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[ in "Verifiche", 4, 1996, pp. 315-321 ]
Un ricordo "teoretico" ed umano di F. Chiereghin (altro Maestro), collega ed amico di Bacchin, magistrale per semplicità e profondità. Vengono poste in luce le fondamenta stesse della teoresi bacchiniana.
P.S.
Ho una sola perplessità circa il verbo "sdoppiarsi" (p. 317).
Il "vedere", a mio avviso, anche sdoppiandosi resta unico, sicché piuttosto si dispone su un duplice livello (che ricalca la distinzione dialettica classica dianoia/nous, Verstand/Vernunft).
Forse l'immagine migliore sarebbe, anziché duplicità, "concentricità" (in cui la differenza non è tolta, ma fondata nella originaria identità e unicità). Ma questa è una mia chiosa estemporanea...
Un’ultima annotazione: condivido appieno l'acuto parallelo tra Metafisica e Legge morale kantiana, come “fondazione più rigorosa della nostra finitezza", ed aggiungerei che tale fondazione è proprio ciò che ci impedisce di "restare" finiti (perché la finitezza non può essere necessaria)!
[ in "Verifiche", 4, 1996, pp. 315-321 ]
Un ricordo "teoretico" ed umano di F. Chiereghin (altro Maestro), collega ed amico di Bacchin, magistrale per semplicità e profondità. Vengono poste in luce le fondamenta stesse della teoresi bacchiniana.
P.S.
Ho una sola perplessità circa il verbo "sdoppiarsi" (p. 317).
Il "vedere", a mio avviso, anche sdoppiandosi resta unico, sicché piuttosto si dispone su un duplice livello (che ricalca la distinzione dialettica classica dianoia/nous, Verstand/Vernunft).
Forse l'immagine migliore sarebbe, anziché duplicità, "concentricità" (in cui la differenza non è tolta, ma fondata nella originaria identità e unicità). Ma questa è una mia chiosa estemporanea...
Un’ultima annotazione: condivido appieno l'acuto parallelo tra Metafisica e Legge morale kantiana, come “fondazione più rigorosa della nostra finitezza", ed aggiungerei che tale fondazione è proprio ciò che ci impedisce di "restare" finiti (perché la finitezza non può essere necessaria)!
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[ in "Verifiche", 4, 1996, pp. 315-321 ]
Un ricordo "teoretico" ed umano di F. Chiereghin (altro Maestro), collega ed amico di Bacchin, magistrale per semplicità e profondità. Vengono poste in luce le fondamenta stesse della teoresi bacchiniana.
P.S.
Ho una sola perplessità circa il verbo "sdoppiarsi" (p. 317).
Il "vedere", a mio avviso, anche sdoppiandosi resta unico, sicché piuttosto si dispone su un duplice livello (che ricalca la distinzione dialettica classica dianoia/nous, Verstand/Vernunft).
Forse l'immagine migliore sarebbe, anziché duplicità, "concentricità" (in cui la differenza non è tolta, ma fondata nella originaria identità e unicità). Ma questa è una mia chiosa estemporanea...
Un’ultima annotazione: condivido appieno l'acuto parallelo tra Metafisica e Legge morale kantiana, come “fondazione più rigorosa della nostra finitezza", ed aggiungerei che tale fondazione è proprio ciò che ci impedisce di "restare" finiti (perché la finitezza non può essere necessaria)!
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