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Pater familias
Aveva totale potestas sui beni e sulle persone, che facevano
parte della famiglia.
Aveva competenze esclusive sulla gestione del patrimonio
(anche sulla dote della moglie).
Si occupava personalmente dell'educazione dei figli.
Era il sacerdote della casa (compiva i sacrifici e dirigeva le
cerimonie religiose, in onore delle divinit del focolare).
In caso d'adulterio della moglie era obbligato a divorziare.
Poteva uccidere moglie e figli, con il consenso del tribunale
domestico, senza dover subire un processo.
Poteva avere relazioni extraconiugali, liberamente, con schiave
e libere.
I figli, maschi e femmine, erano del tutto sottomessi al padre.
Il dovere di un marito
Gellio, Notti attiche, I 6, 1
Si stava leggendo, alla presenza di molte e dotte persone, il discorso
che l'autorevole ed eloquente Metello Numidico rivolse al popolo
durante la sua censura sull'argomento del prender moglie, esortandolo
a contrarre matrimonio. [2] In tale orazione figurava questo passo: Se
si potesse, o Quiriti, fare a meno della moglie, saremmo tutti esenti da
questa seccatura; ma come la natura ha disposto che non sia
possibile vivere n con loro tranquillamente n senza di loro in alcun
modo, cos bisogna provvedere piuttosto alla perpetua salute che a un
effimero piacere.
Mater familias
Funzione fondamentale della donna quella di
dare figli legittimi al marito.
Dirigere il lavoro degli schiavi all'interno della casa.
tessere la lana e confezionare abiti per s e per i
membri della famiglia.
mundus muliebris
Signore eleganti
Matrone esemplari
CLE 52; CIL I2 I2II, VI I5346; ILS 8403.
Roma.
Hospes, quod deico, paullum est, asta ac pellege.
Heic est sepulcrum hau pulcrum pulcrai feminae.
Nomen parentes nominarunt Claudiam.
Suom mareitum corde deilexit souo.
Gnatos duos creauit. Horunc alterum
in terra linquit, alium sub terra locat.
Sermone lepido, tum autem incessu commodo.
Domum seruauit. Lanam fecit. Dixi. Abei.
Straniero, ho poco da dire: fermati e leggi. Questo il sepolcro non bello
d'una donna che fu bella. I genitori la chiamarono Claudia. Am il marito
con tutto il cuore. Mise al mondo due figli: uno lo lascia sulla terra, l'altro l'ha
deposto sotto terra. Amabile nel parlare, onesta nel portamento, custod la
casa, fil la lana.
Ho finito, Va' pure.
Roma.
Laudatio Turiae
Il legislatore dei Romani diede, per cos dire, ogni potere al padre sul figlio,
anche per tutta la vita, sia che ritenesse di scacciarlo, sia di batterlo, sia di
tenerlo vincolato ai lavori dei campi, sia di ucciderlo anche se per avventura
era gi impegnato nella vita pubblica e anche se ricopriva le cariche supreme,
e anche se era stimato per il suo zelo verso il popolo.
In forza di questa legge alcuni mentre parlavano dai rostri su cose contrarie al
senato, ed essendo molto popolari per questo, furono tirati gi dalla tribuna e
portati via dai loro padri per subire la punizione che a questi pi sembrava
opportuna. E mentre venivano portati via per i1 foro, nessuno dei presenti
poteva liberarli, n il console, n un tribuno, n i1 popolo da essi lusingato e
che riteneva ogni potere inferiore al proprio.
Inoltre il legislatore romano non si ferm a questo punto del potere concesso
al padre, ma permise al padre anche di vendere il figlio
Mariti felici
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, VII 1.
Della felicit
...La fortuna...volle che Quinto Metello nascesse nella citt regina della terra, gli diede
nobilissimi genitori, vi aggiunse eccezionali doti d'animo e forze fisiche per poter esser pari alle
fatiche, gli fece ottenere come sposa una donna segnalata per pudicizia e prolificit, gli larg
l'onore del consolato, la carica di generale, lornamento di un prestigioso trionfo, fece s che
vedesse nello stesso tempo tre figli consoli, uno anche censore e trionfatore, un quarto pretore,
che collocasse in matrimonio tre figlie e ne ricevesse tra le braccia i loro pargoli. Tanti parti,
tante culle, tante toghe virili, tante faci nuziali, tante cariche civili e militari, grandissima copia,
insomma, di motivi a rallegramenti: e intanto nessun lutto, nessun pianto, nessun motivo di
dolore...Una vita trascorsa cos felicemente fu conclusa da una morte ad essa confacente:
spentosi serenamente in tardissima et tra i baci e gli amplessi dei suoi carissimi congiunti, fu
trasportato a spalla per la citt e quindi posto sul rogo dai suoi figli e dai suoi generi.
Amore coniugale
Sarcofago di Arnth
Tetnies e della moglie
Ramtha Visnai (370 a.C.)
(da Vulci)
Boston,
Museum of fine art
Sarcofago di Larth
Tetnies, figlio di Arnth e
della moglie Thanchvil
Tarnai
(340 a.C.)
(da Vulci)
Epitaffio di Allia
Potestas
CIL VI 37965 =
CLE 1988
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Delitti passionali
Tacito, Annali, XIII 44
ln quel tempo il tribuno della plebe Ottavio Sagitta, invaghitosi follemente di Ponzia,
donna maritata, l'induce con ricchi doni alladulterio e poi ad abbandonare il marito,
promettendole di sposarla e accordandosi con lei per le nozze, Ma la donna, non
appena fu libera, si mette a cercare pretesti, adduce quale motivo lopposizione del
padre e, nella speranza di sposare un uomo pi ricco, ritira la sua promessa. Ed
ecco Ottavio ricorrere ora alle preghiere, ora alle minacce, a dichiarare di avere
perduto reputazione e sostanze: a lei affidava la sua vita, l'unica cosa che ancora gli
rimanesse. Respinto, le chiede una sola notte per placare la passione e trovare
infine pace. Fissata la notte, Ponzia d incarico ad unancella fidata di sorvegliare la
sua camera; quivi entra Ottavio, accompagnato da un liberto e portando di nascosto
un pugnale. Allora, come avviene dove sono amore e collera, la notte pass in litigi,
preghiere, rimproveri, scuse e, in parte in effusioni: ad un tratto, quasi fuori di s,
infiammato dalla passione, trafigge col ferro la donna che nulla sospettava,
spaventa con una ferita lancella che accorreva e si precipita fuori dalla stanza. Il
giorno seguente, come si ebbe notizia dell'assassinio, non vi furono dubbi
sull'uccisore, poich si sapeva che si erano trovati insieme. Ma il liberto affermava di
aver commesso lui quel delitto e di aver voluto vendicare le ingiurie fatte al suo
padrone; e gi la nobilt del suo gesto aveva commosso alcuni, quando l'ancella,
riavutasi dalla ferita, svel la verit. Denunciato ai consoli dal padre delluccisa,
come usc di carica, fu condannato dal senato secondo le leggi sugli omicidi.
Un giallo insoluto
LIVIOVIII,I8
L'anno seguente, sotto il consolato di Marco Claudio Marcello e Tito Valerio (331
a.C.), fu terribile...Mentre i principali cittadini morivano di una malattia che aveva gli
stessi sintomi e quasi sempre esito letale, un'ancella dichiar all'edile curule Quinto
Fabio Massimo che gli avrebbe rivelata la causa della epidemia, se le avesse
promesso che nessun danno le sarebbe venuto dalla denuncia. [5] Fabio subito rifer
la cosa ai consoli, i consoli al senato, il quale consent a dare alla delatrice la garanzia
richiesta. [6] Essa allora rivel che la citt soffriva per un complotto di donne, e che
erano le matrone a preparare veleni; se volevano seguirla immediatamente, potevano
coglierle sul fatto. [7] Seguirono l'informatrice, e trovarono alcune matrone che
preparavano pozioni, e altri veleni nascosti, [8] Li portarono nel foro, e fecero
chiamare da un pubblico ufficiale circa venti matrone, in casa delle quali erano stati
trovati i veleni. Cercando due di esse, Cornelia e Sergia, entrambe di stirpe patrizia, di
sostenere che quelle erano pozioni salutari, la delatrice confutando le loro
affermazioni le invit a bere, se volevano dimostrare che essa aveva inventato una
falsa accusa, [9] Allora presero un po' di tempo per consultarsi fra di loro, e fatta
allontanare la folla, riferirono la cosa alle altre; anche queste non rifiutarono di bere, e
davanti agli occhi di tutti ingoiata la pozione tutte perirono per il loro stesso inganno.
[I0] Le loro cameriere, tosto arrestate, denunciarono un gran numero di matrone, delle
quali circa centosettanta furono condannate.