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Storia dell'architettura

L'architettura arabo-normanna

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Architettura arabo-normanna Architettura normanna in Sicilia Cattedrale di Palermo Palazzo dei Normanni La Zisa Cuba Sottana Chiesa di San Cataldo (Palermo) Chiesa di San Giovanni degli Eremiti Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi Castello di Maredolce Duomo di Monreale Duomo di Cefal Arco normanno (Mazara del Vallo) 1 4 6 12 16 20 23 24 26 27 28 33 40

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Architettura arabo-normanna

Architettura arabo-normanna
L'architettura arabo-normanna lo stile del costruire proprio dell'epoca normanna, che si diffuse principalmente in Sicilia e nell'Italia meridionale nel XII secolo. L'aggettivo "arabo" deriva dalla forte influenza degli architetti arabi, mentre quello "normanno" dalla stirpe reale dominante. Dopo la conquista normanna della Sicilia avvenuta nel 1171, i nuovi reali cercarono di creare un proprio stile architettonico che racchiudesse le varie culture presenti sull'isola. Il nuovo stile racchiudeva tre diversi stili; lo stile romanico, lo stile bizantino e quello arabo.

Influenze architettoniche
L'architettura arabo-normanna deriva da una mescolanza di stili che ne hanno fortemente segnato lo stile.

Influenza bizantina
Si cerca inizialmente di emulare lo sfarzo della citt di Bisanzio, e i primi edifici che seguono questo nuovo stile architettonico vengono eretti a partire dalla fine del XI secolo. Forte l'influenza bizantina nella scelta della pianta centrata quadrata, nel cui interno inserita una croce greca con volta a botte. Altri elementi distintivi dell'influenza La Chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo bizantina sono i mosaici che ricoprono gli interni degli edifici, i capitelli e all'esterno delle chiese si trovano le cupole siculo-bizantine.

Influenza musulmana
La forte presenza di architetti arabi nella Sicilia conquistata introduce anche molti stilemi arabi nella nuova nascente architettura. Tra gli elementi distintivi troviamo gli archi a sesto acuto (possibili grazie all'introduzione di nuove tecniche costruttive portate da architetti e operai arabi), decorazioni a stalattiti, alveoli dipinti, pennacchi, capitelli e la cornice di merloni dentellati. In alcuni casi gli archi a sesto acuto acquistano una forma particolare, infratti le due estremit basse rientrano fino a creare una forma che ricorda una foglia.

Architettura arabo-normanna

Influenza romanica
Dell'architettura romanica troviamo la pianta a croce latina, le facciate con torri massicce, le figure di animali e in di vegetali stilizzati, rappresentate da semplici palmette o da piante sottili e piatte.

Esempi di architettura arabo-normanna


Il pi antico esempio di architettura arabo-normanna si ha a Salerno, importante principato longobardo e tra i primi territori ad essere conquistato dai normanni di Roberto il Guiscardo che ivi fece erigere il duomo e la Tipico arco a sesto acuto normanno presente presso le mura civiche sua residenza, il Castel Terracena. I principali esempi di Mazara del Vallo di questa architettura si trovano, per, in Sicilia a Mazara del Vallo e nella provincia di Palermo ed in particolare tra i comuni di Palermo, Monreale e Cefal.[1] In particolare gli edifici pi rappresentanti sono: Palermo Cattedrale, Palazzo dei Normanni (con la Cappella Palatina) La Zisa Cuba Sottana Cuba Soprana Chiesa di San Cataldo Chiesa di San Giovanni degli Eremiti Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi Castello di Maredolce Monreale Duomo di Monreale Cefal Duomo di Cefal

Architettura arabo-normanna

UNESCO
Dal 2010 in corso la valutazione da parte dell'Unesco per salvaguardare l'architettura arabo-normanna e creare un itinerario nei centri storici di Palermo, Monreale e Cefal.[2][3]

Note
[1] Architettura arabo-normanna in provincia di Palermo (http:/ / www. siciliaoggi. it/ it/ in-provincia-di-palermo. html) siciliaoggi.it [2] Palermo and Monreale Cathedral (http:/ / whc. unesco. org/ en/ tentativelists/ 363/ ) unesco.org [3] UNESCO: Palermo-Monreale-Cefal nella world heritage list (http:/ / www. patrimoniosos. it/ rsol. php?op=getarticle& id=67610) patrimoniosos.it Il Palazzo dei Normanni a Palermo

Bibliografia
AAVV, Federico e la Sicilia - architettura e archeologia , Palermo, Arnaldo Lombardi Editore, 2000. ISBN 88-7260-065-0

Voci correlate
Architettura normanna in Sicilia Normanni

Architettura normanna in Sicilia

Architettura normanna in Sicilia


L'architettura normanna in Sicilia si svilupp nell'isola durante periodo della dominazione dei Normanni, i quali ne avevano scacciato gli Arabi a partire dal 1060 e ne fecero un regno (dal 1130), passato quindi alla dinastia sveva nel 1194. L'architettura normanna si ispir a diversi apporti: all'architettura romanica, che si era sviluppata a partire dal X secolo nelle terre di provenienza dei conquistatori e che caratterizza pianta e aspetto generale di chiese e monasteri di nuova fondazione; all'arte bizantina, in particolare per le decorazioni a mosaico e gli edifici a pianta centrale;

Palazzo dei Normanni, Palermo

all'architettura araba presente nelle costruzioni della precedente dominazione, spesso trasformate dall'intervento normanno e di cui restano scarsissime tracce, ma anche per le influenze provenienti dall'Egitto fatimide e dall'Africa settentrionale, direttamente o tramite il mondo bizantino, per gli elementi decorativi e i palazzi regali. Questi diversi influssi vennero tuttavia fusi in un linguaggio originale e crearono uno stile riconoscibile, che prosegu nel successivo periodo svevo. L'architettura normanna in Sicilia viene distinta in tre periodi: 1. il periodo della contea (1061-1130) 2. il periodo del regno (1130-1154) 3. l'et guglielmina (1154-1195).

Gli edifici
Le chiese, per lo pi derivanti dal prototipo dell'abbazia di Cluny, presentavano pianta a croce latina e facciata affiancata da torri. I primi esempi, non ben conservati, sono rappresentati dalla prima fase della Cattedrale del Santissimo Salvatore di Mazara del Vallo (1086-1093), da quella della cattedrale di Sant'Agata a Catania (1086-1090, distrutta da un terremoto nel 1169), e da quella del duomo di Messina (ricostruito e consacrato nel 1197), mentre sono pi riconoscibili le caratteristiche del duomo di Cefal (edificato tra il 1131 e il 1267) e del duomo di Monreale (iniziato nel 1174). Il rapporto con i precedenti arabi maggiormente evidente nell'impianto e nella decorazione di edifici minori: a Palermo le chiese di San Giovanni dei Lebbrosi (1072), di San Giovanni degli Eremiti (1142-1148) e di San Cataldo (1154), mentre la chiesa della Martorana ("Santa Maria dell'Ammiraglio", del 1143) e la Cappella Palatina (1130-1140) riprendono modelli bizantini, in particolare per la ricca decorazione a mosaico su fondo d'oro degli interni. Le residenze regali rielaborano modelli arabi e li fondono con altri apporti. Il Palazzo dei Normanni di Palermo, che fu centro di potere e amministrativo, coniuga le funzioni di rappresentanza e di difesa e l'alta sala centrale della "Torre Pisana" richiama sia gli ambienti (halls) delle tradizionali residenze signorili normanne (donjons), sia la disposizione di residenze arabe come il Qasr al Manr (residenza degli Ziridi dell'XI secolo). Il palazzo extraurbano di Maredolce (Parco della Favara), dovuto al re Ruggero II, con stanze coperte a volta aperte sui tre lati di un cortile, venne costruito su una residenza dell'emiro risalente a circa l'anno 1000 (Qasr Ja'far), con una disposizione che gli arabi avevano ripreso dalle ville a peristilio romane.

Architettura normanna in Sicilia La residenza ugualmente extraurbana della Zisa, costruita dal re Guglielmo I, presenta una nuova commistione di elementi arabi e normanni: gli ambienti dei tre piani si articolano intorno a quello pi alto centrale, come nelle residenze normanne, e il canale che raccoglie le acque della fontana dalla parte posteriore della sala centrale verso la vasca del giardino, con padiglione centrale, sottolinea il rapporto con l'esterno. Simili caratteristiche presenta il padiglione di caccia del castello della Cuba, nella serie dei sollatia, luoghi di piacere, costruito nel 1180 dal re Guglielmo II, un padiglione collocato in un parco che presentava anche altri padiglioni pi piccoli ("Cubula" e "Cuba Soprana", all'interno di Villa Napoli). La struttura geometrica dell'insieme, di forme cubiche e massicce, con la sua raffinata decorazione arabeggiante e le decorazioni a mosaico di gusto bizantino, sono una delle migliori rappresentazioni della fusione dei diversi apporti in un nuovo stile.

Gli esempi odierni


Tra gli edifici principali in Sicilia, che non hanno subito trasformazioni in epoche successive: A Palermo: la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti (1142-1148) la Chiesa di San Cataldo (1154) la Chiesa della Martorana ("Santa Maria dell'Ammiraglio", del 1143) la Cappella Palatina (1130-1140) di Palazzo dei Normanni la residenza di Maredolce La Zisa il castello della Cuba A Cefal: il duomo di Cefal (1131 - 1267) A Monreale: il duomo di Monreale (iniziato nel 1174) A Mazara del Vallo: Chiesa di San Nicol Regale Chiesa della Madonna delle Giummare Arco Normanno

Voci correlate
Storia della Sicilia normanna Arte della Sicilia normanna Architettura romanica in Italia

Cattedrale di Palermo

Cattedrale di Palermo
Coordinate geografiche: 380652N 132122E38.11444N 13.35611E
Cattedrale Metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta [1]

Il prospetto Paese Regione Localit Religione Diocesi Stile architettonico Inizio costruzione Completamento Sito web Italia Sicilia Palermo Cristiana cattolica di rito romano Arcidiocesi di Palermo romanico normanno, barocco 1185 XVIII secolo www.cattedrale.palermo.it [2]

La Cattedrale di Palermo, dedicata alla Vergine Maria Santissima Assunta in cielo, un complesso architettonico composto in diversi stili, dovuti alle varie fasi di costruzione. Eretta nel 1184 dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio sull'area della prima basilica che i Saraceni avevano trasformato in moschea, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti; l'ultimo stato alla fine del Settecento, quando, in occasione del consolidamento strutturale, si rifece radicalmente l'interno su progetto di Ferdinando Fuga. Nel 1767 infatti, l'arcivescovo Filangieri aveva commissionato a Ferdinando Fuga un restauro conservativo dell'edificio, teso solamente a consolidarne la struttura. I lavori ebbero inizio solo dal 1781, eseguiti non dal Fuga ma dal palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia e durarono fino al XIX secolo inoltrato. I rifacimenti del Marvuglia furono in realt molto pi invasivi e radicali dei progetti dell'architetto fiorentino, che pensava invece di conservare, almeno in parte, il complesso longitudinale delle navate e l'originario soffitto ligneo. Il restauro intervenne a cambiare l'aspetto originario del complesso, dotando la chiesa della caratteristica ma discordante cupola, eseguita secondo i disegni del Fuga. Fu in quest'occasione che si distrusse la preziosa tribuna che Antonello Gagini aveva innalzato all'inizio del XVI secolo e che era ornata di statue, fregi e rilievi. Anche le pittoresche cupolette maiolicate destinate alla copertura delle navate laterali risalgono al rifacimento del 1781. In questa cattedrale, sintesi di storia e di arte dell'ultimo millennio, oltre ai sovrani normanni, furono anche incoronati Vittorio Amedeo II di Savoia e Carlo III di Borbone, figure importanti della storia siciliana.

Cattedrale di Palermo

Descrizione

Esterno
La cattedrale fiancheggiata da quattro torri d'epoca normanna ed sovrastata da una cupola. A sud collegata al Palazzo Arcivescovile con due grandi arcate ogivali si cui s'innalza la torre campanaria con lorologio. La facciata principale sulla via Bonello presenta decorazioni dovute a maestri lapicidi trecenteschi e quattrocenteschi. L'aspetto goticheggiante deriva dalla presenza delle torri a bifore e colonnine e dalle merlature ad archetti che corrono lungo tutto il fianco destro della costruzione. Il fianco destro della costruzione, con le caratteristiche torrette avanzate e l'ampio portico in stile gotico-catalano (l'attuale accesso), eretto intorno al 1465, si affaccia sulla piazza. Il portale di questo ingresso opera di Antonio Gambara, eseguita nel 1426, mentre i battenti lignei sono del Miranda (1432). La Madonna a mosaico del XIII secolo; i due monumenti alle pareti, opere del primo Settecento, rappresentano Carlo III di Borbone a destra e Vittorio Amedeo II di Savoia a sinistra. La parte absidale stretta fra le torricelle quella pi originale del XII secolo, mentre la parte pi manomessa il fianco sinistro. La facciata sud-occidentale, che guarda l'arcivescovado, va riferita ai secoli XIV-XV.
Dettaglio della facciata

L'abside esterna

Cattedrale di Palermo

Interno
L'interno, che ha subito profonde trasformazioni tra la fine del Settecento e i primi dellOttocento, a croce latina con tre navate divise da pilastri (gruppi tetrastili con 4 colonne incastonate provenienti dalla antica costruzione rogeriana) con statue di santi che facevano parte della decorazione della tribuna del Gagini. Nella navata destra, la prima e la seconda cappella, comunicanti fra di loro, custodiscono le tombe imperiali e reali dei normanni, intorno alle quali ruota una storia romanzesca e ricca d'interesse. Ruggero II, re dal 1130, aveva stabilito gi nel 1145 che il Duomo di Cefal da lui fondato diventasse il mausoleo della famiglia reale. In tal senso aveva predisposto la sistemazione di due sarcofagi in porfido, un granito molto prezioso e di notevole durezza, originario dell'Egitto, dal colore rosso cupo che, nell'antichit, era usato esclusivamente per le commissioni imperiali. Alla sua morte nel 1154, per, egli venne sepolto nella cattedrale di Palermo in un avello di porfido dalla forma molto pi semplice. Nel 1215 Federico II fece trasportare i due sarcofagi da Cefal alla cattedrale di Palermo destinandoli a s e al padre Enrico VI. Il sarcofago di Federico II sormontato da un baldacchino con colonne in porfido e l'urna sorretta da due coppie di leoni; insieme a quelli di Federico II sono stati conservati anche i resti di Pietro II dAragona. Le altre tombe sono quelle di Costanza d'Aragona (1183-1222), sorella del re d'Aragona e moglie di Federico II, di Gugliemo, duca d'Atene figlio di Federico III d'Aragona, e dellimperatrice Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II e madre di Federico II.

L'interno dopo il rifacimento del 1781

Sul pavimento della navata centrale stata realizzata, durante i rifacimenti moderni, una meridiana in marmo con tarsie colorate che rappresentano i segni zodiacali, (opera di Giovan Battista Piazzi Il sarcofago di Federico II nella Cattedrale di astronono qui collocata nell'anno 1801). Il ricco altare del Sacramento, Palermo. Dietro si intravede il sarcofago di Ruggero II in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, stato realizzata su disegno di Cosimo Fanzago(XVII secolo). Nel presbiterio si dispone il bellissimo coro ligneo tardo-quattrocentesco in stile gotico-catalano e il trono episcopale, ricomposto in parte con frammenti d'antichi mosaici del XII secolo. Durante la fase dei restauri della fine del XVIII secolo, fu incaricato il pittore di Sciacca Mariano Rossi di decorare la Cattedrale. Gli affreschi, secondo il disegno originale, dovevano ricoprire il catino dell'abside, la volta del coro, la cupola e la navata centrale, e dovevamo rappresentare idealmente il ristabilimento della religione cristiana in Sicilia ad opera dei Normanni. Mariano Rossi inizi nel 1802 e non termin tutto il lavoro, ma ancora oggi si possono ammirare gli affreschi nel catino dell'abside, dove sono rappresentati Roberto il Guiscardo e il conte Ruggero che restituiscono la chiesa al vescovo Nicodemo e nella volta del coro, dove dipinta l'Assunzione di Maria Vergine. A destra del presbiterio si trova la cappella di Santa Rosalia, patrona di Palermo, con le reliquie e l'urna d'argento, opera seicentesca di Matteo Lo Castro, Francesco Ruvolo e Giancola Viviano, portata in processione durante la festa patronale il 15 luglio. I due altorilievi di Valerio Villareale, rappresentano: Santa Rosalia invoca Cristo per la liberazione della peste e l'Ingresso delle gloriose reliquie di Santa Rosalia a Palermo. Oltre al coro ligneo in stile gotico-catalano del 1466 e ai resti marmorei della tribuna gaginiana riadattati, di alto interesse artistico sono la statua

Cattedrale di Palermo marmorea della Madonna con Bambino di Francesco Laurana, eseguita insieme ad altri aiuti nel 1469, la pregiata acquasantiera (posta al quarto pilastro) opera incerta di Domenico Gagini e la Madonna della Scala eseguita nel 1503 da Antonello Gagini e posta sull'altare della sacrestia nuova. Organo L'organo a canne della cattedrale stato costruito negli anni '50 del XX secolo dalla ditta Tamburini. Si tratta di uno strumento a trasmissione elettrica che ha quattro tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 32. La sua disposizione fonica la seguente:
Prima tastiera - Positivo Espressivo Bordone Principalino Bordone Salicionale 16' 8' 8' 8'

Flauto ottavinante 4' Flauto in XII Terza di Nazardo Ottavino Cornetto 2.2/3' 1.3/5' 2' combinato

Tromba armonica 8' Tremolo

Seconda tastiera - Grand'Organo Principale Principale 16' 8'

Principale Forte 8' Flauto armonico 8' Dulciana Ottava Principalino Duodecima Decimaquinta Ripieno Ripieno Tromba Tromba Chiarina Unda maris 8' 4' 4' 2.2/3' 2' 3 file 6 file 16' 8' 4' 8'

Cattedrale di Palermo

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Terza tastiera - Espressivo Controgamba Viola Eufonio 16' 8' 8'

Corno di camoscio 8' Fugara Sesquialtera Coro Viole Oboe Corno francese Campane Tremolo 4' 2 file 4 file 8' 8'

Quarta tastiera - Eco Espressivo Eolina Corno di notte 8' 8'

Flauto orchestrale 8' Flauto a Camino Eolina Armonia Eterea Voce celeste Voci corali Cromorno Campane Tremolo 4' 4' 4 file 8' 8' 8'

Pedale Acustico 32'

Contrabbasso 16' Subbasso Violone Basso Bordone Violoncello Ottava Flauto Bombarda Trombone Campane 16' 16' 8' 8' 8' 4' 4' 16' 8'

Cattedrale di Palermo

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Tremolo

Campane Le campane medioevali sulle torri del complesso erano sei. Nel 1893 la ditta Cavadini di Verona forn un complesso di cinque bronzi in scala di Re3 con il maggiore del peso di 12 q.li. Furono montati per essere suonati a concerto secondo la tecnica delle Campane alla Veronese. Nel 1942 vennero requisite ed in seguito la ditta De Poli forn l'attuale complesso ad otto elementi in Sib2.

Il Tesoro
In alcuni ambienti esposto il Tesoro della Cattedrale: paramenti sacri dal XVI al XVIII secolo, paliotti, ostensori, calici, un breviario miniato del Quattrocento, la tiara d'oro di Costanza d'Aragona (prelevata dal suo sepolcro), splendido esempio di gioielleria medievale con smalti, ricami, gemme e perle. Altri oggetti preziosi, smalti, ricami e gioielli, sono esposti nelle bacheche centrali come per esempio il breviario membranaceo del 1452 con lo stemma dell'Arcivescovo Simone da Bologna, miniato dal pittore Guglielmo da Pesaro e da altri miniatori; il calice di tipologia madonita della seconda met del XV secolo; il reliquiario architettonico del XV secolo caratterizzato da guglie e pinnacoli che rinviano allo stile gotico-catalano dell'epoca oppure il calice seicentesco ornato da smalti policroni e gemme, opera dell'orafo palermitano Don Camillo Barbavara.

La cripta
Dal lato sinistro della cattedrale s'accede alla cripta con le volte a crociera sostenute da colonne di granito: questo luogo di grande suggestione contiene le tombe e i sarcofagi d'et romana. Tra i personaggi famosi racchiusi in questa cripta, va ricordato l'arcivescovo Giovanni Patern, morto nel 1511, che fu il mecenate di Antonello Gagini il quale ne scolp la commovente immagine giacente.

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Cathedral (Palermo)

Collegamenti esterni
sito ufficiale [2] su palermoweb [3] La Tribuna di Antonello Gagini [4] L'organo [5]

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Cattedrale_di_Palermo& language=it& params=38_06_52_N_13_21_22_E_region:IT-PA_type:landmark [2] http:/ / www. cattedrale. palermo. it/ [3] http:/ / www. palermoweb. com/ cittadelsole/ monumenti/ cattedrale_palermo. htm [4] http:/ / www. salvatorerizzuti. com/ pdf/ tribuna_Antonello_Gagini_RIZZUTI. pdf [5] http:/ / organarius83. wordpress. com/ 2006/ 06/ 08/ chiesa-cattedrale-pa/

Palazzo dei Normanni

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Palazzo dei Normanni


Coordinate geografiche: 380639N 132113E38.11083N 13.35361E
[1]

Il Palazzo Reale di Palermo, oggi conosciuto come Palazzo dei Normanni la sede dell'Assemblea regionale siciliana. Al primo piano sorge la Cappella Palatina. uno dei monumenti pi visitati nell'isola[2]. I servizi aggiuntivi turistici sono curati dalla Fondazione Federico II.

Storia
Il Palazzo reale dei Normanni sorge nella posizione pi elevata dell'antico nucleo cittadino, proprio sopra i primi insediamenti punici, le cui tracce sono tuttora visibili nei sotterranei.

Parte normanna

La prima costruzione, il Qasr, ossia il Palazzo o Castello, attribuita al periodo della dominazione araba della Sicilia (IX secolo). I sovrani Normanni trasformarono il precedente edificio arabo in un centro complesso e polifunzionale che doveva esprimere tutta la potenza della monarchia. Venne cos realizzata una struttura di edifici turriformi collegati tra di loro con un sistema di portici alternati a giardini, che ospitava anche laboratori di oreficeria e di produzione di tessuti (il kiraz). Il complesso era inoltre collegato direttamente alla cattedrale tramite una via coperta. Nel 1132 sotto il regno di Ruggero II venne costruita la Cappella Palatina, che divenne il baricentro delle varie strutture in cui il palazzo era articolato. In seguito, gli Svevi mantennero nel palazzo le attivit amministrative, di cancelleria e letterarie, ospitandovi la scuola poetica siciliana. Tuttavia, il re Federico II vi risiedette solo in giovent. Gli Angioini prima e gli Aragonesi poi privilegiarono altre sedi a scapito del castello. Il palazzo torn a occupare un ruolo importante nella second met del XVI secolo quando i vicer spagnoli lo elessero a propria residenza, procedendo di pari passo a importanti ristrutturazioni finalizzate sia alle esigenze di rappresentanza che a quelle militari di tipo difensivo, con la creazione di un sistema di bastioni. I Borbone realizzarono ulteriori sale di rappresentanza (la Sala Rossa, la Sala Gialla e la Sala Verde) e fecero ristrutturare la Sala d'Ercole, cos denominata per gli affreschi dedicati alle imprese dell'eroe mitologico. A partire dal 1947, il Palazzo dei Normanni divenne la sede dell'Assemblea Regionale Siciliana. L'ala ovest (con la Porta Nuova) stata assegnata all'Esercito Italiano, ed sede del distretto militare. Durante gli anni sessanta fu sottoposto a profondi lavori di restauro curati da Rosario La Duca. Il Palazzo anche la sede dell'Osservatorio astronomico di Palermo "Giuseppe S. Vaiana".

Palazzo dei Normanni

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Struttura del palazzo


L'ingresso principale si trova in Piazza Parlamento, quello carraio e quello turistico su piazza Indipendenza, di fronte Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana. Oltre alla Cappella Palatina, le parti di costruzione attribuita ai normanni sono la Torre Pisana, sede della stanza del Tesoro, e la Torre della Gioaria, che ospita al piano inferiore la sala degli Armigeri e al piano superiore, il cosiddetto "Piano parlamentare", la sala di re Ruggero decorata a mosaico e la sala dei Venti. Al secondo piano del palazzo si trovano inoltre la Sala d'Ercole, attuale luogo di riunione dell'Assemblea regionale siciliana, la Sala Gialla e la Sala dei Vicer. Le sale sono collegate alla cosiddetta cripta da due scale laterali. La cripta in realt una chiesa di ispirazione bizantina costituita da un vano a pianta quadrata sottostante al presbiterio, suddiviso da due colonne di pietra e caratterizzato da un'ampia abside centrale e da due absidi laterali di dimensioni pi contenute.

Cappella Palatina, interno con il Cristo Pantocratore

Palazzo dei Normanni

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Cappella Palatina
La Cappella Palatina una basilica a tre navate dedicata ai santi Pietro e Paolo. Fu fatta costruire per volere di Ruggero II e venne consacrata il 28 aprile 1140 come chiesa della famiglia reale. Le tre navate sono separate da colonne in granito e marmo cipollino a capitelli compositi che sorreggono una struttura di archi ad ogiva. Completa la costruzione la cupola, eretta sopra le tre absidi del santuario. La cupola e il campanile originariamente erano visibili dall'esterno prima di venire inglobate nel Palazzo Reale in seguito alle costruzioni successive. La cupola, il transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i pi importanti della Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore benedicente, gli evangelisti e scene bibliche varie. I mosaici di datazione pi antica sono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria del 1143. Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle altre navate sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica. Danneggiata dal terremoto del settembre 2002 fu sottoposta a restauri, conclusi nel luglio 2008. Il progetto dei restauri redatto dall'architetto Guido Meli dirigente del centro regionale per il restauro della Regione Siciliana venne finanziato dal mecenate tedesco Reinold Wurth per oltre tre milioni di euro. I lavori vennero eseguiti sotto la direzione dell'architetto Mario Li Castri da un gruppo di restauratori di opere d'arte romani tra cui Carla Tomasi, Marina Furci, Michela Gottardo e Paolo Pastorello. La chiesa dedicata a S. Pietro Apostolo e la messa viene celebrata ogni domenica alle 10:00[3].

La Palatina in una illustrazione inglese del 1918

Stanza di re Ruggero
La stanza di re Ruggero, che si trova all'interno della Torre Pisana, anch'essa caratterizzata da una decorazione a mosaico risalente al XII secolo. Le decorazioni dei mosaici rappresentano scene di carattere aulico e venatorio con grande dedizione nell'esecuzione degli animali tra La Torre Pisana di Palazzo dei Normanni cui, oltre i mitilogici centauri appaiono - leopardi, pavoni, cervi, cigni - sullo sfondo di una vegetazione di alberi e palme. Le rappresentazioni dai canoni sontuosi ma con accenti di rigidit, delineano la chiarissima matrice greco-bizantina dell'opera. La volta della sala risale invece al periodo successivo di Federico II, come testimoniato dalla rappresentazione dell'aquila sveva.

Palazzo dei Normanni

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Galleria

Ingresso principale (rinascimentale)

La Porta Nuova

La cripta

Sala d'Ercole

La Sala Gialla

Il Cristo Pantocratore nella Cappella Palatina

Il cortile interno con la facciata esterna della Cappella palatina

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Palazzo_dei_Normanni& language=it& params=38_06_39_N_13_21_13_E_region:IT-PA_type:landmark_source:dewiki [2] Dati 2010 Legambiente (http:/ / www. tempostretto. it/ 8/ index. php?location=articolo& id_articolo=50361) [3] S. Pietro Apostolo (Cappella Palatina) | Museo Diocesano di Palermo (http:/ / www. museodiocesanopa. it/ chiese/ s-pietro-apostolo-cappella-palatina)

Voci correlate
Assemblea Regionale Siciliana Sicilia Osservatorio astronomico di Palermo

Bibliografia
AAVV, Palazzo dei Normanni, 1997, Palermo, Novecento editore (ultima ed. 2006) Rosario La Duca, Il Palazzo dei Normanni, 1998, Palermo, Flaccovio editore Beat Brenk, La Cappella Palatina a Palermo, (3 voll.), 2010, Franco Cosimo Panini

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Palazzo dei Normanni (Palermo)

La Zisa

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La Zisa
Coordinate geografiche: 380700N 132028E38.11667N 13.34111E
[1]

Il palazzo della Zisa (dallarabo al-Azza, ovvero "la splendida") sorgeva fuori le mura della citt di Palermo, allinterno del parco reale normanno, il Genoardo (dallarabo Jannat al-ar ovvero "giardino o paradiso della terra"), che si estendeva con splendidi padiglioni, rigogliosi giardini e bacini dacqua da Altofonte fino alle mura del palazzo reale. L'etimologia della Zisa ci viene spiegata dal grande Michele Amari che, nella sua Storia dei musulmani di Sicilia[2] cos scriveva:
Vista generale

Guglielmo rivaleggiando col padre si mosse a fabbricare tal palagio che fosse pi splendido e sontuoso di que'
lasciatigli da Ruggiero. Il nuovo edifizio fu murato in brevissimo tempo con grande spesa e postogli il nome di al-Azz, che [3] in bocche italiane divent la Zisa e cos diciamo fin oggi

Storia
Le prime notizie indicanti il 1165 come data dinizio della costruzione della Zisa, sotto il regno di Guglielmo I (detto "Il Malo"), ci sono state tramandate da Ugo Falcando nel Liber de Regno Siciliae. Sappiamo da questa fonte che nel 1166, anno della morte di Guglielmo I, la maggior parte del palazzo era stata costruita mira celeritate, non sine magnis sumptibus (lett. "con straordinaria velocit, non senza ingenti spese) e che lopera fu portata a termine dal suo successore Guglielmo II (detto "Il Buono") (1172-1184), subito dopo la sua maggiore et. L'appellativo Mustaizz riferito, secondo Michele Amari, a Guglielmo II anche in un'iscrizione in caratteri naskh nell'intradosso dell'arcata d'accesso alla Sala della Fontana. Un'altra iscrizione, invece, ben pi famosa in caratteri cufici a tutt'oggi conservata nel muretto dattico del palazzo, tagliata ad intervalli regolari nel tardo medioevo, quando la struttura fu trasformata in fortezza. Alla luce di queste fonti, la maggior parte degli studiosi sono concordi nel fissare al 1175 la data di completamento dei lavori del solarium reale.
Facciata

La Zisa Fino al XVII secolo il palatium non venne sostanzialmente modificato, come ci testimonia la descrizione del 1526 fatta dal monaco bolognese Leandro Alberti, che visit la Zisa in quellanno. Significativi interventi di restauro si ebbero negli anni 1635-36, quando Giovanni de Sandoval e Platamone, cavaliere dellAlcantara, marchese di San Giovanni la Mendola, prncipe di Castelreale, signore della Mezzagrana e della Zisa, acquist la Zisa, adattandola alle nuove esigenze abitative. In occasione di questi lavori fu aggiunto un altro piano chiudendo il terrazzo e si costru, nellala destra del palazzo, secondo la moda dei tempi, un grande scalone, resecando i muri portanti e distruggendo le originarie scale daccesso. Successivamente, nel 1806, la Zisa pervenne ai Principi Notarbartolo, rappresentanti della pi antica nobilt siciliana ed eredi della Casa Ducale dei Sandoval de Leon, che ne fecero propria residenza effettuando diverse opere di consolidamento, quali il risarcimento di lesioni sui muri e lincatenamento degli stessi per contenere le spinte delle volte. Venne trasformata la distribuzione degli ambienti mediante la costruzione di tramezzi, soppalchi, scalette interne e nel 1860 fu ricoperta la volta del secondo piano per costruire il pavimento del padiglione ricavato sulla terrazza. Nel 1955 il palazzo fu espropriato dallo Stato, ed i lavori di restauro, iniziati immediatamente, vennero poco dopo sospesi. Dopo un quindicennio dincuria ed abbandono nel 1971 lala destra, compromessa strutturalmente dai lavori del Sandoval e dagli interventi di restauro, croll. Il progetto per la ricostruzione strutturale, il restauro filologico e la fruizione, venne affidato al Prof. Giuseppe Caronia, il quale, dopo circa vent'anni di appassionato lavoro e rilettura integrale, nel Giugno del 1991, restitu alla storia, uno dei monumenti pi belli e suggestivi della civilt siculo normanna. Durante l'opera di restauro il Prof. Caronia invit pi volte a visitare il cantiere il direttore editoriale della casa editrice Laterza, Enrico Mistretta, che al termine dei lavori fece raccogliere un ampio materiale illustrativo a documentazione delle varie fasi del restauro, materiale adeguatamente commentato dallo stesso Caronia, pubblicando quindi nel 1982 uno splendido volume di grande formato. Attualmente la Zisa ospita il Museo d'arte islamica. Il titolo nobiliare di Principe della Zisa fu creato dai Re di Spagna per i proprietari del castello: fu concesso inizialmente ai Sandoval con apposito privilegio del 1672, e in seguito pass con titoli e beni ai Notarbartolo di Sciara, eredi dei Sandoval.

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La Zisa

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Descrizione
Il palazzo della zisa, concepito come dimora estiva dei re, nasce da un progetto unitario, realizzato da un architetto di matrice culturale islamica ben consapevole di tutta una serie di espedienti per rendere pi confortevole questa struttura durante i mesi pi caldi dellanno. Si tratta, infatti, di un edificio rivolto a nord-est, cio verso il mare per meglio godere delle brezze pi temperate, specialmente notturne, che venivano captate dentro il palazzo attraverso i tre grandi fornici della facciata e la grande finestra belvedere del piano alto. Questi venti, inoltre, venivano inumiditi dal passaggio sopra la grande peschiera antistante il palazzo e la presenza di acqua corrente allinterno della Sala della Fontana dava una grande sensazione di frescura. L'ubicazione del bacino davanti al fornice d'accesso, infatti, tutt'altro che casuale: esso costituiva una fonte dumidit al servizio del palazzo e le sue dimensioni erano perfettamente calibrate rispetto a quelle della Zisa. Anche la dislocazione interna degli ambienti era stata condizionata da un sistema abbastanza complesso di circolazione dellaria che attraverso canne di ventilazione, finestre esterne ed altri posti in riscontro stabilivano un flusso continuo di aria. La stereometria e la simmetria del palazzo sono assolute. Esso orizzontalmente distribuito in tre ordini, il primo dei quali al piano terra completamente chiuso allesterno, fatta eccezione per i tre grandi fornici daccesso. Il secondo ordine segnato da una cornice marcapiano che delinea anche i vani delle finestre, mentre il terzo, quello pi alto, presenta una serie continua di arcate cieche. Una cornice con liscrizione dedicatoria chiudeva in alto la costruzione con una linea continua. Si tratta di uniscrizione in caratteri cufici, molto lacunosa e priva del nome del re e della data, che tuttora visibile nel muretto dattico del palazzo. Questa iscrizione venne, infatti, tagliata ad intervalli regolari per ricavarne merli nel momento in cui il palazzo fu trasformato in fortezza. Il piano terra del palazzo costituito da un lungo vestibolo interno che corre per tutta la lunghezza della facciata principale sul quale si aprono al centro la grande Sala della Fontana, nella quale il sovrano riceveva la corte, e ai lati una serie di ambienti di servizio con le due scale daccesso ai piani superiori. La Sala della Fontana, di gran lunga Nicchia della sala principale con fontana e lelemento architettonico pi caratterizzante dellintero edificio, ha una Muqarnas pianta quadrata sormontata da una volta a crociera ogivale, con tre grandi nicchie su ciascuno dei lati della stanza, occupate in alto da semicupole decorate da muqarnas (decorazioni ad alveare). Nella nicchia sullasse dellingresso principale si trova la fontana sormontata da un pannello a mosaico su fondo oro, sotto il quale scaturisce lacqua che, scivolando su una lastra marmorea decorata a chevrons posta in posizione obliqua, viene canalizzata in una canaletta che taglia al centro il pavimento della stanza e che arriva alla peschiera antistante. In questo ambiente sono ancora visibili i resti di affreschi parietali realizzati nel 1600 dai Sandoval.

Un lato del palazzo

La Zisa Il primo piano si presenta di dimensioni pi piccole, poich buona parte della sua superficie occupata dalla Sala della Fontana e dal vestibolo dingresso, che con la loro altezza raggiungono il livello del piano superiore. Esso costituito a destra e a sinistra della Sala della Fontana dalle due scale daccesso che si aprono su due vestiboli. Questi si affacciano con delle piccole finestre sulla parte alta della Sala, affinch, anche dal piano superiore, si potesse osservare quanto accadeva nel salone di ricevimento. Questo piano costituiva una delle zone residenziali del palazzo ed era destinato molto probabilmente alle donne. Il secondo piano constava originariamente di un grande atrio centrale delle stesse dimensioni della sottostante Sala della Fontana, di una contigua sala belvedere che si affaccia sul prospetto principale e di due unit residenziali poste simmetricamente ai lati dellatrio. Questo piano dovette certamente assolvere alla funzione di luogo di soggiorno estivo privato, dal momento che latrio centrale scoperto apriva questo luogo allaria ed alla luce. Facevano parte del complesso monumentale normanno anche un edificio termale, i cui resti furono scoperti ad ovest della residenza principale durante i lavori di restauro del palazzo, ed una cappella palatina posta poco pi ad ovest, lungo la via oggi nominata dei Normanni.

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Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=La_Zisa& language=it& params=38_07_00_N_13_20_28_E_region:IT_type:landmark [2] II ediz. modificata e accresciuta dall'autore, pubblicata con note a cura di Carlo Alfonso Nallino, Catania, Romeo Prampolini, 1938, III/2, p. 500 e segg. [3] Nella nota leggiamo: "Falcando non d il nome del palagio. Il testo di Romualdo ha Lisam, nelle edizioni antiche: ma quella di Pertz. Scriptores, XIX, 434, d pi correttamente Sisam, con l'avvertenza in nota Hodie Cisa, la quale lezione rende forse la pronuncia all'orecchio di qualche straniero, ma io non l'ho mai vista in alcuna scrittura nostrale. Al contrario i diplomi latini del XIII e XIV secolo ed una cronaca anch'essa del XIV, hanno Zisa, e Asisia, ed un diploma del 1238, presso Mongitore, Sacrae domus Mansionis... Monumenta, contien la concessione d'un terreno in regione Assisii, al mascolino. Finalmente avverto che l'aggettivo al-Azz, anche al mascolino, poich s'intende al-Qar (il palagio), occorre in fin dell'iscrizione arabica della sala terrena, pubblicata dal Morso, Palermo antico, 2 edizione, pag. 184. [...] Notisi intanto che la lezione Sisa, risponde precisamente alla trascrizione del nome Abd al-Azz, il quale in un diploma del 1239, nel registro dell'imperator Federigo II, ediz. del Carcani, pag. 398, scritto Abdellasis; e anche nel diploma del 17 aprile 1240 nel Huillard-Brholles, Hist. diplomatica Friderici II, t. V, p. 907.

Bibliografia
Giuseppe Caronia, La Zisa di Palermo, storia e restauro, Laterza, Roma-Bari 1982. U. Staacke, Un palazzo normanno a Palermo: la Zisa, la cultura musulmana negli edifici del Re, Palermo 1991 Giuseppe Bellafiore, La Zisa di Palermo, Palermo 1994 Ugo Rosa, Attraverso la Zisa, Biblioteca del Cenide, 2007 Micaela Sposito, La Zisa e Palermo, Dario Flaccovio Editore, Palermo 2003 Vittorio Noto, Les palais et les jardins siciliens des rois normands, Caen(1995).

Voci correlate
Castello della Cuba Parco della Favara Storia della Sicilia araba Museo d'arte islamica (Palermo) Giardino della Zisa

La Zisa

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Collegamenti esterni
Castello della Zisa (http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/database/page_musei/ pagina_musei.asp?ID=11&IdSito=56) sul sito dell'Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana.

Cuba Sottana
Coordinate geografiche: 380628N 132033E38.10778N 13.3425E
[1]

La Cuba Sottana, Castello della Cuba, o pi semplicemente Cuba, un padiglione di delizie, in origine all'interno di uno dei Sollazzi Regi dei re normanni di Sicilia, e si trova a Palermo all'interno dell'omonimo quartiere. Si chiama "sottana" per distinguerla dalla Cuba Soprana, oggi inglobata nella settecentesca Villa Napoli.

Lo stile arabo-normanno

Muquarnas all'interno della Cuba

La dinastia degli Altavilla, aveva definitivamente conquistato la Sicilia nel 1070 con la presa di Palermo da parte di Roberto il Guiscardo. La Sicilia era fin dal 948 un Emirato Fatimita. Gli Emiri, portatori di una cultura evolutissima resero la loro capitale Palermo, una delle pi belle citt del Mediterraneo, arricchendola di palazzi, giardini e moschee. Resero floridi i commerci, crearono un apparato statale molto efficiente, e si circondarono di poeti, architetti, filosofi, e matematici. I re normanni, provenendo da una regione sino ad allora culturalmente ai margini dell'Europa, ebbero l'apertura e l'intelligenza di assorbire, quanto pi possibile da cristiani, i costumi ed il sapere della civilt araba di Sicilia, depositaria del sapere delle civilt del mediterraneo orientale, inclusa quella greca. Nasce allora uno splendido stile architettonico, l'Arabo-Normanno, che coniuga elementi del romanico nord-europeo, con elementi bizantini, e la tradizione costruttiva ed ornamentale di una civilt, quella araba, insuperata per le costruzioni nei paesi caldi.

Cuba Sottana

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Storia
La Cuba (dall'arabo Qubba, "cupola") fu costruita nel 1180 per il re Guglielmo II, al centro di un ampio parco che si chiamava Jannat al-ard ("il Giardino - o Paradiso - in terra"), il Genoardo. Il Genoardo comprendeva anche la Cuba Soprana e la Cubula, e faceva parte dei Sollazzi Regi, un circuito di splendidi palazzi della corte normanna situati intorno a Palermo. L'uso originale della Cuba era di padiglione di delizie, ossia di un luogo in cui il Re e la sua Corte potevano trascorrere ore piacevoli al fresco delle fontane e dei giardini di agrumi, riposandosi nelle ore diurne o assistendo a feste e cerimonie alla sera. La Cuba Sottana, appare oggi di proporzioni turriformi abbastanza sgraziate. La spiegazione semplice. Era circondata da un bacino artificiale profondo quasi due metri e mezzo. L'apertura pi grande, sul fronte settentrionale, si affacciava sull'acqua ad un'altezza oggi inspiegabile. Le notizie sul committente e sulla data sono esatte grazie all'epigrafe posta sul muretto d'attico dell'edificio. La parte pi importante, quella sul committente, era dispersa e fu ritrovata nel XIX secolo, scavando ai piedi della Cuba, da Michele Amari massimo studioso della Sicilia Araba e Normanna. La parte dell'epigrafe ritrovata dall'Amari, esposta in una sala a lato, dice cosi: "[Nel] nome di Dio clemente e misericordioso. Bada qui, fermati e mira! Vedrai l'egregia stanza dell'egregio tra i re di tutta la terra Guglielmo II re cristiano. Non v'ha castello che sia degno di lui. ... Sia lode perenne a Dio. Lo mantenga ricolmo e gli dia benefici per tutta la vita". Il fatto straordinario per oggi di questa epigrafe, che dimostra la tolleranza e l'apertura della corte normanna, la lingua: arabo fatimita in caratteri cufici. Dunque pur riferendosi ad un Re cristiano, fondatore del Duomo di Monreale e vassallo del Pontefice, l'iscrizione in arabo. noto che molti componenti delle varie corti normanne in Sicilia fossero arabi, celeberrimo il caso di Edrisi, massimo geografo del suo tempo, arabo alla corte cristiana di Ruggero II re di Sicilia. Nei secoli successivi, la Cuba fu destinata agli usi pi vari. Il lago fu prosciugato e sulle rive furono costruiti dei padiglioni, usati come lazzaretto dalla peste del 1576 al 1621. Poi fu alloggio per una compagnia di mercenari borgognoni ed infine propriet dello Stato nel 1921. Negli anni '80 comincia il restauro che riporta alla luce le strutture del XII secolo.

Struttura
Dall'esterno, ledificio si presenta in forma rettangolare, lungo 31,15 metri e largo 16,80. Al centro di ogni lato sporgono quattro corpi a forma di torre. Il corpo pi sporgente costituiva l'unico accesso al palazzo dalla terraferma. I muri esterni sono ornati con arcate ogivali. Nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da pilastrini in muratura. I muri spessi e le poche finestre erano dovuti ad esigenze climatiche, offrendo maggiore resistenza al calore del sole. Inoltre, la maggior superficie di finestre aperte era sul lato nord-orientale, perch meglio disposta a ricevere i venti freschi provenienti dal mare, temperati ed anche umidificati dalle acque del bacino circostante. L'interno della Cuba era divisa in tre ambienti allineati e comunicanti tra loro. Al centro dell'ambiente interno si vedono i resti di una splendida fontana in marmo, tipico elemento delle costruzioni arabe necessario per rinfrescare l'aria. La sala centrale era abbellita da muqarnas, soluzione architettonica ed ornamentale simile ad una mezza

Cuba Sottana cupola.

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Curiosit
Proprio alla Cuba, tra le acque e gli alberi che la circondavano, Boccaccio ambient una delle novelle del suo Decameron. La sesta della quinta giornata. la vicenda d'amore tra Gian di Procida - nipote del omonimo grande eroe del Vespero Siciliano - e Restituta, una ragazza bellissima di Ischia rapita da giovani ciciliani per offrirla in dono al allora re di Sicilia: Federico II d'Aragona. Quando Giovanni Boccaccio scrisse il Decameron, era gi cominciato il declino dei parchi reali che erano l'orgoglio della citt ormai in mani angioine. Era finita l'epoca di Palermo "felicissima" che secondo Edrisi era allora la pi grande e la pi bella metropoli del mondo con la sua vasta verdeggiante pianura e con i suoi luoghi di delizie (mustanaza ). Ma la traccia che aveva lasciato quel periodo di splendore era cosi luminosa da impressionare Boccaccio ancora diversi secoli dopo.

Bibliografia
Michele Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, Catania, R. Prampolini,. 1933-9, 3 voll in 5 tomi. A. Aziz, A History of Islamic Sicily, Edinburgh, 1975. F. Gabrieli - U. Scerrato, Gli Arabi in Italia, Milano, Scheiwiller, 1979. A. De Simone, "Palermo nei geografi e viaggiatori arabi del Medioevo", in: Studi Magrebini, II (1968), pp. 129-189. G. Caronia - V. Noto, La Cuba di Palermo, Arabi e Normanni nel XII secolo, Palermo 1989. V. Noto, Les palais et les jardins siciliens des rois normands, in: Trsors romans d'Italie du Sud et de Sicile, (1995), pp.97-108

Voci correlate
Palermo Guglielmo II di Sicilia Storia della Sicilia islamica Storia della Sicilia normanna Cuba bizantina Architettura normanna in Sicilia

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Collegamenti esterni
La Cuba su palermoweb [2]

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Cuba_Sottana& language=it& params=38_06_28_N_13_20_33_E_region:IT_type:landmark [2] http:/ / www. palermoweb. com/ cittadelsole/ monumenti/ castello_della_cuba. htm

Chiesa di San Cataldo (Palermo)

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Chiesa di San Cataldo (Palermo)


Coordinate geografiche: 380653N 132145E38.11472N 13.3625E
San Cataldo [1]

Particolare veduta laterale Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Sicilia Palermo cattolica Arcidiocesi di Palermo

Inizio costruzione 1154 Completamento 1160

La chiesa di San Cataldo un tempio eretto nell'XII secolo e situato in piazza Bellini a Palermo.

Storia
Fondato da Maione di Bari, negli anni in cui era grande ammiraglio di Guglielmo I, e cio fra il 1154 e il 1160, l'edificio venne successivamente affidato ai Benedettini di Monreale, che lo custodirono fino al 1787. Nel 1882, dopo varie vicissitudini che videro la chiesa trasformata persino in ufficio postale, venne interamente restaurata da Giuseppe Patricolo e restituita alla rigorosa struttura architettonica originaria.

Architettura
L'esterno presenta un compatto paramento murario in arenaria addolcito da intagli di arcate cieche e ghiere traforate. In alto s'impongono i profili solenni di tre cupole rosse poste in felice contrasto cromatico con la severa monocromia delle pareti. L'interno presenta tre corte navate - di cui quella centrale scandita dalla sequenza ritmica delle tre cupolette separate da colonne.

Immagini

facciata

veduta laterale

cupola

interno

Chiesa di San Cataldo (Palermo)

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References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Chiesa_di_San_Cataldo_%28Palermo%29& language=it& params=38_06_53_N_13_21_45_E_region:IT-PA_type:landmark_source:dewiki

Chiesa di San Giovanni degli Eremiti


San Giovanni degli Eremiti

Il campanile della chiesa Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Sicilia Palermo Cristiana cattolica di rito romano Arcidiocesi di Palermo

Inizio costruzione VI secolo Completamento 1136

La chiesa di San Giovanni degli Eremiti un Monumento nazionale situato nel centro storico di Palermo, nei pressi del Palazzo dei Normanni.

Storia
Giulio Carlo Argan scrive: I Normanni che instaurarono la loro dinastia in Sicilia nel 1072, distruggono i monumenti, non la tradizione dellarchitettura bizantina e araba. San Giovanni degli Eremiti a Palermo (1132) araba nel nitido rapporto tra i corpi cubici e le cupole emisferiche. Certamente, pi che a quella di una chiesa cristiana, quest'edificio rimanda alla concezione spaziale delle moschee islamiche e tale richiamo allOriente viene ancor pi enfatizzato dalle cupole di colore rosso acceso. La chiesa, le cui origini risalgono al VI secolo, durante la dominazione araba fu trasformata in moschea per essere poi nuovamente consacrata allantico culto da Ruggero II che, intorno al 1136, affid la costruzione ai discepoli di San Guglielmo da Vercelli. Pesantemente manomessa nel corso dei secoli stata ripristinata intorno al 1880, dallarchitetto Giuseppe Patricolo.

Chiesa di San Giovanni degli Eremiti

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Descrizione
La chiesa, a tutti nota per le sue caratteristiche cupole di colore rosso, appoggiata con un fianco ad un corpo quadrato anteriore (forse una moschea), realizzata a croce latina divisa in campate quadrate su ciascuna delle quali poggia una semisfera. Il presbiterio, terminante in nicchia, sormontato da una cupola, come quella dei due corpi quadrangolari che la fiancheggiano e di cui quello di sinistra si eleva a campanile. Il chiostro, abbellito da un lussureggiante giardino, la parte meglio conservata del convento antico; spiccano per bellezza e leggerezza le colonnine binate con capitelli a foglie d'acanto che reggono

San Giovanni degli Eremiti

archi ogivali a doppia ghiera. Vi si trova inoltre una cisterna araba. F. Elliot in Diary of an Idle Woman in Sicily (1881) descrive San Giovanni degli Eremiti come una chiesa normanna vicino al palazzo reale e alla Porta di Castro riparata in un incavo, del tutto orientale, e con le sue cinque cupole starebbe benissimo a Baghdad o a Damasco. Accanto, il campanile gotico a quattro ordini di logge sormontato da unaltra cupola, singolare adattamento di costruzione araba ad un costume cristiano. La pianta della chiesa a croce latina con tre absidi, la navata divisa in tre campate ognuna delle quali sormontata da una cupola con pennacchi, necessari perch la torre su cui poggiano quadrata, le pareti sono in pietra intagliata come spesso se ne vedono nei monumenti arabi senza decorazione alcuna e linsieme illuminato da finestre ad arco acuto. Oggi ledificio presenta, invece, una nuda cortina muraria fatta con conci di tufo squadrati; linterno ha tre absidi semicircolari ed suddiviso in cinque campate quadrate coperte da cupolette che si raccordano alle pareti tramite nicchie.

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Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi

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Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi


Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi

La chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Sicilia Palermo cattolica Arcidiocesi di Palermo

Completamento 1071

La chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi una chiesa in stile arabo-normanno di Palermo.

Storia
Secondo la leggenda fu costruita nel 1071, mentre i Normanni tenevano sotto assedio la citt. Dopo aver conquistato il castello Yahia (di cui restano solo poche tracce nel pavimento della chiesa) - i Normanni avrebbero edificato sulle sue basi la chiesa stessa, dedicandola a S. Giovanni una volta avvenuta la conquista. La piccola chiesa considerata uno degli edifici in stile normanno pi antichi sul suolo palermitano e negli anni ebbe svariate funzioni. Essa fu infatti adibita dapprima ad ospedale militare e in seguito a lebbrosario (da qui il nome).

Architettura
In epoca barocca il suo interno fu quasi interamente decorato con stucchi, tanto da fargli perdere l'aspetto originale, che per fu recuperato grazie ad un restauro effettuato all'inizio del secolo scorso e durante il quale fu costruito il campanile con una cupola simile allo stile di quelle della chiesa di San Giovanni degli Eremiti. L'esterno dell'edificio si presenta spoglio perch privo di decorazioni, tranne quelle alle finestre che sembrano intarsiate. L'ingresso piuttosto semplice ed preceduto da un piccolo porticato, che consiste in un'unica colonna, su cui si regge il campanile. L'interno ha forma basilicale tripartita da pilastri con copertura lignea e presbiterio cupolato. La luce filtra attraverso le finestre ai lati, monofore, di forma leggermente ogivale come anche gli archi interni. Vi si pu ammirare un bel crocifisso ligneo dipinto, risalente al Quattrocento.

Castello di Maredolce

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Castello di Maredolce
Il Castello di Maredolce o Castello della Favara un edificio palermitano in stile islamico, la cui architettura non sembra mostrare influenze normanne; esso risale al XII secolo, e si trovava all'interno della Fawwarah ("fonte che ribolle" in lingua araba), il Parco della Favara, nel quartiere di Brancaccio.

Storia
Il palazzo, impropriamente detto "castello", fu edificato nel 1071[1], e faceva parte di un "qasr", ovvero una cittadella fortificata situata alle falde di monte Grifone, Il Castello di Maredolce nel Parco della Favara probabilmente racchiusa entro una cinta di mura, che oltre al palazzo comprendeva un hammam e una peschiera. L'edificio fu una delle residenze del re normanno Ruggero II, che secondo il primo riferimento testuale sull'esistenza dell'edificio, il Chronicon sive Annales di Romualdo Salernitano avrebbe riadattato ai suoi scopi un palazzo preesistente, appartenuto all'emiro Giafar nel X secolo.[2][3] Nell'arco dei secoli il castello divenne fortezza e nel 1328 fu ceduto ai frati teutonici della Magione, che lo trasformarono in un ospedale. Nel 1460 la struttura fu concessa in enfiteusi alla famiglia dei Bologna e nel XVII secolo divent di propriet di Francesco Agraz, duca di Castelluccio: la trasformazione in azienda agricola era ormai completa. Nel 1992 la Regione Siciliana ha acquisito per esproprio l'edificio.[4]

Struttura
Il castello, per volere di Ruggero II, venne circondato da un lago artificiale esteso poco pi di 17 ettari , che lo cingeva su tre lati, ed era immerso in un grande parco, dove Ruggero II si dilettava nella caccia. Il bacino, che aveva al centro un'isola di circa due ettari di estensione, venne ottenuto grazie a una diga composta da blocchi di tufo, che interrompeva il corso della sorgente del monte Grifone. Nel XVI secolo la sorgente si prosciug, e la peschiera divenne una fertile area agricola [1], ancora oggi esistente.[5] L'edificio ha pianta quadrangolare, e possiede al centro un cortile molto spazioso, dotato in origine di un portico con volte a crociera, del quale rimane solo qualche traccia. L'esterno formato da blocchi di tufo con arcate a sesto acuto. Nel lato non bagnato dal lago artificiale si aprono quattro entrate, due delle quali portano alla grande Aula Regia e alla cappella palatina, di forma rettangolare ad una sola navata coperta da due volte a crociera, con transetto sormontato da una cupola semisferica e dedicata ai santi Filippo e Giacomo gi dal XIII secolo. La struttura dell'adiacente hammam dal XIX secolo inglobata in una palazzina, ed riconoscibile con difficolt.

Castello di Maredolce

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Il giardino
Il parco intorno al palazzo ed alla peschiera era un giardino caratterizzato da numerose specie arboree (in particolare agrumi ed altri alberi da frutto) corsi d'acqua ed animali esotici, secondo il modello dei giardini islamici africani e spagnoli dell'epoca, ed in particolare simili all'agdal del Maghreb, caratterizzati da frutteti ed acqua. L'acqua, vitale per le piante e simbolo di purificazione e rinascita, costituiva l'elemento centrale in un giardino concepito come una riproduzione del paradiso coranico.[4]

Note
[1] Palermo (http:/ / www. byitaly. org/ it/ Sicilia/ Palermo/ Palermo/ Castello_di_Maredolce_alla_Favara) [2] Il castello dell'emiro Giafar apre le porte per un weekend - Repubblica.it Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/ repubblica/ 2011/ 03/ 26/ il-castello-dellemiro-giafar-apre-le-porte. html) [3] Castello di Maredolce e cappella dei Santi Filippo e Giacomo (http:/ / www. mondimedievali. net/ Castelli/ Sicilia/ palermo/ palermo. htm) [4] Il castello di Maredolce (http:/ / www. palermotourism. com/ datas/ Operatori/ Download/ opuscoli/ file/ maredolce. pdf) [5] Castello Maredolce alla Favara (http:/ / www. ipalazzi. it/ palazzo/ p_1586. html)

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Duomo di Monreale
Coordinate geografiche: 38454.69N 131731.44E38.0818583N 13.2920667E
Basilica Cattedrale di Santa Maria Nuova [1]

La facciata. Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Sicilia Monreale Cristiana cattolica di rito romano Arcidiocesi di Monreale

Stile architettonico bizantino Inizio costruzione Completamento Sito web 1147 1267 Sito ufficiale della parrocchia [2]

Il Duomo di Monreale, dedicato a Santa Maria Nuova, stato costruito nel 1174 per volere di Guglielmo II d'Altavilla. Sede Arcivescovile, annessa ad un grande ex-monastero di benedettini provenienti dalla Badia di Cava de' Tirreni.

Duomo di Monreale

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Visita
Adagiata sulle pendici del monte Caputo, La facciata si presenta con un portico a trifora, due massicce torri fortificate (quella di sinistra trasformata in campanile) e pregevoli porte bronzee, una delle quali opera di Bonanno Pisano e risale al 1185, 1186 secondo il computo degli anni in uso a Pisa. Il portico sul fianco sinistro di Giovanni Domenico Gagini e Fazio Gagini, eseguito tra il 1547 e il 1569, mentre i battenti bronzei del portale musivo architravato sono opere del 1185 circa di Barisano da Trani. L'esterno, quantunque modificato, nella parte posteriore conserva intatta l'impronta normanna ed Interno del duomo di Monreale ornato a vari disegni formanti una serie di archi di pietre bianche e nere con cerchi al di sotto, assai ben combinati e disposti tra loro. Le absidi, col fitto intreccio darchi acuti, evocano atmosfere arabeggianti esaltate dalla decorazione policroma creata dallalternanza di tarsie di calcare e di pietra lavica. Il vastissimo interno basilicale a tre navate, lungo 90 metri, al quale si accede attraverso il portico sul fianco sinistro, misura 102x40m; il soffitto a capriate, e dietro l'altare l'edificio termina con tre absidi. Le navate sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli anchessi antichi con clipei di divinit che sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo. I soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera, questultimi rifatti nel 1811 dopo un incendio che aveva distrutto parte del tetto. Il pavimento, completato nel XVI secolo musivo, con dischi di porfido e granito e con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate. Le transenne che recintano anteriormente la crociera sono decorate da mosaici ottocenteschi. Le pareti delle absidi del santuario e delle navate sono, superiormente, rivestiti da mosaici a fondo oro, eseguiti tra il XII e la met del XIII secolo da maestranze in parte locali e in parte veneziane, formatesi alla scuola bizantina. Questi mosaici raffigurano storie cicliche dell'Antico e del Nuovo Testamento; nel catino absidale mediano la colossale figura del Cristo Pantocratore (Onnipotente). Sul fianco destro il sarcofago in porfido di Guglielmo I, morto nel 1166, e quello marmoreo di Guglielmo II il Buono. Sul lato sinistro, dentro tombe ottocentesche, si trovano le spoglie di Margherita di Navarra e di Sicilia, moglie di Guglielmo I, e dei figli Ruggero ed Enrico.

L'interno in una vecchia foto

Le cappelle del Crocifisso e di San Benedetto sono due notevoli esempi del barocco siciliano. L'altare maggiore una raffinata opera del XVIII secolo, eseguita dall'argentiere romano Luigi Valadier. Il grande organo, dotato di ben sei tastiere e posto accanto l'altar maggiore, opera del XX secolo dei Fratelli Ruffatti di Padova, loro maggiore realizzazione sul territorio italiano.

Duomo di Monreale Il tesoro della cattedrale conserva, fra le altre cose, arredi sacri (anche di fattura francese), una cassettina di rame smaltato del XIII secolo ed un reliquario della Sacra Spina (della corona di Cristo), risalente al periodo gotico. La cappella del tesoro di epoca barocca.

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Il chiostro
Il Duomo affiancato dal chiostro dellantico convento benedettino, eseguito sul finire del XII secolo ed esempio stupendo di architettura bizantina. Si tratta di una costruzione prettamente romanica, a pianta quadrata di 47 metri di lato, con portico ad archi ogivali a doppia ghiera e con singolarissimo toro nellintradosso. Gli archi sono sostenuti da colonne binate, di ornamentazioni alterne, talune intagliate ad arabeschi ed altri con intarsi a mosaico. I capitelli sono istoriati con scene bibliche. Nellangolo meridionale vi un recinto quadrangolare delimitato da tre arcate per lato. Al centro una fontana Il chiostro di Monreale la cui acqua scaturisce da una colonna riccamente intagliata a forma di fusto di palma stilizzato, con figure in piedi, teste foglie a rilievo. L'acqua fuoriesce in sottili getti da bocche umane e leonine. Le basi delle colonne del chiostro raffigurano un'amplissima variet di motivi: foglie stilizzate, rosette, zampe di leone, teste di fiere, gruppi di uomini e animali, rane e lucertole. La loro esecuzione presenta grandi differenze con quella dei capitelli, tanto da far supporre che sia stata affidata ad artigiani subordinati. I capitelli dei gruppi di quattro colonne d'angolo sono particolarmente curati.

Guglielmo II il Buono e il Duomo di Monreale


Numerose sono le leggende del periodo normanno, ma forse la pi suggestiva, corrispondente al fervore religioso che si diffuse nellisola in seguito alla cacciata degli Arabi e al tema delle apparizioni soprannaturali, quella che esalta lopera di Guglielmo II di Sicilia detto "il Buono", soprattutto per la sua politica fiscale legata alla costruzione del Duomo di Monreale. Si narra che Guglielmo, succeduto al padre sul trono di Sicilia, si fosse addormentato sotto un carrubo, colto da stanchezza, mentre era a caccia nei boschi di Monreale. In sogno gli apparve la Madonna, a cui era molto devoto, che gli rivel il segreto di una truvatura con queste parole: Nel luogo dove stai dormendo nascosto il pi grande tesoro del mondo: dissotterralo e costruiscici un tempio in mio onore. Dette queste parole, la Vergine scomparve e Guglielmo, fiducioso della rivelazione in sogno, ordin che si sradicasse il carrubo e gli si scavasse intorno. Con grande stupore venne scoperto un tesoro in L'abside monete doro che furono subito destinate alla costruzione del Duomo di Monreale (1176), per il quale furono chiamate maestranze arabe specie per i mosaici (i mastri di loru), che adornano non solo labside col Cristo Pantocratore ma anche le pareti e le colonne.

Duomo di Monreale Lopera eccezionale e la leggenda sono celebrati da un canto popolare raccolto da Salvatore Salomone Marino, folclorista della scuola di Pitr, che cos recita tradotta in italiano: Benedetto il maestro che la fece Il Sovrano che la fece costruire Non si conta e non si pu dire quanto sia splendido e ricco Non c oro, n argento, n moneta che basti Maria che imperatrice del cielo Disse: Il mio Trono mi voglio costruire. Invia dunque gli Angeli a costruire la Matrice Ed essi fermeranno il volo a Monreale e cos mostrano al popolo le loro sembianze umane...

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Visitatori illustri
Ecco come Jean Houel descrive il chiostro di Monreale in Viaggio pittoresco nelle isole di Sicilia, di Lipari e di Malta (1787): Le colonne sono tutte scanalate, alcune sono tortili, altre diritte. Sono tutte incrostate di mosaici colorati e dorati, di granito, di porfido, di ogni tipo di marmo che forma piccoli disegni di incantevole esattezza. I capitelli sono una mescolanza di fiori, frutta, di figure di animali di ogni specie Questo chiostro il monumento pi completo, pi ricercato che sia possibile costruire nel suo genere. in questo luogo sublime che i pi reclusi riammirano al mondo e alle sue pompe. Invece Guy de Maupassant scrive in La via errante (1885): "Il meraviglioso chiostro di Monreale suggerisce alla mente una tale sensazione di grazia che ci vorrebbe restare quasi per sempre. molto grande, perfettamente quadrato, di uneleganza delicata e fine; e chi non lha visto non pu immaginare cosa sia larmonia di Il fianco visto dal chiostro un colonnato. La squisita proporzione, lincredibile snellezza di tutte queste leggere colonnine, che vanno a due a due, a fianco a fianco, tutte differenti, alcune rivestite di mosaici, altre nude; alcune ricoperte da sculture dincomparabile bellezza, altre adorne di un semplice disegno di pietra che vi sale attorno, avvolgendosi come una pianta rampicante, meravigliano lo sguardo, e poi lo affascinano, lo incantano, vi generano quella gioia artistica che le cose di un gusto assoluto fanno penetrare nellanima attraverso gli occhi. Come tutte queste coppie di colonnine, anche tutti i capitelli di fattura incantevole, sono differenti. E ci si meraviglia Il transetto contemporaneamente, cosa molto rara, delleffetto mirabile dellinsieme, e della perfezione del particolare. Non si pu osservare questo autentico capolavoro di fine bellezza senza pensare ai versi di Victor Hugo sullartista greco che seppe mettere qualcosa di bello come un sorriso umano sul profilo dei Propilei. Questa divina passeggiata racchiusa tra alte mura molto antiche, ad arcate ogivali; ed tutto ci che oggi rimane del monastero benedettino. La Sicilia la patria, la vera, lunica patria dei colonnati. Tutti i cortili interni dei vecchi palazzi e delle vecchie case di Palermo ne contengono di stupendi, che sarebbero famosi altrove da questisola cos ricca di monumenti. Il chiostrino della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, una delle pi antiche chiese normanne a carattere orientale, sarebbe meno notevole di quello di Monreale, ancora molto superiore a tutto ci che io conosco di paragonabile.

Duomo di Monreale

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Il chiostro visto dalle terrazze

Cristo Pantocratore

La creazione di Adamo

Mosaici della navata nord

Mosaici della navata sud

Bibliografia
Touring Club Italiano-La Biblioteca di Repubblica, L'Italia: Sicilia, Touring editore, 2004.

Altri progetti
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References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Duomo_di_Monreale& language=it& params=38_4_54. 69_N_13_17_31. 44_E_type:landmark_region:IT [2] http:/ / www. cattedraledimonreale. it/

Duomo di Cefal

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Duomo di Cefal
Duomo di Cefal

La facciata del Duomo Paese Regione Localit Religione Diocesi Italia Sicilia Cefal Cattolica Diocesi di Cefal

Il Duomo di Cefal, secondo la leggenda, sarebbe sorto in seguito al voto fatto al Santissimo Salvatore da Ruggero II, scampato ad una tempesta e approdato sulle spiagge della cittadina. La vera motivazione sembra piuttosto di natura politico-militare, dato il suo carattere di fortezza. Le vicende costruttive furono complesse, con notevoli variazioni rispetto al progetto iniziale, e ledificio non fu mai completato definitivamente. Un ambulacro ricavato nello spessore del muro e la medesima copertura, costituita da tre tetti, di epoca e tecnica costruttiva diversi, testimoniano dei cambiamenti intervenuti nel progetto.

Storia
L'edificazione ebbe inizio nel 1131 e furono realizzati i mosaici nell'abside e sistemati i sarcofagi porfiretici che Ruggero II aveva destinato alla sepoltura sua e della moglie. Federico II trasfer a Palermo i due sarcofagi reali. Infine tra le due torri fu inserito un portico, opera di Ambrogio da Como.

Il mosaico paleobizantino
Le esplorazioni condotte nel duomo hanno portato alla luce un lacerto di mosaico policromo assegnabile al VI secolo: un campo centrale di cui si conservano alcune figure, incorniciato da una motivo di ogive e squame nei colori rosso, bianco e nero e, almeno su un lato, da una fila di quadrati in diagonale con rosetta centrale. Il repertorio decorativo trova confronti in Sicilia. Il mosaico da porre in relazione con una struttura muraria e con tre sepolture ed era verosimilmente pertinente ad una basilica bizantina, della quale non per possibile ricostruire la planimetria a causa della presenza delle sovrastanti strutture del duomo. I materiali rinvenuti nei sondaggi attestano una frequentazione nellarea almeno fino allVIII secolo, epoca in cui Cefal divenne sede episcopale.

Particolare del duomo

Duomo di Cefal

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Architettura
Ledificio preceduto da un ampio sagrato a terrazzo che svolgeva la funzione di cimitero. Era stato realizzato con terra portata appositamente da Gerusalemme, sia per motivi religiosi, sia per la sua particolare composizione che le dava la caratteristica di mummificare rapidamente i corpi che vi erano sepolti. La facciata inquadrata da due possenti torri, alleggerite da eleganti bifore e monofore e sormontate da cuspidi piramidali aggiunte nel Quattrocento e diverse l'una dall'altra: una a pianta quadrata e con merli a forma di fiammelle, che simboleggerebbe la mitria papale e il potere della Chiesa, mentre l'altra, a pianta Il duomo visto dalla Rocca di Cefal ottagonale e con merli ghibellini, la corona reale e il potere temporale. Il portico quattrocentesco precede la facciata, con tre archi (due ogivali ed uno a tutto sesto) sorretti da quattro colonne e con volte a costoloni. Sotto il portico rimane la Porta Regum, impreziosita da un portale marmoreo finemente decorato, e con pitture ai lati. Le absidi, in particolare quella centrale, dovevano avere in origine uno slancio ancora maggiore. Le due laterali sono decorate superiormente da archetti incrociati e da mensoloni scolpiti: databili fra il 1215 e il 1223, raffigurano maschere, teste danimali e figure umane in posizioni contorte. Pi recenti i mensoloni dell'abside centrale, disposti inoltre in modo casuale sia sopra che sotto il cornicione. L'abside centrale aveva in origine tre grandi finestre, che vennero sbarrate per la realizzazione del mosaico absidale, ed una pi grande ad arco ogivale. Altre due coppie di finestre circolari sono allestremit del transetto. Altre merlature si trovano anche su uno dei fianchi. Linterno "a croce latina", diviso in tre navate da due file di colonne antiche riutilizzate: quattordici fusti di granito rosa e due di cipollino, con basi e i capitelli del II secolo d.C. Due grandi capitelli figurati reggono larco trionfale e sono probabilmente prodotti di una bottega pugliese e risalgono alla met del XII secolo. Il transetto ha unaltezza maggiore rispetto alle navate ed uno slancio ancora maggiore era previsto nel progetto originario.

Il mosaico del presbiterio


La decorazione musiva, forse prevista per tutto linterno, fu realizzata solamente nel presbiterio e ricopre attualmente labside e circa la met delle pareti laterali. Per la sua realizzazione, Ruggero II chiam maestri bizantini, di Costantinopoli, che adattarono ad uno spazio architettonico per loro anomalo, di tradizione nordica, cicli decorativi di matrice orientale. La figura dominante quella del Cristo Pantocratore che, dallalto dellabside, mostra i suoi attributi cristologici con la destra alzata, indicanti le due nature del Cristo, divina e umana, unite insieme e il mistero della Trinit, mentre con la sinistra regge il Vangelo aperto sulle cui pagine si legge, in greco e latino: Io sono la luce del mondo, chi segue me non vagher nelle tenebre ma avr la luce della vita (Giovanni 8, 12).

I mosaici dell'abside centrale

Duomo di Cefal Al centro, nel registro inferiore, la Vergine orante elegantemente panneggiata e scortata dai quattro arcangeli. Nel secondo e terzo registro, ai lati del finestrone centrale, sono figure di apostoli ed evangelisti, distribuite secondo un preciso programma teologico. Nelle pareti laterali sono invece figure di profeti e santi. Nella decorazione della crociera sono raffigurati quattro cherubini e quattro serafini. Sui due lati si contrappongono figure regali (parete destra, opposta al trono reale) e figure sacerdotali (parete sinistra, opposta al seggio episcopale. Tutte le figure sono accompagnate da scritte, in greco o in latino, che indicano il nome del personaggio. La decorazione musiva fu realizzata entro il 1170, ma nella parte inferiore e sulla met anteriore delle pareti del presbiterio venne completata nel Seicento, al di sopra di precedenti decorazioni pittoriche di cui restano scarse tracce.

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Opere conservate
Della decorazione pittorica rimangono una figura di "Urbano V", della fine del XIV secolo, dipinta su una colonna della navata di sinistra, ed una "Madonna in trono" del XV secolo nel braccio sinistro del transetto. All'interno il duomo ospita alcuni monumenti funerari, tra cui un sarcofago tardo antico, un altro medievale e il pregevole sepolcro del vescovo Castelli, opera dello scultore Leonardo Pennino (XVIII secolo). Il fonte battesimale, ricavato da un unico grande blocco di calcare a lumachelle, decorato da quattro leoncini scolpiti (XII secolo). Si conserva inoltre un dipinto con "Madonna" della bottega di Antonello Gagini (XVI secolo). Si conservano ancora due organi dipinti, settecenteschi, che chiudono le navate verso il transetto, e una croce lignea dipinta, opera di Guglielmo da Pesaro (1468 circa). La cappella del Santissimo Sacramento (protesi) conserva la decorazione a stucco neoclassica, realizzata per tutto l'interno e successivamente asportata altrove. La cappella conserva inoltre un altare d'argento del XVIII secolo, opera di artigiani palermitani.

L'interno del duomo

Il soffitto della navata centrale presenta una decorazione dipinta con busti, animali fantastici e motivi decorativi, opera di maestranze arabe.

Chiostro
Il chiostro annesso alla cattedrale normanna, rappresenta una delle pi considerevoli testimonianze artistiche del medioevo siciliano. Si sottolinea l'eccezionale pregio del ciclo di capitelli figurati che sormontano le colonnine binate, uno dei pi considerevoli nel panorama dell'arte medievale europea. Di pianta rettangolare, il chiostro ubicato a ridosso del fianco settentrionale della cattedrale ad una quota pi bassa di m 3,40 dal piano del calpestio del transetto. Dell'originaria struttura si sono conservate solo le corsie sud ed ovest. Tuttavia, in quest'ultimo lato le eleganti archeggiature in muratura sono frutto di un'evidente ricostruzione stilistica degli inizi del novecento. Finito di restaurare nel 2003 dalla Provincia regionale di Palermo, oggi fruibile ai visitatori.

Duomo di Cefal

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I Mosaici
I mosaici riguardanti Cefal interessano esclusivamente quelli che campiscono la superficie absidale. Distinti in quattro zone orizzontali, rappresentano il sublime Pantocratore nel catino, la Vergine orante fiancheggiata dai quattro arcangeli Raffaele, Michele, Gabriele e Uriele nella zona sottostante, i santi Pietro e Paolo, gli evangelisti Marco, Matteo, Giovanni e Luca nella terza fascia e, infine, nella quarta gli apostoli Filippo, Giacomo, Andrea, Simone, Bartolomeo e Tommaso. Ciascuna figura accompagnata dal proprio titulus in greco che ne permette lesatta identificazione. Cristo, con la mano sinistra, tiene il Vangelo aperto al versetto 8,12 di Giovanni: Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminer nelle tenebre, ma avr la luce della vita, nella duplice iscrizione greca e latina.

Il Cristo Pantocratore

Le quattro fasce sono delimitate orizzontalmente e verticalmente da cornici e motivi geometrici o vegetali stilizzati tranne quella che separa il catino dal resto dellabside che si distingue dalle altre perch aggettante campita com' su una cornice a rilievo , pi larga e con una decorazione diversa: presenta infatti un tralcio di fiori e foglie. Altri mosaici ornamentali, dai motivi vegetali stilizzati entro alveoli, rivestono il profondo intradosso della finestra occupante la parte mediana delle due fasce inferiori. Introduce allabside un doppio ordine di colonne le quali presentano la peculiarit di essere mosaicate, totalmente o in parte. Pi precisamente, le colonne dellordine superiore hanno tanto i fusti che i capitelli a mosaico mentre in quelle dell'ordine inferiore, di granito rosso e verde, sono rivestiti a mosaico unicamente i capitelli. Il colore usato non casuale. La porpora e il verde antico sono infatti colori imperiali bizantini, mediate, come altre figure ricorrenti nelle insegne regali normanne, da Costantinopoli. In particolare, il loro impiego nella cattedrale di Cefal risponde certamente alla peculiare ed eccezionale funzione alla quale essa fu destinata da Ruggero II di Sicilia che la scelse quale luogo della sua sepoltura nel 1145. Due iscrizioni concludono in maniera assai solenne il complesso figurativo absidale. La prima (factus homo factor hominis factique redemptor iudico corporeus corpora corda deus) corre sullarco delimitante il catino ed in esclusiva relazione con la figura del Pantocratore della quale costituisce una chiosa teologica, assai utile anche per intravedere loriginario piano iconografico risalente a Ruggero. La seconda, aulicamente campita su campo dargento che chiude in basso la decorazione absidale (Rogerius Rex egregius plenis (sic) pietatis / hoc statuit templum motus zelo deitatis / hoc opibus ditat variis varioque decore / ornat magnificat in salvatoris honore / ergo structori tanto salvator adesto / ut sibi submissos conservet corde modesto: anno ab incarnatione dni millesimo centesimo XLVIII / indctione XI anno V regni ejius XVIII / hoc opus musei factum est) ci informa su alcuni dati essenziali riguardanti i mosaici. Contrariamente a quelli contigui delle pareti e della crociera del presbiterio, irti di problemi tuttora aperti, quali la loro datazione con conseguente definizione stilistica, i mosaici absidali non presentano invece da parte loro grossi aspetti storico-critici. Certa risulta infatti la cronologia e concorde il giudizio sulla loro identit stilistica. Archiviata la cervellotica e del tutto infondata tesi, sostenuta dal Bottari e dal Samon (Bottari S., I mosaici della Sicilia in Emporium, 91, 1940 pp. 53-62; Samon G., Il duomo di Cefal, Monumenti italiani, Roma, 1940, pp. 39-40), secondo la quale gli attuali mosaici absidali della Cattedrale di Cefal non sarebbero quelli ai quali si fa preciso riferimento nelliscrizione riportata, ma successivi e del XIII secolo, va ribadito invece che il complesso musivo, eseguito per espressa volont di Ruggero II, databile con certezza fra il 1132, anno della fondazione della cattedrale (per i documenti essenziali riguardanti la fondazione e lerezione della cattedrale di Cefal cfr. Demus O., The Mosaics of Norman Siciliy, Londra,1945, pp. 4-5), e il 1148, secondo linoppugnabile testimonianza fornita

Duomo di Cefal dalliscrizione. probabile per che i mosaici furono iniziati intorno al 1145, in relazione cio alla gi ricordata decisione di Ruggero di destinare la cattedrale di Cefal alla sua sepoltura, o meglio alla sua doppia sepoltura. Con ogni probabilit, com' stato notato, loriginario programma iconografico della decorazione musiva doveva riallacciarsi allideologia imperiale di Ruggero tanto presente nelle manifestazioni artistiche e nei documenti legati al suo regno. Sennonch tal piano dovette subire variazioni sostanziali nella fase successiva al grande intervento ruggeriano. Come si sa, alla sua morte (1154) i lavori architettonici e musivi del cantiere cefaludese sinterruppero per essere ripresi ad una data che tuttora oggetto di vivace dibattito fra gli studiosi, i quali indicano o il decennio 1160-1170 o il 1215 circa. Dopo la lettura del Lazarev, convincente riportare il significato dellattuale programma iconografico, comprendente la decorazione dellabside e soprattutto del presbiterio, allesaltazione dellEucaristia. Lo testimoniano in maniera particolare le figure di Abramo e Melchisedech che sono in stretto riferimento con il sacrificio di Cristo e con lultima cena, avvertendo per che alquanto plausibile pensare che nella seconda fase dei lavori si ebbe forse un cambiamento nel piano iconografico che da imperiale, ruggeriano, divenne ecclesiastico. In questo secondo piano venne a confluire anche quella pagina, costituita dai mosaici dellabside, che originariamente doveva essere il nucleo del piano iconografico imperiale voluto da Ruggero a degna cornice per il suo doppio sarcofago. Come gli imperatori bizantini, anche Ruggero II amava investire la doppia natura di Cristo delle ispirazioni legate al proporsi come Rex e Sacerdos. Nellabside di Cefal le allusioni alla doppia natura di Cristo come Dio e come Uomo sono solennemente affermate tanto nelliscrizione factus I mosaici della volta homo factor, sopra riportata, quanto nella rappresentazione della corte celeste (gli arcangeli) e umana (Madonna, evangelisti, apostoli), alludente al potere di Cristo celeste e insieme terrestre. In armonia con questo programma, risultante affine a quello ruggeriano della Cappella Palatina a Palermo, stato supposto che la decorazione della probabile volta a botte, precedente a quella dellattuale crociera, poteva ben rappresentare schiere angeliche, e giustamente si insistito sul loro puro carattere bizantino-constantinopolitano. Dopo i recenti restauri quei giudizi critici trovano ulteriore conferma. Una serie di osservazioni di carattere tecnico, raccolte dai restauratori durante le varie fasi dintervento, permette di chiarire che anche sotto il profilo delle modalit tecnico-formali i mosaici absidali di Cefal si ricollegano strettamente ai complessi bizantini dellorbita costantinopolitana mentre si differenziano alquanto altri mosaici della Sicilia Normanna. L'analisi dei mosaici a distanza ravvicinata ha permesso di rilevare che la trama musiva minuta e curata, compatta al punto da ridurre al minimo gli interstizi fra tessera e tessera, che le tessere sono regolari, di forma tendente al quadrangolare e piuttosto piccole. Persino nella colossale ma elegante figura del Pantocratore le tessere non superano che raramente i dieci millimetri per lato. Da sottolineare poi luso di tessere di madreperla, probabilmente raro anche nel mondo orientale dove il caso pi noto dopo il VI secolo rappresentato dai mosaici degli Omayyadi, e il colore ambrato invece del pi usuale colore verdastro del vetrino sul quale depositata la foglia doro o dargento. Inoltre, dopo le varie operazioni di pulitura e dintegrazione, i mosaici possono essere apprezzati meglio in tutti i loro delicati valori ed equilibri formali, soprattutto in quelli di carattere cromatico e luminoso, cosicch appaiono ancora pi idonei, qualora fosse sussistito qualche dubbio, ad essere definiti il complesso bizantino pi greco della Sicilia. A confronto, infatti, dei contemporanei mosaici di Santa Maria dell'Ammiraglio (1143-1151) e di quelli ruggeriani della Cappella Palatina a Palermo (1143-1154), i mosaici absidali di Cefal incarnano pi intimamente e strutturalmente lideale di sublime decantazione formale propria della pi alta e maggiore pittura comnena: da Dafni

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Duomo di Cefal (seconda met dellXI secolo) a Gelati in Georgia (circa 1130), da Kiev (San Michele, circa 1108) alla Deesis della tribuna meridionale di Santa Sofia a Costantinopoli, dalla tormentatissima cronologia ma certamente paradigmatica per gli ideali formali del periodo comneno. A Cefal i ritmi lineari sono puri e organici, raffinata la gamma cromatica che ama accostamenti ed esiti ricercatissimi e preziosi, assenti i colori violenti e netti (prediletti invece nei mosaici di Santa Maria dellAmmiraglio), nobile limposto delle figure ieraticamente rappresentate sul fondo aureo. Tutti questi valori opportuno ricordarlo erano largamente appannati, ma gi speditamente leggibili prima degli attuali restauri. Mentre infatti tutti gli altri complessi della Sicilia normanna sono stati rivisitati e deturpati a pi riprese da pesanti interventi di restauro, i mosaici absidali di Cefal sono gli unici di quel complesso, unitamente a quelli della crociera, ad aver mantenuto pressoch intatto il loro assetto originario. Situazione eccezionale se si considera quanto invece pesi la mano di Vincenzo Riolo nei contigui mosaici del presbiterio. Il successivo intervento subito dal complesso cefaludese risale al 1919 circa e riguard principalmente il consolidamento delledificio. probabile che si devono a questi restauri del secondo decennio del secolo i ritocchi, alcuni dei quali risultano veramente inspiegabili, soprattutto che, dopo la pulitura, sono emersi particolari che la polvere e i ritocchi cui si accennava avevano spento, imbrattato e accecato. Due risultati sono degni, in particolare, di essere resi noti. Con la pulitura emerso il fondo argenteo della croce gemmata del nimbo di Cristo cosicch si ripristinato il giusto rapporto fra il volto del Pantocratore e il fondo doro grazie, appunto, alla trama leggera ed argentea della croce. Laltro brano che ha ritrovato il suo originario equilibrio riguarda la tunica del Cristo. Precisamente nella parte destra si era provveduto non solo ad offuscare le tessere ripassandole con vernici colorate, ma si era giunti ad alterare la morfologia dellabbigliamento inventando una striscia scura a mo di laticlavio. Rimossi le vernici e i colori inspiegabilmente sovrapposti, sono rispuntate le tessere verdi e argento che conferiscono nella zona interessata il loro originario, raffinatissimo tessuto linearistico-luminoso. Per il resto i vari e diffusi interventi di restauro non hanno sortito effetti macroscopici.

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Croce dipinta nel recto e nel verso


Tempera su tavola (cm. 512 x 404), la croce dipinta della cattedrale di Cefal stata realizzata da Guglielmo da Pesaro. Le iscrizioni nel recto, nel libro tenuto dal Padre Eterno nel capocroce in alto dicono: Ego sum lux mundi. Qui sequitur me non ambulat in tenebris set habebis lumen (Giovanni 8, 12) e Ego sum via veritas e(t) vita (Giovanni 14, 6). Invece, nel verso della croce, nel cartiglio retto dal Leone, capocroce di destra dice: Ecce ego mitto angelum meum ante (Marco 1, 2); nel cartiglio retto dallangelo, braccio di destra: Surrexit sicut dixit (Matteo 28, 6); nel cartiglio retto dal toro, capocroce di sinistra: (Fuit in dieb)us Herodis regis (Iudaeae) (Luca 1, 5); nel cartiglio retto da un angelo, braccio di sinistra: Jesum queritis cruci(fi)xum (Marco 16, 6); nel cartiglio retto dallaquila, nel capocroce in alto: In principio erat verbum et v(erbum) (Giovanni 1, 1); nel cartiglio retto dalluomo alato, capocroce in basso: Liber generacionis (I)esu (Matteo 1, 1). La pi antica citazione della croce viene fatta dal Carandino [1] che la ricorda pendente dallarco trionfale della chiesa. Tuttavia segni lasciati nella parte inferiore fanno pensare ad un momento in cui fu retta dal basso, forse come ritiene Crispino Valenziano [2], durante i lavori che si ebbero per ladattamento al ito romano della Cattedrale iniziato da DAragona nel 1556 e ultimato da Gonsaga nel 1596. Doveva comunque esser issata nellarco trionfale prima del 1592 quando l venne vista da Carandino. Maria Andaloro[3] ritiene che nella sistemazione pregonsaghesca dellaltare e del coro la croce potesse retta dal basso. Viste le grandi dimensioni della croce, gi notate da Carandino, sembra comunque probabile che anticamente fosse destinata, com'era peraltro in uso per le croci analoghe, a pendere dallarco trionfale e che, scesa durante i lavori della seconda met del Cinquecento, venisse risistemata in alto gi in data precedente al 1592, quasi a lavori ultimati; diversamente il pittore avrebbe dovuto prevedere il posto per gli agganci in basso piuttosto che permettere che si rovinasse lopera appena consegnata. Doveva avere analoghe grandi dimensioni una croce pendente destinata ad un altro insigne Duomo, quello di Monreale, secondo quanto riportato in un documento ritrovato da G. Bresc Bautier [4], da cui risulta che la croce,

Duomo di Cefal commissionata il 27 agosto 1468 a Guglielmo da Pesaro, doveva ripetere lampiezza di quella di Cefal, a cui si doveva attenere il maestro intagliatore Johannes Palumba. La data del 1468 si pone dunque come termine ante quem per lesecuzione della croce di Cefal, realizzata, dunque, al tempo del Vescovo Luca di Sarzana (1445-1471). La croce gi attribuita a Tommaso De Vigilia da Raffaello Delogu ([5], da D. Bernini [6] da V. Scuderi [7] e da M. Stella [8], viene riferita a Guglielmo da Pesaro in base alle stringenti argomentazioni di G. Bresc Bautier (Guglielmo, 1974, p. 213) che si fondano sulle sue ricerche documentarie. La studiosa, infatti, rileva nel 1471 viene allogata a Guglielmo da Pesaro una cona proprio per la cattedrale di Cefal e che gi nel 1468 riceveva la commissione per la ricordata croce di Monreale da esemplarsi sullaltra. ormai generalmente accettata la paternit della croce di Cefal a Guglielmo d Pesaro, gi espunta dal catalogo delle opere di Tommaso De Vigilia [9]. Non sembra condivisibile invece lopinione di P. Santucci [10] che anticipa al XIV secolo la datazione della croce, supponendo che potesse essere stata iniziata relativamente al recto da Bartolomeo da Camogli pervenuta da Genova in Sicilia, dove potrebbe essere stata completata nelle altre figure da Tommaso De Vigilia. Tale opinione pure seguita da P. Leone de Castris [11]. Lunit stilistica dellopera sembra piuttosto rimandare alla mano di un solo artista, verosimilmente Guglielmo da Pesaro, intorno agli anni 1460-65. Questultimo pittore si mostra attento oltre che ai modi spagnoli catalaneggianti anche a quelli provenzali e genovesi, tanto da giustificare da un lato lopinione di Paola Santucci [12] e dallaltro quella di E. Brunelli [13] che ritiene opera di Giacomo Durandi il politico dellIncoronazione gi a Corleone, oggi esposto a Palazzo Abatellis, anchesso attribuito a Guglielmo da Pesaro [14]. Altro componente culturale di Guglielmo quella antonellesca. Non a caso Maurizio Calvesi [15] nota delle somiglianze fra gli angeli della croce di Cefal e quelli reggicorona del polittico di San Gregorio di Antonello da Messina. Tipologicamente la croce presenta lo schema pi diffuso nellisola caratterizzato dai capicroce polilobati, ivi inseriti oltre i bracci terminanti con smussature centinate, come nella chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi di Palermo. Iconograficamente la croce di Cefal mostra nel recto Cristo Crocifisso con al di sopra il serpente e il pellicano e nei capicroce, in basso San Pietro, in alto il Dio Padre benedicente con frasi evangeliche riferite al Figlio, come nella croce di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel verso il Risorto sullavello scoperchiato con ai lati angeli reggicartigli e ai capicroce i simboli degli evangelisti. Tale iconografia presenta, dunque, due particolarit nei capicroce del recto, una relativa a Dio Padre e laltra a San Pietro dove sogliono essere solitamente il teschio o la Maddalena. Lopera si presenta oggi fortemente lacunosa particolarmente nel recto, malgrado il lungo restauro operato da E. Geraci [16].

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Note
[1] (Descriptio, 1592, p. 34) [2] in M.C. Di Natale, Tommaso, 1977, parte II, p. 27 [3] La Croce, in Catalogo della Mostra Documenti, 1982, p. 152 e nota 2 p. 127 [4] Guglielmo, 1974, p. 241 [5] La Galleria, 1962, p. 33) [6] (Catalogo, 1966, p. 9) [7] (Catalogo VIII Mostra, 1972, p. 7) [8] (scheda n. 5 in Catalogo VIII Mostra, 1972, p. 22) [9] (M.C. Di Natale, Tommaso, 1977 cit.) [10] (La produzione, 1981, p. 174) [11] (Pittura, 1986 t. II, p. 502) [12] (cit.) [13] (Un polittico, 1923, p. 3) [14] (G. Bresc Bautier, cit.) [15] (Musei, 1972) [16] (cfr. M. Stella, cit.)

Duomo di Cefal

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Bibliografia
M. Giulia Aurigemma, Il cielo stellato di Ruggero II: Il soffitto dipinto della cattedrale di Cefal (Silvana Editoriale, Milano, 2004), ISBN 8882154335 Vincenzo Consolo, Giuseppe Leone, Cefal (Bruno Leopardi Editore, Palermo, 1999), ISBN 88 87135037 Matteo Collura, Giuseppe Leone, Melo Minnella, Palermo (Bruno Leopardi Editore, Palermo, 1999), ISBN 8887135096 G. Agnello di Ramata, Cefal (Edizioni Flaccovio, Palermo, 1962)

Voci correlate
Cefal Cattedrale di Mogadiscio Diocesi di Cefal

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Arco normanno (Mazara del Vallo)


Coordinate geografiche: 373901N 123528E37.650364N 12.59117E
[1]

L'Arco normanno di Mazara del Vallo, era la porta di accesso a forma di arco ogivale del castello fatto costruire da Ruggero I d'Altavilla, dopo la liberazione nel 1072 della citt dalla dominazione araba, e demolito nel 1880 per la costruzione di un giardino pubblico, l'attuale villa Jolanda. L'Arco normanno domina l'antistante piazza Mokarta (cos chiamata in onore del guerriero musulmano Mokarta, nipote del re di Tunisi che nel 1075 tent la riconquista della citt) ed considerato il simbolo pi significativo di Mazara.

Arco Normanno

Nel castello soggiornarono oltre al Gran Conte Ruggero, anche Federico III di Aragona e la regina Eleonora d'Angi nel 1318, nonch Pietro II di Sicilia, il re Martino I di Sicilia e per ultimo il re Alfonso II di Napoli nel 1495. Nel XVI secolo le sale e i sotterranei del castello vennero adibite a carcere.

Arco normanno (Mazara del Vallo)

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Dettaglio della porta

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Arco_normanno_%28Mazara_del_Vallo%29& language=it& params=37. 650364_N_12. 59117_E_type:landmark

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