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Nellautunno 1507, alla morte di Girolamo


Basso della Rovere, vescovo di Recanati nella
cui giurisdizione ricade Santa Maria di Loreto
Giulio II con la bolla In sublimia (25 ottobre
1507) concede nuove indulgenze e riconosce la
Santa Casa miracolosamente portata da Naza-
reth fino a Loreto dagli angeli come il luogo in
cui la Vergine era stata annunciata. Eleva quindi
la basilica lauretana al medesimo rango di luoghi
di pellegrinaggio quali i Santi Pietro e Paolo a
Roma, Santiago de Compostela, e Ultremarina,
ossia i luoghi della Palestina, ma allo stesso
tempo il della Rovere con tale bolla porta a ter-
mine loperazione che nel 1476 non era riuscita
a suo zio Sisto IV e pone Santa Maria di Loreto
direttamente sotto la giurisdizione papale
1
.
Da un lato quindi si realizzano le intenzioni
che, dopo la caduta di Costantinopoli, avevano
dato rilievo alla presenza centenaria di una
casetta in mattoni in cima a un colle della costa
marchigiana: la Terra Santa, ormai sempre pi
pericolosa da raggiungere riprodotta qui, e
dopo quaranta anni ufficialmente riconosciuta
come equivalente e sostitutiva di un viaggio fino
a Nazareth e Betlemme
2
.
Dallaltro, una volta divenuta cappella ponti-
ficia, viene rinsaldato quel legame tra Loreto e
Roma che aveva avuto inizio con la nomina di un
della Rovere alla cattedra vescovile di Recanati
nel 1476. E che gi dallottavo decennio del XV
secolo aveva avuto come conseguenza limporta-
zione a Loreto di meccanismi di mecenatismo
che si attuavano nella citt papale. E se gi duran-
te i ventisette anni di vescovato di Girolamo
Basso (1476-1507) una serie di artisti pontifici
lavora alla chiesa, dopo il 1507 tale fenomeno si
registrer con frequenza ancora maggiore. Da
questo momento la serie dei progetti lauretani
costituisce a tutti gli effetti una successione paral-
lela a quelli promossi a Roma. Cos al Belvedere
vaticano fa da contrappunto la piazza di Loreto,
ai palazzi apostolici romani quelli lauretani, e alle
pi moderne soluzioni per linterno di San Pietro
fanno eco le riproposizioni nei disegni per il san-
tuario marchigiano. Anche gli artisti sono i
medesimi qui e l: Donato Bramante, Andrea
Sansovino e Antonio da Sangallo il Giovane.
Il 25 novembre Giulio II notifica al governa-
tore lauretano che sta inviando a Loreto il suo
architetto Bramante
3
. La chiesa, iniziata nel
Eva Renzulli La crociera e la facciata di Santa Maria di Loreto: problemi
di ridefinizione
1469, era gi definita nelle sue parti, la navata e
la cupola erano state coperte. Lintervento di
Bramante a Loreto quindi comprende la proget-
tazione delladiacente palazzo apostolico, della
piazza e della facciata della chiesa oltre che il
rivestimento marmoreo della Santa Casa e il
restauro di alcune parti della chiesa. Tali inter-
venti sono oggetto di ricerche e analisi detta-
gliate da parte di vari studiosi a partire da Pietro
Gianuizzi sino agli interventi pi recenti di
Arnaldo Bruschi, Floriano Grimaldi, Kathleen
Weil Garris e Maria Caterina Marzoni
4
. Meno
studiate, anche a causa dei pochi documenti a
disposizione, sono la conduzione del cantiere di
Cristoforo Romano (1509-maggio 1512)
5
, del
suo successore Andrea Contucci da Monte San
Savino (22 giugno 1513-1517 e 1522-1525)
6
e
linterregno di Cristoforo Resse da Imola (feb-
braio 1518-giugno 1522).
Lo studio dellintervento di Antonio da San-
gallo il Giovane, tra il 1517 e 1535, affrontato da
Giovannoni, da Weil Garris, da Bruschi, da
Marzoni per quanto riguarda il palazzo Aposto-
lico, da Ghisetti Giavarina per tangenza, e pi
recentemente da Sabine Eiche allinterno del
lavoro di schedatura dei disegni di Antonio il
Giovane, presenta tuttavia ancora dei margini
per progressi in merito
7
.
Tra il 1517 e il 1535 sono molti i problemi
che si pongono allattenzione di Sangallo, ma i
due nodi principali riguardanti la chiesa sono
quelli relativi alla stabilit della crociera e alla
facciata.
La discussione intorno a tali questioni, ben-
ch argomentata a partire dai disegni di Anto-
nio, pu essere ripresa grazie ai contributi forni-
ti da disegni gi noti, ma sin qui studiati separa-
tamente allinterno della produzione dei rispet-
tivi autori. In particolare, il problema della cro-
ciera, e le varie soluzioni proposte per risolvere
linstabilit dei piloni, pu essere arricchita dalle
riflessioni sul medesimo tema di Antonio da
Sangallo il Vecchio e di Baldassarre Peruzzi.
In maniera analoga si pu rileggere la serie
delle fonti grafiche e iconografiche relativa alla
genesi e gestazione progettuale della facciata
lauretana che si apre con il prospetto rappre-
sentato sulla medaglia di Giulio II del 1509
8
, si
complica con lidentificazione incerta del dise-
gno di Giuliano da Sangallo U 278 A, per poi





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1. Andrea Sansovino, proposta per la
fortificazione dei piloni della tribuna
di Santa Maria di Loreto, ante 1517
(Firenze, Galleria degli Uffizi, Gab.
Disegni e Stampe [= U], 141 A. Da C.L.
Frommel, N. Adams [a cura di], The
Architectural Drawings of Antonio da
Sangallo the Younger and his circle,
New York 1994, II).
2. Andrea Sansovino, alzato della tribuna
di Santa Maria di Loreto, ante 1517 (U
926 A. Da Frommel, Adams [a cura di],
The Architectural Drawings, cit.).
3. Antonio da Sangallo il Giovane, pianta
del complesso lauretano con varie proposte
per i piloni della tribuna, 1526 (U 921 A.
Da Frommel, Adams [a cura di], The
Architectural Drawings, cit.).
4. Antonio da Sangallo il Vecchio, studio
per i piloni della tribuna di Santa Maria
di Loreto (U 7802 A. Da G. Satzinger,
Antonio da Sangallo der ltere und die
Madonna bei Montepulciano, Tbingen
1991).
5. Antonio da Sangallo il Vecchio, studio
per i piloni della tribuna di Santa Maria
di Loreto (U 7803 A. Da Satzinger,
Antonio da Sangallo, cit.).





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Sansovino viene sollevato dallincarico di archi-
tetto della fabbrica e gli viene ordinato di con-
centrarsi sulla realizzazione del rivestimento
marmoreo della Santa Casa. La conduzione del
cantiere viene cos affidata a Cristoforo Resse da
Imola, ma questi viene impegnato per lo pi
nella costruzione del palazzo e delle mura della
villa fino alla sua morte nel giugno 1522
14
. In
tale occasione la conduzione del cantiere viene
riaffidata al Sansovino. Ma quando nel novem-
bre 1525 si affida stabilmente ad Antonio da
Sangallo il Giovane la fabbrica, Clemente VII
specifica che il suo compito quello di fortifica-
re i piloni, coprire la cupola, finire il palazzo e
costruire il campanile. La stabilit della cupola
era di conseguenza ancora in discussione e San-
gallo non sembra ritenere efficaci le proposte di
Sansovino, dal momento che gi dal primo dise-
gno della serie per Loreto studia alternative
molto lontane da esse
15
.
La questione dei piloni, cos come lo era
stata per Bramante a San Pietro, diventa centra-
le nelle riflessioni sangallesche fin da principio,
nonostante i lavori veri e propri ai piloni inizino
soltanto nel 1531
16
.
Il primo disegno della serie il foglio U 921
A (1526 circa; ill. 3)
17
. Qui Antonio, come gi
Sansovino, vuole aumentare la sezione resisten-
te ben oltre quella assicurata da ciascuna coppia
di pilastri piegati a libro, e perci unisce i due
pilastri di ciascun lato diagonale dellottagono,
riempiendo lo spazio tra lottagono e le sagre-
stie. Prende cos forma un massiccio pilone
triangolare scavato da nicchie e passaggi. Le
arcate delle navate laterali e della crociera adia-
centi allottagono vengono quindi chiuse per
contraffortare ulteriormente la struttura, crean-
do allo stesso tempo spazi dal profilo poligona-
le. Sul verso Antonio disegna la veduta di un
pilone dallinterno dellottagono (U 921 Av),
nella quale sembra mantenere gli archi gotici
che Sansovino aveva murato, pur inserendovi
allinterno tre arcate a tutto sesto
18
.
La pratica di porre a confronto vari architet-
ti si era consolidata nel cantiere di San Pietro sin
da quando Giulio II aveva chiesto contropropo-
ste a Giuliano da Sangallo e a fra Giocondo per
i piloni ideati da Bramante
19
. A San Pietro era
stata istituita la figura di architetto in seconda,
per affiancare criticamente il primo architetto e
discutere insieme i vari problemi. A Loreto,
ormai divenuta fabbrica pontificia, tale meccani-
smo sembra riproporsi seppure in maniera
informale. In parallelo ai primi disegni di Anto-
nio da Sangallo il Giovane, molto probabilmen-
te allinizio del processo progettuale, troviamo
cos due ulteriori proposte, una di Antonio il
Vecchio (Codice Geymller, ff. 11v e 12r) e laltra
del secondo architetto di San Pietro, Baldassar-
re Peruzzi (U A 471).
91
svilupparsi in tre tempi nei disegni di Antonio il
Giovane a cui si possono aggiungere alcune
fasi intermedie rappresentate nei disegni di Lille
e di Monaco e, in un disegno conservato allAr-
chivio di Stato di Roma, nel fondo dellospedale
di San Giacomo degli Incurabili
9
prima di chiu-
dere, riprendendo le indicazioni di Weil Garris
e Eiche, con lU 925 A di Antonio e tentare di
comprenderne le implicazioni.
La questione della crociera: Antonio il Giovane,
Antonio il Vecchio e Baldassarre Peruzzi a
confronto
Il 23 maggio 1500, pochi mesi dopo la chiusura
della cupola da parte di Giuliano da Sangallo, i
piloni avevano dato i primi segni di cedimento.
E quando nel 1515, dopo i quindicinali tentativi
di consolidamento, si verifica unennesima crepa
minacciosa, il consiglio dei Duecento di Reca-
nati abbandona ormai ogni speranza e delibera
di chiedere al governatore di Loreto che la
cupola venga demolita
10
. Andrea Sansovino
nominato architetto della domus sive templum da
Leone X il 22 giugno 1513
11
architetto della
fabbrica da poco pi di un anno, ma non noto
se le sue proposte per i piloni, rappresentate da
Riniero Nerucci da Pisa nei due fogli U 141 A
(ill. 1) e U 926 A (ill. 2), siano precedenti o
posteriori a tale data
12
. Certo che il 18 gennaio
1517 Leone X informa il governatore di Loreto
e Andrea Sansovino che sta per inviare a Loreto
per un sopralluogo Antonio da Sangallo il Gio-
vane architectum, hominem quidem in
costruendis aedificiis optimi iudicii
13
. E dopo
tale visita di Antonio il Giovane nel marzo 1517,
6. Baldassarre Peruzzi, foglio con torre
(per San Pietro?) e soluzione per la tribuna
di Santa Maria di Loreto (U 471 A.
Da H. Wurm, Baldassarre Peruzzi:
Architekturzeichnungen, Tbingen 1984).





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Antonio da Sangallo il Vecchio e i fogli del Codice
Geymller
La presenza a Loreto di Antonio da Sangallo il
Vecchio (1455-1534) non documentata uffi-
cialmente in nessuna fase del cantiere, ma,
come ha sottolineato Georg Satzinger, due
disegni del suo taccuino (Codice Geymller, ff.
11v e 12r / U 7802 Av e 7803 Ar) (ill. 4 e 5)
sono inconfondibilmente studi per la crociera
di questa chiesa, e sono testimoni di una colla-
borazione costante sul piano delle idee tra le
varie generazioni dei Sangallo
20
.
Se il foglio U 921 Av di Antonio il Giovane
sembra tentare una qualche forma di rispetto
nei confronti dellesistente, mantenendo alme-
no in alzato gli archi gotici, da questo momen-
to in poi le proposte di modifica diverranno
molto pi drastiche.
La precisione del disegno indica che Antonio
il Vecchio ricalca un rilievo dettagliato, forse
quello stesso che era in possesso di Antonio il
Giovane
21
. A conferma del fatto che la questione
centrale a Loreto la stabilit della tribuna, nel
foglio U 7803 Ar (Codice Geymller, f. 12r; ill. 5)
delineata met della pianta della crociera, e
viene studiata una proposta per rinforzare i pilo-
ni della cupola. Nel fare ci Antonio il Vecchio
transenna con uno schermo di colonne libere le
quattro arcate maggiori dellottagono, riempie
gli spazi tra i piloni e le sagrestie ottenendo
degli speroni murari triangolari che di fatto con-
figurano in pianta un quadrato circoscritto
allottagono. Propone quindi piloni triangolari
ancora pi massicci di quelli ideati dal nipote,
92
scavandovi soltanto stretti passaggi curvilinei e
rettilinei incrociati per collegare le varie parti.
Sangallo sembra concentrarsi prevalentemente
sul problema strutturale, senza preoccuparsi
della circolazione dei pellegrini. Con tale solu-
zione infatti risolve forse il problema dei piloni,
ma elimina di fatto quella sorta di ambulacro
che continuava le navate laterali e girava intor-
no allottagono. Sul foglio precedente del tac-
cuino, U 7802 Av (Codice Geymller, f. 11v; ill.
4), Antonio il Vecchio studia, a scala maggiore,
larticolazione della superficie muraria del pilo-
ne. Qui sui tre lati sono inserite edicole a inqua-
drare le piccole aperture che immettono ai pas-
saggi. In alto a sinistra viene inoltre studiata una
soluzione a ordine binato cui si sovrappone un
arco decorato da cassettoni ottagonali, forse
anchesso per larticolazione del pilone. Antonio
il Giovane non accoglier nessun elemento di
questa proposta, che risolve un problema strut-
turale creandone uno funzionale, dal momento
che la genialit dellimpianto quattrocentesco
risulta annullata e uno spazio fluido e funziona-
le viene ridotto a una sequenza di spazi indipen-
denti connessi solo da stretti passaggi.
Baldassarre Peruzzi per Loreto?
Neppure il coinvolgimento di Peruzzi nella fab-
brica lauretana testimoniato per via documen-
tale. Ma pi che nota la sua collaborazione con
Antonio il Giovane a San Pietro, cos come il
fatto che il colloquio tra i due non si limiti uni-
camente alle proposte per tale cantiere. E cos
un foglio peruzzesco, U 471 A (ill. 6), oltre allo
7. Loreto, Santa Maria, gli archi diritti e
rovesci nel sottotetto tra tamburo e ottagono
minore a sud.





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studio in dettaglio di una torre forse per San
Pietro , presenta in basso a sinistra uno schizzo
di una chiesa che per molti versi pu essere
accostata a Santa Maria di Loreto
22
. Sembrereb-
be potersi escludere lipotesi che si tratti di un
progetto ex novo dal momento che il disegno
non uniforme nel suo stato di definizione: il
fulcro dellattenzione del senese sembra essere
la crociera, la navata appena accennata e non vi
sono altri progetti di Peruzzi in cui si trascuri
una parte del tutto in tal modo. Lipotesi pi
probabile che tale schizzo sia lillustrazione di
un casuale excursus lauretano, avvenuto tra il
senese e Antonio il Giovane mentre lavorano sui
disegni petrini. Per quanto si tratti di uno schiz-
zo le proporzioni della crociera sono rispettate e
sembra che Peruzzi abbia sottocchio, come il
vecchio Sangallo, un rilievo della chiesa, da cui
schizza direttamente la sua proposta, senza dif-
ferenziare il progetto dalla preesistenza; quindi
alla fine aggiunge rapidamente la navata piccola,
poco definita e fuori scala. Rispetto alle propo-
ste precedenti ci che risalta linteresse espres-
so da Peruzzi per il problema del populo spatian-
ti, questione fondamentale per una chiesa di pel-
legrinaggio insieme alla visibilit della reliquia
23
.
Lultima campata della navata viene infatti a
essere sacrificata per trasformarsi in uno dei lati
del nuovo ambulacro quadrato che circonda la
tribuna ottagonale dove contenuta la Santa
Casa. Dal punto di vista formale, in un certo
qual modo, Peruzzi sembra riflettere sul tipo a
pianta centrica in perimetro quadrato gi svilup-
pato da Antonio da Sangallo nella chiesa di
Santa Maria di Loreto a Roma (1522) e in altri
progetti come i tempietti dellisola Bisentina e
93
San Giovanni dei Fiorentini
24
. Riempie nuova-
mente, come gi i due Sangallo, gli angoli del
quadrato che circoscrive lottagono, e ottiene in
questo modo piloni triangolari scavati da grandi
nicchie, per la cui articolazione propone almeno
due soluzioni
25
. Le sagrestie vengono sventrate e
riarticolate da nicchie in maniera simile agli
spazi angolari di San Pietro studiati nei fogli U
15, 16 e 17 A
26
. Un altro elemento che sembra
indicare lestemporaneit di tale proposta il
8. Antonio da Sangallo il Giovane,
studio per i piloni di Santa Maria di Loreto
(U 1036 A. Da Frommel, Adams [a cura
di], The Architectural Drawings, cit.).
9. Antonio da Sangallo il Giovane,
studio per i piloni di Santa Maria di Loreto
(U 927 A. Da Frommel, Adams [a cura
di], The Architectural Drawings, cit.).
10. Antonio da Sangallo il Giovane,
studio in alzato per linterno dellottagono
di Santa Maria di Loreto (U 139 Ar.
Da Frommel, Adams [a cura di], The
Architectural Drawings, cit.).





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fatto che su ogni lato della tribuna, infine, le tre
cappelle perdono il loro profilo poligonale e
vengono unite per formare terminazioni quasi
basilicali, mentre sembra altamente improbabile
che si attuasse una tale operazione.
Inoltre sebbene vi sia, rispetto alla proposta
di Antonio il Vecchio, maggior attenzione per
luso della chiesa, Peruzzi non sembra tener
conto della presenza degli affreschi di Melozzo
e Signorelli nelle due sagrestie, che verebbero
distrutti con lo sventramento delle stesse. E non
sembra neanche aver presente lorganizzazione
strutturale: rinforza i piloni che accolgono le
spinte verticali della cupola, ma non sembra
considerare la funzione statica delle torri otta-
gonali, sulle quali le forze oblique si scaricano
attraverso gli archi nel sottotetto (ill. 7)
27
. Se si
tiene conto che ad Antonio da Sangallo si richie-
de di risolvere principalmente dei problemi
strutturali, nel complesso la soluzione del sene-
94
se implica molti cambiamenti della disposizione
planimetrica, senza risolvere con certezza il pro-
blema principale. Antonio il Giovane pu acco-
gliere solo qualche spunto. E cos nel foglio U
1036 A (ill. 8) e poi nel dettaglio U 927 A (ill. 9)
si possono rilevare echi peruzzeschi per quanto
riguarda larticolazione dei piloni.
Le proposte di Antonio da Sangallo il Giovane
evidente come la soluzione del pilone triangola-
re sia il tema centrale nella riflessione degli archi-
tetti: per Antonio il Giovane si tratta, ora, di defi-
nirla e di studiare una declinazione che non isoli la
navata. Nel foglio U 1036 A (ill. 8), in basso a
destra, Antonio propone una sola soluzione per il
pilone: articola la massa muraria mediante tre nic-
chie alla maniera di Giuliano da Sangallo per San
Pietro (Codice Vaticano Barberiniano Latino, f. 64, e
U 8 Ar), ma dellambulacro non rimane che uno
stretto passaggio obliquo che attraversa le sagre-
stie per riconnettere i vari ambienti. A sinistra
dello stesso foglio Antonio sembra invece riflette-
re sulle soluzioni che ritroviamo anche nei fogli di
Peruzzi, e disegna, cancella e ridisegna tre diverse
ipotesi
28
. Riappare larticolazione delle sagrestie
scavate da nicchie e aperte su due lati in modo da
creare lambulacro quadrato proposto da Peruzzi.
Insiste con variazioni sul tema del pilone di destra,
per poi rinunciare allambulacro e scegliere unal-
tra soluzione studiata in maggior dettaglio in U
927 Ar e v ( ill. 8)
29
.
Qui, a giudicare dal piccolissimo schizzo sul
verso, Antonio sembra essere rassegnato a chiu-
dere almeno le arcate piccole, per poi proporre,
11. Bottega di Antonio da Sangallo (?),
basilica e palazzo apostolico di Loreto
(Roma, Archivio di Stato, Fondo Osp.
Incurabili, cart. n. 1505. Su concessione
del Ministero per i Beni e le Attivit
Culturali, ASR 1/2004).
12. Anonimo, basilica e palazzo Apostolico
dopo i lavori di consolidamento della crociera,
sec. XVII (U 6745 A. Da Satzinger,
Antonio da Sangallo, cit.).





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riarticolato nello spazio e non su un piano, il
binato di porte di Santo Stefano Rotondo che
ben conosceva. Sebbene cos rinunci a un vero e
proprio ambulacro, rispetto allU 921 A ottiene
passaggi meno stretti che consentono un transi-
to pi fluido tra le navate e la tribuna.
In tale successione il foglio U 139 A (ill. 10),
datato da Sabine Eiche intorno al 1527, quindi
agli inizi del progetto, sembra invece essere la
proposta pi vicina a ci che viene effettiva-
mente realizzato, e potrebbe essere collocato al
termine del percorso progettuale. Qui, in
maniera graficamente analoga alla proposta
sansoviniana di U 141 A (ill. 1), mostra lalzato
interno dellottagono. Antonio, seguendo le
orme di Sansovino, propone di chiudere tutti
gli archi a sesto rialzato, per controventare
maggiormente i piloni. Rispetto a Sansovino si
pone per il problema della visibilit della
Santa Casa e fa s che lapertura sulla navata e
quelle dei lati lunghi siano ristrette il meno pos-
sibile in larghezza.
Tentando di ricavare la pianta di questo dise-
gno, si verifica che lunica corrispondenza con
i piloni rappresentati in un foglio conservato a
Roma, nel fondo dellospedale di San Giacomo
degli Incurabili (ill. 11), che in questa ipotesi
viene a collocarsi come finale della serie dei
disegni per la crociera
30
. Spagnesi, che per primo
ha pubblicato questo disegno, non lo studia cri-
ticamente, ma lo attribuisce a un membro della
bottega Sangallo, e lo data intorno al 1521, dal
momento che dal 1518 al 1523 Antonio da San-
gallo il Giovane lavora infatti per lospedale di
95
San Giacomo
31
. Di simile avviso sembra essere
Satzinger, il quale pone il disegno romano in
relazione con un disegno settecentesco raffigu-
rante lo stato di fatto (U 6745 A; ill. 12), met-
tendo in evidenza la loro somiglianza
32
.
Il disegno romano propone temi simili a
quelli sviluppati nei fogli U 921 e 922 A, pre-
sentando allo stesso tempo differenze e piccole
imprecisioni. Il palazzo apostolico si innesta sul
corpo della chiesa in un punto differente rispet-
to a entrambi i disegni fiorentini e sembra esse-
re stato aggiunto in un secondo momento dato
che non perfettamente perpendicolare alla
chiesa: come se il disegnatore, dopo aver rico-
piato la chiesa da U 921 A, avesse ripreso il
palazzo da U 922 A.
La Santa Casa, leggermente pi a sinistra di
quanto sia nella realt, presenta un muro di
sostenimento, ma ancora priva di rivestimento
marmoreo. Se da un lato tale assenza potrebbe
fornire un terminus ante quem, il 1534, dallaltro
potrebbe essere interpretata come unapprossi-
mazione. Sembrerebbe che questo disegno
risponda al fondamentale problema della circola-
zione dei pellegrini, se le soluzioni finora prese
in considerazione non riescono a conciliare in un
unico progetto problemi tecnici e funzionali, ci
sembra invece realizzarsi nel disegno romano.
Qui i pilastri quattrocenteschi piegati a libro
vengono uniti e rivestiti in pietra, ingrandendo la
sezione resistente in ogni direzione. Si restringo-
no cos solo di poco il passaggio laterale e le arca-
te dellottagono, evitando di limitare circolazio-
ne e visibilit. Inoltre viene ripresa una delle
soluzioni proposte gi in U 921 A e nel disegno
di Antonio il Vecchio, cio la creazione di con-
trafforti ortogonali ai lati lunghi dellottagono.
Ci che differenzia questo disegno pi chia-
ramente da U 921 A invece linserimento, in
ogni campata della navata, di una serie di con-
tropilastri che a giudicare dalle dimensioni
non hanno funzione strutturale.
Sulla base di U 139 A (ill. 10), in cui lotta-
gono, rappresentato in alzato, viene a essere
articolato da un ordine corinzio a cui si intreccia
un ordine minore, si pu pensare che questi
blocchetti, rappresentati nel disegno di San Gia-
como, corrispondano a dei pilastri dimposta
analoghi a quelli delle arcate minori dellU 139
A, e che vi fosse un progetto di ridecorazione di
tutta la chiesa, per nasconderne la facies gotica.
Guardando oggi la chiesa (ill. 13) difficile
individuare la portata dellintervento del San-
gallo, e sembra che il fiorentino si sia limitato a
ingrossare i pilastri con un rivestimento in pie-
tra, e a contraffortare lottagono riempiendo le
prime campate.
Un disegno di Francisco de Hollanda (ill.
14), che rappresenta la Santa Casa e sullo sfon-
do la crociera, fornisce alcuni indizi sullo stato
13. Loreto, Santa Maria, i piloni della
tribuna oggi visti dallinterno dellottagono.





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vennero realizzati seguendo il disegno ultimo di
Antonio attestato dal U 139 A e dal disegno di
San Giacomo: essi mostrano infatti larticolazio-
ne dei pilastri dellottagono cos come lo si pu
ricostruire sulla base della veduta di Francisco
de Hollanda (ill. 14), dalle piante successive,
dalle incisioni ottocentesche e dai capitelli finiti
in giardino. A cui possiamo aggiungere inoltre
due disegni di un ignoto francese, datati intorno
al 1560, che mostrano dettagli di modanature
36
,
e una pianta di Dosio (ill. 15), ingaggiato a
Loreto intorno al 1571 per realizzare la cappel-
la Altoviti in Santa Maria di Loreto
37
.
Sembrerebbe quindi che sia il foglio U 139 A
(1527 c.)
38
, sia il disegno di San Giacomo (1522-
23)
39
non siano da collocare allinizio del proces-
so progettuale, ma piuttosto verso la fine. Il
foglio romano, se si accetta lattribuzione allo
studio del Sangallo, insieme al foglio U 139 A,
pu essere ritenuto lultimo atto noto della pro-
gettazione sangallesca per quanto riguarda la
crociera.
Il problema della facciata: Giuliano da Sangallo
e il foglio U 278 A
La questione della facciata di Santa Maria di
Loreto si apre nel 1957 con lidentificazione di
un possibile progetto per essa nel foglio U 278
A di mano di Giuliano da Sangallo, gi catalo-
gato da Marchini, insieme ad altri disegni (U
276, 277, 279, 280, 281 A)
40
, come progetto per
la facciata di San Lorenzo a Firenze: la nuova
ipotesi, che si deve a Pommer, vi ravvisa il
della fabbrica al 1539
33
. E ci mostra che a tale
data sono posti in opera i fusti delle lesene
corinzie rappresentate in U 139 A senza ancora
i capitelli, e sono almeno costruiti gli archi a
tutto sesto nei lati maggiori dellottagono.
Due piante di rilievo delledificio stese in
epoca successiva, una allinizio del secolo XVII
(U 6745 A; ill. 12) e laltra nel XVIII secolo,
entrambe anonime, e due vedute ottocentesche
34
mostrano nellottagono piloni articolati da lese-
ne, ben diversi da quelli oggi in opera, ma molto
simili ai piloni del foglio di San Giacomo.
Due capitelli corinzi piegati a libro, di fattu-
ra molto raffinata, si trovano oggi nel giardinet-
to del torrione nord delle mura, e rimandano a
quelli messi in opera da Sangallo. Come questi
capitelli siano giunti dallottagono della chiesa al
giardinetto spiegato nelle relazioni del restau-
ro sacconiano alla fine dellOttocento, in cui si
afferma che necessario smantellare lordine
sangallesco per restituire la chiesa al suo aspetto
originario
35
. Dalla medesima fonte scopriamo
che anche le nove cappelle della tribuna venne-
ro tutte interessate da tale abbellimento sangal-
lesco, e tutte subirono un analogo smantella-
mento, a eccezione della parte inferiore della
cappella dei duchi di Urbino. Unoperazione di
abbellimento e aggiornamento dellinterno della
chiesa, con la chiusura di molti degli archi goti-
ci, era stata quindi effettivamente messa in atto,
forse non estesa a tutta la navata ma soltanto alla
zona della tribuna. E sebbene probabilmente
questo non sia avvenuto prima del 1535, i lavori
14. Francisco de Hollanda, veduta della
Santa Casa, nellottagono con in opera i
fusti delle lesene, 1539 (Madrid, Biblioteca
del Monasterio de El Escorial, Codex
Escurialensis. Da J. Segurado, Francisco
dOllanda, Lisboa 1970).





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reimpiego di un foglio originariamente pensa-
to per una chiesa mariana, con ogni probabilit
quella lauretana, successivamente riadattato in
occasione del concorso promosso da Leone X
per la facciata di San Lorenzo a Firenze
41
. Se
lidentificazione fosse corretta, difficile pen-
sare che il foglio si possa datare tra il 1497 e il
1500 quando Giuliano lavor a Loreto e sem-
bra pi probabile che possa essere contempora-
neo alla medaglia lauretana: prima della morte
di Basso della Rovere non mai documentata
lintenzione di elevare una facciata. Il terminus
ante quem sarebbe invece da fissare al 1515,
data del concorso leonino
42
.
Sebbene non sia impossibile che Giuliano
abbia presentato una propria proposta per Lore-
to parallela a quella di Bramante cos come
avviene in San Pietro rimangono da spiegare il
silenzio di Vasari al riguardo e lassoluta diffe-
renza tra questo progetto e la facciata bramante-
sca, rappresentata sulla medaglia del 1509.
Rimangono infine da confrontare per via metri-
ca il progetto e ledificio esistente.
Analogo nella sua intelaiatura architettonica
ad alcuni dei citati fogli di Giuliano (U 277, 281
A), con minime variazioni plastiche e composi-
tive
43
, il progetto si differenzia da questi per
alcuni ritocchi e sostituzioni e per la presenza
nella zona dellattico di rilievi raffiguranti lAn-
nunciazione e la Nativit. Tali elementi condus-
sero Pommer a ipotizzare che il disegno fosse
stato riadattato in occasione della consultazione
leonina, e fosse originariamente riferibile a una
97
15. Giovan Antonio Dosio, pianta della
Santa Casa e dei piloni intorno a essa,
1571ca. (U 1772 A. Da F. Borsi,
C. Acidini, F. Mannu Pisani, G. Morolli
[a cura di], G.A. Dosio. Roma Antica e
I disegni di Architettura degli Uffizi,
Roma 1976).
chiesa dedicata alla Vergine: pi specificatamen-
te a Santa Maria di Loreto
44
. A tali elementi lo
storico aggiungeva la presenza di uno stemma
della Rovere, sospeso tra il binato a sinistra del
portale principale, ma bench questo sia indi-
scutibilmente roveresco, non n pontificio n
cardinalizio, e non presenta la suddivisione dello
sfondo mediante una croce di SantAndrea, pic-
cola variante che distingue lo stemma Basso
della Rovere da quello del ramo principale della
famiglia e rende quindi difficile lidentificazione
dellipotetico committente.
Anche Kathleen Weil Garris, seppure con
riserve, ritiene plausibile che questo disegno sia
da riferire a Santa Maria di Loreto. Conside-
rando il foglio come in scala 1:50 Weil Garris
nota che la larghezza della facciata disegnata si
discosta da quella reale (28 m) di soli 4 palmi
(0,88 m)
45
. Ma, pur rilevando la differenza tra le
proporzioni della facciata della medaglia bra-
mantesca e quelle del foglio sangallesco, non
confronta questultima con una sezione reale
della chiesa
46
. Sovrapponendo il progetto al
rilievo dellesistente e facendo coincidere gli
assi delle porte (ill. 16), in larghezza il disegno
si adatta quasi perfettamente, ma rimangono
scoperti in altezza due ampi settori di facciata;
la finestra nel secondo ordine inoltre si apre in
parte al di sotto della volta interna della navata
e in parte nel sottotetto.
Ingrandendo poi la scala del foglio rispetto al
rilievo, fino a far s che la facciata copra lintera
sezione (ill. 17), la finestra del secondo livello si
apre quasi completamente sul vuoto, si vengono
a formare due grandi ali di facciata al di l del
corpo della chiesa
47
, e le porte si aprono per 1/5
allinterno delle cappelle laterali. Se dunque le
dimensioni della facciata in larghezza potrebbe-
ro corrispondere, le proporzioni generali sono
differenti e mal si adattano alla sezione della
chiesa costruita. Sembra quindi possibile affer-
mare che questo progetto non sia stato ideato
per Santa Maria di Loreto.
In realt per giustificare la differenza tra le
proporzioni del disegno e quelle della medaglia
bramantesca, Weil Garris ipotizza una completa
sostituzione della parte superiore del foglio
48
.
Ma a unosservazione dal vero del disegno
tale sostituzione non sembra rilevabile: sembra
piuttosto che soltanto singole parti siano state
sostituite. In U 278 A sono infatti riscontrabili
complesse operazioni di collage (partendo dallal-
to): nel timpano stato incollato un foglietto
con un nuovo scudo pronto per un nuovo
emblema araldico; nel secondo livello una nuova
finestra a edicola si sovrappone a una finestra
molto meno importante con semplice cornice e
timpano, la cui imposta leggermente pi bassa;
nellattico sono stati sostituiti tutti e tre i riqua-
dri; nel primo livello frammenti di carta bianca





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ritagliati e incollati ad arte nelle lunette, con le
iscrizioni isttorie di sa(n) Lorenzo, sostituiscono
parti precedenti
49
. Le altre iscrizioni non
aggiungono nessuna informazione circa la desti-
nazione iniziale e finale di questo foglio
50
. Cade
cos lultimo argomento a favore dellipotesi che
il progetto sia originariamente riferibile a Lore-
to. Rimangono ancora aperte datazione e iden-
tificazione del soggetto di tale foglio. Unipote-
si interessante quella suggerita da Frommel a
Weil Garris: mettere in relazione tale progetto
con la facciata di Santa Cristina di Bolsena
51
.
98
I disegni di Lille e Monaco in relazione ai progetti
di Antonio da Sangallo
Scartata lipotesi che il progetto di Giuliano U
278 A sia stato pensato per Loreto, non si pu
tuttavia escludere che esso abbia influenzato
progetti successivi per la chiesa marchigiana.
Esistono quattro versioni di un disegno per
la facciata di Loreto, molto simili al disegno U
278 A: una conservata al Muse des Beaux-
Arts di Lille (ill. 18), una nelle collezioni stata-
li di Monaco (ill. 19), una nel taccuino di Ore-
ste Vannoccio Biringucci (Biblioteca comuna-
16. Disegno di Giuliano da Sangallo
(U 278 A; da F. Borsi, Bramante, Milano
1989) sovrapposto alla sezione reale della
chiesa di Santa Maria facendo
coincidere larghezza reale della chiesa
e larghezza della facciata di U 278 A.





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le di Siena), unultima di Giorgio Vasari il
Giovane ora agli Uffizi
52
. Non chiaro quale
sia loriginale tra le quattro versioni: certa-
mente non quella di Biringucci n quella di
Vasari il Giovane, entrambe tarde. Pur se la
loro attribuzione contrastante, sono i due
fogli di Monaco e Lille a contendersi, o forse
condividere, loriginalit.
In tutti i casi la facciata, con variazioni nella
definizione delle varie parti, articolata da un
ordine binato su due livelli con attico interpo-
sto, ed decorata da rilievi e sculture nelle
lunette
53
. Lidentificazione di una idea per il
fronte della basilica lauretana si basa, in questo
caso, sulla presenza nei rilievi dellattico della
storia della traslazione della Santa Casa, e prin-
cipalmente sulle iscrizioni in cui ritorna il nome
della chiesa
54
.
Il disegno di Lille, Pluchart 752, fa parte del
cosiddetto taccuino di Michelangelo. Compo-
sto da 84 fogli, esso per lo pi attribuito a Raf-
faello da Montelupo
55
, bench alcuni disegni
siano considerati di mano diversa. Questi dise-
gni, circa una decina tra cui quello in questione,
99
17. Disegno di Giuliano da Sangallo
(U 278 A; da Borsi, Bramante, cit.)
sovrapposto alla sezione reale della chiesa
di Santa Maria facendo in modo che
la facciata disegnata copra tutta la sezione.





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sono stati attribuiti da Geymller, Chtelet e
Nesselrath a Sebastiano da Sangallo detto Ari-
stotile. Secondo Ghisetti Giavarina sarebbero
invece di Tommaso Boscoli, sulla base della cal-
ligrafia delle didascalie che lo studioso pensa di
riconoscere anche in alcuni disegni di Monaco e
in molti disegni degli Uffizi attribuiti preceden-
temente ad Aristotile
56
. Cos anche il disegno di
Monaco stato variamente attribuito ad Aristo-
tile da Sangallo e a Tommaso Boscoli
57
.
Entrambi gli autori luno pittore ma anche
presente in molti cantieri di suo cugino Antonio
il Giovane, laltro scultore-appaltatore legato
prima ad Antonio il Vecchio, poi ad Antonio il
Giovane avrebbero avuto eguali possibilit di
100
accedere ai disegni di Giuliano da Sangallo, pas-
sati dopo la sua morte alla bottega
58
. Ma nono-
stante i due disegni in questione presentino
varie affinit con i disegni di Giuliano in par-
ticolare per la commistione di architettura e
scultura , in essi si rilevano anche sostanziali
differenze.
Il taccuino di Lille stato classificato da Nes-
selrath come raccolta di copie, poi divenuta tac-
cuino-trattato
59
. Certo non un taccuino che
contiene progetti originali, ed difficile pensare
che il suo autore, copiando un disegno di Giu-
liano, vi abbia apportato variazioni progettuali
60
.
Il disegnatore sta guardando un progetto suc-
cessivo, ispirato a quello di Giuliano? Tentare di
inserire i due disegni nella successione delle
proposte per la facciata di Loreto pu forse aiu-
tare a comprendere il loro ruolo e una loro pos-
sibile datazione.
Confrontando le facciate di Lille e Monaco
con la medaglia bramantesca del 1509, si nota la
presenza costante di un oculo, assente in U 278
A (ill. 16). Questo particolare venne effettiva-
mente realizzato tra il 1509, terminus post quem
per i due disegni, e il 1539, terminus ante quem.
A tale data era infatti stato approvato e si anda-
va realizzando un altro progetto, come si pu
dedurre dal disegno di Francisco de Hollanda
(ill. 20), in cui risulta gi posta in opera una
porta ionica, molto simile a quella prevista nel
progetto di facciata U 925 A (ill. 21) di Antonio
il Giovane
61
.
Bench non si trovino riferimenti a nuove
proposte per la facciata di Loreto dopo la meda-
glia e prima dei progetti di Antonio il Giovane,
possibile che in questo arco di tempo siano
state proposte varianti di cui non siamo a cono-
scenza. possibile, ad esempio, che nellaprile
1513 poco dopo lascesa al soglio pontificio di
Leone X, quando il modello della Santa Casa
viene mandato a Roma per essere approvato dal
papa anche i progetti per palazzo e facciata
siano stati sottoposti a revisione
62
.
La facciata di Bramante, spoglia e senza ordi-
ni, potrebbe non avere incontrato il gusto del
nuovo pontefice, e Andrea Sansovino, divenuto
architetto della fabbrica, potrebbe avere propo-
sto un nuovo progetto, poi copiato nei disegni di
Monaco e di Lille e in seguito accantonato
63
.
Tale proposta potrebbe collocarsi tra il 1513,
quando Contucci viene nominato architetto
della fabbrica, e il 1518, quando la fabbrica di
palazzo e chiesa vengono affidate a Cristoforo
Resse da Imola. In tale frattempo Sansovino pu
assentarsi da Loreto per quattro mesi lanno, e
pu facilmente mettersi al corrente delle propo-
ste per la facciata di San Lorenzo. Lesistenza dei
due disegni, una pianta e un alzato della tribuna
(U 926, 141 A), copiati da Riniero Nerucci da
Pisa da originali di Sansovino e datati da Eiche
18. Tommaso Boscoli/Aristotile da Sangallo,
facciata per Santa Maria di Loreto
(Lille, Muse Wicar, Pluchart 773-752.
Da Borsi, Bramante, cit.).
19. Tommaso Boscoli/Aristotile da Sangallo,
facciata per Santa Maria di Loreto
(Mnchen, Staatliche Graphische Sammlung,
n. 33257. Da Borsi, Bramante, cit.).





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intorno al 1525, rende lecito supporre che altri
fogli sansoviniani siano stati copiati dagli auto-
ri dei fogli di Lille e Monaco. Ma il ruolo di
Andrea Sansovino architetto non ancora suf-
ficientemente chiaro, e lipotesi non suppor-
tata da nessun altro elemento. necessario
quindi chiedersi se questi disegni possano tro-
vare unaltra collocazione.
A questo scopo utile mettere a confronto
tutte le proposte per la facciata ricavabili dalle
piante di Antonio il Giovane (U 921, 922, 925
A), e infine larticolazione in pianta della faccia-
ta del disegno conservato allospedale di San
Giacomo degli Incurabili
64
.
I disegni di Antonio il Giovane per la facciata
Bramante, secondo Bruschi, non utilizza un
ordine in facciata perch non vuole proseguire
il dorico della piazza su di una fronte di chiesa
dedicata alla Vergine
65
. Al contrario la presen-
za dellordine dorico non sembra essere un
ostacolo per Antonio il Giovane, e cos nel
primo disegno della serie lauretana (U 921 A,
1526 circa) presente un ordine dorico gigan-
te di quattro colonne libere. Anche in questa
proposta si intravedono echi del concorso fio-
rentino per San Lorenzo, in particolare della
proposta raffaellesca: la facciata non infatti
una lastra applicata, ma presenta un profondo
nartece (ill. 3). Questa soluzione, che permet-
te al percorso porticato della piazza di prose-
guire anche lungo il lato occupato dal frons
ecclesiae, evidentemente una risposta a una
precisa esigenza del santuario, perch il mede-
simo problema viene affrontato pure in U 922
A con diversa soluzione (ill. 76): qui un per-
101
corso coperto che dal palazzo conduce fino alla
chiesa viene guadagnato chiudendo lo spazio
che la separa dal campanile, e aprendo una
porta nella prima cappella
66
. A questa esigenza
planimetrica corrisponde in alzato una soluzio-
ne di raccordo tra facciata della chiesa e palaz-
zo apostolico. In U 921 A tale raccordo viene
risolto piegando il pilastro e proponendo una
arcata che si innesta in facciata con una semi-
lesena dello stesso ordine del portico del palaz-
zo apostolico. In U 922 A (ill. 22) Antonio pro-
pone invece una superficie pi neutra, che in
alzato corrisponde con ogni probabilit a ci
che disegna in U 925 A: un muro su cui conti-
nuano le modanature della trabeazione dellor-
dine minore e maggiore.
Seguendo la successione proposta da Sabine
Eiche, il secondo disegno della serie (U 922 A,
1526-31) presenta un binato di colonne libere,
che ripropone il ritmo e larticolazione di U 278
A, riproposti anche nei disegni di Lille e Mona-
co. Nel saggio sulle chiese di Antonio il Giova-
ne Tafuri mostra come larchitetto, dopo lespe-
rienza di SantEgidio in Cellere, nelle varie pro-
poste per facciate diffidi dellordine gigante e
faccia piuttosto ricorso a pi livelli di ordini
sovrapposti. Mentre negli anni venti sembra
spesso tentato dallusare lordine colossale.
Loreto esemplare di tale indecisione nei con-
fronti dellordine gigante, e il foglio U 922 A
pu essere interpretato come un ripensamento
rispetto allaudacia progettuale di U 921 A.
Tale seconda soluzione (U 922 A) presenta
inoltre dei problemi di corrispondenza con il
ritmo della piazza: guardando il lato della piaz-
za opposto alla facciata in U 921 A poco defi-
20. Francisco de Hollanda, veduta della
facciata di Santa Maria di Loreto da ovest,
1539 (Madrid, Biblioteca del Monasterio
de El Escorial, Codex Escurialensis. Da
Borsi, Bramante, cit.).





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nito e risolto con lesedra, forse bramantesca
al ritmo a-b-a-C-a-b-a della facciata della chie-
sa corrisponde un ritmo del tutto sfalsato, dove
la travata ritmica riflessa soltanto nella cam-
pata centrale e perde ogni corrispondenza in
quelle laterali.
Una soluzione a tale disomogeneit viene
studiata in U 924 A (77a), dove compaiono
grandi binati di colonne. Ma alla fine sembra
che il ritmo binato venga del tutto abbandona-
to
67
. Infatti nel foglio U 925 A, che sembra esse-
re lultimo atto del processo progettuale, non
ritorna tale soluzione e Antonio ripropone lor-
dine colossale di colonne questa volta non del
tutto libere, che configurano una travata ritmi-
ca: torna la soluzione albertiano-bramantesca
dellintersezione di un arco trionfale con un
pronao di tempio quale soluzione di una faccia-
ta di chiesa cristiana monumentale.
possibile trovare una collocazione per il
progetto rappresentato nei disegni di Lille e
Monaco allinterno di questa successione? Ten-
tando di immaginare la pianta di tale facciata, si
pu notare che questa si avvicina molto a quella
rappresentata in U 922 A. Tale somiglianza pu
quindi suggerire lipotesi che Aristotile o chi per
lui (comunque un frequentatore della cerchia
sangallesca) stia riproducendo un foglio di
Antonio, andato perduto, nel quale il fiorentino
doveva aver disegnato lalzato di U 922 A.
102
A sfavore di questa ipotesi, importante
notare come in genere nei disegni di Antonio il
Giovane prevalga linteresse per larchitettura
sullornamento, diversamente da quanto avviene
nei disegni di Monaco e Lille. Questo per non
implica che le sue facciate non prevedessero
quellintersezione di architettura e scultura che
lo zio Giuliano aveva proposto per il concorso
relativo a San Lorenzo: e anche sulla facciata di
San Giovanni dei Fiorentini, com noto, erano
previsti rilievi scultorei
68
. Cos come non gli
estraneo il motivo del binato molto ravvicinato,
rappresentato nei disegni di Lille e Monaco, che
non lascia spazio per nicchie tra le colonne. Pur
non essendo un motivo tra i pi ricorrenti della
sua produzione, presente nel foglio U 174 A
per Santa Maria di Loreto a Roma (1522), di
mano per lappunto di suo cugino Aristotile;
sempre che non si tratti di una semplificazione
del disegnatore
69
.
Partendo dalla datazione proposta da Sabine
Eiche per il foglio U 922 A larco di tempo
(1526-31) entro il quale datare il progetto si
allarga cos a fino al 1535
70
. Quasi certamente
nel 1533 non stato ancora approvato un pro-
getto definitivo per la facciata, dal momento che
nellottobre 1533, quando si mette in opera lor-
dine in pietra del portico del palazzo Apostolico,
non esiste ancora una soluzione per la prima
campata quella di raccordo con la facciata
che viene lasciata incompiuta
71
. Si potrebbe pen-
sare che il disegno originale, da cui sono stati
copiati i fogli di Lille e Monaco, sia quindi da
datare tra il 1533 e il 1534, e che il progetto suc-
cessivo (U 925 A) sia posteriore al 1534 ma pre-
cedente al 1535, anno in cui Antonio, finito di
mettere in opera il rivestimento marmoreo,
lascer il cantiere nelle mani di Riniero Neruc-
cio da Pisa
72
.
Se il disegno conservato nel fondo dellOspe-
dale degli Incurabili (ill. 11) conclude le propo-
ste di Antonio per la questione dei piloni, non
chiude in assoluto il suo percorso progettuale
lauretano. Nel foglio romano, attribuibile per
quanto riguarda lesecuzione allo studio di
Antonio, la chiesa presenta una facciata che con-
tiene elementi derivanti da U 921 A ma anche
gi in nuce il progetto definitivo. Come U 921
A, anche in questo foglio propone una facciata a
nartece, e la medesima soluzione di raccordo tra
basilica e palazzo Apostolico. Torna anche lor-
dine gigante, bench in questo caso si tratti di
semicolonne. Ma ci che interessante, e testi-
monia ancora una volta del colloquio tra gli arti-
sti, la presenza di un ordine minore nelle due
campate esterne: una soluzione che rimanda al
progetto di Raffaello per la facciata di San
Lorenzo, rappresentato, forse da Aristotile, in U
2048 A
73
. Il riapparire della facciata a nartece,
presente nella prima proposta per il prospetto
21. Antonio da Sangallo il Giovane, studio
per la facciata di Santa Maria di Loreto
(U 925 A. Da Frommel, Adams [a cura
di], The Architectural Drawings, cit.).





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di Loreto (U 921 A), ma scartata nel progetto
successivo (U 922 A) (ill. 22), sembra riflettere
unulteriore indecisione di Antonio, forse
dovuta anche a esigenze funzionali, disponibi-
lit finanziarie e intenzioni della committenza.
Non chiaro se in quello che si pu ritenere il
progetto definitivo (U 925 A) tale soluzione sia
abbandonata
74
: la messa in opera del portale
ionico sulla facciata, testimoniata dal disegno
di Hollanda, non in contraddizione con lipo-
tesi che si prevedesse una facciata a nartece
articolata nello spazio come quella di SantAn-
drea a Mantova, dove appunto il portale scolpi-
to si trova in una collocazione analoga.
In virt della messa in opera di un portale del
tutto simile a quello in U 925 A possibile ipo-
103
23. Antonio da Sangallo il Giovane, studio
del lato breve del palazzo Apostolico sulla
piazza di Loreto opposto alla facciata della
chiesa (U 924 A. Da Frommel, Adams
[a cura di], The Architectural
Drawings, cit.).
22. Antonio da Sangallo il Giovane, pianta
della piazza del palazzo Apostolico di Loreto
con parte della basilica (U 922 A. Da
Frommel, Adams [a cura di], The
Architectural Drawings, cit.).
tizzare che tale foglio rappresenti in nuce lulti-
mo progetto di Sangallo per la chiesa. Qui infat-
ti proprio una porta ionica a essere la protago-
nista principale. Un ordine gigante articola il
fronte secondo un ritmo a-B-a e sorregge un
enorme timpano triangolare
75
. Le aperture late-
rali sono articolate da un ordine minore la cui
trabeazione riprende le tre fasce del portale
ionico, e continua, astratto, sui muri di raccordo
tra chiesa e palazzo. probabile che a partire da
questo foglio sia stato sviluppato in seguito un
disegno esecutivo, di cui il foglio U 948 A di
mano del Cordini poi copiato da Neruccio da
Pisa in U 710 A
76
un dettaglio. Tale disegno
rappresenta in tutti i suoi particolari la porta
ionica, e Antonio vi scrive indicazioni preziose
che unite a quelle fornite da U 925 A danno la
chiave per comprendere il disegno generale di
tutto il fronte nord della piazza. In alto a sini-
stra, allaltezza della cornice della porta, trovia-
mo liscrizione questo sie al piano del corncio-
ne delle loggie
77
.
Tornando a guardare il foglio U 925 A tale
iscrizione diventa chiarissima: come tra atrio e
cortile in palazzo Farnese, Antonio sta tentando
di dare unit a tutto il complesso mediante la
continuit delle modanature orizzontali.
Non noto se Antonio lasciasse altri
modelli lignei oltre a quello nuovo per le logge
del palazzo del 1526, per esempio nessun docu-
mento menziona un modello per la facciata
78
;
certo che se anche lo fece, a nulla valsero i
suoi espedienti per costruire contro il tempo
79
.
Nonostante la posa in opera della porta ionica,
elemento regolatore del complesso meccani-
smo della facciata e della sua relazione con il
resto del complesso, la sua proposta non verr
attuata, e alla fine degli anni Settanta Giovanni
Boccalino da Carpi trasferir il portale sul
fronte meridionale del palazzo Apostolico e
inizier a elevare una fronte ben diversa per la
chiesa. Con il 1535 pu considerarsi chiusa le-
poca iniziale della lunga vicenda progettuale
della basilica.
Il presente lavoro una rielaborazione
di un capitolo della mia tesi di dottora-
to: Santa Maria di Loreto 1469-1535. Da
baluardo simbolico a cappella pontificalis,
relatore prof. Howard Burns, Diparti-
mento di Storia dellArchitettura, Istitu-
to Universitario di Architettura di Vene-
zia, discussa nel novembre 2002. La mia
gratitudine va a Howard Burns per aver-
mi indicato la via, assecondato con
pazienza e illuminato nei nostri incon-
tri, e a Manuela Morresi per avermi
incoraggiato, per la sua generosit nel
rileggere e correggere la tesi e per i
molti suggerimenti. Vorrei inoltre rin-
graziare Anna Bedon che mi ha seguita
fin dai primi passi, gli amici Vitale Zan-
chettin e Maddalena Scimemi per aver
segnalato e discusso con entusiasmo
disegni e libri; Fabrizio Tonelli per la
sua insolita pazienza e per le mille indi-
cazioni e discussioni preziose. E ancora,
per svariate ragioni, Orietta Lanzarini,
Fulvio Lenzo, Paola Modesti, Francesco
Benelli, Elena Svalduz, Roberta Marti-
nis. Ai miei genitori Antonio e Lindsay
e ai miei fratelli Peter e Isobel dedico
questo lavoro.
1. Per le vicende quattrocentesche cfr. A.
Bruschi, F. Grimaldi, voce Loreto, in Dic-
tionary of Art, a cura di J. Turner, XIX,
New York 1996, pp. 685-689. P. Gia-
nuizzi, La chiesa di Santa Maria di Loreto,
in La Rassegna Italiana, IV, 15 settem-
bre, 1884; A. Bruschi, Bramante architet-
to, Bari 1969; Id., Loreto: citt santuario e
cantiere artistico, in Loreto crocevia, Brescia
1997, pp. 441-470; S. Eiche, Loreto, in
C.L. Frommel, N. Adams (a cura di), The
Architectural Drawings of Antonio da San-
gallo the Younger and his Circle, I-II, New
York-Cambridge (Mass.) 1994, II, pp.
59-61. Oppure per i documenti cfr. P.
Gianuizzi, Documenti inediti sulla basilica
lauretana, in Archivio Storico dellAr-
te, 1888, pp. 273-276 (I); pp. 321-327
(II); pp. 364-69 (III); pp. 415-426 (IV);
pp. 451-453 (V), e le fondamentali rac-
colte di F. Grimaldi, La chiesa di Santa
Maria di Loreto nei documenti dei secoli
XII-XV, Ancona 1984; Id., La basilica
della Santa Casa di Loreto, Ancona 1986;
F. Grimaldi, K. Sordi (a cura di), La villa
di Santa Maria di Loreto: strutture socio-
religiose, sviluppo edilizio nei secoli XIV-XV:
Documenti, Ancona 1990. M. Leopardi,
Annali della citt di Recanati, di Loreto e
Porto Recanati, Recanati 1994 (ristampa
delledizione: I-II, Varese 1945).
2. Vedi per il racconto agiografico G.
Tolomei (detto il Teramano), Translatio
miraculosa Ecclesie beate Marie Virginis de
Loreto (1468c), in Grimaldi, La chiesa,
cit. [cfr. nota 1], pp. 155-158, N. Housley,
Holy Land or Holy Lands? Palestine and the
Catholic West in the late middle ages and
Renaissance, in The Holy Land, Holy Lands
and Christian History, Summer Meeting
(Warwick, 1998) e Winter Meeting
(London, 1999) della Ecclesiastical





15|2003 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
Historical Society, a cura di R.N. Swan-
son, London 2000 (Studies in Church
History, 36), pp. 80-117. Cfr. anche A.
Dupront, Il sacro. Crociate e pellegrini: lin-
guaggi e immagini, Torino 1993.
3. Vedi Bruschi, Loreto, cit. [cfr. nota
1], pp. 458-59.
4. Gianuizzi, La chiesa, cit. [cfr. nota 1];
Grimaldi, La basilica, cit. [cfr. nota 1];
Bruschi, Bramante, cit. [cfr. nota 1]; Id.,
Loreto, cit. [cfr. nota 1]; K. Weil Garris
Posner, Cloister Court and City Square, in
Gesta, XII, 1973, pp. 123-132, e Ead.,
Alcuni progetti per piazze e facciate di Bra-
mante e di Antonio da Sangallo il Giovane a
Loreto, in Studi Bramanteschi, Roma 1974,
pp. 313-338; Bench pi incentrato sulla
scultura cfr. anche Ead., The Santa Casa di
Loreto. Problems in Cinquecento Sculpture,
New York 1977; M.C. Marzoni, Il palaz-
zo Apostolico di Loreto, in QUISA, 23,
1994, pp. 39-60. Marzoni conclude che
solo le prime otto campate, senza portico
vengono costruite secondo il progetto di
Bramante: tutto ci che si costruisce
dopo il 1521, e ancora pi dopo il 1526,
presenta infatti particolarit costruttive e
piccole variazioni che sono da attribuire
ad Antonio da Sangallo, in deroga al pro-
getto bramantesco.
5. A. Venturi, Gian Cristoforo Romano, in
Archivio Storico dellArte, I, 1888, pp.
49-59, 107-18, 148-58. Vedi anche C.M.
Brown, Gleanings from the Gonzaga Docu-
ments in Mantova: Gian Cristoforo Romano
and Andrea Mantegna, in Mitteilungen
des Kusthistorischen Institutes in Flo-
renz, 17, 1973; H. Gnther, Gian Cri-
stoforo studia larchitettura antica, in P.
Carpeggiani, L. Patetta (a cura di), Il dise-
gno di architettura, Milano 1989, p. 137.
6. Se per la scultura il contributo di San-
sovino stato analizzato in dettaglio da
Weil Garris, gli sviluppi del cantiere
architettonico (1513-17 e 1523-25) sotto
la sua conduzione sono tuttora poco
definiti, nonostante le pubblicazioni di P.
Pirri, Andrea Sansovino a Loreto, in La
Civilt Cattolica, 82, IV, 1931, pp. 415-
429; III, 1932, pp. 223-236, e G.H. Hun-
tley, Andrea Sansovino, Cambridge
(Mass.) 1970 [I ed. 1935]. Dal 1518
Cristoforo Resse da Imola a essere defi-
nito architetto della fabbrica, ma dopo la
sua morte nel 1522, sembra che Sansovi-
no riguadagnasse il suo posto, per poi
perderlo nuovamente nel 1525. Vedi la
lettera del 24 dicembre 1523 di Giuliano
Ridolfi da Capua, protettore di Loreto
(ivi, pp. 120-121).
7. G. Giovannoni, Antonio da Sangallo il
Giovane, Roma 1959, pp. 187-198 e ad
Indicem; Bruschi, Loreto, cit. [cfr. nota
1]; A. Bruschi, Cordini, Antonio, in Dizio-
nario Biografico degli Italiani, 29, Roma
1983, pp. 3-23; Weil Garris Posner, Cloi-
ster Courts, cit. [cfr. nota 4], e Ead.,
Alcuni progetti, cit. [cfr. nota 4]; Eiche,
Loreto, cit. [cfr. nota 1], pp. 59-61, e sche-
de dei disegni U 139, 141, 710, 921, 922,
924, 925, 926, 927, 948, 1036, 1056,
1379, 1380 A.
8. La medaglia attribuita a Pier Maria
Serbaldi (G.F. Hill, A corpus of Italian
Renaissance Medals before Cellini, London
1933, n. 868) o a Giancristoforo C.
Romano (R. Weiss, The Medals of Pope
Julius II, in Journal of the Warburg &
Courtauld Institutes, XXVIII, 1965);
Bruschi (Bramante, cit. [cfr. nota 1], p.
973) la attribuisce a Giancristofro Roma-
no. Liscrizione della medaglia recita
TEMPLVM VIRG LAVRETI
MDVIIII.
9. Roma, Archivio di Stato (dora in poi
ASR), Fondo Osp. Incurabili, cart. n. 1505,
Loreto, basilica e palazzo apostolico. Ringra-
zio Vitale Zanchettin per aver portato
alla mia attenzione questo disegno.
10. Recanati, Archivio Comunale, 89,
Annales, c. 93 (18 dicembre 1515): Quia
fuit relatum fabricam Santae Marie Lau-
retane fecisse mutationem in una alia
columna prope organum. Super tertia.
Mittantur cives ad gubernatorem hor-
tando eum ut provideat quod demoliatur
cuppula ut evitetur periculum aliter
communitas, in Grimaldi, La basilica,
cit. [cfr. nota 1], p. 222.
11. Loreto, Archivio Segreto della Santa
Casa (da ora in poi ASSC), Instromenti, 3,
c. 145r, pubblicato in appendice in Hun-
tley, Andrea Sansovino, cit. [cfr. nota 6],
pp. 114-115.
12. Si afferma (Gianuizzi, La chiesa, cit.
[cfr. nota 1]) che nel 1514 Andrea Sanso-
vino aveva realizzato gi un muro nella
parte orientale della chiesa. Huntley
crede che i due disegni siano da colloca-
re intorno al 1514, ma afferma anche che
la cupola non era ancora costruita dal
momento che non si era ancora sicuri
della stabilit dei pilastri. Huntley,
Andrea Sansovino, cit. [cfr. nota 6], p. 89.
13. ASSC, Instromenti, 3, c. 162 (pubbli-
cato in Pirri, Andrea Sansovino, cit. [cfr.
nota 6], pp. 425-428; Grimaldi, La basili-
ca, cit. [cfr. nota 1], p. 224). Il 5 marzo
1517 nei conti della Santa Casa si regi-
stra lacquisto di varie leccornie per
accogliere i visitatori, che sembra restino
almeno fino alla fine del mese. Vedi Gio-
vannoni, Antonio..., cit., [cfr. nota 7], p.
188. Cfr. anche Marzoni, Il palazzo Apo-
stolico..., cit. [cfr. nota 4], pp. 40-41.
14. Vedi Pirri, Andrea Sansovino, cit.
[cfr. nota 6], p. 422. Marzoni segnala che
il 2 maggio 1518 viene fatto un elenco
degli strumenti consegnati da Sansovino
al Resse. Cfr. ASSC, Libro mastro B, c. 42,
cit. in Marzoni, Il palazzo Apostolico..., cit.
[cfr. nota 4], p. 42 e p. 52. A causa di
diversi attacchi turchi alle coste marchi-
giane dal 1518 al 1522 ci si concentra
sulla costruzione delle mura, trascurando
in parte la fabbrica della chiesa.
15. La nota critica al lavoro di Sansovino
per il palazzo Apostolico registrata sul
foglio U 921 A: Santa Maria in la
Marca, cio lo palazzo inanzi alla chiesa,
principiato per Bramante, guidato male
per lo Sansovino bisogna corregierlo.
16. Nel 1531 si fanno le fondazioni per
mettere in opera il rivestimento. Nei
fogli U 1380 A e 1379 A si calcolano i
metri cubi da pagare agli operai, e si
mostrano i piloni identici a quelli quat-
trocenteschi, quindi i lavori su di essi non
ancora iniziati. Cfr. N. Alfieri et al., Con-
tributi archeologici per la storia della Santa
Casa di Loreto, in Studia Picena, 35,
1967, pp. 64-128.
17. Eiche, Loreto, cit. [cfr. nota 1], pp.
183-184. Per le datazioni, salvo qualche
eccezione, rimando a quelle proposte ivi.
18. Il piccolo foglio U 1056 A, di mano
di Giovan Battista, (cfr. ivi, p. 199) si pu
dire contemporaneo al foglio U 921 A.
Infatti qui viene studiata la soluzione
proposta in U 921 A nel pilone in alto a
sinistra, e si tenta di non occludere la
vista della Santa Casa dalla navata calco-
landone lingombro una volta montato il
rivestimento marmoreo. Accenni al
ruolo di Battista a Loreto in Pirri, Andrea
Sansovino, cit. [cfr. nota 6], e Marzoni,
Il palazzo Apostolico..., cit. [cfr. nota 4].
Pi in generale vedi P.N. Pagliara, Cordi-
ni, Giovanni Battista (detto il Gobbo), in
Dizionario Biografico degli Italiani, 29,
Roma 1983, pp. 23-28.
19. C.L. Frommel, Introduction, in Antonio
da Sangallo The Younger and the Practice of
Architecture in the Renaissance, in From-
mel, Adams (a cura di), The Architectural
Drawings, cit. [cfr. nota 1], pp. 1-22.
20. G. Satzinger, Antonio da Sangallo der
ltere und die Madonna di San Biagio bei
Montepulciano, Tbingen 1991, pp. 146-
148. Per Antonio il Vecchio vedi anche
A. Bruschi, Antonio Giamberti, in Dizio-
nario Biografico degli Italiani, 54, Roma
2000, pp. 273-287; M. Cozzi, Antonio da
Sangallo il Vecchio e larchitettura del Cin-
quecento in Valdichiana, Genova 1992.
Tra il 1502 e il 1503 Antonio da Sangal-
lo il Vecchio aveva gi affrontato impre-
se quali quelle di rafforzamenti di piloni
di una chiesa, bench di dimensioni ben
pi piccole, a Santa Maria delle Lacrime
ad Arezzo.
21. Sovrapponendo alla stessa scala i due
disegni si pu infatti rilevare una perfet-
ta coincidenza.
22. H. Wurm, Baldassarre Peruzzi: Archi-
tekturzeichnungen, Tbingen 1984, p.
289. U 471 Ar (Torre e crociera, Lore-
to?); H. Wurm, I disegni di architettura del
Peruzzi. Un contributo alla loro cronologia,
in M. Fagiolo e M.L. Madonna (a cura
di), Baldassarre Peruzzi: pittura, scena e
architettura nel Cinquecento, Roma 1987,
pp. 721-746. Per la datazione, si pu
ricordare che dopo aver passato vari anni
pi a Siena che a Roma, tra il 1527 e il
1531, Peruzzi alla fine del 1531 di
nuovo stabilmente a Roma: la sua propo-
sta potrebbe quindi collocarsi alternati-
vamente appena prima del 1527 o appe-
na dopo il 1531. La pianta della torre in
alto a destra ricorda le torri del modello
sangallesco per San Pietro. Per lidentifi-
cazione della torre come per San Pietro
vedi i disegni del modello di Anonimo
conservati a Berlino. Cfr. schede di C.
Thoenes, pp. 648-650, e il saggio intro-
duttivo San Pietro 1534-1546. I progetti di
Antonio da Sangallo il Giovane per il papa
Paolo III, in H. Millon (a cura di), Rina-
scimento da Brunelleschi a Michelangelo,
Milano 1994, pp. 635-650.
23. Quella dellinterferenza tra le diverse
attivit che possono avvenire contempo-
raneamente allinterno di una chiesa
una questione che premeva e che veniva
discussa durante la progettazione di una
chiesa. Vedi lettera di Leon Battista
Alberti a Ludovico Gonzaga a proposito
di SantAndrea a Mantova, 23 settembre
1470, in Leon Battista Alberti, Opere vol-
gari, a cura di C. Grayson, I-III, Bari
1960-1973, III, p. 295. E anche la lettera
di Giovanni Aldobrandini a Ludovico
Gonzaga a proposito dellAnnunziata a
Firenze, 23 marzo 1471: per quanto
posso con mio debole ingiegno com-
prendere, veramente cognosco, seguitan-
do questo edificio [sc. lAnnunziata a
Firenze]) secondo quello che principia-
to, non potersi in alcun modo al culto
divino, come ordinato, ben esercitare
perch [] che in tucto impediranno la
messa a dicte cappelle, e quelli che
andranno alla messa a dicte cappelle
daranno grande sturbamento al coro.
Ancora oltre a tale impedimento non
cosa conveniente che le secolari donne
con la presentia loro ai frati si propinque,
et quasi con loro rinchiuse habbiano a
dare loro alcuna turbatione (cit. in B.L.
Brown, The Tribuna of the SS. Annunzia-
ta in Florence [Northwestern University,
1978], Ann Arbor 1989, doc. 44).
24. Cfr. C. Jobst, Die Planungen Antonios
da Sangallo des Jngeren fur die Kirche S.
Maria di Loreto in Rom, Worms 1992, e
C. Jobst, Santa Maria di Loreto a Roma,
opera di Antonio da Sangallo il Giovane.
Lorigine e sviluppo del tipo di pianta centri-
ca in un perimetro quadrato, in G. Spagne-
si (a cura di), Antonio da Sangallo il Giova-
ne: la vita e lopera, Roma 1986.
25. Per lalzato si potrebbe anche imma-
ginare un prospetto interno allottagono
che ricordi U 107 Ar. Vedi Wurm, Bal-
dassarre Peruzzicit. [cfr. nota 22].
26. A. Bruschi, Baldassarre Peruzzi in San
Pietro attraverso i suoi disegni, in Carpeg-
giani, Patetta (a cura di), Il disegno cit.
[cfr. nota 5], pp. 181-189; C.L. Frommel,
Baldassarre pittore ed architetto, in Fagiolo,
Madonna (a cura di), Baldassarre Peruz-
zi, cit. [cfr. nota 22], pp. 21-46.
27. Sventrando le sagrestie vengono
infatti a mancare un appoggio e una via
di scarico essenziale delle forze oblique.
Il tamburo e le sagrestie, al livello del
sottotetto, sono uniti da archi diagonali e
contraffortati da archi rovesci.
28. Un colloquio tra Sangallo e Peruzzi
viene ipotizzato gi a partire dal concorso
per San Giovanni dei Fiorentini, in cui,
nel foglio U 1292 A attribuito ad Antonio,
una delle soluzioni per la cappella maggio-
re prevede un perimetro esagonale. Cfr.
M. Tafuri, Ricerca del Rinascimento. Principi,
citt, architetti, Torino 1992, p. 164.
29. Come lascerebbe anche supporre la
scala molto grande del disegno.
30. ASR, Fondo Osp. Incurabili, cart. n.
1505, Loreto, basilica e palazzo apostolico.
Dimensioni: 44,557 cm, penna e acque-
rello. Per il disegno di Aristotile conser-
vato nello stesso fondo vedi G. Spagnesi,
Alcuni inediti dello studio di Antonio da
Sangallo il Giovane, in Spagnesi (a cura
di) Antonio da Sangallo il Giovanecit.
[cfr. nota 24], pp. 137-143, in part. p.
140-141. Il disegno viene citato anche da
Satzinger, Antonio da Sangallo, cit. [cfr.
nota 20], p. 147.
31. Di natura eterogenea, tale fondo rac-
coglie disegni di diversi periodi. Bench
vi appartengano vari disegni dello studio
104





15|2003 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
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sangallesco e anche un disegno di Aristo-
tile da Sangallo, non si pu attribuire con
certezza questo disegno, vi una sola
iscrizione sul verso, che sembra di mano
pi tarda: Propter coiunctionis Martini
(sic) et Veneris.
32. Questo confronto con la pianta sette-
centesca farebbe pensare che per Satzin-
ger si tratti di una delle ultime proposte
di Antonio il Giovane, in contrasto con
la datazione del foglio da lui suggerita.
33. Francisco de Hollanda, 1539
(Madrid, Biblioteca del Monasterio de El
Escorial, Codex Escurialensis), pubblicato
in K. Weil Garris Posner, The Santa Casa
di Loreto. Problems in Cinquecento Sculptu-
re, New York 1977. Lottagono diventa-
to un decagono, e non chiaro cosa si
intravveda attraverso gli archi, se le cap-
pelle o gli archi a tutto sesto inseriti nella
prima arcata della navata.
34. G. Ferri, La Santa Casa di Nazareth e
la citt di Loreto descritte storicamente e
disegnate da Gaetano Ferri, Macerata
1853.
35. C. Agostinelli, Sacconi architetto della
Santa Casa di Loreto. I grandi restauri:
1860-1930, in Giuseppe Sacconi (1854-
1905). Architetto montaltese tra Marche e
Roma, Montalto 2000, pp. 41-55; G.
Cruciani Fabozzi, Lattivit di Giuseppe
Sacconi (1854-1905) e il cantiere della Basi-
lica di Loreto, in Ananke, settembre
1993, pp. 78-87.
36. Conservati a Berlino nella Kunstbi-
bliothek, Hdz 4151, f. 108r e v. Questi ci
mostrano il recto la Santa Casa e le sue
modanature e il verso le modanature dei
vari archi inseriti da Antonio iscrizioni
del f. 108v: cornice grande/archi meza-
ni/archi picoli/pilastro sotto li archi.
Ringrazio la professoressa Anna Bedon
per avermi segnalato questi disegni.
37. Vedi lU 1772 A, scheda in G. Morol-
li, I progetti di Architettura, in F. Borsi, C.
Acidini, F. Mannu Pisani, G. Morolli (a
cura di), G.A. Dosio. Roma Antica e i dise-
gni di architettura degli Uffizi, Roma
1976, pp. 268-272.
38. Cfr. Eiche, Loreto, cit. [cfr. nota 1],
pp.108-109.
39. Cfr. Spagnesi, Alcuni inediti, cit.
[cfr. nota 30], p. 138-139.
40. Il Marchini riferisce i disegni U 276,
277, 279, 280, 281 A a San Lorenzo, ma
non identifica il foglio 278 con un pro-
getto per Loreto. G. Marchini, Giuliano
da Sangallo, Firenze 1942, pp. 72-74.
Vedi inoltre P.N. Pagliara, Giamberti,
Giuliano, in Dizionario Biografico degli Ita-
liani, 54, Roma 2000, pp. 293-299.
41. Sul concorso leonino vedi Tafuri,
Ricerca del Rinascimento, cit. [cfr. nota
28], in particolare cap. IV, con bibliogra-
fia precedente.
42. Weil Garris Posner, Alcuni progetti,
cit. [cfr. nota 4], pp. 336-337: Weil Gar-
ris, propone tre possibili date: 1500-07,
perch lo stemma roveresco non ponti-
ficio, e sarebbe quindi da riferire a Basso
della Rovere che muore in quellanno;
post 1509, perch il binato sarebbe ispira-
to al rivestimento marmoreo della Santa
Casa, e quindi la facciata sarebbe poste-
riore alla sua ideazione (luso del binato
non per nuovo a Giuliano che laveva
usato nella cappella Gondi 1505-06); post
1513 per la presenza di aquile reggifesto-
ne tra il binato estremo sinistro, che
rimanderebbero a Leone X; tale ipotesi,
sulla scia di unindicazione verbale di
John Shearman, sarebbe rafforzata dalla
presenza della Nativit nel riquadro cen-
trale, che rimanderebbe al programma
politico di papa Medici: adventus pacifi-
cis regis. Bruschi non ritiene inverosi-
mile che il disegno U 278 A costituisse in
origine un progetto di Giuliano per
Loreto, forse in collaborazione con
Andrea Sansovino e verosimilmente suc-
cessivo agli anni 1508-09, ma non esclu-
de che sia posteriore alla morte di Giulio
II e alla nomina di Andrea Sansovino a
capo della fabbrica lauretana nel giugno
1513. Vedi Bruschi, Bramante, cit. [cfr.
nota 1], pp. 975-76.
43. I disegni U 279, 280 e 281 A sono
tutti fogli di presentazione, ma lunico
disegno a recare un qualsiasi riferimento
a San Lorenzo U 281 A, in cui una sta-
tua del santo con la graticola si trova
nella nicchia a sinistra della porta.
44. R. Pommer, Drawings for the facade of
San Lorenzo in Florence by Giuliano da
Sangallo, New York 1957, pp. 27, 86-98.
Ipotesi poi raccolta da Bruschi, Braman-
te, cit. [cfr. nota 1], p. 975, e Weil Gar-
ris Posner, Alcuni progetti, cit. [cfr. nota
4], scheda IX, pp. 336-338. Pommer
riconosce inoltre nella figura in nicchia
alla sinistra del portale principale una
Madonna con Bambino. W. Lotz, Lere-
dit romana di Iacopo Sansovino architetto
veneziano, in Bollettino del Centro
Internazionale di Studi di Architettura
Andrea Palladio, III, 1961, pp. 82-85.
45. La facciata viene effettivamente ini-
ziata da Giovani Boccalini da Carpi nel
1571, e terminata da Lattanzio Ventura
nel 1587, durante il pontificato di Sisto
V. Cfr. Bruschi, Grimaldi, voce Loreto in
Dictionary of Art, cit. [cfr. nota1].
46. Weil Garris Posner, Alcuni progetti,
cit. [cfr. nota 4], scheda IX, pp. 336-338
47. Il problema delle ali in realt ha dei
precedenti, per esempio nelle facciate di
Santa Maria Novella a Firenze e di San
Francesco a Rimini.
48. Weil Garris Posner, Alcuni progetti,
cit. [cfr. nota 4], scheda IX, p. 337: I
rilievi dellattico, invece sono sostituzio-
ni come lo sono i pilastri che dividono i
rilievi. dunque possibile che le propor-
zioni verticali della facciata fossero origi-
nariamente pi alte.
49. Le due aquile che reggono un festo-
ne tra i capitelli del binato allestrema
sinistra, potrebbero suggerire una pro-
mozione medicea del progetto (ibid.).
50. Giuliano da S. Gallo Archit: Fio-
rent, nei due basamenti centrali, e
PIGHAMA.
51. Weil Garris Posner, Alcuni progetti,
cit. [cfr. nota 4], p. 327, n. 53.
52. Mnchen, Staatliche Graphische
Sammlung, n. 33257; Lille, Muse
Wicar, Pluchart 773-752; Siena, Biblio-
teca Comunale, Taccuino di O. Vannocci,
ms. S IV 1, f. 6v; U 4687 A attribuito a
Giorgio Vasari il Giovane.
53. Weil Garris Posner, Alcuni progetti,
cit. [cfr. nota 4], pp. 327 e 336. Vedi
anche N. Ferri, Indici e cataloghi dei dise-
gni di architettura esistenti nella Galleria
degli Uffizi in Firenze, Firenze 1885, p.
144 che per attribuisce lU 4687 A a
Santa Maria di Loreto a Roma. Cfr. Gio-
vannoni, Antonio..., cit. [cfr. nota 7], pp.
85 e 454.
54. Iscrizione: [a sx] la banda didrento /
acanto alla pianta / [....] lalanterna [a
dx] senza chandelieri etc q.(uesto) orna-
mento facta adiscretione / la facciata di
S(an)ta M(aria) delloreto / misurato solo
lapianta ch di dentro.
55. A. Nesselrath, I libri di disegni dellan-
tichit. Tentativo di una tipologia, in S. Set-
tis (a cura di), Memorie dellantico nellarte
italiana, III, Torino 1986, pp. 89-147.
Vedi anche Id., Il Libro di Michelangelo a
Lille, in QUISA, 24, 1994, pp. 35-52.
56. H. Geymller, Documents indits sur
les manuscrits et les uvres darchitecture de
la famille des Sangallo, in Mmoires de la
Socit nationale des Antiquaires de
France, XLV, Paris 1885, pp. 22-25; A.
Chtelet, Disegni di Raffaello e di altri ita-
liani del Museo di Lille, Firenze 1970; F.
Lemerle, Le livre de dessins de Michel-
Ange, in B. Brejon de Lavergne (a cura
di), Catalogue des dessins italiens: collections
du Palais des Beaux-Arts de Lille, Paris-
Lille 1997, pp. 283-289. Ghisetti Giava-
rina afferma che il gruppo di disegni di
Monaco, undici in tutto, sono da riferirsi
allo stesso autore dei disegni di Lille e
degli Uffizi, da lui identificato con Tom-
maso Boscoli. Cfr. A. Ghisetti Giavarina,
Aristotile da Sangallo e i disegni degli Uffizi,
Roma 1990, p. 97. Vedi anche A. Ghiset-
ti Giavarina, recensione al catalogo dei
disegni di Lille a cura di B. Brejon de
Lavergne, in Il disegno di Architettu-
ra, 21-22, ottobre 2000, pp. 9-15. Nella
sua analisi Weil Garris prende in esame il
solo disegno di Monaco, cfr. Weil Garris
Posner, Alcuni progetti, cit. [cfr. nota 4],
p. 327. La studiosa non tenta una data-
zione e accoglie lattribuzione ad Aristo-
tile proposta da Geymller, affermando
che si tratta di una copia da un disegno
dello zio Giuliano che definisce il comu-
ne archetipo sia dei progetti per la faccia-
ta fiorentina sia dei disegni di Antonio da
Sangallo per la basilica di Loreto.
57. Giovannoni, Antonio..., cit. [cfr. nota
7], pp. 85, 454. Weil Garris Posner, Alcu-
ni progetti, cit. [cfr. nota 4], pp. 335-
336: Aristotile da Sangallo; Ghisetti Gia-
varina, Aristotile da Sangallo, cit. [cfr.
nota 56]: Tommaso Boscoli; Nesselrath,
I libri, cit. [cfr. nota 55], p. 48 nota 11:
Aristotile da Sangallo.
58. Cfr. Ghisetti Giavarina, Aristotile da
Sangallo, cit. [cfr. nota 56]. Nato nel
1481, educato come pittore nella bottega
del Perugino, collabora molto spesso con
Antonio. Sar amico di Michelangelo che
lo vorr accanto a s nei lavori del Cam-
pidoglio nel 1546. Per Boscoli vedi G.C.
Bojani, voce Boscoli (dal o del Bosco), Tom-
maso (Maso), in Dizionario Biografico degli
Italiani, 13, Roma 1971, pp. 229-221;
Ghisetti Giavarina, Aristotile da Sangal-
lo, cit., pp. 63-95: Tommaso Boscoli.
Ipotesi di attribuzione dei disegni raccol-
ti agli Uffizi. Boscoli appaltatore, scal-
pellino, scultore. Lavora a Montepulcia-
no (1524 ca.), a palazzo Farnese, e con
Michelangelo per la tomba di Giulio II.
Altri disegni della collezione Uffizi sono
stati attribuiti da Ghisetti Giavarina (ivi,
pp. 70-72) al Boscoli; tra questi U 1739 e
1740 A, che rappresentano modanature
dellordine dorico (basilica Aemilia) del
palazzo apostolico di Loreto, e U 1744 A
che sembra invece riferibile alle modana-
ture terminali della Santa Casa, pensate
da Antonio il Giovane in prossimit del
montaggio di tutte le parti, e a completa-
mento del modello di Bramante, quindi
intorno al 1531 (vedi Weil Garris Posner,
Alcuni progetti, cit. [cfr. nota 4]).
59. Nesselrath, I libri, cit. [cfr. nota
55], pp. 89-147.
60. Dal momento che si tratta di copie,
non necessario che nessuno degli ipote-
tici autori sia andato a Loreto. Qui
piuttosto Giovan Battista a seguire il
cantiere per Antonio (vedi Giovannoni,
Antonio, cit. [cfr. nota 7]). Da una let-
tera indirizzata al Buonarroti risulta che
nel 1533 il Boscoli non molto informa-
to circa lo stato dei lavori per il rivesti-
mento marmoreo, quindi non vi stato
di recente. Al contrario Raffaello da
Montelupo vi risiede per quasi tre anni
dal 1530 al 1533.
61. La porta ionica lavorata a partire dal
1537, e posta in opera prima del 1539, si
trova ora sulla facciata esterna del palaz-
zo Apostolico. Viene trasferita qui negli
anni Ottanta, quando viene messa in
opera la nuova facciata. Cfr. Giovannoni,
Antonio..., cit. [cfr. nota 7], p. 193, e Mar-
zoni, Il palazzo Apostolico..., cit. [cfr. nota
4], p. 54.
62. Nellaprile 1513 un mulattiere viene
pagato per portare il modello della
Santa Casa de la capella a Roma
alla Santit di nostro Signor papa
(ASSC, Depositario, 3, 1512-1521, c. 7,
cit. in Bruschi, Bramante, cit. [cfr.
nota 1]).
63. A tal proposito interessante il sag-
gio di A. Bruschi, Una tendenza linguisti-
ca medicea nellarchitettura del Rinasci-
mento, in Firenze e la Toscana dei Medici
nellEuropa del 500, convegno interna-
zionale di studio (Firenze, 1980), 1-3,
Firenze 1983, 3. Relazioni artistiche. Il lin-
guaggio architettonico, pp. 1005-1008.
64. ASR, Fondo Osp. Incurabili, cart. n.
1505.
65. Bruschi, voce Cordini, Antonio, in
Dizionario, cit. [cfr. nota 7], pp. 3-23.
66. Nel progettare la facciata poi messa
in opera alla fine del Cinquecento non si
tiene conto di questo problema in
maniera organica, e il collegamento tra
palazzo e chiesa risolto con un corri-
doio che attraversa il corpo della torre
del palazzo e sbuca nel transetto sinistro.
67. Non sono daccordo con Marzoni,
secondo la quale U 924 A rifletterebbe
una prima proposta di Antonio da San-





15|2003 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
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gallo per modificare lesedra bramante-
sca. Eiche data pi convincentemente il
foglio tra il 1526 e il 1531. Sottolinea le
molte cancellature nellarea dellingres-
so, e il fatto che Antonio stia studiando le
varie relazioni proporzionali delledifi-
cio, ma non sottolinea il problema della
corrispondenza tra i due fronti brevi
della piazza.
68. Vedi M. Tafuri, The Churches of Anto-
nio da Sangallo the Younger, in Frommel,
Adams (a cura di), The Architectural
Drawings, cit. [cfr. nota 1], II, pp. 45-
61.
69. C. Jobst, U 174 A, ivi, II, p. 113, con
bibliografia.
70. Se i disegni da cui copia lautore dei
fogli di Lille e Monaco arrivano insieme
a tutti gli altri disegni per Loreto conte-
nuti nella stesse collezioni (ma si tratta
soltanto di unipotesi), lottobre 1533
diventa un teminus post quem, perch vi
sono presenti particolari posti in opera
dopo tale data. Nel 1533 Raffaello da
Montelupo, con altri giovani scultori,
torna a Roma richiamato da Clemente
VII. Vedi la lettera di Sebastiano del
Piombo a Michelangelo, in cui si afferma
che il papa ha richiamato tutti da Loreto
per impiegarli nella sagrestia Nuova. Cfr.
Il carteggio di Michelangelo, edizione
postuma di G. Poggi, a cura di P. Baroc-
chi e R. Ristori, I-V, Firenze 1965-1979,
III, 1973, pp. 17-18.
71. possibile che si valutasse ancora la
soluzione a nartece. Per la messa in
opera delle parti in pietra, Marzoni, Il
palazzo Apostolico..., cit. [cfr. nota 4], p.
46, afferma questo sulla base di un paga-
mento a Ranieri Morelli per aver scolpi-
to le trabeazioni di sette arcate della log-
gia. Le prime otto campate del piano ter-
reno, mezzanino e primo piano sono rea-
lizzate gi nel 1517-18, ma senza la log-
gia antistante. Le prime fondazioni della
loggia erano state gettate nel 1523, quin-
di nel 1526 vengono demolite le volte e
viene presentato un nuovo modello per
le logge. Nel 1531 sono innalzati i piloni
in muratura di tre arcate solo al piano
terreno , nel 1533 se ne edificano altre
quattro, e vengono pagate le parti scolpi-
te della trabeazione (lunga 21 canne). Le
semicolonne con basi e capitelli vengono
messe in opera nello stesso ottobre.
72. Certamente precedente al 1537, dal
momento che vi rappresentata la porta
ionica per cui vi sono pagamenti agli
scalpellini nel 1537. Cfr. Giovannoni,
Antonio...cit., [cfr. nota 7], p. 189; C.L.
Frommel, La porta ionica nel Rinascimen-
to, in Studi in onore di Renato Cevese,
Vicenza 2000, pp. 251-292.
73. Per il foglio U 2048 A vedi Tafuri,
Ricerca del Rinascimento, cit., [cfr. nota
28], pp. 147-148. Il motivo torna anche in
varie soluzioni per San Pietro sia di Anto-
nio (U 70 A) che di Peruzzi: vedi C.L.
Frommel, San Pietro, in Millon (a cura
di), Rinascimento, cit. [cfr. nota 22], pp.
399- 423, e A. Bruschi, Le idee di Peruzzi
per il Nuovo San Pietro, in QUISA, 15-
20, 1990-1992, pp. 447-484.
74. Eiche (Loreto, cit. [cfr. nota 1], p.187)
e Weil Garris Posner (Alcuni progetti,
cit. [cfr. nota 4], p. 334) leggono la fac-
ciata come una facciata a nartece.
75. Vi anche un accenno a un timpano
curvilineo. Vedi i disegni di Antonio (U
70 A) e Peruzzi (Copia da Peruzzi, Siena,
Biblioteca Comunale, Taccuino S.IV, 7, f.
36) per San Pietro, dove tale tema
affrontato. Entrambi gli autori spezzano
lenorme prospetto petrino in tre parti,
trattando ogni unit come un tempio a s
stante, e applicandovi un ordine gigante
e un timpano, come fa Antonio in U 925
A. Cfr. Frommel, San Pietro, cit. [cfr.
nota 73], pp. 399- 423.
76. Lattribuzione a Neruccio da Pisa
viene proposta da Eiche nella scheda
relativa a questo disegno nel Corpus, p.
144, sulla base dellattribuzione dei fogli
U 1379 e 1380 A allo stesso Neruccio da
parte di Gnther, Gian Cristoforo, cit.
[cfr. nota 5], pp. 137 ss.
77. Gi sullU 925 A troviamo segnata la
misura 31 palmi, cio laltezza dellor-
dine delle logge del palazzo. Vedi il rilie-
vo in Marzoni, Il palazzo Apostolico..., cit.
[cfr. nota 4]. Cfr. anche Eiche, Loreto, cit.
[cfr. nota 1], p.187.
78. Il 26 luglio 1526 si pagano 6 ducati
doro largi a m. Francesco marangone
pel modello delle logge (ASSC, Libro
mastro B, c 32r. Pirri, Andrea Sansovi-
no, cit. [cfr. nota 6], p. 417; Giovanno-
ni, Antonio..., cit. [cfr. nota 7], p. 191;
Marzoni, Il palazzo Apostolico..., cit. [cfr.
nota 4], pp. 44 e 56, nota 34.
79. H. Burns, Building against Time:
Renaissance Strategies to secure Large
Churches against Changes to their Design,
in J. Guillaume (a cura di), LEglise dans
larchitecture de la Renaissance, Actes du
Colloque de Tours (28-31 maggio 1990),
Paris 1995, pp. 107-132.





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