Le configurazioni nello spazio di un corpo rigido sono descritte da un numeri finito di parametri
(sei: tre coordinate spaziali e tre angolari). Le equazioni che ne descrivono il moto formano un
sistema di equazioni differenziali ordinarie del tempo
I continui deformabili invece si possono pensare come sistemi con “infiniti” gradi di libertà e le
equazioni del moto assumono in generale la forma di equazioni differenziali alle derivate
parziali (spazio e tempo) .
Quello che accomuna la descrizione dei sistemi continui è l’assunzione che esista una
funzione di densità ρ (x, t) tale che la massa di una porzione D del sistema sia esprimibile
tramite la
M ( D ) = ∫ ρ (x, t )dV
D (2.1)
Se risulta, per esempio, che la ∂v/∂t è identicamente nulla, ciò significa che il moto non
varia nel tempo (moto del fluido stazionario) in quel punto, ma non significa
necessariamente che gli elementi del fluido in quel punto non sono sottoposti ad
accelerazione
Le due velocità, 'lagrangiana' e ed 'euleriana', sono evidentemente numericamente
uguali (nel senso che se un certo elemento di fluido ad un istante t si trova in un punto
x con velocità (lagrangiana) v(t), questo stesso valore coincide con la velocità
(euleriana) del fluido nel punto x all'istante t : v(x,t), ma le due rappresentazioni hanno
una dipendenza funzionale diversa.
Nelle equazioni del moto dei fluidi, si presenta la necessita di dover esprimere l‘
accelerazione degli elementi del fluido, avendo a disposizione la velocità euleriana e
non quella lagrangiana. Possiamo valutare questa accelerazione in base al limite per
t -> 0 del rapporto incrementale delle velocità fra gli istanti t e t + dt degli elementi di
fluido che all'istante t si trovano in r e all'istante t+ dt si sono spostati nel punto x+v dt:
1
a = lim [ v(x + v∆t , t + ∆t ) − v(x, t )] (2.2 )
∆t →0 ∆t
dv ∂
= [ + ( v ⋅ ∇)]v con (2.3)
dt ∂t
la ragione intuitiva di questo fatto è che per eseguire correttamente questa operazione
di derivata occorre seguire l'elemento di fluido nel suo moto
I concetti espressi a proposito della velocità lagrangiana ed euleriana, valgono per
qualsiasi altra funzione scalare o vettoriale dello spazio e del tempo Q(x,t). , di cui
vogliamo calcolare la variazione nel tempo in un punto fisso dello spazio oppure i un
punto mobile col fluido.
La derivata lagrangiana definita come:
2.4)
2.5)
definisce il legame tra i due tipi di derivata:
2.6)
Consideriamo per esempio la densità di massa ρ(x,t). La derivata parziale rispetto al
tempo ∂ρ/∂t esprime la variazione di densità di elementi di fluido che in istanti successivi
transitano per il punto x. La derivata totale :
' dρ ∂ρ
= + u ⋅ ∇ρ 2.7)
dt ∂t
indica la variazione di densità di un ben individuato elemento di fluido, seguito nel suo
moto.
Cinematica dei fluidi
L ‘ adozione del punto di vista euleriano, richiede una
ridefinizione dei parametri cinematici usati, che viene
brevemente descritti in questo capitolo. Nella
descrizione euleriana, viene definito nello spazio un
“campo di velocità” ossia viene assegnato il
valore del vettore velocità v di un elemento fluido in
ogni punto dello spazio e in ogni istante di tempo,
rispetto ad un sistema di riferimento (cartesiano
ortogonale) fisso (fig. 5.1):
v(x; t) = u(x; t)i + v(x; t)j + w(x; t)k (2.8) Figura 5.1: Sistema di riferimento cartesiano
per l’analisi cinematica
dove x = (x; y; z) rappresenta il vettore posizione.
Il vettore velocità è definito in un riferimento cartesiano come
Si puo’ dimostrare che il tensore sij , con cui rappresentiamo la variazione spaziale di V ,
puo’ essere sempre scomposto nella somma di un tensore simmetrico eij e di un tensore
antisimmetrico rij :
(2.9)
in cui abbiamo definito:
(2.10)
(2.11)
Parametri cinematici
Traiettoria, linea di flusso, traccia
(2.12)
: (2.16)
(2.17)
da cui
(2.18)
Che permette di interpretare fisicamente la divergenza del vettore velocità come una
variazione di volume per unità di volume e unità di tempo.
La rotazione rigida dell’elemento fluido `e definita come
la velocità angolare media di due superfici dell’elemento
perpendicolari tra loro. Nel nostro esempio, definendo y
∂u
con dθ1 e dθ2 le variazioni angolari dei lati dx e dy dx = d
∂y
dt
coincidenti con gli assi (fig. 5.7), otteniamo:
dθ2
; (2.20) d
∂v
il cui valor medio risulta: dθ1 dy = d ∂x dt
dθ1
d x
(2.21)
che corrisponde alla parte antisimmetrica del tensore sij per questo campo di moto
bidimensionale ed esprime una rotazione rigida con velocità angolare Ωz attorno all’asse
perpendicolare al piano del moto.
Se il campo di moto `e tale per cui l’elemento fluido non ha rotazione, il moto si dice
irrotazionale.
2.23)
2.25)
La componente di VQ lungo il generico asse xi é quindi data da:
2.26)
Ricordando la (5.2.2) e la scomposizione sij = eij + rij risulta
2.27)
in cui:
-ui rappresenta la traslazione
-rijdxj = 1/2ω x PQ rappresenta la rotazione rigida -
- eijdxj rappresenta l’insieme di deformazione e
dilatazione
Il tensore doppio eij , definito dalla (5.2.3) prende il
nome di tensore velocità di deformazione e in
componenti cartesiane si scrive come:
la cui traccia (sommatoria degli elementi diagonali)
rappresenta r¢V . 2.28)