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Storia dell'architettura

L'architettura egizia

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Mastaba Piramidi egizie Complesso piramidale egizio Rampa processionale Piramide di Djoser Piramide di Cheope Piramide di Chefren Piramide Romboidale Piramide Rossa Teorie sulla costruzione delle piramidi egizie Tempio a valle di Chefren Tempio a valle di Micerino Abu Simbel Ramesseum Tempio di Milioni di Anni Tempio funerario di Chefren Tempio funerario di Micerino Obelisco incompiuto di Assuan Obelisco di Luxor Obelisco di Hatshepsut Ago di Cleopatra Obelisco Vaticano Obelisco del Pantheon Obelisco di Montecitorio Obelisco Lateranense Askut Buhen Dabenarti Kor (Nubia) Semna Uronarti Biblioteca di Alessandria Stanza dei registri Talatat 1 2 7 9 10 25 36 40 46 49 58 60 61 65 69 70 72 74 75 76 77 79 81 82 85 86 87 90 91 92 93 94 101 102

Benben Facciata di palazzo Falsa porta Modanatura a gola egizia Pyramidion Serdab Tavola delle offerte

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Larchitettura egizia

L'espressione pi nota della cultura egizia a partire dall'Antico Regno l'architettura delle colossali piramidi: gi nella III dinastia il faraone Gioser (secolo 2600 a.C.) si fece costruire la prima piramide a gradoni a Saqqara, prendendo ispirazione dalle ziqqurat della Mesopotamia e da una sovrapposizione di mastabe, tombe tradizionali. Queste costruzioni includevano cappella funebre, sale per le statue e la cripta sepolcrale. La tipologia naturalistica di queste strutture funerarie, caratterizzata dalle serie di pilastri, dalle colonne con o senza capitello, nel caso di tendenze protodoriche, in seguito ebbe un'evoluzione indipendente con i lati lisci a triangolo isoscele, ed ebbe il coronamento nelle celeberrime piramidi di Giza, tra le quali spicca la Piramide di Cheope (IV dinastia), uno degli edifici pi antichi e impressionanti al mondo. Nella piramide a gradoni esistevano lunghi cuniculi sotto terra, dove si trovavano anche camere. Nella piramide a faccia liscia le stanze vennero invece poi costruite sia sotto terra sia dentro la piramide. Nel Medio Regno si svilupparono nuovi percorsi architettonici alternativi, le piramidi in mattone assunsero dimensioni pi ridotte, aumentarono il numero delle sale interne e si prospettarono i modelli del futuro, come il viale di accesso a sfingi, obelischi all'ingresso, cappelle e chioschi per le processioni, cortile con porticato. La tomba del re venne posta a 150 metri di profondit e non pi all'interno di una scala conducente al cielo. La terrazza costruita davanti alla parte sotterranea proponeva un'immagine della creazione del mondo. Per quanto riguarda i grandi complessi architettonici, quali Luxor e Karnak ristrutturati e in auge anche nel Nuovo Regno, ogni elemento fu indirizzato a infondere un senso di sacralit e di mistero attorno al sacello divino: gi in pianta si pu notare la complessa articolazione degli spazi, disposti in una lunga successione di cortili, porticati, atrii, sale ipostile via via pi piccole e buie, con l'uso di enormi lastre monolitiche sostenute da colonne che schermano la luce. Ogni elemento della struttura riprodusse una parte dell'ultraterreno mentre l'insieme della struttura simul il tutto cosmico; cos se la copertura del portico del cortile venne decorata con un tema a stelle, il pavimento del cortile tese a imitare il colore del terreno dei fertili campi della Valle del Nilo e gli architravi sopra i capitelli ospitarono i nomi dei re poich indicanti il punto di congiunzione tra terra e cielo.[2] Una delle novit del Medio Regno fu il proliferare di santuari in tutte le provincie del Regno esprimenti anche divinit locali. Durante il Nuovo Regno i templi divini si estesero ulteriormente, anche se la sede di quelli pi famosi si conferm Tebe. I complessi divennero sempre pi articolati, nel pieno rispetto della disposizione gerarchica imposta dal rito: il viale d'accesso conduceva a sfingi o ad arieti, un massiccio portale esterno introduceva al cortile riservato al popolo, mentre all'interno era prevista la sala per i funzionari ed i sacerdoti, e per ultimi il vestibolo e il sacrario riservati al faraone. Gli interni vennero impreziositi da geroglifici e decorazioni policromatiche in rilievo. Tra i templi si annoverarono quelli a terrazze arretrate e quelli ad un'unica torre d'ingresso ispirati ai migdol palestinesi, mentre la struttura pi originale fu eretta del re eretico Akhenaton, a cortili aperti culminati da quello portante l'altare del sole. Sotto i Tolomei ed i Romani l'architettura si arricch di elementi stranieri e di grandi opere dedicate soprattutto a Iside e Horo.

L'Egitto non mancava di risorse naturali e se l'oro abbondava nei deserti orientali, grandi cave furono aperte per rifornire di pietra calcarea e di arenaria i costruttori. Proficua fu anche l'importazione di avorio ed ebano dalle trib africane del sud, e del rame dai territori siriani.

Mastaba

Mastaba
La mstaba un particolare tipo di tomba monumentale utilizzata durante le prime fasi della civilt egizia. Il termine deriva dalla parola araba che significa "panca" o "banchetto". esse venivano riunite in necropoli La mstaba fu ideata anticamente a tumulo allo scopo di proteggere le salme dei defunti dagli assalti degli animali in cerca di cibo. I sepolcri vennero in origine, gradualmente inseriti ad una profondit sempre maggiore e nella loro parte superiore si accatast un cumulo di pietre e sabbia, simbolo del monte emerso dalla divinit Nun all'inizio dei tempi.[1]

Struttura di una mastaba

Durante l'epoca predinastica i pozzi contenenti le tombe vennero scavati a qualche metro pi in basso, si rivestirono di mattoni e di legno e si decorarono le pareti con varie pitture. Le tombe a mstaba pi semplici sono costituite da un "gradone" di forma tronco-piramidale. La struttura conteneva alcune cappelle rituali, una falsa porta decorata e incorniciata (attraverso la quale era consentito al defunto, o meglio al suo ba, di lasciare l'aldil per andare a ricevere le offerte deposte dai vivi sull'apposita tavola), che inizialmente era una stele posta in un angolo e poi in un secondo tempo divenne un pannello superiore alla porta, contenente anche la statuetta raffigurante il defunto, ed un pozzo (chiuso con pietre e detriti, molte volte assai profondo, - anche pi di venti metri - che dava accesso alla tomba vera e propria). La parte esterna della mstaba, quella in superficie (che si contrappone al pozzo), ha come funzione quella di chiudere l'accesso alla tomba (simbolicamente quello di porre un sigillo) e di segnalare la presenza del sepolcreto. Usata da sovrani delle dinastie thinite questo tipo di struttura rester poi caratteristica dei membri della corte (visr, scribi, nobili e sacerdoti) anche sotto le dinastie posteriori. Si ritiene che da questo tipo di struttura si sia sviluppata poi la "piramide" vera e propria. Ad esempio la famosa "piramide a gradoni" di Djoser pu essere vista come una serie di mastabe sovrapposte.

Note
[1] Kathy Hansen, Egitto, idealibri, 1997, Rimini, pag.77-79

Voci correlate
Beit Khallaf

Schema di una mastaba

Mastaba

Altri progetti
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Piramidi egizie
Le piramidi egizie sono a base quadrata e, fatta eccezione per quelle della III dinastia, che sono a gradoni con una base rettangolare, hanno quattro facce lisce che congiungono gli spigoli della base al vertice, dove era situato il pyramidion. Secondo la teoria maggiormente accettata tra gli studiosi, le piramidi furono erette come monumenti funerari al di sopra della tomba del sovrano. Lo sviluppo di tali monumenti ebbe inizio nel XXVII secolo a.C., con la III dinastia, come evoluzione della tomba a mastaba, e termin con le piramidi costruite durante la XIII dinastia nel XVIII secolo a.C. L'edificio era chiamato mer in egizio e sembrerebbe senza collegamento con il nome greco di , pyrams, che per altro identificava un dolce. In realt il termine piramide deriva dall'egizio pri-em-us parola indicante un lato della piramide, cos come scritto su di un papiro oggi a Londra[1].

Le piramidi a gradoni della III dinastia


La piramide di Djoser a Saqqara
La prima piramide fu quella, a gradoni, costruita a Saqqara per Djoser, secondo sovrano della III dinastia. Si tratta probabilmente del primo monumento costruito interamente in pietra. Il suo progettista, Imhotep, ne ebbe tanta fama da essere ricordato nei secoli e divinizzato. La piramide, a sei gradoni sovrapposti, aveva la base rettangolare di 109 121m e laltezza di 59,94m (oggi ridotti a 58,63). Allinterno contiene un reticolo di gallerie e pozzi, al centro del quale la camera sepolcrale di Djoser. Alcune gallerie erano destinate a ospitare i sarcofaghi di componenti della famiglia reale. Altre gallerie avevano la funzione di magazzino e contenevano circa 40.000 vasi di alabastro, porfido e altre pietre pregiate.

La piramide a gradoni a Saqqara

I blocchi di pietra usati sono poco pi grandi dei mattoni crudi precedentemente utilizzati nella costruzione delle mastabe. Molte delle strutture realizzate con questi blocchi imitano nella forma elementi costituiti da materiali deperibili, come tronchi, stuoie e fasci di giunchi. Lanalisi della struttura ha permesso di dimostrare che essa il risultato di quattro successive variazioni di un progetto che in origine prevedeva semplicemente una grande mastaba. La piramide il pi importante edificio di un complesso funerario che comprendeva templi e altri edifici e occupava una zona di oltre 15 ettari recintata da una muraglia alta circa 10 metri. Esisteva un'unica vera porta di accesso al complesso, ma lungo la muraglia vi erano anche 14 false porte.

Piramidi egizie

Le altre piramidi a gradoni


Oltre a quello di Djoser, si conoscono altri due grandi complessi funerari con piramide a gradoni della III dinastia: quello di Sekhemkhet, anchesso a Saqqara e quello trovato a Zawyet el-Aryan, che stato attribuito a Khaba. La piramide di questultimo complesso, detta piramide a strati (Layer Pyramid), una piramide a gradoni formata da strati indipendenti appoggiati uno allaltro. Laltezza doveva essere di circa 41 metri, ma i resti attuali raggiungono solo 16 metri. Sono note quattro altre piccole piramidi a gradoni risalenti alla fine della dinastia.

La piramide di Meidum
L'ultimo sovrano della III dinastia, Huni, si fece costruire a Meidum l'ultima e la pi grande delle piramidi a gradoni. Analisi dei resti hanno dimostrato che la piramide consisteva di sette o otto gradoni, con un lato di base di circa 122 metri e un'altezza di 82 metri. Durante il regno di Snofru, il fondatore della IV dinastia, si decise di trasformare la piramide di Huni in una piramide regolare, la prima di questo tipo, colmando gli spazi tra i gradoni e aggiungendo un rivestimento. La piramide geometrica che ne risult aveva il lato di base di 144m e laltezza di 91,7m.

La piramide di Meidum

Con il tempo il degrado del monumento fece riemergere la struttura a gradoni sottostante. Nel XV secolo erano ancora visibili cinque gradoni, come sappiamo da autori arabi. Oggi resta solo un grande torrione a base quadrata, immerso in una collina di detriti,

Le piramidi della IV dinastia


Le piramidi di Snefru
Per motivi che ci sfuggono Snefru ha lasciato, oltre a quella di Meidum, altre due piramidi: la Piramide romboidale detta anche piramide a doppia pendenza, e la Piramide Rossa, entrambe a Dahshur. Le piramidi di Snefru, e i complessi funerari in cui sono inserite, differiscono notevolmente da quelle della III dinastia. Scompaiono sia le false porte sul muro di cinta sia gli elementi che imitavano tronchi o altri materiali deperibili. Inoltre la struttura del complesso diviene aperta: il muro di cinta non circonda pi numerosi edifici, ma solo la La piramide a doppia pendenza di Snefru piramide, il Tempio funerario, eretto presso la facciata orientale della piramide, e una piccola piramide satellite, che appare per la prima volta accanto alla Piramide a Doppia Pendenza. La Via Cerimoniale, che parte dal tempio funerario, esce dall'area cintata e giunge al Tempio a Valle, situato in genere sulla riva del Nilo. Nel caso della Piramide a Doppia Pendenza la Via Cerimoniale lunga 704m, mentre larea cintata un quadrato di circa 300 metri di lato. Il nome della piramide deriva dalla sua caratteristica pi appariscente: non si tratta di una vera piramide in quanto le facce, giunte allaltezza di 49 metri, variano bruscamente la pendenza, che passa da 54 3' a 43 21'. Il lato di base 188,6m e laltezza originale 105m.

Piramidi egizie

Secondo linterpretazione pi plausibile la strana forma della piramide il risultato di una modifica del progetto effettuata in corso dopera. A causa di cedimenti nella struttura interna verificatisi quando la piramide aveva raggiunto circa la met dellaltezza prevista (cedimenti che hanno lasciato crepe ancora rilevabili), si decise di diminuire la pendenza della parte superiore per non accrescere eccessivamente il carico.

la piramide rossa di Snefru

I cedimenti furono dovuti ad un'errata costruzione del tetto della camera funeraria che fu realizzato piatto invece che piramidale. Il cambio di pendenza non fu realizzato a caso ma fu fatto per ricondurre la forma della piramide a quella di un obelisco anche se di proporzioni particolari. Non era possibile ammettere una sconfitta in una costruzione cos importante, occorreva comunque completarla e darle un nuovo senso. Non lontano dalla precedente, sempre a Dahshur, Snofru fece erigere la Piramide Rossa, detta anche Piramide Nord. Si tratta della prima piramide progettata e realizzata come piramide geometrica regolare. In origine era rivestita di calcare fino di Tura, che stato asportato quasi completamente nel medioevo. La base non un quadrato perfetto, ma un rettangolo di 218,5 221,5m, laltezza 104,4m e la pendenza 43 36': una delle pi basse tra quelle delle piramidi egiziane

Le piramidi di Giza
I successori di Snofru, facendo tesoro dell'esperienza accumulata nei due secoli precedenti, eressero sullaltopiano di Giza le piramidi pi grandi e famose della storia. Le proporzioni divennero gigantesche. La pi grande fu la prima eretta a Giza: quella di Cheope. I lati della base, che quasi esattamente un quadrato, misurano metri 230,4; 230,52; 230,6; 230,54. Laltezza originaria era 146,7m. I lati sono orientati secondo i punti cardinali con una precisione che ha sempre stupito: lerrore circa 3'.

La grande Piramide di Cheope a Giza

Il successore di Cheope, Djedefra, non fece costruire la sua piramide a Giza, ma 8km pi a nord. Il monumento rimase per incompiuto per la morte precoce del sovrano. I sovrani successivi, Chefren e Menkaura, tornarono a scegliere Giza per le loro piramidi. Il successore di Menkaura, Shepsekhet, ultimo sovrano della dinastia, per motivi che non conosciamo, interruppe la tradizione facendosi seppellire in una semplice mastaba.

Piramidi egizie

Le piramidi della V dinastia


Con la V dinastia si riprese la tradizione della costruzione di piramidi, che per non raggiunsero mai pi le dimensioni gigantesche del periodo precedente. Il primo sovrano della dinastia, Userkaf, fece costruire la sua piramide a Saqqara, accanto a quella di Djoser. Le dimensioni del monumento sono di tutto rispetto, anche se non confrontabili con quelle raggiunte da Cheope e Chefren. Il lato di base misura circa 75m e laltezza circa 50m. Con il successore di Userkaf, Sahura, i complessi sepolcrali cambiano Le piramidi di Abusir ubicazione, anche se non di molto: viene scelto infatti il sito di Abusir, non lontano da Saqqara. Le piramidi di Abusir sono di proporzioni relativamente modeste, ma eleganti e riccamente decorate. Durante la V dinastia crescono invece le dimensioni del tempio funerario. La piramide dell'ultimo esponente della dinastia, Unis, ha il lato di 67m e laltezza di soli 19m. Si tratta tuttavia di un monumento di grande importanza perch il primo che contiene i famosi Testi delle piramidi.

piramide di Waditawy

Viale cerimoniale del tempio funerario di Waditawy

Particolare di un bassorilievo del viale cerimoniale del tempio funerario di Waditawy

Le piramidi della VI dinastia


Durante la VI dinastia tutte le piramidi hanno con buona approssimazione le stesse dimensioni, circa 80 metri di lato di base e 52 metri di altezza, e vi un uso limitato di materiali pregiati. La tradizione iniziata da Unis viene continuata inserendo testi religiosi allinterno delle piramidi, sulle pareti di camere interne. La costruzione di piramidi si interrompe durante il primo periodo intermedio.

Piramidi egizie

La XII dinastia e le ultime piramidi


I faraoni della XII dinastia ripresero lusanza di farsi seppellire in tombe a forma di piramide. Le loro piramidi erano rivestite di calcare pregiato ma, ad eccezione di quella di Amenemhat I, il materiale usato non era pi la pietra, ma i mattoni. Lo stato di conservazione in cui ci sono arrivate (esemplificato dalle immagini a lato) assai precario. Le dimensioni erano maggiori di quelle della VI dinastia: laltezza superava i 100 metri. Viene di nuovo scelto il sito di Dahshur, gi usato da Djoser. In questo periodo si moltiplicano le piccole piramidi costruite per le regine o altri componenti della famiglia reale. Le ultime due piramidi note risalgono alla XIII dinastia, durante il secondo periodo intermedio e con i sovrani del Nuovo Regno furono preferite altre tipologie di tombe.

La piramide di Amenemhat III, della XII dinastia

Note
[1] Dizionario Larousse della civilt egizia, pag 245

La piramide di Sesostri II, della XII dinastia e el-Lahun

Bibliografia
Cimmino F., Storia delle piramidi, Milano, Rusconi, 1996 Badawi A., A History of Egyptian Architecture, 3 voll.,

Berkeley-Los Angeles, 1966-1968. Rachet G., Dizionario Larousse della civilt egizia, Gremese Editore - ISBN 88-8440-144-5

Voci correlate
Lista delle piramidi egiziane Pyramidion

Altri progetti
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Complesso piramidale egizio

Complesso piramidale egizio


Il Complesso piramidale egizio nacque all'inizio della III dinastia ed aveva lo scopo di riunire in un unico luogo varie tipologie di edifici adibiti a scopi e valenze diversi simboleggianti la presenza del sovrano-divinit Horo e per consentirne l'esistenza ultraterrena. Dalle mastabe del periodo arcaico, in modo quasi subitaneo, si ebbe con lavvento del clero eliopolitano e delle dinastie menfite, la creazione di strutture articolate, iniziate con Imhotep nel suo complesso funerario e pur variando nel tempo semplificandosi nelle strutture, i complessi piramidali mantennero stabili i requisiti canonici delle varie simbologie religiose come la disposizione sull'asse est-ovest oppure la disposizione delle strutture

tipologia iniziale del complesso funerario

processionali. Durante le dinastie IV, V, VI furono edificati gli edifici pi grandiosi dovuti al migliorarsi delle tecniche costruttive, alla stabilit politica ma soprattutto al benessere economico. Le caratteristiche di questi complessi restarono invariate fino alla X dinastia, mentre durante la XI dinastia venne scelta unaltra tipologia di sepoltura e con linizio della XII venne ripristinato dal sovrano Amenemhat I il modello canonico che per sub notevoli variazioni come nel caso dei templi che divennero cos immensi da essere in effetti realt autonome come nel caso del Labirinto di Meride ad Hawara. Con la XIII dinastia furono edificati tre complessi piramidali, quello di Ameni Qemau, di Khendjer e di sovrano ignoto, dopo i quali termin drasticamente, cos come era nata, la costruzione dei complessi piramidali dovuto a molteplici ragioni tra le quali il trasferimento della capitale a Tebe e la nascita del predominio del clero di Amon. La costruzione di un complesso piramidale era un'impresa gigantesca, che non aveva mai fine perch alla morte di un sovrano, il suo successore iniziava immediatamente la costruzione del proprio complesso funerario. Nessun testo ci pervenuto con informazioni relative a metodi costruttivi sui quali gli studiosi continuano a formulare varie ipotesi vista anche la tecnologia estremamente semplice di cui gli Egizi disponevano. Sulla durata dei lavori ci si attiene agli anni di regno del sovrano e solo Erotodo ci dice che per costruire il complesso piramidale di Cheope occorsero circa vent'anni. Ma egli giunse in Egitto circa duemila anni dopo il sovrano, riferendo quindi un dato incerto ed attualmente non verificabile. La scelta del luogo avveniva secondo la logica della vicinanza al Nilo, della solidit del terreno, della parte occidentale del sacro fiume dove tramontava il sole e dove era ubicato il regno dei morti. Generalmente, il complesso era edificato nelle vicinanze della piramide del predecessore quasi a voler stabilire una dinastica continuit ma in alcuni casi la grande distanza che poteva intercorrere tra i vari complessi viene interpretata dagli studiosi come conseguenza di conflitti dinastici.

Complesso piramidale egizio

8 era

Il complesso piramidale generalmente costituito da: piramide principale Piramide satellite Piramide secondaria Tempio funerario Tempio T Rampa processionale Tempio a valle Peribolo Luogo di culto a nord Tenda di purificazione ed imbalsamazione

Evoluzione del complesso funerario durante la V dinastia

Magazzini Tomba a Sud Casa del Nord Casa del Sud Serdab Heb-Sed Fosse navicolari altre strutture non identificate

Nelle adiacenze del complesso sorgevano anche la necropoli reale, la necropoli dei nobili e la necropoli civile quest'ultima destinata a tutti coloro che avevano servito fedelmente il sovrano e con il quale potevano cos partecipare alla vita ultraterrena. Vicino alle piramidi sorgevano anche le citt degli operai adibiti alle costruzioni e le abitazioni dei sacerdoti addetti alle funzioni giornaliere del culto ma che sovente erano spesso ubicate per praticit nei pressi del tempio funerario. Per poter espletare la propria funzione il complesso piramidale necessitava di numerosi addetti quali sacerdoti, scribi, servitori, artigiani e senza mancare una scrupolosa amministrazione come dimostrato dai numerosi rinvenimenti dei papiri di Userkhau. Il complesso funerario, simbolo di grandezza del sovrano, assunse nel tempo l'aspetto di un centro autonomo, le cui strutture e riti erano invisibili al popolo che poteva solo scorgere l'involucro in pietra della sepoltura regale chiamato piramide.

Bibliografia
Riccardo, Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. II - Necropoli di Giza, Ananke, 2008. ISBN 978-88-7325-233-7 Peter, Janosi, Le piramidi, Il Mulino. ISBN 88-15-10962-5 Mario, Tosi, Dizionario Enciclopedico delle Divinit dellAntico Egitto Vol. II Luoghi di culto e Necropoli dal Delta alla Bassa Nubia, Ananke, 2006. ISBN 88-7325-115-3

Rampa processionale

Rampa processionale
La Rampa processionale del complesso funerario detta anche "Via cerimoniale", era la strada di collegamento tra il tempio funerario edificato in posizione elevata ed il tempio a valle situato vicino al Nilo. La rampa poteva avere lunghezze notevoli come quella della piramide di Cheope lunga oltre 600 metri oppure come quella della piramide di Djedefre ad Abu Rawash lunga circa 1.500 metri. Era generalmente decorata con rilievi a carattere apotropaico riferiti spesso alla vittoria del sovrano sui nemici e sul Caos in generale oppure potevano avere un soggetto pi realistico come nella rampa di Sahura dove raffigurato il trasporto del pyramidion. Pur avendo una copertura, la luce filtrava da apposite fessure accentuando la penombra e con essa i misteri connessi con la

Ranmpa processionale del complesso funerario piramidale del sovrano Unis

morte e la rinascita. Nel tempio a valle il sovrano defunto lasciava simbolicamente e definitivamente la sua vita terrena, percorrendo la rampa da est ad ovest come un nuovo sole e mentre il corteo funebre si snodava per raggiungere la "dimora d'eternit", egli ormai divinit, ascendeva al cielo e al cospetto di Ra.

Galleria immagini

Rampa processionale di Djedefre

Rampa processionale di Djedefre (particolare)

Rampa processionale di Unis

Rampa processionale di Micerino

Rampa processionale di NebmaatSnefru

Rampa processionale di Sahura

Rampa processionale di Unis

Fregio proveniente dalla rampa di Unis

Rampa processionale

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Bibliografia
Peter Janosi, Le piramidi, Ed. Il Mulino, ISBN 8815109625

Voci correlate
Tempio funerario Tempio a valle

Piramide di Djoser
Coordinate geografiche: 295216N 311259E29.87111N 31.21639E
Piramide di Djoser Piramide a gradoni [1]

Vista della Piramide di Djoser. Localizzazione Stato Regione Altitudine Egitto Giza n.d. m s.l.m. Dimensioni Superficie n.d. m Amministrazione Ente Ministry of State for Antiquities

Il Complesso funerario di Djoser, pi conosciuto con il generico nome di piramide a gradoni una struttura funeraria eretta nella necropoli di Saqqara (Egitto), a nord-est dell'antica citt di Menphi. Venne eretta per la sepoltura di Djoser, sovrano della III dinastia da parte di Imhotep. La piramide la struttura principale di un vasto complesso funerario costituito da una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative con innovazioni realizzate per la prima volta, quali i padiglioni, le colonne scanalate, le edicole, i portici, i propilei, le lesene e il capitello a foglie pendule mai pi usato. La piramide, considerata la pi antica tra quelle egizie, consiste di sei mastabe (di dimensioni decrescenti) costruite una sull'altra e mostrano come il progetto si sia modificato in itinere. La piramide originale aveva un'altezza di 62 metri ed una base di 109 125 metri, per la sue edificazione venne usata pietra calcarea. La piramide a gradoni considerata la pi antica struttura egizia, di grandi dimensioni, edificata interamente in pietra.

Piramide di Djoser

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Il muro che recintava, come una fortezza la dimora di eternit del sovrano Djoser, la replica funeraria del Muro Bianco di Narmer ma realizzato in versione semplificata. Alto pi di 10 metri, ha una lunghezza totale di circa 1 chilometro e mezzo racchiudendo una superficie di circa 15 ettari con 211 bastioni e 14 false porte oltre all'unico varco d'ingresso situato vicino all'angolo di sud-est che consente l'accesso al corridoio ove inizia il colonnato. Era rivestito con bianchi blocchi calcarei di Tura accuratamente disposti in quello che successivamente diventer il motivo decorativo a facciata di palazzo.
Cinta muraria del complesso funerario

Piramide
La piramide di Djoser, che pi specificatamente definibile come mastaba a gradoni, fu la prima e la pi antica piramide costruita in pietra che si connetteva al concetto mistico del tumulo primevo dei miti cosmogonici per creare un collegamento celeste tra il sovrano defunto e le divinit attraverso un grandioso edificio simile ad una scala elevata al cielo verso il sole.

Ampliamenti successivi della mastaba originaria

Per mezzo di questa scala il sovrano defunto poteva congiungersi a Ra nella sua barca solare nel momento in cui il sole nascente illuminava la sommit della costruzione. Questa piramide non rappresentava quindi solo una fase verso l'edificazione, che avverr circa 200 anni dopo a Giza, della piramide perfetta rappresentante il raggio solare, ma era anche un'ulteriore evoluzione verso la teologia propria della IV dinastia che vedeva nel sovrano oltre alla personificazione di Horo anche un figlio di Ra regnante sulla terra come sua stessa manifestazione, teoria che si manterr per

Ampliamenti successivi della piramide a gradoni

tutta la storia religiosa dell'antico Egitto. La piramide nasce da una mastaba quadrata che copriva un pozzo verticale profondo 28 metri e che fu successivamente ampliata dandole pianta rettangolare. Con un ulteriore ampliamento, vennero costruiti quattro gradoni e l'altezza raggiunse i 42 metri. Imhotep, architetto reale, intervenne con lo scopo di realizzare un monumento di spettacolare grandiosit, ampliandola ancora aggiungendo altri due gradoni che portarono l'altezza a 60 metri e facendola rivestire con lastre di calcare bianco.

Piramide di Djoser

12 Gli egittologi sono stati in grado di capire le varie evoluzioni grazie alla parziale scomparsa del primo gradone lungo il lato est sotto il quale apparsa la mastaba. La punta della piramide aveva una terrazza al posto del pyramidion e l'insieme appariva proprio come la scala sacra che consentiva l'ascesa al cielo dell'anima del sovrano. Nel lato nord vi l'entrata che si apre su una discenderia orientata a nord-sud che conduce ad un pozzo, un tempo sbarrato con un blocco di 3 tonnellate e che sbocca nella camera sepolcrale rivestita in granito rosa, alta 4 metri e dove fu seppellito il sovrano. Della sua salma, che non ci pervenuta, rimane unicamente il piede sinistro che attualmente si trova all'Istituto di Medicina del Cairo e che venne ritrovato tra le macerie che coprivano il pavimento.

vista in spaccato della piramide

Dal grande pozzo verticale partono 4 corridoi orientati verso i punti cardinali che successivamente si ramificano in un dedalo di gallerie estremamente articolato con numerosi appartamenti ipogei distribuiti intorno alla camera sepolcrale e tra questi vi sono le famose "Stanze blu" il cui nome dovuto al rivestimento realizzato con piastrelle di faience turchese, colore questo simboleggiante la rinascita. Altre due camere sono decorate con tre false porte dalla cornice ornata da serekht con il nome pi antico della Gallerie del complesso funerario titolatura reale scritto in geroglifici e con bassorilievi rappresentanti il sovrano in abbigliamento sacerdotale mentre officia sacri riti.

Piramide di Djoser

13 L'appartamento funerario decorato da migliaia di piastrelle, incastonate nel calcare giallo delle pareti, che rappresentano fasci di giunchi con modanature in candida pietra, imitanti le corde che li legavano e da pilastri djed. Alla base della piramide, sul lato est, vi sono 11 pozzi dal cui fondo partono ulteriori gallerie che erano i luoghi di sepoltura di principesse ed infanti reali e dove furono trovati frammenti di legno dorato, vasi finemente cesellati ed un sarcofago in alabastro contenente i resti di un fanciullo.

Rivestimento con piastrelle in faience turchese

In un'altra galleria furono ritrovate decine di tonnellate di piatti, tazze e vasi creati in alabastro e pietre dure quali scisto, porfido, quarzo, serpentino e breccia, recanti serekh di sovrani protodinastici e da Djoser dedicati ai suoi antenati. Purtroppo essendo crollato il soffitto delle gallerie, i reperti integri furono solo qualche centinaia su 36.000 oggetti inventariati da Jean-Philippe Lauer, sia pure in modo approssimativo. La storia recente della piramide comincia nel 1818 con Enrico Menu Von Minutoli che inizi gli scavi intorno ad un arcaico edificio, semisepolto dalla sabbia del deserto, chiamato dalla popolazione "Haram El Mudarraga" ossia "piramide a gradini" e nel quale scopr subito un sarcofago. Il 28 dicembre 1821, Girolamo Segato penetr nella piramide trovandola peraltro gi violata. Arriv fino Pianta della piramide con evidenziati i pozzi alla camera sepolcrale, ove trov un sarcofago in granito rosso vuoto, alle stanze blu, la cui scoperta erroneamente attribuita a Lauer, ed essendo un valente artista esegu numerosi disegni della piramide e degli interni. Gli unici ritrovamenti furono un pezzo di mummia, una maschera funeraria, un paio di sandali dorati, vasi frammentati ed un contenitore con sigilli originali contenente un liquido denso ed oleoso ma tutti questi reperti, con numerosi altri, andarono persi quando la nave che li trasportava affond nel Mare del Nord all'imboccatura dell'Elba. Dopo alcuni anni di oblio, nel 1837, Vyse scopr un deposito di mummie, senza arredi funerari, ed altre gallerie. Nel 1842, Lepsius visit la piramide e fece smontare le architravi poste nelle stanze blu perch ricche di iscrizioni e perch riportavano un serekht sempre con lo stesso nome, che risultava sconosciuto nelle liste reali ma che era indubbiamente del proprietario della piramide, questo nome era Netjerykhet.

Piramide di Djoser

14 La piramide fu dimenticata ancora per altri anni insieme a quel nome, fino a quando nel 1889 fu scoperta una stele tolemaica detta Stele di Sehel ovvero Stele della carestia . Vi si narrava di un periodo di carestia lungo sette anni che termin grazie alle preghiere ed alle donazioni di beni rivolte al dio Khnum dal sovrano Netjerykhet Djoser ed identificando cos nel II sovrano della III dinastia il destinatario del monumento funebre. Solo nel XX secolo si realizz l'esplorazione sistematica delle piramide e la ricostruzione di parte del complesso funerario di Djoser che furono entrambe effettuate dall'architetto francese Lauer che vi si dedic per numerosi anni.

Particolare di un parziale restauro

Tomba a sud
La Tomba a sud un secondo monumento funerario edificato nel grande cortile meridionale del complesso della piramide di Djoser e che si evolver successivamente nella piramide accessoria. Nell'angolo di sud-est del cortile presente un pozzo profondo 28 metri, con sovrastruttura a mastaba rettangolare con orientamento est-ovest, che conduce ad alcuni appartamenti sotterranei con camere funerarie del tutto simili a quelle della piramide a gradoni, anche se di dimensioni pi ridotte. L'edificio presenta esternamente un muro, ricostruito con il metodo dell'anastilosi, provvisto di false porte, modanato a tuttotondo con urei, simbolo di regalit ed ideato da Imhotep dove i cobra rappresentano la dea Uadjet che donava al sovrano protezione dai nemici. La presenza di iscrizioni con il nome del sovrano conferma il destinatario del monumento.

Con il colore arancione indicata la posizione della tomba

Struttura della tomba a sud

Piramide di Djoser

15 La cripta in granito contiene un sarcofago la cui presenza ne determinava quindi un uso prettamente funerario destinato forse ad accogliere i vasi canopi oppure la statua reale simulacro del Ka che veniva anch'essa seppellita. Nell'appartamento funerario alcune pareti erano rivestite, similmente alle Stanze blu della piramide, con piastrelle verdi azzurre in faience con decorazione a graticcio di canne mentre in una camera vi erano tre bassorilievi raffiguranti il sovrano mentre compie riti sacri con particolare riguardo alla corsa sed. La presenza di questa ulteriore tomba dovuta all'arcaica tradizione di avere due tombe, una per il Basso Egitto ubicata a Saqqara come sepoltura effettiva, l'altra per l'Alto Egitto ad Abydos come cenotafio. Nel complesso funerario di Djoser edificare entrambi gli edifici rituali in un unico luogo significava la concreta realizzazione di unificazione e fusione dei due regni in un unico Stato sovrano.

Sala blu con false porte e bassorilievi, nelle nicchie, della corsa sed

Muro a facciata di palazzo con modanatura a cobra

Cappelle e cortile della festa Sed


Le Cappelle della Festa-Sed sono edifici, ora ricostruiti, del complesso funerario simbolicamente dedicati al giubileo detto Heb-Sed e che fiancheggiano da un lato il grande cortile meridionale destinato alla corsa rituale del re durante la festa che lo rigenerava. In origine erano 13 dedicate agli dei dell'Alto e Basso Egitto che dovevano rinnovare il loro consenso verso il sovrano che veniva nuovamente incoronato su di un trono in pietra posto nella parte sud del cortile.

Posizione delle cappelle heb-sed (ricostruzione)

Piramide di Djoser

16 Dobbiamo all'egittologo Lauer, che dedic a Saqqara quasi tutta la sua intera esistenza, la ricostruzione con il metodo dell'anastilosi di queste cappelle che come "Falsi edifici" non presentavano alcun spazio interno essendo costituite da un blocco solido con rivestimento esterno.

Edificio sed

Di notevoli dimensioni, alcune presentano sulla facciata tre sottili colonne scanalate, simboleggianti lunghi fusti di alberi, incassate nella muratura ed il cui capitello detto abaco cubico rest unico in tutto l'Egitto presentando foglie pendule ed un foro in cui veniva inserita l'asta recante i simboli divini o reali. La copertura a botte, con i blocchi del soffitto arrotondati, dipinta in ocra rossa per simulare i tronchi e tutto l'insieme riproduceva, in pietra, gli arcaici edifici cultuali del predinastico utilizzati per i rituali sed, costruiti con canne e copertura arcuata, come rappresentato su una tavoletta per belletto del sovrano Aha.
Edifici sed con due tipi di copertura

In realt il sovrano Djoser, che non celebr mai la sua Heb-Sed, fece costruire questi edifici con il solo scopo di poter celebrare questa festa anche nell'Aldil e per dare maggior risalto all'impianto scenografico del suo complesso funerario che presenta, per questo motivo, il maggior numero di "Falsi edifici" la cui funzione puramente simbolica assicurava la presenza della divinit e creava la scenografia funeraria monumentale degna di un dio che nel morire si rigenerava.

Padiglioni e cortile della heb-sed

Piramide di Djoser

17 Il Cortile della Festa Sed o Corte del Giubileo, si apre sul lato est della piramide con forma rettangolare di metri 198 per 187 e presentava sui lati la fila di cappelle dedicate alle divinit dell'Alto e Basso Egitto delle quali ne sono state ricostruite solo alcune.

In questo cortile avvenivano alcuni riti giubilari sulla rigenerazione, ove alla presenza dei nobili del regno si replicava la cerimonia dell'incoronazione come riconferma della supremazia e del potere del sovrano dopo che questi aveva effettuato alcune prove di vigore fisico tra le quali la corsa Sed nel grande cortile meridionale, retaggio questo di epoche molto lontane come testimoniano la mazza del sovrano Narmer e la tavoletta del sovrano Den.
Cortile della festa Sed con a destra le cappelle

A sud del cortile si trova un podio o basamento con due rampe laterali sul quale veniva posto il trono, riparato dai cocenti raggi solari con un baldacchino, ma che il sovrano Djoser non us mai perch mor prima del compimento del trentesimo anno del suo regno.

Podio per l'incoronazione giubilare

Tempio T
Il Tempio T, anche chiamato "Tempio della Heb-Sed" per la sua vicinanza alla corte giubilare, un piccolo edificio situato ad est della piramide, non si tratta di un edificio fittizio ma di una struttura destinata al culto sacerdotale ed ai riti preparatori del sovrano alla festa ma che poteva anche servire per accogliere il ka del sovrano defunto. Tra i pochi elementi pervenuti e ricostruiti, abbiamo esternamente tre colonne scanalate unite da muro di Posizione del tempio T sostegno, una falsa porta in pietra e nicchie decorate con il pilastro djed mentre internamente presenta varie camere e cortili.

Piramide di Djoser

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Colonne scanalate del tempio T

Cortile Sud

Grande cortile meridionale

Il Cortile sud detto anche Cortile dell'Apparizione reale, era il grande cortile ove si celebravano le cerimonie cultuali ed alcuni riti della festa sed quali la corsa che avveniva tra due altari, detti anche cippi o zoccoli, a forma di B e simboleggianti i confini dell'Egitto. In realt gli altari a forma di B dovevano essere pi numerosi e sistemati in vari punti del cortile davanti al trono sopraelevato e provvisto di baldacchino come si pu vedere sulla testa di mazza di Narmer dove davanti al sovrano assiso vi sono le pietre di confine uguali a quelle di Djoser ed anche il sovrano Den della I dinastia mostrato ai piedi del baldacchino mentre corre tra sei pietre territoriali. Ai piedi della piramide, vi anche un altro altare quadrato con rampa il cui uso ci sconosciuto e tutto il cortile era recintato e chiuso da un muro, a facciata di palazzo simile a quello esterno, provvisto di false porte ma senza sporgenze e rientranze.

I due altari a forma di B (sulla destra dell'immagine)

Piramide di Djoser

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Corsa Sed del sovrano Den e le sei pietre territoriali di confine

Casa del Sud


La Casa del Sud, edificio fittizio edificato a nord-est del grande cortile, simboleggiava la sala del trono dell'Alto Egitto protodinastico, per la presenza di capitelli con il fior di loto oggi purtroppo scomparsi. La facciata rivolta a sud, ricostruita con il metodo dell'anastilosi, era ornata da quattro colonne simili a quelle delle cappelle heb-sed ma di diametro maggiore che sembrano prefigurare quelle greche.
Posizione, in arancione, della Casa del Sud

Questa casa, che rispetto a quella del nord meglio conservata, presenta per la prima volta un notevole fregio denominato khekeru ossia una modanatura tipica dei tetti fatti con vegetali intrecciati tipici degli edifici del predinastico ed adibiti al culto della dea avvoltoio Nekhbet a Hierakompolis. Sempre per questo edificio, l'architetto Imhotep, us per la prima volta vari tipi di modanature quali il toro, il rotolo, la gola egizia classica di forma cava e quella a forma di foglia che si evolver in forme pi complesse.

L'entrata non centrata rispetto alle due colonne che l'affiancano introduce ad un corridoio che sbocca in una camera provvista di nicchie ove dovevano essere deposte offerte funerarie mentre all'esterno vi una Casa del sud con fregio detto khekeru corte molto pi grande rispetto alla Casa del Nord con una nicchia esterna nel muro che conteneva una statua di Djoser avvolto nel bianco mantello rituale e con la khedyet.

Piramide di Djoser

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Casa del Nord


La Casa del Nord, edificio fittizio rappresentante la regione del Basso Egitto prima della sua unificazione, situata vicino alla Casa del Sud ed era forse dedicata alla dea serpente Uto. Si distingue, dalla casa del sud, per la presenza di tre semi-colonne alte tre metri con capitello a forma di papiro, simbolo araldico del Basso Egitto che in origine raggiungevano i 12 metri e presenta una corte e piccoli vani nel cui interno sono state ritrovate iscrizioni in ieratico.

Casa del Nord evidenziata con il colore arancione

Anche questo edificio rappresentava simbolicamente la sala del trono del Delta e la statua di Djoser lo rappresentava avvolto nel bianco mantello heb-sed ma con la desheret.

Tempio funerario
Il Tempio funerario, anche detto tempio settentrionale o nord, era un edificio reale cio non fittizio, destinato al culto funerario del sovrano e compare per la prima volta nel complesso di Djoser a nord della piramide mentre successivamente verr ubicato ed addossato alla parete est della piramide principale con l'esclusione del tempio funerario di Snefru che fu edificato a sud.
Planimetria del tempio funerario a nord

Dell'edificio rimangono le fondamenta che permettono di capire come potesse esserne la struttura che appare simile alla mastaba in mattoni crudi di Merka risalente alla I dinastia ed al regno di Qa'a.

Rampa di accesso alle sottostrutture

Piramide di Djoser

21 Il tempio era edificato in modo estremamente complesso e simmetrico, forse perch doveva rappresentare l'Alto e Basso Egitto e con camere doppie chiamate da Lauer "Sale delle abluzioni" per la presenza di un lavacro rotondo sistemato tra le sale.

Vi sono anche cortili interni con quattro colonne scanalate unite da un muro che dovevano costituire il portico e da uno dei quali si accede tramite una rampa, alle gallerie sotterranee che portano alla cripta funeraria.
Rovine del tempio funerario settentrionale

Edificio ovest
Ledificio ovest una costruzione rettangolare formata da tre lunghi edifici affiancati di lunghezze diverse, di cui quello centrale pi elevato, sotto i quali si trovano numerosi magazzini sotterranei di oltre 400 camere, tuttora inesplorati perch pericolanti, ma nei quali furono ritrovati 36.000 reperti con i nomi dei predecessori di Djoser. Gli egittologi ipotizzano che nelle sottostrutture vi possano essere sepolture reali antecedenti a Djoser e successivamente inglobate da Imhotep nel complesso funerario.
Posizione dei tre edifici ovest

Ingresso e colonnato
Dallunico varco del muro di cinta si accede ad un corridoio stretto e lungo pi di 50 metri con 20 imponenti semicolonne nervate in calcare, alte circa 7 metri e disposte in doppia fila che imitano i fasci di canne. In origine questo corridoio aveva una copertura con grandi lastre di pietra sorrette dagli imponenti pilastri inseriti nei muri che formavano altrettante nicchie ricettacolo di statue sacre e consentiva di accedere ad una sala con otto colonne analoghe che si apriva poi sul

Planimetria dell'ingresso e corridoio con colonne (parte colorata)

grande cortile sud.

Piramide di Djoser

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Colonnato con muro di cinta del cortile sud parzialmente ricostruito

La sproporzione tra lo stretto corridoio semibuio e laltezza delle colonne aveva lo scopo di creare un senso di oppressione che svaniva quando si giungeva allaperto nel grande cortile sud inondato dalla luce di Ra. Il colonnato stato ricostruito da Lauer usando circa 2000 frammenti e restaurandoli tramite la tecnica dell'anastilosi.

Cortile nord
Questo cortile risulta ancora parzialmente coperto di sabbia con sottostrutture tuttora inesplorate e delle quali non si conosce n l'uso n l'et di edificazione. Si presume che risalgano a tempi anteriori al regno di Djoser ed inglobate successivamente nel complesso funerario.

Corridoio colonnato

Magazzini nord
I magazzini erano strutture indispensabili per un complesso funerario che, oltre ad essere un centro di culto per il sovrano defunto, era anche un importante centro economico. In essi, vi si depositavano, oltre agli oggetti necessari allo svolgimento delle cerimonie anche le offerte di cibo ricevute per usi funerari e per il vettovagliamento del personale che vi lavorava similmente a quanto narrato nei papiri di Userkhau di dinastia posteriore.

Colonne con particolare della copertura originale ricostruita

Piramide di Djoser

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Gallerie nord
Le gallerie nord, dette anche "Le gallerie di Mariette" , sono state scoperte su una terrazza situata tra il tempio settentrionale e la cinta muraria. Erano usate come deposito di offerte funerarie e Firth vi rinvenne scorte in cibo, come legumi, granaglie e frutta, conservate in appositi vasi di alabastro.

Serdab
Il serdab di Djoser, situato vicino al tempio settentrionale ed addossato all'estremo angolo ovest della parete della piramide, fu il primo ad essere costruito e risulta inclinato perch avrebbe dovuto seguire la forma del primo gradone a cui si appoggia.

Piramide e serdab

Conteneva la statua del sovrano, oggi al Museo del Cairo, ritrovata integra se pure priva di occhi mentre nel serdab stata, oggi, allocata una copia che raffigura a grandezza naturale il sovrano Djoser, vestito con gli abiti giubilari compreso il candido manto. Attraverso i due fori praticati nel muro, il simulacro poteva osservare le stelle imperiture del cielo settentrionale che mai tramontavano ma anche il mondo esterno dei vivi e le oblazioni.

Altare nord
Fori sulla parete del serdab L'Altare nord, posto su un rialzo provvisto di rampe, forgiato, come nella tavola delle offerte, nella forma del geroglifico hetep similmente a quello meglio conservato del tempio solare di Niuserra ad Abu Gorab.

Non si conosce in quale tipologia di riti venisse usato questo altare.

Piramide di Djoser

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Altare nord

Bibliografia
Sergio Donadoni e AA.VV. - Le grandi scoperte dell'Archeologia- Vol. I - Istituto Geografico De Agostini Novara 1993 Federico A. Arborio Mella - L'Egitto dei faraoni - Ed. Mursia - ISBN 88-425-3328-9 Franco Cimmino - Dizionario delle dinastie faraoniche - Ed. Bompiani - ISBN 88-452-5531-X Corinna Rossi - Piramidi - Ed. Whitestar - 2005 Peter Jnosi - Le piramidi - Ed. Il Mulino - ISBN 88-15-10962-5 Mario Tosi - Dizionario enciclopedico delle divinit dell'antico Egitto - Ed. Ananke - ISBN 88-7325-115-3 Enrica Leospo - Saqqara e Giza - Istituto Geografico De Agostini - Novara 1982 AA.VV. - Magnifiche piramidi e sfingi misteriose - Istituto Geografico De Agostini - ISBN 88-418-1427-6 Cyril Aldred - L'antico Egitto - Newton Compton Editori - 2006

Voci correlate
Cronologia degli edifici pi alti del mondo

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Pyramid of Djoser

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Piramide_di_Djoser& language=it& params=29_52_16_N_31_12_59_E_

Piramide di Cheope

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Piramide di Cheope
Coordinate geografiche: 295845N 310803E29.97917N 31.13417E
Piramide di Cheope Grande Piramide [1]

Vista della Piramide di Cheope. Localizzazione Stato Regione Altitudine Egitto Giza 60 m s.l.m. Dimensioni Superficie 53077 m

UNESCO - Patrimonio dell'umanit Tipologia Criterio Pericolo Anno Numero Culturali (i)(iii)(vi) non in pericolo 1979 86 [2]

Amministrazione Ente Ministry of State for Antiquities

La Piramide di Cheope a Giza, anche detta Grande piramide, la pi grande delle tre piramidi della necropoli di Giza, vicino al Cairo in Egitto. la pi grande piramide egizia, la pi famosa piramide del mondo ed l'unica delle sette meraviglie del mondo antico ancora esistente. Costruita attorno al 2570 a.C., rimasta l'edificio pi alto del mondo per circa 3800 anni.[3] Eretta come monumento funebre da Cheope (nome Horo Medjedu ossia "Colui che colpisce"), faraone della IV dinastia dell'Egitto antico, fu realizzata dall'architetto reale Hemiunu.[4] L'attribuzione della Grande Piramide a Cheope deducibile dalla concordanza dei rilievi archeologici e dei dati storici disponibili. Erodoto (V sec. a.C.), il primo studioso di cui gli scritti sulla piramide sono giunti fino a noi, raccolse informazioni dai sacerdoti egizi suoi contemporanei e le integr nelle sue Storie. Per i 1200 anni successivi il monumento fu studiato per lo pi allo scopo di penetrarvi ed eventualmente saccheggiarlo. Il Califfo Al Mamun ci riusc nel 820 d.C. scavando una galleria, ma trov la piramide gi vuota. Una volta violata se ne perse l'interesse e alla fine del XIV sec. d.C. fu sostanziamente trasformata in cava. Dalla met del XVIII divenne meta di esploratori

Piramide di Cheope occidentali in cerca di emozioni. Solo dopo le campagne napoleoniche (1799-1801) e lo scoppio dell'egittomania europea iniziarono le campagne sistematiche di studio da parte degli archeologi europei. Con l'indipendenza dell'Egitto, il controllo del sito passato in mano dello Stato, che comprensibilmente centellina i permessi di scavo e studio. All'interno non stato trovato il feretro n il corredo funerario; ci non sorprende, perch quasi tutte le sepolture reali dell'antico Egitto sono state saccheggiate dai violatori di tombe gi nell'antichit, tuttavia questo fatto, unito alla mancanza di decorazioni o geroglifici dei vani interni, ha fatto nascere un buon numero di teorie non accreditate dalla comunit scientifica sul fatto che le piramidi non sarebbero vere tombe. L'accesso alla piramide ristretto ad un massimo di 100 persone, in mattinata e nel pomeriggio, ed vietato fare fotografie all'interno.

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Et, posizione e strutture


La Grande Piramide stata realizzata nel XXVI sec. a.C. Non tutti concordano sulla data esatta, a causa di problemi di completezza e interpretazione dei Libri dei Re (antiche cronologie dei regnanti in egitto), per la data di completamento pi probabile intorno al 2570 a.C.. La Grande Piramide la pi antica delle tre grandi piramidi nella necropoli di Giza, alla periferia del Cairo, in Egitto. Poche centinaia di metri a sud-ovest dalla Piramide di Cheope sorge la piramide attribuita al suo successore Chefren, che costru anche la Sfinge. Ancora a poche centinaia di metri a sud-ovest la piramide di Micerino, successore di Chefren, alta circa la met delle due maggiori. La piramide di Chefren appare pi alta solo perch stata costruita su un terreno pi elevato. Nelle immediate vicinanze della piramide vi sono ben sette fosse per barche sacre di cui una stata ricostruita ed visibile nell'apposita struttura ove la barca di Cheope ha subito un notevole restauro.[5] La piramide provvista di cortile, luogo di culto a nord, tempio funerario, rampa processionale ed altre strutture quali il tempio a valle. Vi sono inoltre annesse alla piramide principale di Cheope anche tre piramidi secondarie di minor dimensione dedicate a sue tre regine ed una piramide satellite scoperta nel 1999.[6]

Costruzione
Quando fu costruita, la piramide di Cheope era alta circa 146,6 metri (280 cubiti egiziani) ed era pertanto la costruzione pi alta realizzata fino ad allora. La sua altezza attuale tuttavia di soli 138 metri e risulta essere pertanto di poco pi alta della piramide di Chefren, alta 136 metri. Causa di questa perdita di altezza probabilmente la rimozione del rivestimento di pietra calcarea che in passato rivestiva l'intera piramide, dovuto sia a fenomeni di erosione naturale, che alla rimozione delle pietre calcaree da parte degli abitanti del Cairo, che in La grande Piramide di Cheope passato sfruttarono le piramidi come cave di pietre. La piramide con il suo pyramidion doro situato sulla sommit, sotto i raggi del sole doveva risplendere come una gemma gigantesca risultando visibile anche a notevole distanza. La base della piramide copre oltre 5 ettari di superficie, formando un quadrato di circa 230,34 metri per lato. L'accuratezza dell'opera tale che i quattro lati della base presentano un errore medio di soli 1,52cm in lunghezza e di 12" di angolo rispetto ad un quadrato perfetto. I lati

Piramide di Cheope

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del quadrato sono allineati quasi perfettamente lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest (l'errore dellallineamento di solo 2 e 28[7]). I lati della piramide salgono ad un angolo di 51 50' 35".

Altra immagine della piramide

E'interessante notare che la piramide non ha una sezione perfettamente quadra, ma i lati risultano leggermente concavi, un po' come le fortezze bastionate rinascimentali (si possono persino notare le ombre dello spigolo sui lati nelle foto da satellite su Google-Map). La sezione simmetrica e voluta; infatti, da una parte corregge lo spanciamento prospettico che si otterrebbe nella visione complessiva della piramide, dall'altra migliora la stabilit della struttura. Per la costruzione del rivestimento esterno e del corpo interno della Grande Piramide, sono state scelte pietre di calcare, pesanti ognuna dagli 800 kg alle 4 tonnellate e rappresentano circa il 97% del materiale usato. Per le camere interne sono stati usati monoliti di granito pesanti dalle 20 alle 80 tonnellate. Il peso totale si aggira intorno ai 7 milioni di tonnellate. Il volume totale di circa 2 600 000 m . quindi la pi voluminosa piramide d'Egitto, ma non del mondo, dato che la piramide di Cholula, in Messico pi grande. Nell'epoca immediatamente successiva alla costruzione, la piramide era rivestita esternamente di bianche pietre di calcare, lucide e molto lisce, incise con antichi caratteri, precipitate al suolo a causa di un violento terremoto nel 1301 a.C.. La maggior parte dei blocchi di rivestimento stata rimossa, nel XIV secolo d.C., per la costruzione della cittadella e della moschea del Cairo[8]. Ma la demolizione della piramide inizi gi in epoca antica, come testimoniano i conci ritrovati nel Complesso piramidale di Amenemhat I recanti incisi i cartigli di Cheope[9]. C' molta incertezza su quanto durarono i lavori di costruzione; le indicazioni di Erodoto sono molto tarde (V sec. a.C.) e di seconda mano, in quanto derivano da quanto riferito dai sacerdoti egizi del tempo. Erodoto ci narra che furono utilizzati circa centomila uomini[10], e che lavorarono per circa vent'anni. Simili indicazioni generano molti dubbi di fattibilit tecnica-economica-sociale e si intrecciano con le infinite teorie su come stata realizzata la piramide. Oggi le pi comuni ipotesi spaziano dai 20 ai 40 anni di cantiere. La piramide di Cheope si distingue dalle altre per la sua posizione geografica, ma anche per il grande numero di passaggi e vani interni, per la rifinitura delle parti a vista e la precisione di costruzione.

Teorie matematiche
Il rapporto tra l'altezza e il lato della base quadrata della piramide di Cheope coincide, con buona approssimazione, alla Sectio Aurea che governa anche la stele del Re Get. Questa proporzione dell'armonia, o numero aureo Fi fu usata da Fidia per progettare il Partenone dell'Acropoli di Atene. Lo studioso Osvaldo Rea[11] dimostra attraverso prove documentali che questa proporzione dell'armonia si riscontra anche nella visione aerea dellintera Acropoli di Aletrium, nel Lazio, cos come nelle proporzioni della Porta Maggiore e della porta minore dellAcropoli. Si osserva, inoltre, che il valore ottenuto dal rapporto tra il perimetro di base (circa 921,4m) della piramide ed il doppio dell'altezza della stessa (circa 146,6m * 2 = 293,2m), approssima, con buona precisione, il valore del Pi Greco. La lunghezza del perimetro della piramide espresso in pollici sia all'incirca pari a 36524, ovvero cento volte il valore 365,24, corrispondente alla durata, espressa in giorni, dell'anno solare. La Grande Piramide costituisce inoltre una sorta di "modello" in scala 1:43.200 dell'emisfero nord della Terra. Se si moltiplica infatti l'altezza originale del monumento (146,729 metri) per 43.200, si ottiene come risultato 6338,476 chilometri, ossia la lunghezza del raggio terrestre dal polo al centro del piano equatoriale con un margine d'errore di appena 15 chilometri (lunghezza reale

Piramide di Cheope 6353,941 chilometri). Allo stesso modo, moltiplicando il perimetro di base della piramide (921,459 metri) per 43.200, si ottiene 39.807,035 chilometri, un risultato inferiore di 260 chilometri circa rispetto la reale circonferenza della Terra all'equatore (40.067 chilometri), ossia un margine d'errore dello 0,75%.[12]

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Dati principali
Altezza in origine = 147,03 m[13] o 146.61 m (280 Cubiti reali); Altezza attuale = circa 137 metri; Lato di base in origine = 231,08 m[13] o 230,38 m (440 Cubiti reali), Volume = 2.617.034 metri cubi[13]; 1 Cubito Reale = cm 52,36 (pari a Pigreco / 6); Angolo basale = 51 50' 35".

Le dimensioni originarie possono solo essere stimate, in quanto lo strato di copertura andato perso.

Struttura
Base d'appoggio
La piramide poggia sullo sperone dell'Altopiano di Giza che si affaccia sulla valle del Nilo; questo costituito da roccia calcarea. Uno dei motivi per cui stato scelto il sito, che la base rocciosa costituiva un solido appoggio per la struttura, impedendo che lo smottamento del terreno (dovuto alla massa di materiale) facesse crollare la struttura, come peraltro era gi successo in precedenti piramidi. Originalmente l'altopiano era piuttosto accidentato, con collinette (ancora oggi fino a quota 105 m s.l.m.) e gole (ex uadi), presentando una naturale pendenza media di circa 5 gradi. La preparazione del sito impose lo spianamento del suolo, tagliando a terrazza le colline e riempendo con i detriti le cavit, tanto che oggi il dislivello della base perimetrale della piramide poco pi di 2 centimetri (si ritiene che perfino l'attuale dislivello sia dovuto ai movimenti causati dal terremoto del 1301 a.C.).

Sezione schematica della Piramide di Cheope: 1. ingresso originale 2. nuova entrata 3. passaggio discendente 4. cunicolo discendente 5. camera inferiore 6. cunicolo ascendente 7. camera della regina 8. cunicolo orizzontale 9. grande galleria 10. camera del re 11. camera delle saracinesche 12. cunicolo verticale

Una parte delle strutture interne della piramide sono scavate nella roccia viva sotto la base d'appoggio (vedi schema della sezione): gran parte del cunicolo discendente (4), la camera inferiore (5), due cunicoli che si dipartono da quest'ultima e il cunicolo verticale (12).

Piramide di Cheope Da rilievi effettuati sul cunicolo discendente e sul cunicolo verticale, il livello di base in quei punti (interfaccia roccia viva-blocchi di costruzione) non coincide affatto con il precississimo levello di base perimetrale. Per cui si suppone che la piramide poggi e copra una collinetta di 10-15 m di altezza dal livello di base perimetrale. Questo, e la presenza di una camera inferiore incompiuta, ha fatto ipotizzare che la piramide sia stata costruita sopra una pi modesta piramide a gradoni o una mastaba rimasta incompiuta.

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Corpo
La piramide stata realizzata sovrapponendo corsi (cio strati) di blocchi di pietra calcarea gli uni sugli altri, sfalsati tra loro e con alcuni che si allungano verso l'interno, in modo migliorare la stabilit e la solidit della struttura. Oggi si possono contare 203 corsi, ma in passato dovevano essercene di pi, in quanto la punta della piramide andata persa. L'altezza dei corsi (e conseguentemente dei blocchi che compongono quest'ultimi) non costante: mediamente sono compresi tra i 60 e gli 80 cm; mentre alla base, dove si scarica il carico maggiore, si possono trovare corsi alti oltre il metro.

Copertura esterna
In antichit, il corpo della piramide era rivestito da uno strato di bianchissimi blocchi di calcare di Tura, lavorati e levigati in modo da creare una perfetta forma a piramide, con le pareti lisce. Oggi questi blocchi sono scomparsi, prima per il crollo degli stessi in occasione del terremoto del 1301 a.C., poi perch sono stati rimossi e riutilizzati per edificare i principali monumenti del Cairo. A riprova di ci, durante il regno di Barkuk (1382-1399 d.C.) ci sono testimonianze per cui la piramide fosse ormai spoliata. Plinio (I secolo d.C.) sosteneva che questa copertura era ricoperta da geroglifici; se cos fosse, avremmo perso un'eccezionale documentazione su Cheope e la sua piramide. Una piccola testimonianza di come doveva apparire si ha nella Piramide di Chefren, dove, in cima, sopravvissuto un "cappello" dell'antico rivestimento in pietra chiara.

Cima
La piramide dovrebbe essere completata da una cima, detta piramydion (pietra culminale). Oggi la cima scomparsa, tanto che la piramide si presenta "spuntata". In particolare si ferma con una piattaforma di 11 m di lato a 138 m di altezza. La sua assenza normalmente spiegata ad opera di crolli per fattori ambientali o spoliazioni intenzionali. Le tradizioni antiche ci hanno fatto pervenire la voce che il vertice fosse tutto d'oro (o pi probabilmente una pietra verniciata con oro), tale che potesse essere ammirata da molto distante. Alcuni studiosi invece sostengono che la cima fosse sempre stata piatta, e che in loco vi fosse piazzato un tempietto o un altro vistoso manufatto.

Ingresso originale
L'ingresso originale (1) della Grande Piramide si trova sul lato Nord, a 17 metri dal suolo e 7,29 metri a sinistra dalla linea mediana del lato. Sebbene non sia attualmente utilizzato, ben visibile a cuasa di un grande scavo fatto per riportarlo alla luce. Sull'uscio si sono ritrovate tracce tali, che hanno fatto sostenere ad alcuni ricercatori che l'ingresso fosse in antichit dotato di una porta di pietra a cardini orizzontali.

Cunicolo discendente
Dall'entrata originale si dirama un cunicolo (4) alto 96cm e largo 1,04 metri, che scende con un angolo di 26 31'23" attraverso le pietre della piramide penetrando all'interno della base rocciosa su cui sorge l'edificio. Dopo 105,23 metri (di cui 28 nella parte edificata e 77 nella roccia viva) il passaggio diviene orizzontale e continua per 8,84 metri fino alla Camera inferiore (5).

Piramide di Cheope

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Camera inferiore
La Camera inferiore (5) la struttura pi bassa della piramide. Questa appare di forma rettangolare, dalle dimensioni approssimative di 14 m di larghezza, 8,3 m di lunghezza e 4,3 m di altezza, ed visibilmente solo sbozzata. Nel muro Sud della camera c' uno stretto cunicolo cieco (circa 75x78 cm), anch'esso solo sbozzato, che termina dopo 16,4 metri. La camera presenta anche un pozzo scavato nel pavimento; per questo probabilmente lo scavo effettuato dall'archeologo Perring (1837), mentre era alla ricerca di una camera nascosta. Il motivo della presenza di questa camera incompiuta costituisce un mistero; l'opinione tradizionale che questa sia un diversivo per i tombaroli. Alcuni egittologi hanno suggerito che questa dovesse essere l'originale camera sepolcrale, ma che Cheope abbia cambiato idea e chiesto che la camera fosse collocata pi in alto nella Piramide. Come gi accennato, altri pensano che sia invece una realizzazione abbandonata pi antica.

Cunicolo ascendente
A 28,2m dall'entrata, nel soffitto del passaggio discendente (3), presente un buco quadrato (originariamente nascosto da una lastra di pietra), questo costituisce l'inizio del Cunicolo ascendente (6) che termina all'inizio della Grande galleria (9). Quest'ultimo lungo 39,9 metri. Altezza e larghezza sono simili a quelle del cunicolo discendente (105x125 cm). Anche l'inclinazione pressoch la medesima. L'estremit inferiore di questo cunicolo chiusa da tre enormi blocchi di granito, lunghi ognuno circa 1,5m. Questi avrebbero dovuto salvaguardare dai ladri le camere reali, ma furono semplicemente aggirate scavando un tunnel.

Grande galleria
La Grande Galleria (9) costituisce la prosecuzione del Cunicolo Ascendente, ma alta 8,6 metri e lunga 46,68. Alla base larga 2,06 metri, ma dopo 2,29 metri i blocchi di pietra rientrano verso l'interno per 7,6cm su ogni lato. Ci sono 7 di questi gradini, cosicch alla sommit la galleria larga solo 1,04 metri. La copertura fatta di blocchi posati a un angolo leggermente pi inclinato rispetto al pavimento, cos da incastrare ogni blocco in un incavo ricavato nella sommit della galleria come un dente di un crick. Lo scopo fare in modo che ogni blocco sia retto dal muro della galleria piuttosto che poggiare sul blocco sotto di esso, cosa che sarebbe risultata in una pressione cumulativa eccessiva al termine della galleria. Il pavimento della Grande galleria consiste in una doppia gradonata disposta su ogni lato, larga 51cm, che lascia al centro spazio per una rampa liscia larga 1,04 metri. Vicino al pavimento sono ricavare varie nicchie dall'uso ignoto.

Due prospettive della grande galleria (dalla Description de l'Egypte, 1809)

L'estremit inferiore della galleria un crocevia importante, in quanto, oltre ad essere il punto in cui il cunicolo ascendente sfocia nella Grande galleria, a destra presente un foro nel muro (oggi bloccato da rete metallica) che costituisce lo sbocco superiore del Cunicolo verticale (12). Da qui inoltre parte il Cunicolo orizzontale (8) che conduce alla cosiddetta Camera della regina (7). All'estremit superiore della galleria, sul lato destro, presente un foro nel soffitto che si apre in un breve tunnel attraverso il quale si pu avere accesso alla Camera di scarico inferiore. Lo scopo della Grande Galleria non stato chiaramente determinato. Una cosa su cui quasi tutti concordano, fa riferimento al sistema di chiusura del Cunicolo Ascendente: le dimensioni della rampa centrale pari a quelle del

Piramide di Cheope passaggio ascendente, ha fatto ipotizzare che le pietre di chiusura fossero stivate nella Grande Galleria, e che le lastre delle gradinate reggessero pali di legno intesi a trattenerle dallo scivolare nel passaggio finch i lavori non fossero stati completati. Questa ipotesi per non spiega completamente la struttura e la grandiosit della galleria. Alcune altre note ipotesi prevedono: che originariamente fossero previsti molti pi blocchi dei ritrovati, in modo da riempire completamente il cunicolo; che fosse una specie di "cattedrale" per le cerimonie funebri; che contenesse un sistema di contrappesi ed argani destinati al sollevamento dei blocchi pi pesanti.

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Cunicolo verticale
Il Cunicolo verticale (12) parte dal Cunicolo discendente e, seguendo un percorso irregolare attraverso la muratura della piramide, raggiunge la Grande galleria. Anche questo passaggio del tutto misterioso; molti hanno esposto teorie, ma mai del tutto convincenti. Tra queste c' chi sostiene che sia stata la via attraverso la quale i predoni hanno raggiunto le camere reali gi in antichit (da cui il nomignolo "passaggio dei ladri").

Cunicolo orizzontale
Il Cunicolo Orizzontale (8) un cunicolo in leggerissima pendenza, lungo circa 35 m e avente una sezione approssimativamente quadra di 1,1 m di lato. Vicino alla camera c' un gradino nel pavimento, dopo il quale il passaggio diventa alto 1,73 metri. Lungo il suo percorso sono state nel tempo fatte numerose trapanazioni, sempre alla ricerca di camere nascoste (mai trovate).
La "grotta" scavata nella roccia situata a met del cunicolo verticale

Camera della regina


La "Camera della Regina" (7) esattamente a met strada tra le facce nord e sud della piramide e misura 5,75 metri per 5,23, con un'altezza al vertice della camera di 6,23 metri. La camera stata chiamata in questo modo dagli arabi, ma all'interno non sono state trovare evidenze archeologiche di sepolure. E' interessante notare che qusto l'unico vano che occupa una posizione centrale nella struttura della piramide, esattamente sotto il suo vertice. Sul lato orientale della camera presente una nicchia a gradoni di 4,67 metri di altezza. Dei predoni, pensando che fosse un passaggio murato, la perforarono; in effetti trovarono un cunicolo alto 84 cm e largo 100, ma questo risult ceco dopo 7 m; altri "esploratori" lo allungarono di altri 7 m, ma inutilmente. Resta il mistero del significato della nicchia e del cunicolo murato; l'opinione comune che abbia un qualche significato simbolico-religioso. Nelle pareti nord e sud della camera si aprono dei piccoli cunicoli (7), con una sezione 21x20 cm che, a differenza di quelli ritrovati nella Camera del Re, si sviluppano orizzontalmente per 2 metri, per poi puntare verso l'alto. La parte orizzontale non originaria: i due metri di collegamento furono infatti tagliati nella pietra nel 1872 da un ingegnere inglese, Waynman Dixon, che credeva, per analogia con la Camera del Re, che questi cunicoli dovessero esistere[14] anche se originariamente i cunicoli non avevano apertura nella camera della regina. Questi vennero chiamati "condotti di ventilazione" ma, dal momento che i cunicoli non sono connessi con le facce esterne della piramide, n erano originariamente connessi con la camera, il loro scopo rimane sconosciuto. Al termine di uno di questi cunicoli,

Piramide di Cheope Dixon scopr, unitamente ad altri reperti, una sfera di diorite nera[15] con inserti in bronzo[16] (attualmente esposta al British Museum), probabilmente una sorta di martello dimenticato dagli operai durante la costruzione. I condotti nella Camera della Regina furono esplorati nel 1992 dall'ingegnere Tedesco Rudolf Gantenbrink usando un robot cingolato di suo disegno, chiamato "Upuaut 2". Scopr che uno dei due condotti (quello sud) bloccato da una lastra di calcare con due "maniglie" di rame consunte. Nel 2002, la National Geographic Society cre un robot simile che fece un buco nella lastra, solo per scoprire una lastra pi grande dietro di essa. L'esplorazione ripresa nel 2011, perforando anche la seconda lastra, rivelando dei schizzi di colore rosso, ancora da interpretare. Il condotto nord si rivel pi difficile da esplorare, a causa delle asperit causate dal non perfetto allineamento dei blocchi. In ogni caso anche in esso fu trovata una "porta" di calcare [17].

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Camera delle saracinesche


Al termine della Grande Galleria c' un gradino (alto circa 90 cm) che d su un cunicolo orizzontale lungo approssimativamente 1,02 metri e alto 111 cm, da cui si accede alla Camera delle Saracinesche (11). In questo vano si possono riscontrare quattro alloggiamenti, tre dei quali erano probabilmente destinati ad accogliere delle grandi saracinesche di granito, destinate a chiudere definitivamente la Camera del Re (10). Oggi le lastre sono scomparse, probabilmente distrutte ed asportate gi in antichit. Frammenti di granito rinvenuti da Petrie (1881/82) nel passaggio discendente, probabilmente appartenevano a queste lastre.

Camera del re e camere di scarico


Superata la Camera delle Saracinesche si accede alla struttura chiamata Zed (10) (denominata cos per la somiglianza con un geroglifico egizio), composta dalla Camera del Re e dalle Camere di Scarico. Le dimensioni della Camera del Re sono di 10,47 metri da est a ovest, e 5,234 da nord a sud. La camera ha un soffitto piatto collocato a 5,974 metri dal pavimento. Le pareti, il pavimento e il soffitto sono stati realizzati con grandi blocchi di granito provenienti dalle cave Assuan. I blocchi sono tagliati e collocati con eccellente precisione, tanto che impossibile inserire tra loro un foglio di carta. Il soffitto piano, formato da nove blocchi di pietra del peso complessivo di 400 tonnellate. Al di sopra del soffitto della Camera del Re sono stati realizzati cinque comparti chiamati Camere di scarico. Le prime quattro hanno soffitti piatti, ma la camera terminale ha un tetto a capanna. Come gi accennato, la prima camera fu subito scoperta per via del passaggio realizzato in antichit dai costruttori, poi Vyse sospett l'esistenza di Sezione della Camera del re (Charles Piazzi altre camere quando verific che poteva inserire un lungo palo Smyth, 1877) attraverso una crepa nel soffitto della prima camera. Le altre camere di scarico furono esplorate nel 1837/38 dal Colonnello Howard Vyse e da J.S. Perring, che purtroppo scavarono dei tunnel verso l'alto usando dell'esplosivo.[18] Dalla superiore all'inferiore sono denominate "Camera Davidson", "Camera Wellington", "Camera di Lady Arbuthnotr" e "Camera Campbell". Si ritiene che queste camere bassissime servano a reindirizzare e ridistribuire il carico della massa di pietra che grava sul soffitto della Camera del Re, evitando che questo collassi. Dal momento che non erano state concepite per essere visibili, non sono state rifinite, e le pietre in esse riportano ancora i marchi di cava. E' curioso far notare che, una delle pietre nella camera di Campbell presenta un marchio, apparentemente il nome della squadra di lavoro, che contiene l'unico riferimento

Piramide di Cheope nella piramide al faraone Cheope. A un'altezza di 91cm dal pavimento si trovano due stretti condotti nei muri nord e sud, chiamati Condotti di Ventilazione (10) che, contrariamente a quelli della Camera della Regina, sbucano all'esterno della piramide. Il proposito di questi condotti non chiaro: sembrerebbero avere degli allineamenti astronomici, ma, d'altro canto, uno di essi segue un percorso irregolare attraverso la struttura, e di conseguenza, attraverso di esso non ci pu essere allineamento diretto alle stelle. Non sembra nemmeno che contribuiscano in maniera spontanea alla ventilazione, quindi la spiegazione pi verosimile che siano associati con il rituale di ascensione dell'anima del sovrano. Oggi in uno stata installata una ventola per cercare di far circolare aria nella piramide, altrimenti viziata dalla presenza dei turisti. L'unico oggetto presente nella Camera del Re un sarcofago monolitico rettangolare in granito rosa, con un angolo rotto e senza coperchio (forse razziato in antichit). Il sarcofago poco pi largo del passaggio alla camera, e quindi deve essere stato collocato prima che fosse messo in opera il soffitto. Contrariamente alle pareti, magistralmente lavorate, il sarcofago rozzamente sbozzato, con tracce di utensili da taglio e scavo visibili in molti punti. Ci in contrasto con i sarcofagi ben rifiniti e decorati trovati in altre piramidi dello stesso periodo. Petrie sugger che un sarcofago decorato fosse stato inizialmente previsto, ma sia andato perso nel fiume a nord di Aswan e sia stato frettolosamente predisposto un rimpiazzo. Questa teoria, tuttavia, non spiega perch il secondo sarcofago non sia stato rifinito in situ.

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Nuova entrata
La "struttura" pi recente della piramide l'entrata attraverso cui oggi accedono i turisti (2). Questo passaggio stato realizzato circa nel 820 d.C. dagli operai del califfo al-Ma'mun, per esplorare l'interno del monumento in quanto si favoleggiava della presenza di un grande tesoro. Il tunnel tagliato direttamente attraverso il pietrame per circa 27 metri e gira bruscamente a sinistra per intersecare le pietre che bloccano il passaggio ascendente (3). Incapaci di rimuovere queste pietre, gli operai proseguirono il tunnel sopra di esse, attraverso la pi morbida pietra calcarea, finch non raggiunsero il passaggio ascendente (6). possibile raggiungere da questo punto anche il passaggio discendente (4), ma l'accesso solitamente vietato.

Altri vani
Il fascino che la Piramide di Cheope esercita tale che, dopo pi di 4000 anni di esplorazioni pi o meno scientifiche, ancora si ipotizza l'esistenza di ulteriori strutture. Di seguito viene presentato un breve elenco di ipotesi con un certo credito: la presenza di due camere nascoste ai lati della Camera del Re, usate per nascondere feretro e corredo del faraone (tracce da un rilievo giapponese con il georadar); la presenza di due camere nascoste al termine dei Condotti di Ventilazione della Camera della Regina; la presenza di una rete di gallerie e stanze sotto la piramide, accedibili da varchi esterni alla struttura (citate da dubbi esploratori ottocenteschi); la presenza di una rampa interna presso la superficie della piramide, usata per la sua realizzazione (J.P. Houdin, M.V. Fiorini).

Piramide di Cheope

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Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Piramide_di_Cheope& language=it& params=29_58_45_N_31_08_03_E_region:EG_type:landmark [2] http:/ / whc. unesco. org/ en/ list/ 86 [3] Fino a circa il 1300 d.C., quando fu costruita la Cattedrale di Lincolnin Inghilterra. [4] Maurizio Damiano-Appia, Egitto - l'et dell'oro, Fabbri Editori, pag.83 [5] Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. II - Necropoli di Giza, Ananke, pag. 151 [6] Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. II - Necropoli di Giza, Ananke, pag. 120 [7] Maragioglio V. e Rinaldi C., L'architettura delle piramidi menfite - Vol. IV, Tipografia Artale, 1963 [8] Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi - Vol. II - Necropoli di Giza, Ananke, pag. 126 [9] Riccardo Manzini, "Complessi piramidali egizi - Vol.II - Necropoli di Giza, Ananke, ISBN 978-88-7325-233-7, pag.126 [10] Maurizio Daminia-Appia, Egitto - L'et dell'oro, Fabbri Editori, pag 84 [11] Nautilus, l'enigma dell'impero, Osvaldo Rea, ISBN 88-901473-9-3 [12] R. Bauval - G. Hancock, Custode della Genesi, Corbaccio, ISBN 88-7972-232-8 [13] Complessi piramidali egizi - Vol.II - Necropoli di Giza, Ananke, ISBN 978-88-7325-233-7, pag. 128 [14] Robert Bauval, Adrian Gilbert, Il mistero di Orione, Corbaccio, ISBN 88-7972-219-0, pag 112 [15] Robert Bauval, Adrian Gilbert, Il mistero di Orione, Corbaccio, ISBN 88-7972-219-0, pag 256 [16] Robert Bauval, Adrian Gilbert, Il mistero di Orione, Corbaccio, ISBN 88-7972-219-0, pag 194 [17] Antico Egitto11 (http:/ / www. duepassinelmistero. com/ AnticoEgitto11. htm) [18] Sergio Donadoni,Le grandi scoperte dell'archeologia, Istituto Geografico De Agostini, pag. 80

Bibliografia
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Voci correlate
Necropoli di Giza Cronologia degli edifici pi alti del mondo

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Great Pyramid of Giza

Collegamenti esterni
PyramidsThe Inside Story (http://www.pbs.org/wgbh/nova/pyramid/explore/khufuenter.html) from PBS' Nova (TV series) Stephen Belless. The Upuaut Project Homepage (http://www.cheops.org/). Upuaut Project.URL consultato in data 1 aprile 2008. Building the Khufu Pyramid (http://www.cheops-pyramide.ch/pyramid-building.html) The Giza Mapping Project (http://oi.uchicago.edu/research/projects/giz). Oriental Institute.URL consultato in data 1 aprile 2008. Dr. Zahi Hawass. How Old are the Pyramids? (http://www.aeraweb.org/how_old.asp). Ancient Egypt Research Associates.URL consultato in data 1 aprile 2008. (IT) Il valori del pi greco (3,14..) e della precessione degli equinozi nelle piramidi di Teotihuacan e Giza (http:// www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=200) EGYPT Paper No. 39}} Dana M. Collins, The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Oxford University Press, 2001. ISBN 9780195102345 Aedeen Cremin, Archaeologica, Frances Lincoln, 2007. ISBN 978-0711228221 O.A.W. Dilke, Mathematics and Measurement, University of California Press, 1992. ISBN 0520060725 {{Cita libro|titolo=Pyramid : Beyond Imagination. Inside the Great Pyramid of Giza|nome=J. Stamp|cognome=Jackson, K.

Piramide di Chefren

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Piramide di Chefren
Coordinate geografiche: 295834N 310751E29.97611N 31.13083E
Piramide di Chefren [1]

Vista frontale della Piramide di Chefren. Localizzazione Stato Regione Altitudine Egitto Giza n.d. m s.l.m. Dimensioni Superficie n.d. m Amministrazione Ente Ministry of State for Antiquities

La Piramide di Chefren, IV sovrano della IV dinastia era il cenotafio eretto dal sovrano stesso sulla piana di Giza durante l'Antico Regno e denominato "Wr Kafre" ossia "Grande Kafre".

Dati principali
Altezza totale iniziale 143,5 metri Altezza odierna 136,4 metri Base quadrata con lato 215,25 metri Angolo basale 5310' Volume (arr.) 2.230.000m

Caratteristiche esterne
La piramide di Chefren la seconda come grandezza dopo la famosa piramide del padre Cheope. Nella met inferiore presenta grandi blocchi grezzi ed irregolari disposti con scarsa precisione, mentre verso la sommit questi appaiono disposti in maniera pi uniforme. Nel corso dei millenni vari movimenti sismici hanno provocato degli spostamenti di alcuni millimetri delle pietre. La piramide appare pi alta di quella di Cheope perch venne costruita su uno zoccolo di roccia alto circa 10 metri. La sua altezza apparirebbe ancora maggiore se non fosse priva di parte della cima e del pyramidion.

Piramide di Chefren

37 Ha la particolarit di essere l'unica piramide che conserva sulla sommit una parte della copertura in calcare bianco di Tura che originariamente ricopriva l'intera struttura. La base rivestita di "pietra etiopica variegata" (cos come la definisce Erodoto) ovvero granito rosso e grigio di Assuan. Presenta due ingressi dovuti ad un cambiamento del progetto iniziale: uno a circa 11,54 metri di altezza, l'altro a livello del suolo, che quello attualmente usato per le visite.

Caratteristiche interne
Varcata la soglia si presenta una discenderia lunga circa 32 metri che conduce ad un corridoio orizzontale terminante nella camera funeraria rimasta incompiuta. Questa misura 14,15 metri per cinque, unica, scavata nella pietra, con il soffitto a due spioventi formato da 17 coppie di travi in pietra calcarea e situata sotto il livello del cortile. L'unico arredo funerario ritrovato il sarcofago di granito rosso seppellito "a fior di terra", completamente privo di iscrizioni e spezzato. Vicino vi erano delle ossa di bovino. Dalla camera, una galleria in salita porta a due appartamenti con un corridoio orizzontale collegato al primo e dovuto sicuramente ad un cambiamento di progetto in corso d'opera. Vi inoltre una grande camera forse destinata a magazzino o alla raccolta di offerte funebri oppure come serdab.
Sezione della piramide

Storiografia
Come tutte le piramidi, anche quella di Chefren era stata violata fin dall'antichit ed alcuni blocchi furono asportati e usati nella costruzione del tempio di Eliopoli cos come testimonia la firma di May, figlio di Bakenamon vissuto al tempo di Ramesse II e del quale era capomastro. Trattasi di due iscrizioni esterne relative ad una ispezione effettuata insieme allo stesso sovrano relativamente all'asporto delle pietre o forse anche per un eventuale restauro. Venne aperta e chiusa numerose volte ma gi dall'Era cristiana la piramide di Chefren fu poco considerata e quasi mai nominata persino dagli storici a vantaggio della vicina "sorella maggiore". All'interno si trova una scritta in arabo che nomina un certo Muhammad Ahmed cavatore e Osmann muratore in un tempo non definito.

Piramide di Chefren

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Nel 1372 d.C. vi sono testimonianze scritte che la piramide era ancora aperta ma venne chiusa successivamente perdendo la memoria dell'ingresso. Nel 1548 Jean Chesneau scriveva che la piramide aveva ancora gran parte del pregiato rivestimento esterno, di cui oggi ne rimangono solo circa 45 metri a partire dalla cima, e che la piramide risultava impenetrabile. Nacque cos la convinzione che la piramide fosse una struttura piena cio senza camera funebre, convinzione confermata anche dall'infruttuosa ricerca di un'entrata da parte del navigatore ed esploratore genovese Caviglia nel 1817.

Data della scoperta e firma di Belzoni

Un anno dopo, l'esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notava il grande ammasso di pietre che ricopriva quasi tutta la facciata nord e, dopo averle rimosse, trov prima un cunicolo impraticabile scavato dai ladri e dopo i tre grandi blocchi che costituivano l'ingresso principale della piramide. All'interno ed a futura memoria, Belzoni lasci scritto con il nerofumo a caratteri cubitali e per quasi tutta la lunghezza della parete:"Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818". La piramide fu definitivamente esplorata da John Shea Perring nel 1837.

Galleria immagini

Lato nord della piramide

Rivestimento in calcare

Sarcofago in granito rosso

Discenderia

Camera funeraria

Rappresentazione prospettica camera funeraria

Rappresentazione prospettica delle camere

Giza

Piramide di Chefren

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Voci correlate
Necropoli di Giza Tempio funerario di Chefren Tempio a valle di Chefren Tempio funerario Tempio a valle Cassaforma Teorema di Talete

Bibliografia
AA.VV. - Magnifiche piramidi e sfingi misteriose - Ed. De Agostini - ISBN 88-418-1427-6 Corinna Rossi - Piramidi - Ed. White Star G. Agnese, M. Re - Antico Egitto - Ed. White Star - ISBN 88-7844-338-7 H. Bergmann, F. Rothe -Il codice delle piramidi - Ed. Newton Compton - ISBN 88-541-0312-8

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Khafre's Pyramid

References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Piramide_di_Chefren& language=it& params=29_58_34_N_31_07_51_E_region:AF_type:landmark

Piramide Romboidale

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Piramide Romboidale
Coordinate geografiche: 294724N 311233E29.79N 31.20917E
Piramide Romboidale [1]

Vista frontale della Piramide di Snefru. Localizzazione Stato Regione Altitudine Egitto Giza n.d. m s.l.m. Dimensioni Superficie n.d. m Amministrazione Ente Ministry of State for Antiquities

Il Complesso piramidale meridionale di Snefru, pi conosciuto con il generico nome di piramide romboidale, l'insieme degli edifici funerari del sovrano, costruito a Dahshur, (arabo: , Dahshr) e di estrema importanza nell'evoluzione architettonica egizia in quanto segna la transizione dei complessi funerari da quelli antichi con piramidi a gradoni ai successivi, caratterizzati da piramidi canoniche. I numerosi cartigli ritrovati ovunque attribuiscono con certezza ledificazione a Snefru che dopo varie vicissitudini decise di costruirne un altro a nord nel medesimo sito ma il complesso meridionale, pur non avendo mai ospitato le spoglie mortali del sovrano resta il meglio conservato e quello nel quale possibile identificare tutte le strutture. Il sovrano aveva gi a disposizione, come tomba, la piramide a gradoni di Meidum ma decise l'ulteriore costruzione di una seconda piramide a Dahshur che richiese una progettazione molto articolata realizzata anche con luso di moduli che consentirono di edificare con particolari modalit, tanto che persino il rivestimento esterno, collocato con una tecnica inusuale, venne asportato solo in minima parte per evitare crolli durante l'asporto. Con ledificazione dei complessi della IV dinastia venne cambiato lorientamento che da nord-sud pass ad est-ovest per lidentificazione, nella vita ultraterrena, del sovrano con lastro solare ed il suo eterno cammino.

Piramide Romboidale

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Vista dinsieme

Legenda: 1 - Piramide romboidale 2 - Piramide satellite 3 -Tempio funerario 4 - Rampa processionale 5 - Tempio a valle

Piramide Romboidale

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Piramide principale
La piramide principale il cui antico nome era "Snefru del sud splende" <snfrw> rswt (la piramide) meridionale di Snefru splende oggi denominata piramide romboidale, a doppia pendenza oppure ottusa per la diversa inclinazione delle facce a met altezza e copre una superficie di 183,50m. Le ipotesi per questa doppia pendenza sono tre: linclinazione di 5446 data inizialmente avrebbe portato ad edificare una piramide alta 140 metri, impresa praticamente impossibile e per evitare il collassamento, a circa 49 metri daltezza, gli architetti ridussero langolo di pendenza a 4360 riducendo cos laltezza a 105 metri mentre nel progetto originario doveva raggiungere i 128,50 metri[2]; secondo larcheologo Borchardt la morte improvvisa di Snefru fece terminare pi in fretta i lavori riducendo langolo di pendenza; per il doppio simbolismo della piramide, secondo Varille, confermato dalla presenza di due entrate una a nord ed una ad ovest e di due camere funerarie sembrando cos un tentativo di unificare due sepolture in un unico edificio. La pi accreditata resta la prima ipotesi perch confermata dagli studi effettuati sulle problematiche che nacquero durante la costruzione della piramide. Il primo errore fu la scelta del terreno troppo Particolare del rivestimento esterno allinterno dellaltopiano, scelta che cre numerosi problemi al trasporto dei materiali e del vettovagliamento alle maestranze ed a questo bisogna aggiungere che era anche un tafl, ossia un terreno disomogeneo, cedevole ed anche non perfettamente livellato. Poi i conci in pietra furono tagliati in notevolissime dimensioni e posti in opera n perfettamente combacianti n allineati per cui quasi subito comparvero i primi cedimenti del suolo con relativo assestamento di tutto ledificio. Con il prosieguo dei lavori aument ovviamente anche laltezza e con essa la pressione non ugualmente distribuita, che cre numerose crepe nella struttura per la quale, dopo vari tentativi per dare stabilit, i costruttori optarono per un rivestimento con pietre posizionate in minore inclinazione, similmente ad una guaina. Queste ultime invece aumentarono ancora di pi la pressione interna che gener smottamenti veri e propri del nucleo piramidale e per evitare il disastro completo a 49 metri daltezza circa fu cambiato langolo di pendenza degli spigoli terminando la piramide con altezza ridotta di almeno un terzo. Il sovrano Snefru comunque per la sua sepoltura prefer costruire un'altra piramide, che sar detta Piramide Rossa. Relativamente alla terza ipotesi due studiosi italiani, Vito Maragioglio e Celeste Rinaldi esplorarono i sotterranei della piramide scoprendo unaltra piramide con struttura non stabile ed unaltra ancora che potrebbe essere la vera piramide originaria, entrambe di forma canonica ed inglobate in quella a doppia pendenza.

Piramide Romboidale

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Appartamento funerario inferiore


La piramide presenta la particolarit di avere due appartamenti funerari, posti ad altezze diverse a cui si accede da due ingressi diversi. Lingresso dellappartamento inferiore orientato a nord, fu riaperto nel 1925 da G. Jquier, si presenta con varco a circa 12 metri dal suolo, attraverso il quale si accede alla discenderia quadrata di circa 1 metro di lato, lunga circa 79 metri e terminante a 23 metri nel sottosuolo. Al termine vi unanticamera non rifinita, alta circa 12 metri che presenta lapertura per accedere alla camera sepolcrale a circa sei metri dal pavimento non lastricato. La camera sepolcrale presenta unaltezza di 17,30 metri accuratamente rifinita nella lavorazione e risulta composta da una cripta e da un vano chiamato "il camino", alto 14 metri e di ignoto significato. Nella cripta, con pareti aggettanti e 15 corsi distanziati da vari centimetri, vi , allaltezza del decimo aggetto a 12 metri dal pavimento, il cunicolo di comunicazione con lappartamento funerario superiore.
Planimetria dell'appartamento inferiore

Scala interna per superare i dislivelli

Cunicolo di comunicazione
Collega i due appartamenti funerari, non rifinito e copre una distanza di circa 18 metri e con un dislivello di 5.

Appartamento superiore
Questo appartamento che non risulta completato, presenta per la prima volta in una piramide due saracinesche. Lingresso, liberato dalle macerie dall'archeologo egiziano Ahmed Fakry solo nel 1951, posto sulla facciata ovest a 33 metri dal suolo e da accesso ad un corridoio discendente lungo 67 metri e, come laltro ingresso, con uninclinazione di 26 circa, secondo Perring al termine del quale vi un tratto orizzontale di circa 20 metri provvisto di due saracinesche ed in cui sbocca il cunicolo di comunicazione
Planimetria appartamento superiore

Piramide Romboidale proveniente dallappartamento inferiore. La camera sepolcrale costituita dalla sola cripta e a differenza dellaltra, sembra non essere stata n terminata n utilizzata. Unica particolarit che era occupata da una sorta di grande catafalco in pietra recante i cartigli di Snefru e numerose reavi in legno di cedro dall'uso sconosciuto. Queste travi testimoniano la spedizione fatta da Snefru nel Libano per l'approvvigionamento di legno cos come scritto nella Pietra di Palermo.

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Peribolo
Del cortile perimetrale residuano solo tracce e pezzi di calcare del muro di cinta ma si potuto ricostruirne la forma quadrata con circa 299 metri di lato. Sul lato sud, vi la piramide satellite con il luogo di culto.

Piramide satellite
La piramide satellite, edificata a sud della piramide principale fu inventariata da Lepsius come LVII ed ancora oggi in ottimo stato di conservazione anche se si pu accedere allinterno solo per un breve tratto a causa dellinsabbiamento. Venne esplorata nel 1946 da Abdel Salam Hussein che vi trov solo frammenti di vasi e nessuna sepoltura . Il rivestimento in calcare bianco come la piramide principale, poggia su uno zoccolo e molti dei conci recano sia il nome di Snefru sia il grafema hw indicante lantico nome della piramide.

Luogo di culto a nord


Il luogo di culto a nord era costituito da una cappella di cui oggi si trovano solo pochi resti ma dai quali possibile risalire alle misure che erano di circa 10,60 per 3,40 ma non allubicazione dellingresso. Larea era pavimentata e ledificio risulta diviso in due parti composte da un cortile fornito di altare in pietra per le offerte votive chiamato hotep e da un vano quadrato.
Tempio funerario e stele

Tempio funerario
Il tempio funerario edificato ad oriente in mattoni crudi ci pervenuto in buone condizioni essendo stato probabilmente ristrutturato in epoche antiche. Era costituito in origine da due stele alte almeno 9 metri e poggianti su basamento mentre oggi residuano per un'altezza di circa 1,80. Sono in calcare decorato con la titolatura di Snefru racchiusa nel serekht con anteriormente una tavola in alabastro per le offerte come nel luogo di culto ad est della piramide satellite. Successivamente furono edificati dei muri in mattoni che formarono un edificio quadrato di metri 14 per lato aderente alla faccia orientale della piramide, articolato e suddiviso in vari locali.

Piramide Romboidale

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Rampa processionale
La rampa processionale fu riportata alla luce da G. Jquier nel 1925, ha origine a sud, segue la conformazione del suolo, lunga circa 700 metri e larga 7 metri. Presenta verso la fine sia un vestibolo composto di due locali sia i fori di battenti che la chiudevano.

Tempio a valle
Il tempio a valle riportato alla luce da Fakhry il 16 ottobre 1952 risulta essere il prototipo di quelli che saranno edificati in seguito e dal quale inizia la rampa processionale.
Planimetria del tempio a valle di Snefru

Ledificio rettangolare edificato in calcare bianco con un grande peribolo di 51,5 per 85 nel quale sono state ritrovate nella parte sud due stele con incisa la commemorazione del trentesimo anno di

regno di Snefru. Il tempio, di circa 47 per 26 metri, presenta muri perimetrali di circa 2,60 metri riccamente decorato con bassorilievi rappresentanti i possedimenti del sovrano dell'Alto e Basso Egitto raffigurati come donne che in processione recano doni e pu essere suddiviso in un cortile ed in una costruzione comprendente magazzini, cortile e zona di culto vera e propria. I muri sono riccamente decorati con bassorilievi ed anche i pilastri avevano scolpite scene rappresentanti il sovrano nell'atto di compiere la cerimonia Heb-Sed e la fondazione del tempio assistito da varie divinit. A nord, vi sono i resti di sei cappelle chiuse da battenti e provviste di vestibolo che contenevano sei immagini monolitiche del sovrano in differenti pose e con diversi abiti, in altorilievo sulla parete, tre delle quali sono giunte fino ai giorni nostri. Il significato delle sei cappelle da ricercarsi negli antichi culti di sei componenti dellessere: khet, ren, shut, ka, ba e akh. Il ritrovamento di stele, altari e ceramiche tutti di produzione antecedente al Medio Regno lasciano ragionevolmente dedurre che il tempio fu distrutto durante la XVIII dinastia egizia.

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Piramide_Romboidale& language=it& params=29_47_24_N_31_12_33_E_region:AF_type:landmark [2] Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi Vol.III pag. 145

Bibliografia
AA.VV., Magnifiche piramidi e sfingi misteriose, Istituto Geografico De Agostini. ISBN 88-418-1427-6 Corinna Rossi, Piramidi, Ed. White Star 2005 Dietrich Wildung, Egitto, Taschen 2009. ISBN 978-3-8365-1033-2 Peter Janosi, Le piramidi, Ed. Il Mulino 2006. ISBN 88-15-10962-5 Mario Tosi, Dizionario Enciclopedico delle divinit dellantico Egitto Vol. II, Ananke. ISBN 88-7325-115-3 Riccardo Manzini, Complessi piramidali egizi Vol.III, Ananke. ISBN 978-88-7325-259-7 Sergio Donadoni, Le grandi scoperte dell'archeologia, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1993

Piramide Romboidale

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Voci correlate
Dahshur Necropoli di Dahshur Complesso piramidale egizio Cronologia degli edifici pi alti del mondo Complesso piramidale settentrionale di Snefru Meidum

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Bent Pyramid

Piramide Rossa
Coordinate geografiche: 294830N 311221E29.80833N 31.20583E
Piramide Rossa Piramide Nord [1]

Vista della Piramide Rossa. Localizzazione Stato Regione Altitudine Egitto Giza n.d. m s.l.m. Dimensioni Superficie n.d. m Amministrazione Ente Ministry of State for Antiquities

La Piramide rossa, detta anche Piramide Nord, la maggiore delle tre grandi piramidi della necropoli di Dahshur, in Egitto. Cos chiamata per la tinta rossastra che la contraddistingue, anche la terza piramide egizia in altezza dopo quella di Medjedu (Cheope) e quella di Userib (Chefren), entrambe a Giza. Al momento del suo completamento fu la costruzione pi alta del mondo. Si tratta inoltre della prima piramide concepita per essere realmente geometrica (a facce piane). Il suo nome originale era "Snefru appare in gloria". Presso la popolazione locale odierna nota come el-haram el-watwat, che significa "la piramide cieca".

Piramide Rossa La Piramide rossa non sempre stata rossa. Un tempo infatti era completamente rivestita di calcare bianco di Tura. Durante il Medioevo quasi tutta questa copertura venne rimossa e reimpiegata per la costruzione de Il Cairo, riportando di fatto alla luce la rossa arenite sottostante.

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Storia
Cronologicamente la terza piramide attribuita al sopra citato Snefru, fondatore della IV dinastia egizia, e si trova circa un chilometro a nord della Piramide romboidale. I lati della piramide sono inclinati di 43: tale inclinazione conferisce l'aspetto caratteristico di questa piramide, che appare infatti assai pi "schiacciata" rispetto alle piramidi pi note. La costruzione inizi durante il terzo anno di regno di Snefru. Gli egittologi sono discordi riguardo alla durata dei lavori; basandosi sulle iscrizioni rinvenute nelle cave dell'epoca Rainer Stadelmann stim un periodo costruttivo di 17 anni[2] mentre John Romer, sulla base dei medesimi graffiti, riduce questo periodo a 10 anni e 7 mesi.[3] Gli archeologi attribuiscono il disegno particolare della piramide all'esperienza maturata dagli ingegneri durante la realizzazione delle prime due piramidi di Snefru. La prima di esse, infatti (la piramide di Meidum) sub crolli in tempi antichi, mentre alla seconda (la Piramide romboidale) venne modificato l'angolo di inclinazione (da 54 a 43) a circa met della sua altezza. Alcuni archeologi ritengono che la Piramide di Meidum fu il primo tentativo di piramide a facce piane e che potrebbe aver subito un crollo proprio mentre si stava edificando la successiva Piramide romboidale. Tra l'altro anche la Piramide romboidale avrebbe gi potuto dare segni di cedimento, eventualit che spiegherebbe la presenza delle possenti travi a sostegno delle camere interne. Secondo i sostenitori di questa ipotesi, quindi, gli ingegneri avrebbero tempestivamente e drasticamente modificato il progetto, riducendo l'inclinazione della Piramide romboidale per scongiurare il rischio di crollo. In seguito, alla richiesta del sovrano di una terza piramide (la Piramide rossa), i progettisti iniziarono i lavori con la gi collaudata inclinazione di 43 e la mantennero per tutta la durata dei lavori.

La piramide oggi
La Piramide rossa raggiunge oggi 104 m di altezza.[4] Un pyramidion destinato alla piramide venne scoperto nelle vicinanze della piramide ed oggi in mostra a Dahshur. Non noto, comunque, se questo venne realmente impiegato in quanto il suo angolo di inclinazione diverso da quello della piramide. La Piramide rossa attualmente aperta ai visitatori. In passato rimase per anni chiusa alle visite turistiche, insieme alla Piramide romboidale, a causa di un vicino campo militare.
Pianta e sezione della piramide

I visitatori possono accedere all'edificio per mezzo di un'entrata sulla parete nord. Un passaggio, alto meno di un metro e largo 1,2 m, discende nel cuore della piramide per una sessantina di metri, fino ad incrociare un breve corridoio che conduce ad una camera dalle pareti progressivamente aggettanti verso l'alto (falsa volta) alte 12,2 m. All'estremit meridionale della camera, un altro passaggio porta alla seconda camera.

Piramide Rossa La seconda camera simile alla prima anch'essa ha un soffitto a falsa volta e si trova esattamente sulla verticale dell'apice della piramide. In alto, sulla parete meridionale di questa camera c' un altro passaggio, raggiungibile da una scalinata realizzata appositamente per i visitatori. Il passaggio porta alla terza ed ultima camera, ancora una volta con soffitto a falsa volta, alto oltre 15 m. Le prime due camere sono allineate lungo l'asse nord-sud, mentre la terza disposta perpendicolarmente sull'asse est-ovest.

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Galleria di immagini

L'ingresso

Il pyramidion restaurato

Il soffitto a falsa volta di una delle camere

Ricostruzione dell'interno

Note
[1] [2] [3] [4] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Piramide_Rossa& language=it& params=29_48_30_N_31_12_21_E_ Fathom :: The Source for Online Learning (http:/ / www. fathom. com/ feature/ 190171/ index. html) Romer (2007) p.71 Lehner (1997) p.104

Bibliografia
Lehner, Mark - The Complete Pyramids, Thames & Hudson (1997). ISBN 0-500-05084-8 Romer, John - The Great Pyramid: Ancient Egypt Revisited, Cambridge University Press, Cambridge (2007). ISBN 978-0-521-87166-2 Verner, Miroslav - The Pyramids Their Archaeology and History, Atlantic Books (2001). ISBN 1-84354-171-8

Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Red Pyramid

Collegamenti esterni
(EN) La Piramide Rossa di Snefru (http://www.ancient-egypt.org/topography/dashur/snofru/red_pyramid. html)

Teorie sulla costruzione delle piramidi egizie

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Teorie sulla costruzione delle piramidi egizie


Esistono molte ipotesi riguaranti le tecniche di costruzione delle piramidi egizie. Queste tecniche sembrano essersi sviluppate nel tempo; le piramidi pi recenti non furono costruite con la stessa tecnica utilizzata per le pi antiche. Molte delle ipotesi riguardo la loro costruzione si basano sull'idea che le enormi pietre fossero estratte con scalpelli di rame dalle cave di pietra, e che siano poi state trascinate e sollevate fino alla posizione finale. I punti su cui nascono i disaccordi riguardano i metodi utilizzati per lo spostamento ed il posizionamento delle pietre. Esistono anche ipotesi in base alle quali sarebbero state costruite partendo da cemento geopolimero, noto anche come pietra di gesso. Oltre ai numerosi dubbi insoluti riguardo le tecniche edilizie, ci sono disallineamenti anche riguardo la forza lavoro utilizzata. I Greci, molti anni dopo la costruzione dei monumenti, credevano che fossero stati costruiti grazie al lavoro degli schiavi. Al giorno d'oggi gli archeologi credono che la grande piramide di Giza (almeno) fu costruita da decine di migliaia di operai specializzati che si accamparono nei pressi della piramide lavorando in cambio di un salario, o come forma di pagamento delle tasse (tributi) fino al completamento dell'opera, il che sarebbe dimostrato dall'esistenza dei cimiteri degli operai scoperti nel 1990 dagli archeologi Zahi Hawass e Mark Lehner. Per la piramide di Amenemhat II, risalente al Medio Regno, esistono prove dell'utilizzo di stranieri provenienti dalla Palestina, come descritto sulla pietra tombale del re.[1]

Considerazioni storiche
Terza e quarta dinastia
In tempi antichi le piramidi erano costruite interamente in pietra. Le locali cave di calcare erano la fonte preferita di materiale per il corpo principale di queste piramidi, mentre un calcare di maggiore qualit, estratto a Tura (vicino all'odierna Il Cairo), era utilizzato come copertura esterna. Il granito, estratto vicino ad Assuan, serviva per la costruzione di alcuni elementi architettonici, tra cui le saracinesche (un tipo di porta) e i soffitti e le mura della camera funebre. Occasionalmente, il granito veniva utilizzato anche per la copertura esterna, come nella piramide di Micerino. Nelle prime piramidi, gli strati di pietra che formavano il corpo della piramide erano posati inclinati verso l'interno. Si scopr in seguito che questa configurazione era meno stabile di quella che vedeva le pietre appoggiate orizzontalmente l'una sull'altra. La piramide di Bent a Dahshur sembra indicare l'accettazione di una nuova tecnica come transizione tra questi due stili edilizi. La sua sezione inferiore fatta di rocce inclinate, mentre quelle superiori sono orizzontali.

Dal Medio Regno in avanti


Durante il Medio Regno le tecniche di costruzione delle piramidi cambiarono di nuovo. Molte delle piramidi costruite in quel periodo sono poco pi che montagne di mattoni di fango coperti da uno strato di calcare lucido. In molti casi le piramidi pi recenti erano costruite sulla cima di colline naturali al fine di ridurre il quantitativo di materiale necessario per la costruzione. I materiali ed i metodi di costruzione usati nelle prime piramidi hanno garantito la loro sopravvivenza con un miglior stato di conservazione rispetto ai monumenti degli ultimi faraoni.

Teorie sulla costruzione delle piramidi egizie

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Ipotesi sui metodi di costruzione


Costruzione delle piramidi a partire dalla pietra estratta
Uno dei principali problemi che i primi costruttori dovettero affrontare era la necessit di spostare enormi quantit di roccia. La tomba di Djehutihotep (risalente alla XII dinastia) contiene l'immagine di 172 uomini che trascinano una statua di alabastro con una slitta. Il peso della statua stato stimato in 60 tonnellate, e Denys Stocks ha calcolato che sarebbero stati necessari 45 lavoratori per iniziare a muovere un blocco lubrificato di 16300kg, o otto operai per uno di 2750kg.[2] Il dottor R. H. G. Parry[3] ha ipotizzato un metodo per far rotolare le pietre, tramite l'utilizzo di una macchna, simile ad una culla, ritrovata in numerosi templi del Nuovo Regno. Quattro di questi oggetti potevano essere avvolti attorno ad un blocco per permettere di farlo rotolare facilmente. Gli esperimenti svolti dalla Obayashi Corporation, con blocchi di cemento delle dimensioni di 0,8 per 1,6 metri, e pesanti 2,5 tonnellate, hanno mostrato come 18 uomini possano trascinare il blocco su una rampa con un'inclinazione del 25%, con una velocit di 18 metri al minuto. Vitruvio, nel De architectura[4], descrive un metodo simile per lo spostamento di grandi pesi di forma irregolare. Ancora non si sa se gli egizi abbiano utilizzato questa tecnica, ma gli esperimenti condotti hanno dimostrato che potrebbero essere state usate pietre di questa dimensione. In generale gli egittologi accettano questa ipotesi per le pietre da 2,5 tonnellate, ma non per quelle da oltre 15 tonnellate e per le molte da 70/80 tonnellate. Dato che le pietre utilizzate per il nucleo delle piramidi erano tagliate in maniera grossolana, soprattutto nella piramide di Cheope, un altro problema era dato dal materiale da utilizzare per riempire gli interstizi tra le pietre. Erano necessarie grandi quantit di gesso e macerie.[5][6] Il riempimento non aveva quasi per niente il dovere di legare le pietre, ma era necessario per stabilizzare la costruzione. Per trasformare il gesso in malta era necessario disidratarlo scaldandolo con grandi quantit di legna. Secondo gli egittologi i ritrovamenti del 1984/1995 del David H. Koch Pyramids Radiocarbon Projects[7][8] potrebbero far pensare che l'Egitto abbia raso al suolo le sue foreste e recuperato ogni pezzetto di legno al fine di costruire le piramidi di Giza e le altre fin dalla IV dinastia. La datazione al carbonio di alcuni blocchi del nucleo hanno dimostrato che la datazione dello studio del 1984 era 374 anni prima di quanto attualmente accettato, e che la datazione del 1995 era in anticipo di 100200 anni. I membri della squadra ipotizzarono: "Pensiamo che sia improbabile che i costruttori delle piramidi abbiano usato soprattutto legno centenario per la preparazione della malta. I risultati del 1984 ci hanno lasciato pochi dati per poter concludere che la cronologia storica dell'Antico Regno sia sbagliata di circa 400 anni, ma la consideriamo almeno una possibilit". Per poter spiegare questa discrepanza, gli egittologi proposero la teoria del "legno antico", secondo la quale le date potrebbero derivare dal fatto che per la costruzione sia stato riciclato molto legno antico di secoli.[9] Esistono buone informazioni relativamente alla posizione delle cave, ad alcuni degli strumenti utilizzati per tagliare la roccia (dato che nessuno scalpello di rame ancora stato trovato in queste cave), al trasporto delle pietre fino al monumento, al livellamento delle fondamenta, ed alla costruzione della sovrastruttura. Probabilmente gli operai utilizzavano scalpelli di rame, trapani e seghe per il taglio delle pietre, dato che molte erano fatte di calcare. Le pietre pi dure, come granito, granodiorite, sienite e basalto, non potevano essere tagliate coi soli strumenti di rame. Furono invece lavorate con metodi pi lenti, come ad esempio colpendole con diabasi, trapanandole o segandole con l'aiuto di materiale abrasivo, tipo la sabbia di quarzo.[10][11] I blocchi venivano trasportati con slitte lubrificate probabilmente con acqua.[12][13] Il livellamento delle fondamenta potrebbe essere stato realizzato tramite l'uso di fossi riempiti d'acqua, come ipotizzato da Mark Lehner e I.E.S. Edwards, o con l'uso di una squadra diretta da supervisori esperti.[14][15]

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Gli scritti di Erodoto e Diodoro Siculo


I principali dubbi sulla costruzione delle piramidi si concentrano soprattutto sul modo in cui i blocchi furono posti in cima alla struttura. Non esistono prove archeologiche o storiche che aiutino a risolvere il dubbio. Buona parte della discussione sulle tecniche edilizie riguarda le poche prove a disposizione. I racconti storici della costruzione delle piramidi egizie non permettono di capire la tecnica utilizzata per sollevare i blocchi. Nonostante questo molti egittologi fanno riferimento a questi scritti quando discutono il sollevamento dei blocchi. Talete, secondo Ieronimo,[16] visit le piramidi egizie nel VII secolo a.C. e, usando triangoli simili, triangoli rettangoli e le ombre delle piramidi, ne misur l'altezza ed il volume. I primi racconti storici della costruzione di questi monumenti risalgono a secoli dopo la costruzione delle piramidi, e sono opera di Erodoto (V secolo a.C.) e Diodoro Siculo (I secolo a.C.). Lo scritto di Erodoto recita:[17]

Questa piramide era fatta come le scale, che alcuni chiamano gradini ed altri livelli. Quando questo la sua prima forma era
stata completata, gli operai usavano corti tronchi di legno come leva per sollevare il resto delle pietre; sollevavano i blocchi dal suolo sopra il primo livello di gradini; quando la pietra era stata sollevata, era posta su un nuovo livello che poggiava sul primo, e da qui tramite la leva veniva spostata al successivo. Pu darsi che ci fosse una nuova leva su ogni livello di gradini, o forse era la stessa, portatile, che spostavano di livello; resto dubbioso su questo punto, dato che vengono citati entrambi i metodi. La cosa certa, per, che la parte superiore della piramide era finita per prima, per poi passare al livello subito sottostante, completando il primo in basso per ultimo.

La versione di Diodoro Siculo dice:[18]

Ed egli disse che la pietra era stata trasportata da grande distanza dall'Arabia, e che gli edifici erano eretti tramite rampe di
terra, dato che le macchine per sollevare non erano ancora state inventate; e la cosa pi sorprendente che, nonostante queste grandi strutture siano state erette in un'area circondata da sabbia, non restano tracce di queste rampe o della lavorazione delle pietre, tanto che non sembra il risultato del paziente lavoro degli uomini, ma piuttosto come se l'intero complesso fosse stato posto qui gi completato da qualche dio. Ora gli egizi tentano di rendere queste cose una meraviglia, parlando di rampe che sarebbero state costruite con sale e che, quando il fiume fu fatto scorrere contro di esse, si sciolsero dilavandosi e non lasciando traccia senza bisogno di intervento umano. Ma in verit, quasi sicuramente non fu fatto in questo modo! Piuttosto, la stessa moltitudine di operai che eressero i tumuli riportarono l'intera massa di materiale nel suo luogo di origine; dicono che 360 uomini furono costantemente impegnati nel lavoro, prima che l'intero edificio fosse finito alla fine di 20 anni di lavoro.

Si sa che sia le opere di Erodoto che di Diodoro Siculo contengono grossi errori, e che il Siculo viene spesso accusato di prendere spunto dalle opere di Erodoto. La descrizione fatta da Erodoto dello schiavismo uno dei miti pi persistenti riguardo il processo di costruzione, e quella di Diodoro Siculo del trasporto delle pietre dall'Arabia scorretto. Dato che entrambi vengono considerati inaffidabili, impossibile scegliere quale sia la tecnica corretta a partire dai documenti storici. In ogni caso queste opere forniscono alcune prove sia per l'uso di macchine di sollevamento che per l'uso delle rampe.

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Vari tipi di rampe


Molti egittologi concordano sul fatto che le rampe siano il pi probabile dei possibili metodi utilizzati per sollevare i blocchi, anche se precisano che si tratta di un metodo incompleto, che deve essere completato da un altro mezzo. Prove archeologiche riguardanti l'uso delle rampe sono state trovate presso la Grande piramide di Giza[19] e presso altre piramidi. Il metodo pi accettato per l'uso delle rampe l'uso delle leve.[20] (Lehner 1997: 222). Le prove archeologiche dimostrano solo l'esistenza di piccole rampe e camminamenti inclinati, non qualcosa che potrebbe essere stato utilizzato per la costruzione di buona parte del monumento. Ad aggiungere incertezza c' il fatto che sembrano esistere molte prove che ipotizzano l'uso di metodi non-standard o ad hoc nella costruzione delle piramidi (Arnold 1991: 98,[21] Lehner 1997: 223). Esistono molti stili di rampe ipotizzate, con notevoli differenze tra loro.[22] Uno dei metodi pi screditati l'utilizzo di grandi rampe diritte, soprattutto a causa della loro enorme dimensione, la mancanza di prove archeologiche, l'alto costo di forza lavoro e altri problemi (Arnold 1991: 99, Lehner 1997: 215, Isler 2001: 213[23]).

Esempi di grandi rampe diritte

Da sinistra a destra: rampa zig-zag (Holscher), rampa che utilizza la parte incompleta della sovrastruttura (Dieter Arnold), e rampa a spirale supportata dalla sovrastruttura (Mark Lehner)

Altre rampe permettevano di risolvere il problema della dimensione, accusate per di non essere funzionali e di mancare di prove archeologiche. Esistono ipotesi di rampe a zig-zag, rampe diritte utilizzate per le parti incomplete della sovrastruttura (Arnold 1991), rampe a spirale sostenute dalla sovrastruttura e rampe a spirale che poggiavano sul monumento gi costruito. Mark Lehner ipotizz l'uso di rampe a spirale, che partivano dalla cava di pietra a sudest e proseguivano lungo l'esterno della piramide. I blocchi di pietra potrebbero essere stati trainati con slitte lungo rampe lubrificate con acqua o latte.[24] I metodi basati sull'uso di leve sono considerati i pi fattibili per completare l'uso delle rampe, in parte a causa della descrizione fatta da Erodoto, ed in parte grazie allo Shaduf, un metodo di irrigazione descritto la prima volta in Egitto durante il Nuovo Regno, e ritrovato anche nell'Antico Regno della Mesopotamia. Secondo il punto di vista di Lehner (1997: 222) le leve sarebbero state impiegate per sollevare il 3% del materiale della sovrastruttura. importante notare che il 4% di questo materiale rappresenta un terzo del totale del monumento. In altre parole, secondo Lehner, le leve sarebbero state utilizzate per sollevare piccole parti di materiale a grandi altezze. Tra i metodi che sfruttano le leve, vi sono quelli che prevedono il sollevamento incrementale dei blocchi, sollevando ripetutamente il blocco ed inserendovi sotto strati di legno o roccia a fare da spessore. Altri metodi usano leve pi grandi per effettuare lo spostamento in un colpo solo. Dal momento che la discussione sulle tecniche edilizie

Teorie sulla costruzione delle piramidi egizie utilizzate per il sollevamento dei blocchi tenta di risolvere una carenza delle fonti storiche ed archeologiche con spiegazioni di metodi implementabili, i seguenti esempi di Isler, Keable e Hussey-Pailos[25] elencano questi metodi sperimentali. Il metodo di Isler (1985, 1987) un metodo incrementale e, nell'esperimento di Nova (1992), furono usati spessori di legno. Isler[26] fu in grado di sollevare un blocco su un altro in circa un'ora e mezza. Il metodo di Peter Hodges e Julian Keable[27] simile a quello di Isler, e usava piccoli blocchi di cemento come spessori, pallet di legno ed un pozzo. Keable fu in grado di svolgere l'operazione in circa due minuti. Il metodo di Scott Hussey-Pailos (2005)[25] usa una semplice leva per sollevare un blocco in un colpo solo. Questo metodo fu testato con materiali meno resistenti degli analoghi egizi, con un fattore di sicurezza 2, e permise di sollevare un blocco di 2,5 tonnellate in un colpo solo in un minuto. Questo metodo stato proposto assieme alle rampe di Mark Lehner come pi probabile accoppiata.

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Ipotesi delle rampe interne di Jean-Pierre Houdin


Il padre di Houdin era un architetto che, nel 1999, scopr un metodo di costruzione che, secondo lui, aveva pi senso di qualsiasi precedente metodo proposto per la costruzione delle piramidi. Per poter sviluppare la sua ipotesi, Jean-Pierre Houdin, anch'egli architetto, abbandon il lavoro dedicandosi alla prima ricostruzione in 3D tramite CAD di un modello architettonico della grande piramide di Giza.[28] Il suo progetto prevedeva l'uso di una rampa esterna per la costruzione del primo 30% della piramide, ed una rampa interna fatta di pietra per portare i blocchi sopra questo livello.[29] Le pietre della rampa esterna venivano riciclate per i livelli superiori, e questo spiegherebbe l'altrimenti enigmatica loro mancanza. Dopo quattro anni di lavoro in solitaria, ad Houdin si un una squadra di ingegneri della ditta informatica francese Dassault Systmes, i quali utilizzarono la pi sofisticata tecnologia CAD per raffinare e testare la sua ipotesi, rendendola (secondo Houdin) la sola ad essere stata dimostrata come fattibile.[30] Nel 2006 Houdin annunci la scoperta in un libro: Khufu: The Secrets Behind the Building of the Great Pyramid,[31] e nel 2008 scrisse assieme all'egittologo Bob Brier un secondo libro: The Secret of the Great Pyramid[32] Secondo il metodo di Houdin, ogni rampa all'interno della piramide terminava con uno spazio aperto, una tacca lasciata aperta sul lato della costruzione.[33] Questo spazio di 10 m2 conteneva una gru che sollevava e ruotava blocchi da 2,5 tonnellate, permettendo a otto uomini di spostarla sopra la successiva rampa interna. Vi un buco in ognuno dei posti giusti, e nel 2008 il coautore di Houdin, Bob Brier, con una troupe della National Geographic, entr in una camera inesplorata che poteva rappresentare l'inizio di una di queste rampe.[34] Nel 1986 un membro della squadra francese vide una volpe del deserto in uno di questi posti, come se fosse salita dall'interno. La tesi di Houdin resta non dimostrata, e nel 2007 l'egittologo dell'UCL David Jeffreys descrive la teoria della spirale interna come "inverosimile ed orribilmente complicata", mentre il professore di Oxford John Baines dice di essere "diffidente riguardo a qualsiasi teoria che cerchi di spiegare solo come la grande piramide fu costruita".[35] stata portata una piccola prova a suo favore. Nel 1986 una squadra francese fece un'analisi micro-gravimetrica della struttura. Non inclusa nel resoconto finale, ma chiaramente visibile in alcuni disegni non pubblicati, si vede un qualcosa di forma spirale nel posto giusto.[36] Houdin convinto che la sua teoria verr presto confermata o smentita da una delle numerose nuove tecniche, tra cui fotografie a infrarossi del raffreddamento della piramide la sera.[37] Houdin svilupp anche una nuova teoria a partire dal proprio modello architetturale, che potrebbe infine spiegare l'esistenza della camera della Grande Galleria interna, che altrimenti sembra quasi inutile. Egli crede che la galleria sia servita da scivolo/guida per i contrappesi. Avrebbe permesso il sollevamento dei cinque blocchi di granito da 60 tonnellate che formano il soffitto della camera del Re. Partendo dall'ipotesi di Houdin, l'ingegnere M.V. Fiorini ha proposto un'ipotesi complessiva[38] per la realizzazione della Piramide di Cheope; questa una proposta sincretica che unisce uso di rampe esterne, una rampa interna e il cemento-calcare.

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Ipotesi del cemento di calcare


Lo scienziato dei materiali Joseph Davidovits disse che i blocchi della piramide non furono di pietra scavata, ma piuttosto una forma di cemento di calcare, e che furono fatti come il moderno cemento.[39] Secondo quest'ipotesi, morbido calcare con un alto contenuto di caolinite fu recuperato dall'uadi a sud della piana di Giza. Il calcare fu sciolto in pozze create dal Nilo fino a diventare liquido. La calce (trovata nelle ceneri dei fuochi di cottura) ed il natron (usato dagli Egizi anche per la mummificazione) venivano poi mischiati. Le pozze venivano quindi lasciate evaporare, fino ad ottenere una mistura umida simile all'argilla. Questo "cemento" umido sarebbe stato trasportato sul luogo di costruzione, dove sarebbe stato versato in stampi di legno, ottenendo in pochi giorni una reazione chimica simile a quella del vero cemento. Nuovi blocchi, afferm, potevano essere creati sul posto, sopra agli altri gi posizionati. Furono effettuati test di fattibilit in un istituto geopolimero nella Francia settentrionale, e si scopr che un gruppo di cinque/dieci persone, usando solo strumenti manuali, poteva creare una struttura con cinque blocchi (da 1,3 - 4,5 tonnellate) in un paio di settimane.[40] Afferm anche che la stele della carestia, assieme ad altri testi geroglifici, descrive il metodo usato per la creazione delle pietre. Il metodo proposto da Davidovits non accettato dalla maggior parte degli accademici. Non spiega la presenza di pietre di granito, pesanti oltre 10 tonnellate, sopra la camera del Re, che sono obbligatoriamente estratte da una cava. I geologi hanno attentamente studiato l'ipotesi di Davidovits, concludendo che il materiale era calcare naturale proveniente dalla cava della formazione di Mokattam.[41] Secondo Davidovits, comunque, il materiale usato proverrebbe dalla stessa cava indicata dai geologi. L'ipotesi di Davidovits ha recentemente guadagnato il sostegno di Michel Barsoum, un ricercatore scienziato dei materiali.[42] Michel Barsoum ed i suoi colleghi della Drexel University hanno pubblicato le loro scoperte sostenendo l'ipotesi di Davidovits in Journal of the American Ceramic Society nel 2006. Utilizzando un microscopio elettronico a scansione, scoprirono minerali composti e bolle d'aria all'interno del campione preso dai blocchi di calcare della piramide, non presenti nel calcare naturale.[43] Dipayan Jana, un petrografo, fece una presentazione presso l'ICMA (International Cement Microscopy Association) nel 2007[44] fornendo un documento[45] in cui discuteva il lavoro di Davidovits e Barsoum concludendo che "siamo lontani dall'accettare anche solo una remota ipotesi di costruzione "manuale" delle pietre della piramide".

Esperimenti di NOVA di costruzione di una piramide


Nel 1997 Mark Lehner e Roger Hopkins, uno scalpellino di Sudbury, si unirono per condurre un esperimento di costruzione di una piramide per un episodio televisivo della serie NOVA. Costruirono una piramide alta sei metri e larga nove metri, per un totale di 162 m3 e 405 tonnellate. Era formata da 186 pietre pesanti in media 2,2 tonnellate ognuna. Impiegarono solo tre settimane a farlo. Dodici cavatori scavarono le 186 pietre in 22 giorni. Furono in grado di impilarle utilizzando 44 uomini. Utilizzarono martelli di ferro, scalpelli e leve (si tratta di una scorciatoia moderna, dato che gli Egizi potevano disporre solo di rame e legno). Fecero la cosa anche con strumenti di rame, concludendo che era possibile farlo anche in quel modo, solo che serviva manodopera aggiuntiva per rimodellare costantemente nuovi attrezzi. Stimarono di aver bisogno di altri venti uomini per questa operazione. Un altro trucchetto fu l'uso di una pala caricatrice o di un carrello elevatore. Comunque gli strumenti moderni non potevano essere utilizzati per la costruzione fisica della piramide. Utilizzarono le leve per sollevare la pietra di punta della piramide ad un'altezza di sette metri. Quattro o cinque uomini erano in grado di usare le leve su pietre pesanti meno di una tonnellata, ruotarle e trasportarle facendole rotolare. Le pietre pi grosse andavano trascinate. Scoprirono che ponendo le pietre su slitte di legno, e trascinandole su percorsi di legno, potevano trascinare una pietra da due tonnellate usando da dodici a venti uomini. Il legno usato per costruire slitte e tracciato andava importato dal Libano a costo molto elevato, dato che in Egitto se ne trovava poco. Anche se questi neo-costruttori hanno faticato a ricreare l'unione perfetta tipica degli antichi Egizi, Hopkins era convinto che col tempo avrebbero fatto pi pratica.[46][47]

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La Grande Piramide
Alcuni ricercatori propongono stime alternative della forza lavoro necessaria. Ad esempio, il matematico Kurt Mendelssohn ha calcolato che erano sufficienti al massimo 50000 uomini, mentre Ludwig Borchardt e Louis Croon hanno posto il limite a 36000. Secondo Miroslav Verner furano sufficienti meno di 30000 uomini per la costruzione della grande piramide. Uno studio di progettazione svolto dalla Daniel, Mann, Johnson, & Mendenhall, in associazione con Mark Lehner ed altri egittologi, ha stimato che il progetto complessivo avrebbe richiesto 14567 persone, ed un picco di 40000. Senza l'uso di pulegge, ruote e accessori in ferro, utilizzarono il metodo percorso critico per dichiarare che la grande piramide fu completata in circa 10 anni.[48] Nel loro studio si dice che il numero dei blocchi utilizzati nella costruzione fu tra i 2 e i 2,8 milioni (con una media di 2,4 milioni), ma concludendo con un totale di 2 milioni dopo aver sottratto il volume stimato degli spazi vuoti di camere e gallerie.[48] Molte fonti concordano su questa cifra, poco sopra i 2,3 milioni.[49] I calcoli fanno pensare che gli operai potrebbero aver mantenuto un ritmo di 180 blocchi l'ora (3 al minuto) con 10 ore di lavoro giornaliere per poter sistemare ogni singolo blocco. Trassero questi numeri dai modelli tridimensionali moderni che non facevano uso di macchine non disponibili agli Egizi, concludendo per che era ancora ignota la tecnica edilizia utilizzata per la Grande Piramide.[48] Come disse Craig Smith della squadra:
(EN) (IT)

The logistics of construction at the Giza site are


staggering when you think that the ancient Egyptians had no pulleys, no wheels, and no iron tools. Yet, the dimensions of the pyramid are extremely accurate and the site was leveled within a fraction of an inch over the entire 13.1-acre base. This is comparable to the accuracy possible with modern construction methods and laser leveling. That's astounding. With their 'rudimentary tools,' the pyramid builders of ancient Egypt were about as accurate as we are today with 20th century technology

Le logistiche di costruzione di Giza sono impressionanti se


si pensa che gli antichi Egizi non avevano a disposizione pulegge, ruote e accessori di ferro. Le dimensioni delle piramidi sono estremamente accurate e il sito stato livellato con un errore di meno di un centimetro su una base di oltre cinque ettari. E' paragonabile all'accuratezza dei moderni metodi edilizi ed al livellamento al laser. E' sbalorditivo. con i loro 'attrezzi rudimentali', i costruttori di piramidi dell'antico Egitto furono accurati quasi quanto lo siamo noi con la tecnologia del XX secolo
[50]

( DMJM Solves the Riddle of the Sphinx...Okay, Well, its Neighbor

Si crede che l'intera piana di Giza sia stata costruita durante il regno di cinque faraoni, in meno di un secolo, e generalmente comprende: la grande piramide di Cheope, quelle di Chefren e Micerino, la grande Sfinge, la Sfinge e la valle dei templi, 35 posti per barche tagliati nella roccia e numerosi camminamenti, oltre alla pavimentazione di quasi tutta la piana con grandi pietre. Non compresa la piramide settentrionale del figlio di Chefren, Djedefre (Abu Rawash), non costruita in questi 100 anni). Nei cento anni che precedettero Giza, a partire da Djoser che regn dal 2687 al 2667 a.C., tra le dozzine di altri Particlare dei blocchi da 1,5 tonnellate che templi, piccole piramidi ed altri progetti, furono costruite altre tre compongono la grande piramide di Cheope grandi piramidi. Si tratta della piramide a gradoni di Saqqara (che si crede essere la prima piramide egizia), la piramide Romboidale e la piramide Rossa. In questo periodo (tra il 2686 ed il 2498 a.C.) fu costruita anche la diga di Wadi Al-Garawi, per la quale furono usati 100000 metri cubi di rocce e macerie.[51]

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Note
[1] A.Altenmller, A. M. Moussa, Studien zur altgyptischen Kultur 18 (1991), p. 36 [2] Stocks, Denys A. Experiments in Egyptian Archaeology Routledge 2003 ISBN 978-0415306645 pp.196-197 (http:/ / books. google. co. uk/ books?id=oLDuHvQODoIC& pg=PA197& dq="great+ pyramid"+ + Djehutihotep+ sledge+ stones& ei=jkbOSNC9I6XayATY8PjiBA& client=firefox-a& sig=ACfU3U2Vjilg6hb64WcmZ_bitO47LZUMiQ#PPA197,M1) [3] ATSE - Parry (http:/ / www. atse. org. au/ index. php?sectionid=376) [4] "Vitruvius's books of architecture" (http:/ / penelope. uchicago. edu/ Thayer/ E/ Roman/ Texts/ Vitruvius/ 10*. html) [5] John Romer, The Great Pyramid: ancient Egypt revisited, Cambridge University Press, 2007, 157158. ISBN 978-0521871662 [6] Bob Brier; Jean-Pierre Houdin, The Secret of the Great Pyramid: How One Man's Obsession Led to the Solution of Ancient Egypt's Greatest Mystery, Smithsonian, 2008, 72,80. ISBN 978-0061655524 [7] http:/ / www. 2dcode-r-past. com/ 1995Radiocarbonproject. pdf [8] David H. Koch Pyramids Radiocarbon Project (http:/ / www. archaeology. org/ 9909/ abstracts/ pyramids. html) [9] How Old Are the Pyramids | Mark Lehner's Team Finds Out | (http:/ / www. aeraweb. org/ projects/ how-old-are-the-pyramids/ ). Aeraweb.org.URL consultato in data 16 novembre 2011. [10] Isler, Martin Sticks, stones, and shadows: building the Egyptian pyramids University of Oklahoma Press 2001 ISBN 978-0-8061-3342-3 p.229 (http:/ / books. google. co. uk/ books?id=Ip-tqz1xGkoC& pg=PA229& dq=Egyptian+ copper+ tools+ abrasive,+ like+ quartzite+ sand. & ei=G_mQSsyDIo6CyQSknfjABw#v=onepage& q=& f=false) [11] Stocks, Denys A. Experiments in Egyptian archaeology: stoneworking technology in ancient Egypt Routledge luglio 2003 ISBN 978-0415306645 [12] L'illustrazione di una grande statua pesante circa 60 tonnellate, trascinata tramite una slitta lubrificata da un liquido versato davanti a lei, viene descritta in Stocks, Denys A. Experiments in Egyptian archaeology: stoneworking technology in ancient Egypt Routledge luglio 2003 ISBN 978-0415306645 p.196 [13] Nicholson, Paul T; Ian Shaw Ancient Egyptian materials and technology Cambridge University Press (23 Marzo 2000) ISBN 978-0521452571 p.18 [14] Edwards, Iorwerth Eiddon Stephen; John Cruikshank Rose The Pyramids of Egypt 1947 p.9 (http:/ / books. google. co. uk/ books?id=mA-onR7SxowC& pg=PT8& dq=levelling+ pyramid+ foundations+ trenches+ water& as_brr=3& ei=PAWRSpebI5KOyATkveCcBw#v=onepage& q=filled them& f=false) [15] Arnold, Dieter Building in Egypt: Pharaonic Stone Masonry Oxford University Press USA; New edition edition (3 luglio 1997) ISBN 978-0195113747 pp.13-14 (http:/ / books. google. co. uk/ books?id=0JFRWFI5gHMC& pg=PA13& dq=levelling+ pyramid+ foundations+ trenches+ water& as_brr=0& ei=ywWRSrinM5G-ywS7rOy3Bw#v=onepage& q=& f=false) [16] Diogene Laerzio, Vite di eminenti filosofi, libro 1, capitolo 1. [17] Godley, A. D. ed. (1920) Herodotus, The Histories. Harvard University Press. Libro 2 Capitolo 125. [18] Murphy, Edwin. (1990) The Antiquities of Egypt: A Translation with Notes of Book I of the Library of History of Diodorus Siculus. Transaction Publishers. ISBN 9780887383038 [19] Hawass, Zahi. Pyramid Construction. New Evidence Discovered at Giza. In Stationen. Beitrge zur Kulturgeschichte gyptens Rainer Stadelmann gewidmet, pp. 5362. Edito da Heike Guksch e Daniel Polz. Mainz: Philipp von Zabern, 1998. (http:/ / www. gizapyramids. org/ pdf library/ hawass_fs_stadelmann. pdf) [20] Lehner, Mark 1997. The Complete Pyramids. Thames and Hudson. New York. [21] Arnold, Dieter. 1991. Building in Egypt: Pharonic Stone Masonry. Oxford University Press. New York, New York. [22] Zahi Hawass. Building a Pyramid (http:/ / www. zahihawass. com/ egyptian_hist_dev_building. htm). 2006.URL consultato in data 17 marzo 2007. 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Teorie sulla costruzione delle piramidi egizie


[34] Bob Brier (2009) "Update: Return to the Great Pyramid" Archaeology 62(4): 27-29 [35] Secrets of a lost world (http:/ / www. theengineer. co. uk/ Articles/ 299582/ Secrets+ of+ a+ lost+ world. htm) The Engineer, 08 maggio 2007. [36] Great Pyramid Mystery to Be Solved by Hidden Room? (http:/ / news. nationalgeographic. com/ news/ 2008/ 11/ 081114-pyramid-room_2. html) National Geographic, 14 novembre 2008. [37] Hidden ramps may solve the mystery of the Great Pyramid's construction (http:/ / www. archaeology. org/ 0705/ etc/ pyramid. html) Archaeological Institute of America Volume 60 Number 3, maggio, giugno 2007. [38] Marco Virginio Fiorini, Nel cantiere della Grande Piramide, 2012, Ananke [39] M. W. Barsoum, A. Ganguly & G. Hug, (2006), Microstructural Evidence of Reconstituted Limestone Blocks in the Great Pyramids of Egypt, Journal of the American Ceramic Society 89 (12), 3788- 3796 [40] Ari-Kat technology, Science Applied to Archeology. (http:/ / www. geopolymer. org/ category/ archaeology/ pyramids/ ) [41] Harrell, James A. and Bret E. Penrod. 1993. "The Great Pyramid Debate -- Evidence from the Lauer Sample." Journal of Geological Education, vol. 41:358-363. [42] (http:/ / news. yahoo. com/ s/ livescience/ 20070522/ sc_livescience/ thesurprisingtruthbehindtheconstructionofthegreatpyramids) Aiuto:Fonti#Siti web [43] M. W. Barsoum, A. Ganguly, G. Hug (2006). Microstructural Evidence of Reconstituted Limestone Blocks in the Great Pyramids of Egypt. Journal of the American Ceramic Society 89 (12), 37883796. Blackwell Synergy - J American Ceramic Society (http:/ / www. blackwell-synergy. com/ doi/ abs/ 10. 1111/ j. 1551-2916. 2006. 01308. x) [44] The Egyptian Pyramid Enigma (http:/ / www. cmc-concrete. com/ CMC Seminars/ 2007 ICMA Pyramid. pdf) [45] The Great Pyramid Debate: Evidence from Detailed Petrographic Examinations of Casing Stones from the Great Pyramid of Khufu, a Natural Limestone from Tura, and a Man-Made (Geopolymeric) Limestone, Proceedings of the 29th Conference on Cement Microscopy, International Cement Microscopy Association, Quebec City, Canada, maggio 2007 (http:/ / www. cmc-concrete. com/ CMC Publications/ 2007, The Great Pyramid Debate, 29th ICMA. pdf) [46] "This Old Pyramid" (http:/ / www. pbs. org/ wgbh/ nova/ transcripts/ 1915mpyramid. html) PBS Airdate: 4 febbraio 1997. [47] Lehner, Mark. The Complete Pyramids. London: Thames and Hudson (1997) p.202-225 ISBN 0-500-05084-8. [48] Civil Engineering magazine, giugno 1999 url=http:/ / web. archive. org/ web/ 20070608101037/ http:/ / www. pubs. asce. org/ ceonline/ 0699feat. html [49] Khufu's Inside Story (http:/ / www. pbs. org/ wgbh/ nova/ pyramid/ explore/ khufustory. html) in Nova online. PBS.org, 1997.URL consultato in data 13 aprile 2007. [50] http:/ / findarticles. com/ p/ articles/ mi_m0EIN/ is_1999_Feb_5/ ai_53718895 [51] (1622 settembre 2004)(2006) Al Ahram. The World's Oldest Dam (http:/ / weekly. ahram. org. eg/ 2004/ 708/ he1. htm)

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Collegamenti esterni
How to Build a Pyramid, Archaeology Magazine, maggio/giugno 2007 (http://www.archaeology.org/0705/ etc/pyramid.html) Engineering the Pyramids - Materials Science and Engineering, Drexel University (http://www.materials. drexel.edu/Pyramids/)

Tempio a valle di Chefren

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Tempio a valle di Chefren


Il Tempio a valle di Chefren era l'edificio del complesso funerario piramidale adibito al culto del sovrano relativamente all'imbalsamazione, alla cerimonia di apertura della bocca ed era situato nella valle del Nilo. Scoperto da Auguste Mariette nel 1852, che erroneamente lo attribu alla Sfinge, si collegava al tempio funerario di Chefren tramite una rampa processionale ascensionale lunga 494 metri ed l'unico tempio a valle che si sia conservato e che ci pervenuto in buono stato di conservazione. Costruito a destra della Sfinge, doveva avere in origine l'aspetto di una mastaba in pianta quadrata di 45 metri di lato con 13 metri d'altezza, presenta mura in blocchi di granito rosso di Assuan, collocati in maniera perfetta e precisa che lo rendono impressionante per il severo aspetto in quanto privi di decorazioni ad eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso. I conci delle poderose mura sono in calcare di Tura di enormi dimensioni ed il loro volume di circa 55 metri cubi che sviluppano un peso di quasi 150 tonnellate mentre un blocco di granito pesa sulle 45 tonnellate.

pianta del tempio a valle di Chefren

Nella grande sala a T rovesciata, i 16 pilastri monoliti in granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi, dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti in calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione in alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano assiso, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca. Nel 1859 Mariette scopr nella prima anticamera un pozzo ove erano state gettate le statue regali per preservarle dalle profanazioni e dai ladri. Purtroppo solo una era intatta ed conservata oggi al museo de Il Cairo. Dalla parte centrale del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva a varie camere, corridoi, vestiboli, atri ed ambienti per contenere le barche solari. Ha due entrate sul lato nord ove si trovano ancora ruderi di quattro sfingi ed in questo tempio compare per la prima volta l'elemento architettonico della modanatura a gola egizia.

Galleria immagini

Tempio a valle con vestigia della banchina

Mura esterne con parziale rivestimento in granito

Cornice in granito in primitiva "gola egizia"

Varco d'entrata

Tempio a valle di Chefren

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Rivestimento in granito di un corridoio

Corridoio laterale con supporti per statue

Corridoio centrale sala a T con pilastri monolitici

Corridoio d'accesso

Voci correlate
Necropoli di Giza Piramide di Chefren Tempio funerario di Chefren Tempio funerario Tempio a valle

Bibliografia
Corinna Rossi - Piramidi - Ed. White Star AA.VV. - Egitto - Ed. Bonechi - ISBN 8847618665 AA.VV. - Magnifiche piramidi e sfingi misteriose - Ed. De Agostini Jean-Philippe Lauer ed altri - Egitto - Ed. Rizzoli - ISBN 1129085698 AA.VV. - Le grandi scoperte dell'archeologia - Ed. De Agostini - Novara 1993

Tempio a valle di Micerino

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Tempio a valle di Micerino


Il tempio a valle di Micerino era l'edificio del complesso funerario piramidale adibito al culto del sovrano relativamente all'imbalsamazione, alla cerimonia di apertura della bocca ed era situato nella valle, vicino alle sponde del Nilo. Nel 1908, l'archeologo George Reisner inizi la ricerca del tempio a valle, terminato dal figlio di Micerino, Shepsekhet, in mattoni crudi come il tempio funerario e del quale quasi nulla ci pervenuto. L'edificio che era collegato al tempio funerario da una rampa processionale ascendente lunga oltre 600 metri, presentava un ingresso, un vestibolo con quattro colonne, magazzini, corridoi ed un cortile con sei colonne dal quale si accedeva al santuario circondato da varie stanze. Qui, Reisner, nel luglio del 1908, scopr le splendide triadi in scisto, nel complessivo numero di otto, di cui quattro in frammenti e quattro intatte delle quali tre sono conservate al museo de Il Cairo ed una al Museum of Fine Arts di Boston.

Pianta del tempio a valle di Micerino

Nel gennaio del 1909, ritrov la famosa diade, oggi al museo di Boston, ma nel complesso il tempio restitu numerose statue in varie fasi di lavorazione che hanno consentito successivamente di ricostruire il metodo usato dagli Egizi nella statuaria. Gli egittologi ipotizzano che in origine vi fossero tante triadi quanti i nomo ed i gruppi statuari rappresentavano le offerte votive per il ka del sovrano che pervenivano da ogni parte dell'Egitto.

Voci correlate
Necropoli di Giza Piramide di Micerino Tempio funerario di Micerino Tempio funerario Tempio a valle

Bibliografia
AA.VV. - Magnifiche piramidi e sfingi misteriose - Ed. De Agostini - ISBN 8841814276 AA.VV. - Le grandi scoperte dell'archeologia - Ed. De Agostini - Novara 1993 Maurizio Damiano-Appia - Egitto e nubia - Arnoldo Mondadori Editore - ISBN 8804397047

Abu Simbel

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Abu Simbel
Coordinate geografiche: 222013N 313732E22.33694N 31.62556E
Abu Simbel [1]

Localizzazione Stato Regione Egitto Assuan

UNESCO - Patrimonio dell'umanit Tipologia Criterio Pericolo Anno Numero Culturali (i) (iii) (vi) Non in pericolo 1979 88 [2]

Abu Simbel (o anche Abu Simbal, Ebsambul e Isambul; in arabo: o ), un sito archeologico dell'Egitto. Si trova nel governatorato di Assuan, nell'Egitto meridionale, sulla riva occidentale del Lago Nasser, circa 280km a Sud-Ovest di Assuan per via stradale. Il complesso archeologico di Abu Simbel composto da due enormi templi in roccia ricavati dal fianco della montagna dal faraone Ramses II nel XIII secolo a.C., eretti per intimidire i vicini Nubiani e per commemorare la vittoria nella Battaglia di Kadesh. Il sito archeologico fu scoperto nel 1813 dallo svizzero Johann Ludwig Burckhardt ma quasi completamente ricoperto di sabbia, fu violato per la prima volta il 4 agosto 1817 dall'archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni. Nel 1979 stato riconosciuto come patrimonio dell'umanit dall'UNESCO.

Abu Simbel

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Tempio maggiore
La terrazza
Tra i molti monumenti eretti dal faraone Ramses II il grande tempio di Abu Simbel generalmente considerato il pi imponente ed il pi bello. Sulla facciata, alta 33 metri e larga 38, spiccano le quattro statue di Ramsete II, ognuna delle quali alta 20 metri, in ognuna il faraone indossa le corone dell'Alto e del Basso Egitto, il copricapo chiamato "Nemes" che gli scende sulle spalle ed ha il cobra sulla fronte. Ai lati delle statue colossali ve ne sono altre pi piccole, la madre e la moglie Nefertari mentre tra le gambe ci sono le statue di alcuni dei suoi figli, riconoscibili dai riccioli Il tempio di Ramses II al lato del capo. Sopra le statue, sul frontone del tempio ci sono 14 statue di babbuini che, guardando verso est, aspettano ogni giorno la nascita del sole per adorarlo, in origine c'erano 22 statue di babbuini, tante quante le province dell'Alto Egitto, anche se secondo un'altra ipotesi le statue erano 24, una per ogni ora del giorno. Una delle statue di Ramses rimasta senza testa, infatti questa crollata pochi anni dopo la costruzione del tempio a causa di un terremoto ed rimasta ai piedi della statua. Nel crollo ha distrutto alcune delle statue pi piccole che si trovavano nella terrazza del tempio, si tratta di rappresentazioni dello stesso faraone e del dio Horus (falco). Sopra la porta di entrata del tempio in una nicchia scavata nella roccia, c' la statua del dio Ra' Ho Akthi, il dio falco unito al disco solare, la mano destra del dio poggia sullo scettro indicante trasformazione, detto WSR, mentre la sinistra poggia sull'immagine della dea Maat rappresentante la giustizia. Questi due simboli uniti al disco solare Ra' si ritrovano nel cartiglio di incoronazione di Ramsete II, quindi il faraone vuole indicare che il tempio dedicato sia al dio che a s stesso. Ai lati della nicchia ci sono Ramsete II, Abu Simbel due altorilievi raffiguranti il faraone mentre fa offerta del simbolo della giustizia al dio. Ai lati delle statue poste presso l'ingresso ci sono delle decorazioni, c' Hapy dio del Nilo, simbolo dell'abbondanza, che lega fiori di loto, simbolo dell'Alto Egitto, con i fiori di papiro, simbolo del Basso Egitto, per dimostrare l'unione del paese. Sotto queste scene, nel lato destro, quindi a nord, sono rappresentati dei prigionieri asiatici legati con corde che terminano con il fior dei papiro, simbolo del Nord, mentre nel lato sinistro, quindi a sud, sono rappresentati dei prigionieri africani legati con corde che terminano con fiori di loto, simboli del sud.

Abu Simbel

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Grande sala ipostila


L'entrata del tempio conduce alla grande sala dei pilastri, otto dei quali raffigurano il faraone con sembianze di Osiride, si tratta di statue alte 11 metri. Nel soffitto ci sono disegni incompiuti che rappresentano la dea Mut, che protegge il tempio con le sue ali distese. Le pareti della sala nel lato destro sono ricoperte di scene che rappresentano la vittoria di Ramses nella battaglia di Kadesh combattuta contro gli Ittiti. Nel lato sinistro ci sono altre imprese di Ramses.

Sala dei nobili e Santuario


Da qui si entra nella sala pi piccola del tempio, detta dei nobili, con quattro pilastri quadrati coperti da rilievi raffiguranti il faraone con varie divinit. Sulle pareti c' il faraone mentre offre profumi ed incensi alla barca di Amon, seguito dalla moglie, la regina Nefertari. Questa sala conduce al Sancta sanctorum.

Statua di Ramses II

Decorazione di una sala del tempio

Il Santuario contiene quattro statue sedute che guardano verso l'entrata, che a sinistra a destra raffigurano Ptah (dio dell'arte e dell'artigianato), Amon-Ra (dio del sole e padre degli dei), Ramses II deificato e Ra (il falco con il disco solare). All'epoca queste costituivano le divinit pi importanti del panteon egiziano[3] Qui, grazie all'orientamento del tempio calcolato dagli architetti, due volte all'anno, il 21 febbraio, il giorno della nascita di Ramses II, ed il 21 ottobre, giorno della sua incoronazione il primo raggio del sole si focalizza sul volto della statua del faraone. I raggi illuminano Da sinistra Ptah, Amon-Ra, Ramses II deificato e parzialmente anche Amon-Ra e Ra-Harakhti. Secondo gli antichi egizi Ra i raggi del sole avrebbero cos ricaricato di energia la figura del faraone.[3] Il dio Ptah considerato dio delle tenebre non viene mai illuminato. Dopo lo spostamento del tempio non si riuscito a replicare questo fenomeno che cominci a verificarsi il 22 febbraio e il 22 ottobre.

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Tempio minore
A nord del tempio maggiore, a un centinaio di metri, si trova il tempio, scavato nella roccia, dedicato ad Hathor ed a Nefertari moglie di Ramses. La facciata, larga 28 metri ed alta 12 metri ornata da sei statue alte 10 metri, tre ad ogni lato della porta di ingresso. Le statue raffigurano quattro volte Ramses e due Nefertari. Ai lati delle statue del faraone ci sono i figli in dimensioni minori, mentre ai lati di Nefertari sono raffigurate le figlie. l'unico tempio egizio dove una regina ha la stessa importanza del Facciata del tempio di Hathor e Nefertari faraone, lo stesso Ramses lo ha fatto scrivere in una incisione nei rilievi della facciata:... la casa dei milioni di anni, nessuna costruzione simile mai stata scavata. L'entrata del tempio conduce ad una sala contenente sei pilastri alti 3,20 metri sulla cui sommit vi sono le teste di Hathor. Sui pilastri ci sono iscrizioni che raccontano la vita del faraone e della regina e rilievi colorati che rappresentano sia Ramses che Nefertari con alcune divinit. Alle pareti vi sono scene del faraone e della moglie che offrono sacrifici agli dei. L'ultima sala quella con la statua della dea Hathor.

Trasloco
Nel 1960 il presidente egiziano Nasser decise l'inizio dei lavori per la costruzione della grande Diga di Assuan, opera che prevedeva la formazione di un enorme bacino artificiale. Tale grande progetto rischiava di cancellare numerose opere costruite dagli antichi egizi tra cui gli stessi templi di Abu Simbel. Grazie all'intervento dell'Unesco, ben 113 paesi si attivarono inviando uomini, denaro e tecnologia, per salvare il monumento. Vennero formulate numerose proposte a tale scopo e quella che, infine, ottenne maggiori consensi fu quella di tagliare, numerare e smontare blocco per blocco l'intera parte scolpita della collina sulla quale erano stati eretti i templi e successivamente ricostruire i monumenti in una nuova posizione 65m pi in alto e 300m pi

Modello che mostra le posizioni dei templi prima e dopo il trasloco

indietro rispetto al bacino venutosi a creare. I lavori durarono dal 1964 e il 1968 con l'impiego di oltre duemila uomini, guidati da un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani[4] provenienti da Carrara (MS) e Mazzano (BS), ed uno sforzo tecnologico senza precedenti nella storia dell'archeologia. La ricostruzione comprese anche l'erezione di una cupola in calcestruzzo armato posta appena sopra il monumento con la duplice funzione di preservare la struttura e di dare forma alla collina artificiale a cui vennero addossati i templi. L'intervento interess sia il tempio principale dedicato a Ramesse II sia quello secondario dedicato alla regina Nefertari. Nel ricostruire i templi fu mantenuto l'originale orientamento rispetto agli astri ed al sole, in modo da consentire (seppur con lo sfalsamento di un giorno) al sorgere del sole, due volte l'anno - il 22 febbraio e il 22 ottobre - di illuminare la camera centrale del tempio maggiore ove troneggiano le quattro divinit sedute: Ptah, Amon, Ramses II e Ra.

Abu Simbel Altri monumenti di minore rilevanza, e di minori dimensioni, anch'essi minacciati dal livello delle acque vennero smontati e donati a vari musei tra cui anche il Museo egizio di Torino

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Leggenda
Una leggenda vuole che la regina Nefertari sia morta all'ingresso del Grande Tempio.

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Abu_Simbel& language=it& params=22_20_13_N_31_37_32_E_type:landmark_scale:1000 [2] http:/ / whc. unesco. org/ en/ list/ 88 [3] Alberto Siliotti, Abu Simbel e i templi della Nubia, Egipt Pocket Guide, The American University in Cairo Press, pag. 44 [4] Visita ai templi di Abu Simbel in Alto Egitto (http:/ / www. nonsolobrasile. com/ DiariDiViaggio/ 122/ visita-ai-templi-di-abu-simbel-in-alto-egitto. html)

Altri progetti
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Ramesseum
Il Ramesseum il tempio funerario del faraone Ramesse II in Egitto. Esso collocato a Tebe, nell'Alto Egitto, nei pressi del fiume Nilo a poca distanza dalla moderna citt di Luxor. Il nome - nella sua forma francese Rhamession venne coniato da Jean-Franois Champollion, il quale visit queste rovine nel 1829 identificandovi per primo i geroglifici col nome di Ramesse ed i suoi titoli sulle mura. Originariamente il sito venne chiamato Casa di milioni di anni di Usermaatra-setepenra che unisce la citt di Tebe coi domini di Amon[1] Ramesse II modific, usurp o costru molte tra le pi Il complesso del Ramesseum visto nel suo complesso belle strutture del Nuovo Regno tra le quali proprio il Ramesseum, un tempio dedicato al faraone, dio in terra, dove la memoria sarebbe stata nota per generazioni a tutto il mondo dopo la sua morte corporale. I lavori per la costruzione del tempio iniziarono secondo i registri all'inizio del suo regno e si conclusero in 20 anni. Il disegno del tempio di Ramesse aderisce perfettamente ai canoni standard dell'architettura dei templi del Nuovo Regno. Orientato da nord-ovest a sud-est, il tempio stesso comprendeva due piloni di pietra per ingresso che conducevano al cortile del tempio. Oltre il secondo cortile, al centro del complesso, si trovava una sala ipostila sorretta da 48 colonne che circondava il santuario interno. Nel primo cortile inoltre si trovava una gigantesca statua del re di cui ancora oggi si possono ammirare i resti.[2]

Ramesseum

66 Come da costume, i piloni d'ingresso e le mura esterne vennero decorate con scene commemoranti scene di vittorie militari del faraone oltre a raffigurazioni di dei egizi. Nel caso del Ramesseum si trovano scene della Battaglia di Kadesh (c. 1285 a.C.) che rappresentano un'enorme opera propagandistica portata avanti dal faraone in quanto lo scontro fu in realt funesto per gli egizi che qua vengono rappresentati trionfanti. Della gigantesca statua di Ramesse II (alta 19 metri e del peso di 1000 tonnellate) oggi rimangono solo dei frammenti ancora visibili sul terreno.[3] Dalle cave in cui venne sbozzata, la statua venne trasportata poi per 170 miglia. I resti oggi rappresentano i pi grandi resti in situ di statua colossale al mondo assieme ai colossi di Ramesse a Tanis.[4][5]

Il colosso di Ozymandias

I resti che si trovano nel secondo cortile includono parte della facciata interna dei piloni e una porzione del portico di Osiride sulla destra.[2] Altre scene di guerra con gli ittiti a Kadesh si ripetono sui muri.[2] Nella parte alta si trovano invece feste in onore della dea Min, dea della fertilit.[2] Sul lato opposto al cortile di Osiride si trovano altre colonne che forniscono l'idea originaria di splendore del sito perch meglio conservate.[2] Qui si trovano anche parti di due statue del re, una in granito rosa e l'altra in granito nero, affiancate all'entrata del tempio. Una delle teste di queste statue venne rimossa e si trova oggi al British Museum.[2][6] 31 delle 48 colonne della sala ipostila (misure 41m x 31m) si trovano ancora in piedi. Esse sono decorate con scene che raffigurano il re con diversi dei. Parte del soffitto decorata con stelle dorate su sfondo blu ed ancora conservato in pittura.[2] I figli e le figlie di Ramesse appaiono in processione sulle mura di sinistra. Il santuario composto da tre camere consecutive con otto colonne ed una cella tetrastila.[2] Parte della prima stanza, col soffitto decorato con scene astrali, ancora oggi conservata.[2] Adiacente alla sala ipostila si trova un tempio pi piccolo dedicato alla madre di Ramesse, Tuya ed alla sua amata prima moglie Nefertari. Il complesso circondato da numerose sale di rappresentanza, granai, laboratori, e costruzioni accessorie, alcune costruite in epoca romana. Nell'area della sala ipostila si trovava precedentemente un tempio fatto costruire da Seti I, ma oggi ne sono emerse le sole fondamenta. Esso consisteva di una corte a peristilio e da due cappelle. Papiri tra l'XI e l'VIII secolo a.C. indicano il tempio come il sito di un'importante scuola di scribi.

Ramesseum

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Resti
A differenza di molti altri templi in pietra che Ramesse ordin di scolpire durante il suo regno, questo quello posto in un angolo del Nilo e legato profondamente al fiume. Da questo tempio, per la sua grandezza e bellezza, trassero ispirazione altri faraoni per i loro templi funerari come Ramesse III a Medinet Habu o Amenhotep presso i Colossi di Memnon.

Scavi e studi
Le origini della moderna egittologia possono essere fatte risalire all'arrivo di Napoleone Bonaparte in Egitto nell'estate del 1798. Ispirati dagli ideali dell'illuminismo, al seguito delle truppe napoleoniche giunsero in Egitto anche uomini di scienza che redassero una monumentale opera in 23 volumi dal titolo Description de l'gypte. Due ingegneri francesi, Jean-Baptiste Prosper Jollois e douard de Villiers du Terrage, vennero assegnati allo studio del sito del Ramesseum, e fu con grande propaganda che essi lo identificarono come la "Tomba di Ozymandias" o "Palazzo di Memnon" del quale Diodoro Siculo aveva scritto nel I secolo a.C. Il successivo visitatore, ingegnere, studioso ed antiquario, fu l'italiano Giovanni Belzoni. Egli si rec al Cairo per la prima volta nel 1815 dove vendette a Mehemet Ali le sue invenzioni idrauliche per la gestione delle acque del Nilo. Qui egli conobbe il console britannico al Cairo, Henry Salt, che lo prese al proprio servizio per recuperare dal L'altra testa del secondo colosso rimasta in loco tempio di Tebe il cosiddetto 'Giovane Memnon', una delle due colossali statue di granito di Ramesse II, per trasportarla poi in Inghilterra. Grazie alle abilit ingegneristiche di Belzoni la testa della statua gi da tempo crollata alla base della stessa, del peso di 7 tonnellate, giunse a Londra nel 1818 e venne battezzata "Il Giovane Memnon" e posta anni dopo al British Museum. L'arrivo della statua provoc una grande eccitazione e concentr l'attenzione dei primi egittologi sul sito del Ramesseum, a tal punto che il poeta Percy Bysshe Shelley scrisse un sonetto dal titolo "Ozymandias". In particolare, il Giovane Memnon il diretto ispiratore della poesia di Shelley in quanto la frase User-maat-re Setep-en-re posta sul braccio della statua venne tradotta gi dallo storico Diodoro in greco col termine "Ozymandias". Mentre le "grandi e tronche gambe di pietra" descritte da Shelley erano pi una licenza poetica che materia di archeologia, il "mezzo busto... dal volto schiacciato" si addice pienamente alle forme della statua. Le manie e i piedi si trovano in posizione piatta. Il colosso si elevava per un'altezza di 19 metri,[3] rivaleggiando coi Colossi di Memnon e con le statue di Abu Simbel. Un team franco-egiziano ha esplorato e restaurato il Ramesseum dal 1991 ed ancora oggi in attivit. Tra le scoperte, durante gli scavi sono emerse cucine, panetterie e sale esterne al tempio, oltre ad una scuola dove i ragazzi ricevevano l'educazione adatta a divenire degli scribi.[7]

Ramesseum

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Immagini del Ramesseum

Tempio di Ramesses II, Luxor

Tempio di Ramesses II, Luxor

Tempio di Ramesses II, Luxor

Tempio di Ramesses II, Luxor

Tempio di Ramesses II, Luxor

Foto che mostra la prospettiva 3d del Ramesseum a Tebe come doveva presentarsi in originale.

Foto delle scene di battaglia raffigurate sull'ingresso del Ramesseum a Tebe.

Ricostruzione della sala ipostila del Ramesseum sulla base dei ritrovamenti.

Note
[1] Guy Lecuyot. THE RAMESSEUM (EGYPT), RECENT ARCHAEOLOGICAL RESEARCH (http:/ / web. archive. org/ web/ 20070606144645/ http:/ / www. archeo. ens. fr/ 8546-5Gren/ clrweb/ 7dguylecuyot/ GLRamesseumWeb. html). Archologies d'Orient et d'Occident.URL consultato in data 7 marzo 2007.(archiviato dall'url originalein data 6 giugno 2007) [2] Ania Skliar, Grosse kulturen der welt-gypten, 2005 [3] Dieter Arnold, Strudwick, Helen (ed) (a cura di), The encyclopaedia of ancient Egyptian architecture, I.B.Tauris, 2003, pp. 196. ISBN 1860644651 [4] "The Seventy Wonders of the Ancient World" edited by Chris scarre 1999 [5] Giant Statue of Ancient Egypt Queen Found (http:/ / news. nationalgeographic. com/ news/ 2008/ 03/ 080331-egypt-statue. html) [6] The Younger Memnon (http:/ / www. britishmuseum. org/ research/ search_the_collection_database/ search_object_details. aspx?objectid=117633& partid=1& searchText=younger+ memnon& fromADBC=ad& toADBC=ad& numpages=10& orig=/ research/ search_the_collection_database. aspx& currentPage=1) in The British Museum website.URL consultato in data 22 marzo 2011. [7] Leblanc, Christian (2005). Research, development and management of heritage on the left bank of the Nile: Ramesseum and its environs. Museum International 57 (1-2): 7986.

Collegamenti esterni (in inglese)


University College London: Plan of the Ramesseum site (http://www.digitalegypt.ucl.ac.uk/thebes/ ramesseum/plan.html) Ramesseum Digital Media Archive (photos, laser scans, panoramas) (http://archive.cyark.org/ ancient-thebes-info), data from an Egyptian Supreme Council of Antiquities/CyArk research partnership The Younger Memnon (http://www.britishmuseum.org/explore/highlights/highlight_objects/aes/c/ colossal_bust_of_ramesses_ii.aspx) (British Museum) Ozymandias (http://www.rc.umd.edu/rchs/ozy.htm) (Shelley) Ramesseum picture gallery (http://remains.se/picturem.php?ObjectID=132&Browse=AREA) at Remains.se

Ramesseum

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Altri progetti
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Tempio di Milioni di Anni


Il Tempio di Milioni di Anni era il tempio costruito dai sovrani del Nuovo Regno a partire da Thutmose I dedicato alla conferma della loro divina natura ed al culto del loro potere regale. Durante il Nuovo Regno, i sovrani si fecero seppellire nella Valle dei Re tra le montagne di Tebe mentre il loro tempio del culto venne edificato lontano dalle tombe, divenendo vasto ed importante e denominato anche Palazzo o Casa dei Milioni di Anni. Inizialmente furono considerati templi funerari ma oggi stato accertato che il culto che vi veniva celebrato era dedicato al sovrano anche in vita che veniva associato al dio Amon e festeggiato solennemente ogni anno con la Bella Festa della Valle. Il sovrano, come sommo sacerdote, vi celebrava numerosi riti onorando gli dei con offerte e preghiere, sempre con il fine di mantenere l'armonia terrena e l'ordine cosmico in conformit ai principi di Maat. I Templi di Milioni di Anni presentavano una struttura complessa simile ai templi del culto divino e furono edificati nellarea della necropoli di Tebe tra la montagna tebana e la riva occidentale del Nilo con il quale erano collegati tramite canali. Lessere edificati sulla sponda occidentale del fiume fece dedurre che fossero templi funerari ma ne furono edificati anche altri su quella orientale con la stessa funzione cultuale dedicata al trionfo di Maat e del suo rapporto divino con il sovrano. Alla morte del sovrano, vi veniva iniziato e praticato il culto funerario. Il tempio presentava cinta esterna, piloni , atri, sala ipostila, santuario e magazzini. Tra i pi notevoli annoveriamo quello della regina Hatshepsut a Deir el-Bahari, Ramesse III a Medinet Habu, i due templi di Sethi I uno a Tebe e laltro ad Abydos, il Ramesseum di Ramesse II e quello della regina Tausert. Del tempio di Amenhotep III residuano solo due gigantesche statue dette Colossi di Memnone mentre il suo architetto Amenhotep, figlio di Hapu pot eccezionalmente costruire il suo ad immagine di abitazione con giardino e laghetto. Questi templi sono molto interessanti per liconografia, illustrante i vari aspetti sociali oltre a quello cultuale gi descritto.

Tempio di Ramesse III

Tempio di Milioni di Anni Linconorazione viene rappresentata con il dio Thot che dona le varie corone, gli scettri e la titolatura completa. Anche la Heb-Sed, con i suoi riti giubilari indicata come necessaria al sovrano per poter rinnovare le energie ed il potere nella lotta contro il Caos essendo questi lunico garante dellordine cosmico. Venivano rievocate le battaglie sostenute sia per la difesa dellEgitto che per la sua stabilit ed anche i viaggi e le esplorazioni in altri paesi per lapprovvigionamento di materiali rari. Molte scene illustrano le nozze della regina con il dio Amon impersonato dal sovrano oppure il concepimento e la nascita dellinfante reale, dio e figlio del dio.

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Bibliografia
AA.VV., Egittomania - vol.V , De Agostini. Dietrich Wildung, Egitto, Taschen 2009. ISBN 978-3-8365-1033-2 Mario Tosi, Dizionario Enciclopedico delle Divinit dellAntico Egitto Vol.II, Ananke. ISBN 88-7325-115-3 Edda Bresciani, Grande Enciclopedia illustrata dellantico Egitto, De Agostini. ISBN 88-418-2005-5

Voci correlate
Tempio funerario

Tempio funerario di Chefren


Il tempio funerario di Chefren era l'edificio del complesso funerario adibito al culto del sovrano e situato sull'altopiano di Giza ad oriente della propria piramide ma senza esservi collegato. Tutto il complesso funerario del sovrano fu riportato alla luce dal 1909 con l'architetto Uvo Holscher della spedizione tedesca di Ernst Von Sieglin al 1932 con Selim Hassan del Servizio Antichit Egizie anche se in realt Auguste Mariette aveva gi individuato il tempio a valle attribuendolo erroneamente al complesso della Sfinge. Del tempio funerario non restano che imponenti rovine tra le quali, a conferma, spicca un concio di oltre 400 tonnellate. Ma le sue dimensioni erano maggiori di quelle del vicino tempio funerario di Cheope e si presentava in origine con un corpo unico, massiccio, dalla facciata lunga pi di 100 metri, un vestibolo con 14 colonne, varie sale ad uso rituale con piedritti, magazzini, due atri ortogonali, corridoi e cortile rettangolare con porticato. Il tempio presenta, dopo la seconda sala ipostila, la "sala delle nicchie" che accoglieva le cinque statue del sovrano e dedicate al culto terreno della titolatura reale completa.
Pianta del tempio funerario di Chefren

Le pareti delle sale erano rivestite di calcare e granito rosa di Assuan mentre il pavimento era in alabastro.

L'edificio era collegato tramite una rampa processionale discendente lunga quasi 500 metri, coperta e decorata a colori, al tempio a valle del sovrano e alla Sfinge mentre all'esterno, a nord ed a sud, vi erano le fosse per accogliere le barche solari.

Tempio funerario di Chefren

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Galleria immagini

Ricostruzione del complesso funerario di Chefren

Resti del tempio funerario di Chefren

Resti del tempio funerario di Chefren

In secondo piano la piramide di Chefren ed il tempio funerario

Voci correlate
Necropoli di Giza Piramide di Chefren Tempio a valle di Chefren Tempio funerario Tempio a valle

Bibliografia
AA.VV. - Egitto - Ed. Bonechi - ISBN 8847618665 Peter Janosi - Le piramidi - Ed. Il Mulino - ISBN 8815109625 Corinna Rossi - Piramidi - Ed. White Star AA.VV. - Le grandi scoperte dell'archeologia - Istituto Geografico De Agostini Editore - Vol. I

Tempio funerario di Micerino

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Tempio funerario di Micerino


Il Tempio funerario di Micerino era l'edificio del complesso funerario piramidale destinato al culto del sovrano e situato sull'altopiano di Giza ad oriente della propria piramide. Purtroppo non resta molto del tempio perch, iniziato in pietra da Micerino, fu finito dal figlio Shepsekhet per la prematura scomparsa del padre e per urgenti esigenze di culto termin l'edificio in mattoni crudi intonacati che non hanno resistito al trascorrere del tempo nonostante restauri e ampliamenti durante la VI dinastia. Costruito ad est della piramide, aveva una struttura complessa con numerosi ambienti ed era unito mediante una rampa processionale discendente lunga circa 600 metri, al tempio a valle. Alcune cronache pervenuteci ci dicono che era ancora intatto nel XVIII secolo ma quando nel 1906 l'archeologo George Reisner inizi la ricerca del tempio trov solo il perimetro con le fondamenta ed il lato est con blocchi di circa 200 tonnellate di peso.

Legenda: a - Rampa processionale b - Vestibolo c - Cortile d - Atrio con pilastri in granito e - Cappella funeraria con falsa porta f - Magazzini g - Anticamera quadrata h - Piramide

Il tempio, progettato da Micerino, aveva tutte le caratteristiche di una monumentale grandiosit e ricalcava quello di Cheope. Ma il sovrano pot costruire solo il portico ad ovest, il cortile e la sala delle nicchie con il rivestimento a facciata di palazzo. Attraverso un corridoio si giunge in un atrio con sei pilastri in granito che immette direttamente nel santuario mentre lateralmente vi sono una serie di ambienti e magazzini. La parte riservata al culto sacerdotale era la cappella funeraria in cui una depressione sul pavimento indicava la presenza di una falsa porta e relativa tavola delle offerte. Una sala ad ovest ospitava la statua del re ed una barca solare. Nel tempio funerario furono rinvenuti da Resner nel 1907 i frammenti di due statue in alabastro di Micerino che erano sepolte vicino al muro esterno di uno dei magazzini in una galleria scavata in un canale per il deflusso delle acque e seppelliti da sabbia e detriti.[1]

Tempio funerario di Micerino

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Voci correlate
Necropoli di Giza Piramide di Micerino Tempio a valle di Micerino Tempio funerario Tempio a valle

Galleria immagini

In primo piano resti del tempio funerario

In primo piano resti del tempio funerario

Tempio funerario

Rampa processionale

Tempio funerario direttamente connesso alla piramide

Rivestimento in granito

Mattoni crudi

Rivestimento irregolare della piramide visto dal tempio

[1] Sergio Donadoni e AA.VV. - Le grandi scoperte dell'archeologia - Vol. I - Istituto Geografico De Agostini Novara 1993

Bibliografia
AA.VV. - Egitto - Ed. Bonechi - ISBN 8847618665 AA.VV. - Magnifiche piramidi e sfingi misteriose - Ed. De Agostini - ISBN 8841814276 Corinna Rossi - Piramidi - Ed. White Star AA.VV. - Le grandi scoperte dell'archeologia - Istituto Geografico De Agostini Editore

Obelisco incompiuto di Assuan

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Obelisco incompiuto di Assuan


L'Obelisco incompiuto di Assuan un obelisco egizio la cui estrazione non stata completata, probabilmente a causa della comparsa di fenditure nella roccia. Si trova disteso su un fianco in una grande cava di granito rosa circa 2 km a sud della citt di Assuan, in Egitto. Il lato inferiore non stato distaccato dalla roccia. Lungo quasi 42 metri, sarebbe stato il pi alto del mondo se fosse stato completamente estratto ed eretto. Il suo peso stimato in circa 1.200 ton. Si pensa che risalga al regno del faraone Tuthmosis III e che facesse parte di una coppia di obelischi il cui secondo esemplare, l'obelisco del Laterano, era situato a Karnak ed ora si trova a Roma di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano. L'area dove si trova stata dichiarata un museo all'aperto dal governo egiziano ed visitata continuamente da migliaia di turisti.
L'obelisco incompiuto di Assuan.

Vista longitudinale dell'obelisco

Vista della punta dell'obelisco

Altra immagine dell'obelisco

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Obelisco di Luxor

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Obelisco di Luxor
L'Obelisco di Luxor (Oblisque de Louxor in francese) un obelisco egizio alto 23 metri situato al centro di Place de la Concorde a Parigi, in Francia.

Storia
Due obelischi costruiti dal faraone Ramses II circa 3.300 anni fa erano posti all'ingresso del tempio di Luxor, in Egitto. Nel 1829 Muhammad Ali Pasha, Wali e Khedive dell'Egitto, offr in dono alla Francia i due obelischi. Il primo obelisco arriv a Parigi il 21 dicembre 1833. Tre anni dopo, il 25 ottobre 1836, il re Luigi Filippo lo inaugur al centro di Place de la Concorde. L'altro obelisco rimase a Luxor in Egitto. Negli anni '90 il presidente Franois Mitterrand rinunci ufficialmente al secondo obelisco in favore degli egiziani.

L'obelisco di Luxor in Place de la Concorde a Parigi.

Caratteristiche
L'obelisco un monolito di granito rosso alto 23 metri, compreso il basamento, e pesa 250 tonnellate. decorato con geroglifici che esaltano le imprese del faraone Ramses II. Sul piedistallo sono disegnati diagrammi che mostrano i complessi macchinari usati per il suo trasporto ed erezione. Ai fianchi dell'obelisco vi sono due fontane costruite appositamente quando l'obelisco fu eretto sul posto. Essendo mancante il pyramidion di sommit (che si pensa sia stato rubato nel VI secolo a.C.), il governo francese lo sostitu nel 1998 con una cuspide dorata di forma piramidale.

L'ingresso del tempio di Luxor. visibile il vuoto lasciato dall'obelisco ora in Place de la Concorde.

Nel 1998 e nel 2000 l'arrampicatore urbano Alain Robert, senza chiedere alcuna autorizzazione, scal l'obelisco fino alla cima a mani nude, usando solo le scarpe da free climbing e senza alcuna attrezzatura di sicurezza.

Obelisco di Luxor

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Collegamenti esterni
(EN) Oblisque de Luxor [1]

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References
[1] http:/ / www. discoverfrance. net/ France/ Paris/ Monuments-Paris/ Obelisque. shtml

Obelisco di Hatshepsut
L'obelisco di Hatshepsut un obelisco egizio situato a Karnak nel Grande tempio di Amon, eretto dalla regina e faraone Hatshepsut. Alto 29,56 metri e pesante circa 323 tonnellate, faceva parte di una coppia eretta all'ingresso del tempio di Amon, ma l'altro obelisco crollato in epoca imprecisata, per quanto ne rimangano molti frammenti nelle vicinanze. il secondo obelisco pi alto del mondo dopo l'obelisco Lateranense a Roma (32,18 metri). detto anche "l'obelisco nascosto" in quanto Thutmose III, figliastro e successore di Hatshepsut, per nasconderne la vista fece costruite un muro tutto attorno ai due obelischi. Costruito con granito rosso proveniente dalle cave di Assuan, molte iscrizioni e decorazioni furono cancellate da faraoni successivi ad Hatshepsut. Sul basamento dell'obelisco eretto rimane un'iscrizione di trentadue linee orizzontali, otto per ogni faccia. Il testo descrive gli eventi naturali e soprannaturali che accompagnarono l'erezione della coppia da parte di Hatshepsut, e la devozione della regina al suo amato dio Amon. Nella met superiore di ciascuna faccia vi sono L'obelisco di Hatshepsut a Karnak. raffigurate otto scene su entrambi i lati della consueta colonna mediana di iscrizioni. Ogni scena rappresenta la regina e il figliastro Thutmose III nell'atto di adorare o di compiere offerte al dio Amon. Il pyramidion di entrambi gli obelischi e anche le scene erano adorni di elettro, per cui la met superiore di essi brillava al sole.

Obelisco di Hatshepsut

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Bibliografia
Labib Habachi, Gli obelischi egizi, i grattacieli dell'antichit, ed. Newton Compton, Roma 1996 Armin Wirsching, Obelisken transportieren und aufrichten in Aegypten und in Rom, 2nd ed. Norderstedt 2010, ISBN 978-8334-8513-8

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Ago di Cleopatra
Ago di Cleopatra il nome di due obelischi in granito rosa di Assuan, situati uno a Londra, tra il Tamigi e Victoria Park, e l'altro nel Central Park di New York. Ambedue sono alti 21 metri e pesano circa 220 tonnellate.

Storia
Eretti in origine a Heliopolis durante il regno del faraone Thutmose III nel XV secolo a.C., furono poi trasportati ad Alessandria dai romani per ordine dell'imperatore Augusto. Nel 12 a.C. furono eretti all'ingresso del Caesareum, un tempio fatto costruire da Cleopatra VII in onore di Marco Antonio. Dopo non molto tempo crollarono e rimasero semisepolti, ci che permise di preservare la maggior parte dei geroglifici incisi sulle loro facce dall'usura degli agenti atmosferici.

L'Ago di Cleopatra di Londra.

Ago di Cleopatra

78 Nel 1819 il Khediv d'Egitto, Mehmet Ali, decise di donare uno dei due obelischi alla Gran Bretagna, ma la partenza avvenne solo nel 1877, in ragione degli alti costi di trasporto. Fu costruito un natante metallico di forma cilindrica, chiamato Cleopatra, ideato dall'ingegnere John Dixon, all'interno del quale fu sistemato l'obelisco. Il natante fu trainato verso Londra dalla nave Olga, ma nel golfo di Guascogna il 14 ottobre 1877 sub un naufragio, durante il quale andarono dispersi sei uomini dell'equipaggio dell'Olga che avevano cercato di salvarlo. I loro nomi sono incisi in una placca alla base dell'obelisco di Londra. Il natante fu abbandonato e and alla deriva per qualche giorno, poi fu ritrovato dalla nave scozzese Fitzmaurice, che lo train in Spagna per riparazioni. Arriv finalmente in Inghilterra al porto di Gravesend il 21 ottobre 1878, e da l fu poi trasportato lungo il Tamigi a Londra. Le due sfingi in bronzo accanto all'ago di Cleopatra non sono per di provenienza egizia. La base dell'obelisco contiene una capsula, destinata alla posterit, contenente artefatti ed oggetti moderni.

L'Ago di Cleopatra di New York.

Il secondo obelisco fu donato da Isma'il Pasci al governo degli Stati Uniti. Il mecenate William Henry Vanderbilt finanzi il trasporto verso il porto di New York. Fu eretto nel Central Park il 22 febbraio del 1881.

Bibliografia
Elbert E. Farman, Egypt and its Betrayal, 1908.

Collegamenti esterni
The Encyclopedia Americana - Cleopatra's Needles [1] The New International Encyclopdia - Cleopatra's Needles [2]

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References
[1] http:/ / en. wikisource. org/ wiki/ The_Encyclopedia_Americana_%281920%29/ Cleopatra%27s_Needles [2] http:/ / en. wikisource. org/ wiki/ The_New_International_Encyclop%C3%A6dia/ Cleopatra%27s_Needles

Obelisco Vaticano

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Obelisco Vaticano
Coordinate geografiche: 41548.06N 122726.15E41.9022389N 12.4572639E
[1]

L'Obelisco Vaticano uno dei tredici obelischi antichi di Roma ed situato in piazza San Pietro.

Obelisco Vaticano

Realizzato in granito rosso, svetta per un'altezza di 25,5 metri e con il basamento (composto da quattro leoni bronzei, opere di Prospero Antichi) e la croce raggiunge quasi i 40 metri.

Origine
Di origine egiziana, privo di geroglifici e proviene, secondo Plinio, dalla citt di Heliopolis; prima venne L'Obelisco Vaticano nella sua collocazione originaria sistemato nel Forum Iulii di Alessandria d'Egitto ed in seguito fu portato a Roma da Caligola nel 37, e collocato sulla spina del Circo di Nerone. Rimase in questa posizione anche dopo che il circo cadde in disuso, occupato da una necropoli. Si ritrov poi a fianco dell'antica basilica di San Pietro, presso Rotonda di Sant'Andrea. Infatti l'unico obelisco antico di Roma che non sia mai caduto.

Spostamento
Fu spostato e rialzato per volere di papa Sisto V nell'estate del 1586 sotto la direzione dell'architetto Domenico Fontana che impieg grandi mezzi e quattro mesi per compiere l'opera: fu il primo degli obelischi ad essere rialzato in epoca moderna. Nelle operazioni di innalzamento svoltesi il 10 settembre del 1586 vi fu il famoso grido di un certo marinaio Domenico Bresca: "Acqua alle funi!" al fine di evitare lo spezzamento delle corde che stavano pericolosamente per cedere sotto il gran peso dell'obelisco. Nell'occasione dello spostamento il globo che svettava sulla vetta venne trasferito ai Musei Capitolini. Secondo la leggenda nel globo da cui era sormontato erano contenute le ceneri di Cesare; dal riferimento cesareo all'aquila imperiale romana deriva il termine aguglia, inizialmente usato solo per gli obelischi, e oggi trasformato in guglia.

Obelisco Vaticano

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Reliquia
La concessione di una indulgenza perpetua di dieci anni ed altrettante quarantene a chi, di fronte all'obelisco, venerasse la Croce di Cristo recitandovi un Pater ed un Ave, fece presumere che Sisto V avesse collocato nella gran croce di bronzo posta sull'obelisco una particella della Vera Croce il 26 settembre 1586, seppure in occasione del restauro della croce, non si trov reliquia alcuna. Tuttavia il 12 aprile 1740 vi fu posta e presa da un reliquiario della basilica di s. Pietro, gia' di quella di s. Croce in Gerusalemme.[2]

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Obelisco_Vaticano& language=it& params=41_54_8. 06_N_12_27_26. 15_E_type:landmark_region:IT [2] Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia, Tipografia Emiliana, 1848, pp. 194.

Bibliografia
Armin Wirsching, Obelisken transportieren und aufrichten in Aegypten und in Rom, Norderstedt 2007, 2nd. ed. 2010 ISBN 978-3-8334-8513-8 L'Italia. Roma (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2004 Cesare D'Onofrio, Gli obelischi di Roma, Bulzoni, 1967

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Collegamenti esterni
La leggenda del grido di Bresca (http://romaleggendaria.blogspot.com/2009/10/ lobelisco-di-piazza-san-pietro.html)

Obelisco del Pantheon

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Obelisco del Pantheon


Coordinate geografiche: 415357.55N 122836.27E41.8993194N 12.4767417E
[1]

L'Obelisco del Pantheon uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in piazza della Rotonda. alto 6,34 metri; con la fontana, il basamento e la croce raggiunge i 14,52 metri. Fu realizzato all'epoca di Ramsete II e portato a Roma da Domiziano, che lo colloc come decorazione dell'Iseo Campense (tempio dedicato alla divinit egiziana Iside) cos come l'obelisco della Minerva, quello di Dogali e quello di Boboli (oggi a Firenze). Fu ritrovato nel 1373 presso la piazza di San Macuto (da cui deriva il nome di "obelisco Macuteo"), e quindi spostato davanti al Pantheon nel 1711 per volere di papa Clemente XI e collocato al di sopra della precedente fontana di Giacomo Della Porta ad opera dell'architetto Filippo Barigioni.

Bibliografia
Armin Wirsching, Obelisken transportieren und aufrichten in Aegypten und in Rom, Norderstedt 2007, ISBN 978-3-8334-8513-8 L'Italia. Roma (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2004 Cesare D'Onofrio, Gli obelischi di Roma, Bulzoni, 1967
Obelisco del Pantheon

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References
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Obelisco_del_Pantheon& language=it& params=41_53_57. 55_N_12_28_36. 27_E_type:landmark_region:IT

Obelisco di Montecitorio

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Obelisco di Montecitorio
L'obelisco di Montecitorio, attualmente collocato in piazza Montecitorio uno dei tredici antichi obelischi di Roma. Originariamente realizzato all'epoca del faraone Psammetico II (595-589 a.C.), era collocato nella citt di Eliopoli in Egitto. Fu portato a Roma nel 10 a.C. da Augusto, insieme all'Obelisco Flaminio, e collocato come gnomone della meridiana di Augusto in Campo Marzio. La grande meridiana, frutto dell'ingegno del matematico Facondio Novo, era posta al centro di una superficie di 160 x 75 metri, costituita da lastre di travertino, sulla quale era disegnato un quadrante con lettere bronzee, con l'indicazione delle ore, dei mesi, delle stagioni e dei segni zodiacali. Oltre ad esplicare la sua funzione di orologio solare, l'obelisco era orientato in modo tale da proiettare la sua ombra sulla non lontana Ara Pacis il 23 settembre, giorno del dies natalis dell'imperatore e coincidente con l'equinozio autunnale. Una dettagliata descrizione, che permette di conoscere la tipologia, l'aspetto e le modalit di funzionamento dell'imponente meridiana solare, fornita da Plinio il vecchio[1]. L'iscrizione posta su due lati della base dell'obelisco la seguente:

Obelisco di Montecitorio in una stampa di Giuseppe Vasi del 1738

Piazza Montecitorio e obelisco 2005

via di Campo Marzio: tratto della Meridiana di Augusto sotto le cantine di uno stabile al n. 48

Obelisco di Montecitorio

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la base della colonna di Antonino Pio

(LA) maximus / imp. XII cos XI trib pot XIV / Aegypto in potestatem / populi romani redacta / soli donum dedit.

(IT) proclamato imperatore per la dodicesima volta, console per undici volte, che ha rivestito la potest tribunizia per quattordici volte, avendo condotto l'Egitto in potere del popolo romano, diede in dono al sole

Imp. Caesar divi fil. / Augustus / pontifex L'imperatore Cesare, figlio del divino, Augusto, pontefice massimo,

Tra il IX e l'XI secolo, probabilmente a causa di un incendio o di un terremoto (forse per il sisma dell'849) o durante l'assedio di Roma del 1084 da parte di Roberto il Guiscardo, l'obelisco croll e poi, progressivamente, si interr. Papa Sisto V (15201590) fece intraprendere dei tentativi di rimontare e rialzare l'obelisco assemblandone alcuni pezzi che erano stati gi ritrovati nel 1502 in una cantina del "Largo dell'Impresa", l'attuale piazza del Parlamento. Dopo questo infruttuoso tentativo, tracce della meridiana furono rinvenute durante il pontificato di Papa Benedetto XIV nel 1748, come testimonia la lapide affissa sul portone di piazza del Parlamento 3, che cita appunto la descrizione di Plinio. L'obelisco e la meridiana non erano infatti, in origine, collocati nella posizione in cui esso fu rialzato successivamente, ma si ergevano nello spazio retrostante alla Curia innocenziana (l'odierno palazzo di Montecitorio). Sotto la cantina di uno stabile di via di Campo Marzio, infatti, stato scavato un tratto della meridiana con l'indicazione di alcuni mesi, in lettere greche incastonate nelle lastre di travertino. Nel mosaico tuttora visibile nelle fondamenta della chiesa di San Lorenzo in Lucina si ipotizza un altro frammento dell'Horologium Augusti. Dal 1789 al 1792, papa Pio VI avvi i lavori di riparazione dell'obelisco, che venne in seguito eretto e ripristinato quale orologio solare. La direzione dei lavori venne affidata all'architetto Giovanni Antinori che restaur il grande monolite di granito rosso, (altezza 21,79 m. con il basamento e il globo 33,97 m), utilizzando tra l'altro anche il granito della grande colonna di Antonino Pio (la cui base con rilievi tuttora conservata nei Musei Vaticani). interessante notare, nel bell'altorilievo, la rappresentazione del genio del Campo Marzio che imbraccia l'obelisco di Augusto, come emblema della regio del Campo Marzio. Con la nuova sistemazione di Piazza Montecitorio, inaugurata il 7 giugno 1998, stata tracciata sull'acciottolato della piazza una nuova meridiana, in memoria di quella di Augusto, che punta verso il portone d'ingresso del palazzo. L'ombra dell'obelisco non punta, per, esattamente in quella direzione, e la sua funzione gnomonica definitivamente perduta. Del resto, a leggere Plinio, anche l'orologio originale aveva smesso di funzionare gi da una trentina d'anni, cio verso il 47.[2]

Obelisco di Montecitorio

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Note
[1] Naturalis Historia, xxxvi, 71-72) "is autem obeliscus, quem divus Augustus in circo magno statuit, excisus est a rege Psemetnepserphreo, quo regnante Pythagoras in Aegypto fuit, LXXXV pedum et dodrantis praeter basim eiusdem lapidis; is vero, quem in campo Martio, novem pedibus minor, a Sesothide. inscripti ambo rerum naturae interpretationem Aegyptiorum philosophia continent. Ei, qui est in campo, divus Augustus addidit mirabilem usum ad deprendendas solis umbras dierumque ac noctium ita magnitudinis, strato lapide ad longitudinem obelisci, cui par fieret umbra brumae confectae die sexta hora paulatimque per regulas, quae sunt ex aere inclusae, singulis diebus decresceret ac rursus augeresceret, digna cognitu res, ingenio Facundi Novi mathematici. is apici auratam pilam addidit, cuius vertice umbra colligeretur in se ipsam, alias enormiter iaculante apice, ratione, ut ferunt, a capite hominis intellecta." [2] haec observatio XXX iam fere annis non congruit, sive solis ipsius dissono cursu et caeli aliqua ratione mutato sive universa tellure a centro suo aliquid emota (ut deprehendi et aliis in locis accipio) sive urbis tremoribus ibi tantum gnomone intorto sive inundationibus Tiberis sedimento molis facto, quamquam ad altitudinem inpositi oneris in terram quoque dicuntur acta fundamenta. Naturalis Historia, xxxvi.73.

Bibliografia
Franco Zagari, Piazza Montecitorio. Progetto di riqualificazione ambientale 1996-1998, (Camera dei Deputati e Comune di Roma), Roma 1998. Armin Wirsching, Obelisken transportieren und aufrichten in Aegypten und in Rom, Norderstedt 2007, ISBN 978-3-8334-8513-8 L'Italia. Roma (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2004 Cesare D'Onofrio, Gli obelischi di Roma, Bulzoni, 1967 Heslin, P. (2007). "Augustus, Domitian and the So-called Horologium Augusti". Journal of Roman Studies, 97, 1-20.

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Obelisco Lateranense

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Obelisco Lateranense
Coordinate geografiche: 415312.51N 123017.18E41.8868083N 12.5047722E
[1]

L'Obelisco Lateranense uno dei tredici obelischi antichi di Roma; attualmente si trova a piazza San Giovanni in Laterano. Con la sua altezza di 32,18 m (con il basamento e la croce raggiunge i 45,70 m) l'obelisco monolitico pi alto del mondo[2]. Fu realizzato all'epoca dei faraoni Tutmosis III e Tutmosis IV (XV secolo a.C.) e questo lo rende l'obelisco pi antico di Roma. Proviene dal tempio di Ammone a Tebe (Karnak) in Egitto. Fu portato a Roma per volere dell'imperatore Costanzo II nel 357 ed eretto dal praefectus urbi Memmio Vitrasio Orfito sulla spina del Circo Massimo, dove gi si trovava l'obelisco Flaminio. Venne ritrovato in tre pezzi nel 1587, insieme all'obelisco Flaminio, e fu eretto nella sua attuale collocazione nel 1588 dall'architetto Domenico Fontana per volont di papa Sisto V.
L'obelisco Lateranense dopo i restauri conclusi nel 2008.

L'obelisco Lateranense.

L'obelisco Lateranense dopo i restauri conclusi nel 2008.

La firma di Domenico Fontana sul piedistallo dell'obelisco Lateranense.

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Obelisco_Lateranense& language=it& params=41_53_12. 51_N_12_30_17. 18_E_type:landmark_region:IT [2] L'obelisco, non monolitico, pi alto in assoluto il Monumento a Washington, eretto a Washington, con i suoi 152 m di corpo centrale, 169,294 m complessivi.

Bibliografia
Armin Wirsching, Obelisken transportieren und aufrichten in Aegypten und in Rom, Norderstedt 2007, 2nd ed. 2010, ISBN 978-3-8334-8513-8 L'Italia. Roma (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2004 Cesare D'Onofrio, Gli obelischi di Roma, Bulzoni, 1967

Obelisco Lateranense

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Askut
Askut fu un antico insediamento egizio situato all'altezza della seconda cateratta del Nilo. Insieme a Buhen, Mergissa, Shafalk, Uronarti, Dabenarti, Semna e Kumna fece parte del sistema di fortezze erette sotto Sesostri I e Sesostri III ( medio regno) lungo il Nilo allo scopo di consolidare il controllo egizio sulla Nubia

posizione delle fortezze lungo il Nilo

Buhen

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Buhen
Buhen

Ricostruzione grafica della Fortezza di Buhen. Antico Egitto: Nilo, seconda cateratta ~ (1860 a.C.) Localizzazione Stato Altitudine Egitto Non disponibile m s.l.m. Dimensioni Superficie 13000 m

Buhen un insediamento dell'antico Egitto situato lungo il Nilo sotto la seconda cateratta. Il sito conosciuto per i resti della grande fortezza che in epoca egizia faceva parte di un munito sistema difensivo e di sorveglianza. Il complesso era composto da 13 roccaforti tra Elefantina e Semna, poste lungo il fiume a presidio delle vie di comunicazione fluviali e terrestri con la Nubia (Kush, all'epoca principale potentato della regione, poi nome esteso genericamente a tutta la Nubia).

Buhen

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Le fortezze del Sud


La struttura nella sua veste definitiva dovrebbe risalire al 1860 a.C. durante il regno di Sesostri III (1877 1843 a.C.), sovrano della XII dinastia. Ancora prima furono il nonno Amenemhat II (1928 1895 a.C.) e il padre Sesostri II (1895 1877 a.C.) a iniziare la costruzione di roccaforti nella regione. Il centro urbano di Buhen fu il primo che nacque lungo la via per la Nubia all'epoca di Snefru (IV dinastia) e alcuni graffiti, iscrizioni testimoniano che gli egiziani vi abitarono per altri 200 anni fino alla V dinastia, poi dovettero cedere alle ondate migratorie dal sud. La zona venne popolata principalmente da nubiani. L'abitato era importante per la fusione del rame e il transito di merci dal sud e dalle cave di pietra dell'Uadi Hammamat (oggi meglio identificata nello Uadi Allaqi e nelle antiche rovine di Berenice Pancrisia). Esistono comunque prove che le prime abitazioni si possono far risalire addirittura alla II dinastia. Il centro rimase attivo fino al regno di Taharqa della XXV dinastia. Sesostri III fu un sovrano molto intraprendente, un vero re guerriero. Alla morte del padre Sesostri II la Nubia si ribell, tanto che il giovane re prepar subito le truppe e posizione delle fortezze lungo il Nilo part per il sud. La fortezza di Buhen fu la quarta di una serie di roccaforti fatte costruire durante le cinque campagne di sottomissione e conquista della Nubia. Nella prima campagna il re fece costruire le fortezze di Semneh (o Semna, oggi Batn al-Hajjar nel Sudan) e Kemna sulle opposte rive del Nilo e una terza sull'isola di Uronarti, tutte appena al di sotto della seconda cateratta. Buhen era centro amministrativo e dalla fortezza partivano carovane per il commercio con la ricca Nubia e i territori dell'area. Una pista arrivava a Berenice Pancrisia: all'altezza del Bir Un Ghat, scavalcava le vicine montagne e compiva il suo tragitto fra l'Uadi Allaqi e la rocca di Kuban sul Nilo. La seconda pista partiva giungeva al Jebel Umm Nabari, ricco di quarzo aurifero e alle miniere d'oro di Wawat [1].

Buhen

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Struttura
All'epoca la rocca di Buhen si estendeva per pi di 150 metri lungo la riva ovest del Nilo e aveva una superficie coperta di 13.000 metri quadri, il tutto circondato da un fossato profondo 3 metri. Le mura pi imponenti del forte, in mattoni crudi, erano spesse circa 5 metri, alte 10 ed erano intonacate di bianco. Presentavano gi molte delle caratteristiche dei successivi castelli medievali: torri, ma solo quadrate, feritoie e merlature. Il nucleo principale era protetto da una cinta muraria pi bassa, munita di bastioni. All'interno stava una citt in miniatura tracciata lungo un sistema a griglia. Si stima che, al momento della maggiore prosperit, la popolazione abbia raggiunto il massimo di circa 3.500 unit. Vi risiedeva Fortezza di Buhen, ricostruzione grafica del portale d'ingresso l'amministrazione della linea di roccaforti della seconda fortificato cateratta. Alle prime quattro fortezze, ne vennero aggiunte altre, sempre lungo il corso del fiume, nelle localit di Kor, Mergissa, Dabenarti, Askut, Shalfak, Semna sud. Tutte avevano forme e dimensioni diverse, con basi trapezoidali, triangolari, o altro, per adattarsi al terreno e all'orografia dei luoghi prescelti per la loro costruzione. Queste costruzioni sono state sommerse dalle acque del Lago Nasser (tranne Shafalk che attualmente si trova su un'isola): essendo state erette con mattoni crudi, i loro resti sono in totale sfaldamento.

Note Bibliografia
Introduzione alle Antichit Nubiane, Andrea Manzo, Universit degli Studi di Trieste, 2007 L'Egitto dei Faraoni, Storia, civilt, cultura, Federico A. Arborio Mella, Gruppo Mursia, edizione 1995

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Collegamenti esterni
Riferimenti a Buhen da www.archeogate.org (http://www.archaeogate.org/egittologia/article/194/1/ lintervento-di-angelo-e-alfredo-castiglioni-alla-10e-co.html) - intervento di Angelo e Alfredo Castiglioni alla "10e Conference Internazionale d'tudes Mroitiques" Le fortezze del Medio Regno in Nubia, Brian Yare, gennaio 2001 (http://www.yare.org/essays/fortresses. htm)

Dabenarti

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Dabenarti
Dabenarti fu una fortezza egizia in Nubia posta in fronte a quella di Mergissa su un'isola al centro del Nilo nei pressi della seconda cateratta, circa a cinque chilometri a sud della fortezza di Buhen. Si ritiene che sia stata iniziata durante il regno di Sesostri I, intorno al 1900 a.C. e terminata sotto Sesostri III. Con il crollo della potenza egizia al termine del medio regno Dabenarti fu abbandonata intorno al 1700 a.C.

posizione delle fortezze lungo il NIlo

Kor (Nubia)

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Kor (Nubia)
Kor fu la sede di una fortezza egizia lungo il Nilo, all'altezza della seconda cateratta. Fondata intorno al 1850 a.C. durante la fase di espansione territoriale verso la Nubia che caratterizzo la XII egizia fu abbandonata intorno al 1700 a.C. Kor venne eretta come parte di un sistema di fortificazioni che partendo da Buhen, la pi settentrionale, discendeva il corso del fiume fino alla fortezza di Semna Attualmente molti dei siti delle antiche fortezze sono stati sommersi dalle acque del Lago Nasser formatosi a seguito della costruzione della diga di Assuan nella seconda met del secolo XX.

Mappa delle fortezze lungo il Nilo

Semna

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Semna
Semna (talvolta chiamata anche Semna-Ovest) una localit del Sudan. Durante la fase storica dell'antico Egitto la localita fu sede di un'importante fortezza di confine egizia il cui nome era Sechem-Khakaura-Maakheru (Potente il giusto di voce[1] Khakaura). Khakaura era il prenomen di Sesostri III

Posizione geografica

Ricostruzione grafica della Fortezza di Semna

Semna si trova a circa 40 chilometri a sud della seconda cateratta del Nilo, sulla sponda occidentale. Di fronte a Semna, sulla sponda orientale si trova Kumna, sede di un'altra fortezza egizia. A causa della costruzione della diga di Assuan ed alla conseguente formazione del lago Nasser entrambe le localit sono state sommerse dalle acque del Nilo.

Storia
Sesostri III feece costruire la fortezza di Semna su quello che, allora, era il confine con la Nubia. La fortezza era rinforzata da altre due fortificazioni erette a Kumma ed a Semna-Sud allo scopo di assicurare il controllo del confine. La localit si presentava come il luogo adatto per una postazione doganale in quanto tutto il traffico tra Egitto e Nubia si svolgeva sul fiume. La presenza della fortezza permetteva anche di controllare i tentativi delle popolazioni della Nubia di spostarsi verso nord. Su questo problema ci pervenuto un decreto di Sesostri III che dice:

A nessun lavoratore nero permesso di superare questo confine, tranne se porta con s bovini, capre o pecore
Semna e Kumma svolgevano anche il ruolo di porto militare. La fortezza era ancora in uso durante il Nuovo regno quando venne ampliato il tempio locale.

Note
[1] forma riferita ai defunti per indicarne la rettitudine

Altri progetti
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Uronarti

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Uronarti
Uronarti fu un antico insediamento egizio situato su un'isola sul Nilo nella regione della seconda cateratta. Il sito conosciuto per la fortezza di forma triangolare eretta dai sovrani del medio regno Sesostri I e Sesostri III nel XIX secolo a.C. Uronarti fu uno dei numerosi insediamenti egizi posizionati in Nubia durante la fase di espansione verso sud del regno egizio.

mappa delle fortezze lungo il Nilo

documentato che Sesostri III condusse quattro campagne militari verso Kush costruendo una linea di fortezze a protezione delle sue conquiste. Buhen fu quella pi a nord seguita, lungo la riva del Nilo da Kor, Dorginarti, Mergissa, Dabernarti, Askut, Shafalk, Uronarti, Semna e Kumna. I kushiti conquistarono Buhen nel periodo della XIII dinastia e la tennero fino a che Ahmose ( inizio XVIII dinastia) non la riport sotto il controllo egizio. Sul finire della XX dinastia torn definitivamente sotto il controllo del regno di Kush La fortezza di Uronarti, tra le pi piccole delle fortezze protettive costruite lungo il Nilo aveva il compito di controllare il passaggio del fiume tra le pareti del canyon ed era dotata di bastioni e fossati. I muri, costruiti in mattoni essiccati al sole, avevano uno spessore di cinque metri ed un'altezza di dieci per uno sviluppo. I due lati lunghi del triangolo misuravano circa 120m mentre il terzo lato misurana solo 60m.
pianta della fortezza di Uronarti

Uronarti stato ipotizzato che le dimensioni delle fortezze confinarie superassero le mere esigenze militari e che la loro costruzione volesse essere una dimostrazione della potenza dello stato egizio. Uronarti stata studiata da George Reisner prima che, nel 1964, venisse sommersa dalle acque del Lago Nasser formatosi a seguito della costruzione della diga di Assuan. Nei pressi della fortezza sono anche stati rinvenuti i resti di un tempio dedicato a Montu

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Bibliografia
Reisner, George A. and Noel F. Wheeler. Second Cataract Forts. Volume II: Uronarti,Shalfak, Mirgissa: Excavated by George Andrew Reisner and Noel F. Wheeler - Boston, Museum of Fine Arts, 1967

Collegamenti esterni
(EN) http://www.yare.org/essays/fortresses.htm article and map (EN) http://oi.uchicago.edu/gallery/pa_egypt_bees_uronarti (EN) http://www.touregypt.net/featurestories/fortresses.htm

Biblioteca di Alessandria
Coordinate geografiche: 311232N 295433E31.20889N 29.90917E
[1]

La Biblioteca reale di Alessandria fu la pi grande e ricca biblioteca del mondo antico ed uno dei principali poli culturali ellenistici. And distrutta nell'antichit, tra l'anno 270 e il 400, dopo un assedio; in suo ricordo stata edificata, ed in funzione dal 2002, la moderna Bibliotheca Alexandrina. La Biblioteca di Alessandria fu costruita intorno al III secolo a.C. durante il regno di Tolomeo II Filadelfo. Questo polo culturale, annesso al Museo, era gestito da un (sovrintendente), ruolo di grande autorit. Il sovrintendente era nominato direttamente dal re (il primo filologo ad occupare tale carica fu Zenodoto di Efeso). Questi dirigeva una squadra di preparatissimi grammatici e filologi che avevano il compito di annotare e correggere L'antica Biblioteca di Alessandria, l'interno. i testi delle varie opere. Di ciascuna opera si redigevano delle edizioni critiche, che venivano poi conservate allinterno della Biblioteca. Si suppone che al tempo di Filadelfo i rotoli conservati fossero circa 490.000 (quando non bast pi lo spazio, venne costruita una seconda struttura, la Biblioteca del Serapeo).

Biblioteca di Alessandria

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Origini
La Biblioteca di Alessandria fu fondata dai Tolomei, una dinastia greco-egizia che trae le sue origini, nel 305 a.C., da uno dei "diadochi" di Alessandro Magno. probabile che l'ideazione della biblioteca sia stata di Tolomeo I Sotere[2], che fece edificare anche l'annesso tempio delle Muse, il Museo. La biblioteca fu arricchita nel tempo tra IV e I secolo a.C. Questo fatto sarebbe comprovato dalla Lettera di Aristea[3], la quale attribuisce l'iniziale organizzazione della biblioteca a Demetrio Falereo, amico di Teofrasto e allievo di Aristotele, la cui biblioteca sarebbe servita da esempio per l'ordinamento di quella di Alessandria. Secondo le fonti, Demetrio fu cacciato da Tolomeo II (figlio di Tolomeo I) all'inizio del suo regno ed quindi probabile che i lavori di costruzione della biblioteca iniziarono gi sotto Tolomeo I. Sicuramente da attribuire al Filadelfo l'impulso dato all'acquisizione di opere, soprattutto con il cosiddetto "fondo delle navi". Questa raccolta deve il suo nome al fatto che, secondo un editto faraonico, tutti i libri che si trovavano sulle navi che sostavano nel porto di Alessandria dovevano essere lasciati nella biblioteca in cambio di copie. Da ricordare che fu in questo periodo (III secolo a.C.) che fu intrapresa la traduzione in greco dell'Antico Testamento che era scritto in ebraico, e che divenne nota come Septuaginta o "Bibbia dei Settanta". Al tempo di Tolomeo III dovevano esistere gi due biblioteche: la pi grande, all'interno del palazzo reale, era adibita alla consultazione da parte degli studiosi del Museo, mentre la seconda, pi piccola e destinata alla pubblica lettura, si trovava all'esterno della corte, nel tempio di Serapide, il "Serapeum". Si presume che al tempo di Filadelfo i rotoli conservati nella biblioteca maggiore fossero circa 490.000, mentre quelli della biblioteca del Serapeo ammontavano a circa 42.800. L'esatta consistenza libraria della Biblioteca di Alessandria, come anche il numero degli autori dei libri, sconosciuta, dato che molti rotoli potevano contenere pi opere e molti di questi potevano essere duplicati.
Bibliotecario Zenodoto di Efeso Callimaco di Cirene (?) Apollonio di Rodi (?) Eratostene di Cirene Aristofane di Bisanzio periodo 282 - 260 (?) a.C. 260 (?) - 240 (?) a.C. 240 (?) - 230 (?) a.C. 230 (?) - 195 a.C. 195 - 180 a.C.

Apollonio Eidografo (?) 180 - 160 (?) a.C. Aristarco di Samotracia 160 (?) - 131 a.C.

Il primo direttore della biblioteca fu Zenodoto di Efeso, famoso per l'edizione critica dei poemi di Omero ed al quale si deve la sistemazione in ordine alfabetico del patrimonio librario. La prima catalogazione delle opere contenute nella biblioteca si deve forse a Callimaco di Cirene, invitato da Tolomeo I ad unirsi al circolo di intellettuali della corte alessandrina. La sua grande opera, i Pinakes o Tavole delle persone eminenti in ogni ramo del sapere con l'elenco delle loro opere, probabilmente una versione dell'elenco per categorie redatto per il catalogo della biblioteca reale. Dopo la direzione di Apollonio Rodio, nella seconda met del III secolo a.C. fu a capo della biblioteca il grande geografo Eratostene, che, a differenza dei predecessori, contribu all'aumento dei trattati di ambito scientifico. Fu comunque nella prima met del II secolo a.C. con Aristofane di Bisanzio ed Aristarco di Samotracia che la lessicografia e la filologia alessandrina toccarono l'apice della loro fortuna. Dopo la met del II secolo le complesse vicende interne e i disordini sociali non permisero ai Tolomei di proseguire la politica culturale dei predecessori e la Biblioteca ed il Museo persero progressivamente il ruolo che avevano

Biblioteca di Alessandria ricoperto in passato.

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Distruzione della biblioteca


Fonti antiche e moderne identificano quattro possibili occasioni dove sarebbe potuta intervenire una distruzione parziale o totale della Biblioteca: 1. 2. 3. 4. L'incendio del 48 a.C. di Giulio Cesare; L'attacco di Aureliano intorno al 270 d.C.; Il decreto di Teodosio I del 391 d.C.; La conquista araba del 642 d.C.

La conquista di Giulio Cesare


Le fonti riguardanti la fine della Biblioteca di Alessandria sono contraddittorie ed incomplete e rendono ardua una ricostruzione condivisa dell'episodio e della sua datazione. La prima notizia di un incendio che distrusse almeno parte del patrimonio librario concerne la spedizione di Giulio Cesare in Egitto. In seguito ai disordini scoppiati ad Alessandria, un incendio si svilupp nel porto della citt ed avrebbe danneggiato la biblioteca. Dei sedici scrittori che hanno tramandato notizie sull'episodio, dieci, fra cui lo stesso Cesare nella "Guerra alessandrina", Cicerone, Strabone, Livio, Lucano, Floro, Svetonio, Appiano ed Ateneo non riportano alcuna notizia relativa all'incendio del Museo, della Biblioteca o di libri. Sei di questi forniscono notizie dell'incidente come segue: 1. 2. 3. 4. Seneca (49) afferma che furono bruciati 40.000 libri. Plutarco (c. 117) dice che il fuoco distrusse la grande Biblioteca. Aulo Gellio (123 - 169) riporta la notizia di 700.000 volumi bruciati. Cassio Dione Cocceiano (155 - 235) informa che furono incendiati i depositi contenenti grano ed un gran numero di libri. 5. Ammiano Marcellino (390) scrive di 70.000 volumi bruciati. 6. Paolo Orosio (c. 415) conferma il dato di Seneca: 40.000 libri. Di tutte le fonti, Plutarco, nella Vite Parallele-Cesare, l'unico che parla della distruzione della biblioteca riferita esplicitamente a Giulio Cesare[4].

Biblioteca di Alessandria

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Prove dell'esistenza della biblioteca dopo Cesare


La testimonianza di una completa distruzione della biblioteca nel corso della guerra alessandrina sarebbe inficiata non solo dalla discrepanza delle fonti, ma anche da altri indizi, che indurrebbero a pensare ad una perdita parziale e non alla distruzione del patrimonio librario. L'interpretazione pi plausibile che solamente i libri depositati in un magazzino nei pressi del porto furono accidentalmente distrutti dal fuoco. Questa ipotesi sarebbe suffragata da altre fonti, che fanno supporre che la biblioteca fosse ancora in piedi anche successivamente all'episodio narrato. Si sa infatti che Strabone, durante il suo soggiorno in Egitto (25 a.C.-20 a.C.) lavor nella biblioteca e che un ampliamento degli edifici fu realizzato da Claudio (41-54 d.C.). La continuit storica della biblioteca sarebbe comprovata anche da un'iscrizione databile alla met del I secolo d.C. e dedicata a Tiberio Claudio Balbillo, che avrebbe ricoperto un incarico supra Museum et ab Alexandrina bibliotheca.

Iscrizione dedicata a Tiberio Claudio Balbillo (~79 d.C.) che conferma l'esistenza della Biblioteca nel I secolo, come affermano le fonti classiche.

Dal momento che non si ha nessuna autentica e sicura prova di una distruzione cesariana, le ipotesi sulla fine della Biblioteca di Alessandria rimangono le altre tre.

La guerra di Aureliano contro Zenobia


La distruzione della biblioteca collocata dal alcuni storici al tempo del conflitto che oppose l'imperatore Aureliano alla regina Zenobia di Palmira, verso il 270. Nel corso dei feroci scontri ingaggiati nella citt di Alessandria, fu raso al suolo il Bruchion, quartiere della citt dove si trovavano la reggia e, al suo interno, la biblioteca.

L'editto di Teodosio I
In alternativa a questa teoria alcuni studiosi, basandosi su fonti che attestano la sopravvivenza del Museo fino al IV secolo, hanno ipotizzato che la distruzione della biblioteca vada ricondotta ad una data vicina al 400. Secondo questa interpretazione, la fine della Biblioteca di Alessandria e del Museo sarebbero collegate a quella del Serapeo, la biblioteca minore di Alessandria, distrutto in seguito all'editto dell'imperatore Teodosio I del 391, ostile alla cosiddetta "saggezza pagana". Secondo altri studiosi quest'ipotesi sarebbe originata invece da una confusione tra le due biblioteche di Alessandria. E dunque la Biblioteca maggiore di Alessandria sarebbe sopravvissuta anche a questo episodio.

La conquista araba dell'Egitto


Fonti pi tarde narrano che nel 642 il generale Amr ibn al-As, comandante delle truppe arabe che avevano appena conquistato l'Egitto, distrusse la biblioteca di Alessandria e i libri in essa contenuti su ordine del califfo Omar. Abd al-Latif (11621231) afferma che la biblioteca fu distrutta da Amr, su ordine del terzo Califfo Omar.[5] Il racconto riportato anche da Al-Qifti (1172-1248) nella Storia degli Uomini Dotti: si ritiene che sia questo il testo su cui Bar Hebraeus bas la sua versione della storia.[6] La pi lunga versione del racconto rintracciabile nella Historia Compendiosa Dynastiarum, opera dell'autore Siriano di religione Cristiana Bar-Hebraeus (1226-1286), anche noto come Abu'l Faraj. L'opera fu tradotta in arabo e fu integrata da materiale proveniente da fonti arabe, come si specificato precedentemente. Nel testo[7] racconta che

Biblioteca di Alessandria un non meglio identificato "Ioannes Grammaticus" chiese a Amr che fare con i "libri nella biblioteca reale". Amr scrisse a Omar per averne istruzione, e "Il califfo rispose: In quei libri o ci sono cose gi presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte. Gli Arabi perci bruciarono i libri per alimentare le caldaie dei bagni per i soldati ed essi bastarono per sostenere il fuoco per sei mesi"[8] Al-Maqrizi (1364 1442) menziona brevemente il racconto, parlando del Serapeo.[9] In analogia con questo racconto, Ibn Khaldun (1332 - 1406) riporta che Omar ordin la distruzione dei libri delle biblioteche dell'impero persiano appena conquistato.[10] Nel 1713 il monaco Eusbe Renaudot giudic il racconto della distruzione della biblioteca ad opera degli arabi falso; nei secoli, altri studiosi condivisero le conclusioni di Renaudot: Edward Gibbon nel XVIII secolo, Alfred J. Butler nel 1902, Victor Chauvin nel 1911, Paul Casanova e Eugenio Griffini nel 1923[11]. Nel 1990 l'orientalista Bernard Lewis ha suggerito che il racconto non sia autentico, ma che la sua origine sia dipesa dalla sua utilit per la propaganda del condottiero islamico Saladino, il quale nel 1171 dichiar di aver distrutto la collezione fatimide di libri eretici ismailiti al Cairo nel quadro della restaurazione del sunnismo, giustificando il suo gesto con un esplicito richiamo all'ordine di Omar di distruggere la biblioteca alessandrina. Lewis ritiene che la storia del califfo Omar che approvava la distruzione della biblioteca potesse rendere il gesto di Saladino pi accettabile per la sua popolazione. A contraddire questa ipotesi esiste la testimonianza dello storico arabo al-Maqrizi (1364 -1442) che, nel suo Khitat[12] ricordava come lo svuotamento dei 100.000 volumi della Dr al-hikma e della sua Khiznat al-kutub ("Tesoro dei libri") fosse cominciato ben prima dell'epoca di Saladino, poco dopo la morte di Al-Afdal Shahanshah, ultimo autorevole esponente del cosiddetto "vizirato militare". I soldati turchi dell'Imam fatimide, in mancanza del loro soldo, andarono infatti ad trafugare nel 1068 i libri per rivenderli sul florido mercato dei bibliofili, strappando in vari casi il cuoio delle rilegature per rattoppare le suole dei loro stivali.[13] Lewis ha pi recentemente trattato la questione, ribadendo la sua posizione, nel saggio The Arab Destruction of the Library of Alexandria contenuto nel libro collettaneo apparso nel 2008, What happened to the Ancient Library of Alexandria?, a cura del direttore della nuova Bibliotheca Alexandrina, Ismail Serageldin[11]. Luciano Canfora[14] afferma che gli arabi avrebbero cagionato seri danni alla biblioteca. Franco Cardini[15] concorda con il Canfora ed afferma che taluni studiosi di oggi tendono ad eliminare le fonti che non godono di buona stampa nel mondo musulmano. Secondo il Cardini, le distruzioni della biblioteca accertate storicamente sarebbero due: nel III e nel VII secolo. Egli scrive che: il corso pi probabile degli avvenimenti secondo la critica storica, filologica e archeologica recente questo: () 48-47 a.C.: primi danni, collaterali a un incendio che vide Giulio Cesare come corresponsabile; III secolo: incendio della biblioteca. Successiva ricostruzione nel IV secolo. La biblioteca si arricchisce dei nuovi volumi della celebre scuola alessandrina. Il fondo tocca i 40.000 volumi. 642: distruzione definitiva da parte degli arabi[16].

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Biblioteca di Alessandria

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Elenco dei capo-bibliotecari della Biblioteca di Alessandria


Zenodoto di Efeso (284 a.C. - 260 a.C.) Apollonio Rodio (260 a.C. - 246 a.C.) Eratostene di Cirene (245 a.C. - 195 a.C.) Aristofane di Bisanzio (195 a.C. - 180 a.C.) Apollonio Eidographos (? - 175 a.C.) Aristarco di Samotracia (? - 146 a.C.)

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Biblioteca_di_Alessandria& language=it& params=31_12_32_N_29_54_33_E_region:EG-ALX_type:landmark_source:dewiki [2] Secondo un'usanza tipica della politica di propaganda della dinastia tolemaica verosimile che l'importanza del ruolo del primo faraone tolemaico sia stata offuscata a favore del figlio Tolomeo II. [3] Lettera di Aristea. 9 (http:/ / www. attalus. org/ translate/ aristeas1. html#9) [4] Plutarco, Vita di Cesare (http:/ / penelope. uchicago. edu/ Thayer/ E/ Roman/ Texts/ Plutarch/ Lives/ Caesar*. html#49. ), 49.6 [5] De Sacy, Relation de lEgypte par Abd al-Latif, Paris, 1810: "Sopra la colonna dei pilastri c' una volta sostenuta da questa colonna. Penso che questo edificio sia il portico dove Aristotele insegnava, e dopo di lui (dove insegnavano ndr) i suoi discepoli; e che questo (edificio ndr) era la scuola che Alessandro costru quando edific questa citt, e dove era collocata la biblioteca che Amr ibn-Alas bruci, su ordine di Omar". Vedi Google books (http:/ / books. google. com/ books?id=NGrRAAAAMAAJ). Traduzione inglese del testo francese di De Sacy da (http:/ / www. roger-pearse. com/ weblog/ ?p=4926). Altre versioni del testo di Abd-el-Latif in lingua inglese (http:/ / www. roger-pearse. com/ weblog/ ?p=4936). [6] Samir Khalil, Lutilisation dal-Qif par la Chronique arabe dIbn al-Ibr ( 1286), in : Samir Khalil Samir (d.), Actes du IIe symposium syro-arabicum (Sayyidat al-Br, septembre 1998). tudes arabes chrtiennes, = Parole de l'Orient 28 (2003) 551-598. Una traduzione inglese del passaggio in cui l'autore parla della biblioteca, opera di Emily Cottrell dell'Universit di Leida, leggibile qui (http:/ / www. roger-pearse. com/ weblog/ ?p=5004). [7] Edward Pococke, Bar Hebraeus: Historia Compendiosa Dynastiarum, Oxford, 1663. Testo arabo, traduzione in latino. Questa l'unica edizione e traduzione mai spampata dell'opera. Nel 1650 Pococke aveva tradotto precedentemente il passaggio concernente la fine della biblioteca nel suo Specimen Historiae Arabvm; sive, Gregorii Abul Farajii Malatiensis De origine & moribus Arabum succincta narratio, in linguam latinam conversa, notisque probatissimis apud ipsos authoribus, fusis illus., oper & studio Edvardi Pocockii. Oxoniae: 1650: excudebat H. Hall. Quest'ultima opera era una raccolta di estratti di testi arabi inediti a quel tempo, pubblicata per verificare se vi fosse un interesse verso la materia da parte dei potenziali lettori. [8] Ed. Pococke, p.181, traduzione a p.114. Testo in inglese e latino qui (http:/ / www. roger-pearse. com/ weblog/ ?p=4936). Passo in latino: Quod ad libros quorum mentionem fecisti: si in illis contineatur, quod cum libro Dei conveniat, in libro Dei [est] quod sufficiat absque illo; quod si in illis fuerit quod libro Dei repugnet, neutiquam est eo [nobis] opus, jube igitur e medio tolli. Jussit ergo Amrus EbnolAs dispergi eos per balnea Alexandriae, atque illis calefaciendis comburi; ita spatio semestri consumpti sunt. Audi quid factum fuerit et mirare." [9] Alfred J. Butler, The Arab Conquest of Egypt and the Last Thirty Years of the Roman Dominion, Oxford, 1902, Chapter 25, p.401 f.: (testo in inglese) "Thus speaking of the Serapeum he says, Some think that these columns upheld the Porch of Aristotle, who taught philosophy here: that it was a school of learning: and that it contained the library which was burnt by `Amr on the advice of the Caliph Omar (Khitat, vol. i. p. 159)." [10] Quoted by Wahid Akhtar (tr), Murtada Mutahhari-quddisa sirruh, Alleged Book Burnings in Iran and Egypt: A Study of Related Facts and Fiction (http:/ / www. al-islam. org/ al-tawhid/ library/ burn. htm), in al Tawhid vol 14, No. 1 Spring 1997. Ibn Khaldum scrisse (testo in inglese): "It is said that these sciences reached Greece from the Persians, when Alexander killed Darius and conquered Persia, getting access to innumerable books and sciences developed by them. And when Iran was conquered (by Muslims) and books were found there in abundance, Sad ibn Abi al-Waqqas wrote to `Umar ibn al-Khattab asking his permission to have them translated for Muslims. Umar wrote to him in reply that he should cast them into water, for if what is written in those books is guidance, God has given us a better guide; and if that which is in those books is misleading, God has saved us from their evil. Accordingly those books were cast into water or fire, and the sciences of the Iranians that were contained in them were destroyed and did not reach us." [11] http:/ / books. google. it/ books?id=hNtcejI_IGkC& pg=PA213& lpg=PA213& dq=lewis+ ''What+ happened+ to+ the+ Ancient+ Library+ of+ Alexandria%3F''& source=bl& ots=KJJ0JwE4gY& sig=qaZnHctT7Xo1pxXSdlpjCpj5M6k& hl=it& ei=QkPITMXUJMz1sga0mZnWDQ& sa=X& oi=book_result& ct=result& resnum=4& ved=0CC0Q6AEwAw#v=onepage& q=lewis%20''What%20happened%20to%20the%20Ancient%20Library%20of%20Alexandria%3F''& f=false [12] al-Mawi wal-itibr f dhikr al-khia wal-athr ed. Ayman Fud Sayyid, 6 voll., Londra, al-Furqn Islamic Heritage Foundation, 2002-2004. [13] Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo) - Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, 2003, p. 292. [14] Luciano Canfora, La biblioteca scomparsa, 1986. [15] Franco Cardini, Avvenire, 26 luglio 2009.

Biblioteca di Alessandria
[16] Franco Cardini, op. cit..

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Bibliografia
Canfora, Luciano, La biblioteca scomparsa, Sellerio editore, Palermo 1986 Cavallo, Gugliemo (a cura di), Le biblioteche nel mondo antico e medievale, Editori Laterza, Roma-Bari 1988, ISBN 88-420-3256-5 Berti, Monica e Costa, Virgilio, La Biblioteca di Alessandria. Storia di un paradiso perduto, Edizioni Tored, Tivoli (Roma) 2010, ISBN 978-88-88617-34-3 Si segnala anche: Guedj, Denis, La chioma di Berenice, Longanesi, Milano, 2003 ISBN 88-502-0808-1, ISBN 978-88-502-0808-1, romanzo ambientato ad Alessandria d'Egitto, ai tempi di Eratostene di Cirene Berry, Steve, Le ceneri di Alessandria

Voci correlate
Memoria del mondo Libri al rogo

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Bibliotheca Alexandrina (http://www.bibalex.org/)

Stanza dei registri

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Stanza dei registri


Coordinate geografiche: 295831N 310816E29.97528N 31.13778E
[1]

La stanza dei registri una biblioteca che secondo alcuni sarebbe sepolta sotto la sfinge di Giza, nella necropoli di Giza, in Egitto.[2] Ospiterebbe rotoli di papiro contenenti tutta la conoscenza egizia, e la storia completa del perduto continente di Atlantide. Esistono poche prove che dimostrerebbero l'esistenza di questa stanza, anche se gli studi di alcuni scienziati, effettuati col georadar, hanno dimostrato la presenza di cavit sotto la sfinge.

Descrizione
Il mito della stanza dei registri una delle pi famose teorie alternative che riguardano l'Antico Egitto. La locuzoine "Stanza dei registri" fu coniata da Edgar Cayce, anche se l'idea dell'esistenza di registri egizi perduti molto successiva,[3] e le ipotesi sull'esistenza di cavit sotto la sfinge risalgono a Plinio il Vecchio. Nel suo Naturalis historia Plinio afferma che gli Egizi sono convinti che vi sia sepolto un re Harmais.[4] Graham Hancock e Robert Bauval, in "Message of the Sphinx", affermano che archeologi statunitensi e governo egiziano hanno bloccato lo studio della sfinge, compresi i tentativi di localizzare cavit sotterranee.[5] In seguito Bauval scrisse Secret Chamber nel 1999. Secondo la ricerca di Bauval, le Antichit Egizie permisero ad una squadra statunitense di cercare la stanza dei registri sotto la sfinge. stato ipotizzato che esistano tre passaggi attorno alla sfinge, due di origine sconosciuta ed uno che si crede essere un piccolo vicolo cieco scavato dietro la testa e risalente al XIX secolo. Sono state proposte teorie alternative sull'origine della stanza, tra cui il fatto che non fosse completamente opera degli antichi Egizi ma di un'altra societ (da popoli preistorici ad avanzate razze aliene). Secondo queste teorie, questa societ avrebbe sigillato la stanza con i rotoli contenenti la loro conoscenza attorno al 10 500 a.C., ultimo periodo di tempo nel quale la costellazione del leone si trovava tra le zampe della sfinge al momento di sorgere nel cielo notturno. Lo studio e la ricerca della stanza sono considerati pseudoarcheologia.

La stanza nella fiction


Stel Pavlou pone la Stanza dei Registri sotto la sfinge nel suo romanzo d'avventura Il codice di Atlantide, scritto nel 2001.

Note
[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Stanza_dei_registri& language=it& params=29_58_31_N_31_08_16_E_region:EG_type:landmark_scale:2000 [2] Is There a Chamber Beneath the Sphinx? (http:/ / www. catchpenny. org/ chamber. html) catchpenny.org. [3] Sally MacDonald; Michael Rice, Consuming ancient Egypt (http:/ / books. google. co. uk/ books?id=8ZbfGFwCu28C& pg=PA180& dq="hall+ of+ records"+ + first+ cayce& hl=en& sa=X& ei=2PEgT7OOKMPR8gPn2vDHBw& ved=0CDYQ6AEwADgK#v=onepage& q="hall of records" first cayce& f=false), UCL Press, 2003, pp. 180. ISBN 978-1-84472-003-3 [4] Plinio, Henry T. Riley, John Bostock, " The Natural History of Pliny; Book 36 XVII (http:/ / books. google. com/ books?vid=OCLC00615995)". H. G. Bohn, 1855. pag 336. [5] Graham Hancock e Robert Bauval, The Message of the Sphinx. Three Rivers Press; 1 ed. (27 maggio 1997). pag 59, 71. ISBN 0-517-88852-1

Stanza dei registri

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Bibliografia
Zahi Hawass, H E Farouk Hosni e Gaballa Ali Gaballa, "The Secrets of the Sphinx: ". American Univ in Cairo Press, 1998. ISBN 977-424-892-9 Robert Bauval, Secret Chamber: The Quest for the Hall of Records. Arrow; New Ed (7 settembre 2000). 572 pagine. ISBN 0-09-940528-8 H. Spencer Lewis, "Symbolic Prophecy of the Great Pyramid", The Rosicrucian Press, San Jose, 1936. ISBN 0-912057-55-6 Garrett G. Fagan, "Archaeological Fantasies: How Pseudoarchaeology Misrepresents the Past and Misleads the Public". Routledge (UK), 2006. 417 pagine. ISBN 0-415-30592-6

Talatat
Con il termine "talatat", con riferimento al numero "tre", vennero indicati, dagli operai che procedevano allo scavo archeologico, i mattoni con cui era stata edificata, in Egitto, l'antica capitale di Akhetaton (l'attuale Tell el-Amarna). La necessit di costruire in fretta tale citt, voluta dal faraone eretico Amenhotep IV/Akhenaton (della XVIII dinastia egizia), che aveva instaurato il culto di Aton, per allontanarsi dallo strapotere del clero di Amon, fece nascere un nuovo metodo di costruzione basato, appunto, su mattoni di circa "tre spanne"(cm. 50 x 25 x 22), da cui il nome, facilmente trasportabili e posti "in situ" da un solo uomo. Ironia della sorte, o calcolato ultimo sfregio all'indirizzo del faraone eretico, le "talatat" saranno reimpiegate dai successori di Akhenaton, da Horemhab a Ramses II, per il riempimento di alcuni piloni del tempio di Karnak dedicato proprio ad Amon (nel caso di Horemhab si tratta del IX e del X pilone). In tal modo, tuttavia, i reperti, in massima parte scolpiti con scene in rilievo di particolare bellezza nel classico stile dell'arte amarniana, si sono conservati fino ai giorni nostri in grandissimo numero (circa 600.000 esemplari) tanto che, negli anni settanta, si tent la ricostruzione dei rilievi originali utilizzando, per la prima volta in campo archeologico, il computer.

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Benben

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Benben
Il Benben, nella mitologia egizia, e pi specificamente nella cosmogonia di Eliopolis (cfr. Enneade), era la collina primigenia che emerse dall'oceano primordiale del Nun, e sulla quale il dio creatore Atum gener se stesso e la prima coppia divina. Nei Testi delle piramidi, linea 1587, si fa riferimento ad Atum stesso come collina: si dice che si trasform in una piccola piramide, situata in Annu, il luogo ove si diceva risiedesse.

La pietra di Benben
Benben, che potrebbe significare "il radiante", era una sacra pietra conica venerata nel tempio solare di Eliopoli sulla "collina di sabbia" del tempio ove il dio primievo si era manifestato e nel luogo dove cadevano i primi raggi del sole nascente. Il medesimo culto era celebrato anche a Napata e nell'oasi di Siwa ove la pietra conica fu, in epoca tarda, paragonata ad un "umbilicus". Si ricollegava comunque sempre al dio creatore e nella mitologia elaborata dal clero eliopolitano "rappresentava senza dubbio un raggio di sole". (Gardiner) Secondo alcune teorie il Benben sarebbe stato un meteorite di composizione ferrosa (siderite) caduto in epoca preistorica[1].

Modello architettonico
Verosimilmente il Benben, visto il suo importante significato religioso, fu il modello di riferimento in varie strutture architettoniche, quali gli obelischi dei templi solari, ad Abu Gurab, la cuspide degli obelischi ed il Pyramidion. Dalla forma conica originari, la pietra, fu trasformata successivamente per esigenze architettoniche in una piccola piramide a base quadrangolare e con cuspide sovente coperta da lamine d'oro.

Miti e tradizione
Al medesimo mito era collegata la fenice, il mitico e favoloso uccello chiamato Benu, anch'esso venerato a Eliopoli, ove si diceva vivesse sul Benben. Secondo B. Kemp la relazione tra il Benben, il Benu ed il sole potrebbe essere basata su unassonanza tipicamente egizia: il sole nascente, weben, proiettava i suoi raggi sul Benben, sul quale viveva il Benu. La linea 600 dei Testi delle Piramidi recita di Atum: "....tu che sorgi, come il benben, nella Dimora del Benu in Eliopoli....." (Hart, p. 16). Altre citt, secondo le proprie cosmogonie, svilupparono diversi miti sulla collina primordiale come a Menphi ove era la personificazione di Tatenen, iniziale dio della terra e di tutto ci che era buono. In un testo tebano del tempio di Khonsu, anch'esso identificato come la collina primieva, il benben si sarebbe formato dalle gocce del seme di Atum, cadute nell'oceano primordiale e che solidificandosi avrebbero formato il primo tumulo contenente al suo interno lo spirito del dio.

Benben

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Note
[1] (Robert G. Bauval in Discussions in Egyptology, Volume 14, 1989)

Bibliografia
Manfred Lurker, Lexikon der Gtter und Symbole der alten gypter, Scherz 1998 Barry John Kemp, Ancient Egypt: Anatomy of a Civilization, Routledge 1991, p. 88 Katheryn A. Bard, Encyclopedia of the Archaeology of Ancient Egypt, Routledge 1999, p. 205 George Hart, Egyptian Myths, University of Texas Press 1990, pp. 11, 12, 16

Facciata di palazzo
Nell'antico Egitto, la Facciata di palazzo, elemento architettonico e figurativo rappresentante in maniera stilizzata il palazzo reale, era simbolo del potere sovrano e parte integrante del serekht emblema della monarchia. Quest'ultimo aveva una struttura a forma di stendardo con l'immagine del falco Horo ed il nome del sovrano mentre nella parte inferiore erano raffigurate le mura del palazzo dominio del dio sulla reggia del re. Il serekh antecedente al cartiglio e allo shen, ne era il precursore. Il motivo a facciata di palazzo aveva origine nel protodinastico ed ancora oggi, nei complessi funerari di Saqqara, si trovano nelle mura esempi di monumentali facciate con rientranze, nicchie e sporgenze estremamente elaborate e con i varchi inseriti. Questi elementi erano sostanzialmente ripetizioni, in dimensioni ridotte della porta principale del palazzo reale affiancata da torri e che diventer successivamente la Falsa porta di uso funebre. L'elaborata cinta era realizzata anche per le pareti, poste ad est, delle cappelle funerarie dei nobili, come quella di Hesyra, paragonando cos le residenze eterne a quella dove viveva il sovrano. Introdotto durante l'Antico Regno nell'arte funeraria, questo motivo era la decorazione esterna dei sarcofagi reali considerati la dimora eterna del re che avrebbe continuato cos a "vivere" nell'interno del suo palazzo. L'elemento architettonico era molto usato anche in altri contesti funebri tra i quali la stele detta a falsa porta.

Bibliografia
Edda Bresciani - Grande enciclopedia illustrata dell'Antico Egitto - Ed. De Agostini - ISBN 8841820055 AA.VV. Egitto - I faraoni al tempo delle piramidi - Ed. Rizzoli

Falsa porta

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Falsa porta
La Falsa porta un elemento architettonico in pietra o legno raffigurante una simbolica porta che con la sua magica funzione consentiva al Ka del defunto di transitare, attraverso la via dell'Aldil, dal regno dei morti a quello dei vivi e viceversa.

La Falsa porta posta sul retro del Tempio di Km Ombo

Nel periodo protodinastico di Naqada e a partire dalla I dinastia compare sui serekht una facciata di palazzo stilizzata che reca due ingressi, simboleggianti l'unificazione dell'Alto e Basso Egitto. L'ingresso raffigurato era quello monumentale del palazzo reale che veniva riprodotto, in maniera ridotta, sulla cinta muraria del tempio funebre per consentire al sovrano defunto di ritornare nel suo palazzo attraverso la falsa porta. Il motivo della Facciata di palazzo era nell'Antico Regno riprodotto nella sola porta in ambito funerario ed aveva anche qui lo scopo di consentire al ka del defunto di tornare tra i vivi per raccogliere il cibo posto sulla Tavola delle offerte, situata vicino alla porta. Questa Falsa porta era all'inizio semplicemente dipinta e situata vicino ad un'apertura nel muro che consentiva di deporre le offerte votive ma successivamente questi due elemti si fusero dando origine alla Falsa porta propriamente detta.

Falsa porta

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Se le offerte indispensabili alla vita del defunto non venivano effettuate, questi poteva utilizzare la lista degli alimenti incisa sulla porta insieme alle varie formule. La disposizione di quest'ultime era sempre la stessa: nella parte superiore vi erano il nome e o titoli del defunto, a destra sullo stipite la formula dell'offerta ad Osiride, a sinistra la formula dell'offerta ad Anubi e sulle lastre laterali del finto varco vi erano immagini del defunto con la sua famiglia. Tra le lastre laterali e sotto l'architrave era rappresentata una stuoia arrotolata che in origine era posta fuori della mastaba e sulla quale venivano poste le offerte ma che fu poi sostituita, per motivi pratici, dalla Tavola delle offerte in pietra. La porta era sovente guarnita in alto da una cornice arrotondata e decorata che simboleggiava la casa del defunto, sotto vi era la stele funebre con l'immagine del defunto, spesso seduto su un Sedile di presentazione, davanti alla tavola imbandita e con incise le tradizionali formule funebri. Durante il Medio Regno appariva scolpita sulla porta anche la biografia del defunto, che ha consentito agli studiosi di ricostruire fatti e contesti storici, elementi estremamente importanti per ricomporre il grande mosaico della civilt egizia. Celebre la falsa porta di Mehu, visir nel regno di Teti della VI dinastia, decorate da rilievi policromi sia nelle immagini che nei geroglifici e dove il defunto rappresentato davanti alla tavola delle offerte sulla quale sono posati alti pani. Un altro bell'esempio si trova nella mastaba di Hesyra dove la falsa porta ha i battenti in legno riccamente decorati con bassorilievi raffiguranti il defunto. A partire dalla fine dell'Antico Regno comparve la stele detta a falsa porta e durante il periodo ramesside, dinastie XIX e XX, la stele con la raffigurazione del defunto fu collocata all'esterno della tomba e la falsa porta non fu pi rappresentata.

Bibliografia
Edda Brescaini - Grande Enciclopedia illustrata dell'antico Egitto - Ed. De Agostini - ISBN8841820055 AA.VV. - Egitto I Faraoni al tempo delle piramidi - Ed. Rizzoli

Modanatura a gola egizia

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Modanatura a gola egizia


La modanatura a gola egizia indica, in architettura antica, una decorazione ornamentale dal profilo curvo costituita da una fascia orizzontale che si incurva e si aggetta nella parte superiore formando limmagine formale peculiare dellarchitettura trilitica egizia con le finalit di arrotondare la parte terminale superiore dei muri e di protezione delle strutture inferiori. Gli Egizi usavano due tipi di modanature: la gola egizia o cavetto il semicerchio costituito dal toro e dal tondino detto anche astragalo Questi due elementi erano quasi sempre combinati tra loro con il semicerchio alla base del cavetto e li ritroviamo oltre che nei pilastri, architravi, piloni, muri e nelle produzioni artistiche.

Chiosco di Sesostri I con modanatura a gola egizia nella parte terminale superiore dei muri ed angoli con semicerchio

Il semicerchio che da solo bordava gli angoli degli edifici presentava come toro un profilo convesso non perfetto delimitante inferiormente la gola egizia mentre come tondino era sostanzialmente molto pi piccolo del precedente. Di origine antichissima conosciamo lesistenza della modanatura a gola egizia dalle raffigurazioni geroglifiche poich nessun reperto ci pervenuto dai templi edificati nel predinastico e protodinastico dove le antiche edicole sacre, costruite in mattoni crudi e con le coperture arcuate di vegetali, presentavano bordi di frasche sporgenti in alto sulle pareti. La prima trasposizione in pietra di queste primitive edicole compare nel complesso funerario di Djoser i cui padiglioni presentavano, tra le varie caratteristiche, tori angolari imitanti i bordi di steli ed il coronamento orizzontale delledificio inclinato verso lesterno come prototipo di cornice stilizzata di fusti di vegetali o del legno di palma. Anche all'interno della piramide a gradoni, nelle stanze blu, le piastrelle di faience sono lavorate ad imitazione dei graticci di canne delle capanne del predinastico. Ma la cornice a gola egizia compare nel complesso funerario di Chefren, come evoluzione pi raffinata dellantica modanatura di Djoser, intagliata nel granito con la parte superiore del toro orizzontale unita alla curvatura della gola sempre come stilizzazione delle antiche costole di palme e con presenza di nervature ad intreccio rappresentanti le legature usate per tenere assemblati i fasci dei vegetali di copertura delle edicole predinastiche. Un bellesempio di questa modanatura lo ritroviamo nella Cappella bianca di Sesostri I dove la cornice di coronamento a gola egizia Fregio decorativo del disco solare alato completa lalzato ed era decorata con alternanza di colori blu, rosso e bianco che colorano e definiscono le nervature della gola con il toro colorato di giallo. Successivamente, tra l'architrave e la modanatura a gola egizia, venne inserito il fregio decorativo rappresentante il disco solare alato che normalmente si trovava sopra i varchi daccesso. I greci assorbirono prevalentemente dallarchitettura egizia gi nel VIII secolo a.C. sia il cavetto che il semicerchio che svilupparono successivamente in almeno cinque varianti fondamentali, quali la gola diritta, il becco di civetta, la scozia, l'ovolo e la gola rovescia, giunte fino alla nostra epoca.

Modanatura a gola egizia

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Bibliografia
Alice Cartacci, Gloria Rosati, Larte egizia, Giunti 2008. ISBN 9788809061804 T.G. Henry James, Tutankhamon, White Star 2005 Sergio Donadoni e AA.VV., Le grandi scoperte dellarcheologia Vol. I, Istituto geografico De Agostini 1993 AA.VV., Egittomania Vol.5, Istituto geografico De Agostini 1999 Giorgio Rocco, Introduzione allo studio degli ordini architettonici antichi, Editrice Librerie Dedalo, Roma. ISBN 8886599684

Voci correlate
Modanatura

Pyramidion
Con il termine pyramidion si intende la cuspide piramidale monolitica delle piramidi e degli obelischi che rappresentava la sacra pietra benben. Erano costituiti nell'Antico Regno, da materiali rari come la diorite o il nero basalto che creavano cos un forte contrasto policromo con il bianco calcare di rivestimento.

Il pyramidion dorato che fa da cuspide dell'obelisco di Place de la Concorde a Parigi

Pyramidion

109 Durante il Medio Regno veniva usato il granito con iscrizioni geroglifiche. Il pi famoso quello di Amenemhat III proveniente dalla piramide nera di Dahshur, conservato al museo del Cairo e decorato con geroglifici, con il disco solare alato e con due urei.

Tra le ali del sole vi sono due occhi, simbolo della bellezza di Ra nascente mentre sotto vi sono incisi anche i cartigli e le formule di vita eterna. Nelle piramidi del Nuovo Regno di Deir el-Medina i pyramidion avevano tutte e quattro le facce decorate con La sala principale del Museo Egizio del Cairo con quattro Pyramidion, in granito nero, indicati dalle frecce bianche scene di culto solare e con il defunto in adorazione di Ra ma erano fatti sempre di calcare locale, proveniente da Tura, come quello frammentario rinvenuto presso la tomba di Sennedjem. Il pyramidion della piramide di Cheope doveva pesare circa 7 tonnellate. Quello degli obelischi, pi piccolo, era spesso senza iscrizioni e ricoperto con lamine d'oro, elettro o rame dorato come quello di Setibtawy o Niuserra ad Abu Gurab che brillava di vivida luce illuminato dai raggi del sole.

Bibliografia
M.Tosi - Dizionario Enciclopedico delle Divinit dell'Antico Egitto - Vol. II - Ed. Ananke - ISBN 88-7325-115-3

Altri progetti
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Serdab

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Serdab
Il serdab (cella in Arabo ) una struttura presente nelle tombe dell'Antico Egitto costituita da una camera destinata alla statua raffigurante il Ka del defunto. Durante l'Antico Regno il serdab era costituito da una camera sigillata dotata di un foro, o piccola fessura, che permetteva all'anima del defunto di muoversi liberamente. Questi fori permettevano anche l'introduzione di offerte.

Bibliografia
Bard, KA, Encyclopedia of the Archaeology of Ancient Egypt, Routledge, New York 1999 - ISBN 0-415-18589
La statua del Ka di Djoser visibile attraverso il foro del serdab, pronta a ricevere l'anima del defunto e le offerte ad essa destinate.

Tavola delle offerte


La Tavola delle offerte , 3wt, era una tavola di pietra posta esternamente alla mastaba davanti alla stele ove i sacerdoti officiavano i riti e deponevano i cibi destinati a nutrire il defunto nell'Aldil. Era sempre decorata con rilievi poich i cibi avrebbero alterato le pitture, presentava scanalature per far defluire i liquidi che venivano versati come offerta e costituiva insieme alla stele l'unico elemento d'arredo delle tombe dell'Antico Regno. Nel periodo predinastico le offerte venivano deposte su una stuoia di giunco ma per motivi pratici venne sostituita dalla tavola in pietra. Questa aveva scolpiti degli alimenti che potevano sostituire, grazie alla magia, quelli veri che venivano coltivati in appositi terreni. La parola "offerta" aveva il suo geroglifico chiamato hetep che rappresentava una stuoia arrotolata e stilizzata con un pane sopra, geroglifico che spesso dava la forma alla tavola e agli altari di cui un esempio si trova nel tempio solare di Niuserre ad Abu Gorab. Alla fine dell'Antico Regno, la tavola veniva raffigurata anche nelle pitture parietali della mastaba e nelle stele funerarie al fine di consentire l'approvvigionamento di cibo al defunto anche in caso di carenza dei riti funerari o delle offerte reali.

Tavola delle offerte

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Nelle immagini il defunto era ritratto su un sedile di presentazione davanti ad una tavola carica di cibi e bevande, con il braccio destro verso la tavola mentre la mano sinistra era appoggiata sul petto. Tra gli alimenti raffigurati vi era spesso una spalla di bue, indicata dal geroglifico khepesh, che era l'offerta di maggior valore e considerata anche come amuleto. Tra gli uccelli rappresentati vi erano l' oca e l'anatra raffigurate gi cotte. I liquidi, come l'acqua, vino e birra, erano contenuti in un'anfora cerimoniale detta kheset, dalla forma allungata e provvista di becco. Ma il pane era l'alimento pi raffigurato, tanto che la formula funeraria parlava dell'offerta di "mille forme di pane" dove mille un numero simbolico indicante un numero infinito ed citato, insieme alla birra anche nei Testi delle Piramidi: Offerta che il re dona ad Osiride...... con pane e birra........ ed ogni cosa buona e pura di cui vive un dio per il ka del venerato..... Con l'evolversi degli usi funebri, verso la IV dinastia, la tavola delle offerte veniva posta, all'interno della mastaba, ad ovest verso il regno di Osiride ma poteva anche essere messa davanti al naos che ospitava la statua del defunto. Costituir il primo nucleo della cappella funebre. Inizialmente l'offerta di cibo era riservata solo al sovrano ma dal Nuovo Regno divenne di uso popolare e la tavola delle offerte rester per molto tempo un elemento importante dell'arredo funebre, per il suo compito di approvvigionare il defunto di tutto l'occorrente necessario ad un'agiata vita nell'Aldil.

Bibliografia
Edda Bresciani - Grande enciclopedia illustrata dell'Antico Egitto - Ed. De Agostini - ISBN 8841820055

Article Sources and Contributors

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Article Sources and Contributors


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http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=40897397 Contributors: Amaunet, Ariel, Keltorrics, Valerio79 Tempio funerario di Chefren Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31322247 Contributors: Amaunet Tempio funerario di Micerino Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44551628 Contributors: Amaunet, 1 anonymous edits Obelisco incompiuto di Assuan Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=48083018 Contributors: Gab.pr, Tommaso Ferrara Obelisco di Luxor Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46657213 Contributors: Gab.pr, Phantomas Obelisco di Hatshepsut Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=47216899 Contributors: Gab.pr, Hinkerer Ago di Cleopatra Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=47125598 Contributors: Aqua, Ary29, Benjen, Gab.pr, Giacomo Augusto, Grigio60, Phantomas, Tenebroso, Vmoscarda, 6 anonymous edits Obelisco Vaticano Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=49746926 Contributors: Adam Smith, Amaunet, 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http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=49504846 Contributors: Jalo, Orion21, Pracchia-78 Talatat Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46428283 Contributors: Amaunet, Archeologo, Hotepibre, Luisa, Madaki, Semolo75 Benben Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=47121646 Contributors: AdBo, Amaunet, Basilicofresco, CABAR, Phantomas, 7 anonymous edits Facciata di palazzo Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=39157372 Contributors: Amaunet, No2, 1 anonymous edits

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