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RAVEN N ATE
in: in Studi Ravennati, Problemi di architettura paleocristiana,
Edizioni Dante, Ravenna 1962, pp. 3-54
(1) M i richiamo, una volta per sempre, alla bibliografia essenziale sulla
storia ed i monumenti ravennati redatta da G. B ovini ed opportunamente
aggiornata ogni anno. Vedine lultima edizione premessa al I X Corso di cui-
tura sullarte ravennate e bizantina, Faenza 1962. Per questo primo, come per
gli altri edifici od aspetti monumentali distrutti, rinvio al pregevole utilissimo
volume di R. F ario LI, Ravenna paleocristiana scomparsa, Ravenna 19 6 1.
Richiamo anche lattenzione sul successivo studio della medesima autrice:
Due antichi edifici di culto ancora da rintracciare nel territorio di Classe:
la Basilica Probi e la Chiesa di S. Severo, in Studi storici, topogra
fici ed archeologici sul Portus A ugusti di Ravenna e sul territorio classi-
cano , Faenza 19 6 1, pp. 88-98.
(2) G. Be r t i , La Basilica Petriana in Classe, Ravenna 18 7 5, ed il re
centissimo studio di G . Bovini, La Basilica Petriana della Civitas Clas
sis ed il suo Battistero. Notizie storiche, nel volume Convegno per lo
studio della zona archeologica di Classe a mezzo dellaerofotografia , Ra
venna 19 6 1.
stano solo alcuni mosaici pavimentali asportati in passato e attri-
buibili perci allultimo quarto del V I secolo aveva 11 prospetto
rivolto a levante ed era verosimilmente costituito da tre navate:
quella centrale doveva esser lunga 1 20 palmi romani e larga 56 (3).
Se ipotesi e misure sono esatte, S. Severo non doveva presentare
una pianta dii forma allungata.
Invece sulla necropoli di Cesarea sorta nei tempi nei quali
il Cristianesimo da Classe si accostava a Ravenna venne eretta
la Basilica di S. Lorenzo certamente assai ampia, se fu completata
dopo 4 anni e mezzo di attivit costruttiva, poco prima dell anno
423. Lauricio praepositus sacri cubiculi dell imperatore Onorio edi
fic a sue spese la grandiosa basilica cimiteriale a tre lunghe navate
scompartite da trenta colonne (4); altro oblatore fu Opilione che
ne fece decorare a mosaico la facciata o, forse soltanto, la parte del
prospetto prossima allingresso.
Tanto scarse notizie ci tolgono la possibilit di soffermare lo
sguardo critico sui naturali precedenti, vorrei dire sulle matrici,
dellattivit architettonica ravennate e di rilevare le evoluzioni su
bite dagli antichi modelli nel passaggio da Classe a Ravenna del
centro propulsivo politico e religioso.
io
in cui furono redatti risultando eguale la misura dellinnaJza-
mento delle colonne quanto per la loro impostazione. Quelli del
Buonamici vogliono suggerire una visione ricostruttiva, direi ideale,
dellaspetto originario: regolarit e simmetria dominano con irreale
precisione ( n ) . L altro ha carattere quasi fotografico, documentando
nella vita murale della chiesa una realt vissuta.
Ed in questo disegno di sezione che compaiono, del tutto
chiuse e murate, le due ultime arcate verso labside, con lindica'
zione di una porta immettente in ambienti secondari, assai proba
bilmente delimitati da un muro trasversale alle navate. Queste par
ticolarit potrebbero richiamare alla mente il murum cosi mal
definito nel Codice estense: si potrebbe allora avanzare in via
soltanto provvisoria una nuova ipotesi costruttiva.
Si potrebbe forse supporre l'esistenza di un transetto, sugli
esempi di Roma e di Milano, dove tutti e quattro i precedenti edi
fici a cinque navate erano cos conformati (12). T ale transetto
avrebbe occupato lo spazio delle due ultime campate, poi risolto
diversamente e rinchiuso, come si rilevato nel disegno. Probabil
mente il colonnato proseguiva originariamente sino all abside di
fondo, come nella pi antica Cattedrale milanese (fig. 3) e nell altro
esempio della Basilica C di Nicopoli, che potrebbero esser assai cal
zanti per Ravenna a causa delle simili proporzioni generali e del
transetto ugualmente non sporgente sui fianchi. A Nicopoli, in
particolare, oltre all identico proporzionamento esterno, campeggia
vano nelle navate file di dodici colonne (fig. 4), come sarebbe av
venuto all Ursiana (13), assicurando il prestigio di un numero che
ritroveremo sovente nelle basiliche ravennati.
L ipotesi delleventuale transetto dovrebbe comunque essere
confortata da nuovi dati o da ritrovamenti. L abbiamo affacciata
non tanto per aprire nuove diffcili prospettive di ricerca, quanto
Il
Fig. 3 - L a primitiva Cattedrale Fig. 4 La basilica C di Nicopoli
di S. Tecla a Milano. in Epiro.
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32.80
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Fig. 7 Geometrico delia fiancata riportata al primitivo livello.
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Fig n La pianta dello Spirito Santo annuncia il predominio della navata centrale.
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Fig. i l Le sorprendenti proporzioni delle fiancate originarie ricondotte
all'antico livello.
interna e la raggruppata scansione delle finestre pi alte, che si accorda
con triforio in facciata.
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0 m.
* * *
* * *
a E3 a D N < 2 n
a 53 Q D N = 2
Q -n , ^ N -ss D N > 2n
a 0 D N = 2 (n + m )
(37) Il metodo base di tale ripartizione indica come gli architetti una
volta stabiliti i limiti esterni della fabbrica si preoccupassero solo, e
giustamente, dellorganizzazione dello spazio interno e, perci, nei calcoli
non facessero normalmente intervenire gli spessori m e c che pur
esistevano ed avrebbero facilitato il loro compito. difatti frequente tro
vare altrove una suddivisione semplicemente tripartita sulla base di questa
uguaglianza (N = z(n + c + m) che adattata alle cinque navate abbiamo
incontrato allUrsiana.
degli Apostoli. La predilezione per le colonne corinzie, per il loro
simbolico numero e la costante sequenza dei pulvini e degli archi
laterizi che le sormontano puntualizza un comune carattere che
imprime a queste espressioni ravennati indiscutibile unit e logica
compositiva. Gli architravi, orizzontalmente gettati tra colonna e
colonna, sono sconosciuti a Ravenna, forsanche per lassenza di
marmi e di pietre nella regione attigua; ma non esistono certo ana
loghe ragioni pratiche, ad esempio, per giustificare lostracismo dato
ai capitelli ionici.
La sequenza delle archeggiature si attua con ritmo pressoch
uguale, fissato nel rapporto tra altezza totale ed interasse di ogni
arcata che si aggira sul valore di 2 (38).
C O L O N N A T I IN T E R N I
h 1 h/1
Basilica Ursiana 5 ,9 4 ? 3 ,7 4 7 ?
S. Giovanni Evangelista 5 ,5 0 3 ,2 0
VT
Basilica Apostolorum 4 ,6 3 3 ,2 1
V7
S . Agata . . . . 4 ,7 6 3 ,2 5 1 ,4 6
Anastasis Gothorum 4 ,2 7 2 ,6 1
S. Apollinare Nuovo . 4 ,7 6 2 ,7 3
Vi"
S . Apollinare in Classe 6 ,4 1 3 ,4 9 1 ,8 4
(41) Il rapporto per gli altri monumenti oscilla da 1,2 7 a 1,2 3. Solo
Anastasis Gothorum manifesta un minore approfondimento (1,33), forse
per le ragioni a suo luogo espresse.
(42) M i riferisco in particolare agli esempi della Basilica Ursiana e dei
Ss. Giovanni e Paolo, al Museo Arcivescovile, oltre ai frammenti per un
terzo pyrgos nel secondo chiostro del Museo Nazionale.
pido incremento urbano, quanto con indirizzi imputabili ad una
vera politica edilizia. Tuttavia larchitettura ravennate ha una sua
propria avvincente unit che non scaturisce dalla geopolitica delle
derivazioni e daHalchimia dei compromessi.
la luce mi sembra che sublima una esemplare eoe- <
renza di moventi e di risultanze e che assicura tale unit. A R a
venna la luce penetra dalle absidi, inonda le navate laterali: la
protagonista della visione architettonica.
Ben pi che a Roma dove la luce, sia pure abbondante,
penetra e scende quasi solo dall'alto tutto lo spazio interno si
qualifica in aspetti pi limpidi e lievi, facendo attenuare e tacere
contrasti di luci e di ombre. Nelle basiliche ravennati non si guarda
in alto per esaltarsi alla luce; questa prorompe dalle grandi finestre
delle navatelle e dellabside, gioca liberamente sui colonnati, sembra
anzi raccogliersi in basso per poter lievitare tutta larchitettura in
una ariosa, felice visione. Le superfici interne, largamente partecipi
di una luminosit marina, erano fatte per vivere e fiorire nella magia
dei mosaici. ^
Le architetture a pianta centrale, indubbiamente pi varie e
motivate delle basiliche, animano il solenne fermo panorama: i bat
tisteri, i sacelli cruciformi e soprattutto capolavori, cos differen
ziati fra loro, di S. Vitale e del mausoleo teodoriciano.
Gi abbiamo ricordato che la Basilica Probi , la prima Catte
drale nel suburbio di Classe, aveva sicuramente un battistero, di
cui per non sappiamo n la forma originaria n le trasformazioni
apportatevi da Massimiano.
Del Battistero Petriano rammentammo invece il fontem tetra-
gonum; ledificio mire magnitudinis duplicibus muris et altis m e'
nibus sollecita soltanto il nostro desiderio di una meno vaga cono
scenza. Poteva forse essere non troppo dissimile dai due celebri
battisteri che cronologicamente lo comprendono, ravvicinati dalla
similitudine del loro organismo (43).
Verosimilmente il Battistero della Cattedrale Ursiana fu co
struito dallo stesso vescovo Orso nel primo trentennio del V secolo.
Il monumento, ottagono ed arricchito da quattro absidi all in
terno, aveva un ambulacro periferico limitato al piano terreno e
collegato, attraverso un portico, alla Cattedrale. Eleganza di forme,
esiguit di spessori murari, rivelano notevole raffinatezza d im
pianto, che dal battistero lecito riverberare sulla sua, purtroppo
distrutta, Cattedrale (43). Neoine provvide a sostituire il soffitto
ligneo con la cupola di tubi fittili e a decorarne stupendamente lin-
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