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STORIA DELL’ARCHITETTURA 1

CONCETTI E ALTRE INFO SULLE OPERE

1. GRECI
Concetto di base su cui si fonda l’architettura greca: L’ORDINE ARCHITETTONICO
Importante anche per capire l’evoluzione della storia dell’architettura occidentale, avendo un
grande seguito in diverse epoche successive.
L’ordine architettonico è un sistema di elementi, di singole parti che possono essere
individuate e spiegate per se stesse, connesse da rapporti creando un’unità, dove tutto è
indispensabile perché ogni elemento interagisce con l’altro.
Questa definizione proviene dal concetto di linguistica (sintassi, lessico) governata da regole
precise ma non immutabili.
Il tutto nasce probabilmente da un’esigenza funzionale, essendo un sistema di proporzioni
universalmente comprensibile che ha come module base: il diametro della colonna.

Contesto: Fase classica (480-400 a.C) Atene nel V sec.


Atene: (città-stato) terreno di prosperità economica e di pace, inizio predominio
politico (democrazia). Espressione di politica e religione.
capo politico: Pericle
Acropoli: sviluppo dell’ordine dorico-ionico

Secondo il pensiero degli antichi greci la BELLEZZA era ottenuta dalla PERFEZIONE,
perfezione nelle proporzioni, il Partenone ne è un chiaro esempio: i greci erano grandi
studiosi, avevano capito che l’occhio umano “distorce la realtà”, “non percepisce una “reale
rappresentazione del reale” (es. parallelismo), realizzato questo attuarono degli accorgimenti
nella progettazione e costruzione del tempio, andando a creare volontariamente delle
irregolarità (nelle colonne, basamento, architrave) che correggevano la nostra visione del
tempio.
Il Partenone fu il risultato di un processo di compromessi e adattamenti, alla presa del potere
di Pericle la progettazione del nuovo tempio fu data Ictino e a Fidia la parte scultorea
(conservando le realizzazione di Callicrate), importante fu il ruolo della scultura, potremmo
interpretare l’intero tempio come un oggetto scolpito (materiale: marmo)
Il Partenone fu successivamente adibito nel tempo a varie funzioni: cattedrale cattolica,
moschea. Seppur conservata la parte centrale fu distrutta e gran parte delle sculture trasferite
a Londra.
2. ROMANI
Contesto: L’architettura romana fu influenzata soprattutto da quella greca ( i romani
conquistarono politicamente la Grecia, ma la Grecia conquistò Roma dal punto di vista
culturale/artistico) e da quella etrusca. Si era creata una nuova tendenza raffinata, elegante e
rilassata tipica dell’architettura greca.
I romani introdussero nuove realtà all’architettura urbana/civile, costruendo ponti,
acquedotti (Pont du Gard) e nuove strade di collegamento, i romani per questo erano definiti
grandi ingegneri. Le planimetrie di molte città erano spesso impostate su due strade rettilinee
incrociatisi ortogonalmente al centro, presso l’intersezione sorgeva il foro, in genere
colonnato, intorno a cui erano raggruppati i principali edifici pubblici: piazza del mercato,
sede del palazzo del Senato, basiliche, grande sale coperte per tribunali. Il foro romano
sostituiva l'agorà greca come fulcro della vita cittadina.
I nuovi tipi edilizi richiedevano un’architettura più varia e flessibile, rispetto a quella
greca/ellenistica, infatti svilupparono una migliore definizione degli spazi interni e nuove
tecniche e materiali da costruzione: L’ARCO e le VOLTE, e un primordiale
CALCESTRUZZO. Quest’ultimo denominato “pozzolana” era utilizzato per gli elementi
strutturali principalmente, mentre le parti non strutturali/decorativi si usavano pietre e
marmi, il travertino.

L’edificio romano a differenza di quello greco era dotato di un fronte principale riconoscibile,
al quale si accedeva assialmente, una monodirezionalità privilegiata.
Ciò succedeva anche nei templi ( es: Tempio della Fontana Virile ), che prese dagli etruschi
l’innalzamento del tempio su un podio con un portico all’estremità e la relazione tra il tempio
e una corte colonnata dai greci.

Importante è anche il rapporto che i romani ebbero con la natura e il paesaggio, fusione tra
architettura e natura: prendendo come esempio il Santuario della fortuna primigenia per la
sua collocazione e le ville tipiche romane (Domus Aurea, Villa Jovis e Villa Adriana; anche
usando l’acqua attraverso fontane o piscine oppure giardini e cortili).

Il modello di vita romano ha trovato immediata espressione nella costruzione di teatri e


terme: i teatri a differenza dei greci, non sorgevano più su una collina ma su complesse
costruzioni ( es: Teatro di Marcello, dove è rimasta ad oggi il prospetto semicircolare). Altra
differenza è l’utilizzo degli ordini dal punto di vista puramente decorativo e non più
strutturale-portante in origine greco.
Le terme costituivano una struttura particolarmente importante per i romani dal punto di
vista sociale oltre al servizio funzionale garantito, perché oltre ai bagni freddi/caldi erano
presenti anche biblioteche, palestre e cortili, costituiva un luogo di ritrovo della società.
TARDOANTICO
Contesto: periodo segnato dalla crisi-decadenza dell’impero romano e la nascita di una nuova
religione, il cristianesimo (all’interno di una realtà ancora pagana), dove la crisi ebbe influenze
anche nell’architettura, individuabile per esempio nel Palazzo di Diocleziano ( l’ultimo
imperatore pagano, dopo la sua abdicazione si ritirò a Spalato, l’architettura infatti non si
concentrò più nella capitale ) dove si può notare un’architettura militare/fortificata (simile ad
un impianto urbano romano).

L’arco di Costantino ( l’unico imperatore romano di religione cristiana ) oltre ad


rappresentare un simbolo di questa decadenza, volle per l’ultima volta tentare di far rivivere le
glorie di una Roma pagana, un “revival del passato”, utilizzando materiali di reimpiego,
provenienti dai palazzi degli imperatori precedenti.

Questo fase può definirsi un periodo di transizione tra due realtà storiche/culturali e un
passaggio da un’architettura ad un’altra: il Mausoleo di Costanza si ispira ad un esempio alla
tradizione romana di edifici a pianta centrale e al tempo stesso ci conduce alle soglie
dell’architettura paleocristiana e bizantina.

3. PALEOCRISTIANO
Contesto: La nuova religione cristiana permetteva al fedele di partecipare alle funzioni di
culto e di conseguenza si rese necessario la creazione di uno spazio che permettesse di
accogliere un grande numero di persone. La nuova immagine pubblica cristiana costantiniana
trovò la sua espressione architettonica non nei templi (dalle ovvie implicazioni pagane) ma
nelle basiliche, edifici che ai tempi dei romani venivano usati per funzioni civili.

L’impianto basilicale era formato solitamente da: un corpo rettangolare preceduto da un’area
di raccolta iniziale all’aperto (anche di purificazione, spiegata dalla presenza di una fontana)
chiamata quadriportico. La basilica era suddivisa da 3 o 5 navate, una centrale e laterali,
scandite dai colonnati, la posa della reliquia del santo è il motivo per cui fu aggiunto un corpo
rettangolare perpendicolare al corpo centrale che consentiva l’afflusso dei fedeli, detto
transetto. All’estremità si trova una zona rialzata e talvolta absidata e la tribuna. La copertura
era costituita da un un tetto ligneo con capriate a vista o nascoste da un soffitto piano e i muri
sono ancora sottili non essendoci le volte (es: San Pietro).

Un altro adattamento degli edifici romani fu San Lorenzo a Milano (paleocristiana e


successivamente esternamente romanica) a pianta centrale, quadrata con all’esterno absidi
aggettanti ripresi anche all’interno dai colonnati che separano il vano centrale e il
deambulatorio.
4. BIZANTINO
Contesto: L’architettura bizantina fu l’architettura dell’Impero Romano d’Oriente (dopo
la morte di Teodosio nel 395) , tale arte ebbe come fulcro la città di Costantinopoli,
capitale del nuovo impero.
Come nel romanico l’architettura bizantina riprendeva elementi dell’architettura romana
ma venne poi successivamente influenzata anche dalle tendenze orientali; per le chiese si
usò la pianta a croce greca, i mattoni sostituirono le pietre, e vennero innalzate complesse
cupole, i bizantini si impegnarono molto anche negli interni, abbellendo di mosaici e
ornamenti.

Santa Sofia (Costantinopoli-Istanbul) risorge da una preesistente chiesa con un stile


bizantino, costituita da un corpo rettangolare con inscritto un vano centrale su cui si
innesta una cupola semisferica che poggia sui 4 piloni attraverso i pennacchi (triangolari
semisferici), quindi l’immensa cupola che domina tutto lo spazio copre uno spazio
quadrato e non più circolare (Pantheon) priva al di sotto di muri portanti, permettendo
di aprirsi ai lati verso altri ambienti. L’interno è decorato da rappresentazioni in mosaici e
varie piccole aperture sulle facciate creano all’interno un gioco di luci e ombre.

L’articolazione interna, la decorazione in mosaici e la cupola sono elementi che vengono


ripresi anche nella Basilica di San Vitale a Ravenna.

CAROLINGIO
Contesto: epoca imperiale di Carlo Magno (Francia-Germania) e dell’ascesa di quello che fu
il Monachesimo.
L'architettura religiosa manifesta la grande spinta costruttiva propria della politica di
Carlo Magno, il quale favorisce la costruzione di numerose abbazie, che sancivano la
cristianizzazione e la definitiva conquista dei territori, rappresentando quindi centri di
potere e di diffusione dell'ideologia imperiale.

L’architettura Carolingia si ispirò ancora a quella romana (l’idea di impero) in alcuni


aspetti: l’organizzazione del palazzo ad Aquisgrana di Carlo Magno (aula palatina romana)
e l’atrio colonnato (come in un tempio romano). Mentre altri elementi sono in comunione
con l’architettura bizantina: la Cappella Palatina ottagonale sempre di Aquisgrana (S.
Vitale a Ravenna), dove viene meno l’ambiguità spaziale tipica bizantina (esedre che
circondano il vano ottagonale) e i sistemi costruttivi leggeri sono sostituiti da pesanti
elementi in pietra per le volte, pilastri (al posto di colonne) e pareti, legati più a quella che
sarà l’architettura romanica.
Il “westwerk” è un corpo a torre posto sulla facciata d’ingresso della chiesa (a due piani)
considerato simbolo della chiesa militante fortificata. (es. Corvey)

Il monumento carolingio che meglio rappresenta questa architettura è la porta/loggia


Torhalle, una struttura a sé stante a tre fornici come in un arco di trionfo romano,
particolare è il contrasto tra le semicolonne/pilastri composite e lo sfondo policromo alla
romana.

L’espressione più completa del monachesimo carolingio è rappresentata dal piano di San
Gallo, pianta di abbazia ideale da prendere come modello per i grandi monasteri medievali,
non solo spirituali ma anche amministrativi, culturale e agricole, come una sorta di ”città
modello”. Non ha l’aspetto di una pianta di un’abbazia ma più di un “meccanismo di
funzionamento di strutture”.

San Ciriaco a Gernrode e San Michele a Hildesheim sono due esempi di influenza
ottoniana, successivo al decadimento di quello carolingio, anch’essa è legata ad un
immagine di chiesa militante, infatti possiamo ritrovare in S. Michele la presenza di torri,
una centrale e due laterali sul transetto, mentre l’alternanza di elementi portanti nella
navata, pilastri e colonne, sono collegabili all’impianto delle basiliche paleocristiane, la
triplice scansione in S. Michele (un pilastro seguito da due colonne) ha origine carolingia.

5. ROMANICO FRANCESE
Il periodo romanico inizia circa verso l’anno 1000 e si caratterizzò da elementi comuni:
● arco a tutto sesto
● derivazione di elementi romani
● l’uso della volta
e di elementi caratteristici del luogo in cui si sviluppa l’opera, tradizioni e tendenze del
luogo di provenienza (es. materiali).

Contesto: in Francia il potere dominante era la chiesa (Benedettini e Circestensi) e fu anche


epoca di grandi pellegrinaggi che hanno portato ad riorganizzare e distribuire
spazialmente l’interno, soprattutto nella zona del presbiterio, infatti uno degli elementi
fondamentali che ritroviamo in tutte le chiese romaniche francesi è L’ABSIDE
DEAMBULATO CON CAPPELLE RADIALI.
Nel Saint Philibert a Tournus le navatelle oltrepassano il transetto correndo lungo il
deambulatorio dell’abside, creando una continuità spaziale che permette di visitare la
reliquia. Nel Ste-Foy a Conques il deambulatorio viene ripreso anche nel transetto,
ritrovando la scansione a 3 navate sia nel corpo centrale della chiesa che nel transetto. In
Ste-Foy inoltre è caratterizzato dalla sua verticalità (grande rapporto tra altezza e
larghezza), tali dimensioni dovuti alla diffusione del pellegrinaggio viene portato all’apice
dall’abbazia di Cluny (la più grande chiesa della cristianità) ricostruita in 3 versioni, in
Cluny III è particolare la presenza di absidiole su un lato dei bracci dei 2 transetti
racchiudenti l’altari, che con l’esterno caratterizzato dalle molti torri creano un dinamismo
senza precedenti. Cluny III rappresenta una colta fusione di: elementi romani
(deambulatorio e le 5 navate basilicali) carolingia ( ) e di pre gotico
(dimensioni/proporzioni e l'utilizzo degli archi a sesto acuto, come in Charité sur Loire e
Paray le Monial).
Le decorazioni erano rappresentate dalla scultura, soprattutti nei portali (lunette), tipica
francese delle chiese che raffiguravano una molteplicità di personaggi coinvolti in una scena
sacra (grande dinamismo delle linee), importante per la storia dell’arte è il portale interno
della chiesa Madeleine a Vézelay, nella cattedrale di Angouleme la decorazione scultorea si
spinge su tutta la facciata principale, come nel Notre-Dame la Grande a Poitiers che però
presenta un tono più orientale (bizantino), l’interno poi è stato usato molto il colore.

ROMANICO ITALIANO
Contesto: In età romanica le lotte di potere tra i vari Stati italiani e la Chiesa impedirono
la creazione di un unico stile, ma di diversi caratteri architettonici in diverse regioni.

Nel tipo lombardo-padano (Milano-Pavia) si sviluppò uno stile massiccio, pesante dal
vigore plastico con largo impiego di laterizio.
In quello lombardo fu in particolare espressione del monachesimo benedettino
(Milano-capitale dell’Impero d’Occidente), la più nota è Sant’Ambrogio, ricostruita
mantenendo l’impianto basilicale paleocristiano con il quadriportico, all’interno la
copertura è prodotto di un sistema alternato (?) (sistema che non funziona bene perché in
origine non si era pensato a un soffitto voltato).
Nel padano ritroviamo alcuni esempi come il Duomo di Modena e il San Michele a Pavia,
quest’ultima come in altri presenta una facciata a capanna coronata da due ampi spioventi,
arcatelle pensili sotto le grondaie.

Nel tipo toscano, più prospero, si sviluppò uno stile proprio, vivace, riconoscibile e di
grande ricchezza decorativa (dal romano/bizantino) con maggiore disponibilità di pietra e
marmo (dai commerci attivi), utilizzati per esempio nel Battistero ottagonale (cupola che si
regge direttamente dalle fondazioni) di Firenze con ulteriore rivestimento decorativo
policromatico e un interno alla romana (colonna-trabeazione). San Miniato al Monte si
caratterizza anch’essa da un decoro policromatico di marmi colorati diversi in facciata.
Lo stesso parametro marmoreo unito a ordini sovrapposti di colonnati aperti costituisce il
Duomo di Pisa, dove al suo interno è decorato alla bizantina. L’elemento delle arcatelle
vengono ripresi anche nel Battistero e nella Torre di Pisa.
6. GOTICO FRANCESE
Contesto: il gotico si sviluppò nell’alto Medioevo, legato all’idea di un mondo ultraterreno,
costituì una nuova architettura cristiana, un’arte che accoglieva nuovi temi e una nuova
iconografia.
Lo stile gotico ebbe le sue origini in Francia come espressione del Cattolicesimo, anche se
alcuni dei suoi elementi derivano dal romanico, il gotico rappresentò una rottura con il
passato, lontana ormai dalla tradizione romana:
l’eliminazione della massiccia struttura muraria in favore di una struttura più leggera, a
questo nuovo senso di spazio si unisce la suddivisione degli interni in una successione di
celle nervate, articolati in modo analogo a uno scheletro.
Nuovo è anche l’accentuato verticalismo dove tutte le linee svettano verso il cielo, molto
simbolo e poetico come se volesse rappresentare un tentativo di avvicinamento a Dio. A
questo senso dell’ultraterreno contribuisce la luce che penetra nell’oscuro interno dalle
colorate vetrate.
In Saint Denis convivono le origini del gotico francese, caratterizzata all’esterno da un
nartece con una coppia di torri e un rosone al centro (modello per le successive) e
all’interno la sostituzione delle pesanti pareti divisorie con snelle colonne, così che lo spazio
potesse fluire in un gioco di ombre e luce, questa costituì la novità del gotico perché la
forma del deambulatorio, gli archi acuti, volte a costoloni e le cappelle radiali attorno
all’abside erano elementi già presenti nel romanico francese.

GOTICO ITALIANO
In Italia lo stile gotico arrivò in ritardo e non riuscì veramente a radicarsi come nel resto
dell'europa settentrionale perché ancora troppo legata dagli elementi classici propria della
sua storia e cultura. Gli edifici gotici italiani come Fossanova, Casamari e San Francesco
d’Assisi mancano dell'alleggerimento delle masse murarie, la complessità dei particolari e
l’aspirazione alla verticalità del gotico francese. In San Francesco d’Assisi si nota ancora
l’attaccamento alla decorazione pittorica dell’affresco.
7. RINASCIMENTO ITALIANO
a. Il Rinascimento è un periodo storico in cui si è sviluppato l’UMANESIMO,
corrente di pensiero che mette l’accento sul valore dell’uomo in quanto individuo,
la nuova importanza conferita alle possibilità umane condusse alla comparsa di un
uomo dedito a molte attività.
Si trattò di un'epoca caratterizzata dal culto del mondo classico presa come
modello per la rinascita culturale, e di grandi invenzioni come la PROSPETTIVA.

FIRENZE diventò il centro attivo dal punto di vista architettonico del


Rinascimento perché con essa voleva simboleggiare la potenza della città,
rivendicando la propria supremazia.
In particolare la CUPOLA di S. Maria del Fiore stava a rappresentare la potenza e
la ricchezza dell’ARTE della Lana (una delle sette Arti Maggiori delle corporazioni
di arti e mestieri di Firenze) a cui era stata data l’esecuzione.
Il successo di Firenze contribuì l’investimento anche da parte di altri personaggi: la
famiglia dei Medici, Cosimo il Vecchio e famiglie di mercanti come Strozzi,
Rucellai e Pitti.

MASACCIO (pittore), DONATELLO (scultore) e BRUNELLESCHI (architetto)


sono considerati i padri del Rinascimento.
FILIPPO BRUNELLESCHI (1377-1446) (Manetti gli dedicò una biografia)
aveva ricevuto l’istruzione classica e da orafo, si dedicò alla scultura e intraprese più
volte viaggi a Roma per studiare la scultura antica tra rovine degli edifici romani e
i loro principi costruttivi, ripresi nella stessa Cupola di S. Maria del Fiore:
La Cattedrale esisteva già nel 300 ma rimasta senza cupola, il problema consisteva
nella dimensione del diametro di quella che sarebbe stata la cupola. Brunelleschi
ideò una sorte di cupola autoportante senza l’aiuto dei sostegni di legno (centine),
alleggerendo però la cupola con 2 calotte, la più interna in mattoni a spina di pesce
(tecnica romana), l’esterna invece rivestita di mattoni e attraversata da costoloni di
marmo bianco che oltre alla funzione estetica vanno a proteggere dalle intemperie.
Fu progettata anche la lanterna posta in cima che va a slanciare la cupola verso
l’alto.

I maggiori committenti di Brunelleschi furono corporazioni e banchieri di Firenze:


la Corporazione dei Mercanti della Seta e degli Orafi per lo Spedale degli
Innocenti, dall’elegante portico ad arcate progettato secondo lo stesso modulo
(l’altezza della colonna). Il concetto di modulo, che crea nell’edificio un equilibrio
ordinato e armonioso, viene ripreso anche nella progettazione delle basiliche
fiorentine, S. Lorenzo e S. Spirito, costruite infatti proporzionalmente dal modulo
di base costituito dal quadrato della tribuna.
Altri riferimenti all’architettura romana è dato dalla “Rotonda di S. Maria degli
Angeli, ripresa dagli ambienti a pianta centrale coperta a cupola dell’antica Roma,
ma l’ottagono centrale è coperto da una cupola retta da un anello di pilastri che
formano anche le pareti delle 8 cappelle radiali.

LEON BATTISTA ALBERTI (1404-72)


Alberti frequenta la scuola umanistica, intraprende una formazione legata alla
matematica e alla letteratura (si laurea in diritto canonico), si avvicina
all'architettura in una fase più matura della sua carriera senza una vera e propria
formazione, infatti non aveva una grande conoscenza di tecnica costruttiva, lasciava
al altri l’esecuzione delle sue opere che progettava. Il suo approccio con
l'architettura era più teorico che pratico, a differenza di Brunelleschi che si
concentrò sui metodi costruttivi, Alberti fu interessato a stabilire i principi della
progettazione. Raccolse le sue conclusioni in trattati di architettura, come il “RE
AEDIFICATORIA” (1452), seguendo la traccia del trattato di VITRUVIO (15
a.C), il più antico trattato e fondamento dell’architettura occidentale:
secondo Vitruvio la buona architettura consiste in tre fattori:
● funzione
● struttura
● bellezza
Alberti aggiunse altre 3 qualità:
● numero
● proporzione ( ispirate al CORPO UMANO di Vitruvio e ai rapporti
matematici, il quadrato e il cerchio sono le forme cosiddette perfette)
● collocazione, disposizione ed ordinamento
dall’unione di questi nasce la “Concinnitas” un insieme armonico ben strutturato.

Inoltre secondo Alberti l’architettura non si fondava sulla pratica, bensì come una
disciplina intellettuale e un’arte RIVOLTA ALLA SOCIETà.

Infine dal punto di vista decorativo/estetico la belezza per la sua piena realizzazine
ha bisogno dell’ORNAMENTO costituito dall’USO CORRETTO DEI 5 ORDINI
(descritti anche nel “re aedificatoria”), ma solo dal punto di vista dell’architettura
romana, dato che in origine la colonna aveva funzione strutturale e non decorativa.

Come umanista Alberti si riferì all’architettura classica: il Tempio Malatestiano fu


il primo esempio in cui fu applicato alla facciata d’ingresso di una chiesa cristiana
(interno medievale gotico-arcate a sesto acuto) il tempio romano (timpano, podio)
e l’arco trionfale classico, in questo caso l’Arco Trionfale di Augusto (nella stessa
Rimini) e di Costantino (Roma) nell’uso della trabeazione (completa che fa da
marcapiano) che segue le colonne, sporgendo, in modo che simboleggi un trionfo
cristiano dal puro significato militare dei modelli antichi.
Alberti quindi si occupò soltanto del rivestimento esterno della facciata (guscio in
pietra bianca) e dei fianchi (libero su tutti i lati) continui tra loro attraverso le
arcate, questa continuità viene ripresa anche nella stessa facciata principale tra
l’ordine superiore e inferiore della campitura principale.

La facciata del Tempio Malatestiano diventa ispirazione per la chiesa di e S. Andrea


a Mantova e S. Sebastiano: nella facciata di Sant’Andrea (unico ordine: definito
ordine gigante) si fondono riferimenti sia all’arco di trionfo che al frontone
d’ingresso di un tempio, in quanto l’arco centrale è fiancheggiato da 4 pilastri
sormontati da un timpano, e dalla suddivisione di 3 sezioni, ripresi anche
all’interno dalle cappelle , tra interassi alternati (minore e maggiore) chiamata
TRAVATA RITMICA, con l’intento di camuffare i contrafforti rappresentati dai
setti posti lateralmente dalle singole cappelle ( minori voltate a cupola e maggiori
voltate a botte) per sorreggere la navata centrale (voltata a botte) tutta
cassettonata. L’ispirazione di questa pianta venne da edifici romani come le terme
di Diocleziano, dove il peso della volta era sostenuto da enormi piedritti che
formano aperture ortogonali all’asse principale.

Il prospetto laterale dell’Arco di Costantino viene ripreso nelle facciate di San


Sebastiano nel particolare del timpano, le arcate invece sono presenti nell’ordine
inf. della facciata principale e le due scale laterali portano all’ingresso della chiesa, a
croce greca con un vano centrale quadrato.

S. Maria Novella è una chiesa gotica all’interno e rinascimentale all’esterno


progettata da Alberti secondo una proporzionalità ben studiata (modularità) e una
decorazione che segue la tradizione fiorentina del marmo bianco-scuro.

Alberti si occupò oltre di chiese anche di palazzi sempre per conto di Giovanni
Rucellai (committente anche di S. Maria Novella e il tempietto di S. Sepolcro)
come il Palazzo Rucellai, dove Alberti applicò per la prima volta di architettura
civile il sistema a pilastri degli edifici pubblici romani (es. Colosseo). La facciata
pensata di essere continuata nasce dall’aggregazione di edifici preesistenti
confinanti e si presenta come una ripetizione dello stesso modulo costituito dalla
bifora incorniciata da un’arcata di mattoni e scandita dalle lesene. Un altro
elemento ripreso è il disegno della muratura antica romana al livello terreno.
ARCHITETTURA CIVILE / ARCHITETTURA DEL PALAZZO
FIRENZE:
● Palazzo Rucellai (Alberti)
● Palazzo Vecchio (Arnolfo di Cambio): architettura militare, diventa
modello tipico fiorentino e punto di riferimento.
● Palazzo Medici Riccardi (Michelozzo): facciata a blocchi di bugnato e alto
cornicione classico (diventano simboli dei palazzi fiorentini)
● Palazzo Strozzi (Benedetto da Maiano): occupa un intero isolato, è a pianta
rettangolare con un cortile al centro, alto porticato a capitelli compositi,
serie di finestre al primo piano e loggia al secondo.
● Palazzo Pitti ( Vasari e altri)
PIENZA:
● Piazza della Cattedrale (Duomo di Pienza): di forma trapezoidale per
dilatare lo spazio all’idea di risultare più profondo di quello che è (ripreso
anche nel Campidoglio), inoltre la piazza gode di un impianto prospettico
attentamente studiato.
● Palazzo Piccolomini (Rossellino): all’interno della stessa piazza, si ispira
direttamente alle forme dell’albertiano palazzo Rucellai ma esibisce un
prospetto a tre piani formato da tre ordini di portici aperti (sfrutta
abilmente la presenza dello strapiombo attraverso la creazione delle logge)
con lo scopo di godere del panorama della campagna circostante (contatto
più diretto con la natura) che si affaccia al giardino (giardino
rinascimentale: “microcosmo con natura perfetta, si crea un rapporto
dialettico con l’ambiente circostante. Si tratta di un approccio più
artificiale rispetto al giardino medievale che tentava di ricostruire il
paradiso in terra). Questo costituì il primo esempio in cui il panorama che
si gode da esso ha determinato la posizione del palazzo.

URBINO:
● Palazzo Ducale (Luciano Laurana e Martini): importante per l’architettura
di Urbino in questa epoca fu il personaggio di Federico da Montefeltro
(legato a Piero della Francesca) perché diventerà il nuovo duca di Urbino.
Il palazzo ha una struttura molto articolata e costituita da vari spazi
(ricorda una strutt. militare), anche qui il cortile è stato costruito secondo
una scatola prospettica.
FERRARA:
● Palazzo Diamante (Rossetti): particolare è il bugnato dei prospetti che
ricordano appunto i diamanti.
RINASCIMENTO MATURO

BRAMANTE (1444-1514)
Bramante a differenza del suo contemporaneo Leonardo, compie il passo dalla
progettazione alla realizzazione, per lui l'architettura è concepita in funzione della vista
prospettica da un PUNTO DI VISTA PRIVILEGIATO, conferendo MONUMENTALITà
all’architettura, tale concetto che viene ripreso anche dall’arte da parte di Raffaello.
Il Belvedere a Roma è stata concepita seguendo questo principio: Giulio II incaricò
Bramante di creare un collegamento dall’appartamento nel Vaticano alla villa del Belvedere
(di Innocenzo VIII), un collegamento che si tramutò nel cortile del Belvedere, costituito su
più livelli. Tra terrazze, logge, sculture, fontane e l’adattamento del partito architettonico
(prospetti laterali del cortile) insieme alla sovrapposizione degli ordini (scala a lumaca) si è
cercato di rievocare gli antichi palazzi imperiali sui colli di Roma.

Contesto storico a Roma:


● 1513 - morte di Giulio II, gli subentra Leone X
durante il pontificato di Giulio II che Roma divenne un autorevole centro
politico/culturale e di grande produzione artistica
● 1514 - morte di Bramante
● 1521 - morte di Leone X
● 1527 - SACCO DI ROMA, costituì la fine di un’era

La prospettiva ritorna anche a Milano in S. Satiro dove Bramante realizza una prospettiva
illusionistica dipinta e in basso rilievo ricreando un falso abside, non essendo possibile
sfondare la parete.

Bramante a Roma realizzò il tempietto di S. Pietro in Montorio, un edificio periptero a


pianta centrale coperto a cupola, una cella circolare completamente circondata da un
colonnato in stile dorico (rimanda al tempio della Sibilla a Tivoli e di Vesta a Roma),
diventando un simbolo di comunione tra cristianesimo (martyrium paleocristiani) e gli
ideali umanistici).

Evoluzione di San Pietro (Roma):


● impianto basilicale paleocristiano ( epoca costantiniana)
● ricostruzione dell'abside/coro (incompleto) di Rossellino
● Giulio II incarica la ricostruzione a Bramante: che realizza una nuova pianta a
croce greca con un abside a conclusione di ogni braccio e una grande cupola al
centro, altre cupole poste agli angoli della croce e due torri campanili ai lati della
facciata principale.
● ma la pianta centrale/croce greca era inadeguata a ospitare le masse, perciò il
progetto di Bramante fu modificata aggiungendo una navate da parte di Peruzzi e
Sangallo (attenti alla statica).
● Michelangelo rifece una nuova versione modificata della pianta centrale di
Bramante, essendo che nelle piante di Peruzzi/Sangallo si era creata scarsa
continuità.

RAFFAELLO e GIULIO ROMANO


Ricevette una formazione principalmente pittorica, fu attratto poi dall’armonia classica
delle opere di Bramante e sarà in Villa Madama che Rafaello espresse il suo interesse per
l’antichità: eretta su un’area sopraelevata (infatti costruita su più livelli), per volere di
Leone X come sede di ricevimenti, è tripartita dai cortili, una d’ingresso con le torri, una
centrale (di cui rimane la metà) che permette l’accesso ai locali (tra cui l’appartamento
estivo ed invernale) e il teatro, una verso la loggia (poi chiusa da vetrata).
Le pareti che delimitano il cortile centrale si presentano sotto una ripetizione di finestre a
edicola, dove ogni apertura è incorniciata da due semi colonne che sorreggono una
trabeazione.
La parte che interessa l’appartamento estivo presenta una facciata a ordine unico, cioè
ordine gigante, sorretto da una trabeazione completa con fregio pulvinato e il mezzanino
soprastante, segue poi il portico con partito architettonico alla romana.
Dal punto di vista decorativo dell’interno intervenne l'allievo di Raffaello: Giulio Romano
che imitò le decorazioni a stucco scoperte recentemente dalla Domus Aurea.
Palazzo Te fu un'altra sperimentazione classica, che riprende l’antica villa romana, con
basse pareti che circoscrivono un primo cortile quadrato, da cui si accede a un secondo
cortile. Il tutto è costruito cercando di inserire nel nuovo progetto le preesistenze, risolte
camuffando le irregolarità attraverso l’adozione di serliane in facciata, inoltre Romano
sovrappone la parete bugnata e l’ordine architettonico dell’architettura civile (verso
l’esterno). L’atrio da cui si accede al primo cortile (con facciate che riprendono le
metope/triglifi) rimanda all’antico impianto tetrastilo, con colonne rustiche e trabeazione
con solo l'architrave, il passaggio è coperto da una cupola a botte cassettonata. Particolare è
anche il passaggio al secondo cortile, anch'esso voltata a botte che viene sorretta da 4
coppie di colonne (serliana) in facciata, questa sezione viene denunciata dal timpano. Nel
secondo cortile, più ampio, è presente l’elemento dell’acqua rappresentata dalla presenza di
piscinette (villa romana) con l’aggiunta in una fase successiva un'esedra finale.
MICHELANGELO (1475-1564)
Michelangelo si è sempre definito principalmente sculture, concepisce l’architettura sempre
in funzione della scultura, come forme da plasmare, infatti prima di ogni realizzazione crea
modelli lignei o in terracotta. Per Michelangelo l’occhio è il parametro su cui basarsi e con
lui ci si allontana dal rinascimento tradizionale: rompendo le proporzioni matematiche
fisse, inventando nuove forme rielaborando quelle classiche, la parete di Michelangelo
diventa in questo modo il risultato di più strati sovrapposti, dilatando gli spazi creando un
effetto più dinamico: come nella facciata esterna di San Lorenzo, Firenze (mai realizzata)
dal progetto di Brunelleschi, Michelangelo una sorta di portico addossato alla chiesa,
(modello ligneo) costituita da due registri divisi da una fascia, con l’aggiunta delle statue
(poste in posizioni studiate) si forma un andamento bidimensionale. Per fare questo
Michelangelo dovette scavare le fondazioni perché lo riteneva non sufficientemente
resistente a reggere le sue sculture e raggirare il problema del raccordo con la preesistenza.
Nelle opere di Michelangelo è evidente il contrasto tra le parti architettoniche e le sculture,
all'interno di Sagrestia Nuova (per accogliere le tombe dei Medici) predomina il contrasto
tra il grigio e il bianco. L’interno composto da due registri divisi dalla trabeazione sorrette
da lesene, negli spazi compresi da una lesena all’altra sono posti delle nicchie con timpano
semicircolare, in prossimità di un portale le nicchie sono riempite dalle statue della
famiglia Medici. Il secondo registro è scandito da finestre a edicola.

Questi elementi vengono ripresi anche nella Biblioteca Laurenziana, costituita da due parti
in contrasto: la sala lettura, di scansione regolare e lineare, e il vestibolo d’ingresso, di
aspetto articolato, che da sull’inquietante, voluta e data dalla scultura. Si trova ad un livello
inferiore e tramite lo scalone tripartito, che scorre verso il basso come una “lava”, si accede
alla sala lettura,
le facciate interno di questo vano sono divise in 3 registri, parte da delle mensole, alle
coppie di colonne scavate all’interno della parete muraria, fino alle coppie di lesene. Tra gli
spazi inserite aperture e altre cieche timpanate.

A Roma Michelangelo si occupò anche di urbanistica: la risistemazione della piazza del


Campidoglio per papa Pio III, dando coerenza agli edifici preesistenti, Palazzo Senatorio e
Conservatori, caratterizzati dall’ordine gigante, al primo registro altre colonne e
trabeazione arretrato e al secondo la serie di aperture con timpano alternato, triangolare e
semicircolare. L’irregolarità data dalla loro orientazione portò Michelangelo a creare una
piazza trapezoidale con al centro un motivo ovale stellare, una nuova forma
nell'architettura che avrebbe avuto un importante seguito in età barocca.
La piazza è accessibile da una grande scalinata a due rampe, che rende la piazza stessa punto
focale scenografico (concetto poi sviluppato nel Barocco).
Continuum dell’evoluzione di San Pietro a Roma:
Michelangelo riprese la concezione originaria di Bramante, e fu colui che plasmò più di
tutti la chiesa, creando un verticalismo dinamico:
● due bracci del transetto
● capocroce
● pianta a croce greca
● tamburo della cupola, sistema di contrafforti e costoloni
● eleva i muri esterni articolati da massicci pilastri corinzi binati (come all’interno
dai piloni a sostegno della cupola ideati da Bramante).

Michelangelo interviene anche in Santa Maria degli Angeli a Roma, che sorge sulle terme
di Diocleziano, conserva l’impianto dell’aula ma accorcia il perimetro e aggiunge l’abside.
L’asse maggiore è quello trasversale, questo è un altro elemento che avrà seguito nel
Barocco.

PROGETTAZIONE DI VILLE E PALAZZI (ROMA - ITALIA SETTENTRIONALE XVI)


VIGNOLA (1507-1573)
L’impianto di Villa Giulia riprende quello del Belvedere in Vaticano di Bramante: dietro la facciata
d’ingresso si trova un corpo emiciclico con colonnati che delimitano un lato del cortile, al termine
del cortile si ha una loggia aperta che dà sul secondo cortile, un ninfeo semicircolare circoscritto da
scalinate ad arco di cerchio che sfocia a sua volta al secondo belvedere.
Contesto: dal 1530 con il recente avvenimento del Sacco di Roma con questo periodo di instabilità
che si ritorna ad una architettura più “chiusa” e distaccata dal paesaggio, rappresentata per esempio
nel progetto della Palazzina Farnese Caprarola a pianta pentagonale (Antonio da San Gallo e
Peruzzi), l’interno di questa “rocca” era aperto un cortile circolare circondato da colonnati da cui si
accedeva al resto dei locali, mentre l’impianto del cortile circostante è a composizione geometrica
(con giardino segreto).
La chiesa del Gesù sarà importante per quella fase successiva storica della Controriforma e del
Concilio di Trento perché diventerà modello di tutte le chiese dei Gesuiti, ordine religioso molto
attento alla fase di progettazione delle loro chiese. Vignola si ispirò all’ampia navata unica, coperto a
volte, di Sant’Andrea a Mantova di Alberti, ma con le cappelle laterali di dimensioni ridotte. Tipico
elemento gesuiti è la presenza del coretto. In facciata viene ripreso un altro elemento di Bramante, le
due volute di raccordo come in Santa Maria Novella.

PALLADIO (1508-1580)
Il suo operato è stato tanto imitata grazie soprattutto alla pubblicazione dei suoi trattati di
architettura “I Quattro Libri dell’Architettura”, dove illustra gli ordini classici e gli importanti
edifici dell’antichità romana.
Palladio ebbe un rapporto tutto suo con l’architettura: le misure degli spazi (descritte anche nei suoi
libri) si basano tutto su proporzioni armoniche, armonia visiva (matematica) analoga all’armonia
musicale.
Importante sarà il suo incontro con Gian Giorgio Trissino per la sua carriera e la città di Vicenza
dove troverà terreno fertile per le sue sperimentazioni.
Palladio si occupò del rivestimento dei tre lati della Basilica di Vicenza, prendendo come ispirazione
il Palazzo Te a Mantova nel risolvere le irregolarità date dalle preesistenze attraverso il partito
architettonico delle serliane (mantenere le altezze degli archi). Si tratta di un’architettura
monumentale e classicheggiante, elemento tipico è la presenza dell’oculo (in questo caso nei
pennacchi della serliana) come apertura alla luce.

Palladio progettò anche il Teatro Olimpico, un teatro all’antica quindi con gradinata semicircolare
delimitata da un giro di colonne e un palcoscenico definito da un fondale costruito su una
sovrapposizione di ordini, il soffitto della gradinata è affrescato come se fosse all’aperto (cielo)
mentre è cassettonato in prossimità del palcoscenico.

Elementi in comune delle Ville Palladiane:


● Ville - Fattoria: essendo stati finanziati fondi per l’agricoltura (soprattutto in Villa Emo)
● la loggia permetteva il passaggio coperto dai luoghi di residenza ai luoghi di attività,
diventa elemento funzionale,
● elevazione della villa su un podio (presente la scalinata)
● L’architettura è protagonista (concetto di “scatola”), le decorazione non dovevano prevalere
● L’architettura delle sue ville si basava su un concetto dove ogni elemento non poteva essere
tolto o aggiunto, il tutto era studiata per una funzione precisa
● Organizzazione ottimale e funzionali degli spazi interni:
- rappresentare la cosiddetta forma pura con una pianta geometrica basata sul
quadrato, cerchio e rettangolo
- simmetria
- stanze padronali poste al centro, mentre lateralmente le stanze dei servizi
- le altezze delle stanze erano proporzionali alla loro funzione/importanza
- dimensione e misure studiate e secondo precise proporzioni matematiche
(ripreso il discorso della sezione aurea)
- prevedere uno scalone di rappresentanza e altri di servizio (queste ultime spesso
venivano poste in spazi di risulta)
- seminterrato rappresentava i servizi, che sopraeleva il piano nobile le sale per la
famiglia e infine i mezzanini
● inserimento del frontone del tempio classico in facciata (sua invenzione)
8. BAROCCO ITALIANO
Contesto: L’esuberanza e la grandiosità dell’architettura barocca costituiscono il culmine del potere
della Chiesa e dei principi cattolici, ripresi dal Concilio di Trento. Fu il periodo successivo alla
diffusione della Controriforma e precedente al razionalismo e nazionalismo.
Dal punto di vista architettonico le forme barocche erano quelle classiche dettate dal Rinascimento
ma espresse con maggiore vigore e con un’accentuata tridimensionalità, in modo da creare effetti
spaziali dinamici che implicavano una struttura più aperta e un controllo fantasioso della luce.

GIAN LORENZO BERNINI (1598-1680)


Prima di addentrarsi nell’architettura Bernini era uno scultore del tardo Manierismo, e come
Michelangelo si definisce prima di tutto uno scultore che un architetto, era anche pittore e poeta
con grande devozione cattolica. Sempre come Michelangelo ricevette gran parte degli incarichi
grazie al mecenatismo papale (Urbano VIII e Alessandro VII).
L’esempio di opera che intendeva celebrare l’autorità trionfale della fede cattolica e la supremazia
della Chiesa fu il Baldacchino di San Pietro, eretto sul luogo della tomba di San Pietro (acropoli
romana) è una monumentale struttura bronzea sorretta da colonne tortili. Nella sua realizzazione
partecipò anche Borromini, deducibili dai disegni del coronamento del baldacchino (sua
l'invenzione le volute a dorso di delfino). L’intento di Bernini era di porre il baldacchino su un altro
piano, senza necessariamente andare a scontrarsi con l’architettura di Michelangelo (sopra la
cupola).

Bernini era molto attento al punto di vista dello spettatore nel progettare le sue opere, come
Michelangelo l’occhio era il parametro su cui basarsi. Inoltre le sue architetture sono molto
scenografiche, come se fossere delle vere rappresentazioni teatrali oltre che simboliche, grazie alla
scultura (architetto-scultore) che riesce a trasformare l’opera in una sorta di palcoscenico.
Come nella Cattedrale Perri, posta nell’abside di San Pietro e inserito in un sontuoso trono di
bronzo sostenuto da colossali statue rappresentanti i 4 Dottori della Chiesa, il tutto illuminato dalla
luce proveniente da una finestra nascosta e dalla materializzazione dei raggi di luce in oro (di sua
invenzione). Anche in Sant’Andrea al Quirinale (gesuita) ritroviamo il concetto di rappresentazione
scenografica con la Pala di Sant’Andrea posta sull’altare maggiore della chiesa, il valore simbolico
dell’ascesa in cielo dell’anima del santo viene ripreso anche all’esterno dalla lanterna, che rappresenta
il punto più alto della chiesa, e dai costoloni della volta che convergono verso di essa. In
corrispondenza della volta vengono sovrapposti due sistemi, i costoloni (di origine medievale)
,ripresi all’ordine inferiore dalle lesene, e la campitura a cassettoni (di origine classica) di invenzione
berniniana. La novità del barocco è l’introduzione di nuove forme, in Sant’Andrea ritroviamo una
forma allungata con l’asse maggiore perpendicolare a quello d’ingresso in pianta e inoltre non
abbiamo più l’alternanza di cappelle radiali, ma le maggiori sono poste a croce. La facciata principale
esterna è costituita da un elemento stretto chiuso da lesene e aggettante dal portico delimitato da
due colonne libere (borrominiano).

A Bernini fu commissionato anche la risistemazione della piazza di San Pietro, commissionata da


Alessandro VII (1656) anch’essa un’opera molto simbolica quanto tanto il baldacchino e la cattedra,
questa però richiese una gestazione più complessa delle altre, a causa:
● prevedere posizione e accessi ai palazzi vaticani
● garantire e accogliere l’afflusso dei fedeli per la benedizione papale
● far raggiungere San Pietro al coperto — portico delle braccia del colonnato
● correggere le proporzioni della facciata di San Pietro di Maderno:
la facciata risultò eccessivamente larga rispetto all’altezza perché erano state realizzate solo
le basi delle due torri previste inizialmente nel progetto di Maderno

il progetto di Bernini consisteva nel creare un ovale attraverso due portici ad arcate con ordine
dorico ma trabeazione ionica, al termine di ogni braccio si innestava un frontone e lungo i portici
sopra le colonne poste le statue. Il materiale usato furono il marmo e il travertino, per creare
continuità con la facciata della chiesa.
Al centro della piazza posto l’obelisco in asse la chiesa e si specchiò una seconda fontana, il centro fu
usato anche per costruire i bracci del portico, disposte a raggiera, non perfettamente regolare
(diametro delle colonne) seguendo il principio dell’architettura obliqua.
Lo stesso principio fu applicato anche alla Scala Regia, una scala che collegava S. Pietro, l’Aula Regia
e la Cappella Sistina, che prima dell’intervento di Bernini era piuttosto scura e angusta. Bernini
decise di illuminare dall’alto una delle rampe aggiungendo anche una grande finestra sul
pianerottolo, mentre decise di ampliare la seconda rampa(essendo meno vincolata a strutture
importanti) e di creare un effetto prospettico per far sembrare più lungo il percorso, facendo
coinvolgere le due file di colonne ioniche a lato della scalinata e riducendone l’altezza man mano
(architettura obliqua).

FRANCESCO BORROMINI (1599-1667)


Borromini inizia la sua carriera in ambito milanese, per poi finire a Roma, luogo principale delle sue
opere, a differenza di Bernini, suo contemporaneo, non ebbe committenze papali ma più specifiche
(ordine spagnolo). Borromini sarà sempre solo architetto e la sua conoscenza nasce dalla pratica di
cantiere, dove acquisisce grande abilità tecnica.

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