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Architettura italiana

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L'architettura italiana sviluppò caratteri omogenei sotto l'Impero


romano. Influenzata dall'architettura greca (che aveva lasciato segni
importanti nella Magna Grecia, nei templi di Agrigento, Selinunte e
Paestum) e da quella etrusca (che suscitò le attenzioni di Marco
Vitruvio Pollione), quella romana assunse caratteri propri,
risultando, rispetto alle precedenti, maggiormente legata allo spazio
interno e ad un forte plasticismo derivato dall'uso di archi, volte e
cupole.[1]

Esempi importanti, nei quali spesso si registra anche l'impiego


dell'innovativo calcestruzzo, sono da ricercare nelle strutture termali Pantheon, Roma
(Terme di Caracalla, Terme di Diocleziano ed altre), negli anfiteatri
(Colosseo, Arena di Verona), nei teatri (Teatro di Marcello), nelle
basiliche (come la basilica di Massenzio), nei templi (tra i quali
emerge il Pantheon) e nelle architetture civili (ad esempio il ponte
di Tiberio di Rimini)

Indice
Architettura paleocristiana e bizantina
Architettura proto-medievale
Architettura romanica Basilica del Foro di Pompei

Architettura gotica
Architettura rinascimentale e manierista
Architettura barocca
Architettura tardobarocca e rococò
Architettura dell'Ottocento
Architettura del Novecento
Primo Novecento e ventennio fascista
Secondo dopoguerra
Architettura contemporanea
Note
Altre immagini
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Architettura paleocristiana e bizantina
In epoca paleocristiana, con la diffusione del cristianesimo, le
chiese italiane ripresero i modelli delle basiliche romane, con una
navata centrale affiancata da corridoi laterali. È questo lo schema a
cui sono riconducibili le basiliche di Santa Sabina, Santa Maria
Maggiore e le antiche basiliche di San Pietro in Vaticano e San
Paolo fuori le mura a Roma. Nella medesima città si costruirono
impianti centralizzati, come il Battistero lateranense e Santa
Costanza.
Sant'Apollinare in Classe, Ravenna
Anche a Ravenna, capitale dell'Impero dal 404, le chiese più grandi
furono costruite secondo lo schema basilicale (Sant'Apollinare in
Classe, Sant'Apollinare Nuovo), ma originali furono anche i
contributi allo sviluppo della pianta centrale (San Vitale, Mausoleo
di Galla Placidia, Battistero degli Ortodossi, Battistero degli Ariani,
Mausoleo di Teodorico). Fuori dai due principali centri dell'Impero,
occorre segnalare la chiesa di San Salvatore a Spoleto e la basilica
di San Lorenzo a Milano.

Architettura proto-medievale
La chiesa bizantina denominata
Se si esclude la chiesa di San Pietro a Tuscania,[2] la cui fondazione Cattolica di Stilo
è ancora incerta, il passaggio dall'architettura paleocristiana a quella
proto-medievale in Italia non è particolarmente evidente.[3]
Ad
esempio, le basiliche romane di Santa Maria in Domnica, Sant'Agnese fuori le mura, Santa Maria in
Cosmedin e Santa Prassede rimandano ancora a modelli paleocristiani, così come, seppur con alcune
innovazioni, l'Abbazia di Pomposa, la chiesa di San Salvatore a Brescia e il Tempietto longobardo di
Cividale del Friuli (quest'ultimo però sorprende per la concezione planimetrica).

Architettura romanica
Le innovazioni planimetriche introdotte in Francia e Germania
durante il periodo romanico non raggiunsero immediatamente
l'Italia, dove, tra i secoli XI e XII si proseguì nella costruzione di
impianti basilicali, solitamente privi di transetto. Tuttavia, ambulacri
e cappelle radiali fecero la loro comparsa nell'abbazia di
Sant'Antimo e ad Aversa.
Cattedrale di Pisa
Nella seconda metà dell'XI secolo si registra la costruzione della
chiesa abbaziale di Montecassino, dotata di un transetto non
sporgente dal corpo dell'edificio e di absidi al termine di ciascuna delle tre navate. L'edificio più importante
dell'Italia meridionale è però da ricercare nella basilica di San Nicola a Bari (1087), che presenta un
transetto, sostegni alternati lungo la navata e due torri in facciata secondo l'uso normanno.

Nell'Italia centro-settentrionale invece si svilupparono le gallerie ad arcatelle (come nel Duomo di Modena,
con transetto non sporgente, tre absidi e campanile isolato), che trovarono notevoli applicazioni nel
Romanico pisano (Duomo e campanile di Pisa, Duomo e chiesa di San Michele in Foro a Lucca, Duomo di
Pistoia e altre chiese toscane, ma in parte influenzò anche l'architettura romanica sarda e corsa). Invece, in
Lombardia, la basilica di Sant'Ambrogio è ricordata per la sua copertura con volte a crociera e costoloni tra
le più antiche d'Europa.[4] Di matrice germanica sono, a Como, la basilica di Sant'Abbondio (priva di
transetto) e la chiesa di San Fedele (ispirata alle piante trilobate di Colonia). Ancora alla Germania rimanda
la pianta della Cattedrale di Parma, con transetto sporgente e una sola abside terminale.[3]

Sempre in Italia settentrionale, le principali cattedrali furono caratterizzate dalla presenza di imponenti
battisteri esterni (come il Battistero di Cremona e il Battistero di Parma), anche se il battistero più celebre si
trova nell'Italia centrale, a Pisa.

Diversamente, a Firenze furono favoriti i motivi architettonici dell'età romana, dando avvio a quello che la
critica ha definito stile protorinascimentale (basilica di San Miniato al Monte, Battistero di San Giovanni,
chiesa dei Santi Apostoli, Badia Fiesolana a Fiesole). Analogo interesse per l'antichità si ritrova a Roma e
nei suoi dintorni (facciate del Duomo di Civita Castellana e di San Lorenzo fuori le mura dei Vassalletto).

A Venezia l'architettura romanica si fuse con quella bizantina nella basilica di San Marco, a pianta centrale
con cinque cupole. Il tema della cupola si ritrova anche nelle Marche e nel Mezzogiorno, ed in particolare
in alcune chiese del Romanico pugliese (Duomo di Molfetta), mentre il tema della croce inscritta compare a
Stilo (Cattolica di Stilo), Otranto e Trani.

In Sicilia gli elementi bizantini si unirono a quelli normanni e saraceni, riscontrabili in alcune chiese
palermitane (San Cataldo ed altre) e nelle cattedrali di Cefalù e Monreale.

Nell'architettura civile invece fecero la loro comparsa numerose torri gentilizie; sono celebri quelle di San
Gimignano e Bologna.

Architettura gotica
L'architettura gotica fu introdotta in Italia dai cistercensi, ad
esempio nell'Abbazia di Fossanova e a San Galgano. Nella basilica
di Sant'Andrea a Vercelli si riscontra una transazione dal Romanico
italiano al Gotico francese, ma il più originale edificio protogotico è
la basilica di San Francesco ad Assisi, ispirato alla cattedrale di
Angers.

Alla fine del XIII secolo risalgono le grandi chiese fiorentine di


Santa Maria Novella (1279), Santa Maria del Fiore (iniziata da
Arnolfo di Cambio nel 1296) e Santa Croce (probabilmente dal
1294-95), ariose ed energiche composizioni nelle quali emerge il
carattere più italiano dello stile gotico. A questo modello è orientata
la basilica di San Petronio a Bologna (dal 1390), mentre una
maggiore contaminazione dei gusti francesi è riscontrabile nel
Duomo di Milano (dal 1386, ma la costruzione terminò solo diversi
secoli più tardi).
Duomo di Siena
A Napoli la dominazione angioina coincise con la costruzione di
imponenti impianti gotici: la basilica di San Lorenzo Maggiore (con
abside percorsa da ambulacro), la basilica di San Domenico Maggiore, il monastero di Santa Chiara
(ricostruito in gran parte dopo la seconda guerra mondiale eliminando le superfetazioni barocche) e il
Duomo (per il quale furono chiamati architetti di estrazione francese).

A Venezia si segnalano la chiesa dei Frari e la basilica dei Santi Giovanni e Paolo, entrambe trecentesche. Il
contributo di Roma invece fu scarso, tanto che l'unica chiesa gotica di rilievo è Santa Maria sopra Minerva.
Notevoli sono pure le facciate delle cattedrali di Orvieto e di Siena,
realizzate tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento.
Tra le
torri, il più bel campanile gotico è quello del Duomo di Firenze (il
cosiddetto Campanile di Giotto).[3]

All'influenza francese sono riconducibili alcuni castelli, tra i quali


spicca il celebre Castel del Monte (1240 circa) di Andria, dove la
struttura gotica si fonde con le reminiscenze dei modelli tardo-
antichi romani, che conferiscono al complesso un aspetto ordinato e
Castel del Monte, Andria regolare.[3]

Tra il XIII e il XIV secolo vennero poi costruiti numerosi edifici


civili, come i palazzi pubblici di Firenze (Palazzo Vecchio), Siena (Palazzo Pubblico), Venezia (Palazzo
Ducale), Perugia (Palazzo dei Priori) e Gubbio (Palazzo dei Consoli); a questi si sommano diversi palazzi
trecenteschi a Firenze e Siena, nonché le case d'inizio Quattrocento di Venezia (come la Ca' d'Oro).

Architettura rinascimentale e manierista


L'architettura rinascimentale si sviluppò a Firenze, dove, durante il
periodo romanico, si era mantenuta una certa continuità con le
forme chiare e regolari dell'architettura classica. Il punto di svolta,
che segna il passaggio dall'architettura gotica e quella
rinascimentale, coincide con la realizzazione della cupola del
Duomo di Firenze, eseguita da Filippo Brunelleschi tra il 1420 ed il
1436.[5] Tuttavia, la prima opera pienamente rinascimentale è lo
Spedale degli Innocenti[6] costruito dal medesimo Brunelleschi a
partire dal 1419. A questo fecero seguito le basiliche di San
San Biagio, Montepulciano
Lorenzo e Santo Spirito, la Sagrestia Vecchia e la Cappella dei
Pazzi, opere nelle quali lo stile brunelleschiano diede origine a
decorazioni in pietra serena applicate su impianti derivati
dall'unione di forme geometriche elementari (quadrato e cerchio).
L'arte del Brunelleschi fu d'ispirazione per diversi architetti del
secolo, come Michelozzo, Filarete, Giuliano da Maiano e Giuliano
da Sangallo; in particolare, quest'ultimo fissò i principi dell'arte
fortificatoria detta fortificazione alla moderna, della quale è
considerato il fondatore insieme col fratello Antonio da Sangallo il
Vecchio e Francesco di Giorgio Martini.
Villa Almerico Capra detta "La
Alcuni anni dopo l'esordio di Brunelleschi si registra l'attività di Rotonda", Vicenza
Leon Battista Alberti, che a Firenze eseguì il Palazzo Rucellai e la
facciata di Santa Maria Novella. L'Alberti, profondamente
influenzato dall'architettura romana, lavorò anche a Rimini (Tempio Malatestiano) e Mantova (San
Sebastiano e Sant'Andrea). Un suo allievo, Bernardo Rossellino, si occupò del riassetto della cittadina di
Pienza, una delle prime trasformazioni architettoniche ed urbanistiche della storia del Rinascimento.[7]

Il pieno Rinascimento invece fu essenzialmente romano, grazie all'opera di Bramante, Raffaello Sanzio e
Michelangelo Buonarroti. Al primo si deve soprattutto il progetto per la ricostruzione della basilica di San
Pietro in Vaticano, con una croce greca derivata dagli studi di Leonardo da Vinci sugli edifici a pianta
centrale, ma che, a sua volta, condizionò Antonio da Sangallo il Vecchio nella concezione della chiesa di
San Biagio a Montepulciano. Raffaello fu attivo nella costruzione di alcuni palazzi e nel progetto di Villa
Madama. Michelangelo invece intervenne nel progetto della basilica vaticana apportando notevoli
cambiamenti, realizzò la piazza del Campidoglio e ultimò il Palazzo Farnese avviato da Antonio da
Sangallo il Giovane.

Il Rinascimento del XVI secolo è chiuso da alcune opere di Andrea Palladio, che influenzarono
notevolmente l'architettura europea (Palladianesimo e Neopalladianesimo): tra queste si ricordano la
Basilica Palladiana, il Palazzo Chiericati e la Villa Almerico Capra detta "La Rotonda" (tra le prime
costruzioni profane dell'era moderna ad avere come facciata un fronte di un tempio classico)[8], a Vicenza,
nonché la basilica di San Giorgio Maggiore e la chiesa del Redentore a Venezia.

Il Manierismo, preannunciato da Baldassarre Peruzzi in alcune opere romane (Villa Farnesina e Palazzo
Massimo alle Colonne), vide nel citato Michelangelo (Sagrestia Nuova, Biblioteca Medicea Laurenziana, a
Firenze, Porta Pia a Roma) e Giulio Romano (Palazzo Te e sua residenza a Mantova) i due principali
esponenti.[9]
Altri artisti da ricordare sono Bartolomeo Ammannati (cortile di Palazzo Pitti), Bernardo
Buontalenti (Grotta Grande nel Giardino di Boboli), Giorgio Vasari (Galleria degli Uffizi), Jacopo
Sansovino (Biblioteca nazionale Marciana, Venezia) e soprattutto Jacopo Barozzi da Vignola, che con la
sua chiesa del Gesù a Roma (completata da Giacomo Della Porta) indirizzò l'architettura verso il
Barocco.[10]

Architettura barocca
Lo stile barocco, legato alla Controriforma, fu prodotto a Roma ed
esercitò la sua influenza in tutto il mondo cattolico. I primi esempi
in cui è riconoscibile questo stile si riscontrano in alcuni lavori di
Carlo Maderno (facciata di Santa Susanna, facciata e navata di San
Pietro in Vaticano e la basilica di Sant'Andrea della Valle, la cui
facciata fu completata da Carlo Rainaldi) e di Martino Longhi il
Giovane (facciata della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a
Trevi) ed altri, nei quali si evidenzia il tentativo di rafforzare l'asse
centrale delle facciate mediante l'uso graduale di pilastri,
semicolonne e colonne. Sant'Ivo alla Sapienza, Roma

In seguito Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da


Cortona contribuirono ad evolvere ulteriormente il linguaggio barocco non più esclusivamente
sull'applicazione di elementi decorativi ma sulla concezione dello spazio basata su elaborazioni di nuove
forme quali ellissi, spirali, curve policentriche. Gran parte dei loro contributi sono riferibili a edifici religiosi
(chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, chiesa dell'Assunta ad Ariccia per Bernini; chiesa di Sant'Agnese in
Agone, San Carlo alle Quattro Fontane, Sant'Ivo alla Sapienza e la navata di San Giovanni in Laterano per
Borromini; chiesa dei Santi Luca e Martina, Santa Maria della Pace e la facciata di Santa Maria in Via Lata
per Pietro da Cortona), tuttavia non mancano fabbriche civili (come il Palazzo Barberini, di Bernini e
Borromini, il Palazzo Montecitorio di Bernini e Carlo Fontana, il Palazzo Chigi-Odescalchi ancora di
Bernini, il Palazzo di Propaganda Fide e la galleria prospettica di Palazzo Spada del Borromini).

Notevole importanza rivestono anche le trasformazioni urbanistiche, dovute principalmente all'attività di


Sisto V che, con il supporto tecnico di Domenico Fontana, promosse il primo progetto di sistemazione
urbanistica della città di Roma moderna. Furono tracciate nuove vie su grandi assi stradali rettilinei che
mettevano in collegamento le più importanti zone della città ed i principali edifici religiosi ed amministrativi,
inoltre furono realizzate o risistemate vaste piazze (piazza del Popolo, piazza Navona, piazza San Pietro) ed
importanti palazzi.
Lo stile barocco si diffuse ben presto oltre i confini della città,
raggiungendo Torino (ampliamento della città di Carlo e Amedeo
di Castellamonte, Cappella della Sacra Sindone, chiesa di San
Lorenzo e Palazzo Carignano di Guarino Guarini), Milano (chiesa
di San Giuseppe di Francesco Maria Richini), Venezia (basilica di
Santa Maria della Salute di Baldassare Longhena, a pianta
ottagonale unita ad un santuario delimitato da due absidi), Napoli
(dove furono attivi Francesco Grimaldi, Cosimo Fanzago,
Ferdinando Sanfelice dei quali si ricordano rispettivamente la
Palazzo Ducezio, Noto Cappella di San Gennaro, la chiesa di Santa Maria Egiziaca a
Pizzofalcone e il Palazzo dello Spagnolo), la Puglia (basilica di
Santa Croce a Lecce, con decorazioni derivate dal plateresco
spagnolo) e quindi, soprattutto dopo il terremoto del 1693, la Sicilia (Cattedrale di Sant'Agata a Catania,
Duomo di San Giorgio a Ragusa, chiesa di San Domenico a Noto ecc.).
La Toscana invece restò legata ai
gusti tardo-manieristi (Cappella dei Principi, a pianta ottagonale, ornata con ricchissimi intarsi creati con
pietre semipreziose) e la produzione più propriamente barocca è databile al principio del XVIII secolo.

Architettura tardobarocca e rococò


Al Settecento risale la più originale produzione di tutta l'architettura
tardobarocca e rococò: la Palazzina di caccia di Stupinigi.[11]
Caratterizzata da una pianta assai articolata riconducibile ad una
croce di Sant'Andrea, fu progettata da Filippo Juvarra, che edificò
pure la basilica di Superga, presso Torino.

In Veneto si verificò un riavvicinamento ai temi palladiani, evidente


nella Villa Pisani di Stra (1721) e nel San Simeon Piccolo di
Venezia (terminata nel 1738). Reggia di Caserta

A Roma, l'estremo capitolo della stagione barocca trova le sue


realizzazioni più significative in alcuni importanti interventi urbanistici come piazza di Spagna e la Fontana
di Trevi, mentre la facciata di San Giovanni in Laterano, di Alessandro Galilei, si avvicina a temi più
severamente classici.

Invece, nel Regno di Napoli, sotto Luigi Vanvitelli, fu avviata la costruzione della Reggia di Caserta (dal
1752), un vasto complesso nel quale, alle grandiose scenografie di stampo barocco dell'interno e dei
giardini, si contrappone un involucro edilizio più misurato, che pertanto sembra anticipare i temi del
Neoclassicismo. Il gigantismo della Reggia riecheggia nella mole del Real Albergo dei Poveri, costruito nei
medesimi anni da Ferdinando Fuga.

Architettura dell'Ottocento
L'architettura neoclassica, anche nella sua variante neogreca, venne prodotta in numerose opere di valore.
L'influenza del Neoclassicismo francese è evidente nella facciata del Teatro San Carlo di Napoli (di
Antonio Niccolini); nella medesima città, all'inizio dell'Ottocento fu cominciata la costruzione della grande
basilica di San Francesco, la più importante chiesa italiana dell'epoca[12], ispirata al collaudato tema del
Pantheon di Roma.

Altri capolavori neoclassici sono il Caffè Pedrocchi di Padova (di Giuseppe Jappelli), il Tempio Canoviano
a Possagno (attribuito, non senza incertezze, a Giannantonio Selva), il Teatro Carlo Felice di Genova
(Carlo Barabino, ma ricostruito nel Novecento), il Cisternone di Livorno (Pasquale Poccianti) e la
sistemazione di piazza del Popolo a Roma curata da Giuseppe
Valadier.[3]
Inoltre, meritano di essere ricordati gli interventi
promossi a Trieste (Teatro Verdi, chiesa di Sant'Antonio), Milano
(Palazzo Belgioioso, Villa Reale, Arco della Pace e chiesa di San
Carlo al Corso) e Palermo (l'eclettica Palazzina Cinese,
Gymnasium dell'Orto botanico di Palermo e il tardo Teatro
Massimo).

Ad un tardo Neoclassicismo guarda ancora Alessandro Antonelli


nella progettazione degli involucri esterni della basilica di San Basilica di San Francesco di Paola e
Gaudenzio a Novara e della Mole Antonelliana di Torino. piazza del Plebiscito, Napoli

Quindi, la seconda metà dell'Ottocento portò all'affermazione dei


gusti neorinascimentali (Galleria Vittorio Emanuele II a Milano e
Galleria Umberto I a Napoli nell'ambito del Risanamento, ove furono applicati elementi in ferro) e, più
raramente, neobarocchi (Palazzo di Giustizia di Roma), mentre il neogotico fu lo stile impiegato ad esempio
nelle facciate delle grandi chiese fiorentine.
Tardi echi dello Stile Impero confluirono nel controverso
Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II di Roma.
L'eclettismo di matrice neoromanica fu promosso
da Camillo Boito, al quale si devono pure numerosi restauri di monumenti medievali.

Architettura del Novecento

Primo Novecento e ventennio fascista

L'Art Nouveau ebbe in Giuseppe Sommaruga ed Ernesto Basile due dei principali e più originali esponenti
(rispettivamente Palazzo Castiglioni a Milano, ampliamento di Palazzo Montecitorio a Roma).
Un
linguaggio totalmente nuovo si preannunciò con la pubblicazione nel 1914 del Manifesto dell'Architettura
futurista di Antonio Sant'Elia. Lo stesso pubblicò le sue tavole della "Città Nuova", proponendo nuovi
modelli architettonici che esaltavano la funzionalità ed una nuova estetica.

Il razionalismo si manifestò nel Gruppo 7 (1926) e nel


MIAR (1928), ma dopo lo scioglimento del gruppo
emerse nelle figure isolate di Giuseppe Terragni (Casa
del Fascio a Como), Adalberto Libera (Villa Malaparte a
Capri) e Giovanni Michelucci (stazione di Firenze Santa
Maria Novella, in collaborazione).

Durante il periodo fascista ebbe maggiore fortuna il


cosiddetto "Novecento" (Gio Ponti, Pietro Aschieri,
Giovanni Muzio), da cui derivò, sulla scia della
riscoperta della Roma imperiale, il Neoclassicismo
Il Palazzo dell'ex Ristorante ufficiale dell'ente
semplificato di Marcello Piacentini, autore peraltro di
EUR Roma 1941 progettato da Ettore Rossi
diverse trasformazioni urbanistiche in diverse località
italiane e ricordato per la contestata via della
Conciliazione a Roma.

Secondo dopoguerra
Il secondo dopoguerra fu caratterizzato da diversi talenti (Luigi Moretti, Carlo Scarpa, Franco Albini, Gio
Ponti, Tomaso Buzzi ed altri), ma fu privo di una direzione unitaria.[3] Pier Luigi Nervi, con le sue ardite
strutture in cemento armato, acquisì una fama internazionale e fu d'esempio per Riccardo Morandi e Sergio
Musmeci. In una stagione animata da interessanti dibattiti portati avanti da critici quali Bruno Zevi, prevalse
il razionalismo, che trova nella testata della Stazione di Roma Termini una delle opere paradigmatiche, per
divenire neo-realismo italiano con Gualtiero Galmanini e Piero Portaluppi. Al Neorealismo di Michelucci,
Carlo Aymonino, Mario Ridolfi ed altri (quartieri INA-Casa) fece seguito il Neoliberty (riscontrabile nei
primi lavori di Vittorio Gregotti) e il Brutalismo (Torre Velasca di Milano del gruppo BBPR, edificio
residenziale di via Piagentina a Firenze, di Leonardo Savioli, opere di Giancarlo De Carlo).

Le Corbusier (progetto per un ospedale a Venezia) e Frank Lloyd Wright (progetto di una casa sul Canal
Grande, ancora a Venezia) non costruirono niente in Italia, mentre vi riuscirono Alvar Aalto (chiesa
dell'Assunta a Riola di Vergato), Kenzō Tange (torri della Fiera di Bologna, piano del Centro Direzionale
di Napoli) e Oscar Niemeyer (sede della Mondadori a Segrate).

Nel 1980 nell'ambito della Biennale di Venezia viene istituito il settore Architettura, come direttore viene
incaricato Paolo Portoghesi. In quell'occasione fu allestita la “strada novissima” allestita da Costantino
Dardi e, su incarico di Paolo Portoghesi, Aldo Rossi realizzò il "Teatro del Mondo", un teatro galleggiante
ed itinerante, che viaggiò per i canali di Venezia.[13] Aldo Rossi, primo italiano a vincere il Premio Pritzker,
fu senza dubbio tra i più influenti architetti italiani per la nuova generazione. Scrive in proposito Rafael
Moneo:

«Non credo di esagerare dicendo che gi anni Ottanta furono segnati - in Italia - da Aldo
Rossi e Manfredo Tafuri e che qualsiasi commento che si faccia attorno all'architettura
italiana di quegli anni vada riferito ad essi»

(Rafael Moneo, L'altra modernità. Considerazioni sul futuro dell'architettura, p. 113. )

Sempre nel 1980 fu organizzata all'Arsenale di Venezia la mostra di architettura "Presenza del passato",
dove furono riuniti i maggiori architetti del momento considerati post moderni fra i quali Robert Venturi,
Hans Hollein, Frank Gehry, Ricardo Bofill. In questo modo Paolo Portoghesi, con una serie di
pubblicazioni, lanciò in Italia la cosiddetta architettura postmoderna, connettendosi ad altri critici quali
Charles Jencks e Robert Stern.[14]

Architettura contemporanea
Tra i principali architetti attivi in Italia tra la fine del Novecento e l'inizio del XXI secolo si ricordano Renzo
Piano (Stadio San Nicola a Bari, ristrutturazione del Porto antico di Genova, Auditorium Parco della
Musica a Roma, chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo ecc.), Massimiliano Fuksas (Grattacielo della
Regione Piemonte, Centro congressi all'EUR), Gae Aulenti (Stazione Museo della metropolitana di
Napoli), lo svizzero Mario Botta (Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto,
ristrutturazione del Teatro alla Scala a Milano), Zaha Hadid (Museo nazionale delle arti del XXI secolo a
Roma, grattacielo "Lo Storto" a Milano), Richard Meier (chiesa di Dio Padre Misericordioso e teca dell'Ara
Pacis, a Roma), Norman Foster (stazione di Firenze Belfiore), Daniel Libeskind (grattacielo "Il Curvo" a
Milano) e Arata Isozaki (Palasport Olimpico di Torino, con Pier Paolo Maggiora e Marco Brizio,
grattacielo "Il Dritto" a Milano).

Note
1. ^ N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 1981, voce
Romana, architettura.
2. ^ C. Brandi, Disegno dell'architettura italiana, Roma 2013, pp. 18-20.
3. N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 1981, voce
Italia.
4. ^ R. De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa, Bari 1999, p. 51.
5. ^ R. De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa, cit., p. 158.
6. ^ N. Pevsner, Storia dell'architettura europea, Bari 1998, p. 107.
7. ^ P. Murray, Architettura del Rinascimento, Milano, Electa, 2000, p. 36.
8. ^ R. De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa, cit., p. 235.
9. ^ P. Murray, Architettura del Rinascimento, cit., p. 90.
10. ^ C. Norberg - Schulz, Architettura Barocca, Milano 1998, p. 13.
11. ^ R. De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa, cit., p. 443.
12. ^ R. Middleton, D. Watkin, Architettura dell'Ottocento, Milano, Electa, 2001, p. 292.
13. ^ www.labiennale.org, La Biennale di Venezia: architettura, su labiennale.org. URL consultato il
15 gennaio 2012.
14. ^ Manfredo Tafuri, Storia dell'architettura italiana 1944-1985, Einaudi, Torino 1986, p. 230.

Altre immagini


Tempio di Nettuno, Colosseo, Roma Basilica di San Tempietto


Paestum Lorenzo, Milano longobardo,
Cividale del Friuli

Cattedrale di Bitonto Interno di Santa Palazzo Te, Santa Maria della


Maria del Fiore, Mantova Salute, Venezia
Firenze


Piazza di Spagna, Palazzina Cinese, Galleria Umberto I, Il teatro del mondo


Roma Palermo Napoli di Aldo Rossi

Bibliografia
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ISBN 978-88-16-40632-2.
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David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, 1990.

Voci correlate
Italia
Storia dell'architettura
Altri progetti
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