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Baldassarre Peruzzi e il concorso di San Giovanni

dei Fiorentini a Roma.

Marco Carpiceci, Fabio Colonnese.


Facoltà di Ingegneria. Università Sapienza di Roma.

Il concorso leonino.
verso altri riferimenti: riferimenti più tipicamente
Sin dalla sua fondazione nel 1448 fiorentini, come l’antico battistero ottagono o la rotonda
l’Arciconfraternita di San Giovanni Battista della Pietà brunelleschiana di Santa Maria degli Angeli, ma anche
dei Fiorentini si dedica alla ricerca di una sede adatta riferimenti tipicamente romani, come l’onnipresente
alla sua missione, in quel ristretto ambito geografico cilindro del Pantheon, che sembra aver virato lo schema
romano che si estende da Piazza Navona all’ansa del bramantesco a croce greca inscritta in un quadrato
Tevere. Alterne vicende vedono la confraternita verso una predominante forma centrale pura, romana o
insediarsi in prossimità del fiume nella chiesa di San romanica.
Pantaleone, in un’area che nei primi anni del
Cinquecento svolge un ruolo strategico nelle mire È nostra convinzione che la grande varietà di soluzioni
urbanistiche di Giulio II. La chiesa si trova così ad presentate dagli artisti nell’arco di oltre mezzo secolo,
essere minacciata dai progetti bramanteschi su via fino al progetto di stampo sangallesco faticosamente
Giulia, prima che lo stesso architetto elabori per i completato da Giacomo della Porta intorno al 1590,
fiorentini una nuova chiesa (1508): un disegno ancora debba molto alla formula concorsuale iniziale. Come il
oggi disperso ma che si può facilmente immaginare concorso fiorentino del 1516 per la facciata della
legato agli sviluppi formali e stilistici della erigenda fabbrica laurenziana, questo romano stabilisce lo
fabbrica di San Pietro. Solo con l’ascesa al soglio standard della ricerca spaziale ecclesiastica e fissa un
pontificio di Leone X Medici (11 marzo 1513) verrà punto nella conflittuale diatriba tra modello a pianta
riconosciuta sulla zona di via Giulia l’autorità e la centrale e modello a pianta longitudinale: una diatriba
giurisdizione fiorentina e la confraternita troverà un continuamente alimentata dalle scoperte archeologiche,
adeguato nume tutelare in grado di portare avanti l’idea dalle diffuse riletture vitruviane e dalle fantasiose
di una nuova grande chiesa da dedicare a San ipotesi degli antiquari. D’altronde il concorso incarna
Giovanni. una formula che esalta la qualità architettonica, perché
esaspera i concorrenti a differenziarsi, tra di loro e
È con una bolla del 29 gennaio 1519 che il Medici ne rispetto ai modelli iconografici più diffusi, e a cercare di
decreta la costruzione; deve essere quindi nei mesi ingraziarsi la committenza con una sintesi culturale che
immediatamente successivi che si sceglie l’architetto richiede un approfondito studio di quelle che oggi
adatto ad una tale impresa, concorrendo dunque, chiameremmo radici storiche e obiettivi socio-
secondo il Vasari, in fare disegni per quest'opera economici.
Raffaello da Urbino, Antonio da San Gallo e Baldassarre
da Siena et il Sansovino (Vasari [1564] 1991, 1305). Come scrive Tafuri, con una metafora chimica,
Un concorso per certi versi fantomatico perché non “l’occasione della gara leonina fa precipitare le
resta molto dei materiali grafici e plastici con tutta tendenze latenti” (Tafuri 1992, 171) e proprio il
probabilità elaborati per la presentazione degli esiti al modello a pianta centrale sembra vivere un’ultima
pontefice. È vero che il lavoro esclusivo sulla pianta stagione di grande vivacità, in cui confluiscono forme
rispecchiava “una prassi diffusa tra gli architetti del XV ed idee scartate dal San Pietro, in quegli anni orientato
secolo: rappresentare l'edificio in pianta spiegando al da Raffaello verso una soluzione longitudinale. Un
committente, a voce o per iscritto, lo sviluppo modello che, superata l’empasse del Sacco di Roma
dell'alzato” (Jobst 1994, 437) ma ancora oggi si fatica (1527), vedrà un generale irrigidimento verso un
ad individuare inequivocabilmente il progetto vincente freddo classicismo proto-rinascimentale, almeno fino ai
del Sansovino, quella chiesa ottagonale che, sempre primi vagiti del barocco. È altresì significativo, direi
secondo il Vasari, Sebastiano Serlio avrebbe riportato quasi simbolico, che la chiesa che oggi possiamo
nel suo Libro. visitare, dopo un dibattito così ricco di spunti e
alternative a cui contribuiranno in seguito Vignola e
Si può tranquillamente affermare che il concorso per Michelangelo, abbia finito per seguire il modello della
San Giovanni dei Fiorentini si sia sviluppato sotto la pianta basilicale a navata unica e cappelle imposto dalla
costante influenza di ciò che contemporaneamente Controriforma, più adatto ad una chiesa parrocchiale
avveniva oltre il Tevere, nel cantiere di San Pietro. Gli sebbene tristemente allineato proprio sulle opzioni più
autori chiamati a progettarla sono gli stessi che retrograde del Sangallo.
parallelamente disegnano e guidano le maestranze
vaticane e molte analogie emergono nelle numerose I progetti di Peruzzi.
planimetrie riconducibili alla chiesa. Eppure la
confraternita sembra avere direttamente o Nel tempo si sono individuati numerosi fogli,
indirettamente indirizzato il lavoro degli artisti anche oggi sparsi tra Uffizi, Vaticano, Casa Buonarroti,

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Archivio Sacchetti, Madrid, Monaco e l’Albertina di vedere eseguiti gli schemi del foglio U533Ar del Peruzzi
Vienna, che possono essere ricondotti agli architetti basati sull’esagono e sull’intersezione di due triangoli
coinvolti nel progetto per via Giulia. Tuttavia per molti equilateri inscritti1.
disegni persistono le difficoltà di una certa attribuzione
alla fase di concorso piuttosto che a fasi precedenti o La prima pianta si trova sul foglio 505r degli Uffizi
successive o, addirittura, a progetti ideali. Tra le tante (Fig.01) e si distanzia dalle altre per l’impostazione
questioni aperte, resta difficile chiarire il rapporto tra quadrata che sembra ripercorrere lo schema
Antonio da Sangallo e Baldassarre Peruzzi, amici oltre planimetrico del San Pietro bramantesco. Alla consueta
che collaboratori nel cantiere di San Pietro sotto croce greca di vani rettangolari poliabsidati secondo la
Bramante e Raffaello. Sebbene già a Roma sin dai primi figura del quincux, si sovrappone una seconda croce di
anni del Cinquecento, a servizio dai Chigi suoi Sant’Andrea, composta da spazi maggiori. In questi
conterranei, è solo dopo la morte di Bramante che vani solo apparentemente periferici Peruzzi applica la
Peruzzi inizia a lavorare al cantiere (1514-1517), prima matrice esagonale, che consente di scavare gli angoli
con lo stipendio da secondo architetto e poi, dopo la del quadrato col più alto rendimento spaziale,
morte di Raffaello, come progettista coadiutore del articolandone le superfici interne così da ricavare un
primo architetto Antonio da Sangallo il Giovane (1520); gran numero di nicchie ed altari, ed assecondare le
ma oltre a questi aspetti formali, i documenti non aspettative della committenza compatibilmente con gli
aiutano a chiarirne definitivamente i rispettivi ruoli. spessori murari necessari. I complementi plastici con
cui Peruzzi integra lo scavo murario sembrano qui posti
in essere al solo scopo di smorzare la preminenza
dimensionale di questa seconda croce sulla prima:
innanzitutto le due coppie di colonne -forse riprese dal
San Pietro raffaellesco e che riproporrà in ben più
affascinante veste nella Sala delle Prospettive alla
Farnesina- servono a filtrare ciascuna cappella
angolare, in modo da ridurne la visibilità e l’importanza
dal vano centrale; e poi c’è l'altare centrale, coronato
anch’esso di otto colonne, che peraltro compare pure
nella Chiesa Ottagonale che Serlio riprende dal
battistero fiorentino e che qui sembra appositamente
collocato nel mezzo per impedire al fedele di occupare il
centro e rendersi conto del conflitto tra gli assi
ortogonali e diagonali. Per chi avesse varcato la soglia
del portale proprio il baldacchino avrebbe costituito la
meta iniziale, contro il cangiante sfondo delle cappelle
retrostanti; quindi, trovatosi nel mezzo, avrebbe
iniziato a camminare in circolo, ipnotizzato dal ventaglio
di possibilità e incapace forse di trovare la conclusione
dell’altare maggiore scarsamente enfatizzato.

Figura 01.

È in questo intricato e lacunoso contesto che vanno ad


inserirsi tre disegni di mano peruzzesca, oggi conservati
agli Uffizi e identificati comunemente come studi per il
San Giovanni. Si tratta di piante centrali che per
questioni dimensionali e di impianto geometrico,
appaiono direttamente legate a quelle di Antonio il
Giovane, tanto da lasciare dubbi sulla genealogia delle
proposte. Ma pur se collegabili ad altre sue proposte
per San Pietro o agli schemi dei suoi colleghi,
presentano i tipici caratteri della anticonvenzionale
ricerca spaziale del senese, come la ricorrente matrice
esagonale, eccezionale non solo nel contesto
concorsuale, ma nell’intero panorama architettonico
rinascimentale. L’esagono scelto dal Peruzzi per le sue
proposte è naturalmente quello regolare, equilatero e
strettamente legato alla circonferenza che lo circoscrive
da una serie di proprietà note e notevoli; ciò
nonostante è una figura marginale, saltuariamente Figura 02.

adottata nel Rinascimento ed è inutile ricordare che


dovremo aspettare il genio eretico del Borromini per Le altre due piante si trovano sulle due facce del foglio
510 ed è bene sottolineare subito che sono

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rigorosamente sovrapposte anche se ruotate di 90° una inquadrate da due semicolonne che si alternano a
rispetto all’altra. Il verso (Fig.02) presenta un grande quelle maggiori tendenzialmente semicircolari. Fin qui
vano esagonale centrale, con sei colonne appoggiate sembrerebbe una interpretazione dodecagonale di
negli angoli, attorno quattro grandi cappelle precedenti organismi ottagonali di Giuliano da Sangallo
rettangolari appena abbozzate. Anche qui gruppi di (CVL4424, f.61r.). Ma l’aspetto eccezionale è che
colonne articolano ulteriormente lo spazio: quattro ognuno di questi vani è disegnato secondo una
colonne in fila dividono l’ingresso dal vano centrale differente soluzione formale, dal rettangolo al cerchio,
mentre nell’altare maggiore sei colonne libere dall’esagono ad un precoce ovale (Lotz [1955] 1997),
inquadrano le corrispondenti nicchie aperte sulla parete con variazioni anche nelle singole cappelle ed ulteriori
curva, riproponendo il tema del deambulatorio. nicchie e scavi ad articolarne il perimetro. Se fosse
preso alla lettera sarebbe un progetto rivoluzionario e
Sebbene l’autore non ci abbia lasciato indizi della sua caotico, quasi un campionario di soluzioni con cappelle
configurazione esterna, così come della soluzione della personalizzabili per le famiglie fiorentine residenti a
volta interna, possiamo ugualmente apprezzare la Roma; si potrebbe perfino interpretare come un
qualità spaziale della sua articolazione interna e le progetto critico, un ironico commento al destino di
conseguenze dinamiche e percettive del percorso che tante chiese antiche stravolte da cappelle spesso
avrebbe condotto dal vestibolo all’altare. Un percorso trasformate secondo impianti geometrici autonomi ed
scandito in tre momenti chiave filtrati da un accorto ed estranei rispetto alla struttura originale.
originale uso di colonne libere, di chiara ispirazione
tardoantica, destinato poi ad entrare nel repertorio di
architetti nordici come Palladio o Rainaldi. “Proprio nella
sequenza atrio a forcipe-spazio esagono, e proprio
grazie alla transenna di colonne che forma la soluzione
di continuità fra i due organismi spaziali, la paratassi
peruzzesca si scioglie in un percorso ottico unitario. Le
transenne formate dalle due teorie di colonne –la prima
in piano la seconda in curva- condizionano la lettura del
ludus geometrico, arricchendolo di un ermetico
commento plastico” (Salerno 1973, 205) così come ne
condizionano maliziosamente la percezione. Le quattro
colonne iniziali, ritagliando verticalmente il vano
centrale, ne avrebbero ritardato e confuso una lettura
organica, producendo diversi effetti illusori.
Innanzitutto le colonne esterne avrebbero nascosto i
due lati prossimi al prospetto d’ingresso, dando
l’impressione che gli altri lati proseguissero oltre le
spalle: impressione che sarebbe durata ben oltre la
transenna, in virtù del preminente richiamo
chiaroscurale dell’altare centrale e dell’uscita delle
suddette pareti dal campo visivo più favorevole. Inoltre
c’è da scommettere che il vano centrale non solo
sarebbe apparso più largo ma anche più profondo:
concentrando l’attenzione del peripatetico fedele sul
trittico formato dall’altare e dai due vani contigui, si Figura 03.
sarebbe venuto a formare uno scenario prospettico che
le pareti convergenti a 60° avrebbero ulteriormente e In realtà il foglio più che un progetto racconta un
illusoriamente allungato, fino a raddoppiarne la processo, l’atto di una ricerca. Si tratta di un vero e
profondità apparente. La voglia di stupire e, proprio manifesto dello sperimentalismo peruzziano:
contemporaneamente di offrire uno spaccato di “assunto un tema-base l’architetto sembra voler
quell’architettura romana così a lungo dimenticata, ci fa dimostrare che esso può essere realizzato secondo una
credere che Peruzzi avrebbe scelto come contenitore un gamma tendenzialmente infinita di variazioni” (Salerno
enigmatico cilindro per dissimulare il suo eversivo gioco 1973, 205). Come ricorda Howard Burns, “una
spaziale, così da influenzare ed ingannare sin caratteristica del metodo progettuale rinascimentale sin
dall’esterno i fedeli, che ne avrebbero potuto cogliere la da quando Brunelleschi elaborava più modi per la
matrice esagonale solo dopo una completa chiesa di San Lorenzo a Firenze, era infatti quello di
esplorazione. redigere non uno ma più progetti alternativi in base ai
quali operare una ponderata scelta” (Bedon 1995, II).
La pianta del foglio 510r. Una pratica che stimolava la contaminazione e
l’innovazione e che possiamo riscontrare in molti
L’attitudine ad elaborare sottotemi e disegni di quegli anni. Ma qui siamo ben oltre la
variazioni a partire da una comune matrice geometrica, consueta bipartizione che nei disegni delle piante
magari attraverso il contrappunto plastico delle colonne ecclesiali era utilizzata dagli architetti per porre a
libere, come negli schemi visti, raggiunge l’apice con la confronto due diverse soluzioni per le navatelle o
pianta che si trova sul recto del foglio 510 (Fig.03). l’abside: qui la pianta della chiesa viene rivoluzionata
ogni 30°, con conseguenze anche sull’involucro esterno,
Intorno ad uno spazio convenzionalmente circolare che alternatamene esibisce gli estradossi delle cappelle
troviamo una corona di dodici vani, con cappelle minori o li nasconde entro un più rassicurante cilindro murario.

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Il ricco palinsesto grafico perfettamente visibile ci pronta per la successiva costruzione delle cappelle.
suggerisce innanzitutto un senso di movimento che Probabilmente appartenente a questa fase vi sono delle
ripercorre i pensieri di Baldassarre, una rotazione in linee parallele ai due assi principali (verticale e
verso orario o forse nelle due metà dal basso verso orizzontale) tracciate seguendo i riferimenti della
l’alto, una metamorfosi che procede dalle nicchie divisione in 32esimi (Fig.04a).
appena impostate verso quelle più articolate. Esso ci
consente anche di ipotizzare la probabile sequenza della Sembra che a questo punto Peruzzi non trovi
evoluzione grafica e progettuale del disegno, quasi soddisfazione dal processo meccanico che stava
totalmente disegnato con riga, squadra e compasso, compiendo. Cambia idea e divide la circonferenza in 12
segno che il senese intendesse non solo stendere delle parti, un modulo completamente diverso dal
idee grafiche (come avrebbe potuto fare a mano libera) precedente. Non ci sono i lati a delineare la figura ma la
ma anche verificarne la correttezza geometrica. La composizione è chiara: un dodecagono, o meglio, due
prima linea sembra potersi individuare nella orizzontale esagoni concentrici e distinti anche come gerarchia
centrale graduata in canne, di 5 in 5. Successivamente (Fig.04b).
viene tracciato il cerchio interno di raggio 20 canne, per
il quale l’artista inizia la rotazione con il compasso ma Gli ideali esagoni, a cui vertici porrà le dodici nicchie e
la scarsa precisione dello strumento in suo possesso gli cappelle, non appaiono graficizzati in quanto
fa sbandare leggermente l’apertura ed in basso a destra conseguenza di una nuova suddivisione: questa volta
si nota la mancata sovrapposizione (Fig.04f). dall’asse verticale suddivide la circonferenza in 18 parti,
ogni 20°.

Il nuovo modulo gli permette di marcare il cilindro


esterno con paraste ogni 20°e soprattutto di strutturare
l’ambiente interno scandendolo con colonne in
sequenza ogni 20° e 40°, così da produrre intercolumni
alternativamente larghi (6 e ¼ canne) e stretti (3 e 1/3
canne). Innanzitutto egli definisce quelli larghi, che più
direttamente partecipano alla conformazione dell’aula,
mediante archi che ne stabiliscono la forma (Fig.4c) o
solo la luce, come nel caso delle profonde cappelle
tendenzialmente rettangolari a scarsella. E’ possibile
che sia questo il momento in cui l’architetto comincia a
pensare alla soluzione planimetrica dell’ingresso,
impostando il corpo di accesso e le due cappelle laterali
esagonali (fig.04d).

Figura 04. Figura 07.

A questo punto la circonferenza viene divisa in 32 parti, Successivamente Peruzzi si dedica alle cappelle in
suddividendo in successione in due l’angolo piatto, corrispondenza degli intercolumni minori, nascoste
l’angolo rettangolo ed altre due volte i 45°. Peruzzi rispetto all’aula, dove da libero corso alle sue fantasie,
traccia alcuni archi, esterni al vano centrale, con il tanto che in alcuni casi presentano articolazioni interne
raggio pari al 32esimo dell’arco ora determinato. Il differenti rispetto all'asse d'ingresso: da una singola
confine esterno del progetto viene demarcato da una cappella si possono ricavare due, quattro o addirittura
circonferenza che però non rientra nel modulo di 5 sei soluzioni differenti, come nel caso della seconda,
braccia (forse per raggiunti limiti di foglio) e a metà tra con le sue colonne solamente abbozzate a matita
le due viene tracciata una circonferenza mediana, (Fig.07).

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In ogni cappella possiamo leggere l’ipotesi di un nuovo l’idea che, mentre elaborava il suo campionario
progetto: la matrice esagonale è riscontrabile in diverse geometrico, un trattatista mancato come Baldassarre
cappelle, anche quelle non palesemente esagonali (1, avesse in mente una sorta di metaprogetto, una
5, 6, 7, 10), segno di continue elaborazioni e macchina grafica per produrre chiese. Gli schizzi sul
stravolgimenti, ed è sintomatico che la profondità della foglio 425 recto e verso (Fig.06) per delle ingegnose
fauces d'accesso alle cappelle vari e appaia serrature cilindriche a combinazione testuale suffragano
proporzionata sulla forma della cappella stessa. il suo interesse per l’ars combinatoria, in linea con quel
Osservando il risultato finale (Fig.05), ci sembra che filone filosofico-linguistico che va dall’Ars magna di
Peruzzi nella metà di destra della pianta punti alla Lullo, alle ruote concentriche mobili di Giordano Bruno
forma definitiva e consolidata di un cilindro murario di fino all’idioma analitico di John Wilkins (Eco 1993).
spessore costante scandito esternamente da paraste; la
metà di sinistra mostra invece uno stadio ancora Così abbiamo concepito l’idea di dare forma alle
sperimentale con una cappella che sporge verso potenziali configurazioni contenute nel suo disegno
l’esterno mentre l’intercolumnio maggiore viene risolto provando ad accoppiare di volta in volta un tipo di
con semplici nicchioni semicircolari, senza che sia del nicchia con un tipo di cappella. Date le incertezze, le
tutto chiaro il ruolo delle intercapedini retrostanti e il variazioni e i pentimenti presenti nel disegno, abbiamo
trattamento volumetrico esterno (forse ispirato al Santo approssimato alcuni elementi variabili per evitare di
Stefano Rotondo). Questa differenza di riflette anche moltiplicare inutilmente le uscite finali. Abbiamo deciso
sulla facciata: più corta quella di sinistra e più larga in generale di trascurare le costruzioni e i segni lasciati
quella di destra, tanto che la retrostante cappella a matita, concentrando l'attenzione sui contorni definiti
esagonale può sviluppare ulteriori nicchie sulle sue dalla campitura grigia, che immaginiamo essere stata
facce e fornire un ingresso secondario alla chiesa. stesa per valutare l'effetto finale del rapporto tra pieni e
Questo tipo di cappelle deve sembrargli particolarmente vuoti. Questa scelta ha ridotto e guidato l'operazione di
valido a mediare il passaggio dal filo rettilineo della ridisegno critico, eseguito vettorialmente verificando (e
facciata alla concavità dell'aula: lo abbiamo già visto correggendo ove necessario) le indicazioni dimensionali,
nella pianta precedente e lo ritroveremo nel foglio 29Av in ambiente CAD.
e nella pianta definita per San Pietro (Fig.05a),
disegnata intorno al 19352.

Figura 05.

Ricostruzioni critiche.

In sintesi, il disegno al retto del foglio 510 è


sicuramente una ricerca progettuale, una ricerca però
non in embrione ma definitiva; e lo si capisce dalla
precisione con cui è trattato e della misure di cui è
cosparso, segno evidente della volontà ‘esecutiva’ del
Figura 06.
progettista. È lecito pensare che gli occasionali assi di
simmetria/dissimetria che abbondano nella pianta
La rappresentazione digitale ha consentito infine di
costituissero per Peruzzi, magari con l'aiuto di uno
campionare le diverse soluzioni, producendo tutte le
specchio, lo stratagemma ottico per controllare e
combinazioni di cui Peruzzi ci ha fornito gli elementi
valutare gli effetti delle variazioni. Ci solletica infine

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base. Abbiamo quindi numerato le cappelle come le ore parte 12, unita alla più precisa definizione del perimetro
in un orologio: le cappelle minori risultano quindi circolare esterno scandito dalle paraste, possiamo
contrassegnate da un numero dispari e le maggiori da pensare che ci sia stata una evoluzione in senso orario
numeri pari. Le abbiamo estrapolate dalla struttura per che abbia prodotto una maggiore coerenza iconografica
inserirle in un abaco (Fig.08) di ideali pezzi e definizione delle cappelle 1, 2 e 3 unitamente alle 6 e
intercambiabili da rimontare attraverso una matrice 5 dell’ingresso. A questo punto emergono sulle altre, a
quadrata che abbina ogni nicchia con ogni cappella, nostro parere, due soluzioni combinatorie, frutto
ripetendole in tutte le collocazioni previste, fino a dell’incrocio tra la cappella a scarsella 2 e l’ingresso con
generare 36 uscite finali (comprese quelle utilizzano le 5 e 6, con le cappelle minori 1 e 3.
diffusamente le profonde cappelle esagonali,
evidentemente aldilà delle intenzioni di Peruzzi).
L'ideale algoritmo che abbiamo utilizzato deve
rispettare il vincolo di alternanza tra interassi grandi e REFERENCIAS
piccoli fissato dal senese e mantiene tre costanti al suo
-BEDON, Anna, BELTRAMINI, Maria, BURNS, Howard (editors). 1995.
interno: il vano d'ingresso, la cappella che dovrebbe “Questo”: disegni e studi di Manfredo Tafuri per la ricostruzione di edifici e
contenere l'altare maggiore (anche se non ci sono segni contesti urbani rinascimentali, C.I.S.A. A. Palladio, Vicenza.
che lo lasciano pensare) e le cappelle esagonali dietro -BRUSCHI, Arnaldo. 1996. "Le idee del Peruzzi per il nuovo San Pietro". In
la facciata, anche se, allo stesso tempo, sono incrociati TESSARI, Cristiano (editor). San Pietro che non c'è. 197-248. Electa. Milano.
assieme a tutte le altre cappelle.
-ECO, Umberto. 1993. La ricerca della lingua perfetta. Laterza. Roma-Bari.

-JOBST, Christoph. 1994. “Lo studio dell'antico”. In MILLON, Henry,


MAGNAGO

-LAMPUGNANI, Vittorio (editors). Rinascimento da Brunelleschi a


Michelangelo. La rappresentazione dell'architettura. 433. Bompiani. Milano

-LOTZ, Wolfgang. 1997. L’architettura del Rinascimento. Electa. Milano.

-TAFURI, Manfredo. 1973. “San Giovanni dei Fiorentini”. In SALERNO Luigi,


SPEZZAFERRO Luigi, TAFURI Manfredo, Via Giulia, 201-254. Aristide
Staderini. Roma.

-TAFURI, Manfredo. 1992. Ricerca del Rinascimento, Einaudi, Milano.

-VASARI, Giorgio. 1991. Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti.
Newton Compton. Roma.

-VICIOSO, Julia. 1992. "La basilica di San Giovanni dei Fiorentini". Bollettino
d'Arte, 72: 73-114.

DATOS SOBRE LOS AUTORES


Figura 08.
MARCO CARPICECI, Architetto (1983) e Professore Associato e insegna nel
Qui occorre un'ultima precisazione sul nostro artista Corso di Laurea specialistica in Ingegneria Edile-Architettura.
circa quella che potremmo definire la sua attitudine alla
FABIO COLONNESE, Architetto (1998) e Dottore di Ricerca in Disegno e
deformazione: Peruzzi non è schiavo della geometria Rilievo del Patrimonio Edilizio (2003).
che ha scelto ma è pronto a deformarla in tutto o in
parte per adattarla al contesto. Per consentire a due
cappelle contigue di convivere appare disposto a ridurre NOTAS
la profondità anche solo di una delle nicchie lasciando le
1
altre inalterate. È quindi lecito supporre che il nostro Sebbene Leon Battista Alberti inserisse l'esagono tra le figure più indicate
meccanico lavoro di ricomposizione andrebbe seguito ad accogliere i fedeli era piuttosto raro imbattersi in esempi concreti di edifici
esagonali. Vagliando i disegni attribuiti al senese si incontra anzitutto il rilievo
da una fase di limatura finalizzata al reciproco del Mausoleo dei Calventii (GDSU 426 e 1651A), poi rielaborato in due
adattamento dei contorni di quelle cappelle che progetti per chiese esagonali (GDSU 495Ar e 498) e quello dell’Oratorio
Laterano con cappelle esagonali (438Ar). Esiste poi una pianta di un edificio
occasionalmente, vanno a sovrapporsi. dodecagonale con portico d'ingresso e aula esagonale: un edificio che secondo
Hubert Günther risale a un modello di Simone del Pollaiolo detto il Cronaca e
Baldassarre stabilisce virtualmente il termine del potrebbe anche essere in relazione con una proposta di Luca Landucci per una
chiesa dedicata all'Evangelista Giovanni da erigersi sul sagrato ampliato di
percorso elaborativo con l’acquarello steso a demarcare San Lorenzo a Firenze. (Millon 1994, 437). Per quanto riguarda la Chiesa
le zone della muratura sezionata (Fig.04e). Esagona del Serlio, una delle nove chiese a pianta centrale tra le dodici
presentate sul Libro V, è probabile che sia un’invenzione dello stesso Peruzzi.
Cambiando scala segnaliamo infine le sue ricostruzioni del Porto di Claudio
Alcune cappelle sono definite in maniera completa, (GDSU 539, 640Ar e 4167), così come numerosi rilievi e studi di
mentre altre sono lasciate al semplice pavimentazioni e temi decorativi che contengono esagoni (GDSU 406Ar,
419Ar, 424Av, 475Av, 489Av).
proporzionamento geometrico dei segni di costruzione.
Possiamo, a questo punto, ipotizzare quali possano 2
Gli storici individuano una copia del progetto nella cosiddetta Pianta White a
essere ‘tendenzialmente’ le soluzioni a cui il progetto New York, presso la sede dell'American Academy of Rome. (Bruschi 1996,
sembrerebbe dare più credito. A giudicare dalla forma 233)
grafica ancora in embrione delle cappelle 4, 7, 8 e in

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