad sanctos, che interessa la cultura cristiana sin dai primi momenti, forse gi nelle necropoli miste, quando si innesca il desiderio di far riposare i propri cari presso alcune "tombe eccezionali". <o si avverte, per esempio, nella necropoli vaticana, nell'area attorno alla tomba di (ietro, che sembra proporre una particolare concentrazione di sepolture, ma il fenomeno si svilupper in maniera pi; chiara ed evidente nella seconda met del

iii secolo, con la definizione delle manifestazioni devozionali! ad esempio nella memoria apostolorum della via $ppia si accende quel culto martiriale che, di fatto, creer i presupposti per quel rapporto di "vicinato" con il santo, che ha attratto l'attenzione di (eter 3ro.n, lo studioso che meglio ha compreso gli intimi rapporti che legano, nei primi secoli, i defunti ordinari, i martiri e i santi. ! due anni dalla morte di Michele #iccirillo archeologo francescano

Un uomo di pace tra i segreti del monte Nebo


di Ra''a(l( Al(##a%d i%i Il pellegrino diretto al santuario / quale che sia / non appena giunga alla mta, dopo aver percorso un cammino pi; o meno lungo si sofferma, almeno per qualche istante, sulla memoria, sulle ragioni e sulle vicende che una volta per tutte hanno reso "santo" quel luogo. %egno cio di attenzione e di venerazione e per questo capace misteriosamente di invitare tutti gli uomini lass; convenuti con animo sincero, a riappacificarsi e a scoprirsi fratelli, oltre le diversit, le distanze e le barriere tanto

spesso determinate dalla storia. Il "semplice frate di Terrasanta", come si definiva padre (iccirillo, una volta raggiunti poco pi; che ragazzo i <uoghi santi, non avrebbe smesso per un momento di porsi domande, di studiare la terra che aveva sotto i piedi per portarne alla luce i segreti e le verit che essa conservava. =el ripercorrere idealmente il cammino tracciato dall'archeologo francescano divenuto celebre nel mondo per gli scavi in Liordania sul 'onte =ebo, tutto fa pensare che ad animare in lui lo spirito di ricerca fosse proprio la fresca sapienza del pellegrino che sa sempre trovare qualcosa di nuovo anche nel luogo a lui pi; familiare. Luarda, medita, e sa, che per conoscere in profondit le cose non basta una vita. 2onsiderando il suo rapporto col monte =ebo, (iccirillo avrebbe potuto parafrasare quanto il pittore giapponese ,oCusai era solito ripetere di s4! "$ tredici anni sapevo dipingere un paesaggio, a venti un albero, a quaranta un ramo e oggi, a

sessanta, una foglia". Tale l'impressione suggerita dal volume Michele #iccirillo francescano archeologo& Tra scienza e #rovvidenza a cura di Liovanni 2laudio 3ottini e 'assimo <uca "'ilano, +dizioni Terra Santa, F8?8, "Studium 3iblicum &ranciscanum 'useum, ?:", pagine ?GF, euro ?G#. <a 2ustodia di Terra Santa e la &acolt di Scienze 3ibliche e $rcheologia "Studium 3iblicum &ranciscanum# di Lerusalemme / le due istituzioni che padre 'ichele ha servito per tutta vita con lo studio, la ricerca e l'insegnamento / con la presente pubblicazione rendono omaggio a questo francescano, umile figlio del bistrattatissimo meridione d'Italia, che stato uno dei maggiori archeologi del nostro tempo. =ato nel casertano, a 2asanova di 2arinola, il ?G ottobre ?J77, da Liovanni e $ntonietta 'ignacca, 'ichele (eccerillo, divenne "(iccirillo" per un evidente errore dell'ufficiale dell'anagrafe quando il suo nome fu registrato un mese dopo la nascita, il ?G novembre di quello stesso anno. -imase nel suo paese fino a ?? anni dove ricevette la prima formazione scolastica e religiosa quindi, nel ?J::, si trasferE a -oma, nel 2ollegio di Terra Santa dove frequentA la scuola media. (er il biennio ginnasiale fu a 'onteripido di (erugia in >mbria. &in dal quinquennio

superiore il giovane si distinse per intelligenza e vivacit, manifestando una grande passione per la Terra Santa dove poi si sarebbe trasferito nel settembre del ?J98. isitA Lerusalemme e gli altri luoghi santi quindi entrA al convento di +mmaus Dubeibeh dove compE l'anno di noviziato, vestendo l'abito francescano e pronunciando poi la prima professione di voti il 7 ottobre ?J9?. =egli anni Sessanta 'ichele (iccirillo proseguE i suoi studi e dopo una fase di riflessione culminata con un momento di intensa attivit caritativa, e di volontariato prestato durante il conflitto arabo/israeliano del ?J9I / la cosiddetta Luerra dei sei giorni / si convinse della giustezza della sua scelta di vita. (ronunciA nel giugno dello stesso anno i voti solenni e nel ?J9J, nel paese natale di 2arinola, fu ordinato sacerdote. $nche i suoi interessi culturali che inizialmente si orientavano verso l'arte e la letteratura, durante il corso di teologia si diressero decisamente verso gli studi biblici e l'archeologia. $ -oma ultimA i suoi studi. 2onseguE la licenza in teologia al (ontificio $teneo $ntonianum, la licenza in Sacra Scrittura al (ontificio Istituto 3iblico e si laureA in $rcheologia all'>niversit <a Sapienza. &in dal ?JIF padre (iccirillo aveva peraltro iniziato a lavorare sul campo collaborando ai restauri dei mosaici della chiesa dei Santi <ot e (rocopio a 2itt del =ebo "5hirbet el/'uCha**et# in Liordania, una terra che egli da

allora avrebbe amato come una seconda patria. Tornato a Lerusalemme, dall'anno accademico ?JI7/?JI: cominciA a insegnare allo Studium 3iblicum &ranciscanum e allo Studium Theologicum Oerosol*mitanum. =ello stesso periodo gli fu anche affidata la direzione del museo della &lagellazione. $ tali incarichi, che avrebbe assolto fino alla morte, se ne sarebbero aggiunti altri di diverso genere e di differente durata. %al ?JJ8 al F888, tra l'altro, insegnA $rcheologia e Leografia biblica al (ontificio Istituto 3iblico. Il presente volume si rivela pertanto utile a chiunque non solo voglia conoscere la personalit dell'uomo e del religioso, ma intenda avviare anche uno studio approfondito sull'archeologo. >n'attivit che ha conosciuto momenti significativi quali la scoperta del mosaico nel diacronico del 'emoriale di 'os nel ?JI9) l'identificazione storica di >mm/er/-asas/ 5astron 'efaa della 3ibbia / di cui parlano i libri di Liosu e di Leremia / nel ?JG9) l'avvio della 'adaba 'osaic School nel ?JJF) la pubblicazione del volume monumentale The Mosaics of Aordan, sponsorizzata dall'$merican 2enter of Mriental -esearch / per il quale ebbe la prefazione di re ,ussein di Liordania / nel ?JJ@. + ancora! il recupero per lo studio archeologico e la visita dei pellegrini dell'antico santuario del 3attesimo di Les; a 3etania al di l del Liordano nel ?JJ9, fino ad allora zona

militare) e l'organizzazione del congresso internazionale per il centenario della 2arta 'usiva di 'adaba del ?JJI, nel quale (iccirillo riuscE a coinvolgere studiosi di differenti (aesi del 'edio Mriente compresi israeliani e occidentali. Sempre a lui si deve l'inaugurazione del 'ount =ebo Interpretation 2entre del F88?. Infine, ma non ultimo va ricordata la visita al 'onte =ebo di (apa Liovanni (aolo II al quale padre 'ichele fece da guida nel F888. Tra le sezioni del libro risaltano anche un'ampia e articolata bibliografia ragionata nonch4 una cronologia delle attivit archeologiche e di diversi progetti di lavoro. >n repertorio dai contorni ampi e articolati, derivante dagli appunti che il religioso metodicamente annotava nei suoi diari. >n'idea sommaria della bibliografia di padre (iccirillo la si puA avere accennandone alcuni argomenti! 3ibbia e archeologia "$ntico e =uovo Testamento, Santuari cristiani e $ltro#) Liordania "=ebo, 'adaba, >mm al/ -asas, 'acheronte, 'osaici, 2hiese e monasteri, $ltri siti#) Israele e (alestina "$rcheologia e arte, Sinai, -eligione, ite dei santi, 'onachesimo#) Lerusalemme "Santo Sepolcro, Tomba della 'adonna#) e ancora Siria) Leografia) 2ustodia di Terra Santa "I francescani in Terra Santa, Studium 3iblicum &ranciscanum#) 'useo. (adre 'ichele (iccirillo, che fu anche prezioso

collaboratore e amico del nostro giornale, morE il F9 ottobre del F88G, ucciso da un male incurabile affrontato con reattivo coraggio e con fede luminosa nella consapevolezza che "fare la volont di %io il vero fine della nostra vita". =umerose nel volume sono le testimonianze, talune anche molto belle e autorevoli, di amici, conoscenti e confratelli dell'archeologo francescano) particolarmente significativo perA sembra soprattutto quanto lo stesso padre 'ichele da francescano di Terra Santa dice a proposito di tutta la sua opera, da lui intesa come servizio alla causa della pace. Dualche tempo prima di morire scrive cosE! "Tra i modi per contribuire all'intesa e alla pace tra le popolazioni del 'edio Mriente, al =ebo abbiamo scelto quello che pi; congeniale con il nostro lavoro di archeologi. %opo trent'anni di attivit dobbiamo confessare che ne siamo stati ampiamente ripagati non soltanto sul piano professionale, ma anche come frati minori seguaci di &rancesco che in +gitto andA a parlare pacificamente con il sultano 'aliC al/5amil, nipote di Saladino. Il restauro dei mosaici, in gran parte pavimenti delle chiese costruite nella regione dal quinto all'ottavo secolo, ci ha dato la possibilit di conservare un patrimonio d'arte e di fede e di sviluppare parallelamente un'opera di dialogo e di amicizia che sono i fondamenti della pace".

L'incontro tra la paideia greca e il cristianesimo primitivo

$ l'uomo fu rivelato all'uomo


#ubblichiamo la sintesi di una delle relazioni tenute a San Marino in occasione del convegno 7#ensiero classico e cristianesimo antico& ! cin;uant'anni dalla pubblicazione del volume di 9erner Aaeger 2ristianesimo primitivo e paideia greca "?J9?#7 organizzato dalla )ondazione internazionale >iovanni #aolo II per il magistero sociale della 4hiesa& di L("%a d" Lu)a (#i Il grande merito di un libro come 4ristianesimo primitivo e paideia greca "?J9?# quello di individuare nella paid6ia il terreno di incontro e, pi; ancora, l'elemento fondamentale del rapporto tra cristianesimo ed ellenismo. <'idea fondamentale della paid6ia greca / cosE come Nerner Oaeger l'ha sentita in prima persona e mirabilmente illustrata nella sua opera principale, #aideia& La formazione dell'uomo greco / che l'uomo diventa uomo solo grazie a un processo di formazione che si compie attraverso la cultura "sia essa cultura retorica, come in Isocrate, o cultura filosofica come in (latone, o la fusione di entrambe, come prevalentemente accade, ad

esempio, nella Seconda Sofistica#. "=ell'educazione", egli afferma sin dalla prima pagina del suo capolavoro, "opera quella medesima volont di vita, plastica e generatrice, della natura, la quale spontaneamente tende a propagare e conservare ogni specie vivente nella sua forma) ma in questo gradino portata alla massima intensit mediante il finalismo della coscienza e della volont umana consapevoli". <'umanit, dunque, non un dato naturale, biologico, ma un portato della cultura! l'uomo veramente e pienamente uomo solo grazie ai lBgoi, alle humanae litterae. Mra, la posizione del cristianesimo rispetto a questo assunto fondamentale della cultura greca "e poi greco/romana# dialettica, e non presenta quella totale corrispondenza che sembra emergere dal libro di Oaeger! sta in questo, a mio avviso, il suo limite principale. $ Oaeger preme mostrare la corrispondenza tra cristianesimo ed ellenismo, e certo lo fa in

modo profondo ed efficace, ma il suo corre il rischio di essere un approccio unilaterale, che finisce per vedere nell'ellenismo il momento di inveramento del cristianesimo. Duando, ad esempio, fa sua con entusiasmo l'affermazione di %ro*sen che senza l'ellenismo "sarebbe stato impossibile il sorgere di una religione cristiana universale", assume una posizione su cui, dal punto di vista cristiano, ci sarebbe molto da ridire. =on serve moltiplicare le citazioni! questa l'impostazione di 4ristianesimo e paideia greca, la lente con cui legge tutta la vicenda dei rapporti tra cristianesimo e ellenismo, e va presa e apprezzata per quello che di importante puA dirci ancora oggi, senza perA dimenticare quello che non vede. 6 naturale, per fare un solo esempio, che da quel punto di vista a Oaeger risulti "veramente rivelatore" il profilo che di Mrigene fa (orfirio, e appaia gi risolta la complessa questione del rapporto tra il pensiero origeniano e la filosofia greca. 2erto, indubbio che il cristianesimo assume totalmente la prospettiva della centralit dell'educazione, ed convinto, sin dalle origini, della necessit di un lavoro culturale perch4 l'uomo realizzi pienamente la sua umanit. %el resto, qual la forma iniziale con cui la compagnia di 2risto e dei suoi si presenta nel mondoK >n maestro attorniato dai suoi discepoli. 6 questo un tratto distintivo che il cristianesimo ha sempre avuto, dagli inizi

della sua vicenda storica, quando nel rapporto con il mondo greco/romano ha preso le distanze dagli altri culti e si voluto piuttosto avvicinare alle filosofie, anzi si posto come la "vera filosofia", fino ad oggi! basti pensare a come il magistero di Liovanni (aolo ii si sia incardinato sulla convinzione che genus humanum arte et ratione vivit, secondo la nota formula tomista da lui richiamata sin dal suo primo discorso all'>nesco nel giugno del ?JG8, e a come tutto l'insegnamento di 3enedetto H I si sviluppi in un paziente lavoro di educazione della ragione dell'uomo contemporaneo. Si potrebbe quasi dire, come stato argutamente osservato, che il cristiano sempre, per definizione, un intellettuale, anche quando si tratta di un contadino analfabeta, perch4 gli comunque richiesto / ovviamente nei limiti e nei modi appropriati alle sue capacit intellettuali / di conoscere e comprendere un credo. <a fede, per darsi, deve in qualche modo comprendere ciA che crede, e questo esige da ciascun credente un vero e proprio percorso di conoscenza. Lli studiosi di storia del cristianesimo antico e di letteratura cristiana antica sono abituati, per deformazione professionale, a considerare l'omiletica e la catechetica cristiana dei primi secoli solo dalla parte degli autori, o al massimo a porsi il problema dei destinatari e dei modi di circolazione dei testi ma guardandoli sempre dall'esterno, come termini di un processo di cui conta soprattutto il

punto di partenza! non si pensa quasi mai all'ascolto e all'assimilazione di quegli stessi testi nei termini di un vero lavoro intellettuale. 2erto, lo stato delle fonti non ce lo permette pi; di tanto, ma se un po' lo facessimo / anche solo come esercizio mentale / capiremmo meglio l'eccezionalit, e non solo relativamente a quel tempo, di una prassi catechetica che proponeva a tutti, anche alle categorie escluse dalla paideia classica, un vero e proprio percorso di apprendimento. Spunti preziosi, in questo senso, si potrebbero ricavare dalle omelie di Liovanni 2risostomo, dove non sono rari gli accenni che il predicatore fa, anche entrando nei dettagli, al lavoro di ripresa del suo insegnamento che si aspetta dai fedeli una volta tornati a casa. Il principio antropologico cristiano, perA, del tutto diverso da quello greco! ciA che rende umano l'uomo la "relazione creaturale", non la cultura. <'uomo uomo non in quanto sa, ma in quanto ama, e puA amare perch4 prima stato a sua volta "creativamente amato". <'uomo uomo perch4 l'amore di %io a costituirlo come tale. 6 l'amore creativo della Trinit che lo costituisce nella sua umanit, non la cultura. Si noti che questo principio rimane vero anche quando dal piano individuale si passa a quello collettivo, "politico"! non solo l'identit dell'uomo cristiano costituita dalla relazione, ma anche quella del "popolo" cristiano, giusta la celebre definizione

ciprianea della 2hiesa come de unitate #atris et )ilii et Spiritus Sancti plebs adunata "3e oratione dominica, F@# ripresa nel quarto capitolo della Lumen gentium. Duella cristiana dunque un'"etnia sui generis", per usare l'espressione cara a (aolo vi, perch4 trova il proprio criterio di identificazione non nel sangue o nella cultura, ma nella relazione trinitaria. %a questo assunto, tuttavia, non scaturisce affatto un atteggiamento anticulturale, nonostante la dichiarata preferenza di Les; per i semplici rispetto ai sapienti e agli intelligenti "Matteo, ??, F:#, la sottolineatura, spesso presente nell'apologetica cristiana, dell'ignoranza degli apostoli e della rozzezza del loro sermo piscatorius e nonostante una certa "posa" che a volte taluni cristiani assumono e che trova la pi; paradossale espressione nella famosa domanda di Tertulliano! ?uid ergo !thenis et Hierosol5mis< ;uid academiae et ecclesiae< "3e praescritione haereticorum, I#. %omanda retorica quant'altre mai, non solo perch4 contiene gi la sua risposta, ma anche nel senso che il frutto di una retorica raffinata, esibita proprio nel momento stesso in cui se ne rifiuta la pertinenza al cristianesimo. In realt questa linea "anticulturale", se cosE possiamo dire, prevalentemente combattuta dagli autori cristiani e bollata come agroiCDa, cio come rozzezza, e accusata di ostacolare l'approfondimento della fede in conoscenza. 2ome

lamenta 2lemente $lessandrino, "a quanto pare, i pi; di coloro che si fregiano del nome "di cristiani#, come i compagni di >lisse, coltivano il LBgos rozzamente! essi passano oltre, non alle Sirene, ma al ritmo e alla melodia, essendosi turati le orecchie per ignoranza, giacch4 sono persuasi che non ritroverebbero pi; la via del ritorno una volta porto orecchio alle dottrine greche" "Stromati 9, GJ, ?# Duesta difesa della cultura non un elemento accessorio o una conseguenza secondaria del cristianesimo, ma una sua esigenza vitale! essa ha una motivazione di fondo, che costituisce anche il punto di incontro con la paid6ia greca. Il fatto che la relazione di %io con l'uomo, di cui sopra abbiamo detto che costitutiva dell'identit umana, nel cristianesimo concepita e rappresentata essa stessa in termini di educazione. Duella relazione, cio, essenzialmente una relazione educativa, una pedagogia) e ciA possibile perch4 il lBgos, inteso come ragione "con i lBgoi, cio la cultura, che ne sono il frutto#, il termine comune tra %io, che si rivela nel LBgos, e l'uomo. Duesto un aspetto che Oaeger coglie molto bene, in uno dei passaggi pi; felici del libro, quando, rifacendosi al lavoro di ,al 5och, #ronoia und #aideusis"?J@F#, parla di Mrigene e della sua "concezione del cristianesimo come paideia del genere umano" e in quanto tale "adempimento della divina provvidenza". Duesta fondamentale

intuizione, che l'amore di %io verso l'uomo si esplica in una paid6ia dell'umanit, che comincia dalla creazione di $damo ed +va, prosegue nel rapporto con il popolo eletto e culmina nell'azione pedagogica del LBgos, rende possibile / anzi in un certo senso richiede / l'assunzione da parte cristiana della centralit del concetto di paid6ia, come perfettamente illustrato dal piano generale dell'intera opera di 2lemente $lessandrino, che si presenta come omologa al piano di %io, secondo la scansione del LBgos (rotrettico, (edagogo e 3idsCalos. %iventa allora assai interessante riflettere sul rapporto tra il cristianesimo e la scuola, tema a cui Oaeger accenna pi; volte nel corso del libro, in particolare quando parla della scuola di Mrigene a 2esarea, dell'esperienza formativa ad $tene del giovane Lregorio di =azianzo e del suo amico 3asilio di 2esarea e del famoso 3iscorso ai giovani in cui quest'ultimo tratta del modo in cui gli studenti cristiani possono trarre profitto dalla lettura degli autori pagani. Il culto dei due apostoli nei graffiti della via !ppia

%o&&i 'viatores( per Pietro e Paolo


di Ca l" Ca l(&&i

=ell'opinione corrente,

abbondantemente alimentata dall'azione di un malinteso turismo religioso/culturale, il culto dei santi (ietro e (aolo per lo pi; collegato ai due siti "storici" che, per primi, accolsero la loro memoria funeraria! le due aree sepolcrali in aticano e sulla via Mstiense, rimaste quasi nascoste per tre secoli e poi, nel primo trentennio del iv secolo, "segnalate" e rese visibili dall'iniziativa evergetica di 2ostantino con la costruzione di due monumentali basiliche, che assolsero alla duplice funzione memoriale e sepolcrale. 'a, in relazione a una diffusa e partecipata utenza popolare, la storia della devozione dei martiri del FJ giugno, trova senza dubbio il suo punto di riferimento pi; rilevante, in termini di

spessore documentario e definizione cronologica, nel complesso della memoria apostolorum sulla via $ppia! un semplice e quasi dimesso cortile porticato su tre lati "triclia#, che, dagli anni F:8/ F98 e fino a circa il primo decennio/ventennio del iv secolo "cio fino alla costruzione della basilica costantiniana che vi si sovrappose#, vide la frequentazione di parecchie migliaia di visitatori lE richiamati da una tradizione che in quel sito aveva fissato una memoria dei due apostoli. 2he questa tradizione si sostanziasse di una presenza reale o presunta di reliquie o che si fondasse sull'immaginario devozionale di una sosta temporanea degli apostoli al loro arrivo a -oma, argomento di difficilissima decifrazione, sul quale peraltro in passato si sono affaticate le menti di molti studiosi senza giungere a risultati pienamente plausibili! a ipotesi sono susseguite altre ipotesi e cosE via, per quasi un secolo. $l di l delle divergenti posizioni della critica, c' un dato storico oggettivo e incontestabile! le infrastrutture della triclia "pozzo, canalizzazione, banchi in muratura# e soprattutto le circa cinquecento iscrizioni graffiate sull'intonaco delle pareti indicano in questo ambiente un centro di culto funerario, nel quale i visitatori consumavano il pasto rituale del refrigerium, lasciando testimonianza scritta di un atto devozionale compiuto in onore di (ietro e (aolo. I visitatori, per lo pi; provenienti dalla citt stessa o dalle regioni circonvicine, si rivelano complessivamente poco pratici nello scrivere! tracciano "a fatica", con strumenti occasionali "chiodi o spilloni# non sempre idonei allo scopo, rozze e spesso deformate lettere capitali "peculiari dei semialfabeti# talvolta alternate a caratteri minuscoli! esiti grafici tipici di chi era rimasto al livello

minimale delle cosiddette competenze "elementari di base", apprese ai primissimi gradini dell'istruzione elementare) analogamente sul piano linguistico / pur trattandosi di testi di estensione mediamente molto ridotta / emergono molteplici e caratteristici fenomeni grafo/fonetici, che riflettono la lingua della quotidianit in uso negli strati sociali di medio/basso livello culturale. <a gran parte di queste scritte, latine e in misura minore greche, contiene preghiere e invocazioni rivolte a (ietro e (aolo, espresse generalmente nelle locuzioni "ricordatevi del tale" "in mente habete, eis mneEan Fchete#, "proteggete il tale" "s5nterFsate" terFsate#, "pregate per il tale" "petite" orate" rogate pro#, "aiutate il tale" "subvenite" adiutate# sia in riferimento ai vivi sia in ricordo di congiunti defunti. <e strutture formulari, pur stereotipe e ripetitive, lasciano comunque trasparire la spontanea e quasi confidenziale consuetudine di un rapporto interpersonale con i due apostoli, che, per oltre duecento volte, sono direttamente evocati per nome, senza / salvo poche eccezioni "Inscriptiones christianae" v, ?FJ::, ?@88F, ?@988# / la titolatura di mart5res, sancti, beati, che diverr ufficiale nella seconda met del iv secolo e senza le locuzioni fissate nella prassi liturgica, che, in diversa ambientazione culturale, avrebbero per esempio suggerito se non obbligato il normativo #etre et #aule mementote ""(ietro e (aolo ricordatevi di"# in luogo del "popolare" #etre et #aule in mente habete, che la formula incipitaria base che introduce la gran parte delle iscrizioni devozionali della memoria apostolorum! non a caso tra i visitatori vi una ridottissima presenza di ecclesiastici che, rispetto ai laici, quasi naturalmente avrebbero potuto veicolare lessico e formule di estrazione

liturgica. I viatores / cosE si autodefiniscono i devoti frequentatori "Inscriptiones christianae" v, ?FJGG, ?FJ9@# / si recavano in questo sito della via $ppia per lo pi; in gruppi familiari, ma non mancano aggregazioni pi; ampie e articolate che possono definirsi comunitarie. $gli apostoli si richiede di "intercedere" per chi era fisicamente presente o per amici e parenti assenti! "(ietro e (aolo intercedete "petite# per ittore") "(aolo e (ietro intercedete "petite# e pregate "rogate# per +ros") "(ietro e (aolo intercedete per &... e Duinta perch4 possano raggiungervi "ut possimus ad vos venire#" "Inscriptiones christianae, v, ?FJGJ, ?FJ@I, ?FJI8#. =elle intenzioni degli scriventi emerge anche un intento devozionale/commemorativo, laddove all'intercessione degli apostoli vengono affidati i fedeli defunti, definiti / con espressione tipicamente popolare / spirita sancta, "anime sante"! "(ietro e (aolo ricordatevi delle anime sante, 'arco e...". "Inscriptiones christianae, v, ?FJ:7#. <e richieste di protezione sono talvolta motivate con espliciti riferimenti alla quotidianit! un tale %estitutus chiede di poter sperare in una buona navigazione "nabiga / cio naviga / feliG# e un visitatore, rimasto per noi anonimo, anche a nome dei compagni di viaggio, chiede protezione per un'imminente traversata! rogo vos ut bene navigent "Inscriptiones christianae" v, ?FJI@, ?FJ:J#. In questo ambito non ci si aspetterebbe di trovare un numero consistente di graffiti figurati che rappresentano le immagini di cavalli paludati con la testa palmata "Inscriptiones christianae" v, ?@8GG a/c, ?@8GJ a/d#! traducono con ogni evidenza / seppure con qualche reticenza / la speranza del favore dei due apostoli per la vittoria del cavallo o dell'auriga

preferiti nelle corse del circo ovvero un'ingenua forma di gratiarum actio per una richiesta esaudita. In un ambito come quello della memoria apostolorum, funzionale nelle sue strutture per lo svolgimento della mensa funeraria, vi sono naturalmente espliciti riferimenti al banchetto funerario / il refrigerium / consumato in onore di (ietro e (aolo. >na pratica atavica che dall'ambito familiare e collegiale dei comuni mortali si inserisce nello specifico devozionale connesso al culto dei martiri dove acquisisce una dimensione comunitaria, che proprio nella memoria apostolorum della via $ppia trova la sua pi; antica esemplificazione, in forma di specifici moduli epigrafici! Tomius 4oelius refrigerium fecit) 3almatius H votum eis "cio agli apostoli# promisit 1 refrigerium) Giiii Cal+endas2 apriles H refrigeravi H #arthenius laddove da notare l'inserimento del giorno del mese / il ?J marzo / nel quale (artenio consumA un pasto in onore degli apostoli "Inscriptiones christianae" v, ?FJG?#. 'a qui refrigerium anche impiegato in senso traslato "un tipico slittamento semantico#, in riferimento cio non pi; al banchetto reale, ma a quello ultraterreno della felicit eterna! "(ietro e (aolo prendete con voi nell'eterno refrigerio "ad se adugant et in aeterno refrigerio# le vostre anime sante) #etre et #aule H in mente abete H Ursinum in refrigerium, che anche qui quello eterno dell'aldil "Inscriptiones christianae" v, ?FJI:, ?FJJ@#. Il carattere indubbiamente "popolare" e nel contempo di vasta e pubblica fruizione che emerge in questa documentazione epigrafica, costituisce la cifra caratterizzante dell'origine e del primo sviluppo del culto di (ietro e (aolo a -oma. Duanto tuttora si osserva sulle pareti del cortile porticato al terzo miglio della via $ppia, il segno esplicito di una pratica devozionale venuta e

gestita dal "basso", che solo dopo circa un cinquantennio viene ufficialmente legittimata e quindi monumentalizzata con gli interventi prima di 2ostantino e poi di %amaso. <a genesi e il primo sviluppo di questa realt devozionale insediatasi al terzo miglio della via $ppia sfugge totalmente alla rete del modello interpretativo / presuntivamente onnicomprensivo / delineato da (eter 3ro.n "Il culto dei santi& L'origine e la diffusione di una nuova religiosit, Torino, F88F#, che vede nella nascita del culto dei martiri e dei santi un fenomeno di "riassetto sociale" "la riproposizione del rapporto patronus I clientes#, voluto, promosso e gestito dall'autorit ecclesiastica e specificamente dal vescovo. + in questo caso nemmeno reggerebbe la vecchia teoria illuministica dei "due piani" "%avid ,ume, +d.ard Libbon#, cio della tensione tra le esigenze semplici e banali del "volgo" e quelle pi; alte ed esigenti delle Flites" laiche ed ecclesiastiche.

La pi$ antica immagine di san >iovanni *attista si trova nelle cripte romane di Lucina

%isalendo dalle ac)ue del *iordano


di Gi"va%%i Ca * =el settore settentrionale del comprensorio callistiano, si sviluppa una delle aree pi; antiche delle catacombe romane, riferibile, nella sua prima concezione, gi nella seconda met del ii secolo e definita con il toponimo di "cripte di <ucina", per il fatto che / secondo la tradizione / una matrona di nome <ucina, con l'aiuto di alcuni presbiteri, raccolse le spoglie del pontefice 2ornelio

"F:?/F:@# per deporle in una cripta scavata nel suo praedium sulla via $ppia. 'a l'area, come si diceva, presenta segni di antichit, che ci rimandano alle prime manifestazioni catacombali nel suburbio romano. Specialmente un cubicolo doppio presenta decorazioni pittoriche estremamente precoci, da riferire ai primi decenni del III secolo, proponendo, cosE, una delle espressioni pi; antiche dell'arte cristiana. I due ambienti sono interessati da affreschi che ricordano le immagini dell'orante, del buon pastore, dei "pesci eucaristici", ma anche un'immagine speciale, che rimanda alla prima rappresentazione del battesimo di 2risto, secondo uno schema, estremamente semplice, rispettando i canoni della pi; antica arte cristiana. <'affresco, bench4 recentemente restaurato, appare molto svanito, ma lascia intravedere la figura del 3attista sulla sponda del Liordano, mentre aiuta il 2risto a risalire dalle acque del fiume. Sulla scena si riconosce la figura della colomba che vola, a mezza altezza, per indicare la presenza dello Spirito, che sovrintende al mistico evento. <a semplice raffigurazione sembra tradurre in immagine

il luogo evangelico "$ppena battezzato, Les; uscE dall'acqua) ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di %io scendere come una colomba e venire su di lui" "Matteo, @, ?9#. <'ultimo e pi; grande profeta dell'$ntico Testamento e precursore del 2risto nella predicazione e nel battesimo, Liovanni 3attista, dopo questa prima suggestiva manifestazione nelle cripte di <ucina, compare in altre scene battesimali, ancora in ambienti catacombali e, in particolare, nei cubicoli dei Sacramenti, sempre a San 2allisto, nel cimitero di %omitilla, in quello di (onziano, ma anche nel sarcofago di Santa 'aria $ntiqua, nel sarcofago della <ungara e in quello di Liunio 3asso, tra la fine del iii e il iv secolo. 6 sintomatico che l'arte cristiana delle origini selezioni il momento particolare del battesimo, in perfetto ossequio con il carattere cristocentrico della cultura figurativa pi; antica. +ppure, negli stessi anni, i (adri della 2hiesa ricordano la nascita del precursore, i suoi genitori Paccaria ed +lisabetta "Luca, ?, : / F:#, la sua attivit apostolica, la sua morte "Marco, 9, ?I / F:#, mentre nello scritto apocrifo, definito #rotovangelo di >iacomo si fa riferimento al fatto, secondo cui, dopo la sua morte, il corpo dovrebbe essere stato deposto a Sebaste, dove godeva di un culto, anche se la sua tomba fu distrutta al tempo di Liuliano l'$postata "-ufino, Historia Ecclesiastica F, FG#. 2om' noto, molte basiliche e, segnatamente, molti battisteri furono dedicati al 3attista e, in particolare, ad $lessandria, a -oma e a -avenna. In quest'ultima citt, i due battisteri, rispettivamente degli ortodossi e degli ariani, accolgono nello zenit delle cupole decorate in mosaico, proprio la scena del battesimo del 2risto. In queste scene, fin dalle prime

manifestazioni, il 3attista assume dimensioni pi; importanti rispetto al 2risto, nel senso che, nella gerarchia delle proporzioni, san Liovanni il primo attore ed il protagonista dell'azione del battesimo. %al v secolo, accanto alla scena dell'iniziazione del 2risto da parte del 3attista, si diffondono altri temi ispirati all'annunciazione a Paccaria ed +lisabetta, alla nascita di Liovanni, al cantico di Paccaria, alla fuga di +lisabetta, specialmente nei codici miniati, a cominciare dall'+vangelario di -abbula e continuando con quello sinopense di (arigi. <a figura del 3attista appare in tutta la sua enfasi nell'arte bizantina e, segnatamente, nell'oratorio di San Liovanni in <aterano, nella cattedra eburnea di 'assimiano, nella basilica di Santa 'aria $ntiqua. (er quanto riguarda gli edifici di culto dedicati al 3attista, esiste un antico memoriale in (alestina, forse riferibile al v secolo, nel sito di Dasr el/Oehud, sorto nel luogo dove, secondo la tradizione, avvenne il battesimo del 2risto, mentre, a Sebaste / come si anticipato / un monumento basilicale doveva essere stato eretto sul sepolcro del precursore. $ 2ostantinopoli vennero dedicati a Liovanni 3attista oltre una quindicina di edifici di culto. <'iconografia tradizionale del precursore, "vestito di pelli di cammello con una cintura di cuoio attorno i fianchi "...# mentre si cibava di locuste e di miele selvatico" "Matteo, @, 7# nasce solo nel medioevo.

3opo ;uelle di #aolo e di #ietro vengono alla luce nelle catacombe di Santa Tecla

le pi$ antiche rappresentazioni iconografiche devozionali di !ndrea e >iovanni

l laser svela gli apostoli


%isalgono al I@ secolo gli affreschi scoperti sulla via Jstiense grazie a moderne tecniche di indagine
ella mattinata di martedD '' giugno si 6 svolta a %oma" presso la basilica di San #aolo fuori le Mura" la conferenza stampa di presentazione delle ultime scoperte archeologiche emerse all'interno delle catacombe romane di Santa Tecla nel corso degli scavi e dei restauri curati dalla #ontificia 4ommissione di !rcheologia Sacra& #ubblichiamo i contributi degli esperti che hanno partecipato all'incontroK )abrizio *isconti" sovrintendente archeologico delle catacombe" *arbara Mazzei" responsabile del restauro" e >iovanni 4arr$" segretario della commissione& L intervenuto anche l'arcivescovo presidente del #ontificio 4onsiglio della 4ultura e della #ontificia 4ommissione di !rcheologia Sacra che" nel testo seguente" illustra i dettagli della scoperta& di Gia%' a%$" Rava#i Il delicato e meticoloso intervento di restauro, avviato due anni orsono, nel cubicolo dipinto delle catacombe romane di Santa Tecla sulla via Mstiense, offrE una importante sorpresa proprio lo scorso giugno, quando si concludevano le celebrazioni dell'anno paolino. In quell'occasione, attraverso le pagine de "<'Msservatore -omano", i responsabili della (ontificia 2ommissione di

$rcheologia Sacra, annunciavano la scoperta di una suggestiva raffigurazione di san (aolo, rappresentato in busto, in un clipeo aureo, databile agli ultimi anni del iv secolo o ai primi del seguente, assurgendo, cosE, agli onori della pi; antica icona di san (aolo. <'immagine pensierosa dell'apostolo delle genti fece il giro del mondo, emozionando devoti e studiosi, che cercavano in quel volto il carattere, la sapienza, la psicologia del pi; raffinato pensatore del cristianesimo della prima ora. Lli occhi spalancati, le rughe di atteggiamento, le guance scavate, la calvizie, la lunga e scura barba appuntita assicurarono anche i pi; scettici che ci si trovava dinanzi al ritratto volitivo e graffiante di chi cambiA radicalmente il suo stile di vita, in nome di una folgorante conversione. + proprio mentre il laser, usato dai restauratori per la prima volta in un ambiente catacombale angusto ed estremamente umido, definiva, in tutti i suoi particolari, nel soffitto del cubicolo spuntA un altro clipeo campito dal busto di (ietro, riconoscibile dalle peculiarit fisionomiche tipiche dei pi; antichi ritratti dell'apostolo/pescatore! la chioma e la barba bianca, il volto squadrato, le sembianze tipiche di un uomo anziano.

I responsabili della 2ommissione chiesero, a quel punto, alla stampa e agli specialisti il tempo utile per restaurare l'intero cubicolo, promettendo altre importanti scoperte, intuite dagli addetti ai lavori, ma bisognose di verifiche, di studi approfonditi, di ordine iconografico, storico artistico e stilistico. I restauratori tornarono al lavoro con il prodigioso strumento nel silenzio e nel buio delle catacombe di Santa Tecla. =on stato semplice, in questi mesi mantenere la tranquillit necessaria per procedere coerentemente nel lavoro di asportazione delle concrezioni scure che avevano obliterato quelle importanti pitture. + non stato facile neppure mantenere segrete le scoperte che si succedevano, emozionando, prima, i restauratori e, poi, i responsabili scientifici del restauro che, come evidente, comunicavano solo ai Superiori le novit, che provenivano da quel fortunato intervento conservativo. Mggi i tempi sono maturi per svelare, nella sua interezza, la scoperta del programma decorativo del cubicolo, che si propone come una sontuosa e decorata tomba di una nobildonna, appartenente all'aristocrazia

romana dell'ultimo scorcio del I secolo, quando a -oma si consumavano gli ultimi tentativi del senato di arroccarsi nella difesa estrema di una religione pagana, che, proprio al tempo di Teodosio, proporr le sue ultime manifestazioni. +bbene, la -oma degli "ultimi pagani" era anche la -oma di una sistematica cristianizzazione, che, appunto, toccher anche i pi; alti livelli della gerarchia dell'impero. San Lirolamo molto vicino a un gruppo di pie matrone, che iniziarono a praticare forme di "ascesi domestica", a cominciare da 'arcella, che si rinchiuse in periferia nel suo palazzo dell'$ventino, dando avvio ad un tipo di vita religiosa riservata alle matrone della "-oma bene", che intrattenevano con Lirolamo un fitto scambio di lettere e che, in qualche caso, la seguirono sino in Terra Santa, alla ricerca dei luoghi della memoria dei patriarchi, dei profeti, del 2risto e degli apostoli. <e vedove, le vergini, le pie donne dell'aristocrazia romana promossero anche un culto nei confronti dei martiri romani, sulla scia del progetto politico/ religioso di (apa %amaso, ma anche nei

confronti degli apostoli. <e memorie di questi ultimi, d'altra parte, furono collocate al centro dell'!postoleion costantinopolitano, voluto da 2ostantino nella nuova -oma per accogliere le sue stesse spoglie. + sant'$mbrogio, nella basilica apostolorum fatta costruire a 'ilano sulla via romana, fece sistemare al centro della basilica cruciforme le reliquie degli apostoli provenienti da 2oncordia, da $quileia o da -oma. Il nostro percorso, che ha attraversato i luoghi salienti del culto per gli apostoli e che potrebbe anche toccare $ntiochia, Lerasa, $osta e infiniti altri centri dell'orbis christianus anti;uus, ci riporta a -oma e al cubicolo di Santa Tecla. Su quel soffitto, che imitava un prezioso cassettonato, oltre alle immagini di (aolo e di (ietro, sono venute alla luce altri due clipei che accolgono due apostoli ben caratterizzati fisiognomicamente! uno mostra l'irruenza e la potenza di $ndrea, l'altro la delicatezza e l'aspetto giovanile di Liovanni. Dueste ultime identificazioni, confortate dal confronto con monumenti musivi ravennati "3attistero degli ortodossi, 3attistero degli ariani, 2appella arcivescovile, 3asilica di San itale, 3asilica di Sant'$pollinare =uovo#, ma anche orientali "'onastero di Santa 2aterina al Sinai#, che, spesso, mostravano le didascalie di definizione, ci permettono di considerare i due busti come e le pi; antiche rappresentazioni di $ndrea e Liovanni. Il laser ha continuato a svelare, in questi mesi, altre immagini, appena intraviste dagli studiosi del passato e, cosE, nell'ambiente antistante il cubicolo, modificato per l'apertura di un grande lucernario, accanto alle rappresentazioni del 2risto maestro, del paralitico, di <azzaro, di %aniele tra i leoni apparso un maestoso collegio apostolico dipinto su uno squillante fondo

rosso definito da fasce azzurre e serti fioriti, mentre, ai piedi degli apostoli, stata scoperta una teoria di sei ovini che si abbeverano, anticipando un tema caro ai grandi scenari musivi dei catini absidali romani, pronti ad accogliere le teofanie di ispirazione apocalittica. Il cubicolo presenta una semplice pianta quadrata con tre arcosoli ai lati, secondo l'organizzazione dei mausolei nobiliari, che si addensavano attorno ai grandi santuari martiriali del suburbio romano. +bbene, in uno degli arcosoli apparsa l'immagine di una nobildonna, sontuosamente abbigliata e ingioiellata, in compagnia della figlia orante, tra due santi che introducono le defunte nell'aldil. Duesta defunta va, presumibilmente identificata con una di quelle nobildonne di cui si diceva in apertura. Il resto del cubicolo costellato di scene bibliche "Liona, %aniele, (ietro che fa scaturire l'acqua nel carcere Tulliano, 'aria con i 'agi, $bramo e Isacco# rappresentate contro fondali neri incorniciati da fasce gialle e rosse, come per emulare l'opus sectile con cui si decoravano i pi; prestigiosi edifici della tarda antichit.

Il meticoloso intervento di restauro ha, quindi, recuperato uno dei monumenti sepolcrali pi; tardi e pi; decorati delle catacombe romane, quando queste stanno per esaurire la loro funzione funeraria, a favore di una stagione devozionale, allorquando i pellegrini dell'intero orbe cristiano si recano a visitare le tombe sante. In questo frangente, alcuni cubicoli monumentali fungono da "mausolei sotterranei", posizionati in una catacomba assai prossima al mart5rium paolino, che al tempo dei tre imperatori Teodosio, alentiniano ii e $rcadio, viene ampliato e decorato, come ricorda (rudenzio "#eristephanon, 0ii, F7/F:#, che si sofferma a descrivere proprio il prezioso soffitto, che puA aver funzionato come prototipo per la volta del cubicolo di Santa Tecla. $nche i quattro clipei, con le raffigurazioni dei santi (ietro, (aolo e degli appena riscoperti $ndrea e Liovanni, in questo senso possono rappresentare uno stralcio di una teoria apostolica o pontificia, di cui conosciamo la redazione leoniana, ma che poteva essere gi prevista nell'impianto teodosiano della basilica. <a scelta di sistemare il cubicolo in una catacomba non lontana dalla memoria paolina, che, tra l'altro, assumer la denominazione di Santa Tecla / cosE come un piccolo ipogeo scavato nella roccia di san (aolo prender il nome significativo di San Timoteo, disegnando una "mappa paolina" attorno al ii miglio della via Mstiense / rappresenta un importante intervento devozionale nei confronti dell'apostolo delle genti che, sin dal pontificato di (apa %amaso "@99/@G7#, vedr potenziato il suo ruolo, nell'ambito di quel progetto politico/religioso che verter proprio sulla concordia apostolorum e sulla riabilitazione di (aolo, che verr

considerato il promotore della conversione degli ultimi pagani, di cui si diceva in apertura.
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4ronaca di un restauro

$ con una buona terapia i colori tornano a brillare


di Ba ba a Ma!!(i <a cronaca dell'eccezionale rinvenimento dei pi; antichi ritratti degli apostoli non puA che prendere avvio dal momento in cui, durante la programmazione delle attivit per l'anno F88G della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra, si verificava la possibilit di potersi dedicare, senza essere pressati da "lavorazioni d'urgenza", ad un progetto di restauro di pi; ampio respiro. Si decise, quindi, di accogliere i numerosi appelli, giunti negli anni passati ripetutamente e da pi; parti ai responsabili della 2ommissione, riguardanti il desolante stato in cui versavano le pitture del cubicolo doppio delle catacombe romane di Santa Tecla. <'ambiente decorato non presentava, fortunatamente, condizioni di precariet strutturale, n4 si osservavano evidenti segnali di distacchi degli strati d'intonaco, in pi;, la scarsa frequentazione del singolare impianto ipogeo aveva preservato le superfici affrescate da nocivi attacchi biologici. Il danno pi; evidente era costituito, fondamentalmente, da uno spesso strato di

incrostazione calcarea omogeneamente disteso sulle superfici, che offuscava pressoch4 totalmente le pitture del cubicolo. <a favorevole circostanza di poter intraprendere un intervento di restauro senza particolari "pressioni" ha determinato sin da subito l'impostazione sperimentale del cantiere, stabilendo di cogliere l'opportunit per procedere ad un approfondimento della tecnica esecutiva della pittura catacombale e ad una messa a punto delle metodologie di restauro pi; idonee per questa peculiare tipologia di monumenti. <'esperienza oramai ventennale che la 2ommissione di $rcheologia Sacra ha acquisito nell'intervenire all'interno degli ambienti delicati e sensibili delle catacombe, ha portato alla consapevolezza di dover stilare un protocollo d'intervento autonomo e specifico per questi manufatti, selezionando dall'ampio panorama di esperienze conservative le operazioni pi; caute e le procedure pi; "innocue" per il fragile ambiente

catacombale, condizionato da un incomparabile livello di umidit relativa. (er affrontare una tale impresa si , quindi, stabilito di mettere in campo una 4quipe specificatamente preparata nell'affrontare le differenti problematiche, con consulenze proprie per i vari aspetti scientifici. <'impostazione del lavoro, come anticipato, prevedeva l'acquisizione di maggiori informazioni riguardo la tecnica esecutiva impiegata dagli antichi artifices nella realizzazione delle pitture, argomento ampiamente dibattuto nel passato sia remoto che prossimo, ancora dominato da una oramai vetusta impostazione che relega l'arte catacombale in un limbo decadente della parabola evolutiva dell'arte classica. (er scandagliare la materia pittorica ci si quindi avvalsi della consulenza dell'Istituto per la 2onservazione e la alorizzazione dei 3eni 2ulturali del 2onsiglio nazionale delle ricerche italiano di Sesto &iorentino "&irenze#) lo studio della chimica dei composti pittorici ha rilevato l'impiego di differenti tecniche, dalle pi; semplici, come una sottile scialbatura a calce con colori applicati a fresco, alle pi; raffinate e articolate, come stratificazioni di varie stesure di colore con progressivo aumento di legante, mai di natura organica, dimostrando la compresenza di diversificati livelli qualitativi dell'esecuzione. In seguito si passati alla redazione di un'ampia documentazione grafica, fotografica e macrofotografica "microscopio a contatto# attraverso cui sono state registrate le cause del degrado, registrate su una puntuale mappatura delle pareti redatta sfruttando il preciso rilievo scanner/laser dell'ambiente. Il fenomeno pi; macroscopico si rivelato essere una variegata e

tenace incrostazione calcarea, caratteristico degrado degli ambienti catacombali, che si manifesta sotto forma di uno strato carbonatico di colore scuro, pi; o meno sottile, particolarmente presente sulle volte e sulle zone alte delle pareti dei cubicoli. >lteriori approfondite indagini hanno permesso di riconoscere la genesi del fenomeno, definito "del carsismo", che, con una alternanza di fasi, dissolutiva e costruttiva, provoca il sovrapporsi degli strati all'interno dei quali rimangono inglobate particelle di nerofumo. %el degrado, frequentemente incontrato in altri cantieri in ambienti ipogei, si era in precedenza giunti a determinare l'impossibilit della completa rimozione, vista l'eccessiva adesione sulla pellicola pittorica. 2omunque, una volta acquisiti tutti i dati necessari per la conoscenza del manufatto su cui intervenire, si dato avvio al lavoro secondo le modalit stabilite inizialmente, che prevedevano, principalmente, l'asportazione meccanica delle tenacissime croste calcaree. Il lavoro procedeva con lentezza e particolare difficolt, le potenzialit di asportazione di bisturi, trapanini e frese erano, considerato anche il pericolo di danneggiare l'opera, assai limitate. 'a, sebbene scarsi, i risultati cosE ottenuti iniziavano a far intravvedere brani di pittura estremamente interessanti, accrescendo il desiderio di pervenire a risultati di maggiore soddisfazione. <'aggiornamento costante sulle novit apportate nel campo della conservazione, ha suggerito, a questo punto, la possibilit di sperimentare una recente tecnologia introdotta nel restauro delle pitture murali! l'ablazione laser. $mpiamente applicata su manufatti lapidei e metallici, questa tecnica era stata da poco tempo testata, con ottimi risultati, anche su intonaci scialbati, ma

la perplessit maggiore rimaneva nell'efficacia della tecnica applicata in ambiente ipogeo, avendo avuto esperienze pregresse in cui sistemi impiegati in monumenti subaerei si erano rivelati inefficaci, quando non dannosi, all'interno delle catacombe. >na seppure vaga speranza di addivenire ad una soluzione positiva ha portato alla esecuzione di un test di prova. <'aspettativa stata ampiamente ripagata! il laser agiva risolutamente sulle incrostazioni calcaree, lasciando inalterata la pellicola pittorica che, finalmente, poteva mostrare tutta la sua vasta gamma di cromie e brillantezza. $ seguito di questo primo eclatante risultato, lo spirito di cautela ha portato al coinvolgimento dell'Istituto di &isica applicata "=ello 2arrara" "2nr, Sesto &iorentino# per ottenere un sostegno scientifico all'impresa che si stava per intraprendere. I risultati dei test, ampiamente documentati, hanno assicurato l'effettiva efficacia del procedimento di pulitura laser, accertando, di contro, l'innocuit dell'azione ablativa. <a sperimentazione risultata doppiamente soddisfacente visto che il particolare caso di Santa Tecla ha fornito un contributo interessante anche per lo sviluppo della ricerca scientifica sulla tecnica esecutiva dell'ablazione laser. Il laser non si comunque rivelato uno strumento "miracoloso") il lavoro proceduto per gradi e con non poche difficolt. Sono stati impiegati macchinari con differenti caratteristiche a secondo del grado di spessore e tenacit della concrezione, fattore che ha comportato un diverso approccio al lavoro rispetto alle procedure standard, seguendo il percorso degli strati concrezionali piuttosto che affrontando omogeneamente porzioni di pareti. 6 doverosa anche una piccola nota sulle difficolt di ordine prettamente

pratico costituite dalla non agevole operazione di trasporto dei macchinari all'interno delle gallerie catacombali e dalla nociva influenza della condensa) per questo sono stati concepiti dalla +l.+n. di 2alenzano "&irenze#, ditta che ha fornito i laser, numerosi accorgimenti ad hoc per adattare la strumentazione alle particolari condizioni microclimatiche in cui si doveva operare. <a felice conclusione dell'intervento di restauro conservativo ha restituito leggibilit al partito decorativo, rivelando particolarit iconografiche e iconologiche particolarmente avvincenti per gli studiosi dell'arte tardoantica, che con entusiasmo si sono avvicinati alle "nuove" pitture per indagarne le peculiarit esecutive e per apprezzarne le suggestioni, al fine di ricucire le linee evolutive che hanno portato al concepimento di un cosE articolato e complesso programma iconografico, che si pone quale testimonianza tangibile del pensiero storico/ religioso dello scorcio del iv secolo. 2oerentemente alla linea intrapresa della massima condivisione, parallelamente alla pubblicazione del presente volume ci si rivolti alla dottoressa <aura (ecchioli "-uprecht/5arls/ >niversitYt, ,eidelberg# che ha ideato un sistema informatico grazie al quale, all'interno di una ricostruzione tridimensionale virtuale degli ambienti, possibile inserire e visualizzare, anche automaticamente durante l'esplorazione, un'ampia mole di informazioni di natura eterogenea come foto, filmati, testi. <e informazioni acquisite / sia storico/artistiche che tecnico/ scientifiche / sono state inserite nell'applicazione informatica Isee, ideata a questo scopo.
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?uando il culto approdB nelle famiglie aristocratiche della citt

Una pia donna della %oma +bene+ di allora


di Fab i!i" Bi#$"%&i $ncora prima del sacco del 7?8, che, per la popolazione romana, e per tutto il mondo antico, rappresentA un poco il corrispettivo del trauma violento, che, ai nostri giorni, ha provocato nell'immaginario collettivo l'episodio delle "torri gemelle", le catacombe romane avevano subito un progressivo fenomeno di abbandono) nel senso che il suburbio non rappresentA pi; l'unica sede preposta ai sepolcreti cristiani, che, in parte, furono sistemati all'interno della cinta muraria aureliana e, in parte, comunque, lasciarono i siti ipogei, per insediarsi e addensarsi all'interno e nei dintorni immediati dei pi; importanti santuari martiriali! inaugurando una consuetudine, che si diffonder in tutto l'orbis christianus anti;uus. Il declino della funzione funeraria delle catacombe, comunque, non si consuma in maniera traumatica e anzi, in corrispondenza delle tombe dei martiri, si assiste, nell'ultimo scorcio del iv secolo, in corrispondenza con il pontificato di (apa %amaso "@99/ @G7#, a una densissima concentrazione di sepolture intorno ai sepolcri di quei primi "testimoni" della fede cristiana, che documentano concretamente un improvviso incremento della

devozione. $lcune di queste sepolture denunciano, per sistemazione, decoro e arredo una committenza estremamente elevata, vuoi per quanto riguarda il rango attinente alla pi; alta gerarchia ecclesiastica e1o aristocratica, vuoi per il cospicuo potenziale economico. Duesto intenso sfruttamento degli spazi funerari a ridosso delle "tombe eccellenti" d luogo a speciali aree funerarie, definite eloquentemente retrosanctos. 2ome si diceva, il fenomeno si verifica anche attorno ai santuari martiriali del sopraterra e, specialmente, in corrispondenza delle basiliche circiformi, che spuntarono al tempo dei 2ostantinidi, presso le tombe di san <orenzo, di sant'$gnese, dei santi (ietro e 'arcellino, di (apa 'arco e nella memoria apostolorum sulla via $ppia $ntica. $lcune di queste tombe assumono le proporzioni e le caratteristiche del mausoleo imperiale, come nei casi celebri dei grandi sepolcri a pianta centrale dove furono sepolte rispettivamente 2ostanza, sulla via =omentana, ed +lena, sulla via <abicana. $ccanto a queste tombe imperiali, che presentano sontuose decorazioni in opus sectile e in mosaico, dobbiamo segnalare tutta

una serie di mausolei meno impegnativi per dimensioni e arredo, ma ugualmente rappresentativi di una tensione, che dimostra il desiderio di emulare i sepolcri dei potentiores. $nche nelle catacombe, nell'ultimo segmento della loro vita funeraria, sorgono importanti cubicoli dipinti, che, pur rinunciando alla vicinanza con le tombe dei martiri e anche al privilegio di sistemarsi nelle sedi visibili del sopraterra, sviluppano "architetture negative" complesse e programmi decorativi di elevato impegno artistico e devozionale. 2osE, nelle catacombe di %omitilla, viene realizzato il sontuoso cubicolo della corporazione dei pistores) cosE, nelle catacombe di 2ommodilla, viene scavato nel tufo e decorato con un apparato pittorico estremamente sofisticato il cubicolo dell'officiale dell'annona <eone. $ncora pi; significativo risulta l'ipogeo di diritto privato rinvenuto lungo la via <atina, i cui committenti, appartenenti alla pi; elevata aristocrazia senatoriale, fanno capo a un gruppo di famiglie, in parte pagane, in parte gi convertite al cristianesimo, dando luogo a una curiosa forma di sincresi religiosa. Duesto monumento, pure collocato nella seconda met del quarto secolo, dimostra il travaglio della conversione al cristianesimo degli ultimi pagani, arroccati, come noto, nell'entourage senatoriale dell'>rbe. In questo contesto si inserisce un cubicolo dipinto nelle catacombe romane di Sant Tecla sulla via Mstiense, noto gi dal Settecento, ma sottoposto a un intervento di restauro estremamente sofisticato, che ha restituito un complesso programma decorativo, commissionato alla fine del quarto secolo da un'abbiente e aristocratica famiglia romana che fece creare, nelle propaggini di un cimitero comunitario, il sontuoso cubicolo

dupleG, nel senso che il vero e proprio ambiente sepolcrale fornito di un avancorpo, che reimpiega un pi; antico cubicolo di et costantiniana. +bbene, il primo ambiente, viene riconcepito e fornito di un grande lucernario, che enfatizza il nostro ambiente con una maestosa rappresentazione di quel collegio apostolico, arricchito da un gregge di ovini, che vuole esprimere la solidariet della 2hiesa e la sua potente coesione nei confronti delle eresie e, specialmente, dell'affaire ariano, che aveva messo in dubbio la consustanzialit del (adre e del &iglio. Il cubicolo vero e proprio, dopo il fortunato restauro, ha rivelato, nel soffitto, che imita un cassettonato, assai simile a quello che doveva decorare la basilica di San (aolo fuori le 'ura, voluta dai tre imperatori Teodosio, alentiniano ii e $rcadio, nell'ultimo scorcio del quarto secolo, cinque suggestivi clipei figurati. $l centro l'immagine del buon pastore, ai quattro angoli si riconoscono i busti di san (aolo / di cui si ragionA nelle pagine di questo giornale proprio lo scorso anno / quello di san (ietro, quello di sant'$ndrea e quello di san Liovanni. I quattro apostoli sono riconoscibili dai tratti fisionomici! (aolo mostra le sembianze intimidenti del pensatore pneumatico) (ietro quelle del concreto e sicuro punto di riferimento della 2hiesa romana) $ndrea quelle dell'irruenza scomposta e rude) Liovanni quelle della dolcezza e dell'amabilit. Se le immagini di (ietro e (aolo rappresentano il manifesto di quella concordia apostolorum, che, dai tempi di (apa %amaso, era diventata lo slogan di una politica religiosa, che vede nella riabilitazione dell'apostolo delle genti, un tentativo di riequilibrare le partes della 2hiesa e dell'Impero, le effigi di

$ndrea e Liovanni, che qui affiorano per la prima volta, sorprendendo tutti coloro che rimandavano quest'apparizione all'avanzato quinto secolo se non alla stagione bizantina, ci parlano di un culto allargato nei confronti degli apostoli. Tale culto doveva essere alimentato dalla circolazione delle reliquie degli apostoli e da una devozione proveniente dai pellegrinaggi praticati nei memoriali apostolici in Terra Santa. (er quanto riguarda il primo punto, non possiamo dimenticare che 2ostantino fece erigere nella capitale d'Mriente una basilica apostolorum a pianta cruciforme / che sarebbe diventata anche la sua tomba / al centro della quale, nei pressi di una sorta di grande ciborio, erano sistemate delle stele, che ricordavano proprio i dodici apostoli. $mbrogio, per quanto attiene il secondo punto, fece edificare a 'ilano una basilica apostolorum, pure a pianta cruciforme, laddove depose le reliquie degli apostoli / forse provenienti da $quileia, da 2oncordia o da -oma / in un prezioso cofanetto argenteo. 6 questo il tempo dei grandi viaggi in Terra Santa, finalizzati a frequentare le sedi delle memorie bibliche, dalle quali venivano riportate in patria i ricordi dei grandi prodigi del ecchio Testamento e dei miracoli operati dal 2risto e dagli $postoli. Se, nella maggior parte dei casi, i pellegrini riportarono dai santuari piccole ampolle in metallo o in ceramica colme d'acqua e di sabbia o medagliette devozionali, in altri casi recano nella loro memoria l'immagine dei protagonisti della storia della salvezza. Il viaggio di +geria celebre, ma altre nobildonne, rimaste anonime, o menzionate nell'epistolario di san Lirolamo, viaggiano alla volta di quei suggestivi santuari. $nche i presbiteri, i diaconi e i cristiani ordinari / sull'esempio illustre di

+lena / si posero alla ricerca di reliquie da sistemare nei monumenti dell'ecumene cristiano, all'interno di contenitori preziosi, come la celebre lipsanoteca eburnea di 3rescia, pure della fine del quarto secolo, che riproduce, tra l'altro, i clipei del 2risto e degli apostoli o l'ancor pi; famosa capsella eburnea di Samagher, riferibile, perA, gi al quinto secolo e decorata con spaccati di santuari presumibilmente romani. e, dunque, collegabile a un pellegrinaggio alla "citt santa" d'Mccidente. <a decorazione del cubicolo di Santa Tecla, quindi, si inquadra proprio in questo spirito, che si inserisce in quel filone del "culto apostolico", inventato da $mbrogio e approdato a -oma, presso le famiglie aristocratiche della citt. Sono presumibilmente le matrone, per prime, a venerare i martiri, ma anche gli apostoli, in quell'incipiente forma di monachesimo inaugurato / come si diceva / da san Lirolamo, che promosse una sorta di "ascetismo domestico", che si sviluppA attorno al palazzo della vedova 'arcella all'$ventino. 6 sintomatico che nel cubicolo di Santa Tecla sia rappresentata l'immagine di una nobile matrona, sontuosamente vestita con tunica, palla, acconciatura raffinata e preziosi gioielli, mentre mostra il rotolo della <egge, che ben conosceva, dal momento che / secondo quanto ricorda Lirolamo / alcune vedove e vergini del "circolo dell'$ventino" conoscevano i Sacri Testi in greco e in latino. <a nobildonna rappresentata assieme alla figlioletta, che si atteggia nel gesto della preghiera, mentre due santi "ancora (ietro e (aolo K# le accolgono nell'aldil, dimostrando una sorprendente confidenza con gli apostoli e i martiri, rompendo ogni forma di tab; e inaugurando una religio amicitiae tra questi cristiani eccellenti e privilegiati e i santi.

Se il resto del cubicolo accoglie altre scene bibliche "%aniele tra i leoni, (ietro che percuote la roccia, l'adorazione dei 'agi, il sacrificio di Isacco#, lo sguardo del visitatore si ferma su quelle prime immagini degli apostoli, che la defunta e1o la sua famiglia scelgono come protettori, facendo assurgere quei busti al rango di vere e proprie icone che rivelano, per la prima volta, i caratteri, le peculiarit, la psicologia dei primi seguaci di 2risto. 'a questa non l'unica scopertaS =on ci dobbiamo tanto meravigliare dell'apparizione dei busti degli apostoli nel buio di una catacomba pressoch4 sconosciuta, in un tempo, che si considera, al solito, di passaggio, di congedo della prima grande stagione cristiana, in attesa della civilt bizantina che, pi; in Mriente che in Mccidente, inventa il tipo e il culto delle icone. %obbiamo sicuramente salutare l'antichit inaspettata di queste effigi, cosE caratterizzate, cosE riconoscibili, pronte a donare le sembianze degli apostoli all'arte ravennate, con quasi un secolo di anticipo. 'a, poi, dopo il momento della meraviglia e della sorpresa, dobbiamo calare l'importantissima scoperta nell'atmosfera storica e devozionale di un frangente che conosce la conversione degli "ultimi pagani, delle aristocrazie, del senato, all'insegna di un dialogo internazionale, che vede protagonisti gli "aristocratici" (adri della 2hiesa %amaso, $mbrogio, (aolino di =ola e Lirolamo veri promotori e "direttori d'orchestra" di quel culto dei santi, che incider, connoter e segner profondamente l'ultima antichit e l'alto medioevo, con la creazione dei grandi mart5ria romani, con la dislocazione strategica dei santuari milanesi, la caratterizzazione monastica del grande centro della venerazione per il confessore &elice a 2imitile, con la

frequentazione "guidata" dei pellegrini presso le memorie bibliche in Terra Santa.


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Istituita il 0 gennaio -MN' per volont di #io I.

,e attivit! della Pontificia Commissione di Arc#eologia -acra


di Gi"va%%i Ca * Il restauro del cubicolo doppio di Santa Tecla sulla via Mstiense si inquadra in un progetto, oramai ventennale, inaugurato dai responsabili della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra per recuperare il ricco patrimonio pittorico / oltre quattrocento manifestazioni / conservato nelle catacombe romane. Mltre tre quarti delle decorazioni ad affresco sono state meticolosamente restaurate, sotto la guida attenta dei curatori della 2ommissione, che hanno acquisito esperienza attraverso un lungo percorso di esperimenti, utili ad affrontare un tipo di degrado estremamente complesso, dovuto all'alto tasso di umidit degli ambienti catacombali. Dueste operazioni, lente e onerose, hanno riconsegnato agli esperti e ai visitatori un patrimonio iconografico molto importante per ricostruire la storia della comunit cristiana di -oma. Il restauro delle pitture catacombali si inserisce coerentemente nell'attivit della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra che, come noto, fu istituita a partire da un'idea di Liovanni

3attista de -ossi, l'archeologo romano che gettA le basi scientifiche dell'archeologia cristiana, studiando e scavando le catacombe romane secondo un moderno metodo topografico, che tiene simultaneamente in considerazione fonti storiche e monumenti. Tale istituzione fu suggerita a (apa (io IH per meglio organizzare scavi, restauri e tutela del grande complesso catacombale che stava tornando alla luce sulla ia $ppia. <a notizia si diffuse il I febbraio del ?G:F, anche se l'istituzione vera e propria va riferita al 9 gennaio. =el ?JF: la 2ommissione fu dichiarata "(ontificia" da (io 0i e ne vennero particolarmente definite le competenze, ribadite, ancora di recente, nelle convenzioni tra la Santa Sede e lo Stato Italiano. %urante l'ultimo ventennio, la (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra ha ricevuto un grande impulso, sia per quanto riguarda le attivit archeologiche e conservative, eseguite secondo i pi; moderni criteri di scavo e di restauro, sia per quanto attiene l'organizzazione tecnica, documentaria e operativa, che vede impegnata una 4quipe molto giovane, ma estremamente efficiente. I responsabili della 2ommissione, durante questi ultimi anni, hanno intensificato le loro attivit per adeguare i monumenti e le strutture di accoglienza al cospicuo incremento di visitatori. =ell'ambito di questi interventi, si sono stabiliti proficui rapporti con le istituzioni preposte alla salvaguardia dei monumenti dello Stato Italiano, prima tra tutte la Soprintendenza $rcheologica di -oma. 'a altri contatti, sempre estremamente positivi, sono stati istituiti con il 2omune di -oma, con l'Istituto 2entrale del -estauro, con il 'inistero per i 3eni e le $ttivit 2ulturali, con il

2onsiglio +uropeo per il (atrimonio, con i 2omuni e le %iocesi d'Italia. Importanti indagini archeologiche, si sono svolte anche nel sopratterra delle catacombe, con la concessione del 'inistero italiano per i 3eni e le attivit culturali. Secondo questa prassi, sono state indagate la basilica di (apa 'arco nel comprensorio callistiano, la basilica di Santa 'ustiola a 2hiusi, la basilica di illa San &austino a 2hiusi, la basilica di San Ilario a almontone. $ltre importanti indagini archeologiche si sono svolte nelle catacombe romane. Sono stati inoltre scavati, studiati e restaurati molti monumenti del <azio, tra cui le catacombe di Potico sulla via <abicana, di Santa ittoria a 'onteleone Sabino, di Santa 2ristina a 3olsena, di Santa Teodora a -ignano &laminio, di San Senatore ad $lbano <aziale, di -oma ecchia agli $cquedotti di (aliano. $lcuni scavi sistematici si sono svolti, infine, nelle catacombe di (ianosa e in quelle di (orta d'Mssuna a (alermo. 'a le attivit della 2ommissione si sono concentrate in modo particolare nel settore del restauro degli affreschi. Lli interventi hanno interessato specialmente le catacombe romane e, segnatamente, quelle di (riscilla) dei Santi (ietro e 'arcellino) di via %ino 2ompagni) di (onziano) di Lenerosa) di (retestato) di San 2allisto) di San Sebastiano) dell'$rdeatina) di %omitilla) di 2hiaraviglio) nell'ipogeo degli $ureli e nelle catacombe dei Liordani. Tutte queste attivit hanno contribuito a recuperare e a conoscere in maniera pi; approfondita le catacombe cristiane d'Italia, ma, nello stesso tempo, hanno permesso di valorizzare un patrimonio

culturale e religioso che, rappresenta una testimonianza eloquente e significativa del cristianesimo delle origini.

<'Italia ricca di biblioteche ecclesiastiche) si va dalle antichissime biblioteche capitolari che conservano codici e documenti rari e pregiati, alle moderne biblioteche delle (ontificie >niversit romane, dotate di migliaia di volumi e delle pi; sofisticate tecniche informatiche) dalle biblioteche monastiche a quelle parrocchiali. >n tesoro che l'$ssociazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani "$bei# / presieduta da monsignor 'ichele (ennisi, vescovo di (iazza $rmerina / si propone l'obiettivo di valorizzare. Se ne parler anche quest'anno durante il tradizionale convegno di studio in occasione dell'assemblea dei soci, che si svolger a 2hieti dal FF al F@ giugno. Tra i pi; importanti temi affrontati la ricerca di una uniformazione dei cataloghi per soggetto in campo religioso! un modo per superare le diversit che gli utenti incontrano nelle loro ricerche e armonizzare i criteri della catalogazione per materie. $ll'apertura dei lavori verr presentato il quarto volume di !colit "sigla che sta per $utori cattolici e opere liturgiche# che l'$bei sta redigendo, un elenco di tutte le possibili denominazioni di persone, enti, opere rientranti nel campo religioso, dedicato ai (adri della 2hiesa e agli scrittori ecclesiastici occidentali fino al 0ii secolo) un volume ponderoso "?.@88 pagine#, costato cinque anni di lavoro. 6 in preparazione la parte riguardante i santi e i beati.

Utopia e societ nel mondo antico

.all'et! dell'oro al realismo cristiano


di Giu#(44( Z($$5i%i Z<'Utopia di san Tommaso 'oro inaugura in pieno rinascimento "?:?9# la moderna letteratura dedicata a immaginare mondi e modelli perfetti, forse non realizzabili, ma a cui riferirsi nei nostri progetti terreni! lo fa coniando un termine greco, che significa "non luogo". 'a la cultura antica ebbe una visione utopistica della realt, segnatamente di quella politica, ed ebbe una produzione letteraria corrispondenteK <'attualit di questa domanda confermata da un volume curato da 'aria Teresa Schettino e 2hiara 2arsana su Utopia e utopie nel pensiero storico antico "-oma, F88G#, che stato oggetto di un seminario alla Sorbona nel dicembre F88J e a cui si riallacciano queste mie osservazioni. I greci sapevano che la costituzione perfetta secondo natura era quella monarchica) secondo Isocrate c'era stata un

tempo ad $tene una costituzione democratico/moderata quasi perfetta, quella di Solone, destinata perA a non tornare pi;, oppure una mitica "costituzione patria" posta in un passato indeterminato) (olibio invece identificava in quella achea la costituzione democratico/moderata quasi perfetta, ma sapeva anche che ogni costituzione corruttibile nel tempo) incorruttibile poteva essere immaginata solo una costituzione mista, che riunisse le virt; di quelle monarchica, aristocratica e democratica! per %icearco di 'essene quella di Sparta si avvicinava a questo ideale e per $ristotele alcuni suoi tratti si coglievano nella costituzione di un popolo barbaro, i cartaginesi, ma una sua vera attuazione concreta non si era mai verificata. <a sorprendente realizzazione di questa utopia della costituzione mista e quindi perfetta era stata infine trovata da (olibio presso altri barbari, i romani. $lla meraviglia subentrA perA il dubbio, alimentato dai romani stessi, 2atone su tutti! la lu0uria, noi diremmo il consumismo, era in grado di corrompere ogni tipo di societ. Silla cercA di restaurare la costituzione aristocratica vigente / si favoleggiava / ai primi tempi della repubblica, diede in realt a -oma una costituzione di quel tipo, ma la cruda realt delle guerre civili la spazzA via! 2icerone ne resta il cantore nostalgico, mentre un secolo e mezzo dopo, Tacito pi; semplicemente non crede pi; a nessuna utopia "costituzionale". Tuttavia nello stesso periodo "primo e secondo secolo# l'utopia "costituzionale" diventa realt per le 4lites dell'Mriente romano! un prestigioso retore come %ione di (rusa delinea una costituzione mista come collaborazione tra l'imperatore e le 4lites intellettuali, +lio $ristide la d per acquisita, il grande storico e senatore bitinico 2assio %ione la ripresenta a Settimio Severo

come l'attuazione della costituzione perfetta. In effetti questo equilibrio di poteri tra imperatore, senato e 4lites provinciali la soluzione ideale per i notabili orientali, che nel frattempo sono stati ammessi al senato e vi si mescolano coi patres. =ell'alto impero, accanto a queste utopie politiche, che sono conservatrici ed elitarie, di ambiente senatorio, affiora un altro tipo di utopia, che definirei "sociale" o "privata"! essa sogna viaggi in altri mondi, oltre la mitica Tule "$ntonio %iogene# o addirittura sulla <una o negli abissi dell'oceano "<uciano#, a cercarvi salute, longevit, ricchezza) un'et cosE politicamente stabile che la politica "ciA che si ha gi", ma che non elimina i mali del mondo "cosE ancora <uciano nel Menippo#, mentre le aspirazioni dell'uomo si volgono altrove. <a tarda antichit segna il grande ritorno dell'utopia in tutte le sue accezioni. <'Historia !ugusta alla fine del iv secolo delinea il grande progetto della conquista del mondo intero "India, 2ina ed +tiopia, cio $frica, comprese# da parte degli invincibili eserciti di -oma! allora, in un mondo finalmente pacificato, senza nemici, non ci sar pi; bisogno di soldati, che potranno darsi al lavoro nei campi) alla fine, dopo un regno felice un imperatore ultracentenario morir senza figli! questa morte il segno della benevolenza degli dei e della loro volont che il governo del mondo ritorni al suo legittimo proprietario, il senato di -oma! questo sar l'inizio di una nuova et dell'oro. Duesta visione, del tutto utopica per noi, ma non tale per il senatorio autore dell'Historia !ugusta, rientra ancora nel quadro politico/costituzionale, che di questi ambienti proprio) perA le si affianca qui anche l'utopia militare, laddove si prefigura la conquista del mondo. >topia militare e utopia letteraria si

fondono invece in un altro testo coevo, Sulle genti dell'India e i *rahmani, che fu scritto forse verso il 7?@ dal vescovo (alladio di +lenopoli, fu tradotto in latino "la traduzione fu attribuita a sant'$mbrogio, peraltro morto gi nel @JI# e divenne un autentico bestseller dell'epoca. Dui gli abitanti dell'India manifestano il loro terrore davanti alla prospettiva di essere invasi dagli eserciti dell'onnipotente imperatore di -oma! ora, nel pieno delle invasioni barbariche affermazioni di questo genere rivelano un grado di utopismo davvero drammatico. >topia costituzionale, esotico/letteraria, militare! la tarda antichit feconda di utopie, come in tutti i tempi di crisi e nostalgia, ma anche il tempo in cui l'utopia viene negata e superata. Duando sant'$gostino nella 4itt di 3io immagina una Lerusalemme celeste, che riunisce parecchi aspetti dell'antica utopia / dislocazione nell'al di l, vita eterna, felicit perenne / e le oppone l'al di qua, la citt degli uomini, egli non afferma un'utopia, ma l'unica vera realt, di fronte alla quale questo mondo il prodotto di una dimensione spazio/temporale effimera, mentre ciA che potrebbe parere utopico "la 2itt di %io# vive in una dimensione ben pi; reale della nostra, perch4 eterna. Se l'utopia diventa realt, a che serve l'utopiaK 2erto, il genere utopico e la tensione verso l'utopia non cessano col cristianesimo, come ci ha mostrato Tommaso 'oro / o anche, con qualche riserva, 2ampanella / e come ci confermano i commoventi sforzi di realizzare la citt ideale sulla terra, dalla Theopolis gallica di 2laudio (ostumo %ardano, un amico di sant'$gostino, alle reducciones gesuitiche nell'$merica meridionale del H Iii secolo) tuttavia credo che il realismo

cristiano possa e debba costituire l'antidoto a ogni tentazione utopistica.


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Elogio del sacerdozio firmato )rancesco d'!ssisi

Quel testamento c#e non si cita mai


#ubblichiamo alcuni stralci del libro %io nelle nostre mani. <ettera di &rancesco sul sacerdozio e l'+ucarestia +!ssisi" Edizioni #orziuncola" ',-," pagine ('" euro (2& di Ma $" Guida #ontificia Universit !ntonianum =ella primavera del ?FF9 frate &rancesco a Siena, dove le sue condizioni di salute si fanno sempre pi; gravi. I frati temono che la morte del loro fratello e padre sia ormai imminente. 2osE chiedono a &rancesco di lasciare loro un memoriale della sua volont, che questi prontamente detta a un frate sacerdote! "Scrivi che benedico tutti i miei frati, che sono in questa -eligione e quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo "...# + siccome a motivo della debolezza e per la sofferenza della malattia non posso parlare, brevemente manifesto ai miei frati la mia volont in queste tre parole, e cio! in segno e memoria della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino gli uni gli altri, sempre amino e osservino nostra signora la santa povert, e

sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre 2hiesa". $ll'amore vicendevole e all'amore per la signora santa povert / cardini della sua esperienza cristiana / &rancesco unisce indissolubilmente la fedelt e la sottomissione ai prelati e a tutti i chierici della santa madre 2hiesa, quale garanzia e condizione per vivere cattolicamente la comunione fraterna e la povert. =on irrilevante che &rancesco, prossimo alla morte, ribadisca e ricordi ai frati questa priorit. <a sua salute sembra ristabilirsi, ma l'appuntamento con "sorella morte" giunge nell'autunno dello stesso anno. 2osE al Testamento di Siena, breve ed essenziale, &rancesco puA aggiungere e dettare per i suoi frati un ampio e pensato Testamento nel quale ripercorre la sua esperienza cristiana, e che definisce "un ricordo, un'ammonizione, un'esortazione e il mio testamento" "Testamento, @7# ricordo della sua conversione e della nascita della fraternit, ammonizione a non allontanarsi dalla vocazione ricevuta dal Signore, esortazione a vivere la vita e la -egola evangelica in piena comunione con la 2hiesa. $nche in questa occasione &rancesco ricorda la sua fede e sottomissione ai chierici perch4 anche i suoi frati facciano lo stesso! "(oi il Signore mi dette e mi d una cosE grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa 2hiesa -omana, a motivo del loro ordine, che se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. + se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e trovassi dei sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano non voglio predicare contro la loro volont. + questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio considerare in loro il peccato, poich4 in essi io discerno il &iglio di %io e sono miei signori. + faccio questo perch4 dello stesso

altissimo &iglio di %io nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo, che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri" "Testamento, 9/ ?8#. 6 l'eucaristia il motivo della grande fede di &rancesco nei sacerdoti, lo stupore del suo cuore e dei suoi occhi nel contemplare il &iglio di %io presente nel pane e nel vino consacrati. 2osE si esprime nella !mmonizione sul 2orpo del Signore! "(erciA! &igli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuoreK "Salmi, 7, @#. (erch4 non conoscete la verit e non credete nel &iglio di %ioK "cfr. >iovanni, J, @:#. +cco, ogni giorno egli si umilia "cfr. )ilippesi, F, G#, come quando dalla sede regale "Sapienza, ?G, ?:# discese nel grembo della ergine) ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile) ogni giorno discende dal seno del (adre "cfr. >iovanni, ?, ?G# sull'altare nelle mani del sacerdote" "!mmonizione, ?, ?7/?G#. 6 questa la ragione per cui &rancesco rivolgendo ai frati un'altra !mmonizione li esorta a onorare i chierici! "3eato il servo di %io che ha fede nei chierici che vivono rettamente secondo la forma della santa 2hiesa romana. + guai a coloro che li disprezzano) quand'anche infatti siano

peccatori, tuttavia nessuno li deve giudicare, poich4 il Signore in persona riserva solo a se stesso il diritto di giudicarli. Infatti, quanto maggiore di ogni altro il ministero che essi svolgono riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Les; 2risto, che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri, cosE quelli che peccano contro di loro hanno un peccato tanto pi; grande, che se peccassero contro tutti gli altri uomini di questo mondo" "!mmonizione, F9, ?/7#. <e affermazioni di &rancesco sono un'attestazione chiara e decisa della sua estraneit alle posizioni dei movimenti ereticali del tempo ostili ai chierici che vivevano nel peccato e vuole che i fedeli, imparando dal suo esempio e da quello dei suoi frati, abbiano venerazione per i chierici ministri dell'eucaristia! "%obbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare riverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l'ufficio e l'amministrazione del santissimo corpo e sangue di 2risto, che essi sacrificano sull'altare e ricevono e amministrano agli altri. + tutti dobbiamo sapere fermamente che nessuno puA essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Les; 2risto, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. +d essi soli debbono esserne ministri e non altri" "Lettera ai fedeli, F, @@/@:#. =egli ultimi anni della sua vita &rancesco, gravato dal peso delle malattie e non potendo pi; raggiungere i frati e i fedeli per predicare loro e incontrarli di persona, intensifica il suo apostolato epistolare "alla parola scritta riconosceva una grande importanza, contrariamente a quanto si crede#. Scrive ai fedeli e scrive ancor pi; ai frati. $ loro radunati in 2apitolo / l'incontro che annualmente si teneva alla (orziuncola in occasione della

(entecoste / invia una lettera nella quale scrive parole di accorata intensit e partecipazione, rivolgendosi soprattutto a coloro che nella fraternit sono anche sacerdoti! "(rego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell'$ltissimo, che quando vorranno celebrare la 'essa, puri e con purezza compiano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Les; 2risto, con intenzione santa e monda, non per motivi terreni, n4 per timore o amore di alcun uomo, come se dovessero piacere agli uomini "cfr. Efesini, 9, 9) 4olossesi, @, FF#" "Lettera a tutto l'Jrdine, ?7#. &rancesco non solo vuole che i suoi frati venerino i sacerdoti a motivo del loro ministero, ma che gli stessi frati sacerdoti siano santi e abbiano in grande venerazione il corpo e sangue del Signore di cui sono ministri e servi! "$scoltate, fratelli miei. Se la beata ergine cosE onorata, come giusto, perch4 lo portA nel suo santissimo grembo) se il 3attista tremA di gioia e non osA toccare il capo santo del Signore) se venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo) quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca e offre agli altri perch4 ne mangino, <ui non gi morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo "- #ietro, ?, ?F#S" "Lettera a tutto l'Jrdine, F?/FF#. &rancesco esige che i suoi frati sacerdoti siano santi giusti e degni di toccare con le proprie mani il corpo del Signore. +d questo contatto diretto, materiale, delle mani con l'eucaristia che suscita in &rancesco l'atteggiamento di venerazione per i chierici di cui le antiche fonti biografiche ci danno notizia. Tommaso da 2elano negli anni ?F79/?F7I scrive che &rancesco "voleva che si dimostrasse grande riverenza alle

mani del sacerdote, perch4 a esse stato conferito il potere di consacrare questo sacramento. %iceva spesso! "Se mi capitasse di incontrare insieme un santo che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il sacerdote e correrei a baciargli le mani. %irei infatti! MhS $spetta, san <orenzo, perch4 le mani di costui toccano il erbo della vita "cfr. - >iovanni, ?, ?# e possiedono un potere sovrumanoS" "Tommaso da 2elano, Memoriale nel desiderio dell'anima, F8?#. &rancesco non si limita a esortare e ammonire solo i sacerdoti del suo Mrdine, ma, quale vero dispensatore dei doni ricevuti dal Signore, vuole che a tutti i chierici giunga la sua convinta esortazione attraverso i suoi scritti, o attraverso alcuni fratelli da lui incaricati.

,a novit! della pace costantiniana


#er il conferimento del dottorato 7honoris causa7 il cardinale bibliotecario e archivista di Santa %omana 4hiesa ha preparato una lectio magistralis di cui diamo ampi stralci& di Ra''a(l( Fa i%a %a un anno circa sono iniziati i preparativi per le celebrazioni dei ?I88 anni dalla promulgazione del cosiddetto +ditto di 'ilano del febbraio del @?@. $ltri due anniversari sono gi stati celebrati, per citare gli eventi pi; significativi! nel F889 quello di XorC per la proclamazione di 2ostantino imperatore $ugusto nel @89, e nel F88I quello di Treviri per la nomina a 2esare del medesimo. Tali manifestazioni hanno richiamato l'attenzione dei media e delle istituzioni scientifiche e culturali su quella che rimane pur sempre una figura controversa, l'imperatore 2ostantino il Lrande.

Su tale personaggio si possono in genere ritenere acquisiti i punti fondamentali di quella che stata la sua storia, la vita, l'azione, le scelte politiche e religiose, nel periodo che va dal @89, l'inizio dell'ascesa al potere, fino al @@I, la data della sua morte. Tale ristretto spazio di tempo stato, a giusta ragione, definito "epoca costantiniana", per i cambiamenti verificatisi, la pregnanza di essi e le conseguenze nello spazio e nel tempo in riferimento alla persona dell'imperatore 2ostantino. +gli viene ritenuto dai contemporanei e dai posteri il primo imperatore cristiano e fu onorato nella storia, a breve distanza dalla sua scomparsa, con il titolo di Lrande. Duanto al titolo di Lrande questo gli stato dato, in qualche maniera, gi dai suoi contemporanei. Il panegirista del @?@ lo definisce maGimus imperator, 4onstantinus maGimus "#anegirici latini, J, F9, :) ?8, @, ?#. + (rassagora di $tene, storico pagano contemporaneo di 2ostantino, stato, a

dire di &ozio, il primo a dare questo titolo all'imperatore, in un panegirico tenuto dopo la vittoria su <icinio, nel @F7. 6 da notare come dal @F: in poi l'imperatore viene raffigurato nella monetazione non pi; con la corona d'alloro, come i suoi figli, ma con il diadema. +usebio conferma l'uso della porpora e del diadema da parte dell'imperatore nella descrizione della salma esposta dopo la sua morte. <a pi; incisiva epigrafe della grandezza dell'imperatore nella considerazione dei contemporanei fu espressa dal panegirista =azario nel discorso, tenuto a -oma per il quinquennale dei figli di 2ostantino, 2rispo 2esare e 2ostantino ii 2esare! Una demum 4onstantini oblivio est humani generis occasus. 2onsideriamo ora 2ostantino e la sua ideologia della pace. So che il termine ideologia ambiguo. Il mio uso strumentale al discorso che sto per fare. Intendo con esso l'intuizione di un progetto) progetto, in questo caso, di una pacificazione universale che si va precisando mano a mano che esso viene realizzato e che potr essere definito nel momento stesso in cui sar completato e non sar pi; un progetto ma una realt. <'idea di pace nel I secolo fa riferimento all'organizzazione generale del mondo in quel tempo. <'organizzazione della pace, allora, anzich4 essere una sovrastruttura dell'ordinamento internazionale, come possiamo pensarla oggi, era compito e prerogativa dell'impero -omano, al quale, per il suo carattere etico e religioso, si pensava fossero affidate le sorti dell'umanit intera. <'idea di pace si era evoluta fino ad assumere, in quel tempo, il significato vasto e generale di eliminazione di ogni contrasto violento interno ed esterno. =ella concezione poi dell'investitura divina del potere imperiale

"l'imperatore considerato come vicarius 3ei#, la pace e la concordia che dovevano regnare nel mondo erano frutto di un ordine che proveniva dall'alto, ai sudditi attraverso gli imperatori, agli imperatori dalla divinit. I gruppi di porfido della facciata della basilica di San 'arco a enezia e dei 'usei aticani, che raffigurano i quattro principi "%iocleziano, 'assimiano, 2ostanzo e Lalerio# abbracciati insieme unum in %empublicam sentientes, rappresentano tangibilmente l'immagine della "concordia" imperiale, sulla quale era fondata l'unit dell'impero e la pace nel mondo, riflesso della concordia fra gli dei, esempio dell'unit dell'impero e suo simbolo. "(ace e concordia / ha scritto 3runo (aradisi / fondatrici dell'unit, erano in tal modo divenute piuttosto la conseguenza di un ordine predeterminato, che non la causa esse stesse di quella unit". 2ompletava questa concezione l'idea che l'unit, l'eternit e l'universalit fossero qualit inseparabili dell'impero. %agli scritti e dalla politica di 2ostantino risultano evidenti alcune caratteristiche che determinano l'ideologia della pace. <a pace ha una data, il @F7, e si configura come "assenza di guerra", interna ed esterna, con la conseguenza dell'unificazione dell'impero e la sicurezza dei confini. Idealmente la securitas, che la parte visibile della pace, garantisce la continuit e come tale viene definita perpetua! securitas perpetua& Mggettivamente perA l'assenza della guerra, altrimenti detta "pace negativa", indica una situazione molto vicina a quella che noi chiameremmo oggi una lunga tregua. >na tale situazione comporta all'interno l'esercizio della tolleranza, ma non oltre un certo limite e lasciando sempre uno spazio al privilegio. <a religione cristiana viene coinvolta in tale progetto e talvolta ne occupa lo spazio privilegiato.

<'imperatore, come vicarius 3ei e primo responsabile, ne il protagonista con tutte le sue titolarit di propagator imperii, victor, e via dicendo, e l'elenco delle virt; da praticare! pietas" iustitia" clementia" providentia" philantropia" megalops5chia" moderatio" indulgentia, che rendono degno l'imperatore del suo incarico e producono come effetto securitas" tran;uillitas" hilaritas" paG& Infine le "opere del regime", il cerimoniale di corte, la propaganda "la panegiristica e la monetazione# sono espressione / almeno erano intese cosE a quel tempo / della prosperit, segno questo della benevolenza divina ed effetto della pace. Si possono ricordare la costruzione della nuova capitale 2ostantinopoli, la costruzione di edifici pubblici, le basiliche cristiane, gli archi di trionfo. >na chiesa della Santa (ace fu costruita a 2ostantinopoli, in corrispondenza "concorrenzaK# con l'ara pacis di $ugusto a -oma. Duesta paG illa sanctissimae fraternitatis prima di tutto un dono interiore di %io / riporto qui dagli scritti di 2ostantino e da citazioni in +usebio di 2esarea / e poi un suo comandamento, un dovere nei riguardi della legge divina, di custodirla, la pace, e di ricomporla non appena si sia in qualche modo incrinata. +ssa il desiderio primo dell'imperatore, il senso della sua azione nei riguardi della 2hiesa "anche, se il caso, con l'aiuto dell'imposizione delle tasse#. <a fede, la pace e la concordia "pDstis, eir6ne, homBnoia# sono come l'aria vitale del popolo di %io. <'impero stesso ne trae sicuro giovamento. 6 perciA del tutto incomprensibile compromettere un tale incomparabile dono in una lotta per il dogma. =aturalmente, leggendo tante espressioni di preoccupazione per la pace della 2hiesa "e dell'impero#, ci si

domanda quanto di convinzione religiosa e quanto di responsabilit "calcoloK# politica vi fossero nell'imperatore. >n punto di soluzione a questo problema, tipico del nostro tempo, sta nel fatto che, nella mentalit di quel tempo, e specificamente in quella di 2ostantino, c'era sE una distinzione di piani "religioso e politico#, ma non di ambiti in cui si esercitava l'unico potere politico/religioso. + ciA per una ragione pi; profonda, come fa giustamente notare %Vrries. <e parole, le espressioni all6lon filDa, s5mphonDa, agpe, eir6ne e homBnoia indicano quella paG fraternitatis" che non nient'altro che l'amore fraterno cristiano, e che, pur nell'approssimazione di una Soldatenglaube "Oosef ogt#" come quella di 2ostantino, rimane tuttavia qualcosa di completamente nuovo e diverso.

Il linguaggio dei gesti e dei segni nell'iconografia paleocristiana

n battaglia a braccia distese e mani aperte


di Fab i!i" Bi#$"%&i Il repertorio dei gesti assunti dai personaggi, che animano le scene della pi; antica

arte cristiana, assume un significato di estrema importanza per l'interpretazione degli episodi e delle figure simboliche, che si affacciano sullo scenario iconografico tardoantico. 6 vero che il linguaggio dei gesti e degli atteggiamenti aveva sempre rivestito un ruolo di rilievo nelle manifestazioni figurative antiche, ma anche vero che in tali espressioni artistiche, complicate dalla convergenza di molti altri elementi, sia per quanto attiene il vero e proprio apparato figurativo, sia per quel che riguarda l'ambientazione, intesa come assieme di attributi pi; o meno complementari, i gesti assurgono a un livello di secondaria importanza, per l'interpretazione globale della scena. =elle prime manifestazioni iconografiche cristiane, invece, quando le scene mostrano un accelerato impoverimento delle presenze figurative, si acuisce il significato delle pose, degli atteggiamenti e dei gesti, talch4 alcuni di essi denunciano immediatamente un'evidente ventaglio di significati. In questo contesto puA essere collocata una gamma di gesti/base, come quelli che ruotano attorno all'orbita filosofica che vedono i saggi e i santi levare le braccia nel gesto dell'adlocutio o sorreggere la virga, per potenziare la forza taumaturgica di questi personaggi eccezionali. $ltri gesti denunciano un'ascendenza diretta dal patrimonio iconografico classico, come quello che comporta una mano sollevata all'altezza del mento, in atteggiamento altamente riflessivo, per indicare l'humor melanconicus, che la letteratura attribuisce agli eroi della tragedia e della mitologia come 'edea ed +racle. +bbene, nell'arte paleocristiana, tale gesto pare significare una presa di coscienza nei confronti di un destino infausto. (er questo

assumono l'atteggiamento melanconico alcune figure che si concentrano verso un futuro tormentato, come quello di (ietro nell'episodio della negazione, dei protoparenti dopo il peccato, di Liuseppe e 'aria nella scena di nativit, di Isacco nel momento del sacrificio, di (ilato in occasione del giudizio. >n significato polivalente assume, infine, il gesto dell'impositio manuum che serve a indicare l'accusa, la benedizione, la guarigione e la grazia del battesimo. 'a il gesto pi; diffuso nell'arte cristiana delle origini quello comunemente conosciuto come l'atteggiamento di orante, nel quale si intravede una continuit tra la posizione assunta dalla personificazione pagana della pietas e la condizione cristiana della preghiera. =ei coni monetali di epoca romana, infatti, appare spesso una figura femminile in atteggiamento di orante, commentata dalle legende! vota publica" pietas" pietas publica" pietas !ugustae" pietas !ugustorum& <a figura appare con le mani levate all'altezza del petto, in un atto di virtuale proposizione verso un interlocutore, collegandosi al concetto pi; intimo della pietas, che pone l'uomo nella condizione di adempiere ai propri doveri nei confronti dei genitori, dei figli, della famiglia, della gens, della razza. Duesta virt; si dirige verso due diverse vie interpretative, ossia verso i componenti della famiglia in vita, ma anche verso i defunti, verso i parentes, nei confronti dei quali si praticavano veri e propri atti cultuali. + poich4 gli dei romani erano considerati un po' i parentes della patria, la devozione nei loro confronti veniva intesa proprio come l'espressione della pietas. =e consegue un reciproco rapporto tra imperatore e popolo! mentre il primo, come pater patriae, riceveva una forma di

rispetto e devozione, il secondo riconosceva al sovrano l'appellativo di pius, che si estendeva anche agli altri componenti della famiglia imperiale. Insomma, il termine pietas riunisce due vie significative difficilmente conciliabili! da una parte emerge la pietas adversus deos, secondo la formula ciceroniana, dall'altra, possiamo intravedere la pietas erga homines, nel senso pi; ampio del termine, che include i concetti di rispetto, devozione e piet. 'entre, in epoca molto antica, la componente umana prevale su quella cultuale, in et imperiale le due componenti sembrano combinarsi, come dimostra la monetazione, dove la pietas assume l'atteggiamento solenne del voto, dell'impegno, del giuramento, della promessa. =ella cultura figurativa paleocristiana, il gesto dell'orante appare come la posizione pi; naturale che l'uomo assume nel momento della preghiera, quasi a instaurare un intenso rapporto con il Signore. Duesta urgente interpretazione proviene direttamente da alcuni luoghi veterotestamentari! "Duando 'os alzava le mani Israele era pi; forte, ma quando le lasciava cadere era pi; forte $maleC " "Esodo, ?I, ??#) "Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani verso %io nei cieli" "Lamentazioni, @, 7?#) "$lzerA le mani verso i tuoi precetti che amo, mediterA le tue leggi "Salmi, ??G, 7G#) "2ome incenso salga la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera" "Salmi, ?78, F#! "Tutto il giorno ti ho chiamato, o Signore, verso di te protendo le mie mani" "Salmi, ?@G, ?8#) ",o teso le mani ogni giorno a un popolo ribelle" "Isaia, 9:, F#. $nche nella letteratura romana si desume che il gesto fosse

utilizzato nella preghiera, a cominciare da 2atullo, il quale riferisce che a 2alvo, accusato di broglio elettorale, non rimane che rivolgersi agli dei, levando loro le mani "4armina, :@, 7/:#) irgilio, nell'ambito del racconto della tragica fine di Troia narrata da +nea a %idone, ricorda che $nchise, accingendosi a pregare Liove, levA gli occhi pieni di speranza verso le stelle e tese le mani al cielo "Eneide, ii, 9GI# e ancora nell'+neide "vi, @?7#, le anime, che attendevano di essere traghettate da 2aronte, levano le mani in segno di preghiera) 2icerone, infine, attesta di elevare le mani anche in occasione di preghiera rivolta ad altri uomini "Epistulae ad familiares, vii, :#. Il gesto delle mani levate compare, nel corso del iii secolo, nei cosiddetti sarcofagi criptocristiani e nelle pitture delle catacombe, interessando alcune immagini maschili e femminili, assieme a figure di filosofi, pescatori e pastori. %a quel momento, il gesto interessA i personaggi pi; diversi! quelli veterotestamentari "fanciulli nella fornace, %aniele tra i leoni, =o nell'arca, Susanna tra i vecchioni# per indicare la salvezza gi avvenuta) quelli neotestamentari "il cieco, il lebbroso#) quelli dei defunti, dei martiri e dei santi, per rendere il concetto della condizione beatifica, di ricongiunzione alla grazia divina, dopo il peccato. (ian piano, il gesto assume un

significato simbolico, allontanandosi dal concetto stretto di preghiera per approdare alla manifestazione della felicit nella pace divina e nella beatitudine celeste. =on possiamo, comunque, allontanarci completamente dall'idea della preghiera, che nutre il significato fondamentale dell'atto in riferimento speciale a quella preghiera continua che, per il cristiano, non finisce in terra, ma perdura anche nell'aldil e che si era iniziata con il battesimo! da quel momento l'uomo, coerente alle sue promesse e fedele al consiglio di (aolo "- Tessalonicesi" :, ?I#, canta incessantemente, senza mai interrompersi, la gloria di %io. Tale interpretazione sostenuta dalle fonti patristiche, anticipate da un altro eloquente luogo paolino! " oglio, dunque, che gli uomini preghino dovunque si trovino, alzando le mani pure, senza ire e senza contese "- Timoteo, F, G#, mentre 2lemente di -oma nella sua lettera ai 2orinzi puntualizza! "$vviciniamoci a <ui nella santit dell'anima, alzando le mani pure e senza macchia" "FJ, ?#. $ncora pi; precisa appare la testimonianza di 'inucio &elice, che, tra l'altro, farebbe intuire la perfetta identit di atteggiamento tra pagani e cristiani "Jctavius, ?J#, mentre Tertulliano tiene a precisare! os" vero" non attollimus tantum" sed etiam eGpandimus manus "3e oratione, ?9, ?#. Mltre a Mrigene e a Tertulliano / che dedicarono opere specifiche alla preghiera / si riferiscono al gesto $mbrogio, Ireneo, Ippolito di -oma, 2lemente $lessandrino e 2ipriano. %all'esame di questi testi risulta sostanzialmente che il gesto ha, innanzi tutto, un significato antropologico, nel senso che l'elevazione delle mani esprime la tensione di tutto l'essere umano verso %io, collegando il singolo fedele all'opera

redentrice del 2risto, dal momento che riproduce la posizione assunta dal Salvatore sulla croce.

Sant'!mbrogio confessore misericordioso

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di I%"# Bi''i Secondo sant'$mbrogio il 2risto misericordioso o la misericordia che da lui proviene il motivo per cui %io ha creato il mondo e particolarmente ha creato l'uomo. Il perd ono la prima e

l'ultima parola del mondo e della sua storia. %i conseguenza, ai suoi occhi il peccato non ha la competenza di decidere e di riuscire, ed gi, in certo modo, preventivamente perdonato e sciolto. $nzi! esso stesso ha una sua positivit, servendo per l'esaltazione dell'opera autentica cui %io mirava, che non la creazione, bensE la redenzione, incomparabilmente pi; stupenda. (i; di tutti gli altri (adri della 2hiesa egli ha sentito la potenza della grazia che ricrea e per la quale la colpa si dissolve. +gli ha scritto! "%ove si tratta di elargire la grazia, l 2risto presente) quando si deve esercitare il rigore, sono presenti solo i ministri, ma 2risto e assente" "3e !braham, i, 9, :8#. Il 2risto di $mbrogio specialmente il medico, che cura le ferite dell'anima. +gli cosE faceva pregare <evi! "-ecidi, Signore Les;, con la tua spada affilata quanto in me corrotto a causa dei miei peccati. +limina tutto ciA che guasto, mentre ancora mi tieni avvinto con le catene dell'amore". + riconosce! "$nch'io ero piagato dalle passioni! ho trovato un medico, che abita in cielo ed effonde la sua medicina sulla terra! egli solo puA risanare le mie ferite, perch4 non ne ha di proprie. +gli solo puA cancellare il dolore del cuore, il pallore

dell'anima, poich4 conosce i mali nascosti" "EGpositio evangelii secundum Lucam, v, FI#. "Scopri al medico / esorta il vescovo / la tua ferita, per poter guarire. $nche se non la mostri, egli la conosce, e tuttavia attende di sentire la sua voce. 2ancella le tue cicatrici con le lacrime! cosE la donna nel vangelo cancellA il suo peccato e allontanA il fetore delle sue colpe" "3e paenitentia, ii, 99/9I#. Il 2risto che sant'$mbrogio si compiace di rievocare il 2risto che guarda (ietro e ne riempie gli occhi di pianto salutare. $mbrogio non esita a confessarsi, quando pensa allo sguardo del Signore, sommamente e continuamente desiderato / ad affascinarlo, di 2risto, particolarmente lo sguardo / e non difficile immaginare la sua conversione come un'esperienza intensa di questa carit misericordiosa, che trasfonder nei suoi inni, perch4 i suoi fedeli la imprimano nella memoria e nel cuore. + con la figura di (ietro in lacrime, a fissare l'ammirata considerazione di sant'$mbrogio quella del ladro che, morendo perdonato, passa in un attimo nella vita e nel regno, dal momento che "la vita consiste nell'essere con 2risto, poich4 dove c' 2risto, l c' il regno" "EGpositio evangelii secundum Lucam, 0, ?F?#. 2anta nell'inno pasquale "Hic est dies verus 3ei#! "$gli smarriti %io ridonA la fede) ridiede luce, con la vista, ai ciechi. 2hi

sar ancora oppresso da timore dopo il perdono al ladroK Duesti mutA la sua croce in un premio, Les; acquistando con rapida fede) cosE, giustificato, arrivA primo nel regno di %io. (ersino gli angeli ne stupiscono, contemplando lo strazio delle membra, e, tutto stringendosi a 2risto, il reo carpire la vita beata". Il seguito tutto un canto all'onnipotenza e alla riuscita della misericordia! "2he c' di pi; sublimeK 2erca la grazia la colpa "...# dall'amore vinta la paura, la morte ci ridona a vita nuova". <a conclusione l'annientamento della morte, la sola a perire nella salvezza universale. <a visione cristiana e pastorale di $mbrogio, per il quale il Signore Les; si fa trovare anche da chi terribilmente ritarda, non ha nulla di deprimente! la sua concezione cristiana rasserena e infonde fiducia, proprio perch4 tutta affidata alla tanta pietas del Signore Les; "Epistula iii, ?8#. 'a il testo pi; stupefacente e pi; rivelatore della teologia di $mbrogio sulla misericordia come sostanza e motivo della creazione si legge al termine del commento all'opera dei sei giorni! "Il Signore %io nostro / osserva / "...# creA il cielo e non leggo che si sia riposato) creA la terra e non leggo che si sia riposato) creA il sole, la luna le stelle, e non leggo nemmeno

allora che si sia riposato) ma leggo che ha creato l'uomo e che a questo punto si riposato, avendo un essere cui rimettere i peccati" "EGameron, vi, i0, ?8, I9#. <'uomo, "preziosissima opera di %io "pretiosissimum opus 3ei#" "EGpositio #salmi cii, ?8, 9#, / "senza del quale il mondo sarebbe risultato vano" "ibidem, ?8, I# / creato da %io fin dal principio come "essere perdonabile", anzi, come un essere "da perdonare". =el suo disegno misterioso e imperscrutabile il tratto divino che %io vuole avanzare e rivelare, in cui di fatto unificare tutti gli altri, l'amore misericordioso, o l'amore che perdona. Il 2risto redentore o il 2risto crocifisso appare, cosE, il motivo per cui %io crea il mondo. (er questo dove si esercita la misericordia si fa festa in cielo! la creazione raggiunge il suo fine e la sua gloria. Sant'$mbrogio non cesser di rievocare questo disegno che apparir come la ragione per la quale la 2hiesa e i suoi ministri devono essere, contro il rigorismo di un =ovaziano, i segni delle piet) per questo soprattutto ricercher il volto o lo sguardo di 2risto. +gli giunger a dire! "3eata la caduta, che da 2risto viene in meglio riparata ")eliG ruina" ;uae reparatur in melius#" "EGplanatio #salmi 000i0, F8#! vengono in mente le parole dell'EGsultet romano! "M felice colpa,

che meritA di avere un cosE qualificato e cosE grande redentoreS =on ci sarebbe stata di vantaggio la creazione, se ci fosse mancato il beneficio della redenzione"! parole in qualche manoscritto medievale cancellate o mancanti, perch4 ritenute eccessive. 'a ascoltiamo ancora da $mbrogio! "=on mi glorierA perch4 sono giusto, ma mi glorierA, perch4 sono redento. 'i glorierA non perch4 sono vuoto di peccati, ma perch4 i peccati mi sono rimessi. 6 pi; proficua la colpa dell'innocenza. <'innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile" "3e Iacob, i, 9, F@#. + rivolgendosi a 2risto dir! "Signore Les;, sono pi; debitore alle tue sofferenze, per le quali sono stato redento, che non alla potenza delle tue opere, per le quali sono stato creato. =on sarebbe stato utile nascere, se non avessi avuto il vantaggio della redenzione" "EGpositio evangelii secundum Lucam, ii, 7?/7F#. >n ultimo testo di $mbrogio! "$nche la colpa dei santi utile! =on mi ha nociuto per nulla la negazione di (ietro, mentre mi stato di vantaggio il suo ravvedimento" "ibidem, 0, GJ#. Istituito cosE il 2risto misericordioso nel suo primato, $mbrogio soprattutto a lui che si affida e che affida il ministero della 2hiesa e la speranza degli uomini. +d la vicissitudine di (ietro / che, dopo aver rinnegato, allo

sguardo di 2risto piange e si ravvede / che ritorna per animare la confidenza per s4 e per i suoi fedeli, ai quali ogni giorno, nell'inno "al canto del gallo" "!eterne rerum conditor#, rievocava quel pianto e quel perdono! "Il gallo canta. <a sua voce placa il furioso fragore dell'onda) e (ietro, roccia che fonda la 2hiesa, la colpa asterge con lacrime amare". + dalla narrazione passa alla preghiera! "Les; Signore, guardaci pietoso, quando tentati incerti vacilliamo! se tu ci guardi, le macchie dileguano e il peccato si stempera nel pianto". $mbrogio si soffermer sul perdono di (ietro con evidente agio e soddisfazione nell'+samerone, nel 2ommento a <uca, nel 3e paenitentia. Soprattutto in questo testo troviamo la teologia, la spiritualit e la pastorale della misericordia secondo $mbrogio, insieme / potremmo dire / con le sue confessioni, commosse, pur nel loro riserbo. 6 un messaggio di fiducia! "2risto verr alla tua tomba, e se vedr piangere per te 'arta, donna impegnata in un premuroso servizio, 'arta, che ascoltava attentamente la parola di %io, come la santa 2hiesa, che "ha scelto per s4 la parte migliore", sar mosso a compassione" "3e paenitentia, ii, :F#. +d ecco la preghiera! "Signore Les;, con piena fiducia

sono venuto alla tua 2hiesa. 'anda i tuoi servi ai crocicchi delle strade, raccogli i buoni e i cattivi, fa' entrare nella tua dimora storpi, ciechi e zoppi. 2omanda che essa sia strapiena, introduci tutti alla tua cena! tu renderai degno chi inviterai e ti avr seguito. 'anda a invitare tutti. <a tua 2hiesa non declina l'invito al tuo banchetto. <a tua 2hiesa confessa le sue ferite e vuole essere curata. $nche tu, Signore, desideri guarire tutti e nel pi; debole di noi esperimenti la nostra infermit" "ibidem, i, @8/@F#. $bbiamo parlato delle confessioni di $mbrogio. <e ascoltiamo in questo vibrante e commovente brano del 3e paenitentia, che ci introduce ai suoi sentimenti pi; personali e pi; umili, dov' rievocata l'inattesa e non desiderata nomina episcopale e la sua condotta mondana che l'aveva preceduta. +gli sa bene quello che dicono di lui! "+cco quello che non stato allevato nel grembo della 2hiesa, non stato domato fin da ragazzo, ma stato trascinato a forza dai tribunali, strappato dalle vanit di questo mondo) quello che, abituato un tempo alla voce del banditore, si avvezzato al cantico del salmista, rimane nell'episcopato non per suo merito ma per grazia di 2risto, e siede tra i convitati della mensa celeste". 'a questo giudizio non deprime $mbrogio) al contrario, esso gli accende nel cuore l'implorazione

ancora pi; ardente! "2onserva, Signore, la tua grazia, custodisci il dono che mi hai fatto, nonostante le mie ripulse. Io sapevo infatti che non ero degno di essere eletto vescovo, poich4 mi ero dato a questo mondo. (er la tua grazia sono quello che sono, e sono senz'altro l'infimo tra tutti i vescovi e il meno meritevole) tuttavia, siccome anch'io ho affrontato qualche fatica per la tua santa 2hiesa, srbane i frutti. =on permettere che si perda, ora che vescovo, colui che, quando era perduto, hai chiamato all'episcopato) e soprattutto concedimi la grazia di condividere con intima comunione il dolore dei peccatori! questa la virt; pi; alta "...# Mgni volta che si tratti del peccato di uno che caduto, concedimi di provarne compassione, di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere di piangere con lui, cosE che, mentre soffro per un altro, io pianga su me stesso, dicendo "Tamar pi; giusta di me"" "ibidem, ii, I@#. (aolino scrive nella sua @ita di $mbrogio che il vescovo "ogni qualvolta uno, per ricevere la penitenza, gli confessava le sue colpe, piangeva in modo tale da indurre anche quello al pianto) gli sembrava infatti di essere caduto insieme con quello che era caduto peccando" "@ita !mbrosii, 00i0, ?#. +, continuando le sue confessioni, $mbrogio aggiungeva in un crescendo di umilt e di compassione!

"(uA darsi che sia caduta una giovinetta, ingannata e travolta delle occasioni, che sono un incitamento ai peccati. (ecchiamo noi vecchi) la legge di questa nostra carne si ribella in noi alla legge del nostro spirito e ci trascina prigionieri verso il peccato, cosE che facciamo ciA che non vorremmo. Duella ha una scusa nella sua et, io non ne ho nessuna! essa infatti deve imparare, noi insegnare. %unque, "Tamar pi; giusta di me"" "3e paenitentia, ii, IF/I@#. + tuttavia la coscienza della propria indegnit non deprime il vescovo! egli per primo confida nella piet del Signore Les;.
Il santo vescovo di Milano e la confutazione degli ariani

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di I%"# Bi''i Lran parte delle pi; note e talora drammatiche scelte di sant'$mbrogio trovarono la loro origine e la loro forza nella sua coscienza di vescovo, libera da qualsiasi condizionamento che non fosse quello della verit, cio di %io, che in tale coscienza traspare con la sua legge.

+d , cosE, subito menzionata la relazione "teologica", che per $mbrogio istituisce e fonda la stessa coscienza con i suoi imperativi e la sua indipendenza) o, pi; concretamente, la relazione cristologica, cio la signoria di 2risto. +gli afferma! "2risto solo il Signore" "3e Ioseph #atriarca, J, 7J#) "2hi ha molti padroni non puA dire a uno solo! "Signore Les;, io appartengo a te" "EGplanatio ps& --M, ?F, 7?#. +, d'altra parte, proprio questa appartenenza esclusiva, mentre lo vincolava interiormente, lo liberava da ogni potere esteriore, fosse pure quello degli imperatori e della loro corte, che pretendesse di contrastare alle ragioni di verit della sua "coscienza interiore "interior coscientia#". >n vescovo ariano, che non riconosceva la divinit di Les; e quindi la sua assoluta signoria su ogni potere umano, non poteva che essere cortigiano, e per ciA non libero, come il predecessore di $mbrogio, $ussenzio. Il vescovo di 'ilano dichiarer senza timore alcuno! "(er quanto grande sia il potere imperiale, considera, o imperatore, quanto sia grande %io! egli vede i cuori di tutti, interroga la coscienza interiore, conosce tutte le cose prima che avvengano, conosce l'intimo del tuo cuore" "Epistula eGtra collectionem, ?8, I#. "6 indegno di un imperatore / asseriva $mbrogio / soffocare la libert di parola, ma indegno di un vescovo tacere il proprio pensiero" "Epistula eGtra collectionem, ?a, F#. <a coscienza una luce che rischiara nell'intimo! "<a tua coscienza, che bene riluce in questo corpo, la luce della lampada! essa stessa il tuo occhio" "EGplanatio ps. ??G, ?7, I#) "Il tuo cubicolo il segreto delle tue cose interiori! esso la tua coscienza" "3e institutione @irginis, ?, I#, la quale rimane

infrangibile di fronte a tutti e solo giudicabile da %io, che vede nel segreto. =ella "coscienza interiore" / come $mbrogio amava chiamarla / echeggia la voce di %io, al quale essa primariamente aperta e trasparente, al quale ultimamente risponde, con la conseguente libert rispetto a qualsiasi altro giudizio! la legge e la presenza di %io nella "retta coscienza dell'uomo" "3e apologia 3avid, ?7, 99# generano l'incondizionabile e infrangibile libert dell'uomo, che ritrova la garanzia di %io. (er questa illustrazione della coscienza, $mbrogio torna spesso alla vicenda di Susanna. +gli osserva! di fronte ai lacci della falsa testimonianza "solo la sua coscienza restava libera in %io" "EGplanatio ps& --M, ?I, F:#. <a coscienza sa parlare anche l dove non se ne sente in maniera sonora la voce) essa non chiede il giudizio dell'uomo, avendo la testimonianza e l'arbitrio del Signore. Susanna, "tacendo davanti agli uomini, parlA a %io. "...# (arlava con la sua coscienza l dove non si udiva la sua voce" "3e officis, i, @, J#) e "sola, priva di ogni aiuto, in mezzo a uomini, nella coscienza della propria onest, invocava %io come giudice. "...# $ccusata, taceva, e, condannata, stava silenziosa, contenta del giudizio della propria coscienza" "3e Spiritu Sancto, IIi, 78/7?#. Sono ancora parole di sant'$mbrogio! "<a buona coscienza non ha bisogno della difesa delle parole! fondata sulla propria testimonianza, giudice di se stessa" "EGplanatio ps& GII, @G, ?@, ?#, e "lieta rifulge della sua luce "laeta lucet conscientia#" "ibidem @I, @G, F#. (er $mbrogio "la disgrazia pi; grande" sarebbe "la coscienza incatenata" "Epistula eGtra collectionem, 0i, @#. "<ibero / insegnava sant'$mbrogio / colui che lo dentro di s4" "Epistula

I, ?I# ) "schiavo chi non possiede la forza di una coscienza pura" "3e Iacob et vita beata, II, @#. + ancora una vAlta alla radice della libert sta Les; 2risto, il quale ha redento l'uomo, e, sciogliendolo dalla schiavit; e affrancandolo per s4, lo ha reso suo liberto, "liberto di 2risto" "3e Iacob et vita beata, i, ?F#.

I #adri della 4hiesa e la visione del mondo prima di Tolomeo 4hi l'ha detto che i medievali pensavano che la Terra fosse piatta< #ubblichiamo la parte iniziale di uno degli interventi tenuti nel convegno 7Leggere i #adri tra passato e presenteK continuit delle memorie e supporti digitali7 che si 6 svolto a 4remona& L'incontro 6 stato un'occasione di riflessione e di confronto sul tema della tradizione patristica greca e latina fra medioevo e rinascimento& di !gostino #aravicini *agliani Secondo un'opinione ancor oggi diffusa" l'Jccidente medievale avrebbe creduto che la terra non aveva la forma di una sfera ma di un disco piatto e circolare& !ccogliendo l'idea di una terra piatta" l'Europa medievale avrebbe abbandonato una delle pi$ importanti concezioni

cosmografiche e geografiche dell'antichit classica" che aveva trovato le sue pi$ alte riflessioni teoriche nelle opere di un 4ratete di Mallo o del grande geografo Tolomeo& Il rifiuto della sfericit della terra sarebbe uno dei tanti elementi dell'oscurantismo del medioevo" e una vera e propria discriminante tra medioevo e %inascimento& I progressi della scienza geografica astronomica greca si sarebbero perduti sull'altare di una cosmologia teologica di stampo cristiano= la sfericit della terra sarebbe stata condannata nel medioevo perchF contraria al dogma dell'unicit del genere umano o per altre ragioni& @iceversa" la sfericit avrebbe riguadagnato terreno nel corso del rinascimento italiano" grazie all'introduzione in Jccidente della >eografia di Tolomeo +all'inizio del .@ secolo2" alle grandi scoperte nautiche e ai viaggi di 4ristoforo 4olombo& Il medioevo costituirebbe una sorta di 7vasta parentesi da Tolomeo a Tolomeo7" dal secolo d'oro dell'Impero romano alla rinascita intellettuale dell'epoca delle grandi scoperte& ! diffondere ;ueste tesi" i manuali scolastici dell'Jttocento hanno svolto un ruolo determinante" in Italia e altrove& Essi riprendevano le grandi storie generali di ;uel periodo" relative alla storia della geografia" della cartografia e delle scienze naturali& Ma ciB che 6 storiograficamente ancora pi$ curioso 6 che la

tesi secondo cui la progressiva affermazione di una delle pi$ importanti trasformazioni mentali del %inascimento I la nascita della concezione del 7globo terra;ueo7 I si sarebbe imposta contro le tradizionali concezioni cosmologiche del medioevo ostili alla sfericit della terra" 6 stata avanzata ancora ;ualche anno fa in un volume pubblicato dalla prestigiosa collana degli !nnales di #arigi& Il passaggio de la terre plate au globe terrestre per riprendere il titolo dell'opera" costituirebbe persino una mutazione epistemologica del medioevo verso la modernitK 73urante tutto il medioevo" dal Gii al .@ secolo" spiriti sottili hanno tentato con diverse arguzie di elaborare sintesi per tentare di conciliare il mito biblico della terra piatta con l'idea greca di una terra rotondaK piatta a livello dell'ecumene abitabile" sferica soltanto a livello dell'astronomia& !lla fine del .@ secolo ;uesto fragile edificio" coerente in apparenza" si 6 infranto& L'esperienza della navigazione iberica" dall'!tlantico al di l dell'e;uatore" ha spezzato un'immagine rassicurante" alla ;uale ci si era abituati da tre secoli7& Jra" ciB che mi interessa mettere in evidenza 6 che l'argomentazione del %andles I e pi$ in generale di coloro che fin dall'Jttocento hanno messo in circolazione il mito della credenza medievale alla non sfericit della terra I si basano essenzialmente sulle celebri affermazioni di

Lattanzio +'N,I(-O2" che contengono la pi$ categorica condanna della concezione sferica della terra& 4ome 6 noto" nelle 3ivinae institutiones" l'apologeta cristiano aveva sferrato un'acerba polemica contro 7coloro che pensano che vi sono antipodi7" i ;uali 7hanno immaginato che il cielo era rotondo P&&&Q e che anche la terra era rotonda come una palla" e che se il cielo 6 rotondo" anche la terra doveva essere rotonda7 +3ivinae institutiones" (" 'R2& Il mito di un medioevo ciecamente favorevole a una concezione della terra non sferica appare in opere di alto livello storiografico +vi si riferiva ad esempio !aron AaCole:itsch >urSe:itsch2" anche se in ;uesti ultimi decenni il problema 6 stato affrontato criticamente da numerosi specialisti della geografia medievale che hanno dimostrato la sua infondatezza& Sono studi che hanno condotto a conclusioni radicalmente opposte a ;uelle cui si riferiva la tradizione ripresa dal %andles& >i all'inizio degli anni Settanta del ovecento" lo storico americano della scienza medievale Ed:ard >rant affermavaK 74ontrariamente a un moderno errore popolare" per il ;uale prima della scoperta di 4ristoforo 4olombo si sarebbe pensato che la terra fosse piatta" non si conoscono flatIearthers di una ;ualsiasi importanza nell'Jccidente latino +medievale27&

E come ha ricordato pi$ recentemente #atricC >autier 3alchFK 7 on vi 6 nessun testo latino medievale che sostenga che la terra 6 un disco piatto7& Testi di ;uesto genere non esistono anche perchF" come 6 ben noto" Lattanzio fu riscoperto soltanto nel ?uattrocento e non ha potuto ;uindi nutrire una discussione medievale in proposito& E ;uando fu riscoperto" non riuscD a convincere uomini di scienza come 4opernico" che nella sua lettera dedicatoria al 3e revolutionibus" considerB 7infantili7 le opinioni di Lattanzio sulla forma della terra& Lattanzio impressionB perB gli umanisti per le sue altissime ;ualit letterarie& Lorenzo @alla ne elogiB la ;ualit ciceroniana del suo stile& Una forte opposizione alla teoria della sfericit della terra fu enunciata nel vi secolo da un !lessandrino nestoriano" 4osma Indicopleuste& ella sua Topografia cristiana" 4osma polemizza con la cosmologia pagana" proponendo di considerare l'universo +cielo e terra2 non come una sfera ma come un tabernacolo" di larghezza due volte superiore all'altezza& Elaborando ;uesta sua curiosa concezione cosmologica in aperta rottura con la cultura classica" 4osma infierisce contro i sostenitori della concezione di una terra come sfera e contro coloro che credono agli

antipodi +R" (,I(-2" tentando in ogni modo di rendere ridicola la loro visione del mondo& La Topografia cristiana di 4osma Indicopleuste conobbe un certo successo in Jriente e all'interno del mondo bizantino" ma 6 errato affermare" come 6 stato fatto" che tale opera abbia influenzato profondamente le concezioni geografiche dell'Jccidente latino medievaleK nel medioevo latino" essa" infatti" non fu nF letta nF tradotta& Se non si puB ricorrere nF a Lattanzio nF a 4osma Indicopleuste per confermare la leggenda moderna della credenza medievale alla non sfericit della terra" ciB non elimina affatto il problema di una possibile influenza dei #adri della 4hiesa sulle concezioni cartografiche e della visione del mondo& Il problema va perB trasferito dalla non sfericit della terra alla ;uestione degli antipodi" un problema a proposito del ;uale le affermazioni di sant'!gostino hanno esercitato una millenaria influenza fino al tardo ?uattrocento& el 3e civitate 3ei" sant'!gostino non aveva messo in dubbio la sfericit della terra in ;uanto tale" ma aveva dichiarato che credere che esistessero persone che vivevano agli antipodi della terra corrispondeva a una 7favola7 +-0" 12& !nche l'unico testo medievale che sembrava poter confermare la credenza medievale alla non sfericit della

terra riguarda di fatto soltanto la ;uestione degli antipodi" di chiaro stampo agostiniano& Si tratta di una lettera di papa Taccaria +OR-ION'2 al duca di *aviera" nella ;uale il pontefice risponde a una denuncia di *onifacio contro l'irlandese @irgilio +/OMR2" suo rivale per il titolo di vescovo di Salisburgo& In ;uesta lettera" @irgilio viene definito sostenitore di una concezione cosmologica 7perversa e ini;ua7" 7contro 3io e la sua anima7" poichF asseriva che 7esiste un altro mondo e altri uomini sotto terra" ossia il sole e la luna7& #er ;uesta ragione egli sarebbe stato privato 7dell'onore sacerdotale dal concilio7& Le affermazioni di papa Taccaria sono state oggetto di numerosi commenti" perchF sembravano fornire la prova di una condanna pontificia della sfericit della terra& Ma un'analisi pi$ accurata ha permesso al >autier 3alchF di dimostrare che ciB che era in gioco non era affatto la concezione di una terra sferica" ma l'idea che uomini o popoli potessero vivere al di l della zona e;uatoriale" ossia 7agli antipodi7& La discendenza di !damo era unica e non avrebbe potuto espandersi al di l della zona torrida e;uatoriale" priva di vita& Sempre secondo il >autier 3alchF" noi non sappiamo se @irgilio fu processato" nF tanto meno se fu condannato& 3i un suo viaggio a %oma" in relazione con le accuse di *onifacio" non si hanno notizie" anzi alla morte di *onifacio" @irgilio

fu nominato vescovo di Salisburgo" e dopo il ORM non sembra che egli sia stato oggetto di accuse& !l contrario" !lcuino lo elogia ;uale egregius praesul meritis et moribus almus e vir pius et prudens" nulli pietate secundus& E alcuni secoli dopo" nel -'((" @irgilio fu persino canonizzato" il che significa che nF a Salisburgo nF a %oma era rimasta traccia di un ;ualsiasi sospetto di eresia& Letteratura cristiana antica e cultura occidentale Il medioevo dimenticato dei #adri della 4hiesa #ubblichiamo uno degli interventi tenuti nel convegno 7Leggere i #adri tra passato e presenteK continuit delle memorie e supporti digitali7 che si 6 svolto a 4remona& L'incontro 6 stato un'occasione di riflessione e di confronto sul tema della tradizione patristica greca e latina fra medioevo e rinascimento& di 4laudio Leonardi Esiste un medioevo dei #adri< L'interrogativo 6 evidentemente provocatorio& Ma la mia risposta nega ;uesta provocazione" perchF la risposta" se posso subito anticiparlo" 6 noK non esiste un medioevo dei #adri"

storiograficamente non esiste& Il medioevo 6 stato classificato e inteso" genericamente" nella cultura illuminista" come un'et di mezzo tra le due grandi stagioni culturali dell'umanit" l'epoca classica con il pensiero greco e il diritto romano" e l'epoca moderna" con il predominio della ragione" nella convinzione che l'uomo con le sue ;ualit potesse guidare e dominare la storia& ?uesta 7mediet7 del medioevo" il medioevo come oscurit e negazione del vero" 6 storiograficamente esaurita" poichF 6 finita ;uella convinzione che la ragione dell'uomo" che l'uomo stesso" possa dominare l'evento storico= e tuttavia essa rimane latente" ;uella a cui si ricorre ;uasi istintivamente e che domina ancora di fatto la grande editoria e le aule universitarie= e ;uesto" credo" perchF nessuna altra idea generale del medioevo si 6 imposta& ?uesta condizione negativa lascia spazio alle ipotesi storiografiche pi$ diverse ed 6 dun;ue una condizione aperta e diventa per ;uesto una condizione positiva& Uno dei fatti di ;uesta apertura 6 l'emergere a livello storiografico di studi non prima accolti nell'accademia e relegati soprattutto all'interno del mondo ecclesiastico& )inito il tempo in cui si poteva ritenere e sostenere che la fede cristiana era un inganno ed era perciB corruttoria" gli studi che avevano rapporto con fonti non solo e non tanto ecclesiastiche +giuridiche e teologiche in senso

stretto2" ma a fonti cristiane pi$ tipicamente religiose" sono poco per volta riemersi come studi degni di ;uesto nome e sono stati accolti nei corsi universitari& Hanno ottenuto" per cosD dire" il sigillo di una singolare laicit" cio6 di studi sul tema religioso" e in particolare cristiano" a carattere filologico e storico& Il caso emblematico 6 ;uello dell'agiografia" che era sino almeno agli anni 4in;uanta dello scorso secolo un tema sconosciuto nelle universit" tutta presa nel considerare pi$ ancora che le istituzioni i rapporti sociali ed economici delle classi medievali& ?uando ;uesto approccio al medioevo" che tuttavia opportunamente continua" 6 stato di fatto contrastato da altre esigenze +&&&2 allora l'agiografia 6 ricomparsa al di fuori delle scuole teologiche" ma non si 6 fermata alla pratica strutturalista" tendenzialmente disinteressata a ogni discussione propriamente storica della ricerca" ha accolto domande filologiche +&&&2 e persino domande storiche" con la formulazione dei modelli agiografici& L'aspetto pi$ sorprendente di ;uesta nuova nascita 6" lo sappiamo" il fatto che l'agiografia 6 diventata in Italia una disciplina universitaria" prevista negli ordinamenti e di fatto insegnata da ordinari e associati in parecchie universit& Si puB intendere certo un testo agiografico come l'ha inteso la storiografia di matrice positivistica" cio6 come un serbatoio di notizie e di fatti" ma la si 6 ora

anche intesa nella sua natura strettamente agiografica" come la vita di un santo" una vita esemplare" misurata sul canone evangelico e ;uindi testimone di un modello di santit& ?uesto era assolutamente inconcepibile un secolo fa& Si potrebbe fare un discorso analogo per un'altra componente della tradizione cristiana" cio6 sul binomio misticaIprofezia" che indica la profonda intima esperienza di 3io nel cristiano o pi$ in generale nell'uomo" e il parlare alla storia in nome di 3io" anche se il suo nome non viene fatto& #er ;ueste componenti siamo ben lontani da riconoscimenti accademici" che forse non ci saranno mai e si puB discutere se sia bene o meno" che ci siano& Ma da ;ualche parte si insegna" credo" storia della spiritualit" che tuttavia 6 un termine e;uivoco su cui non si riesce a trovare un accordo& Su misticaIprofezia c'6 ormai tuttavia un riconoscimento culturale sempre pi$ ampio& el nostro mondo dove 6 in crisi l'identit personale come l'identit di gruppo" 6 cresciuta" e non solo nF tanto tra i fedeli cristiani" che della mistica poco si fidano e s'aggrappano alle 7cerimonie7 +come diceva Savonarola2" un'esigenza spirituale molto forte" che 6 dun;ue in grado di ascoltare le voci dei mistici" uomini e donne" che raccontano ;uella esperienza di 3io che ha loro dato una identit assoluta e una fermezza prima sconosciuta& L la stessa incertezza

del futuro storico +&&&2 che provoca curiosit verso il singolare fenomeno della profezia& on si possono dire le stesse cose per l'attenzione ai #adri della 4hiesa& La disciplina che li riguarda 6 da decenni insegnata nelle Universit" sotto la direzione di letteratura cristiana antica" che ha suoi canoni e una sua dignit certificata& Ma non 6 ;uesto il nostro problema" bensD il ruolo che i #adri hanno avuto nel medioevo& La medievistica non si 6 che marginalmente occupata del tema& !nzi" la storiografia medievistica ha prevalentemente" se non assolutamente" visto il momento dinamico della cultura medievale nella sopravvivenza e nell'uso dei classici greci +#latone e poi !ristotele2 e soprattutto latini +@irgilio e 4icerone" Jvidio e Jrazio" >iovenale e Seneca2& Una presenza senza dubbio importante& Ma veramente si puB dire che essa rappresenta la dinamicit della cultura medievale< Si ritorna al tema di ciB che il medioevo abbia potuto rappresentare& L'eredit classicaIpagana ne 6 certo una componente= ma credo lo sia anche l'eredit cristiana +la *ibbia e" appunto" i #adri2" come anche l'eredit germanica" elemento che solitamente viene messo in ombra anche perchF per vari secoli si 6 espresso prevalentemente con un linguaggio orale& In realt occorre comprendere il medioevo nella sintesi di ;ueste tre componenti" che rappresenta la sua

novit e originalit& 3i essa fa parte" ben pi$ di ;uanto la storiografia abbia voluto vedere" la cultura patristica& Si pensi a un mondo dove I del resto come nella cultura classica I il popolo 6 analfabeta e l'istruzione 6 affidata a scuole in sostanza elitarie& %ichF ha dimostrato che la scuola classica non 6 tramontata neppure nei secoli vii e viii" ;uando minori se non minime sono le testimonianze scritte I vista l'egemonia orale germanica I ma le tradizioni scolastiche sono riprese in pieno con i capitolari di 4arlo Magno" fissandone la sede presso gli episcopi e i monasteri& La cultura classica serve ;uesta scuola" innanzitutto per la grammatica e la retorica +il cristianesimo infatti non 6 un'arte liberale2 e per i poeti +ma )rancesco Stella ha mostrato che le fonti della poesia carolingia sono sD @irgilio ma soprattutto i poeti cristiani tardoIantichi2& L noto per altro che i giovani che si facevano monaci o preti" studiavano il latino sui Salmi" che ogni giorno avevano occasione di recitare o di cantare +non a caso" in molti codici" nei fogli di guardia" tra le prove di penna si trova spesso l'incipit del primo salmoK *eatus vir2& L noto anche che la *ibbia nei dotti e nel popolo andava accompagnata da una esegesi come necessit assoluta" non solo e tanto per convenienza o autorit ecclesiastica" ma anche per necessit culturale& Il ricorso ai #adri era un passo ovvio e non evitabile& #er la scuola carolingia"

che costituisce il piano educativo per molti secoli" cio6 sino alle universit" i corpora di commenti alla *ibbia sono per lo pi$ semplici o complessi accorpamenti di passi patristici" in cui tagli" sovrapposizioni di testi diversi e aggiunte testimoniano l'attivit non meramente compilatoria di ;uei maestri" che forniscono" appunto" la base patristica di tutta l'esegesi biblica medievale& el popolo la *ibbia era appresa attraverso la liturgia e attraverso la predicazione" oltre che mediante le illustrazioni iconografiche& Soprattutto la predicazione 6 carica di patristica& L'omeliario di #aolo 3iacono" alla fine del secolo viii" ma resta in vigore per secoli" si compone di passi dei #adri a commento dei testi biblici della liturgia& L ben evidente che non c'6 solo la liturgia nella formazione della consapevolezza e dell'identit medievale" c'6 molto altro= ma la componente cristiana 6 certamente capitale e *ibbia e #adri ne sono il tramite fondamentale& Il cristianesimo impiegher secoli a introiettare" pur mediandola" la componente germanica +e !lcuino ne d testimonianza2 e tanti pi$ secoli a introiettare l'eredit classica" finchF nel secolo Gii ;uesto processo 6 compiuto e l'uso dei classici avviene ormai senza pi$ barriere di protezione& Il 4omitato nazionale per celebrare >regorio Magno nel centenario della morte" ha costruito" con la Sismel" un catalogo di codici gregoriani che ha dato lo

stupefacente risultato di circa novemila schede& Mi chiedo ;uale autore classico abbia un numero cosD alto di testimonianze& I cataloghi di MunCIJlsen danno cifre molto ma molto pi$ basse& Ma la ricerca sulla fortuna dei classici 6 storiograficamente accolta nell'accademia" ;uella dei #adri 6 ;uasi completamente" se non respinta" intravista o giudicata come non significativa& #er ;uesto bisogna dire no all'interrogativo posto all'inizio& Si dice che l'alto medioevo 6 culturalmente nel segno di #latone e il basso nel segno di !ristotele& Ma le traduzioni da #latone sono poche e il loro uso non centrale" come le ricerche di UlibansCi hanno fatto vedere& 4'6 sD molto #latone" ma mediato da !gostino" come forse pi$ ancora molto medio e neoplatonismo" ma sempre con la mediazione di #latone& 3opo il secolo Gii !ristotele invece non ha mediatori" o almeno opera anche direttamente" con le traduzioni dall'arabo e dal greco& Ma tutta la tradizione francescana da !lessandro di Hales a *onaventura a 3uns Scoto accetta di !ristotele solo il linguaggio razionale e una serie di concetti metafisici" ma lo combatte o lo limita e critica fortemente= e la fonte del limite 6 sempre e soprattutto !gostino" la *ibbia spiritualmente" ma culturalmente i #adri& #ersino Tommaso 6 agostiniano" anche se I come molti affermano I opera una rivalutazione nella tradizione cristianaK l'influenza" pur ripensata" di !ristotele lo porta a una

filosofia tutta costruita secondo ragione e una politica che opera" non secondo la fede" ma secondo razionalit I e consuetudines& on pi$ come ancora in *onaventura" la reductio della filosofia alla teologia" ma una distinzione intellettuale dei due sistemi di pensiero" che appare il migliore inveramento della con;uista spirituale e storica di >regorio vii" la distinzione tra il potere politico e il potere ecclesiastico& La difesa della tradizione agostiniana operata dai francescani ha portato invece alla chiusura del tempo medievale& Il primato della volont gi presente in *onaventura 6 stato da >iovanni 3uns Scoto ulteriormente sottolineato" lasciando poco o nessun spazio alla volont umana" e sviluppando una antropologia dove la volont divina tende a essere tutto& ?uesta posizione non 6 estranea" evidentemente" al formarsi dell'umanesimo" che era antiscolastico perchF antiIscotista" e afferma l'umano contro il panIdivino di Scoto& Si puB proporre che con l'antiIscolastica l'influenza della patristica latina nella coscienza occidentale tenda a scomparire= in essa verr tra poco a operare la patristica greca& ?uella latina infatti" proprio perchF debitrice di !gostino" 6 una cultura cristiana che vede l'uomo profondamente toccato dal peccato e che attende la salvezza da 4risto& ?uella greca invece vede l'uomo avviato in un percorso che lo porta di tappa in

tappa nella Trinit& on si parla di salvezza ma di divinizzazione& ?uesta versione cristiana 6 ;uella che sola era pensabile dagli umanisti& Il medioevo aveva conosciuto relativamente pochi padri greci" in particolare il grande 3ionigi pseudoI!reopagita e la sua concezione dell'inconoscibilit di 3io" che aveva segnato un filone secondario del cristianesimo medievale& Jra molti altri #adri greci vengono conosciuti" anche in particolare per l'insegnamento e le traduzioni di teologi e dotti che hanno lasciato *isanzio per il concilio fiorentino e per l'invasione dell'islam& 3a ;uesto mio punto di vista" lo studio dei #adri nella storia culturale del medioevo e dell'umanesimo 6 una necessit storiografica che andrebbe affermata e resa operativaK censimenti di manoscritti" edizioni di testi" storia della fortuna all'interno della cultura medievale +sull'esempio dei lavori pilota di de >hellincC2K una prospettiva di lavoro gigantesca& Se storiograficamente il medioevo dei #adri non esiste" dovrebbe essere formato& ?uesta 6 del resto" se posso cosD finire" la coscienza storiografica che ha presieduto a molte iniziative della Sismel e della )ondazione Ezio )ranceschini negli ultimi trent'anni" con cataloghi" edizioni" studi e convegni" tra i ;uali" benemeriti" ;uelli sui #adri e l'umanesimo indetti e guidati da Mariarosa 4ortesi&

Esegesi biblica alla scuola dei padri

Dalla #a4i(%!a -(di(val( i 7ua&& " #(%#i d(ll( S$ i&&u (


di I%"# Bi''i >na delle eredit che i medievali raccolsero dai padri della 2hiesa quella del metodo esegetico simbolico, che, al senso storico immediato, aggiunge "un secondo modo di leggere e di intendere il testo" "Xves 2ongar#. +, infatti, "sull'esempio dei padri i medievali saldano in uno stesso comportamento esegetico i procedimenti e le categorie ereditate dalla cultura ellenistica. (resso gli autori pagani, presso &ilone, presso Mrigene, si era costituito un genere letterario per interpretare i testi "Mmero, irgilio, e cosE via# di l dalla loro lettera, con uno sdoppiamento, in cui il corpo del racconto, del mito, del mistero, era di fatto disgiunto a supposto vantaggio di uno "spirito", divenuto eterogeneo alla lettera. I cristiani "e &ilone stesso# mantenevano certamente il dato storico primitivo! essi accettarono tuttavia, specialmente ad $lessandria, i metodi dei loro contemporanei. $ttraverso $mbrogio, $gostino, Lregorio, questi metodi penetrarono l'esegesi medievale occidentale. <'allegorismo unisce, cosE, la trasfigurazione cristiana della storia con una trasposizione morale nella quale i racconti biblici simboleggiano la vita interiore del giusto". Si tratta di una interpretazione della

3ibbia "in cui la storia / la littera / il supporto di una trasposizione continua a realt soprastoriche di cui gli eventi terreni sono figura" "'arie/%ominique 2henu#. +sattamente, quindi, come i padri, i medievali sono portati a cogliere nella Scrittura una "lettera" e uno "spirito", e viene in mente il libro di ,enri/'arie de <ubac Histoire et esprit& L'intelligence de l'Vcriture d'apr6s Jrig6ne. Sono, infatti, tratte dalle omelie di Mrigene le espressioni! "=elle Sante Scritture difendiamo la lettera e lo spirito", la "narrazione della storia"" e l'"intelligenza mistica". +d il principio che $lano di <illa nel 3e planctu naturae enunciava in questi termini! "=ella corteccia esteriore della lettera il suono della lira inautentico) ma in maggior profondit esso rivela agli ascoltatori il segreto di una intelligenza pi; penetrante) in tal modo, rimosso il guscio esterno di un'ingannevole apparenza, il lettore trova all'interno, come in segreto, un pi; dolce nucleo di verit". (er esprimere i diversi livelli, cio i quattro sensi, della Scrittura, i medievali composero un celebre distico sui quattro sensi della Scrittura! "<a lettera insegna quanto avvenuto, 1 l'allegoria

quello che devi credere, 1 la morale quello che devi fare 1 l'anagogia il fine a cui devi tendere". "Littera gesta docet" H ;uid credas allegoria" H moralis ;uid agas" H ;uo tendas anagogia# "=icola di <*re, #ostilla in >al&, 7, @) cfr. ,. de <ubac, Esegesi medievale, ii, 'ilano, Oaca 3ooC, ?JGG, pp. @7:/@97#. Sono in tal modo rilevati il senso letterale o storico, il senso allegorico, quello morale o tropologico e quello anagogico! "Sui quali come fossero ruote, si muove tutta la sacra pagina" "Luiberto di =ogent, Moralia in >enesim& Liber ;uo ordine sermo fieri debeat, #roemium, in #atrologia Latina ?:9, F:#. =icola di <*re commenta cosE il distico citato! "Secondo il primo significato, che si manifesta attraverso le parole, si coglie il senso letterale o storico) in rapporto poi al secondo significato / che si esprime attraverso i fatti stessi / si percepisce il senso mistico o spirituale, che in generale presenta tre dimensioni) precisamente! se le cose significate attraverso le parole rivelano ciA che nella nuova legge si deve credere, si attinge il senso allegorico) se rivelano quello che si deve sperare nella beatitudine futura, si attinge il senso anagogico, e da qui il verso citato) se poi si fa riferimento a quanto dobbiamo fare, si attinge il senso morale o tropologico" "#atrologia Latina ??@, FG#. Duanto a Stefano di <angton ricorda! "Il maestro >go di san ittore dice! la sacra pagina talmente superiore rispetto alle altre discipline che ciA che da queste significato in teologia ha funzione significante. <e realt che nelle altre facolt sono indicate dai nomi e dalle parole, in teologia corrispondono a dei nomi" "da 3er*l Smalle*, Lo studio della *ibbia, p. FG8#. %'altra parte, questa viva sensibilit alla stratigrafia scritturistica / che certamente non mancA di essere rischiosa nel suo declinare in

un allegorismo arbitrario, evacuante la "realt" e attentante, alla fine, lo stesso spessore simbolico / si accordava felicemente, oltre che alla Scrittura stessa, a tutto l'orizzonte del medioevo, ossia alla "mentalit" universalmente simbolica, che contrassegnava i diversi settori della sua cultura, tutta impregnata di "segni", dalla teologia, alla filosofia, all'arte. Secondo 'arie/%ominique 2henu, al quale dobbiamo gli studi pi; acuti e suggestivi sull'argomento, non si puA "fare la storia delle dottrine cristiane, senza prendere in considerazione le risorse del simbolismo che nella natura, nella storia, nella pratica del culto, le ha continuamente alimentate". Scrive! "'aestri di scuola e mistici, esegeti e naturalisti, religiosi e profani, scrittori e artisti, gli uomini del 0ii secolo, fra tutti i medievali, hanno in comune, imposta dal loro ambiente e come regolante il loro giudizio in una tavola innata delle categorie e dei valori, la convinzione che ogni realt naturale o storica ha un significato che trascende il suo contenuto immediato, e che rivelato al nostro spirito da una certa densit simbolica. -endere ragione delle cose non vuol dire soltanto offrirne la spiegazione mediante le loro cause interne, ma scoprire questa misteriosa densit", e non attraverso una

"dimostrazione" "demonstratio# intesa come prova aristotelica, ma una "ostensione" "monstratio#. Senza dubbio non possibile ripetere semplicemente il metodo simbolico sia dei padri sia dei medievali, non solo per un mutamento di mentalit simbolica / anche se questa , in ogni caso, una risorsa della realt e della sua intelligenza e la nostra cultura la va sempre pi; scoprendo / ma anche e soprattutto per una pi; acuta sensibilit e possibilit nei confronti del senso "letterale" o "storico" della Scrittura, scientificamente studiata. =on esiste, tuttavia, un'opposizione tra esegesi scientifica ed esegesi simbolica, se questa intesa come sforzo per ritrovare e leggere compiutamente la (arola di %io. Duesta (arola in atto all'interno del testo e della storia scritturistica con i suoi avvenimenti, ed espressa in una pluralit di linguaggi, compreso quello simbolico ossia quello della relazione e connessione non solo tra le parole ma anche tra gli eventi che sono segni o profezia. In tal modo, non ci si sovrappone alla (arola di %io con gli artifici dell'allegoresi, n4 ci si dedica a estrarre dalla Scrittura delle tesi o enunciazioni, bensE a ritrovare in essa tutta l'infinita e inesauribile "realt", che %io manifesta e comunica, non solo per l'illustrazione della mente, ma altresE per il coinvolgimento dell'esperienza / il senso "morale", cui faceva riferimento il distico medievale / e per l'adombramento e la rappresentazione escatologica, cio l'"anagogia", ossia il quarto senso inteso dagli esegeti e teologi medievali, che non cessano di fare scuola.

WEagleX punta a catalogare e a rendere disponibile in rete l'intero patrimonio epigrafico greco e latino

L( a%&i$5( i#$ i!i"%i #ull( ali di u%'a7uila


di Ca l" Ca l(&&i

=ei giorni I/G novembre F88G, a -oma, presso il 2entro <inceo Interdisciplinare "3eniamino Segre" dell'$ccademia =azionale dei <incei si terr il convegno internazionale! "+agle / +lectronic $rchive of LreeC and <atin +pigraph*. +pigrafia, Informatica e ricerca storica". (romosso dalla universit di -oma <a Sapienza per iniziativa di Silvio (anciera "docente di +pigrafia romana#, il convegno prevede numerosi interventi sullo stato di avanzamento, sulle prospettive, sui problemi di crescita di un grande progetto internazionale proposto nel ?JJJ nell'ambito della 2ommissione epigrafia e informatica dell'$ssociazione Internazionale di +pigrafia Lreca e <atina "$iegl# e concretamente avviato nel F88F. Mbiettivo di questa impresa la memorizzazione e il trattamento informatico dei dati testuali di tutte le iscrizioni antiche "anche di tradizione indiretta#, latine e greche, prodotte nell'ambito del mondo romano! una documentazione immensa che abbraccia circa tredici secoli di storia / dal vii/vi secolo prima dell'era cristiana fino all'et di Lregorio 'agno ":J8/987# / valutata allo stato attuale in circa 788.888 esemplari, destinati a un continuo incremento se si considera che soltanto in Italia ogni anno vedono la luce circa ?.888 nuove iscrizioni. =on superfluo chiarire subito che "memorizzazione" e "trattamento" di una iscrizione attraverso un apposito programma informatico, comportano un lavoro non breve e certamente impegnativo! non solo si tratta di immettere un testo in memoria, ma anche di corredarlo di quelle fondamentali informazioni che ne consentono di fatto il suo pieno impiego in molteplici ambiti di ricerca. $gli operatori si richiede non solo una mera digitazione dei dati

soltanto in Italia ogni anno vedono la luce circa ?.888 nuove iscrizioni. =on superfluo chiarire subito che

"memorizzazione" e "trattamento" di una iscrizione attraverso un apposito programma informatico, comportano un lavoro non breve e certamente impegnativo! non solo si tratta di immettere un testo in memoria, ma anche di corredarlo di quelle fondamentali informazioni che ne consentono di fatto il suo pieno impiego in molteplici ambiti di ricerca. $gli operatori si richiede non solo una mera digitazione dei dati "che peraltro non lavoro puramente meccanico# ma anche, a corredo di ciascuna iscrizione, l'inserimento di una serie di indicatori, che forniscono all'utente informazioni fondamentali! dati topografici di provenienza e di attuale ubicazione) tipologia e descrizione del supporto che accoglie l'iscrizione, cio del

"monumento" per il quale il testo scritto stato concepito e realizzato) cronologia / a seconda dei casi / definita ad annum o approssimata) indicazione dei tipi di scrittura impiegati "lettere capitali, corsive maiuscole o minuscole, onciali# e delle tecniche esecutive "incise, dipinte, a mosaico, in opus sectile, graffite, dipinte, tracciate a carbone#) registrazione dell'apparato figurativo che spesso si accompagna a un'iscrizione) immagine fotografica. $llo stato attuale, attraverso il portale che consente l'accesso ai dati, cio l'+agle, possibile consultare simultaneamente GI.888 iscrizioni, distribuite in tre grandi contenitori! +dr "+pigraphic %atabase -oma# dell'universit di -oma <a Sapienza, per le iscrizioni d'Italia, di -oma, della Sicilia, della Sardegna) +dh "+pigraphische %atenbanC ,eidelberg# dell'universit di ,eidelberg per le iscrizioni delle (rovince romane "@J.F88 esemplari#) +db "+pigraphic %atabase 3ari# dell'universit di 3ari per le iscrizioni cristiane di -oma "F:.9F: esemplari#. >n'impresa delle dimensioni dell'+agle non nasce dal nulla! alla sua origine c' l'elaborazione di una idea. 6 quella concepita e strutturata nelle sue coordinate fondamentali e nelle sue funzionalit da Leza $lfVldi "dell'universit di ,eidelberg# e da Silvio (anciera "della Sapienza# e in breve tempo divenuta operativa anche con il contributo di numerosi studiosi, italiani ed esteri. Intorno a questo progetto nel giro di pochi anni si andata costituendo una vera e propria comunit scientifica articolata ma nel contempo coesa, cui aderiscono diciassette unit / ciascuna con un definito ambito territoriale di indagine / afferenti a numerose universit estere e nazionali! $lcal[, 3arcelona, +ichstYtt, ,eidelberg, <ubiana, MsnabrWcC, M0ford, ienna, 3ari,

3ergamo, Lenova, 'acerata, 'ilano, =apoli, (erugia, -oma, Siena, Trieste, enezia. Si tratta complessivamente di circa ?88 specialisti che operano simultaneamente con metodi e procedure comuni con l'obiettivo / ormai non pi; ambizioso / di arrivare entro i prossimi ?8/?: anni ad archiviare nelle tre banche/dati consorziate nell'+agle le oltre 788.888 iscrizioni antiche, latine e greche attualmente disponibili. >na partecipazione indubbiamente straordinaria e / forse / inattesa se solo si considera che la ricerca antichistica universitaria, e in particolare quella italiana tradizionalmente "brilla" per l'individualismo e l'autoreferenzialit che contraddistingue non pochi dei suoi protagonisti. <a documentazione di base delle tre banche dati in prima istanza quella fornita dalle grandi raccolte epigrafiche moderne avviate, intorno alla met del 0i0 secolo / con il sostegno di 3artolomeo 3orghesi "?IG?/?G98# / dalle grandi "icone" della ricerca epigrafica! Teodoro 'ommsen "?G?I/?J8@#, Luglielmo ,enzen "?G?9/?GGI#, Liovanni 3attista de -ossi "?GFF/?GJ7# per le iscrizioni latine "4orpus Inscriptionum Latinarum, @: tomi dal ?G9@= Inscriptionae christianae urbis %omae septimo saeculo anti;uiores, ?F volumi dal ?G:I/?G9?#, $ugust 3oecCh per le iscrizioni greche "4orpus Inscriptionum >raecarum, 7 volumi ?GFG/?GII#. Senza il lavoro di questi grandissimi precursori e di tutti coloro che ne raccolsero il testimone fino ad oggi, un'impresa come l'+agle sarebbe stata inattuabile e forse nemmeno proponibile! lo strumento informatico facilita e velocizza considerevolmente l'organizzazione del lavoro e l'accesso ai dati gi elaborati, ma in alcun modo puA sostituirsi alla ricognizione diretta dei materiali e alla loro prima edizione "questo

l'impareggiabile merito di quegli studiosi# a meno che le ricerche sull'intelligenza artificiale e sulla robotica, al "domestico automatico" non riescano ad affiancare anche l'"epigrafista artificiale". >na esemplificazione, tra le moltissime proponibili, puA fornire un'idea seppure approssimativa, delle straordinarie potenzialit di questo strumento di ricerca. 2hi, ad esempio, volesse predisporre la base documentaria di una ricerca sulla presenza e sulle funzionalit dei signa 4hristi nelle iscrizioni funerarie cristiane di -oma "contenute nella banca/dati +db#, combinando diversi parametri di ricerca, acquisirebbe in prima istanza, e in tempo reale, il primo macroesito! F.:8F occorrenze dei signa 4hristi su F:.9F: iscrizioni disponibili. In questo quadro complessivo si possono poi agevolmente isolare le diverse "forme" con cui si manifesta il signum 4hristi e ottenere, sempre in tempo reale, la seguente articolazione tipologica! I? compendia scripturae del tipo i+eso$s2 4h+ristBs2, graficamente reso i0) FF croci decussate "o latine#) :J croci gammate "o s.astiCe#, F8: croci quadrate "o greche#) FJ9 croci monogrammatiche "accompagnate o meno dalle lettere apocalittiche#) infine le ?G98 attestazioni del segno cristologico in senso assoluto pi; diffuso, il cosiddetto monogramma costantiniano, costituito dalla sovrapposizione delle due lettere iniziali del greco .ristBs. Tutte queste indicazioni, complessivamente o nelle singole tipologie ricercate, possono naturalmente combinarsi con altri indicatori, come quello cronologico, topografico, tecnico/grafico, nonch4 della tipologia del supporto "marmo, pietra, intonaco, malta semidura# su cui il signum 4hristi inciso, graffito, dipinto, tracciato. Il programma di questo congresso internazionale, cui hanno

aderito tutte le unit di ricerca dell'+agle, oltre alla presentazione dello stato di avanzamento delle tre 3anche/dati, prevede la discussione di nuove iniziative e programmi di ricerca sia sul fronte informatico e organizzativo sia sul versante della ricerca storica e sul tema / certamente stimolante / dell'uso dell'archivio epigrafico in rete come strumento didattico nello studio del mondo antico. Duesto insieme di temi e problemi testimonia che un progetto come l'+agle, seppure definito nei suoi aspetti fondamentali, non ha carattere statico ma si apre ed eventualmente si modifica e si migliora nella costruttiva dialettica tra le esperienze e progetti che vanno maturando al suo interno. >n'ultima informazione, che forse puA interessare i lettori, come potenziali utenti dell'+agle! chiunque, specialista o semplice cultore che sia, puA gi oggi accedervi dal suo computer personale "se ovviamente collegato in rete# digitando +dr, +dh o +db e, seguendo le agevoli spiegazioni plurilingue esposte nella home/page di ciascuno dei tre siti, puA intanto servirsi di GI.G88 iscrizioni, delle quali F:.9:8 sono titoli cristiani di -oma "F?.I9I latini, @G:G greci# provenienti dal pi; vasto e articolato archivio di "scrittura epigrafica" tardoantica, quello che nel corso di cinque secoli "iii/vii# si andato sedimentando nelle catacombe romane.

Il passaggio dalla vita alla morte e l'ingresso in paradiso nell'iconografia cristiana dei primi secoli

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di Fab i!i" Bi#$"%&i %urante i primi secoli del cristianesimo e, segnatamente, tra il ii e il iii, quando nasce un'arte propriamente cristiana in tutto il mondo antico, non viene immediatamente inventato un immaginario nuovo e autonomo rispetto alla cultura figurativa profana coeva e precedente. 'olte immagini, scene e situazioni figurative recuperano schemi e temi gi sperimentati dalla civilt iconografica del passato, denunciando una continuit artistica, che, perA, prevede un ricarico semantico rinnovato e aderente alla nuova dottrina. In quest'ottica mentre da un lato sorge un repertorio direttamente ispirato alla 3ibbia / pronto ad accogliere il messaggio delle due economie testamentarie per mezzo di pure rievocazioni degli episodi della salvezza cosE come si dipana tra il ecchio e il =uovo Testamento / dall'altro lato non muore il tradizionale riferimento al vissuto quotidiano dei cristiani ordinari e alla societas christiana della prima ora. Il duplice binario, parallelo e talora giustapposto, d luogo a un immaginario iconografico misto, dove la componente religiosa si

associa, in maniera armonica e coerente, alla storia privata dei singoli componenti delle comunit cristiane pi; antiche. Duesto sentimento della concordia tra le sofisticate idee religiose elaborate dai (adri della 2hiesa e il pensiero semplice degli uomini convertiti al cristianesimo, ci immette in un mondo funerario estremamente compromesso, per i primi tempi, con quel naturale e lento divenire delle usanze e dei riti provenienti dalla civilt romana. (roprio i romani, d'altra parte, affidarono una particolare importanza a tutti quei gesti intimamente legati al momento della morte, alla sistemazione dei corpi dei defunti, alle feste e alle commemorazioni funebri, recuperando le credenze e i riti dalle culture preromane. Tali usanze, come noto, si muovono attorno all'orbita di una tensione comune che prevede la "sopravvivenza" del defunto oltre la tappa traumatica della morte. $nzi, nella cultura romana, nacque ben presto la credenza di un naturale prolungamento della vita per tutti i trapassati, secondo quanto assicurano 2icerone "Tusculanae disputationes i, ?9, @9# e irgilio "Eneide, vi, I7@#. =ella prassi funeraria romana si diffuse, per questo, l'usanza di un'immediata sepoltura dei morti, per assicurare una serena vita nell'aldil e per evitare che le anime dei trapassati vagassero, in attesa della tumulazione. =acquero, cosE, i collegia funerari, che si preoccuparono di sostenere l'onere economico per la sepoltura di coloro che non potevano permettersi un dignitoso funerale. Duesto permetteva anche che i defunti non stazionassero nell'abitato, nel perfetto ossequio di una legge delle %odici Tavole che prescriveva che! hominem mortuum in urbe ne sepelito neve urito. Tale legge induceva a svolgere tutte le pratiche funerarie, sia per quanto riguarda l'inumazione, sia per

quel che attiene all'incinerazione, fuori dalle mura urbiche. <a ritualit funeraria romana comportava una sequenza di gesti che, in parte, si sono protratti nel tempo, come il bacio estremo al defunto, la chiusura degli occhi, la conclamatio, ossia il richiamo ad alta voce del nome del defunto per verificarne la morte, la sistemazione del cadavere, la vestizione, la coronazione, la consegna di una moneta / il cosiddetto obolo di 2aronte per accedere nell'oltremondo / l'esposizione del corpo, le esequie, con il relativo seppellimento, che si svolgeva, assai spesso, notte tempo. 2on l'avvento del cristianesimo, al rito dell'incinerazione, tanto amata dai romani, in quanto collegata alla eroizzazione del defunto, si sostituE quello dell'inumazione, gi noto, ma meno diffuso per questioni di spazio e di economia. I cimiteri cristiani, meglio noti come catacombe, raccolsero, sin dagli esordi del iii secolo, intere comunit cristiane, specialmente a -oma, ma anche in altri centri dell'Italia centrale, meridionale e insulare, dove il sistema delle sepolture in ambienti ipogei e la moltiplicazione dei sepolcri / che raggiunsero in certi casi decine di migliaia di unit / caratterizzarono un nuovo approccio con la ritualit funeraria e con il sentimento religioso, che si incentrA, come intuitivo, sul mistero fondamentale della resurrezione della carne. <a grande rivoluzione del pensiero religioso influE sicuramente sulla creazione di queste enormi citt della morte o meglio in questi dormitori provvisori, dove i fratelli della fede attendevano fiduciosi la resurrezione. Se, da un lato, le catacombe mantennero uno stile sobrio ed essenziale nell'allestimento delle sepolture volutamente tutte uguali, con qualche rara eccezione riservata alle sepolture privilegiate dei potentiores e di alcuni ecclesiastici,

dall'altro, vogliono esprimere un forte e insopprimibile spirito comunitario. <e catacombe rappresentano il luogo naturale dell'attivit dei fossores, ai quali spettano la progettazione, lo scavo, la decorazione e la gestione dell'area sepolcrale. <a figura del fossor assurge, insomma, a vero e proprio genius loci dei cimiteri paleocristiani e viene anche definito arenarius, in quanto scavatore di gallerie nelle cave arenarie, vespillo" lectiarius" copiatae ed entra nella gerarchia della chiesa locale, inserendosi nella dinamica associativa delle corporazioni. Il potere assunto dai fossori, specialmente in relazione alla compravendita delle sepolture, indusse nel corso del v secolo, a riconsegnare questa fruttuosa attivit ai mansionarii, ai cubicularii e ai presb5teri. (roprio per il diagramma che il ruolo dei fossori disegna nella carta sociale delle prime comunit cristiane, questi furono tra i primi a essere rappresentati in pittura e nelle incisioni sulle lastre funerarie delle catacombe romane, ora intenti a scavare le gallerie, ora occupati alla sistemazione del corpo dei defunti, ora in posa autorappresentativa, per dimostrare il loro rango, raggiunto nell'ambito della struttura della 2hiesa primitiva. Dueste semplici rappresentazioni oscillano tra l'iconografia del vissuto quotidiano, a cui ci si riferiva in apertura, e un intento figurativo

di tipo simbolico, quando si vuole attribuire alle loro immagini, gi nel cuore delle catacombe di San 2allisto, nelle cosiddette cappelle dei sacramenti, riferibili alla prima met del iii secolo, un significato pi; sofisticato, che attinge proprio a quel senso di guardiano eccezionale del sito cimiteriale, a cui si alludeva, ossia al ruolo di genius loci delle catacombe. 3en presto, accanto alle figure dei fossori, appaiono le immagini dei defunti ordinari, per lo pi; isolati e atteggiati nel significativo gesto dell'eGpansis manibus, che vuole sollevare i cristiani dei primi secoli in una condizione beatifica e paradisiaca. <'atteggiamento dell'orante, attribuito alla maggior parte dei defunti, rappresentati in pittura, in scultura e nelle incisioni funerarie non vuole significare una tensione verso la salvezza, ma uno status positivo, che comporta l'idea di un percorso gi tracciato, che ha condotto il defunto fino alla salvezza finale. (er questo motivo l'atteggiamento delle braccia sollevate interessa, in queste prime rappresentazioni, tanto i semplici defunti quanto i protagonisti degli episodi veterotestamentari, che hanno superato diluvi, condanne ad bestias, insidie, violenze, pericoli e prove di ogni tipo. Sollevare le braccia e aprire le palme delle mani significa esprimere quel concetto della preghiera continua che, per il cristiano, non finisce in terra, ma perdura anche nell'aldil e che si era iniziata con il battesimo! da quel momento, l'uomo, coerente con le sue promesse e fedele al consiglio di (aolo "i Tessalonicesi, :, ?I# canta incessantemente, senza mai interrompersi, la gloria di %io. $ccanto a queste rappresentazioni ispirate, compaiono raffigurazioni pi; tradizionali che "fotografano" i defunti mentre svolgono la loro attivit professionale di fabbri, fornai, macellai,

pescivendoli, ortolani, come per ricordare la loro condizione terrena, secondo un uso e una mentalit che non si differenzia da quella profana. $ questo riguardo ci aiuta Tertulliano, quando si interroga sul motivo delle persecuzioni nei confronti dei cristiani, se, in realt, essi frequentavano gli stessi fori dei pagani, lavoravano negli stessi mercati, negli stessi negozi, nelle stesse officine, praticavano le stesse arti, navigavano e combattevano insieme a loro "!pologetico, 7F, F/@#. $ncora nel solco della tradizione ellenistica e romana dobbiamo collocare le rappresentazioni dei defunti pi; prevedibili, ossia quelle che si preoccupano di riprodurre, nel dettaglio, i ritratti dei personaggi, ora scegliendo l'antico espediente della imago clipeata, ora sistemando la figura intera tra due introduttori, che spesso si identificavano con i principi degli $postoli, ora rappresentandoli in vere e proprie "foto di famiglia". 'a i defunti sono calati in situazioni figurative anche pi; complesse, come quando divengono protagonisti dei banchetti. =elle scene di convito coesistono i sensi di diversi banchetti, non solo quelli funerari, come si tenta di affermare da pi; parti in tempi recenti, ricollegando l'immagine alle agapi e ai refrigeria, per scorgervi, dunque, un riflesso immediato di pratiche quotidiane e reali. =ei banchetti dipinti nelle catacombe romane, cosE come in quelli scolpiti sui coperchi dei sarcofagi, possibile individuare gran parte dei modelli iconografici e dei significati simbolici creati dalla cultura figurativa precedente, anche se l'accezione cristiana, in chiave rituale e simbolica, prevale ed emerge sugli altri temi. <e scene di banchetto riecheggiano, innanzi tutto, gli antichi pranzi funerari classici ed ellenistici, di memoria omerica, che comportavano sacrifici, pranzi veri e

propri e ludi in onore del defunto! dal silicernium, che si teneva dopo la sepoltura, al novemdial che, nove giorni dopo la tumulazione, segnava il ritorno della famiglia nella societ, sino ai pi; noti banchetti tenuti durante i parentalia e, segnatamente, a quello che si organizzava il FF febbraio "caracognatio#, un convito solenne, che si svolgeva presso il sepolcro a cui partecipavano solo i parenti del defunto, i quali, in quell'occasione, potevano ricomporre i malumori familiari, approfittando del clima affettuoso che si veniva a creare. $ questi banchetti e all'atmosfera di amicizia e concordia, declinata in senso spirituale dai cristiani, sembrano ispirarsi direttamente le scene delle catacombe romane, ma questa continuit solo apparente e non serve, da sola, a spiegare la grande fortuna del tema nel repertorio cristiano. Mccorre ricordare che, per i romani, quella dei parentalia non era l'unica occasione per pranzare in onore dei defunti! durante i rosalia e i violarla, feste primaverili ed estive, si svolgevano altri banchetti e gi, tra i pagani, anche se eccezionalmente, si pranzA nella ricorrenza del giorno anniversario dello scomparso. Si deve, poi, distinguere, in tali conviti, una componente evergetica, che proveniva dalla tradizione ellenistica e che, per la solennit e l'aspetto pubblico, riferisce l'intenzione di fissare la memoria del defunto in senso civico e storico e una componente familiare, che esprime il desiderio di descrivere il ruolo del congiunto nell'ambito del gruppo sociale di appartenenza. <e due componenti sembrano perdurare nell'immaginario figurativo paleocristiano in maniera talora ben distinta se, come sembra, prevale l'aspetto evergetico nelle rappresentazioni multiple contornate da cesti colmi di pani, mentre predomina quello familiare nelle scene affrescate, con

vivacit gestuale e rari tocchi d'ambiente, nel cimitero dei santi 'arcellino e (ietro. 'a anche in queste scene, eccessivamente alleggerite dalla critica moderna di ogni carica simbolica, dobbiamo leggere meglio la stratificazione dei significati. Se, infatti, alcune scene presentano chiari riferimenti a un pasto funerario organizzato per o dalla famiglia del defunto, con cenni reali che riflettono pratiche e rituali sepolcrali concreti, la ieraticit di alcune immagini e l'atmosfera che si respira intorno ad altre ci sollevano verso un livello eminentemente simbolico. =ella lastra incisa di 4riste in %omitilla, ad esempio, la piccola defunta, collocata in paradiso con pochi ma efficaci espedienti / colombe noetiche, atteggiamento eGpansis manibus / commemorata dal padre 4ristor che si raffigura bevendo e offrendo l'ultimo boccone del pasto a un cagnolino, forse molto caro alla padroncina. (roprio la catacomba di %omitilla ci permette di agganciare l'antica commemorazione dei defunti nella cultura paleocristiana con quella spontanea e urgente riservata, negli stessi secoli, ai santi che, in quei primi momenti, si identificano specialmente con i martiri. In un affresco del complesso di %omitilla, sulla via $rdeatina, e, segnatamente, nella lunetta di un arcosolio non lontano dalla basilica dei santi =ereo e $chilleo, la matrona eneranda viene rappresentata mentre viene introdotta in un giardino paradisiaco dalla martire (etronilla, che godeva di fama e culto estremamente diffusi in ambiente romano. <'introduzione / che comporta un confortante gesto di incoraggiamento da parte della santa, che poggia la mano sulla spalla della defunta / avviene in un'atmosfera di grande confidenza, recuperando i rassicuranti atteggiamenti delle antiche introduzioni in paradiso e

annunciando gli ingressi monumentali e ufficiali dei catini absidali romani, come accade, ad esempio, in quello protobizantino della basilica romana dei santi 2osma e %amiano, dove i due santi medici sono accompagnati al cospetto del Salvatore dai principi degli $postoli. Tra martiri e defunti si stabilisce una sorta di religio amicitiae, di rapporto inter pares, che qualifica i santi come patroni, intercessori e protettori! essere vicino a loro, essere rappresentati in loro compagnia, significa rompere quel limite tra terra e cielo, ancora ben percettibile nella mentalit comune del tempo. <'arte delle catacombe esprime l'abbattimento di questa barriera, mettendo in diretto contatto i defunti con il martire, in un rapporto protetto/patrono, che ben riflette nell'iconografia quanto succede attorno alle tombe dei santi all'interno delle catacombe. =ei pressi di questi sepolcri eccellenti, infatti, vuole essere sepolto un numero elevato di defunti, creando quei retroIsanctos, che vorrebbero riprodurre il concetto della comunione dei santi e l'eloquente formula epigrafica in pace cum sanctis che caratterizza molti epitaffi paleocristiani del iv secolo dell'era cristiana. %opo un lungo periodo in cui la rappresentazione dei martiri viene evitata per non affrontare il delicato momento della loro morte violenta, ecco che / con la pace della 2hiesa e specialmente nella seconda met del iv secolo, in corrispondenza con il pontificato di (apa %amaso "@99/@G7# / spuntano le immagini di questi uomini santi. +ssi vengono rappresentati come filosofi, intellettuali, saggi, spesso muniti della corona trionfale del martirio, atteggiati secondo gesti solenni ed enfatici, con volti ieratici, ma rassicuranti. <a loro fisionomia, il loro vestiario, costituito semplicemente dalla tunica e dal pallio, non diverso

da quello dei personaggi biblici, dei patriarchi, dei filosofi, ma anche degli apostoli e del 2risto. <e loro immagini appaiono negli oscuri itinera ad sanctos che, nei labirinti bui e oramai abbandonati delle catacombe romane, conducono i pellegrini del medioevo verso le tombe sante, semplici, ma estremamente venerate, come dimostrano le centinaia di graffiti lasciati dai devoti lungo le pareti di quelle strade sotterranee della fede. 'entre ai nostri giorni le commemorazioni dei santi e dei defunti si susseguono a distanza di un giorno, nell'antichit le loro figure, prima distinte e poco definite, si uniscono in un destino comune, che vede i defunti "eccellenti" e quelli "ordinari" disposti fianco a fianco, come per anticipare quella resurrezione finale che rompe tutte le barriere sociali e le categorie religiose e che riconduce alla nostra mente le semplici ed emozionanti parole di <attanzio, quando descrive la societ cristiana dei primi secoli! "Tra noi non ci sono n4 servi n4 padroni) non esiste altro motivo se ci chiamiamo fratelli se non perch4 ci consideriamo tutti uguali" "3ivinae institutiones, :, ?:#.

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Scherzi e parodie nei (adri 'a attenti a non ridere troppo di 'anlio Simonetti 6 vero e proprio luogo comune che la religione cristiana sia intrinsecamente ostile al riso e alla comicit e, quanto al cristianesimo antico che qui direttamente c'interessa, a portata

di mano una documentazione quanto mai varia ed estesa, che ha trovato e tuttora trova il suo puntello nella constatazione che i vangeli non presentano mai Les; che ride. (er +frem il riso contribuisce a rovinare l'uomo perch4 contrasta l'impegno ascetico, 3asilio afferma che per il credente non mai tempo di ridere, Lregorio 'agno racconta che la ergine 'aria, apparsa alla giovane 'usa, "le impose di non comportarsi pi; con leggerezza giovanile, di astenersi dal riso e dal gioco" "%ialoghi, 7, ?G, ?#) nella stessa opera, poche pagine prima "@, ?7, ?8#, dopo aver esaltato le virt; di un sant'uomo Lregorio continua! "<'unica cosa che in lui appariva biasimevole, era la grande gioia che talora dava a vedere") il tempo monastico non "di letizia per ridere, ma di penitenza per piangere i peccati" "-egola del maestro, ??, I9#. Il riso pare apprezzato positivamente solo in proiezione escatologica! leggiamo infatti nel angelo di <uca le dure parole di Les;! "Luai a voi che ora ridete, perch4 piangerete) beati voi che ora piangete, perch4 riderete" "9, F:. F?#. 'a i concetti di riso e comicit si concretano in un largo ventaglio di significati, e a pi; di uno di essi svariati antichi testi cristiani non sembrano estranei! s'imponeva perciA, come per altri luoghi comuni relativi all'antica letteratura cristiana, un'attenta revisione critica che, al di l delle affermazioni comunemente addotte per supportare l'ostilit di quella letteratura nei confronti del riso, spaziasse pi; vastamente nei testi, mirando a conclusioni pi; articolate e puntuali. (roprio questo scopo si prefisso un convegno tenuto a Torino, dal ?7 al ?9 febbraio F88:, i cui atti sono stati pubblicati, con il titolo -iso e comicit nel

cristianesimo antico, a cura di 2lementina 'azzucco, per le +dizioni dell'Mrso di $lessandria. In un volume di ben G:7 pagine sono raccolti @7 contributi, alcuni dei quali non presentati al convegno e consegnati in un secondo tempo, che spaziano sull'antica letteratura cristiana sia d'oriente sia d'occidente, a cominciare dal =uovo Testamento fino alle soglie del medioevo, con ampie aperture sul mondo classico ed ebraico. <e conclusioni, dovute al grecista Luido (aduano, rilevano quanta variet di temi e di atteggiamenti spingano, se non a respingere in toto il luogo comune dell'estraneit del cristianesimo al riso, a sfumarlo e sfaccettarlo con una serie di precisazioni che danno a vedere in materia di riso e comicit, nell'antica letteratura cristiana, un panorama ben pi; vario e variegato di quanto il rifarsi a quel luogo comune non facesse prevedere. In primo luogo va comunque rilevato che, variando il senso del comico da et a et e da ambiente ad ambiente, alcuni tratti di antichi testi cristiani, soprattutto d'argomento agiografico, che oggi a noi appaiono francamente comici, non lo erano affatto nell'intenzione dei loro scrittori. (er esempio, quanto leggiamo nei %ialoghi di Lregorio 'agno "@, I# riguardo alla rassegna dei diavoli, alla nostra sensibilit risulta oggi racconto quanto mai umoristico, ma per certo tale non era per Lregorio. 2ominciamo col constatare che, se il riso non trovava molta accoglienza nel mondo cristiano, nel mondo classico, almeno a livello di precettistica, nonostante le commedie di $ristofane e di (lauto non era tutto rose e fiori. $lcune correnti filosofiche condannavano il riso come manifestazione priva di seriet! pitagorici e stoici erano definiti aghlastoi ""coloro che

non ridono"#. In ambito latino 2icerone osserva che l'oratore fa uso del motto di spirito per conseguire un preciso scopo, non per essere soltanto divertente "%e oratore, F, F7I#, e Duintiliano constata che raccontare in modo spiritoso richiede finezza e capacit oratoria, perch4 l'oratore non deve ricercare l'effetto comico in modo rozzo e forzato. Il riso, autorizzato, anzi imposto, in particolari contingenze, soprattutto teatrali, era in complesso sottoposto ad appositi controlli. In ambito antico ebraico non stiamo molto meglio, anche se ora si tende a respingere come eccessiva l'affermazione che la 3ibbia sia priva di effetti comici! ma a conferma si adducono solo giochi di parole ed espressioni ironiche e parodiche, cio un comico inteso in senso piuttosto lato. In effetti il riso di Sara all'annuncio della prossima maternit valutato negativamente in Lenesi ?G, ?F/?: e, tra i testi di Dumran, secondo la -egola della comunit, chi ride stupidamente viene punito per trenta giorni "?DS, I, ?9/ ?I#. In ambito cristiano rileviamo subito la presenza di almeno un'opera volta apertamente a suscitare il riso, la cosiddetta 2oena 2*priani, un breve scritto che descrive una cena fittizia, ispirata, non tanto alla lontana, dalla 2ena di Trimalchione di (etronio, alla quale partecipano, in un susseguirsi di vicende tragicomiche, a volte blasfeme, numerosi personaggi biblici, tra cui anche Les;, insieme con altri inventati, tra i quali la petroniana Trifena. 'a la cronologia dell'opera incerta, e io ritengo che i suoi caratteri aberranti si spieghino meglio in et medievale che non patristica. Siamo in terreno ben pi; solido con 2lemente di $lessandria, un autore che pi; di altri ha avvertito, nel contesto di un'etica ispirata al angelo, l'influsso della paidia greca, che gli ha ispirato sotto vari aspetti atteggiamenti originali. In materia di

riso, se da una parte ne biasima le manifestazioni esagerate, dall'altra considera il riso, il gioco, la gioia come espressioni di un'anima semplice e ingenua nella manifestazione della propria fede. $nche 3asilio mette in guardia contro il riso smodato e incontinente, mentre considera non indecoroso mostrare con un sorriso l'allegrezza dell'anima. %i contro altri meno permissivo! $mbrogio "I doveri, ?, ?8@#, correggendo 2icerone il quale aveva affermato che il genere faceto di espressione non deve essere eccessivo e sguaiato ma garbato e spiritoso, afferma che debbono essere evitati non solo i motti di spirito smodati ma tutti tout court. $nche $mbrogio, per altro, non disdegna il divertire senza cadere nel riso volgare e smodato, ed questa in sostanza la concezione che appare prevalente negli antichi scrittori cristiani, ai quali perciA appare del tutto inaccettabile il riso come espressione di ciA che comico nel senso stretto del termine. (are superfluo aggiungere che il riso del tutto proscritto dall'orizzonte della vita femminile! per Lregorio =azianzeno, se sconveniente il riso maschile, lo ancora di pi; il riso femminile. Se passiamo dalla teoria alla pratica, troviamo conferma di questo atteggiamento, nel senso che, con l'eccezione della 2oena 2*priani, manca nelle antiche lettere cristiane l'espressione effettivamente comica, quella che vuole muovere il riso, non il sorriso, mentre vi riscontriamo pi; volte l'espressione genericamente umoristica, mirante soprattutto a irridere, in contesto in prevalenza polemico. (er soffermarci ancora sul =azianzeno, egli non esita a servirsi del riso di scherno, di dileggio, a spese sia dei suoi avversari, sia

anche dei vescovi che cosE amaramente avevano eluso le sue aspettative nel concilio costantinopolitano del @G? "carme F, ?, ?F#. >n ingenium per sua natura polemico come quello di Lirolamo era portato, in modo direi esemplare, all'irrisione dei suoi tanti avversari. 2osE la celebre 'elania senior, il cui nome significava "nera", in quanto fautrice del suo nemico -ufino di $quileia fu da lui definita nera di nome e di fatto, e quanto a -ufino, fu da lui costantemente bollato, forse a causa di un certo prognatismo della faccia, come grunnius, cio "porco che grugnisce". >na particolare forma di irrisione consisteva nell'alterazione del nome della persona che si intendeva colpire. (er esempio, nel iv secolo un importante eretico fu &otino, vescovo, poi deposto, di Sirmio, il cui nome significa "luminoso" "photeinoAs#! di qui la contraffazione del nome in Scotino, cio "tenebroso" "sCoteinAs#. <ucifero di 2agliari definisce pi; volte l'importante capoparte ariano, che fu anche vescovo di 2ostantinopoli, +udossio, il cui nome significa "glorioso", come $dossio "$do0ius#, cio "inglorioso, spregevole". In ambito monastico un tema specifico fu quello dell'applicazione del riso al diavolo, nel senso che il riso sottolinea l'influsso malefico del diavolo il quale spinge il monaco al peccato, come leggiamo in un racconto di -ufino "Storia dei monaci, ?, 7, ?/9#! un monaco, insuperbito per le sue virt;, indotto al peccato dal diavolo, che gli si presenta in allettante figura muliebre e rende pi; efficaci le sue blandizie col riso e lo scherzo "iocus risusque miscentur#. (er concludere, il volume che abbiamo cursoriamente presentato rappresenta un contributo fondamentale per

approfondire, al di l dei soliti apprezzamenti generici, che cosa effettivamente l'antico mondo cristiano abbia pensato del riso e della comicit, intesi nel senso pi; ampio. <etto il volume, l'impressione complessiva conferma l'abituale giudizio secondo cui gli antichi cristiani erano, o almeno affermavano di essere, pi; amici del pianto che del riso, ma una serie di "distinguo" attutisce il drastico impatto di questa categorica affermazione. 6 fuor di dubbio che fu loro del tutto estranea la comicit forte, quella che si esprime soprattutto nel teatro, e lo stesso si puA dire del riso sguaiato e incontrollato. 'a intendendo il concetto del comico in senso pi; lato, in modo da comprendervi la derisione, il dileggio dell'avversario, fino alla parodia, non di poco conto quel che si raccoglie dagli scritti patristici. +d soprattutto evidente l'apprezzamento per il sorriso, espressione di uno stato di letizia che caratterizza il fedele in pace con la sua coscienza.

9E:(-4la9; Da F(d( i$" ii ad A%d (a Pi#a%"< i% -"#& a a Ri-i%i 'i%" al = #(&&(-b ( Il ba&&(#i-" d(ll'a%&i$5i&6 "vv( " l" 9#&u4" 9 d(ll'a &( -(di(val(
di $lfredo Tradigo Si presenta con il titolo originale e sintetico di "+0empla" "-imini, 2astel Sismondo. F8 aprile / I settembre F88G# questa mostra di scultura / ma non solo / nata nell'ambito della 00i0 edizione del 'eeting per l'amicizia dei popoli e in collaborazione con i 'usei vaticani. "+0empla", cio modelli, esempi da seguire. +sempi di forme antiche / spesso provenienti da materiali di spoglio greco/romani / come gli scavi per la costruzione dei castelli di &ederico ii di Svevia in (uglia che vengono riutilizzate in altro contesto) oppure riprese / non copiate / con un forte senso di continuit col passato) come se l'antico non fosse mai venuto meno) anzi, come fosse il miglior linguaggio del presente dopo una notte d'oblio durata in realt quasi un millennio. + questo risveglio non vissuto nella nostalgia di un ritorno all'antico / come sar nel pi; maturo rinascimento / ma come un "dato" concreto in cui ci si imbatte) e che il realismo cristiano naturalmente fa proprio.

Il risveglio della scultura nella prima met del %uecento in Italia ha un luogo e dei protagonisti precisi, come il sottotitolo della mostra esplicita! "<a rinascita dell'antico nell'arte italiana. %a &ederico ii ad $ndrea (isano". Il "luogo" la bottega artistica di 2astel del 'onte / una delle corti di &ederico ii, puer $puliae / l dove un altro figlio di questa terra, =icola / de $pulia, ma poi diventato celebre come (isano / inizia una scuola che dalla (uglia alla Toscana culminer nel pulpito del battistero di (isa e del %uomo di Siena, suoi massimi capolavori. %i =icola sono visibili in mostra due calchi in gesso dal portale esterno del %uomo di <ucca. Si formeranno sotto di lui in Toscana il figlio Liovanni / grandissimo scultore / $ndrea (isano e $rnolfo di 2ambio "+0empla" una mostra di alto livello scientifico, difficile da un lato, come riconoscono gli stessi suoi ideatori) ma godibilissima dall'altro, per chiunque ne segua semplicemente il percorso nella penombra suggestiva di castel Sismondo, roccaforte dei 'alatesta, signori di -imini. Il fascino e la rarit dei pezzi esposti, alcuni per la prima volta) le sculture in pietra calcarea pugliese o in candido marmo di 2arrara, le monete d'oro e i preziosi cammei / in onice, agata, sardonica, calcedonio e diaspro / irraggiano un senso di antichit ritrovata. Il confronto si gioca in continui ammiccamenti e rimandi che segnano il passaggio dall'arte antica al romanico/pugliese per approdare al gotico toscano, con influssi d'oltralpe e qualche accenno alla scultura etrusca e normanna. <a romanitas si rinnova, secondo il programma culturale di &ederico ii. + ne guadagna la scultura cristiana. Infatti, mentre la statuaria classica greco/romana si rivela fredda nella sua perfezione / gli dei e gli eroi non provano emozioni, sono al di

sopra dell'umano sentire / con la nuova scultura della generazione dei (isano e di $rnolfo la pietra "sorride" grazie all'influsso del cristianesimo, che pone al centro la persona. >n solo %io si incarna nel grembo di una ergine e gli uomini, ciascun uomo, chiamato per nome e puA incontrarlo. 2osE la scultura a tutto tondo del %uecento, liberata dai limiti del bassorilievo e dalla paura iconoclasta di creare nuovi idoli, nel tredicesimo secolo si fa autonoma e trasforma l'eredit greco/bizantina del maestoso volto del (antocrator "o della Testa di Peus o Silvano esposta a -imini# nei tratti pi; dolci del 2risto patiens! scandalosa condiscendenza del (adre che nel &iglio rivela al mondo "il sorriso di %io". (ur rimanendo Signore e -e dell'universo, come si vede nella bellissima triade pittorica esposta a -imini! la Testa di 2risto di (ietro 2avallini "tempera, fine tredicesimo secolo#) il olto del 2reatore di Oacopo Torriti "sinopia, ?FJ8/J:#) infine l'icona del -edentore di scuola romana "tempera, quattordicesimo secolo#. I tratti del %io giusto e tremendo giovano al programma imperiale di rinascita del Sacro romano impero d'Mccidente. &ederico ii / stupor mundi / una figura modernissima e contraddittoria di imperatore, illuminato e tiranno, coltissimo e multietnico, amante della caccia col falcone / in mostra il manoscritto miniato %e arte venandi cum avibus / e degli studi universitari. =el ?FF7 &ederico ii aprir l'universit di =apoli con le facolt delle arti, teologia e medicina. + all'universit di =apoli Tommaso d'$quino potr accostare, pochi anni dopo / siamo nel ?F@J / i testi di filosofia naturale di $ristotele, che lo aiuteranno a rifondare il concetto di bello "pulchrum# in senso ontologico, legandolo al buono e al vero. <a terribilit del potere imperiale di

&ederico ii si esprime in uno dei pezzi pi; belli esposti! il leone di <agopesole, uno dei duecento castelli federiciani sparsi nel meridione d'Italia. Duesto leone dalla folta criniera e dallo sguardo ferino / e che sta azzannando un'antilope / un frammento in marmo bianco di sarcofago del terzo secolo forse proveniente da -oma. enne riutilizzato e riadattato intorno agli anni quaranta del tredicesimo secolo dagli scultori di corte per decorare il trono di &ederico ii e incutere deferenza e sottomissione nei suoi sudditi. Il leone puA essere letto come simbolo araldico degli $ltavilla, dinastia normanna dalla quale discendeva &ederico ii da parte materna / 2ostanza d'$ltavilla / o, pi; semplicemente, rappresentare il potere dell'imperatore svevo che cercava di legittimare in ogni modo la sua sacralit. 2on riferimenti biblici al re %avide che giocava con le fiere. 'a in quell'antilope morente e indifesa tra le sue zanne potremmo anche vedere la 2hiesa, soffocata dal potere imperiale. (er questo %ante, pur essendo ghibellino, mette &ederico ii e il suo notaio (ier delle igne all'Inferno) e noi li ritroviamo entrambi esposti a -imini in due busti/ritratti. >n altro straordinario frammento / che insieme con il leone di <agopesole costituisce uno dei pezzi pi; emozionanti di "+0empla " / rappresentato dalle due teste accostate di 2risto Liudice e dell'animula della ergine, che viene assunta in cielo tra le braccia del &iglio. Duesti due frammenti sono quanto rimane di una %ormitio irginis realizzata dalla bottega di $rnolfo di 2ambio / ultimo decennio del tredicesimo secolo / per la lunetta del portale destro della facciata di Santa 'aria del &iore. Il volto di 2risto, dalla folta barba e capigliatura, chiuso nella sua maestosa selvaticit e domina il volto della piccola

'aria, che qui davvero appare "figlia del suo &iglio" cosE come %ante la invoca nell'Inno alla ergine "(aradiso, canto 000iii#. 'aria una bimba timorosa, ma piena di speranza, sotto lo sguardo di 2risto, temibile come il leone di <agopesole. 'a, se guardiamo bene in faccia questo volto di pietra, vi scopriamo un sorriso) o addirittura una smorfia che lo scultore inventa "torcendo" in modo innaturale la bocca e il naso. Il volto di 2risto si piega verso 'aria, quasi a sussurrarle qualcosa all'orecchio) o, forse, baciarle una guancia con una tenerezza che contrasta con la sua ferinit. In questo bacio impossibile si coglie gi una deformazione in senso espressionistico, nordico, gotico e moderno. <a figura femminile un'altra grande conquista del cristianesimo! in 'aria tutte le donne sono benedette e diventano madonne e signore. +cco allora la bella Ifigenia, frammento di sarcofago della seconda met del secondo secolo, volgere pudica le spalle in un panneggio che ne evidenzia le rotondit accanto al simbolo stesso della donna! l'anfora. + subito dopo %onna con brocca in marmo bianco, di $rnolfo di 2ambio, figura sdraiata e di spalle, mostra i fianchi prosperosi, il braccio appoggiato a un brocca vuota e rovesciata. Il volto corroso, manca il naso ma lo sguardo ancora vivo, lo stesso dell'animula di 'aria! lo sguardo della speranza cristiana. %avanti a questa scultura, che faceva parte della fontana di una piazza di (erugia "quella del Lrifo#, ritornano le parole di %ante dello stesso inno alla ergine! "Sei di speranza fontana vivace". +cco allora come il marmo antico in =icola (isano, Liovanni, $ndrea e $rnolfo di 2ambio riesce a sorridere e a prendere vita, speranza. + addirittura a "danzare" con il passo di un'antica

vestale, ma all'interno di un significato culturale nuovo che il cristianesimo immette nella forma classica! <a danzatrice "acefala# di Liovanni (isano infatti una profetessa inebriata, le vesti del panneggio mosse dallo Spirito. 2on la stessa leggerezza si muove l'accolito di spalle che scosta la cortina funebre nel sepolcro del cardinale Luillaume de 3ra*e scolpito da $rnolfo di 2ambio.

La teologia dello #seudoI3ionigi !reopagita nella catechesi di *enedetto .@I

La li&u )ia -a%i'(#&a!i"%( d(lla (al&6 #a$ a di Di"


di Ni$"la Bu: <a lode cosmica "che va dai serafini, agli angeli e arcangeli, all'uomo e a tutte le creature che insieme riflettono la bellezza di %io e sono lode a %io" la caratteristica essenziale del pensiero di un misterioso teologo del sesto secolo che si cela sotto lo pseudonimo di %ionigi $reopagita, il nome di uno degli ascoltatori che si aprE alla fede dopo il celebre discorso di san (aolo "!tti, ?I#. <o ha richiamato il Santo (adre nella catechesi di mercoledE scorso, annotando inoltre che "essendo la creatura una lode di %io, la teologia dello (seudo/%ionigi diventa una teologia liturgica! %io si trova soprattutto lodandolo, non solo riflettendo)

e la liturgia non qualcosa di costruito da noi, qualcosa di inventato per fare una esperienza religiosa durante un certo periodo di tempo) essa il cantare con il coro delle creature e l'entrare nella realt cosmica stessa. + proprio cosE la liturgia apparentemente solo ecclesiastica, diventa larga e grande, diventa unione di noi con il linguaggio di tutte le creature". Duesta visione della liturgia che non solo dell'Mriente bizantino, come sanno gli studiosi, ma pure alla radice delle liturgie latine, in specie la romana e la ambrosiana, chiede di essere riscoperta. <a catechesi del Santo (adre puA essere una opportunit per un confronto tra quanti vedono la liturgia per cosE dire "dal basso" e quanti la ammirano soprattutto "nell'alto", invece che consumarsi in censure reciproche. 'a c' di pi;! la teologia cosmica e liturgica di %ionigi anche mistica, perciA personale e sacramentale. %io sa quanto ci sia bisogno di recuperare tale dimensione dopo l'enfasi sulla dimensione comunitaria! la gente chiede sempre pi; rispetto per lo spazio personale del silenzio, della partecipazione intima della fede, anche della celebrazione dei sacramenti. Si puA, per esempio, trascurare che i rituali prevedono la celebrazione del battesimo per un solo bambino analogamente al modo in cui previsto il rito del funerale per una sola personaK (erch4 non deve essere possibile ad una sola persona ricevere la comunione cosE come prevista la confessione del singoloK (erch4 tutto deve essere ridotto al comunitarioK Les; nel angelo incontra singolarmente tanti e si d personalmente a ciascuno. Il passaggio avvenuto con (seudo/%ionigi dal mistico come equivalente di sacramentale al mistico inteso come personale e intimo "esprime il cammino dell'anima verso %io", ha

sottolineato il (apa. <a liturgia deve infatti stimolare la ricerca di %io e l'incontro con <ui, la conversione a <ui. 2i invita a rivolgerci al Signore distogliendo lo sguardo da noi stessi o da altre creature, anche dallo stesso sacerdote celebrante! questi a richiederlo col Sursum corda e noi rispondiamo Habemus ad 3ominum. Si puA dire che la vera arte di celebrare sia di aiutare a rivolgere se stessi al Signore. $llora, la liturgia di %ionigi non altro che la manifestazione della realt sacra di %io. Si usa dire che la vita sacra, ci si ferma in silenzio dinanzi alla sacralit della morte o ancora a pensare che il bene e il male si giochino nella nostra mente a partire da quanto sa sul sacro, dall'idea che si ha del misterioso, affascinante e spaventoso, attraente e terribile. Duale essere umano non sente giocare al suo interno tale mistero nel campo dell'esperienza della vitaK Il sacro proprio questo ambito nel quale le risposte possibili sono unicamente quelle della morale. + questa tale solo se fondata su un %io che totalmente altro rispetto all'uomo. +cco che nella liturgia del battesimo e della (asqua, dell'eucaristia e della morte l'uomo tocca il sacro. <a liturgia sacra perch4 scende dall'alto, da %io che nei cieli, perciA "il cielo sulla terra") divina, dice l'Mriente e anche i "grandi" (api come Lregorio e <eone, ma anche il concilio di Trento e il aticano II con la costituzione 3e sacra Liturgia& $llora la liturgia l dove cielo e terra si toccano, dove %io si incarnato e si sacrifica per me! "'i ha amato ha dato se stesso per me" ">alati F, F8#. Duesta frase di san (aolo il culmine e la fonte della partecipazione alla liturgia! dall'ascolto della parola del Signore discende la comunione con <ui. <'anima dell'uomo ha bisogno di questo e il movimento liturgico del secolo scorso lo

aveva agognato! al centro la (ersona di %io prima del rito, affinch4 a lei si rivolga la persona umana) dal rito al mistero, alla mistica e alla morale, l'itinerario che dalla Mediator 3ei di (io HII giunge alla Sacrosanctum concilium del aticano II. <a catechesi del (apa su %ionigi aiuta a comprendere meglio il sacro, cio il mistero presente che opera la elevazione morale dell'uomo. $llora, il sacro la "legge fondamentale" della liturgia, perch4 discende dalla presenza di %io) di conseguenza, disobbedire alle norme che esprimono tale sacralit in nome dell'arbitrio che porta a crearsene una propria, significa de/ sacralizzare la liturgia. In tal modo la liturgia non pi; il ricevere dall'alto come al Sinai la parola divina che legge ai nostri passi, ma costruire in basso il vitello d'oro con le nostre mani e danzarvi attorno. Duanta responsabilit hanno i sacerdotiS Significa in pratica cadere nella tentazione di prendere il posto di %io! ne sintomo la sede del prete che occupa il centro, al posto o di spalle al tabernacolo, e il relegare questo in un luogo secondario. Se i segni valgono qualcosaS <a sacra liturgia ha bisogno della nostra umilt! "Ti preghiamo umilmente". <'umilt la vera misura della liturgia e di conseguenza di noi stessi, perch4 siamo creature e bisognosi di tutto. 2osE intesa l'umilt verit. =on la vera adorazione quella fatta in spirito e veritK 6 alla verit che tende l'intelletto. <a disobbedienza alle norme della liturgia immorale, perch4 si accoda al tentativo della cultura dominante senza regole e punti fermi, cosa che alla radice anche del crollo della moralit pubblica e privata. 6 urgente perciA continuare il cammino della riforma liturgica restituendo il sacro al culto, cio al rapporto con %io trascendente

che si incarnato. Infatti, la rivelazione diventata liturgia, come scrive il (apa nel >es$ di azareth. %unque, la liturgia deve imitare quella dell'$pocalisse, scendere dal cielo sulla terra / ecco la grandezza di %ionigi / non puA essere una "liturgia fai da te". Se la liturgia non fosse sacra, se il culto non fosse divino, a nulla servirebbe se non a rappresentare se stessi e soprattutto non salverebbe l'uomo e il mondo, non lo trasformerebbe in santo. <o (seudo/%ionigi, esponente della "teologia negativa", sta a ricordare che la liturgia non puA dire e spiegare tutto, perch4 di %io non si puA sapere tutto ma solo quello che Les; 2risto ha rivelato e la 2hiesa propone a credere. (erciA la liturgia anche apofatica! "(ossiamo pi; facilmente dire che cosa %io non , che non esprimere che cosa +gli veramente / ha detto il (apa / ... + bench4 %ionigi ci mostri, seguendo (roclo, l'armonia dei cori celesti, cosE che sembra che tutti dipendano da tutti, resta vero che il nostro cammino verso %io resta molto lontano da <ui) lo (seudo/%ionigi dimostra che alla fine la strada verso %io %io stesso, il Duale si fa vicino a noi in Les; 2risto. + cosE una teologia grande e misteriosa diventa anche molto concreta sia nell'interpretazione della liturgia sia nel discorso su Les; 2risto". Il mettersi in ginocchio diventa l'espressione pi; eloquente della creatura dinanzi al mistero presente. (erciA l'obbedienza alla sacra liturgia misura della nostra umilt. %i tutto questo il prete ministro, servo e non padrone. Si dimostra quanto insipiente sia il tentativo di accusare la liturgia tridentina di essere dionisiana! invece, proprio gli studi comparativi dimostrano quanto sia vicina a quella bizantina. (erciA, bisogna essere grati al Santo (adre che anche con la sua catechesi aiuta a riscoprire ecumenicamente

l'influsso che la teologia dionisiana ha avuto su quella medievale, mistica e liturgica d'oriente e occidente.

La cultura secondo !mbrogio

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La cattedra di Letteratura cristiana antica dell'universit di )oggia organizza la 7Lectura #atrum )odiensis7 che" attraverso incontri periodici" si propone di promuovere e diffondere" con la conoscenza della produzione letteraria e del pensiero dei #adri" la voce di una tradizione che dal mondo antico arriva ai nostri giorni& Il ciclo di conferenze 6 ;uest'anno dedicato alla figura di sant'!mbrogio& !nticipiamo alcuni stralci della relazione del -0 maggio intitolata 7Il progetto culturale di !mbrogio7. di Lui)i F; Pi!!"la&" #reside della )acolt di lettere e filosofia dell'Universit 4attolica del Sacro 4uore <a spiegazione della dottrina cristiana fu per $mbrogio una delle priorit del suo mandato episcopale. In particolare, nella sua visione, l'esegesi della Scrittura doveva seguire le piste attraverso

le quali %io stesso e il suo erbo si erano fatti pedagoghi dell'umanit nella rivelazione. $mbrogio aveva di fronte un pubblico modesto e un pubblico assai esigente. $ 'ilano / citt imperiale e centro di vivaci interessi culturali / egli sapeva farsi sempre interprete del pubblico umile, al quale proponeva un discorso che muoveva dalle pi; vicine declinazioni morali, per approdare a scenari sempre pi; avanzati di comprensibilit, fino al pi; elevato incontro dell'anima col divino) ma sapeva anche soddisfare la presenza di intellettuali. <a sua spiegazione della Scrittura non poteva permettersi di essere incomprensibile n4 banale. In ciA lo aiutava il suo temperamento di poeta, legato alla forza evocativa della parola che rendeva interessanti le Scritture per via immaginifica e intuitiva pi; che filosofica e concettuale. In pi; egli proponeva una catechesi diversificata per chi proveniva dai pagani, dagli ebrei o per i pi; avanzati nella fede. Strettamente legata alla catechesi orale fu l'attivit di edilizia sacra di $mbrogio, per il quale essa sempre segno di spiritualit, non solo opera funzionale o frutto di estetismo costruttivo. <'arte per $mbrogio si fondava sul simbolo che concentra e trattiene la verit! in essa il pubblico semplice abbracciava coi sensi quanto spesso non riusciva a concettualizzare, mentre il dotto godeva nel contemplare la verit espressa senza depotenziamento. <a tradizione attribuisce ad $mbrogio la costruzione di quattro basiliche. +sse rispondevano forse al bisogno di rispondere all'aumento di popolazione cristiana della 'ilano capitale. (i; decisivo sembra, perA, lo scopo pastorale didattico! erano significativamente poste ai quattro punti cardinali della citt.

$mbrogio dettA anche i temi dei mosaici della basilica mart5rum "oggi scomparsi#, di cui ci sono giunti i tituli, cio le descrizioni delle scene bibliche raffigurate, collocati sotto di esse! erano una vera catechesi che da =o a 2risto, dai patriarchi ai profeti a 'aria, agli apostoli, fino all'ultima cena, riportava la storia della salvezza, raffrontando, da una parete all'altra, scene dell'$ntico e del =uovo Testamento. (er attirare anche il pubblico pagano, che non coglieva il senso dei riti cristiani, $mbrogio inventA un segno geniale. &uori (orta ercellina c'era il mausoleo di 'assimiano, a pianta ottagonale, probabilmente perch4 gli architetti pagani avevano recepito indicazioni della dottrina gnostica secondo la quale il riposo finale degli uomini spirituali era simboleggiato dall'otto. Stessa forma ha il mausoleo di epoca teodosiana presso la basilica di San <orenzo. Sette sono i giorni del mondo, della vita e della morte, simboleggiati nei giorni della creazione e del riposo. Mltre il sette / il settimo giorno il riposo tra la morte e la resurrezione / sta il giorno eterno, senza sera n4 mattina, che l'uomo trova nella resurrezione! "=el numero otto c' la pienezza della resurrezione". $mbrogio pensA alla costruzione d'un battistero ottagonale per la basilica nova / battistero detto di San Liovanni / simile al mausoleo funerario pagano, segno della morte e della rinascita dell'uomo nuovo. Dui avviene la morte dell'uomo carnale e la rinascita in uomo spirituale! "Il fonte come una sepoltura". Il pagano, che leggeva nel mausoleo la divinizzazione dell'imperatore, era portato cosE a vedere nel battistero un luogo sacro, nel quale la vasca battesimale / ottagonale essa pure / gli ricordava il sepolcro e la divinizzazione del defunto. (er rendere

pi; perspicuo questo segno, $mbrogio appose al suo battistero, dietro la basilica nova, una lapide in poesia. 'a questo amore per l'edificio di culto e per un culto ben fatto non prevale sulle necessit di quel culto primo e vero che l'uomo. Sicch4, quando molti cittadini romani vennero fatti prigionieri dai isigoti dopo la battaglia di $drianopoli, nel @IG, $mbrogio non esitA a fondere e vendere arredi sacri preziosi per riscattarli. $ chi lo rimproverava rispondeva! "6 stato molto meglio conservare al Signore le anime che non l'oro. 2olui che inviA gli $postoli senza oro, senza oro convocA anche la chiesa. Se la 2hiesa ha dell'oro, non per custodirlo, ma per donarlo, per recare soccorso nelle necessit "...# $ltrimenti il Signore mi potrebbe dire! "2ome hai sopportato che tanti poveri morissero di fameK +ppure avevi oro, avresti potuto dare loro del cibo. 2ome mai hai permesso che tanti prigionieri fossero venduti schiavi o, se non riscattati, fossero uccisiK Sarebbe stato meglio conservare quei calici che sono gli uomini vivi che non i calici di metallo". $vrei potuto forse rispondere che non potevo privare il tempio del conveniente splendoreK 'i direbbe il Signore! "I sacramenti non hanno bisogno dell'oro, e non vale per l'oro ciA che non si compra con l'oro" "...# + veramente preziosi sono quei calici che riscattano anime dalla morte. ero tesoro del Signore quello che produce ciA che produsse il Suo sangue "...# Duesto l'oro che il santo martire <orenzo conservA al Signore" "3e officis ministrorum, II, ?@9/?78#. $mbrogio, infine, conosceva il valore della poesia e del canto sacro, che ha nei salmi il luogo pi; pregnante. <a nota principale pareva essere per lui quella della delectatio che, pur essendo qui un fatto estetico, ha una forte caratterizzazione morale, perch4 il

piacere costituiva nel piano originario di %io "il pi; grande stimolo alla virt;", che stato sfruttato dal demonio come "sprone alla colpa" "E0planatio #salmorum, I, ?#. Infatti, dopo la caduta originaria, quel piacere che inizialmente portava alla virt; e l'accompagnava e poi stato fomite del peccato, riproposto nella sua forza positiva dal salmo. La %"&i"% d( $"--u%i"%< d( Sai%& Hilai ( d( P"i&i( # 6 %"# ?"u # U% 4 @& ( ' a%Aai# (A"i& l( P i: B(lla -i% -M'+, 'ardi ?@ mai F88G "P+=IT.org# / <a notion de communion est auBourd'hui une notion trs importante dans la r4fle0ion sur l'+glise, mais aussi pour mieu0 vivre l'\cum4nisme, affirme dans cet entretien le laur4at F88G du pri0 3ellarmin en th4ologie. 2'est au d4but de la messe en l'honneur de saint -obert 3ellarmin "c4lbre th4ologien B4suite du H Ie sicle#, pr4sid4e ce mardi par le cardinal Liovanni <aBolo, pr4sident du gouvernorat de l'+tat de la 2it4 du atican, que le pri0 3ellarmin en th4ologie a 4t4 d4cern4. Il r4compense la meilleure thse d4fendue au cours de l'ann4e l'>niversit4 pontificale gr4gorienne de -ome. 2'est le pre %enis %upont/&auville, du diocse de (aris, qui en est le laur4at F88G, pour sa thse intitul4e ! ] Saint ,ilaire de (oitiers, th4ologien de la communion ^. Il dresse pour P+=IT un panorama de ses recherches et en d4crit l'actualit4.

P+=IT / ous avez travaill4 partir des te0tes et r4fle0ions de Saint ,ilaire de (oitiers. Dui est ce (re de l'Tglise K (. %enis %upont/&auville / Saint ,ilaire de (oitiers est un homme e0ceptionnel, qui est assez peu connu en &rance. Il 4tait 4v_que de (oitiers au milieu du I e sicle et a 4t4 l'un des seuls r4sister une grande h4r4sie qui s'appelle l'arianisme, que les empereurs romains de l'4poque voulaient imposer. Il a r4sist4 l'empereur, un des seuls parmi les 4v_ques, et il est c4lbre parce que l'empereur l'a e0il4 en Turquie, et comme en Turquie il commenUait retourner l'opinion aussi en faveur de la foi catholique v4ritable, l'empereur l'a ramen4 en Laule o; il est mort quasiment chef de l'Tglise des Laules, en r4unissant des s*nodes <utce, etc... 2'est chronologiquement le premier docteur de l'Tglise, on le sait peu, et il a 4crit des ouvrages relativement nombreu0 que l'on peut classifier en trois cat4gories ! des ouvrages d'historien, trs minutieu0, o; il fait la chronique de tous les d4bats th4ologiques de son 4poque, avec tous les conciles, les s*nodes qui se r4unissaient pour faire des d4finitions, etc... Il * a 4galement des ouvrages plus de circonstance avec des lettres qu'il 4crit, des h*mnes qu'il a compos4s pour les fidles... +t une troisime cat4gorie, qui est la plus importante sans doute, qui sont les ouvrages de commentaires d'Tcriture et de r4fle0ion sur la foi. Il * notamment un grand ouvrage sur la Trinit4 qui est trs c4lbre, un grand commentaire des psaumes, et aussi un commentaire sur l'Tvangile selon saint 'atthieu, qui est le premier commentaire en latin d'un Tvangile que l'on ait en int4gralit4. 2'est une figure

un peu oubli4e auBourd'hui, mais trs importante dans l'histoire du dogme. P+=IT / +t que dit saint ,ilaire propos de la communion K (. %enis %upont/&auville / <a communion, c'est une notion dont on parle beaucoup auBourd'hui, que l'on met toutes les sauces. <'obBet de la thse 4tait de se dire ! chez quelqu'un comme saint ,ilaire, qui a une pens4e trs dense, qui dit beaucoup de choses la fois, est/ce que cette notion est d4B pr4sente, et comment K <e r4sultat peut se r4sumer en deu0 points. (remirement, saint ,ilaire est le premier th4ologien de langue latine qui utilise le mot de communion dans un sens th4ologique, donc c'est la premire fois qu'on parle de communion th4ologiquement dans le monde latin. <a deu0ime chose, c'est qu'il avait plusieurs mots pour e0primer ce concept, et il en emploie principalement un, qui est communio, pour d4signer des r4alit4s trs diff4rentes, comme la communion entre 4v_ques, ce qui est trs commun l'4poque, mais aussi la communion entre le (re, le &ils et le Saint +sprit, la communion entre chr4tiens, la communion eucharistique la messe, etc... +t pour d4signer toutes ces r4alit4s apparemment trs diff4rentes les unes des autres, il emploie le m_me mot, communio. (ourquoi, comment, c'est ce que la thse essaie d'e0pliquer. P+=IT / Duelle est l'importance de cette notion de communion au temps d',ilaire K

(. %enis %upont/&auville / $vant ,ilaire, ce n'est pas tellement une notion th4ologique, c'est plut`t une notion disciplinaire. 2'est//dire que le mot est emplo*4 par la 3ible, par le =ouveau Testament avec un sens th4ologique, mais l'4poque d',ilaire, c'est surtout un sens disciplinaire pour dire si on est en communion avec les autres 4v_ques, quand on est en communion avec son propre 4v_que quand on est chr4tien, et donc c'est plut`t quelque chose de r4glementaire. ,ilaire a redonn4 un contenu th4ologique la notion de communion, et en fait ce contenu th4ologique est devenu le centre de la notion. Il a montr4 que c'est en r4fl4chissant d'abord sur les relations l'int4rieur de la Trinit4, entre le (re, le &ils et le Saint +sprit, qu'on pouvait savoir ce qu'4tait la communion, avec des dimensions parfois parado0ales. a partir de la Trinit4, on pouvait comprendre ensuite la communion qu'il 4tait donn4 l'Tglise de vivre et on pouvait comprendre ce qu'4tait la vie que les chr4tiens devaient avoir entre eu0 et la faUon dont le 2hrist leur communiquait le don qu'il est lui/m_me et qui est une communion. P+=IT / Duelle est, auBourd'hui, dans le prolongement du concile atican II, l'importance de la communion pour une th4ologie eccl4siale K (. %enis %upont/&auville / $uBourd'hui, c'est une notion trs importante, surtout dans la r4fle0ion sur l'Tglise. Oean (aul II disait que cette notion 4tait au c\ur de la compr4hension que l'Tglise a d'elle/m_me. 2'est aussi une notion importante quand on r4fl4chit sur la Trinit4 ou sur la christologie. $prs atican II, il devient plus clair que les Tglises ont vivre une communion

qui n'est pas une uniformit4 mais o; tous doivent s'accueillir les uns les autres, ce qui ne peut se vivre qu'en s'accueillant de %ieu qui est lui/m_me communion. 2ela manifeste le lien entre la vie de l'Tglise et la vie divine elle/m_me. +t cela reBoint des concepts orientau0, par e0emple le concept de sobornost chez les orthodo0es, o; l'on parle beaucoup de communion, de coll4gialit4. &inalement, ces notions qui sont parties de milieu0 diff4rents convergent auBourd'hui sous l'appellation globale de communion. P+=IT / Mn cherche auBourd'hui fonder les bases de notre foi. <a patristique peut/elle nous aider retrouver ces bases K (. %enis %upont/&auville / Mui, pour au moins trois raisons. %'abord parce que les (res sont proches de l'origine. <eur pr4occupation n'est pas de construire des s*stmes intellectuels, mais de rendre compte d'une vie, o; tout est proche de O4sus. %u coup, Ua amne un deu0ime caractre, qui est que les diff4rents 4l4ments de la foi sont li4s entre eu0, de faUon organique. Troisime 4l4ment, cette vie affecte toute l'Tglise de leur 4poque, avant les divisions actuelles. +t ils s'enrichissent mutuellement entre Mrient et Mccident. Il est trs frappant que, quand ,ilaire de (oitiers a 4t4 e0il4 en Turquie, il ne connaissait pas les d4bats th4ologiques du monde grec. Duand il est revenu, il parlait grec ) il a traduit les documents grecs pour les 4v_ques gaulois, il a constitu4 un pont entre l'univers latin et l'univers grec, ce qui fait qu'il est v4n4r4 aussi par l'Tglise d'Mrient. +t en ce sens, ce t*pe de (re de l'Tglise peut nous aider retrouver des liens entre les diverses parties de la chr4tient4.

P+=IT / 2omment le concept de communion peut aider mieu0 vivre l'\cum4nisme auBourd'hui K (. %enis %upont/&auville / %e plusieurs manires. Il * aurait des manires th4ologiques ] techniques ^, que l'on pourrait d4tailler. 'ais Be dirais que le plus important, c'est de consid4rer nos frres non pas d'abord comme des gens avec lesquels nous devons nous accommoder, ou avec lesquels trouver une organisation qui soit peu prs possible, mais comme des dons de %ieu. 2e sont des dons que %ieu nous fait et nous sommes aussi des dons de %ieu pour nos frres. Duand nous les accueillons de cette manire/l, il n'* a pas d'abord des choses organiser, des choses admettre ou des choses conc4der, mais il * a une d4couverte mutuelle faire, et Ua c'est la charit4, c'est la vie de l'Tglise. P+=IT / <a recherche de communion dans nos communaut4s n'est/elle pas, auBourd'hui, parfois un peu fade vis//vis de celle des premiers chr4tiens ou des chr4tiens du temps d',ilaire K (. %enis %upont/&auville / Mui, bien sbr, parce que c'est devenu un mot un peu passe partout ! communion, on ne sait plus trop bien ce que Ua veut dire. 2e qui est frappant l'4poque d',ilaire, c'est que d'une part il * a de grands affrontements entre les diff4rentes th4ologies, l'arianisme et l'orthodo0ie. %onc les gens se battent beaucoup pour pr4server ou pour reconqu4rir la communion. (our eu0 c'est un enBeu trs important. +t puis d'autre part, c'est une notion qui leur 4poque 4tait trs comple0e d4B du point de vue rh4torique, grammatical, du point de vue du

sens profane, et comme nos th4ologiens 4taient des hommes cultiv4s, ils ont r4cup4r4 tous les sens, toutes les harmoniques de cette notion pour les int4grer th4ologiquement. %u coup Ua n'est pas encore une notion passe partout, mais au contraire c'est une notion comple0e qui a une puissance d'int4gration absolument ph4nom4nale d'un point de vue conceptuel, et qui a des cons4quences pratiques trs fortes puisque toutes les Tglises, l'4poque, sont la recherche de la communion. (ropos recueillis par St4phane <emessin

4hiesa e Stato nel pensiero di sant'!mbrogio

Vu"i )"v( %a (> S&udia l( a4i


Si conclude il '' maggio presso la chiesa di San >iovanni di 3io a )oggia la 7Lectura #atrum )odiensis7" organizzata dall'universit di )oggia d'intesa con l'arcidiocesi di )oggiaI *ovino& #ubblichiamo uno stralcio della conferenza finale& di A%&"%i" V; Na!!a " Universit di apoli )ederico II Sant'$mbrogio preferiva decisamente una forma democratica di governo, che per lui era il pulcherrimus rerum status. Tale preferenza si puA spiegare sia con l'educazione filosofica,

influenzata da idee platoniche, sia con l'entusiasmo del civis %omanus per le imprese gloriose dell'antica %es publica. <'ideale forma di governo repubblicana efficacemente delineata nell'eGcursus sulle gru contenuto nell'omelia esameronale, predicata nel pomeriggio del mercoledE santo di un anno compreso tra il @G9 e il @J8 "forse il @GI#. <a societ delle gru / nella quale l'organizzazione politica e il servizio militare "politia ;uaedam et militia# sono un fatto naturale / si regge sull'equa distribuzione dei carichi di lavoro e sull'assunzione in comune del labor e della dignitas) sull'avvicendamento degli oneri e degli onori) sulla solidariet fra governanti e governati! "2he c' di pi; bello del fatto che la fatica e l'onore siano comuni a tutti e il potere non sia preteso da pochi, ma passi dall'uno all'altro senza eccezioni come per una libera decisioneK Duesto l'esercizio proprio di un'antica repubblica, quale conviene in uno stato libero. 2osE da principio gli uomini avevano cominciato ad attuare un'organizzazione politica ricevuta dalla natura sull'esempio degli uccelli, in modo cio che la fatica fosse comune, comune la dignit, ciascuno imparasse a dividersi a turno le responsabilit, venissero ripartiti obbedienza e comando,

nessuno fosse escluso dalle cariche, nessuno esente dalla fatica. In questa situazione politica ideale nessuno insuperbiva per l'esercizio ininterrotto del potere n4 si abbatteva per il lungo servire, perch4 da un lato l'avanzamento, conferito com'era secondo un ordine di funzione e per un periodo limitato, non suscitava invidia e dall'altro sembrava pi; tollerabile perch4 comportava un comune compito di sorveglianza. =essuno osava tiranneggiare un altro, del quale, perch4 destinato a succedergli nella carica, avrebbe dovuto sopportare a sua volta l'alterigia) a nessuno era grave la fatica, perch4 la dignit che sarebbe venuta in seguito l'avrebbe compensato" "cfr EGameron, :, ?:, :?/:F#. <a forma di governo repubblicana / di cui le gru offrono un efficace modello / entrata in crisi, quando la libido dominandi, scovolgendo il rapporto di solidariet tra governanti e governati e liquidando l'avvicendamento delle cariche, ha condotto a dispotiche forme di governo. =onostante le sue spiccate simpatie repubblicane, $mbrogio accetta realisticamente il governo monarchico imperiale, convinto che il potere non in s4 un male! da %io, infatti, proviene l'ordinamento del potere, mentre dal maligno proviene l'ambizione del potere. Il potere unico e assoluto dell'imperatore ha oltre tutto assolto una funzione provvidenziale, agevolando attraverso la pacificazione del mondo la diffusione del cristianesimo. Si capisce in quest'ottica l'atteggiamento intransigente del vescovo nei riguardi sia degli usurpatori, che mettono in crisi l'ordine costituito, sia dei barbari che premono ai confini dell'impero. Il vescovo riconosce il governo imperiale e invita i cristiani a essere leali nei suoi riguardi, ma non rinuncia alla libertas repubblicana che puA realizzarsi anche sotto l'impero, a

condizione che questo sappia accettare i limiti della potestas e quell'integrazione di potestas e di servitium, che caratterizzano, al di l dell'unit o della pluralit del comando, la caratteristica della politia a natura accepta. $lla societ delle gru nella citata omelia esameronale il vescovo affianca quella altrettanto egualitaria delle api / che hanno in comune le leggi, la fatica, il cibo, il lavoro / in cui perA il potere supremo affidato a un reG, scelto non in base alla sorte, n4 alla successione dinastica, n4 all'elezione della moltitudine, ma a chiari segni di natura! la grandezza e la bellezza del corpo e, soprattutto, la mansuetudo morum. <a consimile terminologia, impiegata per esprimere le due forme di governo, rappresentate dalle gru e dalle api, sottolinea il fatto che anche nel regnum la fida devotio verso il potere imperiale non incompatibile con la libertas. >n regnum, fondato sulla comunione di tutti nei diritti e nei doveri, , insomma, anch'esso una res publica& Sembra avere colto nel segno la Sordi, affermando che le idee politiche emergenti da questi brani sono state coerentemente messe in pratica da $mbrogio e, in particolare, che gli atteggiamenti da lui assunti di fronte al potere imperiale sono l'attuazione consapevole del rapporto tra libertas e potestas, teorizzato nei suoi scritti. Insomma, la devotio naturalis delle gru e la fida devotio delle api, cosE come la fides degli uomini possibile solo quando la maGima potestas lascia uno spazio adeguato alla libertas. =ella storia della lenta e faticosa definizione dei rapporti fra lo Stato romano, totalitario e imperialistico, giuridicamente fondato sull'auctoritas e sull'imperium, e la 2hiesa, che ha una missione divina da svolgere nel mondo, il vescovo di 'ilano occupa un

posto di rilevante importanza. Lrazie al coraggio e alla coerenza della sua azione politico/ religiosa e alla chiara formulazione delle sue idee, egli ottiene che lo Stato, divenuto cristiano, si assuma le sue responsabilit nei riguardi della 2hiesa, alla quale non solo deve garantire la libert, ma deve assicurare una continua assistenza, che si esplica nell'esecuzione dei decreti conciliari, nell'assunzione di misure legislative contro il paganesimo e l'eresia, e nel pubblico riconoscimento della legge morale cristiana. Il che comporta per lo Stato la subordinazione all'autorit religiosa nelle materie religiose o che riguardino la religione e per i vescovi il diritto/ dovere di intervenire in questioni riguardanti la fede e la morale. $mbrogio si pone come il campione della libert, che non ancora la libert di coscienza che lo Stato ha il dovere di garantire, ma piuttosto la libert della 2hiesa, che si esprime nell'affermazione della superiorit della potestas spiritalis sul potere civile. <a libert che egli rivendica alla 2hiesa ha una dimensione essenzialmente religiosa! libert nelle deliberazioni dogmatiche come nella disciplina ecclesiastica, nella scelta dei vescovi come nell'intangibile possesso degli edifici di culto. =ella scia di altri vescovi "$tanasio, <ucifero di 2agliari, Ilario di (oitiers#, che prima di lui avevano rivendicato la libert e l'indipendenza della 2hiesa nell'esercizio delle proprie funzioni, il vescovo di 'ilano ribadisce l'esigenza della 2hiesa di esplicare liberamente la sua missione spirituale, senza patire azioni di forza o intromissioni statuali, spettando ai vescovi il compito di assicurare la disciplina interna e il rispetto degli interessi supremi di %io e dell'anima. %ello Stato non sollecita e non tollera l'intervento, neppure nei

casi in cui esso potrebbe svolgere la funzione di "braccio secolare"! si pensi alla vibrata protesta che insieme con 'artino di Tours e con (apa Siricio elevA contro i vescovi che nel @G: fecero condannare sotto l'imputazione di magia e giustiziare (riscilliano dall'usurpatore 'assimo. <'intervento dello Stato, invocato nella lotta contro le eresie, in base a principi, che fanno pensare alla moderna teoria del braccio secolare, non si risolve mai in nocumento per le persone, n4 diretto a giustificare le latenti tentazioni di cesaropapismo. $d $mbrogio sufficiente che lo Stato, impedendo all'errore di propagarsi, aiuti la 2hiesa nella sua missione spirituale. <a tutela offerta alla 2hiesa e le garanzie assicurate alla sua libert, garantendo la pace e il benessere dei popoli, finiscono con il coincidere con gli interessi stessi dell'impero, sicch4 l'invocata Libertas Ecclesiae s'identifica con il baluardo delle pubbliche libert. Il capovolgimento del pensiero politico cristiano attuatosi nel corso del iv secolo spiega il progressivo allineamento della 2hiesa, sul piano politico, alle posizioni dell'autorit imperiale. Lli scrittori cristiani non sostengono pi; l'illiceit del servizio militare e non ne predicano pi; la diserzione) accettano anzi la situazione politica e si sforzano persino di giustificare il cristiano che combatte per l'imperatore e la fede. I vescovi, e cio i dirigenti cristiani che per tre lunghi secoli avevano sognato la caduta dello Stato romano, trepidano ora dinanzi al pericolo delle invasioni barbariche e si pongono come i pi; validi difensori delle citt dell'Impero. $mbrogio, convinto che l'impero garantisca la difesa del diritto, della libert e della vita civile contro la barbarie, assicura una franca collaborazione

agli imperatori cristiani, di cui riconosce l'autonomia nell'ambito civile. "...# <a battaglia di $mbrogio per l'indipendenza della 2hiesa contro l'ingiustificata intromissione dei poteri statali, la cui mancanza di scrupoli dogmatici era stata sperimentata nel corso del governo di 2ostanzo ii, ha come obiettivo il pubblico riconoscimento di un'unica, vera 2hiesa cattolica, fondata sull'insostituibile base della professione ortodossa, che unica e quindi la sola legittima.

Eucaristia e poesia in Tommaso d'!;uino

U%a )"$$ia di #a%)u( 4( #"ll(va ( il -"%d"


di I%"# Bi''i

Il primo splendore che promana dal linguaggio lineare, rigoroso, intellettivamente trasparente delle composizioni poetiche eucaristiche di san Tommaso d'$quino lo splendore della verit! splendor veritatis. 'a a questa precisione teologica, propria di uno "scolastico", si uniscono mirabilmente la piet e lo stupore ammirato e contemplativo, che accendono e trasfigurano quella teologia. Il mistero irraggia dall'esperienza del credente divenuto poeta) la teologia ineccepibile si riveste della bellezza e dell'emozione della lirica. <a fides / direbbe sant'$mbrogio / si fa canora. %el resto, di l dagli inni letterariamente poetici, un diffuso soffio di viva poesia pervade e anima tutta la composizione dell'ufficio e della messa in onore del 2orpo e del Sangue del Signore, di cui l'$ngelico autore, dove largamente si incontrano e si fondono la limpidit e la precisione dell'idea con la vibrazione e l'abbandono del sentimento. $ll'origine di questa diffusa poeticit si trova la sorgente stessa, a cui attinge tutta questa esuberante composizione, ossia la

Scrittura, i cui testi riccamente intessono questo ufficio e questa messa. +, tuttavia, non si tratta di semplici citazioni ripetute fedelmente e opportunamente scelte e collocate! spesso un tocco felice di artista le rimodella e le ricrea, rivestendole di bellezza e di attrattiva nuova. Tutta una poesia biblica si diffonde dalla innumerevole serie di antifone e responsori, che a sua volta la musica e il canto liturgico hanno concorso a esaltare e a rendere ancora pi; appassionata e contemplativa. 'a volgiamo qui l'attenzione agli Inni eucaristici dell'$ngelico, in cui possibile cogliere, in una variet di intrecci, la storia e la teologia dal linguaggio puntuale, la lode, l'adorazione e l'implorazione. Il "mistero del corpo glorioso, e del prezioso sangue "gloriosi corporis m5sterium" sanguinis;ue pretiosi#" porta alla memoria di Tommaso anzitutto l'ultima cena, con i tratti di amicizia e di fraternit che l'hanno contrassegnata. 2osE egli canta nel #ange" lingua! "%ato a noi e per noi nato da una vergine illibata, trascorsa nel mondo la sua vita e sparso il seme della parola, mirabilmente concluse il suo soggiorno. <a notte dell'ultima cena, giacendo a mensa coi fratelli, osservata fedelmente coi cibi rituali la legge antica, dona se stesso in cibo ai dodici". + nel @erbum supernum! "Il erbo celeste, veniente dal (adre, e sempre alla sua destra, portando a compimento la sua opera, giunse alla sera della vita. >no dei discepoli lo consegnava ai suoi nemici per esser messo a morte, ed egli si offrE loro in cibo di vita"& +, allo stesso modo, nel Lauda" Sion! "Solenne celebrato il giorno che ricorda la prima istituzione di quest'agape". Il "pane vivo e vitale "panis vivus et vitalis#" "nella mensa della santa cena alla compagnia dei dodici fratelli senza dubbio fu donato",

mentre, insieme, "2risto dispose che in sua memoria si compisse quello che egli fece nella cena"& =ell'+ucaristia le antiche prefigurazioni si compiono e i vecchi riti sono finiti, e sopraggiunge una realt nuova! "Il pane del cielo porta a compimento le prefigurazioni "dat panis caelicus figuris terminum#" "Sacris sollemniis#. +sso "nei simboli prefigurato! quando immolato Isacco, quando scelto l'agnello della (asqua e ai padri offerta in dono la manna. In questa mensa del nuovo re, la nuova (asqua della legge nuova svuota la (asqua "il passaggio# antica. <a novit fa fuggire la vecchiezza, la verit fa dileguare l'ombra, la luce dissipa le tenebre" "Lauda" Sion#. "%opo la consumazione dell'agnello che lo adombrava ai discepoli fu dispensato il 2orpo del Signore "#ost agnum t5picum eGpletis epulis" H corpus dominicum datum discipulis#" "Sacris sollemniis#. +, cantando l'istituzione dell'+ucaristia, l'$ngelico illustra il suo mistero. <'+ucaristia il ricordo della morte di 2risto. In uno dei suoi versi pi; appassionati egli esclama! "M memoriale della morte del Signore "J memoriale mortis 3omini#" "!doro te#. +ssa "il corpo glorioso "gloriosus corpus#" e "il prezioso sangue "sanguis pretiosus#" "#ange" lingua#. Il tema speciale del suo canto / dichiara il poeta / il "pane vivo e vitale "Laudis thema specialis" panis vivus et vitalis#", "il pane degli angeli" che "diviene il pane degli uomini "#anis angelicus fit panis hominum#" "Lauda" Sion#. %a qui la sorpresa ammirazione, che un altro verso esprime con vibrante commozione! "M cosa mirabile! il servo, povero e umile, si nutre del Signore" "Sacris sollemniis#. +, se "nascendo

2risto si fatto compagno, e alimento cenando con i suoi", "nella morte si offre in riscatto, e si d come premio nel regno" "@erbum supernum#. 'a al poeta teologo preme precisare con rigore i vari aspetti del mistero eucaristico! la sostanza, la conversione, le specie eucaristiche, la loro frazione, i ministri e quanti ricevono il sacramento. Il Lauda" Sion li fa passare analiticamente! "$i discepoli di 2risto questo dogma consegnato! il pane si trasforma in carne e il vino in sangue. Sotto diverse apparenze / segni senza sostanza / realt sublimi si nascondono! la carne che nutrimento, il sangue che bevanda. +, pure, sotto l'una e l'altra specie 2risto resta tutto intero! non spezzato da chi lo assume, non infranto, non diviso, viene assunto nella sua integrit. <o riceve uno, lo ricevon mille! quanto questi tanto quello, n4 assunto consumato. + alla frazione del sacramento, non turbarti, ma ricorda! tanto 2risto celato nel frammento, quanto lo nella totalit. <a realt non patisce divisione, la frazione coinvolge solo i segni, n4 lo stato si riduce e neppure la statura di chi simboleggiato. <o ricevono i buoni, lo ricevono i cattivi, ma con esito ineguale, di vita oppur di morte! di morte per gli iniqui, di vita per i buoni! vedi dunque di una stessa comunione quanto l'effetto sia dissimile". <'inno @erbum supernum focalizzer! ai discepoli "sotto le due specie donA la carne e il sangue, al fine di nutrire con la duplice sostanza tutto l'uomo". Duanto ai ministri dell'+ucaristia, sono unicamente i presbiteri! ",a istituito cosE questo sacrificio, di esso incaricando i soli presbiteri! a loro incombe di consumarlo e di elargirlo agli altri" "Sacris sollemniis#. + un'altra sottolineatura degli Inni eucaristici di Tommaso / e di

tutta la sua teologia eucaristica / la necessit assoluta e imprescindibile della fede! sola fides. I sensi giudicano e si fermano secondo le apparenze! non sanno andare oltre, non riescono a raggiungere, sotto le specie, la presenza della sostanza, cio del 2orpo e del Sangue di 2risto. edono giusto solo quanto alle apparenze) ma, di l da esse, non sono in grado di percepire nulla. (erciA detto che essi vengono meno, e falliscono. <a presenza reale del Signore attestata unicamente dalla fede, che si pone in ascolto della sua (arola! "Il erbo fatto carne con la sua parola rese la propria carne pane vero, mentre il vino diventa il sangue di 2risto) che, se i sensi si smarriscono, la sola fede basta a rassicurare il cuore sincero". "<a fede sopperisca all'infermit dei sensi "praestet fides supplementum sensuum defectui#" "#ange" lingua#& "<a fede ardimentosa, di l dall'ordine naturale, conferma quello che non comprendi e quello che non vedi" "Lauda" Sion#. "<a vista, il tatto, il gusto non ti avvertono! si crede senza esitazione solo per quello che l'udito ha ascoltato. 2redo a tutto quello che il &iglio di %io ha asserito! nulla pi; vero della parola di verit" "!doro te#. Il 2orpus %omini sorto come festa speciale dedicata al culto e all'esaltazione del 2orpo e del Sangue di 2risto, ed esattamente l'invito alla lode e all'adorazione che ricorre negli Inni eucaristici di san Tommaso. 2osE nel #ange" lingua! "2anta, o lingua, il mistero del corpo glorioso e del prezioso sangue, effuso, per riscattare il mondo, dal re delle genti, frutto di un grembo generoso". "(rostrti, veneriamo un cosE grande sacramento "Tantum ergo sacramentum veneremur cernui#". <a memoria dell'istituzione dell'+ucaristia e l'adorazione del

2orpo e del Sangue del Signore si accompagnano e si alternano negli Inni di san Tommaso con una intensa e calda implorazione! "Ti chiediamo, o %io trino e uno! come noi ti onoriamo, cosE vieni a visitarci, e sulle tue vie sii guida alla mta cui tendiamo! alla luce che tu inabiti" "Sacris sollemniis#& "M Les;, (astore buono, veramente pane, abbi di noi piet! sii tu a pascolarci e a custodirci) facci tu vedere il bene nella terra dei viventi. Tu, che conosci tutto e tutto vali, che qui pasci noi mortali, rendi i tuoi commensali di quaggi;, i coeredi e i compagni dei santi cittadini" "Lauda" Sion#& 'a soprattutto nell'!doro te devote la lode al 2orpo e al Sangue del Signore mirabilmente si fonde in appassionata e lirica preghiera. <a sacra dottrina del teologo, tutta intrisa di Scrittura, e la vena ispirata del poeta si fondono con la devozione accesa dell'orante, quasi con lo spasimo del mistico, che parla dall'abbondanza del cuore e che brama di vedere 2risto di l dai veli e dai nascondimenti del sacramento. <'inno stato definito "una di quelle composizioni armoniose e geniali, insieme ricche e semplici, che sono servite, pi; di molti libri, a formare la piet cattolica" "Nilmart#. "(oema teologico", accuratamente strutturato nel ritmo e nelle assonanze, , insieme, tutta una invocazione personale a Les; nell'+ucaristia! "%evotamente ti adoro, o verit nascosta, che ti celi veramente sotto queste forme. Il mio cuore tutto a te si sottomette, poi che a contemplarti si sente tutto venir meno "!doro te devote" latens veritas" H te ;uae sub his formis vere latitas& HH Tibi se cor meum totum subicit" 1 ;uia te contemplans totum deficit#7& <a non visione di 2risto, che nell'+ucaristia assoluta, non deve attenuare l'adesione) la deve, anzi, accrescere, suscitando

l'abbandono confidente del ladro in croce o la confessione dell'apostolo Tommaso, pur nella mancanza della constatazione e del contatto delle piaghe. <e assenze dell'+ucaristia devono incrementare la fede, che d inizio all'intimit divina, la speranza e l'amore! "Sulla croce era nascosta solo la divinit, ma qui occulta anche l'umanit) e, pure, l'una e l'altra credendo e professando, chiedo quello che ha implorato il ladro penitente. 2on Tommaso non ravviso le ferite, e tuttavia ti proclamo mio %io. &a' che sempre pi; io creda, che in te speri e che ti ami"& <'+ucaristia il memoriale della morte del Signore. <a definizione di Tommaso diventa una piissima esclamazione! "M memoriale della morte del Signore, pane vivo e fonte di vita per l'uomo "J memoriale mortis 3omini" H panis vivus vitam praestans homini#"& 'emoriale della morte e pane vivo, del quale si domanda di vivere per sempre e di gustare la dolcezza, l'+ucaristia anche sangue che fluisce dal petto squarciato di Les;, assimilato a un pio pellicano e invocato a purificare dall'immondezza! un sangue tanto prezioso, di cui anche una sola goccia sarebbe bastata a salvare da ogni delitto il mondo intero! "%onami di vivere sempre di te, e di non cessare mai di assaporare la tua dolcezza "#raesta mihi semper de te vivere" H et te mihi semper dulce sapere#"& "(io pellicano, Les; Signore, mondami col tuo sangue nella mia impurit! una sua sola goccia basterebbe a salvare da ogni crimine il mondo intero". Soprattutto gli ultimi devoti e commossi accenti rivolti personalmente a 2risto rivelano in tutto il suo incanto e la sua emozione la poesia eucaristica di san Tommaso teologo e mistico

del 2orpo e del Sangue del Signore. <a tradizione non conosce elevazioni eucaristiche pi; devote e pi; belle di queste e si comprende perch4 la 2hiesa le abbia assunte ancora le usi per cantare la propria adorazione e il proprio fervore. "M Les;, che ora scorgo ancor velato, quando si avverer quello di cui ho tanta seteK 2io di contemplarti apertamente e quindi di essere beato nella visione della tua gloria "Ihesu" ;uem velatum nunc aspicio" H ;uando fiet illud ;uod tam sicio< H Ut te revelata cernens facie" H visu sim beatus tuae gloriae#". (er altro, questi versi rivelano il senso e l'esito della teologia e del lavoro teologico di Tommaso, che nella conclusione della sua vita sentiva e giudicava tutti i suoi scritti come "paglia". +gli era impaziente che tutto l'enuntiabile, tutto il castello dei concetti si convertissero e sfociassero alla res, alla realt. 'a questa la sete di ogni credente, cui la -ivelazione, grazie allo Spirito, abbia confidato i "segreti di %io"! lo prende l'accoramento di vedere 2risto e in lui di vedere %io. 2om' detto da %ante nella 4ommedia! "2he del disco di s4 veder n'accora" "#urgatorio" canto @" NO2& 2osE, per sua natura, dovrebbe sempre essere la vera teologia! non quella che si attarda nel sospetto o perde troppo tempo a dialogare con una cultura che, mancando della fede, neppure puA capire che cosa sia un sapere tutto sospeso alla divina (arola. Se, poi, in tema di +ucaristia oggi c' un'urgenza, quella di ridire e di ammirare il miracolo e la grazia della presenza reale, in virt; della transustanziazione, che tanto ha attratto la mente e il cuore del %ottore $ngelico.

LU ET A UTILISER S& Au)u#&i% C"%'(##i"%#< liv ( B< CHAPITRE BBIII; $'M>- =$T>-+< %+S ,M''+S (M>- <$ T-ITT I<S =+ <$ ,$dSS+=T D>+ <M-SD>e+<<+ 2M=T-$-I+ <+>-S ($SSIM=S.

@@. Tous les hommes ne veulent donc pas _tre heureu0, car il en qui, refusant de se r4Bouir en vous, seule vie bienheureuse, refusent l f4licit4. Serait/ce plut`t que, malgr4 leur d4sir, les r4voltes de la ch contre leesprit, et de leesprit contre la chair, les r4duisent leimpuissa de leur vouloir " Lalat. , ?I#, les pr4cipitent dans la faiblesse de l force, dont ils se contentent, faute deune volont4 qui pr_te la force l faiblesseK

Oe leur demande tous seils ne pr4frent pas la Boie de la v4rit celle du mensonge. +t ils neh4sitent pas plus ici que pour la r4ponse question du bonheur. 2ar la vie heureuse ceest la Boie de la v4rit4) cees Boie en vous, qui _tes la v4rit4 " Oean, HI , 9#, ` %ieuS ma lumire, m salut " (s. HH I, ?#, mon %ieu. =ous voulons tous cette vie bienheureu nous voulons tous cette vie, seule bienheureuse) nous voulons tous la de la v4rit4.

Oeen ai vu plusieurs qui voulaient tromper, nul qui voulbt le_tre. donc les hommes ont/ils pris cette connaissance du bonheur, si ce neest

ils ont pris celle de la v4rit4K car ils aiment la v4rit4, puisqueils ne veul pas _tre tromp4s. +t ils ne peuvent aimer la vie heureuse, qui neest qu Boie de la v4rit4, sans aimer la v4rit4. +t ils ne sauraient leaimer, s m4moire neen avait aucune id4e.

(ourquoi donc ne* cherchent/ils pas leur Boie, pour * trouver leur f4lic 2eest queils sont fortement pr4occup4s de ces vanit4s qui leur cr4ent p de misres que ce faible souvenir ne leur laisse de bonheur. Il est enc une faible lumire dans lefme de lehomme. Dueil marche, queil marc tant queelle luit, de peur de_tre surpris par les t4nbres "Oean, HII, @?#.

@7. 'ais deo; vient que la v4rit4 engendre la haineK %eo; vient leon voit, un ennemi dans lehomme qui leannonce en votre nom, si l aime la vie heureuse qui neest que la Boie de la v4rit4K 2eest queelle est aim4e, que ceu0 m_me qui ont un autre amour veulent que leobBet de amour soit la v4rit4) et refusant de_tre tromp4s, ils ne veulent pas convaincus deerreur. +t de leamour de ce queils prennent pour la v4 vient leur haine de la v4rit4 m_me. Ils aiment sa lumire et hacssent regard. oulant tromper sans le_tre, ils leaiment quand elle se manifeste la hacssente quand elle les d4couvre) mais par une Buste r4mun4ration, d4voilant malgr4 eu0, elle leur reste voil4e.

2eest ainsi, oui ceest ainsi que leesprit, humain, dans cet 4tat de c4cit4 langueur, de honte et deinfirmit4, pr4tend se cacher et que tout lui d4couvert) et il arrive, au contraire, queil ne4chappe pas la v4rit4 qui 4chappe. +t n4anmoins dans cet 4tat de misre, il pr4fre ses Boies ce du mensonge. lisera donc heureu0 lorsque, sans crainte deaucun trouble Bouira de la seule 4rit4, mre de toutes les autres.

. "$ugustin, de la &oi, +sp4rance et 2harit4 / 2,$(IT-+ 2HI . <'+S(T-$=2+. / <'M-$ISM= %M'I=I2$<+ -+=&+-'+ TM>T D>'I< &$>T +S(T-+-.#

@8. %e la foi, contenue en abr4g4 dans le S*mbole, dont les e0pressi sont comme le, lait des petits enfants, mais dont le sens profond fai nourriture des forts, nagt la solide esp4rance des fidles, et sa compagne sainte charit4

L'Epifania nella tradizione bizantina

Na&" #(%!a 4ad ( dalla Mad ( ( #(%!a -ad ( dal Pad (


di Ma%u(l Ni% In tutte le tradizioni cristiane d'Mriente l'+pifania celebra la manifestazione del erbo di %io

incarnato, in un contesto trinitario e cristologico. I testi liturgici riassumono in qualche modo i principali misteri della fede cristiana! il mistero trinitario, l'incarnazione del erbo di %io e la redenzione ricevuta nel battesimo, evento celebrato durante la grande benedizione delle acque che ricorda il battesimo di 2risto e quello di ognuno dei fedeli cristiani. =ella tradizione bizantina l'+pifania una delle dodici grandi feste, con una "pre/festa" che inizia il F gennaio e un'ottava che finisce il ?7 gennaio. Duesto tempo vuole mostrare come la 2hiesa, docile alla liturgia, si prepara alla celebrazione di un grande evento di salvezza e come lo vive per otto giorni che rendono evidente la pienezza del mistero celebrato. I testi innologici del vespro e dell'ufficiatura mattutina sono dei grandi innografi bizantini vissuti dal vi al IH secolo / -omano il 'elode, Sofronio di Lerusalemme, Lermano di 2ostantinopoli, $ndrea di 2reta, Liovanni di %amasco, Liuseppe l'Innografo / e sottolineano lo stupore e la meraviglia del 3attista e di tutta la creazione "angeli, firmamento, acque del Liordano# di fronte alla manifestazione umile di 2risto che si avvia a ricevere il battesimo. >no dei testi pi; significativi la grande benedizione delle acque, celebrata alla fine del vespro oppure alla fine della divina liturgia del giorno e che si svolge di solito al fonte battesimale della chiesa. <a preghiera, attribuita a Sofronio di Lerusalemme, un lungo testo che costituisce una celebrazione a s4 stante, bench4 si collochi senza soluzione di continuit con il vespro o con la %ivina liturgia. %opo il canto dei tropari la celebrazione prosegue con diverse letture dell'$ntico e del =uovo Testamento! tre brani profetici di Isaia "@:, ?/?8) ::, ?/?@) ?F, @/9#, poi san (aolo "- 4orinzi" ?8, ?/

7#, quindi il vangelo di 'arco "J, ?/??#. Segue la grande litania diaconale con una invocazione dello Spirito Santo per la consacrazione delle acque, perch4 esse siano fonte di perdono, di purificazione e di vita nuova per i battezzati! "$ffinch4 sia santificata quest'acqua con la virt; e la potenza e la venuta dello Spirito Santo. $ffinch4 discenda su queste acque l'azione purificatrice della sovrasostanziale Trinit. $ffinch4 noi possiamo essere illuminati con la luce della conoscenza e della piet per la venuta dello Spirito Santo. $ffinch4 quest'acqua possa divenire dono di santificazione, lavacro dei peccati per la guarigione dell'anima e del corpo". <a preghiera di consacrazione dell'acqua inizia con una prima parte in cui il sacerdote loda la Trinit divina, come nelle anafore eucaristiche! "Trinit sovrasostanziale, buonissima, divinissima, onnipotente, onniveggente, invisibile, incomprensibile, creatrice, innata bont, luce inaccessibile". <a preghiera si rivolge poi direttamente a 2risto, con titoli che indicano un contesto chiaramente calcedonese! "Ti glorifichiamo Signore, amico degli uomini, onnipotente, eterno re, &iglio >nigenito, nato senza padre dalla 'adre e senza madre dal (adre. =ella precedente festa infatti ti abbiamo visto bambino, in questa invece ti vediamo perfetto, essendoti manifestato %io nostro perfetto". Il testo prosegue con l'enumerazione dei fatti salvifici celebrati nella festa) nelle ventiquattro invocazioni che iniziano con la parola "oggi" il testo descrive non solo i fatti avvenuti nella storia della salvezza e oggi commemorati, ma la parola "oggi" prende una forza di attualizzazione nella celebrazione e nella vita della 2hiesa! "Mggi la grazia dello Spirito Santo, in forma di colomba, discesa sulle acque. Mggi l'increato, per sua volont, viene

toccato dalle mani della creatura. Mggi le rive del Liordano vengono tramutate in farmaco per la presenza del Signore. Mggi siamo riscattati dalla tenebra e veniamo resi sfavillanti dalla luce della divina conoscenza". %ue frasi del sacerdote invocano per tre volte la santificazione delle acque! "Tu, Signore, re e amico degli uomini, sii presente anche ora per la venuta del tuo Spirito Santo e santifica quest'acqua. Tu stesso anche ora, o Signore, santifica quest'acqua con il tuo Spirito Santo". &inita la preghiera il sacerdote introduce la croce benedizionale con un rametto di erbe aromatiche nell'acqua cantando per tre volte il tropario della festa! "$l tuo battesimo nel Liordano, Signore, si manifestata l'adorazione della Trinit! la voce del (adre ti rendeva infatti testimonianza, chiamandoti "&iglio diletto', e lo Spirito in forma di colomba confermava la sicura verit di questa parola. M 2risto %io che ti sei manifestato e hai illuminato il mondo, gloria a te"& $lla fine i fedeli passano a baciare la croce e sono aspersi con l'acqua consacrata, che poi secondo la tradizione portano a casa. %ella festa si possono sottolineare tre aspetti. In primo luogo, la manifestazione della divinit in chiave trinitaria! il battesimo di 2risto nel Liordano manifesta sE la rivelazione del erbo di %io, ma include anche quella del (adre e dello Spirito Santo. In secondo luogo, la celebrazione manifesta l'opera salvifica di 2risto, evidenziata nel battesimo e portata a compimento nella sua umiliazione. In terzo luogo, la celebrazione dell'+pifania significa anche la comunicazione agli uomini della grazia dello Spirito Santo per mezzo dell'acqua del battesimo.

I Magi" il battesimo nel >iordano" le nozze di 4ana nell'inno di sant'!mbrogio

Pi* lu$( all( #&(ll( Pi* #a4" ( al vi%"


di I%"# Bi''i <'inno canta le epifanie del Signore o le manifestazioni del suo intimo mistero avvenute nel battesimo al Liordano, nella luce della stella apparsa ai 'agi come guida verso 3etlemme, e nella conversione dell'acqua mutata in vino a 2ana! i tre "miracoli". <a 2hiesa di sant'$mbrogio celebrava i tre "miracoli" / gli stessi oggi commemorati della liturgia milanese / ormai distintamente dalla memoria del =atale, per il quale lo stesso vescovo aveva composto l'inno che celebrava la venuta del erbo nella carne e il suo presepe. "Il disegno

originale / scrive Liacomo 3iffi / il movimento sciolto e ricco di fantasia". Si apre con una vibrante invocazione a Les;, come a 2olui che crea e fa risplendere le luci del firmamento, ed fonte della verit e della luce, della vita e della pace. "Se salirai al cielo / predicava / Les; l", "2risto tutto e tutto in 2risto", egli " il seme di tutto", il "2reatore di tutte le cose", "Signore, / esclamava in una delle preghiere, che spontaneamente gli prorompevano dal cuore e abitualmente incastonavano la sua prosa / tu hai creato il mondo". +cco i primi versi ardenti e a loro volta ripieni di splendore! "Tu che nei cieli altissimo accendi 1 i rilucenti globi degli astri, 1 Les; / verit, luce, vita, pace / 1 ascolta chi ti implora"! le luci celesti incantavano il poeta, che parla altrove dei "globi delle stelle lucenti "stellarum lucentium globi#", "sant'$mbrogio ha una vera predilezione per questo modo di indicare gli astri" "Liuseppe %el Ton#. Il primo mistero, in cui avvenuta l'epifania di Les;, quello del suo battesimo, quando egli santifica le acque del fiume che vide i prodigi al tempo di Liosu, di +lia e di +liseo, e dove proclamato 'essia e &iglio di %io! "2ol mistero del tuo battesimo 1 in questo giorno consacrasti il corso 1 del Liordano, che un tempo tre volte 1 a ritroso sospinse i suoi flutti"! "In questo giorno "praesenti die#", dice il poeta, ed "il presente celebrativo" dell'antica ottica liturgica di grande valore teologico, per la quale i misteri celebrati "avvengono" nel giorno stesso della celebrazione "Liacomo 3iffi#. Segue il mistero della stella apparsa per annunziare ai 'agi la nascita di 2risto e condurli alla grotta. 2hi opera il Signore Les;! "In una stella fulgente dal cielo, 1 oggi annunziasti il parto

della ergine, 1 e fosti guida ai 'agi 1 ad adorare il presepio". +, anche qui va notato, nell'"oggi". 6 il pensiero che torna nel commento di $mbrogio al vangelo di <uca "ii, 7:#! "%ove c' 2risto, la stella si fa nuovamente vedere e indica la via. Duesta stella la via, e 2risto la via, perch4 2risto la stella. %ove c' 2risto, c' anche la stella) egli, infatti, la stella fulgida del mattino. +gli si manifesta con la sua stessa luce". $ 2ana "Les; manifestA la sua gloria" ">iovanni, F, ??#, ed la terza epifania cantata da $mbrogio. 2ome fu 2risto ad accendere le stelle, a consacrare il Liordano, ad annunciare la nativit e a guidare i 'agi, cosE fu lui a infondere vino prelibato nelle idrie, con lo stupore del servo al vedere la conversione dell'acqua! "=ell'idrie colme d'acqua 1 oggi vino infondesti! 1 ne attinse il servo, pur non ignaro 1 di non averle in tal guisa colmate". "Si meraviglia che l'acqua s'imporpori, 1 che doni ebbrezza l'onda, 1 che gli elementi trasmutino 1 piegandosi a nuovi fini". ari concetti e vocaboli, qui vAlti in poesia, si riscontrano, com' d'abitudine in $mbrogio, nella sua prosa. $ncora commentando <uca, egli scrive! "=elle nozze il vino, attinto alla fontana, prende colore, mentre i servi lo stanno distribuendo, e gli stessi che avevano riempite le idrie d'acqua mescevano un vino che non avevano portato a mensa"...# Lli elementi sono mutati in un altro aspetto "...# (er di pi;, la natura del vino trasformato migliore di quello originale, poich4 il 2reatore ha piena libert di attribuire gli usi che vuole alle sostanze naturali "...# 'entre il servo mesce l'acqua, la fragranza che si diffonde inebria, il colore che si cambiato ammaestra e anche il sapore che viene gustato porta al colmo la fede" "vi, GI#.

+ poich4 il tema quello della potenza di 2risto che domina e trasmuta gli elementi, il pensiero di $mbrogio si porta alla moltiplicazione dei pani, sulla quale gli piace soffermarsi per ben tre strofe, le ultime, e come nel canto del vino a 2ana, non difficile avvertire nel canto al pane moltiplicato un'allusione eucaristica. "Tra cinquemila uomini ugualmente 1 tu cinque pani soltanto dividi! 1 sotto l'avido dente 1 cresceva in bocca il cibo". "%i l dal suo consumo 1 il pane si moltiplica! 1 chi al fluire perenne delle fonti 1 stupir pi;, dopo un tale spettacoloK 1 Tra le mani di chi lo spezza 1 copioso il pane scorre) 1 tozzi, che non avevano spezzato, 1 intatti ad essi spuntano". + sempre nel commento a <uca, come per il miracolo di 2ana, troviamo una ricca sequenza di vocaboli, di immagini e di concetti, ricorrenti nei versi! ",a un significato mistico il fatto che il popolo venga saziato durante quel pasto, mentre gli apostoli lo servono! in quell'essere saziati vien dato il segno che la fame stata eternamente vinta, perch4 colui che riceve il cibo di 2risto non avr pi; fame, mentre nel servizio degli apostoli preannunziata la distribuzione del corpo e del sangue del Signore, che sar fatta un giorno. +d gi cosa degna di %io il fatto che cinque pani abbiano sovrabbondato per cinquemila persone! si sa infatti che quella gente fu saziata con un cibo non scarso, ma che era moltiplicato. $vresti potuto vedere le porzioni di pane scorrere in modo sorprendente e fruttificare tra le mani di coloro che le distribuivano. 2hi legge queste cose non puA stupirsi delle perenni correnti delle acque, e meravigliarsi che da limpide sorgenti sgorghino fiotti continui, se persino il pane trabocca, e una sostanza pi; solida scorra "...# Duesto pane, che Les; spezza, / e in senso mistico senz'altro il erbo di %io e la parola di

2risto / mentre si divide, cresce. +gli, infatti, con parole scarne somministrA un cibo che fu sovrabbondante per tutti i popoli. 2i ha dato le sue parole come pane, che, mentre le assaggiamo, ci si moltiplicano in bocca. Duesto pane, inoltre, mirabilmente si ammucchia mentre si spezza, mentre viene distribuito e si mangia, senza che se ne avverta alcun calo. =on mettere in dubbio che quel cibo cresca o tra le mani di chi lo serve o in bocca di chi lo mangia... (er la gente che sta mangiando, i pezzi di pane crescono mentre si consumano". Il brano / come quello precedente su 2ana / del pi; grande interesse, non solo come indice chiaro di chi ne sia l'autore, ma come segno che gli accenti rapidi e poetici degli inni riscontravano nella predicazione di $mbrogio, che li aveva composti, la loro pi; distesa esegesi. + in tal modo la sua 2hiesa poteva elevare, con pi; vivo e illuminato fervore, il suo canto. 2ome in queste "epifanie"! appuntamento provvido e lieto per esaltare Les;, che era il cuore della piet e della parola di sant'$mbrogio e che luminosamente appariva come &iglio di %io.

Il 0 gennaio -MN' per volont di #apa #io I. nasceva la #ontificia 4ommissione di !rcheologia Sacra

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Il 9 gennaio ?G:F, con biglietto inviato al cardinale 2ostantino (atrizi, vicario generale "protocollo n. @FFGG#, (io IH istituiva ufficialmente la 2ommissione di $rcheologia Sacra "per la pi; efficace tutela e sorveglianza dei cemeteri e degli antichi edifici cristiani di -oma e del suburbano, per la sistematica e scientifica escavazione ed esplorazione degli stessi cemeteri, per la conservazione e custodia di quanto dagli scavi si venisse ritrovando o si fosse riportato alla luce") per il suo funzionamento ordinario la nuova istituzione veniva dotata della somma annuale di "scudi milleottocento". <egittimazione e ratifica di quanto, seppure in via sperimentale, era gi esistente e funzionante dal : luglio ?G:? per iniziativa del gesuita Liuseppe 'archi "?IJ:/ ?G98#, gi conservatore dei sacri cimiteri, e del "padre fondatore" degli studi sulle catacombe, Liovanni 3attista de -ossi "?GFF/ ?GJ7#, che aveva gi suggerito e sollecitato con pi; di "qualche insistenza" (io IH ad istituire una stabile commissione con competenze specifiche per le indagini archeologiche nelle catacombe. %e -ossi, come di fatto imponevano prassi e circostanze, si era servito dei canali di comunicazione mediata di cui poteva disporre! "(regai allora alcuni prelati della chiesa romana e gli eminentissimi cardinali $ntonelli Segretario di Stato e (atrizi icario di Sua Santit affinch4 chiamassero l'attenzione del sovrano (ontefice sopra le escavazioni sotterranee, che tanto bene promettevano" "La %oma sotterranea cristiana, i, -oma ?G97, pp. IF/I@#. (apa 'astai &erretti valutA questa fase sperimentale come un esame positivamente superato, anche perch4 aveva potuto osservare direttamente le straordinarie evidenze che stavano emergendo negli scavi delle catacombe di %omitilla e di 2allisto /

sotterranee, che tanto bene promettevano" "La %oma sotterranea cristiana, i, -oma ?G97, pp. IF/I@#. (apa 'astai &erretti valutA questa fase sperimentale come un esame positivamente superato, anche perch4 aveva potuto osservare direttamente le straordinarie evidenze che stavano emergendo negli scavi delle catacombe di %omitilla e di 2allisto / come riportato con dovizia di particolari in un cronaca sul "Liornale di -oma" del : giugno ?G:F / e nel contempo prendere atto sul campo delle non comuni capacit che caratterizzavano la gi matura personalit scientifica di de -ossi il quale fin dall'inizio si andA configurando come anima e mente della 2ommissione di cui fu ininterrottamente Segretario dal ?GI7 fino alla morte "?GJ7#. Tutti o quasi i risultati delle indagini nelle catacombe passarono attraverso la sua penna, come si puA leggere nei numerosissimi articoli scritti per il "3ullettino di archeologia cristiana" / da lui fondato nel ?G97 / nonch4 nei tre monumentali volumi de La %oma sotterranea, la prima sintesi scientifica sul "fenomeno catacomba" dalle origini al loro definitivo abbandono " III/IH secolo#. <a collaborazione tra la sensibilit e la preveggenza di (io IH e la

non comune statura scientifica di de -ossi / "genio italico" lo definE un grandissimo suo contemporaneo come Theodore 'ommsen / costituE una svolta storica non solo per la ricerca archeologica in senso stretto ma anche, e soprattutto, per l'evoluzione del concetto stesso di catacomba! non pi; o non pi; soltanto il luogo che aveva accolto corpi di martiri, ma un monumento complesso che nella molteplicit dei suoi elementi documentari si proponeva agli occhi dello storico come un archivio originale / non mediato n4 selettivo / della vita della 2hiesa antica. <a nascita della 2ommissione pose definitivamente fine ad una pratica che, avviatasi all'indomani delle prime grandi scoperte di $ntonio 3osio "?:I:/?9FJ#, fin dalle sue prime manifestazioni per il vigore e la determinazione con cui venne perseguita e per i protagonisti che direttamente o indirettamente ne furono partecipi poteva far presagire un percorso senza ritorno! il riferimento al fenomeno della "estrazione dei corpi santi", una sinistra denominazione che, giudicata con il senno del poi, esprime eloquentemente il concetto di una operazione traumatica subita dalle catacombe e dalle povere salme in esse conservate. <'insensibilit e la non adeguata preparazione degli archeologi dei secoli H II e H III congiunta alla crescente polemica contro la -iforma, avevano fatto emergere la convinzione che nei cimiteri sotterranei cristiani si conservassero migliaia e migliaia di corpi santi. =essuna attenzione fu rivolta ad un dato storico ineccepibile che quantomeno avrebbe dovuto consigliare maggiore cautela e rispetto. Infatti, l'abbandono definitivo delle catacombe avviatosi nel corso dei secoli III e IH per l'insicurezza sempre crescente

delle aree suburbicarie, aveva gi indotto alcuni pontefici a procedere alla traslazione delle reliquie venerate! i martiri lasciarono le sedi originarie I c5meteria seu cr5ptae / per essere accolti nelle chiese urbane. $ sigillo reale e simbolico di questo passaggio epocale puA essere assunta l'iscrizione di (apa (asquale I "G?I/GF7# esposta nella chiesa di Santa (rassede, che certifica la traslazione di F@88 corpi santi! temporibus s+an2cti ac ter beatissimi et apostolici d+omini2 n+ostri2 #aschalis Y papae" infraducta sunt veneranda s+an2c+t2orum corYpora in hanc s+an2c+t2am et venerabilem basilicam Y beatae 4hr+isti2 virginis #raGedis / segue per quarantaquatto righe l'elenco dei resti mortali traslati "Monumenta epigraphica 4hristiana, i, In 2ivitate aticana ?J7@, tavola HHIH, ?#. <a convinzione che tutte le catacombe, quasi di necessit, conservassero una turba piorum I come avrebbe detto %amaso / rimase inalterata e anzi si andA rafforzando ed estendendo! bisognava soltanto ricercare criteri identificativi almeno formalmente plausibili. &urono individuati gi all'inizio del H II nei cristogrammi, nelle sagittae, nelle palmulae spesso tracciate sulle iscrizioni e, soprattutto, nella presenza dei cosiddetti "vasi di sangue", in realt null'altro che vasetti o fiale contenenti essenze odorose. <'elaborazione di questo armamentario e l'uso concreto che se ne fece indica con il massimo dell'evidenza "in quale ambiente, con quali idee e con che pratica si procedeva a quelle ricognizioni" "L. 3. de -ossi, Sulla ;uestione del vaso di sangue. Memoria inedita con introduzione storica e !ppendici di documenti inediti per cura del padre !ntonio )errua S& I&" 2itt del aticano ?J77, p. H #. In questo orizzonte, come deriva estrema si segnala il singolare trattatello "3e coemeteriis ad

Eminent&m et %&m& 3& 4ard&m >inettum S& 3& & Urbani viii @ic&m Hieron5mi *runi 4ommentarius# scritto nel ?9@F dall'oratoriano Lirolamo 3runi su espressa committenza del cardinale 'arzio Linetti di elletri "?:J8/?9I8#! secondo i calcoli del 3runi il numero complessivo dei martiri deposti a -oma raggiungeva l'incredibile cifra di 97.888.888, 7resultabit num& 0R&,,,&,,, idest seG centies ;uadragies centina milia" ;uod vulgo dicimus seGaginta ;uattuor milione" da questa moltitudine / aggiungeva con seriet / tolto il numero dei confessori, 7adhuc remanebit mart5rum poene infinitus eGercitus7& I criteri per il riconoscimento dei corpi santi, seppure attenuati negli aspetti pi; deteriori, trovarono ratifica e ufficiale legittimazione nel celebre decreto del ?8 aprile ?99G "Sacra 4ongregatio indulgentiis sacris;ue reli;uis praeposita# nel quale si stabiliva che la palma e il vaso con il sangue dei martiri 7pro signis certissimis habenda esse" "3ecreta authentica Sacrae 4ongretationis Indulgentiis sacris;ue reli;uiis pareposita" edita iussu et auctoritate sanctissimi 3& & Leonis ##& HIII, -atisbonae ?GG@#.

Il vaso di sangue, fino al tempo del de -ossi e della costituzione della 2ommissione di $rcheologia Sacra, fu considerato come primario e indiscutibile criterio identificativo e a nulla erano valsi i dubbi sollevati da studiosi di alto livello come il padre bollandista %aniel (apenbroch "?9FG/?I?7#, Thierr* -uinart "editore degli !cta mart5rum sincera, (arigi ?9GJ#, Oean 'abillon "?9@F/?I8I# nonch4 il grande <ouis/S4bastien <enain de Tillemont che con il suo giudizio anticipA alcune delle acquisizioni cui poi pervenne de -ossi, rilevando che la realt storica I la vraie mar;ue / di un martire, in termini monumentali, puA trovare autorevole conferma soprattutto attraverso la testimonianza delle antiche iscrizioni "MFmoires pour servir l'histoire Fcclesiasti;ue, , ?9JG, art. II#! queste autorevoli cautele, alle quali non fu riservato ascolto alcuno, furono anzi stigmatizzate come malevole e sospette. 2on queste premesse non era evidentemente difficile trovare reliquie di martiri e farne circolare nell'ecumene cristiano una quantit innumerevole. <a altrimenti ignota !urelia Theodosia nati+one2 $mbiana / cio originaria della zona dell'attuale $miens / ricordata in un'iscrizione / non anteriore al I secolo avanzato / trovata il primo aprile "sic# ?G7F nel cimitero di Sant'+rmete "Inscriptiones 4hristianae Urbis %omae, H, FI8@F#, fu elevata alla dignit del martirio! i cittadini di $miens ne accolsero trionfalmente le reliquie e la relativa iscrizione, che furono deposte in una sontuosa cappella della cattedrale. $llo stesso modo una sepoltura ancora intatta ritrovata nel maggio del ?G8F nel cimitero di (riscilla fece nascere il culto di una santa &ilomena! i segni "frecce e palme# tracciati sui margini dell'iscrizione che copriva la sepoltura "ibidem, III, F@F7@#,

insieme a un vaso di sangue rinvenuto all'interno della tomba, erano "indicatori" pi; che probanti per ampliare il martirologio! reliquie e iscrizione furono recapitate in gradito omaggio alla chiesa di 'ugnano del 2ardinale a =ola. In questa atmosfera quasi naturalmente si sviluppA un'ulteriore deriva! quella della creazione eG novo di iscrizioni, funzionali a incrementare la schiera / gi foltissima / degli eroi della fede. <a palma di campione in questa attivit va certo assegnata all'abate Liacomo 2rescenzi che nel corso della met del H II secolo, produsse una serie di iscrizioni false tanto ingenue e banali da apparire ridicole! quelle ad esempio / anacronisticamente scritte in latino / che avrebbero testimoniato la dignit del martirio per i papi &elice i "F9J/FI7# e Laio "FG@/FJ9# "ibidem, I, supplemento, ?J?:, editore Latti, p. @#, il cui epitaffio autentico, redatto in greco, fu peraltro ritrovato da de -ossi intorno al ?GI8 nel suo originario contesto monumentale, il cimitero di 2allisto "ibidem, I , ?8:G7#. $l 2rescenzi, tra l'altro, era anche sfuggito che nella seconda met del terzo secolo la lingua ufficiale della 2hiesa di -oma era ancora il greco. <a gestione materiale di tutte le operazioni connesse alla "estrazione dei corpi santi", dopo un primo periodo di sostanziale assenza di regole definite, dal ?I@I al ?G:8 fu affidata al custode della lipsanoteca del icariato e collateralmente "ma con minore incidenza operativa# al sagrista pontificio. I due uffici agivano di fatto in concorrenza, disponendo ciascuno di una propria squadra di "cavatori"! "Il lavoro consisteva essenzialmente nella ricerca di corpi santi"...# che poi venivano distribuiti in tutto il mondo come oggetti di culto. Se ne trovavano tanti e se ne distribuivano ancor di pi;, perch4 grande era la fame di siffatte reliquie e c'era sempre modo

di compensare bene la "domanda"" "$ntonio &errua, I primordi della 4ommissione di !rcheologia Sacra, in "$rchivio della Societ -omana di Storia (atria", J?, ?J9G, p. F:F#. $l custode della lipsanoteca e al sagrista pontificio puA almeno essere riconosciuto il merito della redazione dei verbali / che servivano come base per le autentiche / in cui venivano registrati luogo e data delle "estrazioni" nonch4 i testi delle iscrizioni! questi dati "!cta custodiae sanctorum mart5rum ab a& -O(O ad a& -MN," eGstant in Lipsanotheca card& @icarii Urbis= %egestum Sacrarii pontificii ab a& -OM, ad a& -M-R# in mancanza di meglio si sono infatti rivelati un importante sussidio documentario per gli editori delle Inscriptiones christianae urbis %omae& Duesta collettiva infatuazione, se fosse rimasta nella sfera della teoria e del libero confronto, non avrebbe provocato gran danno se non quello della memoria storica di una sfrenata e in fondo irrispettosa deriva devozionale. 'a nella realt si rivelA foriera di gravi e irreversibili alterazioni per le catacombe e naturalmente per la stessa conoscenza storica del culto dei martiri. +ra venuta meno anche la tradizione secolare / profondamente radicata nella cultura sia pagana sia cristiana / della intangibilit della sepoltura, recepita nella teoria e nella prassi legislativa come res sacra! un principio che era stato "religiosamente" osservato da 2ostantino e %amaso, come dire dai fondatori della ricognizione e della monumentalizzazione delle tombe dei martiri. %i fronte alla irreversibilit dei danni prodotti dai cercatori di corpi santi de -ossi non seppe trattenere una sdegnata reazione! "=on trovo parole bastanti a lamentare tanta negligenza, e la Battura inestimabile di monumenti, di memorie e di osservazioni, che a veruno mai non sar dato di compensare.

Imperocch4 in que primi lavori di sterramento le vie sotterranee coi loro sepolcri cadevano vergini e intattissime sotto le mani devastatrici degli escavatori"...# Io confesso, che mi freme l'animo al pensare come la cripta di %amaso, quella di 3albina, la cripta del martire Ippolito sono state all'et denostri avi rinvenute, frugate dai fossori e forse irreparabilmente devastate) e che un Laetano 'arini lo seppe e non stimA doverne cercare pur una superficiale notizia. In tanto oblio erano caduti la grande impresa del 3osio e i suoi dotti insegnamenti" "La %oma sotterranea i, pp. 7J, 9?#. 2on la creazione della 2ommissione di $rcheologia Sacra iniziava un'epoca nuova che, in virt; dell'opera di de -ossi e dei suoi successori, poteva ormai agire come un'istituzione specificamente deputata alla tutela, alla conservazione e alla indagine archeologica nelle catacombe. Duesto profondo mutamento di rotta fu lucidamente percepito da (io HI, quando nel motu proprio dell'?? dicembre ?JF:, dopo aver premesso che "nei primi mesi del =ostro (ontificato ricorrevano il settantesimo anniversario della Istituzione della 2ommissione ed il centesimo della nascita del de -ossi, vero innovatore della scienza archeologica cristiana" "p. F#, attribuE alla 2ommissione il significativo titolo di "pontificia" dotandola di un nuovo regolamento che ne fissava in termini pi; definiti competenze e funzioni. <'intervento di (io HI precede di quattro anni un ulteriore mutamento, questa volta relativo allo statuto del monumento/ catacomba nei riguardi dei rapporti tra la Santa Sede e l'Italia! come qualsiasi altro monumento esistenti nel sottosuolo del territorio nazionale, anche le catacombe venivano rivendicate al

patrimonio archeologico dello Stato, ma nondimeno venivano concesse in "disponibilit" alla Santa Sede che si impegnava a curarne conservazione e tutela. 6 quanto definito nell'articolo @@ del concordato tra la Santa Sede e l'Italia l'?? febbraio del ?JFJ "legge n. G?8 del FI maggio ?JFJ#, poi ripreso e parzialmente modificato nell'articolo ?F comma bis delle Inter Sanctam Sedem et Italiam 4onventiones initae diebus -M februarii et -N ovembris -1MR ""$cta $postolicae Sedis" GI, ?JG:, p. :@8# che reca testualmente! "<a Santa Sede conserva la disponibilit delle catacombe cristiane esistenti nel suolo di -oma e nelle altri parti del territorio italiano con l'onere conseguente della custodia, della manutenzione e della conservazione, rinunziando alla disponibilit delle altre catacombe. 2on l'osservanza delle leggi dello Stato e fatti salvi gli eventuali diritti di terzi, la Santa puA procedere agli scavi occorrenti e al trasferimento delle sacre reliquie". <'elemento nuovo, rispetto all'articolo @@ del concordato del ?JFJ, nella definizione di "catacombe cristiane" attribuita ai monumenti dati in disponibilit alla Santa Sede) ciA evidentemente ha comportato l'espunzione dalla "disponibilit" delle tre catacombe ebraiche della via $ppia e di illa Torlonia che, di conseguenza, a partire dal ?JG7 rientrano nella tutela e nelle competenze della Soprintendenza ai beni archeologici di -oma. In ragione di queste premesse, la (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra opera con il ruolo e tutte le prerogative di un organo di tutela statale e, in questa direzione, osserva le relative disposizioni di legge, sia nell'ambito della indagine archeologica sia, soprattutto, in relazione a tutti quegli interventi, spesso molto complessi nella progettazione e nella esecuzione,

relativi alle operazioni di conservazione, di consolidamento, di restauro. Il filo conduttore, istituzionale e culturale, che unisce il motu proprio del ?JF7 al concordato del ?JFJ e alla sua revisione del ?JG7, aveva posto tutte le premesse per l'avvio di una fase di forte rilancio, nel corso del quale la 2ommissione viene progressivamente proponendosi come soggetto dialogante con il mondo della ricerca archeologica e con le esigenze che venivano sempre pi; maturando dalla progressiva richiesta di fruizione da parte di un pubblico sempre pi; vasto. I decenni che intercorrono tra gli anni enti e gli anni =ovanta possono senz'altro definirsi come la stagione d'oro nella storia della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra, non inferiore a quella delle origini dominata dalla grande personalit di Liovanni 3attista de -ossi. 2hiunque oggi puA prendere atto, dalla diretta osservazione dei contesti monumentali e dalle pubblicazioni specialistiche e divulgative, dell'enorme rilevanza dei risultati acquisiti nella tutela e conservazione e, soprattutto, nell'indagine archeologica. Tra i moltissimi risultati possono ricordarsi le scoperte di complessi catacombali prima del tutto ignoti, e dunque miracolosamente sfuggiti alla rapace attivit dei cercatori dei corpi santi! le catacombe di (anfilo "sulla Salaria etus#, =ovaziano "via Tiburtina#, 2alepodio sulla via $urelia con la scoperta del luogo di deposizione di (apa 2allisto, $proniano e santi Lordiano ed +pimaco sulla via <atina, $nonima di via $napo / la prima delle catacombe venuta alla luce a -oma il @? maggio ?:IG, di cui poi si smarrE l'ubicazione / e ancora nuove regioni cimiteriali di complessi in parti gi noti come quelle del cubicolo di <eone nella catacomba di

2ommodilla, delle "$gapi nuove" nel cimitero dei santi 'arcellino e (ietro / importantissima anche per la sua cronologia proto costantiniana / della regio I@ nel coemeterium Maius, dell'area di sant'+utichio nel cimitero di san Sebastiano che conferma clamorosamente con dati monumentali ed epigrafici quanto fino ad allora documentato solo dal damasiano elogium Eut5chi. %i importanza epocale rimane la scoperta / peraltro del tutto casuale / della catacomba anonima della via <atina! un piccolo insediamento funerario che, con le sue oltre ?:8 pitture ad affresco, oltre a costituire un caposaldo nella storia della pittura tardoromana, documenta uno dei tratti culturali tipici della tarda antichit, quello della dialettica tra cultura antica e cristianesimo, come rappresentato dalla compresenza in un medesimo contesto monumentale di soggetti biblici e della mitologia classica. In tutti questi complessi sono stati innumerevoli gli interventi di conservazione, consolidamento e restauro eseguiti sia sulla plastica funeraria / sarcofagi e elementi architettonici / come per i circa mille esemplari del 'useo di (retestato, sia sulle testimonianze costituzionalmente pi; fragili come le pitture ad affresco che, come nel caso dei ?:8 esemplari della catacomba della via <atina, comportA un impegno pluriennale di altissimo impegno, con esiti di cui ognuno puA oggi prendere atto. $ monte di questi risultati vi era anche il valore aggiunto / fin dal tempo di (io IH / costituito dalla presenza nell'ambito stesso della 2ommissione, appunto di una "commissione" / non una tautologia / cio di un insieme di specialisti specifici nel campo dell'archeologia, della topografia, della storia dell'arte, che agivano in qualit di esperti e di consultori e collaboravano con il segretario, il direttore tecnico e gli ispettori.

i era poi un altro aspetto che si andA affermando soprattutto a partire dagli anni Sessanta e che contribuE non poco, particolarmente nell'ambito delle tecniche e delle metodologie, alla crescita qualitativa dei progetti di indagine archeologica e della loro realizzazione! la collaborazione strategica con istituzioni culturali e universit italiane e straniere che, solo per ricordare gli interventi pi; rilevanti, operarono nel complesso dei santi 'arcellino e (ietro sulla <abicana / 4quipe francese / di Sant'$gnese sulla =omentana / 4quipe tedesca / nell'area di (apa 2ornelio e di Laio ed +usebio nella catacomba di 2allisto / 4quipe belga / e, nelle catacombe fuori di -oma, a 'assa 'artana ">niversit di (erugia#, 2ava d'Mssuna ">niversit di (alermo#, 2astelvecchio Subequo ">niversit di 2hieti#, (onte della <ama ">niversit di 3ari#. 'a la collaborazione pi; assidua e continuativa nel tempo si instaurA con la pi; giovane istituzione "sorella" / fondata nel ?JF7 da (io HI / del (ontificio Istituto di $rcheologia 2ristiana, cio con la scuola di specializzazione che preparava e formava i futuri addetti ai lavori. =on difficile intuire che queste molteplici forme di progetti condivisi, tra gli altri risultati, ebbero come ulteriore valore aggiunto quello di contribuire alla formazione di almeno due generazioni di

specialisti in archeologia, epigrafica e antichit cristiane! non a caso sono numerosi i titolari di cattedre universitarie in Italia e in +uropa che hanno maturato la loro professionalit anche con la partecipazione ai cantieri di scavo nelle catacombe. $llo stato attuale, soltanto a -oma, la Santa Sede conserva la disponibilit, e quindi la custodia e la cura, di 9I catacombe distribuite lungo le antiche vie consolari che si dipartivano dalla citt! sei sulla via $urelia, due sulla (ortuense, cinque sulla Mstiense, quattro sull'$rdeatina, quattordici sull'$ppia, quattro sulla <atina, cinque sulla <abicana, sei sulla Tiburtina, cinque sulla =omentana, cinque sulla Salaria nuova, tre sulla Salaria vecchia, una sulla &laminia. <'estensione lineare complessiva delle gallerie di questi insediamenti sotterranei supera i ?:8 chilometri! una citt sepolta che ha finora restituito oltre trentamila iscrizioni latine e greche, 788 contesti pittorici ad affresco, oltre ?8.888 esemplari di scultura funerari nonch4 circa :8.888 oggetti di corredo! ma, ovvio, si tratta di dati provvisori suscettibili di continuo incremento, e per le scoperte occasionali / sempre numerose / e per il prossimo rilancio di una progettualit archeologica strategica. &uori -oma sono in disponibilit della (ontificia 2ommissione trentaquattro insediamenti catacombali distribuiti tra Toscana, >mbria, <azio, $bruzzo, Sicilia, Sardegna. Duesto patrimonio / com' naturale / non dominio dei soli addetti ai lavori ma, seppure parzialmente / cinque a -oma le catacombe aperte al pubblico / anche fruibile per il pi; vasto pubblico dei visitatori che, soltanto a -oma, raggiungono mediamente la non trascurabile cifra di un milione e mezzo all'anno. >n dato che rimanda implicitamente al delicatissimo

problema dell'equilibrio tra le due esigenze, ambedue inalienabili, della fruizione e della conservazione! basti pensare che oltre mezzo milione di persone all'anno percorrono l'$rea i di 2allisto e la 2ripta dei (api, la pi; antica delle catacombe romane istituita da (apa Pefirino "?JJ/F?I# e affidata al futuro successore 2allisto. >n flusso di visitatori di queste dimensioni, specialmente per un insediamento sotterraneo, non puA essere indolore! sarebbe ingenuo e forse irresponsabile negarlo. $prire al pubblico un'area catacombale impone / ovvio / impianti elettrici fissi, possibilit di ricambio d'aria e via di fuga, sistemi di sicurezza e di allarme, nonch4 corrimano, transenne, scale artificiali, pedane! tutti elementi che, insieme alla presenza dei visitatori, concorrono a modificare l'integrit degli assetti originari e del sempre instabile livello di conservazione. <a 2ommissione si era gi posta nel passato recente questo problema ed aveva iniziato ad elaborare un preliminare progetto di osservazione delle zone pi; frequentate! non chiusure indiscriminate, ma turnazioni tra diverse aree cimiteriali strutturalmente idonee alla pubblica fruizione, per consentire / come avviene per i campi di grano / di far "riposare" periodicamente gli ambienti e le strutture pi; logorate dal passaggio dei visitatori, restituendo loro quel "buio" e quel naturale microclima interno, che rimangono i soli veri antidoti non traumatici contro tutti i fenomeni esterni ed interni che, con diversa incidenza, possono potenzialmente compromettere salvaguardia e conservazione. Duesta complessit di problemi, direttamente o indirettamente connessi alla gestione del monumento/catacomba, era gi stata intuita e, in qualche caso, implicitamente prefigurata, da (io HI

che nel motu proprio del ?JF7 "p. @# sottolineava, senza reticenze, come la rinnovata (ontificia 2ommissione dovesse autoimporsi una "delicata e piena responsabilit"...# ben pi; difficile e gravosa rispetto a quella dei primi esploratori" "p. @#.

4elebrato nell'arcidiocesi di @ercelli il decimo meeting del 4olumban's 3a5

-an Colombano anima cristiana dell'$uropa


In occasione dell'Gi meeting del 4olumban's 3a5" svoltosi ;uest'anno a *iandrate + ovara2" nella parrocchia di San 4olombano !bate" monsignor Enrico Masseroni" arcivescovo di @ercelli, durante la solenne concelebrazione eucaristica" ha pronunciato un'omelia" di cui pubblichiamo" ;ui di seguito" ampi stralci&

%ue grandi correnti spirituali monastiche attraversano l'+uropa nel vi secolo! la prima sale verso il nord, verso il continente ed il monachesimo di fondazione benedettina. 3enedetto infatti aveva costruito il grande monastero di 'ontecassino, dove morE nel :7I. <a seconda corrente monastica, nello stesso secolo vi, discende dal nord verso il sud, dall'"isola verde" dell'Irlanda verso il continente. In Irlanda il monachesimo era fiorente e il secolo vi fu il secolo d'oro della vita monastica) la 2hiesa era addirittura guidata dai monaci. $nche nel paese nord/europeo i centri di cultura erano i monasteri) e proprio dal monastero di 3angor, sul finire del secolo, partE san 2olombano, con dodici compagni, per portare il angelo sul continente in profonda trasformazione. I due monasteri pi; famosi fondati da san 2olombano furono quello di <u0euil in 3orgogna "&rancia# e in Italia il monastero di 3obbio, a sud di (iacenza, in territorio occupato dai <ongobardi, di religione ariana, l'eresia che negava la divinit di 2risto. =on un luogo comune, ma una verit storica, il riconoscere che non si puA capire l'+uropa ignorando la sua anima cristiana, divenuta cultura dei popoli del vecchio continente attraverso la

presenza ramificata del monachesimo, che dal secolo vi accoglier l'impronta di 3enedetto. $nche i monasteri fondati da san 2olombano e organizzati da una regola breve e severa, adottarono in seguito la regola benedettina, pi; mite e pi; armonica tra valori dell'evangelo e valori umani) scandita dal noto binomio vissuto nel quotidiano! Jra et labora prega e lavora. San 3enedetto e san 2olombano sono stelle di prima grandezza nel firmamento del vi secolo, in cui sulle ceneri fumanti dell'impero romano nascono in +uropa i nuovi regni romano/ barbarici. $llora vale la pena riproporci la domanda! dove sta l'attualit di san 2olombano. 2he cosa potrebbe dire a noi oggiK San 2olombano fu uno straordinario conoscitore della parola di %io, della 3ibbia. &ondate testimonianze storiche ci ricordano che 2olombano aveva una personalit forte, severa con se stesso e con gli altri) aveva una grande cultura! conosceva gli antichi autori della letteratura latina come irgilio, Mrazio, Mvidio) ma soprattutto conosceva a fondo la parola di %io come strumento di annuncio e di formazione spirituale. I monaci irlandesi svilupparono una grande azione missionaria, che li portA non solo sulle coste occidentali d'Inghilterra, ma su tutta l'+uropa cristiana bisognosa di evangelizzazione, anche a motivo dell'impreparazione del clero e della superficialit delle conversioni dei nuovi popoli germanici. + c' infine un terzo messaggio nella testimonianza cristiana di san 2olombano! nell'esperienza dei suoi monaci trova particolare rilievo il pellegrinaggio, la peregrinatio 4hristi, l'andare lontano dalla propria terra, come forma di rinuncia, come esperienza itinerante e penitenziale "anche per questo, bene ha fatto la

comunit parrocchiale di 3iandrate a promuovere un pellegrinaggio presso l'urna di san 2olombano a 3obbio#. Il pellegrino inerme, nella sua immagine medioevale, riconoscibile per il suo abbigliamento e gode di particolare protezione da parte della 2hiesa. $nche ercelli era una citt attraversata dai pellegrini della via francigena. &orse sta qui la pi; scomoda attualit di san 2olombano. 2erto nessuno di noi chiamato a farsi monaco per diventare cristiano. 'a il monaco 2olombano ricorda all'uomo smemorato e distratto del terzo millennio che c' un essenziale da recuperare dentro l'orizzonte della vita! tutti siamo in pellegrinaggio, la vita vigilia) e in pellegrinaggio non si porta un bagaglio ingombrante e inutile! bisogna portare l'essenziale! che la vita di %io, che la sua grazia, la sua amicizia, la sua presenza nella nostra coscienza sgombra da idolatrie inique e ingannevoli.

Il luogo della beatitudine secondo la pi$ antica iconografia cristiana

Quel paradiso sembra proprio un giardino


di Fab i!i" Bi#$"%&i <'immaginario iconografico della tarda antichit e cio del tempo in cui il cristianesimo diventa cultura prevalente e si diffonde per ogni territorio del mondo antico, recupera le sedi beate e amene delineate dalla poesia classica e, specialmente, da quella virgiliana che, nell'Eneide, fa esplicito riferimento ai locos beatos et amoena virecta H fortunatorum nemorum sedis;ue beatas " I,

9@J/978#. %a qui proviene una concezione che, dagli aerei e sconfinati spazi dei paesaggi di genere, fa emergere prati, cespugli, fiori, petali, boccioli, ghirlande e festoni, che si snodano nei monumenti funerari, svincolando il concetto del locus amoenus dalla mera convenzione letteraria e sollevandolo a idea utopica ed escatologica, specialmente nelle speculazioni di carattere misteriosofico e orfico e nel pensiero neoplatonico. $ tali sostrati si giustappone la concezione giudaica del pardeisos, inteso come parco recintato, come giardino edenico, in chiaro riferimento a >enesi" F, @) quest'ultimo riguardo non sostenuto soltanto da alcuni significativi passi dell'apocalittica giudaica "Enoch" F, G, ?/I) !pocalisse di #ietro" ?:/?9) !pocalisse di #aolo, FF#, ma anche da altrettanti documenti iconografici ebraici e cristiani, dove comunque la componente veterotestamentaria prevalente. Si tratta delle scene che discendono dalle visioni apocalittiche dove, appunto, la sede edenica descritta come un profumato giardino interessato da una primavera continua. 2osE, nella #assio #erpetuae et )elicitatis, una celebre visione disegna il paradiso come uno splendido giardino! )actum est nobis spatium grande" ;uod tale fuit ;uasi viridarium arbores habens rosae et omne genus flores& !ltitudo arborum erat in

modum c5pressi ;uarum folia cadebant sine cessatione "??, :/9#. 6 sorprendente come questa visione riecheggi un celebre luogo ovidiano! Est mihi fecundus dotalibus hortus in agris H aura fovet" li;uidae fonte rigatur a;uae H hunc meus implevit generosus flore maritus +)asti" , F8J/F??# e anticipi il testo di un'iscrizione giudaica del cimitero tardoantico romano di 'onteverde! %ursum victura reditura ad lumina rursum H nam sperare potest ideo ;uod surgat in aevom H prossimum ;uae vera fides dignis;ue piis;ue H ;uae meruit sedem venerandi ruris habere "4orpus Inscriptionum Audaicarum" 7I9#. 'a un passo tertullianeo dell'!pologeticum, degli esordi del iii secolo, che meglio definisce il concetto di giardino/paradiso, improntato alla visione dei campi +lisi, ma attento alla visione del campo recintato! Et si paradisum nominamus" locum divinae amoenitatis recipiendis sanctorum spiritus destinatum" maceria ;uodam ignae illius zonae a notitia orbis communis segregatum" El5sii campi fidem occupaverunt "7I, ?@/?7#. >na visione, quest'ultima, che avr lunga fortuna sino alla poetica del pi; tardo iv secolo, come dimostrano alcuni suggestivi versi di (rudenzio! )elices animae prata per herbida H concentu parili suave sonantibus H h5mnorum modulis dulce canunt melos H calcant et pedibus lilia candidis "4athemerinon" , ?F?/?F7#. Il pensiero patristico fluisce naturalmente nell'arte funeraria, a cominciare dai sarcofagi del iii secolo, specialmente di produzione romana, dove si ricreano delle vere e proprie situazioni bucoliche anticipando l'immagine cristologica del buon pastore. Il tema del giardino svolto nelle pareti delle catacombe romane, napoletane e siciliane in mille modi! vuoi con rappresentazioni megalografiche, vuoi con accenni pi; discreti

che alludono all'aldil con petali, boccioli, ghirlande sparse un po' ovunque. Tali decorazioni richiamano alcune ritualit tanto radicate nel costume romano da sopravvivere anche con l'avvento del cristianesimo, come quella di cospargere il sepolcro di fiori, di cui ci ha lasciato una preziosa testimonianza san Lirolamo! 4eteri mariti super tumulum coniugum spargunt violas" rosas" lilia flores;ue purpureus "Epistolae" 99, :#, un'usanza che diviene pi; concreta quando si dotano le tombe di veri e propri giardini, come per realizzare e anticipare, con questi horti terreni, il paradiso. 'a il paradiso, per i primi cristiani, non si identifica sempre e sistematicamente con un tranquillo habitat bucolico. (uA anche essere ambientato in una sede urbana, o anche in una semplice abitazione, una domus, secondo un topos letterario che da $mbrogio "3e bono mortis, ?8, 7:# giunge a Lregorio 'agno "3ialogi, I , @9#. (er quanto riguarda la vera e propria sede urbana, in verit, si assiste, nei primi secoli, alla diffusione di una polemica anticittadina, che tocca il suo apeG estremo nell'invettiva di $rnobio che, nell'!dversus nationes" condanna -oma come humani generis perniciem " II, :?#. 'a quell'assunto e quella constatazione possono essere meglio considerati seguendo la dinamica di un atteggiamento emozionale, quasi istintivo, che viene da lontano e che conosce molti paradossi, inversioni di tendenza e opposte visioni, a

cominciare dalla giustapposizione tra barbaritas e disabitato, che sfocia nella visione bipolare, che indovina nella citt le nozioni di civitas, di romanit e cristianesimo e nella campagna un insidioso territorio da cristianizzare, dove ancora pullulano le superstizioni pagane. isione paradossalmente opposta al tBpos georgico di irgilio che, com' noto, affida ;ualitates solo positive alla rusticitas e negative alla urbanitas, disegnando un'antinomia, che trova l'ultima soluzione nel pensiero di Lirolamo, che alla citt oppone il deserto, alla societas la solitudo, specialmente nella celebre lettera a 'arcella, in cui suggerisce la fuga da -oma, dai suoi tumulti, dalle arene, dai circhi, dai teatri, per placarsi in una campagna silenziosa "Epistolae, 7@, F#) la stessa campagna descritta in una lettera altrettanto famosa, a (aolino, al quale suggerisce di cercare 2risto in un rustico appartato, piccolo, silenzioso "Epistolae, :G, 7/:#. (osizioni estreme, da considerare con molte cautele, specialmente se pensiamo al fatto che la societ del tempo fondata sulla citt che, anzi, rappresenta la cellula elementare della trama politico/economica della tarda antichit. a solo precisato che le citt in questione non sono pi; le grandi metropoli ellenistiche, ma i nuovi centri di potere delle province, e tra gli uomini delle province sembra nascere o rinascere il tormentato rapporto tra i due modi di vita, opposti ma complementari, che vedono i rappresentanti dell'aristocrazia muoversi tra la citt, intesa come sede del cursus e la campagna, vista come sede dell'otium spirituale. <'iconografia cristiana pi; antica esprime questa concezione paradisiaca declinata in maniera urbana, prima in maniera rara e

incerta, come nella megalografia dell'ipogeo degli $ureli, dove un defunto, forse neppure convintamente cristiano, entra solennemente in una citt vista dall'alto, popolata di anime beate) e poi / alla fine del secolo I / in modo pi; esplicito, nei sarcofagi "a porte di citt", dove si dispiegano aulici collegi apostolici e altre selezionate scene bibliche contro un connettivo di fondo con porte urbiche e mura turrite, cosE come succede nel celebre sarcofago milanese detto di sant'$mbrogio o di Stilicone, che annuncia, proprio con il simbolico sfondo urbano, le situazioni figurative delle absidi romane, prima tra tutte quella celebre di Santa (udenziana all'+squilino. Mrmai la citt eterna, intesa come sede oltremondana, si identifica con la Lerusalemme celeste che, a sua volta, allude all'Ecclesia e questa serie di passaggi viene da lontano, dal pensiero paolino! "2osE / ricorda l'apostolo delle genti in Efesini, F, F8 / voi non siete n4 stranieri n4 ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di %io, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Les; 2risto". 'a torniamo al maturo iv secolo e agli esordi del seguente, quando vengono concepite le prime citt apocalittiche, che si ispirano a quella Lerusalemme eccezionale descritta nel piccolo libro di Liovanni! "Il suo splendore era simile a pietra preziosa come pietra di diaspro cristallino. $veva un muro di cinta grande e alto con dodici porte" "!pocalisse" F?, ??/?F#. 'entre queste immagini entrano nei programmi decorativi delle pi; sontuose arche marmoree e dei pi; preziosi apparati musivi degli edifici di culto, l'idea del 3e civitate 3ei di $gostino si affaccia, gi negli anni =ovanta del secolo iv, nel 3e vera religione, dove si delinea l'antitesi in seno al genere umano "FI, :8#, ripresa e approfondita,

di lE a pochi anni nell'Enerrationes in psalmos "J# e nel 3e 4athechizandis rudibus "?J, @?# tra la Lerusalemme storica e la Lerusalemme celeste. "+siste una citt di %io / conclude il vescovo di Ippona / di cui ci fa ardentemente desiderare d'essere cittadini quell'amore che ci ha ispirato il suo fondatore" "3e civitate 3ei ??, ?# ed esiste un mediatore, il 2risto, come meta del cammino attraverso cui camminare. Duel 2risto che, nell'arte del tempo, fulcro e calamita figurativa dell'ambientazione urbana! sul fondo della civitas 3ei tutto scorre inesorabilmente, tutto si svolge incessantemente, scorgendo nitidamente il traguardo e la sede ultima dell'umanit. %isattesa dagli studiosi e certamente pi; rara al momento delle origini l'iconografia che colloca il paradiso nel firmamento. +ppure, se sfogliamo i repertori epigrafici, non sar difficile individuare trasparenti riferimenti all'aldil inteso come 4aelestia regna, regna beata poli" sidera onnipotentis aula" luG" lumen" astra& $ queste testimonianze rispondono due sole manifestazioni pittoriche catacombali, che collocano altrettanti defunti in un ingenuo cielo costellato di stelle, rispettivamente nei cimiteri di Sant'+rmete e dei Santi (ietro e 'arcellino. Siamo nel pieno iv secolo e puA sembrare strano che durante i secoli precedenti mai il paradiso venga rappresentato come firmamento. >na ragione puA risiedere / secondo quanto rilevA $ndr4 Lrabar / nella difficolt della rappresentazione grafica, nel senso che la sede celeste, nell'immaginario cristiano, un cielo virtuale e dunque invisibile. +ppure, ogni volta lo si voglia rappresentare, si deve ricorrere al cielo fisico, alla volta celeste, al firmamento reale, a quello che sovrasta il mondo. 2osE il "cielo dell'illuminazione" appare nelle volte dei battisteri, ma, come si diceva, assai pi;

raro nell'arte funeraria se, oltre ai due affreschi romani gi menzionati, possiamo contare solo alcune lastre incise, specialmente d'area alto adriatica, che riproducono i defunti oranti tra due o pi; stelle. <'innesto della chiave apocalittica nell'iconografia del firmamento, cosE come si propone negli edifici battesimali, deve aver scoraggiato gli artifices, che volevano semplicemente collocare in paradiso i defunti ordinari. <a volta celeste costellata dagli astri luminosi sembra pi; adatta per tradurre in figura la luce della lunga veglia pasquale, che si consumava in attesa del rito solenne del battesimo. Il paradiso illuminato dagli astri si addice pi; naturalmente alla sede ultima dei martiri, come dimostra un ingenuo vetro dorato che situa la martire $gnese orante tra due stelle, che indicano appunto il paradiso) due rotoli, che alludono alla legge, attraverso cui si accede all'aldil) due colonne, su cui si posano altrettante colombe, che ci parlano della ianua coeli. 'olti, dunque, sono gli espedienti iconografici paleocristiani per situare in un habitat paradisiaco i defunti, i martiri, il 2risto e talora vengono usati mezzi semplici e simbolici, come quando i beati assumono il largo gesto dell'eGpansis manibus, che allude a una condizione, nel senso che, con questo atteggiamento, non si vuole esprimere una supplica, ma quella preghiera continua, che infiamma la vita del cristiano durante tutto il suo itinerario terreno, ma anche nell'oltremondano. + spesso il defunto orante rappresentato dinnanzi a grandi tende e cortine "parapetsmata#, o a porte dischiuse, che lasciano intravedere un viridarium, un giardino nascosto e riservato ai beati, o a piccoli edifici domestici, quasi per ricordare il famoso

luogo giovanneo "nella casa del (adre mio vi sono molte dimore" "?7, F#. In tutte queste rappresentazioni si respira un'atmosfera serena, sostanziata dalle immagini care alla sfera religiosa pagana, ma sovraconnotata dal pensiero cristiano che, con tanta semplicit, ricostruisce un paradiso verde e ridente, dove ogni forma di nostalgica memoria della vita e della condizione terrena dei defunti si dissolve e si elide dinnanzi alla nuova eccezionale situazione. $lla fine del I secolo l'epitaffio d'+vodia, sepolta nel cimitero di Sant'$gnese, riassume ed esprime, con formule e clausole desunte dal patrimonio virgiliano, la levit, la ;uies, la tran;uillitas, la beatitudo del nuovo mondo! e tristes lacrimas ne pectora tundite vestra H o pater et mater" nam regna caelestia tango H non tristis Erebus non pallida mortis imago H sed re;uies secura tenet ludo;ue choreas H inter felices animas et amoena piorum Hprata Erodia decorant "Inscriptiones Latinae 4hristianae Urbis %omae, II, F?8?:#.

%estaurato il cubicolo dei cin;ue santi nelle catacombe di San 4allisto

"re donne e due uomini pregano sottoterra da diciassette secoli


di Ba ba a Ma!!(i

=ei mesi scorsi si concluso un delicato intervento di restauro conservativo promosso dalla (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra nel cubicolo dei cinque santi nella catacomba di San 2allisto in -oma volto al recupero e alla salvaguardia dei frammenti di affresco che costituiscono la splendida decorazione di questa camera sepolcrale. Il partito decorativo interessa esclusivamente la parete di fondo dell'ambiente dove cinque personaggi oranti, tre femminili e due maschili, sono immersi in un rigoglioso giardino, ricco di fiori multicolori e piante con frutti variegati, nel quale lietamente volano uccelli di varie specie, mentre due pavoni affiancano l'imboccatura dell'arcosolio e zampillanti acque sgorgano dal centro di grandi cantari a cui si dissetano alcuni animali. <'ameno ambiente paradisiaco cosE rappresentato era minacciato da un progressivo fenomeno di disgregamento degli intonaci causato da una costante attivit di percolamento dell'acqua di condensa che si concentrava sulla parete affrescata.

Inoltre, deturpanti e poco idonee stuccature in cemento scuro, eseguite nel passato per fissare i lacerti di intonaco, contribuivano a rendere fastidiosamente discontinua la percezione della scena dipinta. >na delicata pulitura della superficie pittorica, un'accurata e attenta asportazione dei residui carbonatici e delle efflorescenze saline e microbiologiche, eseguita sia con mezzi meccanici che chimici, una capillare rimozione delle stuccature cementizie, resa possibile nelle zone ove si sovrapponeva alla pellicola pittorica dall'impiego di strumenti di precisione, e infine una ragionata reintegrazione delle lacune prodottesi per l'erosione dello strato superficiale, hanno permesso di riacquisire e riproporre alla godibilit dei visitatori una delle pagine pi; eloquenti e brillanti prodotte dall'immaginario paleocristiano relativamente alla concezione della vita oltremondana. <'intervento di restauro stato anche l'occasione per osservare a distanza ravvicinata questa preziosa testimonianza artistica. %al punto di vista tecnico si sono potute apprezzare alcune peculiarit esecutive, cosE rare nel repertorio della pittura catacombale. (er la decorazione parietale stata impiegata una tecnica mista, tra affresco e pittura alla calce, con colori particolarmente liquidi e trasparenti per le ampie campiture, ottenendo un effetto di leggerezza e freschezza, e colori piuttosto densi e pastosi per la realizzazione dei particolari decorativi. =ella gamma cromatica, piuttosto ristretta e limitata ai consueti 2inabro "un rosso#, ermiglione "una sorta di arancio#, terra verde e nero di carbone, si nota la presenza della cosiddetta "fritta di $lessandria", un pregiato e costoso pigmento azzurro) la cromia si amplia ulteriormente proprio grazie alla stesura sovrapposta dei vari

pigmenti e all'impiego delle differenti tecniche esecutive. $ltra peculiarit riguarda la tecnica adottata per l'organizzazione preliminare dello spazio in cui eseguire la composizione! oltre alla usuale presenza di incisioni, in questo caso limitate alla funzione di linee guida delle iscrizioni onomastiche associate ai personaggi, stato possibile rilevare l'insolito impiego di un reticolato ottenuto a spolvero funzionale all'armonica disposizione dei vari elementi vegetali all'interno dell'ampio spazio bianco. =on possibile sorvolare sulla resa dei volti, molto accurata e particolareggiata) quello rimasto maggiormente apprezzabile il viso di %ionisia. 3en marcate appaiono le linee costruttive degli occhi, del naso e della bocca, mentre la volumetria delle guance e del mento ottenuta grazie a sfumate ombreggiature che, unitamente al lieve dischiudersi delle labbra e allo sguardo leggermente rivolto verso l'alto, contribuiscono ad assegnare al volto una velata espressione melanconicamente sognante. (articolarmente curata risulta anche la resa dell'elaborata capigliatura, composta da due bande laterali, profondamente e simmetricamente ondulate, sormontate da una treccia molto alta che corona il capo. <e acconciature maschili risultano molto pi; semplici, corte e composte, con scriminatura laterale e breve frangia, ben aderenti al capo da cui sporgono i lobi delle orecchie. <'alto livello tecnico/esecutivo, la ricchezza e lussuosit degli abbigliamenti dei personaggi effigiati, la tipologia dell'ambiente, particolarmente ampio, munito di lucernario e con un numero limitato di sepolture, la localizzazione in un'area esclusiva e molto ambita della catacomba di San 2allisto per la prossimit

con la cripta dei (api, uno dei luoghi pi; venerati di tutto il cimitero, e in una zona ove furono poste altre sepolture papali tra la fine del iii e l'inizio del iv secolo, sono tutti elementi che aiutano a riconoscere nei personaggi oranti gli appartenenti a una classe piuttosto elevata e abbiente della societ romana del tempo. -ispetto alle pi; antiche rappresentazioni di defunti diffuse nelle catacombe romane, generalmente pi; genericamente allusive a una aspettativa verso una vita oltremondana serena, pienamente appagata e permeata da un'intima gioiosit, l'affresco di San 2allisto denuncia, invece, una evidente e fortemente sentita esigenza dei committenti di perpetuare la propria memoria ai posteri) tale tendenza, riscontrabile anche in altri monumenti coevi, stata recentemente interpretata come sintomo per un attaccamento quasi inconsapevole alle tradizioni funerarie precedenti, tanto pi; sentite e sostenute dagli appartenenti alla classe sociale individuata.

Il atale nella poesia liturgica di %omano il Melode

Adamo ed $va alla grotta del nuovo bambino


di Ma%u(l Ni% <e tradizioni liturgiche orientali, molto spesso con forme letterarie belle e nello stesso tempo contrastanti, ci propongono la contemplazione del mistero della nostra fede. -omano il 'elode, teologo e poeta bizantino del vi secolo, nel suo primo ContCion

"poema a uso liturgico# come ritornello ripete le parole "nuovo bambino, il %io prima dei secoli" che riassumono il mistero celebrato! il %io eterno, esistente prima dei secoli, diventa nuovo nel bambino neonato. <a tradizione bizantina, celebrando la "nascita secondo la carne del %io e salvatore nostro Les; 2risto" accosta, sia nell'iconografia che nell'eucologia, la celebrazione del =atale a quella della (asqua. <'icona del =atale nel bambino fasciato messo in un sepolcro vuole prefigurare gi il sepolcro dove il Signore, di nuovo fasciato, verr messo il enerdE Santo per risuscitarne glorioso all'alba di (asqua. I testi della liturgia con immagini molto profonde e vivaci ci propongono cosE tutto il mistero della nostra salvezza. =elle settimane precedenti il =atale, senza un vero e proprio periodo corrispondente all'$vvento delle tradizioni latine, la liturgia bizantina in bellissimi tropari ci ha fatto pregustare tutto il mistero dell'Incarnazione! l'attesa fiduciosa e la povert della grotta, prefigurazione della miseria dell'umanit che accoglie il erbo di %io) e ancora, tutta la serie di figure e personaggi che si affacciano nella vita liturgica di questi giorni! i profeti =aum, $bacuc, Sofonia, $ggeo, %aniele e i Tre &anciulli) 3etlemme,

quasi personificata e collegata con l'+den) Isaia che si rallegra, 'aria, la 'adre di %io presentata come "agnella", cio colei che porta in seno 2risto, l'$gnello di %io) infine, nelle due domeniche che precedono il =atale, i (rogenitori di %io da $damo fino a Liuseppe, cio la lunga serie di figure che hanno atteso il 2risto e che ci ricordano il fatto che anche noi siamo parte di una storia e di una umanit che l'accolgono nella veglia fiduciosa, ma anche nel buio, nel dubbio e nel peccato. =el secondo dei ContCia -omano il 'elode narra la visita di $damo ed +va alla grotta del neonato. Il canto di 'aria all'orecchio del bambino sveglia +va dal sonno eterno ed essa persuade $damo di recarsi nella grotta per capire cosa sia quel canto. =el dialogo tra +va e $damo svegliati ormai dal loro sonno la donna gli annuncia la buona notizia! "$scoltami, sono la tua sposa! io, che sono stata la prima a provocare la caduta dei mortali, oggi mi rialzo. 2onsidera i prodigi, guarda l'ignara di nozze che guarisce la nostra piaga con il frutto del suo parto. Il serpente una volta mi sorprese e si rallegrA, ma al vedere ora la mia discendenza fuggir strisciando". <a nascita verginale di 2risto diventa guarigione, salvezza per il genere umano ferito dal peccato. + le risponde $damo! "-iconosco la primavera, o donna, e aspiro le delizie da cui decademmo allora. Scorgo un nuovo, diverso paradiso! la ergine che porta in grembo l'albero di vita, lo stesso albero sacro che custodivano i cherubini per impedirci di toccarlo. +bbene, guardando crescere questo intoccabile albero, ho avvertito, o mia sposa, il soffio vivificante che fa di me, polvere e fango immoti, un essere animato. $desso, rinvigorito dal suo profumo, voglio andare dove cresce il frutto della nostra

vita, dalla (iena di grazia". Il risveglio di $damo una prefigurazione, in quanto viene collocato nella primavera, cio nel contesto pasquale in cui sar definitivamente riportato in paradiso. + questo anche cambiato, rinnovato! "Scorgo un nuovo, diverso paradiso", che altro non se non il grembo della ergine che porta il nuovo albero della vita. "Sono sopraffatto dall'amore che sento per l'uomo" risponde il 2reatore. "Io, o ancella e madre mia, non ti rattristerA. Ti farA conoscere tutto ciA che sto per fare e avrA rispetto per la tua anima, o 'aria. Il bambino che ora porti tra le braccia, lo vedrai fra non molto con le mani inchiodate, perch4 ama la tua stirpe. 2olui che tu nutri, altri l'abbevereranno di fiele) colui che tu chiami vita, dovrai tu vederlo appeso alla croce, e di lui piangerai la morte. 'a tu mi stringerai in un abbraccio allorch4 sarA risuscitato, o (iena di grazia. Tutto questo sopporterA volentieri, e causa di tutto questo l'amore che ho sempre sentito e sento tuttora per gli uomini, amore di un %io che non chiede altro che di poter salvare". $ll'udire queste parole 'aria grida! "M mio grappolo, che gli empi non ti frantuminoS Duando sarai cresciuto, o &iglio mio, che io non ti veda immolatoS". 'a egli risponde! "=on piangere 'adre, su ciA che non sai! se tutto questo non sar compiuto, tutti coloro, a favore dei quali mi implori, periranno, o (iena di grazia". >n %io il quale "non chiede altro che di poter salvare". Duesta la realt, l'unica realt che celebriamo in questi giorni nella nostra fede cristiana! l'amore di %io per gli uomini manifestatosi pienamente in Les; 2risto. + viviamo questa realt in tutta la nostra vita come cristiani. 2ome cristiani nel condividere / e forse anche nel mettere in contrasto la nostra fede / con un mondo

segnato fortemente dall'individualismo, dall'oblio dell'altro, dall'ignoranza degli altri) una fede che dovr predicare un %io che dono gratuito, che perdona, che ama, e perch4 ama si sacrifica per gli altri e non chiede altro che poter salvare. <ui "nuovo bambino, il %io prima dei secoli". -iaperta alla (inacoteca aticana la sala dedicata alla tipica arte figurativa orientale <e icone come il canto gregoriano =ella mattinata di giovedE FF gennaio, dopo oltre cinque anni di restauri, stata riaperta la Sala delle Icone, diciottesima nel percorso della (inacoteca aticana. (ubblichiamo parte del discorso inaugurale tenuto dal cardinale presidente del Lovernatorato dello Stato della 2itt del aticano. di Liovanni <aBolo <'attenzione della 2hiesa di -oma verso le 2hiese dell'Mriente una costante della sua storia, non affievolita dallo scisma del ?8:7. In essa ben si inserisce, come un segno di particolare attenzione, la collezione di immagini sacre / espressione della teologia, della religiosit e dei canoni estetici del cristianesimo greco/bizantino e slavo / che in pi; riprese, attraverso un lungo arco di tempo, sono

entrate a far parte delle raccolte museali vaticane. Il primo nucleo di trenta Icone venne esposto nel ?I9F nel 'useo Sacro della 3iblioteca $postolica, regnando (apa 3enedetto HI <ambertini. In seguito altri nuclei collezionistici, databili fra H e HIH secolo, si aggiunsero al gruppo originario. Mggi la Sala delle Icone, diciottesima della (inacoteca, ospita centocinquanta pezzi di varia provenienza geografica e culturale! la Lrecia postbizantina, i (aesi balcanici, la -ussia, l'area veneziana e dalmata, il icino Mriente. <e iconografie ricorrenti sono quelle tipiche dell'area ortodossa! <a %esis "2risto intercessore (antocrtor#, la %iscesa di 2risto risorto agli Inferi "$nstasis#, il Transito della ergine "5Aimesis#, il 'enologio "le immagini dei santi secondo il calendario liturgico#, san =icola e san Liorgio protettori della -ussia, la ergine 'aria in tutte le tradizionali varianti dell'iconografia mariana. >no dei pezzi pi; vistosi, anche se non dei pi; antichi, l'Iconostasi di 2efalonia, realizzata nel ?G8G. Duesto prezioso insieme di arte e di fede stato oggetto negli ultimi mesi di un accurato lavoro di restauro, di corretta revisione ambientale, di riordino scientifico e di informazione didattica. Sono state coinvolte le professionalit pi; diverse! storico artistiche, climatologiche, illuminotecniche, di falegnameria, di arredo e cosE via. $ tutti coloro che a diverso livello hanno collaborato per il lungo e meritorio impegno nella ricomposizione di questa sala desidero esprimere

ammirazione per il risultato raggiunto e la gratitudine del Lovernatorato, della Santa Sede e mia personale. =ell'ambito della (inacoteca aticana questa sala ha, mi sembra, un suo significato culturale e religioso che non dovrebbe sfuggire. 3alza infatti subito all'occhio che l'arte delle icone non ha avuto un'evoluzione parallela a quella della pittura nell'arte sacra della 2hiesa <atina! un fenomeno che / se mi concesso il salto in un'altra arte / trova una certa analogia solo nella fissit del canto gregoriano rispetto all'altra musica ecclesiastica. <'arte dell'icona si sviluppata a partire dalla pi; antica tradizione, e in aderente conformit a essa, traendo ispirazione da una sua propria teologia fondamentale o, propriamente, fondante, rimasta immutata nei secoli. +ssa ha la sua magna charta nel concilio ecumenico =iceno II, su cui tornerA brevemente appresso. %eterminante stata anche la iconografia, cio i precisi canoni di pittura, sia formali e tecnici che contenutistici, che reggono la produzione delle icone, e, non meno influente, la sua ricca spiritualit che quasi avvolge il divenire e l'essere dell'icona. 6 una spiritualit che congiunge, da una parte, l'immagine stessa e il suo termine di riferimento soprannaturale, cosE come colui che ha il privilegio spirituale di portarla alla luce, l'iconografo, che pertanto accompagna e sostiene il proprio dipingere con la preghiera) e, dall'altra, coloro a cui l'immagine diretta, e che ne sono attesi come fruitori nell'azione liturgica o nella devozione domestica e privata. <'arte delle icone

sempre intesa come arte sacra, arte cultuale, anche quando non destinata allo specifico servizio liturgico. <a volont di lasciare trasparire in qualche modo la realt divina a cui la figura dipinta strumentale, cosE come l'intenzione di attirare e avvicinare alla realt divina i fruitori dell'immagine, in atteggiamento di venerazione, richiede nell'iconografo purezza d'intenzione, umile volont di servire) e per questo la firma, la personalit dell'autore scompare, pienamente soddisfatta di essere come assorbita e perduta in tale soprannaturale dinamismo "e per questo anche, a differenza dell'arte occidentale, non v' / come noi oggi diremmo / "un diritto d'autore" o "diritto d'immagine", e la copia dell'immagine di una icona, o sue varianti, sono cose del tutto ovvie#. Duesta grande, severa, ma anche feconda tradizione stata osservata ovunque nelle diverse 2hiese orientali con religiosa fedelt, il che non significa con rigidit, potendosi facilmente riconoscere stilemi propri alle diverse epoche, ai diversi luoghi, e alle diverse scuole. =el rinnovamento dell'arte sacra occidentale, del quale da troppo tempo si avverte il bisogno, tali caratteristiche dell'arte delle icone, quale arte sacra esemplare, pongono qualche interrogativo. 2erto la risposta / per essere valida / dovr essere data congiuntamente dalla 2hiesa e dagli artisti, nella consapevolezza di ciA che significa arte sacra. Il suo significato, per dirla con la formula lapidaria dello stesso concilio ecumenico =iceno II, che, come ho detto, alla base della teologia delle icone, questa! "<a

venerazione dell'immagine passa al soggetto originario "tA protAt*pon#, e chi venera l'immagine, venera in essa la persona di chi vi iscritta". 6 gr ts eiCAnos tim 1 epE tA protAt*pon diabinei, 1 Ci o prosC*nAn tn eiCAna 1 prosC*ni n aut to; eggrafomnou tn upAstasin. I termini essenziali, come si vede, sono due! tA protAt*pon e A prosC*nAn. 2on riferimento a essi l'impegno dell'artista di arte sacra deve essere sostenuto da una vigilante e pura sensibilit per il rapporto spirituale al cui servizio si pone, e nel quale quindi anch'egli non puA essere estraneo. Il che significa almeno questo! un soggettivismo o un relativismo oltranzisti non rispondono n4 al dettato n4 all'intenzione del concilio ecumenico =iceno II.

"enersi per mano o rivolgere le braccia allargate al cielo/


3reve nota su di una questione significativa nella preghiera del (adre nostro durante la 'essa. di d&!ndrea Lonardo

I tre giovani del libro di %aniele in preghiera nella fornace "affresco dalle catacombe#

+' ormai apparentemente hnormalei che durante la preghiera del (adre nostro nella celebrazione eucaristica in Italia, molti si prendano spontaneamente per mano o spontaneamente allarghino le braccia al cielo.

L'unit dei gesti nella celebrazione eucaristica


orremmo sottolineare innanzitutto come la preghiera liturgica si differenzi profondamente dalla preghiera personale "pur essendo ovviamente ad essa legata#, nel suo essere la preghiera di un hpopolo unitoi, la preghiera della 2hiesa. <'Institutio generalis

del 'essale -omano "ossia il testo che accompagna, dando i motivi ed i principi, le parole ed i gesti del 'essale con il quale ogni eucarestia celebrata# cosE si esprime, al numero F8 e F?! h Lli atteggiamenti comuni che tutti i partecipanti al rito devono assumere, sono un segno della comunit e dell'unit dell'assemblea! essi esprimono e favoriscono i sentimenti dell'animo dei partecipanti. (er ottenere l'uniformit nei gesti e negli atteggiamenti, i fedeli seguano le indicazioni che vengono date dal diacono o dal sacerdote o da un ministro, durante la celebrazionei.

Mrante "affresco del III secolo dalle catacombe#

Duesta unit nei gesti aiuta ogni fedele a vivere la comunione dell'azione liturgica, a non vivere la messa come una propria

azione unicamente personale, ma come la preghiera che la pi; alta preghiera della 2hiesa. (er questo riteniamo sia allora da scoraggiare ogni forma di gesto, ben inteso durante la liturgia divina, che non sia comune. Se qualcuno abituato ad alzare le mani al cielo durante la liturgia della sua parrocchia e si reca in un'altra, bene che si astenga da quel gesto perch4 il suo gesto non sia diverso da quello dei fratelli con i quali in quel momento celebra la liturgia. +' compito di chi presiede, come abbiamo visto, indicare i gesti che di volta in volta possono essere compiuti, se diversi dall'ordinario della messa.

Mrante nelle catacombe di (riscilla

Il gesto del levare le mani al cielo e non quello del rendersi er mano
>n secondo elemento importantissimo che vorremmo sottolineare dato dal profondo significato che la tradizione della 2hiesa ha dato al gesto di hlevare le mani al cieloi. +' il gesto dell'horantei, dell'uomo che prega %io, che si rivolge al (adre. <o troviamo gi raffigurato nei primissimi affreschi Il vescovo S.$pollinare in preghiera, nel mosaico del catino absidale della paleocristiani delle basilica di S.$pollinare in 2lasse a catacombe, come nel -avenna prosieguo della storia della 2hiesa. >na nota del ?JG@ della 2.+.I. "2onferenza +piscopale Italiana# / (recisazioni sulla celebrazione eucaristica j proprio questo gesto suggerisce, al numero ?! h%urante il canto o la recita del (adre nostro, si possono tenere le braccia allargate) questo gesto, purch4 opportunamente spiegato, si svolga con dignit in clima fraterno di preghierai. I vescovi erano a conoscenza dell'usanza di molte comunit di prendersi per mano. Tuttavia non ne parlano e non lo

consigliano "ci fu esplicito dibattito su questo#. 2oncordiamo totalmente, poich4 il gesto della fraternit viene vissuto poco dopo dall'assemblea nello scambio di pace. Il prendersi per mano non solo vuol dire duplicarlo inutilmente, ma soprattutto distoglie l'attenzione da quel hrivolgersi in altoi che il fondamento della comunione. +' questo esattamente uno dei punti fallaci che conduce all'attuale analfabetismo sui sentimenti e sull'amore in cui la nostra cultura moderna si dibatte! senza il hguardare in altoi, alla verit, all'amore che creatore e sorgente e redenzione di ogni sentimento umano, la persona umana facilmente chiama hamorei ciA che il suo contrario. Se %io amore, ciA non vuol dire che il nostro amore sia %io. <asciamo allora j e consigliamo j che le mani durante il (adre nostro si levino in alto, che chiedano hche sia santificato il suo nome, che sia fatta la sua volont, che venga il suo regno, che <ui dia il pane, il perdono, la forza dinanzi al male e la liberazione da essoi, per poter poi scambiarci il segno fraterno della pace, radicando la carit nella fede che nasce dall'alto. $iutiamo il nostro contemporaneo e fratello a scoprire hl'altezza e la profonditi "+f @, ?G# insieme hall'ampiezza e alla lunghezzai "ciA che il linguaggio comune chiama spesso il hverticalei e l'horizzontalei#. =on restringiamo l'orizzonte a quel buonismo sentimentale e a quell'infantilismo a cui tanta parte della nostra cultura ci induce.

L'organizzazione sacerdotale del mondo classico e la novit del diaconato cristiano ! La "ollia di aiutare vedove# anziani e malati
(ubblichiamo quasi integralmente la relazione che ha concluso il HHH III Incontro di studiosi dell'antichit cristiana all'$ugustinianum. di Liulia (iccaluga >niversit di -oma <a Sapienza >na volta che la civilt superiore arcaica si venne diffondendo, dalla 'ezzaluna fertile, sia in 'edio Mriente che in ambiente mediterraneo portando con s4, consequenzialmente, la forma religiosa politeistica e, quindi, la costruzione di grandi complessi templari nei quali le divinit, concepite come antropomorfe, potessero avere un'abitazione, si rese ovviamente necessaria, per la conduzione di questi edifici, la formazione di organizzazioni sacerdotali quanto mai articolate in tutta una serie di compiti e incombenze di vario genere, comunque polarizzatisi attorno all'esigenza di servire in modo adeguato i componenti del pantheon. Duesto, a seconda dei casi, sia rappresentandoli in terra col riprodurne, nel comportamento e1o nell'abbigliamento le caratteristiche di base, sia attendendo alle loro minute esigenze giornaliere, sia occupandosi concretamente degli infiniti problemi

legati al funzionamento materiale di questi complessi templari! si pensi al riguardo, tanto per fare qualche esempio pi; che noto a tutti, al &lamen %ialis e alla sua consorte, che, nell'ambito della religione romana, dovevano impersonare in ogni istante della loro esistenza la coppia divina Iuppiter e Iuno ottemperando a tutta una serie di obblighi sovente assai pesanti e decisamente condizionanti, sE da richiedere, per entrambi, l'assistenza di uno speciale personale subalterno che li coadiuvasse nell'espletamento dei loro compiti) oppure alla necessit di provvedere, nella religione sumera, a vestire, ornare, nutrire, intrattenere con canti ed esecuzioni musicali nei vari momenti della giornata, le diverse divinit del pantheon, il che esige, ovviamente, l'impiego di un gran numero di operatori sacri, opportunamente addestrati a svolgere questi compiti ciascuno nell'ambito della propria specializzazione. (ur originatasi dalla competenza della forma politeistica delle religioni, l'esistenza di organizzazioni sacerdotali complesse e articolate in tutta una variet di incombenze puA talvolta svincolarsi da tale struttura sacrale, restando tuttavia legata alle esigenze dell'edificio templare, anche se questo, all'occorrenza, si trova ad ospitare, invece di un intero pantheon, un dio unico. 6, questo, il caso dell'organizzazione sacerdotale del tempio di Lerusalemme, che vede, pur al servizio del solo Oahv, oltre a un vero e proprio complesso sacerdotale agli ordini del sommo sacerdote discendente da $ronne che, per inciso, viene a frapporsi in quello che originariamente era il contatto diretto tra %io e il suo popolo, mediato, tutt'al pi;, dal profeta di turno, ma anche tutto l'insieme dei leviti che, tradizionalmente adibiti, nel tempo del deserto, alla custodia e alla gestione dell'arca santa, una volta

che gli ebrei si saranno stanziati nella terra promessa e avranno costruito una "casa" per il loro unico dio, saranno di norma destinata far fronte alle molteplici esigenze del santuario. Il cristianesimo nascente, in aperta polemica col tempio e con la gerarchia templare di Lerusalemme, sembra fare a meno, agli inizi, di una organizzazione di tipo sacerdotale, non disponendo ancora di specifici edifici di culto, e proponendosi, come noto, gli apostoli, il compito precipuo di dedicarsi alla preghiera e al ministero della (arola "$tti, 9, 7# che va diffusa tra le genti. 'a, proprio per lasciarli liberi di adempiere a tale dovere, si presenter ben presto anche per questa nuova fede, l'esigenza di procedere all'istituzione di ciA che si prospetta quale primo passo verso l'impianto di una vera e propria gerarchia religiosa, anche se non pi; di tipo templare! il diaconato. -iflettere sulla sua istituzione, forse pi; che al cristianista, pone non pochi problemi a chi lavora, invece, nel campo delle religioni del mondo classico, ambito, questo, in cui, appunto in quel preciso momento storico il cristianesimo ai suoi albori sta per diffondersi. <o storico delle religioni, infatti, per quanto tentato di inquadrare automaticamente il diaconato sullo sfondo del sacerdozio minore che si riscontra a pi; livelli sia nel politeismo greco che in quello romano, non affatto disposto ad accontentarsi di quella che, almeno da un punto di vista meramente tipologico, sarebbe una valutazione tendente a vedere sbrigativamente, nel diaconato, una specie di operatore sacro in sott'ordine rispetto al sacerdozio vero e proprio. Se, infatti, il motivo che ne determina l'istituzione sembra destinarlo ad un compito assai modesto, quello di servire a mensa le vedove, fermamente respinto dagli apostoli che non trovano

conveniente per loro trascurare la parola di %io per attendere a questa incombenza "$tti, 9,?/7 sg.#, perch4 allora il diaconato richiede, gi in fieri, per la consacrazione dei suoi ministri, addirittura l'imposizione delle mani preceduta dalla preghiera da parte dei dodici "$tti, 9, 9# ed esige preventivamente, da costoro, la presenza di alti requisiti morali e comportamentali non troppo dissimili da quelli richiesti ai vescovi "? Timoteo, @, F/?@# e, soprattutto, la sapienza e la pienezza di Spirito "$tti, 9, @#K In quella specie di carta di fondazione delle varie componenti della comunit cristiana, attribuita addirittura a (aolo, che la prima <ettera a Timoteo, infatti, le norme comportamentali destinate a circoscrivere il modo di essere dei diaconi, venendo dopo le disposizioni relative a quanto andr richiesto ai maschi, alle donne, e quindi ai vescovi, costituiscono il culmine di un crescendo continuo teso a sottolineare un'importanza massima degli appartenenti a quest'ordine che mal si concilia con quanto dovrebbe essere richiesto a dei subalterni! "devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni" "ibidem, @, G#, devono custodire "il mistero della fede in una coscienza pura") devono essere "prima provati, e poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili" "ibidem, @, J#. Se sono donne "siano dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa" "ibidem, @, ??#. Se maschi "siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie perch4 quelli che hanno svolto bene il loro compito di diaconi si acquistano un grado onorabile in una grande franchezza nella fede che in Les; 2risto "ibidem, @, ?F e seguenti# <'ovvia riflessione che, evidentemente, nell'epistola si prospettino gi i requisiti per quello che, successivamente ai primi

tempi, diventer il ruolo sociale ed economico del diacono ormai preposto all'amministrazione dei beni della 2hiesa, sembra, d'altra parte, perlomeno riduttiva di fronte all'enormit di un ulteriore constatazione, destinata, forse pi; di ogni altra, a suscitare perplessit infinite! perch4 mai, in rapporto ad un ruolo di tipo subalterno quale, programmaticamente, parrebbe dover essere quello in causa, la componente mitopoietica della tradizione cristiana si mette subito in moto, sublimandone ulteriormente l'importanza col destinarne alcuni dei rappresentanti al martirioK Duesto spetta gi al protodiacono Stefano "$tti, I, :I/98# e a <orenzo. 'a questo martirio, si badi bene ancora pi; significativo al fine di mettere a fuoco il peso dell'istituzione in causa, perch4, non solo, semplicemente, quello in cui poteva incorrere chiunque facesse professione di fede, bensE, da come ce la presentano i testi relativi, la sua narrazione risulta impostata in modo da renderlo funzionale al ben pi; ampio ruolo sacrale svolto dai suoi ministri. Stefano, il primo ad essere scelto per servire a mensa le vedove, non parrebbe dedicarsi pi; di tanto a questa incombenza, ma fa ben altro e ben di pi;! "compiva grandi prodigi e segni tra il popolo" "$tti, 9, G# parlando "con sapienza e Spirito" "9, ?8#) inoltre, accusato presso il sommo sacerdote di preannunciare la distruzione del tempio di Lerusalemme "ibidem, 9, ?7# / del quale, si ricordi, 2risto aveva detto che non ne sarebbe rimasta pietra su pietra / in grado di ripercorrere in sintesi la storia sacra di Israele in modo da demolire verbalmente il santuario dimostrandone l'inutilit se considerato quale dimora per un +ssere) che ha invece a disposizione l'intero universo "ibidem, I, FG#, sE che la conseguente lapidazione da parte degli astanti si rivela quanto

mai in carattere con la specificit dell'accusa mossagli. %al canto suo <orenzo, che addirittura preposto ad amministrare a pro' dei poveri le finanze della 2hiesa di -oma, finisce arrostito sulla graticola come una spigola, pesce notoriamente avido, appunto perch4 accusato dal persecutore pagano / avido di impadronirsi dei tesori da lui gestiti / di "avidit" nel catturare anime da convertire. $ questo punto si impone da s4, proprio al fine di verificare la specificit di questo particolare operatore sacro che il diacono, un confronto con il personale sacrale subalterno delle religioni del mondo classico, la cui esistenza pi; che documentata sia in Lrecia che a -oma, ma i cui compiti particolari sovente sfuggono dato il silenzio delle fonti, spesso frammentarie. Se, tanto per fare qualche esempio pi; che noto, si sa che ad $tene le arrephoroi avevano il compito di tessere / raffigurandovi obbligatoriamente la Ligantomachia / il peplo da offrirsi ad $thena nei grandi (anathenaia, "raccontando" cosE, al telaio, con periodicit quadriennale, quella vicenda sacra alla quale la dea aveva preso parte svolgendovi un ruolo decisivo ai fini della fondazione dell'ordine cosmico, che viene, cosE, ad essere di volta in volta ristabilito, che cosa avranno mai fatto di specifico, a -oma, quelle Saliae virgines che affiancavano i (ontifices allorch4 questi facevano l'offerta nella regiaK se ai mastigophoroi era affidata la custodia dell'ordine pubblico nel corso delle rappresentazioni teatrali che avevano luogo ad $tene nelle feste di %ion*sos, quale sar stata la funzione liturgica dei pueri che affiancavano i &ratres $rvales nei loro ritualiK (ur nell'incertezza, tuttavia, possibile constatare come la situazione di questi operatori sacri di rango subalterno delle religioni del mondo classico si discosti

nettamente da quella dei diaconi. $ loro, infatti, non sembrano richiesti, come a questi ultimi, alti requisiti morali o una specifica attitudine alla sapienza, ma, a quanto risulta, solo particolari qualit fisiche / l'essere privi di difetti, l'avere entrambi i genitori viventi onde non essere funestati dal lutto / o determinate condizioni sociali / l'appartenenza a famiglie illustri, talvolta la condizione di libero. I loro compiti specifici poi, se documentati, sembrano costantemente ed esclusivamente rivolti all'esigenze del sacerdote di cui sono al servizio, o ai bisogni del santuario cui sono legati! gli scribi affiancano i (ontefici e gli $rvales nella stesura dei loro atti) i camilli e le camillae sono al servizio dei &lamines e delle loro mogli) il &laminius aiutava il &lamen di Iuppiter nella celebrazione dei sacrifici, cosE come pueri e puellae accompagnavano le estali sul 2ampidoglio, e le virgines ingenuae erano tenute a confezionare il velo della &laminica %ialis) e via dicendo. =on risulta nessuna loro attivit, di alcun genere, nei confronti della massa, che, d'altra parte, in queste religioni non appare sempre coinvolta nella celebrazione delle pratiche sacrali, di norma affidate ai sacerdoti pubblici che rappresentano lo stato e che sovente le compiono in luoghi riservati e alla presenza di pochi, mentre una grande affluenza di pubblico la si ha solo in certe occasioni festive, quali, ad esempio, le rappresentazioni teatrali, i giochi del circo, i rituali a carattere di capodanno, le cerimonie di purificazione della citt. =4, tantomeno, risulta che questo personale subalterno sia mai impiegato in compiti di tipo caritatevole, dal momento che, notoriamente, l'amore verso il prossimo non fa parte delle caratteristiche di queste religioni, i cui di non devono essere necessariamente benevoli, n4, tantomeno, richiedono, come far il

%io cristiano, che ci si ami l'un l'altro. <a solidariet nei confronti della massa , casomai, specie in occasione di crisi, atto sovrano delle autorit, in specie di quella imperiale, nel quale nessuno dovr interferire, ed di solito determinata dall'esigenza di venire incontro alla parte valida della popolazione, in primis all'esercito e quindi a quei gruppi su cui basato l'equilibrio sociale, o comunque a quanti conviene tenersi buoni per ogni evenienza, mentre non va sprecata per le fasce deboli / vecchi, malati, emarginati di vario genere / in quanto considerati a tutti gli effetti pesi morti di cui liberarsi al pi; presto. <'amore per il prossimo sofferente, e, consequenzialmente, l'obbligo morale di recargli soccorso, fa parte di quella "follia" di cui venivano tacciati i cristiani, i quali, in attesa di una fine dei tempi ritenuta ormai prossima, erano portatori di valori assolutamente ribaltati rispetto a quelli, tradizionali, delle culture classiche, e tali da spingerli addirittura al sacrificio di s4 pur di non rinnegarli. 2ome fanno, appunto, Stefano e <orenzo. (oesie spirituali delle romite ambrosiane Duella vita che parla alla vita di 2esare (asini (refetto della 3iblioteca $postolica aticana 6 sempre gradito ogni tentativo di declinare insieme arte e spiritualit, anche se si percepisce subito quanto sia

delicato e impegnativo inoltrarsi in percorsi del genere. Duando perA un'iniziativa in questo ambito si presenta con un risultato ben curato nei particolari! geniale nella composizione) signorile e insieme semplice nel suo complesso) immediato nella comprensione, ma non per questo meno ricco e profondo nel messaggio) non rimane che esprimere la propria positiva valutazione e comunicarne la scoperta anche ad altri. 6 stato infatti pubblicato di recente, dalle romite dell'ordine di Sant'$mbrogio ad =emus, monache a Santa 'aria del 'onte sopra arese, un volume in cui arte e spiritualit concorrono a donare al lettore un'esperienza del luogo suggestivo e della singolare vita che vi si svolge. In precedenza erano stati pubblicati alcuni fascicoli ""2ivilt 'onastica", ?/9, Lavirate, =icolini, F88?/F88@# per far conoscere all'esterno del monastero alcune opere d'arte che vi sono conservate, dalle ancone lignee della 2rocefissione e della &lagellazione di uno scultore lombardo di fine Duattrocento, alle statue di un antico 2alvario, attribuite a Liulio da Mggiono "prima met del H I secolo# al (resepio e all'$dorazione dei 'agi in terrecotte dipinte di 3enedetto 2acciatori "0i0 secolo#. Si trattava non solo di offrire ottime riproduzioni ma / secondo le parole con cui le romite introducevano la serie dei fascicoli / di riconoscere nell'arte sacra una "via regale al mistero di %io" e di facilitare questo percorso accompagnando le illustrazioni, insieme alle doverose

informazioni storico/artistiche, con frasi e commenti che aiutassero a provcedere sul cammino spirituale. =ello stesso tempo le romite affrontavano un'altra pubblicazione "(ellegrinaggio e ascesa al Sacro 'onte di arese attraverso i disegni di <eonardo 3ellaspiga, arese, <ativa, F88?#, questa volta perA volgendosi all'arte contemporanea! nella pubblicazione erano infatti raccolte venticinque stampe che riproducevano disegni a china vergati da <eonardo 3ellaspiga, un artista amico del monastero, nato nel ?JF: a Msimo, nelle 'arche. Ingegnere di professione, amante della bellezza della natura e della scienza, cultore dell'arte, pittore e disegnatore, <eonardo 3ellaspiga in questa sua prima raccolta aveva preso a soggetto le quattordici cappelle mariane che scandiscono il percorso che i pellegrini compiono per salire al Sacro 'onte di arese) le romite vi avevano aggiunto, con lo stesso spirito dell'altra pubblicazione, frasi bibliche e brevi brani tratti dagli scritti di sant'$mbrogio e di sant'$gostino. 2on la pubblicazione che si presenta ora! >na casa sulla roccia! il tempo nell'eternit. <uoghi e parole di vita, " arese, <ativa, F88J, pagine :J, euro @:# troviamo riprodotti in un volume venticinque nuovi disegni a china, opera ancora della paziente maestria e dell'entusiasmo di <eonardo 3ellaspiga, ma, come per la prima impresa, rientriamo nel monastero, e vediamo scorrere di immagine in immagine, nelle tavole artistiche, gli ambienti stessi del monastero! non tanto le opere d'arte ivi conservate, ma i

luoghi di vita e di preghiera, di incontro comunitario e di esperienza in solitudine) gli interni e gli spazi all'aperto. In parallelo a ogni raffigurazione inserito un brano, composto dalle romite! si tratta di meditazioni e preghiere che scaturiscono, brevi e incisive, dalla fede cristiana vissuta nel carisma monastico, sempre sensibile ai linguaggi della bellezza, e tendono all'arte. Sono testi intrisi di allusioni e di citazioni scritturistiche e impreziositi, come da luminose pennellate, da frasi tratte dalle opere di sant'$mbrogio, antico e sempre attuale padre e maestro per la nostra fede. <e romite / ci viene detto nel risvolto di copertina / sono una presenza contemplativa nella 2hiesa milanese da oltre cinquecento anni, avendo preso inizio dall'esperienza eremitica delle beate 2aterina e Liuliana in pieno Duattrocento. Si ispirano alla spiritualit ricca ed equilibrata di sant'$mbrogio, pregano nella liturgia ambrosiana con il suo antico canto, lavorano, vivono la solitudine e la fraternit, offrono il servizio dell'ospitalit. Il monastero sorge abbarbicato alla cima rocciosa del monte, da dove lo sguardo spazia sulla citt di arese e, tutt'attorno, all'arco delle $lpi, ai laghi prealpini e alla pianura sottostante. Duasi un simbolo dell'esistenza stessa delle monache, "attaccata" alla roccia di 2risto, da cui si impara a guardare lontano, per raggiungere ogni fratello, ogni uomo, per dire a tutti qualcosa del suo amore che salva. Il libro desidera far intuire, nella bellezza delle

immagini e dei testi, il significato pi; profondo dell'esperienza delle monache. Sembra infatti suggerire un limpido parallelismo. 2ome la bellezza, che ammiriamo nei disegni e nelle parole, rimanda a quella 3ellezza a cui tutta la vita tende, cosE anche la quotidianit di vita che si svolge in quei luoghi, nella sua semplicit e fragilit, esprime qualcosa di quanto sta oltre! dice che in quella casa sulla roccia il tempo che passa gi nell'eternit e che la fragilit della vita resa solida come una roccia dalla fede. Il monastero, poggiato sulla roccia / dichiarano le romite concludendo l'introduzione al volume / immagine del miracolo che avviene nella vita di chi accetta il rischio della fede! costoro si trovano nella normale / e pur fragile / esistenza di ogni giorno e, allo stesso tempo, vivono in un'esperienza di eternit, "l dove Les; 2risto il Signore". 2osE i disegni e le meditazioni sono fusi in un unico racconto. 6 un libro anzitutto da sfogliare, dunque) ma poi da guardare e da leggere con calma. >n libro che fa pensare, non perch4 pieno di concetti, ma perch4 immagini e parole comunicano un'esperienza di vita, che nasce dentro le cose solite, come il lavoro, la morte, la mensa, l'amicizia, il riposo) e nei luoghi di sempre, come la cucina, il giardino, la chiesa, la cascina! una vita che parla alla vita. >n libro da guardare e da leggere con cuore contemplativo.

3anchetti funebri nelle pitture delle catacombe &umetti e pic/nic tra terzo e quarto secolo di &abrizio 3isconti I pasti dei primi cristiani erano assai simili a quelli dei pagani, seppure pi; frugali e poveri. <o ricorda 2lemente di $lessandria nel (edagogo, una sorta di manuale di comportamento del "buon cristiano", redatto negli ultimi anni del ii secolo! "2oloro che hanno un'alimentazione estremamente frugale sono pi; robusti, pi; sani e pi; belli) tali sono, ad esempio, i servi rispetto ai loro padroni e i contadini rispetto ai proprietari" "(edagogo, ??, :, ?/F#. "Se gli altri uomini vivono per mangiare / scrive ancora 2lemente / noi "cristiani# mangiamo per vivere) per questo i nostri pasti devono essere parchi e leggeri "...# la carit una buona nutrice, che ci educa alla comunione "fraterna# e alla generosit e dispensa un prezioso viatico! il bastare a se stessi" "ibidem, ??, @#. Il (edagogo suggerisce di non procacciarsi cibi d'oltremare! "Io sento piet per questo comportamento, essi invece non si vergognano di inneggiare alle passioni della loro gola! cercano le murene dello stretto di Sicilia, le anguille del 'eandro, i muggini dello Sciato, i crostacei del 2apo &aro, le ostriche di $bido, e non tralasciano le acciughe di <ipari, n4 le rape di 'antinica, n4 le bietole di $scra) cercano le

conchiglie di 'etimna, le sogliole dell'$ttica, i tordi di %afne, e i fichi neri come rondini per i quali i (ersiani veleggiano verso la Lrecia con cinque milioni di uomini. 2omprano i fagiani di &asi, le pernici d'+gitto, i pavoni di 'edia "ibidem, ??, @, ?#. <a vita dei ghiotti considerata scandalosa, cosE come condannata la scorrettezza a tavola, ricordando alcune norme ancora valide presso il nostro galateo! "$stenersi da gesti volgari e intemperanti) non sporcare il letto tricliniare, le mani e il mento) non provocare rumore deglutendo) non tendere la mano per avere il cibo, se non quando il proprio turno) non parlare con la bocca piena) non mangiare e bere nello stesso tempo" "ibidem, ii, ??/?@#. Se il (edagogo consiglia di mangiare il pane, che alla portata di tutte le borse, e il pesce, in memoria del miracolo della moltiplicazione, suggerisce pure di bere il vino con moderazione, secondo quanto scrive (aolo a Timoteo, che lo raccomanda, ma solo come medicamento "? Timoteo, :, F@#. <'esagerazione in questo senso, sottolinea san Liovanni 2risostomo, conduce al peccato dell'ubriachezza "Sulle statue, F, :#. $lcuni movimenti rigoristi proibivano l'uso del vino, considerato sostanza diabolica e, per questo, vennero definiti aquarii. $nche i cristiani, proseguendo usanze diffuse presso genti e culture di ogni epoca, riservano un'importanza particolare ai banchetti funebri. Li presso i romani si usava "cibare" i defunti, attraverso fori o tubi praticati

nelle tombe per introdurre le libagioni, specialmente vino, latte e focacce, tanto che intorno alle sepolture facile rinvenire pergolati, bancali, pozzi, letti in muratura e giardini, dove venivano organizzati dei veri e propri banchetti per i morti, specialmente in occasione di ricorrenze comunitarie, che ricordano le nostre commemorazioni funebri. %urante questi conviti era bandita ogni forma di tristezza e, anzi, si coglieva l'occasione per ricomporre le liti familiari e per radunare le confraternite di amici o gli aderenti a una medesima corporazione. -iti tanto radicati non potevano arrestarsi con il cristianesimo, con la sola differenza che i banchetti vennero definiti refrigeria! un termine che, nel senso stretto, voleva significare "rinfreschi" per il fisico, ma che presto passer a indicare il riposo e il sollievo spirituale, per esprimere, infine, la felicit futura, quella paradisiaca. I refrigeria si svolgevano proprio in corrispondenza delle tombe dei defunti! nelle catacombe di 'alta sono state trovate grandi mense circolari per i conviti comunitari, mentre nei cimiteri all'aperto sono stati rinvenuti altri manufatti, ossia mense lunate, rettangolari, in muratura, in marmo, mosaicate, specialmente nelle necropoli cristiane dell'$frica settentrionale e nel complesso funerario di 2ornus in Sardegna. %urante questi conviti, si riteneva fossero presenti i defunti stessi dei quali si festeggiava il dies natalis, ossia il giorno della morte, che rappresentava il momento della nascita alla

nuova vita, quella eterna. Tale presenza suggeriva, talvolta, di creare dei luoghi appositi per i defunti, come dimostrano alcune cattedre scavate nel tufo della catacomba 'aggiore sulla via =omentana a -oma! esse indicano, con ogni probabilit, il posto riservato al defunto, durante il banchetto celebrato in suo onore. $ncora pi; suggestive e vivaci risultano le rappresentazioni figurate che alludono a questi pasti cosE frugali ed estremamente simbolici, tanto vero che alcune di esse sembrano delle vignette allusive a questi singolari banchetti. =el cimitero di %omitilla, ad esempio, su una lastra marmorea per la chiusura di un loculo incisa la figura di un padre "2ristor# colto nel momento in cui brinda in onore della piccola figlia defunta "2rista#) pure la bambina orante appare tra due colombe per significare che gi gode della pace paradisiaca, anche se ancora sembra assistere alla gustosa scenetta del padre che offre un avanzo del pranzo a un cane, forse particolarmente affezionato alla padroncina. $ncora pi; concitate appaiono alcune scene di banchetto dipinte, tra il iii e il iv secolo, nelle catacombe dei Santi (ietro e 'arcellino sulla via <abicana. I commensali sono distesi dietro tavole sigmoidi imbandite, serviti da camilli e ancelle che portano le vivande e il vino appena scaldato! si mangiano specialmente pani e pesci, ma in un caso, sul tripode, si riconosce anche un volatile arrostito. Lli inservienti sono richiamati dai commensali con veri e propri fumetti! $gape mesce nobis

"$gape versaci da bere#) Irene porge calda "Irene servi i cibi caldi#) Sabina misce "Sabina versa da bere#) 'isce mi Irene " ersami da bere Irene#) Irene da calda "Irene portaci le vivande calde#. Dueste scene, corredate dai singolari fumetti, dimostrano come l'arte delle catacombe, probabilmente tesa verso un significato salvifico e verso un immaginario biblico, non dimentica la tradizione popolare della pi; genuina arte romana, dando sostanza a un filone artistico, che, pur sensibile a una mentalit religiosa in mutazione, propone ancora la visione concreta della vita reale. (er quanto riguarda i pasti funebri, con il passare del tempo divennero un rito pi; allargato a tutta la comunit, per commemorare anche i martiri, e assunsero un ruolo di carit pubblica verso gli indigenti. 3en presto, perA, i conviti funebri raggiunsero eccessi e abusi, che misero in guardia la 2hiesa ufficiale, tanto che, dallo scadere del iv secolo, si tentA di ridimensionare il fenomeno, senza perA prendere provvedimenti definitivi che, presumibilmente, avrebbero causato l'esito contrario di un ritorno alle antiche credenze e agli usi pagani.

4elebrato nell'arcidiocesi di @ercelli il decimo meeting del 4olumban's 3a5

-an Colombano anima cristiana dell'$uropa


In occasione dell'Gi meeting del 4olumban's 3a5" svoltosi ;uest'anno a *iandrate + ovara2" nella parrocchia di San 4olombano !bate" monsignor Enrico Masseroni" arcivescovo di @ercelli, durante la solenne concelebrazione eucaristica" ha pronunciato un'omelia" di cui pubblichiamo" ;ui di seguito" ampi stralci& %ue grandi correnti spirituali monastiche attraversano l'+uropa nel vi secolo! la prima sale verso il nord, verso il continente ed il monachesimo di fondazione benedettina. 3enedetto infatti aveva costruito il grande monastero di 'ontecassino, dove morE nel :7I. <a seconda corrente monastica, nello stesso secolo vi, discende dal nord verso il sud, dall'"isola verde" dell'Irlanda verso il continente. In Irlanda il monachesimo era fiorente e il secolo vi fu il secolo d'oro della vita monastica) la 2hiesa era addirittura guidata dai monaci. $nche nel paese nord/europeo i centri di cultura erano i monasteri) e proprio dal monastero di 3angor, sul finire del secolo, partE san 2olombano, con dodici compagni,

per portare il angelo sul continente in profonda trasformazione. I due monasteri pi; famosi fondati da san 2olombano furono quello di <u0euil in 3orgogna "&rancia# e in Italia il monastero di 3obbio, a sud di (iacenza, in territorio occupato dai <ongobardi, di religione ariana, l'eresia che negava la divinit di 2risto. =on un luogo comune, ma una verit storica, il riconoscere che non si puA capire l'+uropa ignorando la sua anima cristiana, divenuta cultura dei popoli del vecchio continente attraverso la presenza ramificata del monachesimo, che dal secolo vi accoglier l'impronta di 3enedetto. $nche i monasteri fondati da san 2olombano e organizzati da una regola breve e severa, adottarono in seguito la regola benedettina, pi; mite e pi; armonica tra valori dell'evangelo e valori umani) scandita dal noto binomio vissuto nel quotidiano! Jra et labora prega e lavora. San 3enedetto e san 2olombano sono stelle di prima grandezza nel firmamento del vi secolo, in cui sulle ceneri fumanti dell'impero romano nascono in +uropa i nuovi regni romano/ barbarici. $llora vale la pena riproporci la domanda! dove sta l'attualit di san 2olombano. 2he cosa potrebbe dire a noi oggiK San 2olombano fu uno straordinario conoscitore della parola di %io, della 3ibbia. &ondate testimonianze storiche ci ricordano che 2olombano aveva una personalit forte, severa con se stesso e con gli altri) aveva una grande cultura! conosceva gli antichi autori della letteratura latina come irgilio, Mrazio, Mvidio) ma soprattutto conosceva a fondo la parola di %io come strumento di annuncio e di formazione spirituale. I monaci irlandesi svilupparono una grande azione missionaria, che li portA non solo sulle coste occidentali d'Inghilterra, ma su tutta l'+uropa cristiana

bisognosa di evangelizzazione, anche a motivo dell'impreparazione del clero e della superficialit delle conversioni dei nuovi popoli germanici. + c' infine un terzo messaggio nella testimonianza cristiana di san 2olombano! nell'esperienza dei suoi monaci trova particolare rilievo il pellegrinaggio, la peregrinatio 4hristi, l'andare lontano dalla propria terra, come forma di rinuncia, come esperienza itinerante e penitenziale "anche per questo, bene ha fatto la comunit parrocchiale di 3iandrate a promuovere un pellegrinaggio presso l'urna di san 2olombano a 3obbio#. Il pellegrino inerme, nella sua immagine medioevale, riconoscibile per il suo abbigliamento e gode di particolare protezione da parte della 2hiesa. $nche ercelli era una citt attraversata dai pellegrini della via francigena. &orse sta qui la pi; scomoda attualit di san 2olombano. 2erto nessuno di noi chiamato a farsi monaco per diventare cristiano. 'a il monaco 2olombano ricorda all'uomo smemorato e distratto del terzo millennio che c' un essenziale da recuperare dentro l'orizzonte della vita! tutti siamo in pellegrinaggio, la vita vigilia) e in pellegrinaggio non si porta un bagaglio ingombrante e inutile! bisogna portare l'essenziale! che la vita di %io, che la sua grazia, la sua amicizia, la sua presenza nella nostra coscienza sgombra da idolatrie inique e ingannevoli.

Il luogo della beatitudine secondo la pi$ antica iconografia cristiana

Quel paradiso sembra proprio un giardino


di Fab i!i" Bi#$"%&i

<'immaginario iconografico della tarda antichit e cio del tempo in cui il cristianesimo diventa cultura prevalente e si diffonde per ogni territorio del mondo antico, recupera le sedi beate e amene delineate dalla poesia classica e, specialmente, da quella virgiliana che, nell'Eneide, fa esplicito riferimento ai locos beatos et amoena virecta H fortunatorum nemorum sedis;ue beatas " I, 9@J/978#. %a qui proviene una concezione che, dagli aerei e sconfinati spazi dei paesaggi di genere, fa emergere prati, cespugli, fiori, petali, boccioli, ghirlande e festoni, che si snodano nei monumenti funerari, svincolando il concetto del locus amoenus dalla mera convenzione letteraria e sollevandolo a idea utopica ed escatologica, specialmente nelle speculazioni di carattere misteriosofico e orfico e nel pensiero neoplatonico. $ tali sostrati si giustappone la concezione giudaica del pardeisos, inteso come parco recintato, come giardino edenico, in chiaro riferimento a >enesi" F, @) quest'ultimo riguardo non sostenuto soltanto da alcuni significativi passi dell'apocalittica giudaica "Enoch" F, G, ?/I) !pocalisse di #ietro" ?:/?9) !pocalisse di #aolo, FF#, ma anche da altrettanti documenti iconografici ebraici e cristiani, dove comunque la componente veterotestamentaria prevalente. Si tratta delle scene che

discendono dalle visioni apocalittiche dove, appunto, la sede edenica descritta come un profumato giardino interessato da una primavera continua. 2osE, nella #assio #erpetuae et )elicitatis, una celebre visione disegna il paradiso come uno splendido giardino! )actum est nobis spatium grande" ;uod tale fuit ;uasi viridarium arbores habens rosae et omne genus flores& !ltitudo arborum erat in modum c5pressi ;uarum folia cadebant sine cessatione "??, :/9#. 6 sorprendente come questa visione riecheggi un celebre luogo ovidiano! Est mihi fecundus dotalibus hortus in agris H aura fovet" li;uidae fonte rigatur a;uae H hunc meus implevit generosus flore maritus +)asti" , F8J/F??# e anticipi il testo di un'iscrizione giudaica del cimitero tardoantico romano di 'onteverde! %ursum victura reditura ad lumina rursum H nam sperare potest ideo ;uod surgat in aevom H prossimum ;uae vera fides dignis;ue piis;ue H ;uae meruit sedem venerandi ruris habere "4orpus Inscriptionum Audaicarum" 7I9#. 'a un passo tertullianeo dell'!pologeticum, degli esordi del iii secolo, che meglio definisce il concetto di giardino/paradiso, improntato alla visione dei campi +lisi, ma attento alla visione del campo recintato! Et si paradisum nominamus" locum divinae amoenitatis recipiendis sanctorum spiritus destinatum" maceria ;uodam ignae illius zonae a notitia orbis communis segregatum" El5sii campi fidem occupaverunt "7I, ?@/?7#. >na visione, quest'ultima, che avr lunga fortuna sino alla poetica del pi; tardo iv secolo, come dimostrano alcuni suggestivi versi di (rudenzio! )elices animae prata per herbida H concentu parili suave sonantibus H h5mnorum modulis dulce canunt melos H calcant et pedibus lilia candidis "4athemerinon" , ?F?/?F7#. Il pensiero patristico fluisce naturalmente nell'arte funeraria, a

cominciare dai sarcofagi del iii secolo, specialmente di produzione romana, dove si ricreano delle vere e proprie situazioni bucoliche anticipando l'immagine cristologica del buon pastore. Il tema del giardino svolto nelle pareti delle catacombe romane, napoletane e siciliane in mille modi! vuoi con rappresentazioni megalografiche, vuoi con accenni pi; discreti che alludono all'aldil con petali, boccioli, ghirlande sparse un po' ovunque. Tali decorazioni richiamano alcune ritualit tanto radicate nel costume romano da sopravvivere anche con l'avvento del cristianesimo, come quella di cospargere il sepolcro di fiori, di cui ci ha lasciato una preziosa testimonianza san Lirolamo! 4eteri mariti super tumulum coniugum spargunt violas" rosas" lilia flores;ue purpureus "Epistolae" 99, :#, un'usanza che diviene pi; concreta quando si dotano le tombe di veri e propri giardini, come per realizzare e anticipare, con questi horti terreni, il paradiso. 'a il paradiso, per i primi cristiani, non si identifica sempre e sistematicamente con un tranquillo habitat bucolico. (uA anche essere ambientato in una sede urbana, o anche in una semplice abitazione, una domus, secondo un topos letterario che da $mbrogio "3e bono mortis, ?8, 7:# giunge a Lregorio 'agno "3ialogi, I , @9#. (er quanto riguarda la vera e propria sede urbana, in verit, si assiste, nei primi secoli, alla diffusione di una polemica anticittadina, che tocca il suo apeG

estremo nell'invettiva di $rnobio che, nell'!dversus nationes" condanna -oma come humani generis perniciem " II, :?#. 'a quell'assunto e quella constatazione possono essere meglio considerati seguendo la dinamica di un atteggiamento emozionale, quasi istintivo, che viene da lontano e che conosce molti paradossi, inversioni di tendenza e opposte visioni, a cominciare dalla giustapposizione tra barbaritas e disabitato, che sfocia nella visione bipolare, che indovina nella citt le nozioni di civitas, di romanit e cristianesimo e nella campagna un insidioso territorio da cristianizzare, dove ancora pullulano le superstizioni pagane. isione paradossalmente opposta al tBpos georgico di irgilio che, com' noto, affida ;ualitates solo positive alla rusticitas e negative alla urbanitas, disegnando un'antinomia, che trova l'ultima soluzione nel pensiero di Lirolamo, che alla citt oppone il deserto, alla societas la solitudo, specialmente nella celebre lettera a 'arcella, in cui suggerisce la fuga da -oma, dai suoi tumulti, dalle arene, dai circhi, dai teatri, per placarsi in una campagna silenziosa "Epistolae, 7@, F#) la stessa campagna descritta in una lettera altrettanto famosa, a (aolino, al quale suggerisce di cercare 2risto in un rustico appartato, piccolo, silenzioso "Epistolae, :G, 7/:#. (osizioni estreme, da considerare con molte cautele, specialmente se pensiamo al fatto che la societ del tempo fondata sulla citt che, anzi, rappresenta la cellula elementare della trama politico/economica della tarda antichit. a solo precisato che le citt in questione non sono pi; le grandi metropoli ellenistiche, ma i nuovi centri di potere delle province, e tra gli uomini delle province sembra nascere o rinascere il

tormentato rapporto tra i due modi di vita, opposti ma complementari, che vedono i rappresentanti dell'aristocrazia muoversi tra la citt, intesa come sede del cursus e la campagna, vista come sede dell'otium spirituale. <'iconografia cristiana pi; antica esprime questa concezione paradisiaca declinata in maniera urbana, prima in maniera rara e incerta, come nella megalografia dell'ipogeo degli $ureli, dove un defunto, forse neppure convintamente cristiano, entra solennemente in una citt vista dall'alto, popolata di anime beate) e poi / alla fine del secolo I / in modo pi; esplicito, nei sarcofagi "a porte di citt", dove si dispiegano aulici collegi apostolici e altre selezionate scene bibliche contro un connettivo di fondo con porte urbiche e mura turrite, cosE come succede nel celebre sarcofago milanese detto di sant'$mbrogio o di Stilicone, che annuncia, proprio con il simbolico sfondo urbano, le situazioni figurative delle absidi romane, prima tra tutte quella celebre di Santa (udenziana all'+squilino. Mrmai la citt eterna, intesa come sede oltremondana, si identifica con la Lerusalemme celeste che, a sua volta, allude all'Ecclesia e questa serie di passaggi viene da lontano, dal pensiero paolino! "2osE / ricorda l'apostolo delle genti in Efesini, F, F8 / voi non siete n4 stranieri n4 ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di %io, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Les; 2risto". 'a torniamo al maturo iv secolo e agli esordi del seguente, quando vengono concepite le prime citt apocalittiche, che si ispirano a quella Lerusalemme eccezionale descritta nel piccolo libro di Liovanni! "Il suo splendore era simile a pietra preziosa come pietra di diaspro cristallino. $veva un muro di cinta grande

e alto con dodici porte" "!pocalisse" F?, ??/?F#. 'entre queste immagini entrano nei programmi decorativi delle pi; sontuose arche marmoree e dei pi; preziosi apparati musivi degli edifici di culto, l'idea del 3e civitate 3ei di $gostino si affaccia, gi negli anni =ovanta del secolo iv, nel 3e vera religione, dove si delinea l'antitesi in seno al genere umano "FI, :8#, ripresa e approfondita, di lE a pochi anni nell'Enerrationes in psalmos "J# e nel 3e 4athechizandis rudibus "?J, @?# tra la Lerusalemme storica e la Lerusalemme celeste. "+siste una citt di %io / conclude il vescovo di Ippona / di cui ci fa ardentemente desiderare d'essere cittadini quell'amore che ci ha ispirato il suo fondatore" "3e civitate 3ei ??, ?# ed esiste un mediatore, il 2risto, come meta del cammino attraverso cui camminare. Duel 2risto che, nell'arte del tempo, fulcro e calamita figurativa dell'ambientazione urbana! sul fondo della civitas 3ei tutto scorre inesorabilmente, tutto si svolge incessantemente, scorgendo nitidamente il traguardo e la sede ultima dell'umanit. %isattesa dagli studiosi e certamente pi; rara al momento delle origini l'iconografia che colloca il paradiso nel firmamento. +ppure, se sfogliamo i repertori epigrafici, non sar difficile individuare trasparenti riferimenti all'aldil inteso come 4aelestia regna, regna beata poli" sidera onnipotentis aula" luG" lumen" astra& $ queste testimonianze rispondono due sole manifestazioni pittoriche catacombali, che collocano altrettanti defunti in un ingenuo cielo costellato di stelle, rispettivamente nei cimiteri di Sant'+rmete e dei Santi (ietro e 'arcellino. Siamo nel pieno iv secolo e puA sembrare strano che durante i secoli precedenti mai il paradiso venga rappresentato come firmamento. >na ragione puA risiedere / secondo quanto rilevA $ndr4 Lrabar / nella

difficolt della rappresentazione grafica, nel senso che la sede celeste, nell'immaginario cristiano, un cielo virtuale e dunque invisibile. +ppure, ogni volta lo si voglia rappresentare, si deve ricorrere al cielo fisico, alla volta celeste, al firmamento reale, a quello che sovrasta il mondo. 2osE il "cielo dell'illuminazione" appare nelle volte dei battisteri, ma, come si diceva, assai pi; raro nell'arte funeraria se, oltre ai due affreschi romani gi menzionati, possiamo contare solo alcune lastre incise, specialmente d'area alto adriatica, che riproducono i defunti oranti tra due o pi; stelle. <'innesto della chiave apocalittica nell'iconografia del firmamento, cosE come si propone negli edifici battesimali, deve aver scoraggiato gli artifices, che volevano semplicemente collocare in paradiso i defunti ordinari. <a volta celeste costellata dagli astri luminosi sembra pi; adatta per tradurre in figura la luce della lunga veglia pasquale, che si consumava in attesa del rito solenne del battesimo. Il paradiso illuminato dagli astri si addice pi; naturalmente alla sede ultima dei martiri, come dimostra un ingenuo vetro dorato che situa la martire $gnese orante tra due stelle, che indicano appunto il paradiso) due rotoli, che alludono alla legge, attraverso cui si accede all'aldil) due colonne, su cui si posano altrettante colombe, che ci parlano della ianua coeli. 'olti, dunque, sono gli espedienti iconografici paleocristiani per situare in un habitat paradisiaco i defunti, i martiri, il 2risto e talora vengono usati mezzi semplici e simbolici, come quando i beati assumono il largo gesto dell'eGpansis manibus, che allude a una condizione, nel senso che, con questo atteggiamento, non si vuole esprimere una supplica, ma quella preghiera continua, che

infiamma la vita del cristiano durante tutto il suo itinerario terreno, ma anche nell'oltremondano. + spesso il defunto orante rappresentato dinnanzi a grandi tende e cortine "parapetsmata#, o a porte dischiuse, che lasciano intravedere un viridarium, un giardino nascosto e riservato ai beati, o a piccoli edifici domestici, quasi per ricordare il famoso luogo giovanneo "nella casa del (adre mio vi sono molte dimore" "?7, F#. In tutte queste rappresentazioni si respira un'atmosfera serena, sostanziata dalle immagini care alla sfera religiosa pagana, ma sovraconnotata dal pensiero cristiano che, con tanta semplicit, ricostruisce un paradiso verde e ridente, dove ogni forma di nostalgica memoria della vita e della condizione terrena dei defunti si dissolve e si elide dinnanzi alla nuova eccezionale situazione. $lla fine del I secolo l'epitaffio d'+vodia, sepolta nel cimitero di Sant'$gnese, riassume ed esprime, con formule e clausole desunte dal patrimonio virgiliano, la levit, la ;uies, la tran;uillitas, la beatitudo del nuovo mondo! e tristes lacrimas ne pectora tundite vestra H o pater et mater" nam regna caelestia tango H non tristis Erebus non pallida mortis imago H sed re;uies secura tenet ludo;ue choreas H inter felices animas et amoena piorum Hprata Erodia decorant "Inscriptiones Latinae 4hristianae Urbis %omae, II, F?8?:#.

%estaurato il cubicolo dei cin;ue santi nelle catacombe di San 4allisto

"re donne e due uomini pregano sottoterra da diciassette secoli


di Ba ba a Ma!!(i =ei mesi scorsi si concluso un delicato intervento di restauro conservativo promosso dalla (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra nel cubicolo dei cinque santi nella catacomba di San 2allisto in -oma volto al recupero e alla salvaguardia dei frammenti di affresco che costituiscono la splendida decorazione di questa camera sepolcrale. Il partito decorativo interessa esclusivamente la parete di fondo dell'ambiente dove cinque personaggi oranti, tre femminili e due maschili, sono immersi in un rigoglioso giardino, ricco di fiori multicolori e piante con frutti variegati, nel quale lietamente volano uccelli di varie specie, mentre due pavoni affiancano l'imboccatura dell'arcosolio e zampillanti acque sgorgano dal centro di grandi cantari a cui si dissetano alcuni animali. <'ameno ambiente paradisiaco cosE rappresentato era minacciato da un progressivo fenomeno di disgregamento

degli intonaci causato da una costante attivit di percolamento dell'acqua di condensa che si concentrava sulla parete affrescata. Inoltre, deturpanti e poco idonee stuccature in cemento scuro, eseguite nel passato per fissare i lacerti di intonaco, contribuivano a rendere fastidiosamente discontinua la percezione della scena dipinta. >na delicata pulitura della superficie pittorica, un'accurata e attenta asportazione dei residui carbonatici e delle efflorescenze saline e microbiologiche, eseguita sia con mezzi meccanici che chimici, una capillare rimozione delle stuccature cementizie, resa possibile nelle zone ove si sovrapponeva alla pellicola pittorica dall'impiego di strumenti di precisione, e infine una ragionata reintegrazione delle lacune prodottesi per l'erosione dello strato superficiale, hanno permesso di riacquisire e riproporre alla godibilit dei visitatori una delle pagine pi; eloquenti e brillanti prodotte dall'immaginario paleocristiano relativamente alla concezione della vita oltremondana. <'intervento di restauro stato anche l'occasione per osservare a distanza ravvicinata questa preziosa testimonianza artistica. %al punto di vista tecnico si sono potute apprezzare alcune peculiarit esecutive, cosE rare nel repertorio della pittura catacombale. (er la decorazione parietale stata impiegata una tecnica mista, tra affresco e pittura alla calce, con colori particolarmente liquidi e trasparenti per le ampie campiture, ottenendo un effetto di leggerezza e freschezza, e colori piuttosto densi e pastosi per la realizzazione dei particolari decorativi. =ella gamma cromatica, piuttosto ristretta e limitata ai consueti 2inabro "un rosso#, ermiglione "una sorta di arancio#, terra verde e nero di carbone, si nota la presenza della cosiddetta "fritta di $lessandria", un

pregiato e costoso pigmento azzurro) la cromia si amplia ulteriormente proprio grazie alla stesura sovrapposta dei vari pigmenti e all'impiego delle differenti tecniche esecutive. $ltra peculiarit riguarda la tecnica adottata per l'organizzazione preliminare dello spazio in cui eseguire la composizione! oltre alla usuale presenza di incisioni, in questo caso limitate alla funzione di linee guida delle iscrizioni onomastiche associate ai personaggi, stato possibile rilevare l'insolito impiego di un reticolato ottenuto a spolvero funzionale all'armonica disposizione dei vari elementi vegetali all'interno dell'ampio spazio bianco. =on possibile sorvolare sulla resa dei volti, molto accurata e particolareggiata) quello rimasto maggiormente apprezzabile il viso di %ionisia. 3en marcate appaiono le linee costruttive degli occhi, del naso e della bocca, mentre la volumetria delle guance e del mento ottenuta grazie a sfumate ombreggiature che, unitamente al lieve dischiudersi delle labbra e allo sguardo leggermente rivolto verso l'alto, contribuiscono ad assegnare al volto una velata espressione melanconicamente sognante. (articolarmente curata risulta anche la resa dell'elaborata capigliatura, composta da due bande laterali, profondamente e simmetricamente ondulate, sormontate da una treccia molto alta che corona il capo. <e acconciature maschili risultano molto pi; semplici, corte e composte, con scriminatura laterale e breve frangia, ben aderenti al capo da cui sporgono i lobi delle orecchie. <'alto livello tecnico/esecutivo, la ricchezza e lussuosit degli abbigliamenti dei personaggi effigiati, la tipologia dell'ambiente, particolarmente ampio, munito di lucernario e con un numero

limitato di sepolture, la localizzazione in un'area esclusiva e molto ambita della catacomba di San 2allisto per la prossimit con la cripta dei (api, uno dei luoghi pi; venerati di tutto il cimitero, e in una zona ove furono poste altre sepolture papali tra la fine del iii e l'inizio del iv secolo, sono tutti elementi che aiutano a riconoscere nei personaggi oranti gli appartenenti a una classe piuttosto elevata e abbiente della societ romana del tempo. -ispetto alle pi; antiche rappresentazioni di defunti diffuse nelle catacombe romane, generalmente pi; genericamente allusive a una aspettativa verso una vita oltremondana serena, pienamente appagata e permeata da un'intima gioiosit, l'affresco di San 2allisto denuncia, invece, una evidente e fortemente sentita esigenza dei committenti di perpetuare la propria memoria ai posteri) tale tendenza, riscontrabile anche in altri monumenti coevi, stata recentemente interpretata come sintomo per un attaccamento quasi inconsapevole alle tradizioni funerarie precedenti, tanto pi; sentite e sostenute dagli appartenenti alla classe sociale individuata.

L'immagine episcopale nell'arte cristiana dei primi secoli

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di Fab i!i" Bi#$"%&i

Tra il II e il III secolo, la personalit del vescovo comincia a emergere anche a -oma, provocando, a livello monumentale, un intimo intreccio tra i temi dell'autorappresentazione e, dunque, della creazione di un vero e proprio immaginario episcopale, e quello, pure fondamentale della committenza, che, com' intuitivo, si allungher sino al medioevo. $lle origini, le due questioni furono poco giudicabili dal punto di vista iconografico e persino il gesto forte, come quello che condusse, ancora nel III secolo, alla creazione della 2ripta dei (api a San 2allisto, nel cuore del cimitero ufficiale della chiesa di -oma, parla una lingua piuttosto monumentale che decorativa se, come si appreso dagli esiti delle ricerche pi; recenti, il primo sacrario pontificio, concepito tanto precocemente, comporta l'impianto di un semplice e sobrio cubicolo doppio, appena decorato da linee rosso/verdi e, presumibilmente, da elementi non proprio diversi da quelli che decorano i cubicoli circostanti del cimitero. Il gesto, comunque, traduce in maniera monumentale quel delicato passaggio dalla chiesa di tipo collegiale e presbiteriale di ascendenza giudaica a quella episcopale che, a -oma, sembra strutturarsi / secondo quanto 'anlio Simonetti ha desunto dalle fonti pi; antiche! dal

(astore di +rma alla lettera di 2lemente / proprio nel corso del III secolo. Se la chiesa di -oma, insieme a quella di $lessandria, approda abbastanza tardi al sistema episcopale monarchico, forse per il carattere multietnico della comunit internazionale e poco coesa nelle tradizioni, per lo pi; africane e orientali, e sconnessa dalle frange rigoriste di Ippolito e di Sabellio, che erano entrati nel merito della visione cristologica di Pefirino e 2allisto) se, dunque, la creazione della prima 2ripta dei (api tiene conto di una sequenza episcopale, occorrer riflettere sulla scelta certamente cristiana, direi neutrale dei programmi decorativi selezionati proprio per questo monumento eccellente, ma anche per i cosiddetti cubicoli dei sacramenti, per le cripte di <ucina nonch4 per il misconosciuto cubicolo di Mrfeo, sempre nel cuore del comprensorio callistiano. Dui il passato e il presente si incontrano, recuperando, o meglio, non abbandonando il repertorio ordinario dei pictores imaginarii, che cautamente inseriscono scene bibliche e personificazioni augurali in contesti di collaudata tradizione e di estrazione profana. Duesta prassi, tanto cara alla cultura romana di carattere aulico, direi aristocratico, ben si addice alla classe selezionata della pi; alta gerarchia della 2hiesa, proiettandosi nel tempo, sino alla tetrarchia, sino alle soglie dell'et costantiniana, laddove si colloca l'impianto, sicuramente episcopale, del complesso teodoriano di $quileia. +bbene, la singolare basilica doppia, o tripla per essere pi; precisi, "siglata" da quel Teodoro, che, con il diacono $gatone, prese parte allo storico concilio arelatense del @?7. Il vescovo di $quileia, pur vigilando sul grande cantiere basilicale, puA essere stato affiancato da un volitivo entourage ecclesiastico e anche

civile. <o suggerisce la stretta parentela iconografica e stilistica tra i mosaici pavimentali della basilica e quelli dei triclini delle domus pi; o meno limitrofe e coeve, un tempo definiti "oratori cristiani". $nche ad $quileia, i temi cristiani "Liona e buon pastore# si innestano come cunei in un contesto ancora neutrale. Duesta ampia domus episcopale, sontuosamente decorata e strutturata, come quella sicuramente costantiniana di Treviri, accoglie un repertorio iconografico selezionato direttamente dal presule della citt altoadriatica e dal suo entourage. 2omplessivamente, comunque, i vescovi, che vivono all'ombra dei costantinidi e anche quelli che si trovano a confrontarsi con gli "ultimi pagani", propongono, secondo una strategica e sotterranea polemica anticesarea, delle risposte monumentali e decorative analoghe a quelle manifestate dalla corte imperiale e dai potentiores dell'aristocrazia romana. 2osE, anche nell'ultimo vivace scorcio del I secolo, i vescovi parlano la stessa lingua degli auctores pagani, usano gli stessi stratagemmi retorici, aderiscono ai medesimi programmi monumentali, elaborano piani decorativi degni della pi; enfatica iconografia aulica. + anche l'ambizioso piano "agiografico" di (apa %amaso "@99/@G7#,

cosE simile a quello ambrosiano, non elabora un programma figurativo rivoluzionario e, anzi, affida le sue imprese di monumentalizzazione a pochi gesti strutturali e ai solenni epigrammi dedicati ai martiri sepolti nel suburbio romano. =on un segno dell'evocazione figurata di questi campioni della fede! tutto confluisce all'interno di quelle lastre confezionate da &urio %ionisio &ilocalo. Tutta l'attenzione dei fedeli si arresta dinnanzi a quei versi recitati, quasi intonati, da qualche presbitero addetto alla visita guidata dei santuari, dove le flebili lame di luce lanciate dai lucernari e dai lumi a olio colpiscono ora la tomba, ora l'epigrafe d'apparato, ora le fessure delle transenne. + %amaso, che l'architetto di questi organismi sobri, inventati per immaginare il santo, piuttosto che per riconoscerne il volto, sta un passo indietro, insieme a una committenza privata che lo aiuta economicamente per assicurarsi una postazione ravvicinata del proprio sepolcro, rispetto alla tomba del martire. Il pontificato di %amaso, l'episcopato di $mbrogio, quello di (aolino di =ola, quello di Severo di =apoli inaugurano, proprio sul crinale tra il I e il secolo, una stagione frenetica, dove le idee si intrecciano con quelle di Sulpicio Severo, di $gostino, di Lirolamo, di -ufino e quando spuntano i cantieri pi; complessi, frutto di un pensiero comune o in continuo confronto. %apprima sembra prevalere e proseguire quel "vuoto figurativo", che aveva caratterizzato i primi secoli, ma poi avvertiamo i primi segnali di una "rappresentazione episcopale" esplicita nella celebre lettera che (aolino fece giungere / per il tramite di ittore / all'amato Sulpicio Severo, affinch4 confrontasse le idee architettoniche, iconografiche ed epigrafiche, che si stavano definendo nel cantiere, sempre aperto, di 2imitile e nell'altro, appena avviato, di

&ondi, con quelle che avevano ispirato la costruzione del complesso di #rimuliacum. 6 qui, che si apre un singolare problema iconografico, quando si affronta la questione relativa alla decorazione del nuovo battistero di #rimuliacum, per la quale Sulpicio aveva richiesto il ritratto di (aolino, da riprodurre a fianco di quello di 'artino. <'audace accostamento, seppure deplorato dal vescovo di =ola, non doveva impressionare chi, di lE a poco, avrebbe potuto ammirare il ritratto di $mbrogio, insieme a quello di 'aterno, tra le effigi dei martiri milanesi di San ittore in 2iel d'Mro. Sono questi i tempi, d'altra parte, della nuova stagione ritrattistica in Mccidente, che tocca le punte pi; alte con le celebri effigi della cripta napoletana dei vescovi, prime fra tutte quelle di Liovanni I e ?uodvultdeus, gi nel secolo. <a figura del vescovo entra prepotentemente negli apparati decorativi delle cappelle episcopali, dei mart5ria, delle basiliche, proponendo tutto lo spettro della sancta imago di ascendenza filosofica, nella versione della figura stante, del mezzo busto e dell'apoteotica imago clipeata. +d questo ultimo espediente / il pi; fortunato e il pi; collaudato tra le effigi d'epoca / a travalicare la tarda antichit per moltiplicarsi all'infinito nelle interminabili serie episcopali e pontificie, prima fra tutte quella leonina di San (aolo fuori le 'ura. Dui l'autorappresentazione diviene storia e l'effige del vescovo rappresenta l'ultimo anello di una catena che, da un lato, vuole autenticare l'intervento decorativo pontificio e, dall'altro, vuole raccontare la successione naturale delle figure, che hanno fatto brillare la chiesa di -oma. + mentre le teorie dei clipei episcopali sfilano nelle navate delle basiliche napoletane e romane, i vescovi siglano dei veri e completi programmi decorativi, passando, con disinvoltura, dall'autorappresentazione

alla committenza architettonica dei pi; prestigiosi edifici di culto. In questo senso, ancora (aolino di =ola a stupirci, quando racconta il festoso ritorno a 2imitile di =iceta di -emesiana, nel 78@, tre anni dopo il suo primo soggiorno nel santuario di San &elice, come per diffondere la fama delle nuove costruzioni del complesso oltre i confini dell'Mccidente "4armina" FI#. Il respiro internazionale del pellegrinaggio feliciano curato da (aolino nei minimi particolari, sino a descrivere i dettagli del programma absidale della basilica nova, ma anche quello della perduta cattedrale di &ondi, secondo lo stesso spirito che animA il pensiero del presule partenopeo Severo, che, con tutta probabilit, dovette apprestare il programma musivo di San Liovanni in &onte e quello absidale della basilica severiana. + quanto succede nelle nobili diocesi napoletane doveva capitare, con maggiore ragione di causa, nell'>rbe, proprio nei primi anni del secolo, poco prima o durante lo shocC del 7?8. %alle ombre lunghe di quel disastro emerge il mosaico inquietante della basilica innocenziana di Santa (udenziana, dove un'ondata apocalittica sembra infrangersi sulla citt del giudizio, presieduta da un 2risto severo, che ha tra le mani un codice, che suggerisce l'antichit, la dignit, la valenza del titulus #udentis, dichiarando il 2risto reG, imperator e iudeG come 3ominus conservator ecclesiae #udentianae, come per proiettare la -oma di Innocenzo I "78?/7?I# verso quella comunit ancora frazionata in tituli decentrati, che facevano capo a piccoli gruppi di fedeli, ancora nei primi due secoli dell'era cristiana. + se la basilica del vicus #atricius ci parla di un'operazione retrospettiva, che si scontra con l'intimidente avvento della lingua apocalittica, di lE a un ventennio, all'indomani del concilio di

+feso del 7@?, pure traumatico dal punto di vista dogmatico, un altro vescovo costruttore e decoratore, Sisto III "7@F/778#, ancora sull'+squilino, innalza il "monumento boa" per l'arte paleocristiana d'Mccidente, che chiude il capitolo della tarda antichit e apre le porte all'argomento oramai collaudato dell'$pocalisse, ma anche a quello, nuovo e bizzarro, degli scritti apocrifi. <a novit del progetto decorativo non sta tanto nella definizione di questi due nuovi filoni tematici, n4 in quella assodata concordia testamentaria, che unisce la fitta sequenza veterotestamentaria delle navate all'inaspettata novella dell'infantia Salvatoris, proiettata sull'arco, ora trionfale, di Santa 'aria 'aggiore. <'imbarazzo si addensa proprio nello zenit di questo arco che, intanto, accoglie il cumulo apocalittico attorno all'inedita figura dell'etimasDa, proiettata come con un disco di luce nel luogo pi; attraente del manifesto musivo di +feso e che, poi, in caratteri maggiorati, dispiega quella sintetica iscrizione d'apparato! .5stus episcopus plebi 3ei, che rimbomba come un tuono e che funge da vero glutine di tutto quel formicolare di scene, figure, simboli, allusioni e cifre dogmatiche. Duella esplicita "autentica pontificia" ci accompagna a ritroso nel tempo, verso le pi; autentiche radici della comunit cristiana di -oma, dove emerge il confronto duale del populus, inteso come plebs 3ei o 4hristi e l'ordo, il clerus, con il suo cursus, che gi, secondo il concilio di Serdica "@7@/@77#, conosce diversi interstitia, che per l'honor e la dignitas, conducono l'homo ecclesiasticus al rango di summus sacerdos, il ministro che ha la funzione di vegliare sul popolo di %io, insegnare e amministrare i sacramenti, ma anche il prescelto della plebs 3ei, secondo quanto ricorda <eone 'agno! "2hi

dovr essere proposto a tutti dovr essere eletto da tutti". <eone 'agno "778/79?# dunque, il vescovo pi; impegnato della tarda antichit nel risollevare una citt provata da ben due carestie negli ultimi venticinque anni del I secolo "@I9, @G7#, dal devastante sacco del 7?8, dalla invasioni di Lenserico nel 7::, dai fenomeni della mendicit e della 0enofobia, a cui egli cerca di provvedere con l'istituzione del soccorso, della carit, della colletta cristiana, ma anche e ancora con l'uso dell'immagine nella predicazione. =el sermone per l'epifania del 77@ "@@# l'esegesi della Scrittura corre sul filo delle immagini stesse della pagina biblica, consegnando all'uditorio un vero e proprio programma iconografico, che sembra corrispondere con i quadri dell'arco di Santa 'aria 'aggiore. Dui il cerchio si chiude e i temi dell'autorappresentazione e della committenza convivono e derivano dal pensiero dei vescovi romani che, di lE a pochi anni, vestiranno i sacri panni dell'"architetto" degli edifici di culto, sostenendo il modellino delle chiese da loro promosse ed edificate, come trofei della loro potentia! cosE (apa &elice I ":F9/:@8# nell'abside dei Santi 2osma e %amiano al &oro romano, monumento/cerniera tra la possente tradizione romana e l'incipiente linguaggio orientale) cosE, molti anni dopo, (asquale I "G?I/GF7#, nel remaCe dell'abside della basilica di Santa (rassede.

L'ingresso di 4risto a >erusalemme e la conversione del pubblicano di >erico nell'arte paleocristiana

Su)li alb( i 4( v(d( $i -()li"


di Fab i!i" Bi#$"%&i 2on la svolta costantiniana, l'arte elaborata dagli artifices cristiani e, in particolare, quella prodotta negli ateliers romani, dove si scolpiscono i sarcofagi per l'aristocrazia dell'>rbe, che aveva abbracciato la nuova dottrina, propone manifestazioni auliche, improntate al clima di tolleranza inaugurato con l'editto di 'ilano, ma pure influenzate da una sorta di emulazione del cerimoniale imperiale, replicato per una latente vena polemica anticesarea che attraversa, anche nel pi; sereno frangente della pace, il pensiero della comunit cristiana. In questo orizzonte figurativo caratterizzato da un'atmosfera trionfale puA essere calato il tema gioioso dell'ingresso di 2risto in Lerusalemme, che proprio negli anni centrali del iv secolo trova le manifestazioni pi; definite sulle fronti dei sarcofagi romani e anche in un riquadro del sarcofago pi; celebre dell'arte paleocristiana, quello del prefectus Urbi Liunio 3asso, morto e sepolto a -oma nel @:J. <'ingresso messianico del 2risto a Lerusalemme "Matteo, F?, 9/J) Marco, ??, 7/??) Luca, ?J, @F/@G) >iovanni, ?F, ?7/?9# viene scolpito su questo e su altri sarcofagi / circa una ventina / conservati a -oma e negli altri centri del 'editerraneo, secondo un'enfasi e uno schema iconografico che, come si anticipava, si

modella sull'adventus imperiale, con il preciso intento di contrapporre all'imperatore in trionfo la figura del 4hristus reG. (er questo motivo, nelle rappresentazioni, vengono tralasciati alcuni particolari, come la ricerca dell'asina e del puledro da parte degli apostoli, per fotografare il momento culminante del racconto, quando il 2risto, vestito di tunica e pallio, monta l'asina, facendo il largo gesto della parola, attorniato dagli apostoli e da un giovane che stende il mantello dinanzi a Les;, mentre, talvolta, un asinello galoppa tra le zampe della madre, in perfetta coerenza con il racconto di 'atteo! "Duando furono vicini a Lerusalemme "...# Les; mandA due dei suoi discepoli dicendo loro! "$ndate nel villaggio che vi sta di fronte! subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me" "...# condussero l'asina e il puledro "...# ed egli vi si pose a sedere. <a folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via" "Matteo, F?, 9/J#. <'ingresso trionfale / come si diceva / sembra annunciato da una prefigurazione messianica, per sottolineare il carattere pacifico e umile del regno del 2risto! "+cco, il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina, con un puledro figlio di bestia da soma" "Matteo, F?, :#, che allude a Isaia, 9F, ?? e a Taccaria, J, J. 2on l'andar del tempo, sullo scorcio del iv secolo, in et teodosiana, ancora a -oma, vennero concepiti alcuni sarcofagi scolpiti con scene cristologiche, disposte secondo una stessa sequenza, che sistema, al centro, la guarigione del paralitico presso la piscina probatica e per questo definiti

"sarcofagi di 3ethesda". +bbene, nei settori a destra della fronte viene riproposto l'ingresso di 2risto in Lerusalemme secondo il consueto adattamento e recupero delle epifanie imperiali e, in particolare, di quelle rappresentazioni che ritraggono l'imperatore a cavallo, accolto da una folla acclamante davanti a una porta della citt. $ccanto a questa scena, o assemblata a essa, si riconosce un episodio gustoso, legato alla chiamata di Paccheo, riferita unicamente da <uca "?J, ?8# e ambientata nella citt di Lerico! "+ntrato nella citt di Lerico Les; attraversava la citt. +d ecco che un uomo di nome Paccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Les;, ma non gli riusciva a causa della folla, poich4 era piccolo di statura. $llora corse e salE su una pianta di sicomoro "...# Les; alzA lo sguardo e gli disse! "Paccheo, scendi subito, poich4 oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. edendo ciA mormoravano! "6 andato ad alloggiare da un peccatore". 'a Paccheo, alzatosi, disse al Signore! "+cco, Signore, io do la met dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto". Les; gli disse! "Mggi la salvezza entrata in questa casa, perch4 anch'egli figlio di $bramo, il figlio dell'uomo, infatti, venuto a cercare e a salvare ciA che era perduto"". <a letteratura patristica, riguardo a questo episodio, riflette specialmente sulla condizione del peccatore del nostro personaggio) cosE Tertulliano nell'adversus Marcionem "7, @I#, $gostino in alcuni sermoni "?7) F:) @J) ??@) ?I7# e 2ipriano che, in un'epistula, considera Paccheo il

prototipo del pagano convertito e del peccatore che viene salvato "7@, 7, F#. (i; in dettaglio, torna sull'argomento $mbrogio nell'EGpositio in Lucam, dove Paccheo viene esplicitamente definito t5pus populi gentilis, rispetto all'emorroissa considerata ecclesia eG gentibus "9, :J#. <e scene della chiamata di Paccheo e dell'ingresso di 2risto nei "sarcofagi di 3ethesda" devono essersi attratte a vicenda per analogia di elementi e non di situazione o di significato. In ambedue i casi, infatti, la scena comporta la presenza di alberi e di uno o pi; personaggi qui arrampicati. <'unione delle due raffigurazioni si protrarr nel tempo se si puA riscontrare anche in una formella eburnea della cattedra del vescovo di -avenna al tempo di Liustiniano. <e vivaci scene dell'ingresso in Lerusalemme e della chiamata di Paccheo animano l'immaginario letterario, che attraversa tutta la civilt paleocristiana, sino a toccare quello agiografico, come dimostra una efficace similitudine che (onzio ideA per rendere la partecipazione della folla cartaginese al martirio di 2ipriano! "'entre usciva fuori dal (retorio, lo accompagnava una gran quantit di soldati e, perch4 nulla mancasse alla sua passione, centurioni e tribuni gli stavano a fianco. Il luogo dove subE il martirio una valle che offre un bello spettacolo, con alberi da ogni parte. (oich4 l'ampiezza del luogo e la calca della folla disordinata impedivano la vista, alcuni dei fedeli erano saliti sui rami degli alberi, perch4 a 2ipriano neppure questo fosse negato, di essere visto dall'alto degli alberi, come aveva fatto Paccheo"

"@ita 45priani, ?G, ?#.

Il mistero dell'Incarnazione nei #adri e nell'arte bizantina

l paradosso di una piccola citt!


di Al(##a%d " S$a'i Il Signore, il cui volto non si poteva vedere senza morire, e il cui nome gli ebrei non volevano nemmeno pronunciare, si fatto carne nel seno di una donna, diventando un uomo. Su questo paradosso scriveva nel IH secolo Teodoro Studita, il monaco di 2ostantinopoli che avversava la politica iconoclasta dell'imperatore bizantino <eone v! "l'Inconcepibile viene concepito nel grembo di una ergine) l'Incommensurabile si fa alto tre cubiti) l'Inqualificabile acquista una qualit) l'Indefinibile si alza, si siede e si corica) e l'Incorporeo entra in un corpo". <'arte di rappresentare il &iglio di %io proprio fondata su questa antinomia fondamentale del credo cristiano! il erbo che si fa carne, un %io assolutamente $ltro e intimamente presente che esiste prima del tempo e oltre lo spazio, ma che poi nasce nel tempo, duemila anni fa, e nello spazio, in Liudea. I cieli non possono contenerlo, ma il mistero di %io viene contenuto nel

grembo di 'aria. =el secolo 2irillo di $lessandria cosE formulava il paradosso della fede cristiana! "-iconosciamo che il Signore nostro Les; 2risto, &iglio unigenito di %io, perfettamente %io e perfettamente uomo, generato prima dei secoli dal (adre secondo la divinit) nato dalla vergine 'aria secondo l'umanit". <a 2hiesa dei primi secoli giunta alla contemplazione del mistero trinitario e dell'incarnazione soffrendo eresie e organizzando concili, attraverso un lungo travaglio teologico. Mrigene, il pensatore alessandrino che scrisse poderose opere in difesa del cristianesimo, confessava gi nel III secolo il suo disagio intellettuale di fronte all'idea di un uomo/%io! "$ccade che, di fronte a taluni aspetti umani, simili alla nostra fragilit di mortali, e, nello stesso tempo, ad altri divini, di nessun'altra propri se non di una natura superiore ed ineffabile) accade, dicevo, che la miseria dell'intelletto umano, sbalordita e sconcertata al cospetto di un fenomeno cosE straordinario, si trovi in imbarazzo e non sappia verso qual partito orientarsi, cosa concludere, dove dirigersi. Se, infatti, vogliamo riconoscere di trovarci dinanzi a

%io, ecco che, allora, ci imbattiamo nei suoi caratteri mortali) allorch4, invece, lo riteniamo come un uomo, eccolo ritornare dai morti con tutto il suo corpo, dopo aver abbattuto la signoria della morte". <e eresie cristologiche dei primi secoli costituiscono in realt una tentazione perenne per i cristiani di tutte le epoche! sottolineare l'umanit di 2risto per mettere in ombra la sua divinit oppure sottolinearne la divinit, trascurando la sua umanit. $nche gli artisti, che erano chiamati a esaltare il divino nell'uomo e l'uomo in %io, oscillavano nella loro immaginazione tra un 2risto divinizzato, trascendente e pantocratore, ed un uomo storico, Les; di =azaret, il profeta crocifisso della Lalilea. $nche questo imbarazzo dell'arte cristiana ci dice quanto l'umano sia intrinsecamente legato al divino ed il divino definitivamente compromesso con l'uomo. Tutta l'iconografia cristiana si fonda sul mistero dell'Incarnazione. 2osE scriveva nell' III secolo Lermano, patriarca di 2ostantinopoli! "In memoria perenne della vita nella carne del nostro Signore Les; 2risto"...# noi abbiamo ricevuto la tradizione di rappresentarlo nella sua forma umana, cio nella sua teofania visibile, ben sapendo che in questo modo esaltiamo l'umiliazione del erbo di %io". Liovanni %amasceno, domandandosi perch4 nell'$ntico Testamento vi fosse la proibizione di dipingere immagini sacre, rispondeva che allora non si conosceva l'incarnazione. >na volta perA che l'incorporeo si fatto uomo, cio 2risto si incarnato, %io puA essere dipinto. $nzi, proprio vedere la sua forma umana equivale alla salvezza. Liovanni di %amasco riconosceva che il mistero dell'incarnazione aveva reimpostato totalmente i rapporti tra 2reatore e creature, %io e

uomini, spirito e materia! "%io, senza corpo n4 forma, non poteva in nessun modo essere rappresentato. 'a oggi, da quando apparso nella carne e ha vissuto in mezzo agli uomini, posso rappresentare ciA che visibile in %io". %ipingere il volto di 2risto era allora rappresentare l'oggetto della fede. +ppure il paradosso rimaneva, perch4 il divino conserva sempre la sua trascendenza e il suo mistero. 2osE si esprime il vii 2oncilio di =icea, del IGI! "Sebbene la 2hiesa cattolica rappresenti con la pittura 2risto nella sua forma umana, essa non separa la sua carne dalla divinit che vi si unita! al contrario, crede che la sua carne deificata e la confessa una con la divinit". Duesta carne deificata del erbo ha investito di energia sacra tutta la materia, saldando divino e umano, effimero ed eterno. <a santit di quel corpo si comunicata al creato, divenuto allora sacramento della sua presenza. <'arte cristiana celebra proprio questa bellezza del cosmo riflessa nel erbo, questo corpo che trabocca di energia divina. >n grande interesse assume in questo contesto l'arte delle icone, il cui splendore si sviluppato in intimo legame con l'arte bizantina, dal I al H secolo. <e icone sono immagini sacre rappresentate su tavola. <o scopo di quest'arte, la cui tecnica prevede la graduale sovrapposizione dei colori, a partire da quelli pi; scuri, fino a giungere alla luce, quello di ristabilire nel fedele la dignit e la bellezza originaria della sua icona interiore. (er chi dipinge o per chi contempla un'icona, infatti, si rivela il mistero dell'Incarnazione e della trasfigurazione della materia, in un dialogo che coinvolge la totalit della persona. Il &iglio di %io rappresentato nelle icone in un'umanit concreta

ma universale, capace di raccogliere in s4 tutti gli uomini, proprio perch4 indissolubilmente legata alla divinit che trascende tutto. (er questo il suo volto non fissato in un atteggiamento naturalistico, ma ampliato all'infinito, e puA rivelare la pi; intima struttura dell'essere. >no studioso di icone russe, -omano Scalfi, ha parlato di "unit dell'immanente e del trascendente", di "esaltazione dell'umano" e "venerazione del divino". $ suo avviso, non c' nell'icona un equilibrio faticoso tra umano e divino ma una vera e propria "sinfonia". Il miracolo dell'icona riflette allora il miracolo quotidiano di una vita che si trasfigura continuamente. I cristiani possono "unire la natura creata con l'energia deificante increata", per usare le parole di 'assimo il confessore. 'a questo possibile proprio grazie al paradosso dell'incarnazione. =el ?J@G una commedia trionfava a =e. XorC, la #iccola citt, garantendo al suo autore, lo statunitense Thornton Nilder, il premio (ulitzer. $lla fine del primo atto, due personaggi, Leorge e -ebecca Libbs parlano di una lettera spedita dal pastore della piccola cittadina di Lrover's 2orners ad una parrocchiana ammalata. Sulla busta il parroco aveva scritto l'indirizzo della sua parrocchiana! "Oane 2rofut / &attoria 2rofut / Lrover's 2orners / 2ontea di Sutton, =e. ,ampshire / Stati >niti d'$merica / 2ontinente dell'$merica Settentrionale / +misfero Mccidentale / Terra / Sistema solare / >niverso / 'ente di %io". <'indirizzo collegava in uno strano crescendo una convalescente di un'oscura cittadina di provincia alla 'ente di %io. +, almeno nella finzione teatrale, la lettera stata recapitata. <a connessione possibile anche nella realt, appunto perch4 il Signore degli angeli stato partorito.

#ersonaggi singolari nelle scene dell'WInfantia SalvatorisX

,'uomo c#e indica la stella


di Fab i!i" Bi#$"%&i 6 significativo che accanto alla commovente immagine della nativit dipinta, nella prima met del III secolo, nelle catacombe romane di (riscilla, compaia la singolare figura di un personaggio che indica una stella e che, in tale personaggio, alla luce delle pi; recenti acquisizioni iconografiche, sia stato riconosciuto un profeta. 6 ancora pi; significativo constatare che si tratta di un unicum nell'arte delle catacombe e che, anzi, quel personaggio compaia anche isolato, fuori da ogni contesto narrativo, assurgendo a simbolo della profezia messianica. =el corso del I secolo, vari personaggi con un simile atteggiamento appaiono negli affreschi dei cimiteri cristiani di -oma e, segnatamente, nelle catacombe dei santi 'arco e 'arcelliano, dei santi 'arcellino e (ietro, di santa Tecla, di 2iriaca. <'immagine significativa compare nell'ipogeo di diritto privato, scoperto nel ?J:: sulla via <atina e riferibile alla seconda met del I secolo. Il personaggio veste la tunica clavata e un ampio pallio raccolto dignitosamente dalla mano sinistra, mentre con la destra indica un astro a otto punte. <'immagine sembra alludere, a un primo impatto, alla profezia di 3alaam e, in particolare, al suggestivo versetto dei umeri, che annuncia! ">na stella spunta da Liacobbe e uno scettro sorge da Israele" "F7, ?I/?G#. 'a non mancato chi ha legato la figura a Isaia, in

riferimento alla profezia, che recita! "+cco! la vergine concepir e partorir un figlio, che chiamer +mmanuele" "I, ?7#. $ltri hanno pensato a un accenno alla profezia di 'ichea "+ tu, 3ethlemme di +frata, cosE piccola per essere tra i capoluoghi di Liuda, da te uscir colui che deve essere il dominatore di Israele" ":, ?/7#. =on mancata una suggestiva ipotesi che lega la figura al re %avid e, particolarmente, ai Salmi "?8J, @# laddove si proclama "%al grembo, prima della stella del mattino, ti ho generato". Duest'ultimo salmo assai considerato dall'esegesi patristica pi; antica ed interpretato, oltre che come annuncio della generazione del LBgos, anche come profezia della incarnazione. 6, forse, per questo che l'immagine dell'uomo che indica la stella entra anche nelle scene di presepe o dell'adorazione dei magi. +semplare, in questo senso, il corredo figurativo inciso sull'epitaffio marmoreo della defunta Severa, proveniente presumibilmente dalle catacombe di (riscilla e ora conservato al 'useo (io 2ristiano. <a lastra, riferibile agli ultimi anni del III secolo, propone, innanzi tutto, il testo laconico, ma estremamente suggestivo per la componente augurale! Severa in 3eo vivas.

$ttorno all'iscrizione si organizza l'apparato figurativo, a cominciare da sinistra, dove si incontra il busto/ritratto della defunta in tunica e palla, con il capo scoperto e acconciato a boccoli allineati, con orecchini ad anello e il rotolo tra le mani, all'altezza del petto, che infonde alla figura un aspectus filosofico. I tratti del volto, estremamente espressionistici, ci accompagnano, come si diceva, verso l'et tetrarchica. Subito dopo l'iscrizione, si svolge, sulla destra, una figurazione piuttosto complessa, con i tre magi vestiti all'orientale che procedono verso la 'adonna, solennemente seduta su un trono vimineo dall'alta spalliera, con il bambino sulle ginocchia. Tra i magi e la 'adonna, in alto, incisa una stella con tondo centrale e cinque punte, verso cui indica un personaggio con la mano destra. Si tratta del medesimo "uomo biblico" sinora considerato e assume la posizione, la gestualit e l'impostazione del profeta che, additando l'astro, vuole annunciare la venuta del 'essia. <a scena, nel complesso, desidera esprimere, intanto, la valenza cristocentrica dell'arte primitiva, ma anche la congiunzione dell'$ntico e del =uovo Testamento, suggerendo, in un unico quadro, la profezia messianica e l'attuazione della stessa, rispondendo, cosE, alle polemiche cristologiche che si stavano consumando, proprio nello scorcio del III secolo, a -oma e in tutto il mondo cristiano. (er molto tempo, il personaggio che indica la stella stato riconosciuto come Liuseppe, ma la critica iconografica ha escluso la presenza del padre putativo di Les; nelle pi; antiche rappresentazioni dell'Infantia Salvatoris, almeno sino al secolo, quando gli scritti apocrifi "vangelo dello pseudo'atteo, protovangelo di Liacomo, Storia di Liuseppe il falegname# entrarono nell'immaginario delle comunit cristiane,

sino a ispirare alcune, pur rare, rappresentazioni artistiche. (er il periodo pi; antico, invece, anche alcuni personaggi che compaiono nell'ambito delle scene di presepe, pure complesse e ricche di figure, vanno ricondotti alla personalit dei pastori e possono essere riferiti al momento della loro adorazione. <'unica fonte che rievochi questo episodio il vangelo di <uca, il cui resoconto, cosE dettagliato, trova espressione e sintesi nell'arte paleocristiana e, segnatamente, in un coperchio di sarcofago del 'useo (io 2ristiano, riferibile al pieno I secolo. Dui, si assiste all'adorazione congiunta dei 'agi e dei pastori, anche se questi ultimi sono sintetizzati da un unico personaggio in tunica corta, ritratto presso la mangiatoia, dove il bambino scaldato dal bue e dall'asino, mentre, in alto, risplende una stella. 'a il luogo lucano seguito alla lettera, talch4 la 'adre rappresentata seduta, affranta, in una riflessione intima e silenziosa) anche in questo caso, assente Liuseppe, mentre sono presenti i 'agi, quasi per riprodurre / secondo il dibattito patristico del tempo / le due estremit della societ umana. Il concetto sar perfezionato, nel tempo, dallo splendido Sermone sull'Epifania "#L, 9:, I@@#, dove &ulgenzio riconosce nei pastori i rappresentanti dei Liudei e nei 'agi quelli dei pagani, che, poi, non sono altro che due pietre per la costruzione dello stesso edificio. Il piccolo "popolo" dei personaggi, pi; o meno enigmatici o, comunque, difficilmente decodificabili, costruisce gradualmente l'iconografia del presepe, da cui sembra assente, in un primo momento, Liuseppe, lo sposo della ergine, che, pure, presentato dai vangeli di <uca "@, F@/@G# e di 'atteo "?, F/?9# come "uomo giusto", israelita perfetto, giudeo modello e attento esecutore della volont di %io, ebbe certa fortuna nella letteratura patristica, specialmente in funzione

del suo ruolo di padre putativo del Signore e di elemento provvidenziale del disegno della redenzione. %i lE a qualche tempo, d'altra parte, anche la figura disattesa di Liuseppe entrer ufficialmente nel repertorio figurativo cristiano, ora con gli attributi del faber lignarius, ora nell'ambito di storie apocrife e di vere e proprie affabulazioni visionarie, come nel mosaico dell'arco trionfale di Santa 'aria 'aggiore, dove viene enfaticamente rappresentato l'episodio dell'annuncio dell'angelo al vecchio sposo di 'aria, affidando umana dignit a una figura disattesa dagli artifices e sostanziando l'accostamento che propongono i (adri della 2hiesa tra la figura di Liuseppe e quella degli apostoli, che "donano" 2risto ai gentili, con la stessa dinamica con cui i pastori, con il loro bastone ricurvo "comune anche a Liuseppe#, guidano il gregge con dignit e potenza, come %avide, che assurge alla carica di re dall'umile condizione di pastore, da cui Liuseppe discendeva. 2hiesa e popolo secondo +usebio di 2esarea Il "vescovo" che sconfisse 'assenzio %al volume <aicit tra diritto e religione da -oma a 2ostantinopoli a 'osca a cura di (ierangelo 2atalano e (aolo Siniscalco "-oma, <'+rma di 3retschneider, F88J, pagine F@9#, che raccoglie gli atti del 0iv seminario "%a -oma alla Terza -oma" pubblichiamo quasi integralmente il contributo del cardinale archivista e bibliotecario di Santa -omana 2hiesa. di -affaele &arina

+usebio esprime le sue idee sulla 2hiesa in quasi tutte le opere, in modo particolare e pi; ampio nel 2ommento a Isaia e nel 2ommento ai Salmi. +gli non tratta del laicato, come tale, dei "laici" ma d largo spazio a quello che egli chiama il popolo, "i popoli della 2hiesa" "Ai ts eCClesEas laAi#, il "gregge", il "coro", e cosE via. <a 2hiesa, secondo +usebio, distinta in gerarchia e popolo. Il popolo, i fedeli, a loro volta, si distinguono in "illuminati in 2risto" e in quelli che sono "ammessi all'iniziazione". <a gerarchia sale dai diaconi / e qui sta il primo grado di distinzione tra gerarchia e popolo / ai presbiteri, ai vescovi. <a 2hiesa, "fecondata dal fiume che il <Agos, genera la moltitudine del popolo di 2risto". +usebio distingue il popolo dalla 2hiesa. Sembra che questa sia pi; che una distinzione verbale. +usebio esprime questa distinzione, descrivendo il rapporto 2hiesa/popolo come rapporto tra contenente e contenuto, isole e suoi abitatori) oppure come rapporto tra madre e figli o come rapporto tra comunit "CoinonEa# e singoli che la compongono. +usebio, come vedremo pi; avanti, distingue la 2hiesa come istituzione, cio la 2hiesa come "citt di %io", dalla 2hiesa come popolo. %a chi formato il popolo della 2hiesaK Il popolo della 2hiesa costituito dal "resto d'Israele", apostoli e discepoli di 2risto costituenti il nucleo giudaico della 2hiesa primitiva, e inoltre dal popolo dei gentili. Duest'ultimo v'entra in prevalenza! la 2hiesa viene detta perciA "2hiesa dalle genti", "2hiesa delle genti". Il popolo della 2hiesa cosE come si distingue assolutamente dal popolo della sinagoga si distingue pure dal popolo delle genti

come tali, dai gentili o elleni, dai quali pure esso proviene. Duesta distinzione detta con l'espressione "2hiesa nelle genti". %alle genti sono venuti nella 2hiesa quelli che ne difendono la dottrina "i vescovi# e gl'imperatori che respingono coloro che le preparano insidie. >n flusso continuo di genti nella 2hiesa vi porta il fior fiore degli scienziati e sapienti, che ne saranno il decoro e la gloria) vi porta le persone che prima la bestemmiavano. $nche se la 2hiesa perfetta, senza macchia, il popolo della 2hiesa fatto di buoni e cattivi. I giusti "dECaioi# si rassomigliano contemporaneamente alla palma, che ha una espansione verticale verso il cielo, verso %io, e al cedro, che ha un moltiplicazione orizzontale d'influsso e di salvezza sul prossimo. I non/perfetti "Ai atelsteroi# sono coloro che non attuano in s4 completamente la doppia immagine della palma e del cedro, pur trovando anche essi posto nella 2hiesa. Il popolo della 2hiesa dunque il popolo nuovo piantato nella 2hiesa terrena, in cui vi sono buoni e cattivi, per fiorire poi nella 2hiesa celeste, perfetta e senza macchia. <a 2hiesa terrena non dunque definitiva, perch4 serve a uno scopo, raggiunto il quale, essa non ha pi; ragioni di esistere. In conclusione! il popolo della 2hiesa si distingue dalla 2hiesa stessa come istituzione terrena e questa, a sua volta, si distingue dalla 2hiesa celeste. <a "citt di %io" o "Lerusalemme celeste" il tempio in cui %io abita. I suoi cittadini sono i santi, i quali posseggono finalmente il <Agos. +ssi sono detti "re", in quanto hanno conseguito nella "citt di %io" il -egno dei cieli e in quanto in essa regnano con 2risto) sono detti "sacerdoti", in quanto, sotto la guida di 2risto,

principe dei sacerdoti, offrono doni a %io in quel tempio celeste. <a "citt di %io celeste" il -egno di 2risto in atto in cielo, il -egno dei cieli, il -egno del (adre. <a 2hiesa invece, citt di %io terrena, detta "-egno" in quanto preparazione al "-egno dei cieli". +usebio applica questa dottrina della 2hiesa come immagine del -egno dei cieli in tre modi! ?# 2risto capo e -e della 2hiesa, il novello 2iro che ha edificato la nuova Lerusalemme. F# I cristiani, suoi sudditi, sono, oltre che in cielo, anche nella 2hiesa. +ssi sono singolarmente immagine di <ui e collettivamente immagine del suo -egno in cielo. +ssi sono il popolo regale, la corona e il diadema che il (adre ha posto sul capo del &iglio. +ssi sono i soldati di 2risto -e vittorioso ai quali +gli ha dato come bottino il genere umano. @# <a 2hiesa conserva i simboli del regno di %io la croce cio, strumento della conquista del -egno e le norme di vita secondo il angelo e l'eusebia degli antichi cristiani, dei patriarchi. =ella descrizione delle due citt, quella celeste e quella terrena, gli abitanti di essa, i cristiani, i fedeli, hanno caratteristiche regali e sacerdotali, che derivano loro dalla comune partecipazione al sacerdozio regale del <Agos/2risto "come si esprime +usebio#. 'entre degli abitanti celesti, per dir cosE, si sottolinea il carattere "sacerdotale", di quelli terreni se ne mette in rilievo piuttosto quello "regale". <a concezione della 2hiesa e conseguentemente del popolo e della gerarchia di essa, cosE come emerge dal 2ommento ai Salmi e dal 2ommento ad Isaia di +usebio / pur riferita a confronto con le altre opere del cesariense / non del tutto in linea con il resto del pensiero eusebiano, soprattutto quello delle opere

panegiristiche in onore dell'imperatore 2ostantino. %i ciA non si ha una spiegazione soddisfacente, a parte la considerazione sulla natura, l'indole e i destinatari, nonch4 i modelli cui fanno riferimento le due categorie di opere totalmente diverse. 6 necessario dunque dire una brevissima parola sulla posizione che +usebio ha teorizzato per il pi; eminente dei fedeli / usare la parola laico qui fuor di luogo / prima simpatizzante, poi "ammesso all 'iniziazione" e quindi "illuminato", per usare le espressioni sopra citate. oglio dire di 2ostantino. 6 nota la controversa affermazione, riferita da +usebio, rivolta dall'imperatore a dei vescovi, in occasione di un convito, quando dice loro! " oi siete vescovi di quelli "o per gli affari# che sono dentro la 2hiesa, io invece sono vescovo di coloro "o per gli affari# che sono fuori della 2hiesa". (rescindiamo qui dalla storicit del pronunciamento e dal pensiero dell'imperatore in esso contenuto. Il compito di 2ostantino come epEsCopos tAn eCtAs si riferisce al campo statale/politico, dentro il quale il "vescovo" imperiale riesce a imporre comandamenti e concezioni di fede cristiana. $i vescovi infatti e alla 2hiesa mancano i mezzi legali e potenziali per trasformare questo ambiente statale/politico. <'imperatore quindi "vescovo" non solo di quei sudditi dell'impero che stanno al di fuori della 2hiesa, ma anche di quegli altri che come membri della 2hiesa nello stesso tempo sono anche membri dello Stato romano e sudditi dell'imperatore, e perciA anche come cristiani sottomessi agli ordini e leggi statali. +pEsCopos tAn eCtAs non una formula sanzionante la libert della 2hiesa. <'imperatore sE "vescovo" costituito da %io per ciA che al di fuori della 2hiesa) ma non nel senso, secondo

concezioni moderne, di una progettata divisione di poteri tra Stato e 2hiesa, nella quale divisione lo Stato sarebbe una potest ordinatrice puramente secolare, separata dalla 2hiesa. <a pretesa quella di una posizione di padrone non profana, fuori della 2hiesa / parallela a quella dei vescovi dentro la 2hiesa / un "ufficio di vescovo cristiano" per l'ambito che fuori della 2hiesa. <'imperatore, cristiano ante litteram, non/battezzato e non/ordinato chiamato da %io, secondo +usebio, a coprire nel campo statale compiti cristiani e compiti vescovili! penetrare lo Stato dello spirito cristiano, dare una mano al cristianesimo per la vittoria sui culti pagani e far valere i comandamenti della fede cristiana su tutti i sudditi dell'impero. (oich4 a far questo non sono capaci gli epEsCopoi tAn iso e la 2hiesa ha bisogno dell'epEsCopos tAn eCtAs.

#er sant'!mbrogio ;uei barbari senza legge non erano la minaccia pi$ seria

0acc#1 *og e 0agog2 -ono solo gli Unni


#ubblichiamo alcuni stralci di una delle relazioni pronunciate nel convegno 7!mbrogio e i barbari7 organizzato dall'!ccademia !mbrosiana che si 6 tenuto a Milano nella *iblioteca !mbrosiana e nell'Universit degli Studi& di Lui)i F; Pi!!"la&"

Dualcuno rinviene notizia degli >nni gi in +rodoto, ma probabile che questi parli di una popolazione genericamente scitica, che stata da qualcuno identificata con gli >nni per l'assonanza linguistica, con un apparentamento agli .iongnu "o HsiungInu#, gruppo nomade stanziato nella 'ongolia ai tempi della dinastia ,an / dal F89 prima dell'era cristiana all'anno FF8. &ino alla fine del quarto secolo le fonti sono avare di notizie sugli >nni probabilmente perch4 una serie di circostanze, e politiche e religiose e culturali, tendevano a spostare il pericolo barbarico in altre direzioni. M si voleva col silenzio rimuovere una paura che con gli >nni si far quasi di natura apocalitticaK >na prima ondata di tale paura si ebbe gi sotto l'impero di Liuliano, quando Ilario "@97# prospettava la venuta dell'$nticristo durante la sua generazione! ma il pericolo era forse collegato non tanto ai barbari, quanto agli ariani, e precisamente all'imperatore alente, e ai vescovi ariani >rsacio e $ussenzio) o ai barbari in quanto ariani. Secondo la documentatissima storia degli >nni di 'aenchen/,elfen, la paura s'impenna verso il @IG, data della battaglia epocale di

$drianopoli. $mbrogio non manca di riportarne il clima nel coevo discorso funebre per il fratello Satiro! "Se tu sapessi che ora l'Italia minacciata da un nemico tanto vicino, come saresti afflitto, come deploreresti che nel baluardo delle $lpi consiste tutta la nostra salvezza e che con tronchi d'alberi si costruisce il muro di difesa del nostro pudore". Si tratta di un nemico "impurus at;ue crudelis che non risparmia n4 la pudicizia n4 la vita". Il nemico che al momento atterrisce non perA, direttamente, l'>nno, ma il Loto) e peraltro solo -ufino di $quileia in Mccidente vedr in $drianopoli il punto di partenza della crisi finale dell'Impero! "Duesta battaglia fu allora e successivamente l'inizio del male per l'Impero romano", mentre altri autori cristiani videro, per lo pi;, nella sconfitta di alente, il trionfo dell'ortodossia nicena sull'arianesimo prodotta anzi proprio a opera di barbari ariani. 2iA pot4 / come vedremo / alimentare perfino l'illusione che i barbari potessero svolgere una funzione provvidenziale e non solo negativa. $gostino / sempre restio a lasciarsi affascinare da una escatologia anticipata, e dettagliata / ancora negli anni venti del v secolo rifiuta la tesi terroristica escatologica che, rifacendosi alle iniziali L e ', nei Leti e nei 'assageti vede l'incarnazione di Log e 'agog. Il suo discepolo Mrosio, pi; giocondo negatore di paure escatologiche, in compagnia degli altri autori d'Mccidente, non dimostra alcun interesse per gli >nni. $gli inizi della seconda decade del secolo v, Lirolamo stesso riprende e rifiuta tale interpretazione etnica nominativa che "Liudei e cristiani giudaizzanti" davano a Log e 'agog, e li connetteva perA a barbari che avevano la collocazione geografica degli >nni e

anche un collegamento con le potenze diaboliche escatologiche. Duodvultdeus identificher Log e 'agog con altri barbari, come i Loti e i 'auri o i 'assageti. Il fatto che questi ultimi fossero allora gi scomparsi dalla scena ha fatto pensare che sotto quel nome si celino gli >nni, che sarebbero significati da 'agog. 'a siamo ormai nel 77:17::, quando il pericolo unno incarnato ormai ravvicinatamente da $ttila. -itornando al tempo circostante $drianopoli si puA dire che $mbrogio teme principalmente i Loti, che pure sono visti come punitori della trasgressione alla fede verso %io nell'Impero romano postcostantiniano / con il filoariano alente. $mbrogio insomma colloca il pericolo in un popolo che a quel momento pi; strutturato, con una gerarchia, e che ostile anche in forza della sua stessa appartenenza ereticale. =e ricorda le uccisioni di fedeli, le torture, l'esilio, le ordinazione di impii, i favori "munera# concessi ai traditori. 'a i seri preparativi militari di Lraziano e di Teodosio, assunto a Imperatore della pars Jrientis nel @IJ, danno ad $mbrogio la certa confidenza che quei barbari che hanno per di pi; violato la fede, non possano sentirsi ormai sicuri. + infatti, prima della fine del @IJ, i Loti con gli $lani e gli >nni saranno gi risospinti dalle regioni meridionali dei 3alcani. Lli >nni, a differenza di altre grandi popolazioni barbariche sviluppate in grandi nazioni, attendevano ancora, alla periferia dell'ecumene, l'avvento di un capo, mentre erano ancora sine legibus. Se solo dopo il @J8 in Mccidente prendono rilievo gli >nni, in Mriente qualcosa cambiA proprio poco dopo la chiusura delle Storie di $mmiano. Lirolamo nel @J? identifica ormai gli Sciti di +rodoto con gli attuali >nni e cosE / seguendo Liuseppe &lavio che identifica gli Sciti con 'agog / viene a identificare gli >nni

con 'agog. =el @J@ gli >nni rappresentano, tra gli Sciti, la noua feritas. + quando nel @J: entrano da devastatori nelle province orientali, egli si spaventa! %omanus orbis ruit. Duattro anni pi; tardi identificher gli >nni coi popoli transcaucasici che $lessandro aveva contenuto fortificando le porte del 2aucaso ed esclamer! auertat Iesus ab orbe romano tales ultra bestiasZ. =ell'estate @J: grandi orde unniche valicarono il %on verso la foce. $lcuni gruppi si diressero verso sud/est in (ersia, altri entrarono nelle province romane e segnatamente nell'$rmenia e altri arrivarono a Msroene e a 2tesifonte. >n gruppo si diresse verso l'$sia minore e la Siria, mentre un loro passaggio in Tracia e nei 3alcani attestato da fonti orientali ma le fonti occidentali tacciono. Lirolamo perA prossimo e attendibile per il vicino Mriente! "In questo tempo l'armata romana era lontana e trattenuta da una guerra intestina in Italia". Duando un gruppo di >nni cavalcA fino alla 2elesiria, era in corso il conflitto tra Stilicone e -ufino. (oi gli >nni barbari portarono attacchi a varie citt sull',al*s, sul 2*dnus, sull'Mronte oltre che sull'+ufrate, fino a porre assedio ad $ntiochia. =el suo 4ommentario a Ezechiele, scritto prima del 7@:, Teodoreto di 2iro identifica Log e 'agog coi popoli Sciti che non vivevano lontano dalla (alestina e dice che "nei nostri tempi tutto l'Mriente era occupato da essi". +gli / nato nel @J@ / era ancora infante quando fu minacciata la sua citt natale di $ntiochia, e dagli anziani verosimilmente conobbe il fatto. 'a questi Sciti sono proprio gli >nni di Lirolamo, perch4, per una specie di metonimia, Sciti era il nome globale che in questo caso designava la parte pi; pericolosa di essi, gli >nni, appunto. Li in bocca di 'artino di Tours, Sulpicio Severo pone

l'affermazione! "=on c' dubbio che l'anticristo, concepito dallo spirito maligno, sarebbe gi nato e ha gi raggiunto l'et della fanciullezza, pronto ad assumere il comando "imperium# con l'et legale". +t che, a ben vedere e se non cadiamo in un eccesso di sottigliezza, corrisponde a quella degli >nni nell'Impero, per il quale essi nascono nel @I:. Duello del @J: risultA peraltro una specie di blitz, e la paura si riassorbE ben presto e con essa si rianimA l'illusione. Li nel @JI/@JG +utropio ricacciA gli >nni dalla &rigia e dalla 2appadocia fino ai piedi del 2aucaso. $ddirittura verso il 788 Lirolamo constatava con soddisfazione! Huni discunt psalterium& $nche (rudenzio, in quel torno d'anni, fa un elenco irenico dei vari popoli barbarici / tra i quali gli >nni / che insieme coi -omani "camminano tutti sull'unico suolo, che hanno tutti un unico cielo e un unico oceano che racchiude il nostro mondo". Mrosio stesso testimonia la sostanziale convivenza pacifica degli >nni coi -omani e la loro ricerca di stanzialit proprio in quella fase in cui insiste $mbrogio, tra gli anni @GG/@J:, e perfino constata una loro predisposizione alla conversione. <a grande paura in seguito riprender a partire dall'Mriente, nel 78:, quando essi rinnoveranno la pressione sull'Impero sospingendo gli altri popoli barbarici, soprattutto i Loti e i andali. $mbrogio perA abbandona, per cosE dire, gli >nni verso il @J8, senza averli mai considerati un pericolo grave. =on accenna nemmeno agli avvenimenti del @J@/@J:. Se fosse vissuto di pi;, $mbrogio si sarebbe dovuto ricredere. 'a il successo futuro degli >nni sotto $ttila sarebbe stato comunque in linea con la diagnosi di $mbrogio, perch4 allora quella congerie di bande era diventato un popolo.

ella pi$ importante epigrafe cristiana di Siracusa la devozione a santa Lucia

,'ombrosa e la luminosa
di Ma ia i&a S)a la&a

(uA una lapide possedere una forza evocativa e una valenza documentaria superiore all'intera gamma di fonti primarie e secondarie di cui si puA disporreK SE, se si tratta dell'iscrizione di +usCia. 6 quanto emerso durante un lavoro di revisione del materiale epigrafico proveniente dal cimitero comunitario di San Liovanni a Siracusa, nell'ambito dei lavori dell'Ispettorato per le catacombe della Sicilia Mrientale della (ontificia 2ommissione di $rcheologia Sacra. =essuna decorazione aggiunta, nessun segno distintivo accompagnano la modesta sepoltura di +usCia, una delle tante fosse scavate nel suolo di un cubicolo, ma soltanto un'iscrizione marmorea che, nell'esitante impaginazione e nell'affollamento dei nessi fra le lettere, assume una valore particolare per la storia del cristianesimo delle origini a Siracusa. "+usCia l'incensurabile, che visse onestamente e nobilmente anni pi; o meno F:, morE nella festa della signora mia <ucia, per

la quale non necessario pronunciare encomio. 2ristiana fedele "e# perfetta, gradita al proprio marito per le "sue# molte grazie, affabile". =ella traduzione dal greco, questo il testo della pi; importante epigrafe cristiana di Siracusa. 6 cristiana nel formulario che ripropone l'elogium, i dati retrospettivi della vita della defunta e il monogramma cristologico, affiancato dalle lettere apocalittiche, patrimonio comune delle iscrizioni delle catacombe) uno straordinario esempio di devozione perch4 +usCia aveva ottenuto il privilegio di morire nel giorno sacro a <ucia, protettrice dei siracusani, martire durante la persecuzione di %iocleziano il ?@ dicembre del @87. <a heort6 "la festa# corrisponde al dies natalis di <ucia e, ricordandola, il marito, che aveva presumibilmente commissionato la lapide, cercava di assicurare la protezione della martire alla sposa, morta nello stesso giorno. 'a c' di pi;, perch4 il nome della defunta +usCia contrasta con il nome di <ouCia! l'Mmbrosa si contrappone alla <uminosa e tutto questo potrebbe non essere casuale. Li dal primo scopritore nel ?GJ:, l'archeologo (aolo Mrsi, ha iniziato a prendere forma l'idea che l'epigrafe, riferendosi a una donna che soffriva di una malattia agli occhi, potesse configurarsi come il pi; antico documento relativo al protettorato della vista riconosciuto alla martire

<ucia dai suoi devoti. $nche non volendo accreditare una suggestione di tale natura, appare incontrovertibile che <ucia sia comunque C5ria "signora# e ci chiediamo se il termine sia da intendere come sinonimo di haghDa "santa#, cosa che garantirebbe l'ufficialit del culto, o come semplice titolo onorifico. Duale che sia la risposta, l'importanza dell'iscrizione di +usCia non ne uscirebbe scalfita poich4 attesta, se non ancora la santit di <ucia, la devozione locale e il culto di cui la martire era oggetto nel v secolo a Siracusa. Siamo dunque in presenza della prima attestazione del culto di <ucia, che conferma la storicit della notizia fornita dal martirologio geronimiano sulla devozione popolare nei confronti della santa, manifestatasi fin dall'inizio con la celebrazione di una festa. <e altre testimonianze si riferiscono tutte a periodi successivi! tra queste merita di essere ricordato il pi; antico documento letterario che abbia tramandato la memoria di <ucia, un mart5rion greco datato alla fine del v secolo, la cui attendibilit stata a lungo discussa e, a tutt'oggi, non ancora palesemente dimostrata. <'iscrizione, ascrivibile agli inizi del v secolo, precederebbe cosE la contestata passio e confermerebbe l'antichit del culto di <ucia, le cui spoglie erano conservate nell'omonima catacomba a Siracusa. Insieme con l'iscrizione catanese di Iulia )iorentina, l'epigrafe di +usCia si configura come

il pi; antico documento siciliano che si possa mettere in relazione con l'esperienza del martirio. <'opera di potenziamento del culto tributato a <ucia, legata all'iniziativa di Lregorio 'agno, trova a Siracusa una conferma anche nella fondazione di un monastero sul luogo della sepoltura della santa, che viene dunque rilanciato dalla fine del vi secolo come polo devozionale. 'entre la fondazione del monastero certificata da fonti contemporanee e attendibili, la costruzione della basilica, destinata a custodire le reliquie della martire e ad accogliere i fedeli, viene attestata solo dalla passio menzionata, che insiste sulla funzione aggregante della tomba / "attrae fedeli dalle citt vicine e favorisce il flusso dei pellegrinaggi". I due oratori, ricavati in et bizantina, all'interno della catacomba rivelano in pianta una contiguit topografica evidente con il sepolcro della santa e, grazie alla presenza di graffiti nella fase pi; antica, sono la prova pi; convincente dell'incessante movimento dei pellegrini, che doveva interessare l'intera zona. Se l'affresco che decora l'oratorio dei Duaranta 'artiri si ferma alla data della prima met dell'viii secolo, i diversi strati pittorici del secondo oratorio indicano una prosecuzione del culto fino alla seconda met del 0iii secolo. $ppare evidente come il culto di santa <ucia fosse destinato a sopravvivere nei santuari sotterranei

e0tramuranei di Siracusa anche oltre il momento della traslazione del corpo a 2ostantinopoli, a opera di Liorgio 'aniace nel ?8@J, perch4 l'asportazione delle reliquie non snaturava la funzione aggregante legata alla collocazione originaria. $ questa funzione se ne potrebbe affiancare un'altra, di natura difensiva. <a dislocazione topografica di questi, come degli altri santuari martiriali della citt "in particolare, la cripta di San 'arciano#, assolverebbe infatti a un compito, pi; volte segnalato per altri centri, di proteggere per un lungo tratto la citt pi; di quanto non sarebbero riuscite a fare le mura stesse, difendendola simbolicamente grazie alla presenza delle tombe venerate, che rinnovavano la memoria del martirio e della santit sia ai pellegrini che agli invasori. Se l'iscrizione di +usCia, datata agli inizi del v secolo, conferma l'antichit della devozione popolare nei confronti di Santa <ucia, l'archeologia attesta la continuit del culto in un arco di tempo straordinariamente lungo, che si rinnova e si consolida di anno in anno, da heort6 a heort6.

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