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GIOTTO

Giotto
(ca 1267-1337)

probabilmente si forma alla bottega di Cimabue.

In occasione di un viaggio a Roma conosce l’arte antica.

Abbandona le convenzioni bizantine a favore del realismo

Con l’utilizzo del chiaroscuro le sue figure conquistano piene


volumetrie, risultano solide e monumentali.
FONTI
Giotto (ca 1267-1337)

Credette Cimabue ne la pittura


tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura
Dante, Purgatorio, XI, 94-96

Giotto «rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e


ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avessi
mai nessuno».
Cennino Cennini, Libro dell’Arte
Basilica di San Francesco, Assisi
Basilica di San Francesco, Assisi

realizzata tra il 1228 e il 1280.

La facciata rimanda al romanico.

Nell’interno viene superata l’esperienza francese.


La Chiesa inferiore ha un’unica navata di 4 campate,

definite da tozzi coperte da volte ogivali.


pilastri.

sembra un’unica grande cripta.


Basilica di San Francesco, Assisi
Basilica di San Francesco, Assisi

La Chiesa Superiore è inondata di luce


È una grande aula destinata alla predicazione,

divisa in 4 campate coperte da volte ogivali.

Al di sopra dello zoccolo murario si sviluppano gli


affreschi giotteschi.

La muratura riprende la sua funzione di sostegno.


Per approfondire:
https://www.sanfrancescoassisi.org/html/ita/shownews.php?idNews=395&zone=WEBluoghi
Basilica di San Francesco, Assisi
Il terremoto del 1997
Il terremoto del 1997
Il 26 settembre 1997 alle ore 11,42 una scossa sismica dell’ottavo
grado della scala Mercalli colpisce alcune province in Umbria e nelle
Marche, causando ad Assisi lo spaventoso crollo di alcune volte della
Basilica superiore di San Francesco. Due frati francescani e due tecnici
della Sovrintendenza sono uccisi sul colpo. Al cordoglio per le vittime si
aggiunge un incalcolabile danno al patrimonio culturale.
La situazione, di una gravità eccezionale, darà luogo a una iniziativa
di recupero che diverrà un modello. Per un mese gruppi di 20 volontari
guidati da un restauratore si avvicendano per recuperare circa
300.000 frammenti di superficie affrescata, generalmente della
grandezza di un francobollo.
Otto anni e 160.000 ore di lavoro dopo, con un investimento di circa 6
milioni e mezzo di euro, il recupero della superficie dipinta (alcuni
l’hanno definita “il puzzle più grande del mondo) si conclude il 5 aprile
2006.
Il terremoto del 1997

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/26-settembre-1997-il-terremoto-fa-crollare-la-volta-
della-Basilica-di-San-Francesco-ad-Assisi-Video-c113032b-769f-4ad7-ac98-f8728c0a662c.html
Gli affreschi di Giotto ad Assisi
La tecnica dell’AFFRESCO
La tecnica dell’AFFRESCO
La pittura a fresco, comunemente conosciuta col nome di
affresco, è così chiamata perché si esegue su un intonaco
fresco, cioè appena steso. Si tratta quindi di una tecnica di
pittura murale.
Il colore viene completamente inglobato nell’intonaco che,
asciugando, si combina con l’anidride carbonica dell’aria
dando luogo al processo di “carbonatazione”. I colori sono
costituiti da pigmenti inorganici. Una delle sue migliori
caratteristiche è la durata nel tempo, molto maggiore che
nella pittura a secco.
Nella pittura a fresco, poiché l’intonaco assorbe
immediatamente il colore, la lavorazione deve essere veloce
ed eseguita senza errori, perché non è possibile apportare
correzioni o ritocchi, se non a secco, cioè ad intonaco asciutto.
La tecnica dell’AFFRESCO

FASI DELL’AFFRESCO

Il tonachino veniva steso giorno per giorno sulla superficie che il pittore
riusciva a dipingere. Inizialmente si procedeva per “pontate”,
muovendosi in senso orizzontale. Il problema di questo metodo era che
se l’affresco veniva tagliato in un punto non camuffabile nell’attacco, il
giorno dopo, nonostante l’uso degli stessi materiali, non veniva lo stesso
colore preciso. Così si passò alla pittura “a giornate”.
La tecnica dell’AFFRESCO
TRASFERIRE IL DISEGNO SUL MURO
Fin dall’antichità sono state escogitate diverse tecniche ed espedienti
per facilitare il lavoro, visto che nella tecnica ad affresco i tempi sono
molto stretti. Per esempio facendo sull’arriccio il disegno con il rosso
di sinopia (da Sinope, la località sul Mar Morto in cui si raccoglieva
questo rosso), che poi verrà nascosta dall’intonaco.
Poi quando nel 1400 le composizioni saranno più complesse si
ricorrerà al cartone che permette di immaginare tutto prima in quanto
è il disegno a grandezza naturale dell’affresco. Per riportare il disegno
sull’arriccio o sull’intonachino, si può usare la tecnica dello spolvero, o
quella dell’incisione. Per entrambi si utilizza il cartone. Per fare lo
spolvero vengono fatti tanti piccoli buchi lungo tutto il disegno, poi,
una volta adagiato il cartone sul tonachino, lo si tampona con polvere
di carbonella. I contorni del disegno vengono così trasferiti sul muro.
Oppure si utilizza il metodo dell’Incisione diretta: anche in questo caso
l’artista realizza il cartone, ovvero un disegno preparatorio su carta “da
spolvero” a grandezza naturale. Quindi poggia il foglio sul tonachino e
con uno strumento metallico a punta incide i contorni sull’intonaco
seguendo il disegno del foglio.
Per approfondire pdf La tecnica dell’affresco e:
https://youtu.be/Fpzxo1G7Muk
Storie di San Francesco, Basilica di Assisi

realizzate tra il 1290-1296 circa.


Storie di San Francesco, Basilica di Assisi

Sono 28 affreschi quadrangolari di una narrazione continua


ispirata alla Legenda maior, biografia ufficiale di Francesco
stilata da san Bonaventura.
Occupano la fascia inferiore delle pareti longitudinali e sono
inquadrati da colonne tortili e trabeazione classica.
Sotto il registro figurato sono dipinte una cornice marmorea e
un tendaggio che imita un ricco tessuto (finto velario di
derivazione classica).

Giotto si fa interprete del messaggio francescano. Il santo è


rappresentato come un uomo tra gli uomini.
Storie di San Francesco, Il dono del mantello
Storie di San Francesco, Il dono del mantello
Storie di San Francesco, Il dono del mantello
è il primo affresco dell’intero ciclo ad essere realizzato.

Il chiaroscuro delle figure e la profondità del paesaggio

mostrano la volontà di mettere in evidenza i personaggi.

Le architetture dello sfondo non sono reali ma sono possibili,


seguono precise regole geometriche.

Il cavallo è in primo piano al pari dei due protagonisti.

Giotto mostra una nuova attenzione per la vita quotidiana.


Storie di San Francesco, Il presepe di Greccio
Storie di San Francesco, Il presepe di
Greccio
realizzato con la collaborazione di alcuni aiuti.

L’organizzazione spaziale è sicuramente di mano giottesca.

Lo spazio, aperto oltre l’iconostasi marmorea, è ben definito

dal leggio al centro. dal ciborio gotico a destra.

La profondità è ancora amplificata dalla raffigurazione del


retro della croce inclinata.
Crocifisso di Santa Maria Novella
Crocifisso di Santa Maria Novella
realizzato tra il 1288 e il 1290.

Il Cristo è rappresentato come un uomo solo e sofferente

• l’anatomia è realistica,
• il corpo ricade pesantemente in avanti,
• le braccia tese accrescono il senso di pesantezza,
• il sangue sgorga dalle ferite
Visione forte della morte, carnale e autentica, ma il volto esprime serenità
e dignità. Linguaggio di ‘commozione’ spiritualmente affine alle storie di
San Francesco.

Al piede della croce è aggiunto un supporto. Anche la croce


diventa qualcosa di materialmente reale.
Cappella degli Scrovegni, Padova
Cappella degli Scrovegni, Padova
Cappella degli Scrovegni, Padova
Cappella degli Scrovegni, Padova
Cappella degli Scrovegni, Padova
Cappella degli Scrovegni, Padova

realizzata tra il 1303 e il 1305.

Committente Enrico Scrovegni.

L’apparato decorativo, concepito interamente da Giotto,


permette all’artista di fondere completamente l’architettura e
la pittura, creando un sobrio contenitore che cela al suo interno
una meravigliosa ricchezza decorativa, una pittura che grazie
all’illusione prospettica sembra sfondare lo spazio
Il compianto del Cristo morto
Il compianto del Cristo morto
Il compianto del Cristo morto

appartiene al ciclo delle Storie di Cristo.

Uno degli affreschi più drammatici della Cappella Scrovegni.

Tutti i personaggi sono indagati nella loro espressività.

Gli angeli, secondo la tradizione impassibili, si disperano.

La presenza di due figure di spalle è una novità giottesca che


coinvolge lo spettatore, quasi fosse un osservatore alle loro spalle.
Madonna di Ognissanti
Madonna di Ognissanti
realizzata tra il 1305 e il 1310.

In questa tavola cuspidata Giotto richiama la tradizione:

il fondo oro e le proporzioni gerarchiche.

Diversi sono gli elementi che definiscono i piani dello spazio


tridimensionale:

il chiaroscuro nelle ginocchia della Vergine, le tre aperture


trilobate del trono e i due angeli posti davanti al trono.

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