WAmmmm!si!m^^7/m''47/m!zmi
Itibravlcs
^^^^KZ^^^zsEM^^x^^^^mi^^^^^^^^i^^^^^
ti
FRAMMENTI GMiSTIGI
a cta di
ERNESTO BUONAIUTI
ROMA
LIBRERIA DI CULTURA
J923
2"
MIGLIAIO
FRAMMENTI GNOSTICI
Introd2one,
ttadazione
a cura di
commento
ERNESTO BUONAIUTI
Professore di Storia del Cristianesimo nella
R, Universit
di
Roma
2'
MIGLIAIO
ROMA
LIBRERIA DI CULTURA
J923
s>
%^
Con approvazione
ecclesia-si ica
PEOPKIET LETTERAKIA
^X^-^
1013222
INTRODUZIONE
Lo
gnostico Basiliclo.
OMutique
si
ponga a esplorare
ie
dottrine
degli gnostici, dei valentiniani, degli ofti, si trova in un'atmosfera di eccitamento febbrile o
di
il
allucinati, intenti a
evanescenti e a
fissare
vuoto
et
le loro
pupille sovreccitate
polito
p. 292).
. Cosi scrisse
Taine
{Essais
de
cnt%q;ue
Potremmo
non
forse
stico
meno
con-
suetudini di pensiero e i nostri metodi di ricerca. Nell^poca del metodo sperimentale, la cosmologia e la psicologia dello gnosticismo debbono ne-
il
parto di fantasie
malate;
ma
e riflettiamo
la
i
che
l'
immaginazione fu allora
nello
pi seguita facolt
sforzo
di spiegare
problemi
dell'
che la speculazione gnostica rappresent uno dei tentativi pi singolari di sistemazione delle idee
filosofiche e religiose nell'et imperiale.
compito
evocare
sumarono
miraggio di conciliare la rivelazione cristiana con una loro aristocratica cultura d'eccezione. Degli scritti gnostici originali d'altro canto solo scarsi frammenti sono pervenuti fino a noi. Negli scriptoria medievali l'operoso amanuense aveva ben altro da fare che ricopiare le opere, su cui era caduta,
la loro vita dietro
condanna ecclesiastica. Di pi, gli gnostici erano una categoria di gente che odiava cordialmente il profanum vulgua e non era per niente ansiosa di dare ampia circolazione alle,
inesorabile, la
proprie idee.
Gi-li
quali durante
due
sero
secoli,
pu
dirsi, lo
gnosticismo fu l'incubo
completamente i sistemi che volevano confutare, e pi di una volta furono indotti dallo spirito polemico ad insistere sui lati teorici di avversari tanto temuti. Infine la critica moderna, se ha indagato con acume fecondo il problema delle fonti per la storia dello gnosticismo, ha anche reso con le sue ipotesi, pi compii
,
cato e imbarazzante
il
problema della genesi o della essenza del movimento gnostico. Mentre alcuni infatti vedono in questo la manifestazione pi tipica, paradossale pu dirsi, del processo di ellenizzazione a cui soggiacque la propa.
il
secondo e
il
quarto secolo,
il
campo
critico
la
maggior manife-
un processo
il
di orientaliz-
zazione
>,
vocabolo yvcocTixc;
si
mai ha
significato che
cri-
stiana
semplicemente dotato di facolt conoscitiva^ e non designa mai n una setta n un individuo il quale pretenda di possedere una scienza superiore. Molto pi frequente
significa infatti
invece
il
vocabolo
yvcocjD^
rico di conoscenza.
lui Pitagora,
Ma
gi Platone, e prima di
yvcocrii;
intendono
tzcumtol pY)[jLaTa)
fra
esoterica ed
una scienza
essoterica
l7ri(iir7]{jL7)-
6 --
6vtw<; ovtcov
le
(Rep. YI).
Ora
si
sa che per
Platone
le idee, sul
conoscenza
la
niera di affrancare lo spirito dal servaggio mortificante del corpo (acojxa-a^oc), la via per giun-
gere
tornare
in
quel
x6G}j.oq, vo-qxc,
da cui
fallo
emigrammo, per un
iniziale.
fatale
misterioso
Nella terminologia
sofiche
delle
religioni misterio-
il vocabolo yvoGic, assume un significato anche reli'^iosamente tecnico. TvSGiq, senza spe-
cificativo, la
yvcocTL:;"
che
af-
{elixv.p-
che
fa
dell'uomo
un
-essere
super-ilico
(uXt]
tegralmente spirituale
Gnostico
di-
un
1),
deter-
minato gruppo
ben presto
pass
antonomasia,
quella
corrente di pensiero
filo-
sofico-religioso,
secolo, attigendo
che
come
dalle dot-
_
stiana.,
medemondo
simo tempo
colto,
come
la necessit per
cristianesimo di
Pchi problemi di storia del cristianesimo rivelano come il problema gnostico la trasformazione operata nel modo di risolverlo dall' analisi minuta e coscienziosa delle fonti, secondo i metodi critici. Si pu dire che per lunghissimi secoli lo gnosticismo stato considerato dalla tradizione cristiana quel che l'aveva dipinto, attingendo dagli eresiologi anteriori, Teodoreto di Ciro a mezzo il secolo V, niella sua Alpzrixriq x(/.xQ[LM(x.q Ittltojxiq (compendio delle favole ereticali) una mostruosa aberrazione cio, suscitata
: :
demonio per insidiare la vita e la purit della chiesa. Lenain de Tillemont (.1637-1698) nel IP volume delle sue Mmoires pour servir
dal
Vhistoire ecclsiastiq^u, riproduce i giudizi di Ireneo e di Epifanio, senza alcuna seria valu-, tazione. Allo stesso eruditissimo Beausobre (Histoire de
Maniche
al
et
du maniciisme, Amsterdam,
rebus
1739)
ante
come
Mosheim De
cristianorum
Gostantinum
Magnum
dello
capita di parlare
discernimento del valore delle fonti. L' insigne studioso Jacques Matter, pubblicando a Parigi nel 1828 la sua Histoire critigue du gnosticisme
et
8 -seotes
de son influence
sur
sisc
les
religieuses
et
pMlosopMques des
eJirtienne
premiers
sicles de
re
ma
pu
dirsi, difetto. Il
ritrovamento del testo pressoch completo dei Philosophumena di Ippoli'.o nel 1851, provocava veramente l' indagine critica intorno al materiale di studio per la conoscenza dello gnosticismo, in cui si sono esercitati nell'ultimo cinquantennio pressoch tutti gli studiosi delle origini cristiane. Possiamo distinguere le fonti per la conoscenza dello gnosticismo in due categorie a) fonti gnostiche auten:
h)
fonti antigno-
A) FOiNTI
I.
GNOSTICHE
schicMe der
n,
1,
289-311
533-541
2,
193-196).
Possono
chiamarsi una volta per sempre gnostici della leggenda un gruppo di eretici , che vissuti ne-l periodo che prepar la genesi della vera
gnosi, si staccarono
della
comunit
cristiana,
offrendo
il
modo ad
eretici posteriori
e opere di cui
responsabili.
Sono
Simone
Mago,
Llenandro,
dio.
Ad
essi
vengono assegnate da
clesiastici
diamo qualche frammento in forma di citazione, ma che indubbiamente non appartengono agli autori di cui recano il nome. A Simone Mago, Ippolito (Phil. (1) VI, 7-20;
X, 12; IV. 5) attribuisce, riportandone dei tratti,
una
'A/Tcpadi? jxsyXTj
un grande annuncio
il
che
avrebbe rappresentato dei simoniani. Ma che un tale scritto, lungi dal rappresentare una composizione autentica del Simone a noi noto attraverso gli Atti degli Atesto sacro
della setta
n pure una produzione gnostica del secondo secolo, appare dal fatto che cosi lo pseudo-Clementine, come Ireneo ne ignorano l'esistenza.
postoli,
non
sia
il
patriar-
adulter
in mille
modi
ai
1'
Ottateuco mosaico,
lasciando in eredit
suoi seguaci libri pieni di fatuit e di stoltezze (Bibliotheca cod. 230: [Aupiat^ Ss xal ttoixiK<x,ic,
TaxipS7)X\!)ca(;
xy-l
XXxoTa.
auvTSTaya)? ToTq
7Ci0o[j(,voi(;
xa-
l'opera
Con questa abbreviazione sar sempre indicata Kar Tcaarwv alporetv ^Xeyxo?: nota comunemente sotto il titolo di Phllosophumena (Ed. Wendland,
(1)
nei
10
TsXiTcsv.)
(1)
Di Cerinto, Ireneo
1)
di
III 11,
'Icovv'jQV
uavysXLou
Tzoxcik^lfzoc,,
sono attribuiti
ai Nicolaiti e al
kE,
fondatore
;
ov[xaTO<;
tou 'laXSaPawO
un
'E\}a-YyzXio\f
TsksiGzcoq]
3) visioni e pro;
fezie di
il
il
un immaginario Barcobba 4) libri nome di una mitica Noria e tradizioni nome di Mattia.
II.
sotto sotto
Grandi maestri della gnosi. In questa categoria possono essere compresi i veri capiscuola del movimento gnostico, e i loro immediati discepoli, vissuti tutti fra gli
inizi
del
secondo
il
se-
figlio
Ein-
pifane, Valentino e
il
cui in-
segnamento
parte.
gene, in Lue.
(1)
neo
oeco?
di
Cos citeremo sempre la grande opera di IreLione "EXsYXOg -/.al vaTpo-v] x'qc, <j>uvSov[Ji,ou yv^il
nota sotto
titolo
delH antichissima
versine
latina,
adcersS Haereses.
Il
libri
stesso
(citati
negli Aeta Areheai, -55). Isidoro compose trattati etici e antropologici Clemente Alessandrino
:
conservato frammenti degli 'H6ix (^/romateis, (1) III, 1. 1), dei suoi 'E^YiY'/jTix tou Tupoci
lia
cpYlTOu
Hapxcap
(Ib.
VI,
6, 53) e
^^ux% (Ib. II, 20, 113^ La letteratura dei carpocraziani comprende i Euyyptx(jiaTa e gli incantesimi della setta, che Ireneo
ITspL 7rpo<j9uo<;
{Adv Haer
Guv"/]?
I,
25)
ha conosciuto,
il
di Epifane,
precoce
figlio
Clemente Alessandrino (Strom. III, 2. 5-10) riporta dei frammenti. Di tutti gli gnostici del secondo secolo Valentino fu, senza dubbio, il pi grande e il pi significativo." L sua attivit letteraria deve essere stata quanto- mai intensa. Ippolito ci ha tramandato un brano di un suo salmo, e tutte le cos dette Odi di Salomone, solo da pochi anni tornate alla luce in una versione siriaca, rinvenuta dal Rendei Harris, potrebbero ritenersi, con probabilit, una sua squisita composizione poetica. Clemente Alessandrino ci ha poi conservato preziosi frammenti di lettere ed
del quale
Avverto una volta per sempre che nelle citaStremata di Clemente Alessandrino, adopero l'edizione di Otto Sthlin nella raccolta Berlinese Die griecliischen christlichen SchriCtsteller dar ersten drei lhihunjerte .
(l)
zioni degli
12
omelie valentiniane
i8ir.
;
II,
8,
36
una
lotteria ad Agatopodo IV, 13, un'omelia sull'amicizia). Ireneo (adv. Haer III, 11, 9) nomina un JEvangelium Veritatis in uso
brano di 89 brano di
presso
valentiniani.
Infine
Tertulliano {Adv.
Vdlentinianos 2) una Sophia Valentini che potrebbe essere il titolo di uno scritto dello gnostico, e
ritro-
vato nella
Reinhardt,
acquistato
nel
parecchi di
ripartiscono
essi
spiegarono
una rimarchevole
ecclesiastici li
scrittori
due scuole, che chiamano Itaprima appartengono Secondo, Tolomeo, Eracleone, Teotimo, Alessandro, Marco ed altri minori alla seconda Teodoto, Bardesane, Fiorino, Armonio, Ambroin
lica l'una. Orientale l'altra. Alla
;
gio ecc.
Epifanio
(Havpiov,
haeresis
33, 3-7) ci
ha
conservato nel suo testo integrale una interessantissima lettera di Tolomeo alla
<E>Xct>pa,
SsXcpyj xaX-y)
religiosa.
ci
luppo storico dell'esperienza e della legislazione Nel suo commento giovanneo Origene
ha conservato copiosi frammenti degli *T7uo|iv7][xaTa di Eracleone sul medesimo vangelo spirituale,
il
pi
antico
saggio
forse
di esegsi
neotestamentaria.
Nel Be Carne
Ghristi (17 e
ISSO) Tertulliano
nelVadversus Valentinianos
ricorda
un
la-
voro di Teotimo circa imagines legis . Della produzione teologica del ramo orientale della
scuola
scriptis
valentiniana
Theodoti
(ex
esc
xax
to<;
OuaXsvTilibro
vou xpvou<;
s7TtT0(jiat)
conservati
come ottavo
degli Stromati di
Clemente Alessandrino e alcuni scritti di. Bardesane, il padre della letteratura cristiana siriaca. Poeta squisito, egli compose numerosi inni, alcuni dei quali si sono
conservati
ispir
il
negli
atti
apocrifi
di
Tommaso,
contenuto di un dialogo Trspl st[xap[jivv}?, che compilato dal suo discepolo Filippo, possediamo in siriaco sotto il titolo libro delle
leggi dei paesi.
Marcione, terzo grande e indipendente rappresentante del movimento gnostico nel secondo
secolo, si
foggi
un suo
:
speciale
Nuovo Testamento
esclusione delle
Pa-
E a giustificazione
dobbiamo tutte queste informazioni - contrariae oppositiones, quae conantur discordiam evangelii
oum
lego
committere, ut ex diversitate
-usenteiitiarum
cionem,
utriusqu'e
instrument
diversita-
{Adv.
Mar-
19).
Uno
nianza di Sant'Ambrogio {De Paradiso Y, 28), compil uno scritto SuXXoyicy^xoi per dimostrare
che
libri
mosaici, per le
falsit
che conten-
di Tertulliano
(De praescriptione liaereticorum, 30) Apelle, suggestionato a E-oma da una presunta veggente
di
registrato in
uno
(Oocvs-
Con questo
rono fra
il
primi
e rituale
secondaria imporspeciali
raggruppamenti ereticali, che vengono assumendo sempre pi nettamente una posizione di ostilit alla comunit ortodossa, non sempre riuscirono
tanza, confuse nel novero di
a conservare inalterati
come
gnosi di questi
15
Valentino e di Basiiide si complica e si meche i pascola a elementi derivati e avventizi, volentieri dri polemisti scambiarono spesso e
per postulati essenziali della tradizione -da essi
combattuta.
Analizzando
specialmente
docu-
menti superstiti della gnosi nel terzo secolo^ necessario ""con grande cautela sceverare i vari
strati di riflessione teologica e di organ^izzazione
hanno
lasciato
la
loro
mal
sviluppata la letteratura
gnostica in seno
innumerevoli conventicole rampollate dal ceppo delle grandi scuole gnostiche del secondo
alle
secolo.
Per amor
di
chiarezza, noi
riormente ripartire la
dello .gnosticismo in
una
attinse
della sua grande opera conmentita gnosi l) scritti gnostici utilizzati per la prima, volta da Ippolito romano nei PMlosophumena, e) scritti gnostici del III secolo, pervenuti fino a noi in versione copta del Y
;
reses
Tra i capi 29-31 del 1" libro VAdv. Eaedipende da fonti autentiche gnostiche, ve-
nerate dal gruppo dei Barbeliani . Ora il sistema gnostico ivi descritto offre sintomatici
parallelismi
eoi
16
stico,
l'
EavYeXiov
xaT
MapiyL
'A7uxpu90v
una So9ta
*l7]crou
XpiaTOu
una IIp^K; IlTpou stato ritrovato recentemente in una versione copta, nel papiro Beinhardt, gi menzionato. Di questo papiro non
il
una parziale illustrazione e alcuni specimina per il confronto appunto con Ireneo, utili ne ha dato Carlo Schmidt nei Sitzungsberichte
der
preussische
Akademie
dar
wis-
deve occupare
raccolta
il
Schmidt
.
nella
dei
Griechischen christlichen
fonti
:
Nove
il
principali
gnostiche
sono
naasseni (V,
6;1;X,
2
offre
9):
il
mento
dello
col
gnostico
arabo Monoimo,.
singolari
il
quale
precedente
;
rassomiglianze
(Vni, 12-15
3
il
X, 17)
X, 10);
4:
La parafrasi' di Seth, libro canonico dei Sethiani {V, 19:22; X, 11) 5 libro intitolato da Baruch, in cui lo
;
il
il
suo' pensiero
X, 16)
17
di
L'
'ATucpacLi;
fxeyXT]
Simone Mago
(VI,
un
trattato
valentiniano
29-37
13);
20-27
X,
16).
e)
Un
codice
copto, clie
il
Museo
Britannegli
ultimi anni del secolo XVIII, contiene un'amdal titolo Pistis SopJiia, la
fra
i
il
Saldel-
suoi
discepoli,
casi
SopMa,
e la
genesi
dell'universo
0.
sensi-
bile dal
mondo soprannaturale.
G.
del
Woide
codice
Appendix ad editionem N.
T. graeci
1799). Nel 1748 Maurizio Schwartze ne iniziava una ricognizione critica e preparava una versione latina del testo. La morte gli impedi di pubblicare il lavoro, che vide
(Oxonii,
per la luce nel 1857, per cura di J. Petermann, Pistis SopMa, opus gnosticum Valentino adjudicatum, Berolini 1851.
'
Un
sore,
altri
il
codice: papiraceo
nome
primo
posses-
viaggiatore
G-iacomo
che,
Bruce,
contiene
dop affrettate illustrazioni dell'Amlinau, hanno trovato in Carlo Schmidt nn critico accurato e un traduttore
frammenti gnostici
18 ~
fedele {GnosUsche SeJiriften in Koptiscier Spracie,
und Untersuchungeil
insieme
VI,
2,
e poi
in
traduzione, completa
volnme
della gi
men-
zionata raccolta di Koptisch-gnostiseie Sehriften). "Sul tempo di redazione e sul' luogo di ori-
gine della Pistis Sophia A. Harnaok ha fissato alcuni dati, clie controllati e. accolti anche dallo
tempo
in
di
persecuzioni
(p.
277
quindi prima della pace" costantiniana. D'altro canto i quattro vangeli e le lettere paoline rappresentano di gi,
del testo
copto
Schwartze),
per lo scrittore,
scritti
Testamento
del
da
lui
dio preparatorio,
ma
Nuovo. Uno gnosticismo cosi accomodante non pu essere anteriore al principio del terzo
confeimata dalla circostanza che la Pistis Sophia considera come testo canonico le odi di Salomone, delle quali ne riporta cinque, commentandole, vale a dire
secolo. Tale
datazione
viene
del secondo secolo, che deve quindi aver traversato parecchi decenni prima di assurgere ad una dignit cosi elevata.
di origine
anche
se
p.
311
il
Salvatore
(gtcotyjp)
:
mezzo
ai discepoli
([;,a0-/]TaL)
oggi un
re,
che un
uomo
del
mondo, d un
omicidi
{(poveZc,)
19
dunque
che pure
uomo
di questo
mondo, far ci, quanto pi possiedono l'Ineffabile e il primo Mistero, Signori di tutte le cose,
il
potere di intervenire
di
.
in
tutte le cose,
come
loro piaccia, e
ricevuto
di leggi
i
misteri
miare
gravissime emanate, fra l'altro, contro sovrano di risparil rei supremo supplizio. Ora noi sapCaes. 28) che l'Im-
usum
viri-
removendum honestissime consultavit da Lampridio (AZ. Sev. 24-39) che Alessandro Severo (221-235) aveva gi progettato una legge di questo genere.
Nessun dubbio quindi pu cadere suU' assegnazione della Pistis Sophia alla seconda met
del
IIP
il
luogo di provenienza,
la stessa
fanno concordemente pensare all'Egitto, dove la propaganda gnostica ha trovato sempre il terreno pi fertile, Laparte eminente che nella Pistis
Sophia ha Maria con le sue interrogazioni, rendono oltremodo probabile l'ipotesi che noi ab-
intitolato pie-
-. 20
cole questioni di
pcoTscrst^
Maria
(h.
Mapiac
(xi-
xpaL
ohe Epifanio
scritto
26-8)
dice
usate
dagli
Lo
del
papiro
Bruciano, di
natura
conosce due mutili codici diversi, in molteplici documenti. Il grosso del testo costituito dal
libro del
grande
che
lo
a criteri in-
con
due
libri
di Jeu, che la
assegnandone la data presso a poco al medesimo periodo. La seconda opera gnostica conte-
papiraceo,
si
rivela
come uno
sane,
scritto
ufficiale del
dei sethiani-arcontici.
Vi
si
7)
come un
profeta
.
di Nicoteo,
che Porfirio,
un
personaggio eminente nel gruppo degli gnostici sethiani di Roma, che Plotino combatt nella sua permanenza col. (Gf. Tlpbq to<; yvcooTtxoi;,
nelle Enneadi, il, 9, ). Per quanto riguarda la data di questa seconda opera, lo Schmidt, dopo
_ gli
oggi
ad
i
secolo, per
rapporti specialmente
del papiro berlinese.
--21
B)
FONTI ANTIGNOSTICHE
secoli, il
Per due
stato
1
li e
il
IIIj lo gnosticismo
scrittori
il
vero incubo
degli
ecclesia-
stici.
Si
comprende
altre
quindi come
le sue confu-
Anche pi
un
quando
l'
polemiche
teologiche assor-
birono
interesse della
si
societ
credente e
nuovo compito
todossia,
i
imponeva
1'
polemisti ecclesiastici
non
tralascia-
I
'
rono di ricordare
futarla, sulle
orme dei
loro predecessori.
In quel prezioso archivio della chiesa precostantiniana che la sua storia ecclesiastica, Eusebio di Cesarea non si lascia sfuggire un'occasione
)
di
ricordare, con
le
dovute
parole di
lode,
nomi
degli espugnatori
blica.
E per parecchi
menzione superstite del loro lavoro. Sono cosi perduti gli scritti di. Agrippa Castore, di Egesippo, di Eodone, di Filippo, di Modesto, di Eraclito, di Massimo, che studi a lungo il problema pi agitato dagli eretici donde il male
:
della materia?
Tcspl
tou ttGsv
TY)V
y\
xaxia xal
TTspi
TOU
YV7)T7)V
UTup^SW
uXvjV
{H. E. V. 2 Sgg.).
Ma
le
22
pervenute pressoch
sti
al
rappresentanti
Teodoreto.
sono
Ireneo,
Tertulliano e
lo
strio,
lO in Asia Minore, emigr nella Gallia meridionale con una di ([uelle colonie che frequenti si trasferivano nel secondo secolo dall' ik.natolia sulle sponde del
vei'so il
nato
liodano.
il
Fu
il
prete
nella chiesa
di
Lione
e tra
178 venne a E-oma a perorare^ presso Papa Eleuterio (Eus. H. E. V, 4, 2) la causa dei niontanisti. Successe a Fotino nella cattedra vescovile lionese e mori forse martire (lo attesta
177 e
S.
Girolamo,
lo
Gom. in
Il
Is.
6^!:,
4) agli albori
del
terzo secolo.
principale
scritto
e
di Ireneo
appunto
Sovu^ou
smascheramento
confutazione
lriq
i|;u-
[Ad^versus Haereses)
in 5 libri,
menti nell'originale greco, attraverso le citazioni (li Ippolito, di Eusebio e di Epifanio (Edd. Massuet in Migne, P. G. YII; Stieren; Harvey). Il prete cartaginese Tertulliano, nato verso
la
di
cui
fertar vixisse
ini.
(Grir. de vir.
23
un' opera che
non possediamo pi
seguaci di
Apelle.
;
adoperando argomenti originali, clie divennero poi fondamentali nella tradizione eccontro
col
il
clesiastica,, sollev
netta pregiudiziale,
suo
De
Praescriptione
haereticorum. tavole stabiliva che chiunque avesse tenuto per un biennio l'uso di un fondo^ o per un anno
l'uso di
Come
un
per questo
legittimo
si
proprietario. Tale
i^scap2o ed era
maniera d'acquisto
autorizzare
chiamava
Fu
poi necessario
un procedimento affine per i fondi i quali non vigeva il diritto quiritario, e i peregrini che non erano capaci di dominium- Fu perci permesso a chiunque avesse preso regolare possesso di un fondo provinciale e lo occupasse da un decennio, di reprovinciali, per
spingere in linea pregiudiziale qualsiasi reclamo dell' antico proprietario, in virt della longae
possessionis praescfiptio
.
Con mossa
geniale,
Tertulliano
applica nel dominio teologico questo espediente procedurale agli eretici che mossi
dall'
evangelico quaerite
et
invenietis
son
il
una pi
alta elaborazione
che la
in suo diretto e incontestato possesso. lecito cercare, finch non si sia trovato ma quando
;
24
si
l'
giunti
al
possesso
della
regula
Mei
invito
evangelico
'
alla ricerca
non
pi ap-
plicabile
saluti
:
cedat
Si
dunque da parte
;
vane speculazioni nulla di comune Vangelo e l'Accademia. Ipsae haereses a philosophia subornantur. Inde aeones, et foj'mae nescio quae, et trinitas hominis apud Valentinum platonicus fuerat. Inde Marcionis deus melor de tranquilli tate a stoicis venerat. Et ut anima interire dicatur, ab epicureis observatur. Et ut carnis restitutio negetur, de una
fra
il
:
omnium
materia
est
;
cum Deo
aequatur,
Deo
allegatur, Hera-
clitus intervenit.
Eadem
et pbiiosophos volitatur,
idem retractatus implicantur. Unde malum et quare ? et unde homo et quomodo ? et quod proxime Valentinus proposuit, unde Deus? Scilicet de enthymesi et ectromate. Miserum Aristotelem qui illis dia!
coactam in conjecturis, duram in argumentis, operariam contentionum, molestam etiam sibi ipsi, omnia retractantem, ne quid omnino tractaverit Quid ergo Athenis et Hierosolymis ? Quid academiae et ecclesiae? quid baereticis et christianis ? Nostra institutio de porticu Salomonis est, qui et
endi, versipellem in sententiis,
.
. .
25
ipse tradiderat (Sap.
oitate cordis esse
I,
1)
dominum
:
in simpli-
quaerendum
et
cum
et
platonicum
dialecticum ehristianis-
Nobis curiositate opus non mum est, post Ghristum lesum, nec inquisitione, post Evangelitim. Oum credimus, nihil desideramus
protulerunt.
ultra credere.
Hoc enim
prius credimus,
(7,. 8).
non
esse
De
Praescriptione Tiaereticorum
apuno
che
schematico
libellus adversus
omnes
Jiaereses,
torto sotto
il
da Vittorino
Lo scritto va indubbiamente a nome di Tertulliano. Redatto forse di Pettau agli inizi del IV secolo,
alla
ha servito di base
ricostruzione di
lito.
critica
moderna per
la
un
trattatello-^perduto di Ippo-
edizione promessa
'
norum
Vienna).
Ippolito
Romano,
il
pi insigne scrittore
cri-
stiano precostantiniauo dopo Origene, il terzo grande rappresentante della campagna antignostica. La sua statua, ritrovata nel 1851, mutila,
nei cimitero della Tiburtina, e attualmente conservata al Museo Lateranense, reca, sui fianchi della cattedra, un elenco, incompleto, dei suoi
numerosi
scritti. Il
mena
ci
ha ridato
materiali
necessari
per la
non agevole
biografa.
Vis-
suto a
e
i
Roma
fra
il
lev contro
Papa
un
partito
scismatico,
quando
riammettendo
i
alla
comunione
ecclesiastica
i
rei
di fornicazione;
autorizzando
todosse
matrimoni
;
fra
cristiani di difile
riaccogliendo nelle
or-
proverava a Callisto di patrocinare una dottrina del Logos che non poneva una suJSiciente distinzione tra Padre e Verbo, si da' finire con
l'attribuire tutta l'opera' redentrice, la
passione
compresa, al primo anzich al secondo. Nel 235 Ippolito era esiliato in Sardegna insieme al Vescovo Ponziano, secondo successore di Callisto.
Entrambi morirono
rate
col e le loro
salme vene'
furono
le
trasportate
E,oma
nell'
agosto
del 237.
Fra
zione
opere
il
di
Origene
libro
tradito
in molti,
manoscritti
primo
di
una
confutaaipascov
di tutte le eresie
y.y.T.
Tcacrcav
da s contro simile attribuzione, non potendo essere il dottissimo prete Alessandrino autore di uno scritto, nella'
sXsYX^?! ^^ testimonia
si
attribuisce la
di-
XIV, contenente
libri
sagacemente
forse.nel
mosfcrato
libr,o
27
D'Als, noi
il
abbiamo
IV
grossa
opera, noi
possedere -integralmente lo scritto teologicamente pi importante del prete romano, che capitan
lo s^cisma
contro Callisto. Il testo completo fa pubblicato dal Miller nel 1851, ancora sotto il
lavori del
Dollinger e
in
autore dell' quel Xa^u1' opera precisamente che mano pivO-o? che Fozio conobbe (Bibliotlieca, cd. 48). Poich nel corso della esposizione Ippolito ac-
vero
cenna
toq
ai
primi
quattro
libri
con
le parole v
(f)iko(jo(f>QX>[Lvoic,
(sottinteso
Syfxacrt,
XT,.
filosojS.che),
applicato
il
lo
scritto
titolo
In
realt
il
Ippolito
si propone di confutare gli eretici provando che essi hanno ricevuto le loro strane dottrine, non dalla Sacra Scrittura o dalla tradizione, bens dalla sapienza dei pagani (ex tyic, 'EXXtjvcov GO(pi(x,c,). Per questo i primi quattro li, bri tracciano un quadro della sapienza classicamentre gli ultimi sei espongono e confutano i sistemi ereticali (Edd., oltre quella del Migne, fra le opere di Origene, vanno ricordate quella Dunker-Schneidewin, Gottingae, 1856 abbiamo gi citato la nuova edizione del Wendland).
;
I PMlosopTiumena
28
giunta
suoi
ad
una conceuno
zione
tato
sistematica
dei
aveva gi in brevi tratti tenuna esposizione ed una confutazione stringata dei principali sistemi ereticali. A un tale scritto alludo lo stesso Ippolito nel proemio dei
scritto giovanile
suoi
Philosophumena,
nella
ricordando
di
aver
gi
morosi di pi aperto svergognamento, gli atei gnostici abbandonassero il loro sbagliato sentiero e desistessero dal loro insano proposito.
Eusebio di Cesarea accenna forse a questo secondo trattato ippoltiano, menzionando. (H. E.
VI,
22), fra le
npoc,
ad ogni modo ci at(X.lpsaei(;. Fozio maniera indubbia di aver conosciuto nn opuscolo contro 32 eresie, da Dositeo a Noeto, che Ippolito avrebbe composto utilizzando gli insegnamenti di Ireneo vzyvoaQri
nLGOLc, lLc;
testa in
(3L(3>.iSpLov
*Itc7-oXtou'
[icSri'vriQ
Se
EtpsvaLou
'ItctcXuto(;.
~Hv
to
crvTayjjLa
xolt.
aipaecov
A^'
Ttavcov
(Bibl.
121).
La mole
e la
trama
dei
29
noi quindi
dobbiamo considerare come perduto. Dopo Ippolito la polemica antignostica perde d'intensit e quando essa viene ripresa al tramonto del IV secolo, ha un. valore pi retro'
Epifanio vescovo di Salamina nell' Isola di Cipro, era, come si sa, un implacabile cacciatore di eresie. In giovent, visitando l' Egitto
per istruirsi, ebbe occasione d'incontrarsi, oltre
che con dei monaci insigni, con dei tardi ma ostinati rampolli della gnosi valentiniana. E quando varso il 374 si accinse a racchiudere
nella sua oassettina per
la confutazione di
medicine, Havpiov,
80 efesie (simboleggiate dalle 80 concubine del Cantico dei cantici VI, 7), non manc di attingere alle opere degli eresiologi
cristiani,
per confutare, oltre 20 sistemi preanche le molteplici scuole gnostiche, pur avendo particolarmente di mira gli errori pi in voga al suo tempo, che egli riassume sotto l'etichetta dell'origenismo. L'opera di Epianteriori,
fanio, preziosissima come raccolta di fonti, rivela la sconfinata credulit dell'autore (Migne,
P.
G-.
XLI-XLII
K.
ed Dindorf,
oggi
Holl ha iniziato
primi tre
le
secoli).
da Epifanio,
utiliz-
zando probabilmente
medesime
fonti
che
questi
30
Pilastrio
aveva adoperato,
vescovo
di
nn equivalente
molto ridotto del Panarion. Il suo Diversarum liaereseon liber enumera e confuta 156 eresie, 28 anteriri al cristianesimo, 128 cristiane (Migne, P. L. XII, e poi ed. del Marx nel Corpus SS. Eccll. Latt. 38, Vindobonae, 1898). Infire il dottissimo Teodoreto di Ciro, nato verso il 386 ad Antiochia, morto verso il 458, componeva dopo il Concilio Calcedonese del 451 una octpsTLXTJ^; xaxo[jiu0La(; zrcixoyA] compendio delle favole ereticali in 4 libri tessendo una concisa storia delle eresie, a partire da
Simon Mago (Migne P. Q. LXXXIII). Di queste fonti antignostiche la critica moderna ha cercato di
voli e di stabilire
il
fissare
rapporti scambie-
valore.
Come
nella
solu-
zione di
un problema matematico,
la critica
ha
polemica ecclesiastica
struzione
delle
fonti
il
precisamente
il
per rintracciare
crvrayaa di Ippolito e
trat-
diresse
adottivi
il
Vero, verso
il
150, al
e.
tiche
denti,
romane
ai
:
cristiani
sctl Ss
detto
tj^jiIv
TcacTcov
zi
31
di
:
Tcov YyV'/)M.VCOV
aLpcrsQV (juvTSTaYjj-vov,
ve
lo
faremo recapidarebbe
degli
Come
il
Tavuia di Giustino
non
ci
pervenuto,
dagli
scritti
Le indagini storico-letterarie della critica moderna intorno alle fonti di cui disponiamo
per la conoscenza dello gnosticismo, dall' opera
classica del Lipsius del
1855,
attraverso
nu-
merosi
saggi
di
A. Harnack,
gnostica
cbe
le
sul terreno
della letteratura
faceva
sue
prime
armi, e le
e J.
antitetiche
analisi di P. Hilgenfeld
Kunze, fino agli studi riassuntivi del De Faye, hanno prevalentemente mirato alla risoluzione di questo problema.
Si
pu fare
:
il
bilancio di questo
fissando
le
mezzo seconcluFiri:
colo di ricerche,
seguenti
sioni
1 lastrio,
ci
Lo
pseudo-Tertulliano,
Epifanio,
impresa impossibile risalire da Ireneo da Ippolito al perduto c>uvTaY(jLa di Giustino; 3 - La tradizione ecclesiastica relativa allo gnosticismo non risale al di l del decennio 170-180 verso questo tempo Ippolito stato
e
:
che costituiranno
pLov antignostico
;
32
il
materiale
4 - Ireneo e Ippolito esprimono cos quel che si sapeva e si pensava della gnosi nei circoli ortodossi verso il 180, 50 anni cio dopo
il
fiorire dei
gnostiche
contatti
di
alterarsi
nei
deformarsi
sotto lo
preoccupati
della
il
lagare
gnosi
porre
tanto per
insegnamento autentico dei corifei e quel che deformazione e adattamento dei discepoli. Mediante il controllo sui frammenti superstiti di scritti gnostici originali, noi dobbiamo riportare la testimonianza patristica al suo genuino valore e al suo reale signiessere
stato
ficato.
che pu
g)
ben pi rimarchevoli per ampiezza di materiali indagati, per importanza di conclusioni assodate, le ricerche compiute negli ultimi
decenni
intorno,
alle
Ma
dottrine
centrali
della
33
venienza, ai loro caratteri teorici, alle loro interferenze pratiche. Dal tempo del Mosheim
non
si
mancato Neander
Matter,
come
il
G-ieseler,
come
il
avevano studiato l'apparizione e lo sviluppo del fenomeno gnostico ponendosi dall'angolo visuale
della sua. derivazione dalla mistica popolare orien-
Verso
il
una illustrazione
1880
lo Joel
che
le
idee
essenziali
in
Pla-
tone. Il
apporti
considerevoli
che
allo
stato
movimento
cato la misteriosofia
ellenistica. Infine Adolfo Harnack, pur riconoscendo la disseminazione di un complesso sincretismo a tinte orientali-
la
gnosi,
non
ha mai cessato di scorgere in essa* prevalentemente un processo di < ellenizzazione acuta del
cristianesimo
.
Le
hanno portato a un
rifiorire gagliardo delle primitive ipotesi. I lavori del Kessler, del Brandt,
^34
deirAnz, dopo aver mirato a porre
capitale della gnosi
delle
la dottrina
nella
visione
della
salita
attraverso
degli
eoni
ostili
(Arconti,
spiriti planetari)
presupposti e la derivazione.
Carlo Sohmidt,
il
benemerito editore dei documenti gnostici copti, in un saggio dove rievocava i rapporti di Plotino e della sua scuola con lo gnosticismo, attestati dalle Enneadi e dalla biografa plotmiana redatta da Porfirio, il neoplatosentenziava in forma sintetica nismo presuppone la filosofia greca, lo gnosticismo presuppone lo spirito la mitologia orientali, il cristianesismo presuppone lo spirito del giudaismo. Panteismo, dualismo e monoteismo sono le ultime radici di questi tre sistemi i
:
quali escludono
alla
loro
base
ogni
.
compro-
Ma
il
pi
serio, il
pi ricco
tentativo cbe
sincre-
sia stato
mondo
della
di
filoni di tradizione e
eea e
la
fantastica
antropologia
il
gnostica,
sui
quello di
W.
Bousset,
dello
cui
volume
pro-
blemi capitali
1907, segnava
gnosticismo,
apparso
nel
35
liare nello
sviluppo di queste
ricerclie, e
poteva
essere considerato come il massimo sforzo realizzato per porre fuori discussione la dipendenza della gnosi,
non gi
del
con particolare insistenza e imponente copia di parallelismi il fondamentale dualismo della gnosi
e
cezioni affini
sistemi
orientali,
che
della
e
gnosi
si
rivelano
probabili propaggini.
Le indagini
tutte,
di questi
sono
fi.no
pi
quale
prendendo direttapaente
capitolo,
consacrato
alla
salvatore
gnostico,
i
immagini familiari
fonti
sincretistiche
pervenuteci
dai
di
un mito
penetrato
a
popoli venuti
86 ~
contatto con Plran, aiuterebbe a spiegare,
non
ma
in genere
propaganda
evangelica.
Ma
cinamenti
di
parallelismi
ingannevoli,
nella
porsi
i
imfun-
tratti
differen-
gnosticismo e di intenderne la
cristianesimo
antico.
la
maniera pi salda ed
frammenti
superstiti, in cui
pi insigni suoi
capisaldi
essi
rappresentanti
consegnarono
della
da
la
fisiono-
mia originaria
37
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
A) Cfitica
Gli
delle Fonti.
si
pos-
sono ritrovare nel loro lesto originale nella edizione di Ireneo curata dallo Stieren (I, 901-971) e nella ^e^^ergeschichte des Urehristentums di A. Hilgenfeld (Leipzig, 1884).
vati in copto,
Dei documenti pi tardivi dello gnosticismo conserdopo r edizione dello Schwartze e del
1851),
Pelermann (Gotha,
christliciien
occorre
derte
1905).
Har-
nack,
del
III
IV
secolo, v. G.
Volkmar,
Die Quellen der Ketzergesehiehte bis zum, Nicnum, Leipzig, 1855; R. A. Lipsius, Zur Quellenkritik des Epiphanios, Wien, 1865 R. A. Lipsius, Die QueVen der ltesten Ketzergesehiehte, Leipzig, 1875 A. H^nack, Zur Qaellenkritik des Gnostieismus, Leipzig, 1873 H. Sthelin^ Die Gnostisehen Quellen Hippolyts, Leipzig, 1890 ; J. Kunze, De historiae gnosticismi fon^ tibus novae questiones criticae, Lipsiae, 1894 ; E. De Faye, Introduction l* elude du gnostieisme, nella Revue de l'histoire des Religons, 1903, nn. 45 e 46;
; ;
;
E. Buonaiuli,
Lo gnosticismo, Roma,
1907.
gnostischen Sysieme, Berlin, 1818; J. M&iiQry Histoir Gritique du gnostielsmey Paris, 1828 F. G. Baur, Die christliehe Gnosis oder die christUehe ReligionsphiLosophie in ihres geschichtlichen Entwiekelng, Tbingen, 1835 W. Moller, Gesehichte der Kosmologie in der griechischen Kirche bit auf Origenes, Halle, 1860; T. Mansel, The gnostic Haeresies, Ed. Lightfoot, London, 1875 A. Harnack, Lehrbuch der DogmengeschiH. Weingarten, Die chte, 1^ Freiburg, 1894, 211-271 Umwandlung der ursprlnglichen christliehen Gemeindeorganisation zur Icatholischen Kirche, nella Historiche Zeitschrift, 1880, 441-67; M. Joe, Blieke in die Religionsgeschichte zu Anfang des zweiten christlichen Jahrhundert, Breslau,1880; Gr. Koffmann, Die Gnosis naeh ihrer Tendenx und Organisation, Breslau, 1881; K, Kessler, Ueber Gnosis und altbabylonische Religion, nelle Abhandlungen des fnften Orientalischen Kongresses , Berlin, 1882, 288-305; W. Brandt, Die Mandische Religion, Leipzig, 1889 A. Dieterich Abrassas. Studien zur Religionsgeschichte des ppteren Altertums, Leipzig, 1891; G. Anrich, Das aniike MyHerienwesen in senem ElnJluss auf das Christentum, Gttingen, 1894; G. "Webbermin, Religionsgesehiehtliche Studien zur Frage der Beeinfiussung des Urchrist^ntums durch das ardike
;
;
Mysterienwesen, Berlin, 1896 W. Anz, Zur frage nach dem Ursprung des Gnosticismus , Leipzig, 1897
; ;
j'iidische Gnosticii)e
E.
H. Schmitt,
Gnosis
39 ~
W. Bousset, Hauptprobleme der GnoLeipzig, 1903 sis, Grttingen, 1907 e art. Gno^is nella Real. Enc.
;
Plotin's
C. Schmidt, Die Stellung-zum Gnosticismus und lrchlichen Christentums, Leipzig, 1900; K. Liechtenhan, Die Offerbarung im Gnosticismus, Gltingen, 1901 R. Reitzenstein, Poimandres, Leipzig, 1904; Die hellenistif.
d.
class.
Alt.
F.
1,
1503-1533
che Mysterienreligionen,
2, Leipzig, 1920; E. De Faye, Gnostiques et Gnosticisme. Elude critigue des documents dii gnosticisme chrtin aux II et III sicles, Paris, 1913; R. Reitzenstein, Die Gtin Psyche in der hellenistischen und frhchrstlichen Literaiur, nei Sitzungsberichte der heidelberger Akademie der Wissenschaften del 1917 ; Das man^ische Bach der Herrn der Grosse und die EoangelieniXberUeferung negli stessi atti accademici del 1919 ; Das
Unlersuchungen, Bonn, 1921 (un riassunto delle concluquesto saggio dato dal Reitzenstein medesimo nella Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissensioni di
schaft
del 1921).
storia
della
il
campo
della lotta
incessante fra
Logos e il demonio, Eusebio osserva al e. 7. del L. IIP della sua storia ecclesiastica che, risplendendo ormai dovunque, come altrettanti astri, le comunit cristiane, il nemico irreconciliabile
della verit e della salvezza degli tomini, pens
di affliggerle, oltre
riori,
che con
le
persecuzioni este-
anche con i come a due teste e a due lingue, due discepoli di Menandro, Saturnino Antiocheno e Basilide Alessandrino, che costituirono l'uno in Siria, l'altro in Egitto, due perniciose scuole di eretici. E soggiunge che molti difesero allora la verit, tra cui va segnalato Agrippa Castore, il quale pose in luce meridiana le aberrazioni di
dissensi interni e suscit
un serpente
seguaci
un
silenzio quinquennale.
Quando dopo le vittorie di Costantino su Massenzio e di Licinio su Massimino, che a lui apparivano come il trionfo definitivo del cristianesimo sul paganesimo, Eusebio raccoglieva
42
nella sua grande opera la biblioteca apologetica
della
societ
tre secoli, lo
teololettee
precisi
per ricostruirne
pure testimonianze
aperte deformazioni.
Lo gnosticismo
dell'eiJ
sua
pocrate ed Epifane,
Valentino,
Eracleone,
To-
BASILIDE ED ISIDORO
Per assegnare il limite cronologico all'attivit di questi due insigni rappresentanti del pensiero gnostico, noi non possediamo dato pi attendibile che quello fornitoci da Clemente Alessandrino, il quale nel L. VII dei suoi Stromata (17-106), dopo aver rapidamente accennato alla predicazione cristiana
continua:
sotto Nerone,
Pi
-i
escogitarono
48
l'epoca di
silide .
Antonino seniore
(138-161),
come Bacollofiglio
Verso questa seconda data deve carsi anche Fattivit letteraria di Isidoro,
e scolaro di Basilide.
I passi di Basilide e
di
Isidoro,
superstiti
Jativamente numerosi. Li ha conservati quasi tutti Clemente Alessandrino, il dottissimo successore di Panteno nella Direzione del SiSaaxa.Xsiov cristiano di Alessandria,
il
quale,
mirando
i
primi
una piena e stabile armonia del sapere profano e della credenza religiosa, riprendeva in esame il programma degli
dei terzo a raggiungere
gnostici di
cinquant'anni
prima,
j
registrava
diretto
nei suoi
eruditissimi
Tappeti
l'eco
Non meno
di
di
dodici
sono
passi di Basilide e
Isidoro
o nel
conservatici
loro
da
Clemente o
alla'
lettera
contenuto,
26.163;
riassunto (Stromata,
IL
IPL;iy.
12.81;
12.86;
24.153;
Y.
1.3; 11.75; YI. 6.55): ad essi possiamo aggiungerne qualche altro, ricavato dalle citazioni di
Origene e degli Acta Archlai. Li registreremo e li esamineremo qui secondo una disposizione logica che ci consenta di raffigurarci la fisionomia autentica del sistema basilidiano, senza
chiedere che informazioni supplementari agli apprezzamenti che troviamo negli scrittori ecclesiastici.
44 ~
E
poich a base
religiosa
di
sta
dottrina
fatto
fondamentale
riferimenti
di
della fede,
l'atto di fede.
Abbiamo quattro
Clemente che ci illuminano su questo punto. Il primo racchiude una vera definizione della fede, consona perfettamente a quella della lettera agli Ebrei (XI. 1): i seguaci dunque di Basilide
definiscono la fede
come
l'adesione
dell'anima
ad una di quelle realt che non colpiscono le facolt sensibili, non essendo presenti (IL 6-27). Il secondo accenna alla natura della elezione
come ad un dono soprannaturale Basilide concep l'elezione come straniera al mondo, per:
ch di natura supercosmica (IV. 26.163). Il terzo racchiude tutta un'argomentazione ad hominem di Clemente, la quale ci fa intendere come i Basilidiani facevano della fede una reale
entit^ deposta nel nostro spirito dal volere be-
nevolo del Padre, in virt della quale noi siamo capaci di assurgere naturalmente alla comprensione del
mondo divino
in realt, se
con-
sentito di toccare
intellettualmente
Iddio
il
per
virt di natura,
sostiene che la
come opina
Basilide,
quale
forma pi alta di conoscenza la fede, il regno, la capacit appunto costituisce creativa della bellezza, e quindi una sostanza degna e congiunta del Creatore, allora converr che si definisca, la fede, come una essenza, e non gi una capacit, una natura, un' ipostasi,
45
Divengono
cosi sterili e
vani
pre-
Vecchio come del Nuovo Testa mento, attuandosi naturalmente la salvezza di cbi destinato a salvarsi, come vuole Valentino, e .si credenti ed eletti pure per virt di
cetti tanto del
natura,
sibile,
come
ritiene Basilide.
indipendentemente dalla venuta del Salvatore, che col tempo, in un momento determinato, potesse giungere la natura al meriggio del suo splendore. Ma se costoro diranno necessaria la presenza al
mondo
tutte
le
pre-
compie
questo
e si
realizza
Da
tratto,
che
inci'si
di
Clemente tenta
di porre in conla
con-
come
una
Come gli uomini recano, secondo Basilide, dal loro viaggio ultra-mondano,
e dei predestinati.
Interpreto
(1)
il
gcaftca,
secondo
le plausibili
dello Sthlin.
46
gli spiriti concreti
quarto riferimento di
Basilide
Clemente
fede
ci
alla dottrina di
intorno
alla
:
I seguaci
cavirt
pace di percepire
le realt conoscibili in
con-
e che d'altra
scuno conferito il dono della fede, in proporzione della sua speranza (II 3. 10.) (2). Ma in quale sfera di credenze, secondo Basilide, si esercita la fede, che gli eletti portano
(1)
PoicJi
astrologhi
ed indica
noi dobbiamo
vocabolo usitatissimo dagli periodi dei movimenti siderei pensare che il destino dell'eletto e del
Stdaxvjiia
i
credente fosse, secndo Basilide, posto in armonia con particolari circostanze astrali.
(2)
la
concezione
Basilidiaha della fede, come quella che distrugge ogni sua spontaneit e quindi ogni suo merito. Ma non
annulla per questo il colore gnoseologico dell'atto centrale della vita religiosa. Nel quinto libro degli S tramata (3, 13) riprende per suo conto 1* argomento
osservando
come
47
anima in virt di un infallibile decreto del Padre non generato ? La risposta al problema non agevole. Parecchi critici di vanella loro
lore,
quali
il
Bousset e
il
il
Hilgenfeld,
sostenaltri
gli
manicheo, coordinando gi nei primi decenni del secondo secolo quelle correnti dualistiche
persiane che dovevano trovare in
secolo
Mani
il
loro
un
Per procedere con la maggiore chiarezza possibile vediamo di farci un'idea del processo logico, che ha. guidato la formazione del pensiero basilidiano. Il problma che colpisce pi profondamente Basilide, come gli altri gnostici, sembra essere stato il problema del male e del dolore. Quale rapporto intercede fra
dopo.
. .
scorge,
con
l'intelligenza,
le
realt
conoscibili e gli
giustizia,
del-
eventi futuri.
Quando parliamo
le
della
che mai
vedemmo con
la
nostra
Io
sono la verit (G-iov. XIV. 6). Con l'intelligenza dunque da contemplarsi il Verbo. Ma quali mai
chiamerai
Quelli
tu
autentici,
si
domanda Platone? indugiano volentieri nella contemplazione della verit. Ora il medesimo Platone nei Fedro si spieg, asserendo che la verit l'idea e la riflessione di Dio. U che barbari espressero con
filosofi
(Rep. V.)
che
le parole:
Il
Verbo
Dio
_ 48
etica?
problema Basilide scorge una esemplificazione pi tormentosa nel martirio. Come mai i virtuosi per eccellenza, gli eletti,
Di
tale
Clemente Alessandrino ci conserva, per fortuna in una citazione testuale, la risposta di Nel vigesimo terzo libro dei suoi Basilide
stituito ?
:
chiamate
tribolazioni,
effettivamente
.
rei
non
samente in causa per altre ragioni, (1) onde non soffrano come cpndannati per male fatte patenti, n ricoperti di vituperio, come (potrebbero esserlo) l'adultero o l'omicida, bens
come
li
cristiani
ritrovati
naturalmente
tali, il
che
sollever
il
in
modo da non
se alcuno
dolore.
sia tratto al
(l) Il lesto
di
difficile
interpretazione.
:
codici
recano concordemente
la
lezione
Lo Schwartz
correggere I'Svtok; in o^ SsvTt?; lo Stahlin, pi verosimiimente, di cambiarlo in l^suic, e in tal modo il passo corrisponde convenientemente alla concezione basilidiana della metempsicosi e dei cicli andi
propone
umane.
-.49
questi soffrir a
tere costituito,
come
solita soffrire
norma
ma
soffrir
peccato.
Come
dunque
alt
la et infantile, che.
commesso,
ma ha
in se
dit di
peccato,
quando soggiaccia
nulla
dolore,
se gl'iniziato, in
attualmente
soffri,
colpe-
vole, patisca
abbia patito,
non diver-
s la capacit
ma non cogliendo l'occasione del non pecc egli ma non da tenerglisi conto, se non pecc. Poich come chi vuole commettere adulterio, adultero, pur se non raggiunge il suo intento, e chi vuol commettere omicidio, omicida, pur non "potendo ucpeccato,
;
'
immune'
di colpa, se
sia
veda
soffrire,
male
per la
poco
dopo dice apertamente anche del Signore come di semplice uomo: Se poi, lasciati da parte tutti questi discorsi, ti proporrai di confondermi, ricordando determinati individui, come ad esempio dicendo: il tale dunque pecc, perch il tale
soffr,
se permetterai, risponder:
non
pecc,
se
ma
ancora
50
tu voglia- stringere di pi
il
tuo
discorso,
ri-
come
disse
un
tale
(Giobbe
e
mondo
si
vede,
Clemente
scorge
di
Basilide
un'allusione
Cristo,
che
era
intenzione
dello' gno-
specula-
per poter
supporre
un
Clemente
delle
inoltre
cir-
coscrive di troppo
la
portata
considera-
non pi
innumerevole dolore che nel mondo. Il dotto contrappone alla desolata conclusione dello gnostico un argomento ad hominem: se il martirio fosse unicamente l'espiazione di antecedenti pene, si dovrebbe dire che anche la fede e l'insegnamento religioso
scrittore Alessandrino
sono cooperatori
strumenti
del
dolore.
Cle-
(1) Tutti gli gnostici sono doceti e quindi non ammettono la realt delle passioni. Nel caso nostro, noi sappiamo da Clemente (Str. I* 21, 146) che basilidani celebravano il battesimo di Ges {mcpd'^s'.a) con una speciale solennit, trascorrendo tutta la notte ani
51
mente non risolve cosi la formidabile difficolt contro la Provvidenza che Basilide si era proposto. Come anche interpreta alquanto arbitrariamente il pensiero basilidiano, quando afferma che ammettendo un male e un peccato che svolgono fatalmente il loro predominio e meritano la pena, Basilide ha inito col divinizzare Appare in(O-sL^cov tv SLa^oXov). il demonio fine verosimile che l'accusa mossa ai basilidiani
di togliere merito iis
qui
usque ad mortem
minibus Jesum (Origene, Comm. in Mt. 38) sia nata dall'aver frainteso e deformato l'opinione secondo la quale ogni dolore, martirio
compreso, l'espiazione
Indiscutibile appare
basilidiana
di-
colpe
peronali
re-
peccare.
pi
tosto
la
credenza
nella
metempsicosi.
dice
(il
Commentando
N^n
rilevando
empie
favole,
preci-
samente
alla
credenza
pitagorica,
secondo la
credenza egli si sforza di ricavare dalla sentenza dell'apostolo, con queste parole l'apostolo
:
disse
dire,
io
vale a
prima di scendere in questo corpo, vissi in quella foggia di organismo che non era sot-
52
toposta a legge, e precisamente nella forma di
basiasser-
passo pi invocato
negli
dai
suoi
contenuto
episcopi
Ada
disputationis
Ar-
chelai
siarcJiae (1), e
persiani
(2)
un
nome
Basilide
pi antico (di Mani), vissuto non molto tempo pi tardi dei nostri apostoli, il quale, essendo
inesauribile in risorse e avendo constatato
che
a quel tempo
tutte
le
possibili
ipotesi
erano
proclamare il medesimo dualismo caro a Sciziano (3). Ma nulla essendo in grado di dire che fosse originale, si sforz
(1) Quest'opera, conservata solameiile in una versione latina della fine del quarto secolo, fu scritta, probabilmente in greco, da Egemonio, nella prima met del medesimo secolo, e fa il resoconto di una
immaginaria disputa tra Archelao vescovo di Career nella Mesopoiamia e Mani. Il testo fu edito la prima
volta dallo Zaccagni, nel 1698 (Cjllectanea
Monumen.
veterum). Di recente il Traube venne in possesso di un codice pi completo dell'opera, che affid allo studio del Beeson, il quale ha potuto cos dare un'edizione molto migliore del prezioso scritto, nella raccolta berlinese degli scrittori greci dei primi tre secoli.
(2)
silide
53 di
cambiare
la
terminologia
si clie
suoi libri
Esiste su-
un decimo
:
in
procinto di
stendere
la
pae
un opportuno
parabola
esso
profittevole spunto.
Mediante
la
del
XYI,
20),
addita
Basilide
esclamando:
Usciamo dunque da simile stolta e curiosa incostanza Indaghiamo pi tosto quel che anche i barbari specularono intorno al bene e al male
!
pri)i-
all'uno
il
e
e
all'altro
il
riporta-
rono rispettivamente
bene
male, asserendo
che essi
[n-on
Queste due
ciascuno infatti
caro
quel
Ma dopo
l'altra
le
tenebre
come
sotto lo
54
brama
(1).
di
accoppiarsi
ad
essa, di
parteciparne
Tale inquietudine
invece,
in-
mossa da alcuna vaghezza di esse, ma solamente sub la libidine della contemplazione. E riguard nelle tenebre, come attraverso uno specchio. Sicch pervenne alle tenebre unicamente un'indicazione e precisamente il colore della luce, mentre la luce, per proprio conto, non fece che guardare e ritrarsi, senza assorera
bire alcun elemento dalle
tenebre.
Le tenebre
una vista
materia,
colore
della
antitetiche.
poich
inferiori
per
natura
un'apparenza e un' indicazione pure solamente un'apparenza e un'indicazione del bene riuscirono ad attirare, mediante una appropriazione indebita. Per questo non esiste la compiuta bont in questo mondo, e il bene che vi si ritrova in quantit miserevolmente esigua, perch scarso fu pure il contingente di bont, che inizialmente fu incordella luce,
cos,
ma
solamente
(1)
Qui finiva
Il
la
Zaccagni. ampia.
55
pur tuttavia mediante questo sottile elemento di luce, diciamo meglio, in virt di questa tal quale apparenza di luce, le creature furono in grado di generare una somiglia^nza aspirante a quel connubio che avevano realizzato con la luce .
porato.
affinit
cor-
esposto
dal
P. Alfaric
in base ai testi ricuperati, di cui ha fatto une raccolta cosi diligente [Les "crltures mante hennes, Paris, 1918), e F. Gumont una analisi cos sagace {Recherehes sur le faniehisme,
(1)
La possiamo,
Bruxelles, 1908), tratteggiare a questo modo: Priche l'universo visibile avesse origine sussistevano due supremi principi: l'uno buono, l'altro perverso. La dimora del primo, del Padre della Grandezza, era nella regione della Luce. Egli si moltiplicava in cinque ipostasi: intelligenza, la ragione, il pensiero, la riflessione, la volont. La dimora del sovrano delle tenebre era invece nella terra oscura e le sue ipostasi erano il fumo, il fuoco, il vento, l' acqua, l' abisso. Il sovrano delle tenebre concep vap^hezza della terra luminosa. Le cinque ipostasi celestiali tremarono al1
ma
l'
imminenza
:
dell'assalto.
Il
Padre
della
G-randezza
pens
la pace, nessuno mander alla guerra. Io stesso affronter Tavversario. Evoc allora la Madre della Vita
e questa a sua volta l'etereo Uomo primordiale. Il quale si copri da prima con la soave brezza mattutina; si avvilupp di luce come in un mantello scin-
noi dobbiamo tenere
56
il
~
sistema
debito
di
Basilide,
nel
conto
alcune
diritto
non abbiamo
qualsiasi intenzionale
dalla
preoccu-
la predicazione di
Mani
non
nuova. Non difficile che questa preoccupazione l'abbia tratto ad adattare il fram-
fluidit delie acque; imfuoco come una lencia; e si precipito dall'alto della regione luminosa, alla ditesa della sua minacciata frontiera. Lo precedeva un angelo, recante nella destra la corona della vittoria. L*uomo primordiale proiettava dinanzi a s la sua luce e, scorgendola, il sovrano delie tenebre pens: Ec^o, quel -che andavo cercando lontano, lo trover presso di me. Si arm anch'egli dei suoi cinque elementi e affront l'uomo primordiale. In procinto- di essere sopraffatto questi, simile a cIj volendo sopprimere un nemico gli dona un dolce avvelenato, pens di darsi con i suoi cinque figli, in pasto al vincitore. Ma male glie ne incolse. Quando i figli delle Tenebre ne ebbero assaporato, i cinque dei luminosi che avevano combattuto con l'uomo primordiale smarrirono l'intelligenza. L'uomo primordiale per ricuper presto la ragione e per sette volte lev al Padre della Grandezza un'accorata preghiera. Mosso a piet, il Padre evoca lo Spirito Vivente e questi vola ad anrancare il prigioniero della Tenebre. Lo chiama a nome, lo trae con. la destra fuori della sua prigione, e si accinge poi a riscattare tutti gli elementi di luce che la vittoria del sovrano
pugn
il
delle
tal
fine
57
essi lot-
le tenebre.
Per Basi-
Io Spirito
delie tenebre,
terzo
conduca
alla
il
Madre
della
Vita.
le
La Madre
firmamento con
loro pelli, ne
dimora
delle tenebre, ne
Sono poi gettate le loro carcasse sulla nascono otto terre. Non era
le
sue forme
costringe a restituirne una nuo-va poFzione, per formare due vascelli luminosi, il sole e la luna, destinati a traghettare la luce adagio adagio affrancata dai vincoli del sovrano tenebroso, e tutte le stelle. Dopo ci un terzo essere redentore, il Messaggero, imprime a tutta la macchina cosmica, cos formata, il suo ritmico movimento e il silenzioso proces.so di reintegrazione della luce ha
principio.
Quando il sovrano delle tenebre vide l'immenso piano concepito ed attuato per strappargli gli elementi di luce che la vittoria sull' Uomo primordiale ed i cinque suoi elementi, gli aveva procacciato, concep profondi sentimenti d irritazione e di gelosia, quali gli suggerirono di foggiare corpi umani e in essile forme dei due sessi, la maschile e la femminile, onde
i
58
lide le tenebre sono inesorabilmente inferiori, e
mondo, esprime lo sforzo che esse Hanno compiuto per emulare l'apparizione momentanea della luce, che ha per
il
po'
di
bene
clie
nel
un attimo
e cupidi.
Nessuno contesta il fatto che la speculazione gnostica abbia cercato elementi anche
fra
i
apparizione
due grandi vascelli luminosi, che sono come questi in un processo di riscatto cosmico in cui tutta la ragione dell'universo, servono al trasporto della luce affrancata verso la sua primitiva sede, cosi i sess/, vascelli nefandi di
i
oscurit, servissero a
un
gioielliere, ritraendo la
l'incide
su
di
del dolore. Come quando forma di un elefante bianco un cammeo, cos il sovrano delle tenebre
"e
ricapitol nell'organismo
umano
le fattezze del
cosmo
Imprigion
l'etere
puro nella
citt
il pensiero oscuro e vi piant un albero di morteImprigion poi il vento mirabile nella citt dei nervi suscit il sentimento oscuro e vi piant un albero di morte. Imprigion l'acqua monda nella citt della carne, suscit rmlelli ganza oscura e vi piant un albero di morte. Imprigion il fuoco celeste nella citt della pelle, suscit il ragionamento oscuro e vi piant
un albero
di
morte.
si espandono nel misero organismo dell'uomo. L'albero del pensiero oscuro preme
il
suo frutto
l'odio. L'ai-
59
Nell'immenso sforzo ohe la coltura orientale compie nei primi secoli d-ell'im.pero per soggiogare l'Occidente, qualcuno pot essere in dubbio per qualche momento su chi era destinato al successo, la Palestina o la Persia. Ma quel che
non lecito sostenere, che Basilide sia stato un dualista rigido e consapevole come Mani, Tanto pi che noi non dobbiamo dimenticare
che l'aver posto degli esseri intermediari fra il Padre ingenerato e la materia, esseri forniti di
bere del sentimento oscuro spinge dentro la citt dei nervi : il suo frutto l'iracondia. L'albero della riflessione oscura stimola dentro la citt delle vene; il suo frutto la lussuria. L'albero dell'intelletto oscuro cresce nella citt della carne: il suo frutto la collera. L'albero dei ragionamento oscuro sospinge la citt della pelle; il suo frutto la fatuit. L'uomo cosi come stretto in un cesto, intessuio di serpenti, che con la testa verso di lui emettono il loro alito velenoso. Per questo la Madre della Vita, 1' Uomo primordiale, lo Spirito Vivente, il Messaggero, vollero, continuando la loro opera misericordiosa, invocare per lui un nuovo salvatore. E questo fu Ges. Ges il luminoso e il
sapiente dest l'inconsapevole
lungo, martirio della luce nel
tigli delle
Adamo,
gli
addit
il
mondo, esposta
agli ar-
belve e ai denti dei ghiottoni, mescolata a quanto esste, chiusa nel lezzo delle tenebre. Illuminato dalla grande rivelazione. Adamo si guarda intorno e scoppia in singhiozzi. Leva come fiera ruggente la sua voce, si strappa i capelli e grida maledizione a colui che ha formalo il mio corpo, che ha cos fatto schiava la mia anima di luce, agli arconti tenebrosi che l'hanno trascinata in ceppi .
:
60
attivit e poteri autonomi,
negavano l'unit
di Dio.
E
mento mente
IL
8.
un
sapienziale: p^"^
della Sapienza
di Basilide
il
GO(picx.c,,
xupiou, principio
:
I seguaci
il motto, dicono che supremo, lo avendo percepito (1) la voce dello spirito serviente, fu colto da stupore all'improvviso udire e vedere, avendo l'annuncio della buona novella superato ogni aspet-
commentando
stesso Arconte
che riconosce
ripartito
le
come
di quella
Avendo
non
solo
mondo,
ma
anche
l'elezione, alla
fine Colui,
che sopra tutto, invia .. Basilide evidentemente non concepisce l'universo come il terreno
testimonianza di Ireneo, (Arfo. Haer. sostenevano che gli angeli i quali sostengono (Teodoreto intende abitano ) il cielo ultinno, quello precisamente che da noi veduto, foggiarono quanto nel cosmo e si ripartirono il dominio di quanto sulla terra. Arconte di tutti loro quegli il quale figura come Dio degli Ebrei. E poich esso volle sottoporre alla razza prediletta, agli ebrei, tutte
(l)
Secondo
la
I.
23)
basilidiani
angeli
si
coalizzarono
contro
di lui .
61
della lotta di
due avversari
di pari energia.
Lo
concepisce pi tosto
Ma
quel parlare di un arconte supremo che prova stupore alle opere del Padre, doveva far pensare e dire ad avversari non imparziali che egli era
un
X,
dualista.
7,
Clemente
4)
costruissero in molti
ma un
solo
annunci mnogenito
silide,
il
Basilide .
Mentre
lo
stesso
Clemente registra
un
pore monoteistico, in quanto accenna all'unit fondamentale della provvindenza suprema, pure
attraverso la variet delle
sue manifestazioni:
Come
dic~e lo
stesso Basilide,
abbiamo concevolere
di
pito
una parte
del
cos
il
detto
tutto,
Dio,
parte data
dal
desiderio
di nulla,
la
Di straordinario
interesse, tali
da porci d'un
tutto
il
programma
sincretistico
basili-
frammenti dei
62
(II,
20,
112)
le pas-
per
esdi
causa
un turbamento
Simile
dei
basilidiani,
di
antropologia
modo
abituale di concepire
il
il
mondo
sono
fisico
ed
astronomico, secondo
uomini lomeo
colti nel
secondo secolo
imbevuti
Suppongono
cio
che
la
terra
il
circondata
centro
immo-
vaganti le si muovono intorno. L'anima dell'uomo scesa dalla sfera suprema, ma percorrendo il cammino degli astri, ha sorbito qualit impure, che costituiscono nel loro insieme come un vTijjLifxov Tiveupia, uno spirito contraffatto, che grava sul nostro
essere spirituale e
ne debilita
le capacit.
An:
Arnobio scriveva
i
vicinarci al
ap-
incliniamo
le
male,
spendiamo
nostre energie in
mal
fare, ribol-
63 liamo nelle cupidigie e nell'ira, ci avvoltoliamo, miserabili, nei connubi della pubblica prostituzione {Adv. Gentes
Virgilio,
II).
Servio, lo
scoliaste di
al v. 714 del tramonto del medesimo i filosofi, insegnano cbe l'anima, scensecolo dendo nei mondi inferiori, perda qualcosa nei singoli cerchi astrali. Per cui anche gli astrologi suppongono che cosi l'anima nostra come collegati il nostro corpo siano misteriosamente alla potenza dei singoli numi. Onde appare che
commentando l'Eneide
il
attraverso
il
loro viaggio di
la
discesa
le
anime
Ve-
contraggono
perturba-
mento nell'anima,
e le
Ma
l'esposizione
si
ritrova
in
Ma-
quale
ci
In Somnium Scpionis (P Ite 12) d una descrizione del viaggio dell' anima
serve
di
esau:
riente
commento
di quelli
all'antropologia
basilidiana
l'universo
Vi son
parti,
che
dividono
in
due
tra,
sfera
ponendo nell'una il cielo, che si chiama immobile e fssa (7rXav% CTCpatpa); nell'alla
terra,
la
terra
mobili (rcXav^Tat
64immuni da occupano il cielo. Ma quella di loro che sia presa da vaghezza del corpo e, riguardando da quella altissima e indefettibile luce, sia mossa dal latente desiderio di quella che quaggi vita chiamiamo,
pi vicini al vero, le anime beate,
qualsiasi
un
contagio
col
corpo,
della
stessa
che
soggiacciono
circonvoluzione,
un
tal
dallo
ravvolge
in
nell'a-
ma
contrae
tempo
singoli
capadi
Giove
Marte
na-
Mercurio
della
.
la
Luna Avvenuta
di
morte,
1'
anima
intraprende
il
viaggio
un giorno
at-
traverso
mondi
65
gombrante fardello della sua cosi detta vita nel mondo. Allora, com' detto nel Poimandres (2)
la passione e la cupidigia si
tura irragionevole.
cosi
l'uomo si precipita in alto, attraverso l'armonico collegamento del tutto. Alla prima zona
(Luna) lascia la capacit di crescere e di decrescere; alla
comando,
l'empia audacia e la
sesta
titore
la.
petulante
alla
temerit
alla
(Griove) alle
l'isterilito
;
ricchezze
insidiosa
le
menzogna.
tutte
opere
smica,
perviene
nell'ottava
natura,
e.
unita
un inno
.
(1)
di lode e
di
ringraziamento
al
Padre
I basilidiani
(1)
sono
distinti
il
Nei capi 111 e 131-133 della Pistis Sopliia i vari elementi dell'uGmo, la virt divina,
corpo, lo spirito imitato,
di
rvTtti.i{ji.ov
l'anima,
xvsufxa.
La formazione
con
la
me-
cinque grandi arconti della grande s[jiap|jisvY] la feccia, la dividono, e ne fanno diverse anime, affinch ciascuno degli arconti degli coni, ciascuno di essi, la sua parte nell'anima ponga... E i cinque- grandi arconti della grande sEiaapiavyj e l'arconte
scolano insieme
non
si
66
dissimulavano la difficolt che dalla dottrina delle appendici spirituali poteva elevarsi
contro la libert dell'umana azione. Isidoro, figlio
di Basilide,
aveva
scritto
intorno
all'anima
concresciuta
libro, in cui
strare
(Trepl Trpoacpuou? >^X^^) ^^ intiero sembra si fosse sforzato di dimocome anche avendo acquisito durante la
calata nel
mondo
umana
lunare soffiano mezzo, dentro ad ogni anima, e sorge fuori da essa una parte della virt . Non va forse trascurala, a proposito di questa antropologia cosmico-astrale, la concezione psicologica e pedagogica di Porfirio (De Abstin. 1 31): dobbiamo spogliarci di molte tuniche: di questa visibile e carnale, di quelle poi delle quali fummo internamente rivestili, e seguono immediatamente alle tuniche cutanee e carnee, affinch cos liberi e nudi possiamo entrare nello stadio, per concorrere alle olimpiadi dell'anima. La prima cosa che dobbiamo fare lo spogliarci altrimenti non sar possibile il combattere. E poich delle vesti che ci ricoprono altre ci sono state sovrapposte esternamente,
:
altre interiormente,
dovremo
Il
far ricorso a
atti
una duplice
esterni e
menon
segreti.
non mangiare
infatti
il
visibile ed
esterior-
invece e invisibile
antropologica che ritroviamo nel sistema basilidiano, la pi ampia ed erudita indagine quella di W. Bousset Die Himmlsreise der Seele, in Archiv fr Religionswissenschaft > IV (1901) p. 160. e ss.
:
-. 67
dell'e-
IL
Lo
trattando di questa
dottrina,
quasi
:
rimprovein
realt
rando
s stesso, scrive
testualmente
se avrai lasciato
non
semplice,
ma
uomini
avranno buon pretesto per proclamare: fui conolente compii l'azione, non volendo operai, mentre pur ciascuno domina le proprie malvagie cupidigie ed ( reo) di non
stretto, fui trascinato,
Occorre che noi, innalzati a pi alto livello in virt della capacit raziocinativa, appariamo
trionfatori della
natura inferiore,
tre
giacente
in
noi
(1) .
Abbiamo
ba'silidiani
frammeati
mostrano sul vivo come nella tradizione patristica non appaiono in tutta la
che
loro luce alcuni speciali caratteri delle dottrine
gnostiche.
Il
primo riguarda
celibato e ci fa
(1)
E Clemente
postilla;
pone
(Gf.
in noi l'esistenza di
4).
modo
Isidoro
stesse
hanno predicato,
ascetiche
in
armonia
di
con
le
l'
correnti
dei primi
tratta
secoli,
ideale
della
continenza. Si
un commento isidoriano al e. XIX (10 e ss.) del Vangelo di Matteo ed conservato da Clemente in quel libro terzo (1. 1 - 3) degli Stremati, che appunto consacrato tutto al matrimonio cristiano
se
:
I seguaci di Basilide la
dicono
domanda
il
non
:
non
sposare,
di
Signore
nascita
rispose
non
tutti
son
capaci
comprendere
dalla
sono eunuchi per necessit. E spiegano cosi sentenza alcuni provano fin dalla nascita
:
quali,
approfittando
temperamento naturale, fanno bene a non prender moglie. Questi, dicono, sono eunuchi per natura. Eunuchi per necessit son
quegli esercitatori da circo
i
quali
si
vincono,
(1)
mutilati
per
qual-
Ma
non
eu-
fanno
ri)
Suspirat longo
ingenui vultus notos tristis desiderat haedos, quales esse decet, quos arpep agenuique pudoris, nec pupillares defer in balnea dens purpura vestii; testicolos, nec vellendas iam praebuit alas raucus crassa nec apposito pavidus tegit inguina gullo .
et
sulam
69
nuchi in vista del Regno eterno, adottano costoro ed osservano simile divisamento a causa di tutto ci che consegue al matrimonio, spaventati dalla preoccupazione per l'acquisto di tutto ci che necessario. E il motto meglio sposare che ardere (intendono) come se l'apostolo
(P
Cor.
lasciare la
YII 9) avesse voluto dire non tua anima nel fuoco, notte e giorno
:
resistendo,
perennemente assillato dal timore ^d precipitare gi dal tuo stato di continente poich consumata nella lotta, l'anima finisce col disperarsi. Astieniti dunque (1), dice testualmente Isidoro nella sua Morale (passando all'esortazione), dalla donna esuberante, onde tu non sia divelto dalla grazia di Dio, e, avendo espulso da te il fuoco della passione, prega in
:'
serena coscienza.
Quando
si
azione di grazia
tramuti in preghiera,
tu
(1)
Veramente
il
vxxoi>,
imperativo il significato del passo precisamente il ccatrario a quello da noi aio: tieniti per riparo anzich astieniti. Ma ja noi sembra che tutto il contesto e il commento con cui l'accompagna Clemente esigano che si corregga, non gi in vxou (sopporta), come ha Epifanio {Pan. h. 22, 4) in una citazione del passo, bens in Ttxou. L'vrxou appare come una variazione di amanuense, suggerita dal proposito di parodiare la dottrina di Isidoro, o provocata dalla presenza di v-cxwv e di vTxstv pochi incisi prima. La correzione in dKc^ou accettata dal Hilgenfeld.
plicemente di non
di
cadere, sposa.
Ohe
un povero, o di un giovane, o di uno fortements incline ai piaceri sensuali, che non vuole
sposare, secondo l'aspirazione della ragione, costui
non
:
si
allontani
mai dal
patire.
fratello;
vada
ri-
petendo
qualora nutra
Fratello,
imponimi
e
la
mano
(1),
affiach
io
non come
pecchi,
attinger
sensibile.
Ohe voglia
le
ma
il
Chi in queste condizioni, (solo) per timore non compie quel che vorrebbe, onde non gli sia addebitata la punizione. La natura umana ha alcune propriet naturali strettamente necessarie ha bie ne ha altre semplicemente naturali sogno necessario e naturale (ad esempio) di vestirsi; l'appagamento dell'istinto sessuale naturale, ma non necessario >.
:
(I) Non crediamo sia artificioso, segnalare la coincidenza per cui Isidoro parla di imposizione delle mani fraterne a questo puato, precisamente come nel Van-
Regno, segue l'imposizione, senza dubbio inmani sul capo dei fanciulli accorrenti. E non va dimenticata neppure la prescrizione analoga della lettera di Giacomo, V. 14 e ss.
per
il
La
strata da
71
un altro frammento, citato liberamente Basilide dice Clemente {8tr. TV, 24, 153). da che non tutte le colpe, ohib, sono perdonate, ma solamente le involontarie e quelle commesse
per ignoranza
Infine
(1).
come gravemente
sia
stato
frainteso
suoi
come
espressioni
sapienza
profana costituisce
e
un
plagio
{Str.
non confessato
6. 53).
VI,
Isidoro, figlio
libro delle
discepolo di
Basilide, nel
al
primo
sue
spiegazioni
una
di-
cono
gli Attici
demoni:
un divino ispiratore che tutti gli uomini usano di quali li seguono durante il loro mi-
(1) Onde Clemente ne lo rimprovera, osservando che simile limitazione implica un'adeguazione della misericordia di Dio alle consuetudini umane.
72
grare ne] corpo
(1).
propri
libri,
la fnte
donde aveva
at-
un di presso scrive: Ne pensi alcuno che quanto diciamo come proprio degli eletti sia stato predetto da alcuni j&losof. Non infatti un loro ritrovato, ma avendolo
medesima opera
cosi a
desimo libro
si
atteggiano a
filosofi.. dovrebbero
il
variopinto
man.
tutte cose
che Eerecide
allegoricamente
Cam
un piano
li) Apuleio nel De deo Socratis (e, 20, ed. Goldbacher, p. 23.6) accenna: credo plerosque vestrum
dsc cunctanctius
credere et imvisitatam: at
solitos,
daemonem
satis ut
reor idoneus auctor est Aristoteles, quod si cuivis potest evenire facultas contemplandi divinam efflgiem, cur non adprime potuerit Socrali attingere . Il Rose riproduce il testo al n. 193 negli Aristolelis qui fe-
1886,
p. 156
ha t^ jrdcpxovTi xar' aTo? (2) II cod. laur. C099. Lo Slhliu propone ragionevolmente' di soppri-
mere
il
11:^.
73
lide e di
Isidoro,
unicamente
all'
sulla
basilidiano
alba
del
24, 3-7), e
Epif
descrizione di Ireneo,
a .preferenza
il
degli
testo
ele-
menti
etici.
Secondo Ireneo,
cui
origi-
da Tenderete (Haer. Fai. I. 4) Basilide insegnava che l'universo era sorto in virt di una deca-
categorie
inferiori
di
angeli
Dal padre ingenerato eman innanzi tutto il Verbo, dal Verbo il Sentimento, dal Sentimento la Sapienza e la Forza, dalla Forza e la Sapienza le virt, i sovrani, gli angeli. Da questi zampill il primo cielo, e da angeli nati dalla loro coniugazione,
l'Intelletto, dall'Intelletto
fu fatto
un
precedente,
da
poi
voka
nati
quasi
loro
contrapposizione, fu foggiato
un
terzo cielodonde
un quarto
>.
un quinto,
alla stessa
maniera,
i
quanti
giorni
dell'anno
74
Spiegata cosi la genesi del cosmo, Basilide, secondo la testimonianza di Ireneo, spiegava l'opera della Redenzione come un, piano di
fra
rista-
bilimento della pace e della libert, nell'ordine, i sovrani dei singoli mondi e fra i popoli
rispettivi,
messi in scompiglio dalla prepotenza del principe astrale che ha nel suo dominio il
provocato dalla loro cruenta rivalit, invi suo primogenito, l'Intelletto, che quegli
quale vien chiamato Cristo, onde
affrancasse
Esso
sione,
prese fra
gli
uomini
sembianze umane
subi
la
Ma non
pas-
Ohe un
un
tal
Simone
di Cirene
fu
acciuf-
ed esso
fu
in virt di
irri-
Mentre egli era una virt incorporea. Intelletto del Padre innato e se ne torn al Padre. Chi sappia tutto ci affrancato
dere
i
crocefissori.
mondo
Cosi il Basilide iranaico sembra ridurre la redenzione a un fatto puramente noetico. La conoscenza del meccanismo che muove il mondo
e la storia, assicura allo spirito la pienezza della
vita e la salvezza.
75
CARPOGRATE ED EPIFANE
I dati di cui disponiamo per determinare
il
si
Epfane
mal
sicuri.
informa vagamente che una tal venuta a foma ai tempi di Aniceto, seguace delle dottrine d Carpocrate, provoc la rovina di molti . Il vescovo di Lione deve aver
cellina,
P. Mar-
raccolto la notizia a
Boma
stessa,
quando
vi si
:
rec sotto il pontificato di Eleuterio (176-177) possiamo quindi accettarla con una certa fiducia. Poich il Pontificato di Aniceto, in base alle
fra
Homa, pu collocarsi ne pu dedurre che l'azione di Carpocrate, maestro di Marcellina, il quale non sembra uscito dall'Egitto, si svolse fra il 130 e il 150. Di suo figlio Epifane sappiamo qualcosa di pi, merc i particolari che Clemente Alessandrino registra a proposito di
antiche liste vescovili di
il
160 e
il
155, se
lui
libro
degli
Stromai.
stessa
Scrivendo a
dal
meno
il
di
cinquant'anni di distanza
e nella citt
della
loro
propaganda,
la
dunque che
Epifane era nativa dell'isola di Cefalonia (Ks9aXX7)vta); che egli aveva vissuto solo
di
madre
fi-
e clie
il
novilunio
si
raccoglievano a sciogliere inni in suo onore (1). La fama del giovane eccezionale era in particolare affidata ad un'opera
SixaL0(jiiv7)(;)
La
giustizia (Tcspl
Clemente conserva {Str. 111 2, 6 - 9) un ampio frammento. Lo riporfiamo per intiero Dice dunque costui nella
di cui lo stesso
:
sua opera
La
giustizia che
la
giustizia
nella
uguaglianza.
ri-
Un
cielo
uguale
infatti, d'ogni
parte esteso,
tutte
il
le
stelle
Signore del
Padre della
luce,
il
Sole,
Dio rivers
di
quanti posseg-
gono occhi per vedere. E tutti in comune vedono, poich (Dio; non fa distinzione di ricco
e di povero, di popolo e di sovrano,
di
saggio
di ignorante, di
bero
zione
V. su simile consuetudine della conimemoraSchiirer mensile Rodhe, Psyche 1 234 e s. Zeitschrift f. d. neutest. Wissenschaft 1907 p. 48
(l)
;
e ss.
Wissowa
in
Hermes
77-bruti.
tutti
dolo dall'alto in
buoni e di cattivi la giustizia, nessuno potendo averne di pi, e nessuno riuscendo a defraudarne
il
porzione doppia.
per tutti
viventi
fa
germogliare
a tutti
di fronte alla
animali-
La
il
i
norma
condo
di
il
comunismo
legge
ma
il
nicamente
n pure
i
il
Ma
son
fatti
generazione
vincolati da
una legge
stizia
generano in ugual modo, derivando dalla giuun innato comunismo. Come in egual
modo
il
legge,
distinzione fra
maschio e femmina, fra ragionevole ed irragionevole, di nessuno da nessuno, per dir tutto
in
(l)
Lo
stcsi^iq.
78
una riassuntiva
a tutti
elarg
la
parola.
vista,
Con un
solo
ordine
co-
nell'uguaglianza
misura ripartendola. Ma le leggi umane, impotenti a soppiantare l'ignoranza degli uomini, insegnarono a, sovvertire
fra
tutti
mune
in
pari
la vera legge.
Son
di
sero
il
compito
rompere
e corrodere
il
comu-
Mostri cosi, postilla nismo della legge divina. Clemente, di non comprendere il detto dell'ape,
stolo:- attraverso
la
legge
conobbi
il
peccato
(Romani, YII. 7). Siccb, continua Clemente, secondo Epifane^ il mio e il tuo s'insinu attraverso le leggi, in modo che non siano pi goduti in comune ne la terra n i suoi beni, n Ecco: (Dio) il matrimonio. E ribadisce Epifane
:
fece la vita
e in pari
tavano
rarono
al
comune a tutti, ed essa, e il grane modo tutti gli altri frutti non si rifiupassero e al ladro. Ma il comunismo
gene-
Avendo
;
Dio dunque fatto tutto in comune per l'uomo avendo unito in comune l'uomo e la donna tutti i viventi similmente avendo conglutinato mo;
glianza comunistica.
Ma
generati
questo
pree
modo rinnegarono
individuarono
fatti
il
il
aveva
dopo:
capaci,
come
viventi, del
possesso
comune.
soggiunge
poco
79
permanenza
dei
generi,
che
n la legge, n pu soffocare
;
il
alla fine si
piscenza, in cui
della
generazione,
nessun
esser
clausola
donna del tuo prossimo mirante a costringere nella propriet il comunismo universale, la enunci invece come
la cosa
pi ridicola di que-
mento
assoluto,
cui
godono
i
figli di
Dio.
Ma
carpocrazjoni
La
come questo
TJ Ae.
pensiero
gnostico.
25
80 del 1
Phil.
1.
(il
VII 32.) e ci riassume innanzi tutto in poche parole la loro dottrina cosmogonica. Poi l'esposizione di Ireneo tocca subito della cristologia carpocraziana. Sostiene inoltre
Oarpocrate che
ed
essendo
altri
G-es
fu
generato da Griuseppe,
(originaria-
uomini,
ne
di-
anima^ assurta alla forza e alla purit, ricord pi abbondantemente quanto aveva visto durante la sua cirla sua
mand una
di sfuggire al
predominio
dei
fabbricatori
i
del
do-
mini
dell'essere, e
:
sali a lui
il
si attenga alla medesima linea di condotta. Dicono inoltre costoro che l'anima di Ges, fatta
degna
tremendo che
intorno
al
modo
i
di
car-
il
divino e l'umano,
-rsi
una dottrina gnoseologica che riuscisse sottrarsi al dilemma dei sofisti - nessuna ricerca in:
che
si
non
conosce, e
il
non
si
pu quindi avere
;
neppure
della
desiderio di conoscere
e che in pari
la
dottrina
dell'immortalit;
Platone
come
ar-
di
latenti
e risuonino nelcol-
La
si
v7](tl<;
una
semdi-
di
quanto
si
svolto durante la
allo, TcvsujJia
Tcspicpop delle
anime in grembo
opera
vino, e
della
il
passaggio
sotto
lo
stimolo
al'(T07](yt^.
Tale
parallelamente la dottrina
se
riore lo
non fu uomo diverso dagli non in quanto la sua ricchezza inteport ad una pi abbondante reminidelle
realt
contemplate
mondo
oarpocraziani.non ponessero
il
Cristo e
suoi se-
giunsero a un grado tale di superbia da asseverare che v'erano degli uguali, che alcuni anzi
ai suoi
82
discepoli; quali Pietro, Paolo
stoli .
i
gli
il
altri
apovive-
riferire clie
vano in una licenza di costumi che comprometteva il buon nome di tutta la societ cristiana, sola humana opinione negofcia mala et bona dicentes . Evidentemente noi abbiamo qui un'eco impressione che aveva dodella ripugnante
vuto fere
la predicazione carpooraziana sulla liil
carattere
della
conla
leggi
convi-
venza
civile. I carpocraziani,
(n.
sempre secondo
testimonianza di Ireneo
4),
sostenevano che
matosi
finch
ciclo
delle
cio
subito
:
fabbricatori del
mondo
solo
termine di tanto umiliante odissea, l'anima era degna di risalire al padre, che domina sopra angeli. Nel n. 5, di cui il testo greco gli conservato da Teodoreto (al x 5), Ireneo
. .
mostra un po' esitante nel raccogliere tutte le voci malediche che corrono sul conto dei carpocraziani, ma soggiunge che i loro principi inducono a elevare i pi ragionevoli timori che
si
vi
sia
una
certa base
di
verit
i
in
esse,
dal
carpocraziani
virt
della
che
e
uomini
si
salvano
il
in
fede
dell'amore, e tutto
83
e
il
sulla
valu-
per
natura
i
male
Infine
(n.
6)
car-
usavano
lobo
del-
cauterizzare
la
parte
si
l'orecchia destra,
cellenza,
e,
particolare
gines
quasdam quidem
quasdam autem
et de reliqua
materia fabricatas habent... et has coronant, et proponunt eas cum imaginibus mundi philosophorum, videlicet cum imagine
et
reli-
quam
mostrano cosi di scorgere nell'annuncio cristiano null'altro che una manifestazione dell'umano pensiero, che
te faciunt .
cerca di affrancarsi dalla stoltezza e dalla ignoranza, in cui versa la grande massa
degli
uo-
mini. Mentre
store,
il
tipo
preferito
il
di
Cristo
nella
tipo del
buon Pa-
del
Museo
delle
con
non sarebbe per caso un avanzo di art carpocraziana e non sarebbe uno dei primi siggi
di rappresentazione del Cristo maestro,
ohe fu
dell'arte
pi
tardi
prediletti
cristiana ?
85
VALENTINO
Fra
la
le
si
ramifi-
numero
ampiezza di
ripercussioni;
diffusione,
una pleiade di
scolari,
molti
Tolomeo, Eracleone, Oolarbaso, Teotimo, Alessandro, Marco, Ossionico, Teodoto Fiorino, Bardesane, Armonio, Ambrogio, Candido, Valente, Droserio) ha continuato per delustri (Secondo,
lodano
il
singolarissimo
in-
qui
et ingenii. percipientes,
ut
bona naturae iu Dei cui bum verterent, fecerunt sibi ex eis Idola. Nulius enim potest haeresim
struere, nisi
qui
ardens
ingenii
artifce
est
et
habet
doc-
sunt creata.
quos
Non disponiamo
di molti e attendibili
dati
Olemente
pone Yafra
l'eresia
tempo dell'imperatore Adriano e quello di Antonino, aggiungendo che una tradizione lo fa discepolo di un tal Teoda, amico e scolaro a sua volta di Paolo- La notizia ha piuttosto sa])ore di
lentinianos
dice
vagamente
speraverat epi-
sGopatum Valentinus, quia et ingenio poterat et eloquio. Sed alium ex martyrii praerogativa loci potitum indignatus, de Ecclesia authenticae regulae abrupit
.
L'unico che ci fornisce punti di riferimento di una certa determinatezza Ireneo. Dopo aver stabilito un confronto fra Valentino e Policarpo
di
aver definito
il
se-
dcXvjSstai;
[lpTU^ (Adv.
Haer. ITI, B. 4); dopo aver dichiarato (IV pref) di essere in grado di combattere il sistema vaIcntiniano con pi competenza di altri, per avere
di persona conosciuto parecchi suoi
rappresenlui
tanti; assevera
e la notizia fu
da
forse
appresa a
Roma quando
vato di Eleuterio
che Valentino venne a Roma al tempo di Igino (vescovo fra il 135 e il 140), raggiunse il suo meriggio a tempo di
Pio (vescovo fra
il
140 e
il
al
tempo di Aniceto , sotto il cui vescovato, come abbiamo visto, anche Marcellina fece a Roma propaganda di idee Oarpocraziane. Tertulliano
(De Praescr.
30),
87
come Marcione, ob inqaietam semper eorum curiositatem, qua fratres quoque vitiabant^ semel et iterum eieoti sunt . Ed Epifanio (h. 31,2)
sa che Valentino
predic
metodo
niana
l'efficacia
ci
Val. a principio)
Valentiniani,
mum
plurimum ex
coUegium, Inter haereticos, quia apostatis veritatis, et ad fabulas facile est, et disciplina non terretur, nihil magis curant, quam occultare quod praedicant: si tamen praedicant, qui occultant... Eleusinia Vapiane
fecerunt
lenooinia,
lentiniani
sancJa
silentio
magno,
altum
bona
per
fi-
aiunt. Si
subtiliter
tentes,
amagno-
biguitates bilingues
scunt. Si cominus
communem fidem
affirmant.
tuam simplicitatem sua caede dispergunt. Ne discipulis quidem propriis ante committunt, quam suos fecerint. Habent
artifcium quo prius persuadeant,
quam
edoceant.
docet
Registriamo qui i frammenti superstiti del maestro, a cui crediamo debba rivendicarsi una composizione poetica che ci sembra riveli in maniera indubbia
flato della
i
l'af-
88
certamente di Valentino, conservatici tutti da Clemente nei suoi Stromata, sono sei II. 8.36
:
20.114; Iir
7.
59;
IV
13.89; 13.90;
VI
6.52.
Li riportiamo nell'ordine logico degli argomenti trattati nell'ordine cio che ci sembra pi atto
;
a rivelarci
passando successivamente dai dati cosmogonici, a quelli antropologici e soteriologici. Dopo aver cercato di confutare le opinioni di
Basilide circa le cause che giustificano- le soffe-
si
svolge
XIII
pensa scevdere ed esistere al mondo una razza di uomini, naturalmente destinati alla salvezza. Anche Valentino, non diversamente da Basilide, suppone un genere che naturalmente si salva, e sostiene che questo diverso genere scende
qui a noi dall'alto per effettuare la soppressione della morte. Suppone inoltre che la genesi e la
scaturigine della morte, sia da ricercarsi in chi
ha formato il mondo. Per cui interpreta la Scritdove dice Nessuno vedr la faccia del quasi alluda Dio e vivr (Es. XXXII, 20)
tura, l
Intorno
questo
Dio,
Valentino
inferiore
Di quanto
altret-
tanto
il
cosmo
differenzia dall'eone
si
vivente.
la
fa
un
ritratto ?
Per
maest
ha
-- 89
dal
tista,
affinch
il
suo
forma non fu troiata autenticolm la lacuna dell'opera. Coopera alla fede dell'effettuato, anche l'invisibile di Dio. (Valentino) disse con ci che il Demiurgo, chiamato Dio e Padre, immagine
nome. Poich
cata,
il
la
nome
(dell'Eone)
il
pittore la Sapienza,
ria dell'invisibile.
quanto invece scaturisce dall'uno, non che immagine e riflesso. Poich quanto appare di esso non l'anima che sorge dalla met (necessaria), sopraggiunge il genere diverso, vale a dire il soffio dello pneuma diversifcatore, che immagine dello spirito. Insomma quanto si dice del Demiurgo, fatto secondo l'immagine, tutto ci dicono profetizzato a modo di simbolo sensibile nel Genesi in rapporto alla formazione dell'uomo. Ohe anzi trasportano la somiglianza a se stessi, asseverando che l'infusione
dello
spirito diversifcatore
fu ignota al
Demiurgo.
Ma
se la
razza diversa
viene quag-
non riusc ad annullarla da solo, a meno che non si dica che egli una cosa sola con costoro. Che se invece si penser che per questo appunto annull la morte, onde la morte non colpisse gli appartenenti alla razza diversa, non sono dnque questi emuli del Defessare che Cristo
90
miurgo ohe annullano
magine,
la vita
la morte,
quali instil-
lano nell'anima che viene dalla met, loro imcettazione della loro dottrina,
verifica attraverso la
ma-
TV. 13.89 e Stahlin p. 287 e. s.). tratto di Valentino senza dubbio oscuro,
co^^mmento di Clemente Alessandrino, at-
ma
il
tribuendo la formazione del cosmo a Sofa anzich al Demiurgo, e facendo quindi del mondo
aveva dinanzi
se
il
diluci-
noi possiamo ricostrucosmogonica del maestro cosi ire la teoria il mondo simile ad un quadro, in cui un pittore maldestro, il Demiurgo, ha cercato di ritrarre le fattezze dell'eone vivente. Ma come, secondo il
;
dazioni complementari
precetto aristotelico
(Top.
VI.
2)^
si
sogliono
sui
apporre
nomi
delle persone
ritratte
il
quadi
nome
dell'eone,
perch
secondo
portare
il
come,
a
racconto
nel
del
Genesi,
un
principio
creazione
della
viene
caos
materia
teste
differenziatore.
glun principio femminile, introduce nel mondo umano la schiatta degli eletti, onde sia
ebe
vinta l'ignoranza che la
morte,
deposta
nel
in
mondo
stesso dal
l'uomo
della
tro-
beatitudine infinita.
gnostica,
sul-
genesi e
il
destino dell'uomo,
del cosmo.
l'immenso
visibile di
dramma
Dio
fra
l'in-
che
fatto, po-
20
paTa tou
xaOopocTai.
In relazione all'anima ricavata dalla met non forse fuor di luogo ricordare che secondo i manichei (Agostino, Centra Faustum XX. 2):
:
aeris
.
hic
fine
est et
diversorium
In-
considerazione
Tappella-
Dio supremo: atcav. Dalla radice sanscrita ayu, che vale vita e specialmente lunga vita, l'atcov greco (secondo Aristotivo qui attribuito al
tele,
De
coelo,
1.11-
significato
umana,
pasdel
tempo (Timeo).
teriore al
Il
periodo an-
92
distingue Talwv qxoq dall'awv
l'avvenire. L'idea temporale
(i,XXa)v
i figli
del-
mondo
Per
o
del-
trasforma
si
spaziale.
gli gnostici
seno
alla
divinit
subordinatatra
e
soprannaturali,
metafisiche,
cronologiche
insieme
riempiono l'abisso silenzioso fra Dio e l'universo, che, simili alle idee platoniche ed ai XyoL stoici servono di modello alle realt
spaziali, che
ai destini
fisici
rappresentano
cicli in cui si
scompone
l'evola
riil
peregrinazione
di
torno verso
domini dell'empireo.
di
di
Durante
tempo in cui
chiamare
il
Valentiniani
Dio inconosci-
gevano nella perenne esistenza immutabile il tratto saliente del divino. Ai tempi di Augusto gi Manilio (Astronomicon I" 500 e ss.) aveva cantato che mentre
:
Omnia
.....
servat,
....
est.
L93
Un' epigrafe del
Eleusi, e
Inscr.
1
secolo,
trovata
presso
(Sylloge
tekoq ox
'^X^'^
Pi
nici,
tardi,
il
anche in alcuni
circoli
neoplato-
cdv
nit (1).
procediamo nell'esumazione dei superstiti frammenti Valentiniani. Dopo aver ricordato al 1. II e. 8 la dottrina di Basilide sullo stupore del grande Arconte dinanzi alle opere dello Spirito, Clemente Alessandrino soggiunge Sembra che anche Valentino, in una lettera, abbia avuto qualcosa di simile nella mente. Scrive infatti e una specie di timor panico colse gli angeli alla presenza di quell'organismo, quando questo articol audacemente suoni ben superiori, in virt di colui che aveva occultamente deposto nel suo grembo una sementa di natura superiore
: :
Ma
alle
(2).
supposte
capacit della
sua
costituzione
Non diversamente
uomini cosmici,
degli
(1)
la
parte-
cipazione alla
(2)
alvio? di Dio.
3 ha xal 7ta^^>jcta5<S(xscorrezione da noi introdotta nel testo in 7ia^^y](3ca^|jisvos gi suggerita dal Wilamowitz, sembra
vov
ma
dargli
senso pi scorrevole.
94
divennero causa di
terrore
per coloro
che
le
avevano foggiate; quali statue, immagini, quanto insomma le mani degli uomini compiono nel nome di Dio. In realt, foggiato in nome dell'uomo, Adamo suscit il terrore di quell'Uomo
preesistente che era appiattato in lai.
angeli, ricolmi di stupore,
si
Onde
gli
affrettarono a
de-
Ma
mo.
come
si
insieme
(Str.
II.
fantasmagorie
8.36
Sthl.
p.
musicali e portentose
di lettera valentiniana,
tanza che
lo gnostico
assegnava all'apparizione
il-
lumina di rimbalzo
del
il
precedente frammento.
uomo
dell'umanit,
stema
troverebbero una spiegazione plausibile tutte le idee similari che si riscontrano nelle dottrine soteriologiche dei popoli venati a contatto con l'Iran: Das iranische Erlsungsmysterium. Religionsgeschichtliche Untersuchungen. Bonn, Marcus u. Weber, 1921.
95
sgomenti,
si
Abbiamo
qui,
in
embrione,
Ad
ogni
modo non va
passata
un elemento
umano,
del quale
giacente nell'organismo
e la
nozione
vinto
mani
elementi
di
s e
dei
suoi
cinque
Ed
in
grembo
una
fa.mmella
dell'
inestinguibile
Dopo aver
esposto
la
teoria
basilidiana
TzpoG(x.pvf\\xc(.v(x,
vale ad ammettere,
come
pitagorici,
due anime
11
20.
Ma anche Valentino, scrivendo ad alcuni, esprime allo stesso modo a proposito delle appendici Un solo buono, (Mt. XIX 17) la cui presenza (2) la manifestazione, attraverso il
si
:
(1)
(2)
V.
Il
JP.
etc.
cod. LauPi ha
Io credo
che
lo Sthlin
corregge
in la
7Z(x.ppy\QLix..
che
il
contesto
imponga invece
correzione in noepouota.
96
figlio,
pu
il
cuore
ogni spirito malvagio. Poich i molti spiriti che naturalmente vi dimorano, non gli consentono
di essere puro,
compiendo ciascuno di
essi
le
modi, con
le
me veramente
che
il
cuore
umano
sia esposto a
subire la sorte di
un
albergo. Questo
sforac-
di
lor-
uopre-
col
modo
il
immondo,
demoni.
sguardo
il
Ma non
appena vi abbia
il
spinto
lo
solo buono,
Padre,
gi
santifi-
Veramente beato chi possiede un tal cuore, poich vedr Dio . Questo frammento di lettera troppo chiaro
cato, brilla nella luce.
soteriologico
perch
Valentino scrive evidentemente a corrispondenti cristiani il frammento della sua lettera si apre con una reminiscenza neotestamentaria, e si chiude con uno dei macarismi del discorso del Monte, secondo la versione di Matteo (v. 8); Non stato pi
abbia bisogno di spiegazione.
:
abbiamo anche, in questo frammento valntiniano, una reminiscenza di Filone Alessandrino, che sembra debba
tosto segnalato
il
97 ~
imporre perentoriamente una interpretazione morale del passo, anzioli antropogonica, come sembrerebbe, voler suggerire invece lo Stahlin con
il
del
frammento
framtou
(IIspl
(ed.
con
il
rimandare
slvai.
al 7uapp'/](7t.a^[Xvo<; del
xbuq
vsLpoui;),
23
:
Wenchiaro
si
deve sloggiare, affinch l'unico buono faccia il suo ingresso. Sforzati dunque, o anima, di diventare la casa di Dio
Se,
.
nel pensiero
di
Valentino,
si
la
manife-
effettua
al
attraverso
figlio,
cristologia adeguata.
Ne rimane un brevissimo
frammento, sufficiente a farci constatare come anche nella scuola di Valentino la preoccupazione di isolare il Salvatore dalla mescolanza impura con la materia, conducesse a forme pi meno pronunciate di docetismo. Invocando nel terzo libro dei suoi Stromata .la continenza e (7.B9, St. p. il dominio di se stessi. Clemente Nella lettera ad Agatopodo, scrive Va223) lentino dice tutto avendo tollerato, era padrone di se stesso: veramente a modo divino operava Ges. Mangiava e beveva in maniera partico: :
larissima,
non restituendo
cibo
si
98 in realt
non
v'era
in
lui
capacit
di
corru-
zione
i]
l'uTrofjiov-^
Tsia in Gres.
Ma non
forse
arrischiato
penla
sare che
un
certo
parallelismo
correva
fatto
fra
cristologia valentiniana e le
cristologia
il
carpo-
che,
non
diversamente dai carpocraziani, Valentino faceva balenare dinanzi allo sguardo ansioso dei
suoi seguaci la possibilit di raggiungere, merc
la sua iniziazione, straordinari poteri spirituali.
Voi
morte fosse ripartita fra voi, onde dissiparla dissolverla, onde' la morte morisse in voi
per voi.
Poich, in realt, quando scomponete il mondo, senza lasciarvi voi scompaginare, siete
i
dominatori del creato, siete i superatori di qualsiasi corrompimento. In virt degli elenell'eletto,
Il
questi
nari-
passo valentiniano
16 della
ai Corinzi,
(28):
Come
capaci d'immortalit ?
Infine
un ultimo passo
di Valentino ci
mo-
pu
quel
dirsi, in tutta la
Clemente Alessandrino in
VI dei suoi Stromata che mira a dimostrare come la buona novella ha affratellato in un solo popolo, eletti israeliti e
del
1.
gentili,
p,
458)
Gri quegli
comunismo
lentino,
(1)
(intellettuale)
ha
testualmente cosi
si
che
ritrovano
cuore;
nella
chiesa
di
Dio.
Si
dal
scolpita
nel
cuore
(dell'umanit).
diletto
:
Ecco
il
popolo che amato e che lo ama Cosi (Valentino) chiamar do libri pubblici cosi
il
le scritture
giudaiche come
le
opere dei
filosofi,
mette in comune (in mezzo al genere umano), la verit . Pare evidente in questo passo valentiniano la reminiscenza di Rom. II. 14-15, del tratto cio in cui Paolo accenna alla voce
della coscienza che. fa eseguire, anche
ai
gen-
Il breve frammento ci induce a pensare che amici di cui paria Valentino son quelli che da vicino e da lontano, consapevoli o no l'uno dell'altro, hanno partecipato, attraverso il tempo e lo spazio,
(1)
gli
alla
medesima luce
spirituale.
100
tili,
opere della
al
legge.
Saremmo
tentati,
subito
il
un
pensiero
bene illuminato da questi sei framinenti, in Epifanio. Il quale nella lunga trattazione consacrata nel suo Panarion ai Valentiniani (h. XXXI) inserisce frammento cristologico che ha tutta (7) un l'aria di essere ricavato da un'opera originale del maestro, ed presentato appunto con le parole Xiyzi oLxbq. Sta di fatto che il passo combacia sostanzialmente con le opinioni espresse nei frammenti originali e' sembra, quindi, controllarne l'attendibilit. Innanzi tutto si afferma l'origine
di Valentino, che esce sufficientemente
:
apportato su
post
questa terra
Il
partu,
partum.
tratto
spiega poi
mondo
mirante alla salvezza della superiore rcvzza degli pneumatici. Perch, secondo quanto viene qui detto in sostanziale armonia con quanto gi conosciamo del pensiero valentiniano, il genere umano va ripartito in tre categorie: vi l'esercito degli ilici o carnali (Tayfjia aocpxixcov, uXixciv,
Y'/)ixcov),
I primi
xocCTTyj oucTLa
I se-
xcd StxaLOTrpaYia).
il
privi-
raggiungere
nel
destino beato la
Dei (XI Y), porr a base [della sua contemplazione della storia, una distinzione nella massa dannata che il genere umano, fra gli eletti di Dio, la civitas Dei, e i servi del male e del pecCivitate
Anche Sant'Agostino,
De
d'uno scritto autentico, di Valentino, che se non straordinariamente utile per la conoscenza completa del suo pensiero teologico trattandosi di un'opera poetica, interessantissimo
Ma
suo
forse
oggi tornati in
con
il
ritrovamento delle
(1).
Odi
di
Salomone
Che Valentino
Game
Cristi^
17 sed remisso
:
Alexandro cum
quos in argumentationibus torquet, etiam cum psalmis Valentini quos quasi idonei alicuius auctoris
suis sillogismis,
,
(1)
in
G.
Kittel,
1914.
nterserit
ecc.
102
ad hanc spe,
20:
nobis quoque
et
ciem,
psalmi
patrocinabuntur
non
quidem
apostatae et haeretici
platonici
Valentini,
canone muratoriano,
>
che ripudia
tinus (et
liber
pravvive di questa produzione poetica che deve avere figurato ben notevolmente nello sviluppo
della
Ippolito
ci
Philosophumena (VI 37) un breve frammento di inno Valentiniano ma al solito, noi cadremmo in un anacronismo attrifondatore della scuola, questo strano buendo
conserva
:
.'il
Dobbiamo seguire
gnalato
il
valen-
emanata l'opera
di Pistis So-
il
nome
phia
riose
godevano un grande
Odi di Salomone, che gli iniziati citano col medesimo rispetto che i salmi davidici. L'impostazione della scena nella Pistis Sophia uniforme del principio alla fine. Il Salvatore risorto espone ai .suoi fedeli le vicende di Sofia,
simbolo dell'anima redenta, nel suo ritorno tesoro di luce. Ogni suo passaggio attraverso
sfere astrali
al
le
accompagnato da
Signore ripete,
recitazioni
di
formule, che
il
spiegazione ai
avanti l'un
103
interpretando
le
dopo
l'altro,
for-
mule rituali
mediante citazioni bibliche. In mezzo ai salmi di David sono citate cinque odi, attribuite a Salomone, che Sae taumaturgiclie,
rispettivamente. Si conoscevano da
salmi di Salomone,
in Palestina
ai
tempi di Pompeo e della sua compagna in Oriente. Ma delle odi di Salomone non c'erano rimaste, oltre le cinque citazioni della Pistis Sophia, che una breve menzione di Lattanzio e qualche indicazione schematica
nelle antiche sticometrie
stitutiones
bibliche.
Nelle Inscrive
: :
quegli
ita dicit
Infr-
matus
flium,
et
multa miseratione,
sanctae
mater virgo
La Synopsis
i
Scripturae
dello pseudo-Atanasio
nericamente fra
St)
NuU'altro
circa la
Nel 1906 un critico inglese, J. Rendei Harris riportava da una delle sue esplorazioni in Oriente
dalle vicinanze del Tigri alcuni manoscritti
siriaci,
attese
prima
compratore. Si trattava di
104
tilo al principio e alla fine, del secolo
XVI,
carfa-
60 inni.
Fu
cile al Rendei Harris riconoscere che i salmi numerati nella sua raccolta con i num. 43-60 erano i gi noti 18 salmi di Salomone. Il confronto delle Odi numerate con i numeri 3-42 (le prime due mancano) con la citazione di Lattanzio e della Pistis Sophia offri subito l'argomento inoppugnabile clie noi avevamo finalmente le cosi dette Odi di Salomone. Noi non dobbiamo arrestarci qui a porre in
.
alle
l'ingegno
di Valentino.
Le
:
di-
documento sono
ultimi
questi
anni
la
gi
non meno
di 165 numeri.
il
Un
:
risultato ac-
quisito che
greco
il
Gonnolly
peaf-
Ma
l'accordo
non
si
raggiunto
al
le origini e il carat-
Le
.
ipotesi
possibili
riguardo
sono state tutte, pu dirsi, proposte e vagliate. Esse sono state infatti giudicate come giudeocristiane; come inizialmente giudaiche, rifuse e
trasformate in senso cristiano
;
come
allenistico-
105
come animate da spirito doceta o montanistico; come canti mistico-liturgici decristiane;
stinati alla celebrazione
del
rito
battesimale
come
alessan-
Noi
;
la
cre-
ridiamo teniamo anzi che le Odi di Salomone siano appunto i salmi del platonico Valentino > che Ter-
pi attendibile
noi
tulliano
dileggiava
Alessandro inseriva
di
nei
suoi scritti,
sostanza,
la
come canti
autore
di
ispirato.
In
considerazione
alcune
appari-
le
conventicole
valentiniane
costante
Sophia
era cura
di
degli
le
immaginosi
loro
scrittori gnostici
avvalorare
elucu-
nomi
Odi nell'antica letteratura cristiana provano che le comunit ordodosse ne diffidarono infine il misticismo delle odi singolarmente dipendente dal misticismo del IV Vangelo, il preferito fra i discepoli di Valentino. Ma simili^ circostanze, che rappresentavano, altrettanti argomenti in favore
le scarse tracce delle
;
Nuovo Testamento;
non hanno
il
spie-
loro
valore
sticismo
innanzi tutto
uno
stato
d'animo e
106
un atteggiamento
bisogna
cercare
religioso, e
per
riconoscere
composizione letterarie
enunciazioni teoriche
bili
2)
che
gli
espressioni
;
mistiche
appartengono, pi che
possi-
necessariamente
che le Odi sono un'opera di poesia e non di speculazione teologica; 4) che ci sono
pochi
3)
scomparso quel lessico che avrebbe potuto intuitivamente darci il senso dell'ispirazione gnostica dell'originale.
Prima
Valentino
alta
stata
la
pi
sua
a Salomone.
rivelazioni divine
compiono attraverso
so-
popoli primitivi
supposto dalla stessa sentenza evangelica, che lo rinnega, Le. x, 23 (jLaxpioL oi 99aXfjLol ot ^X;
KQVxzq a pXTcsTs. Xyco yp jjilv oti ttoXXol TrpocpyjTai xal f^aikzic, Tj'^'sXvjaav Ssiv a \)iizXq (^XTTSTs xal
ox slSav. Salomone poi ha goduto nella estimazione della tradizione giudaica e del cristianesimo primitivo tale eccezionale favore, che le odi, recitate insieme ai salmi davidici, devono
107
autorit ufficiale
(1).
problema della paternit dell'innario salomonico, noi dobbiamo osservare che essendoci noi, attraverso i Frammenti di Valen-
Tornando
al
un con-
che
la
gnosi va-
lentiniana
innanzi tutto
di
teggiamento
quale
in
le
visuali
l'attuale
im-
mediata
partecipazione
paaiXeia
che la
stessa fede,
come abbiamo
.
Naluraeque dedit
gales anmos
ger\ts
primum
rerum
coluerimt
Tale
del resto in
possit, nisi coeli munere nosse, et reperire Deum, misi qui pars ipse deorum est ? - con l'asserzione del frammento hermetico che {iaaiXsc;
Ttov
]xz'^
Quis
'ayjxzoc,,
Tipwxos
v9pc7vtov.
affermiare di avere
108
orme valenti-
riconosciuto
semplicemente espresproclamante l'avvenuto affrancamento dell'individuo pneumatico. Ireneo ci descrive in un passo saturo di pungente ironia (Adv. Haer. Ili, 15, 2) che gli gnostici se ne andavano tronfi dei loro presunti doni carismatici e guardavano con ostentato sussiego i profani : ritenevano ormai di essere a contatto con la vita stessa eterna del Pleroma. Sappiamo inoltre che lo gnostico perfetto si riteneva 6[xosiche,
e
ma puramente
oc7io^ col
Cristo salvatore.
Dopo
ci,
noi dobsolo
biamo
gnit
appartiene
non
Nelle odi
tutto
l'
di
Salomone
evidente innanzi
alla
Come
mano
parla attraverso le
Signore, e io parlo
mie membra
sotto
l'
lo Spirito del
impulso del suo amore. Poich esso sopprime ogni elemento estraneo ed ogni sostanza inferiore cosi fu fin dal principio e cosi sar fino alla fine, che nessuno
:
nulla pu
es-
199
sere levato contro di
j)licato la
liii.
Il
;
conoscenza di s
suo noil
me
affid a
me
sud santo Spirito. Poich, ecco, scatur una corrente di acqua viva e divenne un fiume ampio
e impetuoso
:
Port acqua al tempio. E i ripari dei figli de" gli uomini non furono sufficienti a trattenerlo.
Tutti
sete
i
sitibondi
della
terra
poterono bere, la
dal-
universale
fu
cos
appagata, poich
ministri di
questa
bevanda^ ai quali
:
affidata
V acqua
dell'Altissimo
essi
hanno
re-
hanno rianimato l'ianime vicine a spegnersi hanno ricondotto alla piena vita le anime paralizzate hanno rinvigorito tutti si sono riconole
;
;
Signore e sono stati salvati nell'acqua j del 'eterna vita (Ved.odi 10, 15 e 20). Il framsciuti nel
mento
3^:
xat, c^ikiv
(0v) trova
un
Il Signore mi ama:- io non avrei saputo amare il Signore, se egli stesso non mi avesse amato. Ohi pu intendere 1' amore, se non chi
ama ?
Io
amo
...
il
diletto
dov'
il
suo riposo,
{[ioo{)Gioq),
ivi io sono
amo
il
figlio
ed
io stesso
novit, sar
vivente
La
xXoy-y) uTCpxqi,iO(;,
vezza e all'immortalit, in virt degli elementi divini deposti -n;' px^Q i^ fondo all'anima del
Bi(k(popov
yvo?
campeggia in tutto
l'innario sai
parallelismi
_
possono riscontrare
nelle
odi
7,
15. e 17.
Eccone alcuni versetti Il Padre della Sapienza il Verbo della Sapienza. Egli mi ha creato prima ch'io fossi egli sapeva quel che io avrei fatto, venuto all' esistenza. Per questo ha avuto di me piet nella sua sconfinata misericordia, mi ha concesso di pregarlo, di eredi:
:
loro padre.
L'altissimo
il
lieto messaggio a coloro ohe chiudono in cuore del Signore, che sciogliei cantici per la lode
ranno inni
corde, lungo
di
il
gloria,
sulla
cetra
dalle mille
i
suo cammino.
si
Che
veggenti
presentino al suo
:
scomparir dalla
sar
sommerso
svanita, regna,
XI
tradisce
la^
dottrina
valentiniana
6
|jL-
dell' [X9U(77)(i,a
tou
Sia^ppovTOf;
TuvefjiaTO?
Una
mio cuore,
e
il
Ili
^a
suo
:
fiore
apparso
grazia y spun-
ha suscitato frutti per il Signore. L'altissimo mi ha ferito col suo santo Spirito, ha
tata
posto a nudo
ai .suoi occhi,
amore.
La
sua
incisione
ho rice-
vuto
sua gnosi e
mi sono
Non mancano
Egli mi ha
ch
io le parli
la
il
verbo
l'altis-
simo
(u^'tcTTOf;)
l'ha dato
interpreti
della sua bellezza, narratori della sua lode, confessori del suo consiglio, araldi del suo pensiero
('vvoia)
La
sottigliezza
la sua
del
Verbo
Senza confini
Quale l'azione sua, tale il suo conpoicn esso luce, lo sfolgoramento del pensiero. Per lui gli eoni si son parlati l'un l'altro ed esisterono per virt del Verbo quei che erano nel silenzio (aiyT)). Da lui procedetcorsa.
fine (opoc,)
:
tero l'amore e
l'armonia.
leva
le
degna
di rilievo
braccia in atto di
preghiera, simbolo
che
si
si
numenti funerari
diante gli gnostici
me-
112
Olii
conto
la circoafcanza
che
le odi di
poetica, che
nuta esposizioi^e di teorie, bens all'espressione di un irrompente senso mistico, trover che fra questa composizione e le immaginose frasi valentiniane che Clemente ci ha conservate, corrono indubbie affinit. Informazioni pi ampie sulle concezioni cosmologiche di Valentino, noi le troviamo, secondo il solito, negli scrittori ecclesiastici. Il cruvTaY(xa di Ippolito
zia,
noti-
bilit ci
che lo pseudo Tertulliano con tutta probaha conservato nella maniera pi fedele,
fra l'altro la traslitterazione dei
(n.
come dimostra
termini tecnici
L'eretico
Valentino divulga un ampio tessuto di favole, di cui dar uno schematico rias-
un pleroma e trenta eoni che distribuisce a coppie. Al primo posto pone l'abisso e il silenzio (1) da cui procede un germe,
sunto. Presuppone cio
;
l'intelletto
(^2)
e la verit,
donde
la parola (3) e
;
la vita
da cui do-
dici eoni,
procedono
ripartiti
in
Ed
(1) St-fvj
(2)
(3)
Tra-cpa
invece
di voiJv,
mentemi.
Il X-fos.
di scoprire
il
113
Ma
le
sua stupenda
suo
essere, il
non
lo avesse
assicurato
nel
termine del mondo pleromatico, pronunciando la parola Tao. Ma Peone decaduto, Sofia, preSo
nel vortice dei suoi desideri malsani, diede origine, nel torbido fermentare delle sue passioni,
forme della materia Dalla trepidazione nacquero le tenebre dal timore e dall' ignoranza scaturirono la subdola
alle
.
e dall'inquietudine
malignit e la perversione, dalla tristezza e dal pianto, le fonti d' acqua e i mari. Il Cristo fu
inviolabile
nel suo
spezzato dal sogno di Sofa . Questa esposizione dello pseudo -Tertulliano, che concorda sostanzialmente con quella di Ireneo (I, J.l, 1), sebbene sembri ricavare anche qualche elemento, non comprendendolo, da quel
mistero, a ripristinare l'equilibrio
che Ireneo dice dei Valentiniani del suo tempo nulla che sia in aperto (I, 1-8), non contiene i dati del pensiero valentiniano, con contrasto
che desumiamo dai frammenti del maestro. Il Pleroma un insieme di ipostasi divine, distribuite a coppia.
delle passioni
L' universo la solidificazione
amarissime
di
un essere divino.
mite
fissato
114
il
li-
sue
potenzialit.
Non appare
angoscie di
un eone
allude. al
ribello (Sofa),
ma
eviden-
temente
forse
si
un concetto valentiniano
viene
L'ordine
ristabilito
da Oros,
:
lao,
nome
greci,
che
diviene
il
vocabolo
preferito
nelle
formole- incantatorie
niano e gi rappresentava, in alcune correnti del sincretismo greco-romano, 1' appellativo misterioso della divinit suprema. Nei suoi significativi sforzi per ridurre
il
politeismo
romano
un monoteismo
I,
solare,
Macrobio registra, ad
esempio, (Sat.
Apollo
Ciarlo',
cosi concepito
Grli iniziati
le sacre
una volta conosciutele. Ma se proprio e debole mente lo esigano, sappi che di tutti gli dei il supremo lao
verit,
scarso
intelletto
obbedirai d'inverno
Plutone, di primavera a
d'
autunno,
al
lussureg-
115
ERACLEONE
Esponendo nel
opera contro
polito ci d
libro sesto della
il
sua grande
l'eresie
un ragguaglio
ci dice cio
che a
corpo,
assunto
i
da
(pavpcocji^
nel
mondo,
si
discepoli
continuatori di Valentino
:
erano divisi in
due correnti alcuni, <\ i valentiniani d' Italia, tra cui Eraoleone e Tolomeo, dicevano clie il corpo di Ges fu psioliico, e clie per questo nell'istante del battesimo lo spirito discese in forma di colomba, vale a dire il Verbo della Madre suprema, Sofia, si pos sullo psichico e lo ridest dai morti. Per questo detto Colui che ridest Cristo dai morti, dar vita anche ai vstri corpi mortali, e psichici. In quanto alla terra essa soggiacque alla maledizione. Poich scrtto Terra
:
Assionico e
Bardesane, dicevano
che
il
crpo
potenza dell'Altissimo, che la tecnica demiurgica, affinch fosse plasmato quel che era stato
la
.
i
Eracleone, fra
tino,
il
seguaci italici
:
di Valen-
pi eminente
Soxt.[jicTaTO(;,
116
{Str.
lo dice
Clemente Alessandrino
le
IV,
9).
informazioni patrie
al
stiche intorno
suo insegnatestimo-
mento, se
prescindiamo, come
strana
e
dobbiamo pre-
scindere, dalla
inesplicabile
nianza del cosi detto Praedestinatus (1), il quale pone nientemeno in rapporto la propaganda di
Eracleone col vescovato romano
(tra
il
di
Alessandro
in
Sicilia.
110 e
il
120) e la
localizza
Origene premette alla sua prima citazione tou OaXevrtvou Xy(Xdi Eracleone le parole voQ slvai yvcapifioi;. Ireneo accenna a lui molto Filastrio (41) e lo pseudo-Tertulfugacemente liano gli dedicano brevissime notizie. L' opera di Eracleone va quindi collocata fra il 160 e il 180. Clemente Alessandrino lo cita scrivendo al tramonto del secondo secolo e quando Origene scrive verso il 228 il suo commento al Vangelo di S. G-iovanni, tiene dinanzi agli occhi il com:
:
mento
di
Eracleone, che
cinquantanni prima
(i) E'
Sirmond pubblicava nel 1633, distribuita in tre parti: la prima consacrata all'esposizione e alla confutazione di 90 eresie, da Simone Mago ai Predesliche
il
nazani; la seconda e la terza consacrate invece alla confutazione del predestinagianismo, presentato come dottrina agostiniana. Secondo l'opinione oggi prevaiente, ne sarebbe autore un monaco che visse a Roma verso la met del V secolo, e parteggi per le idee pelagiane, Arnobio detto il giovane, per distinguerlo
da Arnobio
di Sicca.
117
aveva, con gli altri gnostici,
gesi neotestamentaria.
inaugurato
l'ese-
Se le testimonianze patristiche intorno ad Eracleone sono pi scarse e pi malsicure del solito, i frammenti superstiti dei suoi scritti sono, in cambio, abbastanza numerosi e per quanto brevi, sono sufficienti a darci un' idea approssimata delle sue opinioni filosofico-religiose. Abbiamo innanzi tutto un tratto di Eracleone, di
9,
commento
il
al
passo di
Luca XII,
8,
di.
in cui
figliuolo
al
dell'uomo garantisce
dar testimonianza
fessato al cospetto
uomini.
Eracleone
e-
spone intorno
gli gnostici
al
martirio
un apprezzamento che
deve aver contribuito ad accreditare l'idea che rinnegavano il dovere di confessare pubblicamente la fede cristiana. Il tratto negli Stromata di Clemente Alessandrino, il .quale non esita a sottoscrivervi, fatta qualche riserva
e limitazione (lY, 9, nello Stahlin p. 280) Nell'interpretare
:
questo
passo,
Eracleone
la
una confessione
la
quale
si
un'altra che si
afferma
si
con
viva voce.
La
confessione orale
tuiti e molti,
fa
possono
del resto
un
si-
mile
118
non pu applicarsi universalmente poich non tutti i salvatisi furono chiamati a confessare di viva voce prima di morire, tra cui Matteo, Filippo, Tommaso, Levi ed altri molti. La confessione verbale non la confessione integrale, ma solamente una
di pensare
modo
confessione parziale.
La
confessione integrale di
si
confessione
si
integrale
fa
al co-
implicita l'altra, la
parziale, che
cedenza offerto
la
la
me
e a quelli
pronome
me
parole, lo rinnega
di fatto, se
non
lo
confessa
con le opere. Son ehe vivono nella confessione e nella condotta h'Egli ha prescritto. Su essi anch'Egli pronunzia
soli a confessare in lui coloro
(
avendo preso possesso^ dei loro spiriti ed essendo da questi tenuto. Poich egli non pu giammai rinnegare s stesso, menre in realt lo rinnegano coloro che non vivono in Lui. Nessuno pu negarlo vivendo in Lui. Infine la clausola al cospetto degli uomini comprende parimenti gli eletti e gli etnici dila
sua confessione,
nanzi
realt
ai
119
la
primi
si
svolge
confessione
della
non possono in alcun modo negarlo negano invece quanti non vivono in Lui .
lo
Questo passo, di schiettissimo sapore paolino^ sembra voler colpire 1' ostentazione di qualche cristiano, che credeva di aver compiuto tutto il dovere della sua professione religiosa, procla-
mandola a
politiche, e
parole, quasi
a sfida
delle
di
autorit
non preoccupandosi
all'
uniformare
l'esistenza quotidiana
abbondante messe di incisi e riferimenti eracleonici ci fornita da Origene, il quale, per non meno di 48 volte, registra, quasi sempre per approvarle, nelle parti- pervenuteci del suo commento a Grio vanni, sentenze che Eracleone aveva scritto, negli *T7rofxv7)[xaTa da lui compilati sul vangelo spirituale. Il Brooke ne ha curato un' edizione correttissima, utilizzando un numero di codici sensibilmente magla pi
Ma
non avessero
fatto ricorso
il
Belarne e
utilizzare
di
modo che
diano un' idea delle varie parti del sistema gnostico, insegnato da Eracleone teodicea e co;
smologia, antropologia,
gia
(1).
soteriologia,
ecclesiolo-
(1) A.. E. Brooke, The Fragmeuls of Heracleon. Cambridge, 1891 (Te:?ts and studies; contrbutions tp
120
cx,-)(^pGOJT0Q
y]
sLa
egli dice
(fr. 24).
plicit di ipostasi
perfette. Interpre-
mone impieg
in
lui,
simboleg-
numero 40
16).
Ammette ad
ogni
modo
in
compiuta
cui
una moltiplicazione
estranea
fatti
i
di
realt
astratte,
fu
in-
l'opera
del
Verbo.
Commentando
primi versetti del Vangelo Gi-iovanneo, e di ci Origene lo rimprovera, Eracleone esclude dal novero delle realt, attuate mediante il Verbo., le divine ipostasi, che popolano l'eterno vivente Tutto fu fatto, me Esponendo le parole
:
diante
e
il
Verbo
il
mondo
quanto in esso si contiene, eccettuando dal Tutto, a quanto implicito nella sua asserzione.
biblical
and
patristic literature
i
I,
-i).
numeri con
cui
indiciiiamo
Brooke, che
desume
citati
dall'ordine
progressivo,
nel
quale vengono
da Origene.
121
tutto ci che distinto
e alle sue realt. Dice
scitati in virt del
superiore al
:
mondo
infatti
Verbo
l'eterno e
esso vive,
tutto
ritenuto
da
anteriore
Verbo
cosmo
Dice che fu
il
Verbo a
offrire al
Demiurgo
con cui o
.
da
cui
bens
in virt
quale
Poich
il
Verbo non oper sotto lo stimolo altrui, si che in questa maniera debba intendersi l' inciso
:
mediante
il
Verbo^
ma
molo di Questi,
zione cosmica
.
altri
compi l'opera
della forma-
Logos, e
secondo frammento valentiniano gli brano essere i foggiatori dell'universo sensibile e delle varie categorie di organismi corporei, il filosofo ed esegeta modifica la dottrina del maestro, assegnando ad un unico essere superiore, il Demiurgo, una funzione eminente nella disposizione del cosmo e nel dominio degli spiriti un ^Demiurgo questo un po' diverso da quello di Marcione, perch pi sottoposto al Dio supremo. Il TV Vangelo, dopo il mirabile prologo in cui illustrata la funzione del Verbo nel movi:
mento
della
122
la
(jiap-
opera del Cristo. Nelle sue umili parole di soggezione alla rivelazione
messianica,
Molto pi semplicemente lia interpretato Eracleone le parole non son degno di sciogliere il laccio dei suoi calzari, (Giov. I, 27), come se
:
il
Battista
il
stare
sta spiegazione,
non inverosimilmente
per
lia
ag-
giunto
causa
mia
discenda
calzare,
dalla
una carne di cui non son capace di dar ragione, n di spiegare, ne dominare, si da sciogliere l'economia.
Ma
dacemente avendo Eracleone intravisto nel calzare il cosmo, tratto, abbastanza empiamente,
a sostenere tutto ci doversi interpretare detto
della
persona
raffigurata
in
G-io vanni.
attra-
e asserzione
(fr. 1).
pi empia non
non era questa l'unica immagine del Demiurgo che, Eracleone scorgeva nel Vangelo giovanneo. Negli
potrebbe immaginare
ultimi versetti del
rio di corbe che,
e.
Ma
IV
123
malato ora Eracleone sembra ravvisare nel personaggio di corte, il Demiurgo, perch anche lui aveva signoria sui suoi soggetti, ma poich il suo reame era piccolo e temporaneo, fu detto personaggio di corte, quasi reuccio costituito dal sovrano cattolico, su un modesto principato (fr. 40). chiude col Demiurgo la serie delle figure ipercosmiche immaginate da Eracleone. A proposito di Giov. IV, 21. Origene giudica: Non fa un'osservazione assurda Eracleone, quando dice che con l'immagine del monte raffigurato il diavolo oppure il suo mondo, dal momento che il diavolo non che una parte di tutta la materia crassa e il mondo la vetta dell'universale malvagit, uno squallido ospizio di belve, a cui si prostrano quanti vissero prima della legge e quanti etnici furono in vita per Gerusalemme invece deve intendersi la creazione o il creatore, venerato dai Giudei . Sulla natura del diavolo, Eracleone ha occasione di spiesi
:
Ma
non
garsi nel
tro
i
commento
(Giov.
all'
Earisei-
YIII 40
n avere la verit in s, saturo della menzogna che rampolla dalla sua natura, sostanzialmente incapace di pronunciar giammai parola
di verit. Osserva
124
che
inoltre
non
solo esso
menaognero, ma lo anche il padre suo, intendendo a modo suo per padre, la sua natura,
sorta dall'inganno e dall'errore
(fr.
47).
mente la sua concezione del mondo soprasensibile. Al Padre della verit, natura immacolata
e inviabile, fanno riscontro gli individui pneu-
una cosa
sola con
il
Logos, che
iniziale,
impo-
nendo
(fr.
e rivelando la fisionomia, la
lucentezza,
se Qiinato
l'entit propria in
2).
quanto
altri
aveva
col Padre potrebbero dirsi e Origene si mostra scandalizzato di simile conclusione consustanziali alla natura ingenerata (fr. 24).
Il
dagli psichici,
PaoriXixf;
dominio del Demiurgo costituito invece i quali, come il figlio malato del
(Giov.
TV,
46-54)
sono
costituiti
nella
La
loro anima,
ma ha
Il
semLo-
peccati, e vivifica
(fr.
per
riscatto.
Come
tuffati nell'ignoranza,
125
alla gaosi
sale
appare
come
1'
ipostatizzaz ione
Spirito,
all'immortalit
andranno, alla loro morte, a perdersi nella materia cosmica, la quale a sua
volta svanir completamente
tristezza di Sofa
il
ma
giorno in cui la
non avr pi ragione di essere, per il compiuto riassorbimento del divino, che passato nel mondo, in seno al pleroma
indefettibile.
Perch appunto, secondo Eracleone, sono figli del diavolo non solamente i -/^oixoi, ma anche gli psichici che si lasciano andare,
minoso, ad un livello etico inferiore.
Le
da
parole di rimbrotto
ostinati
di
condanna del
Vili. 44) sono
agli
Cristo ai giudei
lui applicate,
(Gio'v.
reni, figli
non solamente
del
diavolo,
,di
qualit
figli di
Dio.
spiega
il
che vi sono tre generi di figliolanza naturale, volontaria, di convenienza o metaforica, secondo che si figli per generazione, o per virt di adesione- della
si
sceglie
opere che
un modello ed un
sono
figli
126
ispiratore,
pec-
Ohi
stesso
tutti,
:
cade
in
tanta
abbiezione,
incolpi
se
concessa
poich
Logos, che
lo
il
Salvatore,
(fr.
(fr. 5)
presente
dovunque
lo si desideri
7).
G-io-
addita
ai
giudei,
chiail
mandolo
(Lvo<; Tov5
0ou,
quegli
che annulla
Le
Eracleone un
trascurato.
signifi-
non va
cleone
(fr.
12)
un sim
Ma
e
della
salvezza
degli
com-
interiore
mediante
che,
il
ricuperamento
dal
elementi
nel
della
divini
effusi
Padre,
Il
giacciono
grembo
degli
pneumatici.
racconto
il
vero
poema
(fr.
17 e
fr. 18).
La
127
(Giov. IV, 6 e
ss.)
si
acqua:
si
tratta di
un simbolo
servi
vita cole
ad
tt]?
abbeverare
il
Salvatore
auTou
xal
Suv(jL0)(;
manente e inesauribile. Destinata all'elezione come pneumatica, per quanto piombata nell'abbiezione, la Samaritana risponde pronta
alPap-
pello del
Salvatore.
Lo sposo
ch'essa
ha nel
Piero ma (^v yp auT^? v7)p sv tw oticovi, fr. 18). partecipe e cooperatore del suo affrancamento
presso
il
Salvatore, per
vento della
salveziZia spirituale, il
simbolo della
riempie con la sua acqua pura, mentre la Samaritana che apla vita superiore. Il Salvatore la
alla
xX^aiq, agli
piuta
(fr.
27).
Lo
pneuniatico,
del
che rassodato
Padre,
nella precipitato
nel
baratro della materia, non l'adora pi, (fr. 23), ha del resto una funzione limitata, poich l'a-
condotta al Salvatore in virt dello Spirito e dallo Spirito (fr. 27). Gli uomini che im
nima
uomini a conoscere il Salvatore, non a pena vengono a contatto con le sue parole, credono, non ^i a ragione della testimoparano da
altri
diretta della verit,
128
Demiurgo
Giov.
gnore,
tore- la
IV.
che
annunciano
l'apparizione
al
loro
come
dopo
del
Salvain
(fr. 40), non annunciano cosa sgradita, perch zu-kkjtqi; A7](j,ioupY(; scTTLv e nulla meglio desidera, che
dello
Spirito
nel
mondo,
versale.
e la
Cosi
il
Demiurgo
si
Valentino
la sal-
compie pacificamente senza rinnegamenti. Il Demiurgo, signore della creazione, non frappone ostacoli, bens si compiace che i suoi figli passino nel dominio assoluto del Logos e
vezza
si
del Padre.
Ancora una
monianze degli
si
frammenti
la
ori-
gnosi
rivela
anche
129
TOLOMEO
Nell'insegnamento di Tolomeo e dei suoi seguaci sembr rifiorire l'insegnamento di Va
(1
1-3) .
Bd
egli stesso
ci
espne con larghezza di particolari, nei primi libro dell' Adversus Haereses, il 8 capi del pensiero tolemaico, che dice di avere attinto direttamente dai commentari del maestro (u7ro{;.v^con i suoi [xaira) e dalle conversazioni dirette
seguaci.
Siamo completamente
di Tolomeo.
al
Ma
l'essere
stato
scolaro
di-
I-
reneo ha conosciuto a
il
Roma
fra
in
G-allia
dopo
177;
ci
vit si svolta a
Roma
il
140 e
di
il
170.
A. Harnarck
(1)
ha tentato
cristiano
di identificarlo
con quel
StSocaxaXo^;
cui
Griustino
al
tempo
:
del
si
Pretratta
150 e
il
152
ma
di
(1)
iums
Rom.
Leipzig, 1905.
130
Descrizioni del suo sistema
si
trovano,
ma
molto sommarie, in Filastrio (32) e nelle pseudo Tertulliano, Ampiamente invece ne parlano Ireneo nel passo indicato, PMlosopJiumena (FI) ed Epifanio (h. 33), il quale ha, una volta tanto, la
felice idea di trascriverci
una
gnostico a una
a questo
dama
documento originale che dobbiamo domandare una indicazione del sistema di Tolomeo di (1). La lettera un modello di chiarezza e
ordine, in cui l'esposizione e la risoluzione
del
problema sono prospettate con ottima distribuzione delle parti, e con un senso vivissimo del
l'originalit
della
rivelazione
cristiana,
nello
Lo
vano
res
con
corre-
Mia buona
Come
molti
ab-
biano accolto la legge di Mos alla cieca, non co noscendo bene n chi l'ha emanata ne le prescri-
vi)
La
edizioni
di
testo
ottimo da
A. Harnack, con l'assistenza del Wilamowitz, con opportune correzioni alla lezione dei due principali codici -di Epifanio, il genovese e quello di Breslavia ' P.tolomaeus Brief an die Flora 2* Ed. Bonn, 1912 (Kleine Texte ecc.).
chiaro,
131
die
ti
penso
apparir
la. proclamano
stisi
po-
per via diversa, la ritengono imposta dal il. malefico diavolo, a cui parimente emulo, suo riportano la fabbricazione del mondo, e che definiscono Padre e Fattore. In realt gli uni e gli altri sono degli allucinati. Questa legge non
n l'emanazione del Dio Padre, perch evidentemente imperfetta, n del suo avversario, perch
a ci contradicono esplicite
testimonianze
del
le
mie
asserzioni
di
alle
seil
guire la
lecito
intraprendere
viaggio verso
Innanzi tutto da osservarsi ohe tutta la legislazione mosaica racchiusa nel Pentateuco mosaico non emana da un unico legislatore, cio da Dio solo. AI contrario vi sono alcune delle prescrizioni che sono state emanate dagli uomini. Anzi le parole del Salvatore ci insegnano
a suddividerla in tre parti. L'una va attribuita
a Dio stesso e reca la sua sanzione; la seconda va assegnata a Mos (non per ci che Dio prescrisse per suo mezzo, ma per ci che Mos prescrisse partendo dalla propria iniziativa)
;
la terza
appunto
132
risulta che
proprie.
emana da Dio
stesso,
va
di-
nella
parte
cio
completamente pura, monda da ogni infiltrazione di male, che merita di essere chiamata propriamente legge e che il Salvatore non venne a dissolvere, bens a compiere, non essendo incompacon la sua natura; nella parte mescolata ad elementi inferiori di ingiustizia etica, che il Salvatore abrog, come indegna della sua natura;
tibile
emanata a
realt
di
future
nomenica in quella dell'invisibile e dell'eterno. La prima parte costituita dal Decalogo la seconda,
;
la terza
sacrifci,
della
della
Pasqua,
degli
azzimi.
Avendo
imma^
furono
mantenute e integrate, sicch, salvi restando i nomi, ne fosse trasformata la sostanza. Ed ecco che anche a noi il Salvatore comand di offrire sacrifci, ma non pi di animali irragionevoli e
133
di effluvi materiali, di
ma
di pure lodi
spirituali,
monde
il
azioni di esaltazione e
di ringrazia-
per
prossimo.
diamo, ma non nel prepuzio corporeo, bens nel preE vuole che rispettiamo il sabato, intendendo con ci .che ci astepuzio metaforico del cuore.
dalle opere
niamo
rituale,
malvage
da ogni stoltezza. Peraltro praticato dai nostri anche il digiuno simbolico, in quanto giovevole all'anima, se praticato con discernimento, non fatto, cio, per imitare altrui, per semplice forza di consuetucon l'astensione,
cio,
come
se
ma
sopra-
memoria del vero e autentico digiuno, onde coloro che non sono ane a
ammonimento
digiuno sensibile. Infine che la Pasqua e gli azzimi avessero puramente vail
(1
Cor. Y, 7 e
ss.)
La no
siate
la
Pasqua fu immolata. Cristo: affinch, dice,, azzimijimmuni da lievito chiama lievito presente malvagit e siate una nuova pasta
Distinti cos
vari filoni e
vari strati
;
so-
una cernita fra le stesse prescrizioni che emanano dal Dio, cui prest ossequio Mos Tolomeo pu
vrappostisi nella legislazione mosaica
fatta
;
!34
identificazione
alla
come
il
fra loro
xal
ttoiyjtt]^ toj
ToSv v auTco,
Si
90apf7La e
e GXTO?,
un Dio generato, la cui natura non cpcQ come nel Padre, ma n pure pOop come nel diavolo: la sua natura
[xeGTYiroc, 6vo[iy..
media, e giustamente a lui attribuito t. t'^<; Sebbene non sia essenzialmente yaG;;. non- ne pure xax<; o ol^ixoq. Pu essere
Sixatoc;.
ragionamento di Tolomeo non molto coerente. Se tutto quel cbe v' di divino nella legislazione. mosaica va attribuito a un Dio medio, come pu esservi in quella
detto
il
Qui
legislazione
una
parte,
il
decalogo,
perfetta
in
la
anche quando
sia superata?
Ma
v'
un
Tolomeo,
il
quale vi
ha principio da lui, Demiurgo e il diavolo essere derivati dal Padre? Tolomeo capisce che Flora
come possono
il
a parte
le
necessarie
spiegazioni
al
riguardo,
135
sempre attingendo all'insegnamento del Salvatore.
Possiamo sperare
guaci di Tolomeo? Bene o male, 'la lettera a Flora ci fa intravedere l'ossatura del sistema
tolemaico: Tolomeo immagina
al
il
Dio supremo
sensibile.
mondo
In posizione subordinata, con dichiarazioni che ricordano da vicino le idee di Eracleone, colloca il demiurgo, e pi in basso ancora, il Signore della materia, il diavolo. Come si effettua questa decadenza e involuzione progressiva verso il cosmo sensibile? Dicevano dunque i seguaci di Tolomeo attesta Ireneo (1) che nell'invisibili e inef-
mondo soprannaturale
sta
un
Eterno perfetto, preesistente ad ogni realt formata lo chiamavano primo principio, primo padre, abisso. Esso incomprensibile e invisibile, eterno ed ingenerato, onde viveva in una
:
secoli
siero,
immensi. Con lui e in lui era il penche chiamano anche Grazia e Silenzio. Al
Padre e del Silenzio si scompongono per fenomeno di scissiparit dialettica, altre tre
di sotto del
(1)
Il
lesto
questa
h. 31.
parte
"136
coppie di
eoiii,
(vou?)
Verbo
Vita
Uomo
la
prima
Verit;
caratnella
Chiesa.
Il
tere astratto di
speculazione gnostica, mostrato dall'inciso in cui Ireneo assevera che ogni eone un divino ermafrodito. Dalle due ultime coppie dell'og-
doade rampollano la decade e la dodecade che formano i 30 coni del Pleroma. Ma la serenit
impertubabile del Pleroma sconvolta dal
siderio
de-
incomposto dell'ultimo eone, Sofia, di compiere un Suvarov npoi^lK/.. Il Padre supremo secondo la gnosi tolemaica, noto all'unico g nerato direttamente da lui, l'Intelletto: per tutti
incomprensibile.
l'Intelletto si
beava
di
questa
contemplazione
accomdi
pagna
la bont, si
struggeva
dal
desiderio
il
suo progetto,
eoni vivela
ra-
bramando che
di conoscere
il
Padre.
della
infatti
gli
di scoprire
essenza.
Ma
l'ultimo
di
effettuare
all'insa-
puta dell'eone gemello, il Voluto, la sublime ascensione verso la conoscenza diretta del Padre. Ma male gliene incoglie piombata in una gelida
:
~
agonia, correrebbe
6X7]v
137
oatav, senza,
termine sacro
dell' ppTjTO^
"Opo^;,
i
il
gionevoli
nell'essere suo.
Ma un
turbamento
cosi profondo,
ambizioso della Sapienza, non pu essere riparato cos agevolmente. Occorre da una parte impedire che altri eoni seguano l'esempio funesto
di Sofia
:
ohe usciranno
Pleroma tutto
ipostatizzato) seguiranno una loro traiettoria, che esiger un lungo ciclo di secoli, prima che
l'armonia del
vere
volta spezzata,
primo compito,
secondo
l'Intelletto,
il
dicono
e
co-
storo, suscit,
piano
provvidenziale
Spirito
del Padre,
Santo (concepito, alla semitica, come femminile), onde gli eoni fossero ben confermati nella consapevolezza delle loro capacit
stino
e
del
loro
de-
(IP 5). I due nuovi eoni compiono rapidamente quest'opera di istruzione e di consolidamento morale del Pleroma, e allora il coro completo degli eoni, per mostrare in maniera
tangibile la propria riconoscenza al Padre,
stilla
di-
da
e
se
il
meglio
propria
della
propria
e
spiri
ritualit
della
grandezza,
fon-
dendo
insieme
questa
quintessenza
della so-
138
stanza pleromatica, come un frutto e
mirabile,
un
fiore
come
l'astro
:
del
Pleroma,
l'offre
in
gloria all'Abisso
ed
Ges,
chiamato
anche
Frattanto l'ideale
peccaminoso vagheggiato
hanno accompagnato
il
il
suo
concepiexTrXyj^ic;,
mento
(p^oq)
suo fallimento
al
(Xtct),
yvoia,
d origine
mondo
extra-pleromatico.
un aborto
mortalit, che
il
Cristo e
lo
Spirito
hanno
il
sfacimento di
:
Acamoth
desiderio e deve confermarla nel suo essere, .pronunciando il misterioso vocabolo divino, lao. E di nuovo le passioni e i perturbamenti psichici
che accompagnano
gli
il
nato
Questa volta, merc l'opera del Demiurgo, emaper primo da esse, giungiamo alla ma-
teria sensibile.
La
quale per
non rappresenta
una formazione uniforme. Nel mondo sottoposto alla nostra osservazione occorre distinguere una
triplice categoria di realt: la
realt
naturale,
quattro
men-
139
da cui oxgol (pcTsivT)) la realt psichica, che pu immaginarsi derivata dairatteggiamento di
il
riso, yXo)?,
deriva la
Acamoth
il
frutto dell'epe
ci che essa
Acamoth, in
i
ha
al
di pi alto e di pi puro,
dunque
terreni
;
mondo elementi
divini ed elementi
ed
elementi
Lo
uno strumento inconsapevole degli esseri superiori che guidano la sua opera. Grli uomini
sal-
(da
y^ouc,^
terra, fango)
sono
irrimediabilmente
nelle loro azioni
essi
il
perduti;
gli
psichici
di
cia-
hanno
loro destino;
scuno di
unusquisque
tico,
che fa un
il
mistero
dello
La
lo
spirito
con
sposo
celestiale
suo
ri-
uo zione
le
della
perfezione, allora
Acamoth
stessa
pleromatico (VII
passeranno nella
regione
mediana,
mentre
il
samente ardendo, consumer rapidamente l'universa materia e sparir. Cosi si compier il ciclo
dell'universale esistenza.
Per quanto
volta
la prolissa esposizione di
Ireneo
avventizi
qualche
valentiniano -tolemaica
una
stratificazione
;
non
arduo
dell'insegna-
mento valentiniano, circa l'origine dell'universo e il Fuo destino. Con ricca fantasia, Tolomeo
propone dei miti per dare
nesi del
la ragione della
ge-
mondo
Padre. Il
desiderio
superbo determina un'iniziale decadenza verso la decadenza continua nella regione la materia
:
mediana,
mini.
tici
si attua
La
nel Pleroma
il
An-
che
diffe-
renza del
pensiero
141
questo
occorre
gnostico, e
ben ripetere contro il Bousset, concepir la genesi del mondo, non come una decadenza progressiva del divino, bens come una reale sconal potere fitta del bene e della luce, di fronte
delle tenebre e del male.
143
TEODOTO
Teodoto appartenne al ramo orientale della scuola valentiniana. Nulla conosciamo della vita e dell'attivit spiegata da lui. In compenso, il
cod- Laur. V. 3 degli Stromati di Clemente Alessandrino porfca, dopo il libro YIII, una serie di
frammenti
gnostici,
intercalati
i
accompanoi
al-
appunto come
86
tratti di opere a
Questi
ex
sono in numero di
sono
citati
frammenti comuneTheodoto.
mente
sotto
il
titolo di
Excerpta
Si molto disputato sul carattere di questi frammenti e sul loro rapporto con l'opera di Clemente e specialmente col suo ottavo libro, che appare incompiuto. Secondo il von Arnim,
degli
Stromati
una speciale dissertazione, noi avremmo in questi frammenti dei semplici appunti e degli affrettati schemi per una nuova opera che Clemente non riusci mai pi a scrivere. Forse tale ipotesi non necessaria. Poich noi troviamo il frammento .82 di Teodoto riprodotto alla lettera da Clemente nella interpretazione del .frammento cosmogonico di Valentino (Str. IV 13 p. 287 dello Sch.), noi siamo indotti a pensare pi tosto che gli excerpta conservati dal Laurenziano in
144 ~
appendice agli Stremata^ rappresentano appunti presi da Clemente e utilizzati, nella redazione stessa degli Stromata, specialmente come guida
e sussidio alla intelligenza delle dottrine
gno-
stiche impugnate.
modo
di intendere
ette
vedremo
dell'esigenze
ri-
un profondo
al
va-
La
della
dottrina
teodoziana
intorno
mondo
pienezza divina non diversa da quella che Ireneo descrive a principio oiVAdversus
inconoscibile,
il
dagli
coni,
scienza
clie
ma
la aii^uyo^ di
29).
Anche
nettissima fra
mondo pleromatico
o
il
mondo
subpleromatico
regione
media, divisi da un
42)
e
tesmine
bolo e
la
riproduzione
(fr.
troviamo la
coppie.
145
concezioni
antropologiche
i
di
Teodoto
gnosi
tradiscono
medesimi
anzi,
postulati della
valentiniana,
pos-
siamo
dire, della
gnosi genericamente
intesa.
Al
56;
cf.
framm.
Se gli pneumatici sono naturalmente destinati alla salvezza, che cosa rappresenta la Re-
denzione del Cristo nel ciclo dell'esistenza umana? Per Teodoto, essa porta il destarsi dell'anima addormentata, il riaccendersi della scintilla nascosta (fr. 3). Grli estratti sembrano confermare il dato di Epifanio sulla divergenza fra valentiniani italici e valentiniani orientali, circa
la
Secondo Teodoto, questo corpo puramente pneumatico, diretta, immediata ed esclusiva opera dello Spirito nel corpo della Vergine (fr. 60). Ma la soteriologia di Teodoto assume un colorito particolare a causa della preoccupazione da cui dominata del fato e della sua efficacia nel processo della salvezza. Gi-li estratti ce ne danno innanzi tutto una vera definizione metanatura del
corpo
di Cristo.
fsica.
Il destino
10
non
altro
ohe
lo
scontro di
culte,
146
ocastri,
che
a
mediante
che
di
questi,
reggono
degli
l'universo.
astri
Secondo
in
sorte
ciascuno
a
i
tocc
essere
trascinato
del
cosmo,
nio su tutti
nati
dispongono e sorvegliano il ciclo delle generazioni. Non che gli astri possano nulla al riguardo, ma stanno a rivelare
che ad
essi presiedono,
l'efiicacia delle virt
dominatrici,
mente
Sicch
segni
i sette pianeti che li traversano, procedendo d' accordo, ora attraversantisi il cammino, spuntando (e tramontan-do).... questi, mossi per azione della virt, rivelano l'orientamento della sostanza universa nei riguardi del nascimento dei viventi e nel rivolgimento delle circostanze. Poich non sono uguali le stelle o le virt, ma alcune benefiche, altre malefiche,
dello zodiaco e
ora
ie
une
(fr.
69-71). Preso
lo spirito
il
umano non
consiste
troverebbe via di
in
salvezza, se
corso.
ScoTTjp
non venisse
suo
soc-
La redenzione
appunto
nell'af-
l'uomo
viveva
(fr.
147
72).
Ormai
che
spunt
stella,
rompe l'incantesimo
di
vecchie
luce,
posizioni
astrali e sfolgorando
nuova
le
nuove
Signore in persona, onde trasferire i credenti in Cristo dai ceppi del fato alla libert della sua Provvidenza (fr. 74). I ministri della "redenzione sono gli angeli buoni
del Salvatore, chiamati a neutralizzare l'azione
malefiche.
L'angelo
pu definirsi, secondo Teodoto, la parola che annuncia i misteri dell'essere {Xyoc, TTayvsXiav 'iyjv Tou ovToc,, fr. 25). Ciascuno di noi ha un angelo che prega per lui, anche perch gli angeli han bisogno di noi per consumare le nozze
mistiche nel Plerona
(f.
22 e
35).
78),
che
porta
divino,
che
(fr.
soffoca
81).
spegne
il
149
GNOSTICI E NEOPLATONICI
La polemica clie si svolge a Roma nella seconda met del terzo secolo fra neoplatonici
e gnostici, offre
un eccezionale
agli
interesse, se con-
Nato a Licopoli
albori
del
terzo
ad Alessandria alla scuola di Ammonio Sacca insieme ad Origene, Plotino giungeva a Roma per aprirvi scuola ai tempi
del cristianeggiante imperatore, Filippo l'arabo.
secolo, educato
{24A 248). Grli scolari si affollarono ben presto numerosi intorno a questo suggestivo interprete della tradizione pagana, che si sforzava di spiritualizzare e di trasformare in un panteismo mistico il paganesimo. Egli insegnava a Roma da circa un ventennio, quando vide giungere da Atene, dove era stato scolaro di Longino, un giovane siro, Pqrfirio. Questi aveva gi avuto
agio in Oriente
(Eus. H. E.
di
conoscere
il
cristianesimo
TI
e
doveva scrivere
(il
una grande
aTLavcov) in
virulenta
cui
opera
si
KaTa Xptdi
15
libri, di
conservano soltanto
prediletto
frammenti. Egli fu
Plotino,
il
il
discepolo
150
il
Per intendere il conflitto clie doveva dividere neoplatonismo e cristianesimo (non escluso che Porfirio abbia pesato con l'efficacia del suo
credito filosofico
nella
punti di contatto
occorre ricordare
i
dal
punto
di
vista
dell'
morale,
atteggiae della
tratti salienti
mento
filosofico
religioso di Plotino
mato a principi
platonis-mo a
ascetici.
I^Loc;
Come
detto a prin-
Roma
vivere
nello
vergognarsi di questo
zi'f\.
aL(7)^uv[jLV0(; oti. v
crcaua.TL
La
lia
il
suggerimenti di cos alta spiritualit, che caso di domandarsi seriamente se non sono
quanto inconsapevoli
i
reminiscenze cristiane.
teria e spirito
nell'
Ma
presupposti di que-
difformi.
La concezione
mondo
e della vita
in Plotino satura di
intellettualismo ed di
(1) V. F. Bidez, Vie de Porp/if/re, le pliilosophe noplatonicien, avec les t'ragmenls des traits Ttspl yaX-
[x<xx<ve[ch regressa
animae. G-and,
1901,
1913, G.
Schmid!,
PlotirCs Stelliiiig
Tcirc/ilehen
Chrisieniams. Leipzig
151
uno sconfinato ottimismo. Egli concepisce l'universo popolato di esseri divini, pure ponendo
a base della sua teologia, l'affermazione dell' sv
e deli'yaGv
come principio
dal buo^io
Dall'uno
fatale- di
sdoppiamento
^x^x'h
viventi, suf-
nie
stesso,
padrone
di
me, di nulla
natura di tutte
le realt
generate e molti
la terra soltanto
adorna di tutte
le
piante e di
si
animali di ogni
e
il
aria e
etere
cielo,
Ma anche l tutte le anime buone danno vita agli astri e all'ordinato, etern ciclo del cielo, con la circolazione impressa ad imitazione della mente, con sapienza, sempre intorno allo stesso. Poich nulla, cerca al di fuori. Quanto in me si protende verso il bene, ma lo raggiunge ciascun elemento secondo la propria capacit. Tutto il cielo dipende da quello e tutta la mia anima e gli dei che
privo di anima.
sono nelle mie membra^ e gli animali e le piante e quanto in me pare inanimato. Alcune realt
dell'essere, altre
152
del vivere, altre in pi del sentire, alcune pos-
seggono la ragione,
alfere
tutta la vita.
Non
si
pu chiedere
la stessa alla
cosa
vita
il
realt
inuguali.
Non
occhi
appartiene
:
vedere.,
bens agli
altra la funzione
mondo
e dell'uomo
che
liteismo volgare,
capisce
come
neoplatonici
fedelt
intendessero
il
dovere
religioso
come
La pi
insigne malet-
divino
ycapizhc;
secondo le
z\}Gz^zic(.c,^
tiradizioni
avite
[xyiGxoc;
Tijxocv
si
ca-
come
dissidio
stesso
fosse
insanabile
fosse quel
dissidio
nella
uomini
il vou<;
e quelli
yaTcv).
che pongono
Anche
cri-
anche gli gnostici erano degli ottimisti. Ma il loro ottimismo non nasceva dal presupposto che tutto fosse divino e radioso nel mondo e che bastasse affidarsi alia guida di quel frammento di anima universale che in noi, per attuare la propria perfezione, bensi dalla fede in
un gran mistero
di
af-
^
francato
gli
153
uomini dal male tremendo del mondo e aveva garentito, con un atto d'amore, la salvezza, inaugurando una nuova economia stoi'ica. Lo CTTTOuSaloi;, l'uomo probo descritto ed esaltato da Plotino, pu avere i medesimi connotati dello
aTixc, di
7rvU[xaTLX(;
gnostico, e
dello yvco-
Clemente Alessandrino e di Origene, ma la genesi della loro vita morale completamente diversa. Per questo non giusta l'asserzione dello Schmid t che il neoplatonismo si
gnosticismo
tale,
il
riannoda esclusivamente alla filosofia greca, lo al dualismo della mitologia oriencristianesimo al monoteismo giudaico, e
presupposti, sia
la
ragione
non
che
c' la
Per Plotino, nessuna redenzione necessaria a chi ha in se le perfette possibilit del vero e" del bene per il cristianesimo, questo secolo il male e la perfezione nel riscatto operato da Cristo.
mistico
;
Un
che
cominciarono
a proporre le loro
dif&colt e
a prospettare le
com-
principali
scritti.
Poi egli
154
stesso dedic
zione delle
sua
biografa
Plotino,
Porfirio ci
dice ap-
punto V'erano nel medesimo tempo (a Roma) numerosi cristiani ed altri molti eretici, transfughi dell' antica
filosofia,
i
quali
si
raccoglie-
vano intorno ad un
i
tale Adelfo e
ad Aquilino.
nomi
i
di Alessandro
il
libico,
Filocomo, Demorivelazioni
strato, Lido, e
mandavano
in "giro
sotto
nomi
cir
Platone
le
profondit del
costretto a de-
mondo
intelligibile. Plotino
fu
futazione.
Scrisse inoltre
il
un
libro, cui
noi ap-
Per il rimanente, affid a noi il compito di demolire gli avversari cos Amelio compose non meno di 40 libri contro l'opera di Zostriano. Io, Porfirio, dimostrai con numerose prove che l'opera da essi millantata come scritto di Zoroastro, spuria e recente, compilata per amor di setta onde far credere, che le loro conclusioni vadano attribuite all'antico Zoroastro . Non possediamo pi i frammenti di letteratura gnostica qui indicati da Porfirio, n le confutazioni di Amelio di Porfirio stesso. In cambio abbiamo lo scritto
titolo
:
ponemmo
contro
gli gnostici.
plotinico
contro
gli
gnostici, conservato
come
155
(1),
ed esso
alta
offre
1.
9 della II
Enneade
la
un
sin-
polemica che
tro quelle
forma pi
della specula-
che
sembravano
le
conclusioni pi
originali dello
mincia col riassumere in poche parole la sua dottrina del divino Dio per lui l'uno e il il bene, assoluto e ineffabile, sempre presupposto che quando diciamo 1' uno e il bene, noi non facciamo che sforzarci, con mezzi inadeguatissimi, di rappresentarci in qualche maniera l'unica realt divina, immobile ed eterna in s stessa, che si rinfrange in due ipostasi divine,
:
il
vouq e la
^i>yji.
E
di
ridicolo
.
vino
di sibile
una discinzione
e
di
potenza
il
di
atto,
immobilit
il
movimento.
posil
conoscente e
conosciuto,
sato.
Nel pensiero divino e umano, che sono, in medesima imperitura realt, il dualismo della conoscenza superato nell' ineffabile
fondo, la
Questa misteriosa realt divina, autocosciente ed essenzialmente buona, riversa perennemente e inesauribilmente da s l'esistenza particolare.
(1)
Plotini
Plotini Enneades, praemisso Porphyrii de vita deque ordine librorum eius libello. Ed. R.
1883.
stazsioni,
156
nuova
Stolto
non che la estrinsecazione sempre sempre eterna del divino nel tempo.
ricercare l'origine del
fatto in
mondo
il
un istante determinato
in
ma
era
:
fatto
ah aeterno e fino
si
eterno sar
fatto
n mai
ci
dissolver
si
corruzione, poich
mente
decomporsi
YVY)CTTat,
ou
tolvuv
ysvrjT
eiq
''
ocra
XsysTaf oS
'
<p0apY](7TaL,
eie,
aAA
ri
ocra
}^i
a
alto
fX'/]
z'/zi
o,
oue
cp6apY)(7Tai.
punto di vista filosofica, Plotino intuisce nettamente il caposaldo fondamentale della speculazione religiosa gnostica. Il
Ponendosi da un
mondo
per la gnosi
il
risultato di
caduta iniziale pleromatica ed saturo di solo la salvezza operata da una realt ugual:
una male
della
ciclo
e
riportare
Per
il
malvagit sostanziale che tutto in esso rivela pi tosto l'orma meravigliosa del Bene; che la provvidi
:
mondo non
dente assistenza del Buono investe il cosmo intiero; che tutto intorno a noi animato; che
spiri-
tuale ad
157
sfera
celeste,
un
pur tro-
vandosi a disagio nel corpo, non deve bistrattare chi il corpo ha fatto, perch i disagi materiali
egli
rias-
sorbimento nell'anima universale. Questi appunto Noi i motivi che Plotino svolge nel suo libro. dobbiamo, egli dice, cercare la genesi delle differenze delle anime nelle passioni o nella natura, e non dobbiamo vilipendere gli uomini ispirati
dal
divino:
al
contrario,
essi
ci
accogliendo favore-
dell' antichit,
mente l'immortalit dell'anima, il mondo conoscibile, il primo Dio, il dovere che l'anima sfugga
il
il
di-
stacco da questo
ciclo
non
altro che
il
transito dal
se-
renit della sostanza. Questi gl'insegnamenti da inculcare agli uomini; nulla ad essi
trarre, nulla si
deve de-
deve aggiungere. delittuoso dar troppo risalto alle differenze nel mondo per quanto riguarda la distribuzione delle ricchezze
e della felicit: l'uomo probo non cura l'uguaglianza in queste cose, n ritiene che colui il quale dispone di maggiori beni di fortuna possegga in realt pi di chi ne ha meno, e colui
158
privato
:
egli lascia
a chi le desidera.
Ed
mondo
umano,
fisico
per
innalzare
al
troppo
il
mondo
ca-
e per
annunziare
che
egli,
senza sforzo, ha in s
bile superiorit al
le
ragioni di
una mira-
mondo
tutto
astrale stesso.
l'edifcio
questo
modo
si
sgretola
si
della
morale
in-
corrente e
Non
Epicuro? Avendo rinnegato la provvidenza, Epicuro fini fatalmente cod l'inculcare il soddisfacimento del piacere, unica cosa rimasta. Ma l'insegnamento di costoro, (gli gnostici), anche pi temerario, bistrattando la signoria della provvidenza stessa, e spogliando di ogni valore tutte le leggi esistenti e le virt che secoli di esperienza hanno corroborato, e stimando cosa ridicola la razionale temperanza, onde nulla di buono appaia sopravvanzare fra noi, sopprme necessariamente la temperanza e quella giustizia
che, insita nelle consuetudini etiche, si sviluppa
conduce l'uomo alla non rimane altro che ascoltare la voce seducente del piacere, e curare egoisticamente il proprio interesse, prescindendo
che
probit. Sicch a costoro
159
completamente dal bene comune degli uomini, a meno che non soccorra una natura migliore dei presupposti; poich per costoro il bene non quel che noi riteniamo tale, ma un altro. Plotino non si dissimula come gli gnostici possano ritorcere contro lui l'argomento, o possano
dire che, invece, solo
il
loro
insegnamento
ca-
Ma
forse diranno
che
si pu sfuggire, al commercio del corpo e lo si pu apertamente odiare, mentre i nostri postulati inducono pi
Tutt.o
ci
in-
mi
medesima
bella casa.
Ma
dall'ar-
non mormora,
al
contrario
rico-
ma
di
momento
di dipar-
dove non vi sia pi bisogno di domicilio. Il primo apparir forse pi saggio e pi disposto alla partenza solo perch giunto a dire che la casa stata costruita con pietre inanimate e legname, e che essa molto lontana dalla vera casa? In verit costui non sa quanta differenza corra fra il tollerare e il non tollerare le realt necessarie... Il nostro dovere di retirsene, e di essere col
stare, corporei, in queste case fabbricate
per noi
dalla
160
come
co-
buona anima
pi
uomini
blasfema
mondo escludono
non possiamo congiungere col cielo, in una medesima essenza ed origine, malvagi, possiamo ben ricongiungere ad esso quanti non siano pi corpi, ma anime in corpi, legati a quella specie di dimora
dal loro consorzio?
In
realt, se
tutto, nel
.
grande or-
del senso
umadi
neoplatonico,
si
chiude
il
trattato
il
neoplatonismo, rav-
cristiani
come
dei ribelli
del-
pi
Jiobili e alle
pi
sane
tradizioni
:6i
-=
UN CANTO GNOSTICO
Non si
la
nome
gnostica
ziose
(1).
La gnosi
non
quella delle
prime generazioni di
delle
elabo-
tramonto del secondo secolo e il corso del terzo. Per questo non ci permettiamo di ricavarue tratti da inserire nella nostra collana, miil
delle
ge-
nuine
e pi antiche
espressioni
mistiche dello
gnosticismo.
Solo a conclusione della nostra raccolta, riportiamo qui un inno attribuito a Cristo, che Leu ci Carino ha intercalato nel suo romanzo intorno ai viaggi di S. Giovanni.
ments
V. L'art. Apochryphen des Neuoen Testanella Reale ne yMopddie fur protestanttsce Theologie und Kirche I p. 653 e ss. e le aggiunte nel
(1)
volume
delle
Ergnzungen,
162
(1).
Pi volte camminando con lui, io ebbi vaghezza di osservare se la sua orma appariva sulla terra, lo vedevo infatti sollevarsi d
terra
|_
mai
la scorsi.
mento
ocin-
corre fare
che non
prima ch'egli fosse catturato degli empi giudei, dopo averci tutti raccolti, parl cosi
:
Ma
Prima che
io
sia
consegnato
loro,
sciogliamo
al
de-
tenendo strette 'le mani degli altri, postosi egli Rispondete Amen. stesso nel- mezzo, disse E quindi inizi il canto dicendo
:
"Grloria a te o Padre.!
E
Amen.
zia.
noi
girando
attorno
rispondemmo
Gloria a
te,
Amen.
Gloria a
te,
alla
tua
Gloria.
Amen.
Su Lucio Carino v. le testimonianze raccolte Ada Joannrs, Erlangen, 1880, pp. 195-218. Zahn, da T. lesto dato da M. Rhodes James, in Apoil Seguiamo chrypJia Anecdota, II Series, Cambridge^ 1897, p. IQ
(1)
e ss.
^ 163
Te lodiamo, o Padre, te ringraziamo, luce immune da ogni tenebra. Amen. Mentre noi ringraziamo egli dice:
Yoglio essere
salvato
e
voglio
salvare.
Amen.
Yoglio essere sciolto
e "^glio
sciogliere.
Amen.
Voglio essere triturato e voglio triturare.
Amen.
Voglio nascere e voglio partorire.
Amen.
Amen.
Voglio ascoltare
e voglio essere ascoltato.
Amen.
Voglio essere compreso,
dendo.
tutto
compren-
Amen.
Voglio essere lavato e voglio lavare. Amen. La grazia danza, voglio suonare danzate
;
o voi tutti.
Amen.
lamienfcarmi,
Voglio
tutti.
battetevi
il
petto,
Amen.
Un'ogdoade canta con voi. Amen. Il numero dodici danza [in alto. Amen. E tutto che pu danzgtre, danza. Amen. Ohi non. danza, ignora l'imminente evento.
Amen.
Voglio fuggire, e voglio restare. Amen. Voglio adorare, ed essere adorato. Amen. Voglio essere unito, e voglio unire. Amen.
Non ho
Amen,
164
Non Ilo sedi, e sedi posseggo. Amen. Non lio tempio, e templi posseggo. Amen. Lampada sono per te che mi contempli.
Amen.
Speccliio sono per te clie m'intendi.
Porta
so|io
Amen. Amen.
Strada sono per te viandante. Rispondi alla mia danza. Scopri te stesso in me che parlo, e veduto quel che faccio, sigilla nel silenzio i miei misteri. tu che danzi, intendi il mio operato tua questa passione dell'umanit che debbo
:
affrontare.
Tu non
avresti
in
alcun
modo potuto
non
fossi
.
soffri, se io
come parola
del Padre.
io
soffro,
Tu che
mi hai
visto
tu
come
sofferente, e al vedere,
non
pre-
rimanesti impassibile,
ma
ne
fosti fino ai
Mi
hai
come un
letto
adagiati su di me.
me ne
Quel che ora appaio, non sono quel che realmente sono, lo vedrai quando verrai. Se tu avessi conosciuto il soffrire, avresti
;
avuto
la capacit di
non
soffrire.
Conosci
soffrire.
il
soffrire e sarai in
grado di non
<
fai,
io t'insegner.
~ 165
Io sono
il
anime sante.
In
Di'
me
conosci la parola
della
sapienza.
nuovamente con me: Gloria a te, o Padre; Gloria a te, o Verbo Gloria a te, o Santo Spirito.
;
quanto concerne me, se tu vuoi sapere quel che io era. Oon una parola, con tutto mi comportai una volta come un fanciullo, ma in nessuna maora, per
Ed
niera
ne vergognai. Saltai: tu ormai conosci tutti; e avendo conosciuto, di' Gloria a te, o Padre. Amen. Ed ecco, fratelli, che dopo aver cosriianzato con me, il Signore usci. E noi come trasognati ci disperdemmo per tutte le vie. N pure io che l'avevo visto, rimasi presente alla sua Passione, mentre egli soffriva, ma me ne fuggii al monte degli Ulivi, piangendo sull'accaduto. E quando egli fu appeso sul legno della croce, alla
:
me
tutta la terra.
Giovanni,
INDICE
Introduzione a) Fonti gnostiche. b) Fonti antignostiche e) Natura dello gnosticismo
. .
,
Pag
3 8
21
32
Indicazioni bibliografiche
a) Critica delle fonti
b)
1
37 38
...
r grandi. maestri
della gnosi
.
41
Basilide ed Isidoro
42
75
85
115 129
Carpocrate ed Epifane
Valentino
Eracleone
Tolomeo
Teodoto
.
,
143
149
161
^p''
'V
^^^.
GacomOj
1;6.
Libreria di Cultural
Roma
Lettera a Diogneto. Testo, introduzione, traduzione e note a cura di E. Buon aiuti L. Edizione col solo testo
1,60
2.
La passione
Bardesane,
delle Sante Perpetua e Felicita. Testo, intr. trad. e note a cura di G. Sola
3 3
3.
Il dialogo delle leggi dei paesi. Intr. trad. e note di G. Levi della. Vida
j>
4. 5.
Frammenti
gnostici, a
6.
S. Ireneo,
Usciranno in seguito
l
M. Fermi.
dati.
COLLEZIONE TPA^H
Testi e Ricerche di storia e letteratura religiose a cura di A. Biamonti ed A. Pincherle.
1.
32
2.
Lenzi Furio.
Salona
S.
Domnio vescovo
e martire di
caratteri-
>8 2
J3
Z^Zi^.-^.e_^.
J
DEC
''
OJjJL
6
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UNIVERSITY OF CHICAGO
23 937 317
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