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Nessuna cosa sotto il sole stabile et tutte le cose

di questo mondo sonno variabile, et mutabile, et


nessuna cosa mai rimane per unhora in uno mede-
simo stato, et la vita del huomo ambulatoria
Frate Grazia di Francia
La scarsa fortuna storiografica del convento e
della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Seni-
gallia non sarebbe spiegabile se andassimo a
cercarne le ragioni nella qualit delledificio,
nellimportanza della committenza o soprattut-
to degli architetti di questo complesso (ill. 1, 2,
3, 4, 5). Tale lacuna deriva invece da altri ordi-
ni di motivi: da un lato, per i pochi studi siste-
matici che riguardano larchitettura dei conven-
ti degli ordini mendicanti, soprattutto dal seco-
lo XV in poi, anche a causa della complessit e
vastit di questi edifici; dallaltro lato, per la
posizione di Senigallia sul territorio nazionale,
fino a pochi anni fa geograficamente lontana
dai bacini di interesse dei dipartimenti di Storia
dellArchitettura. Gli unici studi monografici
sulle Grazie sono opere di studiosi locali
1
che
hanno il merito di avere delineato una storia
delledificio, anche se a volte incompleta e non
sempre affidabile, basandosi soprattutto sulla-
nalisi di alcuni dei pochi documenti disponibili,
ma tralasciando completamente tutte le consi-
derazioni riguardanti larchitettura, sottovalu-
93
Francesco Benelli La storia della costruzione del convento e della chiesa
di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, da Baccio Pontelli
a Gerolamo Genga
tando ci che la lettura delledificio propone e
osservandolo limitatamente da un punto di vista
cittadino
2
.
Questo studio sul complesso delle Grazie
mette in luce per la prima volta le successive fasi
di costruzione: definisce il progetto originario di
Baccio Pontelli, laggiunta dellappartamento
privato del duca Giovanni della Rovere, lam-
pliamento della chiesa da parte di Girolamo
Genga, fino al definitivo assetto seicentesco.
Lepremesseela fondazionenel 1491
Le notizie pi vicine al periodo della fondazione
delle Grazie sono quelle fornite da frate Grazia
di Francia, padre guardiano del convento e sto-
riografo dei della Rovere
3
. La vicenda trattata
nella biografia di Giovanni della Rovere, com-
mittente del convento, finita di scrivere nel
dicembre del 1522
4
e in unaltra opera minore
senza titolo dello stesso anno, denominata per
convenzione Cronichetta
5
. Questi manoscritti
costituiscono lunica documentazione diretta sin
qui ritrovata, in cui vengono per la prima volta
nominati lanno di fondazione e lautore del
progetto; dati, questi, utilizzati in tutti gli studi
successivi sullargomento.
Giovanni della Rovere nacque ad Albisola
vicino a Savona nel 1457, da Raffaello fratello di
papa Sisto I V e da Teodora Manerola
6
; terzoge-
nito dopo Giuliano futuro papa Giulio I I e
Bartolomeo che divenne vescovo di Massa, di
Ferrara e patriarca di Antiochia ebbe anche
una sorella di nome Luchina. Giovanni spos
Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico
duca di Urbino, e nel 1474 venne nominato
dallo zio, papa Sisto I V, signore e prefetto di
Senigallia e Mondavio
7
.
Frate Grazia nella Vita e gesti afferma che
non era presente ai fatti della fondazione nel
1491 e narra la vicenda in base a notizie appre-
se da altri testimoni: qui prima era bosco et ci
era una chiesetta tutta piena de spine et lelula
intorno la quale si chiamava Santa Maria del
Pignotto et questo me lhanno riferito pi e pi
persone le quali gi per il passato ci sono stati
a guardare li animali in quello bosco
8
. Tuttavia
forse gi dal 1494 risiedeva a Senigallia, quan-
do i lavori del convento erano a buon punto
9
.
Nello stesso foglio egli scrive che Giovanni,
per la sua grande affezione verso i minori
1. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
veduta aerea da nord-ovest. Statoattuale
(fotoF. Benelli).





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francescani (lui stesso era terziario dellordine),
and di persona al capitolo generalissimo ,
svoltosi nel 1490 a Urbino nellancora non
finito complesso della chiesa e convento di San
Bernardino
10
, richiedendo che i frati pigliasse-
ro luogo a Senigallia; la richiesta venne ovvia-
mente esaudita e fu pigliato questo luogo di
Santa Maria delle Gratie nel 1491
11
. Sappiamo
anche, da una nota contenuta nella Cronichetta,
che Giovanni, gi nel 1488, fece erigere in quel
posto, dal maestro Santino (o Sabatino) da
Fabriano, una fonte per uso dei frati
12
. I nol-
tre nel CatastoRusticoRoveresco, fatto redigere
da Giovanni fra il 1489 e il 1490
13
, inserita la
Ecclesia de S[an]cta Maria del Pennocchio
poi citata, come abbiamo visto, da frate Grazia.
Tali elementi suggerirebbero la preesistenza di
una piccola cappella votiva, simile a quella
ritratta da Francesco Mingucci vicino alla torre
di Mondavio
14
, o comunque un interesse ante-
riore a quel luogo da parte del duca e probabil-
mente il territorio della selva faceva gi parte
delle propriet fondiarie dei della Rovere
15
.
Della chiesa di Santa Maria del Pennocchio
non rimane traccia ed essa deve essere stata
demol i ta al l atto del l a nuova costruzi one
16
.
Prima della redazione del progetto, Giovanni,
secondo frate Grazia
17
mand in giro per lI talia
pi maestri per cercare esempi di belle chiese
da prendere come modello e alla fine ne scelse
due: San Bernardino alla Capriola presso Siena
e la chiesa del loco nostro da Vercello , attuale
parrocchia di SantAgnese a Vercelli ed ex chie-
sa di San Francesco, fondata alla fine del XI I I
secolo. Lo stato odierno di questultima non
fornisce elementi utili di confronto, in quanto
laspetto quattrocentesco stato drasticamente
alterato fra il XVI I e XVI I I secolo
18
. Maggiori
punti di contatto esistono invece con San Ber-
nardino allOsservanza di Siena: nel 1476 dopo
la demolizione della vecchia chiesa, dove profes-
94
s il medesimo santo
19
, si cominci a costruire la
nuova per la quale stata proposta unattribu-
zione a Francesco di Giorgio Martini
20
. La chie-
sa presenta unaula unica a due campate coperte
a vela, a loro volta suddivise da coppie di arcate
su pilastri minori
21
. Allesterno domina una
cupola estradossata su tamburo. I l convento
aveva un aspetto imponente e articolato dove
una serie di chiostri di varia grandezza organiz-
zavano la distribuzione degli ambienti monasti-
ci . Lampl i amento del l ul ti mo decenni o del
quattrocento ebbe come committente Pandolfo
Petrucci e l archi tetto autore del progetto
potrebbe essere stato Giacomo Cozzarelli
22
; di
questo intervento fa parte un volume a C dota-
to di una loggia orientata verso Siena, chiamata
Loggia di Pandolfo la quale, iniziata nel 1494
23
,
non poteva essere nota agli uomini del signore
di Senigallia. Limpostazione generale prima
dellampliamento tuttavia dovette piacere a
Giovanni, il quale con una lettera alla signoria di
Siena datata 24 ottobre 1490 chiese il permesso
poi negato di avere Francesco di Giorgio ad
servirmi per un mese o un mese et mezo
24
.
Rimane invece oscuro il motivo che accomuna il
convento vercellese con quello senigalliese e
senese e ignote le caratteristiche che colpirono
Giovanni della Rovere.
La campagna con una folta selva che circon-
dava il convento, simile a quella che il Perugino
ritrasse sullo sfondo del quadro della Apparizio-
ne a San Bernardo
25
, non sembrerebbe molto
comoda e ospitale dalle descrizioni riportate dal
Ridolfi nel 1596: ad mille passus ab aedem
Urbe sita est in Sylva virenti amoenitates plena,
quae tamen cedua non est, ubi greges et armen-
ta depasci non solent cicadae in Sylvosa umbra
silent, ranae non coaxant, culicunt tamen et
muscarum tam magna copia est ut aestivis tem-
poribus vix ad eam sit tutum iter
26
. Tuttavia era
una prassi diffusa che gli insediamenti rurali
2. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
rilievodella pianta del pianoterra
(rilievodi F. Benelli).
3. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
rilievodella pianta del primopiano:
in nerola fabbrica pontelliana
(rilievodi F. Benelli).





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Giovanni della RovereeBaccioPontelli: la prima
fasedel cantiere
I motivi della scelta di Baccio da parte di Gio-
vanni non sono documentati, ma si sa che questi
si era gi servito dellarchitetto fiorentino a
Senigallia, per la costruzione della rocca
32
, e di
lui si servir poco dopo per il progetto della
chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano
33
; sono
inoltre abbastanza definiti i rapporti che legano
Pontelli ai della Rovere, in particolare Sisto I V
e il nipote Giuliano.
Lintervento di Baccio non si limit al solo
progetto architettonico ma si estese anche allar-
redamento e a opere di rifinitura. Baccio torna-
va cos alla sua originale professione di legnaio-
lo
34
, poich lavor le lectiere, studi, usci et
fenestre et le mense et le banchate del refectorio
et altri lochi per casa
35
.
I tempi del cantiere non furono brevi se
Giovanni nel 1495 come sua prima volont
testamentaria stabil di in prima fare sequer la
fabrica de sancta maria de le gratie secondo el
desegno fato e secondo areti el modo a spende-
re dove abreviereti o alonghereti la fabrica el
tenpo ve remasto a vostra deschretione
36
.
lecito supporre che la fabbrica, iniziata dopo il
15 agosto 1491, abbia risentito delle vicende
pubbl i che e personal i di Gi ovanni che fu
costretto ad abbandonare in fretta Senigallia
attorno allaprile del 1494 per recarsi a Ostia a
difendere la rocca del fratello Giuliano assedia-
ta dalle truppe di papa Alessandro VI Borgia
37
.
I n questi due anni e mezzo, in un periodo di
relativa quiete per Senigallia
38
, ma di sconvolgi-
menti in I talia a causa della discesa di Carlo
VI I I , il cantiere doveva avere prodotto almeno
le parti strettamente necessarie alla sussistenza
del convento e cio la cucina, la canova, il refet-
torio, le dispense, i necessari, alcune celle e la
stalla. Questi ambienti, che si trovano tutti (a
parte alcune celle) nella zona nord ed est del
95
francescani si trovassero in ambienti tali da per-
mettere una certa tranquillit per la contempla-
zione, data dallisolamento, e allo stesso tempo
uno scambio agevole e frequente con la comu-
nit cittadina
27
.
Sono dubbi i motivi che spinsero Giovanni a
costruire ledificio, anche se le fonti parlano di
un voto formulato nella speranza della nascita
di un erede maschio
28
. Legato a questo la
nascita avvenuta a Senigallia il 25 marzo 1490,
il giorno dellAnnunciazione e un anno prima
del l a fondazi one del l edi fi ci o, di Francesco
Maria, lerede di Giovanni atteso dopo la morte
del primogenito Federico e la nascita di quattro
figlie femmine. Forse proprio questa conse-
quenzialit cronologica unita al legame onoma-
stico a favorire la tradizione secondo cui il pre-
fetto dedic il convento di Santa Maria delle
Grazie alla Madonna e a San Francesco di cui il
figlio portava i nomi, per ringraziarli della cer-
tezza di continuit della casata
29
. Risulta strano
tuttavia che frate Grazia, narrando con dovizia
di particolari la nascita del futuro duca del
Montefeltro, non accenni affatto al voto.
La cronaca di frate Grazia ci informa anche
che Giovanni volse dare al maestro che ledi-
fic una somma di 14.000 ducati doro, cifra
che venne da costui rifiutata perch ritenuta
insufficiente. Laccordo fu dissegnato , ovvero
venne raggiunto, il 19 agosto 1491
30
. Distin-
guiamo ora due figure che il cronista separa e
che spesso hanno creato confusione: il mae-
stro che dissegn il luoco si chiamava mastro
Baccio da Urbino e il maestro che ledific
cio che realizz il convento, si chiamava mae-
stro Sabbatino da Fabriano : il primo, da iden-
tificarsi con Baccio Pontelli, larchitetto
31
, e il
secondo il costruttore. Perci il disaccordo
sui 14.000 ducati doro si crea tra il commit-
tente e colui che ledific , cio maestro
Sabatino da Fabriano .
4. Senigallia, SantaMaria delleGrazie,
prospettonord (Roma, Soprintendenza per i
Beni eleAttivit Culturali, Istituto
Centraleper il Catalogoela Documentazione
[ICCD], serieE, n 8846, anno1924).
5. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
prospettosud (ICCD, serieE, n 8848,
anno1924).





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piano terreno, erano sufficienti per configurare
il perimetro del chiostro maggiore (ill. 2-3). Nel
1492 probabilmente queste parti dovevano gi
essere finite in quanto il convento in quellanno
venne consegnato ai frati
39
. Come si vedr
doveva essere previsto sin dallinizio anche un
secondo chiostro quadrato di eguali dimensioni
che venne in seguito realizzato in forma diversa
e ridotta
40
.
Le decorazioni scultoree di questo chiostro
sono di poco posteriori al primo perch, oltre a
presentare lo stile di una stessa bottega, in un
peduccio e in un capitello (ill. 6, 7) compare lo
stemma di Carlo VI I I , del quale Giovanni non
pot fregiarsi prima del 26 novembre 1494,
quando il re di Francia con documento redatto
in suo favore a Firenze, lo nomin tra i coman-
danti dellesercito francese
41
.
Resta il dubbio se il cantiere sia rimasto attivo
nel periodo nel quale Giovanni fu assente da
Senigallia, dallaprile del 1494 al giugno del
1497, salvo brevi soste (come quella in occasione
della stesura del testamento il 20 gennaio 1495).
Certo che i motivi che lo costrinsero lontano
dalla sua signoria furono di notevole gravit, ren-
dendo difficile immaginarlo interessato a una tale
impresa. Se, al contrario, i lavori fossero conti-
nuati, si deve pensare alla presenza di un uomo di
fiducia del duca che sovrintendesse al cantiere;
questi difficilmente poteva essere Baccio Pontel-
li in quanto le sue tracce da vivo si persero nel
1494 a Reggio Calabria intento ai lavori della
rocca, al servizio degli Aragona
42
. facile pensa-
re che questa persona sia Sabatino da Fabriano.
96
Per ricostruire la consistenza della fabbrica
in questi anni si pu ricorrere a una illustrazio-
ne contenuta negli Historiarum Libri Duo di
Pietro Ridolfi da Tossignano vescovo di Seni-
gallia, pubblicati nel 1596
43
. I l manoscritto
descrive la diocesi con una serie di scritti e dise-
gni, in alcuni casi molto analitici. Uno di que-
sti, attribuito a Gherardo Cibo, rappresenta una
veduta da sud-ovest di Santa Maria delle Gra-
zie
44
(ill. 9). I l disegno non mai stato conside-
rato attendibile dagli storici perch lo riteneva-
no tratto dalla pi consueta visuale di nord-
est
45
. Ma se correttamente orientata, la veduta
acquista una fedelt quasi fotografica
46
(ill. 10).
Limmagine, come si cercher di dimostrare
nellultimo paragrafo, fornisce con una certa
precisione la consistenza esterna della fabbrica
ai tempi di Giovanni e frate Grazia. I n questo
periodo era gi costruito il corpo di fabbrica est
che comprende il refettorio, la cucina e la cano-
va; il corpo nord delle dispense e stalle, il corpo
principale sud dove era situato lingresso
opposto a quello odierno il chiostro maggio-
re e una chiesa non finita ma agibile. Questul-
tima, anchessa con accesso da sud, corrisponde
esattamente in pianta allattuale coro. I l primo
piano era concluso solo nelle parti con funzioni
strettamente necessarie e prospettanti sul chio-
stro. I l cantiere quindi era stato avviato a parti-
re dai settori indispensabili a configurare il
chiostro fino ad arrivare al perimetro esterno, e
per ogni campagna di lavori di solito dalla pri-
mavera allautunno venivano portate a termi-
ne le varie unit funzionali
47
.
6. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
chiostromaggiore, peducciorecante
lostemma con tregigli di CarloVIII
(fotoF. Benelli).
7. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
chiostromaggiore, peducciodel porticocon
stemma di Giulianodella Rovere
(fotoF. Benelli).
8. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
chiostromaggiore(fotoF. Benelli).





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Dallesame della facciata sud (ill. 5, 11) si nota
che la finestra ad arco sotto il campanile, allaltez-
za del primo piano e adiacente allo spigolo della
chiesa, sebbene in asse con le finestre superiori,
risulta in parte tagliata dalla parete ortogonale
della chiesa. Questo fatto non pu essere spiega-
to dalla presenza di una fodera muraria aggiunta
alla chiesa, perch altrimenti la muratura sarebbe
continua fino a terra e ci non avviene. Piuttosto,
possibile pensare che la chiesa del progetto ini-
ziale di Baccio, mantenendo le stesse dimensioni,
fosse ruotata di 90 a ovest. Si otterrebbe cos un
fronte sud diviso in due: una parete continua per
il convento pi arretrata della parete della sacre-
stia, del campanile e della chiesa. Forse non un
caso che la profondit della sacrestia sia pari a
quella della chiesa: ci avrebbe permesso di man-
tenere sullo stesso filo i due ambienti (ill. 12).
Laccesso alla chiesa sarebbe stato collocato sulla
facciata rivolta a ovest verso valle, sporgente
rispetto al convento e simile a quella che ora stac-
ca la chiesa dalla sacrestia; la finestra ad arco, per
le sue dimensioni molto vicine a quelle delle bifo-
re che illuminano lateralmente la chiesa di
SantAurea a Ostia
48
, potrebbe essere la prima di
una serie di tre aperture uguali poste sul fianco
della chiesa (ill. 12). Laltare sarebbe dunque stato
collocato sul lato est e un percorso comodo e
breve lo avrebbe collegato al campanile e alla
sacrestia. Anche il campanile, situato alle spalle
della chiesa, avrebbe avuto una posizione pi con-
grua. Non chiaro per quale motivo, finita la
costruzione del campanile, si sia deciso di modifi-
care lorientamento della chiesa verso sud, ma
possibile che si sia inteso evitare di costruire su un
terreno risultato cedevole, e che nel tempo pro-
vocher danni alla statica della parete ovest.
Un cambiodel progettoin fasedi costruzione:
laggiunta dellappartamentoprivatodi Giovanni
Nel giugno 1497 Giovanni torn a Senigallia
dopo pi di due anni di assenza passati al servi-
zio dei francesi, durante limpresa militare in
I talia
49
. La sua salute nel frattempo era diventata
precaria costringendolo a una permanenza quasi
fissa nella propria signoria e a una vita pi
moderata. Forse fu la forte religiosit, comune
ad altri protagonisti del Rinascimento a lui vici-
ni Federico Montefeltro, Alfonso di Calabria,
lo stesso Carlo VI I I a spingerlo a creare un
luogo privato fuori dalla citt dedicato al riposo
spirituale, alla preghiera e che conserver le sue
spoglie e quelle dei suoi congiunti. Un luogo
peraltro, date le condizioni fisiche del prefetto,
non troppo distante dal centro abitato. I l con-
vento delle Grazie, lontano solo un miglio da
Senigallia e immerso nella selva di pini e querce
che lo rendeva adatto anche alla caccia, possede-
va tutte le caratteristiche che Giovanni desidera-
va. La sua decisione per dovette comportare
una modifica al progetto pontelliano; probabil-
mente, al momento della stesura del testamento
nel gennaio del 1495, questa decisione non era
ancora stata presa
50
. I l primo documento che
attesta lesistenza DellApartamento fatto [...]
per i Serenissimi
51
del 1630 e si basa su testi-
monianze orali di anziani cittadini senigalliesi.
Dello stesso appartamento si trova cenno anche
in una decisione a stampa del tribunale della
Sacra Rota del 1816
52
che per non ne specifica
la posizione. Questa nota venne ripresa nel 1924
dal Vecchioni
53
, che tuttavia colloc erronea-
mente lappartamento allinterno della loggia sul
lato sud, a fianco del campanile che per, come
si vedr, sar costruita solo nel XVI I secolo.
La costruzione della residenza del prefetto
attribuisce un nuovo e diverso significato a que-
sto convento francescano: la contaminazione
funzionale fra luogo abitato in comunit dai frati
e rifugio privato del loro benefattore
54
.
Laggiunta si attesta sul lato nord-ovest del
compl esso ri confi gurando l a parte ri masta
incompiuta del braccio ovest in una facciata
compresa fra due nuovi avancorpi (ill. 13, 17): a
nord, il corpo di fabbrica esistente prolungato
usando una tecnica muraria diversa, con file
97
9. GherardoCibo, veduta della chiesa edel
conventoda sud-ovest, penna con inchiostro
marronesu carta (in P. Ridolfi, Historiarum
libri duo, 1596, Senigallia, Biblioteca
ComunaleAntonelliana. FotoF. Benelli).
10. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
veduta da sud-ovest (fotoF. Benelli).





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sovrapposte di mattoni disposti prevalentemen-
te di fascia alternate a filari di mattoni disposti
rigorosamente di testa. Verso sud, una camera
rettangolare allungata termina a ridosso della
chiesa e un corridoio si prolunga fino al vano
della scala dentrata.
Tale impostazione a C, come risaputo, era
caratteristica diffusa nelle residenze signorili
suburbane, alcune di queste note a Giovanni: il
Belvedere di I nnocenzo VI I I in Vaticano
55
, lOs-
servanza di Siena e forse il vicino palazzo Ubal-
dini a Mercatello sul Metauro
56
.
Per laccesso, indipendente da quello dei
frati, viene costruita una scala che occupa lo spa-
zio esistente fra la sacrestia e la chiesa e che con-
duce al primo piano, nel nuovo tratto del corri-
doio est-ovest; a destra di questo viene comple-
tata la stanza quadrata probabilmente con volta
a schifo ; girando a sinistra arrivando dalle
scale si entra in un corridoio orientato sud-nord,
dotato a ovest di cinque grandi finestre che per
le loro dimensioni sono pi appropriate a un
edificio civile che non a uno religioso (ill. 13).
Subito a sinistra si accede a una stanza rettango-
lare allungata con volta a botte e due ampie fine-
stre e che misura la lunghezza del braccio corto
della semicorte terminando sul lato est della
chiesa; essa venne dotata di unapertura che
affaccia sulla chiesa sopra laltare, permettendo
al duca di assistere alle funzioni religiose diretta-
mente dal suo appartamento. possibile accede-
re a una serie di cinque celle preesistenti sulla
destra rimaste probabilmente non finite prima
dellampliamento. Superate le cinque finestre
del corridoio, di nuovo a sinistra si trova una
stanza speculare a quella rettangolare allungata,
con due finestre uguali sulla semicorte e comu-
nicante con una vasta sala. A pianta quadrata
anchessa, con due ampie finestre e copertura a
schifo, vi si entra dal corridoio attraverso un
portale in pietra grigiastra: la cosiddetta stanza
del duca
57
, che per le sue dimensioni doveva
accogliere il soggiorno di Giovanni. Di fronte
alla stanza ducale, sullaltro lato del corridoio, si
accede a una serie di piccole stanze voltate a
schifo, di dimensioni diverse tra loro e dalle altre
celle che dovevano ospitare vari servizi annessi
allappartamento e in cui quella di mezzo era
provvista di due finestre. Al piano terra venne
creato un portico con uno stile uguale a quello
del chiostro maggiore in quel tempo gi com-
pletato ma con capitelli e peducci corinzieg-
gianti di tono figurativo meno celebrativo e pi
pacato; esso segue la forma della semicorte e
corrisponde al corridoio e alle due stanze a
forma rettangolare allungata. Sotto la stanza
ducale risulta un ambiente di eguali dimensioni
voltato a schifo in cui si situa la cappella funera-
ria. I noltre, sotto il pavimento del portico lungo
del chiostro maggiore vennero collocati i sacelli
98
dei frati. I pilastri che concludono i lati corti
porticati sono composti da un elemento in pietra
che si appoggia al muro di testata cui addossa-
ta una semicolonna dello stesso tipo delle colon-
ne usate nei due chiostri (ill. 14); a differenza dei
pilastri angolari, in cui la semicolonna scolpita
nello stesso rocco del pilastro, si tratta di due
elementi separati e di pietre diverse. Questo par-
ticolare, unito al fatto che i capitelli del chiostro
minore sono della stessa fattura di quelli del
chiostro maggiore, potrebbe confermare lipote-
si che un secondo chiostro mai realizzato inte-
gralmente fosse stato progettato in forme simi-
li a quello esistente e che per esso fossero gi
state preparate colonne e capitelli. Sempre nel
chiostro minore, dallanalisi geometrica dei pro-
spetti interni dei corpi sporgenti dellapparta-
mento, dove due finestre si sovrappongono ai
sottostanti archi, si nota che nella prima campa-
ta verso il lato lungo della semicorte i due ele-
menti si sovrappongono assialmente, mentre
nella seconda la finestra slitta dallasse verso le-
sterno creando un ritmo che permette uguali
distanze fra le finestre e gli spigoli. Gli archi sot-
tostanti, per occupare tutta la lunghezza della
facciata, non potevano avere un raggio molto
maggiore di quelli del lato lungo, altrimenti
avrebbero raggiunto una quota pi alta del
solaio; per renderli compatibili con la lunghezza
del prospetto essi diventano impercettibilmente
delle semiellissi con un aumento dellinterco-
lumnio di circa 10 cm, mantenendo invariato il
raggio verticale. I n questa maniera diminuisce lo
scarto fra il sistema di archi e la lunghezza del
prospetto, definitivamente compensato con lin-
troduzione di un elemento murario pieno rive-
stito di lastre di pietra, che unisce la semicolon-
na del portico con lo spigolo. Tutto questo signi-
fica che il prospetto sarebbe stato pensato appo-
sitamente per quella dimensione, e che non si
tratti del frammento di un lato pi lungo non
real i zzato; anche possi bi l e che, fi ni to di
costruire il primo arco a est con sopra la corri-
spondente finestra in asse e progettato per un
chi ostro i ntero quadrato, si prosegui sse l a
costruzione adattandola alla nuova ridotta. I
problemi di compensazione della nuova facciata
quindi derivano dallesigenza di introdurre un
nuovo elemento i lati sporgenti della semicor-
te in un sistema precedentemente connotato
da un preciso impianto modulare quadrato con
lato pari a 6 braccia fiorentine
58
.
Il cantieredurantegli ultimi anni di vita
di Giovanni della Rovere
Almeno fino al 1495 la chiesa doveva avere un
aspetto simile a quello ritratto nellimmagine
attribuita a Gherardo Cibo: alta circa 10 m dalla
quota dellattuale piano di calpestio con una
pianta rettangolare corrispondente allodierno
11. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
prospettosud, particolaredella finestra
del campaniletagliata (fotoF. Benelli).





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coro. Quando Giovanni decise di ampliare le-
dificio inserendovi il suo appartamento, forse
fece progetti anche per la chiesa del convento,
ripensandola come mausoleo per s e per la sua
famiglia. Di fatto, nellarco di quattro anni vi
vennero sepolti, oltre a lui, tre parenti molto
vicini: nel 1498 il cognato Antonello Sanseveri-
no principe di Salerno
59
appartenente allim-
portante famiglia campana e marito di Costan-
za Montefeltro figlia di Federico
60
, nel 1502 la
figlia Girolama e la madre Teodora Manerola
morta qualche anno prima
61
. Luso di edificare
chiese-mausoleo era comune, e Giovanni cono-
sceva certamente il tempio Malatestiano del-
lAlberti a Rimini e San Bernardino a Urbino,
mausoleo di Federico da Montefeltro, costruito
da Francesco di Giorgio Martini e affidato ai
minori osservanti
62
. A San Bernardino Giovan-
ni si era personalmente recato nel 1490 in occa-
sione del capitolo generale dei minori
63
e pro-
prio l potrebbe avere avuto lidea definitiva di
realizzare un convento con annesso una chiesa-
mausoleo funerario del signore.
I l signore di Senigallia potrebbe infine aver
visto anche la chiesa napoletana di Monteolive-
to costruita dal 1487 dal duca Alfonso di Cala-
bria come pantheon per la sua famiglia.
La chiesa pontelliana di Giovanni aveva una
grandezza adatta allo scopo che si era prefissa-
to: essa i nfatti ri cal ca quasi fedel mente l e
dimensioni dellaula di San Bernardino, avendo
la stessa larghezza e una profondit pari alla
distanza tra la facciata e lasse della cupola della
chiesa urbinate. Dimensioni analoghe caratte-
rizzano anche SantAurea a Ostia
64
. La chiesa
delle Grazie mantenne comunque il suo aspet-
to pressoch inalterato nonostante linserimen-
to della scala daccesso alla residenza ducale che
chiude una grande finestra posta su quel lato:
laltezza rimase quella stabilita dal progetto
pontelliano, pari alla larghezza esterna dellau-
la (come avviene in SantAurea e similmente in
San Bernardino la cui larghezza uguale allal-
tezza dellimposta della volta a botte); la linea
di gronda indipendente dalla quota della
copertura della sala grande sopra la sacrestia, e
da quella del resto del convento. Nel nuovo
assetto la chiesa venne per a fondersi col con-
99
12. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
ricostruzionedel prospettosud con la chiesa
ruotata di 90. Si notanoletreipotetiche
finestresimili a quelledi SantAurea
a Ostia (disegnodi F. Benelli).
vento tramite la scala e la stanza al primo piano,
adibita a cappella privata da dove il duca pote-
va assistere alle funzioni. Ci determina la
modifica della profondit della parete retro-
stante allaltare che cos si allinea al prospetto
del lato corto della semicorte; la profondit
della chiesa invade cos lo spazio destinato, nel
progetto iniziale di Baccio, ad accogliere il por-
tico sud del secondo chiostro quadrato, esclu-
dendo dora in poi ogni possibilit di recupera-
re il disegno pontelliano del convento.
Le prime notizie relative alla chiesa si trova-
no nella Cronichetta dove annotato un lascito
del principe Antonello da Salerno nel 1498 per
la celebrazione di messe a suo suffragio da dire
nella dicta chiesa
65
. Alla data, una chiesa, anche
se provvisoria, doveva dunque essere agibile.
Nel 1501, alla morte di Giovanni, frate Gra-
zia descrive la cerimonia funebre: fu posto in
una cassa honorevole et portato [] nel Sacro
Tempio di Santa Maria delle Gratie construtto
ed edificato da lui et fu posto sopra il cancello in
mezzo alla chiesa
66
. Annessa cera anche la
sacrestia (tuttora tale) con soffitto lunettato
dove si trova un lavamani in pietra di Cagli con
lincisione I O PRE e lo stemma del prefetto. La
data di fusione della campana pi piccola del
1491, quindi anche un campanile, pi basso di
quello attuale e con un solo ordine di finestre,
doveva essere gi stato eretto.
Il conventodopola mortedi Giovanni nel 1501
Dopo la morte di Giovanni venne proclamato
signore di Senigallia lundicenne Francesco
Maria con il consenso dello zio Giuliano, suo
tutore secondo la volont testamentaria del
padre
67
. Ma nel 1502 le tragiche azioni del
Valentino costrinsero alla fuga il nuovo signore,
protetto dallo zio materno Guidubaldo di Mon-
tefeltro che lo adott. Solo il 17 giugno del
1504, poco dopo che Giuliano venne proclama-
to papa, il duca pot far rientro a Senigallia. I n
realt era la madre Giovanna a governare la
signoria essendo Francesco Maria ancora trop-
po giovane; si trattava per di un governo indi-
retto, in quanto Giovanna pass la maggior
parte del suo tempo a Roma. Nel 1508 morto
Gui dubal do, Francesco Mari a I di venne i l
nuovo duca del Montefeltro e fu anche investi-
to dallo zio Giulio I I della carica di capitano
generale della Chiesa. Un periodo di relativa
calma dur fino al 1513 quando a Roma mori-
rono a distanza di pochi mesi Giulio I I e Gio-
vanna, che venne sepolta a Santa Maria del
Popolo. I l successore di Giulio I I , Leone X de
Medici, rivale dei della Rovere, nel 1516 priv
Francesco Maria I del ducato, affidandolo al
nipote Lorenzo de Medici. Per Senigallia furo-
no anni tormentati, di povert e saccheggi
uno dei quali, nel 1517, coinvolse anche il con-





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vento
68
fino a quando Francesco Maria I
riconquist la sua citt nel 1521 e venne defini-
tivamente investito del ducato da papa Adriano
VI il 27 marzo 1523. I n questi 22 anni il con-
vento continu a svolgere le sue funzioni vitali:
ri cevette numerose eredi t e l asci ti ,
nell inchiostro vennero sepolti i morti, si
celebrarono le messe di suffragio e si svolsero
attivit ortive e altre piccole mansioni agricole e
di allevamento
69
. Sembra comunque che il com-
plesso, dalla morte di Giovanni nel 1501, fino
alla riconquista dello Stato da parte di France-
sco Maria I nel 1521, sia rimasto intatto, come
conferma frate Grazia nel 1522: la sua eccel-
lentia lo edific tutto dalli fondamenti come
appare eccetto la chiesa
70
. Questultima nel
1511 non era ancora terminata: in una supplica
rivolta a Giulio I I il 10 dicembre di quellanno,
da Giovanna e Francesco Maria (cognata e
nipote del pontefice), scritto: Supplicant igi-
tur Sanctitatem Vestram [] quod ecclesia non
iuxta modellum et voluntatem Vicarii vel Gar-
diani et fratrum huiusmodi qui illam in aliam
formam redigere cupiunt
71
. Si chiede quindi di
poter modificare il modellus di Giovanni
accampando la scusa che ai frati non era gradi-
to. Le vere ragioni che motivarono i della
Rovere furono verosimilmente di natura finan-
ziaria: evitare una grossa spesa in un momento
in cui le finanze dello Stato erano in grave
recessi one
72
. La suppl i ca comunque venne
accolta. Se si confronta il testamento di Gio-
vanni del gennaio 1495, in cui si dispone di
fare sequer la fabrica [] secondo il disegno
fato , con la supplica del 1511 in cui gli eredi
chiedono al pontefice la riduzione della con-
structione et aedificatione Ecclesiae Beatae
Mariae de Gratia , si nota che il termine fabri-
ca stato sostituito con Ecclesia . Ci si
potrebbe spiegare supponendo che con lag-
100
13. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
veduta del chiostrominore. Si notanole
grandi finestrecheilluminanoil corridoio
elestanzedei lati corti (fotoF. Benelli).
14. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
chiostrominore, pilastrocon semicolonna
addossata checoncludeil bracciominore
del porticosud. Si nota cheil fustodella
semicolonna monolitico(fotoF. Benelli).
giunta dellappartamento, non ancora previsto
nel 1495, la fabrica fosse stata compiuta e che
restasse ancora da completare solo la Eccle-
sia . Gli eredi, accolta la supplica che esclude la
realizzazione del pi grandioso progetto di
Giovanni, lavrebbero lasciata inalterata, tenen-
do fede al progetto iniziale di Pontelli, pi
ridotto ed economico e quasi portato a termine.
Giovanna e Francesco Maria riuscirebbero cos
a giustificarsi mantenendo una chiesa che esau-
disce in parte la volont di Giovanni, dettata dal
progetto di un architetto prestigioso qual era
Bacci o e forse apportando qual che pi ccol a
miglioria allinterno. Dopo questi lavori alla
chiesa, il cantiere dovette rimanere fermo alme-
no fino al 1523, anno in cui Francesco Maria I
ritorn a comandare lo Stato.
Linterventodi GirolamoGenga
Nella Vita di Girolamo Genga del 1568, Giorgio
Vasari afferma che Fu anco cominciato col dise-
gno di costui il convento de Zoccolanti a Monte
Baroccio e Santa Maria delle Grazie a Senigallia,
che poi restarono imperfette per la morte del
duca
73
. Anche se Vasari attendibile sulle vicen-
de di Genga architetto
74
, questa affermazione
lunica testimonianza in nostro possesso a indica-
re lintervento di Girolamo nella chiesa delle
Grazie e linteresse per i frati e per ledificio da
parte del duca
75
. Negli anni Trenta in effetti si
i nstaur uneffi ci ente col l aborazi one fra i l
Genga, il vescovo francescano della diocesi di
Senigallia Marco Vigerio I I della Rovere e il
duca Francesco Maria I , che culmin con i lavo-
ri di ampliamento della nuova cattedrale di San
Pietro di Senigallia iniziati nel 1538. Linterven-
to del Genga alle Grazie consisterebbe nella
ripresa dei contorni interrotti delledificio esi-
stente, e nella creazione di una nuova chiesa deli-
mitata a ovest da un lato che parte dal filo del
muro interrotto e segnato da tracce di ripresa
muraria poste a 2,5 m dallo spigolo del coro (ill.
15), dal lato opposto parallelo che chiude a ovest
il chiostro minore e dalla facciata nord che si
allinea a quella del convento (ill. 24, 25). Lasse
della nuova chiesa leggermente ruotato rispet-
to a quello della preesistenza. Laltezza delledifi-
cio doveva arrivare, stando a una linea orizzonta-
le che individua una successiva ripresa, allincir-
ca a 3/4 dellaltezza delle finestre a lunetta, che
quindi sono posteriori, e allinearsi allimposta
delle falde di copertura del coro (ex chiesa) pon-
telliano (ill. 16). Apparterrebbero al Genga
anche quelle finestre di forma rettangolare allun-
gata con piattabanda ad arco ribassato, ora mura-
te, e cio le quattro sul lato ovest dellaula, quel-
la del coro sullo stesso lato e una che affaccia sul
chiostro minore. Queste hanno proporzioni
molto simili a quelle nella facciata laterale della
gi citata cattedrale di Senigallia (demolita nel





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1790), attribuibile allo stesso architetto
76
. La tra-
sformazione della chiesa comporta un ribalta-
mento di 180 dellaccesso rispetto alla chiesa
pontelliana: si entra ora dal fronte nord e guar-
dando laltare maggiore leggermente arretrato a
sud rispetto alla posizione precedente. La chie-
setta di Pontelli trasformata nel coro di un
impianto ecclesiastico molto pi ampio, dove
laula da sola ha una lunghezza superiore di una
volta e mezzo a quella precedente. La facciata
nord, diventata quella principale, era provvista di
una grande apertura circolare ora murata ma
ancora distinguibile; linterno era intonacato e
dipinto di un colore biancastro
77
(ill. 18) e proba-
bilmente non era dotato n di cappelle laterali
(come il duomo di Senigallia) n di nicchie
depresse come San Giovanni Battista di Pesaro,
anchessa di Genga, a causa dello spessore del
muro troppo sottile.
Il periododi GuidubaldoII eFrancescoMaria II
della Rovere
Lavvento di Guidubaldo I I , successore di Fran-
cesco Maria I e terzo della Rovere signore del
Montefeltro dal 1538 al 1574, apr per lo Stato e
per Senigallia un periodo di grandi iniziative
architettoniche e urbane prevalentemente di
carattere funzionale
78
. I l nuovo duca apparve
poco interessato a completare il convento delle
Grazie che in questi anni registr solo interven-
ti tesi a migliorare ledificio esistente senza tut-
tavia portarlo a termine
79
.
I l 28 settembre del 1574 mor Guidubaldo I I
e gli successe il figlio Francesco Maria I I che
manterr il ducato per 57 anni. Con il nuovo
duca inizi per il complesso delle Grazie un
periodo intenso di lavori di migliorie ma anche
di ampliamenti consistenti. Fra gli interventi pi
significativi si trovano il ciclo di affreschi dedi-
cato alle gesta di San Francesco nelle lunette dei
chiostri con data 1598
80
. I l ciclo del chiostro
maggiore ha un percorso figurativo che comin-
cia dalla prima lunetta a nord del lato est e, pro-
cedendo in senso orario, si conclude nellultima
lunetta est del lato nord. Un percorso che ha un
andamento pi compatibile con lingresso al
chiostro posto sul lato nord e una prova in pi
che in quella data il ribaltamento della distribu-
zione del convento era gi avvenuta. Nel 1626
venne sopraelevato il campanile, si costru la
loggia con tre finestre ad arco sopra la sacrestia
creduta da Vecchioni lappartamento di Gio-
vanni e il coro della chiesa venne provvisto
della fodera interna composta da una fila di mat-
toni intonacati e della copertura a botte, assu-
mendo definitivamente laspetto odierno
81
. Que-
ste tre modifiche sono facilmente verificabili
dallanalisi delle murature: da una fotografia
della facciata sud del 1924
82
(ill. 5) chiaramen-
te riscontrabile una ripresa muraria che aumen-
ta di circa due metri laltezza del coro e in corri-
spondenza allinterno si rastrema di circa 20 cm
(ill. 19). Lattacco del vecchio tetto alla parete est
della chiesa visibile nel sopra scala allinterno
del campanile. Si nota anche la differenza della
muratura della loggia con le tre finestre ad arco,
sopra la sacrestia e a sinistra del campanile; que-
stultimo, che doveva essere intonacato, venne
rialzato cos da spiccare maggiormente sui nuovi
volumi aggiunti. Anche laccesso alla chiesa dal
convento, che fino ad allora avveniva da una
porta situata sulla testata del lato sud del chio-
stro minore, venne modificato. Murata questa
apertura non pi funzionale alla nuova disposi-
zione della chiesa, si prefer costruire un passag-
gio esterno che unisce laccesso a sud del chio-
stro minore con lingresso situato sotto al cam-
panile, e che distribuisce la scala, la sacrestia e il
coro
83
. Tali modifiche imposero anche la chiusu-
ra delle finestre rettangolari allungate con piat-
tabanda ad arco ribassato dellaula della chiesa e
di quelle del coro, e lapertura di finestre a lunet-
ta, tre sul lato ovest, una a est e due nel coro.
Queste aperture si accordano con lattuale asset-
to interno della chiesa, che perci si suppone
realizzato in questa fase costruttiva. Quindi lin-
101
15. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
particolaredel prospettoovest.
in evidenzala giuntura muraria fra
la fabbrica pontelliana equella di Genga
(fotoF. Benelli).
16. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
prospettoovest. Si vedela disomogeneit
della muratura (fotoF. Benelli).





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Con la morte di Francesco Maria I I senza
figli maschi, il ducato di Urbino venne annesso
dejuredirettamente allo Stato pontificio. Lere-
dit del duca pass allunica nipote Vittoria,
figlia di Federico Ubaldo che mor nel 1623 e di
Claudia de Medici. Dora in poi i beni rovere-
schi seguiranno le vicende della casa medicea.
Vittoria, diventata granduchessa di Toscana,
continuer a interessarsi alla fabbrica del con-
vento finanziando vari interventi fra i quali il
portale marmoreo della chiesa, ultimato il 18
ottobre 1685 dallo scalpellino Giovanni Andrea
Ascani da SantI ppolito
89
.
A questo punto laspetto del complesso delle
Grazie quasi definitivo. I lavori che seguiran-
no nel XVI I I e XI X secolo, saranno prevalente-
mente di consolidamento, restauro e abbelli-
mento degli interni
90
.
Il problema dellimmagineattribuita
a GherardoCibo
I l confronto fra limmagine del Cibo (ill. 9) e la
condizione attuale delledificio sempre stato
proposto dal punto di vista pi ovvio: dalla stra-
da delle Grazie che da nord-est arriva dalla citt.
Da questo punto di osservazione rispetto alla
costruzione descritta da Gherardo si notano le
seguenti differenze: la chiesa ribaltata rispetto
al corpo del convento e ha unaltezza inferiore a
esso, due grandi finestre ad arco sono collocate
nella sezione del corpo di fabbrica adiacente e
ortogonale alla chiesa, e il campanile pi basso
di quello attuale, con un solo ordine di finestre.
Sono presenti una sorta di transetto, un alto
muro di recinzione, un edificio retrostante al
corpo del convento e a esso ortogonale, e unal-
tra costruzione staccata e arretrata rispetto alla
facciata a destra sullo sfondo. I punti di contatto
tra il disegno e la realt sono invece nella faccia-
ta della chiesa che presenta un rapporto altezza-
larghezza simile, dotata di unapertura circola-
re centrale ed ornata con tre acroteri. Anche la
sporgenza posteri ore del l a chi esa potrebbe
vagamente ricordare il corpo scala del convento
situato nel lato est. I pochi elementi riconoscibi-
li sembrerebbero per posti in maniera casuale,
come se Gherardo avesse ritratto ledificio sulla
base di un racconto o disegnandolo a memoria.
Ma se si cambia il punto di osservazione e si
confronta il disegno con laspetto attuale delle-
dificio dallangolo sud-ovest (ill. 10) da un pic-
colo sentiero sterrato sulla collina adiacente
aumentano gli elementi di verosimiglianza. La-
nalisi stata facilitata anche dallausilio di un
modello ligneo in scala 1:200 che ricostruisce la
fabbrica delle Grazie secondo il disegno di Ghe-
rardo (ill. 21, 22).
Se si esclude il volume corrispondente allau-
la della chiesa attuale (quella seicentesca su pro-
getto di Girolamo Genga), si ha unesatta succes-
102
tervento seicentesco alla chiesa si configur
come una sorta di rivestimento che si inserisce
nellinvolucro genghiano. Non si pu escludere
tuttavia che questo intervento possa essere stato
ripreso dal progetto originale di Genga, in
quanto lastrattezza delle specchiature e la forma
delle nicchie ricordano da vicino laspetto inter-
no del San Giovanni Battista di Pesaro
84
. La fab-
brica doveva essere gi conclusa il 18 marzo
1627, quando Francesco Maria I I , con solenni
celebrazioni, fece traslare in essa la salma di
Giovanni della Rovere
85
, e la fece porre in una
tomba al centro dellaula, davanti ai gradini
daccesso al coro
86
. Le due cronache di frate
Grazia, la Cronichetta e la Vita di Giovanni, nelle
parti che descrivono il funerale del prefetto
87
,
affermano in maniera univoca che il corpo del
prefetto era stato collocato sopra lo cancello in
mezzo da la dicta chiesa . Al contrario, nelle due
memorie riguardanti la traslazione della salma
88
,
leggiamo, che le spoglie del duca provenivano
dalla Sacrestia e nellaltra dalla Chiesetta o
Sacrestia . Evidentemente fra il 1522, anno
della testimonianza di frate Grazia, e il 1627, le
sue spoglie erano state spostate nella sacrestia,
forse per proteggerle durante i lavori di amplia-
mento della chiesa. I l luogo dove Giovanni era
stato originariamente sepolto, sopra lo cancel-
lo , doveva trovarsi nelle vicinanze dellaltare
della chiesa pontelliana e dunque a ridosso del-
lampliamento genghiano: una posizione sco-
moda per i lavori e pericolosa per lintegrit del
corpo. Lidentificazione fra chiesetta e sacre-
stia fornita dal LibroMaestralepotrebbe avere
senso se durante i lavori la sacrestia fosse stata
usata come chiesa provvisoria.
17. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
planimetria del primopiano. In nero
lestanzedellappartamentodi Giovanni
della Rovere, tratteggiatoil perimetro
dellampliamentodi GirolamoGenga
(disegnodi F. Benelli).





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sione chiesa-campanile-corpo conventuale. La
sporgenza posteriore della chiesetta del Cibo
assume unesatta corrispondenza alla realt se la
si relaziona con la ripresa muraria esistente sulla
facciata esterna ovest dellaula a 2,5 m dallo spi-
golo di congiunzione con il coro (ill. 15); tale
discontinuit diventa quindi, nel disegno, il can-
tone posteriore del transetto. Dunque la chiesa
ritratta dal Cibo corrisponde, salvo la minore
altezza, allattuale coro. Le pareti laterali doveva-
no arrivare a circa 10 m dallattuale quota di cal-
pestio, corrispondente alla larghezza esterna della
chiesa, l dove riscontrabile nella parete odier-
na una disomogeneit di aspetto dei mattoni, e
che coincide allinterno con la seconda rastrema-
zione della muratura (ill. 16-19). I noltre, se si
confronta la pianta della chiesa cos delimitata
con quella di SantAurea a Ostia opera certa di
Baccio Pontelli degli anni Ottanta, commissiona-
ta da Giuliano della Rovere si nota non solo una
perfetta corrispondenza dimensionale e propor-
zionale, ma anche un uguale rapporto volumetri-
co costituito da due cubi accostati.
Le due grandi aperture ad arco visibili dietro
alla chiesa corrispondono alla sezione verticale
del corridoio e allaccesso alla futura stanza ex
cappella , posti al primo piano e visibili, per la
loro ubicazione, solo se al momento della vedu-
ta laltezza della copertura della chiesa quella
ipotizzata. La sezione del corpo di fabbrica cos
disegnata non comporta lesistenza al primo
piano dellambiente a pianta quadrata adiacente
a sud del corridoio, sopra la sacrestia. Daltra
parte dallesame della fotografia del 1924 (ill. 5)
91
si nota una continuit muraria in altezza fino al
solaio della loggia. Non possibile rilevarne la
quota dal basso perch la superfetazione del cor-
ridoio adiacente alla parete esterna della sacre-
stia ne impedisce lanalisi. Forse la parete sud era
costruita interamente e mancavano solo i muri
che delimitano la stanza a ovest e a nord e la
falda della copertura. Non doveva essere realiz-
zata neppure la serie di cinque celle al primo
piano sulla facciata sud; questa parete al primo
piano doveva fermarsi, partendo da est, alla linea
di ammorsatura che situata dopo la prima cella
a fianco del corridoio, a circa 6 metri dallo spi-
golo orientale; la parete esterna diventa provvi-
soriamente quella sud del corridoio (ill. 17). Si
giustifica cos la disposizione asimmetrica delle
falde di copertura: se il colmo coincide con las-
se del corridoio si ottiene una falda pi lunga
verso nord e pi corta a sud. Non nemmeno
realizzato lavancorpo che prolunga il corpo di
fabbrica nord e che costituisce il braccio corto
nord del chiostro minore. Le tre aperture sul
lato della chiesa, cos come le due feritoie del
corpo sporgente non esistono pi, murate forse
durante i lavori dampliamento e definitivamen-
te cancellate dai restauri della parete eseguiti nel
1954
92
. La sporgenza a ovest della chiesa, per le
sue dimensioni compatibili con la grandezza di
una cella, doveva essere linizio di un braccio di
due piani che delimitava a ovest un secondo
chiostro mai realizzato, e le due feritoie sono
interpretabili come finestre relative alle due
celle sovrapposte (ill. 9, 21). Ledificio a destra
sullo sfondo, probabilmente il fienile, doveva
essere staccato dal corpo del convento e solo pi
tardi venne integrato a esso.
La posizione della chiesa cos descritta com-
porta un ingresso sulla fronte sud e laltare mag-
giore sul lato opposto a nord; ne consegue che
doveva essere previsto un sistema di scale per
laccesso allaula, poich la quota di calpestio del
pavimento della chiesa era superiore a quella del
terreno. Le buche pontaie che ora sono disposte
simmetricamente, degradanti verso lasse centra-
le della facciata dallalto verso il basso e al di
sotto della originale quota di campagna, dovreb-
bero testimoniare lattacco delle scale alla pare-
te
93
. Non avrebbe senso infatti montare impalca-
ture sul muro della costruzione al di sotto della
quota di campagna tranne in caso di rifacimento
103
18. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
internodella chiesa. Particolarenella fodera
interna crollata in partenel 1995
cherivela, nel retro, una pareteintonacata
predisposta ad affresco(fotoF. Benelli).
19. Senigallia, Santa Maria delleGrazie,
sottotettodel coro. Si nota la rastremazione
del murochedimostra la successionedelle
diversefasi costruttiveelepredisposizioni
nel muroper linserimentodelletravi
di copertura (fotoF. Benelli).





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delle murature di fondazione
94
e con relativo
sbancamento di terreno (cosa realmente accadu-
ta nel nostro secolo e forse anche prima). Questo
sistema di scale non viene ritratto nella veduta di
Gherardo in cui il portale della chiesa al livello
della quota di campagna. Dobbiamo quindi sup-
porre che la morfologia del terreno sia cambiata
in seguito a lavori di consolidamento avvenuti
dopo la chiusura dellaccesso da sud, non essen-
do pi necessaria la continuit di quota fra ester-
no e interno. Anche il convento doveva avere
lingresso principale a sud, opposto a quello
odierno (ill. 20); infatti nel chiostro maggiore la
scala principale a sud, e i locali di servizio quali
la cucina, le dispense e la canova sono sul lato
nord, opposto a quello daccesso come era uso
comune. Anche i peducci del chiostro maggiore,
collocati su quello che in questa ipotesi diviene il
percorso principale ingresso-scala, hanno delle
decorazioni pi prestigiose: lo stemma di Carlo
VI I I , quello di Giuliano della Rovere e limma-
gine di San Francesco che riceve le stimmate (ill.
7, 8), figure che rappresentano per Giovanni due
livelli di protezione, quella terrena, politico-
militare, e quella spirituale e religiosa. I l disegno
del Cibo dunque ci d unimmagine quasi foto-
grafica della fabbrica. Pur essendo pubblicata
nel 1596, essa registra una situazione di circa
centanni precedente. Ne deriva che il disegno
dovrebbe essere stato eseguito intorno al 1495-
97 non da Gherardo non ancora nato e nem-
meno dal padre Aranino (1484-1568), troppo
giovane in quegli anni e attivo nelle Marche solo
dai primi decenni del XVI secolo e del quale si sa
che era un buon disegnatore
95
. Potrebbe trattarsi
di unimmagine realizzata da un buon vedutista e
acquisita, da Gherardo o dal padre, e ripresa in
seguito per il vescovo di Senigallia. Daltronde
nello stesso manoscritto esistono altre immagini
(datate) ricavate da modelli del 1571. Gherardo
poteva quindi disporre di un fondo personale di
vedute, approntate o acquistate durante tutto
larco della sua lunga vita, che riutilizzer allet
di 84 anni quando ricevette dal vescovo lincari-
co di illustrare il manoscritto
96
.
104
Conclusioni
I l complesso delle Grazie racchiude dunque ele-
menti di interesse che spaziano dalla committen-
za, agli architetti, dalla qualit delledificio ai
suoi usi. Mentre lintervento di Girolamo Genga
non aggiunge molto al profilo che gi si conosce
in quanto limitato e postumo, quello di Pontelli
risulta invece altamente significativo per il valo-
re dellarchitettura espressa e aiuta a meglio
comprendere i desideri e la figura di Giovanni
Della Rovere
97
. Linizio degli anni Novanta del
XV secolo rappresentarono per Baccio un perio-
do di intensa attivit edilizia svolta soprattutto
nelle Marche
98
. Durante il cantiere del palazzo
della Cancelleria, cominciato fra 1488 e 1489
circa
99
, Baccio oltre alle rocche marchigiane
ottenne nel giro di due o tre anni gli incarichi,
contemporanei alle Grazie, del palazzo di Giulio
Cesare Varano a Camerino e di Santa Maria
Nuova di Orciano per poi concludere la sua car-
riera (documentata) fra il giugno e il dicembre
del 1492 presso la rocca di Reggio Calabria
100
. Le
Grazie quindi appartengono alla fase matura
dellevoluzione pontelliana, nella quale emerge
una notevole pratica compositiva che produce
una planimetria vicina a quelle che Francesco di
Giorgio rappresenta per i suoi conventi ideali e
addirittura superandole in eleganza ed efficacia
nella disposizione a svastica delle celle del
primo piano e nella generale funzionalit delle
distribuzioni
101
. A questa chiarezza planimetrica
si contrappone tuttavia una scelta di elementi
stilistici alquanto disomogenea, che contraddi-
stingue anche il palazzo varanesco di Camerino
e la chiesa di Orciano. Tali elementi sono soprat-
tutto i capitelli e i peducci dei chiostri di tipo
lombardo-adriatico e le finestre a croce guelfa,
diffuse gi da alcuni decenni soprattutto a Roma
e nella fascia centro-settentrionale del versante
occidentale della penisola. proprio lo scarto
fra labilit compositiva e la meno rigorosa (ma
la pi appariscente per un osservatore) scelta
dello stile degli elementi architettonici che non
elegge Baccio fra le superstar dellarchitettura
italiana del Quattrocento
102
.
20. Modelloligneodi ricostruzione
di Santa Maria delleGraziesecondo
la veduta da sud-ovest di GherardoCibo.
21. Modelloligneodi ricostruzione
di Santa Maria delleGraziesecondo
la veduta da nord-ovest di GherardoCibo.





14|2002 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
105
Appendice
DocumentoI
Firenze, Archivio di Stato, Ducatodi Urbino, Cl.
I I I , fil. XXXVI I I , f. 159r.
Dal Fattor di Sinigaglia 30 Luglio 1630.
Nel tempo di Sisto Quarto, prima detto France-
sco della Rovere, tornando il Signor Conte Fede-
rico di Montefeltro da Napoli, pass per Roma, e
fu a Baciare i Piedi a Sua Santit, dalla Quale fu
anco ricevuto alla grande, et allhora sua Beatitu-
dine concesse alidetto Signor Conte, tittolo di
Duca, col quale mentre si tratteneva in Roma fece
trattare dal Signor Cardinal si Santa Prassede,
parentado, con Don la Signora Giovanna figlia
di detto Signor Duca, al Signor Prefetto Giovani
Nipote di Sua Beatitudine, qual Matrimonio con
Gesto Universale fu concluso; dopoi il Signor
Prefetto Giovanni, sotto li 12 Ottobre 1474 dal
Pontefice suo Zio, fu creato, et dichiarato Signo-
re di Sinigaglia, e suo Vicariato, e sotto li 28
dicembre del medemo Anno, detti Signori fecero
lintrata nella Citt di Sinigaglia pigliandone il
Signor Prefetto Giovanni possesso, si come have-
va anco fatto prima daltre terre, e luoghi del
Vicariato; perch per quanto dicono alcuni (quali
attestano esserci una certa Cronicha di monsignor
Gonzaga
a
) Vedendo il Signor Prefetto Giovanni
no haver figli, si avoti a San Francesco che otti-
nendo Sua Detta Maist la gratia dhaver figli, egli
voleva far edificare Una Chiesa, e Convento ad
Honore di detto Santo, e per gratia di Dio, hebbe
un figlio che fu I l Signore Duca Franesco Maria
Primo, per la qual gratia, e conforme al Voto, fece
edificare nella Silva della Madona del Pino, dove
era una Chiesetta cos chiamata, Un Convento, e
Chiesa de Frati di San Francesco Osservanti, hora
rifomati la qual Chiesa per detta gratia fece chia-
mare La Madonna delle Gratie. I n oltre detto
Signor Prifetto fece edificare un apartamento vi
habit spesso et dopo lui vi hanno habitato, e sono
andati glaltri Serenissimi Signori Duchi Patroni.
Nel edificio suddetto in ***** [detti?] luoghi, e
particolarmente sopra le Porte, vi scolpito il
nome del Si gnor Pri fetto, come i n al cuni
I O:PRE, et in alcuni I O:DUX, et nelle Pietre
della Cisterna di detto Convento vi sono lArmi
della Serenissima Casa della Rovere. DellAparta-
mento fatto come di sopra per i Sserenissimi,
hoggi non vi altro, chuna stanza detta la Came-
ra Ducale, nella quale no vi si habita, et il resto,
stato accomodato per Dormitorio, et uno de frati
di detto Convento Nella Chiesa del quale,
sepolto il Corpo del Suddetto Signor Prefetto
Giovanni, Che mor lAno 1501 ad 6 di novem-
bre. Si ha per relatione de Vecchi di questo Paese,
e no in altra maniera, che ad I mmemorabili no
solo detto luogho e stato possedeno, et habitato
dal Signor Prefetto Giovani e dopo da Serenissi-
mi Padroni, Duchi dUrbino, ma anco tutta la
Selva, che circonda detto luogho, nella quale altri
no hanno mai esercitato dominio, ne posesso alcu-
no; anzi ch li ****, che sono stati per il passato per
famiglia in detto Convento, et anco di presenti no
hanno mai hauto ardire, ne ardiscono tagliar
legnami in detta Silva senza licenza de Serenissi-
mi Padroni, o, suoi Ministri, e fattori, quali sem-
pre hanno tenuta cura, e procurata la conservatio-
ne, e mantenimento di detta Silva.
a
La certa cronica del monsignor Gonzaga da indivi-
duarsi nella cronaca del 1587 di Francesco Gon-
zaga, vedi n. 28.
DocumentoII
Firenze, Archivio di Stato, Ducatodi Urbino, Cl. I ,
Div. G, fil. CCLI V, 2, f. 653 (foglio in pessime
condizioni).
Senigallia, 6 marzo 1531.
I l l ustri ssi mo Si gnor mi o Col l en.mo Si gnore.
Viene il Signor Aranino Cibo mio Cognato per
dedicar Ghirardo suo figliolo e mio nepote, eter-
na servit in I llustrissimo Signor *** patre e cu. *
s. supplico quella vogli per amor mio veder luno e
laltro volentieri e *** io habi dato per Signore al
Signor I llustrissimo macho haverlo dato a lei,
per la si degnasse tenerlo anche per Signor suo e
servirsene senza *** rispetto al modo che la ***
forza gi singularissima, psuadendomi li debia
asser grato no essendo in tutto nudo di alcuna
bona qualit, tra le quale ha il desegnare, et quado
la no hara in Gegha appresso, venedoli una voglia
pi et un altra di fogie, porra di esso valerse, coss
dogni altra cosa et la retrover, esso a servitio suo,
ne altro occorrendomi a nostro signore senza fine
mi racomado. di senogallia alli 6 di marzo 1531.
Questo testo la sintesi di una parte della
mia tesi di laurea discussa presso la
Facolt di Architettura dellUniversit
degli Studi di Roma La Sapienza nel-
la.a. 1995-96, relatore prof. Pier Nicola
Pagliara, co-relatore prof. Paolo Marconi.
I l saggio non sarebbe stato possibile
senza le persone che di seguito vado a
elencare e alle quali sono profondamen-
te grato: il prof. Sergio Anselmi diretto-
re del museo della Mezzadria (situato in
una parte del convento delle Grazie),
larch. Augusto Bacchiani, il dr. Gabrie-
le Barucca, il dr. Maurizio Benelli, la
prof. Marinella Bonvini Mazzanti, la
prof. Mariella Bonvini Triani, il prof.
Howard Burns, Maria Cagnoni per il
modello, il prof. Francesco Paolo Fiore,
il dr. Eros Gregorini direttore dellAr-
chivio Storico del Comune di Senigallia,
il prof. Paolo Marconi, ling. Lorenzo
Marzocchi, la dott. Silvia Moretti, Anna
Maria Moro per il rilievo, la prof. Maria
Teresa Moro, la prof. Manuela Morresi
per i fondamentali consigli e la rilettura
del testo, Adriano Nanni, il prof. Arnold
Nesselrath, la signora Maria Vittoria
Pellizzari, padre Bernardino Pulcinelli
OFM direttore dellArchivio Provinciale
dei Frati Minori delle Marche. Da ulti-
mo devo la mia riconoscenza al prof.
Pier Nicola Pagliara per la sua genero-
sit e pazienza.
1. Si segnalano: A. Baviera, Intorno alla
chiesa econventodi Santa Maria delleGra-
zie, in Bollettino della societ degli
amici dellarte e della cultura in Senigal-
lia , I , 1922-1923, pp. 2-7; P.E. Vecchio-
ni, Il conventodi Santa Maria delleGrazie
in Senigallia nella storia e nellarte, in
Bollettino della societ degli amici del-
larte e della cultura in Senigallia , I I ,
1924, pp. 6-46; S. Anselmi, Il convento
delleGrazie, Senigallia 1963.
2. La mancanza di unanalisi di questo
tipo dovuta anche allassenza di rilievi
delledificio fino a tempi recenti: non
risulta eseguito, almeno fino al 1930, un
rilievo particolareggiato e affidabile. I n
quellanno, in occasione di un restauro
per danni provocati da un forte terremo-
to, la Soprintendenza per i beni ambien-
tali e architettonici di Ancona (dora in
poi SBBAA) redige un accurato rilievo
del prospetto nord ed est a scala 1:50:
SBBAA, Archivio Storico, bb. AN 294,
fogli sciolti.
3. Per frate Grazia si veda: M. Bonvini
Mazzanti, Tra XV eXVI secolo: lopera sto-
riografica di Frate Grazia di Francia, in
Fonti e Documenti (Studi in onore di
Lorenzo Bedeschi), I I , 3, fasc. 14, 1985;
M. Bonvini Mazzanti, Frate Grazia di
Francia, storicodei Della Roveretra XV e
XVI secolo, in Studi Senigalliesi. Bolletti-
no della societ degli amici dellarte e
della cultura , 1985-1986, pp. 119-134.
4. Citt del Vaticano, Biblioteca Aposto-
lica Vaticana (dora in poi BAV), Codice
Urbinate Latino 1023: Frate Grazia di
Francia, La vita egesti della bona memoria:
Sig[nore] Iohan Prefetto, ff. 321-322 (dora
in poi Frate Grazia, La vita).
5. Falconara (AN), Archivio Provinciale
dei Frati Minori delle Marche (dora in
poi APFMM), Frate Grazia di Francia,
Cronichetta, da lui iniziata nel 1522 econ-
tinuata dai priori del conventosuoi successori
fino al 1862 (dora in poi Frate Grazia,
Cronichetta). Vedi anche G. Pagnani,
LOsservanza nelleMarchenel primotren-
tennio del secolo XVI, in Le origini della
riforma Cappuccina, atti del convegno di
studi storici (Camerino, 18-21 settembre
1978), Ancona 1979.
6. Per Giovanni della Rovere si veda il
fondamentale studio di M. Bonvini Maz-
zanti, Giovanni della Rovere. Un principe
nuovo nelle vicende italiane degli ultimi
decenni del XV secolo, Senigallia 1983, p.
13, con un paragrafo dedicato alla fonda-
zi one del convento. Vedi anche F.
Petrucci, alla voce Giovanni della Rovere,
in Dizionario biografico degli italiani, 37,
Roma 1989, pp. 347-350.
7. P.L. Siena, Storia della citt di Senigal-
lia, Seni gal l i a 1746, p. 154; L. von
Pastor, Storia dei Papi, Roma 1961, I I , p.
482; Bonvini Mazzanti, Giovanni della
Rovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 13-14.
8. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322.
9. Bonvini Mazzanti, Frate Grazia di
Francia, cit. [cfr. nota 3], p. 122.
10. Per la cronologia di San Bernardino
si veda H. Burns, San Bernardinoa Urbi-
no, in F.P. Fiore, M. Tafuri (a cura di),
Francesco di Giorgio architetto, Milano
1995, pp. 250-258.
11. interessante notare come il croni-
sta, non a caso, usi la parola luogo: nel lin-
guaggio francescano locusindica un prov-
visorio punto di riferimento e di ritrovo,
per lo pi occasionale, di propriet di altri
istituti religiosi, di chiese, di privati o di
comunit cittadine ecc. e assume il signi-
ficato di luogo dove si trovano i frati ,
pi che luogo appartenente dejureai frati.
Cfr. L. Pellegrini, Gli insediamenti degli
ordini mendicanti ela lorotipologia, conside-
razioni metodologiche e piste di ricerca, in
Mlanges de lEcole Franaise de Rome.
Moyen ge-temps modernes , 89, 1977.
12. Frate Grazia, Cronichetta, f. 24.
unannotazione scritta con calligrafia pi
tarda ma sempre cinquecentesca.
13. Senigallia, Archivio Comunale (dora
in poi ACS), CatastoRusticoRoveresco, f.
CX, senza collocazione.
14. F. Mingucci, Stati Dominii, Citt,
Terre e Castella dei Serenissimi Duchi e
Prencipi Della Roveretratti dal Naturaleda
Francesco Mingucci (BAV, CodiceBarberi-
nianoLatino4434, f. 112r).
15. Lo si deduce da una descrizione del
convento e della zona circostante conte-
nuta in una lettera inedita del 30 luglio
1630 del fattore di Senigallia al duca
Francesco Maria I I della Rovere che si
trascri ve i ntegral mente i n Appendice,
Documento I .
16. A. DArquata, Cronaca della Riformata
Provincia della Marca, Cingoli 1983, p. 132.
17. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322.
18. Dalla planimetria si deduce soltanto
che la chiesa ad aula unica con coro e
abside semicircolare e il convento
dotato di tre chiostri, cfr. Storia earchi-
tettura di antichi conventi monasteri eabba-
ziedella citt di Vercelli: mostra documenta-
ria, catalogo a cura di M. Cassetti et al.,
Vercelli 1976, pp. 43-50; A.M. Brizio (a
cura di), Catalogodellecosedarteedanti-
chit dItalia. Vercelli, Roma 1984, pp.
112-113.





14|2002 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
19. M. Bertagna, LOsservanza di Siena,
cenni storici eguida, Siena s.d. [1963]; E.
Bulletti, Il conventodellOsservanza a Siena,
cenni storici e guida, Firenze 1925; M.
Cordaro, Larchitettura della basilica edel
conventodellOsservanza, in AaVv, LOsser-
vanza di Siena, Milano 1984, pp. 21-50.
20. M. Tafuri, Le chiese di Francesco di
GiorgioMartini, in Fiore, Tafuri (a cura
di), Fancesco di Giorgio, cit. [cfr. nota
10], p. 26.
21. La chiesa dellOsservanza stata gra-
vemente danneggiata dai bombardamenti
del 1944 e la ricostruzione permette sol-
tanto di intuire limpostazione generale.
Esistono tuttavia antichi rilievi e fotogra-
fie ottocentesche pubblicate da Cordaro,
Larchitettura, cit. [cfr. nota 19], che
aiutano a capirne laspetto originale.
22. Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr.
nota 19], p. 30; C.H. Clough, Pandolfo
Petrucci eil concettodi magnificenza, in
A. Esch, Ch.L. Frommel (a cura di),
Arte, committenza ed economia a Roma e
nelle corti del Rinascimento (1420-1530),
Torino 1995, pp. 383-397.
23. Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr.
nota 19], p. 30.
24. A. Milanesi, Documenti per la storia
dellartesenese, I -I I , Siena 1854-56, I I , pp.
440-441.
25. Custodito presso la Alte Pinakotek di
Monaco di Baviera. Ricordiamo che una
pala del pittore umbro da sempre allin-
terno della chiesa delle Grazie, assieme
alla cosiddetta Madonna di Senigallia di
Raffaello, questultima trasferita alla fine
del XI X secolo presso la Pinacoteca
regionale delle Marche a Urbino, dopo
essere stata rubata dalla chiesa e in segui-
to ritrovata alla stazione Termini di Roma
pronta per essere spedita in I nghilterra.
26. Senigallia, Biblioteca Comunale
Antonelliana, F. Petri Rodulphi, Senogallia
et comitis historiarumlibri duoquibus haec
continetur: dePrima urbisSenogalliaeorigi-
ne: deEpiscopis& praeclariseorumgestis, qui
SenogalliensisEcclesiaepraefuerunt: itemque
de universis Diocesis Ecclesiis: de eorundem
bonis: deRectoribus& ipsorumofficiis. Qui-
busdamalijsadsalutaremeruditioneminter-
postis. AnnoMDLXXXXVI, f. 43r.
27. Non va dimenticato che lubicazione
e la struttura delledificio conventuale
mendicante, come anche la consistenza
numerica dei frati, erano strettamente
condizionate dalle possibilit di sussisten-
za che la comunit o il benefattore pote-
vano offrire. Linsediamento mendicante
ha per definizione uneconomia dipen-
dente. Pellegrini, Gli insediamenti degli
ordini mendicanti, cit. [cfr. nota 11].
28. Nel 1587 il francescano e storico del-
lordine Francesco Gonzaga scrive illu-
strissimi Francisci Mariae Urbinatum
quoq.; Ducis Pater, prolem, quae sibi
succederet (laborat siquidem sterilitate)
Deo opt. Max. se ex voto obstriuxit ut si
eam obtineret fratribus Minorus Regula-
ris Observantiae conuentum aedificatu-
rus esset (APFMM, F. Gonzaga, Deori-
gineseraphica religionisfranciscana eiusque
progressibus, deregularis observancia insti-
tutione, forma ad ministrationis ac legibus
admirabiliqueeiuspropagationeF. Francisci
Gonzagaeeiusdemreligionisministri gnalis
ad S-D-N SixtusX opusin quatuor partes
divisumearumquid unaquaequecontineat
sequens pagina indicabit Roma 1587). I l
Ridolfi nel 1596 accenna I n medio Syl-
vae ea parte qua rami arborum in excel-
sus protendunt, olim aedicula erat, quam
Joannes de Ruere Almae Urbis et Seno-
gal l i ae Praefectus Dux Soranus, Vi r
omni Chri sti ana pi etate i nsi gni s i n
amplum Monasterium magnis sumptibus
promovit, hac ut fertur occasione (Petri
Rodulphi, Senogallia et comitis, cit. [cfr.
nota 26]). I l fattore di Senigallia ribadi-
sce Conforme al voto , cfr. la lettera del
fattore del 30 luglio 1630 in Appendice,
Documento I . Ancora i l Wadi ngus
(Wadding) nel 1648: propter obtenam
coel i tus prol em i ntegre condi tum
( Annal es Fratrum Mi norum , VI I ,
1648, I ed., p. 274). I nfine anche il Siena,
storico di Senigallia, nel 1746 (traendo
per la notizia da Gonzaga, Ridolfi e
Wadi ngus), conferma che l edi fi ci o
venne eretto per ladempimento di un
voto (Siena, Storia, cit. [cfr. nota 7]).
29. Di questo parere anche Bonvini
Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit.
[cfr. nota 6], p. 227. La voce su France-
sco Maria I della Rovere, con sorpresa,
non compare nel Dizionario biografico
degli italiani.
30. Frate Grazia, La vita, f. 322. Tutti i
passaggi riportati fino al capoverso si tro-
vano in questo foglio. Fu dissegnato va
interpretato come venne raggiunto (un
accordo economico).
31. I l termine disegnare riacquista ora il
significato di elaborare graficamente ;
lambivalenza di questo termine comu-
ne nel linguaggio del tempo e dimostra la
padronanza della lingua volgare e quindi
laffidabilit da parte del frate che di
origine francese.
32. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r. Per i
rapporti di committenza fra Giovanni
della Rovere e Baccio Pontelli si veda F.
Benelli, Baccio Pontelli, Giovanni Della
Rovere, il Convento e la Chiesa di Santa
Maria delleGraziea Senigallia, in Qua-
derni dellI stituto di Storia dellArchitet-
tura , n.s., fasc. 31, 1998, pp. 13-26, in
particolare n. 13 a p. 24.
33. M. Morresi, BaccioPontelli tra roma-
nicoeromano: la chiesa di S. Maria nuova a
Orcianodi Pesaro, il Belvederedi Innocenzo
VIII e il palazzo della Cancelleria, in
Archi tettura. Stori a e Documenti ,
1991/96, 1996, pp. 99-151, in particolare
pp. 101-108. inclusa una bibliografia
aggiornata su Baccio Pontelli.
34. Era uso comune che artisti come Bac-
cio DAgnolo o Antonio da Sangallo il
Vecchio, o anche il maestro di Baccio, il
Francione, mantenessero attive a Firenze
le loro botteghe di legnaiuoli anche
quando lavoravano come architetti.
35. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r.
36. Bonvini Mazzanti, Giovanni della
Rovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 310-317. I l
testamento autografo di Giovanni della
Rovere, datato 20 gennaio 1495, tra-
scri tto dal l autri ce i ntegral mente i n
appendice. I l documento originale con-
servato a Fi renze, Archi vi o di Stato
(dora in poi ASF), Ducatodi Urbino, cl.
I I I , fil. I I I a. 4.
37. L. von Pastor, Storia dei Papi, Roma
1942, I I I , p. 373.
38. Bonvini Mazzanti, Giovanni della
Rovere, cit. [cfr. nota 5], pp. 203-231.
39. ACS, LibroMaestraledel Conventodi
Santa Maria delle Grazie di Sinigaglia,
ristaurato il p Gennaio 1749 in cui sono
notatetuttelememoriedel Convento, edel-
lOspizio, nota s.d.
40. Si veda lultimo paragrafo I l proble-
ma dellimmagine attribuita a Gherardo
Cibo . Non devono stupire un convento
con due chiostri e una chiesa di piccole
dimensioni: queste caratteristiche sono
ampi amente di ffuse nei conventi dei
minori osservanti e anche Francesco di
Giorgio nelle piante dei conventi ideali,
ma anche in San Bernardino e Santa
Chiara a Urbino, non inserisce spazi
ecclesiastici di grandi dimensioni. La
chiesa infatti doveva essere sufficiente-
mente ampia per accogliere il numero dei
frati del convento, soprattutto se questo
era in aperta campagna. Per una panora-
mica di piante di conventi francescani
nelle Marche si veda: F. Benelli, Il Codice
2/17 dellArchiviodei Minori Francescani di
SantIsidoro in Roma, in I l Disegno di
Architettura , 15, aprile 1997, pp. 76-81.
41. Bonvini Mazzanti, Giovanni della
Rovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 263-264.
42. R. Pane, Il Rinascimento nellItalia
meridionale, I -I I , Milano 1975-77, I I ,
1977, pp. 211, 212, 219. Questo docu-
mento viene utilizzato per la prima volta
in studi pontelliani da P.N. Pagliara,
Grottaferrata e Giuliano della Rovere, in
Quaderni dellI stituto di Storia dellAr-
chitettura , n.s., fasc. 13, 1989, p. 39.
43. Petri Rodulphi, Senogallia et comi-
tis, cit. [cfr. nota 26]. M. Bonvini Maz-
zanti, Lopera pastorale di frate Pietro
Ridolfi da Tossignano, i n Pi cenum
Seraphicum , XVI I , 1984-87.
44. La veduta nel f. 43r. Cfr. A. Nessel-
rath, GherardoCiboqui non cognito, in
AaVv, GherardoCiboaliasUlisseSeverino
da Cingoli, Firenze 1989, pp. 10-12; L.
Tongiorgi Tomasi, GiardinoSegreto-Ghe-
rardoCibo, in FMR , 70, 1989, p. 60.
45. Vecchioni, Il conventodi Santa Maria
delleGrazie, cit. [cfr. nota 1], p. 26.
46. Per il confronto tra il disegno di
Gherardo e la costruzione realmente esi-
stente si veda lultimo paragrafo.
47. Sono ancora riscontrabili sulle pareti
esterne le ammorsature ondulate della
muratura che segnano i limiti delle fasi
stagionali del cantiere.
48. Per ulteriori confronti con la chiesa
di Ostia si veda Benelli, Baccio Pontelli,
Giovanni Della Rovere, cit. [cfr. nota
32], pp. 14-16.
49. Cfr. M. Sanudo, I diarii (MCCCCXC-
VI-MDXXXIII), a cura di R. Fulin, F.
Stefani, N. Barozzi, G. Berchet, M. Alle-
gri, I -LVI I I , Venezia 1879-1903, I , col.
650; Bonvini Mazzanti, Giovanni della
Rovere..., cit. [cfr. nota 6], pp. 286-287.
50. Avrebbe poco senso infatti che Gio-
vanni imponga come volont testamenta-
ria di finire al pi presto la fabricaintesa
come appartamento, cio come residenza
da lui voluta per suo comodo e misura.
51. Cfr. Appendice, Documento I .
52. Roma, Archi vi o Central e di Stato
(ACSR), Archi vi o Tri bunal e del l a
Sacra Rota, Decisioni a Stampa, b. 1929,
anno 1816.
53. Vecchioni, Il conventodi Santa Maria
delleGrazie, cit. [cfr. nota 1], p. 14.
54. LI talia ha una antica tradizione di
palazzi allinterno di monasteri che parte
dal I X secolo, in epoca carolingia. Essi
erano destinati al soggiorno dei sovrani e
venivano denominati Klosterpfalz, posti
in luoghi al di fuori ma non distanti dai
centri abitati. Esempi di questo tipo sono
labbazia di Farfa e quella di Nonantola.
Cfr. C. Brhl, Il Palazzo nellecitt ita-
liane, in Centro studi sulla spiritualit
medi eval e, La coscienza cittadina nei
Comuni italiani del Duecento, atti del con-
vegno di studi (Todi , 11-14 ottobre
1970), Todi 1972, pp. 263-282. Si ricor-
da che anche Cosimo de Medici si rita-
gli uno spazio privato allinterno della
badia fiesolana costituito da un ingresso,
uno studio, un letto e altri conforti. Cfr.
D. Kent, Cosimode Medici and Florentine
Renaissance, New Haven-London 2000,
pp. 212-214.
55. Per la genesi rinascimentale di questa
tipologia: J.S. Ackerman, Sources of the
RenaissanceVilla, in M. Meiss (a cura di)
Studies in Western Art: Acts of theTwen-
tieth International Congressof theHistoryof
Art, I -I I , Princeton 1963, I , pp. 6-18,
ried. in J.S. Ackerman, Distance Points,
Cambridge (Mass.)-London 1991, pp.
303-324, con aggiunta di bibliografia;
D.R. Coffin, Pope Innocent VIII and the
Villa Belvedere, in I . Lavin, J. Plummer (a
cura di), Studies in Late Medieval and
RenaissancePainting in Honour of Millard
Meiss, I -I I , New York 1977, I , pp. 88-97;
F.P. Fiore, M. Tafuri, Il monasteroela chie-
sa di Santa Chiara ad Urbino. Anni ottanta
del XV secoloesgg., in Fiore, Tafuri (a cura
di), Francescodi Giorgio, cit. [cfr. nota
10], pp. 280-288; M. Tafuri, Marten van
Heemskerck, veduta del Belvederedi Inno-
cenzo VIII, ivi, p. 292; Morresi, Baccio
Pontelli, cit. [cfr. nota 33], pp. 124-133.
56. I l palazzo non datato e scarsissime
sono le notizie sulla sua storia. Laspetto
esterno tuttavia suggerirebbe uno stile
tardo quattrocentesco. Cfr. F. Mariano,
Architettura nelleMarchedallet classica al
Liberty, Firenze 1995, pp. 187, 227.
57. Si ricorda che il 24 novembre 1475
Ferdinando dAragona nomina Giovanni
duca di Sora in sostituzione del cugino
Leonardo della Rovere morto qualche
settimana prima. I l 17 dicembre dello
stesso anno Sisto I V lo nomina prefetto
di Roma. I due titoli di Dux e Prefecto
appai ono di verse vol te scol pi ti nel l a
forma I O DUX e I O PRE sulle cornici
di porte allinterno del convento, chiaro
riferimento alle iscrizioni urbinati di FE
DUX. Per le nomine di Giovanni si veda
106





14|2002 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
107
Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rove-
re, cit. [cfr. nota 6], pp. 57-65.
58. Baccio aveva gi usato proporzioni
semplici con numeri interi di braccia fio-
rentine nella cattedrale di SantAurea a
Ostia. Cfr. Ch.L. Frommel, Kirche und
Tempel: Giuliano Della RovereKathedrale
SantAurea in Ostia, in H.U. Cain, H.
Gabelmann, D. Salzmann (a cura di),
Festschrift fr Nikolaus Himmelmann,
Mainz am Rhein 1989, pp. 491-505.
59. Frate Grazia, Cronichetta, f. 16r.
60. Bonvini Mazzanti, Giovanni della
Rovere, cit. [cfr. nota 6], p. 13.
61. Frate Grazia, La vita, f. 330.
62. Burns, San Bernardinoa Urbino, cit.
[cfr. nota 10], pp. 250-258.
63. Frate Grazia, La vita, f. 321.
64. Benelli, BaccioPontelli, Giovanni della
Rovere..., cit. [cfr. nota 32], p. 19.
65. Frate Grazia, Cronichetta, f. 16r.
66. I vi, f. 3r; Frate Grazia, La vita, f. 334.
67. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r.
68. Frate Grazia, La vita, f. 345, dove
viene descritta lentit del saccheggio.
69. Frate Grazia, Cronichetta, dai fogli 1
al 38, sono contenute numerose annota-
zioni che riguardano memorie di sepol-
ture nella chiesa e nel chiostro, di lasciti
e altre note che testimoniano una certa
attivit agricola e ortiva da parte dei frati.
70. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322.
71. Commutatio ultimae voluntatis bonae
memoriae J ohannis de Ruvere Praefectus
Urbis, quoadmodellumconstruendi ecclesiam
BeataeMariaedeGratia Senogallien(Archi-
vio Segreto Vaticano, RegistrodelleSuppli-
che[ora n. 1369]), anno I X di Giulio I I , l.
I I , c. 136). Pubblicata per la prima volta
da Vecchioni, Il convento di Santa Maria
delleGrazie, cit. [cfr. nota 1].
72. A. Polverari, Senigallia nella Storia, I -
I I I , Senigallia 1985.
73. Giorgio Vasari, Levitede pi eccellen-
ti pittori scultori ed architettori scritte da
GiorgioVasari con nuoveannotazioni ecom-
menti di G. Milanesi, I -I X, Firenze 1878-
1885, VI , 1881, p. 320.
74. A. Pinelli, O. Rossi, Genga architetto,
Roma 1971, p. 279.
75. Frate Grazia, Cronichetta, f. 4, nel
quale sono elencate le elemosine di Fran-
cesco Maria I ai frati delle Grazie.
76. Pinelli, Rossi, Genga architetto, cit.
[cfr. nota 74], p. 282. M. Bonvini Maz-
zanti, PotereeRes Aedificatoria. Storia di
piazza e palazzo del duca di Senigallia,
Senigallia 1992, p. 84.
77. Devo questa informazione a un caso
fortuito: durante il rifacimento del pavi-
mento della chiesa avvenuto fra lestate e
lautunno del 1995, crollata una parte
dellinvolucro interno rivelando nel suo
retro, staccata da unintercapedine, una
muratura intonacata e predisposta per
essere affrescata, che confermerebbe del-
lesistenza di una fase intermedia fra lin-
tervento di Pontelli e laspetto attuale.
78. Polverari, Senigallia nella Storia, cit.
[cfr. nota 72]. Per gli importanti inter-
venti di Guidubaldo I I a Senigallia cfr.
BAV, CodiceUrbinateLatino, 992.
79. Per i lavori alle Grazie durante que-
sto periodo: Frate Grazia, Cronichetta, ff.
83v- 85r; ACS, Consigli, vol. 5, e Rubriche
di Libri diversi, inv. 15, Libretto n. 22.
80. La data con la firma dellautore nel-
laffresco situato nella lunetta che chiude
il lato corto nord del chiostro minore.
Cfr. una supplica dei frati al consiglio
comunale di Senigallia di avvalersi di un
pittore di loro fiducia: ACS, Consigli
Comunali, anno 1598, f. 258.
81. Frate Grazia, Cronichetta, f. 47v.
82. I restauri novecenteschi al convento
hanno cancellato la quasi totalit delle
tracce delle stratificazioni murarie dovu-
te alle varie fasi di costruzione. Un inso-
stituibile strumento per lanalisi delle
murature, oltre al rilievo dei vari appa-
recchi murari, proviene da una serie di
fotografie conservate presso lI stituto
Centrale per il Catalogo e la Documen-
tazione di Roma (dora in poi I CCD).
Per la foto del prospetto sud: I CCD,
serie E, n. 8848, anno 1924.
83. Questa aggiunta comporta la modifi-
ca delle due finestre della sacrestia che
ora, affacciandosi sul corridoio, non pos-
sono pi prendere luce; per questo ven-
gono alzate in direzione del proprio asse
verticale, al di sopra della copertura del
nuovo passaggio
84. M. Groblewski, DieKircheSan Giovan-
ni Battista in Pesaro von Gerolamo Genga,
Regensburg 1976. Cfr. M.L. Cannarsa,
San Giovanni Battista in Pesaro, tesi di dot-
torato presso il Dipartimento di Storia
dellArchitettura, I stituto Universitario di
Architettura di Venezia (I UAV) 1999.
85. Frate Grazia, Cronichetta, f. 60, anno-
tazione datata 18 maggio 1627.
86. Vecchioni, Il conventodi Santa Maria
delleGrazie, cit. [cfr. nota 1], p. 21.
87. Frate Grazia, La vita, f. 334; Frate
Grazia, Cronichetta, f. 3r.
88. Frate Grazia, Cronichetta, f. 60, 18
maggio 1627. ACS, LibroMaestrale, cit.
[cfr. nota 39], f. 111, nota datata 1627.
89. Scrittura privata fra lo scalpellino
Giovanni Andrea Ascani e i rappresen-
tanti della granduchessa di Toscana per la
costruzione del portale della chiesa delle
Grazie datata 5 novembre 1684. I nedita.
ASF, Ducatodi Urbino, cl. I I , div. B, fil.
XLVI I I , cap. 27, c. 126.
90. Per i dettagli di questi interventi e la-
nalisi dei restauri novecenteschi: F. Benel-
li, Il Conventoela Chiesa di Santa Maria
delleGraziea Senigallia. Storia eRestauro,
dattiloscritto, tesi di laurea in architettura
discussa nella.a. 1995-96 presso la Facolt
di Architettura di Roma La Sapienza ,
relatore prof. Pier Nicola Pagliara, co-
relatore prof. Paolo Marconi, pp. 22-29.
91. I CCD, serie E, n. 8848, anno 1924.
92. La documentazione dei restauri del
Novecento conservata ad Ancona:
SBBAA, ArchivioStorico, b. AN 294.
93. Sembra altres improbabile che il
livello della quota di campagna allora
corrispondesse a quello del calpestio per
la presenza di buche pontaie al di sotto
di questo.
94. Queste forse sono state riconsolidate
fino allaltezza di 3 metri dalla quota di
calpestio dove riscontrabile una discon-
tinuit muraria. Si nota anche che da
quota 0 in gi la muratura pi sporgen-
te di 2 centimetri.
95. I n una lettera inedita del 16 marzo
1531 Aranino Cibo viene descritto e
i ntrodotto dal vescovo di Seni gal l i a
Marco I I Vigerio al duca di Urbino
Francesco Maria I . Si veda Appendice,
Documento I I . Si veda anche Nesselrath,
GherardoCibo, cit. [cfr. nota 44], p. 6.
96. I vi, p. 114 (ringrazio lautore per gli
utili consigli).
97. Questi argomenti sono gi stati
ampiamente trattati in: Benelli, Baccio
Pontelli, Giovanni Della Rovere, cit. [cfr.
nota 32]. Le considerazioni che seguono
nel testo ne rappresentano una sintesi.
98. Nel 1487 Baccio venne nominato
i spettore general e del l e rocche del l a
Marca da papa I nnocenzo VI I I , incarico
che viene riconfermato nel 1490. P. Gia-
nuizzi, Documenti relativi a BaccioPontelli,
in Archivio Storico dellArte , I I I , 1890,
pp. 296-299; G. De Fiore, BaccioPontelli
architettofiorentino, Roma 1963, p. 103.
99. Per questo argomento si veda Ch.L.
Frommel, Roma, in F.P. Fiore (a cura di),
Storia dellArchitettura italiana. Il Quat-
trocento, Milano 1998, pp. 411-412, con
bibliografia.
100. Per il palazzo Varano: B. Feliciange-
li, Cenni storici sul palazzo dei Varano in
Camerino, in Atti e Memorie della Regia
Deputazione di Storia Patria per le Pro-
vincie delle Marche , n.s., VI I I , 1912, pp.
21-61; S. Corradini, Il palazzo di Giulio
CesareVaranoelarchitettoBaccioPontelli, in
Centro di Studi Storici Maceratesi, Civilt
del Rinascimentonel Maceratese, atti del V
convegno del Centro di Studi Storici
Maceratesi, Macerata 1971, pp. 186-220.
Per Santa Maria Nuova di Orciano: Mor-
resi, BaccioPontelli, cit. [cfr. nota 33], pp.
99-151. Per le date di Baccio nel regno
aragonese: Pagliara, Grottaferrata e Giu-
lianoDella Rovere, cit. [cfr. nota 42], p. 39.
101. Le planimetrie dei conventi mendi-
canti appartengono al Codice Torinese
Saluzziano148, ff. 65r-v. I n Francesco di
Giorgio, Trattati, a cura di C. Maltese,
Milano 1967, I , tavv. 121-122.
102. Questi argomenti uniti a un profilo
del l a prati ca professi onal e di Bacci o
comparata a quel l a di Francesco di
Giorgio sono stati oggetto di studio di
chi scrive in un saggio di prossima pub-
blicazione.





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