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Antichità nei secoli repubblicani e imperiali di definisce la scacchiera urbana, densa e articolata (l’impero si basa su
una rete di città) con i quali il medioevo si confronta in modi differenti.
Capitali -> sedi dalle quali si amministra il governo, Ravenna è scelta come capitale da Onorio nel 402, viene
mantenuta da Teodorico e poi dai bizantini; si difende meglio rispetto a Roma e a Milano ed è inoltre affacciata
sull’Adriatico quindi collegata a Costantinopoli; con l’arrivo dei Longobardi le capitali si moltiplicano: scelgono prima
Verona, poi Milano e infine Pavia. Successivamente con l’emergere dei poteri cittadini e la frammentazione del
territorio il concetto di capitale si va assottigliando.
Altre città -> subiscono cambiamenti di stato in senso positivo (Cividale, non molto rilevante in età romana, Spoleto,
Benevento, Lucca, Rimini, Otranto) o negativo (Aquileia, per l’entrata in crisi del suo porto che non compete con
quello di Classe; Luni, per la crisi delle cave di marmo; entrambe rimangono in vita come città vescovili, => con peso
amministrativo), alcune scompaiono (es. molte città in Piemonte, che non vengono rimpiazzate da altri insediamenti,
forse perché non ve ne era la necessità), altre vengono fondate (zona costiera di nord-est, dove l’amministrazione
imperiale reagisce alla pressione longobarda da nord costruendo nuovi centri fortificati, es Grado, Ferrara); anche
nell’alto-medioevo le fondazioni non sono molte, eccetto: 1) Venezia, che inizia a prendere corpo nel IX s;
2) Città Leonina, fortificazione del Vaticano che si lega a quella di Aureliano, voluta da papa Leone IV nella seconda
metà del IX s; all’incirca nello stesso periodo sono attestate fortificazioni a luoghi di culto volute da altri pontefici e lo
stesso Leone IV fonda nel Lazio centrale Leopoli; nessuno di queste fondazioni sopravvive nel tempo.
negli anni vicino al Mille non ci sono modifiche sostanziali alla rete urbana. Fra X e XI secolo si nota fondazione di
nuovi centri urbani nel Sud bizantino, per esigenze di riorganizzazione del territorio, crescita demografica e copi
militari (es. Troia, Puglia; Catanzaro).
I nuovi centri che maggiormente infittiscono la trama insediativa non sono città ma castelli che si affermano come
centri direzionali per i territori circostanti; quelli più grandi sono attrezzati come città, con mura, palazzi e chiese (es.
Grosseto, Alessandria, Monselice); i Comuni fonderanno a loro volta altre città per motivi strategici ed economici (es.
Cuneo, L’Aquila), nel basso Medioevo.
3) tessuto urbano:
domus e insulae smettono di essere costruite già a partire dal V secolo, dal VI si provvede alla restaurazione di
alcune; spesso la superficie delle grandi domus viene frazionata e le abitazioni più piccole costruite in materiale di
recupero della domus stessa o in legno; le case fra VI-VII s sono semplici, a pinata rettangolare, con struttura a pali
portanti, a volte con zoccolo in pietra, dotate di un focolare, a volte parzialmente interrate. Cresce il fenomeno della
stratificazione urbana con apporti dovuti a mancata manutenzione di strade, fiumi e fogne e apporto di terra dalle
campagne per orti urbani -> *fenomeno dei dark layers (dark earth); la pavimentazione delle strade si sovrappone a
detriti non rimossi-> le strade crescono l’una sull’altra innalzando notevolmente il livello del piano di
camminamento.
già dal V e più specificatamente dal VI s, si inizia a seppellire in città (-> scarto culturale rispetto all’antichità); le
sepolture sono ricavate presso monumenti abbandonati, spazi aperti, vicino a chiese, fuori dalle abitazioni (es.
cimitero che dal VI viene allestito vicino al Cimitero).
Le città continuano inoltre ad essere luoghi di produzione, ma cambiano le modalità: al diminuire della domanda gli
artigiani si distribuiscono sul territorio e lavorano su scala molto ridotta; in questo periodo si moltiplicano le piccole
fornaci in aree urbane, piccoli laboratori che a volte trovano posto nei monumenti abbandonati (es. vetreria istallata
nell’esedra della Cripta Balbi) che garantiscono una produzione a livello di quartiere. =/ il caso della grande officina
rinvenuta sempre nella Cripta Balbi, in funzione dal VII s., che raccoglieva specialisti in vari materiali, forse officina
annessa ad un monastero, che testimonia l’importanza dei centri monastici per l’organizzazione della produzione
sptt. fra VII e VIII s.
2) paesaggio monumentale:
i palazzi di carattere civile o ecclesiastico continuano di norma a svolgere le proprie funzioni, con alcune aggiunte che
solitamente si mantengono sul modello tardoantico (es. aggiunta di due aule absidate al palazzo papale Laterano
nell’VIII s); si notano soluzioni innovative come le torri, che si diffonde in maniera esponenziale dopo il Mille. Si
restaurano gli edifici ecclesiastici più antichi e ne sorgono di nuovi grazie ad una rinnovata congiuntura economica,
alle donazioni dei re franchi e dei papi-> sorgono basiliche, chiese, santuari, di misura ridotta rispetto a quelli
tardoantichi.
c) tessuto urbano
si fa più lasco a causa dei crolli e distruzioni di complessi antichi-> numerose aree libere= nuova articolazione dello
spazio, le case si dispongono lungo le strade principali o intorno alle chiese, non sono troppo compatti; atti notarili
mettono in luce la presenza di orti, frutteti e cortili per gli animali. -> la città medievale si configura come una
nebulosa di villaggi all’interno delle mura, con diversi edifici ecclesiastici.
sepolture-> l’amministrazione ecclesiastica tende a riunirle in cimiteri, dentro o attorno alle chiese, dove le sepolture
si addensano anche per il richiamo delle reliquie di santi e martiri.
case-> edifici a pianta rettangolare ad uno o due piani (domus terrinea o solariata) in legno, pietra o materiale di
recupero; edifici essenziali; vengono anche sfruttati i resti di edifici antichi, es. teatri e anfiteatri (es. Colosseo).
le case dell’aristocrazia altomedievale sono simili a quelle dei ceti inferiori, austere e compatte; più grandi e se
possibile in pietra e mattoni. Si diffonde anche la casa “a corte”.
X s-> scontro fra famiglie nelle città=> costruzione di fortezze urbane per cui sono riadattati grandi complessi
monumentali antichi // si diffondono le torri, sptt quando bisogna controllare una vasta zona che non può essere
fortificata.
2) paesaggio monumentale:
nuovo stile architettonico-> romanico-> processo di rinnovamento che coinvolge la maggior parte dei centri urbani,
spesso in competizione fra loro; enormi cantieri per la ricostruzione di cattedrali e altre chiese, palazzi comunali e
civili; le nuove costruzioni sono in pietra o laterizio.
palazzi: spesso semplici parallelepipedi, a volte dotati di una torre; questo schema poi si evolve e se ne aggiunge
anche un altro a quadrilatero sviluppato intorno ad un cortile (es. Broletto di Brescia); nel regno dei Normanni e con
Federico II vi sono esempi come il palazzo di Fiorentino.
le chiese sono costruite in forme grandiose e con nuove decorazioni e l’aggiunta di campanili; si diffondono sempre
più i monasteri all’interno delle città. L’apertura di grandi cantieri spesso tende a danneggiare o cancellare le fasi
precedenti compromettendone la conoscenza.
3) tessuto urbano:
dopo l’anno Mille diviene più compatto; le residenze dei potenti si possono caratterizzare come complessi
policentrici, di fortezze e torri o costruiti sfruttando monumenti antichi (es. Campo Marzio dominato dalla famiglia
Orsini nel XIII s); diffusione delle torri sptt per scopi militari; dal XII si afferma il palazzo fortifica come residenza
nobiliare -> castra urbani nati dall’accorpamento di più edifici o dalla creazione di circuiti in muratura che chiudono
l’abitato; le case dei ceti più basse sono spesso a due piani, il pianoterra adibito a bottega. È molto adottata la
soluzione a portico, sptt per i ceti medio-alti;
in genere a partire dall’XI secolo diminuisce la diffusione di orti urbani e compare la casa a schiera (edifici a pianta
rettangolare allungata) lungo gli assi stradali; l’artigianato e gli impianti produttivi occupano un ruolo importante
nell’impianto: si posizionano in luoghi strategici o in un’unica zona per tipo di produzione.
Strutture ecclesiastiche dall’VIII s inizia un nuovo sistema di organizzazione ecclesiastica nelle campagne più
articolato, definito e gerarchizzato; la parola diocesi inizia ad indicare più specificatamente il territorio controllato dal
vescovo.
-pievi-> perni del sistema; chiese rurali che assumono maggiore importanza e la prerogativa di gestire la cura
animarum dei fedeli< il territorio della diocesi è diviso in circoscrizioni che fanno capo ad una pieve, sistema che si
sviluppa ulteriormente nel corso del IX s. in questo periodo sono costruite nuove chiese rurali e alcune sono
ristrutturate, ingrandite e decorate (segno di rinnovata disponibilità economica), a farlo sono sia vescovi sia
esponenti dell’aristocrazia (es. longobarda, // tarda antichità) es. chiesa di S. Zeno (Lugano). Fenomeno legato alle
strategie di memoria e conservazione dei patrimoni da parte delle aristocrazie altomedievali. Il fenomeno delle
chiese private si attenua in età carolingia e molte vengono distrutte. Fluidità dell’organizzazione ecclesiastica< non
tutte le chiese con battistero e cimitero sono formalmente pievi.
le chiese di VIII-X s sono costruite in luoghi abitati: fortezze tardoantiche, centri curtensi; molti centri religiosi si
rafforzano grazie alla presenza di reliquie. // molte chiese nascono in luoghi isolati, spesso in pianura e in
corrispondenza di vie di comunicazione (=/castelli sulle alture), altre volte (rare) attirano la formazione di un abitato
e sono poi comprese in un castello.
-monasteri-> VIII-XII s= età d’oro del monachesimo, nascono grandi e potenti monasteri rurali; si formalizza la
tipologia di monastero con complessi di fabbrica articolati attorno ad un chiostro (es. pianta di San Gallo, 820) anche
se tra VIII e IX sono ancora molto diversi fra loro: es. Centoporte nel Salento, nel corso dell’VIII secolo viene costruita
una chiesa all’interno di una struttura precedente> monastero fortificato.; San Vincenzo al Volturno -> nella fase
dell’VIII s non viene data particolare importanza alla disposizione degli elementi, con l’interessamento franco viene
costruita una chiesa chiamata San Vincenzo Maggiore, che riassume molti elementi diversi: quadriportico, ingresso
monumentale, tre navate absidate, cripta; il monastero inizia ad indebolirsi già nel IX secolo da attacchi saraceni.
Abbazia di Novalesa (Piemonte)-> primo esempio di adozione dell’impianto intorno ad un chiostro centrale, che
prende forma nell’IX s, accanto alla chiesa. I principali fondatori di monasteri rurali sono i regnati, le alte autorità
ecclesiastiche e alcuni aristocratici. I monasteri possono sorgere su: ville romane dismesse, città abbandonate (spazi
adattabili e disponibilità di materiali), presso santuari antichi (es. S. Severo a Classe, il culto perdura anche dopo la
scomparsa della città e sfocia nella costruzione di un monastero benedettino nel IX s). i monasteri sono centro
produttivi e sono attivi nei commerci; i monaci sono impegnati nella gestione e riorganizzazione dei territori.
Incastellamento termine proposto da Toubert con cui si indica la nascita di fortezze in tutto il continente europeo
dalla fine del IX e sptt dal X s fino al XIV secolo. (=/ dalle fortezze tardo antiche); i castelli di questo periodo nascono
in un contesto di frammentazione politica dopo la caduta dell’impero carolingio-> condizione di instabilità> emerge
processo di privatizzazione e dinastizzazione dei poteri e delle prerogative statali e privatizzazione della terra>
nascono per volontà dei ceti dirigenti che vogliono proteggere i propri possedimenti.
1973, Toubert-> Strutture del Lazio medievale= th di T., i castelli del X s sorgono su colline disabitate, in pietra; i
signori attirano all’interno delle fortezze le popolazioni azzerando l’assetto territoriale precedente; nascono sptt per
esigenze economiche e di controllo, funzionali a garantire al signore forza lavoro sotto il suo controllo. Tesi basata su
poca documentazione scritta e pochi rilievi in superficie su strutture molto modificatesi nel tempo.
Francovich-> scavo di Montarrenti, che da villaggio tardo antico diventa curtense e poi castello; base del modello di
F. per cui il castello è il frutto di un processo di trasformazione del paesaggio (//Scarlino). Ttv Rocca S. Silvestro nasce
come insediamento originale nel X secolo per ragioni legate al controllo dell’estrazione di metalli nella zona di
Piombino.
NON ESISTE UN UNICO MODELLO
*altre zone d’Italia Campania: tesi diverse che rivedono applicabile il modello toscano o asseriscono la nascita dei
castelli ai Normanni (XI s); Puglia: castelli voluti dall’amministrazione bizantina // Basilicata, Calabria prima Bizantini
poi Normanni; Sicilia: le fortezze si moltiplicano alla metà del X; Sardegna: ha inizio fra IX e X s. per iniziative dei
giudici, massime autorità delle circoscrizioni territoriali.
all’interno del castello le case sono almeno in un a prima fase in legno.
Altri insediamenti:
-borghi-> insediamenti aperti che nascono lungo le principali vie di comunicazione, si moltiplicano fra IX e X s. (S.
Genesio, S. Giminiano).
-villae-> agglomerati di case non fortificati, senza particolare disposizione spaziale o spessore monumentale. Es.
Pollenzo (Piemonte), che si sviluppa vicino ad un monastero e all’antica città romana abbandonata; Piazza Armerina-
> Villa del Casale, case articolate sul modello “pluricellulare”, attorno ad un cortile con pianta a U o L;
-casa isolata-> i dati provengono sptt dalle ricognizioni di superficie.
Organizzazione ecclesiastica: i secoli dopo il Mille sono un’epoca di maggiore definizione del controllo del vescovo e
della Chiesa sulle aree rurali > spinta alla monumentalizzazione degli edifici; sono ristrutturate o csotruite ex novo;
es. chiesa S. Giorgio di Argenta da chiesa tardoantica di modeste dimensione diviene nel XII una grande chiesa
romanica, fino a che non perde importanza per l’isolamento che la colpisce; Castello di Monte di Croce, Pontassieve-
> chiesa con due fasi costruttive: la prima dell’XI s (semplice aula absidata), la seconda della prima metà del XII s
(previsto ampliamento)> diffusione delle chiese nei castelli, nel tentativo anche dei signori di assumere le
prerogative legate alle pievi; San Vincenzo al Volturno-> dopo il declino del IX s (vedi su) una comunità monastica
ritorna nel X s e il monastero torna ad essere molto potente e promuove l’incastellamento dei suoi possedimenti;
nell’XI viene spostato e vengono usati i materiali dell’abbazia di epoca carolingia; viene costruito un muro di cinta->
segno di un clima politico mutato. Il nuovo monastero è una struttura più coerente rispetto a quello passato, unitaria
e non cresciuta nel corso del tempo.
5. Archeologia dell’architettura
Scopi: conoscere le tecniche e i processi dell’industria edilizia nel passato e favorire la salvaguardia e il restauro dei
monumenti.-> comprende e indaga tutte le trasformazioni di un monumento:
metodo: Krautheimer-> i muri dei monumenti possono essere letti come palinsesti, nel Corpus Basilicarum
Christianarum Romae individua con retini diversi le diverse murature, si avvicina al concetto di USM ma mana la
numerazione delle singole UUSS (quindi la definizione di una relazione fra le stesse) e il riconoscimento delle
interfacce negative.
Fasi: 1) RILIEVO; 2) SCOMPOSIZIONE DEL MONUMENTO-> in USM (e nelle loro spcificazioni, es. Unità di
Rivestimento); 3) DELIMITAZIONE, NUMERAZIONE E DESCRIZIONE SU SCHEDA delle UUSS; 4) INDIVIDUAZIONE E
DECRIZIONE DEI RAPPORTI FRA UUSS e Matrix di Harris-> 5) RAGGRUPPAMENTO DELLE UUSS in ATTIVITA’ ->
passaggio da datazione relativa a assoluta.
questioni da indagare: materiali e tecniche edilizie, attrezzi da lavoro, trasformazioni, organizzazione del lavoro e
flusso del sapere, volontà delle committenze; analisi degli aspetti estetici, funzionali, culturali, propagandistici e
simbolici dell’architettura.
Principali architetture monumentali del medioevo e caratteristiche:
1) Castello (es. castello di II generazione, XII-XIII s)-> delimitato da mura, rinforzate nei punti nevralgici da torri e
merlature; pochi accessi; cortile interno dove si trova la chiesa e il cimitero; nel cortile più interno vi sono caneve; ai
margini della fortezza e in posizione dominante si trova il mastio (torre più alta), poi il palazzo che unitariamente
prendono il nome di dongione. Oltre le mura c’è il borgo.
2) Chiesa -> pp 196-197; 3) Monastero-> pp 198-199.
Dal V s i morti iniziano ad essere seppelliti in città e diventa la norma fra VI e VII; nelle campagne-> in età tardo
antica un agglomerato può dotarsi di un proprio cimitero o condividerlo con altri insediamenti, può essere ai margini
o dentro l’abitato; presso rovine di monumenti antichi (es. necropoli in una villa di Sirmione fra IV e VIIs); spesso si
presenta la sequenza villa-chiesa-cimitero o villa-mausoleo-chiesa-cimitero-> legame fra luogo di culto e sepoltura,
uno può essere conseguente all’altro e viceversa; la chiesa può anche inserirsi in una necropoli più antica e favorirne
lo sviluppo (es. chiesa di Castel Trosino del VII s che sorge su un’area di sepoltura del VI e attira altre sepolture.
Pratica delle sepolture ad sanctos (es. attorno al complesso di San Severo a Classe, dove il corpo del santo viene
traslato nel VI secolo)-> la chiesa inizia ad assumere la prerogativa di gestione dei cimiteri e della sfera funeraria, sptt
fra VIII-IX s con la nascita del sistema delle pievi e la diffusione del culto delle reliquie. Con il tempo le pievi perdono
il monopolio della pratica funeraria che verrà rivendicato dai signori territoriali come mezzo per il controllo della
popolazione.
basso medioevo-> situazione composita che vede cimiteri dentro i castelli ,presso le pievi, le chiese e i monasteri.
in epoca tardo antica non c’è un modello standard di organizzazione dei cimiteri ma prevalgono due modalità: 1)
cimiteri “a righe”; 2) cimiteri “per nuclei” (più frequenti in Italia, es. Nocera Umbra). A volte i personaggi più
eminenti sono seppelliti in un luogo distante dagli altri; dall’alto medioevo invece la sepoltura isolata avrà un
significato negativo.
la tomba-> la scelta della forma è una scelta di carattere scenografico per chi è ancora in vita; le tombe possono
avere varia forma (v. p 212); possono essere segnalate da pali in legno, lastre di pietra e dal VI raramente troviamo
iscrizioni, che tornano in uso nel pieno medioevo e per le fasce più alte della popolazione; a partire dal VI (n età
longobarda) si diffondono corredi ricchi e articolati, differenziati per genere, che si rarefanno a patire dalla metà del
VII s e sono sporadici nell’VIII (forse per la diffusione delle donazioni post obitum o pro anima). Oggetti più diffusi:
accessori del vestiario, piccoli contenitori di ceramica, monete in bocca, oggetti devozionali (es. croci), amuleti. Il
defunto era spesso avvolto nel sudario, di cui raramente si trovano tracce archeologiche, attestati però per esempio
dalle crocette in lamina d’oro di età tardo antica, o dalla forma delle ossa o posizione del corpo. Importante anche
analisi delle ossa che dà informazioni su patologie, alimentazione, condizioni igieniche e demografia.
funerale-> occasione di confronto fra la famiglia e la comunità, in cui aspetti materiali e gesti assumono un valore
simbolico fondamentale, non necessariamente gli oggetti si ricollegano ad una matrice etnica o al ruolo sociale (o
professionale) dell’individuo all’interno della comunità (es. Castel Trosino, Collegno).
sepolture femminile-> in cimiteri fra V e VI s i corredi più ricci sono quelli delle donne in età fertile; successivamente
anche le distinzioni per sesso vengono meno e le sepolture tendono a raggrupparsi intorno ad un antenato comune,
con corredi meno frequenti e standardizzati.
i cimiteri nel Medioevo sono i luoghi in cui si manifesta il potere e il desiderio di affermazione delle aristocrazie
emergenti che spesso agganciano le loro sepolture a resti del passato (es. costruendo mausolei in monumenti antichi
abbandonati) per rafforzare le loro aspirazioni e rivendicazioni.
Andamento generale dell’economia curva discendente dal V al VIII s, quando tocca il suo minimo e poi inizia una
lenta e progressiva risalita dal 750 ca caratterizzata da aumento demografico, rinnovata spinta dell’agricoltura,
afflusso di metalli preziosi e ricchezze, nuove reti commerciali (generale miglioramento climatico) e incontra un
punto di solta nel X s. ttv l’attività degli artigiani non scompare mai del tutto.
-Vasai Tarda antichità-> tra IV e VII s la scena è dominata dai grandi commerci del Mediterraneo, secondo gli
schemi dell’amministrazione imperiale che si mantengono anche dopo le trasformazioni politiche del V secolo (es.
presente in grande quantità la ceramica in terra sigillata africana (rossa); si affiancano produzioni locali : contenitori
rivestiti in rosso a imitazione di quelli africana (centro e sud), ceramica invetriata (IV-VII s); ceramica longobarda (VI-
VII s), perlopiù contenitori da mensa , colore scuro. Alto medioevo-> importazioni quasi inesistenti, la scena di
frammenta in molte produzioni locali dai tratti simili: prevalgono contenitori in ceramica ad impasto grezzo e forme
semplici (olle, pentole, testi) e a Roma i recipienti “catino-coperchio”; ceramica acroma con impasto più depurato
(dall’VIII s); anfore e grandi contenitori per il trasporto (es. anfora globulare in Puglia e Campania); ceramica a vetrina
pesante (ossido di piombo e limatura di ferro) decorata variamente, compare sul mercato romano a metà VIII s per
una cerchia ristretta e diventa di grande diffusione dal IX s (crescita della produzione forse dovuta alla rinascita di
Roma seguita all’alleanza con i Franchi), da lì si diffonde poi in vari centri.
ateliers sono state ritrovate poche fornaci, il cui modello prevalente è quello dell’officina isolata, artigiano che
lavora per una clientela ristretta, ritmi di lavoro bassi; la produzione è sia in città sia in campagna; altri modelli:
produzione domestica, industria domestica.
Basso medioevo-> dal X s la vetrina è meno spessa e non copre tutto il vaso = vetrina sparsa, prodotta
principalmente a Roma e nei castelli diffusi sul territorio; al sud si afferma l’invetriata monocroma e poi policroma;
permangono le ceramiche acrome per l’uso quotidiano. Innovazioni tecniche dopo l’anno Mille: 1) introduzione
dell’ingobbio (rivestimento in argilla chiara) sotto vetrina piombifera (XII-XIII s); 2) smalto, rivestimento con ossido di
stagno (XIII s); ingobbiate: in Liguria, graffita arcaica tirrenica o savonese, graffita arcaica padana. Smaltate: maiolica
arcaica (XIII-XV s), compare in Toscana e si diffonde ampliamente; ceramica laziale; protomaiolica (sud).
i nuovi tipi sono prodotti principalmente nelle aree urbane (sptt nel XIII s), più tardi anche nelle aree rurali. Gli
artigiani iniziano poi a stringere accordi fra loro e nasce la figura dell’imprenditore: rimane vivo il modello
dell’officina isolata ma il mercato e la richiesta crescono-> specializzazione degli artigiani, fino ad arrivare agli
agglomerati di officine, basati sulla collaborazione di varie botteghe, a formare un complesso di tipo industriale.
un altro settore è quello degli artigiani che producono vasellame in pietra ollare, che decolla a partire dal IV-V s.
-Fabbri, orafi, fonditori attività che continua tra tarda antichità e alto medioevo in vari settori; nel ’97 viene
scoperta la discarica di un laboratorio artigianale nella Cripta Balbi, del VII s, dove si lavoravano diversi materiali;
probabilmente una officina specializzata in diversi settori che produce sia per le fasce alte sia per quelle basse. Fra V
e VI s si diffondono oggetti di metallo di matrice culturale germanica, ma ciò non significa che venissero usati solo da
goti o longobardi, piuttosto da una nuova classe dirigente mista he adotta tratti culturali di origine diversa; fra TA e
AM i monasteri sono il punto di riferimento principale per l’artigianato, necessitando al momento della fondazione di
differenti produzioni e in seguito di quelle legate alla vita del centro (es. S. Vincenzo in Volturno, officine che
producono oggetti utili alla creazione dei libri); ttv a partire dal V secolo si assiste ad una frammentazione della
produzione, forse anche a causa della crisi dell’attività estrattiva alla fine dell’età imperiale; nelle campagne sussiste
una attività metallurgica di piccola-media entità nelle fortezze e nelle ville.
Tra l’età carolingia e i secoli centrali del Medioevo si assiste ad una riorganizzazione ed espansione dell’industria
mineraria (-> Francovich-> nascita dei “castelli minerari”); l’attività metallurgica riprende anche nelle aree urbane.
Produzione delle campane-> le prime fornaci risalgono all’età carolingia; maestranze familiari specializzate, spesso
lavorano dentro al complesso che si servirà delle campane.
-Vetrai la produzione è frammentata in piccole botteghe che servono piccole comunità o singoli quartieri. Tra V e
VI s la produzione si semplifica, e tornerà più complessa a partire dall’XI s (bottiglie, bicchieri decorati); nel pieno
medioevo (XII-XIII s) compare la soffiatura a stampo-> produzione in grande quantità e standardizzate. Ritrovamenti:
es. officina di Torcello (Venezia), VII-VIII S.
-Falegnami e intagliatori poche informazioni per la natura organica del legno, provengono da contesti di natura
anaerobica, terreni molto umidi o sommersi (sptt nella pianura padana); sptt oggetti per la tavola, sia per le fasce
alte sia per quelle basse della popolazione; abbigliamento; oggetti per igiene personale; pettini; utensili; parti di
armi. Quello della lavorazione del legno doveva essere un sapere molto diffuso sia in ambito urbano sia rurale; dopo
l’anno Mille si hanno più fonti circa il lavoro di falegnami, scutellari, mastellari. Nella produzione di mobili dovevano
lavorare specialisti di alto livello: sedie (es. cattedre), trovate nella Cripta Balbi; casse, cassoni; elementi per il gioco.
Gli intagliatori lavorano anche osso, avorio, corno, spesso nelle stesse botteghe (es. laboratorio della Cripta Balbi o
monastero di S. Vincenzo al Volturno, nell’AM). Per il BM si conferma il fatto che le produzioni di oggetti pregiati e di
quelli per uso quotidiano proseguono insieme.
-Tessitori in Italia sono stati individuati due tipi di telaio: 1) telaio verticale; 2) telaio orizzontale a pedali (da X s); le
tracce ritrovate sono tutte in negativo (buche dei montanti e della pedaliera); altri indicatori sono i battitori, fusi,
fuseruole. Nel PM il settore decolla con caratteri quasi industriali (es. laboratorio tessile milanese del XIV s in cui
lavoravano cinquanta artigiani).
-Industria edilizia: pietra-> l’attività estrattiva nell’AM è molto meno diffusa rispetto ai secoli precedenti, si trasforma
in una industria di riuso; torna ad essere riutillizzata maggiormente dall’XI s quando si diffonde l’”opera quadrata”
(paramenti con blocchi regolari), sono presenti magistri specializzati e itineranti che diffondo il sapere alle
popolazioni locali. Calce-> le tracce che si possono trovare sono: calcare (forno per la calce, es Cripta Balbi fra fine
VIII inizio IX s) e macchine per il mescolamento della malta (castelli in Toscana e Liguria), strutture in legno,
testimonianza che conferma la lavorazione del materiale in loco anche nelle aree rurali. Dal XII secolo i miscelatori
prob non vengono più usati perché probabilmente le signorie territoriali possono servirsi di grandi quantità di
manodopera locale. Legno-> utilizzato lungo tutto il medioevo, anche nei grandi monumenti, sptt per le coperture; si
rilevano più che altro tracce in negativo delle impalcature allestite per la costruzione, nelle murature e al suolo
(buche). Mattoni -> l’ultima grande produzione risale ai tempi di Teoderico, da qual momento di utilizzano laterizi di
riuso fino al XII s, quando ricomincia una produzione su vasta scala; in questi secoli si mantiene una produzione
ridotta, spesso attivata per uno specifico momento; le fornaci si trovano spesso fuori dalle mura o ai limiti della città
e per produzioni più piccole anche sul luogo del cantiere.
Commerci due versanti dei commerci: beni di lusso e beni comuni, destinato a fasce più ampie (maggiormente
rappresentato nei ritrovamenti);
TA-> l’Italia è inserita nel sistema-mondo dell’impero; i commerci sono sptt via mare e Roma ne è il fulcro fino al IV
secolo, quando poi si afferma Costantinopoli; vari beni sono importati fino al VII s; sorgono nuovi scali, come quello
di Classe (402), con magazzini (edifici allungati lungo i canali del porto, con portico e cortile); esistono anche mercati
ristretti con raggio regionale. Per alcuni oggetti si creano mercati separati, come quello della pietra ollare che dalle
Alpi sfrutta le vie fluviali; in alcune città si sviluppa una produzione di beni di lusso (es. artigiani della Cripta Balbi che
soddisfano le esigenze dell’aristocrazia locale emergente); i flussi commerciali superano le barriere politico-
amministrative (alcuni oggetti prodotti in CB sono stati ritrovati a Castel Trosino e Nocera Umbra, territori
longobardi); a partire dalla metà del VI s le merci di importazione iniziano a diminuire e il sistema crollerà
definitivamente nell’VIII s.
AM-> meno merci e in aree più circoscritte rispetto al periodo precedente; ttv i centri di produzione e i mercati si
moltiplicano; alcune zone (es. Roma) sono più attive di altre per la presenza di istituzioni potenti; territori bizantini:
hanno un forte legame con l’impero e sono principalmente posizionati lungo le coste, le fonti archeologiche
individuano fra VIII-IX s tre macro-aree: 1) alto Adriatico, 2) Centro; 3) Italia Meridionale.
fonti scritte: Capitolare di Comacchio (715), siglato fra Comacchio (VIII-IX s mercato collegato con l’oriente) e il re
longobardo Liutprando; è stato rinvenuto il porto altomedievale (infrastrutture in legno e magazzini). Comacchio
sarà poi eclissato da Venezia, che si sviluppa per i suoi contatti con il regno dei Franchi come canale per beni di lusso
fra VIII e IX secolo. Meridione: dall’VIII secolo gli Amalfitani stringono rapporti con gli Arabi in nord Africa. Importante
ruolo dei monasteri, presenti sui mercati come venditori e compratori. Anche le curtes sono presenti sui mercato ( es
presenza a Montarrenti di ceramiche prodotte fuori dal villaggio). In Italia le merci vengono spesso scambiate con
altre merci o con derrate alimentari (=/ dagli emporia del nord Europa).
BM-> dopo l’anno Mille la maggior parte delle informazioni archeologiche riguarda la ceramica, sptt da mensa, che
permette di seguire i flussi commerciali: es. Pisa, X s, aumentano le ceramiche provenienti da aree islamiche o
bizantine, spesso usate per decorare chiese come segno distintivo della città; i vasai italiani acquisiscono nuove
tecniche e iniziano a produrre oggetti simili a quelli importati che vengono poi esportati a loro volta -> movimento a
risacca verso oriente. Come centri mercantili emergono anche Venezia, Genova e Amalfi e sussistono anche centri di
portata regionale; le strutture portuali (es. Genova) sono fino al XIV per la maggior parte in legno, la pietra si afferma
fra XIV e XV s.
8. Archeologia e storia dell’arte medievale
Nell’archeologia medievale, =/nte da quella antica, l’elemento artistico è da subito passato in secondo piano,
prevalendo la volontà di restituire voce alle classi subalterne attraverso lo studio della loro cultura materiale. Ttv le
manifestazioni artistiche non rappresentano solo le elites.
il lavoro dell’archeologo deve essere finalizzato alla ricostruzione dei contesti ai quali gli oggetti appartengono. Un
lavoro di catalogazione di opere d’arte medievali è stato fatto con la redazione del Corpus della scultura
altomedievale (CISAM), ma non ha ancora sviluppano un discorso sui contesti.
interazione fra storia dell’arte e archeologia in pittura: 1) approccio stratigrafico agli affreschi, per ricostruirne le
varie fasi, in maniera virtuale grazie alle tecnologie informatiche; 2) analisi archeometriche, (non basare lo studio
delle committenze e delle maestranze solo sul dato stilistico, es. Tempietto di Cividale); 3) utilizzo dei tipi
iconografici e stilistici per i cicli pittorici e scultorei.
necessità di tornare ad occuparsi dei grandi edifici monumentali di committenza elevata (cattedrali, palazzi comunali
ecc..) e non lasciarli sono alla storia dell’arte ma analizzarli con le tecniche dell’archeologia dell’architettura.