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VELOCITA’ retta.

Ad ogni passaggio di avvicinamento di B ad A


l’intervallo di tempo, ovvero la differenza tra tempo
La velocità (vettoriale) media v in un certo intervallo finale e iniziale, si riduce. Se prendiamo un intervallo
di tempo ci dice che mediamente abbiamo effettuato un di tempo molto piccolo, prossimo a zero, possiamo dire
certo spostamento ad una certa velocità, ed è definita che la velocità istantanea nel punto è pari alla pendenza
come il rapporto tra lo spostamento effettuato da un della tangente al grafico spazio tempo in quel punto.
corpo ed il tempo impiegato per compierlo Quindi per trovare la velocità vettoriale istantanea
riduciamo l’intervallo di tempo Δt in modo che il
v= Δs/Δt vettore Δs si avvicini alla traiettoria effettivamente
percorsa, fino al limite in cui tale vettore diventa
(è una grandezza vettoriale perché è il rapporto fra un tangente alla traiettoria al tendere di Δt a zero.
vettore e uno scalare, quindi la velocità vettoriale
media è un vettore)
V= lim Δs/ Δt = ds/dt
Δt →0
Come per lo spostamento la velocità media di una
particella durante un certo intervallo di tempo dipende La direzione di v è sempre tangente al percorso della
solamente dalla sua posizione all’inizio e alla fine particella e il verso è concorde con quello del suo moto
dell’intervallo; non dipende da eventuali accelerazioni all’istante considerato.
che essa abbia eventualmente subito durante
l’intervallo, né da eventuali variazioni di percorso o
inversioni di marcia. Se la particella alla fine
dell’intervallo di tempo si trova nello stesso luogo in
cui era all’inizio la sua velocità vettoriale media è zero. ACCELERAZIONE

La velocità (vettoriale) istantanea v è una grandezza La velocità di una particella durante il suo moto può
vettoriale che ci dice con quale rapidità cambia la variare in modulo, direzione e verso, una tale
posizione di un punto rispetto al tempo nell’istante t, ed variazione di velocità prende il nome di accelerazione
è definita come la derivata della posizione di un corpo
rispetto al tempo. Definiamo accelerazione media il rapporto tra la
variazione di velocità e l’intervallo di tempo in cui
Per descrivere il moto di un punto che si muove lungo avviene tale variazione
una linea retta si fa uso del grafico spazio (y) tempo
(x). a = Δv/Δt

Si parla di accelerazione media perché possiamo sapere


solo quanto vale mediamente l’accelerazione su un
certo percorso ed in un certo intervallo di tempo.
Con una velocità negativa si indica il moto di un corpo
che si muove nel verso opposto rispetto a quello
considerato positivo, di contro un’accelerazione
negativa non significa che il punto stia accelerando
tornando indietro nel suo moto, ma che sta diminuendo
la propria velocità pur continuando ad andare avanti.
L’accelerazione sarà quindi positiva se il corpo
incrementa la sua velocità e sarà negativa se
diminuisce la sua velocità.

La differenza tra il tempo finale e iniziale rappresenta


l’intervallo di tempo Δt, mentre la differenza tra la
posizione finale e quella iniziale è lo spostamento Δs.
La pendenza, cioè il coefficiente angolare della retta
congiungente i punti A e B ci fornisce il valore della L’accelerazione istantanea è una grandezza vettoriale
velocità media tenuta per percorrere lo spazio Δs definita come la derivata della velocità rispetto al
nell’intervallo di tempo Δt. tempo e che esprime la variazione di velocità di un
Se volessimo conoscere la velocità istantanea del punto corpo istante per istante.
quando si trova in A potremmo spostare il punto B
nella posizione B’ più vicina ad A. Consideriamo un grafico velocità (y) tempo (x), in
La pendenza della retta congiungente A e B’ ci dà la questo modo il moto di un corpo che si muove
velocità media del punto, che ha percorso lo spazio Δs’ aumentando o diminuendo la propria velocità sarà
nel tempo Δt’. Il nuovo valore della velocità è diverso descritto da una linea curva. Consideriamo due punti A
da quello precedente perché è diversa la pendenza della e B presi a due istanti diversi, la pendenza della retta
congiungente A e B ci fornisce il valore
dell’accelerazione media tenuta nel tempo Δt.
Spostiamo il punto B in una posizione lungo il grafico
più vicina ad A, riducendo l’intervallo di tempo Δt, in
questo modo la pendenza della secante che congiunge
A
con B’ cambia, fornendoci un diverso valore
dell’accelerazione media tra questi due punti.
Avviciniamo ancora il punto ad A fino a farli
coincidere, in questo modo l’intervallo di tempo si
riduce a zero, di conseguenza la retta congiungente A e
B che prima era secante, ora diventa tangente al grafico
nel punto A.

Dal punto di vista grafico l’accelerazione istantanea in


un punto è la pendenza della tangente al grafico
velocità-tempo in quel punto. L’accelerazione
istantanea assume valori maggiori quanto più la retta
tangente al grafico ha pendenza maggiore, quindi
risulta più inclinata, ed è nulla quando la tangente è
perfettamente orizzontale. Inoltre se la tangente ha una
direzione a salire da sinistra verso destra allora
l’accelerazione in quel punto è positiva, mentre se ha
una direzione a scendere da sinistra verso destra allora
l’accelerazione è negativa.

L’accelerazione istantanea è la derivata della velocità


rispetto al tempo:

Δv
a= lim = dv/dt
Δt →0 Δt
ci dice con quale rapidità cambia la velocità del punto
in movimento in un particolare istante di tempo.

Può anche essere definita come la derivata seconda


dello spazio rispetto al tempo

dv d ds d 2 s
a= =
dt dt st ( )
= 2
dt
Rispetto a noi, il punto al tempo t si trova ad una
distanza che è data dalla somma della sua posizione
rispetto all’origine S’ (cioè x’), e della distanza
percorsa dall’origine S’ rispetto all’origine S al tempo t

Quindi: x = x’+ x0

SISTEMA DI RIFERIMENTO INERZIALE

Un sistema di riferimento inerziale è un sistema che si Esplicitando la coordinata del sistema S’ otteniamo la
muove di moto rettilineo uniforme rispetto ad un altro, legge di trasformazione di Galileo per la posizione tra
ossia con velocità costante rispetto ad esso. Tale due sistemi di riferimento inerziale in 1 dimensione:
condizione viene a mancare quando la velocità non è
più costante, ossia in presenza di una variazione di x’ = x – vt
velocità, quindi quando è presente l’accelerazione. Si
definisce infatti sistema di riferimento non inerziale in forma vettoriale il tempo t è uno scalare che va
quel sistema che accelera rispetto ad un altro. moltiplicato componente per componente con v,
Risulta chiaro allora che un sistema di riferimento mentre x’ indica il vettore posizione rispetto al sistema
inerziale è un sistema in cui è valida la prima legge di di riferimento S’, ed x indica il vettore posizione
Newton (se la somma delle forze che agiscono su un rispetto al sistema di riferimento S.
corpo è nulla, allora un corpo in quiete rimarrà in
quiete, mentre un corpo in moto continuerà a muoversi
di moto rettilineo uniforme). Dire che la risultante delle
forze deve essere nulla significa che l’accelerazione Per ricavare la relazione vettoriale bisogna tener conto
deve essere nulla e questo può valere se e solo se ci che la somma tra vettori viene effettuata componente
riferiamo ad un sistema inerziale per componente

x ' =x−vx t
TRASFORMAZIONI GALILEIANE

Le trasformazioni galileiane sono leggi che permettono


{
'
x =x−vx t
y ' = y−vy t { y ' = y−vy t
'
z =z−vz t
di calcolare la posizione di un corpo in diversi sistemi
di riferimento inerziali conoscendo la posizione di un
sistema rispetto all’altro e la velocità di un sistema
rispetto all’altro.

Partiamo dal caso unidimensionale in cui ci troviamo


fermi in una stazione ferroviaria e osserviamo un punto
in un treno che procede a velocità costante.
Consideriamo come istante iniziale t0=0 l’istante di
tempo in cui guardiamo il punto, e la stazione come
sistema di riferimento S, mentre il treno come sistema
di riferimento S’. dato che il trano viaggia in moto
rettilineo uniforme rispetto alla stazione allora S ed S’
sono sistemi di riferimento inerziali. Per come abbiamo
scelto i sistemi di riferimento, nell’istante t0=0 le
origini di entrambi i sistemi coincidono ed il punto si
trova ad una distanza da noi pari a x’, che è anche la
distanza del punto rispetto all’origine del suo sistema
di riferimento.
Con il passare dei secondi il punto si allontana assieme
al trano con una velocità pari a v. in tale modo
possiamo ricavare la formula di trasformazione
galileiana, cioè la legge che ci consente di calcolare la
posizione x’ nel sistema di riferimento S’ a partire dalla
posizione x nel sistema di riferimento S.
Dopo un tempo t l’origine del sistema di riferimento S’
del trano si sarà spostato di una lunghezza data da x0 =
vt rispetto all’origine del sistema S.
dell’accelerazione centripeta, cioè un vettore diretto
sempre verso il centro della circonferenza e che è
perpendicolare alla velocità:

v2 2
a= =ω r
r
Se il moto non è uniforme ma il modulo del vettore
velocità tangenziale cambia nel tempo allora si parlerà
di accelerazione tangenziale, che ha la stessa direzione
MOTO CIRCOLARE UNIFORME del vettore velocità.

È un tipo di moto in cui un corpo si muove in rotazione Il moto circolare è anche caratterizzato dalla velocità
lungo una traiettoria circolare con un valore di velocità angolare ω che rappresenta l’angolo spazzato dal punto
costante e che viene descritto dalla legge oraria del che ruota rispetto al tempo
moto circolare uniforme.
Un punto materiale si muove di moto circolare 2π
uniforme se percorre archi uguali in tempi uguali. ω=
Nel caso del moto circolare lo spazio coincide con la
T
lunghezza della circonferenza, quindi:
In un moto circolare uniforme sia la velocità
tangenziale sia quella angolare risultano costanti
v = 2πr/t

Dato che il modulo della velocità è costante nel moto


MOTO ARMONICO
circolare uniforme, il tempo necessario a compiere un
giro completo è sempre lo stesso ad ogni giro e prende
Il moto circolare un moto che avviene in un piano
il nome di periodo (T), quindi:
bidimensionale. Se studiamo l’andamento della
proiezione del punto che ruota lungo la circonferenza,
v = 2πr/T
proiettando istante dopo istante la sua posizione lungo
gli assi x e y otteniamo due moti periodici, ovvero la
che esprime la velocità tangenziale, ovvero un vettore
proiezione del punto continuerà ad oscillare tra i due
che punto per punto è sempre tangente alla traiettoria
estremi del diametro lungo l’asse x e y. Si definisce
circolare e perpendicolare al raggio, mentre il verso è
moto armonico la proiezione su un diametro del moto
dato dal senso di rotazione del punto (orario o
circolare uniforme.
antiorario). Di conseguenza nel MCU la velocità è
L’andamento del punto lungo i due assi sarà di tipo
costante nel modulo, ma non nella direzione e verso.
sinusoidale o cosinusoidale

La velocità tangenziale dipende dal raggio (il punto più


distante dal centro di rotazione dovrà percorrere una
circonferenza più lunga nello stesso tempo di tutti gli
altri punti, dovrà quindi essere più veloce), la velocità
angolare non dipende invece dal raggio (tutti i punti
hanno la stessa velocità angolare indipendentemente
dalla loro distanza dal centro di rotazione perché
descrivono lo stesso angolo nello stesso tempo).

Nonostante il moto circolare uniforme sia un moto a


velocità costante siamo comunque in presenza di
un’accelerazione. Nel caso del moto circolare uniforme
il modulo della velocità rimane costante ma la sua
direzione cambia costantemente. Per modificare la
direzione della velocità abbiamo bisogno
d2 s
F=m
d t2

PRIMA LEGGE DI NEWTON

La prima legge di Newton, detta anche principio di


inerzia dice che se la somma delle forze che agiscono TERZA LEGGE DI NEWTON
in un corpo è nulla, allora un corpo in quiete rimarrà in
quiete e un corpo in moto continuerà a muoversi di La terza legge di Newton o legge dell’azione e reazione
moto rettilineo uniforme. Per far sì che il moto si dice che se un corpo A esercita una forza su un corpo
muova di moto rettilineo uniforme vuol dire che la B, allora il corpo B esercita su A una forza uguale e
velocità deve essere costante sia in modulo che in contraria
direzione.
La prima legge di Newton non è valida in qualunque Fab = - Fab
sistema si riferimento ma solo nei sistemi inerziale,
cioè quei sistemi che si muovo gli uni rispetto agli altri La terza legge di Newton è una legge che riguarda due
in modo rettilineo uniforme corpi e il modo in cui interagiscono tra di loro;
l’espressione “forza uguale e contraria” significa che la
forza esercitata dal corpo A è un vettore uguale in
modulo a quella esercitata dal corpo B, ed inoltre ha la
stessa direzione ma verso opposto (questo giustifica il
SECONDA LEGGE DI NEWTON segno meno al secondo membro).
Questa legge ci dice anche che le forze non si generano
La seconda legge di Newton o principio di mai da sole ma sono sempre in coppie
proporzionalità dice che la forza agente su un corpo è
direttamente proporzionale all’accelerazione e alla
massa

F = ma

La massa che compare è una grandezza scalare e viene


chiamata anche massa inerziale, perché è la grandezza
che misura l’inerzia di un corpo, ovvero la sua capacità
di opporsi alle alterazioni del suo stato di moto

La formula è un’equazione vettoriale perché lega due


grandezze vettoriali: la forza e l’accelerazione, di
conseguenza sono caratterizzate da un modulo,
direzione e verso

La prima legge di Newton è un caso particolare della


seconda, ovvero il caso in cui l’accelerazione è nulla,
infatti se nella formula poniamo l’accelerazione uguale
a zero e consideriamo quindi un corpo in quiete o che
si muove a velocità costante, otteniamo una forza nulla.

Sappiamo dalla cinematica che l’accelerazione può


essere scritta come la derivata della velocità rispetto al
tempo, così come la velocità può essere scritta come la
derivata dello spazio rispetto al tempo, quindi
possiamo scrivere il secondo principio della dinamica
come:
Fp,x = - mg senϴ

Mentre la componente lungo l’asse y della forza peso


controbilancia solamente la tensione del filo, ciò che
sposta la particella e la fa oscillare è la componente
della forza peso lungo l’asse x.

Il segno meno indica che questa componente ha verso


opposto rispetto a quello in cui l’angolo ϴ cresce.

Per piccoli angoli si può dire che la forza è


direttamente proporzionale all’angolo ϴ e non al suo
seno, quindi:

Fp,x = - mgϴ
PENDOLO SEMPLICE
A sua volta ϴ = x/L dove x è lo spostamento della
Il pendolo semplice è un esempio di oscillatore particella dalla sua posizione di equilibrio, mentre L è
armonico (corpo sul quale agisce una forza la lunghezza del filo.
proporzionale allo spostamento e di verso opposto A questo punto:
rispetto tale spostamento) perché soggetto ad una forza
di richiamo proporzionale allo spostamento dalla x mg
posizione di equilibrio. Si tratta di un oggetto ideale Fp,x = - mg =- x
L L
composto da una particella di massa m appesa ad un
filo inestensibile di massa trascurabile.
Quando la particella è in equilibrio è ferma con il filo
teso perfettamente in verticale, se però la particella
viene spostata comincerà ad oscillare su un piano
verticale sotto l’effetto della forza peso che la richiama
verso la posizione di equilibrio. Nel suo moto la
particella disegna un arco di circonferenza centrata nel
punto di fissaggio del filo e di raggio pari alla
lunghezza del filo (nell’ipotesi di assenza di attriti
queste oscillazioni non hanno fine).

Per determinare il periodo di oscillazione del pendolo


allontaniamo la particella dalla sua posizione di
equilibrio di un angolo ϴ rispetto alla verticale e
scegliamo un sistema di riferimento in cui l’asse y ha la
stessa direzione del filo e l’asse x invece è tangente alla
traiettoria circolare disegnata dalla particella nel suo
moto oscillatorio.

Il sistema di riferimento in questo modo ruota


seguendo il moto della particella.
Scomponiamo la forza peso lungo gli assi

Fp,y = mg cosϴ
FORZA ELASTICA

La forza elastica è un particolare tipo di forza non


costante che può essere generata grazie all’uso delle
molle. Ogni volta che la molla viene allungata o
compressa interviene la forza elastica che si oppone
allo spostamento della molla e la induce a riguadagnare
la propria lunghezza iniziale (posizione di equilibrio).
La legge della forza per la molla è la legge di Hooke, in
cui la forza elastica che agisce su di una massa spostata
di x dalla posizione di equilibrio della molla ha la
forma:

F = - kx

Dove k è la costante elastica della molla e fornisce una


misura della rigidità della molla, tanto maggiore è il
valore della costante elastica tanto più la molla è rigida
e sarà difficile cercare di allungarla o comprimerla.

Se analizziamo la legge di Hooke vediamo che si tratta


di un’equazione vettoriale perché sia il primo membro
(F) sia il secondo (kx) sono grandezze vettoriali, il
segno meno ci indica che è una forza di richiamo.
Se α = 90° allora il piano è verticale, quindi Fpy = 0
mentre Fpx = Fp

L’altra forza presente nel piano inclinato è la reazione


vincolare del piano, cioè la reazione che il piano
esercita sul corpo per sorreggerlo e che sarà un vettore
uguale in modulo ad Fpy ma di verso opposto

PIANO INCLINATO SENZA ATTRITO

Quando si parla di piano inclinato si intende un piano PIANO INCLINATO CON ATTRITO
che è inclinato di un certo angolo α rispetto
all’orizzontale. Un qualunque corpo posto sopra tale Consideriamo un corpo fermo sul piano e proviamo a
piano tenderà a scendere per effetto della forza di costruire il diagramma delle forze aggiungendo la forza
gravità. di attrito.
Poiché il corpo posto sul piano tenderà a muoversi
L’agente che tende a fare scivolare il corpo verso il verso il basso la forza di attrito è rivolta verso l’alto
basso è la forza peso che è verticale. Scegliamo allora lungo la direzione del piano.
un sistema di riferimento in cui l’asse x è diretto lungo
il piano, mentre l’asse y è perpendicolare al piano.
Possiamo ora scomporre la forza peso nelle due
componenti lungo gli assi cartesiani, in modo da
trovare una componente lungo l’asse x (Fp,x) e una
componente lungo l’asse y (Fp,y)

Sull’asse y abbiamo la componente della forza peso


perpendicolare al piano Fpy che è equilibrata dalla
reazione vincolare uguale e contraria.
Lungo l’asse x sono presenti la componente della forza
peso Fpx che tira il corpo verso il basso e la forza di
attrito Fatt che spinge verso l’alto perché si oppone al
Per trovare le due componenti basta osservare che moto.
l’angolo che il piano inclinato forma con l’orizzontale
è uguale all’angolo che l’asse y forma con la direzione La risultante lungo l’asse x sarà allora data da:
verticale su cui giace il vettore forza peso. Questo ci
permette di scrivere lee formule relative ai moduli delle
F ris,x = Fpx + Fatt dove Fatt = μs F ꓕ
componenti della forza peso:

Fpx = Fp senα = mg senα F ꓕ indica la forza che preme perpendicolarmente


Fpy = Fp cosα = mg cosα contro la superficie; nel caso del piano inclinato ciò
che preme il corpo contro la superficie del piano è
Se α = 0 allora il piano è perfettamente orizzontale e la proprio la componente Fpy
componente Fpx si annulla, mentre Fpy coincide con
Fp Quindi: Fatt = μs Fpy = μs mg cosα
Si manifesta in presenza di rotolamento e traslazione

ATTRITO VISCOSO

Generato dal moto di un corpo in un fluido.


In generale la forza di attrito viscoso dipende, oltre che
dalla velocità, anche dal fluido in cui l’oggetto si
muove, dalla forma e dalle dimensioni dell’oggetto in
movimento.

ATTRITO

L’attrito è una forza di contatto che ostacola lo


scivolamento, si oppone infatti al moto dei corpi.
Per definizione è una grandezza vettoriale, definita
come un vettore parallelo alla superficie di contatto tra
i due corpi e diretto in verso opposto rispetto al verso
del moto.
A seconda delle situazioni possiamo considerare
diversi tipi di attrito.

ATTRITO RADENTE

È una forza di attrito che si genera quando i corpi


scivolano lungo una superficie senza rotolare.
In generale l’attrito radente viene esercitato nel
contatto tra un corpo ed una superficie e si manifesta in
due circostante: quando il corpo è fermo sulla
superficie e quando il corpo è in moto e a contatto con
essa. Nel primo caso la superficie esercita sul corpo
una forza di attrito statico, nel secondo caso una forza
di attrito dinamico.
La forza d’attrito statico rappresenta quella forza che
bisogna vincere per mettere in moto i corpi da fermi,
mentre l’attrito dinamico interviene quando abbiamo
già dei corpi in moto

La formula della forza di attrito, sia statico o dinamico


è:

Fa = μ F ꓕ

Dove μ è il coefficiente di attrito, mentre F ꓕ è la


componente perpendicolare alla superficie della
risultante delle forze che agiscono sul corpo

ATTRITO VOLVENTE
0=v 0−¿
{s=
−1 2
2
gt +v0t

MOTO DI UN GRAVE

Il moto di caduta libera o moto di caduta di un grave è


un tipo di moto in cui un corpo, partendo inizialmente
da fermo, cade sotto l’azione dell’accelerazione di MOTO PARABOLICO
gravità.
Poiché l’accelerazione di gravità è una costante, il Il moto parabolico o moto del proiettile è il tipo di
moto di un corpo in caduta libera che cade moto di un corpo che partendo con una certa velocità
verticalmente può essere trattato come un moto inziale ed un certo angolo, percorre una traiettoria
uniformemente accelerato parabolica sotto l’azione della sola accelerazione di
gravità
v=v 0+ at
{ 1
s= a t 2+ v 0 t+ s 0
2
Per descrivere il moto parabolico scegliamo un sistema
di riferimento in cui la direzione y è verticale e positiva
verso l’alto, mentre quella dell’asse x è orizzontale e
positiva verso destra.
Nel caso di corpi in caduta libera è già noto il valore Se imprimiamo ad un pallone una certa velocità
dell’accelerazione, che corrisponde a 9,81 m/s^2 istantanea iniziale v0, inclinata di un angolo α rispetto
all’orizzontale, possiamo scomporre lungo gli assi
Inoltre l’accelerazione di gravità g è un vettore sempre cartesiani la velocità nelle sue due componenti
rivolto verso il basso. Quindi se nel nostro sistema di
riferimento consideriamo come verso delle quote
crescenti quello rivolto verso l’alto allora a = -g ; se
invece consideriamo come verso delle quote crescenti
{vvoy=v
0 x=v 0 cosα
0 senα
quello rivolto verso il basso allora a = +g

Il moto di un corpo in caduta libera può essere usato


per introdurre una variante, cioè il moto verticale di un
corpo lanciato verso l’alto. Quando si lancia un oggetto
verso l’alto questo comincia a rallentare sotto l’effetto
dell’accelerazione di gravità fino a quando, ad una
certa altezza, per un istante l’oggetto si ferma prima di
Per studiare il moto del proiettile bisogna distinguere il
ricadere accelerando verso il basso.
moto lungo l’asse x e quello lungo l’asse y
Per trovare la massima altezza bisogna impostare la
velocità finale pari a zero (v = 0) e calcolare la
Lungo la direzione x non c’è alcuna accelerazione
posizione finale s. La velocità iniziale v0 essendo un
pertanto siamo in presenza di un moto rettilineo
vettore rivolto verso l’alto è positiva, mentre
uniforme, questo significa che per tutta la durata del
l’accelerazione di gravità è negativa
moto la componente orizzontale della velocità vx è
costante Dividiamo tutti i termini per la massa e abbiamo
l’equazione differenziale per il moto armonico
Vx = v0x quindi x = x0 + vox t smorzato

d 2 x b dx k
Lungo la direzione y siamo in presenza di + + x=0
un’accelerazione costante diretta verso il basso, cioè d t 2 m dt m
l’accelerazione di gravità. Abbiamo quindi un moto
uniformemente accelerato e possiamo scrivere la legge Notiamo che in assenza di una forza dissipativa (b=0),
oraria del moto del proiettile lungo la verticale il termina con la derivata prima scompare e torniamo
ad avere l’equazione dell’oscillatore armonico
−1 2
y= gt +v 0 yt + y 0 La soluzione dell’equazione è:
2
Il moto parabolico è la componente di questi due moti: x= A e−αt sen(ω' t )
il moto di caduta libera lungo la verticale e il moto a
velocità costate lungo l’orizzontale

x=x 0+ v 0 x t
{ y=
−1 2
2
g t + v 0 y t+ y 0

Nel moto parabolico si parla anche di gittata e di


massima altezza che sono rispettivamente la distanza
raggiunta dal corpo e la massima quota toccata nel
corso del moto.
OSCILLAZIONI SMORZATE

Parlando di oscillatore armonico nel caso di un corpo


agganciato ad una molla o ad un pendolo, nelle ipotesi
di totale assenza di attrito, le oscillazioni sono infinite,
ma questo non è quello che avviene in realtà.
Quando facciamo oscillare un pendolo infatti
osserviamo che, con il trascorrere del tempo,
l’ampiezza delle sue oscillazioni si riduce fino a
quando il pendolo non avrà raggiunto la sua posizione
di equilibrio e sarà fermo con il filo in verticale. Quello
che si osserva quando il moto di un oscillatore
armonico è soggetto ad attriti è un moto armonico
smorzato, cioè con ampiezza decrescente nel tempo.

Per determinare la legge oraria bisogna partire dalle


seconda legge di Newton e scrivere l’equazione delle
forze tenendo presenza la forza elastica di richiamo e la
forza di attrito

- kx – bv = ma

Dove con b indichiamo un coefficiente da cui dipende


il valore dell’attrito proporzionale alla velocità.

Scrivendo la velocità e l’accelerazione in forma di


derivata otteniamo:

d2 x dx
m 2
+b + kx=0
dt dt
Se sostituiamo la posizione x0 dell’origine del sistema
S’ rispetto al sistema S con la legge del moto
uniformemente accelerato si ottiene:

1
x ' =x− a 0 t 2−v 0 t−x 0
2
Derivando l’equazione rispetto al tempo otteniamo la
relazione tra le velocità nei due sistemi:

v’ = v – a0t – v0

Derivando ancora una volta si ricava la formula per


l’accelerazione relativa in un sistema non inerziale
uniformemente accelerato lungo l’asse x

a’ = a – a0

Si nota che non esiste più un’uguaglianza tra


l’accelerazione a del corpo misurata nel sistema
iniziale S e l’accelerazione a’ misurata nel sistema S’,
compare infatti un termine dovuto all’accelerazione del
sistema S’ rispetto ad S.

Se moltiplichiamo tutte le accelerazioni per la massa


del corpo otteniamo la formula delle forze apparenti
nei sistemi uniformemente accelerati:

F’ = F – Fapp

La relazione non è altro che la definizione di forza


apparente: una forza che viene percepita solamente nei
sistemi di riferimento non inerziali, nei quali il secondo
FORZA APPARENTE principio della dinamica varia rispetto ai sistemi
inerziali a causa dell’accelerazione del sistema stesso.
Forza apparente o forza fittizia è una forza che si
manifesta per un osservatore in un sistema di Esempio:
riferimento non inerziale, ossia un sistema vincolato a consideriamo due osservatori, uno fermo su un
un corpo che accelera rispetto a un sistema inerziale marciapiede e l’altro seduto in macchina che parte
come un osservatore che si trova su un veicolo che sta accelerando con una bottiglia d’acqua sul cruscotto. Se
rallentando oppure su una giostra in movimento. l’auto viaggiasse a velocità costante la bottiglia
rimarrebbe ferma, se però l’auto accelera la bottiglia
Per capire cosa sono le forze apparenti da un punto di casca all’indietro.
vista matematico consideriamo due sistemi di Per chi guarda da fuori (S) la bottiglia non ha subito
riferimento S e S’ dove S’ è in moto uniformemente alcuna forza, l’osservatore ha infatti assistito
accelerato lungo la sola direzione dell’asse x. semplicemente alla manifestazione del principio di
inerzia: la bottiglia ferma ha preservato nel suo stato di
quiete è caduta perché la macchina le è in qualche
modo scivolata da sotto facendole mancare il piano di
appoggio.
Per l’osservatore in auto (S’) invece è come se la
bottiglia fosse stata spinta da una forza, in realtà essa è
stata soggetta ad una forza apparente.

Dalle trasformazioni di Galileo della posizione


sappiamo che:

x’ = x – x0
L = FxΔx + FyΔy + FzΔz

Per quanto riguarda invece il lavoro compiuto da una


forza variabile consideriamo uno spostamento
unidirezionale lungo l’asse x e una forza che sia
funzione della sola coordinata x. Immaginiamo di
suddividere lo spostamento in tatti piccoli spostamenti
tanto da poter considerare per ciascuno di essi la forza
costante. Il lavoro complessivo è dato dalla somma sei
lavori della forza per ogni intervallo:

L = ΔL1 + ΔL2 + … + ΔLn = F1Δx + F2Δx + … +


FnΔx

In forma compatta:

n
L= ∑ Fk Δx
k =1

Supponiamo di aumentare il numero di intervalli


all’infinito, per farlo dobbiamo considerare intervalli di
ampiezza Δx tendente a zero e applicare il limite alla
sommatoria. Quindi:

n
L= lim ∑ Fk Δx
Δx → 0 k=1

Che è equivalente a:

xf
LAVORO
L= ∫ F ( x ) dx
Data una forza costante F esercitata su un corpo che xi
effettua uno spostamento rettilineo s, possiamo definire
il lavoro come il prodotto tra forza e spostamento Che non è altro che la definizione di lavoro di una
forza variabile, dove xi e xf sono rispettivamente la
L=Fs posizione iniziale e finale del corpo soggetto alla forza
variabile.
Forza e spostamento sono grandezze vettoriali mentre
il lavoro è una grandezza scalare, cioè un numero e non Il significato geometrico del lavoro è che, essendo
un vettore l’integrale definito tra xi e xf della forza F(x), esso
equivale all’area sottesa al grafico della funzione della
L = F s cosα forza

Dove cosα è il coseno dell’angolo compreso tra i


vettori F ed s

Se la forza e lo spostamento sono vettori concordi, cioè


con lo stesso verso, allora il lavoro è positivo (lavoro
motore), se invece i due vettori sono discordi, cioè con
versi opposti, allora il lavoro è negativo (lavoro
resistente).
Mentre il lavoro di una forza perpendicolare ad uno ENERGIA CINETICA
spostamento è nullo perché essendo perpendicolari
l’angolo vale 90 e il suo coseno vale quindi 0 L’energia cinetica è una grandezza legata al
movimento e in particolare alla velocità di un corpo. In
Se dovessimo scrivere il lavoro per componenti termini matematici l’energia cinetica è data da:
avremmo:
1 dv
K= mv2 F=ma=m
2 dt
Essa è direttamente proporzionale alla massa del corpo Moltiplicando e dividendo per dx otteniamo:
e direttamente proporzionale al quadrato del modulo
della sua velocità. Questo significa che a parità di dv dx dv
velocità, un corpo di massa doppia rispetto ad un altro, F=m =m v
dx dt dx
avrà un’energia cinetica doppia.
Essendo dipendente dalla velocità, l’energia cinetica è
Tornando alla definizione di lavoro dove derivata della
la forma di energia che è legata al movimento dei
forza abbiamo:
corpi. Inoltre indipendentemente dal segno della
velocità, l’energia cinetica è una quantità sempre f f vf
positiva dv 1 1
L=∫ F dx=∫ m v dx=m ∫ v dv= m v 2f − m v 2i
i i dx vi 2 2
TEOREMA DELL’ENERGIA CINETICA

Il teorema dell’energia cinetica dice che il lavoro della


forza risultante compiuto su un corpo è uguale alla
variazione della sua energia cinetica, ovvero:
ENERGIA POTENZIALE
1 2 1 2
L = Kf – Ki = m v f − m v i
2 2 L’energia potenziale è un particolare tipo di energia
associata alle forze conservative, infatti ogni corpo
Si tratta di una conseguenza del secondo principio della soggetto ad una forza conservativa ha una propria
dinamica, il quale afferma che in presenza di una forza energia potenziale. La variazione di energia potenziale
non nulla il corpo è soggetto ad un’accelerazione che di un corpo è uguale al lavoro cambiato di segno
ne modifica la velocità. Se la forza è nulla allora è
nullo anche il lavoro e l’energia cinetica non cambia. ΔU = - L
Ciò che mette in luce il teorema è che il lavoro è un
modo di trasferire energia da un corpo all’altro, più Per calcolare l’energia potenziale per un corpo soggetto
precisamente il lavoro è energia trasferita da un corpo ad una forza conservativa F(x) che si sposta da una
all’altro per mezzo di una forza risultante che agisce su posizione iniziale xi ad una finale xf utilizziamo la
di esso. formula:

Per dimostrare il teorema si parte dalla definizione di xf

lavoro e dalla seconda legge di Newton facendo ΔU =∫ F ( x ) dx


riferimento al caso di una forza costante: xi

L=fs=mas

v f −vi
Ma a = Δv/Δt = mentre s = v m Δt
Δt

vf + vi vf + vi
Dato che v m= s= Δt
2 2
Sostituendo a ed s nella formula del lavoro:
ENERGIA MECCANICA
v f −v i v f + vi
L=ma s=m Δt L’energia meccanica è data dalla somma dell’energia
Δt 2 cinetica e dell’energia potenziale
1 1
m ( v f −v i ) ( v f −v i )= m ( v 2f −v 2i ) E=K+U
2 2
Nel caso delle forze conservative il confronto tra
Se la forza F non fosse costante avremmo: l’energia potenziale e l’energia cinetica conduce al
principio di conservazione dell’energia meccanica.
Abbiamo visto che il lavoro compiuto da una forza iniziale allora il lavoro della forza peso sull’intero
comporta una variazione di energia cinetica del corpo percorso è nullo, quindi la forza è conservativa.
soggetto alla forza
La forza d’attrito al contrario non è conservativa
L = ΔK perché è sempre parallela e discorde rispetto allo
spostamento, per cui lungo tutto il percorso chiuso il
Dalla definizione di energia potenziale sappiamo anche lavoro complessivo è un valore negativo e non nullo.
che, per una forza conservativa, il lavoro è pari alla
differenza di energia potenziale cambiata di segno Il lavoro di una forza conservativa da un punto A ad un
punto B è uguale indipendentemente dal percorso
L = - ΔU scelto per andare da A a B.
Consideriamo infatti una forza conservativa e un corpo
Quindi solo se in presenza di forze conservative che segue un percorso chiuso.
possiamo uguagliare i due lavori:

ΔK = - ΔU Ki + Ui = Kf + Uf

Quindi la somma dell’energia cinetica e dell’energia


potenziale allo stato iniziale è uguale alla somma delle
medesime energie allo stato finale
Ef = Ei
Dato che stiamo considerando una forza conservativa
Quindi il principio di conservazione dell’energia sappiamo che il lavoro sull’intero percorso deve essere
stabilisce che in un sistema isolato in cui agiscono solo nullo
forze conservative l’energia meccanica si conserva
Lab + Lba = 0

b a b a

∫ F s+∫ F s=0 ∫ F s=−∫ F s


a b a b

Se cambiamo il verso di percorrenza sul membro di


destra allora dobbiamo scambiare di posto gli estremi
di interazione e quindi cambierebbe il segno
dell’integrale

b b

∫ F s+∫ F s=0
a a

In questo modo abbiamo dimostrato che il lavoro di


una forza conservativa da A a B è uguale
indipendentemente dal percorso scelto

FORZE CONSERVATIVE

Una forza si dice conservativa se il lavoro da essa


compiuto su un corpo che percorre un cammino chiuso
è nullo.

Come esempi di forze conservative abbiamo la forza


peso e la forza elastica. Per entrambe infatti vale il
principio secondo il quale se un corpo si muove da una
certa posizione sotto l’effetto di una forza e segue un
percorso che lo riporta nuovamente alla posizione
- Il modulo della forza dipende solo dalla
distanza dal centro

Un punto soggetto ad una forza centrale può compiere


una traiettoria qualsiasi. Se consideriamo un punto P
che si muove fino alla posizione P’, il vettore forza nei
punti P e P’ avrà direzioni radiali, cioè direzioni
sempre passanti per il centro O

I moduli delle forze agenti in P e in P’ dovranno essere


diversi perché è diversa la distanza dal centro dai punti
P e P’. notiamo però che indipendentemente dalla
posizione che il punto assume lungo la sua traiettoria
una forza centrale è sempre parallela al vettore radiale
r. Quindi il loro prodotto vettoriale tra il vettore forza e
il vettore radiale deve essere nullo

rxF=0

Questo prodotto vettoriale corrisponde alla definizione


di momento della forza, per cui:

dL dL
M=0 essendo M= allora =0
dt dt
Dalla definizione di derivata è immediato capire che in
un campo di forze centrali il momento angolare resta
costante

L = costante

Se però L è costante, allora non cambia nemmeno la


sua direzione e questo implica che un punto soggetto a
forze centrali si muove lungo una traiettoria che giace
su un piano fisso contenente il centro O

La forza di attrazione gravitazionale che si esercita tra


la Terra e il Sole è un esempio di forza centrale con
centro il Sole. La terra infatti si muove sempre sullo
stesso piano contenente il centro del Sole

FORZE CENTRALI

Le forze centrali sono forze che presentano due FORZA GRAVITAZIONALE


caratteristiche fondamentali:
- La direzione della forza deve sempre passare La legge di gravitazione universale introduce la forza
per un punto detto centro (da qui il nome di di gravitazione universale, detta anche forza di
forze centrali) attrazione gravitazionale. Si tratta di una forza a
distanza sempre attrattiva che si esercita tra qualunque
coppia di corpi dotati di massa posti ad una centra
distanza. p=mv

La formula della legge di gravitazione universale Il vettore quantità di moto ha la stessa direzione della
esprime il modulo della forza di interazione nel velocità infatti il prodotto di uno scalare per un vettore
seguente modo: è un vettore con la medesima direzione ma diverso
modulo.
m 1m 2 Se abbiamo a che fare con un sistema di più corpi,
F=G la quantità di moto totale del sistema è data dalla
r2
somma delle quantità di moto di ogni singolo
Dove m1 e m2 indicano le masse dei due corpi, r indica corpo che compone il sistema
la distanza tra i centri dei due corpi e G rappresenta la
n
costante gravitazionale
ptot =∑ p k = p1 + p 2+ …+ pn
Da un’analisi della legge di gravitazione universale k =1

risulta che la forza di attrazione gravitazionale è


direttamente proporzionale al prodotto delle due masse La quantità di moto è anche la grandezza usata per
ed inversamente proporzionale al quadrato della loro la formulazione del secondo principio della
distanza. Questo significa che a parità di distanza se si dinamica
raddoppia una delle due masse la forza si raddoppia, se
manteniamo invece costanti le masse e raddoppiamo la F=ma
loro distanza allora la forza si riduce di un quarto.
Che è vero a patto che la massa resti costante nel
Si tratta di una forza che si esercita a distanza e non
tempo.
necessita di alcun contatto tra i corpi né la presenza di
un messo tra di essi
Se la massa dovesse invece subire variazioni
allora la seconda legge di Newton andrebbe scritta
Poiché la forza è una grandezza vettoriale, la formula come:
vettoriale della legge di gravitazione universale sarà:
dp
F=
m1 m2 r 12 dt
F 12=−G
|r 212| |r 12|
Che stabilisce che la forza è la derivata della
Dove F12 indica la forza gravitazionale esercitata dal quantità di moto di un corpo rispetto al tempo.
corpo 1 sul corpo 2, ed r12 indica il modulo del vettore Se la massa dovesse rimanere costante avremmo:
r12
dp d mv dv
Dal segno meno si evince che la forza gravitazionale è F= = =m =m a
dt dt dt
attrattiva ed ha direzione coincidente con la linea
congiungente i due corpi

QUANTITA’ DI MOTO PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA


QUANTITA’ DI MOTO
La quantità di moto è una grandezza vettoriale data dal
prodotto della massa per la velocità
Il principio dice che se su un corpo agisce una Si tratta di un tipo di forza che si esercita per
forza risultante uguale a zero allora la quantità di tempi brevi rispetto al tempo di osservazione del
moto si conserva fenomeno.
Se supponiamo che la forza impulsiva che viene
Fris = 0 p = costante esercitata nell’intervallo di tempo sia costante,
allora possiamo scrivere:
L’enunciato del principio di conservazione della
quantità di moto ci dice che la quantità di moto J=F m Δt
del corpo resta costante nel tempo a patto che la
forza sia nulla Quindi l’impulso è il prodotto tra la forza e
Nel caso di sistemi con più corpi la forza l’intervallo di tempo in cui essa agisce sul corpo
risultante che agisce sul sistema è data dalla Poiché la forza è un vettore anche l’impulso è una
somma di due tipi di forze: le forze esterne (tutte grandezza vettoriale.
le forze che agiscono sul sistema dall’esterno) e le
forze interne (tutte quelle forze che si sviluppano Nel caso in cui la forza impulsiva non sia
tra i corpi che compongono il sistema quando costante, seppur l’intervallo di tempo sia
questi interagiscono tra loro) estremamente breve, l’impulso sarà:
Quindi:
tf

F ris=∑ F∫ ¿+ ∑ F ¿ J=∫ F dt
est
ti

La somma delle forze interne è nulla perché non Questa formula è la più generale e ci permette di
contribuiscono al calcolo della forza risultante. calcolare l’impulso per una forza variabile nel
Quindi le uniche forze che concorrono alla forza tempo. Infatti nei sistemi fisici reali le forze
risultante sono le forze esterne al sistema: impulsive non sono costanti ma si presentano con
un andamento simile a quello del grafico
∑ F est =0
Se la risultante delle forze esterne al sistema è
nulla allora la somma vettoriale delle quantità di
moto iniziali dei due corpi è uguale alla somma
vettoriale delle quantità di moto finali

La forza impulsiva è inizialmente nulla, poi cresce


rapidamente fino ad arrivare al suo valore
massimo per poi decrescere fino ad annullarsi.
L’area sottesa al grafico della forza in funzione
del tempo ci dà il valore dell’impulso

TEOREMA DELL’IMPULSO

L’impulso di una forza che si esercita su un punto


materiale in un intervallo di tempo è uguale alla
variazione della quantità di moto del punto in
quell’intervallo di tempo:

J = Δp

Grazie a questo teorema è possibile risalire alla


forza impulsiva misurando il tempo in cui essa si
IMPULSO esercita e calcolando la variazione della quantità
di moto tra l’istante che precede l’urto e l’istante
successivo
URTO ELASTICO
Si definisce urto elastico un urto in cui si conserva MOMENTO ANGOLARE
sia la quantità di moto sia l’energia cinetica del
sistema. Quest’ultima si conserva quando i due Consideriamo una particella che si muove rispetto ad
corpi che si urtano rimbalzano l’uno contro l’altro un unto detto polo e che possiede una certa quantità di
moto, si definisce momento angolare del punto il
senza deformarsi; in questo modo non c’è
prodotto vettoriale tra il vettore che congiunge il polo
dispersione di energia cinetica con la posizione della particella ed il vettore quantità di
moto:
Nel caso di un urto di due corpi che si urtano
elasticamente lungo una retta avremo: L=rxp

p1 ,i + p2 ,i= p 1, f + p2 , f Il momento angolare è una grandezza vettoriale che ha


{ K 1 ,i + K 2,1=K 1, f + K 2 , f
direzione perpendicolare al piano individuato
daivettore r e p, e punto di applicazione che per
convenzione coincide con il punto di applicazione del
Ovvero: vettore r.
Il verso viene individuato tramite la regola della mano
destra: ponendo il pollice lungo la direzione del primo
m 1 v 1 i+ m 2 v 2 i=m1 v 1 f + m2 v 2 f

{ 1
2
1 1 1
m1 v 21 i + m 2 v 22 i= m 1 v 21 f + m 2 v 22 f
2 2 2
vettore r e l’indice lungo il vettore p, mentre il medio ci
indica qual è il verso di L.
Per quanto riguarda il modulo si usa la formula:

L = r p senα

Dove α è l’angolo compreso tra il vettore posizione e


quantità di moto
URTO ANELASTICO
Nel caso di un sistema di n particelle tutte in rotazione
Si ha un urto anelastico quando la quantità di attorno allo stesso punto, il momento angolare totale
moto si conserva mentre l’energia cinetica no. del sistema è dato dalla somma vettoriale dei momenti
In un urto anelastico parte dell’energia cinetica angolari delle singole particelle che costituiscono il
iniziale viene quindi dispersa sotto altre forme di sistema:
energia dopo l’uro
L = L1 + L2 + … + Ln = r1 x p1 + r2 x p2 + … + rn x
pn
La formula per gli urti anelastici è quella della
conservazione della quantità di moto. Nel caso
dell’urto unidimensionale di due corpi si ha:
TEOREMA DEL MOMENTO ANGOLARE
m1 v 1 i+ m2 v 2 i=m1 v 1 f +m2 v 2 f
Il teorema del momento angolare stabilisce che per far
sì che il momento angolare di un punto materiale vari
nel tempo è necessario che intervenga il momento di
una forza
URTO COMPLETAMENTE ANELASTICO
dL
È un particolare tipo di urto che si ha quando i due M ris =
corpi rimangono attaccati dopo l’urto, costituendo dt
così un unico corpo con una massa pari alla
Relazione che è valida nel caso di un sistema di
somma delle masse dei due corpi. riferimento inerziale in cui il polo è fermo.
Il teorema del momento angolare mette quindi in
Vale sempre la conservazione della quantità di relazione il momento di una forza ed il momento
moto ma la formula risulta essere: angolare e stabilisce che la somma dei momenti delle
forze agenti su una particella è uguale alla variazione
m1 v 1 i+ m2 v 2 i=(m¿ ¿1+ m2 )v f ¿ del momento angolare nel tempo

Nel caso di un sistema di più particelle l’equazione del


teorema del momento angolare è la stessa ma vanno
considerati solo i momenti delle forze esterne:
dL
∑ M est = dt
MOMENTO DI UNA FORZA
MOTO DI UN CORPO RIGIDO
Il momento di una forza è il prodotto vettoriale tra un
Il corpo rigido è un corpo che non cambia volume o
vettore posizione ed una forza
forma, non può quindi deformarsi. Il corpo rigido è un
insieme di punti ognuno dei quali mantiene sempre la
M=rxF
stessa distanza da tutti gli altri anche se esso è in
movimento o se su di esso vengono esercitata delle
Dove con M indichiamo il momento della forza, con r
forze esterne.
il braccio e con F la forza.
M è una grandezza vettoriale ed è definito mediante un
In un corpo rigido che trasla in una certa direzione ogni
prodotto vettoriale il cui modulo è:
singolo punto che lo compone trasla con la stessa
velocità e nella stessa direzione di tutti gli altri.
M = r F senϴ
Diciamo quindi che un corpo rigido esteso si comporta
come un punto materiale se tutte le sue parti si
Dove ϴ è l’angolo compreso tra i vettori r ed F
muovono allo stesso modo.
La direzione del momento di una forza M è quella
Per descrivere le rotazioni di un corpo rigido
perpendicolare al piano individuato dai vettori r ed F.
consideriamo i movimenti possibili di un corpo rigido
Per il verso si usa la regola della mano destra che
per i quali un punto del corpo è costantemente fisso
prevede di posizionare il pollice nel verso del primo
nello spazio. Ogni altro punto P resterà sempre a
vettore (r) e l’indice nel verso del secondo (F), il medio
distanza costante dal punto fisso e resterà sempre alla
ci indica invece il verso del vettore M.
stessa distanza costante da qualsiasi altro punto Q.
Essendo un vettore il momento può essere positivo o
La caratteristica di un corpo rigido è che quando P si
negativo a seconda del suo verso, solitamente se i corpi
muove di moto rotatorio attorno all’origine degli assi,
ruotano in senso antiorario il momento è positivo.
tutti i punti del corpo ruotano esattamente dello stesso
angolo.

SISTEMI DI FORZE
CENTRO DI MASSA
In genere, su un corpo vengono ad agire
simultaneamente più forze. L’insieme di due o più
Il centro di massa di un sistema è il punto tale per cui il
forze agenti su un corpo viene chiamato sistema di
sistema si comporta come se la massa fosse tutta
forze; ciascuna delle forze del sistema prende il nome
concentrata in tale punto, ed è qui che si immaginano
di forza componente o, più
siano applicate le forze che agiscono sul sistema.
semplicemente componente.
Nel caso unidimensionale di n corpi disposti lungo una
Le forze di un sistema si dividono in:
retta il centro di massa si calcola come:
- forze complanari ( quando le loro rette
d’azione sono tutte giacenti in un unico piano)
m 1 x 1+ m2 x 2+…+ mnxn
- forze non complanari o sghembe (se le rette x cm =
d’azione delle forze non giacciono in un unico m1+m 2+ …+mn
piano)
La coordinata del centro di massa in una dimensione
La risultante (R) di un sistema di forze può essere viene quindi individuata mediate una media ponderata:
definita come la forza che produce gli stessi effetti del il numeratore viene definito mediante la somma dei
sistema dato. prodotti di ciascuna massa m per la rispettiva
coordinata x, mentre al denominatore abbiamo la
somma di tutte le masse.

In forma compatta:

∑ mixi
x cm = 1=1n
∑ mi
1=1
Nel caso del corpo rigido per individuare il centro di
massa dobbiamo immaginare il corpo come se fosse
costituito da un numero infinito di particelle, ognuna
dotata di una frazione infinitesima della massa totale
del corpo

MOMENTO DI INERZIA

Consideriamo una particella di massa m che ruota sul CALORE


piano cartesiano Oxy attorno all’origine ad una
distanza r. L’asse di rotazione è l’asse x perpendicolare Il calore è una forma di energia interna a un corpo
al piano Oxy. dovuta al moto disordinato e rapidissimo delle
Si definisce momento di inerzia I molecole che lo compongono; si trasmette da un corpo
a un altro quando tra essi ci sia una differenza di
I =m r 2 temperatura, fluendo da quello a temperatura maggiore
a quello a temperatura minore.
Esso rappresenta la capacità del punto di opporsi al Quando la temperatura di un sistema termodinamico
moto rotazionale: più è grande il momento di inerzia cambia e durante il processo anche la temperatura di un
più è difficile far ruotare il punto attorno all’asse altro sistema termodinamico vicino cambia, diciamo
scelto. che c’è stato un flusso di calore entrante o uscente al
Per aumentare il momento di inerzia di un punto sistema.
materiale possiamo aumentare la massa oppure la
distanza dall’asse. CAPACITA’ TERMICA
Inoltre essendo dipendente dalla distanza dall’asse di
rotazione, il momento di inerzia non è una proprietà La capacità termica C di un corpo è il rapporto fra la
intrinseca di un corpo ma può cambiare a seconda quantità di energia termica Q trasferita e il valore della
dell’asse di rotazione scelto attorno al quale un corpo sua corrispondente variazione di temperatura ΔT:
ruota
C = Q/ ΔT
Se abbiamo un sistema di particelle che ruotano tutte
attorno al medesimo asse e mantengono le loro CALORE SPECIFICO
posizioni costanti il momento di inerzia totale del
sistema è dato dalla somma dei singoli momenti: Il calore specifico è la capacità termica per unità di
massa di un corpo ed è una caratteristica del materiale
n di cui il corpo è composto:
I =∑ mi r 2i
i=1 Q
c = C/m =
m ΔT
Nel caso di un corpo rigido discreto: la capacità termica è dunque una caratteristica di un
determinato corpo, mentre il calore specifico è una
I =∑ Δ m n r 2n proprietà di una certa sostanza.
Né la capacità termica di un corpo né il calore specifico
di un materiale sono costanti, dipendono entrambi dalla
Nel caso di un corpo rigido continuo: temperatura o da altre variabili come la pressione


I =∫ r 2 dm PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
V
Il primo principio della termodinamica rappresenta una
formulazione del principio di conservazione
dell'energia e afferma che l'energia di un sistema
termodinamico non si crea né si distrugge, ma si
trasforma, passando da una forma a un'altra. Se si
indica con Q il calore che il sistema scambia con
l'ambiente circostante (che è positivo se viene assorbito
dal sistema, negativo se invece è il sistema a cedere
calore all'ambiente circostante) e si indica con L il
lavoro (anche in questo caso il lavoro sarà positivo se
si tratta di lavoro compiuto dall'ambiente sul sistema,
negativo se è il sistema che compie lavoro), allora il
bilancio energetico del sistema termodinamico, che
rappresenta il primo principio della termodinamica, si
scrive:

ΔU = Q + L

e si dice che la variazione di energia interna di un


sistema termodinamico è uguale alla somma
(algebrica) del calore e del lavoro entranti nel sistema.

SECONDO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA

Il secondo principio ha una grande rilevanza per le


macchine termiche che convertono calore in lavoro;
pone delle limitazioni alle quali è soggetta la
trasformazione di calore in lavoro.

Secondo l’enunciato di Kelvin è impossibile costruire


una macchina ciclica il cui unico effetto sia convertire
il calore prelevato da un corpo ad una data temperatura
in una quantità equivalente di lavoro meccanico.

Secondo l’enunciato di Clausius invece non è possibile


costruire una macchina il cui unico effetto sia di
trasferire calore da un corpo più freddo ad uno più
caldo.

Per dimostrare l'uguaglianza tra le due formulazioni (di


Clausius e di Kelvin) del secondo principio bisogna
procedere per assurdo. Se, per esempio, si assume che
il postulato di Kelvin sia falso, sarebbe possibile,
utilizzando il calore fornito da una sorgente, ottenere
come unico risultato lavoro. Se, per esempio, la
sorgente si trovasse a temperatura T1 e il lavoro
prodotto su un corpo, a temperatura iniziale T2 >T1,
venisse trasformato in calore, questo andrebbe ad
aumentare la temperatura del corpo e come risultato si
avrebbe il passaggio di calore da un corpo a
temperatura minore a uno a temperatura maggiore, in
contraddizione con quanto afferma l'enunciato di
Clausius.
Viceversa, se si suppone falso l'enunciato di Clausius,
si teorizza la possibilità di operare una trasformazione
che abbia come risultato il passaggio di calore da un
corpo a temperatura minore T1 a uno a temperatura
maggiore T2: quindi sarebbe possibile realizzare una
macchina termica che utilizza il calore della sorgente a
temperatura T2 e ne cede una parte alla sorgente a
temperatura minore, producendo lavoro: l'unico
risultato sarebbe la trasformazione di calore in lavoro, a
spese della sorgente a temperatura minore, in
contraddizione con l'enunciato di Kelvin.

In definitiva, il secondo principio della termodinamica


sostiene che una macchina termica, per operare,
richiede almeno due scambi di calore con due sorgenti
a diversa temperatura, con cessione di calore alla più
fredda e assorbimento di calore dalla più calda.

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