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GIOVANNI ROMANO BACCHIN

ORIGINARIETA E MEDIAZIONE

NEL DISCORSO METAFISICO

JANDI

SAPI

EDITORI

AVVERTENZA

Per rag'ion'i praticke


l'uno al,l'al,tro.

il,

poraneamente ad, al,tri q,uttro laaori,

presente l,aaoro uiene pwbbl,icato contemi qual,i rimand,ano, oaiamentr,

De|, resto mon sar d,ifi,cil,e rendersi conto che l,'unil d.el, tema a I,'wnit d,el,/,a ricerca fanno d,i essi un corpo solo. Tal,i Lauor,i sono l,a prosecuzione sul p,iano teoretico d,etrl,e ricercks aau,iate sul, piano teoretico e stoyico nell,a scwol,a padouana d,i f,l,osof,a per ispirazione e sotto I,a guida d,i Marino Gentile. Essi si inscriuono, pertan0, nel, pi ampio contesto d,i riceycha e di approtond,imento d,ei temi fond,amental,i d,el,l,a Metafisica classica ed in ta.l,e contesto, qual,i ricercke tuttora aperte, intend,ono presentarsi.

di alcuni abbiamo preso ,in esatna alaune opdttioni ; ma gl,i altri sonn stai aagionc
4

Soltanto

che questi

ci

Amsror., Metaph., A elattoo, 993 , r5).

losseto r.

Ce,prror,o

IL

<

TEMA r

Somuenro : r. o Sapere di non sapere ). di desiderare. 3. Il senso di sapere

z. Desiderare di sapere e sapere domandare. 4. Indicazione - non teoretica della problematicit (sapere di sapere). della portata 5. Il limite intrinseco del tendere al sapere. - 6. Il limite come impossibilita del suo superamento. 7. La impossibilit, del superamento come

di

incontraddittoriet dell'essere. -

metafisica,

9. Precisazioni conclusive.
rr.

8. L'incontraddittorieta, dell'essere come

r.

<<

Sapere
-./-

ili
IL;

non sa.pere
r
(

c ' c(" ( . . . {1gEL_qqis BoE o prorr6 rivSgrrp r (r). Diciamo che la filosofia deve, per wr corn\to insostituibile, tornare sempre al suo < tema )) antico, tema solo suo e che tutta la costituisce. Il a tema ) cui essa ritorna si rivela, tuttavia, in questo stesso ritornare o ritrovarsi, come quella essenziale med.esimezza che fa perenna il filosofare, essenzialit che si rivela frlosofand.o, epper tema inesauribile. Gli uomini filosofano <per sfuggire I'ignoranzar(z) ed il filosofo non pretenile ili saprere, ma lend,e aI, sapere : perch egli < non sa D solo

uomo, ma in quanto vino r (3).

<

sa di non sapere

>

egli pu dirsi uomo

di-

(r) Pur., Apol. 38 a

(z) Anrsror., Mataph., A,, g9z b, (3) Cfr. Pr.lr., So;!sa, 216 c,

5-6.

16,

_9q11l19eg9l9gll:l94-:3PiIg-f lfi lps"qf-q.-,..inf atti,elt*g*44_l-"illusione 4i j-?!gla*g^q-"qg$*p*l$g-F_eps-e_*e*dp*lulcome*mes,s9".J_{"a parel-!9"9|-9$--9g"{l ogni ( sapere > (che <t , illur *i. sorio sapere) gli fatto r, ( pragma, ( cosa r la cui < epistme r in funzione dell'operare umano che nelle tecknai si materia e si compie. Perch < sa di non sapere o, _tl_filq!g&_ri_p_p19_ a! !r1gr-ts fra,l!t!_ sor,io .9gpg59__q+_-L1*9?p919_trlg_rlq:gftg!" (un sapere, quest'ultimo, che se fosse esso stesso illusorio metterebbe in crisi quella illusoriet" e negherebbe, perci, irrimediabilmente se stesso). Questo suo essenziale trovarsi al limite domanda al filosofo di manteneraisi, poich la rinuncia al <r sapere di non sapere r decadenza ad uomo non < divino r ed anzi, poich egli si oblia come ( uomo D obliandosi come amante del sapere, decadenza a meno di uomo. D'altra parte, il fare di questo ( sapere di non sapere )) una cosa sola con iI < sapere r significa assumere tutte insieme le illusioni in una qualche unit, unit che non pu esserne, suo malgrado, meno illusoria. Diciamo che egli resta filosofo solo restando al <r limite r, Iimite che gli consente di essere < qualcosa > vietandogli di farsi pensiero creatore : se si fa del pensiero al limite l'Atto puro, si fa dell'Atto puro un pensiero che si cerca, una ricerca infinita; se il sapere che cerca se stesso fosse sapere assoluto, l'Assoluto non < sarebbe > e non sarebbe c assolutamente ) e, perci, < contraddittoriamente r, restituendosi come ( assoluto r nella assolutezza della propria negazione. ancora il < tema r antico che consente al filosofo un discorso che, per breve si sia ed anche brevissimo, discorso autonomo, tutto filosofico, insostituibile epper ineliminabile. Irriducibile all'assoluto sapere ed al puro non-sapere, il sapere di non sapere la struttura stessa della ' tendenza . . .', struttwra e non soltanto conilizione, perch l'aspirare al sapere, clr'e situaz,io e rtmarla, non si giustificherebbe ove non si riducesse a contraddizione una pretesa situazione umana che non fosse < bisogno r di sapere ; < bisogno > ed n aspirazione >, strutturalmente identici, fondano , nell,a situazione dell'uomo, f impossibilit. di pensare I'uomo come estraneo ad essi o, il che Io stesso, rendono impensabile l'aspirazione al sapere come semplice scel,ta pragmatica dell'uomo. Diciamo allora < struttura ontologica > dell'uomo rl bisogno e diciamo che l? soddisflzilne dei siryoli bisognl elle
,9

varie technai; onde ci si chiede qwal,e sia, fra i bisogni, quello fonclarfieiEl-e ed in quale relazione esso stia con tutti gli altri bisogni. Non ci chiediamo se vi sia un bisogno fondamentale, perch ogni ricerca del fondamento sarebbe, nella radicale situazione in cui ci si posti, o essa stessa fondamento o contraddittoria presupposizione di una pi radicale originariet; ma la ricerca del fondamento non pu essere fondamento se fondamentale all'uomo il ricercare, se, cio, la struttura della ricerca la < struttura ontologica r dell'uomo. Dire < quale r sia la struttura ontologica dell'uomo non significa rispondere ad una domanda intorno all'uomo e, quindi, supporre un ulteriore fondamento a questa domanda, perch tale dornanda stessa, ponendosi, come ricerca e, quindi, come bisogno ed aspirazione, non sarebbe estranea alla struttura ontologica dell'uomo ed ogni tentativo di mettere in discussione (ricerca) l'originariet di tale struttura avrebbe senso solo come immanente uso di tale struttura. Vediamo allora nell'aristotelico flcr'reE dv8pronor ro eir,or pyovrcr,r goer, (4), per il pieno significato di quell'qyol,ror,, I'ind.icazione del nesso tra il bisogno fond.amentale dell'uomo ed i singoli bisogni non univoci ad. esso. Alla consapevolezza del bisogno fondamentale si perviene inragione moltipli aperta
l#

e del loro inffie.-quest_a la cons?-pevolezza d E),guestqTfconsfpeyol"r," dglla non univocit. fra bisoeno fond damentle e bisogni particolari : <, fon co5tantemente implicato come ipoteticamente soostabile all'infinito. senza possibilit. di esaustione e di soluzione. Si precisa a-llora che l'approfondimento conoscitivo del singolo bisogno in qwanto tale non consapevolezza del bisogno fondamentalc, ma consapevolezza della wniaocit dei singoli bisogni e, perci, consirpevolezza preaia alla cosapevolezza del bisogno fondamentalc conrc -non wniaoco ad essi. La constatazione dei singoli bisogni (particolari) rivela che ogni singolo bisogno < verifica >, per cos dire, od attua in se stesso la < foLma rr lasciano

aorilil negetwldi ciascun bisogno

rnsreme

generale dell'n aver bisogno r e tutta intera (donde I'univocitit <l possibilit. di chiamarli < tutti r cos), ma ogni singolo bisogno vi ri-

(4) Anrs'ror., Melul>h.,

A,

98o

a, r.

mane particolare e, perci, tale da implicare costantemente l'tt universaler ad esso corrispondente (un bisogno, cio, distinto da esso e ad esso irriducibile che diciamo, per questo, <fondamentale>). Ogni singolo bisogno implica, nella sua irrterezza, il bisogno fondamentale : lo implica e come ( aver bisogno ) e come < questo particolare bisogno r ; il < fondamentale r non pu venire ridotto alla < forma generale > dell'aver bisogno, n alla < fondazione > della singolarit del bisogno, n alla fondazione > dell'unit. (concreta) tra forma e caso particolare, perch sarebbe, altrimenti, forma ancor pi generale, comprensiva e del <generale> e del <particolare> e postulerebbe aIf infinito una forma sempre pi generale, comprensiva di twtti i possibili casi particolari. fondamentale non per questa ragione che il 'determinabile' con iI metodo lclamo ( bisogno bisogno, esso stesso < un r determinato bisogno, ma come ( il r bisogno al quale ogni altro bisogno si rivela essenzial.mente connesso (ordinato), in quanto di esso n bisognoso r e < bisognoso r perch il suo sodd.isfacimento eventuale non vale a soddisfare il bisogno fondamentale che con esso e con la sua consaputa insufficienza si rivela. Il discorso intorno all'aspirazione umana verso il ( sapere ri non , perci, < tend,ere > al sapere, ma om certo sapere, nel senso in cui l'asserzione intorno alla problematicit. del sapere umano (esperienza) assunzione improblematica ed improblematizzabile (perci pienamente critica r) della problematicit. Sapere di non sapere , cos, rivelativo di una struttura intrascendibile epper innegabile senza contraddizione ; il, u sapere > (,improblematizzabil,e) d,i < tend,ere > al sapere (problernaticit) non cornmenswrabile con il, < sapere > cwi si end,e, pena I,a contradd,izione (problema<< <<

tendenza il tend,ere in atto, il sapere d,i aaer bisogno l,'aaer bisogno in atto ed, quind,i quel, <fond,amenalel bisogno il, qctale, sempre prasente, a.nzi l'Kwnico> eil essere efettiuamente <in attor,

2.

Desid,erare d,i sapere


Se

e sapere d,i

d,esid,erare.

,ticismo).

Diciamo, allora, che una ricerca intorno aI < sapere di non sapere ) equivarrebbe alla negazione stessa della problematicit, negazione che restituirebbe la problematicit nel momento stesso in cui pretendesse di giustificarsi. Sapere la problematicit (consapevolezza del problema nel, problema) non qualcosa 'oltre' il problema (quale suo 'fondamento' o 'implicazione ' o 'metaproblema') perch sarebbe :u;rl sapete senza. ci cli cui si dice sapere, sarebbe un non sapere. Il discorso di Aristotele, che asserzione della costitutiva tendenza rtl siqrrrrc, r\ tutto dir riciursi a questa tendenza in atto: iI sapere la
T(,

< tutti gli uomini desid.erano naturalmente di sapere>, non per sanno di desiderare d.i sapere, donde l'asserzione aristotelica intesa a 'rilevare' ci che in tutti, pur se non da tutti pensato : r) il sapere di desiderare non < desiderare r, ma z) il saper di desiderare non aggiunge qualcosa al desid.erare, perch esso ( > la stessa'preserrza ' del desiderare (che diciamo desiderare in atto). Se cos, sapere di desiderare non cond,iziona al sapere pi di quanto non lo sia iI semplice desiderare di sapere ; ma necessario uscire da questa prima aporia per la quale si avrebbe un desiderare di sapere non ( consaputo > ed un ( sapere r questo desiderare che Ia presenza stessa del desiderare, perch da ci dipend.e il chiarimento della portata teoretica di quello che abbiamo detto iI < tema > antico. L'asserzione aristotelica owiamente un < sapere r ed un ( saperc minimo l : < sapere l in ogni caso, sia come asserzione intorno al sapere (autooggettivazione, diremmo), sia come asserzione intorno al comportamento < naturale r (essenziale) degli uomini, a meno cli perdere ogni valore ; ed un ( sapere minimo r perch, sotteso ad ogni umano sapere, domanda di ogni altro sapere. Ci chiediamo che funzione esso abbia nella ricerca del sapere, ovvero quale ' sporgenza' abbia la consapevolezza della ricerca (asscr'zione d.ella problematicit) sulla ricerca stessa. Il desiderio di qualcosa esige che si dia in un qual,cke rnoilo comc, ( noto r ci che si desidera ; nel caso, come questo, in cui l'oggetto clcl desiderio sia il < sapere >, essendo necessario che si sappia in qual,clu rnod,o che cosa ( r il sapere, necessario possedere in qwal,ckc modtt ci che non si possiede. La contraddizione (antinomia immanente alla pretesa riccrcir intorno alla ricerca) evitabile solo chiarendo quel tr in qualche morlo u, solo, cio, se la < nozione r del sapere che si cerca non il stlxlnl rrr si cerca. Ci possibilc solo ncl scnso chc non ci sichir:rl<: r1u:rk:osil itrlorrur al rr sapcrc rr, mir si vuok: sitpcrc intorno lr < r;rrirlt:osil rr, Noil ti lrttr\,

tutti

lt

cio, domand.are intorno al sapere che non sia <sapere di qualcosar, chc non sia, pi semplicemente, < qualcosa > di cui si pu sapere. La domanda, sempre determinata, infatti sempre di un parti-

colare domandante che non

lo

stesso

rr

d.omandare

r ; I'asserzione

aristotelica non segue, come risposta, alla domanda intorno a che cosa sia il sapere, bens ad una domanda che, supponendo < noto r che cosa sia il sapere, si ponga intorno a che cosa gli uomini desiderano cp'oer,

Ci sembra che la distinzione hegeliana fra u noto > e ( conosciuto > (5) possa ritrovarsi ' originariamente ' nclla nozione tcoretica del domandare : ( noti r potrebbero dirsi i termini nci quali la domanda formulata, nor ancora < conosciuti r potrcbbcro dirsi i tcrmini che vengono domandati, ( noto >, ci con cui si cercl, non ( conosciuto D
ci che si cerca. Di questo rapporto fra noto e conosciuto risultcr: chiara l'implicazione teoretica nell'approfondimento della assunzione problematica del filosofare ; ora importa sottolineare la sua imprescindibilit. nel chiarimento della portata teoretica di quel (sapere minimor che il (sapere di non sapere), cio, come si visto, il rr desiderare di sapere r. Il <lsapere D, come ci cui I'uomo essenzialmente tende, il tel,os rsi, scoprendosi come inevitabilmente ezza di tale orientamento essenziale, coincid.e con I'obbligatoriet dell'accettazione di esso ; accettazone consistente semplicemente nell'efiettivo desid.erare di sapere e, in questo senso, l'asserzione aristotelica, per la sua portata teoretica, come rilievo di un < dover essere r impreteribile, fonda in se stessa un imperativo 'etico'. Si noti per che qui sembra profilarsi un'altra antinotnia : la considerazione del rr sapere > (eivcrr) come ideale dell'uomo, come termine della sua fondamentale tendenza, da una parte esige che la realt stessa dcll'uomo sia condizionata tutta da esso (e, perci, che esso sia necessariamente < reale >, ed. arlzi pi reale dell'uomo), dall'altra esige che l'ideale non venga effettivamente raggiunto dall'uomo, perch questi <r uomo > finch vi < tende r e, quindi, il suo tr ideale > sembra cl.oversi porre sempre come < irreale r. Sembra profilarsi qui, a proposito del a sapere ) come ci cui costitrrtivamcnte si tende, la dialettica connessa alla nozione di < valore >, cht\ rr non si impcgna la lotta per l'impossibile, n lo si impegna per iI
(,;) Si vr.rlrr

di

sapere.

necessario, (che senza lotta) (6) ; ed il valore invece sembra clovcrsi ritenere e I'uno e l'altro: non propriamente realizzabile e tuttavia ci senza di cui qualsiasi realizzazione risulterebbe impossibile, trarsct:ndente ed insieme immanente alle < possibilit. rr dell'uomo, dell'uonro che , esso stesso, ontologicamente, possibil,it. e, per questo, problcmu. Si vedr. pi avanti il nesso tra < possibilit. > e < necessariet. rr, ir proposito della nozione di < fondamento r ; qui baster osservare che la < constatazione r stessa della innegabile problematicit che il ( sapere di non sapere >r desiderare di sapere > comprensiaa ma non risolutivu di se stessa: ogni problematizzazione, in termini di valorc, di possibile, di reale, d.i impossibile (quali < modalit. r), non pur) porsi in linea univoca con la problematicit. (proprio perch questa , come si visto, < innegabile ,) bens in uirt di essa ed in conlormit ad essa. La chiarificazione della portata teoretica di questa innegabilitA lond,ante la si pu ottenere con l'approfondimento della nozione cli ticerca, del < ricercare D come struttura.

3.

IL

senso d,el, sapere d,i d,omand,are.

atteggiamento teoretico). Ma importa chiarire il senso pieno in ctsi teoretica questa irsst:rzione. < Non esistono problemi d,ell,a f,losofia, ma problcmi n,dlu filosofia > poich < la filosofi.a non ha problemi> (7) essendo essa st<rssrr, tutta quanta, problema. E si pw intendere tutto questo rrr:l sr:nso che rr l'eterno compito della filosofia la chiarifi,cazioze > : chiitririt:lzione del mondo e di chi questiona sul mondo (due chiarilr:azi,rri astratte e perci non ancora, propriamente, chiarificazioni) ; c clrirrr.ificazione del questionante-nel-mondo (la sola concrcta) ; irr r;rr.strr senso appunto si pu parlare di < strumentalit dci probl<rnri r.
(6) N. Arrrrn(NANo, SulI'nntinomia, tlcl uu,lnyo, irr * l{ivisl:r. rli lr'rlnrrrlrrr " t Qg(tz), prrfi. 7. (7) A. Vr,:rr,rrt>r, Oom,fti,ltt r: llytiltl1rutt. tl,rllrt, lillsrtfirr, irr " Allr rl.l \ \'l (ottgrrrsso trlrziorr:rk: rli liilosolilr ,,, rr|i l, l{orn:r Mil,rrro, l,rgp; ,gHrl 1rlrr

Se il mantenersi al l,imite a il filosofo ($ r), per un costante ritorn,<r al < tema, antico, la domanda intorno al r domandare > (la domanrlir intorno alla frlosofia) semplicemente non va posta (e questo nrrr ir un imperativo etico se non in quanto il suo opposto un prt:trtso

il \

tr <lcll'A1r;x:r-r<ict: L

tl

Ora, se vero che non esistono problemi se non nel senso del fi,l,osofare, esso vero perch il fil,osofare una sol,a cosa con il, probl,ematzzare (B) e, pertanto, il compito del filosofare non si distingue mai dalla posizione dei suoi problemi. Ne viene che la stessa chiarificazione ha carattere problematico, essendo appunto < domanda di chiarczza r o, pi originariamente, < domanda di sapere r. Diciamo che la fi.losofi.a, non potendosi porre come ( altra r da s (in funzione di n altro r da s) e non potendosi sdoppiare come ( funzione di se stessa lr, non pu aaere propriamente compiti da assolvere (9), n pu porsi come 'compito fondamentale' cui tutti gli altri si riducano pur essendo < altri r rispetto ad essa. La filosofia non 'una' domanda, n privilegiata rispetto alle altre tutte, se non nel senso che essa il domandare e che si pone, pertanto, quale consapevolezza del tendere intrinseco all'assoluto sapere da parte di ogni singola domanda, intrinseco a tendere r su cui appunto si fonda la possibilitr di qualsiasi ' affermazione'. Essa non < fondazione ), se non come consapevolezza del <f.ondamentor, ch si procede consapendo solo all'interno del <noto > ($ z) e Ia consapevolezza < diviene > per quell'ind.iveniente < noto > cui
essenzialmente connessa. Per questo la storia della filosofla , insieme, medesimezza e processualit: consapevolezza che chiarisce a se stessa, nelle singole domande, la necessit dell'assoluto sapere ed identit indiveniente dell'Assoluto Sapere, necessariamente consapulo in qualsiasi ( sapere parzialen. solo tale necessit dell'Assoluto (che non essa l'Asso-

sapere)) tale in un senso <integraler (ro), in quanto non bisognosa di induzione dai singoli casi, ch il qoel equivale all'u essenzialmente > nella forma pi originaria (che Aristotele pur intende, cr. Me,, A, ror4 b, r5-zo) del <farsir e del <costituirsir: perch (uomo), ciascun uomo desidera di < sapere )). Si dice, dunque, che essa l'asserzione intorno all'uomo, intesa a metterne in risalto la struttura fond.amentale; di qui tutto il suo significato ed il suo limite : essa pu dirsi iniziale in un discorso fiIosofico nello stesso senso in cui iniziale l'esperienza < integrale > ed a questa rimanda, fondamentalmente, ogni asserzione nel, senso cke essq non ne il, punto d,i partenza 'Pi' di qwanto non ne sia l,'intero
saolgimento.

iI concetto di ' esperienza' onde giustificare (metodologicamente, ch teoreticamente non ci si


Si profila qui la necessit. di riesaminare

luto) l'improblematizzabile problematicit. in base alla quale, si sia consapevoli o no, si pu dire che < non esistono problemi d.el,la frlosofia, ma nella frlosofia tt. Si chiarir ancora, a proposito di < storia della filosofia >, questa processuale medesimezza che , appunto, la problematicit ; ora importa approfondire iJ senso d.i quel Limite ($ r) in cui si rawisa essenzialmente il < fi.losofare r stesso : se la sua afiermazione non una mera constatazione fenomenologica ($ z), in che rapporto essa si trova con l'< esperienza r ? L'< esperienza> ch.e r. tutti gli uomini desiderano naturalmente di

pu porre alcuna dualit. iniziale onde accedere ad una unifi.cazione, giustificante) l'attributo di a integrale r, attributo che non la specifica ma piuttosto la esplica. puesto esame, che qui si prospetta, verr, ripreso pi avanti, dopo che sar chiarita la portata di questa < particolare n ed insieme < fondamentale r asserzione. Se diciamo che il a desiderare di sapere > situazione impreteribile dell'uomo, che tutti desiderino di sapere significa che nessuno ( sa ) : non ci si trova in possesso del sapere, ma si aspira ad esso e non si < r se non in relazione a quel termine che, non posseduto, ci costituisce come (domandantin con Ia sua assenza che ci fa <indigenti r. La relazione al sapere dunque tale che : r) non possediamo il sapere ; z) non lo costruiamo ; 3) non 1o risolviamo nella nostra situazione di < domandanti r. Ci significa che ii ( sapere o (che ci costituisce nella tensione tra noi ed esso) da noi indipendente e troviamo che esso < indipendente > trovando che noi dipendiamo da esso. L'essere < in s > del sapere non , owiamente, il sussistcrc cli un'operazione o la sostanzialitr di un processo, bens l'impossibilit. di ridurre iI r vero r al processo onde si attua il sapere. La distinzione fra noi ed il sapere non comporta la non-immanenza della verit al sapere (ch il sapere sarebbe allora non-sapere), bens l'impossibilit, di ridurre Ia realt processuale del sapere alla ueritA aproccssttalc della cosa saputa (intesa, cio, come termine indivenientc dclln < ricerca r che divenire). (ro) Usiamo di qucsto tcrmino ncl scnso prccisato implesso osporianza-disoorso, loma, r9fi3, Intgg. 2-34,

(8)

M. GrNrr,a, La

problematicit pura, Padova, 1942,

e Fil,osofia e
12.

Umunesimo, Broscia, 1948. (l) Cfr. il nostro Su l'aulenlico nal fllosofaza, Roma, 1963, pag.

in l,'Originotltt outra
15

r4

La ricerca (desiderio) non pu mai coincidefe con il sapere, laddove il sapere, irr.r".", non pu essere estraneo alla ricerca, ch, altrimenti, la ricerca non sarebbe. Il sapere, perci, non pu avere alcuno dei caratteri propri della ricerca, mentre la ricerca non pu non esibire il carattere proprio d.ella verit. : essa non pu essere a falsa > perch, come ricerca, relazione con la veritr e relazione che ci costituisce uramente' Si precisa cos in quale senso il sapere trascendenle rispetto alla situalione impreteribile dell'< uomo >, nel momento stesso in cui tale situazione si precisa come tutta < relativa > al sapere' posn Sapere in s I allora < assoluto sapere ), sapere che non stessa presente nella D, che ma < indigente seduto da chi costituito
1

indigenza, presente, diremmo, nel modo della privazione. La relazione oo1 il ,rp"i", nella tendenza ad esso, infatti la stessa ind,igenza il ,sapere di non sapere' la struttura del desiderio di sapere e non soltanto la condizione, d'icevamo al $ r ; ma non come negazione del sapere, bens, come sua priaazione' Privazione in quanto 'insuffrcienza' che limitazione inaccettablle,l,imitazione d,i superare nell,'atto stesso in cui si accetta quel l''imite insuperabil,e cke la necessit. d'i andare oltre' de cerchiamo di sapere perch il sapere in cui siamo ci insufficiente, cio perch it limite che esso ci i,mpone non coincide con il nostro ( essere ), anche se eSSo costituisCe il nostro < esiStere r. La situazione impreteribile allora la necessit (innegabile) di attuare nell'esistere (ia ' realtr' che siamo, I'insufficienzt a noi stessi) la verit che non siamoL'impossibilit. di far coincidee, sefLza negarli entrambi, l'tt esiD stere ) e l'< essere I si rivela nella necessit di porre l'< essere come a al,or e dell'esistere. Se cerchiamo d.i sapere perch non ci possibile accettare di a a noi stessi i391E! non sapere ; ora, ch se il nostro 'essere ' 1a nostra' situazio i sarebbe, Parad'ossalffi]ffi n' a domanda mente, suffi.ciente epper non vi sarebbe (essenzialricerca Attribuire al n sapete I (in s) i caratteri della mente, la processualit) equivale logicamente ad attribuire alla ricerca i caratteri della n veritr > (essenzialmente, l'assohiezza) e perci a negare significato ed. al sapere ed alla ricerca' Ora, la consapevolezza del domand'are gi I'indagine' come quella aristotelica, sul sapere, ch la ricerca della Metafisica non

propriamente ricerca sul sapere se non come risposta al desiderio di sapere nei l,imit'i in cui tal'e d,esid'erio consapulo. Sapere di desiderarc di sapere non il sapere desiderato (S z) e la coscienza di ricercarc fuori ricerca; l'impossibilit di non ricercare semplicemente la necessit. di ricercare, non mai l'assoluto cke si cerca. Ci non comporta che il sapere di ricercare sia a formale )) o ( meramente metodologico r rispetto al ricercare stesso, quasi vuoto ed indeterminato sapere, ma significa che, coincidendo con la domanda come ( p esenza r del domandante a se stesso, non pu mai uscire d.al domandare e, quindi, non pu venire assunta (come Descartes ha pur preteso) quale 'verit' : non si tratta di una verit. cui si pervenga, dubitando di tutto, ma si tratta della ' struttura' in cui solo ha senso ricercare se non si dubita di esso : la coscienza e I'essere, in termini di presenzialit, coincidono fra loro. Di questa < presenzialit. r ci siamo occupati a proposito di < esperienza integrale r (rr) ; qui svolgiamo l'indicazione teoretica offertaci dalla probl,ematicit innegabil,e, colta nella ' situazione impreteribile ' dell'uomo.

4.

Indicaziode

d,el,l,a

portata teoretica

d,el'l'a fuobl'ematicit.

Nel paragrafo precedente abbiamo visto in che senso pu dirsi che il sapere < trascendente r rispetto alla ricerca di esso. Ora, jntendiamo tracciarci una via per I'approfondimento della portata teoretica della problematicit e troviamo ancora una volta la problematicit nel tentatiao di approfondire l'essenza dei termini ' immanenz ' e 'trascendenza ': la ritroviamo come loro intrinseca dssoI,wzione, in quanto essa si pone, originariamente, al di qua dcllc lrrro
riconosciute aporie. Diciamo (senza indugiare, per ora, sulla giustificazione di tak: discorso) che immanenza e trascend.enza si reimpl,icano reciprocarnentc (e quindi si problematizzano all'infinito), perch l'immanenza, cssendo processo di identificazone, sempre < passaggio r da t altro r in <altror e perci 'trascendeza' ; da parte sua, la trascendcnzo non mera opposizione, ch sarebbe opposizione < assoluta )) c (lu(ittl nel suo concetto, domand.a, nccessariamcntc la comprcscnza dell'op-

rsl>arlonan-dirr)o/$rr,

ptqlf,

0.1,1,

I6

I7

Questo discorso verr. pi volte ripreso, nel corso del presente lavoro, proprio perch verra. pi volte < ritrovato r nella impossibilit, sempre emergente, di un discorso teoretico che assuma appunto l'esperietrza come ( un r termine e ne problematizzi il rapporto con il <nulla) e con I'Assoluto. Pi esplicitamente, l'approfondimento della questione deve prendersi in considerazione a proposito della nozione di r domanda metafisica r, nella discussione di un'impostazione del problema metafisico che pretenda di 'trascendere' I'esperienza (nel caso, storicamente ben noto e sempre di nuovo accreditato, della domanda < perch l'essere piuttosto che il nulla ? r). Porre l'espeienza come ' terzo termine ', nel senso che si visto, equivale a partire dal,l,'Assol,uto o per < dimostrarlo r o per rrnegarlo r
come trascendente.

Ora, in un qualche modo, si pretende di possed,ere l'Incondizionato (ci che r, nel,l,a icerca, assolutamente indipendente dall,a ricerca). In base alla situazione impreteribile che abbiamo detto, a ragion ved.uta, il < tema r antico, discutiamo la possibilit. stessa dcl
<<

( possesso
<

)).

'r;: e

Condizione per tendere al possesso I'indigenza; alla radice dcl r dunque il non-essere, nella sua condizione di < limite di essere > (essere-esistere di colui che pretende il possesso o che, consapevole di questa falsa pretesa, tend,e aJ possesso). Nell'ipotesi che la pretesa di possedere venisse soddisfatta, la situazione < descritta r da tale ipotetico soddisfacimento sarebbe del tutto impensabile perch, se da una parte iI possedere si ottiene solo so il possed,uto r altro r, dall'altra, il suo essere < altro r esclude costantemente il possesso, esclude la piena e perfetta coincidenza fra pretendere

ricnza stessa (immanentismo).


f'9

tesa e soddisfazione. Dove il < possedere > si chiarisca cos per la sua intrinseca rclazione al < tendere r, relazione in base all'alterit di ci cui si tcndc, il possedere se stesso sarebbe sempre e solo un possedere assoluto, sarebbe un'possedere' e basta, il quale, identificando con se stesso ci che esso possiede, si negherebbe nella sua equivalenza. con un nulln di posseduto: ,r,'n possed,ere cke siq tutto e sol,o fosscd,evc sarcbltt qtt <porre>t che tutto e solo <tporre>, un <rporre-cke-non-pon(D, nlo stesso senso in cui il, d,omand,are che r puro > d,omand,ara (fntlilmtuilcilA pura), equiaocato com l,'Assoluto, rsulcrt:bbc wn ilomundarr tho non d,omand,a nul,l,a, L'atto chc sussistc comc (pr.rsiziontrr itnltlict t:ho lrr lxxlzkrtte

il)

,.sussista

nel suo trimite intyinseco, Iimite consistente nella impossibi-

dell'< idea vera ) (idea cui corrisponderebbe necessariamente l'< ideato r,, cos come esige il discorso cartesiano sulla < chiarezza > e sulla < distinzrone>t

vertibile nella posizione assoluta del porre se stesso)' Se dunque il possedere , per sua intrinseca relazione al tendere, possesso assoluto, diciamo che esso non pensabile (ed un possesso
d,el,l,'Assolttto

d,el,l,'Incondizionato sarebbe coerentemente <possessorr assoluto). chiarita la <situazione impreteribile ) come tendere, chiaramente escluso che si possa assolttizzare questa situazione (equi-

anzi un possesso < indiscutibile > ? Non sembra qui che il a tendere ) (problematicit) si arresti almeno ,di fronte a quel ( possesso ) che la consapev olezza stessa del < tendere ancora una volta davanti alla opportunit di riesaminare il senso d,el tr sapere di domandare n ($ 3) e in termini di questo il tema del <t limite intrinseco aI domandare stesso r ; sar

(che gi movimento verso lla verit. assente) ed ogni emend,al,io domanda appunto che sia fuori ricerca la condizione quale distinzionc 'in atto' fra vero e non-vero, distinzione che un preteso criterio di verit sempre suppone e, supponendo, non pu fondare. L'ernend,atio non pu infatti venire pensata come una <propedeutica r esterna all'autentica filosofia , senza che la si rend.a affatto stcrile ed insignificante. La ricerca del vero (e quindi, a fortiori l'emendat'io dal non vero) dunque la presenza operante del vero e questa presenza diciamo rt situazione originariar, ch parimenti impensabili sarebbero e l'assolutamente falso e I'assolutamente dubbio : la vera conoscenza si converte nel ( vero )) come rr affermazione del vero )), affermazione chc , teoreticamente, il vero che afferma se stesso. puesta originariet, che in altri contesti filosofici era gi recuperatl, qui colta con iI chiarimento del carattere non originario della meclit-

sente n senza di cui non sarebbe possibile mai nemmeno un ( tentativo

quali <criterii> di verit), perch qui si parla di verit. <prc-

ci troviamo

zione tra conoscenza e verit., chiarimento che,

ora, in base alla chiarita impossibilit. di un ( possesso assoluto ed alla chiarita necessit che il <r tendere l almeno sia, come tale, fuori ricerca, usefemo con propriet del termine ( possesso > solo a proposito di quella asserzione che il ( sapere di non sapere >, perch it n-po.r"..o > chiarisce, ci sembra, quel tipo di <r presenza > del vero nella ricerca che tale solo per I'asseruza del avero> e chiarisce tale < ptesenza ) senza indurci a ricorrere agli ambigui termini di < immanenza r e di < trascend'enza >. Se la portata teoretica d.ella ricerca in questa < presenza n del < vero n inessa ($ r), questa ( presenza ) operante diventa l'emend'atio ,dal non-vero nella ricerca del vero, emendazione o purificazione che , appunto, condizionata dalla consapevolezza, indubitabile perch ncess.ria, del vero almeno nella forma di < indicazione > intrinseca alla ricerca.
rr

prossimo paragrafo.

pieno di tale presenza prima di passare ad esaminare il limite intrinseco del domandare. Non c' dimostrazione che non sia dissoluzione di un dubbio ., perci, il dubbio preced,e logicamente la dimostrazione come esigcnza della dimostrazione, come domand,a delra certezza. Non vi pur) csscrtr, perci, certezza doue ir dubbio non sia : anche 7a certezza pi tssolutir non pu esimersi dall'essere dissoluzione del dubbio. Ma non vi pu essere un dubbio tale da escludere rrna rlrrirrcrrc certezza (dubbio assoluto) nel rned,esimo se,nso in cui non vi pu csscrr: certezza tale da escludere la presenza del dubbio da cui emcrgcrc cou(l

manda > e di < tendenza ,, lo stesso d,arsi originario di quelra particolare e fondamentale esperienza che il sapere-che-cosa--l'espericnziL. La presenza originaria del vero , dunque, tutta la portata teorcticrr della problematicit ; di qui la necessit. di precisare ancora il st:nso

in termini di

<

cro-

Il dubbio, infatti, positivo solo come ( consapevolczz;r, rlcll'rtlterita di qualcosa, alterit. che , negativamentt', l'imPossibilit rll

consapevolezza.

Impossibile sarebbe qualsiasi emendatio ove mancasse la condizione teoretica al movimento teoretico che essa comporta' ci ciamo mantenuti in un discorso che evitasse il < formalismo I
?o

ttl

siero non pu dubitare di esser(si) pensiero);

It,9pscret,ld"ll'oqPtt

zionR(dubbio)nrileovenonfosseanckecosctenza defideltitl: t"


di
s.

queste che valgono a restituire dial,etticamente, ovvero ancora con coerenza problematica, la necessit di mantenersi a quel limite che abbiamo chiamato il < tema r antico e che semplicemente il tt fare filosofia o (S r).

Cartesio pretendeva), ns .g@l!4ante in cui questo, radicato nella consapevolez

Ma allora la coscienza d.i s non dissolutoria del dubbio (come

5. Il, limite

intrinseco d,el, tenilere al, sapere-

del dubitare (che Ia problematicit)' Ogni affermazione che si pretenda fuori di questo suo radicale , in verit, fuori di se stessa, mera astrazione' dogma"orrtto tismo. Sla' per Poich 'dogmatismo' pretesa a defiel se stessa, risposta ad una domanda,

concetto nitivo o ed in s concluso, fuori ricerc limite d.ella ricerca, concetto-limite che aero come tale solo a patto 'di non essere mai real'e. idenL',essenziale nesso fra coscienza ed autocoscierrza, nesso fra nesso e certezza. Buesto tico e non-identico, anche nesso fra dubbio

La pregnanzaleoreticadel < sapere di non sapere > si rivela, appunto dialetticamente, nell'esame di quelle interpretaziozi di esso che pretendono di radicalizzare il problema filosofico in una situazione di aporeticit. insopprimibile (come il problematicismo). Lo svelpmento del limite intrinseco del tendere al sapere ancora L'asswnz,ione crit,ica del <sapere di non sapere r; questa assunzione critica la precisazione di ch,e cosa si d,eae intend.ere Per ( sapere )) improblematizzablle della problematicit (o tr nozione > del sapere o ( poss!sso r del vero nella ricerca). Al termine del nostro esame ricomparirr quella nozione di rt possesso )) che abbiamo esaminata nel paragrafo precedente. noto che per l'attua"lismo la radice (ingiustifrcabile) dell'attcggiamento naturalistico (intellettualismo) in cui il < dato > pretcso in contrapposizione all'atto (il definito all'atto del definire) la pretesa < spettacolaritr r o mera contemplativita d.el pensiero. G. Gentile parlava di < presupposti r o di < realt > pretesa di frontc al pensiero. Di questo atteggiamento si dow riprendere l'esamc in questo nostro lavoro, per le implicanze che esso rivela nel problema della autentica impostazione metafisica e per le nuove formulazioni in cui esso ricompare nel pensiero < esistenzialistico > (per esem-

pio in Marcel).
Nella valorizzaziore attuaJistica del pensiero concreto come affcrmaziorte della intrinsecit. (intesa come immanenza) dell'essere Pensato al pensiero (pensante), si sa che U. Spirito rileva una intrinscca contraddizione tra Ia teoria dell'atto come perenne divenire (o perennc < farsi r) e la teoria in quanto definizione che, fissando o immobilizzando il divenire come tale, lo trascenderebbe. Assunta la nozione di definizione quale pretesa dctcrminiwitlnt' esaustiva del < tutto >, poich la definizione d,c,l' tutto ridurtcblrc r:rttttraddittoriamente il tutto a parte (di se stcsso), si rivclcrcbbe crttt trltittrcnntl'impossibilit di rrclclnirc r c, poiclr unir rir:crcir, clto tloltttttclitrc, ricercir tli un say'czc (chc rrrt rt rlcfittirrr u), l'intlcfiltitlvltlr tlnl

(rz) Cfr. L'Or'i'ginario


22

come implesso eao',

Cap'

III,

$ 4'

0l

domandare escluderebbe la definitoriet del sapere ed 7l non sapere diverrebbe, per ci stesso, I'impossibilit. di ( sapere ). Esaminiamo questa riduzione del tutto a parte di se stesso, riduzione che sarebbe I'impossibile risul,tato della definizione. puesta riduzione del tutto a parte si awebbe come rid.uzione di luina d,istinzione, la distinzione tra il < definito r ed il criterio onde si compie ia definizione, quasi riduzione di una contrapposizone, la contrapposizione tra il < defi,nito n (oggetto) ed iI < definiente, (soggetto), tra giudicante e realt giudicata. Ma, poich nella definizione non possibile assumere concretamente I'atto del definire senza anche affermare, almeno implicitamente, tl d,efi,nito, c' da chiedersi se Ia distinzione e l'opposizione di cui sopra siano una cosa sola e se sia effettivamente possibile una n critica, della interna struttura del definire (che riprod.uce l'interna < intenzionalit > o relazionalit. del domandare) come ( distinzione >, d,opo che sia risultato possibile ed ar,zi necessario operare una critica di esso come < opposizione >. Se per Kant l'assurtzione del < criterio r della definizione la stessa posizione originaria del soggetto definiente, Ia d,istinzionB tra iI definito e la definizione da lui inevitabilmente confusa con la contrapposizione tra soggetto ed oggetto, contrapposizione che Kant appunto non evita (il fenomenismo di fondo) e non supera (la Cosa in s). Ne segue che, una volta affermato iI criterio del definire come immanente al definito (operazione caratteristica dell'idealismo postkantiano), eliminata la contrapposizione tra soggetto ed oggetto, risulterebbe eliminata 'ipso lacto la distinzione tra definizione e definito : il definito definirebbe se stesso o risulterebbe affatto indefinibile. proprio questa < indef,nibilit > che si presenta di fatto e come attualismo e come problematicismo. Si rivela qui tutta I'importanza di un esame della interna < logica r del definire, ma anche la necessita di precisare il rapporto teoretico parte-tutto (molti-uno), rapporto che gi presente, come si vede, nella situazione radicale d.el domandare.

ora, la problematicit che qui ci sembra trascurata o fraintesa e che, nel senso in cui ci sembra sia stata colta da M. Gentile (r3)
si rilvela strutturata aissipare lequivoco che fa "onrnt" assoluta la 'ricerca ' e la blocca cos sur nascere, impedendole di essere ricerca d,i qaalcosa. Se definire , essenzialmente, dire qualcosa d,i qaalcosa,la dualit, che sottende al definire apre la possibili. che < il p-redicato )) non convenga con il < soggetto ) come a ci di cui appunto n predicato l e questa possibil,it di una non-convenienza il n problema ,, "ppntrto Dicevamo, per questo, che il problema, strutturato di p, ," stesso . in terrnini di rralterit., e di < possibilit r, riguarda il pporto tra l'identico ed il non-identico, .o-" u se stesso ,r e l,alt (S +) c che, perci, 1'< altro )), senza di cui il problema non sarebbe, ,,on a sua volta termine da problematizzare (cfr. A.pp. II, 56). Mettere in questione l'< altro ,, tentare di u penetrare I l*rtrr, ri come < aspirazione r ad usci,rt, ngere il rr mondo r dell,altro (l,llusa drammati zzazio\e della imllcrrt:el del f owrnal,), cos come la ncjrl'altro (U. Spirito nella sua Vitu come Antore), non sono che la pretesa di negar aarid.it ar girr<lizi' (definizione, pensiero) in base ira struttura stessa det giudizl' (clrt: -per I'alterit) ; si tratta, dunque, d.ell,equivoco di chi, sfuggiro ad una ninsufficienza> del razionale i cui dispone, si a,l>fttrtu ird < unifi'cazioni od < integrazioni > variarnente significatc (i'^nr'rtr) : ' < Non giudicare, cerca di non chiuderti e di non .iod"r", cli g'rrrtl',rc alle cose wnificand,oti con esse ). appello in extremis ail'atteggiarsi come ( amorc , , irr -puesto r..lt., rinuncia dell'io aila propria centrat. e dell,io chc n.' ri'trrrcir lLtl tr nnificare )' ma solo rinuncia a quel mod,o di < unificlvi<lnc u t;lur

pensare e, quindi, come problema senza giustificazione, problema problematico. La constatazione di (non saperer sarebbe, come esperienza dcr divenire del pensiero, ra conclusione delra impossibilit di concruderc,

in forza

nelLa sua originaria parezza, si rivela sortqnto come originario rapporto (che possibilit di un diverso rapporto) e quindi

dell'<

alterit,

(s

+),

ai

zione che atteggiarnento intellettualistico, fallendo la possibilit. di < possedele r il tutto, poich iI tutto viene id.entificato (in base alla sl;a irrelatiuit) cot I'Assoluto, fallirebbe la possibilit" di < possedere r>
1'Assoluto.

Se ogni giudizio impiica la presunta definizione del

tutto, defini-

Resterebbe l'< esigenza r dell'Assoluto, la domanda senza la risposta possibile, esigenza che sta a fondamento come < ragione > del
24

lr),12; trllrI rlrrlrlo rlircr[,{1rrr:1Lu

('.r) <:fr. l,o opcrc citirtc, soprr,ttrrr,ro /,ru fntrth,,nutrir;it) ltttttt, si ispir.rLlrl i rtrrstr.i l1v6r.i,

I ttrrlova.,

45

era intellettualistico per usare di un altro mod,o che < unificarsi ,r, o perdersi con iI < tutto n. allora da chiedersi, in omaggio alla sempre aperta problematicitr, qtale senso abbia ta < decisione I di unificarsi con il tutto e di unificarsi mediante l'amore. Ci che questa decisione comunque suppone il 'trovarsi' in uno stato non aelo d.i cose, tale da spiegare perch si debba ricorrere a qualcosa di <veror: gssa suppone cio che I'< originario r da cui ci si muove abbia b,isogzo di quel nostro intervento che I'< unificazione I. Il valore teoretico del comandamento etico di < non giud'icare > domanda che si dica perck io mi trovi in condizione di abbisognare di un simile comandamento, perch, insomma, io <, possa > pretend'ere di giudicare e perch, dal momento che almeno questa pretesa un ( pl.e<r fatto , io d,ebba rinunciare a tale fatto qualificand.olo come
tesa
>.

sarebbe garantito,

in quanto

sistema

al limite, dalla contraddittoriet. di ogni sistema : in quanto a sistema >, lo stesso asisternismo pro-

blematicistico si contraddice. L'afernoazione stessa di tal,e inea,itabil,e contrad,d,izione sarebbe l,a constatazione insopprimibile ilell,a rad,ical,it d,el,I,a sitwazione contradd,ittoria.

DeI resto, ogni 'decisione' un prendere partito per possbilit diverse (che la struttura del problema) e questo d.omanda che, nella scelta, si giustifichi una possibilit. come < ragione ) della sua < prefeerLza"
D.

con quanto lo Husserl chiamava il < mondano >, cos come sarebbe interessante confrontare l'< amore l di cui parla u. Spirito, tensione o ipotesi sempre in attesa di una propria verifica, con qtell'immeruied,ev della cosidetta < intenzionalit. fungente > husserliana, ma per questo apriremo altrove l'esame. ci che qui importa sottolineare la necessit di sottoporre ad .esame la riduzione che fa IJ. Spirito del < non so rr al < non debbo giudicare ), perch questa riduzione ci sembra una interpretazione tttta conseguente all'uso non sufi,cientemente probl,ematico della intrinseca problematicit del ( nn so )). Il < non so >, significand.o l'ignorare tutto, sarebbe per U. Spirito ,<< afrerIfraziorre e negazione, negazione e afretmazione, sintesi di opposti, (r4). Io < so ) (: constato) il fatto che non so ; io so, cio di tendere verso l'unit e non so (non so per la ragione che l'unitr irraggiungibile) : so , non so appunto contraddizone ed. il problematicismo

Sarebbe almeno interessante confrontare questa pretesa situazione

U. Spirito, definendo la ricerca come ( conclusione consapevolmente contraddittoria di chi anela a negarla senza tuttavia mai riuscirvi > (r5) assume questa consapevolezza della contraddizione come argomento di d,ifesa del problematicismo : iI < fondamento dell'argomentarer sarebbe I'ammissione della critica dell'argomento stesso (16) . Da un primo confronto del < non giudicare > con l'epocZd husserliana appare chiaro che, se Ia efock regola metod,ologica, il < non giudicare r vuole essere imperativo etico e, come la regola d'uso domanda una ( mondanit > che il > non vero )), cos l'imperativo domanda una < teoresi > della impossibilit. del giudizio : non si < d.eve > giudicare perch giudicare impossibil,e. Qui, dunque, il giudizio ritenuto < impossibile > in quanto si ritiene che esso non sia < valido r, in quanto si suppone, cio, che non si d,ebba giudicare. Se cos , il circoio vizioso appare innegabile : il giudizio non d,eae venire emesso, ma non d,eae perch non pu venire formulato ; il giudizio, di fatto, viene formulato ed, anzi non possibile uon formularc giud.izi ; ne segue che il giudizio non ( pu > venire formulato soJo in quanto non ( deve r venire formulato. Ci che qui va riesaminato proprio la pretesa impossibilit della formulazione del giudizio : dal momento che, di fatto, si emettono giudizi (tant' vero che ci viene raccomandato di non emetterli), l'unico senso della < impossibilit. > del giudicare la mancanza di valore dcl giudicare stesso ; ma perch il giudizio mancherebbe di valorc ? Se l'attivit. del giudicare , di fatto, inderogabile, non sar possibile escludere valore al giudicare come tale : f imperativo del (( non giudicare r potr., se mai, avere senso solo come rinuncia al giudizio ncgatiuo o di condanna$7). Se si pretendeva di condannare il giudizio in quanto si constatava
(r6) tI. Slrrrrro, IL l>roblemalicismo, Tftcnzc, r<148, t)ag. 52. (r7) {fr. ir critica clrc P. I^cc;ro'r"to nuovo atl U, Slririto itt Iisltorionrt t A4t:h,fisial, I,iulgvil, r()5q, l).gg, gtt-tZf,
87

(r.5) U. Slrnrto, La uila come vicerca, Firenze, 1943, pag.

94.

(r+) U. Sernro, La uita


nostri).

aotme atnove,

Firenze, 1953, P.

z (i corsivi

sono

a6

--:--rqlrltTilmF

che in esso necessariamente < r l'alterit (presunta definizione del tutto o situazione intellettualistica dell'unit spezzata dalla distinzione tra giudicante e giudicato e tra giudizio e criterio del giudizio), ne seguir. che il giudizio sempre negatiao, poich esso sempre ual,utatiuo (, infatti, sempre un dire in base ad un criterio di valutazione,

al

tutto, in
$ :).
Se
tr

base alla innegabile presenza del

qualcosa cke

tutto )) come prerequisito si cerca (la ricerca sempre di un 'determinato',


<

comprendere

r significa rispettare la relazione parte-tutto,

ci

ch ogni giudizio, pretendendo alla determinazione del rapporto tra ci che si giudica (il particolare) ed il tutto (cui iI particolare non pu non appartenere), , in quanto tale, giud,izio d,i ualore. r Comprendere un fenomeno (. . .) significa comprendere la necessit. e cio vedere l'essenziale legame del molteplice con I'uno. I1 che
naturalmente possibile soltanto se il legame esiste e cio se il nostro ricercare presuppone il carattere sistematico o razionale del reale. Perch, se tale carattere fosse escluso, I'indagine non avrebbe senso, venendo a mancare la ragione stessa d.e1i'indagare. Se cerchiamo di comprend.ere perch ammettiamo implicitamente che ci che reale razionale. . . 11 presupposto della ricerca, dunque, ossia il presupposto del nostro sforzo di comprensione che qualsiasi fenomeno abbia la stessa realt positiva del tutto di cui elemento. Il che vuol dire che la comprensione dovr esprimersi necessariamente in un giudizio di fatto come giudizio di talore positiuo, (rB). r Comprendere > significa, insomma, trovare il nesso tra il fenomeno (che si < comprende ,r) e gli altri fenomeni, nesso (o legame) che, in quanto essenziale, rapporto di necessit dei molti tra loro, rapporto dei molti all'uno, di ciascuno al tutto. L'uno (o < tutto ,) pu venire allora prospettato : r) come il nesso (essenziale) tra i molti ; z) come ci che trascende i molti ; nel primo caso i molti saranno essenziali all'uno (perch, se i molti non sono, marca la possibilita del nesso) ; nel secondo caso, i molti non sono se l'uno non e, dove i molti effettivamente siano, I'uno non pu non essere. Che il < ricercare )) presupponga il carattere razionale (sistematico) del reale , in effetti, il < senso r; stesso della ricerca, cio il carattere < relazionale r del particolare (fenomeno essenzialmente relazionantesi ad altro e, perci, al tutto), carattere che costitutivo dell'elemento stesso perch il particolare t elemento r di wn ttto. fl senso della ricerca, il suo tel,os,la sua meta ideale, allora non la comprensone del tutto, bens la comprensione dell'elemento nel (r8) U. Srrnrro, La uita colne a,/no/e, Firenze, 1953, pagg. zz6-227.
28

di non rispettare tale relazione : r) negare la relazione al tutto, che < considerare iI fenomeno dice U, Spi rito come avulso dal tutto r e che equivale ad assolutizzare il fenomeno ; z) negare il fenomeno come ( distinto > dal tutto, che negare I'esperienza a offerente r i fenomeni stessi, negare la molteplicit in nome dell'uno (in nome dell'uno che, per altro, non dato ma < implicato r dai molti, anche se implicato come ' indipendentc .da essi'). L'estraneazione del fenomeno significa allora : r) Ia separazionc .del fenomeno dagli altri fenomeni ; z) la separazione del soggetto giudicante dall'oggetto giudicato (epper dagli attri soggetti). Il superamento dell'estraneazione sarebbe il 'recupero ' dell'intrinseca relazionalit. (intrinseca razionalt) e, poich il giudizio sarebbe essenzialmente estraneante, recupero da ottenersi con la << sospensione n del giudizio. Ma allora I'estraneazione da ritenersi una cosa sola con il riconoscimento del particolare ? Se cos fosse, non vi sarebbe < ricerca l, proprio perch la ricerca ha senso solo per la relazionalit. e questa ' possibile per Ia distinzione tra i fenomeni (ch relazione non 'identificazione ') ; ora, negare la ricerca equivale logicamente a problematizzarla, essendo la negazione il < limite > della problematicitlt (non possibile ( negare )) senza peruenire probl,ematicamente alla
rr

'sono per due modi almeno

.estraneanti.

Se la ricerca innegabile e se la ricerca esige il < particolare r, il riconoscimento del particolare un giudizio che non comporta ' estraneazione' e si d.anno, pertanto, giudizi che non sono essenzialmcntc

negazione

rr).

rr altro l 'e che, perci, I'unit" quale sistema razionale (il < tutto >) solo al di l del giudizio. La ricerca, perch < sforzo r, tensione, tendenza alla sistemazione, si opporrebbe essenzialmente al possesso. da chiedersi : possibile un < tend.ere ) puro, una tend.cnza senza relazione ad un 'indiveniente' ? Se, come ricerca dell'assoluto, il senso della riccrca C l'assoluto, I'assoluto C, anche se la riccrca non pu pcrvcnirc allt sut (rlnu-

U. Spirito ritiene

ctre ogni giud.izio si estranea rispetto ad

,-

stionc.
eq

di ci che non < conosciuto r, infatti il 'senso' della ricerca e tale che, giustificando la ricerca, non pu fungere da 'limitazione' (imposta) di essa. Ci che rni muoae al,l,a ricerca Ia nozione clre posseggo > corne
<

Il

noto >, nella ricerca

<<

assente e cke non posso non possed,ere come tale.

L'esperienza con
cienza)

il

la 'situazioue' che, innegabile e radicale a qualsiasi livello, ingloba anche la spinta a non accettare tale finitudine e tale < insuf< oltre r la situazione problematica (non a negarla, risolvendola in Assoluto o riducendo l'Assoluto ad essa). questo che si intende, come pi ampiamente si vedr., quando si afferma che il < luogo r del principio metafisico l'esperienza o che la r, spinta all'oltre r l'esperienza stessa. Se, come dice P. Faggiotto (r9), il < non giudicare r di U. Spirito presuppone gia un sapere, presuppone una ( metafisica r, da chiedersi conoe la presuppouga. La presuppone come preteso ( possesso rr dell'Assoluto e come rr domanda r deli'Assoluto (presenza nel modo dell'assenza) ? Ci sembra che U. Spirito, per la legittima paura di pretendere un ( possesso r dell'Assoluto, abbia rifiutato anche ci che gli consente la stessa esperienza del suo rifi.uto, la < presenza , dell'Assoluto nella < indigenza > che ci fa esperienti, presenza che, essendo < operante r,, gi. di per s stessa la necessit.r della risposta, Ir'sicur:ezza' che la risposta < r. Una qualsiasi sospensione del giudizio presuppone una metafisica (ed anche una metaflsica della presupposizone ci faceva accorti, mentre Husserl epochizzava, il nostro G. Gentile). La necessit di rinunciare al giudizio (sia pure negativo) < affermazione r (giudizio positivo) fondata su di una esclusione (giudizio negativo). Questa osservazione che il Faggiotto faceva (zo) a proposito di U. Spirito, vale, ci sembra, anche per il rr mondano r di Husserl, ch l'afferrnazione della necessit. deII'epoch consegue alla negazione (giudizio) del < mondano ) come ' fond.amento ' al giudizio : solo d,opo avere giudicato qualcosa come < mondano r (giudizio negativo) risulta possibile parlare di <necessaria) sospensione del giudizio; con la

suo carattere problematico (finitudine, insuffr-

ficienza r, ingloba la spinta ad andare < oltre n la situazione, ad andare

la sospensione , al limite, e precisamente dove ci si per pone filosofare, o un ( circolo vizioso r od una contraddizione. E, siamo al punto : U. Spirito (a difierenza di Husserl) non ha paura d.ella contraddizione perch la < posizione r della ricerca , in fondo, coscienza della contraddizione e questa coscienza sarebbe allora la situazione universale del pensiero ; il problematicismo si pone, infatti, come coscienza (raggiunta) di questa universale situazione. II massimo sforzo di coerenza interna del problematicismo la coscienza incontraddittoria di una qualche contraddizione : problematicismo < sapere > la contradclizione ed. questo < sapei r che lo differenzia dallo scetticismo. IL latto , per, cke <rsapere> l,a contrad,d,izione contrad,d,irsi sol,o se si suppone cke < ogni > sapere contrad,d,ittorio ; rne., se si suppone ci, non mai possibIe sapere d,i contrad,dirsi. Perci, o ci si contrad.d.ice senza saperlo (e questo non problematicismo) o lo si sa (ed. allora non ci si contraddice pi ed il problematicismo muore sul nascere) . Accade al problematicismo quanto accaduto all'attualismo : l'Atto in atto veniva < pensato ) come non ( pensabile > in quanto tale ; allo stesso mod.o, la contraddizione in atto, appena pensata non pi contraddizione in atto e, dove sia contraddizione in atto, uon <pensabiler. Diciarno che il, < sapere d,i non sapere t non pu negarsi come saperc e non pu assol,utizzarsi corne no% sapere senza negarsi. In questi termini possiamo, dunque, formulare l'assunzione < critica r del ( sapere di non sapere ).
conseguenza che

6. Il, I,imite come impossibil,it d,el, suo superamento.


le considerazioni del paragrafo precedente consentono di assoliI problematicismo anzich come lo svolgimcnto coerente dell'attualismo, come l'inteyna aporia del dialettismo, la restituzione dialettica della posizione originaria si precisa come inequivocabile con il dialettismo, nello stesso senso in cui la probl,cmaticil' si precisa come inequivocabile con il problematicismo. La precisazione consiste nel fatto che I'anilare ol,tre (in cui lr ricerca si struttura e si attua) non equivocabile con il < superamcnto )) del limite entro cui la ricerca si pone, ricerca chc 2 limitc a sc st(!ssr. La consapevolezza di tale limite non t), ovviamcntc, d,ulollu tllt
Se

rnere teorelicamente

(rS) P. Feccrorro, op. oit., pag. rz5, nota. (zo) Riassumiamo cos la critica del Faggiotto, nell'opera oitata sopra.
30

Jt

impossibilitdisuperareillimite(childialettismorispunterebbe coztutio intero ad eliminare alf infnito tale consapevolezza), bens d,izionata da tale imPossibilit' (

un sapere assoSappiamo di non sapere, non in base al fatto che ma un luto , d un < assluto ,,o" sapere sarebbero contraddittori'

SapereassolutoedunassolutononSapererisultanocontraddittori se d,etti del tt sapere di non sapere )' da approiondire questo pun o: un sapere assoluto non conproblema non traddittori, cos come non contraddittorio che il sia assoluto sapere od n sia r, ma contraddittorio che un problema "assoluto non saPere. propuesta contraddizione , infatti, il preteso swperamento d'el I in quanto il blema in termini di problema : posso and'are t oltre > il problema e < problema mi spinge < oltre )), non posso andare oltre
negare questa sPinta. prn' In questo senso diciamo che sapere la contraddizione non non sapere D' cipio <ia cul I si d'educe la consapevolezza del < sapere di l'espestessa se a ma cond,izione od' anche n^ti'o> che chiarisce mantedi ienza come ( sapere di non sapere n, in quanto necessit nersi tale ($ r) nella propria inesauribile attuazione' > a l I'impossiEd. questo il senso in cui diciamo che il < limite

'

un limite estrinseco ad essa) ed essa improblematizzabile (innegabile) proprio perch innegabile la possibilit di ( negare )). Non lo stesso pu dire il problematicismo, dicendo che la consapevolezza della contraddizione la stessa contraddizione, perch la consapevolezr.a del problematicismo ha senso solo in quanto pretende di essere contraddittoria e di provare, contraddicendosi, I'impossibilit di non contraddirsi ; Iaddove la consapevolezza della problematicit tale per cui la stessa problematicit ha senso solo se la consapevolezza di essa improblematica. qui, crediamo, il nucleo teoretico della differenzatra problematicit. e problematicismo : quest'ultimo si pone come negazione essenziale all'affermazione (essenzialit 'dialettica' del non-vero al vero), quglla si presenta come affermazione essenziale alla possibilit stessa della negazione (il vero come essenziale al non-vero). Semplificati in termini di rr affermazione r e di u negazione )), problematicit. e problematicismo vanno dunque riesaminati per saggiarne Ia rispettiva consistenza teoretica. Poich diciamo che il limite l'impossibilit. del suo superamento e, poich questa impossibilit si presenta come tentativo di superamento, ci chiediamo se questo tentativo sia essenziale alla posizione di quei limite. owio che, se cos fosse, 1o scetticismo assorbirebbe interamente la problematicit qrale fond,arnento contradd,ittorio d,el,l,a possibilit di contraddire. Il nostro esame approder alla conclusione opposta, cILe, cio, tra possibili d.i contraddive, no,n potend,o conrad,d'ire se stessa, abbisogna d,i un fond,amento incontrad,d,ittorio. Principio dello scetticismo l'equivalenza di qualsiasi proposizione con la sua contraddittoria, equivalenza tta affermazione e negazlofre.

bilit.delsuosuperamentoedevitiamopercididire-siacheiltenlimite (diatativo di superare il limite essenziale alla posizione del logicolettismo), s che la consapevolezza del limite principio ogni pretende (come metafi.sico dato senza il teitatao di superarlo
principio I'impossibilit d'i negarlo' nondiciamochelaunegazionelltentatadelprincipiosiaessenziale alprincipio,nchesia"afermabIelaleprincipio|uoride|tentativo .di negarlo. Sivedesubitol,estremaportatadiquestodiscorsoepichiarae di ndomanda mente la si veder a proposit di <esperienzaintegraler metafisica l.
metafisica aPrioristica). Dicendo, insomma, che

iI

Principio, dunque, della equivalenza assoluta (in quanto illimitabile) e quindi della assoluta contrad.tlittoriet (in quanto equivalenza).

comporta che il tentativo di so realt se stesso, nella raggiunta co .< tentativo >. Laconsapevolezzadellaproblematicitrlaproblematicit(enon
32

<

r tutto quanto il

Se I'esperienz

<

Problema

>

La contraddittoriet. dello scetticismo, come affermazione della equivalenza tra affermazioni, < >, perci, tutta coerente al principio scettico e non ne rappresenta il superamento.
<rilrio scettico in coererrza con lo stesso principio <:onsistc ncll:r impossibilit. di qualsiasi cocrenzA.

Problema

ri

L'innegabile carattere della contraddittoriet intrinseca clel prinla cui ( cocrcnzI )

Il princillio <lcll'irssolrrtu incocrcnzir rton sltx:bbt: tltlc, ittfittti, sc ttotr si t'isrrlvcssc rrr:llt int:ot:rcnL<: u,flt'rmo:'ion( tlcllit lrt.ollt'iit ittt:oen

renzl: tale aftermazione, anzich superamento dello scetticismo (come si pur preteso di fatto) cond'izione intrinsaca alla coerenza
dello scetticismo con se stesso. Il principio dell'assoluta negazione non pu non essere contraddittorio, ch esso si pone come affermaztorrc (contraddittoria) della contrad.dittoriet di ogni (e quindi anche della propria) affermazione; affermazione questa che, equivalendo alla sua contraddittoria, possibile solo in quanto negabile e, poich la negazione il suo principio, negabile in base a se stessa. Lo scetticismo , dunque, superabile non in quanto esso ka in s la molla al proprio superamento, ma in quanto esso ( r twtto nel, proprio superamento, ch tale ( superamento > contrad.dittorio
anche come superamento. questo il senso in cui si pu parlare di scetticismo assoluto, coinvolgendo nello scetticismo lo stesso discorso intorno ad. esso : scetticismo assoluto in quanto tale da <scetticizzare > qualsiasi discorso.

l'essere che ra negazione nega

afferma.

medesimo essere che l,afiermaziono

tit. tra l'essere ed

che ogni discorso intorno ar non-essere si riducc ar discorso intorno a corui che nega : ra vartazione tematica der pensat. dovuta al pensante. Pertanto, mentre. la negazione si pone come rapporto trachi pensa e I'essere, I'aftermazione non implica

ci significa

il

"t..'r' pensi".o u d"ll,"rsere

opport" ;

;.;" iden_
ostituisce

)).

ere suppone l,identit tra colui che wn l,iuell,o d,iaerso d,al,l,a n zione suppone l,,identit nello
ad,

e questo to, la di-

Ne segue clre l,afermazi

nte
'O?,

Ci significa che
perch, essend.o

lo scetticismo non < da superare r proprio esso il proprio superamento, esso non pensabil'e in

L'afrermazione.

stesso

alcun senso. Dove pareva di dover concludere per la necesst di < superare > lo scetticismo e per la possibilit c};re lo scetticismo avesse in s la spinta al proprio superamento, si deve concludere, invece, che esso esce da og possibil,e consid,erazione teoretica. Esclusa l'equivalenza teoretica tra affermazione e negazione, bisogner precisarne chiaramente i limiti. Si pu considerare l'afrermazione come negazione della negazione di se stessa : l'essere come non essere del non essere. La negazione , infatti, l'affermazione della negazione negata : il non essere l'essere del non non-essere. Affermazione e negazione sono, pertanto, fra loro conaertibili, ma non ,id,entiche l'una all'altra. La convertibilit tra aff.ermazione e negazione si dimostra'in base al,l,a id,entit tra l'essere afiermato e l'essere negato, ch il non-essere ha senso solo per l'essere. Non che l'affermazione e la negazione siano la stessa cosa, ma 1'< essere > iI medesimo e nell'afiermazione e nella negazione : ci che nella negazione varia , dunque, la siawazone di chi < opera l sull'essere (essere inconvertibile nell'operazione logica che lo negu). Poich la negazione ha senso solo come acrrnazione ncgatt,
34

negazlone.

Diciamo anora che il senso preciso dell'identit. (unit) tra affer_ mazione e negazione non qo.ito dell,identit. assoluta tra essere e non essere, bens quello dera conuertibtit r,ogica

tra

La convertibitit. non domanda che l,essere ed il non essere siano la medesima cosa, ma che sia <' medesimo r ci che si afferma e ci : la negazione comporta, infatti, appunto c logici >, trattino d,el mc_ , il < variare r metafisico dell,esscrc
zione implica che vi sia distinzionc il pensante e I'essere e chc qrr<r_

"ff*"riorr" "

negazione,

ouaiavnente,

,crit (essere) d'elta swa negazione, aerit I.rt afermazione ed, essere.

l'identit fond,amentab J:'jr"1*;il:-jtT;t"""**l'"^ Ia ratsit eaentuare d,er,r'af ermaz,ione si rid,ucc ara


che comporttr e.,,cor6t. l,,id,cnti

v.rir. In q'esti termini, il non essere dei reare (il principio ainl"iti",, ,t,,t " rlivr:'irc, n antitcsi ocr in corrclazionc con r,sscrt,j, n.rr., 1.r,r,llur,si irl tttc<lcsimo ]ivcllo tlcll,csscrc, non ()oml)()rtir cltc il rron-cssctrl siit, Attcorit in rlttcsti ttlrntitti il rt.rr-csscr'(!, ror lxrru,rrrlrsi irl rrrt,rlt,31

Non sempre vero ci che si dice, ma deve poter essere vcro in ogni t'rtso che si dice il ver.o quand.o si nega che

un'affermazioncsi'

In una logica dialettica (vero-falso:vero. . .) non si capiscc, infatti, come si possa parlare ancora di < divenire r. La necessit del contraddittorio il contrad,ictwm, dove il dicere contra non contrapporre qualcosa a qualcosa (negazione ncl

senso dell'< altro r) bens contrapporsi del dicare a\ d,icere: mentrc iI d,icere contra (dico autern) ha la struttura del < dicere x > (contra) <ilicere y> Ia contradictio si stmttura come <d,icere non dicere>. La contraddizione non < negazione della negazione r (posizione restituita), ma < negazione r e basta, negazione che non sorge mai, ch la negazione ha struttura relazionale e, fuori relazione, essa non nega nulla, nemmeno se stessa, essa non sorge affatto. Il falso , dunque, la negazione assunta fuori < contesto ), assunzione di un qualche termine astyatto dal (suo) contesto (assolutizzazione del relazionale). Doae il, probl,ema sia essenzialmente qwestarelazionalit,1,'assol,utizzazione d,el, probl,ema d,el, tutto <astratta> e quind,i, come s,i aisto, non recupero d,ial,ettico d,i qwal,cosa, rn& (negazione ptwa>, puro null,a.

{"*-f""" a:fi ;;

tl: porre un termine in relazione. con un termine


t

,i,n nJr"n","rr, ,n"r-.re


dizione aPPunto).

;;; ;;;;
"ott

f"

contraddizione
come

Ti n?l si 11uw9ne 'l:,::f::::,'^: d oil: int,, no gi q::r l:'T*"' -'.':y ? ", ::'::::
'i^
<

tllj^"i;^ji
H

7.
S

L'impossibilit.

d,el,

swperamento come incontrad,d,ittoriet

d,el,l,'

esscya,

d"tt'*ella srrir formulazione, una implicazione tra positivita e negativit. che va csa-

alterit d.i s a se stesso > (contradrel,azional'e,

.."r;fil;;. ,"" ,rp6,anr;*, : essa tonffi-idnazione la considerazione


n' relazioiale impossibile, nel caso della < identit cio autonegazione' falsit ia Cos, mentre l'alterit negazione'

cas3-in hensi poszona relazionante nell'tnic93.1i

minata nei suoi precisi limiti. owio che tale implicazione non pu porsinell,'essere (rrel < vcror) e, perci, ponendosi, non pu non porsi al livello del < coglimento ))
dell'essere.

< contraddizione

n.

Non si tratla,insomma,

valore (verit.) e d'el disvalore' la necessit di non confondere il valore con il suo od in sostituzione rispetto diverso Il < falso ) non pone un ord'ine n che si mantiene < disordine un all'ordine del vero, bens esso significa I'opposto ; esso cui di tale solo finch si mantiene < ordine rr ci .dovequest,ordinevenissemeno'ilrtdisord'ineltcesserebbediessere irt" p, erigersi ad < ordine )) e n'on < diverrebbe I propriamente or-

talori'Yeo e falso' ma di un unico solo ssto d'isvalore (falsit) e la logica bivalente


cli due

non essere non < r, il coglimento del non-essere si riducc :r non-coglimento dell'essere, non coglimento che < r I'errorc (don<le la legittimit del n dubbio r in cui si attua il < problema rr). Ora, poich una emergenza del coglimento (che sempre dcll'csscre o non coglimento) sull'essere (che < r sempre per il .suo possibil,c
Poich

il

dinesenonnelsensodella<sostituzionelldiunord.inead.unaltro.
36

coglimento) impossibile, si profila qui il problema della possibilith di quella implicazione (fra essere e non-essere). Se si desse un trcoglimento impossibilcr, si darcbbc ncgttivilr\ cssenzialc a.ll'essere, negativit chc sarebbc <tfirlst negativil;\rr, r:io txrntnulclizionc; o si avrcbbc l'inevittbiliti\ rlt:ll'crrort: c rluinrli I'itttpossibilit rlcl problcm:r.
J7

..Fi-.rr

r impossibile, perch v' errore solo ( dove vero r l'opposto, cio solo dove l'opposto almeno < possibile r. La form,azione d,ell,'essere corne ' incontradd,ittorio ' ka d,wnque
Ma un errore < inevitabile

unq stvuttwra cke domand,a I'a possibilit. d'el,l,'errore (d,ond,e I'a negazione dell,a contrad,dizione o togl,imento del'l'a lalsa negazione), rna che d,omand,a ancke l,a non-assolwtezza d,ell,'errore (cke < > tutta I'incontrad,d,ittoriet).

La possibilit. dell'errore non pu venire negata, ma questa impossibilit non significa l'inevitabilit dell'errore ; se si negasse la possidittoriet" dell'essere, formulazione che negazione di quell'errore consistente nella contraddittoriet. dell'essere. Ci significa che la possibilit dell'errore non si afferma n base all'errore d,i fatto, ma in base all'ipotesi (cortraddittoria) che l'essere sia contraddittorio : se questa ipotesi non venisse < tentata ), non si potrebbe avere quella negazione che l'afiermazione dell'incontraddittoriet. (negazione dell'assoluta negazione) e se tale ipotesi non fosse contraddittoria e si desse, perci, un caso di non validit" del principio nel caso dell'ipotesi, il < principio ri non sarebbe r< trascendentale r. Poich I'assoluta negazione d,a nega;re, e poich Ia sua negazione sussiste solo in virt di ci che essa nega (ch altrimenti sarebbe essa stessa assoluta negazione), l'assoluta negazione posta nel, momento slssso in cui negata e si nega in quanto si pone. Allora I'incontraddittoriet d.ell'essere solo impropriamente un < principio > del conoscere e del r, fare scienza r, poich essa non sussiste senza quella rr esperienza > che fond,a la possibilit della negazione. La negazione essenziale alla incontraddittoriet e, tuttavia, il valore assoluto dell'incontraddittoriet esclude I'assolutezza della negazione, ch se la negazione fosse assoluta (interna all'essere), I'essere non sarebbe incontraddittorio. Poich non possibile assolutizzare Ia negazione, si dovr" precisare che, mentre I'incontraddittoriet ha valore assoluto, la negazione tale solo per una < relazione r (negazione di. . ., cfr. $ 6) ; l'impossibilit. di assohttizzare la negazione la stessa impossibilit di assolutizzare il rr relativo r nel quale la posizione < esclusione > della contraddittorit del suo non porsi assoluto. Se il non porsi di < qualcosa r fosse contraddittorio, contraddittoria sarebbe la stessa formulazione della incontraddittoriet, poich non si darebbe la possibilit di ( negare r, possibilit che condiziona, l'assunzione dell'incontraddittoriet., nell'ipotesi tentata e negantesi della contraddizione.
3u

bil,it. dell'errore non si spiegherebbe la lormwlazione della non contrad-

Pertanto, iI valo l,incontraddittoriet. (l,essere) do_ manda che non tutt amente, domand.a, cio, che si dia l,a possibilit cke un t< qwalcosa r non sia. dunque sufficiente arl'incont-raddittoriet. d.eil,essere ra possibilit della negazione, < necessit , che non tutto sia necessariamente e che non la necessit. assoruta che vi sia quarcosa di non-necessario (necessit che sarebbe contraddittoria), ma necessit. che consista nelf innegabire latto dela negazione (in cui si radicarizza il < problema r) e che , appunto, l,n innegabiit >. La necessit (relativa) che non tutto sia necessario < r la stessa contraddittoriet deila negazione assoruta perch: r) in essa resta escluso che la negazione sia n necessaria, e zfse tutto fosse necessario, la n_egazione (che innegabilmente < >) non sarebbe. ora, la negazione non pu essere necessaria e non pu non essere possibile, perch di fatto < r e perch in base ad essa si formula l,in_ contraddittoriet dell,essere. Resta cos chiarito in quale senso dicevamo che l,incontraddittoriet non un rrprincipio> rispetto all'esperienza: l'incontraddittorieta non pu venire formulata senzara negazione e questa pu porsi in base alla pura 'identit' del'essre se non ner non n cogimento , dell'essere come identico a se stesso e quindi come escr'detite il proprio non essere, coglimento o n esperienza ,. _ Si.profila qui quanto saremo in grado di precisare pi avanti, che, cio, per ( provare , che |esperienza non lAssoluto, iron si abbisogna di un < insieme > di principi (quali r'< esperienz a > e ra non contraddizione e la causalit1, ma deilaiol,a d,eil,,esperienzu, la quale non pu dirsi < principio o, froblimaticit sarebbe principo cli s. "ir al,esperiza-piourcma stessa : l'incontraddittoriet tale rispetto e perci identica ad ogni suo momento, coessen ziale e coestensiv* :rtl essa (come bene ci sembra appaia nel libro IV delra Mctafisica cri Aristotele). Se vero che |ipotetica assolutizzazione del divenire sarebbc la sua negazione, ci risurta solo in quanto risurta contracrdittori. la' n e g.a zi o n e d' ell a n e gazi o n e ara quale |asso lrtizzazione equ i varrc bbc. Diciamo che il < divenire r negazione solo in quanto non pcn_ sabile un n divenire totale r. Il problema non assoluto, non essendo contraddittorio clru 1lr,lrlcmi non si cliano (anzi, sarcbbc contraddittori* l,intrinsecrr. nn^ <rtl lrrolrlcnra all'csscrc : il ncccsstrio non rr Prrr) u lx)rr( lr.r.f,,\s tttiunt,rnlr l'rtltro,0nrle t:ostitrrirsi Pnrblcmirtico t: norr rr prrt\r, rl,irlrr.rr llrrrtc, 11r.,:Jt)

< dato I blematzzare se stesso) ; ma, una volta che il problema sia pu non esso possibile, e con le condizioni di < alterit. I che lo rendono ptoblematizzavenire a problematizzato D : diciamo che la pretesa zione dei problema, equivalendo alla pretesa negazione della negaziote, equivarrebbe all' assolu lizzazione del problema, equivarrebbe' cio, atl affermazione che l'essere, intrinsecamente problematico, rende il necessario intrinsecamente impossibile' Poich il necessario non pu non essere (la negazione del necessario sarebbe dessa iI necessario), ogni tentativo di assolutizzate 7l problema (iI < possibile > dell'espereLza" che < divenire n) risulta con-

traddittorio. ci signifrca che il problema resta dialetticamente precisato come alterit che a alterit. I intrinseca fra il possibile e la sua attuazione, la posizione incontradd.ittoria d.el < relativo D, la cui negazione contraddirebbe all'<t esserci l del divenire' Possiamo dire allora che il problematicismo non sfrutta fino in fondo la probl,ernaticit' da cui muove e da cui, suo malgrado' non pu legittimamente uscire per < affermarsi n ($ 5), cos come il dialetii.*o rron sfrutta fino in fondo la d,iatetticit della ricerca perch andare scambia l'< andare oltre> che il ricercare con f impossibitit. di assoI ricercare del < esclusione che oltre il ricercare, impossibilitr

luto

($ 6).

B.

L'incontraddittorietA' dell,'essere covne ( metafisica

>'

L'incontraddittorietr dell'essere < r afiermata con quel < discorso D idenche si articola in funzione dell'affermazione dell'essere come non tico agli tt enti >' L,if ermazione metafisica la < d,imostrazione > d,el1a non 6d'entit' lra nessere>t ed ttente>, nel,l,a stessa assunzione d,el,l,'<ente> come tale, del,l,'ente in quanto ss slssso. L'incontraddittorietr tale rispetto all'esperienza-problema e Perci essa , in ogni suo momento, coessenziale e coestensiva all'espesembra chiaramente detto da Aristotele nel rienza; tutto .i "i fiArolYdella Metaf,sica ed indicato fin dall'inizio' "Eorrv atorriprl rrE \ $e,ogei r v fi v xcr r torrrp ncglovra zo$' ot (zr). (zr) Anrsror.,
40

B'or{pq. Del resto, Aristotele parra di Br.orripq anche riferencl.si alla <sapienzar (ooqa), e si chiede di quali di quali princiPi ""o.. " a Aristotcl. la sapienza sia ti scienza , (zz) ; la quaie ricerca detta anche r9eorpcr ceq r{g rl,rl}eog (23). L'intreccio tale che quella certa scienza (alorr{pr1 rrc) la qurlc 'fleoqei l'essere dell'ente non pu non porsi come distinta da ci chc si costituisce come suo compito, come suo oggetto, < oggetto r chc lt costituisce come scienza d,iaersa da-lle altre ed irriducibile ad csstr. Senonch, ci per cui questa scienza d,iuersa dalle altre propri, il carattere per cui quella distinzione da escludersi, ch essa si po'c
(zz) Arrrsror., Meta!>h., A, ,l8z a, 4-6. (:3) Anrs'ro, ., Mctu!>h., lt aloilon, ()9.1 n,

nell'opposizione nulla). Non si prospetta una sorta di epistemor,ogia generale, tare da varcrt: per tutte le scienze in una teovia d,ella scienza,, tuttavia, usando anchr: per la considerazione dell'essere della parola Ba.orr{pq, sembra ch. si indichi Ia necessit" di considerare la seogo delllessere comc ru particolare caso di quel Beopeiv che funzione costitutiva cli og'i

La considerazione dell'essere , propriamente, la considerazior-rc dell'ente (r dv) in quanto tale o come tale (fi 6u). Il termine cui tale < scienza > si riferisce pur sempre l,< ente >, ci _ che _ , I'essente; la connessione fra questa scienza e tutte le altre precisa_ mente iI riferirsi all'ente che determinatamente differenziato c molteplice (gli enti) ; la radicale differenza fra questa scienza e tutte le altre data con la considerazione che essa non si limita ad una o pi determinazioni (le differenze, i molti aspetti) dell'ente considerato, fna assume quell'ente nella sua interezza, cio in quanto esso rr , I l'intero. In tal modo si stabilisce un intreccio fra le altre scienze e quella Bar,orripl che delf'essere: da un canto anche la scienza dell,esserc scienza e, quindi, essa non pu non disporre dell,oggetto proprio, anzi, rwzionalmente, essa non pu non essere oggettivazione, noerwrt'izzazione e non pu non strutturarsi come r"pporto fra l,attivit. con_ siderante e la cosa considerata, rapporto e perci d,stinzione; dall,altro, essa scienza dell'intero in cui le differenze tutte, anche mante_ nendosi tali, rientrano e, pertanto, essa l'unit fra considerazione e cosa considerata (anche l'attivit. consid.erante I'essere < > ed all,cs_ sere nulla si oppone, tranne il nulla, il rr nulla r che, tuttavia, consistc
tutto

Metapk', l,

roo3

' 2r'22'

.to,

4r

come scienza dell'intero, dell'intero che non sarebbe tale se si potesse distinguere qualcosa da esso. L'aporia che qui si delinea consiste nella duplice impossibilit, di ,nega,le la diversit. fra la scienza dell'essere e di lna,ntenere tale d.iversit., una volta che essa si rivela dovuta alla considerazione dell'intero' L'intero non tutte le scienze (corrispondentemente : esso non tutte le differenze, come loro somma) e quindi la scienza dell'intero non pu derivare dalle altre scienze ; tuttavia, f intero non si distingte d.atte determinazioni che sono oggetto delle singole scienze, perch queste determinazioni si distinguono fra loro nell"intero e la scienza ( d,el,l,'intero non pu distinguersi da quelle scienze che hanno per oggetto r quelle determinazioni. La scienza d.ell'essere si presenta, in tal modo, come rilevamento

di un'aporia, ma di un'aporia interna (essenziale) alla sua formulazione e Ia cui consapevolezza a cosa sola con l'essere di cui
scienza
:

all'intero si perviene per la contraclr, contraddizione che, essenclo rilevata solo dall'intero, non pu valere come rno?nento del|intero (ci che, si sa, preteso dal dialettismo). Si chiarisce, cos, che non esatto considerare l'incontraddittoriet <, principio n (S 7), n esatto dirla n determinazione r,, se purc prima ed < originaria, : esso non < principio >'perch coestensivo alla totalit, non < determinazione > perch esso coincide con tutte le detertrninazioni senza identificarsi con alcuna di esse, essendo la loro intrinseca possibilit. per questo che l'essere diciamo < atto > e < determin aLezza >t, Ne segue che la < scienza > dgll'intero, come considerazione della cosa (l'ente) in quanto-".sr , s.i ,truttura dialetticamente e la sua piena dialetticit zione che , invece,
ed.
<<

rilevare

latamente

oF-tY*

non pu, come scienza, strutturarsi senza distinguere e distinguersi. z) II rilevamento dell'aporia inerente alla formulazione della scienza dell'essere (caso limite della scienza) una cosa sola con la consapevolezza ctre l'essere (l'intero) n somma delle determinazioni possibili, a iilfueterminatezzan che Ie fa sussistere. r) gi formulare rr l'< intero <t (e dire essere poich dire Ma con ci, c}1e di esso si consapevolezza la scienza ilel,l,'essere, l'essere , nella raggiunge, il rilevamento e quindi il superamento dell'aporia; I'aporia, infatti, rt costruita ), non trovata (ch, analiticamente, essa si risolve nella sua negazione) ed tale da supporre quella distinzione che i suoi termini escludono : i termini dell'aporia sono l'( essere )) e ci che, essendo parziale determinazione (r6v v pqer leyopr'rov), non I'intero. costruito il loro rapporto, I'intero lascia contraddittoriamente luori d,i s/ qualcosa, qualcosa che,per altro, possibile solo nel'l"intero' Se I'aporia costruita, la soluzione dell'aporia tutta nella sua stessa costruzione : nel momento in cui pongo all'aporia corne aporia, dissolvo l'aporia come aporia. Questa dissoluzione l'incontraddittoriet dell'essere. Con ci,
42

Dire l'ente in quanto ( essere , equivale, infatti, a dire l,ente Limial suo n tutto )t ; ora, limitarsi a dire il tutto significa non limitarsi, ovvero significa usare di una limitazione che nega sc stessa: questa negazione di s appunto la contraddizione che lu metafisica rileva e che, rilevando a se stessa, supera nel dirsi ( scicnza )).
Precisazioni concl,usiue.

9.

Il

limite intrinseco del tendere al sapere

l'< alterit.

r ($ 5) chc
oche

sapere

d,auF'

s-ifficela consapevolezza der ti*@c;, b6ffi.o zioner al


t<lriet dell'essere.

la contraddizione del

, dialetticamente, risulta

"hi"tir(!4_CsllFperienza "orn"

usapere cli non

.Iffi.

consaputa non

t)

ttn cliscorso che si mantenga all'esperienza nella sua trintcgrlliti\ non pu cominciare da un rr principio r (comc ll.cinhokl (a4) (f
(r4) tltr. Af fcndco I t, g r.
13

Allora, se l'esperienza si chiarisce come ( sapere cli non sapcrc ),

r,

Fichte (2il Schelling (26) hanno pur preteso) : questo < principio r " (premessa < da cui >) sarebbe, infatti, I'uniuersale; ma l'universale <<> nel d,ato, corne (senso> in cui il particolare va preso, o non Io si trover mai pi. Non si pu assumere, all'inizio, una proposizione a presunto valore universale (il r< valore r di qualsiasi proposizione universale e perci, equivalentemente, ogni proposizione ed anche quella che enuncia l'universale una proposizione particolare). Preterrdere di disporre di una proposizione < da crsi r corninciare significa pretendere d.i < possedere r il cominciamento assoluto, il che assurdo, perch nel momento in cui si comincia si nell'atto in atto, non mai in <un atto > che precede (esso dovrebbe precedere se stesso). Diciarno, pertanto, chc il comincarncnto d,el, sapere co,incid,e con L'esperienza che < t il sapcrc d,i non sapare . Ma, se dall'wiversale non si comincia, nemmeno possibile cominciare prescind,cnd.o dall'universale, poich il particolare < fuori r delI'universale o nulla o desso l'universale (la negazione dell'universale si converte in uniacrsalit d,ella negazione', sdoppiabile in un universale fittizio ed in una negazione assurd.a). Dire che il cominciamento del sapere coincide con I'esperienza significa perci dire che non v' esperienza < fuori > dell'universale. nel
pensare solo in

L'affetmazio cond,izionata dalla negazione dell'assolutezza" dei molti, assolutezza cui pretendono equivalentemente e I'afiermazione dei molti come estranei all'universale (empirismo) e I'affermazione dell'universale come ( immanentemente > identico ai molti, epper da risolversi nella loro posizione (Hegel) ; ch, in entrambi i casi, il nesso fra i molti (l'universale) tende a risolvere in se stesso I'Assoluto, esigendo che l'Assolirto venga enunciato in una posizione assoluta da cui cominciare (Fichte), oppure da una proposizione la quale, enunciando il

.cominciamento in atto (Hegel), afferma il cominciamento conc assoluto (e ricada, perci, nell'assurdo di un <inizio assoluto r). L'afr.ermazione che la molteplicit ha senso solo nell'univcrsaltr comporta dunque la negazione che I'Uno si risolva nel particolarc c ci significa chel',irnpossibilit di pensare i molti senza l'Uno equivaltr alla necessl di pensare l'Uno ser\za i molti (il Trascendente). Se comnciamento assolwto non pu d,arsi, d.ire che 1, cominciamcnto d,el, sapere coincid,e (con), I,'esperienza equiaale a d,ir che l,'espericnza non I'assol,uto sapere. Dicevamo, infatti, che la negazione innegabile e che una negazione inde\erminata impensabile (negazione di niente, negazionc nulla). Ora, poich ogni negazione d,eterrninqta, la negazione <i tutte le deterrninazioni non pu non essere una n determinazione r. Ma ci significa che non possibile negare twtte le determinaziorri (:la negazione assoluta contradd.ittoria). Questa medesima contraddizione sembra inficiare l'wnit, monisticamente intesa (come < unicit r, la sola che veramente < sia >), perch l'unit assoluta, pensata come ( unicit >, pensata come negaziont, dei molti (: negazione dell'esperenza) i ffi, se come negaziont. (determinata) domanda i molti da negare onde costituirsi cornr. < unica >, d'altra parte, come unit. assoluta, deve porsi comc itss()luta negazione, sola r\egaziote, negazione pura, negazionc sur:(, i molti. L'Assoluto, pensabile come ind,ipend,ente dai molti, non pu<) vt'nirr. rnsTf-coni e c s c h s i on e de i m ol t i, propri o perch l'escl u ffiiFa$'li r t r fnula se stessa e dove i molti sian e dove i molti non sir,no ; rlove - i molti sono evidente che l'esclusione non t, >, dovc i rrrolli non ( sono rr l'esclusione non esclude nulla. Se questa contraddizione interna al monismo, possiamo rlitr. r:lt<r essa pone, condizionatamente al trdarsi,r dell'espcrit:lrzll r:lrt, r tt.rtclt,c negativit, la necessit. che l'Assoluto sia irriducibikr ltlllr (( (:()sit, r:lrt: Isso mai ponga ed irriducibile alla negazionc cli <1ru:llrr ( (oslr. D. [-'assolutamente altro emerge qui come ( intclligibilit r tlt'llrr siltrirzionc inncgabile : la ncgazione innegabil,c cd, innt,gulrilL utrnt
; t
r ))

rt)lt,n,('c(:ss a,y1u.

Qj Crr. Appendice, (26) Cfr. Appendice,


196o2, vol.

(27) Hacet, Femonoenologi,a dello Spi,rto, trad. E. Da Npcnr, Firenze,

II, II,

$ 7.

B.

I,

Prefazione,

[r],

pag. r.

'14

4t

'r,]rt.wililill

L'it'ineyayio uerso la soienza esso stesso gi scenza.


(G. W. .F. IIr,eet

Einleitung, [16]).

Phdnorn. des Ge,istos,

Caprroro

II

SVOLGIMENTO DELLE INDICAZIONI TEORETICHE DEL a TEMA ))

Souuenro : ro. blematicit..

problematicita e teorematicit nel discorso metafisico.

Il preteso possesso e l'interna aporia. rr. Opinione e pro12. Necessit, necessitudine, fondamento e la distinzione connessa ra -niniziale ed uorig'inario D. r3. La distinzione fra oiniziale r ed noriginario, nel discorso filosofico. - 14.ulniziale, ed noriginarior - r. 15. La portata teoretica in rapporto alla nozione di o canitr"irmento - 16. La portata teorotioa niniziafe, noriginario,. della distinzione fra ed della distinzione suddetta come < metodo , immanente al filosofarc, r7. L'esclusione del momento previatorio ed il n metodo im1ansnfs 1, 18. Le condizioni alla possibilit di tale esclusione. rB. I1 recupero clol- Il significato toorcl'* originario , dalla u Riforma , di G. Gentile. zo. tico dell ( originario , e quello del suo ( recupero- ),. 20. Il senso in oui si - di originariet r, parla cli ( presenza operante del vero , ilr termini " zz. Il concetto di limite efiettivo e di limitazione arbitraria come ( concreto , ed r astratto ". 23. Precisazioni conclusive : il rapporto fra -

r). Il, preteso possesso e l,'interna aporia.


Considerato che il termine ( possesso r improprio a proposito. rli Assoluto e chiarita la sua intrinseca relazione al rttenderer), andava rlrt ttoi riproposto questo termine ($ +), pet indicare quel (sapere clrr, t\ il ( s.pcrc di non sapere r, in quanto ci appariva atto a chiarire rptr.l tiyxr. rli t prcscnza pg5ante ) dcl vcro che tale solo pcr qucll'u rrsst,ttzl rlcl vero rr chc ci fa 'incligcnti'. 'Ft.r*,,r,r,, opor.rntc r dicitmo cffappunto, nclla riccrcil, I'ctnenD

47

d,atio spirozana (cfu- Appendice, $ 6) e che attua quella originaria posizione ch:e d'istinz'ione tra vero e non vero'
sasso

Poichstoricamentestatapropostaunadistinzionetralfos. della verit (vero di fatto, materiale) dat possesso deila ragione > di tale possesso (vero di diritto, formale), la nozione,,di -< possesso distinzione; quella viene qui ripresa proprio come problemalzzante di un il < sapere di possed"re la verit' l (quand'anche si parlasse ci clae si possiede) n ."p"r" di possedere n che non sia, semplicemente' ? verit" della n altro n rispetto al possesso qualcosa Se per ( possesso di fatto I si intend'e l'asserzione che possbilit der appare'vero,'_u in modo tale da lasciare aperta la correttadowebbe si I posseduta, suo non essere, anzrch di < verit menteparlaredipretesadipossederla(tutta|aforzadiquestaveritL n in tal star nel suo ( apparire come tale > ed' il suo < apparire sar"' vero)' caso, non un apparire d,el, vero, ma un apparire come Poichil<possessoefiettivo>(didiritto,formale)dellaverit" ancoracond'izionatodall'<apparirell,ladistinzionefra<pretesall e ( possesso effettivo > sar tutta all'interno d'ell'< apparire )) e come

contingentia), bens l'< opinione r per la quale si pu erroneamentc ritenere contingente il necessario e viceversa. Resta cos chiarito, ci sembra, che il ( sapere la verit r la verita. di questo stesso sapere (necessit che la cosa ( sia r come la si pensa). Allora, l'opinione, anzich ( sapere >, da ritenersi la < possibilit di sapere r (in quanto, nel,l,'opinione, il ( sapere r la verit" non coincide necessariaynente con la < verit r di questo < sapere >). La necessit (che tutt'uno con il vero) ha la forma logica clel n cos-e-non-altrimenti r ed , perci, esclusione di un r. altrimenti l
escluso, <presente > e presente nell,'opinione). La scienza, insomma, intesa come possesso giustificantesi del vero, non trascende, non va oltre l'opinione ; e, se la forma del < vero l , nella scienza, lanegazione dell'naltrimenti>, poich richiesta la cosa da negare, possiamo dire che l'opinione la < compresenza r della negazione e della cosa da negare, nella stessa < possibilit della negazione
>t.

(il quale, per venire

taJe swa diversa modalit. Qualcosa pu apparire vero in modo ' Ia 'verificare di necessit la non esclwd,ere che ,ton io sia (di qui se stesso per pretesa) e pu apparire vero in modo tale d'a escl'ud'ere chepossanonesseretale(edilcasodeli'tevidenza>d'ipersapodittica). perch Non si ttatta qui di due diversi modi di possedere il vero'
d'a

nonpropriamente<vero>cichenonescludelapossibilit.del del veto (( suo ) pposto. N si tratta di due diversi modi di apparire
posvero non pu apparire come -ancke non vero' n come t > I'es dell'essere sibilit. del suo opptsto, .fre U manifestazione non di possibilit' 1a sere) ; bens dovriirsi che l'apparire vero con appare la cosa essere vero riguar da esclwsuamente coltti al quale dell'errore possibilitr > solo <, possibilit_che-non (p"g. ss), infaiti la rr' < non 6) u otrrio che il falso (il contraddittorio, $

(poich

il

Unavoltapervenutiall,identificazionedelVeloconl'essere(il non si potr pi parlare, attesa f incontraddittoriet' n di questo e['essere, di possesso del vero che non sia rt ragione che il possibilit >r, la possesso. Il b[os del vero essendo 1,< essere non al l'essere iogo, *"rr.hi tutta e solo 1a possibilitr di attribuire possibi($ 6). Ci significa anche che la d,a parte d,el, giud,icanle "non ".i."r" che qualcosa Possa-non-essere (la aerit la lit di non-essere
qcrveo$ar,),

Dove l'opinione venisse meno, verrebbe meno la possibilit stessa d,el, sapere, perch, mancando la possibilit dell'n altrimenti r dal ( come ), manca la u necessit r che < forma > del vero. Ora, se i.I < vero r non pu essere diverso da come pensato (nccessit giwstificantesi), esso non potr. venire pensato altrimenti da comc (uniaersal,it) : non si tratta qui di inferire l'universalit del < vcro dalla sua < necessit" r, bens della stessa posizione (escludente) <lcl vero come necessario e corr,e universale, cio di ci che < > comc c che pensabile come pensato. Il caso della necessit (il vero) aincol,ante il pensiero fa coincidcrc la pensabilit con il pensato, non potendosi dare un pensiero ucrcr di essa che non sia appunto vincolato ad essa. Nel t vero >, il valorc tr tutto nel pensato, in quanto, nel vero, non v' altro pensabilc dal lxrnsato stesso. Il significato di questa esclusione per quello di un t proccsso rt (lir < negazione )) come attivit) e di un processo c}:re non suppone lrrima di s qualcosa che esso < poi > negherebbe (se cosl fosse, la negazionc non sarebbe mai 'fondata ' ed, anzi, non sorgerebbe mai) : I'r'sclusione qui la stessa posizione del <veror che appunto ncccs. sit-rrr-rivcrsalit.. Ne segue che parlare di un tr vero ) e di una ( conso1x'volczza dcl vero r (comc nclla distinzione fra sapcrc cli fttto c sirlxrrc di <liritto) non possibilc, ch il vcro la consirpcvoltrzzrt rlcl rinr) norr potrlr csscrrl rrltrimcnti dt comc . li u v,'r,l rr, ncl scnso llicno tlcllil pirroftr, ci clrc rirhrcc n contrtr(l))

48

11)

dizione la possibilit del diverso da esso. Questo

tt ridurre a contraddiquell'< altrimenti D, di (opinione) zione D, che suppone il pensiero rilievo teoretico ( ed ha n attivit del pensiero come prova del vero

rr.

Opinione e problematicit.

Il nostro esame pu ora procedere solo se si chiarisce di qucste due espressioni, considerato che dela problematicit si 'uso notava |innegabil'it e dell'opinione si detto sopra che non propriam ente tra_ scendibil'e (in quanto la u falsificaiione > det'oppo.t, in cui < , il recupero del vero, < processo > a''interno di essa). ci chiediamo : la d'oxa ' come tale, ve-ro sapere (anche se essa da specificarsi come ( sapere precritico >) nella sua compresenza di ( vero >> e di n falso rr ? La questione investe la possibilii di un ( sapere precritico r. Dovc si espliciti che la rt parentesi ,, entro cui si pone (nel,opinione) r,att'a_ tutta nella situazione temporale (il non irrilevante al < valore r, risulter inesatto receda l'autentico ( sapere )). presunzione r di sapere su cui si esercita

il, contvad,d,ittorio. L'opi.nione, infatti, nel senso appunto della d'oxa non se non il momento in cui una delle possibilit rt falplatonica, -sificante > tutte le altre, non il momento in cui tutte le possibilit indicate sono vere o tutte sono a\se. Per < problematicit I intendiamo appunto questa possibilit. innegabile di < fa'lsificare > (29)'

slcssa

che. ad essa si perviene, ma con un movimento del fensiero c'.r si mantiene interno ad essa : ra d,oxa impricata in ogni riomento tr.r r)rocesso che porta alra sua consapevorezza. , prestrlposto sem'r* ma ra consapevore zza ,lr suo carattere di presupposizi'rr. 'iclriesto, i' il momento stesso deta filosofia che, come tale, < risolvc, i' str

;r.ll'originario. La consapevorezza deta doxa non tare che d,a assa si parta, bcusr lrrle

Tuttavia, il dire .0r".";1:t"t:,t:nt":"; possibile soro dal fatto chc crisis si gi pervenuti : ci si trova originariamente "t-l.la at,interno di un sapere ed il processo onde'( sapere r si attua , alrora, propriamente, un u ritorno r. qui il ' ritrovamento ' in cui ra tr riflessione , recupero crtlrf 'originario: la filosofia che skepsis, ricerca, perviene d,o'ue gia ,,

il

presupposto.

(zS) Cfr. Appendice

I, $ 13. (Jmanesimo, cit', pg' irqi ctr. M-.-GnNrne, Fitosof'a e

27'

thtl'il (gt',- situazione probrematica e non risorutiva). se doxa sap.re r:lre potrebbe essere anche farso che sia, fra doxa ed. ,pira*, v, r;rtlirrrlc differenza, diferenza radicata nere rnod,arit dcil, t:sscrc. l"impossibilit di ridurre ci che e che potrcbbc non.ss(r.( (lt cort'Lin'gcnria) a ci che non potrebbe esscr:c crivcrs. <rrr r;i .rrr, i,, r rrrrrlrrr't,o I'impossibilit di comrrisurar c ra d,oxu ,r'./r/stn!nt i,, r.,,._ rtrirri rli rr .ggctto r (ir d,xasttm) <tt'it, s. rr |.gg.tt,, ,riy,t,itrt, ; il '|, i';rl)(r'( rr (c<l ir rlifTcrtrrzi;r,r.t'lt, tlont, i]ll't,1tii't'c:utrr,) ,r' .,,,r,rt r, il rrr,xlo , urrlir rrlr

.. atizzrt<t, tlir .lri*lcrsi a quale delle due questo problema < appartenga, : non arl.
ed.

I)oich

il rapporto

fu-a

doxa

epistme va problem

.iir

5o

1t

del < saputo > in quanto tale fondamento alla nozione del < sapere > in quanto tale e, perci, il discorso szzl sapere pu venire del tutto sostituito da un discorso < adeguato r sull'essere (sulle modalit d'essere dell'ente). La differenza ra d,oxa ed,episteme in ci intorno a cui si dice: la scienza non d,el'1,'opinabile, la d,oxa < > opinione. Poich non ogni vero < necessario ), non ogni ente oggetto di scienza (qualche vero non <r scientificamente conoscibile). Se si dice che il pensare I'essere, si dovrebbe dire anche (nel caso indicato sopra) o che la scienza ha per oggetto anche ci che non , (scienza del < niente >), o che v' qualcosa di cui non vi pu essere scienza (qualcosa che < D senza essere ( vero >, eualcosa di < inintelligibile ,). L" cose che potrebbero essere ancke al'trirnenti d,a come sono non possono allora dare scienza ed essendo tuttavia, vere,

debbono permettere una valida affermazione del loro essere cosi e non altrimenti. Infatti, se x una cosa che < > e c}re potrebbe non essere come tr r, non possibile che x sia una cosa che necessariamente : anche della affermazione-definizione dell'opinabile si deve dare scienza, senza che si possa confondere la scienza d,el necessario con la scienza della intrinseca necessi dell'opinione di essere tale e non altro. Ci che potrebbe essere diverso (l'opinabile) non d scienza, ma scienza l'affermazione che esso non d scienza. Di ci che < oggetto > d d,oxa, nella d,oxa, non si d scienza, ma delfa d,oxa in quanto tale e quindi del rapporto fra d,oxa e d,oxaston non pu non darsi scienza. Ora, se al livello del confronto fra ci che si presenta come necessario e di ci che, invece, si riael,a. non necessario, risulta che si pu distinguere fra opinione e scienza, al livello della necessit che qualcosa sia (e sia o necessario o non necessario), non si d opinione, ma scienza. Allora, il discorso sulla distinzione (definizione) fra opinione e scienza da vedersi all'interno della scienza che fa dell'opinione l'oggetto del suo ( sapere ). Se si considera che una qualsiasi cosa non pu non essere o necessaria o non necessaria, questa stessa possibilit, formulata ad un livello inconfondibile con quello della necessit alternativamente posta con la non-necessita, radicata < ontologicamente > nella intelligibilit stessa dell'ente. La considerazione dell'essere (come intelligibilit. dell'ente) allora tale da domandare questa rigida alternativa (all'interno della
53

mente

D e < scienza, si presentano solo come due possibilit e, precisamente, come clue possibilita condizionate, nel loro < esserci o, a..it" modalit d,esserc della cosa : se ci che < rr (ne''accezione del <r che cosa ,) necessario, la conoscenza di esso come necessario < scienza n, ." < (nell'identica situazione conoscitiva iniziale) ' "iJ "rre ra non necessario, conoscenza di esso (conoscenza che non pu mancare perch anche del non necessario si dice) solo d,oxa, nonessendo possibile qui l' aIermazione della necessit. Ma si deve disporre, ovviamente, di una sitwazione conoscitiaa inizial,e da cui non sia possibile prescindere nella < definizione r della non-necessit" della cosa presa in considerazione. Questa sitwazione l,a < necessit >t che wna qwal,siasi cosa o sia necessaria o non ro sia, necessit derl'ar,ternatiua fa cwi <uerifi,cazione> non appartiene al,l,'esperienza <d,ellq,r, cosa,, n& al,l,a struttura d,el,l,,espc_ rienza come ta he, nella swa rad,icalit e come jli o*pdo_

stessa intelligibilit inopinabil,e) che re cose siano o necessarie o non necessarie- A questo rivello, si vede che < opinione

ipotetica (se qualcosa ( )), necessario o non lo ) dipende dalla situazione inizial deila conoscenza che norr ;rfferma se non neil'a rerazione fra pi cose (ordine in cui re cosc vcrrgono ( trascerte > nell'uso che, in quarche modo, re tematizza). T,'alternativa (necessaria dove sl ipotetizzi ra condizione radic^rrr, rntologica, dell'oggetto : necessaria ndizionatamente ad esso) f*r e non necessario tare da stabilire che l,essere comc tar. 'ccessario non pu ridursi ad < oggetto > di scienza, proprio in quanto a n'' ogni ente necessario r. Allora, la situazione-iniziale si pr'esenta com. il caso impreteribile della < afiermabilit. > universare di qualcosa (..rr. suc modalit", necessario, possibile...) e, quindi, rli un livello in cui si pensi l'essere coo'e non necessariamcnr,r: "o-" lo rickirsr,u nccassu.rio (rivello che pu dirsi der rrascendentare), poich il non-ncc.ss.rio rr >r' L'alternativa si pone dunque al|interno deil'esserc (qrrarc u Possibilit.> che l'essere sia < di, qoul.o.u cri non-necessario) iiom,rn<h o clrc la definizione dell,essere non sia la tdefinitivitr " ncccssititrrtt: r''ll'.ntc in quanto tale (in quanto se stesso, in quant. <.ssur. rr), Abbiamo cos sfiorato la clistin ;ione, rircvilntissimir i1 nrsrirrisit:rr, ft;L llr < ntrccssita > intrinscca clclla cosa di csscrc st: stcssrr 1n.,.,,,ss,,ri,r o tto, l't'ltltr o tttt, cos <t :tltrimcttti) c la non-nu<:gssiti\ .lrt. t:.ttrliai'trrr LL,r lrossilrilit, l slcssir t:lrc trrilosil, u,,.,a.,,**,,,..rr,prr,rrlq; sr,sl1nrl, .rr,rf;rt (lk' or:tt'i .rrs, s,tj 'idutt ilit'rti, a,il,tutiltt.rilt)si ,irt. 11*t,srtt rlr,r:r,ssirr), .tJ

ued.r La stessa
si

I'<<essere>> nel,l,e

sue mod,alit fuhd,amental,i.

b anche pu si st'ultima ha
Ora, in

piano del certo) fra scienza e ricefca, perch queci di cui ricerca non sia < dato come conosciuto I (come < cos e non altrimenti >)' Possiamo dire con Aristotele (Anal,. Posl', BB b, 3r-32) che la scienza di ci che seconilo il, tutto e in forza di necassari e che, allora, < ci che pu essere anche altrimenti rr non si costituisce come
d,oxa e scienza (o

In virt di che cosa si pu dire

che una cosa (distinta da ci chc

la condiziona e da cui, entro questo limite, dipende) < sia > senza lo presenza di quella condizione ? In virt di che cosa, insomma, si formt;Ja I'ipotesi del suo essere < distinta n e, perci, r indipendente u ? L'affermazione dell'< altro > da cui la cosa dipende per essere sa

anche altrimenti I dato in un esso non Potrebbe essere an'cke ,sso anche nell'ipotesi del diverso' (( Se tutto ci che una d'ata costt t esclud'e cke si possa dire di esso

slessa d.omanda che vi si. la <distinzione> (giwstifi,caia nel,l,a cosa slassa) fra cosa e cosa e che abbia valore perci l'afiermazione < in astratto > della cosa che < r e clire qwalcosa d,i cui si pu d,ire ckc, a cond,izioni negatiae, non sarebbe. Abbiamo cos sfiorato, ancora una volta, la duplice questione della d,ef,nizione (e qtlirndi dell'< alterit. >, rispetto al < definito r) e dell'astrazione (come considerazione della cosa a prescindere da qualcosa ( altro > di < connesso > ad essa). un duplice discorso che ripren-

L'id.entit d,ella cosa con se stessa richiesta come ci di cui si

situazione di essere e di poter non essere, in tt assoluto n (come possibilit di non esserci affatto), si dir che, ove la cosa < sia rr' nulla si pu dire d.i essa (nemmeno che <non n)' Come pu essere, infatti, t< oggetto I di opinione ci che < pu l, se si intende dire che esso non < esiste > necessariaror, ".r"ra mente ? Dove mancki l,'essere, fna.nc& propriamente l"id'entit' della cosa rio ka one cke qual'cosa no ,cke <non > e, )' qwal'cosa a cevte .senso solo come della la aPPunto indica L'< essere 2 altro' di dipendenza in presenza .< relativit r della cosa, della sua in modo che, presa per se stessa (dove quest'altro non sia)' essa non u ( sarebbe (convertendo f ipotesi del suo venire presa per se stessa
<<

deremo altrove; ora importa mantenersi all'interno della distinzione fra d,oxa ed episteme, onde stabilire quale propriamente sia I'oggetto dell'una e dell'altra, ovvero a quali condizioni un < oggetto l sia tale. Se la doxa necessariamente circa 1l ( vero > B il a falso >, essa I'assunzione della protasi immediata, non necessaria (3o). Ci significa che la doxa ( una )) necessit, internamente condizionata e che u vero )) e < falso > indicano una congiunzione in scnso logico (si pu, a prescindere dall'essere e dalle sue intrinseche condizioni, nonch dalla situazione temporale in cui si dce che l'rr cntc )) diviene permane, dire che una cosa e pu non essere ci che rr r, solo astraendo dalla cosa nel suo ( esserci > per considerarne la < possibilit. r in ordine al necessario). Essere circa il vero e il falso non significa che qualcosa possa essere vero e falso : La congiunzione che nel,l,a doxa D asswnzion( dell,a d,isgiwnz'iome cke nella scienza (vero o fal,so). Si capisce allora che d,oxa e scienza si presentano ad un livello diverso, poich la primt si pone come ( alternativa r da cui la scienza trae la determinazionc nccessaria e la trae come ( necessitante r. La d,oxa appare <insicurar ed questa la sua <r natura (3r) : apptrc tit"lc all'ntell,igenza che a sicura : appare sicwamente (in modo ncccsslrrio) insicuta., essa ha la sicurezza della insicurezza ; la saa. ruliu r\ qucsta.

(.1o)
(.1 t

tllr.

A rrts't'<t1.,

Anal,, I)osl.,

t1<1

u,

in
54

contraddizione).

t'fr'. A rr ts'r'r n',, /birJ.

4-6.

15

Ci significa che I'assunzione della d,oxa (come conoscenza di ci che non < sicuro >) possibile solo a condizione che non sia opinabile il piano dell'afiermazione d.ell'opinabile e che, perci, si disponga di un diverso livello di scienza. La d'oxa nan sarebbe mai riconoscibil'e corne tal,e doae non si d,isponesse originariamente cke d'i essa. La posizione di < qualcosa r (entro i limiti che la condizionano e la < situano >) d,omand,a che Ia < posizione r non sia la < cosa > posta (che, insomma, il < dato > non sia I'atto c}:.e lo d) ; nel nostro caso, che la consapevolezza delJa d,oxa non sia iI d,oxaston. Se < opinabile r solo ci che insicuro (incerto fra opposti), esso sinonimo, ad un tempo, di incerto e di ambigr/Lo, L secorlda che della cosa si consideri l'assunzione conoscitiva (l'atto per il quale si dice che essa < r oggetto) o la realt in senso di verit.-valore: atnbiguo si dice qualcosa che non ha in s suffrciente < determinatezza> di un valore a preferenza di altro. Ci chiediamo, allora, se l'opinabile vada esaminato qui nel senso della incertezza od in quello dell'ambiguit. Sorgono due questioni fra loro connesse : r) la relazione fra ncertezza della conoscenza (l'opinato) e incertezza in ord.ine all'oggetto (l'opinabile, per se stesso veto e falso) ; z) la nattxa di quel particolare co,noscere che la d,oxa in rapporto al sapere come tal,e. L'incerto per se stesso ancora la cosa considerata nella relazione logica (ed infralogica) con il soggetto conoscente (donde la possibilit di essere detto < vero ) e < falso > da parte di qualcosa che, per se stesso, non pu che essere t< vero n). Propriamente, la distinzione ra < incerto per se stesso r ed < incerto in ordine ad altro r dovuta alla < situazione > del troaarsi d,aaanti a qualcosa che non < certo > solo per a ignoranza r da parte del conoscente (rncertezza solo soggettiva). qui fuori questione il caso delI'ignoranza che d,oxa solo di fatto, per la quale qualcosa di necessario pu venire considerato come non-necessario ; resta solo il caso di ci che sr presenta come ( vero )) ed anche come possibilmente ( non-vero )). La < necessit r propria della d,oxa (l'esserci di questa particolare conoscenza) non contraddice alla sua non-necessit" (l'essere di questa conoscenza ha per oggetto il non-necessario). qui che si profila il chiarimento teoretico della relazione fra < necessit ) come impossibilit di non-essere e < necessit r come impossibilit2r di essere < altrimenti r, relazione che tutta intera la tconoscenza do>tasticar ; qui che si rivela, perci, tutta l'importanza della distinzione fra questione
56

della necessit rigrardante l'< esserci, della cosa e necessil riguardante l'a essere tale > della cosa stessa.

12. 'Necessit,
<<

necessiud,ine, l,a d,ist,inzione connessa


>>.

originario

lra

<inizial,e>

ed,

Nella situazione radicale il pensiero essere poich, ar limite, dove si ipotetizzi una a formalit. )) pura (considerazione < formale r delle categorie o delle operazioni logiche), non pu non essere identica

Ne segue che la nozione der necessario (di ci che non pu non al paradigma formale di eventuali contenuti da verificare a parte, onde stabilire ss vi sia realmente qualcosa di necessario e quindi cke cosa di fatto sia necessario ; essa si presenta come nozione mecessaria del necessario.
essere) non si riduce

nte verificata,
londamento
e

La <possibilitr e la <realtr, anzict' modi d'rr essere , accanro al modo della < necessit" )), sono, perch fondati dalla necessit, af'[r:rmabili in airt di essa a meno di non convertirsi contracldittoria-

L'<rich la tloxa comprcrscnza di lxrssil:iliti\ opllostc (chc r;rrirlcosrr, siir c chc non sia vt:ro), <:sst l, naccssit tli intcr;:rct,lr,, l;,,s1,.ri"trz1 lrt

57

termini diaalore e, perci di d.over " sibjle che-non-sia) molteplice (la possibilit della negazione), il poter

(come pos-

'

la stessa al limite'

siero finito come ( svolgimento

analitico del t< problema

r. Il 39-

.lond,amento e,

dall'altra, come discorso sul pensiero

q.d:ale suolgimento

-(il t sapere di non


La
d,omanda

Sapere

intorno al punto di partenza (o ricerca del < criterio r o de\I'ind'ice del vero) potrebbe essere vera come ricerca solo .se il punto dipartenzao criterio del vero non avesse bisogno di ricerca' per Se ai tatto i filosofi vanno mendicanilo un punto d'appoggio

nella fiiosofia non potr tenza >.

essend.o fuori discussione la filosofia, tc punto di paressere messo in questione

>)

il

esaurita la < virtualit I di tale scienza' La filosofia, cos prospettata, strumento o scienza generale' non ,avrebbe che da scegliere tra un'attesa di risultati (pretcsi clcfinitivi)
58

attesa inutile se la scienza si chiarisce a se stessa come storico supcrarsi all'infinito, ed una sufiraganea attivit di a metodo > dellir ricerca o della ripartizione clei suoi piani eventuali. La pretcsa domanda intorno aI punto di partenza, essendo tutta < condizionata r, tale da esigere la chiarificazione del suo < condizionamento rr fondamentale : questa < necessitudine r che segna Ia distinzione fra il momento che diciamo inizial,e (sempre pre-supposto) e l'< originario r (che preferiamo dire pre-requisito), che nel,I'esperienza come suo trascendentale, coestensiao ad essa e perci non puntualizzabile come suo < momento r. Ma anche questa confusione tra r< iniziale r ed < originario >, tra cominciamento u psicologico > (e perci empirico) dell'attivita filosofica e cominciamento trascendentale (filosofia in atto) a provocarc la pretesa domanda intorno al < punto di partenza D ; per cui iI recupero di quella distinzione Ia dissoluzione di questa domanda, dissoluzione che consapevolezza (dialetticamente raggiunta) della sua insignifi can za teor etica. Poich la domanda intorno al punto di partenza equivale alla ricerca della < consistenza r della filosofia nel mondo, essa vale in dipendenza del < valore r che si attribuisce al concetto di < mondo r. Se il termine < mondo > non usato come nozione d,efi,nitiaa e visolattiaa, ma solo indicatiua di un ambito e di un ordine di situazioni r: di ricerche, il problema della consistenza nel, mondo si converte in quello della consistenza d,el' mondo entro il problema, problema clrc qui diventa < mondo > a se stesso (problematicit pura). Se la rr realta\ l gi tutta nella pretesa di metterla in discussione, sar possibilc evitare, in base a ci, I'impostazione astratta e cosidetta < naturalistica r o < intellettualistica > che lo Heidegger chiamava, in Sein und Zcit, < oblio dell'essere )). Punto di partenza significa, essenzialmente, < criterio r cli prcfurcza; ora, preferire possibile dove si disponga di un insicmc r'li rrhneno due termini su uno dei quali appunto far caderc la scclta ; trascegliere per un disporre di termini che preced,a l'intervcnto sru rli cssi ; se il preferire (pre-fero) ritenuto < inizio r, si dovra. prtrsrrpporgli l'insieyne d,ei termini' entro cui ' attuarsi come talc : I'inizio <krmandercbbe di non essere veramente inizio. l)ircmo con Bontadini che non da < un > dato si muovc, nrt rllt ciir clrc i: rr il r dato c chc appunto lir <r cspcricnzit r. Si r:itllisr:rr cltrr ) rr -111g[1;11114.1lr'l rrorr hir r(nrlrcuo non-io, poiclr(r I't i sokr rtt,llit suir ' r:otttritpprtsiziottr, '
5')

il mondo concreto che 1o fa essere (e per iI quale stato pos-' siiffiGinarlo l'Esserci). Infatti, se intendessi partire dall'io per assicurare al processo validit. assicurandogli < realt )), non d.all'io muoverei ma dalla < realt I che esso d,oarebbe rappresentare, e l',assunzione dell'< io D quale punto di partenza risulterebbe superflua.
che

che non ha senso n la formulazione dell'ipotesi, n la critica alla formulazione dell'ipotesi come riguardante una ( realt2L in genere r, : non ha senso l'ipotesi perch la sua formulazione almeno si pone fuori ipotesi, non ha senso la critica all'ipotesi perch I'insignificanza dell'ipotesi rende insignificante la critica ad essa come preteso punto di partenza. Il Masnovo, per ricordare un rappresentante di quella impostazione r< intellettualistica ,r, dice appunto : rt Non basterebbe che movessimo dalla realt. in genere, rifiutando d'impegnarci su qualsiasi particolare realt, ma chiarnando in aiuto un generico 'si quid est,

perci, la stessa formulazione generica vale, a proposito di inizio, almeno quanto la nozione di < Io >. Possiamo dire, concludendo, che la pretesa domanda < da clovt: debbo (posso) cominciare a filosofare > va riformulata in termini rli asserzione negativa: la filosofia, nulla presupponendo nel senso in cui filosofia, non u ha r inizio. Sia che si pretenda di cominciare da un Io trascendentale (qualificabile anche come ( mitico ), ove lo si postuli solamente), sia che, per evitare 1l m,ito di metafisiche astratte, si voglia cominciare dalla n totalit del mondo che vive in me r, da < me stesso come individuo concreto r, si pretende di rispond,ere aduna domanda che non ha, invecc, ragione di essere e cio non si r risponde ), ma si pongono arbitrariamente, inautenticamente termini pregiudicanti I'autenticit. <lcl
filosofare. Sia l'io
< trascendentale r, infatti, sia f io nella sua pi irrazionalc (o pre-razionale) < densit. ) corporea, sono in ogni caso, anche a prcscindere da altre considerazioni, almeno dei rr dati t cke io, quale io ?, trovo nell'esperienza : se l'esperienza nel senso husserliano-paciano qualcosa, essa tale solo entrol'esperienza nella sua totalit intclligibile (quella < totalit r trascendentale che pi avanti tematizzercmo).

ensest'...n. < Ma se il filosofo. . . deve impegnarsi' . ', mi basta qui, all'inizio, appoggiarmi sul mio rr Io ) nella sua molteplice attivit, comunque si limiti o si protenda fi.no anche a confondersi con tutto l'universo d.ell,esperienza e fiori: il quale u Io >, anteriormente ad ogni interpretazione

e comunque debba chiarirsi ulteriormente nella interpretasi offre alla coscienz come avente un cumulo d'aspetti, quelli, zione, ad esempio, di pensiero e di volere, che implicano (coincidano o no) l'aspetto di ente (32) >. chiaro, per, che un simile < Io n sarebbe talmente generico da coincidere proprio con quella generica realt della forrnula < si

puando Heidegger parla di ricerca dell'autenticit dcllit coscienza (33), egli suppone rr autentica > la coscienza nell'afto strtssrr in cui essa si cerca. La ricerca dell'autenticit non , infatti, sc non la ricerca di se stesso da parte della cosciettza. L'< essere se stcsso tale che si dice di qualsiasi a autentico r, ma evidentementc, solr ( per ) la coscienza quale attestazione dell'essere se stesso di qulrlsiasi
D

ente (di qualsiasi < semplice presenza r). Il caso dell'essere se stcsso allora, semplicemente, da porre al termine essenziale del < divr'niente ) : esso non che il momento cui ogni altro momento (tcmlro-

riile) tende.
Ma la coscienza non pu essere se stessa solo al termine cli unt surr lttuazione >. L'attivit"-attuazione della coscienza , infatti, lir riccrcir (rlomanda, problema) e questa non pu venire < condizionirta r autcnlicamente solo dopo che se ne sia provata l'autenticit., autcnticiti\ cltc si sarebbe precedentemente ( epochizzata r : la coscicnz(l s( stcssa in ogni (suo) momento o non mai se stessa. l in qucsto senso chc si pu clirc chc la coscicrrzt t\ t tuttir rurrr

tabile della considerazione di un qualsiasi < oggetto rr ; in realt non si d. un pensiero astratto, ma un pensiero concreto dell'astratto e,
A. MesNovo, Datl,a fitosofta all'a Rel'igiona, Milano, rg(xf,
z4'

scicrtzlr rr, cr.rnclizionc


(.1

alla < scmplicc prcscnztr r <k'gli t:nti,


u.rul

uorrrlizirrrrr.

(Sz)

1t"tg,'

1)

{'lr',

Nl

llritrrnrlr;rrrr, Srriz

Zri.l, titi l4-(xr.

6o

ht

che non pu venire ridotta agli < enti

traddittoiiamente la stessa e della coscienza: la presenza rimando essenziale a ci cui, appunto, < presenza tr. La distinzione fra tt iniziale, ed < originario r garantita dalla necessit di un condizionamento interno ad ogni domanda (ci che chiamavamo la < necessitudine )), perch tale condizionamento (che la struttura del domandare) non pu essere, a sua volta, oggetto di domanda : dove I'n iniziale I corrisponde ad ( una ) particolare domanda, l'< originario ) corrisponde alla struttura stessa del dor, mandare. La coscienza nella sua < originariet > dunque < implicata nel suo implicata cui in senso stesso all,inizio della ricerca, nello risultato, epper fuori ricerca.
della Fenomenol,ogia hegeliana ch

) senza supporle ancora e conirriducibilit come caratteristica degli enti

della distinzione che riteniamo distinzione < iniziale > ed < originario ) : l'approfondimento di tale la <t nocon connessione evidente la sua rivela la sua importanza per zione r dr fond'amento.

13. La d,istinzione lra < iniziq.l,e > ed, < originario > nel, d,iscovso

fi,losofico"

Nella Prelazione (34) alla Fenomenol'ogia d' discorso s:illa superfl,wit. ed anzt' scomaenienz uno scritto di carattere filosofico: egli scrive che in Filosofia non si d,ebbono fare pterazioni. Questa circostanza ci sembra indicativa di una importante sitwazone teoretica, importante appunto ai fini del nostro discorso' prefazione, come Hegel ricorda, si intende di esporre r) itr In ""a il' rapporto fra fi,ne delIa ri."r"", z) il, motiuo causante la ricerca, 3) ggetto' questa tuita dall'indagine Ora indagine s (( risule dal i tato r sono qui due momenti, due perch < diversi >, due nozioni tra ( Ioro distinte, in mod.o che il loro insieme non risulta che un aggrerr gato > e si dir che l'essenziale alla scienza , appunto, il suo < fine ricerca t la non < e fine suo pone, il si ci in funzione di cui la ricerca

Lo stesso discorso fiIosofico non pu fare a meno di usare di tale distinzione fra ricerca e risultato, ma, a difierenza delle scienze, esso ne fa un uso tutto < empirico r, relativo alla < situazione r del filosofo: quanto spiega perch si d,ebba scrivere una preazione pcr poter dre che in Filosofia non si d,ebbono scrivere prefazioni : cgli fa, insomma., tfrr lrso ernpirico del discorso come tale che fa fi.losofa, ma proprio in quanto egli fa il filosofo deve dire, con questo discorso, l'inattualit. fiIosofica di un tale discorso. < Nella filosofia sorgerebbe questo squllibrio: che farebbe uso di un tal modo di indagine, mentre essa stessa lo dichiarerebbe incapace a cogliere la verit. > (35). La < cosa stessa r (l'< ipseit. r, diremo) , dice Hegel, l'Intiero, efettwale (36). L'intero l'atttazione, non la cosa <fattat, ma il suo < farsi r (il < risultato con il suo divenire risultato >). Ii < risultato > assunto come tale, essendo fuori divenire, fuori della < cosa stessa r (che , appunto, tutto il suo ( farsi n). Essere < fuori r significa essere rt astratto da. . . rr : il risultato senza il clivenire che lo faccia risul,tare solo un'astrazione ; si ha cos, da una parte, la < cosa stessa, che il a concreto > ; dall'altra, la distinzione fra il < risultato > e I'attaazione, distinzione che < r I'astratto. Ora, se il fiIosofare concreto come ( verit. )), come la rr cosa stessa )) e se quella distinzione , tuttavia, essenziale ad un discorscl che < mostri > questa << concretezza > d.el fllosofare, si dovr dire chc lir hlosofia non iI discorso empirico su di essa : si dovr sceverare, nr:l nostro discorso, ci che < filosofia , (la r. cosa stessa r) da ci chc il nostro ( esporre > la filosofia, quanto domanda che si distingua la considerazione del < risulttto r dalla considerazione della < ricerca r o equivalentemente, chc si rlistingua la considerazione del pwnto d,i partenza di una ricerca c rluclla della cond,izione intrinseca del ricercare : la distinzione, appunto, [r'ir < iniziale > ed a originario r. Ma non da pensarsi che questa distinzione d,ipend,a dalla idcntilit:irzione hegeliana tra la ( cosa stessa > ed il suo divenire e chc, ltcrciir, ne risulti teoreticamente condizionata ; il discorso hegeliano, pirrttosto, che abbisogna, come ogni altro discorso, di questa distinz,iottt:.

Comunque si intenda,

infatti, la ricerca, non pu non

esscre

d.

di

esso.

(34) Prescindiamo qui dalla considerazione delle vicende


I az'ione.

di tale Pre'

illi:lf'-,,.ft1*ry'i;;ii;;"llrui "*", dicc u ar sn1x,o,) <,,roco*rr l llrtr'(rnl(' nor rnono Ia moto clro ln sorio tlol lrrooosno D, cit., l)nf{. .1,

ll

(r:l

6z

'r' ,l w;l

,.arrnp6fifll'F

.essa

e nello stesso senso' la strutimplicata, in ogni (suo) 1"T:1,t" ricerca Ia < cosa stessa )' tura del ricercare, siruttura'che d'ell'essere la sua < iPseit r' e Se, al livello di un particolare--ricerca risul,tatr,l"tll non sono < fitosofra >, iL

il:ir.;

sibile Parlare

li un

Punto inizio n e non si dr < fine )' proprlo enze singole) in airt del trascentt

14.

<

In'izial,e >
>t'

ed

<

ognario >

in

rapporto all'a nozione

di

<

cornin-

ciarnento

La distinzione suddetta si

chiarisce

in

rapporto al t comincia-

mento > del filosofare' d'el'l'o Sf-tt'!' T"inizio della Lo si vede .o-'" rr"it a Fenornenologia nella liberazione dalla irnmeil'iatezza cul,tuva, dice Heg;, l""ti""

della < vita sostanziale t (37)' L'inizio, che un liberarsi dall il cessare di questa: la < la <vita sostanzialer i cetto difficile : se ci che a viene liberazione da ci che < viene Pr come il < venire Prima > sia il < 'effettivamente, negazione, I'eflett ( di un < inizio > che semplice pfeSe di inizio .i-i.ri" J do.rqo" non segue ci che precede e ci che cedere l' D'altra p?", per' [ra come segue inteso pol t"tir" "r.toio-it'tt'"""o>' perch ci che nesso fra i due quindi'-il precede e' escl,usione (negazione) di ci che deterrninata' termini indicato dalla stessa negazione lnegazione ci che essa nega Ora, la negazione possibile dove che < segue >' < precede' '< compresnt" t'it ot*o > tra ci che :.:i: ' nessochelanegazionestessaindica,rictrieaechel,iniziosial,esclu.
(37) Cfr. lfBcPr-, oP' oi't', Pag' 4'

negazione

di...)'

sia ad

essa

sione (dialettica) di ci in relazione a cui esso si pone : se cominciamento c', esso dialettico o non '' afiatto (e se ne parla solo in un senso empirico). L'immediato (che qui indicato come a vita sostanziaLe u) cessa di essere tale per quella mediazione (la < cultura r) in virt di cui esso n immediato r. L'immediato, infatti, non < passato n rispetto alla mediazione {cultura) perch < passato > sarebbe ancora in virt della mediazione la quale, per negarlo, lo richiede come ad. essa ( presente r : esso < r presente per venire negato ed insieme esso viene negato perch la mediazione sia (perch Ia < cultura > abbia inizio). Allora, se i. cessare della vita sostanziale una cosa sola con il cominciare della cr:ltura, non ha senso parlare di qualcosa che < precede > (vita sostanziale) e di qualcosa che < segue r (cultura), a meno di riferirsi a quel < punto di partenza n in senso tutto empirico o psicologico che il mettersi a pensare. Attribuiamo cos a tale < mettersi a pensare r il carattere di < inizio > e riserviamo alla mediazione in atto (frlosofia) il carattere il < cominciamento r e facciamo coincidere il < cominciamento > (teoreticit) del fiIosofare on I'< originario > che la mediazione stessa. Ci risulter anche pi evidente se si riflette sulla ulteriore determinazione hegeliana della nozione di < inizio > della cwl,twra. L'inizio, continua Hegel, < il sollevarsi f.no al pensiero della cosa nell,a sua gcneralit u (gB), il pervenire alla < cognizione di principii e quindi tli punti di vista generali' 69). Il pensiero cos prospettato come ( altro r rispetto a ci su cui csso si solleva per attingerlo e ci si dovra. chiedere cosa significhi rr sollevarsi fino al pensiero > : se si tratta di un atto di pensiero, questo sar tutto intero prima che si pervenga ad esso, se non si tratta tli nn atto di pensiero ad esso non si perviene giustificatamente, L'unico senso del < sollevarsi fino al pensiero r dunque che il lrr,ttsicro sia nel,l,'immediato in quanto l'immediato nel,l,a mediazione ; tgtttsta ( presenza r chiarisce I'alterit fra pensiero ed immediatezza 1x,tr:hC il pensiero della cosa si ha < sostenendo la cosa o confutandola fotulttamente r (4o). l.n cosa pu venire < sostenuta > in quanto pu anche venire
(.1H)

lIrcorcl, op. ail,, pag,

(,1,r) IIrc<;rct, ot>.

ail.,

4.

i,bid.

(1o) lIrrarrr, op. ail. ibid.

64

6l

(noi diremmo' confutata, per cui la vera immediatezza

il < dato auten-

15. La portata

teoretica d,ell,a d,istinzione

lra < iniziql,e

> ed, <

originario

,t.

ticolr)nonlacosaebasta,bensiacosanel'l,,al,ternat,iuadiverit cos e che o non come si presenta' o {alsitr : la cosa che si presenta ( ome ( coscienza naturale )) o saritrova qui quanto si visto a
dalla d'oxa ($S q-ro)' Per usare esPressioni hegeliane'

dizii sono aal,utaz'ione,

predicati ) sono appunto < valori n' si non pensando, non propriamente il valore :h":t^-p^:"ta' n (giudi< pensi "ft", q''nl'nque cosa io ".t" il predicato che .i ffi"i"i tz^ ; in rapporto al valore che io sempre chi, valuti : 1I penswnilatino)
ch

"." Hl:' ##il:"iT:1".""?' : o tutti rt valutativi n perch i giu-

<

che < I
chiarisce

il

in rapporto alla nozione di < pensiero 'r' I'attiultA' psicologica empirica (operaSe per o p.o.i",o n si intende ,io',"t";,owioc}reilasestessolltuttonell'indipendenzadalpensiero;maSesiintendeper<pensiero>l,'attointrascendibile(perch iru=.'a"r't"r"1 i" "i'i di cui t'"'un"i,':::r:,,"1t"r,il;,

L'< essere

'impossibiiit" di pensare (oggettiessa di mediare la mediazione e ci dato solo nella mediazione in I ensare qualcosa come ( se stesso < n se stesso' se stesso : solo nel pensiero qualcosa o pienezza che si cinctetezza > qui quella

," .t""o

(appunto dialetticamente, giusta il metodo enunciato nei paragrafi del cnpitolo I) nella possibilit., che essa sembra garantire, di owiare allc aporie di un discorso immanentista. A questo fine assumiamo f impostazione immanentista in quella che a ragione ritenuta la sua pi coerente formulazione. G. Gentile, presentando la Rilorma d.el,l,q Dial,ettica hegel,iana, dice che < tutta I'empiria si risolve nel pensiero , (4r) e quindi che lo storico svolgimento d.el pensiero rr empirico soltanto per il pensiero ancora ignaro della propria natura creatrice. . . r, in modo che < si instaura, infine, una filosofi.a dell'immanenza assoluta r. Poich dalla < risoluzione > dell'empiria nel pensiero dipendc I'immanenza assoluta cui si approda con I'eliminazione progettata dei residui di trascendenza hegeliani, ci proponiamo di saggiarne il significato teoretico con gli rt strumenti r che il nostro discorso ci consente di usare, Se alla < risoluzione r non si d il significato di un procedimento (estrinseco al reale e quasi <giocor sul reale (presuppostor), se non si incorre, cio, nell'errore deprecato da G. Gentile, la < risoluzionc rr sar da intendersi qrale real,e processo, tale da domandare termini
real,i.

La portata teoretica di questa distinzione si chiarisce

t"ff:'lt:
di
esso-

limite intrinseco (costitutivo) imitazione) ad esso estranea' ma

il

r;rti

Ora, l'empiria si risolverebbe nel pensiero proprio perch solo il pensiero propriamenle reale; ci si trova di fronte ad un caso cli processo che reale sarebbe solo a condizione di non esserlo affatto: se l'empiria fosse qualcosa di estraneo e, perci, di inessenziale al pcnsiero, sorgerebbe inevitabilmente il problema della sua n giustifcnzione ri (la sua pretesa < originariet >), problema destinato a compli-

'affermazione qualsiasi su

r:itrsi inestricabilmente

coscheilarigoredellavitapienarintroduceall'esperienza il < rigore rr si attua dove la < limitazione n' che con il limite efiettivo della l,enunciazion n *ii, d"i ti*it", coincide " <(cosa stessa r' rigore sono dunque essencosa : piene zza, conctetezza,
della cosa stessa :
zialmente una cosa sola' La duPlice nozione di < Pensiero tico-dianoetico) , dunque, alla base ciamento (l'< iniziale > od empirico'

rr:ndendo inessenziale, per la sua inessenzialitt, il proccss<l cli risoIttzione nel pensiero, fa decadere tale processo a proced,imcnto, proccdi-

in

quanto l'< astratto > (che l'cmpirico),

rrrcnto che riproporrebbe, come momento psicologico-operazionalc (l'rrttivit che non l,'atto noetico-dianoetico), l'irriducibile altcritll rli soggetto ed oggetto. Sc l'empiria , come per il pensiero di G. Gentile, essenzialc al lrr'llsioro in cluanto questo atto che pone il molteplice e che, ricouo(4
r

ra nrliziotro (r9rl).
66

) t;.

( rcN'r'rr.u,

l-a

lli,lorma

fulla

Dialctli6ll fuar1;slianu, I'rclaziono iLllo

67

scend.osi

lo risolve' essa tutt'uno con il pensiero' in se stesso in una sterile il quale pone cos ,. .t""to e risolve se stesso l',essenzialitr dell'empiria cio, che medesimezz" tor*"t". i pu dire, la negazione della r al pensiero 'Se vero che la risoluzione del anche vero che non si Pu Pensar come tt esclusione pure - pensandolo $ lo svolgimento del Pensiero nella consaPevolezza del suo esse cio, nel pensiero e niente fuori del una sua consistenza nella stessa come tale. Cnsistenzadell'empiriaericonoscimentodiessasono'infatti' che il riconoscimento deltermini interdipend*ii p"t"ttt', se vero olvimento > nel Pensie di una cosa Postul ssa, una < ignoranza rr (condizione al del suo venire u riconosiuta '' d una consistenza che 1o svolgia nell'affermazione atto creatore, in
s

(un assoluto che abbisogna di venire < instaurato > intrinsecamcnte impossibile, intrinsecamente proprio perch in esso l'< instaurazione u il rfarsi>, l'attestazione che esso non mai <fattor). Poich non ha senso, parlare di qualcosa che sia pi o meno determinato (e indeterminato), non si vede che senso possa averc una ( coscienza sempre pi netta r (42) della propria natura ; ma il n passaggio > all'instaurazione dell'immanenza assoluta equivale appunto a dichiarare una raggiunta coscienza d.ella natura del
pensiero.

r iI

Pensiero ancora ignaro ancora ignaro I della Pro-

idealmente Parlando' un momento non si irnrned'esitna con il valore e come condizione allo svolgimento sarebbe negazione'
;

niente ; gi tutto se stesso e, se penslero non ' nt n1t"!t^ bisogno di pensiero gi che, se riconorci-ento, ":o: d'altra parte, se iI pensiero venire riconosciuta ,i.ot " iel perrsiero ; " in cui la pone' l'empiria che pone i'empiriJ *"t;" di po?la nell'atto I'atto stesso che la pone non sorgerebbe mai ierch l'atto che la

J J S l'""lli#; * u""il"ll, *.'"",ili non dall'empiria


.

Si vede, a proposito, che l'impossibilit. di far coincidere l'iniziale (lo empirico) con il pensiero in atto (il trascendentale) ripropone la loro distinzione anche nel tentativo immanentista di assorbire l'empirico nell'atto. Ma questo stesso tentativo, pur denunciando il limite arbitrario della pretesa risolutiva, rivela a mod.o suo la legittimit. della distinzione fua irizo (teoreticamente irrilevante) ed originariet (teoreticit), perch intende yisolaere I'inizio empirico (negandolo) onde assicurare la <medesimezza> dell'atto: quella medesime2za che noi afiermiamo con la necessit stessa che il < cominciamento r del filosofare sia il filosofare in atto, che la < mediazione in atto r non sia, cio, mediabile a sua volta e che, perci, l'itizio empirico non sia il < cominciamento > (S rE). Inoltre, poich il preteso passaggio all'instaurazione dell'immftnenza assoluta equivale a dichiarare raggiunta la coscienza della natura del pensiero, noteremo che tale pretesa instaurazione equivale alla pretesa di <ricercare> l'autenticit della coscienza (cfr. S rr), chc noi criticavamo prendendo 1o spunto dal discorso heideggeriano.

t6. La portata teorctica d,ell,a d,istinzione


iynmanente d,el, fi,l,oso I ar e.

sud,d,etta come

tmctodor

ot*t r) e

bisogno di a 1a sua negazi

assoluta che che si rivela l'aporeticit di una immanenza "or, in o empirico e' quindi' che z) abbia risolva dalla propria negazione:
d,ual,it

irridotta

che compromette apquelto dell'immanenza instaurata' dualit immanenza assoluta punto la possibilita stessa di instaurare rtrta
B

fra

il

'o'g""do estranea' riproporrebbe una sempre > momento in cui si prend'e ad < instaurare

Chiarita la distinzione non sembra per chiarita sufficientemcnte lrt sua lunzione perch, in effetti, se I'impossibilit. di risolvere I'cm1lit'ico (l'iniziale) nell'atto denuncia l'aporeticita deil'immanentismo, tton si vede qui come si possa dire che l'iniziale (irrisolubilc) nott Itit rilcvanza teoretica : se la sua inequivocabilit con l'origittut'lo

(42)

t;,

(rcutrr.rc,

l.t, Iilormo

oca,, yton"niouo olhl

r.

odlzlorto.

6s

non abbia carattere teoretico' awiso, l'oPPortunitr di indicare anti aPProfondito: la difierenza

sl cizzate> I'immanentismo' non

so ($ rz)' u ia forma della scienza > Per


cienza,

noi diciamo la < verit

'r

zione> e <risultato'(++)' Se

< attuaerezza,ci che Hegel diceva nella coscienza si parla di:un rnod'o d'essere

contraddittoria solo dove si di-

:r vero ^arp verr sapere e sapere' il vero proponer il -.^*^ Se l'amore del ttp"'" <si perclo' l'amore del sapere momento l'u autentico ) amore del sapere e' I se stesso' essenziale al sapere che < diventa tr distingue qui che Hegel sia scienza (sistema) e la < neces dentalit della Persona e della citata, (45), distinzione signific

(tra verit e presenza delta

verit)

,J""i,1""iin""'iJ;,"1Ji"1ilT:'ffl e all'identit fra veritr e nozione

bisogna r prescindere r da quella accidentalit. affrnch si possa <lirtr che, universalmente considerata, la necessit. esteriore tutt'uno corr quella interiore. La < vera forma della veritr r il n concetto )) come < determinatezza r o compiutezza il cui opposto la < vuota profondita >, profondit. analoga alla < vuota estensione > (la cattiva infinit. di tipo fichtiano : il processo n aperto ) come indeterminato). Buando lo Hegel sembra dire che iI concetto dell'intiero non I'intiero (46), egti usa il termine r, concetto > nel senso dell'intiero non ancora tale, iI concetto nozione distinta, allora, da ci di cui nozione : inizio della scienza, non < la r scienza (che < compiutezza l). Diremo allora che lo Hegel usa del termine < concetto > in almeno due sensi: r) il concetto, nozione iniziale dell'Intiero non ancora intiero (non ancora < se stesso >), z) il concetto come ( sistema r o compittezza cui l'intiero, divenendo, perviene. Il primo senso quello della esigenza della coscienza che si accinge alla scienza, il secondo quello della scienza ; il primo senso quello della coscienza naturale ( prescientifica) o scienza degli inizi, non ancora < giunta n alla compilltezza del dettaglio n alla perfezione della forma r(+il; il secondo la conoscenza scientifica. L'elemento comune fra le due 1'< intelligibile r, il quale gi conosciuto nella coscienza naturale in forma di < esigenza D, per cui il passaggio dalla coscienza naturale alla scienza Hegel dice < immediato r ft l'intelligibile . . . l'elemento comune della scienza e della coscienza prescienti-fica, che pu cosl aprirsi immediatamente un varco entro la scienza, (+S). Ma ci che la coscienza naturale (prescientifica) ha in < comunc con la scienza , nella forma dell'esigenza, quella < universalit r che non pu venire mai confusa con l'< accidentalit. r di chi si mcttc t filosofare : questa < accidentalit. r proprio quel momento empirico r:lte, accompagnando e situando il pensiero in ogni suo momcnto (prescientifico s scientifico), irrilevante al pensiero anche se insoplrrimibile. Questo < empirico > si mette a are filosofia, ma non esso la filosofia : esso < ha r un punto dipartenza, mentre la filosofia < presente r, lomc pensiero e nel punto di partenza e nell'intero processo : l'empirr

(4t,) {'fr, HucBr., op. cit., pag. 9. (47) Flrrcnr, op. cit., pag. ro. (4ll) Ilrcrrr., of. a,it., ibid.

7r
7o

rico si

introd,wce

a filosofare,

filosofare, perch

il pensiero non pu pot:l tt prima I del .i p"t*fU" p'i-" di porsi (prima di se stesso)'

17.

ed' il' metod'o ivnrnanente' L'esclusione d'el' mornento preuiatorio

camente, I'intrinseca contraddizione ; il momento previatorio, pcrch al,tro rispetto al vero, non sarebbe < unico r e si propone perci una ricerca ulteriore del criterio onde stabilire quale, fra i molti momenti strumentali, sia il < pi idoneo > al raggiungimento del fine : la domanda del criterio di scelta demanderebbe all'infinito la scelta del

are la lettura della Fenornenol'ogia hegeliana' tra < inziale n ed t< originario I che chiariscono proposito todo immanente > di cui parliamo a

criterio. quanto aveva visto lo Spinoza neI De ernend,at'ione, come ricorda G. Gentile (49) ; s" vero che la rappresentazione < naturale r non n vera n falsa, qui accade che la si dimostri falsa : il fatto che nella rappresentazione naturale c' la possibilit. del vero e del falso e non appena questa possibilit si attua (filosofia), si ottiene, invece, I'esclusione dialettica dell'opposto. Hegel si chiede quale sia iI presupposlo della concezione organoIogica del conoscere e dice che essa la <convinzione> di una < netta Iinea di divisione tra il conoscere e l'Assoluto, (5o), linea di divisione che, ovviamente, non pu essere intermed,ia fra il conoscere (nostro) e l'Assoluto (il vero) e ricade, quindi, nel conoscere e lo scetticizza costituendolo intrinsecamente incapace del vero o ricade nell'Assoluto e vi si vanifica. < Sembra che a questo inconveniente ( piuttosto un < assurdo r) possa ovviare con la conoscenza deI m,od,o in cui dice Hegel - si o (5r). Viene introdotto lo strumento agisce cos da Hegel il discorso sulla esclusione della pretesa che un'analisi (descrizione) delle funzioni (modi di operare) del conoscere possa risolvere il problema dei limiti intrinseci del conoscere distinto (separato) dal vero. Si profila qui nettamente l'opposizione a Kant, se l'impostazione kantiana precisamente quella gnoseologistica della Kri,tik come ( esame > dei limiti cntro i quali il conoscere (umano) valido, in base al mod,o in cui trsso si attua operando ; la medesima opposizione inficia ogni analoga pretesa di impostare la filosofia in termini di analisi descrittiva tlelle modalit dell'operare, nel senso in cui verr assunta, ad esempio, nclla F'enomenologia husserliana. La dimostrazione teoreticamente da affidarsi alla considerazi<rne della impossibilit. che il modo d'essere strumento mod,ifich (rrlteri) la situazione costitutiva dell'essere strumento : se si provata lrr contraddizione di un'essenzialit dello strumento, non sara possi(4,r) <;. GrrNrlle, La Rilorma eca., cap. (ro) ,[trccrcl,, op. oit., pag. 65. (5r) ffxcur., olt, cit,, pag. 6fi.

VIII,

B.

fa) inaccessibile'
Si esclude
72

il

appunto diatetti' momento previatorio mostrandone'

73

bileeliminarlaconlaricerca(internaatalecontraddizione)delmodo il modo di operare dello d'essere < contradd'izione I in cui si risolve


strumento.

DifattoloHegelsiaffidaalladimostrazionedellasuperflwit per stabllire come dello strumento come operazione sall'Assoluto :


lostrum"ntooperi,dovremmod'etrarredall,Assoluto,ottenuto(per dello struipoi*i) .ot qo"l medesimo strumento' ci che proprio senza lo strumento e lo mento ; in tal modo si avrebbe l'Assoluto (52)' strumento sarebbe allora essenzialmente inutile affatto impossibile detrarre di per evid'ente che l'operazione l' ma la a superfluitL sola la ("d {o"rt" impossibilit che prova non contraddiintrinseca r"p"tn"itl > i fortiori, con la prova della essenziale' non sar mai ,0"""1 : se si ipotetizza 1o strumento come por.iil" descrivere il modo in cui lo strumento opera' SeverocheladescrizionedicomelostrumentooPerapossibile Ia dimostrazione solo considerando l'Assoluto senza 1o strumento' hegelianaefhcacesoloacond'izionechesiatpotelizzatochelostrumentoessenzialeallaconoscenzadell,Assoluto:taledimostrazione pretesa essenziaperviene alla contraddittoriet intrinseca di quella noi aggruniitr, pr"t"." proprio di chi, come Kant (o come-Husserl' conoscitivo' l'operare previamente slr), ritiene ili doru esaminare Kant od esplicitamente come lo (implicitamente Sospendend.o "o-" conoscenza' Husserl) l'assenso sugli efiettivi contenuti della

rB. Le cond,izioni al'l'a possibil'it' d'i tale escl'usione'


atorio , appunto' con L'esclusione hegeliana del momento prev che.considera preswpposizione prrol" di Hegel, I'iclusione di quella
,dall'Assoluto, pur essendo qualcosa di reale' (53)' che via via Lo Hegel ,r.. qoi tlei teimini a noi noti (per l'esam ))' ( ger- s r' < fuori ne and.iamo tacenao) di < presupposto l' < separato

tcl,Assolutodaunaparteedilconosceredall,altra,pers,separato

dis>.Poichl,Assolutoilvero,unconoscerefuoridell,Assoluto
sarebbenonvero:lapresupposizioned'elconoscerefuoridell'Assoessere vera' luto si toglie dialetticamente come impossibilit di

Ci significa che lo stesso dialettismo hegeliano ha senso in virt della < dialetticit r che , si visto ($ 7), l'incontraddittorict clcll'essere : in tanto lo Hegel pu escludere che un conoscere < fuori l dell'Assoluto sia vero, in quanto egli presuppone l'id,entil tra l'Assoluto ed il vero. Il limite al dialettismo cos interno ad esso ed ci che consente di negare i presupposti oggettivistici e gnoseologici, consistenti nella pretesa di porsi al di qu della verit. per attingere, con un procedimento logico, I'Assoluto. Per questa sempre richiesta identit, Hegel pu dire che un fatto (incontrovertibilit) che < l'Assoluto vero, o il vero solo assoluto r (54). La pretesa distinzione tra un uero Assol,wo ed un vero relativo (vero proprio del conoscere), domanda una comune nozione di ( vero r, quasi genere di cui il conoscere assoluto e quello relativo si pongano come d,ifrerenze i procedimento di tipo razionalistico ed astratto, perch tale da supporre proprio ur:;a nozione di per s non vera del Vero, non vera perch, per se stessa, n assoluta n relativa, <t Sarebbe r Hegel rompersi il capo con inutili - dice immaginazioni e chiacchiere , (55) ed anche un < ricorrere a scappatoie > (56). L'eliminazione del presupposto dunque anche nella forma dell'esclusione di un procedimento razionalistico che presuppongr qualcosa come ( conosciuto r in precedenza. Si dovr dire, insomma, che non esiste un ( vero relativo r e quincli che fuori dell'Assoluto non c' verit. Ma, allora, che cos' la scienzt nel suo sorgere ? Che cosa la <, coscienza nattrale > od opinione, lit quale prescientifica come avente un elemento comune con la scienza ? Come possibile che il non-vero (conoscenza) abbia qualcosa in comune con il vero (Assoluto) ? Come pu parlare lo Hegel cli ttn 'che n alegggia nel sapere non verace > (57) senza prctcn< barlume rr clere una equivalente verit (assoluta) alla conoscenza (relativn) ? Se l'itinerario della scienza la coscietza natrrale che ( urg( vcrso il vero sapere, (58), poich il vero solo nella forma del conr:ctto (sistema), si dir che l'itinerario della scienza o la formazionc <lcl concetto l'atfiazione del Vero ; attuazione che non opposi(.54) Hootlr. op. cit., ibid,. (.55) Hucrrr-, op. ct., ibid.

$zl Cfr. IIBoBT-, oP. ct', ibid'' (53) Hocor-, oP. ait., Pag' 67'
74

(5) If ricur, op. cit., pag. 68. (57 Ilrrcrtl, op. cit., pag. 69. (s|l) IIut;rcr,, ll>. ail., ibid,

7\

rl lLl

rr l/lllL,Llrlil|lillllilrillUlu]rrdilrUU{r!ll il(i!lrrurr'!ri!uu'urr!'tir!Lr

I r'

'rr

r. --*x

zione statica od astratta tra il vero (Assoluto) ed il non-vero (cono: non 1l modo di raggiungere scenza), b"tt d@o storicit del Vero che raggiunge storicamente il ffi itinerante va dalla coscienza pensiero il cui in se stesso nel rnodo

naturale alla scienza.

prescientifica, < concettuale > nel senso del sapere non reale - che ileue ancota tealzzatsi. del vero, pi che una esclusione un'assunzione e,t ,lr 0L r4il due constatazioni: pi che una conclusione essa - .)u..crr* Ln *nlffirte quelle due constatazioni nell'Elg-modo in cui essa l,affermazione di Perch solo se ra Possibile dire
rale

l,

SeLkf

nata dalla brerequisita (non per questo ( presuppost" t) igottry${itcio, fuori del dialettismo sarebbe possibile aft6-1igit6--Io, iffil. (ma contraddicendosi) 1o stesso dialettismo (possibilit" che , in effetti, possibilit. d'i contraddirsi, cio, piuttosto rt impossi-

tutta

condizio-

delle condizioni logiche e perci < metafisiche r della < impossibilit. l del dialettismo) resa possibile solo dalla distinzione fra la nozionc di r< presupposto r e la nozione di a prerequisito r. u Presuplgsto n diciamo ci che viene assunto come non bisognoso di vnire dimostrato (dogmatismo, apriorismo) e diciamo ( prercquisito > ci che non pu venire < dimostrato r solo perch qualsiasi dimostrazione abbisogna di esso. Una volta recuperata dialetticamente quell'identit che condiziona, al limite, la possibilit. dello stesso discorso sul dialettismo e recuperata come identit irriducibile al dialettismo, recuperata la dialetticit della fiIosofia come inconvertibile in dialettismo. Ci significa che l'< originariet. r prerequisita senza essere presupposta, che l'identit. non una ( presupposizione >, bens che essa condiziona < trascendentalmente > (come inopponibile ed indimostrabile) qualsiasi dimostrazione. Il discorso hegeliano della Fenomenol,ogia, che evita la presupposizione gnoseologistica, si rivela coerente solo finch non estende la qualificazioneJ di < presupposto r a ci che , invece, < originario rr. La critica hegeliana al a presupposto > dunque valida come ( critica l all'iniziale e non come ( critica > all'originario, ed il recupero dell'originarior valortzza tutta intera la portata teoretica del discorso hegcliano come metodo dialettico (integralmente problematico) del filosofare che non coincide per con f immanentistica risoluzione della dialetticit. in Assoluto (dialettismo).

rg. II

recupero d,ell'< ordg,inario

t d,al,l,a u Ri,Torma gentiliana>.


a

per lismo), poi propri in virt di l'afrermlzione della storicitr, si rivele


come <mio pensiero n astraente e,

di una critica alla


al Vero.

contrapposizione de1

mio pensiero

al Pensiero"

(intellettua possibile nza interrw

La filosofia come ricerca del sapere , strutturalmente,


verso
D

anclare

ed identificante) pi appellare ad un : se quell'ideneliminazione quella senza inficiare tutta ta vatidit di


pensiero
<

In coerenza con l',eliminazone

del gnoseologismo, non ci si pu

separato D (astratto

: essa ordinata essenzialmente al sapere e questo suo oricntamento le intrinseco, pena l'indeterminatezza; la ricerca < clctcrminata > solo in quanto si sa cke cosa si cerca ; ma la presenza dclla cosa cercata (il sapere) allora gi il < cominciamento > del sapcrc (cfr. $ 13) . Esso non fuori del sapere, ch la ricerca sarebbe ( vanA ),, il che impossibile se essa < determinata rr. Usando dei termini con le riserve fatte ai $$ + e 9, possiamo dirc chc il cominciamento del possesso gi possesso, il cercare di sapcrc gi sapcrc ; ovvero che il sapere comincia da se stesso (Fcnomcnolrrgrc hcgcliana). Mit <lrtcsta iclcntit" fra sapcrc c suo cominciamcnto si profla comc
77

76

( sapere assoluto )) solo dove si faccia violenza all'identit dialettica (il sapere che diventa sapere) per convertirla in dialettismo (la verit come processo). Comunque, il < metodo r deila ricerca pu dirsi la < struttura r della ricerca, la quale si pone come ( modalit. r del possesso, anzich come < introduzione > ad esso. La ricerca sul metodo ripresenta, nel caso del metodo, la stessa identit essenziale fra metodo e ricerca ed esclude, con questa identit, che si possa disporre di un metodo meramente < strumentale n da assumersi preliminarmente e da abbandonarsi a ricerca <compiuta>, nel < possesso > raggiunto del vero. La non-trascendenza del metodo a ci in funzione di cui esso

metodo la stessa ( presenza r del sapere nel metodo (coessenzialit della funzione e della ricerca). Ci significa che la differenza fra un sapere relativo (e diveniente) ed il sapere assoluto (identita del vero con se stesso, autopossesso), non da cercarsi nel rapporto fra metodo e sapere, perch il metodo pone il, med,esimo rapporto e nel sapere come < relativo r e nel sapere come (assolutor e questo rapporto <immane> a qualsiasi sapere in modo < assoluto > in quanto non pensabile un sapere che non sussista nella forma appunto del < possesso r (ed anche la ricerca , come s' visto, <modalitr del possesso). Se il, sapere assoluto considerato colne l"autapossesso d'el uero,'il sapere relatiuo non pw pensarsi se non come autopossesso d,i quel' processo che attwa il, y'ossesso del, uero. Il rapporto si presenta identico in entrambi i casi di < sapere r, perch in quello < relativo r esso rapporto fra < metodo ) e ( sapere D come ( autopossesso > di qwel, aero che immane necessariamente a qualsiasi momento della ricerca. Non nel rapporto fra metodo e sapere va cercata quella diffeertza, ma nell'impossibilit di assumere la ricerca come possesso ilefinitiao del vero. Dove, infatti, la ricerca venga assunta come assor luta, essa viene < astratta r da se stessa, cio negata (la ricerca se stessa dove possesso vi sia, ma non sia definitivo). D'altra parte, l'assunzione della ricerca nella sua costituzione

Il rapporto fra < pensabiiit r ed effettivo ( pensamento tare un chiarimento a proposito.

>

pu por_

intrinseca (possesso non definitivo) in < assoluto > condannerebbe il possesso ad una assoluta indefinitivit, vanificherebbe il processo facendolo decadere ad una < falsa infinit >. Si pu dire che, ove venga assoltttizzata, la indefi.nitivita del processo decade ad indeterminatezza. Perci, dove alla ricerca non si possa rinunciare quale < situazione > impreteribile perch r, racli78

Nrm allora una ( pensabilit r ipostatizzabile in un < mondo l irk'irl. (cui il pcnsamcnto cffcttivo si aclcgucrcbbc con la rnexrlx,1 Jrlflrrrc), tuttavia, llna ( l)cnslrbilitr\ rr che non cons(guc, all,atto rt
7t)

lo

costitutiva dell'atto nella determinatezza del stesso (autosuffrcienza asto' suo farsi con |autosufficienza del,essere rica del vero).
preced,e: pensabilitr

La

Pretesa Preesist

conciPere ,

in efietti, I
all'impensabile auplice riuzione del processo di pensare delle asserteoretica stgmficanza ed rr (insignificanza n gi Pensato idee iPostatizzale)'

tale fra Pensamento e (attualit del pensare) che doltar


escludere

richiederebbe
pensa.

un

Processo all'infi

quali rtpensabilit tt attuata sibile evitare I'ipostatizzaziulne delle idee dei,<pensantir non una volta per tutte, perch, al livello empirico e' d'altra parte' non p"nr"r*nto che nn sia < orientato l all'idea pensamento' dato " n un v, ide" che non sia < orientamento di da parte del penProprio su questo rispettivo domandare I'idea da parte delf idea quale siero-che-cerca e domandlre il pensamento la pretesa di immanentel,os deI pensiero si fonda, a nostro awiso' ( n' fra il concpere e I'eid'os' ) sapere e tizzare il rapporto fra < ricerca I'idea immanenle' > all'idea' Per iI fatto che, nell'tt orientarsi
sembrachesiaclanegarsicomecontrad'dittoriaun,ideachesia<orien"vi sia qualcosa che essa orienti (il pensamento) ; )) senza .i*
tamento il pensiero che si orienta e ci si domanderebbe : cosa sono le idee senza pensiero' se esse ad esse ?, come possono sussistere le idee senza il pensiero ? vengono rt pensate )) come orientamenti d'el'

Soloallivellodell'intelligibilitLdell'essente(chel,essere)pos-

Sembra,infatti,"f,"Upensabilit'(iclea)eitilpensamentoeffettivo (il concipere) vengano a pors su d'i dente e l'una e l'altro in una < originaria tire, se non ( astrattamente ed intelle rarli < separati > ed indipendenti fra loro' Mapropriol,inconsistenzadellapretesacoessenzial'itt(s'a'clli
8o

questione : il domandare I'idea da parte del pensamcnto che ad essa si orienta non lo stesso domandare il pensamento cla parte delf idea, ch il pensamento domanda l'idea in quanto csso non l'dea; ci che esso domanda proprio ci che esso non : l,'id,ea non verrebbe domandata se anch'essa si costituisse domandando. L'idea non si costituisce < domandando >, ma si < presenta D appunto nella forma di ci che domandato ed < domandata r proprio perch non si esaurisce nell'essere < domandata r. L'idea non potrebbe rispondere efiettivamente alla domanda, se il suo ( essere r consistesse escl,wsiaamente nel rispondere. qui che, a nostro awiso, la priorit. dell'atto trova la propria radicalizzazione, in quanto l'assoluta coessenzialit dei due termini fra loro (tali che uno non possa costituirsi senza l'altro) comporterebbe la necessita, di assumerli come cooriginari in una < unit r (dalla quale verrebbero appunto < astratti >), onde evitare quella vanificazione alla quale sarebbero condannati entrambi. La vanificaziorre, senza l'assunzione in blocco, appare infatti inevitabile : se z4 sussiste escl,wsittamente a condizione che B sussista e B sussiste escl,usitamente se z4 sussiste, A e B si vanifi.cano l'uno nell'altro, identificandosi (24 B). Identificazione per impensabile d,i d,iritto, qualora la si pensi d,i lato in base alla (presupposta) distinzione di A da B ; movendo dalla distinzione fra A e B, in virt della prova (pretesa) della loro coessenzialit, si perverrebbe alla (parimenti pretesa) negazione della loro distinzione ; < pervenire > condizionato, ovviamente, dal porsi rr iniziale > della distinzione stessa. Procedimento frttizio e, comunque, estrinseco al suo < risultato r, cpper insignificante ed irrilevante rispetto ad esso : se il < risultato r r\ vero, I'inizio del procedimento falso e, se f inizio vero, il proceditncnto perviene alla negazione del vero ; i due momenti, inizio e risultrrto, sarebbero allora da pensarsi come ( estranei > tra loro e tali da lilrroporre ancora una volta quella dualit che I'assunzione assoluta rk'i due momenti come fra loro coessenziali voleva superare (59). L'interuento dell'assolutizzazione (l'immanentizzare) , a ben vt'rlcrc, del tutto estrinseco alla situazione logica dei due termini,

tutto in

dovrebbe potersi fondare la pretesa di tale identico piano originario) fra idea e pensiero, fra <pensabilit> e (pensamento> a rimettere

(.5', (lfr. B. SpavBnre, Logica e Mal,afisica, a cura t,rrrfl pag. r5gt ll primo nella logiaa.

ai S. Guxru,r, liari 8r

edper ciascuno dei due termini ripete si zazione l'assolutiz i due perch o isola e che svuota' od assume <insieme Lquivale, di questo "o,i, "tt'"ti'-a;i""" "h; termini ins'ierne " :ltl^'lterno i i casi e' der resto'

;ff;;,;iii' i'-four"*'u",'#il:lii:,1,ffilHi,t!':*
la stessa possiuilitn'Ji

"

due ;;;;tt'"o 1'"tsoloti'zazione in qleste Jra loro' 'd;" momenti come' irriducibili diverse forme nt"'""it all < astrazione >' corrisponderebbe

L' assolutizz aziotte'equivalente la distinzione presupposta ; n inlziate > in cui momento al infatti momenti' estranea ai due -"tt" insierne i due

1'assolutizza'io"" "r'"""it*" si diceva del < risulmo"t""* momenti, "1 all'unitr non per rid'uzione dei due "t"itpo"l"l"ll" t;;;'ui""" tato D, momento i":; quell'identico che I'inter< applicazione I di termini ad uno, ma per questo: vento (logico) su di essi'

'"'r".,i,,'"o.tt;J,'r"il,["Jl:",ffi
p"*"e

ogni inerenti' Se- iI pensiero "'.* o Ie distinzioni a questo del pensato ero pensato " t" i'id""tificazioneiaen]l-fc'azlone d'el' nsante' essa non a pt"pti"ignte pretesa identi ia"rriico'> nella stessa questo : n"i^fr;-;"on oensato pensante' ffi;;" [o i'or"'io"e) nel p:"*'o di inevitabile' di

identilo

:!::-:::t:i"",h",,tin",n pensato' non


in

e ao"q""-q"alcosa L'intervento J-Jit'into del i"r;p;;ilibil" ("h" l'intrascendibilit gli estrinseco ad esso (se
sal distinto lo rend'e

;;;;; *-

al'infinito altro intervento onde l'attua ."*Ura di poter dire' allora' che atto >' che priorit ontoprecisament" h #i""'#;il;,lell'< perch q-uesta priorit esso suo " i"i11?-" logica del < sapere > sul I delf idea al n pttttitt'"'i'a ontoiogica di sorte orr" confonde dall'atto del pensiero "o1 pt' friorit pensiero, 'ottituita "i""" ed il suo condizionamento' "oi*t" slp:re al quale a**o*i p"ti'-""ti :, .il dell'atto (in base alla conForse il rifiuto della Wiorit|.Stentica ii chiarimento dell'idea) si chiarisce con Ia
fusione con

suss

non u"Y':,",'J:Ji"1ilffi:"T:ilJ'"""'o' il mero 4'.:h" 11"ora f icrentit(,in*';tcon.sellli"-l^liill,:-1t:,"*H"'"tl?T:.:l

;;;;;

l"*9i11 'media " ffilTir$;,1'r:3'i'li"T::'3""'K il;;;: qotltsa di immediato


a se ttes" e quincli ra, ti p'""oppone
8z
<

tr

Se mediare significa essenzialmente mettere in rel,azione, si dovr. dire che il pensiero mette in relazione ci che in relazione (e quindi non media, ma presuppone la mediazione gi in atto, mediazione cui esso si adeguerebbe rendendola < sua >) oppure esso mette in relazione ci che non in relazione (e quindi esso non pu ( mediare r, perch fuori della relazione nulla sussiste, epper nulla di <t mediabile r). Come pu pensarsi Ia mediazione ove non la si metta in relazione con altro e quindi non la si < medi > con l'atto che la riconosce immediatamente in se stesso ? Si pu dire, allora, ci sembra, che il problema della possibilit del riconoscimento (immediato) di tale mediazione domanda una duplice possibilit. : che il pensiero sia mediazione di tutto, che il pensiero non sia mediazione di se stesso. Ora, se il pensiero n tutto r, non si vede come esso possa non mediare se stesso ; d'altro canto, se il pcnsiero media se stesso si aprono davanti e dietro al pensiero (e cio in esso) due voragini che il pensiero non potrebbe owiamente tolk:rare : r) il presupposto alla mediazione (un pensiero che si presupporrebbe a se stesso e che sarebbe, appunto, quell'essere < astratto r chc si vorrebbe escludere ; z) la med,iazione all'infinito (un processo chc pretenda di mediare la mediazione, nella forma della rt oggettivazionc l operazionale o psicologica dell'io penso che penso. . .). Ma se il pensiero non mediazione di s e se nulla v' che pensicro non sia, non si vede come possa dirsi che il pensiero < mediazione r : la mediazione sarebbe mediazione del vero essendo < esclusionc r clcl falso (relazione in s contraddittoria) e domanderebbe appunto chc il falso sia. Ma se il vero non < esclusione > del falso, ma ci che lal,sifi,ca il suo opposto ; la relazione al falso non si pone se non come rclazione contraddittoria e perci negantesi in se stessa. La vera mediazione operata dal pensiero ci sembra allora la < fnlsilcazione r o riduzione del non-vero a ( falso r, nell'assunzionc clro il vcro non bisognoso di mediazione in quanto < prcrcquisito l (non u presupposto >) come conclizionc alla mccliazionc chu rrcgu, Il vcro non mcdiazionc sc not comtr immt:dintczzt clro nrerlla h l>ossibilil,a dcll'crrorc (chc , si visto, il probkrnrn) ; il corrceplro
H3

almeno rispetto a quella mediazione ulteriore ; e problematica essa resta anche se non Ia si vuole r mediare r e la si ( pensa r perci come immediatezza natrrale, pari a ci di cui essa appunto < mediazione r. Se la mediazione il pensiero, essa fa di se stessa proprio ci chc essa non pu fare: essa fa di se stessa l'immediatezza <natluraler.

"*"

-T

il

pensiero come mediazone dipende, in fondo, dall'aver concepito I'errore come va^lore teoretico o come funzione positiva nel processo dialettico (attribuzione di rilevanza metafi.sica al negativo).

e di esperito, perch ra stessa duarit a richiedere di porsi comc wnit.


L'espressione < sintesi originaria v vuole appunto significare ra relazione che non segue ana posizione dei concetti, qoi.i ( ncsso )) 'introd,otto fra di essi ind,e costruive rn sistema. L,originariet doman_ derebbe, a rigore, che si sostituisse a-r termine < sin"tesi , 1"t. indica anche etimologicamente un porre insieme, un ouv che si pone come mod'o der porsi, ma anche cime estraneo ai termini posti) il termine, pi preciso, di < relazione r. Dal modo di intendere questa relazione (fra concetti) dipende in efietti il modo di intendere il nesso fra ciascun concetto ed il n sistema r onde si costituisce il sapere. Intendiamo, allora, per < originario r, ci che n lla rr presuppone D e che , perci, < prerequisito, a tutto. del < presupposto r perch estraneo al olto, imposto al pensiero) trova come suo .-

Diciamo che l'errore efettiao awebbe rilevanza teoretica solo come negazione assoluta, ma non come negazione dialettica, perch la negazione (e quindi la mediazione) sarebbe il pensiero stesso e questo, perch intrascendibile, opererebbe la nientificazione assoluta di ogni pensato (cr. Appendice, IL, $ 4). L'interna coeenza del dialettismo (che la dialetticit emergente sa di esso) non tollera quindi la teoreticit (dialettica) dell'errore, in quanto I'assolutezza del pensiero identificante (del vero e del non vero, nella posizione uera di entrambi) equivarrebbe all'assoluta negazione, epper al nulla (cr. Append,ice, II, $ 5). Per la sua stessa interna coetertza, l'attualismo non potrebbe conservare la mediazione come essenziale al pensiero senza anch,e negare quell'assolutezza del pensiero che esso proclama o senza anche assolutizzare, vanifi.candosi, la negazione operata dal pensiero. A questo punto, nel recupero della dialettica dal dialettismo, (recupero che equivale, come si visto, a quello della problematicit dal problematicismo) si presenta la necessit di chiarire ulteriormente il significato teoretico della distinzione fra < presupposto rr e < prerequisito r (distinzione che riproduce quella fra r iniziale r ed < originario r) che ci ha consentito appunto il < recupero D.

quisito da'a st essa come ( eliminante ), come <r escludente r. Comunque il pensiero venga inteso (od interpretato), esso non potrebbe < derivare > da qualcosa che non sia pensiero e non potrebbe, in ogni caso, non etnergere s

i,Hi,n,:lt

iiTm,f,";;U;.:ll"Tli;

20. IL significato

teoretico d,el,l,'<originario> e quell,o del suo rear,pero.

Nel,l,'esperienza (che < divenire r) si riscontra la dualit che I'esperiente e I'esperito ; con l'espeienza del divenire (esperienza delI'avere esperienza o dell'essere esperienti) si riscontra la dualit. fra ci che la cosa diveniente ( era ) e ci che la cosa divenuta < >. La dualit colta nell'esperienza l'esperienza nelTa sua essenziale struttura dell'< essere di > (in senso oggettivo) < da parte di qualcuno r (in senso di appartenenza) e, perci, questa dualit problematica solo se la si riconduce alla dualit. fondamentale (che anche in essa come ( divenire > si rcalizza) del divenire come tale; nell'esperienza, infatti, il qualcosa d,iuenta esperito nell'atto stesso in cui qualcosa d,henta esperiente e la dualit non ( pone )), ma ( suppone r i due termini nella stessa < unit dell'esperienza )) : ponendone uno, ( su[F pone )) I'altro. L'unitr dell'atto non nega qui la dualita. di esperiente

to porr"l' quanto < pensato >, il pensato immanente al pensiero : < il dal pensiero che lo pone )). M", ,a vcro convertibile in pensato, anchc vcro chc r" q"ello non pensante r, cd il -l19. @"r...u pcnsato e non viceversa.

come all'atto che

nsiero pensato ed questo il senio dal pensante ed immanene al pensicro

Pwt' c.\t -' t

fn

11uur. inlcll'igibil'il ailualc clcl pr nsato, il 'pcnsantc si 'vanifca in sc st.Hr' c,<tntc, posizionc nulla. L'irtt' tlcl pcrrs.r'c (11.'sic*l 1x,rsrrrrt., 1l.rrsi.r. ,ggr,ttivrrrtre) ,

.. .r" segue che il pensato tale in virt del pensante e cli ci chc ro distingue dal pensante, in virt, cio, del proprio essere < pcnsabirc rr : sc qucsta pensabilit.. non precede (condiziona; p.rrsarc.,t,r

84

at

' come tale' inogappunto che esso gettivabile : il suo convertirsi-in pensato significa il pensato come tale' si < impensabile I ; esso, condizionando
come tale, intrascendibile, proprio

in quanto

esso

invece, come nozione da precisare in almeno due sensi :

;ir"lt"

listico e, almeno in parte, spiritualistico della intrascendibilita, dell'atto ed il senso della intenzionalit. per la quale l'atto, pensabile come non-oggettivabile nel senso degli < altri r (enti) , come tale,
trasceso.

il

senso attua-

trascenPunto, l'imPossibilit di come tenta' Lavelle ale. Lo stesso

to dell'espetienza che costituisce realt data, ma l'atto che ce la

noto,un,interpretazonenonimmanentistaditaleintrascendibilitl < esperienza al limite r' usando, p"" ,ranira a capo' della nozione di

Anoiimportapelora,..ot.,"chelaconsapevolezzadell.attosiprediffi-

questo sembra sollevare senta come sua inoggettivabilit e che D da noi usata' o"rtl , proposito il" ,rorione di <t trascendentale di oggettivazione Difficott che nascono in effetti dalla nozione

Sembra, per, che questa situazione complichi l'uso del trascendentale perch questo esibisce (co;ne ( sapere di non sapere >) una sua < pretesa r realt, un suo proprio < modo d'essere >, in virt di cui l'intenzionalit, quale rivolgersi all'essere, lo coglie se non altro per distinguerlo da ci che < trascend.entale r non . Si impone qui l'opportunit di chiarire il rapporto tra l'essere come ( trascendentale > degli enti e l'Essere come ( trascendente l gli enti, nei termini dei quali a questo punto possiamo disporre, cio di < pensiero come trascendentale del pensato > e < pensiero come assoluto Sapere
>.

nelsensodelpensarecome(identificarelilcontenutodipensieronel che, <t pensato I in modo aPPunto * presente > all'atto di pensare), ogn (

n"'ir";irfl;;;*", non'rirrilt"ndo t @otut7 tivabile e


presuPPUsLU come ( presupposto

Se questo iI senso inteso da G' come tale >' ben conoscere identificare' superare l'alterit

presente lavoro. Il significato teoretico del recupero dell'< originario u , propriamente, nella precisazione della nozione di < trascendentale r.

Alla chiarificazione di tale problema interamente dedicato il

su"

'olt"

hd"'tifi9
l,atto

owio

2r.

Il,
<

senso

-O, il postulato

matizzabile)

che

l "

(perche e soro tare)-( f@' .opera,q;1i dell'incondit\?,*,1r$^

idenlifi cazione

di

in

cwi si parl,a d,i < presenza operante r

d,el,

vero

in termini

originario t.

@*vr'r*';;;.;;lioJ all'affermazone
@rr

asceso

di

noi-ffiopriame

"rr"

dl'pensare

<intenzionalit n (esattamente zione > e quindi logicamente equi aet pensie, ci si tioverebbe in' ben ,ionlita. si rivolge, infatti, al conte .2 : essa si definisce proprio come iI pensata, come la conoscenza del realt pensabile. In questo senso biie perch non id,entico agli < og * oggttivabile > in quanto non r

ca: I'inten' corne esso della realt'

Rifacendoci ancora alla Fenomenol,ogiahegeliana diciamo con Hegel che r la coscienza naturale ritiene se stessa il sapere reale r (6r), nel senso che la coscienza della sua < naturalit > (della sua opinabilit) appartiene alla < scienza ) : rle avere coscienz.a de1le coscienzn naturale n

mr

y,{H.:,

Non sl si assiste al passagglo, nassaggio, ma st assrste.at (./.g4. -r\on si prova cne <passaggio, fr.reer che esso un (passagglo) J !* i,- -!, ^^-^:^---^--^a,,-1:t--f' ^r^ffi,-r^-l-^rr^ to@orJ-'tt" <t coscienza natudj,

loro

totalit1.

L'oggetrivazione,pertanto,nondisponediunsignifi'catoun'iuoco(n

cuisirawisalapret.esa<identificazione>attualistica)esipresenta,
(6o) Cfr.

lir coscienza del suo limite, cio manca la < scienza >. Il passaggio tl .1n sipere reale si attta med,iante la negazione della pretesa ad csscrc ,-scr(:nza e, qulnor, rn ffile : la sciE7reale indit:irtivar della non-verit clclla coscicnza naturalc.
(lrr) llucrcr,, op, ai,l.,
1rng. lirl,

" " Finffia]eritienesestessa(Saperereale>mancao^Jt

nu

dgi'1928;
86

e La prsenae totale, Parirgi t934'

L' Levrr-r-e, La

dialeati'que

ile l'ternel prsent: De l'tre' Pa'

l*

Tutto ci significa che l'i@ario (passaggio) hg_:lgifr.alo (valore) 2ggqtiuo, perch <la realizzazione del suo concetto vale come perdita di se stessa , (62); perdita, cio, della sua n pretesa r, perdita coincidente con la riduzione della sua verit a verit pretesa. e della coscienza naturale "
etesa

r;

nto
ale

il

stesso

non c' perdita di verit, bens in cui si elimina la pretesa vero il toglimento del non-vero

poiffi

:Ior", ur (e e

se l'errore fosse il nulla da cui si inizia, ra verit sarebbe ancora equivalendo al nulra : se non si parte dalla verit per scctti-

ed inattuabile, la verit.

la pretesa verit

sa, questa resta astiatto) : da

ento al ,ubbio, parlando per

Esclusione del valore significa < il consapevole discernimento della non verit del sapere apparente, per il quale la realtr pi piena con,A"U_, ..6("siste. in :::tt".che, per v1r,9,..invece.il.concetto non realizzato, (6+). Il dubbio , allora, attivita scetticizzante, ma interna alla cosa r' n . ,,. 1tt Z4vF 7a<4b,,. ,J * , ,, - d scetticzzata: il dubbio vero I'inconsistenza della cosa stessa. i t. u*,46;a Non il dubbio ad inficiare la cosa, ma la cosa a togliersi toglier di 'f -., -'"fz//q, cGsiano avviene qui nel senso che si solo nse s ,ltul .T ) JoL: 't' l'inconsistenza della cosa stessa 1 tn TzaS , La verit non < subentra > al, rrrur', prr,r' r Errurr s uru r 'u'dire, allora, che la verit subentra alla

esso non < dubbio > ma solo eserc,izioArilnte alla cosa dubitata, la quale, dopo, ripresa come era prima. I1 dubbio vero solo se non ritorno a quella verit su cui esso si esercita, ma esclusione efiettiva del valore di quella pretesa.

ve?p@Je,

iGe il

azione >

ci che garantisce l'efiettiva dubbio non d,isberazione de\la

di

r dub-

tt'ii;."i"-'r.ai.iffi

< Al sapere dice Hegel _ di necessit inerente non meno - der processo la meta che la serie , (68), e noi interpretiamo tale < ineenza )t Senza ridurla ad < immanenza >. Se qualcosa si ottiene net' tbbio ma come indubitabile, essa da ritenersi < estranea > al dubbio ed. essenri"il;;;;-i;:fferentc ad esso' un dubbio che metta in evidenza quarcosa di indifferentc ad esso sarebbe del tutto inutile rispetto alla costituzione interna della cosa stessa.

,'rffi;';"r;ffi ff p:yi'EifrFv;,;*^iii;+*;*

in effetti, alla fi.ne, ma come coestensivo att'inte.o

Lazione d,ell,a presenza d,el, uelo, non l,,origine del, uero. ci che cartesio pensava di ottenere a'a fine

del dubbio ro r'eva, pro;;; dubbio

l"-gg3pry,. Se il < farsi l

Co

,u a

se stesso ancora

la non coin-

D ire c on He gel che < il pro c esso "rl;$-J :t "; . "",.:JA:n'n"."J::, trova se stesso dove coincida con il suo oggetto] non

opposto ad essa:

la verit ad attuare trttivo che il ( sapere


(rr7)

osta r (69) significa cscluclcre

po sobre orre-

le, Hegel dice : < Il rlUlla, preso come il nulla di ci da cui risulta, non , in effetti, se non ilrisu@q!g391qe > (66)(62) (63) (64) (65) (66) 88
IJr.,cnt-, op. cit., bid,.

: limite effettivamente costi)).

Hecer, op. ai.t., pag. 7o. Hecer., op. cit., ibid. Vedi L'orig'inario eoc., Chiar. Hncnr., op. cit., pag. 7r.

$S S-rr

xr:itrnz stcssat r.

malrt,lisia,, lxrt(. r.59: nil rrrocesso (mctodo) <Icl conosccro si prova conosccndo: cio nolto, (trrr) lIrct;rcl,,

Cfr. I-'originario ecc., Chiarimenti, gg g_rr. (6lJ) l'It'cttr,, op. cit., ibid,.; cfr. B. oorro*"o, L.giaa

ttf. r;it., png,

?,t,

ug

'-ffi.|TI

.( c

Al concetto non ancora < concetto

(coscienza naturale non ancora )), al concetto vero e ProPrio se stesso eo:

22. I

concetti d,i

t concreto

<l,imitet efettiao e d,i <Iirnitazione aybitraria comc e < astratto, (7t).

il@

oggetto e co:tcetfo

dialettico

.l,i,mite (sapere)

non coincidente con essa e, quindi, identit. prere' quisita'ail'esclusione dialettica della propria negazione (della non

@tcttraconcettoedoggettolarisultantedeIproceSSo di esclusione della limitazione in base alla presenza del

.consapevolezza fua concetto ed oggetto).

concetto hegeliano di < violenza D lo stesso di I'irntazione 7a )' quale, essendo arbitraria, gene t La presenza della verit.-limite (diatettidubbio col operato all'esame presupposta di misura (criterio) camente) e proprio in quel senso in cui si diceva che il dubbio non >, in s indifferente << si applica ), quale esercizio esterno, alla < cosa al duubio : non preced.ente n risultante rispetto al dubbio, ma condizionante il dubbio, coestensivo ad esso. L'< essere presente I significa essere < qualcosa per la coscienza, (7o) qo"t" vera solo come rapportare s a s : la verit

Il

"

-( sapere

l'aspetto < per noi ) della verit". Intendiamo, insomma, l'esclusione di un criterio estrinseco al sapere : si < pone > la verit .

t>, I,a relazional,t. compare come appunto ed tale da evitare la duplice vanificae del yel,atiuismo ; d:ue rffiificazioni opposte e teoalenti (-termini della relazione si vanifi.cano sia come < tend-enza r all'essere (conto d'essere, sia come < momenti astratti > dalla concretezza dell'assoluto ed unico). Lo husserliano ( compito da realizzare r teoreticamente pensabile, notiamo, come <tendere all'essere l che tale solo per I'essere ,cke tend,e, prerequisita concezione dell'essere estraneo alla processualit del tendere (cos come 1'< unico >, I'atto nella sua solitudine irriducibile ed incommunicabile, ha senso come coglibile nella innegabile molteplicit del < darsi >). Tanto l'una come l'altra prospettiva sembrano allora negare la stessa < esperienza rr (negazione contraddittoria, ch si convertirebbe in < altra r ed ingiustificabile <t esperienza >). Ora, il limite della stessa possibilit. di < teoricizzare r intorno al valore (e significato) dell'< esperire > almeno Ia necessita. che l'esperienza non venga negata. L'originario cui si intenderebbe pcrvenire ( questo il compito di ogni < teoria >) non pu porsi come negazione del termine da cui si parte (e non possibile non muovere dall'< esperienza >, anche se il muovere d,a essa significa mantenersi iz

(( z r

Al livello del < trascendentale

essa).

nario > (1,'autentico valore in cui comsiste il filosofare) segnato dalla innegabile realt del processo (in cui il filosofare come domanda rli quella consistenza che il < valore r, la ragione), processo con-

Anche qui

il rapporto fra < iniziale r

(o termine d,a cui) ed

<

origi-

I a-'lv Jrl't.r

"

o.

<lizionato dalla real,t dei suoi termini. Diciamo, pertanto, che lo stesso monismo abbisogna, affermandosi, rl:lla negazione di qualcosa e di qualcosa di n reale r perch, se negassc il rron-reale, la sua negazione sarebbe irreale ed esso non escludorcbbc ci che come monismo pretende di escludere (cfr. $ B). [.'assunzione dell'esperienza come ( campo > di pretesi valori (clir rru,rliarc e quindi, al limite, da pretendere negabili) allora del tutto

(7

l) . tl

(7o) Hecer-, op. cit., Pag.

77.

rrlr;rrrgrrrsi

rli nl:unil

Pxrcosso vcrso quostn mcto non prr quincli subiro nrt'ortl, prccodorrto HostsD (l ltctint,, Ionont., cit., png, 7t),

rr

9o

gt

ingiustificata perch suppone la propria < realt ) senza la realt" de termini assunti, pretende alla < realt > dell'esperienza come tale (di cui non si pu owiamente fare a meno) e trascura la realt" di ci di cui si ha esperienza. Il monismo , infatti, assolttzzazione deli'esperienza nel senso della contrapposizione a tutti i termini, contrapposizione in cui si avrebbe, non l'attuazione dell'uno, ma la sua dissoluzione ; anche dove si pensasse, come per l'attualismo, la molteplicit come attuazione storica dell'uno (l'uno nella sua massima < concretezza)r),la contrapposizione n dialettica r sarebbe ancora arbtraria lin+itaz'ione d,el'I'wnit, perch si avrebbe, alf interno dell'esperienza che non pu non essere ( una )), una distinzione fittizia fra i molti e l'uno con l'esito della aporia platonica del < terzo > all'infinito (cr. Append,ice,I,$B): l'uno cui si perviene nella concreta consapevolezza filosofica sarebbe non altro che f implicazione di una pi fondamentale unit, senza la quale il pensiero resterebbe affatto indeterminato. Se il < concreto n l'esperienza come innegabile < relazionalita I tra tuttr r suor slngoliffiti (<prese@lutezza (del soggetto, come per G. Gentile,@dell'oggetto come per r l'unil nulla pi che uno sforz di il6abellese)Eilora "ld6[-piare ti (l'rc esperienza r) nelle < unit r )), astratti r: soggetto ed. oggEf s ifi@nto fuori di essi , per cos dire, solo il nulla. L'< esperito ) non rappresenta qualcosa (il tod'e t'i non significa qualcosa di r, altro > da ci che esso tt r), ma rappresenta (meglio, < presenta >) l'essere cui non si pu non riferirsi nell'attribuzione cLi qualcosa (predicato) al tod,e ti, in ati appunto si attua il < ci che l, il < questo che r : l'essere < r (presenza trascendentale) nella stessa sua impossibilit di venire < rappresentato r e, perci, esaurito da qualsiasi ente (anche da un ente che sia pensato come ( il maggiore

tazione del limite come ( astratto > da ci di cui limite, considerazione equivalente ad una ulteriore < limitazione r (cfr. cap. II g r3).

23. Precisazioni
ticit

concl'usiae : il, rapporto nel, d,iscorso metafisico.

lra

probl,ematicit. e teorema.-

attualistico, quello della irrilevanza teoretica (e, perci, metafisica) della problematicit : G. Gentile, nel sistema d,i togica come teoria d,el, conoscere, formula tale teorema per usarne in una questione particolare, ma tale da essere pregiudicata dalla radicare impostazione teoretica del sistema : la questione della < induzione r in rapporto all'rr universale >, induzione che , come si sa, nel pensiero di G. Gentile, n immanente nell'universale r. < Si pu anzi pi rigorosamente dire cos G. Gentile che

Le conclusioni del nostro discorso sar d,iscorso metafisico possono trarsi, ancora dialetticamente, mediante I'esame di un < teorema,

se il < maggiore di tutti r esaurisse l'tt essere I come tale, non avendosi < altro ) essere, esso dovrebbe pensarsi come ( maggiore > di se stesso e, quindi, anche minore : sarebbe e or sarebbe) . I limiti dell'tt esperito n, per i quali il tod,e ti non < sospeso l fra l'essere ed il nulla (il nulla non < limite >) sono allora pensabili senza che si limitino a loro volta (ci che awerrebbe se li si pensasse come rt esperiti > nel,l,o stesso senso in cui < esperito r ci di cui essi sono'

di tutti > :

problema < risulta > impossibile. la questione del valore teoretico dela probrcmaticit. (cap. I, $ 4) come tale da ridursi o d.a non potersi ridurre al pensiero soggettivo o psicologia della conoscer'za; ma qui si inccntra purch non si pretenda di giustificare il problema nella sua posizionc,

all'essere),

il

E qui

che si incentra

ch

rh
|roblcma comportasse I'opposizione fra pensiero ed essere, l'impossihilitr\ di tale opposizione significherebbe l'interna contraddittoriet rlt,l problema.
(7r) {;, (iunlrr.u, Sislcmq di l.og,icacomo

<

limiti
I1
<

>).

considerabili come < assoluti r (l'assolutizzazone sarebbe conside92

soggetto r e l'r. oggetto > appunto,

limiti dell'esperito, non

sono
looy.ia dal conoscerd,

I, cop. VI,

5.

91

Ci significa che, attesa I'impossibilit di negare il problema, dove questo si riducesse a contraddizione, la contraddizione riguarderebbe non propriamente il problema, bens i termini nei quali il problema

formulato.

insolubile la per se stesso I' qqestione dicendola insolub dersi nella r-lquestione facendone il termine di una

Ch allora, l" SgjE e, se questione ipoteticamente


que:!ig!g.qg:1!gne

ione significa,,

stione si rivela

il

one

dire anche

<

oroblema r).
L-

pone n cornpone i due termini fra loro, perch la presenza di entrambi i termini colta nel porsi stesso del problema e non mediante la sua (ipotetica) soluzione, in base alla

, 'tlultJ Ut4r.^.*

teorematicit del pensiero-essere. La teorematicit del pensiero risposta alla domanda soggettiva del pensante solo nel senso appunto < soggettivo r e psicologico che accompagna e non fonda tale domanda. La teorematicit senza di cui il pensiero sarebbe inevitabilmente .onfi.r"tfi"fifura d.el soggettivo (e, perci, del discutib iIe) origell'esperienza che si chiarisce nella situasituazione quale, in quanto la radicale o trascenr che cerca, dell'ente che cerca necessaerca perci se stesso come ricerca della (cap.

I), la

essendo

in questo senso, negare la questione; e conlrontare per mediazione la questione, onde pffiZ-ffiffi < oltre > ad essa, significa supporre che Ia questione, nel suo intrinseco andare oltre, non sia per se stessa l'attestazione di quell,< oltre r. NeI pensiero di chi assolutizza e di chi intende d,imoswaye l'impossibilit di assolutizzare tn base alla considerazione premessa della non assolutezza dell'esperienza sussiste ed opera un momento intellettualistico irrisolto, un residuo teoricistico di natura psicologica epper empirica, incompatibile con la filosofia che trascendentale : la pretesa che assumere concettualmente sia quarcosa di diverso dalla presenza della cosa che si assume, owero che il concetto d,el,l,'esperienza sia, perch < concetto,, un'operazione sull,esperienza o, per intcn_ derla anal,iticamente o per negarla d,ialetticamente. oncetto deil'esperienza norr se non l,espeessa e, perci, assumer fa"

teoreticamente, tendersi fuori di

ilmnifiT;loTftiam<iTnia

domandare (73).

e.

ti
1,, f-

1tel d

ta1{yS

tu

_ntr- _

ire_luel prgblgml,.cosi come cn" e pGilGiirsi in alto, e perci l^-'-?rrt?',

Ll-1' -,--,-,-:--, biema proprio perch

;fr
crt-

;ri -

Itro.6'

e momento teorematico, dunque, "fi# no, m piuttosto si intersecano senza mai /2 rrdursi l'uno all'altro, proprio perch del problema stesso si @-.,feo- pr rema e questo teorema appunto ctre I ffi n11 s-llu-zione d.i se stesso ,

--.

,tf l'a- tr

j .. (73) {lfr, M, Gnnrrr.u, Filoutfia e llm4n6syrnl, cit, cup, I, o ll nL Su I'orllonlictt nol filosofuro, cil., Avvortonzl,

norIro,

95

"'"','ry4swlm-

APPENDICE

Souuenro

coglimeqto del disvalore.

: r. Sul ( ritomo al tema antico D. z. Sulla domanda dell'unita neilo unitr domandanti. II significato della discussione. Sulla funzione teoretica - 3. del <r Profondo ,>. 4. necessitante 6. Sulla presenza operante del vero. 7. Il passaggio dal ( noto D al < coqosciuto )) come < restituzione D. 8. Sul carattere della fiIosofla in coqfronto alle scienze. del filosofare. ro. Sulla 9. Su < diversi l concetti - 12. assuqzione' ' della dialetticit. rr, Breve discorso sull'r errore E, Sul, r3. -Sulla
negazione.

r.

Swl orilorno al, tema anlico

D.

del Trascendente.

Parlie.mo di enucleazione storica del ( senso , della storia come rlrresenza

D.

Questa (presenza o unit nel ternpo, unit che ofa o la storia e rror < r, il tempo : diciamo che la storia una solo in virt di ci che u , oltre la storia c ci significa che essa, nella sua inconclusivita essenziale, considerata comg mera temporah, rndefrnibile : la non-autolimitazione dell'atto qui f indefittibilit, ( storica , della storia, la necessit alla storia di u altro , da essa. L'unit che < altro r dalla storia uni domandata e la domanda di questa rrnit la mancanza: solo cos si pu dire che la risposta alla domanda l'unita,,
tn:tncante,

Non v' circolo vizioso, ma ( circolo r, apodissi : iI circolo, come unit ittsufficiente, esprime I'esigenza dell'unit. Cosl il problema dell'unita. il fonrlttmcntale; ma, perch fondamentale ed irremovibile, esso noD a un D problema, tttir lir radicalizzazione di ogni problema. In questo senso, ( fondamentale r. otlrrivale a (trascendentale r. L'unit, domandante il tempo della storia e non c' prospettiva storica tF rron per questa continu,itA che la perennila, dell'nantico,. Perennit, doll'tttttico prcsenza inassolutizzabile della domanda di nunit,,, domanda che ( t l'rrnit <lornandantc. n Perenne, ci che non n ha r tempo, cho non mai gi . nito r, il ndivenuto, l'normai vccchio,. Il circolo dcllafilosofia la ricorca rlrll'r rurtico D nol ( vccchie r, dell'essero ncl divcniontc, ch Io frloeofio procodo 9?

P{+l

come nuovo' restituendosi Perennetornando ) su se stessa, dandosi l'antico antico ' ($ r)' utema il questo ed stessa; Ma pensare -"ot" t se intorno alla osioria tleotizzare I fuori della storia' Pensare
(

'

storicamentesignifi.catfare,de|lafitosofiateoretica:ilfarestoricamentefilo'frlosofic-a' ma filosofare ( concretamente '' sofia non fare della tio'iogt^n" storia' come continuo ritrosua o la In questo senso diremo "h" lu"filotofia ' vare I'origine. va dunque rivista in- funzione La critica storica come storiogra'fia filosofica del1a storia' n di quelta che potremmo chiamJre la direzione immanente ' una revisione

al vero, le quali, perch ( estranee ,, si risolvono in negazioni nullo. L'affermazione del vero non opposziorw al falso, bensl autodissolvimcnto del falso : il falso si toglie da solo. Ogni pretesa antifilosofia polemismo cho obbedisce alla perdita del senso teoretico come ( autoindicazione r s qhs !,
esltanee essenzialmente, perdita

del ( senso dell'essere ,.

.*ri"rr" i-po=i., ma che u si impone , ; del resto, direzione che non in atto non sia anche, come esercizio i critica, filosofia non metodologica che nrigore r' essa dell'nordine funzione ' finch possibile: la ncritica 'Ittittti intend'e ' la critico ( : debito posto r' al posto " " riferimento in atto uf " giotto arbitrarie ed solo progressi.ao imi efiettiuo datte tirntazioni

dell'essere , assunzione della < poiesi ) quale dcterminazione esaustiva del n nous , e, pertanto, atteggiamento ateoretico, ateoretico in quanto il a vissuto r contrapposto al n pensato , viene equivocato come ( concreto r. L'atteggiamento ateoretico , essenzialmente, disintendimento intellettivo che perde I'intima necessit del pensiero di essere ( vero D. L'enucleazione stoyica del r senso , della storia cos l'elaborazione dell'elemento
( senso

La perdita del

L'eliminazione a, questo titolo ake ,"n--ii'"'" iett'gibite' come ( irrazionalit ' che dell'errore mente compie un n riconoscimen ' clell'errore e possi-^-^:^-^. ,r;-o -o."i".o ( critico , d'ire bossibih csfuawa,-r esilawQ,

il

recupero

che essa processual-

teoretico per il quale non si ha, propriamente, una metafisica del,l'rnfta", ma si ha l'" unit metafisica n, percb l'essere ( metafisico , l'unico modo di essere ( uno ,. Atteggiamento ateoretico il polemismo come forma di dilesa di ci che si ritiene ( vero )), perch esso, dove sia negazione delle negazioni esterne, non che contraffazione della dialettica, ovvero o negazione nulla ,. La difesa o ad ogni costo , che caratterizza i7 polernismo , infatti, difesa a
costo del uero, d1esa non vera: l'illwsi,one ou essa obbed'isce quel,la di wn'autochiusura in un d,ato pe samento, chiusura impossibile corne .impossibile I'aulolt+vitaziona.

bilit

d stessa denuncia la necessit del suo suPeraeffettive condizioni il mettersi 2 f41s n filosoall'altro di questi stessa storiografia obbedisce all'uno o

pensare

f-"-l me

fia teoretica,: la tlue atteggiamenti, quello Pz l'unit core semPre imPlicata con il darsi di questi, laddove il seco con i u frammenti ' che il temPo con
ateoretica per dirsi
"

o temporale vere o delle f.losof,e nel loro disporsi

i*p;;;;;

o descrie che pretenda' perci' di limitarsi a

storici.

mai eludere effettivamente' Se una qualche < teoresi ' non possibile di svilupparsi liberadomanda teoresi di .diremo che ogni ior-" io.om"iente
menteinteoresipiena"_p''t.'"*odiunit,teoreticad'ellafilosofianell'aswa storia, wil' inconvertibile in o unificazione ' uo affrdati al tempo ad alla ( memoria degli
'metafisica gi,, presente doue ope "nte wna d'omanda el'l"unit' 47z tw t'lbo'o' essenziqlq,Lente, omo*d,n, aof/l&'nQ" es

;lffi

' ' in efietti e pregiudizial-

Diciamo che il n tornare al tema antico > not dislare il gi. fatto, ma d,issipare I'apparentemente fatto: essa , per la coscienza, atto che si cerca nel suo ualove e che vale cercandos'i. Per questo carattere essenzialmente aperto del ricercare diciamo che l'uru che la ricerca presenta unit wnificanlc, ma non uni,l i,d,entif,canle e nientificante ; per questo la paura della forza logicizzarrte dell'elemento teoretico irrazionale: essa suppone la riduziono della teoreticitr dell'uno all'afiermazione impossibile dell'unico, del rnonos ; anche storicamente si nota che ogrri appello in senso ' esclusivo ' (e salvifico l) all'esperienza come ( ricchezza r interiore o spaziale segue al tentativo di riduzione monistica, riduzione che non (rispetta), appunto tale nricdnezar. L'irrazionale non per un'alternativa valida al urazionale,, perch esso si manifesta nrazionalmente, solo d,i contyo al orazionale, e, pertanto, lo esigo l>olernioamenta e la stessa limitazione di valore al n razionafe, n razionalo , o non ha valore e noD a o afratto, perch essere ( autenticamente o significa,

'-""xll:::Liiff.:il11;''ffffi

'"JJff:"r.;

e solo .(Per ""--]-^:^"";:; ancora il non fiIosofico che o t tul'la filosof,a


zi,oni, z'l'o1l'l'
EL

sono q dat

iutiiidi-Zioni all'interno dr quela ryasu7t'uu'o conservazione del passato)' vero che la omemoria ' (: storia come L'indicazione secondo
.allora, la presenza

rvL crll

al limite, semplicemente, ( essere ). qui che si rivela tutta la sterilit. del dialettismo, ed insieme l'aporotit:it del concetto di n valore , che non sia esso stesso il valore, l'unita (teoretica) rlci valori stessi. Annullare signif.ca afiermare qualcosa contro: r) l'annullarrrcnto domanda una ( posizione u da annullare e z) I'annullamento valiclo rolo se questa posizione non lo , cio soltanto se essa non n ,. Irr questa aporia dell'annullamento anche tutto it limite della riduziono r,1xrr:lrizzante per la quale si nintende , d1 annul,l,are il mond,o, ch og[i sospctlriorc tra parentesi non pu essere esfuanea al soggetto che la compie scnza
r1tsf

dirsi'
stesgo

vrrrrirrr, contraddittoriamente, epochizzata e non pu essere identica al soggcttt> rtn, ('lrc non vi sia seml>re clualcosa da epochizzare ; per cui, essa si rivclo
tttr,r'rr r,slxxlicrrtc 'n[ot'l,(t vor'rJ()

operante .a,ttwand'osi, o, meglio, dis .altra forma d'i ( aPologia " roo

Ognt

atiorl

(tnrrlnni),

'

,1,n,

lirlrrcin rtc,ll'clcnrcntrt tcorctico trrttn jntcrra liL .Prsansu rtfattnln

tccnico il cui valore non convergente n divcrgcntc a qucllt> lil uprofondit, o uintimitzl , <lcll'enle, in crri il hlosofnro

T0I

",Tcr,rT.mnFrl

del vero o consapevolezza del nlimite, che la sua superabilita, superabilit che si conosce nel superamento, in atto : l'andare ( verso se stessa o della fllosofia I'impossibilit di una estensione estranea all'(atto, del filosofare, impossibilit, all'atto di oggettiuare se stesso e che l'atto presente nell" oggettivazione stessa, l,essere che non risolve in s gli enti n vi si riduce: Pura profondit
senza estensione, perch a. tutlo coeste saa (senza estensione u propria r)

la

"totalit ) nel senso trascendentale.

(attuazione storicistica del vero), ma passagg"io dal c determinato r al togllmento dell'indeterminato in virt del determinato stesso : non ( attuaziono , del vero se non come sua n chiarificazrone >. fl n nulla , non assunto come ( qualcosa di negativo D e, perci, il dialot_ tismo q'i ilissolto dalra propria antitesi, la quare oon a e risorta dal dialettismo proprio perch antitesi al diarettismo ed tale "rsrrirt da renderro im_

2. sulla d,omanda
sxone.

ilel,l,'uni. nelle wni, d,omanilanti.

Il

signif,calo ilel,l'a discus-

significato della discussione il reperimento del consenso lolale in base a quei consensi parziaT che consentono il sorgere della discussione stessa. L'iter ittenzionale della discussione dallaparzialit'edinstfficienza del consenso alla sva pilena attuazone. In questo senso Possiamo dire che la discussiorre suol,ge l,unita presente nel ( tema ) rendendola ( manifesta I e che sufficiente che una discussione sorga perch si conaenga almeng su qualcosa e perch questo convenire sia indiscutibile (non solo strutluvalrkente p$ il condizionamento interno al discutere, ma anche signif,catiuarnente, p$ la cosa stessa di cui si discute). Ne segue che il punto su cui si conviene in ogni discussione non la sola eonsistenza dei soggetti che discutono o la sola signifi,cawa dei termini usati, ma anche la oatid,it ,indiscussa di una parte di ci di cui si discute. se cos non fosse, la discussione non avrebbe princiPio n svolgimento. L'unit del piano su cui i soggetti si (dis)pongono , in concreto, non il piano dei soggetti (qualcosa di comune fra di essi), ma il piano della cosa intorno a c1i i soggetti non possono non convenire : f idea dell'unit delle coSoienze non riguarda solo la coscienza setza anche c1 di cui esse Sono apPunto

rt

3.

Sul,la luwione teoretica del uprofond,o,.

ri'conoscere nella considerazione stessa dell,oggetto (che ne prl-senta immedia-

La ricerca nel senso derla n pura profondit r (profondit senza c estensione propria r perch coestensiva a rtutto,) , come si'.,.isto al n. r, la utotalitA n stessa nel senso trascendentale. Ora, il < tendere r all,r approfondimento r del_ l'oggetto considerato non mettere tale oggetto in coitiessione (pi o meno stretta) con altri oggetti, onde stabilire l'< artro D rispetto al,ogget stesso, ma
tamente l'n esistenza
ragione
essendo
D
del,l' oggetto.
n

come darsi esperienziare) ra neoessia del principio o

La ricerca

Solo dove ( consenso D e ( dissenso ,, in una qualche discussione, fossero atteggiamenti compossibili intorno ad un medesimo oggetto, si afiermerebbe il problematicismo con tutto I'importo di scetticismo che esso pretende di rilevare senza superare (cfr. I, $ S). Ci di cui si ha inewitabilmente a cou.senso r non pu, tuttavia, venire limitato al o fatto ,, perch esso ( necessit ' inerente alla cosa discussa e, come < necessit. , della cosa in rapporto alla discussione, essa non pi semplice < fatto r. La discussione unitaria solo dove l'unit non una meta ideale, ma piuttosto l'ideale immanente, meglio, la presente intelligibilit della discussione a se stessa. fn questo senso possiamo dire che l'unit su cui si conviene detevind,te indipendentemente dalla discussione e questa determinatezza operante nella discussione stessa come sua iltrilseca n intenzionalit , : diciamo che ogni discussione n intenzionalmente , l'indiscutibllit" totale della cosa come attuazione piena della sua indiscutibitit. parzi,ale; diciamo, quindi, che ogni discussione intenzionalmente la propria negazione. qui la dialetticit, del passaggio dal (parziale ) al (totale ), come toglimento di quella limitazione arbl. trariamente operata sul totale e come conseguente restituzione integralc dollO ototalit,. Non , dunque, un passaggio dall'indeterminato aI dctcrrnirroto

( COSClenza ,.

suo o tema ,, la condizione spazio-temporale (essenziarmente, il orgg tr xcr vOv aristotelico) si rivela irrilevante in quanto la stessa nozione di medesimozza domanda che si prescinda da ci che n domanda , ma non n , la meclesi_ mezza i estraneit e successivit pongono un termine in rapporti sempre nuovi c, perci, sempre diversi. Der resto si sa che re varie difficolta di un ( concozione metafisica, per chi ne imposti il problema secondo ' una prospettiva di tipo o scientifico ,, mascherano l'impossilfita di indicare con sufficiente concralezza che cosa resti di n medesimo r nel successivo presentarsi dell,espc-

in qualche modo essenziate (proprio perch in esso la cosa considerabile solo secondo una successioza di esperien ze ra loro complementari del n medesimo r ed i omedesimo, non mai cdato, in esse, ma da esse nimplicato r). ; Nella ricerca che assume invece Ia stessa n medesimezza, delia cosa como

ramente il proprio oggetto (come nelle matematiche), sia che costruisca l,ipotesi di lavoro in ordine a successive esperienze. In essa il o principio ), ove questo venisse configurato, non sarebbc mai < principio della cosa r nella sua medesimezza, ma rapportamento (estrin_ seco) fra cose, rapportamento i'' cui la condizione .p"ii-t"-porare risulta

di sua natura ( estensiva r e connettente, sia che

scienti-flca

r , di

sua natura, estranea

alla

profondita,

r,

essa cos^truisca inte_

'i.nza. n trascendentale

quale essa se stessa con tuile I,e sue mutazoni. r-l temp e lo spazio clclla cosa (rr lrr cosir, affrdata acr essi) sono qui irvileuanti e quind rrorr rrurirro presi in conxirl.r*ziorrc,.rcmmcno per venire escrusi: ra loro irrircvanza , scniplicomcnto, lrr lxrssibilit trlsccndcntale di prenclero in consi<Israziono 11 ,bt;lit, rlolln

ora, nella ricerca di approfondi,rnento (tersenso iidicato sopra, cio cli o) la cosa non considerata nella prospettiva di iche cosa, lxrmanga nel suo succedersi, rna assunta 4n quel,la semptce i,nterezza per la

zo2

ro3

""I'r-l'-ir,t

JDTrffT

cosa ed
necessita,

o fra gli altri oggetti,, l'esperienza nel suo senso trascendentale o di approfondimento puro coglie, conl'oggetto, la presenza del suo nprincipio D quale rdirettrice, immanente del suo costituirsi, vettore di indicazione della consapevolezza di esso. Si pu anche dire che l'approfondimento puro finisca l dove comincia (si veda lavicinanza, che altrove ancor pi troveremo, con l'uandar l dove gi, siamo , di Heidegger), perch esso si attua nella assunzione stessa della cosa e questa (nei limiti suoi) preuia ad ogni considerazione empirica (o o scientifica ,) di essa. 16, n previet, , di questa assunzione anche la sua o innegabilit ,, I'unita della cosa e della sua presenza ; in questi termini si parler, di correlazione fra napprofondimentor e <fondamentor. L'unico approfond,imcnto u totale , della cosa la ricerca d,el suo fond,amento : la ricerca ilel fonilamenl,o innegabile, nello stesso senso in cui l,o la, tendenza all,'apfuofondimcnto od, alla piena consapeaolezza della cosa nella sua m,eilesirnezza (cfr. Su l,'aul,entico, ecc.).

nel senso estensivo, coglie la presenza dell'oggetto rilevandolo

tutt'uno con questa possibilita (innegabile a qualsiasi livello) la di un o prinoipio u della cosa, domandato da essa. Dove l'esperienza,

4. I limiti

d,ella u definibil,it,

r filosof,ca.

) almeno la < definizione , della filosofia come ( tendere ,. Notiamo che il rapporto tra o teoreticit r e r storicit , in filosofia essenzialmente il medesimo di quello tra o definitorio , e n definitivo ,. Il rapporto n tra r filosofia e (sua) storia viene considerato di fatto o come una 'riduzione ' o come un o inserimento ' ; se come riduzione si pone lo storicismo, come insermento si pone, al limite, l'esistenzialismo, dove esso pretenda alle o situazion,. Il rapporto cos inteso perch lo si presenta come distinzione fra n principio , (f.losofia) e ( genesi , (storia), donde il duplice problema della pretesa uerificazione del principio nella genesi efiettiva e della pretesa critca alla genesi in base all'assunzione del principio. Se il rapporto principio-genesi viene approfondito come cooriginariet del principio e della genesi (ozogcr), il duplice problema si dissolve. Ci signifca che il c dopo , rispetto al principio o rispetto alla genesi non ha alcun senso; per questo pensiamo di non poter convenire, in proposito, con quanto afferma il Garin : n Non la storia della filosofia, dopo la filosofia, ma la filosofia dopo la storia della filosof.a ; o, pi esattamente, la storia della filosofia non si verifrca nel principio accertato della
sarebbe " definitiva filosofia, ma nelle sue realizzazioni, ossia nella fecondit, dei suoi contributi alla vita cosciente dell'umanit . . . , genesi e non principio per la costruzione clcl futuro, (E. GanrN, La filosofiacomc sapere storico, Bari, 1959, pag. zgSo),

Oltre a quel u tender ) che la fllosofia, v' un tendere u alla , filosofia ? Cfr. C. Jaseons, Philosophia, 1932, I, pag. 24o: u . . . So che cosa la filosofia, ma poich tendo ad essa, non so ancora la sua definizione,. Per lo Jaspers la filosofia tendere alla n totalit, D e questa intesa estensivamente, in modo tale che la definizione pu essere solo un ( compito , ed un ( problema ,. Viene dunque confuso da Jaspers il momento definitorio con la irraggiungibile < definitivit , ? Se cos fosse, egli dovrebbe, coerentemente, dire che il tendere alla filosofia richiede all'infinito un tendere ad esso, oppure

5. La

ri,cerca necessi,tante

r04

ra5

qL.testomonbaslaall'aconcvelezzadellaf'trosofiaappellarsiallauaita':ilrlireche nvissutar' rVer' significa solo una filosofia, in quanto u', o si pretende' discriminante il enunciare i,n lorrna di esigenza ia necessit di un criterio
( ( vero )), non significa stabilire che cosa sia concreto

schichte der Plrilosophie, t933-36) che quanto <sar. detto in clucstrr illrrrrlrr zione non un principio che possa venire stabilito prima, ma piuttosto i: r;rr:rl

''

6.

Sulla presenza operante tlel'

uevo'

cosa che si pu giustificare solo attraverso lattattazione della nstoli:r ", r,gli parla dell'iter del ( concetto ) come storicit e questo iter appwto :r cllr';rllr.rr. processuale. questo, forse, il signifi.cato delle n anticipazioni r chc sorro lc r Introduzioni , : u Ci che spetta alle parti concrete deve essere in certa tttisrr'lr gi nell'introduzione " (Encycl,oprid,e ecc., g z5; cfr. il capitolo If del prcscrrtc lavoro).

Cfr.B.SprNoze,T-ractd'tusdelmlellectusencend'at'ione(etd'etti'a'qwaopti'tne ,in ueyatm rerutn cognitionem d,irigitur), ed. J. van vrorpN e J'P'N' LaNo'

L'Lja,

L'Aitmowtio ad

rgz43.

la difierenza (e perci la relazione) fra n noto , e u conosciuto u ir fondata sulla n domanda ,, il processo che attua tale differenza si risolve csscnSe zialmente

zioti,.

Il

pensiero

che trova se stesso , ci che possiamo

direlo.iter delle

assrrrr-

lectove+n

(I, r)

contiene una importante indicazione dei

in

domanda socratica n, nel

oT

lv.

caratteridell,indaginedelvero:u'.'(]umveromultapraeclaraatqueutilia esse' haudquae v;itati sincero indagatori non parum e re futura' "o.rtin""t, quamquam dubitamus, te iis privare noluimus ' ' ' del vero ' ; f indagine del vero ' 11 lavoro dcdicato al n sincero ind'agatore ,in<laga,, talea esigere la sinceri,t,:.indagine nsinin rapporto a colui che ( interesse ; ma ' , i intanto quella che aL suo scopo non aggiunge altro com.e unico vero al l'andare ""rr essa p"t"fte en'tend'atio, la osinceritr, gi una to il vero e non Pu ry fine : essa non pu arrestars{Primaldi avere ncero it t!g! se non dal " vero ,ffit-g "tt" se non da essa. Ma, se d,atlryit" e, quindi, che n-n pu.venire che, di fatto' vr sr il desiderio suscitato dalla vrit., come possibile n atro questo muove cosa ' desiderio , il d.esid-erio insincero ? Che "-rggirrrrgt cheintorbidal,indagine,privandoladellasuaintrinsecatendenzaa]vero? ( pra' r' evidente che dire nndagine sincera ) equivale a dire ricerca
'D'

7. Il

passaggio dal, nnoto

al, (conosciuto

corue (restituzione \.

La filosofia si chiarisce corne ommiurn testi,twtio nel dubbio de omni,lttrs rebns, nella consapevolezza di quela r perdita, del vero che l'atteggiamcrrlo conune di fronte alla cosa e che faisa individualit (riduzione della coslr :r ( parte ,) o falsa assolutezza (controriduzione delle < parti > all'Uno-tutto clrr. Ie nega). nOmnium. restitutio, solo dove le cose (la molteplicit.) vcn{liln() (recuperate, da entrambi le riduzioni, la riduzioie unaturalistica, e qut:llir

ricerca prova

of!6st
SCNSO,

, che quanto al vefo non appal ^^ almeno ^r-: sa cro si Definire qualcosa ( vano e futile ' significa che del vero irriessendo qualcosa' che stabilire di che esso r non D ; che cosa ci consente levante al ( vero , che si cerca, ( vano e futile ' ? pir che porsi Il porsi in una sincera indagine significa' insomma' molto di stabilire tra di condiz'ione in porsi : in una situa,zione psicologica uiror"rro1" non entra se quale' il determinato rapporto un il i'ero la nostra indagine ed potrebbe Si , vero. rlel a costituire il vero, tuttavia costitnito o in funzione tuevo d'el' d"essere n't'odo il ' in chi dire. allora, dne la u sincevit' ' d'ell'ind'agirue
( sapere

u monistica r (riduzioni teoreticamente equivalenti e storicamente conrrcsst. fra loro). Lo Strauss nella lettera a Binder del r4 giugno r83r scrive: r llcgcrl ri{ir,rrr, che sia la filosofia che ci mostra tutte le cose come eternamente rcs[irrrr;rlr', r. tutti i contrasti come risolti>. Il concetto di rrestituzione) esscrz.i;rlrrrr.rrlr. connesso con quello di nriflessione ), recupero dell'or,iginario nella sut rxrs(irrrlc presenza, recupero che non nha r strumenti adeguati perch si costilrri:l:r. come f iter di ogni, probl,enca si golo e tale d,a atluqye ,il recufcrrt ,sofo .r,' non si comuerte in un problenoa, singolo. La uriflessione ) doman(l:r t:lrr. l;r ( cosa ) sa tulta presente, anche se non tutta esplicitamente consillrrrtir; rrr, io riduco la cosa ad altro (: se nego quella cosa per afiermarne un'lrllr';r), io opero su quella cosa, la trasformo logicamente, la faccio diversa; la lill.ssiolrr. tron un'operazione sulla cosa, ma la presenza d,ell,a cosa conc l[ u ( orir stessa,, la presenza in cui la cosasiconverte attestandosi: ogni "o1x:r:rziorrr." si cstranea dalla cosa nel momento stesso in cui si pone, la, uriflt:ssiorrc " i', <lircmmo, la ustorr'a, della cosa da momento in cui qucst:r tcr.rnirrt.rli rlr;r

,'

il,Sstlnztone ).

A proposito cli qucsto cliscorso intorno all2, u prescnza , <lt:lln r:o.srr s/r's,rrr, nolirttno che parlaro (i ( l)(rotr:tziono , da partc clclla cosci<tlrza, r lr';rirrlt'rrrlr,rr. grsitrrlogisticamcntc l:l noziorrc fkrsolit:ir <lclla u riflcssirilrc ) (()nlc ( lrtl'tx'ilir:t , (rcr rrlx:r'o r> rcstituziorrr,), lrrizi;rlnrt.rrtc, s 1>rctcntlclr:blrc tli px:rtr:lr:rr,r' l:t ror;;t, tttit l;t cos:r, llrtir rcsistt'tr: rrrrnl irrirluttillilc t:, rlrrirrrli, llr, si rlir:r. (olr;l(,;t , ;rll,r 1r'ttclr';tzirrttt: (r:fr-, M:rn:r'l), nrt l'o1r;r il :r;rprrnlrl : risrrlllrlo <li rtn lr'ttlrrlturt rl,t
lrcttt; l;t tillr':r';iottl
r,l lxrllI ttttttllltt;t Itttttll ttt,,tt1,r.t,rlo

;r:rrlr.rllll;r "r'iflcssioncn: ll()l i'l,r r:ori;r, Prolti;trttr.trlr.,:r r'ivll:tlii Irrlr,trrr,, si ltoti,t'rlt lr,rttlr,'r;l,rlr,lrir (trrr.rrlrr,l;t "rillr.,,rorl, " lln
r;tt;tlrr)i,,t. ot t//'rill,tlII.ttlr.) lr. rii tivr,l,t,nt'rnlr,t.tlrtlr.,, r.r;Ur.t;lo .tlU;tlroi,;t
tr roil||"rtill

r06 $

lil/

iI quale trovato < altro , in quanto, per usare della terminologia marceliana, mi si rivela ( opaco ) ; ma Ia ragione del suo esser(mi) opaco e di limitare la u riflessione , il suo essere ( altro ,. La conclusione della essenziale impossibilit di superare 1'( altro , (di " ridurlo ,) perch n altro , (: necessit di accettare iI suo esser(mi) . altro ,) ci che l'esistenzialismo n crede , di douer drarnrnatizzare. Tn reait, Ia, consapevolezza della n impossibilit , dell'opposto di per se stessa sdr-zurtnatizzante. l quanto si vedrr pir ampiamente a proposito dell'(crrorc, o clella kantiana il'lwsict'ne
la consapevolezza dell'u altro ,

Il

passaggio dall'u insuperato

all'afiermazione della sua n insuperabilit

'

,sta

"diverso.

iI sapere che non l'abbia,. Spesso torna negli scritti heideggcr-irrrri l,u,rrrrlrrl l dove gi siamo ,. Ancora a proposito di Heidegger in Dev Feldueg ci sembra uric rr,l;rr.r, l;r pregnanza teoretica della sua formulazione cle n diverso ,: ( I medcsirrri r::rrrrIr e pendii dei prati accompagnano in ogni stagione il sentiero in un:r vit;ir:rnz:r sernpre cliversa ,: il raccogliere le cose nel sempre identico, le cosc cl(: s,r, sempre diverse nel loro snodarsi storico: pur sempre identiche ncl scrrrlrr.

'ineuitab'ile (cfr. 11. d..V"). Dicendo che la n riflessione r on si ponc accar.o a qualcosa (orizzontalmente), intendiamo dire che essa non si pone come uI mettere in uconnessione , estensiva una cosa conrialtra, intcrrtlia,nro dire appunto che essa quclla nfunzione teoretica clel profondo , di crri si parlava al paragrafo 3 dell'Appenciice ; l'assunzione della cosa nella n riflcssionc , la cos:r nella n sua metlesirnezza o, per la quale medesimczz.r a cosa ( sc stessa ) non in guarto essa ( non " tutte Ie altre cose (ai contrario, essa n:rltra , rispetto alle altre tutte, in quanto ( se stessa ,). E ta consit.lerazionc del modo in cui la ( medesimezza , irnplicata (mai n data ,) che consente cli non porre sul medesimo piano il positivo ed il (suo) negativo : pcr poter clire che la cosa a u altra, rispetto alla cosa b,

8. Sul cayattere

d,ella filosof,a

in conlronto alle scienze.

debbo disporre della identitr (irriduttibile, innegabile) della cosa a con se stessa (riflessione : medesimezza) e della cosa con se stessa. ll rapporto fra" u identit. , ed u alterit. , si chiar'sce con la consider-azione del ' fatto ' che nel darsi stesso d1 a l'eventuale rapporto di a con , deil'identico con

mento previo appartiene ancora all'atteggiamento che le scienze han'. irr comune con il u pensare comune ). La problematicit' nel senso pienamente filosofico ci appare incorrfolrlilrilt. finch si resti nella precisa formulazione che ne d M. Gentile : la lil<>s.f;r. raspiraralsapere ( (sapere) essenzialmettc nsiq.11,11, totale, e per ques re tutto in discussionc ,; (l()v(, l;r valio della revoca
essenziale fra la u t gctenze e la ntotalitL r clr: r:ortrli. ztonala stessa aspirazione delle scienze, ch nnon possibile clarc r.lrgirnrr,rlr

l'altro. Parlando di n riflessione , (la funzione clel profondo) e di u operazione ' (iI mettere in connessione, estelsivamente) si ricalca, essenzialmente, Ia distinzrone fra i due tipi di n pensiero , caratteristici del o fare scienza , : il pensiero che , diremmo, coscienza cui si riferisce ogni (altra) possibile attvit (concetto del concetto, autoconcetto) ed il pensiero che il ( percorrimento , di termini disposti in una qualche serie (ad es. le singole (espe1-ienze,). Questo ultimo il ( pensiero r che consiste nel passare cla un termine ad un altro di una serie di termini disposti in un certo n ordine ,, supponendo un loro
u universo ) come sistema armonico di coordinazioni e di subordinazioni (esempio classico di questo ( pensare-numerare-percorrere , l'ultima {ase del pensiero platonico in cui alla dottrina delle idee viene unita la dottrina pitagorica dei numeri; cfr. J. SroNzor-, Zahl und Geslalt bei Platon u. Aristotele, Leipzig, 1924, pagg. rr9 segg.;NL GnNrnn, La d,otlrina platonica delle idee numevi, Fisa, rg3o, Annali della Scuola Normale Superiore, pagg. 4o segg.). La u riflessione r (nel senso che sopra precisavamo) dunque, essenzialmente, i7 zuriichble'iben di Heidegger ? Cfr. M. I{orrBccr.n, Der Feldaeg, \r. Klostermann, Frankfurt am Main. Zweite Aufgabe, r9s6; trad. di -8. I-arnolr in n, rer6 (n. r) : il verbo zuvchb'eiben allude alla meta del ( pensare , " Teoresi il ritornare al punto di parl'el)a, il ( passo indietro , (Der Schrilt che zuyrioh. . .) ; n essere l dove gi si ,. Il Landolt (citato sopra) nota che qucst. una delle pir "belle r formulazioni del pensiero heideggeriano c cho urro dei suggerimenti pi fecondi presi dall'idealismo ; questa for-mulazionc sa,t'<:lrlrr' allora, secondo il medesimo 4., da mcttere in rclaziolrc ()on (n('ssuo rrrr;rri-

d.ubitaliua) appunto lir tlivt,r.:rit;.r.

, alla tot t.r: r i, 1,1..;. ), esse[do it:l,t,;r t)t,tr pu: r) esaurire a totalit; z) negare la totalit, in base all,incs;rrrr.ilrilir., il che significa che la "totalit,, pu venire naferrnata, soo arl ntr littr.ll,t ,t enze : Ia u totalitr , : ttl/,,rtrt,tl,tl,. s( la possono megaya.,l ,;t. rorr:r;rlr. t parte delle scicnzc r) gii. l,;rllr.r
( aspirano " llosofia
il

tutlo, se non vi un tutto di cui si chieda ragio'e,. La revoca irr rrisr:.rr " sione, non esclusiva della filosofia, ma esclusiva della filosoJrr lrr rr.vrrr;r " totale r, perch c lir u lol;r lit , non " data ,, lt: sr.ir,rz.

(]uando N{. C}entile dice chc il sapere essenzialmentc nsrlPcr.t: tol;rlr,,, rl iscc, cvidcntcmcntc, ;L sir,pcr-c la r totalit ), sal)c.rc chc rurn i: l,u irr:;rr.rrrr. rli lrrtl.c lc c<tsc saltrrtc " ( slr;rcr<l iir continuitir, linca,rc <t<l rrlivoclr r,orr 1,.
r.i[r'r

ro8

l)

rTf''rr]Tgqqp

orl

..(rl/,

,",

, (.o,u

tiaela a se stessa l'indubitabi,le (l'improblemalizzabile) proprio meltenilo in discussione tutto (problewaticit, pura) ed. in questo senso s'i pu d,ire, appwmto con M. Gentile, che iI, udomandare tutto, <tutto r (: sol,o) udotnanilate,. Non che la filosofia (a" diff.erenza delle scienze) possa mettere in discussione se stessa, ma la frIosofia si rivela a se stessa filosof'a (pura problematicit,) ne77a necesst di rnetlere o tutto r in dscussione, necessit che 2 I'impossibilit, di mettere in discussione questo suo essenziale n compito ,. Le singole scienze mettono in discussione ( tutto ' entro i limiti che le fanno n singole r scienze ; la filosofia trova se stessa al < limite ) stesso del mettere in discussione (limite che non pu venire negato senza contraddizione). Mentre Ia negazione del n limite o (negazione del n filosofare ,) contraddittoria, essendo impossibile ( negare r illimitatamente (il limite mi risulterebbe ancora in forma di ( negazione r), l'affermazione del limite non contraddittoria (perch essa non un atto che osupera, il timite). Chiariamo questo importantissimo punto : anche I'affermazione del n limite " (affermazione della u totalit r) sarebbe contraddittoria, come contraddittoria la pretesa sua negazione, qualora si dovesse afiermare 1l limite nello slesso senso in cui le singole scienze affermano (almeno implicitamente) i loro rispettivi limiti : afiermare , infatti, g:i ! superare r la cosa afrerrnata ed o afiermare ) il limite sarebbe anche u superarlo r e, perci, riprodurlo all'infinito ; se la fllosofia ( affermasse r il limite in questo senso avrebbe ragione U. Spirito, ed avrebbe ragione it forza della ragione che G. A. Fichte aveva sul concetto"

fr- I I

:r{ :

ticit,'

kantiano di u limite ,. La filosofia, chiarita in problematicit improbTematizzable, non afierma la n totalit , mettendolesi n di fronte , (iI che sarebbe appunto contraddire alla "totalit,), ma tuttavia afterrna la "totalit, e l'afferma comz innegabile: il n tentativo > di negare la n totalit r che 'restituisce ' la totalit rivelando, quella ( negazione ) come mero ' tentativo '. questo che diciamo la ' dialetessenziale al filosofare, dialetticit per la quale il 'negativo' non essenziale alla nposizione, del vero, ma condizione aL suo rileuantento, dove tutto sia messo in discussione (e quindi 'ipotetizzato ' come non-vero).

e del n trascendcn_ tale , non ci sembra o raggiunta o mantenrta. proprio propo"ito i" ,opporti fra r filosofia e ( scienze , in ordine ar problema " ' sa la firsofia
ye

di questo argomenf i che si usa quando si dice che l,( iclea , ds112 6ssa cosa ,, 7t ntheoyein ***i-;;*;r"";;;,'r.'"ffiJ;:: ''oni non pu a ,, del non si rt propri"*"ntffi "entre ravrrrcrus'Le' uurr' :ii"o.r""tto cetto, Atl agevole rilevare la inc,,r^^:^__^ insuf,frcienza teoretica di altre formurazioni dera o prortem'ticita ,,- fitorofi"a, nelle quali l'u*il fra le affermazioni del n problematiz zate
non uuna
una sc,enza.)

il n terzo uomo ) ; correttamente terzo uomo all'infinito,).

come ( ipostatizzazione, significherebb blema della cononia (fra n Socrate , e

si

in

Revue Internationalo tema r La lllrilo-

sia una scienzn,

rileva: r) cho ln

rch ha un suo

di l'afie ffi-"-ti"it por.,


La
nozione
cosa sola con

dunque, a nostro awiso, una ed , perci, essenziale alla n prole e come ci sembra costituisca la retico consiste nel assolutamente fonpresupposto' (cfr.

schauungen arbitrarie); 4) ch.e essar crenze perch coscenza tyascend,cnlala

,,*:*'"-""T.lt::

M. GnNrrre, Filosof,a e [Jmanesin+o, Brescia 1948). proprio I'esclusione sione si fonda, del presqpposto a muovere la , in filoTF appunto idi.letti".mente, come presente lavoro E in- base a ci che possia parliamo di n trascendentale , e di livello trascendentale in cui il filosofare si

cisazioni come risurta possibile utr" :1""'l:" clelle scienze solo nproblematica > in nlinea i t.tto, ? nDove le scienzc sono viva ricerca dice , Gtzzo ra sintesi, l'unificazione, r,elaborazionc sistornatica dei risultati, pur non negate rnai, in r,inea d,i d,i.riro, sono d,i farb gLto"t<late con diffrdenza e rinviate. r-a iicerca tenuta aperta a tutte le possibirit. ,.r (lbid.

t"",.ff

:#"11*::r:ff ';''.i;

II discorso del prof. Gtzzo intorno arle scienze particolari cd al loro tutto o: I
d,iritto, la questione lxrrc r/i

corsivo nostro).

cor_

ccrca d ;xrtr,\ rnai vcnirc giustifcilto rrrr rlrrtlclto u.rosto tli cssa corrro cltrboroziono rll 'sirrlasi' o tli sisttrnrazioni rrnitrrriir.

intuitivamente cogrg l!im!qg. iato ,).

Buesto tentatiuo circolare la situazione impreteribile della problcmatir:it

rro

III

.g. Su udiuersi r conaetti del filosot'are.


Se la posizione heideggeriana del Das Nicht ni,chtet ( ambigua ,, da questa ambiguit non si esce in forza dei termini heideggeriani. Ifusserl richiamava .al7a Lebensaelt (I'"originario r cor! mondo della vita, il qvissuto,, I'antepredicativo o precategoriale). Questo richiamo corrisponde all'esigenza del ,concreto, concreto che si deve ritrovare dopo che una fiIosofia 'naturalisticamente' impostata ha preteso di risolvere ' astrattamente' i problemi emer-

j:l#'*;ella
qu-esta 'idea

sua immed.iatezza e l'universale in cui si attua Ia sua pien*

L'idea della filosofia come ( organic sua, un grave problema e non solo t

sofia

in

(<

ideale

atto clre tende alla

,, progetto, s real

.genti dalla vita.

vita D non sia un cercare le origini del problema senza poterlo risolvere. Infatti, se il problema autentico, non basta scoprirne I'autenticita per dirlo risolto ; se il problema , invece, solo apparenfa, lo stesso ritorno alla sua origine presenta un altro problema
se questo ( andare alla

da chiedersi ora

come 'possibile

,).
e

ma sempre urgente ed inattuabile con la sola scoperta dell'autenticit ; nel caso della inautenticitr,, la negazione del problema presenta l'urgenza della sua spiegazione, riproponendo lo stesso problema in forma negativa. Il problema in forma negativa consiste nella domanda intorno alla ragione .della irrazionalit del problema : l'assunzione del problema entro uua parentesi > (o ipotesi) che pone il problema nella situazione logica di tn soggetto il cui preteso predicato debba venire negato. Ci signif,ca che la 'pretesa' almeno non pu venire negata e quindi che tutto il problema si ripropone in forma positiva almeno per l'nessere, clella Pyetesa. Perch, insomma, si pongono ( problemi falsi , ? Perch il non-essere si presenta (fenomeno, in senso negativo) nell'esperienza, quando l'esperienza ha senso solo per l'( essere ) di cui umanifestazione (fenomeno in senso positivo) ? L'and,are all,e cose slessa (alle cose come esse sono) ha il significato di un ( programma r o di una regola metodologica, ma non basta come giustificazione del fatto che alle .cose si debba andare, perch esse non sono come si danno. proprio questo ( andare r che segna il passaggio, il processo conoscitivo vero e proprio, a radi-

(questa volta irriducibile), perch scoprire che esso ofalso ) non basta a spiegare perch si diano problemi falsi. Nel caso dell'autenticit del problema, la soluzione rimandata (sospesa),

;:J*::"'#,T:T*:,1"T".,LJ#
;tlffTi".n

Ma, se l,atto che n tendere , ad

ffi;,':3tr;Ti?
o, o defi-

Sarebbe opportuno riesaminate tutti i termini in questione : n idea D, c reare ,, attuazione D' ( processo r, n conclusiviia ,, . aefnizione

il problema al di qu, dell'o essere ) con la necessita che ci si trovi invece, immediatamente, nell'essere. Dal non-essere, infatti, all'essere non si d o passaggio > e, perci, l'( andare , alle cose come esse sono (nel senso di andare al loro n essere ,) suppone gi. che ci si trovi dove si deve andare. Questo o trovarsi l dove si deve andare , , come si vede, la medesima cosa dell'o andare l dove gi, siamo ), ma esso si pone con un chiaro senso solo a proposito del discorso nmetafisico, che , si visto ($ 8), la ncircolarit, dellarestituzione dialettica : fuori di questa n circolarit ), esso ha carattere di < circolo vizioso ,, perch pretende di "partire ) senza che sia ( vero ) il punto di partenza (infatti, (vero, quel mondo di cose al quale si odeve andare). Cosa significa, allora, ' s andare al mondo della vita , ? una ' rinuncia ' al fiIosofare come momento ,surrettizio di un processo biologico e, perci, ( concreto , ? Ma quale ( concretezza , pu venire assicurata alla n vita ), senza che si pensi ad essa in termini a universali , ? Quale signiflcato pu avere lo stesso ( movimento ) verso la vita, dove si neghi validita (autenticit) a quanto si pone come ( estraneo r alla ' immediatezza' pretesa a fondamento ? Che cosa , insomma, med,iaziono
care

astratto
iero).

to solo a patto di non esserlo. e parlare di una < concretezza r dol-

esistenzialismo

(cfr. Sull,,aal.). Non rosta,

la

concretezza fonsede di polosiero negato

,contrapposi-

IT2

II3

ro. Sulla ' assunzioru'

del,l'a dial,etticil.

Ci sembra sigrrificativo che Aristotele chiami Zenone d'Elea eger{g tfl6 rcrl,exruxfg (presso Droc. Leonr., Vit. Avist., g, 5, 2il a causa della stta discuss'ione delTe difficolt comprese rl'elle noz'ioni di movimento e di molteplicit. Qui la o dialetticita , non pu venire considerata in senso 'deteriore ', perch le difEcolt, suddette sono appunto ci che necessario prendere in esame (cfr. Anrst., Met.,B,gg5 a,25-35: la necessitdi esaminare le aporie). L'opposizione aristotelica del sillogismo d,ialel,l,ico al sillogismo dpodittico (in p.o6ibili, cr. T o pi ci, ua'" at'iiiGEllh-o

I, r,

roo a | rcrl,extrxE e oulll,oyr,opg

@-to

A*ff

vltov oul,l,oyr,opg)

non

,, l'indi-ortr"bif $il@jp4113 virtrl dei quali si " dimostra,: Ered,uctio ad, absuvd,urdella pretesa c}re tutt' gli?Gimffiiidnimostrabili' cheEfiFfffi- Met., B, sg7 a, z-r 5 ; Arinecessarramente,1lg stotele dice, infatti, Qbd,,. 8-9) di Anal. Post.,l, ro, qualcosa, 'intorno a qualcosa, d,i e(cose)achevisia 7oz)equestaaffermazione( dimostrazione ,) " mentando il passo r) che c' una lerza yia IICgdL-ni, com:

tico della dialettica,

6fie

in indicata neflib. IV, per cu,i presupporrebbe ancora altri

a gui due punti

: quella i (il che


ma solo

raccomandati al senso comune col rnosfuare le conseguenze assurde a cui conduce la loro negaz\one; 2) A. qui non distingue tra i princip propri e quelli Aristotel,e, .a Metafisica, traduzi:one e note, Bari, coffiTffian;Nr, 9598, pag. 79; i corsivi del n. r sono nostri). Ma ci chiediamo che cosa voglia dire appunto il n mostrare , l'assurdo che il Carlini ritiene una ( terza

, appunto per acostruzione, ed oipotesi),l'(opposto, dell'altro). n semplicemente l.tr"r. la contraddizione (la reiluctio ail absurdum) semp. Mostrare . ,l L n contraddirsi , ed contraddice .. rt .^ I z ,' , -t | limoossibilitfa"ii;; - - dizione limoossibilitfaii;; tt 'a 144 I ::r: ---^ - +^--^ via --:^ r fra la definizione e la -\:::rr-:--^\. ^: r-^r!^ -^- si tratta di una qterza -^-^:! non -" "ffiddiriooe) ; perci t; W per definizione oostruite dove il ( coma rn ilimostrare di dimostrazione, t St I i1x M

noffipu umostrare, che qualcosa non o, (sarebbe mostrare il niente), di assurdo (( costruire , il contraddittorio, bensl na diifostrarione, di termini , dei quali uno usand
o

la tv LtIt
1;* t:
hloL-l

oi?+r | ) S .

l-

a,

lr
r, cne mad.o u o (ne parlo,

la

4t.^hAl&ffi^++^^L^.^n^i++^;^.^t^.a-^}'aa,'actn.nlrJr," ne

larne' aostruire ci di cui parlo. Questo ocostruire, , owiamente,l'opporra


TI4

"G#ii.ito

parrv

**ittorio

solo perch questo

'par-

II5

Ci chiediamo qui : storicamente esatto dire che Hegel presuppone la nonrelazione dove egli afferma che la concretezza solo la relazione (razionalit,realt")
?

L'afermazone di quell'esclusione non la stessa ( esclusione questa non ( vera ) solo se v'n r ci che si esclude ?

r in atto

rr.

Breue discorso sull'Kerrore r.

caso, dovrebbe fungere da uno dei termini in questione) pura negativit. (il ( non ) considerato fuori relazione puro niente), ch ogni positivit. , gli " deriva proprio da ci che esso nega, cio gli deriverebbe dall'altro termine nel quale, owiamente, si risolverebbe. Propriamente, la relazione stessa fra il n non , e la ( cosa " (negata), negando valore alla negazione come essere, negherebbe se stessa. Pir che di n relazionalit. , si dovrebbe allora parlare di n relativit ,, ma nel senso della dipendenza o derivazione totale di un termine da un altro (e resterebbe pur sempre la diffrcolt di concepire la derivazione della negazione dell'essere, il quale n ,, tutto posizione). Si potrebbe allora dire che l'errore l,i,rnite del concetLo (cr. Fenornenologia d,e/,I,o Spirilo, Prefazione, ItI, [38]), pi che concetto d,el, li.mite : esso si oppone, come negazione, alla possibitit di u concepire , e si costituisce nell'atto stesso dell'espertenza nella i,tnpossibilit di eri,gere I'esperienza in assoluto, a causa della presenza in essa dell'essenz,ialntente yelatiao. L'errore, si dice, u ateoretico ,, ma proprio nel senso che di esso non si pu avere (concettor, cio, ovisione); l'(essenza, (se cos si pu dirc) dell'errore il limite stesso dell'essenza, nel senso che l'afiermazione di qualcosa non pu essere, nel contempo, f identit fra n questo , e I'n altlo , (clrort: appunto identit. pretesa). L'impossibilit di idcntiflcarc I'irlcrrlit;o t:r,rr il

(il n non ) cornc opposozione all'( essere ,,, opposizione impossibile che rende, appunto, ( errorc ,l'affermazione di qualcosa che ( non ,. L'( errore , non , infatti, pensabile come un ' termine ' di consapevolezza, quasi ( ente , che si opponga all'essere (e che sia appunto ( errore , in quanto opposizione all'esscre) : I'ente che si opponga all'essere si oppone in realt a se stesso (non si oppone afiatto), semplicemente non ( ), ovvero contraddittorio. Diciamo che l'uerrore ) come tale il nnon-essere ' e, perci, la formulazione dell'errore u deve , evitare l'uso dell'n errore ) come di un qualche cosa ((ente,) : l'(errore, non un ente, ma |itnite dell'ente (solo cos, la non-verit non assurge a n verit della non verit ) (come accade per l'Attualismo) e che, essendo uconcetto , dell'etrore , in ullima analisi, errore impossibile. Diciamo che non si d. u concetto , dell'errore, perch l'errore si presenta, in una analisi delle sue condizioni di intelligibilit, come yelazione e, nel medesimo tempo, cotte esclus,ione di qual,siasi relaz'ione. Infatti, il non-essere, il non-vero non pu porsi in assoluto: esso sempre riferito a qualcosa, esso sempre n relativo u e domanda perci l'( altro > dall'errore ; d'altra parte, la relazione domanda che i suoi r termini , suss,istano, ma il r non , (che, in questo
I'errore l'opposizione

La n domanda r intorno all'errore (che cosa < , l'errore ?) , al livello clell'(essere, indicato dalla domanda, gi (o ancora) Ltn e//ore: l'(essere, del-

rettamente, e con quarsiasx concetto che 'abbia s'i distingwa da ogmi artvo al limite, l'esperienza nella sua struttura problematica, concetto: lxrir:lri, non lxrssirrirt. chiedersi su che cosa esso 'si fondi': deta constatazione come t:rrc rr,rr i, possib'e chiedersi che c sa s?4 se non usando deta constatazione stcss;r,. .r .;r domanda intorno all,,
esso ,

supponc irvt:t:r,r:rrr. si dia nconcetto r cret'errore, dove ar contrario, come s' visto, l,elrorc <rlrr,, non a suo contenuto, ma cr:r,t. irrrri. 'n un concetto particoare che

moltepricit), ,cnr srr)rn)rr Ia distinzione fra l,essere-ecl. il niente (perch (Ia nnisnls> in<L.s[irrziorrr.o il limite alla possibilit di clistinguere e, ie.ciO, di ndefinire,,). La ricerca di una qualche giustificJzione clell'rrore

non-identico suppone ra clistinzione fra identici

l,errore u,; la verit or,prrO ,. .,*r,.,,, , L'incerto vagare derl'errore (la tirdr4 qo,vto,ocr, in Drnrs, FVS, pu,vrttr.tr.irr,,:, z8' A, r, 13) quale negazione delra verit ripropone ra questi.r*: rrr.r;r rrealt della negazione, atteso il fatto che .errore veare, Jreotr,, r;r rrr.;,rr ' ztote nom lo pw ,"trr: su che cosa si t'ond,a ,,err, re quale ,r"g,rri,,,,,. ,t,.1 i'( essere , (negazione dell innegabile) ? L'errore qui formulato ar rimite (essere a negazione det,esserc), rrt:t:r r;rr.r struttura radicale, ma il.problema si apre perch: r) l,errore ""riri, , (i, rrr.ll;r esperienza); z) I'errore pensab'e rolo non-essere (e, pcrci, ,(),
f,t.1
-r-

se stesso coyne non necessanio:

";."n".'""1?:l;J* J;r "Tfi ,1,i.11,,,,,, Questo discorso ci mette davanti at'oiportunit. di riesaminare ciir t:rrr. si <intende, quando si dice che una.lrtass".rione un (errore,,;rcrrlri. da questo dipende, al rivello crell'uso fenomenorogico dell'errore, la determinazione del rapporto fra nerrore derla consapcv.rt,zz;r ) e suo <coglimcl(o " Errore, ' Ervov ', indica poeticamie un certo vagar:e, uno suiarii <lcl 1x.rrsiero e si presenta come (concetto negativo, (che, propriamente, il u111.1i;1,tivo , del concetto, e non ( un r 6611ss11.) se si p"r,i. it s-uo ,ignip,,,,,,t,, ;. quello di (via ) da battere come (vera ): "t " ta vi (segnata,, se iosso <lir,r. che sto usviando ra via conosciuta almeno esistente net. ': ste"si c()rsirr)(,voTezza dell'errore (erranclo, sapendo di errare, so armeno che c, la lxrssirri lit di non errare; dove il nr.p", cli errare ) non una (premessa,, n:l sr.nr plice nsituazione in cui. . . ,). L',errore, ndicando im se sesso ta possibitit der suo opposro, si u/t.vtrtt

v ore

z z

i un

Ll,?::

:;'J:?

propnamente ( essere D).

chiediamo quae tipo di realt sia quelra indicata cralra ,irrrr.g;rrririr,, tlcll'errore'

rn altre parole, si pu d.." inc<irrtr-;rrlrlilrrr.i;r. rlr.l t:ontraddittorio ? Aiia risposta positiva (che "rnp"volezza sembrerebbc ovvi;r,
z'itt|t' rr ( pcnsjero ) c(r ( (ss('11: ), JXrcrr i,." t>rezztt ,f>rtnrr|rtrn, :;t.rr:lrlxr) l'inlxtssillilitir, rli rlirr.,,l,,, l,,,ss<,r., ",rr.,rn1r"ar t:rl il
r)r('J)rr() pr:r-ch ass:r
('

ci

"o-"

r,ra),

1r:r<lizionale preiclealistica) sr t:r.rlrnctte

qucstione lonclarncntrrl<r rk,ll;r rli:;lrrr

t:.rrr..r;rrr.r;r

rr6

sr,tttlrlir;r,ttrr.rrlr. lol 1r.ttr,ilto, I)ici;rrttrr r rrc si rr ( r on rrtfi" r'rr1r(. " r;1r9 rtr.r;r 11.(rr,r/.r,rrrr. "rr'r'\'r rt tr't ttr.tllrrrlrr.i.r,,,rltt,,i,,lt,, rltrt,,,lrr,,,r,rllr,lttr.r rrlll.rrrorr,(r,rritllctr.,r.lrtlllrr,,, rottltll,rl',uo. rlt,tlr.lllr:o rlr,ll,r ,,,r1,!,r1,,,\,rlr,ii.r rl,,ll.r.rr,,l,,) i'r' f'r rlorr. i. ,,,r1,1r.ur.1/,t rlr r, rrl.r, , ,,,r r rlllrrrrlrrlr. I,rrl,, lr,t tt,l,tt tt,nt

s:rr.rrrrr.ir r;r:r, (rrrrir., rrr;r rt,lrrr:) trar;x,rrsit,r.. (ri (rr;lr(.r;;r rx)i(rri' ir ;r.rr:;i.r. i., r:rrrir,;rrrrr.nrr,, r,r,ssr.rr.; ir 1r,rrsir,r, rr.r rr,rr lr.r;r'rr. s:trclrlrc

;x,tr.r() i.i()lo,'r,

(:trt.

o():i;t r;()lir,

r'1. u rr,rr

':

tl,

(clalla verit,) ch l'opposto dell'errore in o concreto r. Dire che una cosa e impossibile senza :ur''altra significa, inatti, dire che un termine u dato , in relaziome con altro termine e che questa relazione (che viene negata, in questo caso, perch il vero tale non solo in quanto il vero negato ed una relazione con ci che non n!, impossibile) condiziona I'nessere) stesso dell'errore, l'astrazi,one che lo nfa essere , colne veto (il veramente 'erroneo'), cfr' Pr'at', Soph., z8o, A', z6l. Propriamente, natura dell'errore Ia negazione:la negazione, infatti, :utllizzata, per cos dire, d,allo stesso evvove (negazione dell'essere) ed ,im oyd,ime all'eyyore (che viene riconosciuto solo in quanto si nega ci che esso afierma): I'errore negazione negata. Dove la negazione negata che l'errore non si confonde con la negazione :regata che la veritr., poich la verit non si converte nel suo opposto (il riconoscimento dell'errore l'aferrnaziome del veto, mentre il riconoscimento del vero o eerrnazione dell'errore), cfr. Torrlr. A9., Swmn+a Theol', I, Solo a questa condizione l'errore riconoscibile (il riconoscimento dell'errore non contraddittorio), poich non possibile essere in relazione con ci che non , mentre non possibile negare qualcosa senza trovarsi in relazione con essa. se l,errore u apparenza , di essere, esso deve trovarsi, per, in relazione con l,essere e si avrebbe allora una relazione fra ci che e ci che non , relazione owiamente impossibile ; alla contraddizione si ovvia solo rid.ucendo l,napparetza, di verit alla opossibilit, della negazione e, quindi, la possibilit, di ,errare' che tutta la 'ratio' dell',errore : l',errore non inevitabile, proprio perch esso , essenzialmente, n possibilit, r, possibilit di compiere negazioni. Resta cos definita l'equazione fra u astratto ) e non-vero. Per 77 recwpero della possibrlit, della negazione, cfr. Met-, 1,3, 5, roo5 ;

lore, dialetticamente assunti quali valori opposti in base a71a comwne, mr ron nintenzionale, perch non nanalogica r, non <trascendentale r, posizionc rlt'l
cogliere. La negazione (superamento) dell'errore non l coglimento, ma zrl coglir mento : interna, non identica ad esso (interno come ( richiesto ), ( conilcsso D : I'inlrinsecit, che mom i,dentiti, la strwttwra dell'intemziomale. vero che, in quanto pensiero pensante, il pensiero setnpre vero, m:r t\ anche vero che iI non vero ed il vero si possono cogliere (nella stessa affcrmazione del ( sempre vs16 ,) solo se non sono oma'i la stessa cosa. Integrando, in certo senso, G. Gentile con Husserl possiamo dire cht: il

9.

17,

a.

4).

4, r, roo6 a: 5, r, roog a,. La npossibilit, non qui un n+odo d"essere, ma un comportamento, una .esperienza in atto rivolta ad atteggiamenti possibili, cio ad atteggiamenti
u

riconoscimento della possibilit concreta dell'errore (possibilit implicita nt:ll'affermazione gentiliana deil'atto come ' sempre concreto' e quindi seml)r'() vero e del atto come 'sernpre astratto' e, perci, sempre non vero) rcso possibile dal.'epoch fra l'atto del pensare e ci che pensato (si pu, ina,l.l i, mettere 'tra parentesi' ogni pensato senza che si metta tra parentesi il lxrrrsare stesso. Questa distinzione (che nell'epoch si rivela) soltanto consente di parlrtrc autenticamente di 'errore ' e, perci, di ' dubbio', come necessit che il norressere venga riconosciuto e negato, Se pemsare I'errore osse megare I'errort:, non si potrebbe propriamente dire di ( riconoscere , l'errore ; ma se pensr( fosse n identifcare , a pensiero, come per G. Gentile, si dovrebbe equivalcrntemente : r) negare I'errore nella sua identificazione col pensiero e z) negar-c il valore di questa negazione, perch propriamente vi sarebbe solo n affernlrzione, che u, il pensiero nel suo essere (sempre veror. In altre parok:, il pensiero del,|'rnpensabile sarebbe impossibile qualora avesse bisogno di <:onvertire l'impensabile in pensabile (ed questo appunto il nrisultato, itlcalistico). In realt, l'idealismo, come monismo appunto, essenzialmente b'isogrxt di qualcosa da negare, per cui ci deve essere qualcosa che va negato, ma ir,llrr:r

n
d

e
n

: il

postrrllr,lr

divers r da un dato atteggiamento.

. l'impossibilit

Diciamo, insomma, che l'errore t .oyov, l'rrazionale ed di convertirsi in l"'yoE.


d'el' d'sualore'

il

suo l'yoE

mecliazittttr' ", ma come conseguenza della pregiudiziale delf insignificanza teoretica rlcll'os;,r'rietza per la quale il concreto visto solo come n atto di esperire ,. Possiamo dire che la dialettica fra atlo e lalto si muove fra duc as1 r';rlli, parin+ent'i non veri, in quanto il vero bisognoso di entrambi (ancltc l':rl1,r i'

r.2. Sul cogl,in+ento


,d.isvalore,

si darebbe identit fra valore e disvalore (e, contraddittoriamente, impossibilit di quel coglimento). Pertanto essenziale al coglimento del valore : r) che il disvalore sia ; z) che il coglimento di esso non sia tutt'uno
con

I1 n valore r non

il

suo coglimento, perch se si d anche coglimento del

costretto, per non negarsi convertendosi in nfatto,, a trascendcrc il l;rllo r' perci a domandare che il < fatto n ci sia). cluesta risorgente necessit dell'atto, che 1o fa sempre b'isognox> rlt:l l;rllrr (i pensato) per non convertirsi in esso, che denuncia la raclica,lo (lislilr.;it'in't' rlrrirrrli la r-adicalc coyyelazione (non pi dialettica) fra atto e firtto, lrt 1x:ttri;rttlt: tr 1r<rnsrr,to (mir una corrcllrzionc in senso non dialettico lrrrrlrrio l'irt1r'rtzion;r

Si rivela qui tutta la situazione logica che stata storicamente denominata ,dell'nintenzionalit,: il coglimento dell'essere (valore) dell'ente domanda: r) che esso non sia 'fondazione' (posizione, creaziote, causazione) dell'esserc; z) dne la causazione dell'ente sia. essenzialmente distinta da quell'ente' Si vede allora che la posizione idealistica si chiarisce dialetticamentc cornt: esclusione (almeno implicita nell'obtio) della n situazione intcnziorr:rlc ,. La posizione idealistica , propriamente, idcntificazionc Ir'4, vitlolt: tr tlisv:t,-

il

valore.

lil).

('nzir r (t . { irN t tr,r,:, ,\sltrtr.rr tli l,\:ir rr, I I t'tl , l;lri, 1r;tg. ro 1), por,r,i;rttr,, Ir,'rr ,lrrt llr' I'irlr::rli:irtro i' l)r('i,('nz;r (:r;;,rltrlit,t:tl;t) tli o11rti ;rllt;r fil(rii()lrir lrrr, :rtlrtlr'. 1,rr,;rt io r orttr' ;l;ll,rlttl r/.r,;r/rttnt' rllll'r'r:1x't r('rzir, o rurrtilrzioilr' rlli r rtt:tl llr
li(

Sr. u []rrrr, conoso(rz:r lrrlsir prolrr i;rrtrcrtc rron c'. l,a cot-t<ll;<:crtz;,, sc i: r'ottoii('r,rl:t, irr r;ulnrto oorosr(:nz;r : vr:r;r , sr: i: flls;r,, itt r;rrtnttl i: l:tls;r ttrttt ir totto

,llll.r r',ln r r( lrz;t r'ttltrt l'\r r,rrlttlo I'o,.r,ilni)rlitr', ti;t'IrIttrrrlo, r lrr, l'r'ultr rrrn ir lrUo lr('r,,.ur' " untt.tttr'ttlr'!
I lt)

rr8

I
atla verit stessa (alla conoscenza, all',affermazione), perch I'errore n astrazione , e la verit non pu essere ( astratta , (sarebbe astratta dal non vero, sarebbe non verit). La considerazione dell'errote in quento tale domanda la riduzione dell'( errore , ai singoli casi, radicantisi nell'empirico e nel temporale ; ma non possibile una considerazione efiettiva ed esclusiva dei singoli errori, nello stesso senso in cui non possibile una scienza dell'individuale. La situazione che indica 7l caso del,l'ervore siprecisa cos secondo una doplice direzione : r) da una parte, non possibile concepire I'errove 'ndiaiduale;2\ da7l'altra non possibile concepire l'errore m quanlo tale; nl.a questa duplice esclusione vale a stabilire; 3) non possibile afiertmare che l'ert'ove nom ui sia.
che si viene a delineare dialetticamente fra " nlezzo r e rfine ,). liinr:lri' I'o|igetto non upenetrato ) nel suo stesso essere, latendenza non l)ni) (lir:;i " rrrl disfatta ); non appena l'oggetto sia penetrato pienamente, cessantlo rli t,:,:;,,r' propriamente oggetto (objeclwm), cessa di essere ( intenzionabile r. J,'irrllrrzr. namento rivelerebbe questo paraclossale esito di cessare di essere ncl rrrorrrlrrl,r in cui esso piena"mente in atto. L'"interesse, il nesso fra il soggctto irrlcrrzionante ed i1 suo r tena r. La distinzione fra o tema ) ed ( oggetto , (clrt, I lur; serl escogita dicendo che uil tema specifico, Iaddove l'oggetto solo gcrrt'ri,,,, " (op. ci,t., $ zr), non serve a dirimere il problema, perch 7a tetmali::o:iutr,r'

La negaz'ione dell'errore nom put\ coms'isleve mell'a{Jertnaziome che I'ev't'ove mon es|ste (che ututto aevo,, Atlualisnt'o), nt'a nella risoluzi.one dell'errore 'in leymini. relati,ui, che u ind'ichino , la s|iegazione concveta. 13. Swlla
negaz'ione.

ha propriamente luogo nella considerazone precisiva dell'oggetto c, 1x,rr:iir, se i1 utema, l'assunzone di possibili intenzionati, l'noggetto, ci entrrr lrri
quell'assunzione awiene.

A proposito di analisi fenomenologica della negazione onde stabilirre la consistenza nell'esperienza, cfr. llussnnr, Erfahrwng und Urte'il, a cura d I-. LeNcnnBe, Pr-aga, tg3g @" ed., Amburgo r94B) ;trad. di tr. Cosr,t, Milano 1960 I1 discorso husserliano stil'origine della negazione una d,escviziome, non una giustifi.cazione dell'errore come ( fenomeno , ; tuttavia essa presenta un notewole interesse proprio perch non pregiudicata dalla u negazione ' ,dialetticistica dell'errore nel suo empirico presentarsi e qui l'uorigine, origine della n apparizione , del negativo nella negazione effettiva, non, viceversa, la negativit come condizione alla effettiva negazione. L'origine della negazione messa in connessione con 1'ui1f61s55e r (o2. c'it., S 20) . Si parla di w intevess, che sarebbe sorto con il volgersi dell'io all'oggetto. Ci sembra, per di dover precisare che il n volgersi , in virtr delf interesse e che non si vede come possa, essenzialmente, porsi a fondarnento dell'interesse. L'interesse ( rapportarsi a. . . , e, quindi, strutturalmente, rapporto di molti a,Il'uno, all'uno al quale quei molti non sono n indiflerenti ,. Se esso un ( momento della tendenza , tre , per, momento originante ed teoreticopratico in quanto apprezzativo della cosa intesa come n valore ,. Anche nel caso che la cosa fosse stimata come (disvalore , (teoreticamente, il falso), l'interesse ancora teoretico-pratico, perch qualcosa appare come ( disvalore , solo apparendo almeno come pretesa al valore e, quindi, in una certa connessione, almeno frttizta, con il valore.

Ora, nella ( penetrazione , dell'oggetto implicita la ternatizzaziottt, r,l oggetto e tema stanno di fronte all'intenzione, sul medesimo piano. J,a sor/ disfa.zi.one allora una domanda, la cui struttura precisamente I'inadrgtrtr tezza: essa solo posta al limite come termine in funzione del quale si lrrr il processo intenzionante, mai pienamente attuato di fatto. trI progressiva tendeve , cos, r1 progressivo sod,dist'are la tendenzzr. (lspt'l tazione, domanda), perci udeterminazione ulteriore dell'oggetto, ;in nn,r

parola, noi diremmo, l'esperienza. NeI corso dell'intenzionamento (o processo dell'esperienza) si ptt:st'rrl;r I'avycsto di una (data) tendenza corr:'e l'imile inualicabile. ()u il limitc rrr1,;,r,' sentato dall'altro rispetto a ci che fintenzione (cerca) (non ualtro, rislx'll,r all'intenzionare, ma u altro , rispetto all'intenzionato). In realt I'u;rllro " i' ci che subentra al posto di ci che l'intenzione aspettaua ed in moclo <lir rlll.r minare Ia struttura del tmon cosl, vna cos r,unon / ), (na y (non ci s|tttlrt.r preciso dire con l{usserl ( non cos, ma diversamslfe r, perchil u divcrs:rrrrt'rtlr' , gi 'rapporto' come presenza della coscienza conpararrte iI n o()s " (.n

l'altro (il cos con 1l cos). Si vede che il n non )-( ma , gi un piano rli rurnli nuit tale che il nma, compaia opponendosi. Questa unit non ;r strrrrl,li,;,' presenza della coscienza. aome soggetto intenzronante, bensl l'uni1, rltll'rrr tenzionamento in atto. Ci risulta chiaramente se si considera che, irr rrrr:r rl;rl,r csperienza., il nma, non pu avere luogo se non per cose che, diversc orl ;urr lr,' opposte, dicono tuttavia una tnedesitma velazione con i1 ntema, in <1ur':;li,'ttr'; per seguire l'esempio di llusserl, io posso dire nnon rosso, ma v('r'(l('r, ,, n(,n srforico, ma ammaccato r: il (ma ) ha senso solo per quella mc<lcsirrr:r rclrrziorr,' r;lre , in questo caso, o il colore o la figura. Ci significa, quintli, t:lrr' I'r,1';',,r,r

Alla nozione di i,mtevesse come momento originante della tendenza connessa la nozione di u soddisfacimento , che raPPresenta la saturazione della tendenza. Ma la tendenza a ( peetrare , l'oggetto soddisfatta con il compenetrarsi di quell'oggetto, con l'appropriamento, con la risoluzione della sua altert. netla identit del soggetto che tende. owio che la tendenza a penctrarc I'oggetto nel ( suo essere stesso r coincide con la negazione del suo essere <:rltt-tl ,
per me. La pienezza'del sod'd,isfacimemto nella risoluzione d'ell'altcrit; nt;t, cos, il soddisfacimento risulterebbe negazione della tendcnza ( lir, sLttltziortt'

zirinc implica I'unit1, non solo corne ambilo entro cui potcrsi pr)r'r'c, rrr:r, ;rrrrlrl t:ontc condizione al suo potersi opporre. ll oonlrasto (Wi,dersl,reil.) che sottentra ad una intcnziortc prr'-si11rt;rlrr, l)ui, s()tLcntrare in quanto nol totalmente diverso : il u vcr<lc , , inl;rlii, rrtr

cr)rTrc 1o il ( oss() ,. I " soclclisfacirncnto r, dunqtrc, Ootttr' Irr'lIr;:r i' iol;rlr', nn comc situ:rzirxre <li fatto senrpre pzrrziac cd lir u rislxrsl:r vlr;r " ll " y1'11;, :, ncll:r silrr:rzionc tlcll'cs1>cricnza, a lis;xrsl:r srrrlrli:;l:rrlttll Sc l;r " irrir:nzionr: , <lortt:lrrrl;l " s(xl(lisf:rzi()lr() ,, l)()ssi:no t:orrsirlcr;rrt l'irrlltr ,'ton:rtttr'rrlo ( ()nr(' ilr u rlottt:ntrl;rt-t' , t:ltc si svolgr' ;rrl sigilltlrrlo tltr;r1,,,r,.r trt I.rrrt,t ilrrlr.lir';r: urlur,sllr tos:t i'r,os 1 r:lrr.r'r;uiv;rl('t: rli('r;rrr.til:r ro'r;r lo:r',r' r,r,l " ll lr:r1x'tc i, :rllol:r, r,vollo rltti itt f,rrttt:r rlt " 1r;r:;t,,r;i;ii,t , rl,tll't1r,l,:,t

Iol0rr:

t20

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alla verit stessa (alla conoscenza, all'afiermazione), perch I'errore n astraz,ione , e Ia verit non pu essere ( astratta , (sarebbe astratta dal non vero, sarebbe non verit). La considerazione dell'errore in quamto tal.e dotnanda la riduzione dell'nerrore, ai singoli casi, radicantisi nell'empirico e nel temporale; ma non possibile una considerazione efettiva ed esclusiva dei singoli errori, nello stesso senso in cui non possibile una scienza delf individuale. La situazione che indica llcaso de|,l,'eryore si precisa cos secondo una duplice direzione : r) da una parte, non possibile concepire I'eyyore'ind'iuidwale; z) dall'altra non possibile concepire l'errore in qttanto tale ; ma questa duplice esclusione vale a stabilire; 3) non fossibile a{Jermare clte l,'ervove nom ui sia.

La negaz'ione dell'errore non pu coms,isl.ere nell'aflermaziome che l,'en'ore non esiste (che "tutlo uero ,, Attualismo), nta nella risoluzi,one dell,'erroye in lermini velatiui chc n ind.ichino > la, spiegaziome concyeta. 13. Sull,a
negazione.

A proposito di analisi fenomenologica della negazione onde stabilirne la consistenza nell'esperienza, cfr. Ifussrnr, Ert'al'trung rl.nd Uyteil, a cura di L. LeNcRBsB, Praga, rg3g @" ed., Amburgo 1948) ; trad. di F. Cosre, I\{ilano 196o. Il discorso husserliano sttll'origime della negazione una descrizione, non una giustificazione dell'errore come ( fenomeno , ; tuttavia essa presentn un notevole interesse proprio perch non pregiudicata dalla ( negazione " dialetticistica dell'errore nel suo empirico presentarsi e qui l'uorigine, origine della ( apparizione r del negativo nella negazione eflettiva, non, viceversa, la negativit come condizione alla effettiva negazione. L'origine della negazione messa in connessione con l'ninteresse, (op. cit., $
zo).

Si parla di un interessa che sarebbe sorto con il volgersi dell'io all'oggetto. Ci sembra, per di dover precisare che iI o volgersi , in virt dell'interesse e che non si vede come possa, essenzialmente, porsi a fondawento clell'interesse. L''interesse n rapportarsi a. . . , e, quindi, strutturalmente, rapporto di molti a,ll'uno, all'uno al quale quei molti non sono n indifierenti ,. Se esso nn ( momento della tendenza \, rre , per, momento originante ed teoreticopratico in quanto apprezzatto della cosa intesa come n valore ,. Anche nel caso che la cosa fosse stimata come (disvalore, (teoreticamente, il falso), l'interesse ancora teoretico-pratico, perch qualcosa appare come ( disvalore , solo apparendo almeno come pletesa al valore e, quindi, in una certa connes-

sione, almeno frttizia, con il valore.

AlIa nozione di imteyesse come momento originante della tendenza cornessa la nozione di n soddisfacimento , che rappresenta la satulazione clcll:r, tendenza. Ma la tendenzaz. (peetrare , l'oggetto soddisfatta cotr il conrpcnctrarsi di quell'oggetto, con I'appropriamento, con la risoluzionc r.lcrlla stra, irltt'ritt nella iclentit del soggetto che tende. ovvjo chc a tcrrrlcttzrr ;r lxrrtlr;rrc l'oggetto el u suo esserc stcsst> , coinci(o coil la nt,g:tziorrr: rlr'l sll() ('ss|rr r:rlllo " l)cr nlc. Lrt, f'titnctztt dtl sorful,isltt irnlnht : ut'l.ltr. risrtl tr:irtu.r' t/r'll'rtllt'tilri ; nr,r, t:os, il s<xlrlisllrt:itttr:nlo risullr.rrrlrl)(: tr.f{;tzion(, rl,,ll;r lcltrlr,lrz;r (. 1:r r;il l:t/rrr.
I .it
)

l',

alla verificazone e l'ipotesi formulata come pretesa che la cosa sia, nella sua L'esempio addotto da Husserl serve proprio a questo chiarimento: io percepisco questo oggetto come sferico e mi chiedo : questo oggetto lutto sferico ? (ipotelizzo che la sfericit. non sia solo di questa parte, attualmente percepita, detl'oggetto bensl di tutto l'oggetto in questione. owio che se questa ipotesi verr, frustata, la risposta alla domanda un annientamento del senso della domanda. Il o non , risulta, dunque, 1l togl,imento dell'ipotesi che sia, risulta \a camcell'azi,one della domanda, pi che la risposta ad essa. owio allora che la negazione non da considerarsi come un fenomeno originario (cos sembra considerarla Husserl) perch il osuperamento, o uannientamento , (l'" altrimenti ") condizionato strutturalmente dal n cosl , (intenzionato in continuit") e da un altro ncosl , (intenzionato in sostitwzone del pri.mo). l fenomeno da cui la negazione risulta (fenomeno ( originario r rispetto ad essa) ' dunque, piuttosto, la sostituzione e questa ha senso solo in quanto non sostituzione totale ; come si visto, non avrebbe senso sostituire o rosso , con n sferico u, perch nella sostituzione permane come insostituibile, in questo
caso, la considerazione del colore e non della flgura. Ne segue c}rre la negazione assol,wta (che sarebbe la sostituzione totale) non ha alcun senso. La negazione, come sostituzione, presupponendo la continuit delf intenzionamento, non u originaria , rispetto a questo. Non si tratta, perci, di spiegare 1I sorgere della negazione (dopo averla considerata fondamentale) in un discorso (il giudicare predicativo), n nella ( esperienza recettiva , (la sfera del cosidetto n antepredicativo ,), come invece sembra pretendere Io Husserl (op. ci,t., pgg.g2-g), bens di ndescrivere le condizioni del
SUo USo
D.

interezza, come (

, in una sua Parte,

APPENDICE

II

L'implicazione del ioqe della nozioqe

r_

Assoluto D.

ro. L,iatenzio

_ rr.

r,
l_

In altre parole, se la negazione non un fenomeno originario, della negadi qualcosa possibile dire solo considerando ci 'in cui essa compare. La negazione compare appunto solo nell'esercizio della sostituz'iome la quale esige : r) che qualcosa sia n dato , (almeno come ipotetizzato) ; z) che qualcosa sia par,iwenti dato in modo da occupare esattamente il posto che il primo occupava in un certo contesto; 3) che il primo sia tolto dal secondo, ma anche
zione
comseluato cotne tollo, perch se fosse soltanto ntolto r, non

r. La

coscienzo, cotne londatnento mel senso tra,sce d,entale.

tuzione

si avrebbe osostinemmeno ( negazione , (si avrebbe solo o posizione , di * altro ,,, dove l'u altro , , per, tale solo in rapporto).

, e, quindi,

Il discorso s:ul tvasaendental'e ed il discorso sril'etnpir'ico si intcrscc:r16 rr non coincidono (infungibrli fra loro). Il discorso sul senso ntrascendentale, della coscienza attraaersa il tliscor.so sul senso uempirico, di essa. Quest'urtimo senso negli immecliati cpigrxri ri;rrrtiani fu teoreticamente operante (megtio, inibente) e di quan<ro ir <ilrir.rr,r,, csso emerge a scapito del primo, nei momenti di stanchezza teorcticir, ctl :rrrzi li caratterizza.
con Reinhotd ad esempio (versuch einev neuem Theori,e des ntensckrichcn vtte Jena, tTgg), ci si trova, in quella irnlxrst^zi.rrr, clrr: anchc tcoreticamente potrebbe dirsi opreidealistica, per la qLriiltl l:r, rilr-. s0l;r, t;ornc n ilnalisi degli elemcnti cleila coscienza ,, a clcllir, c.rs.,i.,,,rr,. rrn " rrgg.tl.rr,, i. quanto ogni qtrttsi d,a css., t:.rrtt.rrrlrr. ('i si ir.vvil, al'rirnman all'inteywt rltlltr, t:tsr:it.n,.:rt, rlr,ll;r rlislirrzion<1, non atnc ta., fr:r n irtto , o ( (oll(,_ ilil1r, ', .,Iili[ rlcll:r t;os;cicrrz:r rr rnoltupliciti\ <li crri si n lrr,, crlsr;icrrzir l'ilir'lri', (()lllr') ttolu, lit:ittlrolrl inlr:rrrlt,v;r lirlrrltr.il llrrrlisrrro:rll'rrrrill rtr,l :ltrt f't'tltttl,i,, (l'ttlcttnittttc non i'rrrollo rlivr,r'r.i;r rl;r r;uclllr rli l,'ir:lrlr,), lrir r.ir.1zit lrllirrllr'lrr. llr lxrrl;ri;t lt.;t.l.ic(.trlcnllrl., r.lili r,r11ivor,lr ;tl)p11lr) l,t;t, r.rrrir ir,rrz;r trr,l
slt'Ilnngsucrncogens, Praga

r22

l.!

senso ( empirico ) e coscienza

in virtr di cui l'empirico stesso n affermabile ,


atrl"'imlevno

come tale.

della coscienza, rapporto che ci sembra indichi l'n intenzionalit r stessa con 1a privazione del suo autentico senso teoretico : il suo termine non inJatti o in s ,, ch la cosa 'i,m s dventa piuttosto l'uogo logi'co, concetto puro, privo di

Il

Reinhold parla

di

<

rapporto u fra conoscente e conosci'tto,

effettivo contenuto.

Se Reinhold avesse penetrato il senso del trascendentale kantiano, sarebbe potuto passare all'afiermazione n noumenica , (conoscitiva, pienamente risolta)

deII'i,n s come coscienza. Questa posizione denuncia precisamente I'ambigwit cosciertza e quel valoreche lacoscienza, proprio perch, rappresentandosi la coscienza come ( oggetto , (di se stessa), essa trasferisce la conoscenza all'interno del suo oggetto e I'oggetto all'interno della coscienza. Solo nel senso del porre (setzen) una simile conoscenza sarebbe possibile : (in R.) il rapporto suddetto (fra coscienza ed oggetto) < immanente , alla coscienza, rr'a la coscienza si ' intende' tutta risolta in quel n rapporto , ; per cui,

tra valori unella

di consiclerare la coscienza come <atto di conoscenza ) senz, rirlurt;r ad natto conosciutor, situazione assurda essa stessa perch l'impossilrilit della coscienza comporterebbe l'unit della n coscienza , che la dica, Come per ogni paradosso logico che pretenda di infirmare l,uniti\ t[:ll;r 'coscienza (trascendentale), anche nel caso della coscienza rapprescrrt;r,livrr, (pscologica) si affermerebbe la necessit deTl'unit, entro cui dovrcbbc Pr,rsi la " situazione , pretesa impensabile : l'assoluta negazione d.ella propr-ia irss,sibitrit.
Tutezza.

pu derivare dagli atti, in quanto ciascuno di essi suppone la u scrio ,, sill)l)rnendosi ( entro , la. continuit della medcsima. Solo se l'unit, della coscienza dovesse n derivare ), come nuouo aLL<t t:ou lt peculiare funzione di cogliere tutti gli altri atti in se stesso, dagli ar.t Li t I is; x r: I i in serie, si avrebbe paradosso ed anzi si prof,lerebbe la situazione tlcll'irrrlxrsi

coerentemente, si dovrebbe convenire che quel ( rapporto , inuname a se stesso: coscienza come pura immanenza. Se iI caso dell'immanenza a se stesso impensabile, l'unit implicata dalla distinzione fra soggetto ed oggetto non quella stessa della n distinzione , ; l'unica soluzione resterebbe la concezione ' dialettica ' (I'identit come procssso : unit. come molteplicit). AI livello predialettico, nelle posizioni (come quella reinholdiana) che esasperano il residuo di confusione fra empirico e trascendentale, non possibile parlare propriamente di nimmanensl,, (al massimo si potrr parlare di npreserza a. . . ,, di n analisi di contenuti ), mai rinvenibili fuori della coscienza). Si capisce quanto la critica dello Schulze, priva di prospettive dialettiche, cogliesse nel segno a proposito del hantismo di Reinhold, facendo leva sul carattere ( empirico , del concetto di coscienza. Ci proponiamo di approfondire pir avanti questo problema della n coscienza ) come fiIosofia, a proposito del carattere n fiIosofico , della. riflessione f,losofica. Ci che ora importa esaminare, almeno nelle sue linee maestre, l'unit, cui ci si riferisce a proposito di ( coscienza ,, unit, della molteplicit degli atti che si succedono nella coscienza. Diciamo c}:le sul,I'unit, della coscienza si fonda l'unit degli atti, successivi e molteplici. Diciamo, cio, che la coscienza si presenta come un caso particolare di u unit, in quanto per essa i molti atti (o rappresentazioni) si n negano ,

ciascun atto pu u fungere , da precedente e da successivo. Il fatto che nessun atto possa dirsi assolutarnente preced,ente (<>il irssolrrl:r mente successivo) non significa che non vi sta assolutarnente un tcrmintr (rl:r stabilirsi trascendentalmente, dialetticamente) ; la pretesa di negarc l:r rrt'ct.:r. sit di tale termine deriva dalf impostazione natwyal,istica che 1rt:Lcrrrlt. rlr o cominciare ,, nella sere clegli atti, dall,'atto assolutamente r prirno , ()nrlr. pervenire all'atto assolutamente nultimo r; ma l'inizio assoluto nrryt. rlrtlr,, esso solo 'im,pl,i.cato, costantemente e nel medesimo senso; comc tirkr, r,rirr' non pu identificarsi con alcun ,no emto della serie da esso aperta o <l;r, r,r;:rr
'conclusa.

La pretesa " d,ifficch >, pertanto, tale d,a non'infic,iare t'unit: del,la coscit,n..:tr, perck l,'unit sent'pre i.mpli'cata mella stessa asswmziome della successiuit tl,r'1itt atti, mella serie (inconclusa) 'in cui essi, si dispongono. La discriminazione, infatti, del ( precedente , dal ( successivo ), cssonziirl(. alla serie stessa, possibile solo a partire dall'nunit, in rapporto zrllir rlrrrrlr.

I-a nconclusivit.r della serie cos nreale) senza che si pretcn<lir, rli sl;r il termine nultimo,, ed quanto consente di parlare della s<rlir: r;t.nz;r cadere necessariamente nella n cattiva infinit, , che la vanifica. La serie cos n conclusa , al livelo trascendentale, epper miri u rllt,l :r " conre conclusa, in quanto il livello trascendentale non livelto di ci, cht si, tl,l rna livello clel,l,'atto cui esso s,i d. Il fatto (innegabile) che non si dispone in alcun momento rlr:ll'u irrizr. lrssoluto ) non comporta che si neghi la necessit, parimenti inconLlovr:r'lilrik,,
bilire
.

<lt:11'assoluto

loro o serie ,. nella nella loro stessa, successione, La successione degli atti presenta appunto la figura logica della ( serie r per la quale il successivo ha luogo solo in quanto il suo n precedente , non vi si risolve. La serie appunto iI procedere (all'infinito) secondo la continuit. ipotetizzablTe degli atti (sempre nuovi) e quindi ciascuno dei quali privo di

potere unif,cante (o riducente) nei confronti degli altri (tutti, cio, nella medesima situazione logica). Poich l'o altro ) atto non esige l'unit se non entro la serie e la seric non pu ridursi ad alcuno degli atti che la costituiscono, n paradosso ' si avrebbe solo se la serie, come nel caso prospettato nel Fartmenidlz platortitr>

v;il1(' : ciltr;r.rr-rlri s()r() il sil( ( (':isiolr. u (., ()()rr(i st.rcccssiotrc, clttrl<nto llt, ItItr.ll.r rlr irllrtlillr:;rrt: il lotll csst'tr'(lol:rlil <:orroltrsrt,) t;orr llt, (x)n()so(nz;l (t:flr.lIir,,;r) rlr,i lr.r rrrirri srrt:t:cssivi l)ovi' si rli:iPonr: (li rrll(rt,r;l;iolrr,r, n()n ('r lxrsliilrik' 1r;trl;rr.r. rli r lol:rlil; , ttt ilrr,rlio ury1111sj1,1y31r;rrr.lrl,ivrr", rlri,l'"rtllr.tiotc, .t.srlttsiottr.;tlrPttrtlo rlr. |'ottttttr, rtrrIrtr,I|:;iotIr,,.

si noti che, in termini di u serie ", la clistinzione (purc ottcrrrrt;r ti;ri l.rro ntcn<>logi) tra il u prima, c<l il <clopo , in seno all'attivit s;riritrr:rk. r'rl il ( I)r-irrr , cc il ( (lol)() ) rlcllrr, srrr;ccssione tem,l>oral,e esterna t': <lcl ltrilo ir rih,

princil>i,o: se Ia serie < r, f inizio della serie "

,.

@4mutuaSSel,unitdallamoltep1icit2L:1,rrnitlrltl,ll;tstlt.it.ttrrtl
r24
I

2.

Approfond,imento d,ella mozione d,i olvascemdentale, mento nell'a aosoienza ,.

a proposi'lo di

ocogl'i-

La problernatica del rapporto tra r molteplicit , ed t unitr. , in termini di coscienza viene, a nostro awiso, inutilmente complicata dal Marcel, dove egli considera n diffrcolt , l'assunzione del n soggetto , (leggi ( coscienza ,)

indipendente dagli " awenimenti u di cui esso n apprendimenfc' , (cfr. Mancnr, Journatr Metkaph., Parigi, tg35s, pag. 17). Quella n difficolt , sarebbe, anzi, la necessit" di consiclerare l'apprendimento come ( awenimento ) esso stesso : u IJne serie indfinie d'vnements, elle implique une srie d'vnements qui n'est pas sparable de l'histoire qu'elle rvle : en d'autres termes, le sujet est engag en tant qu'agent (et il n'est rceptivit, qu' condition d'tre du rnme coup agent) dans le contenu qu'il

taitcaus...,. 11 fatto che,


recetti,uit,,

problema dci rapporti fra il tempo e I'intemporale relativamente t semplice ), ma r lc sujet n'est pas pure rceptivit ,, e non lo perch questo suo ( apprendimento , appunto anch'esso un avvenimento. Si noti, per, che la serie degli n awenimenti > che costituiscono gli ( apprendimenti successivi , degli awenimenti di una data serie serie di awenimenti solo n rapporto a qualcosa che non ( awiene ,, ch, altrimenti, essi sarebbero

il

secondo Nlarcel, quando

il

soggetto pensato come

ilxev

La constatazione dell'impossibilit di uscire dall'esistenza valc, irrlrili, anche in termini di pensiero ch l'uscire dal pensiero sarebbe ancor.r rrilivill di pensiero. Del resto, per l'Idealismo, l'esistenza (il u66n61s1e,) ir1;prurlo il pensiero e la contrapposizione (di origine kierkegaardiana) fra ( csist('rzir " (. , pretende che I'rdealismo sottoscriva ad una impensabilc conlr.rrp" pensiero posizione aI < concreto r. In realt, in termini di u concretezza , (ctr! c.1ut,sl. fondamentalmente I'n esistenza ' come situazione impreteribile eppcrir /rlrrnanente), l'Idealismo afierma esattamente \a f,tti,ziet od astrattezza <lt'll;r contrapposizione, ancora intellettualistica, ra pensiero ed (essere,. Clrc lr,i questa affermazione sia o non sia dall'Idealismo pienamente coerentc rrrn significa che non si possa giustificare (a certe determinate condizioni : t vcct,rltt'ti di cui si parlato). Il, latto che mom si tyatta di, negare I'esistenza perch inintellig,ib.il,e, trr,u, rlr
ne g ar

il rifiuto dell'Idealismo. In ogni caso, egli non sembra chiarire ablxrslirrrz;r questo caput; ci sembra, anzi, ct.e anche qui come gi in Kierkegaartl, :rll,rrrlrrivoco idealista s opponga polemicamente w altro equivoco.
per

e l' e si stenz a

del/,' i,nimtelli

gibil e.

Essi, pure come ( avvenimenti ,, domandano che il soggetto sia anche meya vecettiuil,, sia, cio, recettivit che non diviene tale, che ( permane negli awenimenti successivi ; per ( mera recettivit. , si intende, appunto,
D

solo

toti

si,mul.

questo ( permanere , che condiziona, in rapporto al coglimento degli avvenirnenti, 7'auuenire del ( coglimento , stesso. Se vero, pertanto, che lo stesso coglimento costituito da n successivi ', anche vero che Ia serie di questi incovntmensuvabi'le con la serie di quei successivi di cui si ha u coglimento r. Perci, alla serie dei coglimenti non indifierente la serie dei successivi da cogliere, laddove, invece, per la

L'operazione logica iniziata, anche se non compiuta, dall'idealisrlo rrorr va rifiutata in nome della insopprimibilit. dell'esistenza, ma, piuttosto, l'irrso;rprimibilit, dell'esistenza va garantita in base alla sua n intelligibilit. ,. In effetti, la contrapposjzione fra "intelligibile, ed "inintelligibilc , q()1trapposizione fra l'nessere, ed il unulla, e, perci, contrapposizionc (null: Diremo, peltanto, che I'esi,stenza, afierrnata corne <inintelligi,bile, fiuttrtst,t negata; tma anche, che una aolta inintelligibilmente a.ferneata, essa innrgrl.ltil,' Se per npensiero > si intende, come va intesa (il classico recupcro o1x,r;rlo da Hegel), I'inl.elli,gibilit, il discorso non pir) al livello empirico della cst:it'tt.:itt. afrerntamte e, perci, della nsituazione > del soggetto che afierma: esso si ln,r(. in termini di n essere ,, e di < ente , e I'autentica problematica rigua,r<lcri'r, l;r

sua assolutezza

nostra struttura della n coessenziaiit impensabile

indifferente alla serie dei successivi da cogliere, pena la vanificazione delle due serie. Se le d,ue serie, nt'alli, t'ossero tra l,oro n commensurabi'li r, costitu'irebbero wna serie uni,ca, prolumgab'ile, senza esito alcuno, all'infinilo. L'incommensurabilit delle due serie allora la condizione al rapporto onde esse sussistono, sia pure come serie di n awenimenti ,. In altre parole e con l'esemplicafrzione dello stesso Marcel, l'avvenimento },, (che coglie il successivo crr) in rapporto ad cu pelmane come coglimemto e, in rapporto al soggetto, ( avviene ' come 0 successivo , ad altro coglimento ?". Non si vede, allora, dove sia la n extraordinaire complication r di cui parla il Marcel; la sua pregiudiziale per ben oltre questo particolare caso ec1 l che conviene porsi per ritrovare, dialetticamente, l'autentico senso trascendentale della coscienza. Il Marcel nota che daTI'esistenza non si esce, perch il pensiero che preictldesse di uscirne compirebbe, al pir, solo delle trasformazioni intra-csistcnzirri Secondo Marcel questa constatazione rappresenterebbe un oa,'ful itrtytrlitrtlt

,, la

serie

dei coglimenti

Parlare di coscienza al livelo trascendentale, significa,. in fondo, par:r,r. rli i.ntelli,gibilit e, perci, dell'n essere u : la coscienza trascendentale norr . l;r coscienza come soggetto di caratteristiche predicabili come (trascendcrr(rrli ",

o tro

assolutezza.

in linea o in continuit o in ulterioritir rispetto alla ocoscienza ) cnl,iri(;r, bens ntrascendentale, ci in virtir di cui essa ncoscienza,: l'ulssr'rr',
lvascendentale dell'o ente ,.

3.

Breue disgressione swl, senso dell,'u,id,ea

cotme rappresenlaziome-usr:i.r:n::rt.

(li

stt:ttz:r, , <lclf idea. tJrr;r volt:l chiarito che l'idea

s<rffcrmiamo su

di una sintomatica a{Iermazione del Marccl cir.r;a

l,ur,:ri-

tutta nel suo (esscrc idc:1 ,, chc st:nso llrrir :rvr:rr. clrir:rlt:rsi sc lc iclee n csistano , ? (in termini cli ( coscicr2.l D, (lr( s(,ni.i() ltttr;tvt'tt: t:lrictltlrsi.se la ucosc'.ienza trasccntlcntzrlc, siir, ((Iurlcos;t , lur v(,llit r:lri;rrilo r:lrc t,ssl l'ncsscr-c r'itr virtir <li crri il c()t()scor( t:orrosr:t,rr: ?). Sc r;i ;x'tts:t t:lrt: l'itlt:lr, ut:sistc ) n( su() (()ss(t'(, irlt';r, si vt:rlr, r.ltr, rrr,n r\ lror;r;ilrih' ;rrr.ricitrrL'rr: <l;rll't'sscrrl rlrlll'irlt:tr, rlrr;rrllo ri t;i til)()n(. lr r,lrit'rlr.rr. r1u:rl
t

r26

-t/

l
cosa intorno ad essa. Ia, di rimando, si suppone c}ae I'esi.stenza sia nozione ,da potersi assumere univocamente per tutti e per ciascuno degli esistenti. qui, dunque, che si concentra iI nostro discorso : l'idea rzz esistente n fra gli esistenti, (sia pure con una sua peculiarit) od da pensarsi come nonesistente ? E la riflessione di Nlarcel a proposito dell'esistemza delle idee, ripro-

'solo

l?J,{l rimento
se

ci si trovi ad usare del termine n esistenza D senza avvertire che essa non < appartiene , ad altro da s (non si pu dire c.hs " questo , ha esistenza e n quello non ha, esistenza), rna , tutto intero l'essere di qualcosa (se il farcel ha colto chiaramente Ia necessit, di distinguere fra n essere r ed < avere ), perch non le rimane sempre
Comunque 1a cosa si consideri, sembra che

posta in trmini

di

essere

re

lt'"ttJ:fl:Tlt

i'*f'""ilr::1i"*:'."i1'ff[":1"";1,]'';;l',,;l: lo penso non come qualcosa

irr ril'-

<

idea r.

intrinseco un ( progresso ), un essere ora pir di prima (per il rapporto fra ( manifestazione ) e u chiarificazione , apriremo altrove la questione). Ma l'(essere di pi, anche un costante riferirsi ad un nmeno ) ed un "costante inverarsi in un n pir , ; quss1. costante riferimento f impossibilit dell'nintero,, impossibilit che l'oaltro D non sia e, per usare la terminologia

Dire con il Marcel che f idea esistemle corne oggel,to, in quanto ( rappresentata ,, in quanto partecipa della natura del rnio corpo , ci sembra, ridurre |'essere dell'idea aI suo afpmlenere a colui che la pensa; questa riduzione fa dell'idea essenzialmente una ( cosa ) che -in-relazione con un'altra cosa e fa dell'esistenza I'appartenenza di una cosa ad un'altra. II rmanifestarsi, in cui propriamente l'nidea, se questa considerata nel suo ( essere ,, essenzialmente u processo " di chiarificazione, processo cui

coerente ?).

marceliana, l'nopacit, dell'essere dell'altro al mio essere, il limite in cui l'idea si pone e che tale solo dove I'assoluta chi.arezza (1'autotrasparenza) e l,'assolwla oscwyi.t, siano escluse dal campo della situazione umana, che appunto

4. La

portata originar,ia d,ell'intenzional,it.

(capitolo I). L'idea non , allora, la chiarezza, ma la presenza dell'oaltro, a me, presenza che non annulla l'altro, ma lo u assimila r, per cosl dire, senza ridurio (senza idenlificarlo, corne gi l'Attualismo pretendeva). L'idea dell'altro , semplicemente, l'n altro ,. E dall'altro essa si distingue solo in quanto e per quanto io ho bisogno 'di essa per stabilire un rapporto (ho bisogno che I'altro mi si npresenti r). Non posso slabilire, allora, fra we xe,' l''id,ea un va,ppovto anal,ogo a quello 'che nell'idea stabil,'isco con I'al,tro: I'idea gi,, lutto i,ntero l,'altro o non 'nulla. Ora, la domanda se l'idea ( esista , appunto un pretendere di porsi frz rapporlo con l''dea: il Nlarcel parla di idea esistente in quanto ha rapporto al rnio corpo (cr. MeRcBr-, Journal, rgzS-33). A meno che per uidea, non si intenda la usuggestio[e r o l'<emozione, in cui io mi trovo e c]re aoglio considerare il mio limite, la mia situazione ; che se intendo, invece, di assumerc come idea (coscienza) i,l rilerirsi essenziale dell'idea al o mio corpo ), allora il n riferimento ) non sarebbe pi un'operazione consaputa, bensl un ( originario ) essere-in-relaziote e la domanda intorno all'( esistenza , dell'idea notr si spiegherebbe pi (essa suppone, infatti, che l'idea non sia n data , in cvi.denza come (esistente r, nello stesso modo in cui dato come (esistcntc D il

di nricerca,

La situazione logica della relazione tra coscienza ed esserc tirkr r:lrt,l.r coscienza pensabile solo come n relazione_essere ,.

rrssolrrt.izz:r

l;r

t:ost:icnza).

Ondc evitare lo scetticismo clella coscienza < estranca r a,ll,csscn,, l,irlt,;rlisrrro la coscicnza, iclentificanclo ad essa l,csscrc (nc,sstlrc ,

, ,,ii, rli t.rri i,

mio corpo).

Posso rispondere eventualmente che l'idea esistc

iz

ra|>lxtrfu

ll

llri() (ur'lx,

.r28
I

)t)

o ' la sintesi in atto) : si veda' supponela sintesi come ( operazlone' e che con l'uso che ne crede allora, come Kant usi dell'" io'penso o e lo si confronti

cne

ha come caratteristica di venire u determinato r dall'u esperienza ),


u

determinabile

tava la stessa ufunzione u del pensare' o con l'essere e se, quindi' non v'era bisogno di problematzzate ll rapporto fra Ma, dove ci si poneva di front)
staccando l"io penso dal suo (penproblematico (il pensiero passaggio all'essere diveniva assolutamentc
I'u io

riori che accompagna ogni concetto o (non si d oggettivazione dell'uio ati continuatori e revisori' ha visto

ttl,ltvi,vi (indeterminato e determinabile), ch l'esscro <lovrr'lrlrr' sussistere come detevvnimato, sussistendo almeno nella udeterminaziot.tc , tltll:r , o o possibilit. , ; si tratterebbe di vedere, piuttosto, sc l:r " determinabilit, ndeterminabilit n non funga qui da inoggettivabilit, espressione siutt:tir:rr
dnteyrmi,naziomi dell'essere

in quanto rron un contenuto particolare. Non si tratterebbe di vedere, insomma, se si dia un processo tli
solo

tir. ('lr('

(\

della intenzionalit,.

tll'"""t"'

'

I'o

in

''

s2f6

diventava il nulla o il tutto)' esso accompagma trascendentaLL'u io penso ), se non lo si enuclea cla ci che Se Kant aveva pul visto ci' mente, privo di qualsiasi portata teoretica'

,, il

5.

Concez'iome

analitica e comcezione dialetticistica d,el conoscere.

nons'eta,tuttavia,mantenutofedelesempreatalecarattereotrascendentale' come u ideale ) o come fenomenize ne aveva fatto una < struttura reale ', reale inconoscibile dell'uin s r: zante, struttura da contrapporsi alla struttura stato detto' )' come quarti o tre lipostatizzazione del pen"iro a che la rende dotata di ci con integrata penso va zo Ora, l'espressione
senso

La concezione ( analitica,, poggiando sull'identit, si risolve nella corrri;rpevolezza del non-essere del niente e fa capo alla concezione dell'atavnlililtl dell'errore; la concezione rdialettica) o, meglio, dialetticistica, per sfrrggilc
all'identit, vuota, affermando l'identit. dei contrari, afferma la funziont' tiva del negativo e quindi la storicit del vero e del falso.
1xr,;r

di aggiunta' ma di svolgimento' pena '. Nn si tratta di s' negazione chiusura contraddittoria nella

: ( io penso

c/ze

la

Dove la logica, pensata come atto noetico e attivit dianoeticzr,, siir il corrcetto dell'operazione sui concetti (concetto del concetto), quellc tluc r.:orrcr'zioni, si strutturano in due diverse logiche, la logica dell'identit c lt krgir:rr

io pso qualcosa da determinare )' penso l'essere n Io penso a ci che' essendo' u determinafs22a' '' Il n come determinabile ', rispettJ l'essere e' se Io penso ( fuori ' del pensiero' tutto u che , del pensiero , perci, ( concreto ' ed equivalentemente equivoco tia pensiero n astratto ' e pensiero
che ,

signiflca

dialettica. La diversitr fra I'una e l'altra sembra fondarsi sull'opposizionc otl csclrr sione reciproca, in modo tale che il passaggio dall'una all'altra (o intcgr';rzi,'rrc reciproca in una superiore o pi fondamentale unit, di processo) rirrr:rrr11,r

tra il

concreto che n nelf intenziot'-ulit

' e l'astratto che pretesa

oggettiva-

interdetto.
L'esame deve dunque incentrarsi su questa ,,opposizione r, proprio prrr lri' l'opposizione si configura qui come esclusione di qualsiasi rapporto. L'antitesi va dunque esaminata in ordine alf ipotesi che le cluc lirrtnl rlr logica siano esaustive delle possibilit teoretiche del pensiero, strutt-rrnrlrrrt'nlr'
considerato.

zione dell'intenzionalit' e senza Il pensiero , allora, concretamente' l'essere e 1o senza riduzione

identificazione,chlastessaidentificazioneinsensoidealisticoorealistico e quindi si , qn"tt'"..e'" e quel pensiero si o escludono ' a vicenda


astrazione

autoelidono iimpossibile coessenzialit fra i termini)' nel ahe' si La relazione di u intenzionalit' " espressa sinteticamente pensare' al o all'essere riduzione pone come estranea alla pretesa la n relazione ' {ra il penKant avrebbe dovuto^, infatti, problematizzare (a priori ' forme ') ed il (.contenuto siero come nfunzione ' (con tutte lJ sue era cui di a ci pensare del l,atto contrapponeva nello stesso momento ii cui e' in ogni p"".f"- t la relazione doveva appartenere o all'essere o al pensare n caso, cessava con cro di essere relazione ''

le

Dalfattocheilpensierocomefunzioneinderivabiledalnpensato,(e relazione come relazione bilaquindi tale da ,".t.rgii di fronte) ass,icuyala la terale, essere-Pensare' l'Husserl indicher con Dove iI che, I'essere (ci che' astrattamente' pro(pensato (pensare ) e ' la relazione fuori l,Ontol,ogia lorntate) insieme

r) Se l'opposizione appartiene alla logica dell'identit, o qrrt:sl:r rirlrr,r. l'opposizione all'astratto (ed allora I'opposizione concretamcntc rurrr srrssir;lr.) o porta dentro di s la logica dialettica come ci a cui essa si opponc (t'rl ;rllorir essa si risolve in identit dei contrari ed annulla se stessa). z) Se l'opposizionc appartiene alla logica dialctticn, cssll si nlg:r r:r,rrrr, uo1'rposizione ) concrcta, jn qu:rnto verrebbc a<l op1>orsi :r, st: sl,t'ss;r,. lrrlirllr, <llrvt: l'rlplnsizione sia cot.tr;r-ctit, i: rtt:t;css;rrirr t;hc i srroi tcrrtrirri sirrno ;r:u itrrr,rrlr r;ortr:rrrti, rna, cir) sigrrilt:lu:rrrlrl)(: l'('r{'z.i()r( tl<'ll:r" krgic:r, tlt.ll'itlcrrlill ;r Ir1iir':r r:orrr:rclir r: rlrrirrtli ln lirlrrziont' rlcll'oP;xrsizion( ir, n()rrcrlo ( irslrrllo " rlcll,r
tttlrlr':rittt:r.

Ci ch'ied,ianoo d,ue forrne.

alloya a qual'e delle d,ue lorme ( ap|cwl,enga, > I'of>f'>os'i,titryu' ltrt

I' S 6) ' Utema icfr. L'Originario oorne implesso' cap' pensiero ; l'essere contenuto ' il semplicemente' L'essere n idea ' , infa'tti, condiziona la possibilitr\ crtr non qui n ci che i*" p"rr.rto ), ma ci che pensato' venga ( qualcosa ), sempre cleterminato e concreto' (||(' < ctltlltltrttt() <lctcrnrittltt,tl urr sia non ' d'el,l,essere da chiedersi se l,idea
r30

Slrrtlrt;r ;rllout r:ltc lt' rlrrl lortttt l;i lrtolrllrtt;rlizzirto tlcipr,rr';ttrtlrrlr, ,,rrl rtt I ut v('rfl.rro ;r'tlr.tlr' ,' r'lrr' I'rtlrotcli, tl)t rlr'll,r lt,rttr) :ilr':iio rllll'oIlxlrizionl Ior,r rcr rlror.r r'ri( ltl;iottt rlottt,tttrlt l.t l',r,r/t,,n,' rlt rilr livlllo lolirr rr ,rl l rr,r, il rI rlttr tlrtl,, (orrrlr, " lr.ot izz,rrr' ' rlrtIll,t lorlil,r rlr r.rIlxrr lo r lrr' . l'ol,lIr,,t/ilrilr' r onr, "r",r ll',tottl rlt rr;ittt t,r;r;rrtlo ') l\1,r. rlrrp,r r lrr, ll r1111, l('rnrr, llflrr ly, ,rt rr"ttrt

t ll

rivelate non esattamente esaustive delle possibilit teoretiche, viene legittimamente messa in questione la stessa loro autenticit. cosl, dove la logica interna dell'opposizione fra la logica dell'identit .e di processo quasi orgala logica dialettica sembra (G. GeNrrrn), la stessa nica legge del pensiero che s ria validit sul fondaunit nuova, in tal modo p sia efiettivamente quell'opposizione che domanda quell'opposizione, mento di o fondamento r e rtorr pu, senza circolo vizioso, non rimettere in questione l,'originarie della costituzione delle due o logiche ) pensate in opposizione
reclproca.

zione o

da essa, postulava come (termine o di un processo quasi risulttrto


ser'za che la rhediazione dei ( nom(ltti r

dello

stesso.

L'unit originaria cos recuperata astratti le risulti essenziale.

Ma, solo se il recupero dell'originario non esso stesso l'originario possibile non condizionare l'originario a quella n mediazione ), condizionamolt() che inficerebbe l'originariet, stessa perch farebbe di essa un n risultato r, La mediazione, essenziale al recupero, non pu essere essenziale a ci clro si intende recuperare, perch, se cos fosse, quest'ultima essenzialit, domanrlcrebbe un'originarietr, piir profonda dell'originario, cio invertirebbe l'orrlirro di quel recupero: la mediazione di concreto ed astratto nel recupero clell'originario sarebbe essa stessa l'originario e si renderebbe affatto inutile il recupt:ro dell'originario. Pertanto, l'unit, di concreto ed astratto non pu consistere in una mor.a ( congiunzione > di essi all'interno di un implesso che mantenga come originarin la loro reciproca dfrprenza, pur negando la possibilit di una loro effettivir, separazione:la loro stessa distinzione all'interno di quell'(implessoD portorebbe nell'implesso quel problema che la n separazione , pretesa presenta fuori di esso; si riproporrebbe la domanda intorno alla possibilit, di pensare cinscuno dei due termini senza l'altro, si riproporrebbe, cio, la domanda dclln, pensabilit stessa di ciascuno di essi. Infatti, I'implesso che vieti la separazione eflettiva, ma che mantenga collcretamente la distinzione fra termini (Cft. L'Ori,ginario ecc.), , in realt, lt n relazione ' stessa intercorrente fra quei termini, ma relazione si da solr-r dove si dia alterit, ed proprio questa n alterit, , che in questione.

Allo.^, incentrato l'esame sull'opposizione in cui si fa palese la dificile costituzione delle due logiche, sar, da considerare in primo luogo il significato teoretico da annettersi alla o negazone r e perci all'identit stessa in cui la negazione, come posizione del toglimento, effettivamente si risolve' L'identit , infatti, in ogni caso, l'essere a il pensiero nella o posizione ' che I'u atto D come trascendentale del u dato o; e nella assunzione trascendentale dell'essere si pone l'identit. come irriducibile alla vuota medesimezza. Perci la togica dell'identit, non rducendo al proprio limite n astratto , il trascendentale e quindi I'esperienza nella sua o totalit ), non pone le con,dizioni teoretiche al sorgere della logica dialettica come restituzione del ( con.creto r: dove il concreto non sia mai venuto meno, non sussiste alcuna necessit di n tornare , ad esso ; al contrario, il fare del n ritorno al concreto , I'essenza stessa del pensiero e del filosofare comporta, per l'interna logica del o ritorno ,, l'essenzialita clell'astratto al costituirsi stesso del concreto con la conseguente problematicit del costituirsi come n astratto , di un momento che, per essere essenziale al concreto, non pu essere meno concreto' ll fare del n ritorno al concreto , l',essenza del pensiero , indirettamente, erigere l'astratto a concreto e legittimarlo come tale, legittimazione che inficia d'altra parte la validit, stessa del ritorno ed anzi il motivo stesso del u ritornafe ,. La contrapposizione cli un pensiero astratto e di un pensiero concreto, rispettivamente u vuoto ) e ( cieco ,, dove li si pensi l'uno di contro all'altro, non pu a sua volta venire assunta come unit concreta che n supera u la contrapposizione facendo di essa la propria molla intema, perch possibile ( superare ) concretamente solo dove vi sia qualche cosa di concreto da superare e perch, in ultima analisi, la contrapposizione, assumendosi qui come ci stesso che va superato, superefebbe se stessa e si negherebbe perci o come .contrapposizione o come superamento, da intendersi come l'unit d, concyeto L'espressione dove si intenda che il concreto non e astlailo (cfr. G. ad esso gli venga estraneato e con" concreto dove trapposto. Perci, la vera cocfetezza inficia di astrattezza tanto ci che si dice concreto (e si contrappone all'astratto) quanto ci che si dice astratto' Il aero concyeto.non allora la sintesi dialettica dei due termini, e nemmei l'unit di entrambi in atto, e nemmeno lo svolgimento che fa della loro ,contrapposizione dialettica un'unit.; ma ., .unit clna h' (:omc I astrile dell'astratto falsa posizione del concreto

6. L'altro

mella strwttuya logioa dell'i,deal,i,swo cotne rapporto umo-wolti.

Risolvere il < mondo , (esperienza) nell'atto del pensiero (atto spiriturr"lt>) significa o identificare u nell'unit dello spirito ogni termine d,ato o come , lJistinto ; significa, cio, vanificare la molteplicit inf,ciando l'esperienza corro modo inaatentico del darsi. E ci reso possibile, strutturalmente, dall'affermazone dell'Unit, o como assoluta esclusione (i $ S) o come assol'utizzarzione equivalente di ciascurr termine.
fenomeno n (nel senso deteriore
(

La distinzione dovrebbe venire ritenuta, o illusoria D o parvente o ( moro della parola, contrapposto a < reale , ed ru

vero )). La non-verit delle distinzioni si rivelerebbe nella stessa necessit, di ridurto tutte le distinzioni all'nunit, indistinta in cui ciascuna di esse pu vcniro ( pensata ,, che , appunto, il ( pensiero D come ( atto ) identico che consctrto di parlare di molteplicit nel senso univoco in cui solo dato parlarne. La risoluzione dei molti nell'uno awiene, cos, nella negazone dei moltj in base alla duplice considerazione: r) che essi sono pensabili solo in uirl d<rlI'uno (l'identica pensabilit che l'identico n atto ,) e z) che nel,l'uno cssi n()lt $ono ( pensabili ,. t 3:,

r32

La risoluzione awiene, cos, nell'affermazione stessa che nei molti ci che pone la molteplicit, , contraddittoriamente, ci che la toglie. L'uno ed i molti sono qui, rispettivamente, n posti , e o negati , nell'atto 'stesso che, affermando l'uno, nega i molti e viceversa. Non possibile dire che I'uno s pone e che, nell'uno, i molti si perdono, perch l'<uno, posto solo in quanto prerequisito dai molti: il ncoglimento u dell'uno assoluto (ab solutus) appunto rrella dist'inz'ioae dell'uno, se non altro dal pensiero che lo coglie. Se il pensiero d,islinzione tra I'atto del pensare e la cosa pensata, l'uno pensabile solo in virt della distinzione e, quindi, solo in quanto esso non o, assoluto uno. L'Assoluto Uno , semplicemente, l'Assoluto che non pensabile se non in uiyt del proprio ( non-essere-distinto-da ,. qui che si rivela 7a portata d,ialetlica della nozione di molteplicitt": la moltepl'icit pw uenire pensata in airt del,l,'uno, il pensamento del quale suppone l,a rnolteplici.t. La posizione dell'uno u fuori , della dialettica inerente all'esperienza (che sempre i, molti,, almeno nella distinzione-pensato) frrilzia, in quanto suppone la contraddizione r non l'accetta. Il pensamento con cui, accettando quella contraddizione, si coglie di,aletiicarnemte la necessitr. che l'uno e i molti, in rapporto dialettico, non si risolvano in questo rapporto esattamente l'opposto delle due posizioni fra loro equivalenti, il onaturalismo, ed il nmisticismor,. Il primo, inf'fir]-?.6rma l'uno cid7d'aio , ed i molti come ( dati , (sia pure a livelli diversi) e pone in termini di problema il rapporto, che per altro non nega, fra di essi. Da parte sua, il misticismo afferma l'uno come o dato ,, almeno come 1'( unico , dato che non si risolva in altro e che sussista, quindi, per se stesso, assoluto (ch 1'" assoluto , non pu che essere n unico ,). Ma qui l'autenticit dell'uno, intesa, per se stessa, come la inautenticit dei molti. Entrambe le strutture obbediscono all'impostazione .intellettualistica (i termini sono tali che ciascuno di essi escl.wde l'altro : cos formulati i termini, il problema si ( offre , in termini di o opzione , o di n preerenza r, in base alla diversa utilizzabilit pragmatica di quei termini) : se l'uno come esclusione dei molti setue alla concezione acosmistica dell'ente, i molti come esclusione dell'uno seyaono alla riduzione ( cosmologico-umanistica , deJl'essere agli enti, in qti se'mbra giustiflcarsi l'interesse pragmatico delle scienze particolari. Il livello trascendentale quanto consente qui di rilevare che 1l misti,cisnoo nln si afietma senza anche negare signiflcanza alla n realt , (realtr, che, appunto, esso inspiegabilmente domanda per negare). Il recupero del trascendentale si attua qui anche con la semplice afiermazione del naturalisrno (come condizione, al limite, della sua negazione) : la situazione stessa d,elle sc'ienze, nell'i.potesi d,ell'esclwsione tl,ella fil,osof,a im base ad esse, domanda che le sc'ienze si conuertano i,n f,losof,a e, perci, si neghino. Se la situazione del naturalismo equivale alla situazione del u misticismo ,, l'nintellettualismo r, impostazione comune da cui quelle due situazioni nderivano ), si presenta, insieme, affermazione e negazione (semplificando il discorso su di esso, come si diceva $ 6). L"nteya dialettizzazione ilel,l'iilealisrno (con il, suo d,upli,ce aspetto di s natu-

tal,ismo r e

di <misticismo,\ non

aale conrc superanoento d,ell"intellettualismo dul

qual,e nasce opponend,oaisi (rna i,nswffic'ientemente), perch essa domand'a, ni,lo, d,i, essere tutta nel loro <superancemto r.

all"infi-

7. La fondamentalit' di

fattuale d,el sapere.

di quel (mondo, in cui la coscienza coscienza di noggetti, dati ad essa). Soggetto ed oggetto si strutturano in modo da porre il soggetto come inoggettivabile (la situazione logica che si esprime con la distinzione fra < atto , !d ( oggetto ,).

Ci riferiamo, nel recupero dialettico dal dialettismo, al n caso teoretico , Fichte, perch la nozione di n principio , che vi opera ci serve da falsariga. Come noto, Fichte, nel $ r dei suoi Pri'ncipi d,el,I'i,mtera Dottrina della Scienza, parla del primo principio assolutamente incondizionato. Tale n principio ,, in quanto rende possibile la coscienza, troir appartieno ,alle determinazioni empiriche : principio indeterminabile fra gli n enti , (fuori

La riflessione che rende possibile tale espressione , nella sua Possibilita, la stessa (necessit, (la fllosofia come (principio trascendentale r, nsapere r). Se si estendesse la caratteristica determnazione empirica della cosa all'atto .che il suo ( porsi ,, si renderebbe I'atto inferiore a se stesso, e la ( cosa , suPeriore a se stessa. I1 fallo, dacui non possibile prescindere, appunto la nposizione ) e, nella posizione, non possibile prescindere dall'essere ( entro c:'ti, la situaziono
'del ( sapere , (dove la posizione fosse intesa come l'io-soggetto agente, si avrebbo una negazione alla base dell'essere, si avrebbe un non-io quale ( radice dell'io, perch quanto caralterizza l'alterit. fra I'atto (porre) ed oggetto (posto) sarebbe tttto nel,la irnpossbilitt di ridurre I'atto all'oggetto. Se si volesse, dunque, prescindere dall'n essere ,, per considslals la, r posizione , come ( io ,, si presupporrebbe una negazione assoluta : essenziale al porre come o io , sarebbe I'oggetto come posto dalf io e l'n essere , dell'io sarobbo tutto e solo il non-essere-non-io, dove, appunto, l'(essere o del non-io sarobbo tutto e solo il u non esser io ,. Ad evitare la vanificazione dei termini (dei quali si dispone ( origina,riomente r nel u sapere essenziale ,), dici,amo che 'l' porre come tale I'essere, irrid'ucibile al,l'io ponente. Diciamo n fatto , questa impossibilitr. di prescindere dall'essere, perch nd csso non si perviene vneiliante una deduzione: essa colta infatti con il coglimonto stesso dei limiti entro i quali ha senso una qualsiasi ileiluzione, Irorse quanto Fichte intendeva affermando che o dobbiamo licercarc Ll' principio assolutamente primo, assolutamente incondizionato di tutto l'umano lrflporc. Dovendo essere principio assolutamente primo, esso non si pu dimo'
D

Ft.fnro n cleterminare r. llnir ricerca, tuttavia, sussiste ed tale da non confondersi n con la clodu' zi(,ro l con la determinazione. Se cosl , la parola n principio r (con qunliflco

rli

nsnolrrtnmcnte primo,) potrebbe venire evitata con frutto: essa infol,ti lcrrtltr o<l inclurrc idee imprecise nei riguardi della fondamentalita fottua,lo

r34

ri5

perci, un tentativo di giustiflcarlo in gi,ustificazione pretesa (e, quindi, bisognosa a sua volta ed all'infinito di venire giustificata). La dimostrazione si trova essenzialmente contenuta fra i due n fatti ,, fondamentali della o pretesa u e del ( valore , (valore in base a cui dimostrare la legittimit della pretesa, onde convertire la pretesa in ualidit): ove non si disponesse di tali limiti invalicabili, non si potrebfs n pretendere , alcuna giustiflcazione senza anche vanificarla con un processo alf infinito. tale " fattualit , del sapere che pone il sapere come sapere in essenziale identit con l'cessere ', lo pone serrzala mediazione tra uessere, e ndover essere ), in base alla presupposta divergenza cli essi nel dato: perch ( fatto fondamentale u il sapere D lo stesso essere e, proprio per l'essere di cui essa sapere, non ha senso la duplice operazione che il kantismo presuppone sarl sapere : la distinzione tra un ( sapere dell'essere , ed un sapere ( che pretende all'essere u (non ha senso il problema sa il sapere sia sapere dell'essere). Solo la o chiusura , del sapere nella situazi,one soggettiaa e soggettivante dell'oio D pu spiegare tali pretese operazioni, chiusura che si rivelata radicalmente i,nwtil,e, ove si intenda l'io nel senso empirico della psicologia della coscienza, e radicalmente assuvila ove si intenda l'io come 1o stesso porre ctre u r I'essere dell'ente (cfr. cap. I, S 8). L'esposizione dell'u atto ) comporta, secondo Fichte, un'astrazione da u tutto ci che non vi appartiene realmente,. Ma ci chiediamo come vada intesa questa n astrazione ,, dove la si consideri come condizione operativa all'esposizione (teoria) della natura dell'atto. La riflessione astraente non pu, owiamente, partire dalla situazione del ( reale D da cui, operando l'astrazione, si otterrebbe l'astratto che-non--reale : essa operazione che ottiene, su di un concleto che non--reale (perch abbisogna dell'astraziote per rivelarsi come effettivamente n ,), la realtr dei termini astratti. Allora I'astrazione ha qui il significato di ( purificazione r, di I'i,berazione dal non-vero ; rna emendatio 'intellectus che potrebbe ritrovarsi, sostanzialmente, nel Sofista platonico Pr.et., (Solista,,23Za-z4rd) e, ci sembra, entro certi limiti, nella stessa epoah husserliana. Dice, infatti, lo stesso Fichte, a proposito dei risultati di tale astrazone, che ( neanche pe mezzo di questa riflessione astraente pu divenire fatto, della coscienza ci che, in s, tale non r (Ibid.)La situazione nizi,al,e ha dunque bisogno d,i un interuento (che Fichte dice n riflessione astraente r) e, quindi, presupposta come inizialmente non-reale. Si vede, ancora una volta, cb:e l'origi,nariafd su cui si pu corntae frlosofand,o g1, lutta inlera in ci che consente di cominciare : in ci clae saela

come sua aondi,zione. Ancora una volta, la pretesa gnoseologistica si chiarisce come u ulteriore , rispetto alla innegabile fattualit, del < sapere ) e si precisa anche che il n fatto o del sapere non pretesa ila giustificare (nel senso del dedurye kantiano), ma ualore preteqttisito dalla stessa pretesa di giustificarlo e tale da convertire,

del sapere, fondamentalit da cui non dato prescindere, essendo prerequisita dalla eventuale dimostrazione. Diciamo appunto nfondamentalit fattuale r la situazione d,acwi emerge il discorso, ma nel senso che nel, iltiscoyso che si situa tale n fondamentalit ",

la non-verit del dato da cui si parte (da cui si u astrae


vero).

onde pervenirc

tl b
I

Non
POneSSe

zione,

s , gi
:

sup- |
xlS.i-

ualc

connessione tra il pensamento dell'atto e le leggi (logiche) secondo lc quali si pensa non rilevante n a proposito della caratterizzazione dell'atto, n a proposito della riflessione astraente: quelle leggi riguardano il fatto Ioudamentale solo nel senso che sono date con tale o fatto > ed zra esso : le lcggi logiche non costituiscono, al livello dell'atto, problema alcuno e non esatto, perci, dire con Fichte che il loro uso costituisce un o circolo inevitabile ,, considerato che senza di esse non le si potrebbe nemmeno mettere in discussionc. La connessione e secondo cui , allora fuori discussione, estranea, cicl, alla possibilit, di denunciare un n circolo ,, proprio perch connessione iadlrrtoslyabil,e: essa, indimostrabile ed indeterminabile, tutta nell'atto stesso dcl sapere ed tale da esauyirsi appunto in esso. Il nss6616o cui' non (regola, che condiziona l'uso .retto' (l'ortholes) del sapere, perch un sapere senza tale connessione sarebbe, semplicemento, non-sapere: l'assolutezza della connessione , cio, la posizione stessa, lo stesso

riswl,tato

La

"

si trova, ( non sono ancora dimostrate valide ,, proprio perch la prova dclllr loro validit, implicita nella validit fondante del'atto. La preoccupazionc rli n dedurre , tali regole dal principio, preoccupazione che Fichte manifesta csPlicitamente, deriva piuttosto dall'avere chiamato n principio r (con tutte lcr srrggestioni che tale parola importa) I'atto fondante: se si fosse evitata talc dcnominazione, forse ci si sarebbe potuta risparmiare tanta f.atica. Fichte, a proposito di questo suo u circolo inevitabile ,, rimanda al S 7 dello scritto Sul concetto d,ella dottrina della Sc,ienza; ma se gli conccsso <li procedere senza ( deduzione , di quelle leggi proprio perch tale n decluziont: ,

atto , (cap. I, $ 3). Non ha senso, pertanto, dire che, quelle regole logiche, al punto in cui

cli

superfl,wa

al procedimento.

raglonr

Si vede cos che non ha senso partire d,a una proposizione cle ( vcstr di un contentto i'nd,ubitabile 1l prjn.cipio di identit ; e ci per due fondamcrrtirli in cui

r) il principio d'identit r'on uma proposizione, ma la

proposiziorro

t:i1rio rli irlcntita (Io : 1e;, egli non fa che sostituire il terrninc lo al ltrr,rnittrr ,,1 : (lo.= Io): (A: l). Poich i termini minimi nei quali il principi<r ltttr vrrttirrr formulato sono assunti, come tali, cntro la uscrie, inrlicnrrlrr [l

non si deduce alcunch; z) qualsiasi contenuto si dia ai termini del principio d'idcntit., norr si la chc sosliluire i tennini minimi nei quali esso pu venire formulato. Qrraudo Irichte parla dell'io come di ci che esprime la u rcalta o dcl prirr-

esso si formula second,o tale principio, dal, qurale, comunque lormnlirto,

lxtssilrllitr\ rli u opcraro > tiduzioni scrnprc maggiori scnza, mutilrc ossorrzirrlttlottttr ltr sitttitziottc tloll'cnuttcinziorto n ftlrm:rlc D (lcl Prirrcillio <li irlontilr\, il lnrtttittt ,4 rtrttt fir c,lto rul>'lttosenlazr <lrrrrlsirr,si rrltlo trrrrrrinu, siir,t,sso l'io rxl il tttrlt-itt, l)ot'trrttto, l'lo (como lx)$izi()no) virlrr ir r:ilrrrlritu.( lt iiluiiziorrn tltll'orruil,.17

r36

'l
qui forse il punto vulnerabile de1la nsoluzione, schcllinghiiru:r,. .l ,;r Ragione assoluta, unica verit", verit, < in s , 7a Total,it assolwtcr, c, 1x,r'r;iir, infinita: il 'lutto Uno, Soggetto-Oggetto: Identit nell'Identit, l'lissclt' Lo Schelling mira con questa formulazione della Ragione ad intcgrr,n' lo sviluppo di Fichte ol,lre il lirnite rnvalicato da Kant. Poich l'Incondizionato di Fichte tale solo come conoscenza assolrrl;r, non possibile rimanere con Fichte entro la coscienza soggettiva : alla llosof i:r si perviene solo yilrouando I'u 6ljgln2rio , della conoscenza, la conosctrrrzrr
assoluta.

fondante' ma ciazione formale solo in quanto non lo si assume come aalore pone ed i'l' che soggetto del l'azione in s come ci che identifica .porre'

Allapretesasostituzionenlo:A,conseguirebbe,infatti,l,impossibile:

Se la riduzione comportasse l'eliminazione deiprincipii (soggetto-oggclio), si avrebbe appunto la n negazione della conoscenza ) ed ancora, cos, la contr:rtl-

I due principi della conoscenza restano dwe ed la loro una dualit assorrl ;r, ed irriducibile, ma appunto per-ch assolularmente due, nessuno dei due prrir venire svincolato dall'altro, tranne che da quel pensiero che, non esscrrrlo 6losofa, non vero " pensiero ,.
dizione scettica. E a questo punto che si rivela importante il riesame della Ragione assotrlrr
schellinghiana.

La conoscenza ( vera , in quanto e per quanto essa investe (di s) l'csst.r'r. e l'essere o totalit(i o non . La totalit, irriducibile ad altro, ch l'altro nella totalit. non pu sussistcr t', cos l'n originario ,. Questa totalit-essere, implicata, allora per lo Schelling dirctt:rnrt:rrlr. uvista > ed questa nvisione, che fonda per lui la conoscenza assolutlL. Ora, iI problema che qui si profila proprio quello del (moclo, irr t:rrr
l'essere-totalit " dato alla coscienza, dopo che la coscienza soggettiva csr;lrrs;r clalla sostituzione intrinseca del conoscere assoluto (che l'Assoluto stcsso). Si tratta, cio, di una u visione , c}le ya/isce il soggetto a se stcsso, o si tratta di una ( inplicazione, tale per c. mell'atto, o processo conoscitivo, si vitroua I'u originario ', ? Ci sembra che il problema sia gi tutto nella questione del significato irrrlt.rrragione dell'n Io
D,

altrove ( provato

' fuori ipotesi'

8.

L'irnplicazi'ona d,el Fondamento nel'l'intenzionall'

tico della espressione " A : 4 ,: pu trattarsi o di un'espressione chc u soli gettivamente, (astrattamente rispetto all'identit assoluta della cos:t (:()n :i(. stessa) n traduce , l'uno in due, con il senso che i due ( sono ), in rcallir (l rror r, cio, dall'astraziote soggettiva), (uno ), o di una nvisione, dell'iccnLil t.lrt' r l'iclentit stessa e quindi, tale che, senza la datit di n A., e ( A !, r('l
l;r si potrebbe n dire ,.

sa che nell,Ideal'ismo tyasaend,entale lo sdnelling resta continuatore di Fichte;ne|Si'stemad'el,t'Identi'tassolwtaeglifonda,conacumecombinatorio,

si

ltra alternativa, in effetti, impossibile:. o uisione dircllu, (tral


u

scn:tt
,,)

lrrgit:o-orrtcrlogico) o irnpl,i,cazione leoyetica (nel senso della

I'irrtt'llrllrrrlismo,porta,{ircilmeDtcallaconclusionechepcrgar:rntircl;r,urt:;rll,

l,'(:([uivoco fra uteoreticoD e (teoricistico, in cui si dibattc, in forrrlr,,

pzrrtccip:rziorrr:

rlclLr r:orrosccnza c, al lirnito, la lxrssibilit, della filosofia, sil ncc<rss:rr-ilr lir, " vi. rii,rtt,' ,: la visiotrc, a,rrclro uori <lcllc insignlicanzc psicoogico-rrrisLit:lrc irr crri l;r rii lrrrir ( c()[()r(lcrc ,, i: Ircrir girra,ntc del vct'o sokt sc itl,tntiru, lrl vt:ro r.rl ' r ;rr i ;r ; r1 rrr rr I o l:r rlr:frritiv:r, risolrrzi<ln<: morristu, I):tl ritrrrlrt rli ittl-t:ttrlr:r't: I'irltt't.lilrl. con i.L urvrt <li;lcrrrlt: [rrtto il sigrrilir:ir,lo

ci annulli I'nindifferenza, (oP- cit., x6)'

rlt'll;t ltkl;olt;r, t:, r;ltlit:;tltrtcttlr:, il sclrso rlcll'u lssr.rr.r. l\4;t, ltllolt, il Prolrlt'nlt, i: ittrlic:rlo rlirlllr :ilcsri;r, " inlr,rrziorr;rlilir,. o

lr;rrlrrr,r=
,

r38

,')

bile sempre in termini di ( conoscenza di o. Nel $ 3o della Darstellung s ha una chiara esposizione del concetto di " totalitr. ) come n originario ,. Dalla identificazrone fra n identita assoluta, e n totalit. assoluta , si deduce che l'Identita assoluta, in quanto essa devesi rappresentare come l'indifferenza qwamtitati.aa delTa Soggettivit, e della Oggettivit. Nella nota a questo paragrafo (paragrafo in cui Io Schelling svolge la splagaziome della deduzione proposta) v' la dimostrazione che l'identit. assoiuta n necessariamente totalit r. Tale deduzione si fonda sulle seguenti proposizioni:

esprime un ( essere,, cio l'essere proprio dell'identit. assoluta, ma tale essere inseparato dalla forma. V'ha dunque unitr. dell'Essere e della Forma e questa unita la Suprema Esistenza. z) L'essere che si deduce immediatarnente dalla natura dell'identit, pu essere soltanto nella forma A : -\ , o nella forma della Soggettivit-Oggettivit, rna questa forma stessa non ( ,, se Oggettivit ed Oggettivit uon sono poste core ditlevemza qu.anttatva. Se, infatti, ambedue sono poste come ugualmente inf.nite, non v' alcuna possibilit di distinguerie, perch non c' antitesi qualitativa; la forrna distrutta qwtt' orma; ci che l'uno e I'altro con eguale infinit coincide con ci che non l'uno n l'altro. 3) Lo stesso vale anche per la forma superiore dell'Esistenza, basata sull'indifierenza assoluta del Conoscere e dell'Essere. L'Assoluto pu essere posto come esistente soltanto sotto questa forma. Ma se c' reale Indifierenza, non v' distinzione e questa forma non posta come tale. 4) L'Assoluto dunque non esiste actualiter, se non posta una differenza e riguardo alla forma superiore dell'Ideale e del Reale, e riguardo alla Soggettivit-O ggettivit.. 5) Ma questa diferenza non pu venire posta riguardo all'Assoluto stesso, giacch l'Assoluto invariabilmente determinato come Imd'ifferenza totale clel Conoscere e dell'Essere, della Soggettivit e dell'Oggettivit. Differenza, dunque, pu essere posta solo riguardo a ci che useparato , dall'Assoluto e perck ( separato ). Questo it Singolo. NIa, immediatamente, con il Singolo, si pone anche iI Totale. L'Assoluto si pone, dunque, come tale solo in quanto posto nel singolo con difterenza quantitativa, nel Totale con indifferenza. Ma questa dfrerenza nel Singolo ed Indifierenza nel Totaie proprio ci clae ldenti,t, del Fi,nito e del'l"Inf'nito. Lo Schelling continua con Ia sp'iegazi'ome dei termini u differenza quantitativa,: n differenza c}'e non posta secondo I'essenza (ed una tale differenza non si pone) ; diflerenza basata sulla differenza della u forma ,, la quaie si pu dunque chiamare di'fferentia forrnalis; esempio, f idea pura di triangolo : con questa idea non ci raffrguriamo n un jsoscele, n un equilatero; ognuna di queste forme una (differenza qtantitativa, dell'idea di triangolo. Ora, per, l'/d,ea de/' triangolo mon pw esistere se mon nella lotallitL di quesle foruoe, cos che nel Singolo bens posta sempre con difierenza, nel totale per con indifrerenza. Dferenza quantitativa, del resto, viene posta solo per I'atto r.l,i,

r) La

proposizione n A

. niente "

niemle,. Ora, per, notiamo che se iI pensiero tale da considerare la cosa u scprrtatareselacosanon u, separata, rlpensieropensierodici che (nol (') ": ma anche vero che nel pensiero la cosa useparata, in modo nda c.sigtrt. , il nesso con la totalit.. Infatti, nel pensiero che io affermo che il singolo, fuori della tot:r,lilir
.

La dfferenza quantitativa allora 1l pri,ncipiurn ind,iaiduati.onis rispctto :rll;r essenza,essenzacheututtaintera, in oogni singolor, epper indivisit <lrLlllr difrerelaza quantitativa che fa il Singolo qwa Sir;'golo. Si capisce, pertanto, che lo Schelling possa dire (Darstellung g 3o) t:lrt,, non essendo toccata punto l'Identit, assoluta (ci che n , senz'altr<> t:tl ,tr. ogni cosa) dall'antitesi di Soggettivit. ed Oggettivitt (Darstellung g 6), ir,nt;lrr. la diferenza quantitativa di queste due non pu avere luogo riguardo all'irlcrrtit assoluta, o in s, e Ie cose e i fenomeni che ci appaiono come dill:rcrrti, non sono in realt differenti, ma sono real,itey una cosa sola, cos che ncssrrn:r cosa o Fenomeno, presa in s, r-appresenta verarnente la pura e inpirl;r, Identit stessa, ma la rappresentano tutti in quella Totalit in cui le pot<rrrzc opposte origimari,amemle si eliminano avicenda. [a questa identit non rrr prodotto, bens l'noriginario ), ed essa viene nprodotta r solo perch n,. Essa , dunque, gi in tutto ci che nPer colui che non si rross,, dal punto di gravit assoluta, essa l/ pr'imo Essere e I'essere che non vicrrt, mai prodotto, rna ( ,, in maniera che qualcosa ( in generale r d,i, tnotlo rltr, il singolo essere, possibil,e solo entyo d,i essa, quamilo luori di. essa uera,nu'nlr,

,.

Si dovr concludere, pertanto, che il pensiero nerroneo, solo <lrrrrrrlo si prelende di negare, in base ad esso, proprio ci che esso cornporlu .. l't,:ti stenza di qualcosa n fuori della totalit ,. E si deve mettere in risalto il fatto che il pensiero , per se stcsso, t;rl' d2 nrspettare r Ia <presenza r della totalit (essere) mel singolo, proplio rrrr.n tre desso che afierma il singolo e, quindi, il ( separato dalla totalit, ,.

L''itnplicazione della totalit d.a parte del si,ngolo (d,ell,'Essere d,a parlo rlt'll'tttlt) , cos,, rad'cata cyitcarmemte mella ui.mtenzional,it, del pems,iero che tale in tytrtn.l,, esso mon ucostitwisce r la separaziome e qu'imd mom s,i oppome cor?Le non-(sst t(, (oslratto) all'esseye che la lolal,il,. I-a, man:rcarrza della esplicita nozione trascendentale di (cspcrionz;r) l)r(r voc. lllri un gr.osso problema che 1o Schelling sflora, ma not clLilrlisr:r, srroi Lcrrnini.
rrr.r

rs lrr
l,rrt;

I tt l I

rtu.r,,ntala cspl,icitaziome d,ella iua tlclla lotalit-esseye.

nozione d nintenzionalil,, t lt, tl,trflrtr'

separazione e rispetto

( essenza , della totalit , sempliccrncnlt', 7l sussistere (reale) indipendente dall'u esistere ' di qucsto o <ltrtrllo (srirrgoli)

questo.

Allora l'esistere dell'idea come

; u (ornc, pcri, sizr possilric clrr: tli rlrrcs(;r lol;rlil (..osa, ilcn{a, se.pu,ra,la dal .ft:n,sitnt, i: rlrlr,siliortr' ;rll,r (ltt.tl'' rlrrt ttott si ;rttir t'is;lottrl<rr<r, giirtx;lr tlirnoslrilrrro, piultrlslo, clrt rrrr;r l;rlr. i,r'lr.ll,l/lott,'tt'rtt i'lx)ssilrik: itr s: crl t [lrls:r rl:r,l prurto rli vi:11:r rlr,ll;r l(lt1irrrtrr,, .ilr/1. rirllrr. r,t l)li) lrt.rr r::r1rirr., r\ /rt frrtt,lr' t/i ttttl iili ltr,,r,, (rrrl;ir,,i rr,ltlrr) ll lr,rr rr,ro ttltrltrt, rllrrr;rlr', l'uorillilrlrrio,,, rlrr.r;rri .1;r " iol,rlrll ,, nt,t li,:,r,
lr

l,rr

lr.llirrg

qtnLirru:r.

,r'r:,,,lul,r r;i r;r'1r;rri <;rr:rt;hc

r40

t'l

La oseparazrone), essenziale al penpensiero al non-essere se non per la pretesa n intellettualisfics , (teoricistica e spettacolare) di considerare la n realt , del singolo come la totalit, stessa dell'essere. Se si esamina il procedimento dello Schelling si nota, appunto, ctre il concetto di totalit non ancora abbastarrza chiarito proprio per- quanto riguarda
Ia totalit..
siero, non per tale da ridurre

(separa, e, quindi, non

(r

il

il

I-a cosa singola, l'r ente ,, owiamente un tutto e poich esso pensabile in quanto identico a se stesso, esso pu dirsi " il tutto di se stesso r. Questa "totalit', considerata fuori del singolo, colne non i,d,enlica ad, esso, nulla ed nulla cos come nulla la n realt , del singolo considerato fuori, ilel,Ia total,i,t. per la quale esso non r il > tutto. Ci si trova cos, originariamente, di fronte ad una duplice acrezione del termine n totalit. ,, la prima (identit del singolo con se stesso) " il , singolo ed in esso si esaurisce (il singolo n , in quanto ( uno ) con se stesso) ; la seconda ! " implicata , dal singolo (perch, se non fosse, il singolo non sarebbe) e, perci, non si esaurisce nel singolo. Entrambe queste ' totalit ' sono esprimibili con la formula delf identit,

pensiero che pur < ritrova , la Ragione (ma che, assolutizzato, u la fonte di ogni errore ,).

non

SOnO

) essefe.

che si

A:A): t) A : A

< tutto >, si negherebbe come ( singolo ) essendo s ed anche altro da s) ; poich da questa totalit non possibile (uscire > (intrascendibilit. dell'"essere,), essa n , identica a se stessa. Qui la " totalit-essere ) viene considerata secondo una dupiice prospettiva : ci che lo Schelling chiama u Ragione , la totalit del . 2, ma questa non si consjdera contrapponibile alla n totalitL , del n. r (che quella del singolo), perch, in tale caso, sarebbe da considerarsi come il, singolo e, quindi, contraddittoriamente, tale da imptricare la totalit. La totalit ci che consente al singolo di essere n singolo ,, di non esaurire, cio, la totalit: la Ragione di cui parla lo Schelling non va dunque considerata come ( distinta , dal singolo (ch diverrebbe essa stessa un o singolo ' con tutte le aporie della ( sostantificazione-oggettivazione dell'essere, come riduzione pretesa dell'ressere n ad ente). Diremo, alora, che la totalit-ragioe non disti,nta dal singolo (sarebbe altro n singolo ,) e non il singolo (ch questo tale proprio in virtr di quella totalit, che esso non esaarisce). La situazione che qui si venuta delineando, con la duplice considerazione della nozione di " totalit ), consente una radicale revisione dello spinozismo di fondo di un discorso come quello schellinghiano e consente, plccisamente, di riesaminare, sotto l'aspetto dell't6rigi1a1iet,, il principio s|inoziano dell'omnis deleyminato negali,o @fu. L'Originay,io cco., Chiarim. g t).

indca il n singolo qualsiasi , che, essendo se stesso, esclude da s l'altro da s e 1o esclude in modo che l'n altro ,, non identificandosi con esso, sia usingolor: qui il <tutto, l'unit stessa come "indivisibilit, del singolo che, se fosse divisibile, sarebbe a che u altro da s ,, cio non n sarebbe u (cfr. Pr-er., Parmeni.d.e, r3rb; Anrsr., Met., to3ga 33-bz). 2) A : I indica Ia totalit come ci oltre a cui non pu darsi alcun singolo e, quindi, tale che ciascun singolo debba darsi in essa e n in virt di sssa , (se cos non fosse, il singolo esaurirebbe la " totalit , e, ponendosi come

e di rad.i vertita

Fuoridellarisoluzionehegeliananonresterebbesenonlavanificazionc

ile, cfr' $ 6) e che pu venire coniclentit ' che ristruttura la nega-

l)

la cui portata ' evidentemente'

pag. - " 63). Or^, se si considera che


liana.

la

coscienza

tra porre ed opporce, si vede saltar fuori

il

di tale
u

( opporre ' suppone l"wnil cuore , stesso dela dialettica hcgc-

ro.

L'inlenzionalil
Iuto
o.

cotme

allestazione

d'ell'Assoluto, inconuerti'bile

in

Asstrttr ''
.

L'ipotesi del qualcosa n fuori Se diciamo che iI Pensiero ( spazio logico , ra distinguere .1,,, p". inicnclerci, un termine ,n " frrori , c tli un dcntto (c .f,,<tsscrc , ovviamente, l'autentico " tutto r in scnso univcrsalc
nrrrrttc gcncrill<-:).

lrro

r-llo l trn tr<ltt

tttt:t:l-

r42

,l.

la

I1 punto di vista della filosofia questa o constatazione , invalicabile e per quale ci si trova a pensare senza contrapposizioni possibili all'essere: si

Iuto almeno l'incontrovertibile afiermazione che o nulla ,


I'n essere ',).

La filosofia non pu dunque mettere in discussione

sB

l'Assoluto sia (ass,, estranco rtl-

I1 procedimento di eliminazione del osuperfluo r all'<essere, tale da presuppore che si possiada (otignariamente) l'essere-verit che non harelazione

pensa nell"essere

(ll sutn gi I'essa del cogito).

(estrinseca, ad altro, perch, rispetto ad essa, l'ualtro I non ' Il punto di vista della filosofia quello per il quale l'naltro, non mai ( altro , (esso sempre ' attuale ' nella sua soggettiait: soggetto delle proprie determinazioni ed , perci, nafierrnabile D solo per il nsuo I essere). La filosofia n nascendo , dal cuore dell'essere, si trova a trattare le singole cose (le soggettivit, le o unit , che Leibniz vede n semplici , ed u indivisibrli ,,) cosl come esse ( sono ), senza l'n estrinseca , posizione del n diverso ' e del n simile '

Ma se vero che dall'Assoluto non dato prescindere, anche vcro clrr. dalla concezione di questo Assoluto dipende ogni ulteriore passo in tva,rrti nel discorso filosofico: non si prescinde dall'Assoluto, ma se non si riclrrcr, l'assoluto a questa impossibilit, di prescindere da esso, ci si trova nella nct:cssit di n deflnirlo ,, e, perci, di " distinguerlo , da ogni altro u qualcosa ,.

tale per cui ci si trova lz

C si troverebbe, insomma, daaanti ad esso, proprio quando si dice chc csso


esso.

e del u dissimile ,. L'essere in cui la frlosofia si radica non o un ) ente e, perci, esso non radica la filosofia nfuori, degli "altri, enti e quindi uf12,, gli altri enti: esso, radicando in se stesso ogni ente, o , la frlosofia come coscienza del-

Per restare coerenti alla situazione radicale bisogna are attenzione a <lrrt' possibili passi falsi, nell'interpretazione dell'assolulo, in cui la filosofia n, il proprio punto di vista (n ,, abbiamo detto, non abbiamo detto u ha >) ; r) in quanto (( esscl'c '

l'(

, di ciascun ente in quanto essere (cfr. $$ 8-S). Laddove ogni altra posizione di pensiero e di prassi assunzione degli enti in quanto n enti ',, la filosofia, assumendo l'ente in quanto ( essere ), lo assume nella sua o intimit ,, in ci che lo fa ( sussistere , in s come n s ,. Ogni scienza allora oggettiua rispetto alla distinzione, ad essa essenziale, fra soggetto che osserva, classif,ca, prova e 1a cosa c}:re si sta n davanti ' a lui; la fiIosof,a non ( davanti , a nulla, perch, ove essa presumesse di porsi nulla ' 1e si cono davanti , a qualcosa, si troverebbe dauant' al. nulla (e il " vertirebbe contraddittoriamente in u ente ,).
essere

(la total tutti gli u altri ,) ;

ente che comprclrlt:

z) L'Assoluto non pu ridursi alla condizione logica della impossibilit di prescindere dall'assoluto, senza che si pervenga alla contraddittoria probk.matizzazione di questo (assoluto, che , per udefiniziote,, impntbl,enoalitzabile. Se si afferma che

Solo questa yadicale diversit della fiIosofia dalle scienze consente di evitare,

negatio e consente di andare ' direbtamente ' all'essere come aI n s, della cosa. Si visto dne al7'orunis delevminati'o negatio si potrebbe owiare solo in una conoscenza. che recuperasse iI senso delf intenzionalit, fino ad assicurare la presemza della cosa mel soggetto.

come peccato

di intellettualismo, la formulaziore

delT'otoanis detevvninatirt

uAssoluto, il non poter prescindere dall'Assoluto <: lxri si afferma che questa irnpossi,bi,l,it (necessit dell'opposto) soltanto n logir:rr, ", per cui l'Assoluto non qresta necessitr, ci si pone davanti a due assolltli dai quali si ignora che cosa afiermare e che cosa rispettivamente negarc l)()r r()l confonderli. La condizione non , allora, da assumersi come meramente ulogicrr ", rr meramente nformale, (Ia funzione, comunque pensata, del mio pensir,rc), lrur, come I'imtenzionalit riuel,ati,ua d,ell'Assoluto, Assoluto che dato cowlo : tlr,ltr la condiTl@Jli6it-ruta di prescindere da esso c t:lrt: i.
d,ato com questa, senza

ridursi a questa.

L'intenzionalit recuperata il recupero dell'uidentit, piena della cosa in cui si radica iI rsr; l'ormnis d'eter+ninatio negatio consente, infatti, alla concezione < astratta , dell'essere, la contrapposizione logica di esso (lo n spazio logico ,) agli enti ; l'essere a gli enti sono in:izialnt'emle di fronte e, poich questa posizione contraddittoria, si passa logicamente a negare quella delle clue n parti , che non garantisce d sussisteye in orza di se stessa (gli

Diremo, allora, che, se il pensiero intenzionalit, l'avere constata,to l'irrrpt>ssibilit di prescindere dall'Assoluto u intenzionalmente r qucsto Assolrrlo ; Io nintenzionalmente r e quindi non vi si identifica: , per cosl clirc, ;r,ttcsl;rzione vera de1la verit di Esso. Sc si dimentica l'uintenzionalit.,, ci si trova nella neccssiti\ tli |rolrk,ttrttizza,rc il signifcato teoretico di questa situazione (comc urvvcrrnc ir l(:rtrl,
7rilrlr' (c()lrlc itCCirtkC a Iich1c).

,enti).

la consapevolezza deTla insufficienza (in cui si radica l'atteggiamento u naturalistico n od n intellettualistico ,), senza il recupero dell'ori,ginario entro cui n , l'iniziale stesso (come uimmediato r nella (mediazione ), come l'nente I nell'tessere ', entro cui appunto si (Pensar). Lo Schelling, nell'amnotazione al I z della Darstellung, afierma, a proposito del punto di vista della filosofia; nNon v' nessuna filosofia che dal punto tli vista deli,Assoluto ; di questo non espresso nessun clubbio : la llagion<: rl
del n momento ,
L'operazione monistica , insomma,
mizi&le

1r'r'il rJrr:rlc il noumeno sar, sempre "oltre,la conosccnza, (oLro, <1ru.l " l.rro nrn() tr t Irt' , in atto, Ia corlosccnza stessa) o di n assolutizza,ra , rltrcst;r sitrr:rl,;r rottrliz.iottt' tlcllrr irnpossibilitr, <li prcscinclcrc tlall'trssolrrto
(<;lrr:

r, itrlr.rr

/rutt,rlnr('rl(', ritttl.ttliurt, rlt:ll'Assolrrto), lru vcnirc riLlov;rt:l rrcll;r ( ('()nr('riil "toul l,r,'rr;r (irss()lrrl;r,rrrcrrtt: irrt;orrtlizion:ltir) clrtr liit;lrtc riscorrlr';r lr':r lrr lxlii' /rf )ilr' rlxrlr.lt, :r rlr'l n tlrr;rlcos:r , (lVt'nn A .srf,) t' l:r t:orrsr,grrt.rrzlr (sil sr.t, A) r.rl i r;ttr",l,r,,rl lrrrrilr', l:r lot-ttttrllrziottc tlr,ll;t ttlr:r'ssill rli rrort:;irlcr:rrr.l';l;:irrlttlo
lrrltf ' l'/,/i tttltll tt,u.ult, tl,'/l't':sr'yt t' non solo rlr,l Pr,tl;ilto ( ()nt(' r luilltol(. lopgrr;r (rlrrlr' ',r ',r,t r ll,lll,r rl u r,rrlir::rlii , rlr,l lr,n:;:rtr. trr.ll'r.l:ir.lr.) lr'r!',l.llllo "lll,r'l((,ll('l("' (r)ll('(1il('l,l{r -ltlo, tl rlll,rrtllirr rlt l,trlrlr';t;rtrt
t
,

I'Assoluto, tostocir pensata come l',abbiamo clctcrminrrtrL (\ r tlcll',t l)uvslr'lI,ung):li]l 1tr6i>6sizio1t'scgucltc virlc pcr c()lscgsclzi, s6tt9 tltttlsllt l)11:t'illl)lx)cl1
,

r.l.l

'l

't

,",,,rll.T"Tsf:

posito di reale ( incondizionato r e ritroveremo la nota situazione in cui il ( cominciamento n del filosofare come ( punto di vista dell'Assoluto r. Il testo fichtiano il seguente: n. . . Con l'affermazione che la proposizione precedente assolutamente certa, posto questo: tra quel aenm e questo so v' un rapporto necessario, il rapporto necessario tra i due che viene posto assoluta,nne te e seLza niun fondamento (aggiunta nostra : che non sia se stesso). Io chiamo provvisoriamente questo rapporto necessario : : r ,). n Se e come I in generale sia posto, noi non sappiamo ; ma, poich x d.eve indicare un rapporto tra una posizione sconosciuta di I ed una posizione assoluta del medesimo A, condizionata dalla prima, cos, almeno in quanto viene posto quel rapporto, A posto uell'Io e dall'fo . . . ,. Tutto il discorso intorno al carattere meramente ipotetico della posizione di A (da cui owiamenle non dipende il valore della consegueza, perc}; A assolutamente A) ha senso solo dove si restringa il significato di I ad un particolare n qualcosa , che potrebbe n esserci ed anche no ), senza involvere contraddizione ; se noi consideriamo che, nel caso dell'n essere ) (da cui non dato mai prescindere), questo l, significante appunto l'essere in quanto tale,

cosl

solo da ci che non si abituati a vedere le cose co?ne sono nella Ragione, nrn
coyne si, presemtano r.

rr. La centralil

del discorso szll nessere > e sull,napparire

r.

assolutamente, assolutamente anche ci che, ad altro livello, sembrava solo ipotetico. L'assolutezza qui duplice nel'l'indicaz'ione, f indcazione <esistenziale , dell'esserci di qualcosa necessariamente (l'assoluto in cui siamo, f.losofando) e l'indicazione ( essenziale r del necessario nesso tra ci che e se stesso ; indicazione duplice solo nella nostra considerazione dell'essere come di u ente che potrebbe non esserci, estendendo quel procedimento ineu'itabila quando si tratta di un ( ente r al discorso da euitavsi quando si parla dell'essere (il discorso sull'essere non pu convertire l'essere in ossg, oggetto). Allora, Ia formula o A : A , significa solo che ciascun ente se stesso, owero che l'essere non pu non essefe. La formulazione del Wenn L sey, so sey A del tutto estranea alla posizione filosofica che radica il u s , necessariamente in se stesso come ( proprio
D.

Il discorso intorno all'oappa1.nta, dell,essere e del non essere centralc nel discorso fiIosofico (cfr. Pr,er., Sofista, z4r a; Axrs.r., Met., rorr , 25 e segg.). La posizione ( vera ) di fronte all'essere si stabilisce o verament r in termini di netta distinzione tra ci che I'essere o , (ed come appare) e ci ,che l'essere u non r (o non come appare). Ricordiamo che Fichte, nella sua Intuoduzione alla vi,ta beata o dortrna del,la Reli,gione (7e lezioni 1o stesso anno,
presso Reimer

essere

Possiamo anche dire che la filosofia o o I'essere come identico a se stesso 'in a'iascwn ente, in modo che ciascun ente si identifica solo in s con s. Si pu, per maggiore chiarezza, dire anche che l'essere di ciascun ente non n un r ente che si contrapponga agli enti e, quindi, che esso non da d,issolaersi (ove si assolutizzino ( esistenzialmente r i singoli enti come irrepetibili), n da d,issolaere (ove si assolutizzi monisticamente questo n essere ,). Solo se l'essere dell'ente concepito come ( un D ente, si pu compiere l'operazione logica della o riduzione ' secondo la legge del ( quae sunt eadem uni teltio sunt eailem inter se,. Riduzione che si sembra soggiaccia al monismo : quae su%t eadem (g7i ent, in quanto (essere ))) uni tertio (l'essere come ( sals ,) swnt eadena inter se

il suo discorso ha senso in termini e non esseve (l'essere , egli dice, ancora una sola e medesima cosa con la wita). Prescindiamo qui da queste identifrcazioni e dalla problematica che vi si connette, dai suoi particolari motivi o, meglio, dalle n occasioni sto_ riche , di tate discorso fichtiano; concentriamo, invece, l,attenzione su 'questo oinsieme , in cui Fichte vede l,u apparenra r; l,apparenza non putr venire ridotta al non-essere, aI nulla: essa ta umescolariZ-a-o-'tia"essere e non . ia.ebe d"Jiit"- d;,I6pi; 9:_.9t9. Questa vita apparente - egti dice - fondasse, iffi" e piomberebbe nel nulra, se essa non si in qualche maniera, sul vero essere ). Poich n non vi pu essere morte assoluta, n infelicita assoluta, in quanto nel momento stesso in cui si suppone questa morte o questn infelicit, si accorda loro un'esistenza ,, ogrti, essere incopleto o mescolanza , di essere e di non essere.
di
essere

della orealt, e quello de Egli parla di " vita apparente ,, ma

gi,onslahre), parla,

: De Auf fin dalla

auch di,e Reti_ di vista ,, quello

Cos, lelpq."ryg:-apg3"Tl?3" srone sta nell'essere incompleta

qresfsffi;;E;Tappa;eila-i'ina-;

-d*i,ylt e ni

sa in
anchc

t'illu-

Alla n necessaria , riduzione monistica si opporrebbe solo la pregiudiziale naturalistica , del pensiero prefilosofico che, lungi dal porsi la domanda radicale dell'essere, si pone domande intorno agli enti e vi si perde. questa la spiegazione che lo Schelling svolge nel $ r della sua Darstellung: aTutte Ie obbiezioni contro questa posizione (Uno-Tutto) potrcbboro vcnirc
.

(monismo).

dove la si contrappone all'essere. ora, dove si concepisca, con Fichte, r'essere soro come compreto esse/e, cplrer uassoluto, ed indivisibile, l'apparenza (l'incompletezza), piopriamento rton n , ; si ripropone cosl la questione della realt del finito ,, o-a"i limitc " " " (<rvc il limite all'essere sia il non-essere, dove I'essere eleaticamente non ( abbia , lirrritc). ,1,'no1is11rt.i, all'essere che in Fichte, qui, I,orientarsi a Dio, orientarni (ltt: : I'u772ovs, precisamente la nradice n, come Fichte dice, la sede, <conil lrrr , 1111116r vita: nil tuo amore la tua vita r. ()uL, questo (amore, in cui si rawisa la situazione stessa del nostrO strpcrc (ftlosofia, cfr. r, $ r) valido, come atto-che-tende-all'essere, solo sc o in

r46

r47

qualche modo , ; situazione logico-ontologica del finito, che per la sua incompletezza, propriamente non ( ). Come si salva la u realt , di questo ( qualche modo , (l'apparenza che non il puro nulla, ma che non se non u per iI nulla ,) dove si afiermi l'essenziale completezza all'essere e, quindi, l'illimitabilit assoluta dell'essere come

tro r assolutamente.

essendo opposi,z'ione all,'assoluto, comportante

un n contro , all'assoluto c

( col_

tale

sumiamo l'esposizione di Fichte : L'essere, in quanto essere, in maniera assoluta vivente ed attivo, in se stesso, . . . la vita unica, la vita esistente da s e per s la vita di Dio o dell'Assoluto, perch queste parole sono sinonimi e quando diciamo la vita dell'assoluto ci serviamo di un modo di dire, poich in realt l'assoluto la vita e la vita l'assoluto. Questa vita divina esiste per s stessa, fle a se stessa, inaccessibile se non a se stessa. Essa tutto I'essere e al di fuori di essa non v' altro essere. l)i conseguenza, essa non soggetta ad alcun mutamento. Ora, questa vita divina si esterna, si manifesta come tale, cio come divina ; la sua esposi11gl.9,. ".*-".if9stqzigp9, esistenza esteriore il mondo ). ' ' Diinque FiChte dice srZdlmente : l'essere solo l, nulia v' che non sia 1'essere, ossia al di l. dell'essere. L'assurdit" dell'" oltre , all'essere nascosta dall'"idea volgare dell'essere,, perch usecondo questa volgare idea sisuppone qualche cosa che non e non pu essere di per s stessa e vi si d un'esistenza che, rigorosamente parlando, l'esistenza def nulla r. Infatti I'apparenza, n dal punto di vista di ci che ne fa un'apparettza e di ci che si oppone all'essere ed alla vita vera, non che la morte ed il nulla r. cos che Fichte pu parlare di ( essere assolutamente semplice ), che non ha nulla di distinto, non composto di pi ( esseri n, che puro e semplice ,. chiaro che tutta 7a orza del discorso sta, per cos dire, nella concezione dell'apparenza, corne a.pparemza e udi ci che ne fa un'apparenza,: lluesto rci che..., dunque l'nopposizione, (all'essere), opposizione all'inoppo-

Seguiamo da vicino iI discorso di Fichte che, nella linea teoretica dell'eleasmo spinozianamente ripensato, I'essere o u completo , o non . In parecchi scritti precedenti Fichte d. la dirnostrazione dell'assolutezza dell'essere, ma specialmente nell'Essenza della Sap'ienza (r8o6, Ierlino) . Rias-

Se l'opposizione non fosse assoluta, si ridurrebbe alla < distinzionc r irrt.r.rr:r, all'essere e I'essere non si afiermerebbe come necessariamente e tutto ,ssolul(). Ma si pu dire che l'opposizione al,l'assoloto, convertendosi in opp6sizierrr, assoluta, converte il non-essere in essere onde opporvisi e che il discorso lr:lrtiano sarebbe coerente solo in una concezione dialettica di n g5ss1s ), o ( il()il

essefe ).

La

concezione dell'essere come ( assoluto

, e totale testa, pertanto,

rrrr

luta (identit tra essere ecl assoluto). La nvolgare idea dell'essere > di cui parla Fichte , allora, da conftrt;rr.t:, secondo Fichte, con la tesi seguente: soltanto l'essere , niente che nor sirr, da s e per s.

nibile, epper opposizione nulla. L'apparetza u esistenza Cel nulla ), proprio perch originata dall'opposizione impossibile all'essere. Ma ci si pu ancora domandare se la dimostrazione del non essere dell'opposizione, mediante Ia sua assurdit, non derivi tutta
dall'assunzione dell'essere come assolutamente 'inopponibile: evidente che la dimostrazione qui superflua perch se I'essere u inopponibile ,, l'opposizione all'essere inesistente. Ma resta da stabilire se sia legittima (originaria) la distinzione spinoziana assunta sempre e solo come (,opposizione r. La clistinzione , del resto, possibile solo u nell'essere ,, laddove l'opposizione , rcl nostro caso, ( opposizione al,l'essete e si vede subito che la distinzione si lrrrrr' subito come n relativa ,, in quanto essa non comporta la propria .,ssohrLczz;t ; essa implica, anzi, I'assoluto, rispetto a cui si pone appunto comc n<listirrziorrr.,, implica che la propria distinzione r'on at'fi,c,iat l'assoluto. Si vede subito che I'opposizione, nel nostro cASo, nor prrr r:ssr.rr.r'r.l:rlrvrr,

t:ompiuto.
f

orientato verso >. . .) ; ora, da un urteriore confronto di questi carattcri c:.rr r:r nozione dell'essere risulterebbe che l'essere come tale, non potenclosi <;orrr.r,pire ninsornpiuto,, non pu venire ndetto, di ci che non ncomPirrlo,, ovvero che ci che non compiuto non n ,. Si sarebbe partiti, allora, dall'esperienza, qualificata < volgare, <k:ll,trssr.rr. di qualcosa, incompiuto, diveniente e, in seguito alra presunzione clcilir,.ss.rr, ziale compiutezza alt'essere, si sarebbe concluso per l,uinesistenz:t, tlt:ll'irr'u

vi si possa aggiungere qualcosa). In radice, la posizione che confuta l,uidea volgare, (presunta talo) , esattamente il capovolgimento della confutazione: da che cosa nascc l,u itlt,rr volgare , ? Dalla presunzione che qualcosa e che con tutti i carattcri t;,rr cui si presenta (l'esperienza della uincompiutezza r, del tendere, dcll,r <rss.rr.

Questo solo ( r perch compiutamente

(n

, immediatamente, senza <:lrt.

corrr

ci si pu accordare, originariamente, armeno surl'accettazionc inizirllt: rrcrirrcompiuto ) come ( esse a'b, (essere che rivela la raclicalc dilrcnrlt:1zir rlr.l
Nl;r.

1' tltr ',r\ ', '; tl I


lrr llr'

piuto). a

'

si profilano clue rliverse intcrprct;r.zioni lrlrr._


n

,l.r :.i. (lo spinozismo di Fichtc). (,rrrr: si vede, la posizione originaria ra stcssa,; oii> crc trivqr.sl 11 i, irr r oil,r'l'll('Dz, dell'accentuazione dcl ( come talc r rigrlltrtltriltt: l,( (!ss(,t.(, (llt | ,t|' :ltrctlt]tuazionc si giustificer solo in rclaziorrc irl vrkrrr: t:lrq si ;rlIrilrrri u r.,
n

s non n r I'essere, pcrci si risolvt:

,I'essere, pcrci non Pnir rirlrrrsi rrll,r,s.,,r,rr,

.nr:ll't,:;rir.n.

l,r, lrrrrrrr;rIrilr'rrtr', all'" t.sJlt.rit.ltzit,.

f 'rr'( i:j;rlfr('lt.o,1'tsPtrit,n:u, rvjgiutu.tt ir t:s1x'r'ir.rrzl rlcll'irtrrlrrrlillr,, r lrr. :ri r,ttltl'tlt;t soltl t;ottt."i:K'rt rl;r ". ()vvi:rrrrlnlr., r;r,;rll'irrlorrr;rirrlrr r,t ;rllrrlrrrr.,rr. rl r,11,11lIlt' rlt'l ( lx)t('lsi :l(r'r{rir:('r('", ;tl r'r)lltl,iulo rgrl|llo rlIl Irrllo ,:,rrrrIl,,,

r48

,.1't

.,

r I r,ri

.tr

t+

poich I'incompiuto non ( aggiunge ) qualcosa al compiuto, solo quest'ultimo propriamente < r (compiulezza qu-i vale non ( attuazione D, ma ( atto ) come

al cqmpiuto.

L'Invariabile, identico tutto e sempre, tale come ( perfetto > e tale che si commisuri se non lui stesso. Tale afiermazione congiunta con quella della necessit di u aggiungere > qualcosa all'incompiuto (donde Ia < tendenza t ad essere) significa che f incompiuto solo la necessit di venire ridotto ad
esso non

pienezza dell'essere).

Radicalmente tale afiermazione

non possibile pensare qualcosa < oltre , l'essere (dove si equivochi fra essere ed. omwitudo). Solo l'essere come ornmitwdo pu dirsi o intrascendibile o, in quanto Io stesso ipotetico trascendimento, ove fosse, sarebbe nella orn*itudo.
<

gi, compresa nella constatazione

che

INDICE

La mediazione pretesa, in base a cui si confonderebbero qui le 'due forme logiche , di essere, allora fornita dalla constatazione che la totalit che r tutti gli enti , assolutamente invariabile : il a tutto , pensabile solo come
indiveniente r, ch dovrebbe, altrimenti, non essere ci che diviene.

La contraddizione di un tutto che diviene varrebbe, tuttavia, ad una duplice interpretazione: r) l'identificazione tra rl tutto (invariabile) e l'assoluto (Spinozismo, in tutte le sue forme accreditanti la risoluzione immanentista) ; z) l'impossibilit, di afiermare che il tutto sia reale nello stesso senso in ,cui lo sono i singoli r enti r.
Si noti, allora, che l'immanentismo non pu dirsi o risoluzione , di problemi dell'esperienza (nella sua totalit di < concetto ,), -", piuttosto, o risoluzione n dell'esperienza nell'essere che ne nega i1 significato originario, privandola del uo ( valore o innegabile (f, S +).

Avvertenza

. Pag.
o

I. fl II.

Tema

Svolgimento delle indicazioni teoretiche del u Tema

47

AppBNDrcr Appendicel
Appendice

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II

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