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CAROLINGIO

La tradizione occidentale, che, dopo la scissione dell’impero romano, mantenne caratteri originali
rispetto all’arte bizantina, esaurì la sua vitalità a seguito della calata dei barbari. La loro produzione
rimase di scarsa entità, costruendo edifici molto semplici e dall’aspetto spoglio, oppure
rielaborazione di modelli tardo-antichi e bizantini. In questa fase inizia l’elaborazione di quelle
tecniche costruttive, che dopo l’anno mille, dettero luogo alla fioritura dell’architettura romanica.
Non a caso questo periodo viene spesso definito, specie in riferimento alla vicenda architettonica,
«pre-romanico». Le poche costruzioni note di questo periodo sono in genere chiese dalla modesta
dimensione, che proseguono la tipologia basilicale delle prime chiese paleocristiane. Le campate,
però, non sono in genere separate da colonne, ma da pilastri di mattoni. Esse sono sormontate da
archi, e al di sopra sorreggono rudimentali capriate lignee. Un discorso a parte bisogna invece fare
per i pochi edifici di carattere regale, quali le cappelle palatine, che sorsero in questi secoli. Per il
maggior carattere aulico che esse dovevano avere, furono progettate sul modello degli edifici
classici, che però vennero ad essere interpretati secondo una visione bizantina. Così la cappella
Palatina di Aquisgrana, voluta da Carlo Magno, imitava in maniera molto chiara il San Vitale di
Ravenna, mentre la chiesa di S. Sofia di Benevento presentava un’originale sintesi di visioni
spaziali tardo romane e bizantine, con tecniche costruttive del primo medioevo occidentale. In ogni
caso il modello rimase Bisanzio, che con la sua architettura conservava una tradizione che in
occidente si era quasi spenta. Il periodo storico medioevale che parte dalla caduta dell’impero
d’occidente e si consolida tra il settimo e l’ottavo secolo dopo cristo, si avvia con un periodo pre-
romanico, dopo di che si “entra” nel periodo romanico vero e proprio, per poi avviarsi verso il
periodo gotico (intorno al 1140 quando un abate deciderà di trasformare una chiesa carolingia in
una chiesa gotica, cioè l’Abbazia di San Denis). Il periodo carolingio è legato alla figura di Carlo
Magno che nel 25 dicembre dell’800 si proclama imperatore del Sacro romano impero. In un certo
senso voleva quindi ricostruire l’impero romano da cui deriva appunto il periodo romanico che
riprende dal primo lo sviluppo artistico, nello specifico dell’architettura. Gli edifici tipici in questo
periodo sono i Westwerk, torri, cripte, edifici religiosi dalle piante basilicali, centrali, cori
contrapposti e a croce. La parola Westwerk significa corpo occidentale, le chiese, esattamente come
i templi, venivano sempre costruiti con l’abside rivolto ad oriente, per cui la parte del prospetto
principale è a occidente, quindi il westwerk è il corpo occidentale che sta sul prospetto della chiesa,
è un corpo a torre che conteneva il vestibolo e la cappella. Quando Carlo Magno diventa imperatore
del sacro romano impero è come se fosse stato nominato direttamente da Dio per cui il westwerk
aveva una sorta di podio in cui si collocava l’imperatore e la sua corte. Tutte le cattedrali
medioevali sono definite dalle torri che diventano l’elemento caratteristico. Un esempio
dell’affermazione di questa cultura sono i resti del palazzo di Carlo Magno e in particolare la sua
Cappella Palatina. Si struttura secondo un impianto centrico all’interno di un ottagono, a cui sono
affiancati degli edifici di piccole dimensioni. Alla cappella si giunge sempre tramite il quadriportico
tramite l’entrata principale a cui sono affiancate le torri campanarie, l’ambulatorio è coperto da
volte a crociera. L’architettura ottoniana ha l’esaltazione e il consolidamento dei caratteri creati da
Carlo Magno, la caratteristica di questi edifici è l’ambivalenza dell’elemento terminale orientale e
occidentale, questo significa che l’ingresso principale dalla parte occidentale (così com’era per le
basiliche paleocristiane) non è più privilegiato, l’ingresso di questi edifici è infatti laterale così da
dare al fedele sia la visione dell’altare di Cristo sia dell’altare dell’imperatore. Si utilizza il tetto a
capriate lignee. La più famosa di queste chiese è quella di San Michele, con doppio transetto. Per
tutto il periodo del medioevo si sviluppa la cultura monastica, cui edificio di culto è proprio
l’abbazia come l’Abbazia della Trinità ad Essen
ROMANICO
La ripresa dell’economia, in uno con il rinnovato sviluppo delle città, avvenne dopo l’anno mille.
L’edificio più simbolico di questa rinnovata attività costruttiva fu la cattedrale. Su questo edificio,
in cui si riconosceva la popolazione di una città o di un villaggio, si concentrò l’attenzione della
cultura architettonica del tempo, elaborando quello stile detto «romanico». Esso cadde in disuso
quando lo stile gotico, che pure era una evoluzione del romanico, rinnovò ampiamente il bagaglio
tecnico e formale dell’architettura. Il termine romanico può riferirsi ad una ripresa delle concezioni
architettoniche già conosciute dai romani, rievocando la struttura romana si voleva ritornare a
costruire in maniera “solida” con la finalità che gli edifici fossero una sorta di edifici per la
salvaguardia dei cittadini, una protezione, e che avessero quindi un aspetto solido e duraturo nel
tempo. In particolare, dall’architettura romana, quella romanica fa propria la tecnica della
costruzione delle volte a crociera. Inizialmente, ancora in fase di preromanico, le prime
sperimentazioni di coprire le chiese con delle volte, avvenne utilizzando le volte a botte. Ma la volta
a botte era difficilmente adattabile a chiese a più navate, essa, infatti, necessita di un muro continuo
e notevolmente pesante sui due lati perimetrali. La soluzione idonea era ricorrere alla volta a
crociera, che, scaricando il suo peso su quattro pilastri d’angolo, permetteva di scomporre lo spazio
della chiesa in campate tra loro comunicanti, poiché non interrotte da muri. L’arco utilizzato
dall’architettura romanica, al pari di quanto avevano già fatto i romani, era a tutto sesto: aveva in
pratica il profilo di un perfetto semicerchio. In questo caso, come già detto, una volta a crociera, che
si compone di archi a tutto sesto, deve avere la base quadrata: la distanza, cioè, tra i quattro pilastri
deve essere uguale su ogni lato. E così il quadrato della crociera divenne il modulo costruttivo della
cattedrale romanica. Ma, ciò che unifica lo stile romanico, oltre questa modularità costruttiva, è la
pesantezza strutturale che la contraddistingue. Le volte, rispetto alle capriate lignee, sono più
pesanti, ed inoltre scaricano forze inclinate, non verticali: pertanto necessitano di murature molto
spesse e pesanti, adatte a contrastare le notevoli spinte ribaltanti delle pesanti volte. Queste
murature dovevano essere pesanti e resistenti, era quindi problematico aprire delle finestre. Rispetto
alle basiliche paleocristiane o bizantine, in cui la luce pioveva dall’alto dai finestroni che si
aprivano in sommità alla navata centrale, le cattedrali romaniche diventarono degli edifici molto
bui. All’esterno queste chiese avevano un aspetto così solido e massiccio da sembrare quasi delle
fortezze, all’interno si componevano di spazi silenziosi ed oscuri. Molta della suggestione religiosa
che una cattedrale romanica trasmette, si deve proprio a queste sue caratteristiche. Sul piano
tipologico, la cattedrale romanica portò delle innovazioni rispetto alla basilica paleocristiana,
soprattutto nella parte terminale della chiesa. Il corpo delle navate rimase pressoché intatto, mentre
fu maggiormente articolata la zona absidale. Quest’area della chiesa, detta anche coro o presbiterio,
poiché destinata ai religiosi, si arricchì di più cappelle che si aprivano a raggiera verso l’esterno.
Maggior sviluppo ebbe anche il transetto, braccio trasversale rispetto alla navata, che contribuì a
dare alle chiese la forma di una croce latina.

Il romanico fiorentino e quello pisano sono accomunati da un costante riferimento all’antico, in


entrambe le città gli architetti elaborarono idee originali che si distinguevano per caratteristiche
proprie. Il battistero di San Giovanni rappresenta l’enunciato tipico della concezione di Romanico
fiorentino. I cittadini lo elessero presto come l’edificio principe della città, ospitò le celebrazioni
liturgiche ed eventi religiosi ma fu anche frequentato come una elegante piazza coperta divenendo
un luogo privilegiato dove incontrarsi, scambiarsi opinioni politiche e conversare. Progettato a
pianta ottagonale e coperto da una cupola a sesto acuto e a spicchi, impostata sui muri perimetrali e
invisibile dall’esterno, la struttura è irrobustita agli angoli da contrafforti decoranti a bande
orizzontali bianche e verde. Nonostante la presenza delle colonne, dei capitelli, delle finiture
timpanate, le sue forme non sono propriamente classiche.
Per quanto riguarda invece il romanico pisano, esempio eclatante è il complesso monumentale della
piazza dei Miracoli che accoglie il duomo, il battistero, la torre campanaria e il cimitero.
Il duomo ha una pianta basilicale con transetto; l’incrocio dei bracci è coperto da una cupola dalla
pianta ellittica e dal profilo rialzato, sostenuta da arconi a sesto acuto. L’architettura del duomo
denuncia nel suo complesso un legame ancora stabile con la tradizione di matrice classica. La
copertura della navata centrale per esempio non è a volte ma a travature lignee che non richiedono
la presenza di pilastri. Eliminata la tipica scansione romanica delle campate, si ritrova all’interno
una spazialità basilicale, con la navata principale che giunge rapida all’altare maggiore,
accompagnata dal ritmo veloce degli archi su colonne e dall’andamento orizzontale del paramento a
fasce. Le pareti esterne sono decorate a bande orizzontali bicrome mentre su tre livelli si
distribuiscono lesene o colonne che inquadrano finestre.

La torre campanaria si presenta come una struttura cilindrica avvolta da sei ordini di logge che sono
accessibili grazie ad una scala elicoidale che si sviluppa nello spessore della muratura.

GOTICO
Nell'immaginario collettivo architettura gotica è soprattutto quella che ci ha condotto alle maestose
cattedrali, ricche di guglie e pinnacoli, archi rampanti e contrafforti, ampie vetrate colorate, archi
acuti che conferiscono un senso di smarrimento e di esaltante ebbrezza. L’edificio gotico si
caratterizza per un elemento specifico, invece dell’uso dell’arco semisferico si passa all’uso
dell’arco acuto che scarica il peso direttamente sui piedritti, questo significa che non ha bisogno di
una muratura continua per essere sostenuto ma di punti su cui scaricare il peso. Questo portò a due
risultati notevoli per la realizzazione delle cattedrali: una maggiore elevazione, da qui l’altezza e la
verticalità (soprattutto nella navata principale) che caratterizza le cattedrali gotiche; e nel contempo,
potendo concentrare la parte resistente dell’edificio in pilastri snelli, si è potuta alleggerire la
struttura, per cui invece di esserci murature pesanti, sono presenti elementi puntiformi, di contro la
muratura venne sostituita da vetrate colorante creando un ambiente luminoso e suggestivo, al
contrario delle cattedrali romaniche. Infatti lo spazio romanico è un’aggregazione di elementi, di
moduli, che si aggregavano componendo uno spazio rigido, lo spazio gotico non ha invece moduli
che si susseguono ma diventa uno spazio unico grazie alla smaterializzazione del muro e all’uso dei
pilastri, ciò che divide lo spazio sono i costoloni delle volte che dividono la volta e lo spazio
sottostante. Si tratta di uno spazio mutevole, che si espande, perché la luce si insinua in ogni
elemento e dà un’omogeneità a differenza dello spazio romanico che è uno spazio severo, rigido,
chiuso, che può essere percepito solo con elementi modulari aggregati uno dopo l’altro. L’uso
dell’arco acuto, pur permetteva come detto un’altezza maggiore, ma quando le cattedrali erano
troppo alte, l’instabilità dei sostegni degli archi si ripresentò nuovamente. La soluzione fu di
contrapporre alle forze destabilizzanti altre linee di forze resistenti. Ecco che così nacquero
all’esterno delle cattedrali gli archi rampanti che, come puntelli, partivano da terra, per andare a
sostenere gli archi, venivano infatti usati per contenere e distribuire al suolo spinte laterali e verso
l'esterno delle parti superiori dell'edificio.

L'edificio che generalmente si ritiene abbia dato il via al linguaggio costruttivo gotico, fu la
cattedrale di Saint-Denis che venne trasformata da abbazia romanica a cattedrale gotica tra il 1140 e
il 1144 quando l’abate dell’abbazia decise di ricostruirla demolendola e ricostruendola pezzo per
pezzo partendo dal coro che viene rimodernato e valorizzando, divenendo l’elemento centrale, con
forme completamente nuove legate ai nuovi canoni che portarono l’architettura gotica. Si tratta di
una pianta a tra navate, una principale e due laterali, compongono un coro fatto da un elemento
semicircolare classico che è l’abside (7 spicchi triangolari che non sono altro che 7 porzioni di volta
a crociera), hanno poi realizzato due deambulatori, cioè due corridoi che girano intorno, un primo
con 7 cappelli radiali e uno in un cui ogni cappella ha una forma pentagonale. Il prospetto si
caratterizza di un elemento centrale con il rosone che illumina la navata, affiancato da due torri
campanarie di cui una non è stata terminata.

Notre Dame è uno dei primi e più interessanti esempi di gotico europeo e costituisce un caso di
rinnovamento in chiave gotica di una preesistente struttura romanica. Allo scopo di rielaborarne la
forma e rendere grandiosa la ricostruzione il transetto fu allungato e i portali originali furono
sostituiti da nuove grandi porte. Fu riprogettato anche il portale del chiostro con il relativo rosone.
Per rendere magnifico e grandioso il progetto la cattedrale fu concepita con pianta a cinque navate e
con un immenso sviluppo del coro semicircolare con doppio deambulatorio. La facciata quadrata e
sormontata da due torri presenta il caratteristico alleggerimento dell’impianto man mano che si
procede verso l’alto.

GOTICO IN ITALIA
In Italia, il gotico trovò applicazioni molto limitate, non arrivò mai all’altezza del gotico
sviluppatosi in Francia, per cui non ci sono edifici rapportabili con quelli francesi o europei. È ai
monaci Cistercensi che si deve l'introduzione dei nuovi caratteri compositivi in Italia; le numerose
chiese abbaziali da loro proposte, si orienteranno in una ricerca di verticalità sia nelle strutture che
negli spazi interni, tuttavia i cistercensi riportavano lo stesso disegno della pianta nelle varie
strutture che realizzavano, per cui l’impostazione progettuale sono esattamente identiche. Gli
edifici, pur essendo abbastanza semplici, riprendevano lo stile gotico tramite l’uso degli archi
ogivali e quindi la conseguente elevazione in altezza, e l’uso nei prospetti del rosone e degli ingressi
strombati. Mentre però le cattedrali d'Oltralpe saranno caratterizzate da una esagerata verticalità, in
Italia, lo slancio verticale sarà piuttosto contenuto. Questo fattore è giustificabile attraverso un
motivo principale, ovvero la tradizione. La cultura paleocristiana che si era diffusa nel nostro paese
aveva avuto una così forte connotazione tanto da non riuscire ad assimilare altre culture, per cui
anche se si usano gli archi ogivali le altezze sono limitare rispetto alle tipiche cattedrali gotiche,
così come l’uso del vetro che viene sostituito dagli affreschi sulle pareti (tradizione proveniente
dalla cultura romana, le cui abitazioni venivano infatti affrescate o ricoperte di mosaici) come
accade nella chiesa di S Francesco D’Assisi.

Quest’ultima venne edificata dopo la morte di S. Francesco, infatti al suo interno dovevano essere
contenute le sue spoglie e per questo motivo l’edificio venne strutturato in due parti, la basilica
maggiore e la basilica minore. La parte sottostante, che è poi la cripta, rappresenta la basilica
minore con pilastri molto gradi i quali hanno la funzione di sostenere la basilica superiore. La
basilica superiore si compone di quattro campate più il transetto con un abside poligonale, le navate
con il transetto sono coperte da volte costolonate ad arco acuto e le pareti sono aperte nelle parte
superiore, mentre in quella inferiore sono affrescate. Il prospetto è abbastanza semplice, una bifora
che rappresenta l’entrata ed un rosone.

Le novità del sistema strutturale gotico, tra cui le volte a crociera con archi acuti, erano già
comparse a Firenze, la basilica di Santa Maria Novella ne riprese e ne amplificò l’impianto. La
pianta è a croce commissa, divisa in tre navate e scandita da sei campate su pilastri snelli. Sul
transetto si apre un coro rettangolare affiancato da due cappelle per lato.

Ancora più spoglia ed essenziale è la basilica di Santa Croce che presenta una pianta a croce
commissa divisa in tre navate e cappelle rettangolari che si affacciano sul transetto. La navata
centrale è coperta da un tetto di legno a capriate.

Nelle cattedrali gotiche di Siena, Orvieto e Firenze è evidente la stessa esitazione nell’accettare lo
stile gotico. Nel duomo di Siena in particolare i numerosi elementi gotici sonno cancellati da quelli
tipici dello stile romanico come la cupola, il paramento a fasce orizzontali in marmo policromo ecc.
Ciò che richiama il carattere gotico è la facciata riccamente decorata, con tre ingressi strombati,
lunette, doccioni e coronamenti gotici.

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