Nessuna cosa sotto il sole stabile et tutte le cose
di questo mondo sonno variabile, et mutabile, et
nessuna cosa mai rimane per unhora in uno mede- simo stato, et la vita del huomo ambulatoria Frate Grazia di Francia La scarsa fortuna storiografica del convento e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Seni- gallia non sarebbe spiegabile se andassimo a cercarne le ragioni nella qualit delledificio, nellimportanza della committenza o soprattut- to degli architetti di questo complesso (ill. 1, 2, 3, 4, 5). Tale lacuna deriva invece da altri ordi- ni di motivi: da un lato, per i pochi studi siste- matici che riguardano larchitettura dei conven- ti degli ordini mendicanti, soprattutto dal seco- lo XV in poi, anche a causa della complessit e vastit di questi edifici; dallaltro lato, per la posizione di Senigallia sul territorio nazionale, fino a pochi anni fa geograficamente lontana dai bacini di interesse dei dipartimenti di Storia dellArchitettura. Gli unici studi monografici sulle Grazie sono opere di studiosi locali 1 che hanno il merito di avere delineato una storia delledificio, anche se a volte incompleta e non sempre affidabile, basandosi soprattutto sulla- nalisi di alcuni dei pochi documenti disponibili, ma tralasciando completamente tutte le consi- derazioni riguardanti larchitettura, sottovalu- 93 Francesco Benelli La storia della costruzione del convento e della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Senigallia, da Baccio Pontelli a Gerolamo Genga tando ci che la lettura delledificio propone e osservandolo limitatamente da un punto di vista cittadino 2 . Questo studio sul complesso delle Grazie mette in luce per la prima volta le successive fasi di costruzione: definisce il progetto originario di Baccio Pontelli, laggiunta dellappartamento privato del duca Giovanni della Rovere, lam- pliamento della chiesa da parte di Girolamo Genga, fino al definitivo assetto seicentesco. Lepremesseela fondazionenel 1491 Le notizie pi vicine al periodo della fondazione delle Grazie sono quelle fornite da frate Grazia di Francia, padre guardiano del convento e sto- riografo dei della Rovere 3 . La vicenda trattata nella biografia di Giovanni della Rovere, com- mittente del convento, finita di scrivere nel dicembre del 1522 4 e in unaltra opera minore senza titolo dello stesso anno, denominata per convenzione Cronichetta 5 . Questi manoscritti costituiscono lunica documentazione diretta sin qui ritrovata, in cui vengono per la prima volta nominati lanno di fondazione e lautore del progetto; dati, questi, utilizzati in tutti gli studi successivi sullargomento. Giovanni della Rovere nacque ad Albisola vicino a Savona nel 1457, da Raffaello fratello di papa Sisto I V e da Teodora Manerola 6 ; terzoge- nito dopo Giuliano futuro papa Giulio I I e Bartolomeo che divenne vescovo di Massa, di Ferrara e patriarca di Antiochia ebbe anche una sorella di nome Luchina. Giovanni spos Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico duca di Urbino, e nel 1474 venne nominato dallo zio, papa Sisto I V, signore e prefetto di Senigallia e Mondavio 7 . Frate Grazia nella Vita e gesti afferma che non era presente ai fatti della fondazione nel 1491 e narra la vicenda in base a notizie appre- se da altri testimoni: qui prima era bosco et ci era una chiesetta tutta piena de spine et lelula intorno la quale si chiamava Santa Maria del Pignotto et questo me lhanno riferito pi e pi persone le quali gi per il passato ci sono stati a guardare li animali in quello bosco 8 . Tuttavia forse gi dal 1494 risiedeva a Senigallia, quan- do i lavori del convento erano a buon punto 9 . Nello stesso foglio egli scrive che Giovanni, per la sua grande affezione verso i minori 1. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, veduta aerea da nord-ovest. Statoattuale (fotoF. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org francescani (lui stesso era terziario dellordine), and di persona al capitolo generalissimo , svoltosi nel 1490 a Urbino nellancora non finito complesso della chiesa e convento di San Bernardino 10 , richiedendo che i frati pigliasse- ro luogo a Senigallia; la richiesta venne ovvia- mente esaudita e fu pigliato questo luogo di Santa Maria delle Gratie nel 1491 11 . Sappiamo anche, da una nota contenuta nella Cronichetta, che Giovanni, gi nel 1488, fece erigere in quel posto, dal maestro Santino (o Sabatino) da Fabriano, una fonte per uso dei frati 12 . I nol- tre nel CatastoRusticoRoveresco, fatto redigere da Giovanni fra il 1489 e il 1490 13 , inserita la Ecclesia de S[an]cta Maria del Pennocchio poi citata, come abbiamo visto, da frate Grazia. Tali elementi suggerirebbero la preesistenza di una piccola cappella votiva, simile a quella ritratta da Francesco Mingucci vicino alla torre di Mondavio 14 , o comunque un interesse ante- riore a quel luogo da parte del duca e probabil- mente il territorio della selva faceva gi parte delle propriet fondiarie dei della Rovere 15 . Della chiesa di Santa Maria del Pennocchio non rimane traccia ed essa deve essere stata demol i ta al l atto del l a nuova costruzi one 16 . Prima della redazione del progetto, Giovanni, secondo frate Grazia 17 mand in giro per lI talia pi maestri per cercare esempi di belle chiese da prendere come modello e alla fine ne scelse due: San Bernardino alla Capriola presso Siena e la chiesa del loco nostro da Vercello , attuale parrocchia di SantAgnese a Vercelli ed ex chie- sa di San Francesco, fondata alla fine del XI I I secolo. Lo stato odierno di questultima non fornisce elementi utili di confronto, in quanto laspetto quattrocentesco stato drasticamente alterato fra il XVI I e XVI I I secolo 18 . Maggiori punti di contatto esistono invece con San Ber- nardino allOsservanza di Siena: nel 1476 dopo la demolizione della vecchia chiesa, dove profes- 94 s il medesimo santo 19 , si cominci a costruire la nuova per la quale stata proposta unattribu- zione a Francesco di Giorgio Martini 20 . La chie- sa presenta unaula unica a due campate coperte a vela, a loro volta suddivise da coppie di arcate su pilastri minori 21 . Allesterno domina una cupola estradossata su tamburo. I l convento aveva un aspetto imponente e articolato dove una serie di chiostri di varia grandezza organiz- zavano la distribuzione degli ambienti monasti- ci . Lampl i amento del l ul ti mo decenni o del quattrocento ebbe come committente Pandolfo Petrucci e l archi tetto autore del progetto potrebbe essere stato Giacomo Cozzarelli 22 ; di questo intervento fa parte un volume a C dota- to di una loggia orientata verso Siena, chiamata Loggia di Pandolfo la quale, iniziata nel 1494 23 , non poteva essere nota agli uomini del signore di Senigallia. Limpostazione generale prima dellampliamento tuttavia dovette piacere a Giovanni, il quale con una lettera alla signoria di Siena datata 24 ottobre 1490 chiese il permesso poi negato di avere Francesco di Giorgio ad servirmi per un mese o un mese et mezo 24 . Rimane invece oscuro il motivo che accomuna il convento vercellese con quello senigalliese e senese e ignote le caratteristiche che colpirono Giovanni della Rovere. La campagna con una folta selva che circon- dava il convento, simile a quella che il Perugino ritrasse sullo sfondo del quadro della Apparizio- ne a San Bernardo 25 , non sembrerebbe molto comoda e ospitale dalle descrizioni riportate dal Ridolfi nel 1596: ad mille passus ab aedem Urbe sita est in Sylva virenti amoenitates plena, quae tamen cedua non est, ubi greges et armen- ta depasci non solent cicadae in Sylvosa umbra silent, ranae non coaxant, culicunt tamen et muscarum tam magna copia est ut aestivis tem- poribus vix ad eam sit tutum iter 26 . Tuttavia era una prassi diffusa che gli insediamenti rurali 2. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, rilievodella pianta del pianoterra (rilievodi F. Benelli). 3. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, rilievodella pianta del primopiano: in nerola fabbrica pontelliana (rilievodi F. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org Giovanni della RovereeBaccioPontelli: la prima fasedel cantiere I motivi della scelta di Baccio da parte di Gio- vanni non sono documentati, ma si sa che questi si era gi servito dellarchitetto fiorentino a Senigallia, per la costruzione della rocca 32 , e di lui si servir poco dopo per il progetto della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano 33 ; sono inoltre abbastanza definiti i rapporti che legano Pontelli ai della Rovere, in particolare Sisto I V e il nipote Giuliano. Lintervento di Baccio non si limit al solo progetto architettonico ma si estese anche allar- redamento e a opere di rifinitura. Baccio torna- va cos alla sua originale professione di legnaio- lo 34 , poich lavor le lectiere, studi, usci et fenestre et le mense et le banchate del refectorio et altri lochi per casa 35 . I tempi del cantiere non furono brevi se Giovanni nel 1495 come sua prima volont testamentaria stabil di in prima fare sequer la fabrica de sancta maria de le gratie secondo el desegno fato e secondo areti el modo a spende- re dove abreviereti o alonghereti la fabrica el tenpo ve remasto a vostra deschretione 36 . lecito supporre che la fabbrica, iniziata dopo il 15 agosto 1491, abbia risentito delle vicende pubbl i che e personal i di Gi ovanni che fu costretto ad abbandonare in fretta Senigallia attorno allaprile del 1494 per recarsi a Ostia a difendere la rocca del fratello Giuliano assedia- ta dalle truppe di papa Alessandro VI Borgia 37 . I n questi due anni e mezzo, in un periodo di relativa quiete per Senigallia 38 , ma di sconvolgi- menti in I talia a causa della discesa di Carlo VI I I , il cantiere doveva avere prodotto almeno le parti strettamente necessarie alla sussistenza del convento e cio la cucina, la canova, il refet- torio, le dispense, i necessari, alcune celle e la stalla. Questi ambienti, che si trovano tutti (a parte alcune celle) nella zona nord ed est del 95 francescani si trovassero in ambienti tali da per- mettere una certa tranquillit per la contempla- zione, data dallisolamento, e allo stesso tempo uno scambio agevole e frequente con la comu- nit cittadina 27 . Sono dubbi i motivi che spinsero Giovanni a costruire ledificio, anche se le fonti parlano di un voto formulato nella speranza della nascita di un erede maschio 28 . Legato a questo la nascita avvenuta a Senigallia il 25 marzo 1490, il giorno dellAnnunciazione e un anno prima del l a fondazi one del l edi fi ci o, di Francesco Maria, lerede di Giovanni atteso dopo la morte del primogenito Federico e la nascita di quattro figlie femmine. Forse proprio questa conse- quenzialit cronologica unita al legame onoma- stico a favorire la tradizione secondo cui il pre- fetto dedic il convento di Santa Maria delle Grazie alla Madonna e a San Francesco di cui il figlio portava i nomi, per ringraziarli della cer- tezza di continuit della casata 29 . Risulta strano tuttavia che frate Grazia, narrando con dovizia di particolari la nascita del futuro duca del Montefeltro, non accenni affatto al voto. La cronaca di frate Grazia ci informa anche che Giovanni volse dare al maestro che ledi- fic una somma di 14.000 ducati doro, cifra che venne da costui rifiutata perch ritenuta insufficiente. Laccordo fu dissegnato , ovvero venne raggiunto, il 19 agosto 1491 30 . Distin- guiamo ora due figure che il cronista separa e che spesso hanno creato confusione: il mae- stro che dissegn il luoco si chiamava mastro Baccio da Urbino e il maestro che ledific cio che realizz il convento, si chiamava mae- stro Sabbatino da Fabriano : il primo, da iden- tificarsi con Baccio Pontelli, larchitetto 31 , e il secondo il costruttore. Perci il disaccordo sui 14.000 ducati doro si crea tra il commit- tente e colui che ledific , cio maestro Sabatino da Fabriano . 4. Senigallia, SantaMaria delleGrazie, prospettonord (Roma, Soprintendenza per i Beni eleAttivit Culturali, Istituto Centraleper il Catalogoela Documentazione [ICCD], serieE, n 8846, anno1924). 5. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, prospettosud (ICCD, serieE, n 8848, anno1924).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org piano terreno, erano sufficienti per configurare il perimetro del chiostro maggiore (ill. 2-3). Nel 1492 probabilmente queste parti dovevano gi essere finite in quanto il convento in quellanno venne consegnato ai frati 39 . Come si vedr doveva essere previsto sin dallinizio anche un secondo chiostro quadrato di eguali dimensioni che venne in seguito realizzato in forma diversa e ridotta 40 . Le decorazioni scultoree di questo chiostro sono di poco posteriori al primo perch, oltre a presentare lo stile di una stessa bottega, in un peduccio e in un capitello (ill. 6, 7) compare lo stemma di Carlo VI I I , del quale Giovanni non pot fregiarsi prima del 26 novembre 1494, quando il re di Francia con documento redatto in suo favore a Firenze, lo nomin tra i coman- danti dellesercito francese 41 . Resta il dubbio se il cantiere sia rimasto attivo nel periodo nel quale Giovanni fu assente da Senigallia, dallaprile del 1494 al giugno del 1497, salvo brevi soste (come quella in occasione della stesura del testamento il 20 gennaio 1495). Certo che i motivi che lo costrinsero lontano dalla sua signoria furono di notevole gravit, ren- dendo difficile immaginarlo interessato a una tale impresa. Se, al contrario, i lavori fossero conti- nuati, si deve pensare alla presenza di un uomo di fiducia del duca che sovrintendesse al cantiere; questi difficilmente poteva essere Baccio Pontel- li in quanto le sue tracce da vivo si persero nel 1494 a Reggio Calabria intento ai lavori della rocca, al servizio degli Aragona 42 . facile pensa- re che questa persona sia Sabatino da Fabriano. 96 Per ricostruire la consistenza della fabbrica in questi anni si pu ricorrere a una illustrazio- ne contenuta negli Historiarum Libri Duo di Pietro Ridolfi da Tossignano vescovo di Seni- gallia, pubblicati nel 1596 43 . I l manoscritto descrive la diocesi con una serie di scritti e dise- gni, in alcuni casi molto analitici. Uno di que- sti, attribuito a Gherardo Cibo, rappresenta una veduta da sud-ovest di Santa Maria delle Gra- zie 44 (ill. 9). I l disegno non mai stato conside- rato attendibile dagli storici perch lo riteneva- no tratto dalla pi consueta visuale di nord- est 45 . Ma se correttamente orientata, la veduta acquista una fedelt quasi fotografica 46 (ill. 10). Limmagine, come si cercher di dimostrare nellultimo paragrafo, fornisce con una certa precisione la consistenza esterna della fabbrica ai tempi di Giovanni e frate Grazia. I n questo periodo era gi costruito il corpo di fabbrica est che comprende il refettorio, la cucina e la cano- va; il corpo nord delle dispense e stalle, il corpo principale sud dove era situato lingresso opposto a quello odierno il chiostro maggio- re e una chiesa non finita ma agibile. Questul- tima, anchessa con accesso da sud, corrisponde esattamente in pianta allattuale coro. I l primo piano era concluso solo nelle parti con funzioni strettamente necessarie e prospettanti sul chio- stro. I l cantiere quindi era stato avviato a parti- re dai settori indispensabili a configurare il chiostro fino ad arrivare al perimetro esterno, e per ogni campagna di lavori di solito dalla pri- mavera allautunno venivano portate a termi- ne le varie unit funzionali 47 . 6. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, chiostromaggiore, peducciorecante lostemma con tregigli di CarloVIII (fotoF. Benelli). 7. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, chiostromaggiore, peducciodel porticocon stemma di Giulianodella Rovere (fotoF. Benelli). 8. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, chiostromaggiore(fotoF. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org Dallesame della facciata sud (ill. 5, 11) si nota che la finestra ad arco sotto il campanile, allaltez- za del primo piano e adiacente allo spigolo della chiesa, sebbene in asse con le finestre superiori, risulta in parte tagliata dalla parete ortogonale della chiesa. Questo fatto non pu essere spiega- to dalla presenza di una fodera muraria aggiunta alla chiesa, perch altrimenti la muratura sarebbe continua fino a terra e ci non avviene. Piuttosto, possibile pensare che la chiesa del progetto ini- ziale di Baccio, mantenendo le stesse dimensioni, fosse ruotata di 90 a ovest. Si otterrebbe cos un fronte sud diviso in due: una parete continua per il convento pi arretrata della parete della sacre- stia, del campanile e della chiesa. Forse non un caso che la profondit della sacrestia sia pari a quella della chiesa: ci avrebbe permesso di man- tenere sullo stesso filo i due ambienti (ill. 12). Laccesso alla chiesa sarebbe stato collocato sulla facciata rivolta a ovest verso valle, sporgente rispetto al convento e simile a quella che ora stac- ca la chiesa dalla sacrestia; la finestra ad arco, per le sue dimensioni molto vicine a quelle delle bifo- re che illuminano lateralmente la chiesa di SantAurea a Ostia 48 , potrebbe essere la prima di una serie di tre aperture uguali poste sul fianco della chiesa (ill. 12). Laltare sarebbe dunque stato collocato sul lato est e un percorso comodo e breve lo avrebbe collegato al campanile e alla sacrestia. Anche il campanile, situato alle spalle della chiesa, avrebbe avuto una posizione pi con- grua. Non chiaro per quale motivo, finita la costruzione del campanile, si sia deciso di modifi- care lorientamento della chiesa verso sud, ma possibile che si sia inteso evitare di costruire su un terreno risultato cedevole, e che nel tempo pro- vocher danni alla statica della parete ovest. Un cambiodel progettoin fasedi costruzione: laggiunta dellappartamentoprivatodi Giovanni Nel giugno 1497 Giovanni torn a Senigallia dopo pi di due anni di assenza passati al servi- zio dei francesi, durante limpresa militare in I talia 49 . La sua salute nel frattempo era diventata precaria costringendolo a una permanenza quasi fissa nella propria signoria e a una vita pi moderata. Forse fu la forte religiosit, comune ad altri protagonisti del Rinascimento a lui vici- ni Federico Montefeltro, Alfonso di Calabria, lo stesso Carlo VI I I a spingerlo a creare un luogo privato fuori dalla citt dedicato al riposo spirituale, alla preghiera e che conserver le sue spoglie e quelle dei suoi congiunti. Un luogo peraltro, date le condizioni fisiche del prefetto, non troppo distante dal centro abitato. I l con- vento delle Grazie, lontano solo un miglio da Senigallia e immerso nella selva di pini e querce che lo rendeva adatto anche alla caccia, possede- va tutte le caratteristiche che Giovanni desidera- va. La sua decisione per dovette comportare una modifica al progetto pontelliano; probabil- mente, al momento della stesura del testamento nel gennaio del 1495, questa decisione non era ancora stata presa 50 . I l primo documento che attesta lesistenza DellApartamento fatto [...] per i Serenissimi 51 del 1630 e si basa su testi- monianze orali di anziani cittadini senigalliesi. Dello stesso appartamento si trova cenno anche in una decisione a stampa del tribunale della Sacra Rota del 1816 52 che per non ne specifica la posizione. Questa nota venne ripresa nel 1924 dal Vecchioni 53 , che tuttavia colloc erronea- mente lappartamento allinterno della loggia sul lato sud, a fianco del campanile che per, come si vedr, sar costruita solo nel XVI I secolo. La costruzione della residenza del prefetto attribuisce un nuovo e diverso significato a que- sto convento francescano: la contaminazione funzionale fra luogo abitato in comunit dai frati e rifugio privato del loro benefattore 54 . Laggiunta si attesta sul lato nord-ovest del compl esso ri confi gurando l a parte ri masta incompiuta del braccio ovest in una facciata compresa fra due nuovi avancorpi (ill. 13, 17): a nord, il corpo di fabbrica esistente prolungato usando una tecnica muraria diversa, con file 97 9. GherardoCibo, veduta della chiesa edel conventoda sud-ovest, penna con inchiostro marronesu carta (in P. Ridolfi, Historiarum libri duo, 1596, Senigallia, Biblioteca ComunaleAntonelliana. FotoF. Benelli). 10. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, veduta da sud-ovest (fotoF. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org sovrapposte di mattoni disposti prevalentemen- te di fascia alternate a filari di mattoni disposti rigorosamente di testa. Verso sud, una camera rettangolare allungata termina a ridosso della chiesa e un corridoio si prolunga fino al vano della scala dentrata. Tale impostazione a C, come risaputo, era caratteristica diffusa nelle residenze signorili suburbane, alcune di queste note a Giovanni: il Belvedere di I nnocenzo VI I I in Vaticano 55 , lOs- servanza di Siena e forse il vicino palazzo Ubal- dini a Mercatello sul Metauro 56 . Per laccesso, indipendente da quello dei frati, viene costruita una scala che occupa lo spa- zio esistente fra la sacrestia e la chiesa e che con- duce al primo piano, nel nuovo tratto del corri- doio est-ovest; a destra di questo viene comple- tata la stanza quadrata probabilmente con volta a schifo ; girando a sinistra arrivando dalle scale si entra in un corridoio orientato sud-nord, dotato a ovest di cinque grandi finestre che per le loro dimensioni sono pi appropriate a un edificio civile che non a uno religioso (ill. 13). Subito a sinistra si accede a una stanza rettango- lare allungata con volta a botte e due ampie fine- stre e che misura la lunghezza del braccio corto della semicorte terminando sul lato est della chiesa; essa venne dotata di unapertura che affaccia sulla chiesa sopra laltare, permettendo al duca di assistere alle funzioni religiose diretta- mente dal suo appartamento. possibile accede- re a una serie di cinque celle preesistenti sulla destra rimaste probabilmente non finite prima dellampliamento. Superate le cinque finestre del corridoio, di nuovo a sinistra si trova una stanza speculare a quella rettangolare allungata, con due finestre uguali sulla semicorte e comu- nicante con una vasta sala. A pianta quadrata anchessa, con due ampie finestre e copertura a schifo, vi si entra dal corridoio attraverso un portale in pietra grigiastra: la cosiddetta stanza del duca 57 , che per le sue dimensioni doveva accogliere il soggiorno di Giovanni. Di fronte alla stanza ducale, sullaltro lato del corridoio, si accede a una serie di piccole stanze voltate a schifo, di dimensioni diverse tra loro e dalle altre celle che dovevano ospitare vari servizi annessi allappartamento e in cui quella di mezzo era provvista di due finestre. Al piano terra venne creato un portico con uno stile uguale a quello del chiostro maggiore in quel tempo gi com- pletato ma con capitelli e peducci corinzieg- gianti di tono figurativo meno celebrativo e pi pacato; esso segue la forma della semicorte e corrisponde al corridoio e alle due stanze a forma rettangolare allungata. Sotto la stanza ducale risulta un ambiente di eguali dimensioni voltato a schifo in cui si situa la cappella funera- ria. I noltre, sotto il pavimento del portico lungo del chiostro maggiore vennero collocati i sacelli 98 dei frati. I pilastri che concludono i lati corti porticati sono composti da un elemento in pietra che si appoggia al muro di testata cui addossa- ta una semicolonna dello stesso tipo delle colon- ne usate nei due chiostri (ill. 14); a differenza dei pilastri angolari, in cui la semicolonna scolpita nello stesso rocco del pilastro, si tratta di due elementi separati e di pietre diverse. Questo par- ticolare, unito al fatto che i capitelli del chiostro minore sono della stessa fattura di quelli del chiostro maggiore, potrebbe confermare lipote- si che un secondo chiostro mai realizzato inte- gralmente fosse stato progettato in forme simi- li a quello esistente e che per esso fossero gi state preparate colonne e capitelli. Sempre nel chiostro minore, dallanalisi geometrica dei pro- spetti interni dei corpi sporgenti dellapparta- mento, dove due finestre si sovrappongono ai sottostanti archi, si nota che nella prima campa- ta verso il lato lungo della semicorte i due ele- menti si sovrappongono assialmente, mentre nella seconda la finestra slitta dallasse verso le- sterno creando un ritmo che permette uguali distanze fra le finestre e gli spigoli. Gli archi sot- tostanti, per occupare tutta la lunghezza della facciata, non potevano avere un raggio molto maggiore di quelli del lato lungo, altrimenti avrebbero raggiunto una quota pi alta del solaio; per renderli compatibili con la lunghezza del prospetto essi diventano impercettibilmente delle semiellissi con un aumento dellinterco- lumnio di circa 10 cm, mantenendo invariato il raggio verticale. I n questa maniera diminuisce lo scarto fra il sistema di archi e la lunghezza del prospetto, definitivamente compensato con lin- troduzione di un elemento murario pieno rive- stito di lastre di pietra, che unisce la semicolon- na del portico con lo spigolo. Tutto questo signi- fica che il prospetto sarebbe stato pensato appo- sitamente per quella dimensione, e che non si tratti del frammento di un lato pi lungo non real i zzato; anche possi bi l e che, fi ni to di costruire il primo arco a est con sopra la corri- spondente finestra in asse e progettato per un chi ostro i ntero quadrato, si prosegui sse l a costruzione adattandola alla nuova ridotta. I problemi di compensazione della nuova facciata quindi derivano dallesigenza di introdurre un nuovo elemento i lati sporgenti della semicor- te in un sistema precedentemente connotato da un preciso impianto modulare quadrato con lato pari a 6 braccia fiorentine 58 . Il cantieredurantegli ultimi anni di vita di Giovanni della Rovere Almeno fino al 1495 la chiesa doveva avere un aspetto simile a quello ritratto nellimmagine attribuita a Gherardo Cibo: alta circa 10 m dalla quota dellattuale piano di calpestio con una pianta rettangolare corrispondente allodierno 11. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, prospettosud, particolaredella finestra del campaniletagliata (fotoF. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org coro. Quando Giovanni decise di ampliare le- dificio inserendovi il suo appartamento, forse fece progetti anche per la chiesa del convento, ripensandola come mausoleo per s e per la sua famiglia. Di fatto, nellarco di quattro anni vi vennero sepolti, oltre a lui, tre parenti molto vicini: nel 1498 il cognato Antonello Sanseveri- no principe di Salerno 59 appartenente allim- portante famiglia campana e marito di Costan- za Montefeltro figlia di Federico 60 , nel 1502 la figlia Girolama e la madre Teodora Manerola morta qualche anno prima 61 . Luso di edificare chiese-mausoleo era comune, e Giovanni cono- sceva certamente il tempio Malatestiano del- lAlberti a Rimini e San Bernardino a Urbino, mausoleo di Federico da Montefeltro, costruito da Francesco di Giorgio Martini e affidato ai minori osservanti 62 . A San Bernardino Giovan- ni si era personalmente recato nel 1490 in occa- sione del capitolo generale dei minori 63 e pro- prio l potrebbe avere avuto lidea definitiva di realizzare un convento con annesso una chiesa- mausoleo funerario del signore. I l signore di Senigallia potrebbe infine aver visto anche la chiesa napoletana di Monteolive- to costruita dal 1487 dal duca Alfonso di Cala- bria come pantheon per la sua famiglia. La chiesa pontelliana di Giovanni aveva una grandezza adatta allo scopo che si era prefissa- to: essa i nfatti ri cal ca quasi fedel mente l e dimensioni dellaula di San Bernardino, avendo la stessa larghezza e una profondit pari alla distanza tra la facciata e lasse della cupola della chiesa urbinate. Dimensioni analoghe caratte- rizzano anche SantAurea a Ostia 64 . La chiesa delle Grazie mantenne comunque il suo aspet- to pressoch inalterato nonostante linserimen- to della scala daccesso alla residenza ducale che chiude una grande finestra posta su quel lato: laltezza rimase quella stabilita dal progetto pontelliano, pari alla larghezza esterna dellau- la (come avviene in SantAurea e similmente in San Bernardino la cui larghezza uguale allal- tezza dellimposta della volta a botte); la linea di gronda indipendente dalla quota della copertura della sala grande sopra la sacrestia, e da quella del resto del convento. Nel nuovo assetto la chiesa venne per a fondersi col con- 99 12. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, ricostruzionedel prospettosud con la chiesa ruotata di 90. Si notanoletreipotetiche finestresimili a quelledi SantAurea a Ostia (disegnodi F. Benelli). vento tramite la scala e la stanza al primo piano, adibita a cappella privata da dove il duca pote- va assistere alle funzioni. Ci determina la modifica della profondit della parete retro- stante allaltare che cos si allinea al prospetto del lato corto della semicorte; la profondit della chiesa invade cos lo spazio destinato, nel progetto iniziale di Baccio, ad accogliere il por- tico sud del secondo chiostro quadrato, esclu- dendo dora in poi ogni possibilit di recupera- re il disegno pontelliano del convento. Le prime notizie relative alla chiesa si trova- no nella Cronichetta dove annotato un lascito del principe Antonello da Salerno nel 1498 per la celebrazione di messe a suo suffragio da dire nella dicta chiesa 65 . Alla data, una chiesa, anche se provvisoria, doveva dunque essere agibile. Nel 1501, alla morte di Giovanni, frate Gra- zia descrive la cerimonia funebre: fu posto in una cassa honorevole et portato [] nel Sacro Tempio di Santa Maria delle Gratie construtto ed edificato da lui et fu posto sopra il cancello in mezzo alla chiesa 66 . Annessa cera anche la sacrestia (tuttora tale) con soffitto lunettato dove si trova un lavamani in pietra di Cagli con lincisione I O PRE e lo stemma del prefetto. La data di fusione della campana pi piccola del 1491, quindi anche un campanile, pi basso di quello attuale e con un solo ordine di finestre, doveva essere gi stato eretto. Il conventodopola mortedi Giovanni nel 1501 Dopo la morte di Giovanni venne proclamato signore di Senigallia lundicenne Francesco Maria con il consenso dello zio Giuliano, suo tutore secondo la volont testamentaria del padre 67 . Ma nel 1502 le tragiche azioni del Valentino costrinsero alla fuga il nuovo signore, protetto dallo zio materno Guidubaldo di Mon- tefeltro che lo adott. Solo il 17 giugno del 1504, poco dopo che Giuliano venne proclama- to papa, il duca pot far rientro a Senigallia. I n realt era la madre Giovanna a governare la signoria essendo Francesco Maria ancora trop- po giovane; si trattava per di un governo indi- retto, in quanto Giovanna pass la maggior parte del suo tempo a Roma. Nel 1508 morto Gui dubal do, Francesco Mari a I di venne i l nuovo duca del Montefeltro e fu anche investi- to dallo zio Giulio I I della carica di capitano generale della Chiesa. Un periodo di relativa calma dur fino al 1513 quando a Roma mori- rono a distanza di pochi mesi Giulio I I e Gio- vanna, che venne sepolta a Santa Maria del Popolo. I l successore di Giulio I I , Leone X de Medici, rivale dei della Rovere, nel 1516 priv Francesco Maria I del ducato, affidandolo al nipote Lorenzo de Medici. Per Senigallia furo- no anni tormentati, di povert e saccheggi uno dei quali, nel 1517, coinvolse anche il con-
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org vento 68 fino a quando Francesco Maria I riconquist la sua citt nel 1521 e venne defini- tivamente investito del ducato da papa Adriano VI il 27 marzo 1523. I n questi 22 anni il con- vento continu a svolgere le sue funzioni vitali: ri cevette numerose eredi t e l asci ti , nell inchiostro vennero sepolti i morti, si celebrarono le messe di suffragio e si svolsero attivit ortive e altre piccole mansioni agricole e di allevamento 69 . Sembra comunque che il com- plesso, dalla morte di Giovanni nel 1501, fino alla riconquista dello Stato da parte di France- sco Maria I nel 1521, sia rimasto intatto, come conferma frate Grazia nel 1522: la sua eccel- lentia lo edific tutto dalli fondamenti come appare eccetto la chiesa 70 . Questultima nel 1511 non era ancora terminata: in una supplica rivolta a Giulio I I il 10 dicembre di quellanno, da Giovanna e Francesco Maria (cognata e nipote del pontefice), scritto: Supplicant igi- tur Sanctitatem Vestram [] quod ecclesia non iuxta modellum et voluntatem Vicarii vel Gar- diani et fratrum huiusmodi qui illam in aliam formam redigere cupiunt 71 . Si chiede quindi di poter modificare il modellus di Giovanni accampando la scusa che ai frati non era gradi- to. Le vere ragioni che motivarono i della Rovere furono verosimilmente di natura finan- ziaria: evitare una grossa spesa in un momento in cui le finanze dello Stato erano in grave recessi one 72 . La suppl i ca comunque venne accolta. Se si confronta il testamento di Gio- vanni del gennaio 1495, in cui si dispone di fare sequer la fabrica [] secondo il disegno fato , con la supplica del 1511 in cui gli eredi chiedono al pontefice la riduzione della con- structione et aedificatione Ecclesiae Beatae Mariae de Gratia , si nota che il termine fabri- ca stato sostituito con Ecclesia . Ci si potrebbe spiegare supponendo che con lag- 100 13. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, veduta del chiostrominore. Si notanole grandi finestrecheilluminanoil corridoio elestanzedei lati corti (fotoF. Benelli). 14. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, chiostrominore, pilastrocon semicolonna addossata checoncludeil bracciominore del porticosud. Si nota cheil fustodella semicolonna monolitico(fotoF. Benelli). giunta dellappartamento, non ancora previsto nel 1495, la fabrica fosse stata compiuta e che restasse ancora da completare solo la Eccle- sia . Gli eredi, accolta la supplica che esclude la realizzazione del pi grandioso progetto di Giovanni, lavrebbero lasciata inalterata, tenen- do fede al progetto iniziale di Pontelli, pi ridotto ed economico e quasi portato a termine. Giovanna e Francesco Maria riuscirebbero cos a giustificarsi mantenendo una chiesa che esau- disce in parte la volont di Giovanni, dettata dal progetto di un architetto prestigioso qual era Bacci o e forse apportando qual che pi ccol a miglioria allinterno. Dopo questi lavori alla chiesa, il cantiere dovette rimanere fermo alme- no fino al 1523, anno in cui Francesco Maria I ritorn a comandare lo Stato. Linterventodi GirolamoGenga Nella Vita di Girolamo Genga del 1568, Giorgio Vasari afferma che Fu anco cominciato col dise- gno di costui il convento de Zoccolanti a Monte Baroccio e Santa Maria delle Grazie a Senigallia, che poi restarono imperfette per la morte del duca 73 . Anche se Vasari attendibile sulle vicen- de di Genga architetto 74 , questa affermazione lunica testimonianza in nostro possesso a indica- re lintervento di Girolamo nella chiesa delle Grazie e linteresse per i frati e per ledificio da parte del duca 75 . Negli anni Trenta in effetti si i nstaur uneffi ci ente col l aborazi one fra i l Genga, il vescovo francescano della diocesi di Senigallia Marco Vigerio I I della Rovere e il duca Francesco Maria I , che culmin con i lavo- ri di ampliamento della nuova cattedrale di San Pietro di Senigallia iniziati nel 1538. Linterven- to del Genga alle Grazie consisterebbe nella ripresa dei contorni interrotti delledificio esi- stente, e nella creazione di una nuova chiesa deli- mitata a ovest da un lato che parte dal filo del muro interrotto e segnato da tracce di ripresa muraria poste a 2,5 m dallo spigolo del coro (ill. 15), dal lato opposto parallelo che chiude a ovest il chiostro minore e dalla facciata nord che si allinea a quella del convento (ill. 24, 25). Lasse della nuova chiesa leggermente ruotato rispet- to a quello della preesistenza. Laltezza delledifi- cio doveva arrivare, stando a una linea orizzonta- le che individua una successiva ripresa, allincir- ca a 3/4 dellaltezza delle finestre a lunetta, che quindi sono posteriori, e allinearsi allimposta delle falde di copertura del coro (ex chiesa) pon- telliano (ill. 16). Apparterrebbero al Genga anche quelle finestre di forma rettangolare allun- gata con piattabanda ad arco ribassato, ora mura- te, e cio le quattro sul lato ovest dellaula, quel- la del coro sullo stesso lato e una che affaccia sul chiostro minore. Queste hanno proporzioni molto simili a quelle nella facciata laterale della gi citata cattedrale di Senigallia (demolita nel
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 1790), attribuibile allo stesso architetto 76 . La tra- sformazione della chiesa comporta un ribalta- mento di 180 dellaccesso rispetto alla chiesa pontelliana: si entra ora dal fronte nord e guar- dando laltare maggiore leggermente arretrato a sud rispetto alla posizione precedente. La chie- setta di Pontelli trasformata nel coro di un impianto ecclesiastico molto pi ampio, dove laula da sola ha una lunghezza superiore di una volta e mezzo a quella precedente. La facciata nord, diventata quella principale, era provvista di una grande apertura circolare ora murata ma ancora distinguibile; linterno era intonacato e dipinto di un colore biancastro 77 (ill. 18) e proba- bilmente non era dotato n di cappelle laterali (come il duomo di Senigallia) n di nicchie depresse come San Giovanni Battista di Pesaro, anchessa di Genga, a causa dello spessore del muro troppo sottile. Il periododi GuidubaldoII eFrancescoMaria II della Rovere Lavvento di Guidubaldo I I , successore di Fran- cesco Maria I e terzo della Rovere signore del Montefeltro dal 1538 al 1574, apr per lo Stato e per Senigallia un periodo di grandi iniziative architettoniche e urbane prevalentemente di carattere funzionale 78 . I l nuovo duca apparve poco interessato a completare il convento delle Grazie che in questi anni registr solo interven- ti tesi a migliorare ledificio esistente senza tut- tavia portarlo a termine 79 . I l 28 settembre del 1574 mor Guidubaldo I I e gli successe il figlio Francesco Maria I I che manterr il ducato per 57 anni. Con il nuovo duca inizi per il complesso delle Grazie un periodo intenso di lavori di migliorie ma anche di ampliamenti consistenti. Fra gli interventi pi significativi si trovano il ciclo di affreschi dedi- cato alle gesta di San Francesco nelle lunette dei chiostri con data 1598 80 . I l ciclo del chiostro maggiore ha un percorso figurativo che comin- cia dalla prima lunetta a nord del lato est e, pro- cedendo in senso orario, si conclude nellultima lunetta est del lato nord. Un percorso che ha un andamento pi compatibile con lingresso al chiostro posto sul lato nord e una prova in pi che in quella data il ribaltamento della distribu- zione del convento era gi avvenuta. Nel 1626 venne sopraelevato il campanile, si costru la loggia con tre finestre ad arco sopra la sacrestia creduta da Vecchioni lappartamento di Gio- vanni e il coro della chiesa venne provvisto della fodera interna composta da una fila di mat- toni intonacati e della copertura a botte, assu- mendo definitivamente laspetto odierno 81 . Que- ste tre modifiche sono facilmente verificabili dallanalisi delle murature: da una fotografia della facciata sud del 1924 82 (ill. 5) chiaramen- te riscontrabile una ripresa muraria che aumen- ta di circa due metri laltezza del coro e in corri- spondenza allinterno si rastrema di circa 20 cm (ill. 19). Lattacco del vecchio tetto alla parete est della chiesa visibile nel sopra scala allinterno del campanile. Si nota anche la differenza della muratura della loggia con le tre finestre ad arco, sopra la sacrestia e a sinistra del campanile; que- stultimo, che doveva essere intonacato, venne rialzato cos da spiccare maggiormente sui nuovi volumi aggiunti. Anche laccesso alla chiesa dal convento, che fino ad allora avveniva da una porta situata sulla testata del lato sud del chio- stro minore, venne modificato. Murata questa apertura non pi funzionale alla nuova disposi- zione della chiesa, si prefer costruire un passag- gio esterno che unisce laccesso a sud del chio- stro minore con lingresso situato sotto al cam- panile, e che distribuisce la scala, la sacrestia e il coro 83 . Tali modifiche imposero anche la chiusu- ra delle finestre rettangolari allungate con piat- tabanda ad arco ribassato dellaula della chiesa e di quelle del coro, e lapertura di finestre a lunet- ta, tre sul lato ovest, una a est e due nel coro. Queste aperture si accordano con lattuale asset- to interno della chiesa, che perci si suppone realizzato in questa fase costruttiva. Quindi lin- 101 15. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, particolaredel prospettoovest. in evidenzala giuntura muraria fra la fabbrica pontelliana equella di Genga (fotoF. Benelli). 16. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, prospettoovest. Si vedela disomogeneit della muratura (fotoF. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org Con la morte di Francesco Maria I I senza figli maschi, il ducato di Urbino venne annesso dejuredirettamente allo Stato pontificio. Lere- dit del duca pass allunica nipote Vittoria, figlia di Federico Ubaldo che mor nel 1623 e di Claudia de Medici. Dora in poi i beni rovere- schi seguiranno le vicende della casa medicea. Vittoria, diventata granduchessa di Toscana, continuer a interessarsi alla fabbrica del con- vento finanziando vari interventi fra i quali il portale marmoreo della chiesa, ultimato il 18 ottobre 1685 dallo scalpellino Giovanni Andrea Ascani da SantI ppolito 89 . A questo punto laspetto del complesso delle Grazie quasi definitivo. I lavori che seguiran- no nel XVI I I e XI X secolo, saranno prevalente- mente di consolidamento, restauro e abbelli- mento degli interni 90 . Il problema dellimmagineattribuita a GherardoCibo I l confronto fra limmagine del Cibo (ill. 9) e la condizione attuale delledificio sempre stato proposto dal punto di vista pi ovvio: dalla stra- da delle Grazie che da nord-est arriva dalla citt. Da questo punto di osservazione rispetto alla costruzione descritta da Gherardo si notano le seguenti differenze: la chiesa ribaltata rispetto al corpo del convento e ha unaltezza inferiore a esso, due grandi finestre ad arco sono collocate nella sezione del corpo di fabbrica adiacente e ortogonale alla chiesa, e il campanile pi basso di quello attuale, con un solo ordine di finestre. Sono presenti una sorta di transetto, un alto muro di recinzione, un edificio retrostante al corpo del convento e a esso ortogonale, e unal- tra costruzione staccata e arretrata rispetto alla facciata a destra sullo sfondo. I punti di contatto tra il disegno e la realt sono invece nella faccia- ta della chiesa che presenta un rapporto altezza- larghezza simile, dotata di unapertura circola- re centrale ed ornata con tre acroteri. Anche la sporgenza posteri ore del l a chi esa potrebbe vagamente ricordare il corpo scala del convento situato nel lato est. I pochi elementi riconoscibi- li sembrerebbero per posti in maniera casuale, come se Gherardo avesse ritratto ledificio sulla base di un racconto o disegnandolo a memoria. Ma se si cambia il punto di osservazione e si confronta il disegno con laspetto attuale delle- dificio dallangolo sud-ovest (ill. 10) da un pic- colo sentiero sterrato sulla collina adiacente aumentano gli elementi di verosimiglianza. La- nalisi stata facilitata anche dallausilio di un modello ligneo in scala 1:200 che ricostruisce la fabbrica delle Grazie secondo il disegno di Ghe- rardo (ill. 21, 22). Se si esclude il volume corrispondente allau- la della chiesa attuale (quella seicentesca su pro- getto di Girolamo Genga), si ha unesatta succes- 102 tervento seicentesco alla chiesa si configur come una sorta di rivestimento che si inserisce nellinvolucro genghiano. Non si pu escludere tuttavia che questo intervento possa essere stato ripreso dal progetto originale di Genga, in quanto lastrattezza delle specchiature e la forma delle nicchie ricordano da vicino laspetto inter- no del San Giovanni Battista di Pesaro 84 . La fab- brica doveva essere gi conclusa il 18 marzo 1627, quando Francesco Maria I I , con solenni celebrazioni, fece traslare in essa la salma di Giovanni della Rovere 85 , e la fece porre in una tomba al centro dellaula, davanti ai gradini daccesso al coro 86 . Le due cronache di frate Grazia, la Cronichetta e la Vita di Giovanni, nelle parti che descrivono il funerale del prefetto 87 , affermano in maniera univoca che il corpo del prefetto era stato collocato sopra lo cancello in mezzo da la dicta chiesa . Al contrario, nelle due memorie riguardanti la traslazione della salma 88 , leggiamo, che le spoglie del duca provenivano dalla Sacrestia e nellaltra dalla Chiesetta o Sacrestia . Evidentemente fra il 1522, anno della testimonianza di frate Grazia, e il 1627, le sue spoglie erano state spostate nella sacrestia, forse per proteggerle durante i lavori di amplia- mento della chiesa. I l luogo dove Giovanni era stato originariamente sepolto, sopra lo cancel- lo , doveva trovarsi nelle vicinanze dellaltare della chiesa pontelliana e dunque a ridosso del- lampliamento genghiano: una posizione sco- moda per i lavori e pericolosa per lintegrit del corpo. Lidentificazione fra chiesetta e sacre- stia fornita dal LibroMaestralepotrebbe avere senso se durante i lavori la sacrestia fosse stata usata come chiesa provvisoria. 17. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, planimetria del primopiano. In nero lestanzedellappartamentodi Giovanni della Rovere, tratteggiatoil perimetro dellampliamentodi GirolamoGenga (disegnodi F. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org sione chiesa-campanile-corpo conventuale. La sporgenza posteriore della chiesetta del Cibo assume unesatta corrispondenza alla realt se la si relaziona con la ripresa muraria esistente sulla facciata esterna ovest dellaula a 2,5 m dallo spi- golo di congiunzione con il coro (ill. 15); tale discontinuit diventa quindi, nel disegno, il can- tone posteriore del transetto. Dunque la chiesa ritratta dal Cibo corrisponde, salvo la minore altezza, allattuale coro. Le pareti laterali doveva- no arrivare a circa 10 m dallattuale quota di cal- pestio, corrispondente alla larghezza esterna della chiesa, l dove riscontrabile nella parete odier- na una disomogeneit di aspetto dei mattoni, e che coincide allinterno con la seconda rastrema- zione della muratura (ill. 16-19). I noltre, se si confronta la pianta della chiesa cos delimitata con quella di SantAurea a Ostia opera certa di Baccio Pontelli degli anni Ottanta, commissiona- ta da Giuliano della Rovere si nota non solo una perfetta corrispondenza dimensionale e propor- zionale, ma anche un uguale rapporto volumetri- co costituito da due cubi accostati. Le due grandi aperture ad arco visibili dietro alla chiesa corrispondono alla sezione verticale del corridoio e allaccesso alla futura stanza ex cappella , posti al primo piano e visibili, per la loro ubicazione, solo se al momento della vedu- ta laltezza della copertura della chiesa quella ipotizzata. La sezione del corpo di fabbrica cos disegnata non comporta lesistenza al primo piano dellambiente a pianta quadrata adiacente a sud del corridoio, sopra la sacrestia. Daltra parte dallesame della fotografia del 1924 (ill. 5) 91 si nota una continuit muraria in altezza fino al solaio della loggia. Non possibile rilevarne la quota dal basso perch la superfetazione del cor- ridoio adiacente alla parete esterna della sacre- stia ne impedisce lanalisi. Forse la parete sud era costruita interamente e mancavano solo i muri che delimitano la stanza a ovest e a nord e la falda della copertura. Non doveva essere realiz- zata neppure la serie di cinque celle al primo piano sulla facciata sud; questa parete al primo piano doveva fermarsi, partendo da est, alla linea di ammorsatura che situata dopo la prima cella a fianco del corridoio, a circa 6 metri dallo spi- golo orientale; la parete esterna diventa provvi- soriamente quella sud del corridoio (ill. 17). Si giustifica cos la disposizione asimmetrica delle falde di copertura: se il colmo coincide con las- se del corridoio si ottiene una falda pi lunga verso nord e pi corta a sud. Non nemmeno realizzato lavancorpo che prolunga il corpo di fabbrica nord e che costituisce il braccio corto nord del chiostro minore. Le tre aperture sul lato della chiesa, cos come le due feritoie del corpo sporgente non esistono pi, murate forse durante i lavori dampliamento e definitivamen- te cancellate dai restauri della parete eseguiti nel 1954 92 . La sporgenza a ovest della chiesa, per le sue dimensioni compatibili con la grandezza di una cella, doveva essere linizio di un braccio di due piani che delimitava a ovest un secondo chiostro mai realizzato, e le due feritoie sono interpretabili come finestre relative alle due celle sovrapposte (ill. 9, 21). Ledificio a destra sullo sfondo, probabilmente il fienile, doveva essere staccato dal corpo del convento e solo pi tardi venne integrato a esso. La posizione della chiesa cos descritta com- porta un ingresso sulla fronte sud e laltare mag- giore sul lato opposto a nord; ne consegue che doveva essere previsto un sistema di scale per laccesso allaula, poich la quota di calpestio del pavimento della chiesa era superiore a quella del terreno. Le buche pontaie che ora sono disposte simmetricamente, degradanti verso lasse centra- le della facciata dallalto verso il basso e al di sotto della originale quota di campagna, dovreb- bero testimoniare lattacco delle scale alla pare- te 93 . Non avrebbe senso infatti montare impalca- ture sul muro della costruzione al di sotto della quota di campagna tranne in caso di rifacimento 103 18. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, internodella chiesa. Particolarenella fodera interna crollata in partenel 1995 cherivela, nel retro, una pareteintonacata predisposta ad affresco(fotoF. Benelli). 19. Senigallia, Santa Maria delleGrazie, sottotettodel coro. Si nota la rastremazione del murochedimostra la successionedelle diversefasi costruttiveelepredisposizioni nel muroper linserimentodelletravi di copertura (fotoF. Benelli).
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org delle murature di fondazione 94 e con relativo sbancamento di terreno (cosa realmente accadu- ta nel nostro secolo e forse anche prima). Questo sistema di scale non viene ritratto nella veduta di Gherardo in cui il portale della chiesa al livello della quota di campagna. Dobbiamo quindi sup- porre che la morfologia del terreno sia cambiata in seguito a lavori di consolidamento avvenuti dopo la chiusura dellaccesso da sud, non essen- do pi necessaria la continuit di quota fra ester- no e interno. Anche il convento doveva avere lingresso principale a sud, opposto a quello odierno (ill. 20); infatti nel chiostro maggiore la scala principale a sud, e i locali di servizio quali la cucina, le dispense e la canova sono sul lato nord, opposto a quello daccesso come era uso comune. Anche i peducci del chiostro maggiore, collocati su quello che in questa ipotesi diviene il percorso principale ingresso-scala, hanno delle decorazioni pi prestigiose: lo stemma di Carlo VI I I , quello di Giuliano della Rovere e limma- gine di San Francesco che riceve le stimmate (ill. 7, 8), figure che rappresentano per Giovanni due livelli di protezione, quella terrena, politico- militare, e quella spirituale e religiosa. I l disegno del Cibo dunque ci d unimmagine quasi foto- grafica della fabbrica. Pur essendo pubblicata nel 1596, essa registra una situazione di circa centanni precedente. Ne deriva che il disegno dovrebbe essere stato eseguito intorno al 1495- 97 non da Gherardo non ancora nato e nem- meno dal padre Aranino (1484-1568), troppo giovane in quegli anni e attivo nelle Marche solo dai primi decenni del XVI secolo e del quale si sa che era un buon disegnatore 95 . Potrebbe trattarsi di unimmagine realizzata da un buon vedutista e acquisita, da Gherardo o dal padre, e ripresa in seguito per il vescovo di Senigallia. Daltronde nello stesso manoscritto esistono altre immagini (datate) ricavate da modelli del 1571. Gherardo poteva quindi disporre di un fondo personale di vedute, approntate o acquistate durante tutto larco della sua lunga vita, che riutilizzer allet di 84 anni quando ricevette dal vescovo lincari- co di illustrare il manoscritto 96 . 104 Conclusioni I l complesso delle Grazie racchiude dunque ele- menti di interesse che spaziano dalla committen- za, agli architetti, dalla qualit delledificio ai suoi usi. Mentre lintervento di Girolamo Genga non aggiunge molto al profilo che gi si conosce in quanto limitato e postumo, quello di Pontelli risulta invece altamente significativo per il valo- re dellarchitettura espressa e aiuta a meglio comprendere i desideri e la figura di Giovanni Della Rovere 97 . Linizio degli anni Novanta del XV secolo rappresentarono per Baccio un perio- do di intensa attivit edilizia svolta soprattutto nelle Marche 98 . Durante il cantiere del palazzo della Cancelleria, cominciato fra 1488 e 1489 circa 99 , Baccio oltre alle rocche marchigiane ottenne nel giro di due o tre anni gli incarichi, contemporanei alle Grazie, del palazzo di Giulio Cesare Varano a Camerino e di Santa Maria Nuova di Orciano per poi concludere la sua car- riera (documentata) fra il giugno e il dicembre del 1492 presso la rocca di Reggio Calabria 100 . Le Grazie quindi appartengono alla fase matura dellevoluzione pontelliana, nella quale emerge una notevole pratica compositiva che produce una planimetria vicina a quelle che Francesco di Giorgio rappresenta per i suoi conventi ideali e addirittura superandole in eleganza ed efficacia nella disposizione a svastica delle celle del primo piano e nella generale funzionalit delle distribuzioni 101 . A questa chiarezza planimetrica si contrappone tuttavia una scelta di elementi stilistici alquanto disomogenea, che contraddi- stingue anche il palazzo varanesco di Camerino e la chiesa di Orciano. Tali elementi sono soprat- tutto i capitelli e i peducci dei chiostri di tipo lombardo-adriatico e le finestre a croce guelfa, diffuse gi da alcuni decenni soprattutto a Roma e nella fascia centro-settentrionale del versante occidentale della penisola. proprio lo scarto fra labilit compositiva e la meno rigorosa (ma la pi appariscente per un osservatore) scelta dello stile degli elementi architettonici che non elegge Baccio fra le superstar dellarchitettura italiana del Quattrocento 102 . 20. Modelloligneodi ricostruzione di Santa Maria delleGraziesecondo la veduta da sud-ovest di GherardoCibo. 21. Modelloligneodi ricostruzione di Santa Maria delleGraziesecondo la veduta da nord-ovest di GherardoCibo.
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 105 Appendice DocumentoI Firenze, Archivio di Stato, Ducatodi Urbino, Cl. I I I , fil. XXXVI I I , f. 159r. Dal Fattor di Sinigaglia 30 Luglio 1630. Nel tempo di Sisto Quarto, prima detto France- sco della Rovere, tornando il Signor Conte Fede- rico di Montefeltro da Napoli, pass per Roma, e fu a Baciare i Piedi a Sua Santit, dalla Quale fu anco ricevuto alla grande, et allhora sua Beatitu- dine concesse alidetto Signor Conte, tittolo di Duca, col quale mentre si tratteneva in Roma fece trattare dal Signor Cardinal si Santa Prassede, parentado, con Don la Signora Giovanna figlia di detto Signor Duca, al Signor Prefetto Giovani Nipote di Sua Beatitudine, qual Matrimonio con Gesto Universale fu concluso; dopoi il Signor Prefetto Giovanni, sotto li 12 Ottobre 1474 dal Pontefice suo Zio, fu creato, et dichiarato Signo- re di Sinigaglia, e suo Vicariato, e sotto li 28 dicembre del medemo Anno, detti Signori fecero lintrata nella Citt di Sinigaglia pigliandone il Signor Prefetto Giovanni possesso, si come have- va anco fatto prima daltre terre, e luoghi del Vicariato; perch per quanto dicono alcuni (quali attestano esserci una certa Cronicha di monsignor Gonzaga a ) Vedendo il Signor Prefetto Giovanni no haver figli, si avoti a San Francesco che otti- nendo Sua Detta Maist la gratia dhaver figli, egli voleva far edificare Una Chiesa, e Convento ad Honore di detto Santo, e per gratia di Dio, hebbe un figlio che fu I l Signore Duca Franesco Maria Primo, per la qual gratia, e conforme al Voto, fece edificare nella Silva della Madona del Pino, dove era una Chiesetta cos chiamata, Un Convento, e Chiesa de Frati di San Francesco Osservanti, hora rifomati la qual Chiesa per detta gratia fece chia- mare La Madonna delle Gratie. I n oltre detto Signor Prifetto fece edificare un apartamento vi habit spesso et dopo lui vi hanno habitato, e sono andati glaltri Serenissimi Signori Duchi Patroni. Nel edificio suddetto in ***** [detti?] luoghi, e particolarmente sopra le Porte, vi scolpito il nome del Si gnor Pri fetto, come i n al cuni I O:PRE, et in alcuni I O:DUX, et nelle Pietre della Cisterna di detto Convento vi sono lArmi della Serenissima Casa della Rovere. DellAparta- mento fatto come di sopra per i Sserenissimi, hoggi non vi altro, chuna stanza detta la Came- ra Ducale, nella quale no vi si habita, et il resto, stato accomodato per Dormitorio, et uno de frati di detto Convento Nella Chiesa del quale, sepolto il Corpo del Suddetto Signor Prefetto Giovanni, Che mor lAno 1501 ad 6 di novem- bre. Si ha per relatione de Vecchi di questo Paese, e no in altra maniera, che ad I mmemorabili no solo detto luogho e stato possedeno, et habitato dal Signor Prefetto Giovani e dopo da Serenissi- mi Padroni, Duchi dUrbino, ma anco tutta la Selva, che circonda detto luogho, nella quale altri no hanno mai esercitato dominio, ne posesso alcu- no; anzi ch li ****, che sono stati per il passato per famiglia in detto Convento, et anco di presenti no hanno mai hauto ardire, ne ardiscono tagliar legnami in detta Silva senza licenza de Serenissi- mi Padroni, o, suoi Ministri, e fattori, quali sem- pre hanno tenuta cura, e procurata la conservatio- ne, e mantenimento di detta Silva. a La certa cronica del monsignor Gonzaga da indivi- duarsi nella cronaca del 1587 di Francesco Gon- zaga, vedi n. 28. DocumentoII Firenze, Archivio di Stato, Ducatodi Urbino, Cl. I , Div. G, fil. CCLI V, 2, f. 653 (foglio in pessime condizioni). Senigallia, 6 marzo 1531. I l l ustri ssi mo Si gnor mi o Col l en.mo Si gnore. Viene il Signor Aranino Cibo mio Cognato per dedicar Ghirardo suo figliolo e mio nepote, eter- na servit in I llustrissimo Signor *** patre e cu. * s. supplico quella vogli per amor mio veder luno e laltro volentieri e *** io habi dato per Signore al Signor I llustrissimo macho haverlo dato a lei, per la si degnasse tenerlo anche per Signor suo e servirsene senza *** rispetto al modo che la *** forza gi singularissima, psuadendomi li debia asser grato no essendo in tutto nudo di alcuna bona qualit, tra le quale ha il desegnare, et quado la no hara in Gegha appresso, venedoli una voglia pi et un altra di fogie, porra di esso valerse, coss dogni altra cosa et la retrover, esso a servitio suo, ne altro occorrendomi a nostro signore senza fine mi racomado. di senogallia alli 6 di marzo 1531. Questo testo la sintesi di una parte della mia tesi di laurea discussa presso la Facolt di Architettura dellUniversit degli Studi di Roma La Sapienza nel- la.a. 1995-96, relatore prof. Pier Nicola Pagliara, co-relatore prof. Paolo Marconi. I l saggio non sarebbe stato possibile senza le persone che di seguito vado a elencare e alle quali sono profondamen- te grato: il prof. Sergio Anselmi diretto- re del museo della Mezzadria (situato in una parte del convento delle Grazie), larch. Augusto Bacchiani, il dr. Gabrie- le Barucca, il dr. Maurizio Benelli, la prof. Marinella Bonvini Mazzanti, la prof. Mariella Bonvini Triani, il prof. Howard Burns, Maria Cagnoni per il modello, il prof. Francesco Paolo Fiore, il dr. Eros Gregorini direttore dellAr- chivio Storico del Comune di Senigallia, il prof. Paolo Marconi, ling. Lorenzo Marzocchi, la dott. Silvia Moretti, Anna Maria Moro per il rilievo, la prof. Maria Teresa Moro, la prof. Manuela Morresi per i fondamentali consigli e la rilettura del testo, Adriano Nanni, il prof. Arnold Nesselrath, la signora Maria Vittoria Pellizzari, padre Bernardino Pulcinelli OFM direttore dellArchivio Provinciale dei Frati Minori delle Marche. Da ulti- mo devo la mia riconoscenza al prof. Pier Nicola Pagliara per la sua genero- sit e pazienza. 1. Si segnalano: A. Baviera, Intorno alla chiesa econventodi Santa Maria delleGra- zie, in Bollettino della societ degli amici dellarte e della cultura in Senigal- lia , I , 1922-1923, pp. 2-7; P.E. Vecchio- ni, Il conventodi Santa Maria delleGrazie in Senigallia nella storia e nellarte, in Bollettino della societ degli amici del- larte e della cultura in Senigallia , I I , 1924, pp. 6-46; S. Anselmi, Il convento delleGrazie, Senigallia 1963. 2. La mancanza di unanalisi di questo tipo dovuta anche allassenza di rilievi delledificio fino a tempi recenti: non risulta eseguito, almeno fino al 1930, un rilievo particolareggiato e affidabile. I n quellanno, in occasione di un restauro per danni provocati da un forte terremo- to, la Soprintendenza per i beni ambien- tali e architettonici di Ancona (dora in poi SBBAA) redige un accurato rilievo del prospetto nord ed est a scala 1:50: SBBAA, Archivio Storico, bb. AN 294, fogli sciolti. 3. Per frate Grazia si veda: M. Bonvini Mazzanti, Tra XV eXVI secolo: lopera sto- riografica di Frate Grazia di Francia, in Fonti e Documenti (Studi in onore di Lorenzo Bedeschi), I I , 3, fasc. 14, 1985; M. Bonvini Mazzanti, Frate Grazia di Francia, storicodei Della Roveretra XV e XVI secolo, in Studi Senigalliesi. Bolletti- no della societ degli amici dellarte e della cultura , 1985-1986, pp. 119-134. 4. Citt del Vaticano, Biblioteca Aposto- lica Vaticana (dora in poi BAV), Codice Urbinate Latino 1023: Frate Grazia di Francia, La vita egesti della bona memoria: Sig[nore] Iohan Prefetto, ff. 321-322 (dora in poi Frate Grazia, La vita). 5. Falconara (AN), Archivio Provinciale dei Frati Minori delle Marche (dora in poi APFMM), Frate Grazia di Francia, Cronichetta, da lui iniziata nel 1522 econ- tinuata dai priori del conventosuoi successori fino al 1862 (dora in poi Frate Grazia, Cronichetta). Vedi anche G. Pagnani, LOsservanza nelleMarchenel primotren- tennio del secolo XVI, in Le origini della riforma Cappuccina, atti del convegno di studi storici (Camerino, 18-21 settembre 1978), Ancona 1979. 6. Per Giovanni della Rovere si veda il fondamentale studio di M. Bonvini Maz- zanti, Giovanni della Rovere. Un principe nuovo nelle vicende italiane degli ultimi decenni del XV secolo, Senigallia 1983, p. 13, con un paragrafo dedicato alla fonda- zi one del convento. Vedi anche F. Petrucci, alla voce Giovanni della Rovere, in Dizionario biografico degli italiani, 37, Roma 1989, pp. 347-350. 7. P.L. Siena, Storia della citt di Senigal- lia, Seni gal l i a 1746, p. 154; L. von Pastor, Storia dei Papi, Roma 1961, I I , p. 482; Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 13-14. 8. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322. 9. Bonvini Mazzanti, Frate Grazia di Francia, cit. [cfr. nota 3], p. 122. 10. Per la cronologia di San Bernardino si veda H. Burns, San Bernardinoa Urbi- no, in F.P. Fiore, M. Tafuri (a cura di), Francesco di Giorgio architetto, Milano 1995, pp. 250-258. 11. interessante notare come il croni- sta, non a caso, usi la parola luogo: nel lin- guaggio francescano locusindica un prov- visorio punto di riferimento e di ritrovo, per lo pi occasionale, di propriet di altri istituti religiosi, di chiese, di privati o di comunit cittadine ecc. e assume il signi- ficato di luogo dove si trovano i frati , pi che luogo appartenente dejureai frati. Cfr. L. Pellegrini, Gli insediamenti degli ordini mendicanti ela lorotipologia, conside- razioni metodologiche e piste di ricerca, in Mlanges de lEcole Franaise de Rome. Moyen ge-temps modernes , 89, 1977. 12. Frate Grazia, Cronichetta, f. 24. unannotazione scritta con calligrafia pi tarda ma sempre cinquecentesca. 13. Senigallia, Archivio Comunale (dora in poi ACS), CatastoRusticoRoveresco, f. CX, senza collocazione. 14. F. Mingucci, Stati Dominii, Citt, Terre e Castella dei Serenissimi Duchi e Prencipi Della Roveretratti dal Naturaleda Francesco Mingucci (BAV, CodiceBarberi- nianoLatino4434, f. 112r). 15. Lo si deduce da una descrizione del convento e della zona circostante conte- nuta in una lettera inedita del 30 luglio 1630 del fattore di Senigallia al duca Francesco Maria I I della Rovere che si trascri ve i ntegral mente i n Appendice, Documento I . 16. A. DArquata, Cronaca della Riformata Provincia della Marca, Cingoli 1983, p. 132. 17. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322. 18. Dalla planimetria si deduce soltanto che la chiesa ad aula unica con coro e abside semicircolare e il convento dotato di tre chiostri, cfr. Storia earchi- tettura di antichi conventi monasteri eabba- ziedella citt di Vercelli: mostra documenta- ria, catalogo a cura di M. Cassetti et al., Vercelli 1976, pp. 43-50; A.M. Brizio (a cura di), Catalogodellecosedarteedanti- chit dItalia. Vercelli, Roma 1984, pp. 112-113.
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 19. M. Bertagna, LOsservanza di Siena, cenni storici eguida, Siena s.d. [1963]; E. Bulletti, Il conventodellOsservanza a Siena, cenni storici e guida, Firenze 1925; M. Cordaro, Larchitettura della basilica edel conventodellOsservanza, in AaVv, LOsser- vanza di Siena, Milano 1984, pp. 21-50. 20. M. Tafuri, Le chiese di Francesco di GiorgioMartini, in Fiore, Tafuri (a cura di), Fancesco di Giorgio, cit. [cfr. nota 10], p. 26. 21. La chiesa dellOsservanza stata gra- vemente danneggiata dai bombardamenti del 1944 e la ricostruzione permette sol- tanto di intuire limpostazione generale. Esistono tuttavia antichi rilievi e fotogra- fie ottocentesche pubblicate da Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr. nota 19], che aiutano a capirne laspetto originale. 22. Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr. nota 19], p. 30; C.H. Clough, Pandolfo Petrucci eil concettodi magnificenza, in A. Esch, Ch.L. Frommel (a cura di), Arte, committenza ed economia a Roma e nelle corti del Rinascimento (1420-1530), Torino 1995, pp. 383-397. 23. Cordaro, Larchitettura, cit. [cfr. nota 19], p. 30. 24. A. Milanesi, Documenti per la storia dellartesenese, I -I I , Siena 1854-56, I I , pp. 440-441. 25. Custodito presso la Alte Pinakotek di Monaco di Baviera. Ricordiamo che una pala del pittore umbro da sempre allin- terno della chiesa delle Grazie, assieme alla cosiddetta Madonna di Senigallia di Raffaello, questultima trasferita alla fine del XI X secolo presso la Pinacoteca regionale delle Marche a Urbino, dopo essere stata rubata dalla chiesa e in segui- to ritrovata alla stazione Termini di Roma pronta per essere spedita in I nghilterra. 26. Senigallia, Biblioteca Comunale Antonelliana, F. Petri Rodulphi, Senogallia et comitis historiarumlibri duoquibus haec continetur: dePrima urbisSenogalliaeorigi- ne: deEpiscopis& praeclariseorumgestis, qui SenogalliensisEcclesiaepraefuerunt: itemque de universis Diocesis Ecclesiis: de eorundem bonis: deRectoribus& ipsorumofficiis. Qui- busdamalijsadsalutaremeruditioneminter- postis. AnnoMDLXXXXVI, f. 43r. 27. Non va dimenticato che lubicazione e la struttura delledificio conventuale mendicante, come anche la consistenza numerica dei frati, erano strettamente condizionate dalle possibilit di sussisten- za che la comunit o il benefattore pote- vano offrire. Linsediamento mendicante ha per definizione uneconomia dipen- dente. Pellegrini, Gli insediamenti degli ordini mendicanti, cit. [cfr. nota 11]. 28. Nel 1587 il francescano e storico del- lordine Francesco Gonzaga scrive illu- strissimi Francisci Mariae Urbinatum quoq.; Ducis Pater, prolem, quae sibi succederet (laborat siquidem sterilitate) Deo opt. Max. se ex voto obstriuxit ut si eam obtineret fratribus Minorus Regula- ris Observantiae conuentum aedificatu- rus esset (APFMM, F. Gonzaga, Deori- gineseraphica religionisfranciscana eiusque progressibus, deregularis observancia insti- tutione, forma ad ministrationis ac legibus admirabiliqueeiuspropagationeF. Francisci Gonzagaeeiusdemreligionisministri gnalis ad S-D-N SixtusX opusin quatuor partes divisumearumquid unaquaequecontineat sequens pagina indicabit Roma 1587). I l Ridolfi nel 1596 accenna I n medio Syl- vae ea parte qua rami arborum in excel- sus protendunt, olim aedicula erat, quam Joannes de Ruere Almae Urbis et Seno- gal l i ae Praefectus Dux Soranus, Vi r omni Chri sti ana pi etate i nsi gni s i n amplum Monasterium magnis sumptibus promovit, hac ut fertur occasione (Petri Rodulphi, Senogallia et comitis, cit. [cfr. nota 26]). I l fattore di Senigallia ribadi- sce Conforme al voto , cfr. la lettera del fattore del 30 luglio 1630 in Appendice, Documento I . Ancora i l Wadi ngus (Wadding) nel 1648: propter obtenam coel i tus prol em i ntegre condi tum ( Annal es Fratrum Mi norum , VI I , 1648, I ed., p. 274). I nfine anche il Siena, storico di Senigallia, nel 1746 (traendo per la notizia da Gonzaga, Ridolfi e Wadi ngus), conferma che l edi fi ci o venne eretto per ladempimento di un voto (Siena, Storia, cit. [cfr. nota 7]). 29. Di questo parere anche Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit. [cfr. nota 6], p. 227. La voce su France- sco Maria I della Rovere, con sorpresa, non compare nel Dizionario biografico degli italiani. 30. Frate Grazia, La vita, f. 322. Tutti i passaggi riportati fino al capoverso si tro- vano in questo foglio. Fu dissegnato va interpretato come venne raggiunto (un accordo economico). 31. I l termine disegnare riacquista ora il significato di elaborare graficamente ; lambivalenza di questo termine comu- ne nel linguaggio del tempo e dimostra la padronanza della lingua volgare e quindi laffidabilit da parte del frate che di origine francese. 32. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r. Per i rapporti di committenza fra Giovanni della Rovere e Baccio Pontelli si veda F. Benelli, Baccio Pontelli, Giovanni Della Rovere, il Convento e la Chiesa di Santa Maria delleGraziea Senigallia, in Qua- derni dellI stituto di Storia dellArchitet- tura , n.s., fasc. 31, 1998, pp. 13-26, in particolare n. 13 a p. 24. 33. M. Morresi, BaccioPontelli tra roma- nicoeromano: la chiesa di S. Maria nuova a Orcianodi Pesaro, il Belvederedi Innocenzo VIII e il palazzo della Cancelleria, in Archi tettura. Stori a e Documenti , 1991/96, 1996, pp. 99-151, in particolare pp. 101-108. inclusa una bibliografia aggiornata su Baccio Pontelli. 34. Era uso comune che artisti come Bac- cio DAgnolo o Antonio da Sangallo il Vecchio, o anche il maestro di Baccio, il Francione, mantenessero attive a Firenze le loro botteghe di legnaiuoli anche quando lavoravano come architetti. 35. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r. 36. Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 310-317. I l testamento autografo di Giovanni della Rovere, datato 20 gennaio 1495, tra- scri tto dal l autri ce i ntegral mente i n appendice. I l documento originale con- servato a Fi renze, Archi vi o di Stato (dora in poi ASF), Ducatodi Urbino, cl. I I I , fil. I I I a. 4. 37. L. von Pastor, Storia dei Papi, Roma 1942, I I I , p. 373. 38. Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit. [cfr. nota 5], pp. 203-231. 39. ACS, LibroMaestraledel Conventodi Santa Maria delle Grazie di Sinigaglia, ristaurato il p Gennaio 1749 in cui sono notatetuttelememoriedel Convento, edel- lOspizio, nota s.d. 40. Si veda lultimo paragrafo I l proble- ma dellimmagine attribuita a Gherardo Cibo . Non devono stupire un convento con due chiostri e una chiesa di piccole dimensioni: queste caratteristiche sono ampi amente di ffuse nei conventi dei minori osservanti e anche Francesco di Giorgio nelle piante dei conventi ideali, ma anche in San Bernardino e Santa Chiara a Urbino, non inserisce spazi ecclesiastici di grandi dimensioni. La chiesa infatti doveva essere sufficiente- mente ampia per accogliere il numero dei frati del convento, soprattutto se questo era in aperta campagna. Per una panora- mica di piante di conventi francescani nelle Marche si veda: F. Benelli, Il Codice 2/17 dellArchiviodei Minori Francescani di SantIsidoro in Roma, in I l Disegno di Architettura , 15, aprile 1997, pp. 76-81. 41. Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit. [cfr. nota 6], pp. 263-264. 42. R. Pane, Il Rinascimento nellItalia meridionale, I -I I , Milano 1975-77, I I , 1977, pp. 211, 212, 219. Questo docu- mento viene utilizzato per la prima volta in studi pontelliani da P.N. Pagliara, Grottaferrata e Giuliano della Rovere, in Quaderni dellI stituto di Storia dellAr- chitettura , n.s., fasc. 13, 1989, p. 39. 43. Petri Rodulphi, Senogallia et comi- tis, cit. [cfr. nota 26]. M. Bonvini Maz- zanti, Lopera pastorale di frate Pietro Ridolfi da Tossignano, i n Pi cenum Seraphicum , XVI I , 1984-87. 44. La veduta nel f. 43r. Cfr. A. Nessel- rath, GherardoCiboqui non cognito, in AaVv, GherardoCiboaliasUlisseSeverino da Cingoli, Firenze 1989, pp. 10-12; L. Tongiorgi Tomasi, GiardinoSegreto-Ghe- rardoCibo, in FMR , 70, 1989, p. 60. 45. Vecchioni, Il conventodi Santa Maria delleGrazie, cit. [cfr. nota 1], p. 26. 46. Per il confronto tra il disegno di Gherardo e la costruzione realmente esi- stente si veda lultimo paragrafo. 47. Sono ancora riscontrabili sulle pareti esterne le ammorsature ondulate della muratura che segnano i limiti delle fasi stagionali del cantiere. 48. Per ulteriori confronti con la chiesa di Ostia si veda Benelli, Baccio Pontelli, Giovanni Della Rovere, cit. [cfr. nota 32], pp. 14-16. 49. Cfr. M. Sanudo, I diarii (MCCCCXC- VI-MDXXXIII), a cura di R. Fulin, F. Stefani, N. Barozzi, G. Berchet, M. Alle- gri, I -LVI I I , Venezia 1879-1903, I , col. 650; Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere..., cit. [cfr. nota 6], pp. 286-287. 50. Avrebbe poco senso infatti che Gio- vanni imponga come volont testamenta- ria di finire al pi presto la fabricaintesa come appartamento, cio come residenza da lui voluta per suo comodo e misura. 51. Cfr. Appendice, Documento I . 52. Roma, Archi vi o Central e di Stato (ACSR), Archi vi o Tri bunal e del l a Sacra Rota, Decisioni a Stampa, b. 1929, anno 1816. 53. Vecchioni, Il conventodi Santa Maria delleGrazie, cit. [cfr. nota 1], p. 14. 54. LI talia ha una antica tradizione di palazzi allinterno di monasteri che parte dal I X secolo, in epoca carolingia. Essi erano destinati al soggiorno dei sovrani e venivano denominati Klosterpfalz, posti in luoghi al di fuori ma non distanti dai centri abitati. Esempi di questo tipo sono labbazia di Farfa e quella di Nonantola. Cfr. C. Brhl, Il Palazzo nellecitt ita- liane, in Centro studi sulla spiritualit medi eval e, La coscienza cittadina nei Comuni italiani del Duecento, atti del con- vegno di studi (Todi , 11-14 ottobre 1970), Todi 1972, pp. 263-282. Si ricor- da che anche Cosimo de Medici si rita- gli uno spazio privato allinterno della badia fiesolana costituito da un ingresso, uno studio, un letto e altri conforti. Cfr. D. Kent, Cosimode Medici and Florentine Renaissance, New Haven-London 2000, pp. 212-214. 55. Per la genesi rinascimentale di questa tipologia: J.S. Ackerman, Sources of the RenaissanceVilla, in M. Meiss (a cura di) Studies in Western Art: Acts of theTwen- tieth International Congressof theHistoryof Art, I -I I , Princeton 1963, I , pp. 6-18, ried. in J.S. Ackerman, Distance Points, Cambridge (Mass.)-London 1991, pp. 303-324, con aggiunta di bibliografia; D.R. Coffin, Pope Innocent VIII and the Villa Belvedere, in I . Lavin, J. Plummer (a cura di), Studies in Late Medieval and RenaissancePainting in Honour of Millard Meiss, I -I I , New York 1977, I , pp. 88-97; F.P. Fiore, M. Tafuri, Il monasteroela chie- sa di Santa Chiara ad Urbino. Anni ottanta del XV secoloesgg., in Fiore, Tafuri (a cura di), Francescodi Giorgio, cit. [cfr. nota 10], pp. 280-288; M. Tafuri, Marten van Heemskerck, veduta del Belvederedi Inno- cenzo VIII, ivi, p. 292; Morresi, Baccio Pontelli, cit. [cfr. nota 33], pp. 124-133. 56. I l palazzo non datato e scarsissime sono le notizie sulla sua storia. Laspetto esterno tuttavia suggerirebbe uno stile tardo quattrocentesco. Cfr. F. Mariano, Architettura nelleMarchedallet classica al Liberty, Firenze 1995, pp. 187, 227. 57. Si ricorda che il 24 novembre 1475 Ferdinando dAragona nomina Giovanni duca di Sora in sostituzione del cugino Leonardo della Rovere morto qualche settimana prima. I l 17 dicembre dello stesso anno Sisto I V lo nomina prefetto di Roma. I due titoli di Dux e Prefecto appai ono di verse vol te scol pi ti nel l a forma I O DUX e I O PRE sulle cornici di porte allinterno del convento, chiaro riferimento alle iscrizioni urbinati di FE DUX. Per le nomine di Giovanni si veda 106
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 107 Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rove- re, cit. [cfr. nota 6], pp. 57-65. 58. Baccio aveva gi usato proporzioni semplici con numeri interi di braccia fio- rentine nella cattedrale di SantAurea a Ostia. Cfr. Ch.L. Frommel, Kirche und Tempel: Giuliano Della RovereKathedrale SantAurea in Ostia, in H.U. Cain, H. Gabelmann, D. Salzmann (a cura di), Festschrift fr Nikolaus Himmelmann, Mainz am Rhein 1989, pp. 491-505. 59. Frate Grazia, Cronichetta, f. 16r. 60. Bonvini Mazzanti, Giovanni della Rovere, cit. [cfr. nota 6], p. 13. 61. Frate Grazia, La vita, f. 330. 62. Burns, San Bernardinoa Urbino, cit. [cfr. nota 10], pp. 250-258. 63. Frate Grazia, La vita, f. 321. 64. Benelli, BaccioPontelli, Giovanni della Rovere..., cit. [cfr. nota 32], p. 19. 65. Frate Grazia, Cronichetta, f. 16r. 66. I vi, f. 3r; Frate Grazia, La vita, f. 334. 67. Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r. 68. Frate Grazia, La vita, f. 345, dove viene descritta lentit del saccheggio. 69. Frate Grazia, Cronichetta, dai fogli 1 al 38, sono contenute numerose annota- zioni che riguardano memorie di sepol- ture nella chiesa e nel chiostro, di lasciti e altre note che testimoniano una certa attivit agricola e ortiva da parte dei frati. 70. Frate Grazia, La vita, ff. 321-322. 71. Commutatio ultimae voluntatis bonae memoriae J ohannis de Ruvere Praefectus Urbis, quoadmodellumconstruendi ecclesiam BeataeMariaedeGratia Senogallien(Archi- vio Segreto Vaticano, RegistrodelleSuppli- che[ora n. 1369]), anno I X di Giulio I I , l. I I , c. 136). Pubblicata per la prima volta da Vecchioni, Il convento di Santa Maria delleGrazie, cit. [cfr. nota 1]. 72. A. Polverari, Senigallia nella Storia, I - I I I , Senigallia 1985. 73. Giorgio Vasari, Levitede pi eccellen- ti pittori scultori ed architettori scritte da GiorgioVasari con nuoveannotazioni ecom- menti di G. Milanesi, I -I X, Firenze 1878- 1885, VI , 1881, p. 320. 74. A. Pinelli, O. Rossi, Genga architetto, Roma 1971, p. 279. 75. Frate Grazia, Cronichetta, f. 4, nel quale sono elencate le elemosine di Fran- cesco Maria I ai frati delle Grazie. 76. Pinelli, Rossi, Genga architetto, cit. [cfr. nota 74], p. 282. M. Bonvini Maz- zanti, PotereeRes Aedificatoria. Storia di piazza e palazzo del duca di Senigallia, Senigallia 1992, p. 84. 77. Devo questa informazione a un caso fortuito: durante il rifacimento del pavi- mento della chiesa avvenuto fra lestate e lautunno del 1995, crollata una parte dellinvolucro interno rivelando nel suo retro, staccata da unintercapedine, una muratura intonacata e predisposta per essere affrescata, che confermerebbe del- lesistenza di una fase intermedia fra lin- tervento di Pontelli e laspetto attuale. 78. Polverari, Senigallia nella Storia, cit. [cfr. nota 72]. Per gli importanti inter- venti di Guidubaldo I I a Senigallia cfr. BAV, CodiceUrbinateLatino, 992. 79. Per i lavori alle Grazie durante que- sto periodo: Frate Grazia, Cronichetta, ff. 83v- 85r; ACS, Consigli, vol. 5, e Rubriche di Libri diversi, inv. 15, Libretto n. 22. 80. La data con la firma dellautore nel- laffresco situato nella lunetta che chiude il lato corto nord del chiostro minore. Cfr. una supplica dei frati al consiglio comunale di Senigallia di avvalersi di un pittore di loro fiducia: ACS, Consigli Comunali, anno 1598, f. 258. 81. Frate Grazia, Cronichetta, f. 47v. 82. I restauri novecenteschi al convento hanno cancellato la quasi totalit delle tracce delle stratificazioni murarie dovu- te alle varie fasi di costruzione. Un inso- stituibile strumento per lanalisi delle murature, oltre al rilievo dei vari appa- recchi murari, proviene da una serie di fotografie conservate presso lI stituto Centrale per il Catalogo e la Documen- tazione di Roma (dora in poi I CCD). Per la foto del prospetto sud: I CCD, serie E, n. 8848, anno 1924. 83. Questa aggiunta comporta la modifi- ca delle due finestre della sacrestia che ora, affacciandosi sul corridoio, non pos- sono pi prendere luce; per questo ven- gono alzate in direzione del proprio asse verticale, al di sopra della copertura del nuovo passaggio 84. M. Groblewski, DieKircheSan Giovan- ni Battista in Pesaro von Gerolamo Genga, Regensburg 1976. Cfr. M.L. Cannarsa, San Giovanni Battista in Pesaro, tesi di dot- torato presso il Dipartimento di Storia dellArchitettura, I stituto Universitario di Architettura di Venezia (I UAV) 1999. 85. Frate Grazia, Cronichetta, f. 60, anno- tazione datata 18 maggio 1627. 86. Vecchioni, Il conventodi Santa Maria delleGrazie, cit. [cfr. nota 1], p. 21. 87. Frate Grazia, La vita, f. 334; Frate Grazia, Cronichetta, f. 3r. 88. Frate Grazia, Cronichetta, f. 60, 18 maggio 1627. ACS, LibroMaestrale, cit. [cfr. nota 39], f. 111, nota datata 1627. 89. Scrittura privata fra lo scalpellino Giovanni Andrea Ascani e i rappresen- tanti della granduchessa di Toscana per la costruzione del portale della chiesa delle Grazie datata 5 novembre 1684. I nedita. ASF, Ducatodi Urbino, cl. I I , div. B, fil. XLVI I I , cap. 27, c. 126. 90. Per i dettagli di questi interventi e la- nalisi dei restauri novecenteschi: F. Benel- li, Il Conventoela Chiesa di Santa Maria delleGraziea Senigallia. Storia eRestauro, dattiloscritto, tesi di laurea in architettura discussa nella.a. 1995-96 presso la Facolt di Architettura di Roma La Sapienza , relatore prof. Pier Nicola Pagliara, co- relatore prof. Paolo Marconi, pp. 22-29. 91. I CCD, serie E, n. 8848, anno 1924. 92. La documentazione dei restauri del Novecento conservata ad Ancona: SBBAA, ArchivioStorico, b. AN 294. 93. Sembra altres improbabile che il livello della quota di campagna allora corrispondesse a quello del calpestio per la presenza di buche pontaie al di sotto di questo. 94. Queste forse sono state riconsolidate fino allaltezza di 3 metri dalla quota di calpestio dove riscontrabile una discon- tinuit muraria. Si nota anche che da quota 0 in gi la muratura pi sporgen- te di 2 centimetri. 95. I n una lettera inedita del 16 marzo 1531 Aranino Cibo viene descritto e i ntrodotto dal vescovo di Seni gal l i a Marco I I Vigerio al duca di Urbino Francesco Maria I . Si veda Appendice, Documento I I . Si veda anche Nesselrath, GherardoCibo, cit. [cfr. nota 44], p. 6. 96. I vi, p. 114 (ringrazio lautore per gli utili consigli). 97. Questi argomenti sono gi stati ampiamente trattati in: Benelli, Baccio Pontelli, Giovanni Della Rovere, cit. [cfr. nota 32]. Le considerazioni che seguono nel testo ne rappresentano una sintesi. 98. Nel 1487 Baccio venne nominato i spettore general e del l e rocche del l a Marca da papa I nnocenzo VI I I , incarico che viene riconfermato nel 1490. P. Gia- nuizzi, Documenti relativi a BaccioPontelli, in Archivio Storico dellArte , I I I , 1890, pp. 296-299; G. De Fiore, BaccioPontelli architettofiorentino, Roma 1963, p. 103. 99. Per questo argomento si veda Ch.L. Frommel, Roma, in F.P. Fiore (a cura di), Storia dellArchitettura italiana. Il Quat- trocento, Milano 1998, pp. 411-412, con bibliografia. 100. Per il palazzo Varano: B. Feliciange- li, Cenni storici sul palazzo dei Varano in Camerino, in Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia Patria per le Pro- vincie delle Marche , n.s., VI I I , 1912, pp. 21-61; S. Corradini, Il palazzo di Giulio CesareVaranoelarchitettoBaccioPontelli, in Centro di Studi Storici Maceratesi, Civilt del Rinascimentonel Maceratese, atti del V convegno del Centro di Studi Storici Maceratesi, Macerata 1971, pp. 186-220. Per Santa Maria Nuova di Orciano: Mor- resi, BaccioPontelli, cit. [cfr. nota 33], pp. 99-151. Per le date di Baccio nel regno aragonese: Pagliara, Grottaferrata e Giu- lianoDella Rovere, cit. [cfr. nota 42], p. 39. 101. Le planimetrie dei conventi mendi- canti appartengono al Codice Torinese Saluzziano148, ff. 65r-v. I n Francesco di Giorgio, Trattati, a cura di C. Maltese, Milano 1967, I , tavv. 121-122. 102. Questi argomenti uniti a un profilo del l a prati ca professi onal e di Bacci o comparata a quel l a di Francesco di Giorgio sono stati oggetto di studio di chi scrive in un saggio di prossima pub- blicazione.
14|2002 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
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Giuliana universale dell’arciconfraternita di San Nicolò lo Reale: A cura di Marcello Messina. Introduzione di Antonino Mongitore. Trascrizione di Provvidenza Gentile, Roberta Salimbeni e Gabriele Zaccaria