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ETA’ MODERNA

L’Età moderna va dal 1492 al 1789. Dopo viene l’età contemporanea, prima il Medioevo.

La periodizzazione non è semplice, ma viene scelta quella della scoperta dell’America, al Congresso di Vienna, ma appunto
è indicativa. Probabilmente già prima del 1492 c’era già la modernizzazione, infatti sempre più studiosi attribuiscono alla
crisi del Trecento la fine del medioevo. La peste ha velocizzato processi in atto, come la crisi della nobiltà e l’ascesa della
borghesia. La nobiltà basava tutto il suo potere sulla terra, ma dopo la peste nera, con l’abbassamento della popolazione, la
gente non aveva bisogno di affittare tutte queste terre dai nobili, quindi si impoverirono, perdendo anche il potere politico .
Stessa cosa per il discorso dell’aristocrazia: meno manodopera, quindi chi lavorava alzava i prezzi e guadagnava molto di
più rispetto a prima. Cambia anche la politica, poiché mentre prima il potere lo avevano solamente papato e impero, nel
Trecento il papa perde importanza. Con il declino di queste due grandi potenze, avviene l’ascesa delle monarchie nazionali,
come Francia, Inghilterra, Spagna.. l’Italia rimane divisa per colpa del Papa, che era terrorizzato di avere un re così vicino e
bloccava ogni richiesta di unione. Il primo grande evento dopo la Peste nera furono le scoperte geografiche. Con queste il
mondo si ribalta, ovvero il nord ricco e il sud povero.

Il Quattrocento è un secolo decisivo per la storia d’Europa, in cui l’Italia svolge un ruolo di primo piano.

All’inizio del secolo l’Italia era divisa, e lo rimase fino alla fine del secolo. Era divisa in stati regionali, repubblica di Venezia,
ducato di Milano, Stato della Chiesa, Regno di Napoli, e altri di minore dimensione, come le corti di Mantova, Rimini,
Ferrara e Urbino. Questi stati attraversarono un lungo periodo di scontri, arrivando alla pace di Lodi, nel 1454.

IL GOTICO INTERNAZIONALE

Il gotico internazionale è collocabile tra 1370 e il 1450, mescolandosi con il primo Rinascimento e le date non sono precise,
poiché il cambiamento è stato fluido. Diffuso in tutta Europa, è stato un fenomeno artistico molto importante.

Le sue caratteristiche sono l’eleganza, la raffinatezza, la ricchezza cromatica, l’espressività. Si sviluppa una forma d’arte che
tende più alla preziosità, alla ricchezza, ma anche naturalità che si lega al gotico. C’è realismo, ma non c’è proporzione e
controllo dello spazio. Non c’è interesse per la correttezza delle proporzioni, ma c’è la resa espressiva e della gestualità, si
pone più interesse a rendere la raffinatezza dei personaggi, con la volontà di creare opere graziose. Sul piano sociale
denota un carattere laico e profano.

Il mondo raccontato dai pittori è immerso in una dimensione da fiaba: vergini e santi, dame e cavalieri, uniti da un comune
sentire, si muovono entro scenari incantati: giocano, danzano, cacciano, amano, suonano, cantano entro i recinti di giardini
meravigliosi, ricchi di fiori e alberi da frutto, o nelle verdi campagne distese, dove sullo sfondo trionfano città fantastiche.

Il Gotico internazionale fu prima di tutto uno stato d’animo estetico.

Chiamato gotico internazionale o tardo gotico. Gotico internazionale perché c’era un’internazionalità dell’arte figurativa,
nonostante le differenze tra artisti e paesi. C’era una caratterizzazione univoca, omogenea. Stile che accomuna le regioni
europee. Scambi tra regioni intensissimi, idee, motivi, suggestioni. C’era la consapevolezza di vivere in un’epoca raffinata e
colta e che cerca di perfezionarla.

I principali esponenti sono Gentile Da Fabriano, Pisanello e Simone Martini, ma elementi di questo stile sono presenti
anche in molti artisti del primo rinascimento, come Beato Angelico, Ghilberti e Paolo Uccello.

Nella Madonna dell’Umiltà di Simone Martini, notiamo come l’attenzione è posta alle vesti
e all’eleganza. La Madonna è seduta per terra, il figlio è seduto sulle sue ginocchia e ci sono
due angeli. La Vergine indossa vesti meravigliose. È uno dei soggetti per eccellenza del
gotico internazionale. (1340)
Madonna con la quaglia, Pisanello, 1420. Troviamo la Madonna seduta a terra, con il figlio che si
inarca sule sue ginocchia e due angeli che la incoronano.

Il pittore esalta l’eleganza della Vergine attraverso la dolcezza della carne e sottolineando la sua
curva tramite il drappeggio della veste. Circonda poi i protagonisti di fiori e uccelli, e un posto
d’onore è riservato in primo piano alla quaglia.

Preziosità, raffinatezza, attenzione alla natura, che si limita a fiori e uccelli.

Sfondo oro.

Dalle piccole dimensioni della miniatura e della pittura, la passione per il mondo vegetale e le
decorazioni, scala le altezze vertiginose dell’architettura, tanto che questo periodo viene
anche chiamato gotico fiammeggiante o fiorito. Questo si vede con la facciata del Ca’d’Oro a
Venezia, realizzata all’incirca nel 1420. Ha l’effetto di una struttura leggera, composta da
piccoli merletti e pizzo in pietra. In origine la muratura era anche impreziosita da colori e
dorature, appunto definita ‘d’oro’. Questo testimonia il tardo gotico a Venezia.

Fin dagli ultimi decenni del Trecento, il gotico internazionale si impose a Milano. In questo Ducato c’era Gian Galeazzo
Visconti, che finanziava le arti e fece diventale Milano polo culturale di prim’ordine.

Finanziò anche una scuola di miniatura a Pavia, dove si formò MICHELINO DA BESOZZO.

Gian Galeazzo è raffigurato in questa miniatura di Michelino, per il suo elogio funebre.
È una scena in cui Gian Galeazzo per la prima volta si inchina a qualcuno più potente di lui, a Gesù,
da cui si lascia incoronare. Non c’è minima traccia di sconforto che solitamente caratterizza i
funerali, ma c’è interesse solo per la scena cortese, è un immagine volta a celebrare il signore.
Le figure si stagliano bidimensionali su un fondo decorato, senza preoccupazione per lo spazio.

Matrimonio mistico di Santa Caterina di Alessandria. È l’unica opera firmata di Michelino.

Come al solito il fondo è oro e c’è un’atmosfera di sogno, dove non è presente alcuna concezione
spaziale e le figure esili si accalcano in superficie. Le loro vesti sono sempre preziose e i loro volti
paiono modellati con la cera.

Come altri, Michelino, usa la tecnica dell’orafo per impreziosire il dipinto. Il trono, le aureole, le
corone e le scritte sono in rilievo, attraverso la pastiglia dorata, combinazione di gesso e colla.

Nel 1387 Gian Galeazzo Visconti diede inizio alla fabbrica del Duomo di Milano. Si deve a lui infatti se, ancora oggi, Milano
gira attorno al Duomo, simbolo della città. Fu pensato come un edificio fiorito di decori e sculture.

GENTILE DA FABRIANO è uno dei principali esponenti del gotico internazionale ed elaborò una pittura elegante e raffinata
caratterizzata da una grande ricchezza di dettagli. Nasce nel 1370 a Fabriano, nelle Marche, ma datosi che il suo paese non
aveva molto da offrirgli, andò a formarsi a Pavia.

Pala di Berlino, con la Madonna col bambino, i santi Nicola e Caterina d’Alessandria e un
donatore.

Incorpora tutte le componenti del tardo gotico: il prato fiorito, l’eleganza delle figure femminili, la
meticolosa lavorazione dell’oro e le forme guizzanti del bambino.

Morto Gian Galeazzo Visconti, si reca a Venezia.


Polittico di Valle Romita, in cui al centro è raffigurata l’incoronazione della Vergine.

I protagonisti sembrano galleggiare in uno sfondo dorato, sovrastati dell’Eterno e creature


angeliche. Nei quattro scompartimenti, San Girolamo, San Francesco, San Domenico e
Maria Maddalena, poi sopra il martirio di San Pietro martire, San Giovanni nel deserto, San
Francesco e Sant’Antonio. Ha un forte impatto scenografico, dovuto all’abbondanza
dell’oro.

La scena del martirio di San Pietro, non mostra affatto violenza e dolore. L’aguzzino
sembra accarezzare la testa del santo, mentre il sangue che fuoriesce dalla ferita, cade
elegantemente sul prato, fino a decorarlo con grazia.

Il vertice della sua carriera lo ebbe poi a Firenze, dove si incontrò con Ghiberti, uno dei grandi campioni del gotico
internazionale, e con Brunelleschi, Masaccio e Donatello, che invece aprivano le porte al Rinascimento. Non ostante
appunto c’erano molte innovazioni in atto, i signori e le corti continuavano a preferire lo stile elegante e prezioso, così d a
far convivere per molto tempo i due mondi opposti.

L’opera più importante di Gentile da Fabriano è l’Adorazione dei magi, del


1423. A commissionarla fu Palla Strozzi, uno dei signori più facoltosi di
Firenze. È un palcoscenico che racconta una storia, senza una netta
suddivisione tra una scena e l’altra, com’era solito fare.

Inizia a sinistra con i magi che avvistano la stella cometa sul monte Vettore e
prosegue nell’arcatella centrale con il lungo viaggio dei sovrani orientali
seguiti dalla scorta.
In primo piano ci sono i magi che rendono omaggio al bambino e alle loro
spalle, dopo Palla Strozzi e suo figlio, un seguito di fedeli, guardie ecc. Si
tratta ancora di una scena di corte, in cui ci sono personaggi vestiti alla moda
senza interesse per la visione tridimensionale e prospettica. Nelle storie in
basso, c’è la scena della fuga in Egitto in cui a fare da sfondo è il cielo
azzurro, innovativo, poiché si usava sempre il fondo oro. È anche al centro
degli interessi di Brunelleschi e Masaccio.
Molti personaggi e tante cose. Distrae l’occhio dell’osservatore su scene
secondarie. Desiderio di rendere il dettaglio. Realismo fatto di espressioni e
dettagli.

PISANELLO: è stato il miglior allievo di Gentile. Il suo insegnamento si riconosce dalla tenerezza delle carni e nella
raffinatezza cromatica.

San Giorgio e la principessa rappresenta il cavaliere Giorgio di fronte alla principessa, mentre
sta salendo sul cavallo per andare a sconfiggere il drago.
Se non fossimo in un luogo sacro, la vicenda potrebbe essere scambiata con altre scene, non
appartenenti al mondo religioso.

Pisanello è legato anche alla reputazione di ritrattista, accresciuta anche grazie all’invenzione della
‘medaglia rinascimentale’. Questa si impose come segno distintivo del signore e a lui si deve la
norma di dedicare il dritto della medaglia ad un ritratto di profilo e il rovescio ad un episodio
narrativo.
PRIMO RINASCIMENTO

1400, periodo in cui si stabilizzano le monarchie europee e fine del Romano Impero d’Oriente, l’Italia era divisa in comuni
che pian piano diventano signorie, che portano ad una tranquillità e serenità: Regno di Napoli sotto g li Aragonesi, Stato
Pontificio, Repubblica di Venezia, Repubblica di Firenze sotto i Medici, ducato di Milano, prima sotto i Visconti e poi sotto
gli Sforza, poi stati minori come repubblica di Genova e quella di Siena e poi ci sono signorie importanti com e quella dei
Gonzaga a Mantova o degli Este a Ferrara, anche all’interno dello stato pontificio ci sono delle signorie come quella dei
Malatesta a Rimini o dei Montefeltro a Urbino. Portano ad un grande Mecenatismo, protezione delle arti da parte di questi
signori, che investivano del denaro e acquisivano notorietà.

Ci fu una rivoluzione, e si parla di Rinascimento poiché è appunto una rinascita, rinascita della cultura, prevalentemente
quella classica. Termine usato da Giorgio Vasari in Le Vite. La ripresa del mondo classico è stata ricercata poiché l’uomo
razionale torna ad essere il centro del mondo, uomo vitruviano di Leonardo. Il concetto della razionalità si riscontra con la
prospettiva, il cui principio è dov’è lo sguardo dell’osservatore, dell’uomo, e qui si torna alla sua centralità. La prospettiva è
un espediente tecnico per riportare su una superficie bidimensionale, la tridimensionalità dello spazio, che imita la natura.
In questo momento l’individualità è molto importante sempre per il discorso che l’uomo è al centro del mondo.

Giotto aveva un idea della prospettiva, ma è Brunelleschi il primo che ne fa degli esperimenti. Sarà solo con Leon Battista
Alberti però che abbiamo il fondamento scientifico della prospettiva con il de architettura.

Altro studio importantissimo è quello dell’anatomia, sempre dettato dal ritorno alla classicità.

La Repubblica di Firenze è stata la promotrice del Rinascimento, poiché, già presente dal 200/300, c’era il mecenatismo,
che finanziava attività di abbellimento della città. Era fondata sul lavoro e per essere ammessi agli uffici pubblici bisognava
essere iscritto a qualche corporazione. C’erano le corporazioni di arti maggiori e minori, le maggiori erano quelle il cui
sforzo fisico era minimo, mentre le altre riguardavano i lavori artigianali. Le arti maggiori erano destinate e chi aveva tempo
libero, e a persone colte e ricche. Il simbolo del Rinascimento è infatti la cupola del duomo di Firenze.

Ci sono molti cantieri, che sono delle fucine di lavoro e creatività, di scambio. Era nato un nuovo linguaggio, scoprendo
nella prospettiva lo strumento per riprodurre fedelmente la realtà.

Grandi esponenti di questo primo momento sono Brunelleschi, che rivoluziona il mondo dell’architettura, Donatello, che
riporta luce nella scultura, e Masaccio, che rivoluziona la pittura.

Ghiberti con i Commentari certifica un cambiamento, una nuova misura, come anche le opere di Alberti. Giorgio Vasari
(1511) nomina per la prima volta il termine rinascita nella sua opera ‘le vite’. Giotto è il primo che porta la natura nella sua
pittura e il Vasari parte da lì, culmina in Michelangelo. Oltre al Vasari, altri si erano accorti che era in atto un cambiamento
ed erano proprio persone che vivevano quel momento. Il termine Rinascimento invece usato per la prima volta da Jules
Michelet, 1855. Dedica un libro al Rinascimento, riportando il fatto che la Francia si è imbattuta in una guerra con l’Italia ed
è venuta alla conoscenza del Rinascimento. Poi il termine viene rivisto anche da Jacob Burckhardt, 1860. Mette a fuoco il
ritorno alla classicità e come tutto questo è possibile grazie al sostegno della borghesia. I loro pensieri e concetti sono
estesi a tutta la cultura e non solo alle arti, come invece ne aveva parlato il Vasari.

Questi storici parlano dell’arrivo del Rinascimento come un cambiamento netto, ma ad oggi sappiamo che certi movimenti
non nascono così di punto in bianco, ma anzi i due movimenti convivono per molto tempo.

Per molti storici il concorso del 1401 è l’inizio convenzionale del Rinascimento, che si interrompe secondo alcuni nel 1527,
con il sacco di Roma, secondo altri nel 1520 quando muore Raffaello, oppure per altri si protrae per tutto il 500.

Nel 1401 fu bandito un concorso tra i migliori artisti toscani, e chiunque abbia vinto, avrebbe realizzato una grande porta
bronzea per il battistero di San Giovanni. Erano 7/8 partecipanti, Ghiberti e Brunelleschi tra i più importanti. Il concorso
consisteva nel realizzare una formella mistilinea che rappresentava il sacrificio di Isacco.

Vince GHIBERTI perché Brunelleschi era troppo avanti e radicale. La società


privilegiava ancora il tardo gotico. La sua opera è simmetrica, spacca in due la
scena, da una parte il sacrificio di Isacco e dall’altra parte natura ecc., mette più o
meno tutto sullo stesso piano e ha una concezione nella quale prevale l’eleganza e
la raffinatezza. La formella di Brunelleschi invece è drammatica, ed è presente un
angelo che blocca la scena. Concezione dello spazio realistica, concezione spaziale,
corpo plastico. C’è pathos, inizia ad entrare l’uomo nella scena.
Pian piano anche Ghiberti perde l’essenza del tardo gotico e si avvicina al Rinascimento, ovvero
spazialità, veridicità e naturalezza. Una delle formelle della porta nord (28 rilievi) del Battistero,
l’Annunciazione, in cui raffigura un angelo di profilo e la Vergine, atteggiata in una posa molto
inarcata che risulta innaturale. Nel raffigurare Dio che lancia la colomba, Ghiberti sviluppa un motivo
antico, ovvero far il divino che dall’alto domina la scena sottostante.

Andando avanti nel corso degli anni si aggiorna, e l’anno dopo che aveva finito la porta nord, ebbe l’incarico
di realizzare l’ultima porta del Battistero, che Michelangelo avrebbe poi chiamato Porta Del Paradiso. Viene
un po’meno l’eleganza tardo gotica e viene fuori il naturalismo rinascimentale. Usava lo stiacciato di
Donatello, non però per creare la prospettiva, ma per delineare i piani e per rifinire i dettagli. Rappresenta
le scene dell’antico testamento. Abbandona le cornici quadrilobate, tipiche del Rinascimento e acquisisce lo
scompartimento quadrato. Così può organizzare un’architettura naturalistica. In qualche modo si converte
alla nuova cifra stilistica, evoluzione.

Una delle formella più importanti è quella dell’incontro del re Salomon e la regina Sabha, in cui vuole parlarci
anche del concilio 1439, che vuole rimettere insieme le chiede d’oriente e d’occidente.

Incorniciato dall’architettura e costruita attraverso la prospettiva, come anche tutt’attorno.

FILIPPO BRUNELLESCHI: Brunelleschi attorno al 1420 aveva messo appunto uno stratagemma grafico per riuscire a
rendere il nostro spazio tridimensionale su una superficie bidimensionale, ovvero la prospettiva lineare. Si crede infatti ch e
il Rinascimento parti da qui. Per scoprirla si racconta che era riuscito a vedere da un disegno, da un foro, davanti a lui c’era
uno specchio e riusciva a vedere come si vedesse il disegno per sperimentare la prospettiva. La prospettiva funziona con
delle linee, linea di terra, dell’orizzonte, che è quella da dove l’osservatore guarda, e il punto di vista, che è dove
convergono tutte le linee parallele, poi c’è il punto di fuga che determina la dimensione delle cose a distanza. Si dice anch e
che la prospettiva probabilmente è stata ripresa da Brunelleschi dall’antichità, poiché c’erano disegni impostati secondo
una prospettiva intuitiva, ma non è mai stato ritrovato mai nessuno schema che lo certifichi. La prospettiva era già stata
annunciata da Giotto, che però la usava in maniera intuitiva, approssimativa.

Capolavoro di Brunelleschi è la cupola del duomo di Firenze. La cupola si autosostiene perché ha


una sottocupola e segna un punto cardine del rinascimento. Il battistero era già stato ultimato
anni prima, ma era rimasto senza cupola poiché le grandi dimensioni avevano impedito a quegli
artisti di riuscire a terminarla. Fu bandito un concorso e vennero nominati due capomaestri,
Ghiberti e Brunelleschi, e fu il momento per Brunelleschi di prendersi la rivincita, divenne infatti
presto l’unico direttore dei lavori. Il suo progetto prevedeva 8 costoloni e altrettante vele e
pensò ad una copertura a doppia calotta, utilizzando una particolare muratura con i mattoni a
spina di pesce. Brunelleschi guardò all’antico per le tecniche, ma non per la forma, poiché la
struttura concepita prima, aveva bisogno di un verticalismo ancora in versione gotica.

Ricevette l’incarico di progettare l’ospedale degli Innocenti, per i bambini


abbandonati. Una struttura che pare ricalcare uno studio in prospettiva.
Probabilmente è la prima architettura del Rinascimento, incipit della città
moderna. Qui per la prima volta il vocabolario classico, colonne, archi,
capitelli.., un’architettura pensata in termini geometrici.

Fin dai primi degli anni Venti Brunelleschi si occupò anche della ristrutturazione della Basilica di
San Lorenzo, il quale progetto prevedeva 3 navate.
Qui notiamo che il vocabolario dell’architettura e la concezione dello spazio erano
completamente nuovi, nuovi perché antichi, ispirati all’architettura romana.

È costituita da un’aula che appare come uno spazio cubico, realizzata in colore neutro e con
elementi architettonici di pietra serena, la pietra grigia, simbolo di Firenze.

Ci sono dei rilievi di Donatello colorati.

Come ad esempio nella Resurrezione di Drusiana, che ci appare con uno sfondo colorato e mette in risalto le
figure bianche e, Drusiana, la donna in nero, che è resuscitata e si crea un’esaltazione attorno a lei.
DONATELLO: altro grande innovatore fiorentino. Spirito radicale che supera la cultura classica. Si forma nella bottega di
Ghiberti e studia con Brunelleschi. Le sue opere traspaiono la classicità, i volumi, i panneggi e la compostezza classica,
sobrietà.

Realizza due David, uno del 1430 e uno primi anni della sua attività. Uno tardo gotico, molti dettagli,
seppur con una proporzione classica. L’altro è stato fatto dopo un rapporto con la classicità, ha una
nudità prettamente classica, nonostante ha qualche caratteristica del tardo gotico come l’eleganza.
Il secondo, di bronzo, rappresenta un ragazzo completamente nudo, con indosso solamente un cappello
e i calzari. Ha in mano una spada e una pietra, con il quale ha battuto Golia, che è sotto il suo piede.

Lo ‘stiacciato’ di Donatello è molto importante poiché butta dentro la scultura le invenzioni di Brunelleschi sulla
prospettiva, ed è un espediente che emerge le figure in primo piano, che sono molto in rilievo, finché mano a mano si
allevia.

Come il Banchetto di Erode, un’opera che implica più scene, questo è possibile grazie
alla divisione degli spazi, secondo quest’invenzione di Donatello.
In primo piano c’è Erode a cui viene presentata la testa e ne rimane inorridito, di
fronte Salomè che danza, accompagnata da dei suonatori che si trovano in secondo
piano. Ancora dietro si assiste ad una scena precedente, ovvero quando la testa del
Battista viene offerta a Erodiade.
La scenografia è palesemente ispirata all’antichità.

Altre sculture fondamentali sono quelle che fece per l’Orsanmichele, una chiesa gotica, che sulla facciata ha le due statue
dei loro santi padroni.

San Giovanni Battista di Ghiberti, è la traduzione delle formelle che ha realizzato nella porta nord.
La forte inarcatura del santo è messa in rilievo dalla forte piega del panneggio. Rispecchia ancora lo stile
del tardo gotico.

Il san Giorgio di Donatello è un santo cavaliere, tanto adatto a essere reso con una
raffinatezza gotica, è spogliato di ogni orpello: saldo e severo, il giovane si staglia a
guardare l’orizzonte, ostentando avanti a sé il grande scudo. I piedi sono ben piantati
a terra, e la figura appare armonica e ben proporzionata, quasi fosse una
statua antica. A dimostrare come in questa fase di transizione convivessero linguaggi
diversi, Donatello inserì una scultura tanto moderna in un tabernacolo con
un coronamento ancora gotico, mentre nel basamento risalta una scenetta
raccontata con un senso di verità che non si era mai visto prima.

San Giorgio che sconfigge il drago è la scenetta raccontata nel


basamento, utilizzando la tecnica dello ‘stiacciato’.
Lo scultore ha collocato il cavaliere che uccide il drago al centro e a
sinistra c’è la roccia da cui esce il mostro, a destra la principessa
fuori da un palazzo.
Un’opera che testimonia la formazione di Donatello con Ghiberti è il
crocefisso di Santa Croce, che somigliano alla crocefissione di
Ghiberti per una formella del battistero. Diverso da quello del suo
predecessore è il volto, dal quale emerge un naturalismo quasi
brutale, fin qui sconosciuto. Infatti il Vasari ci racconta che
Brunelleschi lo avesse sfidato, dicendogli che aveva messo in croce
un povero contadino, e Donatello lo spinse a farne uno anche lui.

Quello di Brunelleschi è un’opera che sembra da Rinascimento


maturo, usa un umanità sublimatica e dignitosa e dimostra a
Donatello che si può essere umanistici senza necessariamente
andare verso la brutalità, senza essere troppo espressivi. Il suo
cristo è quasi felice.

NANNI DI BANCO: anche lui partecipa alla realizzazione delle statue per l’Orsanmichele.

4 santi coronati, gruppo scultoreo.


Occupano lo spazio con possenza e determinazione.

I primi sono in luce e gli altri in ombra.

Linguaggio innovativo rinascimentale e tardo gotico rinnovato.

MASACCIO: il suo nome significa trasandato, diminutivo di Tommaso. Fa una vita breve, muore a 27 anni. La sua
rivoluzione avviene in 7 anni, giovanissimo e mette insieme una serie di opere straordinarie.

Porta a compimento quello che Giotto aveva iniziato. Riporta la natura nella composizione. Vasari dice di lui che gli altri
dipingevano, lui creava cose vere.

Le sue prime opere sono influenzate da Brunelleschi, con il quale condivide ricerche e caratteri.

Le prime opere sono condizionate da Brunelleschi. Lavora anche con Masolino, anche lui sotto l’influenza tardo gotica.

Trittico di San Giovenale, influenza tardo gotica (fondo gotico) ma impostazione con
la prospettiva di Brunelleschi e anche la postura dei personaggi è solida, sono
tridimensionali.

La prospettiva si vede anche dalla postura delle figure, che hanno un incarnato
chiaroscuro e hanno una struttura fisica. Anche il trono marmoreo ha un impianto
prospettico. Sotto un retaggio tardo gotico, come anche la Madonna, che è
elegantissimo, ma ad esempio il bambino ha una corposità tipica del rinascimento.

Anche MASOLINO DA PANICALE è anche lui ancora tardo gotico e quando muore Masaccio quasi dimentica le innovazioni
a lui insegnate, tranne la prospettiva. Le sue figure sono eleganti.

La collaborazione tra Masaccio e Masolino (madonna con il bambino, o di sant’anna metterterza)


composizione tardo gotica, drappo e angioletti, eleganza di sant’anna, la linea, ma ciò che contrasta è che la
madonna e il bambino sono concepiti in maniera differente, sembrano dei blocchi scultorei ed è
inevitabilmente di Masaccio, poiché si vede che non si fa distrarre dalla raffinatezza, è rigoroso e sobrio. Il
volume è il principale obiettivo.

Masaccio dipinge un'altra Madonna da solo ed è molto diversa da quella che fa


con Masolino. La Madonna è un’entità plastica, entrano nello spazio ed è una
figura viva e da tridimensionalità mettendo due angeli davanti e mette la
Madonna di ¾ dando volume.
Masolino, banchetto di Erode. Qui mostra che è un’artista della mediazione. Usa le tecniche imparate
da Masaccio sulla prospettiva. Quando muore Masaccio, Masolino torna ad essere solamente tardo
gotico mettendo da parte gli insegnamenti dell’amico.

La traccia che tiene è appunto la prospettiva.

POLITTICO DI PISA: per la committenza il formato sarà ancora tardo gotico. La Madonna col bambino si trova qui al
polittico. Alla base del polittico c’era una predella composta da 5 scene.

La crocefissione del polittico, usa il fondo d’oro, ma usa 2 innovazioni: il Cristo è realistico e
agonizzante. La tragedia è espressa dalla Maddalena, seppur non la vediamo ci mostra il dolore
del mondo, la sofferenza universale e costruisce con il suo corpo un espediente spaziale e crea
tridimensionalità. Il realismo sta nel raffigurare il Cristo quasi senza collo, per rappresentare la
testa ormai senza vita. La Madonna, in piedi, è massa, è spazio.

L’adorazione dei magi (fa sempre parte del polittico): sobrietà, scena veritiera, ma elegante.
Sono stati tolti i virtuosismi del tardo gotico. L’eleganza non è esuberante ed è riservata al trono
e ai magi. Potenza plastica.

TRINITA’ DI MASACCIO, SANTA MARIA NOVELLA, probabilmente collaborazione tra Masaccio e


Brunelleschi, Brunelleschi costruisce l’apparato architettonico, Masaccio crea le figure. Integrazione tra
architettura e pittura. Compaiono nell’immagine i committenti, poiché vogliono essere parte.

Muore prima di finire la Cappella Brancacci. Dipinta da Masaccio, Masolino e Filippino Lippi. Gli affreschi parlano di Pietro.

Tributo: 3 momenti: ritorno della narrazione.


Gesù che dice a Pietro di prendere il tributo dalla bocca del pesce, Pietro che li
prende e Pietro che paga la Gabella. Ha raccontato una storia e lo ha ambientato in
uno spazio realistico e naturalistico. Non c’è l’incedere nel dettaglio e le cose più
eleganti probabilmente sono di Masolino. 1 Pietro che prende la gabella, gesù che
lo dice a Pietro, Pietro che paga la guardia. Spazio naturalistico.

Battesimo dei neofiti: studio dal vero del piede, realismo nel nudo scultoreo e giovane infreddolito. Il mondo
non è più ideale, ma realistico. Monti ben disposti in prospettiva. In secondo piano a destra Masaccio ha
dipinto un giovane infreddolito che aspetta impaziente di essere battezzato da Pietro.

Il confronto tra Masolino e Masaccio è molto evidente nelle scene della tentazione e nella
cacciata dal paradiso. Masolino ricerca il paesaggio decorato, i corpi sono eleganti.

Masaccio crea corpi statuari e sono espressivi, brutali. Traspare il trasporto emotivo e plasticità di
Giotto (1300).
Negli anni 30 e 40 il tardo gotico ancora prevale, ma si sposa con le innovazioni di Masaccio. Intanto negli anni 30 iniziano
ad arrivare a Firenze e in Italia arrivano le influenze della pittura fiamminga.

PITTURA FIAMMINGA: è la pittura delle Fiandre e della Borgogna, Francia. La chiave di questa pittura è l’ossessione per i
dettagli, che discende dal mondo gotico. La luce, grazie all’innovazione della pittura ad olio, diventa il mezzo per descrivere
la realtà. L’arrivo di questa pittura in Italia avviene grazie ai rapporti commerciali e finanziari che c’erano con le Fiandre.
Questa pittura si rivolge ad una committenza borghese ed è l’espressione artistica che considera l’acquisto di opere d’arte.

Masaccio in Italia si occupa della forma, mentre questa è una cultura del particolare.

I pionieri di questa pittura furono Jan Van Eyck e Roger Van Der Weyden. Costoro indagano la realtà con uno sguardo
accurato. Nonostante era molto lontana dalla pittura rinascimentale fiorentina, ci furono molti scambi che integrarono le
due pitture.

JAN VAN EYCK è l’innovatore della pittura ad olio, che gli permetterà di avere colori più brillanti e una luminosità intensa. A
ciò si somma la volontà di riprodurre autenticamente la realtà, attraverso una miriade di dettagli, senza però aver cura
della vera tridimensionalità, che è ricostruita ad occhio, senza conoscenza della prospettiva brunelleschiana.

Il ritratto dei coniugi arnolfini probabilmente è stato commissionato da una famiglia toscana. È uno dei
suoi dipinti più famosi e mostra tutti gli elementi della pittura fiamminga. Il pavimento di legno è
dipinto alla perfezione, come gli altri oggetti, gli zoccoli a sinistra, i frutti sul davanzale, il lampadario, il
rosario attaccato al muro e un’importante innovazione: lo specchio che riflette le spalle dei coniugi e il
pittore che li sta ritraendo, come una sorta di fotogramma. Ciò che manca sono le espressioni, la
tensione sentimentale: è un ritratto commemorativo.

Madonna e Bambino del cancelliere Nicolas Rolin: la scena è ambientata in una sontuosa dimora.
Osserviamo il cancelliere in una ricca veste di broccato e la Vergine incoronata da un angelo. Sullo
sfondo si apre un meraviglioso loggiato affacciato su un paesaggio di rigogliosa vegetazione. In Itala fin
ora era sconosciuta questa tecnica di dipingere sia interno che esterno, ma la conosceremo con Piero
Della Francesca.
Polittico dell’agnello mistico: è un’opera monumentale, che aveva
l’innovazione di essere dipinta sia avanti che dietro, per permettere la visione
di due scene diverse, quando il polittico era chiuso o aperto. A polittico chiuso
vediamo il mercante Vyd, il committente di quest’opera raffigurato in basso
assieme alla moglie, inginocchiati davanti alle statue di Giovanni Battista ed
Evangelista. Sopra si svolge la scena dell’annunciazione, in cui compaiono
sibille e profeti. A polittico aperto possiamo ammirare un giardino al centro
del quale è dipinto il divino agnello, simbolo di Cristo, adorato da angeli e dal
popolo, diviso gerarchicamente. Nello scomparto superiore ci sono Dio, la
Vergine e Battista, accompagnati da angeli cantori, e agli estremi Adamo ed
Eva. Notiamo in quest’opera la ricchezza delle vesti e in generale per i dettagli,
come anche nelle fisionomie. A contornare le scene c’è il cielo e la natura,
sempre senza rigore prospettico.
ROGER VAN DER WEYDEN

Deposizione: sembra un impianto scenografico e viene messa in scena la discesa della croce.
Osserviamo la Madonna che sviene dal dolore e i soggetti che si accalcano senza rigore prospettico,
ma si distinguono per la teatrale gestualità. Il corpo del Cristo e i volti sono molto realistici, come
anche gli abiti.

Polittico del giudizio universale: come l’innovazione già


vista in Van Eyck, notiamo che il polittico è dipinto avanti e
dietro. Quando le ante sono aperte osserviamo l’arcangelo
Gabriele che divide i santi dai dannati, mentre ad ante
chiuse notiamo raffigurati i due committenti che venerano
i santi Sebastiano e Antonio Abate.
LORENZO MONACO: artista tardo gotico. Figure allungate.
Eleganza e cortesia. Cerca comunque di inserire elementi
naturalistici, come il paesaggio, ma ancora tanta fiaba.

BEATO ANGELICO erediterà il cromatismo da Lorenzo Monaco. Artista che coglie la rivoluzione di Masaccio, ma lo porta
dentro al tardo gotico, che dona alle sue opere un aspetto lezioso.

Trittico di san Pietro Martire: Struttura gotica, ma figure che rendono lo spazio, come i piedi, che ci
dicono dove stiamo, mentre i piedi delle opere tardo gotiche sono posti in una spazialità incerta e
spesso contraddittoria.

Opera importante è la Deposizione, stempera la rivoluzione di Masaccio, e la integra con lo stile gotico,
che è ancora richiesta. Organizza lo spazio in maniera realistica, dà un carattere plastico alla figura
senza eccedere, mantiene il cromatismo, cosa che non faceva Masaccio, ma che piaceva molto alla
società. È un’opera palesemente influenzata dalla pittura fiamminga.

Beato Angelico realizza per il convento di san Marco circa 40 affreschi, che hanno la caratteristica di sposarsi bene con il
Convento. Sobrietà, senso dell’unità e compattezza spaziale, dettagli limitati, visione generale, prevale l’essenzialità di
spazio, luce e colore, ma ad esempio con il segnare l’ombra dell’angelo in un quadro segna la realtà. Le sue figure sono
animate, hanno tutte una fisionomia diversa, interagiscono tra di loro e anche con l’osservatore.

Annunciazione di Cortona: Beato Angelico ci mostra che è l’artista della mediazione: usa la
composizione spaziale di Brunelleschi, con un lessico ancora tardo gotico sono presenti perciò
giardini fioriti, ma appunto all’interno di un’architettura realizzata secondo la concezione
prospettica. La Madonna nella sua eleganza, ha comunque un vigore plastico, che è però
moderato. Non c’è l’esuberanza del dettaglio, ma le figure sono le uniche protagoniste. Non c’è
più tutto lo sfarzo del tardo gotico, come notiamo dal trono della Vergine, che è meno eccessivo
rispetto ai precedenti.

Per la pala d’altare affrescò una Madonna col Bambino e santi. In quest’opera, diversamente da quelle
degli anni precedenti, notiamo come i santi vengano raffigurati nella scena assieme ai protagonisti,
mentre prima si dividevano in scompartimenti. Come nella pittura fiamminga, sono raffigurati i
committenti in basso, inginocchiati verso la Vergine.

Nell’affresco della guarigione del diacono Giustiniano osserviamo come l’ambiente domestico sia
raffigurato in prospettiva e come la luce illumini la stanza, simbolo dell’influenza fiamminga.

Nel 1439 ci fu l’incontro tra la chiesa di oriente e quella d’occidente e per l’occasione
Beato Angelico viene invitato a Roma per dipingere le storie di santo Stefano e san
Lorenzo per la cappella Nicolina. Per quest’opera si avvicina di più alla classicità per
l’architettura, probabilmente dovuta alla visita a Roma, ma rimane comunque elegante
nelle vesti e seppe rendere solenne le scene.

Nella scena in cui san Lorenzo riceve il In questo episodio è raffigurato il


diaconato osserviamo il pontefice papa Sisto II che affida a san Lorenzo i
che compie la consacrazione, e tesori della Chiesa. Accanto a loro si
sembra essere raffigurato come il svolge un’altra scena, ovvero dei
committente. L’architettura che soldati si affrettano a scardinare la
delimita la scena è in prospettiva. chiesa.
Tra gli artisti della mediazione c’è anche PAOLO UCCELLO, artista dotato di una straordinaria vena creativa. La sua pittura è
concentrata sul fiabesco, ma è considerato pittore rinascimentale per la sua ossessione alla prosp ettiva.

Dipinse 3 tavole che raccontavano la Battaglia di San Romano: la visione è fantasiosa, con impostazione prospettica solida.
Le lance sono messe in modo da suggerire lo spazio in tutti e 3 le tavole. Le immagini sono possedute da una vena
irrazionalistica, come il capo del cavaliere fuori luogo. Si nota l’ossessione per gli scorci difficili e per i volumi di corpi e
oggetti. Si nota l’impeto della battaglia in primo piano e la città sfarzosamente tardogotica in fondo.

Monumento equestre di Giovanni Acuto: è affrescato su una parete del Duomo di Firenze per rendere onore ad
un condottiero inglese. Facendo tesoro dell’illusionismo della trinità masaccesca, realizzò un dipinto scultoreo.
La prospettiva precisa, lo rende molto realistico.

FILIPPO LIPPI: si confronta anche lui con Masaccio, poiché prese i voti nella cappella Brancacci ed avendo tutti i giorni
sotto agli occhi quegli affreschi, divenne uno dei suoi più precoci seguaci.

Madonna dell’umiltà e santi: naturalismo, sfondo celeste e non oro. Le figure sono salde.

Trittico dell’umiltà: il fondo è dorato, nonostante la base rinuncia alle cuspidi tardo gotiche. Compare in
questo quadro la committenza, con lo stemma raffigurato nello scompartimento in alto e il committente
in basso, come se fosse mozzato dalla cornice e stesse spuntando per raccogliere la benedizione del
Bambino, tenuto in braccio dalla Vergine, circondata da angeli.

Madonna Tarquinia: figura singolare, trono che non ostacola la visuale, ma fa vedere oltre, scoprendo un
interno. Molto innovativa, volumi di Masaccio, prospettiva di Brunelleschi e la pittura della pittura fiamminga,
anche se la cornice è ancora gotica.

Annunciazione raffigurati la Madonna e l’arcangelo Gabriele e dietro, a equilibrare la scena, due angeli
eleganti. C’è l’influenza tardo gotica, ma l’organizzazione spaziale rinascimentale. Dall’ampolla col giglio
disegnata in basso notiamo anche l’influenza fiamminga.

Convitto di Erode: Duomo di Prato, Storie di San Giovanni Battista, influenza di Masaccio molto
evidente poiché la storia si svolge in maniera orizzontale e in 3 momenti, come nel Tributo di
Masaccio. 1 testa del Battista appena tagliata, danza di Salomè difronte a Erode e Elodiade.

Alle spalle del tradizionale gruppo della Vergine col Bambino, all’interno di un palazzo, sono ambientati
due episodi della vita di sant’Anna, madre di Maria. A destra sulla scala, è narrato l’incontro di Anna
con il marito Gioacchino, mentre a sinistra è illustrata la nascita della Vergine. Le diverse grandezze
delle figure misurano, oltre alla profondità spaziale, la distanza temporale che separa i tre momenti.
Filippo Lippi riesce ad armonizzare le singole parti della storia, narrata con straordinaria sintesi
narrativa e unificata dalla complessa architettura di gusto rinascimentale.

Vergine col bambino: è l’opera più celebre di Filippo Lippi, caratterizzata dalla straordinaria spontaneità
della rappresentazione. Il piccolo Gesù, coperto solo dalle fasce, risponde allo sguardo di Maria e protende
le braccia verso di lei, sostenuto da due angeli. Quello in primo piano rivolge lo sguardo all’esterno, a
coinvolgere lo spettatore, con volto sorridente. Non ha finora trovato conferma l’ipotesi che il volto della
Vergine sia quella di Lucrezia Buti, la giovane monaca pratese che divenne moglie di Filippo Lippi. Opera
figlia del tardo gotico, ma trasceso. Forma che ha vigore. Paesaggi della maniera fiamminga.
DOMENICO VENEZIANO: non solo artista di mediazione tra tardo gotico e rinascimento, ma anche artista di congiunzione
tra Firenze e Venezia. Chiamato pittore della luce, elemento cardine sul quale costruisce le immagini, di carattere
naturalistico. Da lui si intravede la rivoluzione di Piero della Francesca, suo allievo.

Madonna con santi: qui si riassume il nuovo linguaggio. Ci sono diverse innovazioni, come
l’abbandono della cornice dorata e la scena regolata dalla prospettiva, che traspare dal
pavimento alla base del trono. Quello che stupisce sono i colori, chiari come non si erano mai
visti.

Tondo di Berlino, adorazione dei magi: ci sono ancora degli elementi tardo gotici, come il prayo
fiorito e la ricchezza delle vesti, c’è però tridimensionalità che si denota dalla capanna e dal
paesaggio in lontananza.

ANDREA DEL CASTAGNO: fu anche lui un seguace della pittura della luce.

Ultima cena: suo quadro più famoso. La scena si svolge in un edificio all’antica.
L’aspetto prospettico è esagerato: il pavimento, il soffitto, lo spiovente del tetto,
e le pareti laterali. Gli apostoli sono figure statuarie e a unificare il tutto è una
luce intensissima, che accende la tovaglia come fosse un neon.

Monumento equestre di Niccolò da Figure di uomini e donne illustri: ciclo


Tolentino, modellata sul Giovanni profano in cui raffigurò in programmi
Acuto di Paolo Uccello, anche lui di 3, una serie di donne virtuose,
pensato come una scultura. prodi miliari e poeti fiorentini.

BENOZZO GOZZOLI, Viaggi dei magi.

LEON BATTISTA ALBERTI: artista a tutto tondo, architetto, pittore, scultore e scrittore, teorico d’arte più famoso del
Rinascimento. Considerato un’artista intellettuale moderno. Ebbe contatti con molti artisti di quell’epoca, in particolare
Brunelleschi, da cui riprese gli studi sulla prospettiva. Alberti 1435 scrive il ‘de pictura’ in cui fa una dedica anche a
Brunelleschi per confermare il suo debito con lui. Qui scrive le regole scientifiche della prospettiva lineare, portando a
termine ciò che aveva iniziato Brunelleschi. Mise al centro dei suoi scritti il fondamento razionale dell’arte e la necessità
dell’artista di conoscere, studiare, ovvero la visione della realtà razionale.

Tra i suoi lavori più significativi notiamo la facciata di Palazzo Rucellai, in cui doveva intervenire su
un edificio preesistente per accorparlo in maniera razionale e dotarlo di un’unica facciata
monumentale. Il prospetto del palazzo è diviso su 3 piani, coronato da un ampio cornicione. Cosa
particolare di questo palazzo, è il grande sedile che ti trova alla base, pensato come collegamento
tra palazzo e società. Per la scansione dei livelli utilizza una soluzione architettonica, recuperando
gli ordini vitruviani dell’antica Roma. Le finestre sono bifore con un arco a tutto sesto e i capitelli
sono incassati al muro. L’ordine di questi variano dall’alto verso il basso. Al piano terra c’è l’ordin e
dorico, al primo quello ionico e al secondo il corinzio, riprendendo il modello di uno dei più
celebri monumenti dell’antichità, il Colosseo.

Altro incarico importante ricevuto da Alberti fu la facciata di Santa Maria Novella, in cui dovette
armonizzarsi con quanto già fatto in precedenza. Usò uno stile classicista nella cornice principale e nelle
4 colonne dell’ordine inferiore. C’è la volontà di riconoscere il valore della tradizione medioevale
fiorentina. Decorata da motivi geometrici e decorativi tipici del Romanico fiorentino.
Tempio malatestiano: l’esterno ricorda un tempio antico, mentre l’interno è diverso, lo spazio delle
navate è affiancato da 6 grandi cappelle gotiche. Questo è conseguenza del fatto che l’esterno è di
Alberti, mentre l’interno è di Matteo de Pasti.

Chiesa di Sant’Andrea: dovette ricostruire questa chiesa che era medioevale, ne fece una facciata ispirata alla
classicità. Al posto delle colonne, utilizza le cesene, che hanno un aspetto più lineare.

PIERO DELLA FRANCESCA: attivo in diverse signorie: a Ferrara dagli Este, a Rimini dai Malatesta e a Urbino dai
Montefeltro. È un allievo di Domenico Veneziano e porta avanti la pittura della luce. È uno dei pittori più famosi italiani e le
sue caratteristiche principali sono appunto la luce, la prospettiva, le architetture antiche e le figure geometriche. Piero
viene ricordato come pittore del bianco e dell’assoluto, per la luminosità e la matematicità, per la certezza.

Nel Battesimo di Cristo ritroviamo tutti i punti chiave della sua pittura. Geometrizzazione,
immobilità dei personaggi e inespressione. È un’opera molto grande. Gesù si sta facendo
battezzare da Giovanni Battista. Lavora tanto con la geometria: a partire dal cerchio che si
forma sulla pala dell’arco e in cui la colomba ne segna la metà perfetta, fa quasi una linea con le
sue ali. Figura di Cristo centrale. Al cerchio si aggiunge un quadrato, forma perfetta dell’uomo,
mentre il cerchio è la perfezione divina. Per questo Gesù è sia iscritto nel cerchio e nel
quadrato. Tra i due si può formare anche un triangolo che sancisce la sua trinità. Usa anche la
sezione aura, si divide il quadrato a metà e poi si tira una linea da un punto all’altro e poi si
formano due cerchi. Molti elementi di questo quadro possono essere ricostruiti tramite degli
elementi geometrici. L’ambientazione è un paesaggio tipicamente umbro-toscano. Posa di
Cristo uguale al chiasmo ripreso dall’antichità. Un angelo guarda verso l’osservatore, x
coinvolgerlo. L’effetto di tridimensionalità è dato dal degradare degli alberi.

La Flagellazione: è un’opera che mira a dimostrare il virtuosismo della prospettiva. In un’opera


vengono narrate due storie, nella prima parte a sinistra avviene il supplizio di Cristo in un
porticato all’antica, mentre in primo piano a destra ci sono 3 personaggi che parlano in uno
sfondo urbano. Non sono identificati, ma rendono l’opera non solenne, ma si pensa che Piero e il
committente avevano pensato quest’opera come privata e non per la Chiesa.

Polittico della misericordia: le figure si stagliano ancora su un fondo dorato, ancora voluto dalla committenza.
La vergine è riletta con un linguaggio moderno, anche se sovradimensionata allarga il manto a proteggere un
gruppo di fedeli, che sono riuniti in cerchio e danno una visione tridimensionale.

Storie della Vera Croce: è uno dei capolavori di Piero e una delle opere più legate alla devozione
francescana. È un ciclo di affreschi che raccontano la storia del legno della croce di Gesù.
La storia inizia dalla lunetta a destra con la morte di Abramo, al
quale il figlio metterà in bocca un germoglio dal quale crescerà
l’albero da cui sarà ricavato il legno per la croce.

Nel successivo riquadro sono rappresentati due episodi: la regina Saba che si inginocchia
davanti ad un ponte, prevedendo che quel legno sarebbe stato usato per la croce di Cristo.
Nell’altra scena Saba si incontra con Salomone, all’interno di un porticato all’antica che
richiama il gusto di Leon Battista Alberti. La scelta di riprodurre due vicende nella stessa
opere discende da Masaccio che lo fece per la prima volta nel Tributo.

Madonna di Senigallia: le figure di Piero diventano sempre più maestose e lo notiamo in quest’opera. Le figure
sono a mezzobusto e si adattano all’atmosfera ovattata e domestica di un interno in cui entrano dei raggi di
luce.
Realizza anche la Pala di Montefeltro, in cui è
Dai Montefeltro raffigurato Federico da Montefeltro, che compare
realizza due famosi inginocchiato davanti alla Vergine, che è il centro
ritratti, uno a lui, dell’opera, avendo il punto di fuga sul viso. Ha in
Federico da braccio il Bambino e sulla sua testa Piero ha raffigurato
Montefeltro e uno a un uovo di struzzo, che vuole esaltare il virtuosismo
sua moglie, Battista della tridimensionalità. Un altro aspetto importante è
Sforza. quello della mano del Duca, non riconosciuta a Piero,
ma ad un altro artista spagnolo.
DONATELLO pittore e principalmente scultore, viene ricordato come il sommo artista italiano del ‘400.

Crocifisso di Santa Croce: pieghe taglienti e quelle sinuose del perizoma sono simili a quelle della porta nord di
Ghiberti, mentre non ha più niente di ghibertiano il viso, che è espressivo e naturalistico, fin qui sconosciuto.
Riguardo quest’opera c’è un aneddoto raccontato dal Vasari, in cui Donatello chiede un parere a Brunelleschi,
che pare avesse detto che gli pareva che Donatello aveva dipinto un contadino. Fu così che si sfidarono e
l’opera di Brunelleschi sancì l’inizio del vero e proprio Rinascimento.

Viene chiamato a Padova per realizzare il monumento di Erasmo Da Narni, Gattamelata, che era un
condottiero. Tornano i monumenti equestri, poiché prima non era importante la singolarità, bensì la
comunità, ora riprende importanza. La statua prende spunto da quella antica romana di Marco
Aurelio. Si rifà alla statuaria antica. Il personaggio è serio e composto, equilibrata, simmetrica, plastica.
È di bronzo e poggia sul marmo. Le sue opere in realtà sono molto più movimentate e dinamiche ed
espressive, quindi probabilmente è stata la commissione ad volere una statua statica e solenne. Il
destriero appoggia su una sfera per evitare problemi di equilibrio, mentre il condottiero alza il bastone
del comando.

Riceve poi l’incarico di realizzare una sacra conversazione da strutturare e porre nell’altare
maggiore della Basilica del Santo. Fatta di 20 statue circa, ma ne rimane una minima parte,
ma c’è una ricostruzione. Segnano la svolta, poiché fungono da modello per gli anni
successivi. Le statue sono a tutto tondo e al centro c’è il trono della Vergine, decorato da
delle sfingi, che porta in braccio il Bambino ed è affiancata dai santi Francesco e Antonio.
Sono figure monumentali che si ergono nello spazio attraverso una materia che in certi punti
del panneggio tende ad aderire e sottolineare le anatomie, come se il tessuto fosse bagnato.

Nell’episodio del miracolo della mula l’animale si inginocchia miracolosamente per ricevere il
sacramento dal Santo ed è un’opera tripartita in 3 volte a botte. I personaggi sono agitati da
una fervida animazione e risultano monumentali.

ANDREA MANTEGNA: allievo o collaboratore di Squarcione, artista che aveva la bottega con la collezione di reperti. Lui
richiamava sempre l’antico, che usava come elemento decorativo. Squarcione sembra non avere l’impronta tardo gotica,
c’è impostazione spaziale nelle sue opere. Segna molti artisti. Andrea Mantegna lascia un impronta fortissima per Giovanni
Bellini, si sono molto contaminati tra loro.

Cappella Ovetari, Padova: ne rimane solo una parte. Iniziata da due artisti tardo gotici e fatta da
diversi artisti, ma pare che il più l’abbia fatto Mantegna. La cappella prevedeva la raffigurazione
delle scene di vita di San Giacomo e San Cristoforo. A seguito di un bombardamento, molte opere
andarono perse, ma dalle scene che si sono salvate notiamo che ci sono scene di contesto urbano
e che si è aggiornato sulle novità prospettiche. Vuole far rivivere la classicità tramite
l’architettura. Si sono salvati due affreschi, uno del martirio di San Cristoforo e l’assunzione della
Vergine, che si sono salvati perché erano stati staccati, poiché non si stavano conservando bene.

La scena del martirio di san Cristoforo è molto rovinata, si vede


bene il corpo morto trasportato, che ci appare possente ed
espressivo. Si vede infatti da queste opere come riesca a
prendere le espressioni da Donatello e le inserisca in un contesto
architettonico con la prospettiva di Brunelleschi.

Si sposta poi a Verona dove realizza un polittico Sacra Conversazione, pala di san Zeno.
Inquadra con le colonne che fanno parte della struttura lignea le scene, che dà anche spazialità.
Ci sono molti dettagli e oggetti decorativi, sinonimo della pratica in bottega da Squarcione.
Offrì un allestimento, completato da una base in pietra nel quale le figure rappresentate erano
impegnate in una Sacra Conversazione. Le figure sono statuarie e assomigliano a quelle di
Donatello, soprattutto per le espressività. In un registro della pala ci sono raffigurate tre storie,
l’orazione all’orto, la crocifissione e la resurrezione.
Nella crocifissione tutto è narrato Nell’orazione nell’orto notiamo gli
con colori esuberanti e i apostoli che dormono serenamente,
protagonisti sono compatti e mentre Cristo recita la sua ultima
studiati bene nelle anatomie. Il preghiera e sul fondo una curiosa
fondo è delimitato da rocce e in Gerusalemme, che alterna
fondo c’è una città che ospita un architetture venete e romane.
monumento con una cupola simile Angeli con la croce simbolo della
a quella del pantheon. passione.
Va poi a Mantova, dove poi morirà.

Il primo compito a lui affidato fu quello di decorare una cappella privata, l’opera la Morte della Vergine. Lei
è anziana e distesa sul letto di morte, con attorno apostoli che hanno un aspetto donatelliano, anche per il
vigore. Sul fondo della sala si apre una finestre che mostra un paesaggio, che però non è quello dove si
pensa la morte di Maria, bensì è uno scorcio di Mantova, proprio ciò che si vedeva dalla casa dei Gonzaga.

Camera degli sposi: Mantegna fu chiamato a decorare parte del Castello di San Giorgio,
dove tempo prima passò Pisanello a decorare una stanza con un tipico ciclo cavalleresco
di impronta tardo gotica. Datosi che nel gusto di qualche decennio i gusti della
committenza cambiarono quasi completamente, lo stile rinascimentale di Mantegna era
perfetto per decorare la cosiddetta Camera degli Sposi. Decorazione dell’esaltazione
della famiglia Gonzaga. Struttura della stanza gotica, ma le opere di Mantegna sono
rinascimentali, poiché prevalgono le forme, la costruzione spaziale, non decorative, ma
presenze fisiche. Qui rappresenta scene di corte delimitate da un finto loggiato decorato
da festoni. I personaggi sono solidi e alle loro spalle si apre un paesaggio.
In una scena, Ludovico Gonzaga e la sua corte, osserviamo lui affianco alla moglie, seduti, mentre un
segretario consegna loro una lettera, che si pensa possa essere la notizia della morte del signore di
Milano, Francesco Sforza.

In un’altra scena notiamo l’incontro tra Ludovico Gonzaga e il figlio Francesco


cardinale, con i suoi 3 figli. Accanto al marchese c’è Francesco, suo nipote, che
erediterà il suo titolo. Sullo sfondo di questa scena osserviamo una città fortificata,
ispirata alle mura di Roma.

Sempre qui la grande invenzione dell’oculo prospettico, ovvero la volta che sconfina
l’esterno, che imita la visione sul cielo aperto con una serie di putti che si affacciano sulla stanza e
testimoniano la sua fantasia e la sua abilità prospettica. L’oculo è circondato da medaglioni con gli
imperatori, identificati da una scritta. Riesce con la pittura a fingere elementi architettonici.

Cristo morto: è una delle opere che meglio testimonia l’abilità del Mantegna, che si inventa
quest’immagine dall’alto, come se noi stessimo davanti al Cristo. Gesù è sdraiato sul letto di morte e
affianco si scorciano 3 figure, che lo piangono. Sembra essere un blocco scultoreo e con
l’espediente del lenzuolo abbassato riesce a concentrarsi anche sull’anatomia del corpo,
Drammaticità assurda, non nell’espressione, i personaggi sono composti e monumentali, ma il
pathos lo raggiunge con l’oppressione dello spazio.

COLANDONIO: fu uno dei protagonisti della pittura napoletana del ‘400, testimone dell’influenza
fiamminga in Italia. Nella sua bottega si formò Antonello da Messina.

Pala di san Lorenzo Maggiore: per questa pala affrescò San Lorenzo che consegna la regola agli
esponenti del suo ordine, spartiti tra uomini e donne. Strano perché san Girolamo, morto anni prima
di San Francesco, indossa vesti francescane, come a far intendere che fu un suo predecessore. Sotto
notiamo un altro affresco, San Girolamo nello studio, in cui notiamo molto l’influenza fiamminga, ad
esempio nei libri riprodotti fedelmente. Notiamo anche che non c’è rigore prospettico
e nulla di rinascimentale.
ANTONELLO DA MASSINA: È l’artista di sintesi tra la cultura italiana e quella fiamminga. Utilizza la pittura ad olio. Porta le
novità della pittura fiamminga e le integra. La pittura fiamminga si occupa molto dei dettagli, ma non della visione
prospettica come quella italiana, che invece è molto più sintetica. Napoli e Umbria sono i posti in cui dove c’è più scambio
con la cultura fiamminga.

Nella Crocifissione ci viene mostrata l’influenza fiamminga dei personaggi, ma sembra rinunciarci per il
paesaggio, che si affaccia allo stretto di Messina, con una vista dilatata e non piena di dettagli. Crocefissioni a
confronto, Antonio da Messina e Mantegna, sono molto diversi. Aspetto contemplativo di Antonello, aspett o
monumentale di Mantegna, composizione ariosa di Antonello, mentre Mantegna chiude ogni spiraglio per
dare espressività.

Polittico di San Gregorio: testimonia un carattere tardo gotico, ma certifica anche la cura fiamminga,
dal suo realismo e naturalismo. È presente anche la pittura rinascimentale italiana, datosi che tutto è
tirato in prospettiva. Altra cosa importante da notare sono i piedi dei santi, che vengono collocati oltre
il basamento, a cercare un contatto con l’osservatore. Altro dettagli che certifica l’influenza fiamminga
sono il rosario e la targhetta.
Annunciazione: ci troviamo all’interno
L’Annunciata: fondo scuro, che tradisce
della casa di Nazareth di Maria, in cui
l’innovazione fiamminga, strano anche
ricevette l’annuncio dell’arcangelo
il volto di 3/4, perché di solito si usa la
Gabriele. Il fondo della scena è scuro,
figura di profilo. Dato naturalistico del
con finestre che scorciano il paesaggio
viso, sintesi tra spazio e forma. Quindi
fiammingo, assieme alla luce, il tutto
unione tra arte fiamminga e italiana.
amalgamato alla resa dello spazio.

Pala di San Cassiano: scambio tra lui e Bellini. Naturalismo straordinario. Resta solo la zona centrale con la
Madonna col Bambino, accompagnata da 4 santi.

San Sebastiano: opera in cui Antonello sembra più italiano che mai. La scena si svolge tra le architetture di
Venezia, in prospettiva e il nudo è plastico come le figure di Piero della Francesca. La profondità è data dalla
perfetta scansione del pavimento, dagli scorci e anche da una figura sdraiata, come a testimoniare la
conoscenza delle innovazioni del Mantegna.

I ritratti di ¾ a fondo scuro sono molto innovativi rispetto a quelli di quegli anni. C’è l’uomo con la
sua naturalezza e la sua espressione, l’uomo che entra nella storia dell’arte. Come i fiamminghi
realizzò con questa angolazione e su un fondo nero.

GIOVANNI BELLINI: è colui che inizia il rinnovamento della pittura di Venezia. Fa anche lui una sintesi, fonde tutti gli
elementi fiamminghi e italiani. Ebbe inoltre la capacità di prendere il meglio dagli artisti con cui veniva a contatto, notiamo
infatti come le sue prime opere si avvicinano a quelle di Mantegna, mentre le ultime a quelle di Tiziano.

Orazione sull’orto: come quella di Mantegna. Si formano insieme e riceve da lui una forte
influenza. Si vede infatti che ci sono alcuni suoi tratti come la roccia, ma spariscono le città
fantastiche, impressionanti e ricche di classicità, Bellini preferisce un paesaggio che fa da
elemento principale, ha una luce più calda ed è avvolgente.

Pietà: iconografia prettamente fiamminga. Influenza di Mantegna molto evidente, nel panneggio e nella
definizione anatomica, anche nella città che fa da sfondo. Comporre metallico.

Ne fa poi una seconda (pietà) in cui esce fuori la sua umanità, nel gesto della
Madonna, in San Giovanni che si rifiuta di guardare addolorato. La luce opera
un’armonia, unisce i volumi. Molto più naturale. Connota il passaggio dalla maniera
di Mantegna a quella personale che man mano si precisa.
Lo vediamo anche in due altre opere che ha fatto sulla Trasfigurazione. Dai panneggi diversi si vede la
differenza. Su quello più recente si vede che il paesaggio è protagonista, la luce modella tutto.

La prima è più fedele al linguaggi di Mantegna, nelle pieghe dure dei panneggi, nella
saldezza delle figure e nell’aspra base rocciosa in primo piano. Nella seconda invece
pare aver cambiato completamente stile. Grazie alla pittura ad olio riesce ad addolcire
le figure.

Per la pala di San Giobbe, in cui raffigura una sacra conversazione, è una risposta alla pala di San Cassiano di
Antonello da Messina. Riporta infatti alcune cose, come le qualità luministiche e naturali delle figure e degli
oggetti, oltre all’ambientazione: entrambe le scene si svolgono in un ambiente prezioso messo in prospettiva.

Pala Pesaro: inserisce nella pala uno sfondamento prospettico di un paesaggio, a testimonianza
dell’importanza che ha per lui, per la divinità. Il gusto gotico è ancora tante volte richiesto e gli
artisti lo usano esclusivamente perché gli viene ordinato. Il dipinto illustra l’incoronazione della
Vergine e 4 santi. Innovativo il fatto che quei santi non sono negli scompartimenti laterali ma
dominano la scena assieme al Cristo e alla Madonna. La prospettiva è descritta dal pavimento e
dalla base del trono e c’è un quadro nel quadro, dove viene riportato un paesaggio. Unisce
praticamente la pittura fiamminga a prospettiva, ci gioca.

Madonna con Bambino e santi, trittico Pesaro: cerca di accontentare al meglio la committenza,
facendo un’opera che si distaccasse dal passato. La cornice più che gotica è infatti antiquaria. Gli
scomparti sono ben unificati grazie a delle costruzioni architettoniche ben disposte in prospettiva.
L’opera è ricca di dettagli, ma anche di prospettiva albertiana, unito ad una luce diffusa e calda. Si
intravede anche il paesaggio dall’architettura laterale.
La Madonna con il bambino e il Pala di San Zaccaria: la pala non è più un
doge: Quest’opera è celebrativa interno, ma apre le arcate a simulare la
ed è per una famiglia, di cui è spazialità esterna. La Madonna e il Bambino
anche raffigurato il doge, siedono su di un trono sopraelevato rispetto ai
inginocchiato, mentre San Marco santi che li accompagnano e in basso suona il
lo presenta alla Vergine e il Figlio. solito angelo. Ciò che introduce qui è la
prospettiva del pavimento e il loggiato aperto.

La Madonna col Bambino: rinuncia all’architettura e al trono e entra in un rapporto diretto con il
paesaggio, con la natura. Bellini porta nella pittura l’umanità e l’unità, attraverso la luce. Fa entrare in
un rapporto unitario, assieme al colore. I colori sono accostati secondo il principio del cosiddetto
tonalismo.

CIMA DA CONEGLIANO: artista che seguì molto Giovanni Bellini. In entrambe le opere, ovvero
la sacra conversazione e la Madonna dell’arancio, somiglia a Bellini, nelle architetture antiquarie,
nella luce cristallina e nel paesaggio.

VITTORE CARPACCIO, innovatore, artista che introduce le innovazioni della pittura del 400. Scene urbane. Tratto
fiammingo, molta attenzione ai dettagli.

Nell’opera il miracolo della reliquia ci troviamo a Venezia, su Canal Grande, nei pressi del ponte di
Rialto, che prima era in legno ed oggi è in pietra. Il canale è trafficato da gondole e una di queste è
condotta da un nero, simbolo della città multietnica che era Venezia. Carpaccio è uno straordinario
regista, che ha l’ansia di riempire la scena con momenti di vita ed è così che ci ha lasciato un’immagine
che ci rende al meglio l’attivismo di Venezia del ‘400.

Sogno di Sant’Orsola: molto legate alla pittura linearistica ed elegante, tardo gotico. Non c’è vitalità, è
contemplativo. Nel Sogno di sant’Orsola, la ragazza è mostrata mentre dorme nella sua camera, in un
grande letto a baldacchino circondato da cassapanche per la biancheria. Un angelo le appare in sogno
al sorgere del sole, con un ramo di palma in mano, preannunciandole un destino di martirio. La
posizione della ragazza, con la mano appoggiata a conchiglia all’orecchio, sembra indicare che ella, sia
pur mentre dorme, si pone all’ascolto della parola di Dio.
La Cappella Sistina, fa parte della Città del Vaticano, ed è il luogo dove viene eletto il Papa.

È stata costruita nel Medioevo, ma nella metà del 1400, Papa Sisto IV fa restaurare l’edificio e alla fine del secolo ne ordina
la decorazione interna. Per farlo chiama i migliori artisti dell’epoca, tra cui Domenico Ghirlandaio e Sandro Botticelli, che
affrescano le pareti della cappella con le storie del nuovo e vecchio Testamento. A Perugino viene affidata una gran fetta
dei lavori, anche se uno dei lavori principali fu sostituito dal giudizio universale di Michelangelo.

Nel 1504, il nipote di Sisto IV, Papa Giulio II, decise di far restaurare la cappella, che si era degradata grazie a frane ecc,
rendendola inagibile. È qui che ci fu l’intervento di Michelangelo Buonarroti, a cui Giulio II affidò il compito di decorare la
cappella restaurata. Michelangelo era già affermato, ma come scultore, ma accettò comunque l’incarico . La volta della
cappella ha una superficie di 500 metri². Il papa in principio voleva affrescare 12 apostoli, ma Michelangelo lo convince ad
affrescare la storia dell’umanità prima dei 10 comandamenti. Le figure sono più di trecento e formano un ciclo di storie,
ovvero le storie della Genesi sulla volta, ovvero 9 scene relative alla creazione e alle vicende di Noè. Dal basso verso l’alto
Dio separa la luce dalle tenebre, Dio crea il sole, la luna e la Terra, Dio separa la Terra dalle acque, Dio crea Adamo, Dio crea
Eva, peccato originale e cacciata dal paradiso terrestre, sacrificio di Noè, diluvio universale, ebrezza di Noè, poi accanto ai
riquadri più piccoli ci sono uomini nudi con scene bibliche, profeti e sibille e antenati di Cristo.

Inizialmente Michelangelo era aiutato da alcuni collaboratori ad affrescare elementi decorativi e mai figure, ma fino ad un
certo momento, perché poi fu completamente tutta opera sua. Lavorò da solo, portando a casa l’impresa in 3 anni. Per
lavorare mentre c’erano le funzioni religiose, fu costruito un ponte mobile sospeso in alto, che rendeva libero lo spazio
sottostante, in cui passava intere giornate disteso. I disegni erano preparati su grandi cartoni e poi realizzava l’affresco,
mentre a volte disegnava direttamente sulla volta senza nessun disegno preparatorio.

L’attenzione di Michelangelo non è destinata all’ambiente in cui si svolgono gli eventi, ma si concentra sulle figure, che
sono monumentali e possenti, sembrano infatti sculture modellate dal chiaroscuro. Le lo ro anatomie sembrano infatti
essere descritte dalla luce, come quelle degli antichi Apollonio e Lisippo, scultori dell’antica Grecia a cui l’artista sembra
essersi ispirato. Per l’uso che fa del chiaroscuro dimostra di aver studiato i maestri del ‘300 e del ‘400, come Giotto e
Masaccio, a cui aggiunge figure contorte e articolate, con strutture e composizioni dinamiche.

Lo spazio compreso in queste opere non è naturalistico, poiché non è unificato dalla prospettiva (come sarebbe successo
nelle opere del ‘400), bensì l’ambiente naturale non è realistico, come anche la forte luce e i colori brillanti. È una visione di
idee filosofiche assolute, dove non prevale il piacere della percezione visiva. È una delle opere più famose e importanti
della storia dell’arte, per molti secoli un modello insuperabile.
RINASCIMENTO

Il Rinascimento raggiunge il culmine con le opere di Leonardo, Raffaello e Michelangelo. Leonardo costruisce la premessa
per Raffaello e Michelangelo.

Al primo Rinascimento mancava il vero naturalismo, che riporta Leonardo. Vasari chiama il Rinascimento maturo, ‘maniera
moderna’.

FIRENZE

Cosimo il vecchio torna dall’esilio, ma esercita il consiglio della Repubblica. A lui succede Pietro il Gottoso, suo figlio, ma
muore prematuramente. Succede quindi il figli Lorenzo il Magnifico, che ha costruito una cerchia di diffusione culturale,
attorno a lui si muovono persone geniali.

Ci sono due botteghe particolarmente attive sotto quegli anni e sono quella di Antonio del Pollaiolo e di Andrea del
Verrocchio.

ANTONIO DEL POLLAIOLO: minuzia per l’anatomia, condizionato dallo studio dal vero e dalla scultura antica, tutto ciò
miscelato ad un’espressività forte, come quella di Donatello.

Ercole sconfigge Idra ed Ercole soffoca Anteo: fanno parte di un terzetto delle storie di Ercole che
eseguì per il Palazzo dei Medici. Il cielo e il minuzioso paesaggio riportano all’arte fiamminga. Le figure
esprimono invece un enorme vitalismo e lo studio corporeo sottolinea caratteri naturalistici, come
quello dello sforzo e quello delle smorfie.

Martirio di san Sebastiano: san


Sebastiano, trafitto, non fa una piega. Ritratto di dama: idealizzazione, profilo.
Sembra un pretesto per elaborare le Il soggetto sono le medaglie. Prevale la
figure: tutti fanno azioni diverse e molto linea, il contorno, idealizzazione e cura
articolate. La veduta del paesaggio è del dettaglio. Sfondo luminoso.
fiamminga e c’è un nitido linearismo.
Temperanza: Sette Virtù vennero commissionate al Pollaiolo. La bottega del Pollaiolo eseguì sei dei sette
dipinti previsti; il settimo, la Fortezza venne eseguito dal giovane Sandro Botticelli. La Temperanza è raffigurata
nella tipica attività di miscelare l'acqua calda e fredda, seduta su un ampio seggio marmoreo con una
prospettiva "a grandangolo". Estremamente complesso e vigoroso è il segno nel panneggio, che appare
robusto e corposo, come in uno sbalzo metallico. L'attenzione ai dettagli decorativi, come il pavimento che
imita un tappeto orientale o la preziosità della brocca e della bacinella tempestate di pietre preziose, denotano
la lezione della pittura fiamminga.
ANDREA DEL VERROCCHIO inventa la costruzione piramidale. Seppe anche prendere una posizione dominante nel
mondo della scultura. L’incredulità di san Tommaso: per
David: canone classico, ma elegante come l’orsanmichele. La necessità di usare due
il tardo gotico, lontano da quello di figure per questa scena, lo fa studiare una
Michelangelo, non solo per le dimensioni. nuova strategia compositiva, che prevede
Andrea lo raffigura come un giovane una costruzione piramidale. Il vertice si trova
trionfante, mentre quello di Michelangelo nel braccio di Cristo e la base sono i loro
è un atleta dal fisico perfetto, che non ha piedi più esterni. È una strategia compositiva
ancora vinto, ma è pronto a lanciare il volta a coinvolgere l’osservatore. San
colpo mortale. Tommaso vuole vedere il corpo di Cristo e lui
lo asseconda.

Battesimo di Cristo: usa per quest’opera il formato piramidale. È presente una forte gestualità delle
figure e il panneggio così illuminato dell’angelo inginocchiato ci fa cogliere che Andrea è uno degli
ultimi pittori della luce. Alcuni dettagli di quest’opera furono eseguiti da Leonardo, che stava facendo
pratica in bottega del Verrocchio. A lui vengono riconosciuti il viso dell’angelo e il nebbioso paesaggio,
che mai prima di Leonardo si era visto così atmosferico.

Nella bottega di Verrocchio si formano Perugino, Botticelli e Leonardo.


LEONARDO DA VINCI: ragazzo che mostrò subito una curiosità per la natura. Esploratore, conoscitore, scienziato. Il disegno
è un mezzo di indagine per indagare la natura. Oltre al paesaggio e alla sua prospettiva aerea anche l’uomo è oggetto delle
sue indagini. Analisi per l’anatomia (si racconta anche che sezionasse cadaveri per studiare), ma anche il carattere
espressivo dell’uomo.
Annunciazione: prato fiorito di gusto tardo gotico e fiammingo, come la
Madonna che è elegante e bellissima. Gabriele è inginocchiato sul prato,
mentre la Vergine siede nel suo porticato, intenta, come da tradizione, a
leggere un passo del Vecchio Testamento. La composizione è piramidale,
come quella imparata da Verrocchio C’è un grande lavoro sulla prospettiva,
e sua innovazione, si vede la prospettiva aerea: capisce che più si allontana
l’occhio e più l’immagine si fa sfuocata, meno nitida.

Paesaggio con fiume: Leonardo descrive con un tratto rapido una veduta del Valdarno, dov’è
presente vegetazione, campagna e un centro abitato. Già in questo suo disegno lascia intravedere
come non si appassionerà alla minuzia dei dettagli della pittura fiamminga, ma capisce che le cose
bisogna rappresentarle con l’atmosfera.

Adorazione dei magi: prospettiva perfetta. Abbozzo della campagna e ricompone la struttura piramidale.
Sembra che la Madonna si isoli dagli altri. I magi e gli altri sembrano posseduti da un’eccitazione, che scatena
atteggiamenti e posture scomposte. La Madonna invece è fissa e sobria.

Va a Milano, dove c’è Ludovico il Moro, perché a Firenze c’è ancora la ricerca di perfezione ideale. Leonardo ricerca invece
il naturalismo, incontra qui Donato Bramante, pittore e architetto.

Dama con l’ermellino: uno dei ritratti più famosi. In realtà è Cecilia Gallerani amata di Ludovico il Moro. A
questa immagine era dedicato un sonetto e per questo la dama e l’ermellino si rivolgono verso sinistra,
come se stessero ad ascoltare. L’ermellino è l’animale che richiama la purezza. Ritratto diverso dai ritratti
passati, vicino alla ritrattistica di Antonello, arte fiamminga. Anche se i corpi sono statici, i loro volti indicano
dinamicità, anzi la vita.

Pala della cappella della confraternita dell’Immacolata concezione. Realizza 2 versioni,


probabilmente causa di una lite per il pagamento. Vengono chiamate Vergine delle
Rocce. Probabilmente narra una vicenda in cui la madonna nel corso della fuga in
Egitto ha l’incontro con san Giovannino, alla presenza dell’angelo. La Madonna siede a
terra e allarga la destra a proteggere sotto al manto Giovannino, mentre Cristo gli
punta il dito per benedirlo. La posizione si regge su una costruzione piramidale. Il
paesaggio è ricostruito sotto un’attenzione naturalistica, come anche le figure che
prendono vita grazie allo sfumato, che attenua i contorni, anche se nella seconda
opera i colori sono più nitidi e brillanti. Inserisce in quest’opera una comunicazione di
gesti.

Ultima cena: esperimento, affresco a secco perché gli interessa enfatizzare il senso
espressivo. Per questo impiega un sacco di tempo e siccome il luogo dove lo fece era
molto umido, è arrivato a noi molto deteriorato. La scena si svolge in un interno dal quale
entra la luce attraverso 3 grandi finestre. La vicenda è scandita da gruppi piramidali e
anche Gesù da solo ne forma uno. Solitamente nelle rappresentazioni dell’ultima cena
veniva trattata l’eucarestia, un momento di raccoglimento, mentre Leonardo decide di
riportare la scena in cui Gesù avvertì tutti dell’imminente tradimento. Questa notizia
porta scompiglio e turbamento, resi attraverso la gestualità delle figure, mentre il Cristo rimane inerme.

Gioconda: ritratto della moglie del Giocondo, Lisa Gherardini. Ci gira per molto tempo con questo ritratto,
finché non va in Francia e si sente compreso. Sostituisce lo sfondo con il paesaggio, pensato sempre con
la prospettiva aerea. Naturalismo e realismo per ogni dettaglio naturale. Lo sfumato, l’atmosfera che ne
consegue e l’espressività rendono questo viso, secondo il Vasari, più divino che umano. La Monna Lisa
incarna la bellezza universale, che ancora oggi viene apprezzata.
DONATO BRAMANTE: figura di spicco della Maniera Moderna, segnato da Piero della Francesca. Pittore e architetto.

Il Cristo alla colonna: il protagonista è Cristo, in un corpo solido e ben analizzato nell’anatomia, legato
ad una colonna spigolosa, decorata con motivi antiquari. Diversamente da Leonardo, notiamo che allo
sfumato preferisce una luce netta e luminosa, grazie alla quale Cristo risulta levigato come una statua
di marmo. C’è realismo, che si nota dalla faccia grigia, dovuta alla corda attorno al collo. Ha
un’intensità drammatica forte.

Santa Maria presso San Satiro: qui diede prova delle sue abilità
prospettiche in architettura. Qui seppe usare la prospettiva per
risolvere un problema di spazio. Riuscì con un vano illusionistico a
fingere la profondità dietro all’altare della Chiesa.

DOMENICO GHIRLANDAIO: Operò soprattutto a Firenze, divenendo tra i protagonisti del Rinascimento all'epoca di Lorenzo
il Magnifico. Verso il 1480 in particolare divenne di fatto il ritrattista ufficiale dell'alta società fiorentina, grazie al suo stile
preciso, piacevole e veloce.

l’Ultima Cena: la scena è la stessa che si svolge nel Cenacolo di Leonardo. Anche qui Cristo
annuncia il tradimento, ma la reazione è molto più concitata. Le figure sono timide e poco
disinvolte.

NEOPLATONISMO: tutto ciò che è materia è qualcosa da rigettare. La scultura toglie materia e va a tirare fuori la forma
ideale che secondo i neoplatonici è già presente nella materia. Gli uomini del Rinascimento fiorentino svilupparono nuove
concezioni, in cui il Mondo assume un aspetto dinamico dove l'uomo altro non è che un gradino intermedio tra l'essere e
Dio.
SANDRO BOTTICELLI: È colui che incarna la Firenze di Lorenzo il Magnifico. Anche lui, come Leonardo, si affida alla
recitazione dei suoi attori, ma il risultato è meno concitato di quello di Leonardo e le figure sono costruite attraverso dei
netti contorni. Pare abbia iniziato a esercitarsi nella bottega di un orafo e si sia avvicinato molto alle innovazioni del
Pollaiolo e del Verrocchio, come nella costruzione del panneggio e nella luce che definisce i volti.

Adorazione dei magi di santa Maria Novella: dipinto omaggio dove ci sono i ritratti dei Medici,
Cosimo, Piero il Gottoso, Lorenzo ecc. inserisce anche il suo ritratto (è il soggetto vestito di
giallo), a testimonianza della protezione di cui gode da parte dei Medici. Struttura piramidale
che isola la vergine. Disposizione spaziale attenta e sul fondo rovine classiche. Guarda
all’antico, ma erede del Verrocchio, linearismo, ma allievo anche di Filippo Lippi, grazia e
dolcezza.

Fortezza: Botticelli ha il suo linearismo, ma l’immagine è più espressiva. Fa parte del ciclo che comprende altre 6
virtù affrescate dal Pollaiolo. Interpretazione del neoplatonismo, bellezza mezzo per raggiungere il divino.

Il Neoplatonismo è associato a Botticelli e prevalentemente a due dipinti, che ancora ad oggi hanno una fama universale
poiché hanno un linguaggio che tende alla bellezza. Sono la Primavera e la Nascita di Venere. In queste opere Botticelli
rinuncia alla spazialità e anche le figure appaiono bidimensionali e prive di rigore plastico. Propone, con queste due opere,
la visione di un paradiso ideale.
Primavera: al centro della scena c’è la dea Venere, in mezzo ad un bosco di aranci, accompagnata
in alto da Cupido bendato, alla sua sinistra dal vento Zaffiro ed una ninfa, che diventerà poi Flora
(personificazione della Primavera), mentre a destra danzano le Grazie, mentre Mercurio scaccia le
nubi.

Nascita di Venere: in questa scena notiamo Venere, che con una conchiglia arriva a Cipro, sospinta
dal vento di Zefiro, abbracciato da un’altra ninfa, e accolta da un’ancella che le porge il su manto
per coprirla. Botticelli si diletta a dipingere dettagliatamente le specie botaniche e il prato fiorito.

Calunnia di Apelle: ispirata a probabilmente a Plinio. Apelle, pittore greco che aveva rappresentato la
calunnia, che è una donna. Altri personaggi che sono il sospetto, l’insidia... ovvero figure allegoriche.
Alla sinistra si erge la verità. Opera importante per l’architettura in prospettiva.

Madonna del Magnificat: tondo, tradizione devozionale. Figure che con la postura seguono il tondo. È la sacra
famiglia, che però forse è la famiglia de Medici. Rimanda alla madonna di Filippo Lippi. Religiosità piagnona,
caratteri drammatici della religione cattolica. Botticelli torna quasi ad una pittura medioevale.

Natività, la Madonna è sproporzionata, con un invertimento dei caratteri spaziali. La devozione dev’essere il
soggetto.

Deposizione: Botticelli passa dal Neoplatonismo al misticismo. La Deposizione è una pala d’altare di rigore
assoluto. Manca sempre la prospettiva, quindi l’immagine è bidimensionale. Raggiungimento del divino
tramite l’immagine sacra. Si trovano tutti accalcati, con le facce dolenti, a piangere Gesù morto.

Artista che discende da Filippo Lippi e Botticelli, FILIPPINO LIPPI, figlio di Filippo. Importante perché va a completare gli
affreschi della chiesa del Carmine, la cappella Brancacci.

Crocifissione di san Pietro: Completamento della cappella Brancacci, quindi si adegua


allo stile di Masaccio, organizza le immagini in base alle sue opere, anche se le figure
sono più affusolate e ricche di panneggio, come quelle di Botticelli.

Apparizione della Vergine a san Bernardo: precisa nella descrizione della natura e degli oggetti (come i libri),
colori vivaci, come la maniera fiamminga. Questa è la vera maniera di Filippino. Racchiude l’immagine in
poco spazio, ad esempio mette il ‘committente in abisso’ come viene chiamato, poiché trancia la figura.
MICHELANGELO: si forma nel giardino di San Marco, che era un porticato dove i Medici avevano raccolto molto antiquario,
e una serie di artisti che volevano insegnare a partire dai modelli antichi. Diede da subito prova del suo precoce talento,
come dice il Vasari, segnando i destini della storia dell’arte. Michelangelo aveva un carattere molto strano, suscettibile e
irritabile, genio solitario.
Battaglia dei centauri: capisce che lo stiacciato non è per lui
Madonna della scala,
e si affida ad un’altra tecnica: far sbalzare fuori le masse,
cerca di ricopiare lo
attratto dal plasticismo di Masaccio, che cerca di riprodurre
stiacciato di Donatello,
con la scultura. Tira fuori le masse, compone le forme con
come si ispira a lui per i
un’evidenza plastica. Al centro della sua riflessione artistica
panni aderenti al copro e
c’è l’uomo con la sua possanza, con il dettaglio anatomico
le figure muscolose dei
che spesso viene esasperato e esagerato. Espressività data
bambini.
dalla postura e dalla gestualità.

Madonna di Manchester: Michelangelo non si dedicò solo alla scultura, ma anche alla pittura. Al centro della
composizione siede la Madonna, con il seno scoperto, con affianco il Figlio e il compagno d giochi
Giovannino. Ai lati ci sono due coppie di angeli, una delle quali non è terminata, ma solo abbozzata.
Michelangelo, come dimostra quest’opera era convinto che la scultura avesse un ruolo fondamentale nella
pittura, come lo si vede dai panneggi e dalle fattezze dei personaggi, che sembrano gruppi scultorei.

Bacco, opera simile a quelle classiche,


Angelo Cerofono: fa parte di un
ma la sua sensualità si rifà anche
monumento sepolcrale. Quest’angelo
all’eleganza tardo gotica. È un’opera
ha la funzione di illuminare il
scolpita a tutto tondo ed è quanto mai
monumento. Presenta una massa
indagata nelle anatomie. Il Bacco è
potente e volumetrica, animata da finito con tanta accuratezza e levigato
un’energica postura.
in superficie.

Pietà, opera di potenza espressiva e abilità scultorea, che nascono dalle statue devozionali. Opera di
dimensioni reali. Tiene sul suo grembo il corpo di Cristo, che seppur morto è bellissimo nella sua
postura. Bellezza del corpo abbandonato. La grana è levigata e lucente e cominciò già in vita ad
essere considerato un’artista eccezionale. Inoltre è la prima opera ad essere firmata. Quest’opera
preannuncia l’inizio della maniera moderna.

David: 4 metri. Giovane eroico, guerriero. Lontano dal David di Verrocchio, che è solo elegante. La
superficie è meno levigata della pietà e fa trasparire la tensione del corpo. Composizione a chiasmo. Esce da
un blocco di marmo alto 5 metri. Non c’era artista di quel periodo e del prossimo che non fosse
profondamente colpito dal gigante di marmo.

Tondo doni, composizione innovativa, che era in voga negli interni delle case fiorentine.
Rappresenta la sacra famiglia, disposta in una posa quanto mai innaturale. La Vergine muscolosa è
inginocchiata a terra e si volta per prendere Gesù, che le viene passato da San Giuseppe. È una
sorta di complicato esercizio di equilibrio a cui assiste divertito San Giovannino, accanto ad altri
bambini nudi e scultorei. In un paio di questi, Michelangelo vuole omaggiare due antiche statue,
Apollo e Laocoonte.

Monumento funebre a Giulio II: Giulio II si pone come continuatore della Roma imperiale e per
questo voleva un colossale monumento sepolcrale. Bramante lo fece far ridimensionare, dicendo al
Papa che non era di buon auspicio farci fare la tomba quando si era ancora in vita. Michelangelo si
arrabbiò e se ne andò, poi sollecitato più e più volte viene convinto a fare questo monumento,
assieme a diversi collaboratori. Per questo viene chiamata ‘tragedia delle sepoltura’.

La versione finale e realizzata di questo monumento era molto meno colossale di quella prevista
inizialmente. È scandita su due registri. In alto, una figura infelice che rappresenta Giulio II e sopra
di esso una Madonna col Bambino e ai lati le figure della Sibilla e del Profeta. Nel registro inferiore
troviamo al centro Mosè con al fianco due nicchie, che rappresentano una la vita contemplativa e
una la vita attiva. Le 3 statue di sotto sono di Michelangelo.
Cappella Paolina: in questa cappella fu chiesto a Michelangelo di raffigurare
due episodi, che sono quello della conversione di San Paolo e quello della
Crocifissione di San Pietro. Fu un lungo lavoro. La narrazione si svolge nel
movimento e nello studio di grandissime figure. Gli abiti non hanno
nessuno sfarzo e paiono come una seconda pelle, atta a mostrare le forme
dei corpi. I protagonisti sono disposti in obliquo, poiché lo spettatore si
accosta a loro in modo obliquo, datosi che l’osservatore si trova al centro di
due opere disposte una su un lato e una sull’altro.

PERUGINO: tra tutti spiccava. Era un’artista di sintesi. Si forma sulla bottega di Verrocchio, ma è già informato sulle tecniche
di Piero della Francesca, declinando il tutto sulla leziosità. È tutto ciò che vuole la società.

Consegna delle chiavi: è un affresco per la cappella sistina. Rappresenta cristo che consegna le
chiavi a San Pietro, che a sua volta le consegna al Papa. Si pone a fondamento della cristianità e
del papato. Rimandi alla classicità e prospettiva. Nella piazza altri due scene, il tributo e il
tentativo di lapidare il Cristo.

Adorazione dei magi: presenta una matrice fiamminga e anche la conoscenza della prospettiva
aerea di Leonardo. Maria insieme a Gesù neonato si trova a destra della scena. Il Bambino è sulle
ginocchia della madre e alza le mani per benedire i visitatori. San Giuseppe invece è dietro di loro
e si appoggia al suo bordone, un lungo bastone utilizzato nei viaggi dai pellegrini. Il Magio più
anziano è inginocchiato e adora il Bambino. Invece quello di mezza età e il più giovane sono in
piedi e porgono i doni.

Madonna con bambino e santi: perfettamente centrale e ai lati ci sono i due santi, inquadrati da
un’architettura classica ed è un’opera devozionale. La Madonna siede su un piedistallo orato di motivo
antiquario. Il giovane san Sebastiano, seppur trafitto, non esprime dolore. Le figure sono solenni e
aggraziate e aleggia su di loro un tepore di devozione.

RAFFAELLO: si forma nella bottega di Perugino. È la misura universale, sarà il punto di riferimento per letterati e artisti. In
alcune opere dimostra di essere l’alter ego di Perugino, a cui è debitore. Ripete molte delle sue opere.
Crocifissione: molto simile a quella di Perugino, ma effetto della luce diversa, Raffaello è più naturale. Il quadro si
compone di una coppia di angeli e della Vergine, san Giovanni e Maddalena dolenti e san Girolamo che si
inginocchia in primo piano. Le composizioni sono identiche, negli accordi cromatici, nella tenerezza delle figure e
nel paesaggio sereno sullo sfondo. Le due opere si distinguono grazie alla firma di Raffaello.

Sposalizio della Vergine: la scena è composta da un gruppo di figure in primo piano e un pavimento
prospettico e un edificio sullo sfondo. La differenza che ne fa Raffaello è che ha atteggiato un po’le
figure, dove Perugino le ha lasciate più rigide. Raffaello rende più naturalistico il tutto.

Madonna col bambino: si è palesemente ispirato alle opere di Leonardo, adottando una struttura piramidale.
Ripropone anche la prospettiva aerea, non proprio come quella di Leonardo, ma più simile a quella di
Perugino. Maggiore misura e preziosità, che fanno pensare che si sia interessato anche alle maniere di
Michelangelo, specialmente dalle fattezze dei bambini. Quest’opera è chiamata anche Madonna del cardellino,
poiché Gesù ne ha uno in mano.

Sacra famiglia Canigiani: visione di una sacra famiglia, rielaborazione del tondo Doni. È presente la prospettiva
aerea e la composizione è piramidale. L’interazione tra i personaggi è frutto dello studio di Leonardo.

Ritratti di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi: non rinuncia al disegno, anche accogliendo lo sfumato di
Leonardo. Sono due ritratti di marito e moglie, che ci osservano di ¾ e a mezza figura, affacciati sulla
campagna. Questa postura utilizzata per i ritratti è d’influenza fiamminga. È ovvio che il modello di
Maddalena è la Gioconda. La sua luce modella, ma mai come i chiaroscuri che crea nella Gioconda.

Deposizione Baglioni: fatta realizzare da una famiglia in onore del loro figlio morto. Pathos imparato da
Leonardo, figure che partecipano col dolore. Il corpo è massa, pesa, che da fatica ai personaggi che lo
imbracciano. Il figlio è la copia della pietà di Michelangelo. Fa un mix.
Dopo l’esperienza fiorentina Raffaello pare maturare ancora ed è così che si ritrovò a dipingere le stanze Vaticane o ora
chiamate anche stanze di Raffaello. 4 stanze: stanza della segnatura, stanza del Eliodoro, stanza dell’incendio di borgo e
stanza di Costantino.

Sui 4 lati ci sono delle volte e dei lunettoni, sui quali ci sono dipinti i temi della stanza.

La stanza della segnatura ha il tema delle allegorie delle virtù teologiche e razionali, ovvero le 4
allegorie legate allo studio: la teologia, la filosofia, la poesia e il diritto, rappresentate sotto forma di
donne. Ogni raffigurazione sulla lunetta richiama un’allegoria, disciplina.

Nella disputa su sacramento si riferisce alla teologia. Sull’ostia c’è il corpo di Cristo. Sotto c’è la
Chiesa, con vari papi e fedeli. Sopra Cristo, la Madonna e vari santi. Raffaello fa coincidere le due
chiese. Organizza l’opera nella lunetta e si fa guidare dalla forma circolare. Opera prospettica.
Equilibrio, proporzione e simmetria. Tutto studiato e costruito nei minimi dettagli.

Scuola di Atene, che interpreta la disciplina della filosofia. La filosofia è un mezzo per arrivare al
divino. In quest’opera raffigura Leonardo, Michelangelo e Bramante. Rappresenta Michelangelo con
la sua melanconia, la sua irrequietezza. L’architettura perfetta richiama quelle antica, precisamente
quella romana.

Parnaso, poesia come mezzo di avvicinamento a Dio. Figure moderne che simulano la
tridimensionalità, riprese dalle sibille e i profeti di Michelangelo, nella torsione del corpo. Acquisisce
da Leonardo il senso della grazia e la naturalezza, ma la plasticità e il volume li acquisisce da
Michelangelo.

Stanza di Eliodoro: Il tema è l’intervento di Dio a difesa della Chiesa. Le scene mostrano 4 interventi
miracolosi.
La cacciata di Eliodoro ha sempre l’architettura antica. Di diverso dalle altre
stanze ha la dinamicità, energia. Eliodoro si intrufola nel tempio di
Gerusalemme. La composizione diventa più solenne e monumentale.
Senso del colore e della luce.

Nella scena della liberazione di san Pietro mostra come san Pietro viene liberato grazie ad un angelo che
addormenta le guardie. È un notturno. La luce è una luce divina. La messa di Bolsena accentua il
cromatismo. Figure di spalle e in torsione. La citazione dell’architettura romana rimane sempre.

Come notiamo nella scena dell’incontro di Leone magno con Attila, non c’è la
solennità, la grazia. Non è affrescata da Raffaello.

La stanza dell’incendio di borgo rappresenta una serie di eventi miracolosi che coinvolgono i
papi Leone III e Leone IV, poiché Giulio II è morto e la commissione passa a Leone X. Si
capisce che la stanza non è completamente affrescata da Raffaello, bensì dei suoi allievi. Solo
la scena dell’incendio è attribuita a Raffaello. Nell’incendio di Borgo
notiamo come papa IV si affaccia dalla finestra per placare l’incendio. Le
figure sono chiaramente di Raffaello. Composizione chiara ed equilibrata.

L’ultima stanza, quella di Costantino viene interamente realizzata dagli allievi poiché Raffaello muore, nel
1524. La stanza perde anche il registro seguito nelle altre. Le lunette non sono più tali, ma sono rettangolari.

Ritratto di Leone X, gioca sulla variazione dei rossi. Immagine nitida. Nonostante la scena è quotidiana, poiché
il papa sta con i suoi nipoti, mantiene comunque autorevolezza. Per dare movimento mette davanti un tavolo.

Villa Farnesina: villa di un banchiere genovese. Raffaello è chiamato a realizzare le storie di amore
e psiche, e ci lascia il Trionfo di Galatea. Opera di grazia, bellezza e freschezza, esaltazione
dell’amore in senso platonico. Galatea trascina questa barca di delfini in segno d’amore.
Trasfigurazione: mondo fisico e divino che si contrappongono. Figura in basso che ha una solennità classica, ma
enfatizzata secondo il plasticismo di Michelangelo. Il colore è armonizzato e fuso con l’atmosfera.

Il Vasari distingue due categorie dell’arte rinascimentale: quella fiorentina, basata sul disegno, sulla composizione, maniera
concettuale che si esprime attraverso il disegno e di contro la maniera veneta, più incline al colore, che sacrifica al colore
parte della razionalità che proviene dal disegno. La linea di contorno non esiste in natura, quindi non è naturalistico. Il
disegno è una categoria astratta, un espediente per capire la realtà. L’elaborazione della macchia è un modo naturalistico. I l
disegno fa prevalere la costruzione mentale su quella naturalistica.

Secondo molti il Rinascimento finisce con la morte di Raffaello, altri con il sacco di Roma.

A Venezia è molto presenta la comunità dei tedeschi e hanno una sede, fondaco dei tedeschi. Arriva infatti Durer. I tedeschi
anche disegnano, con una linea dura, il disegno è fondamentale, ma è armonico. Coglie però le novità della pittura
veneziana e lo notiamo dalla Madonna del Rosario. Da una parte ripropone lo schema della Madonna al centro con ai lati la
folla, ma per il nostro metro è confusionaria, molte figure. Gusto cromatico veneziano.

MANIERISMO, MANIERA MODERNA 1520/27: Raffaello e Michelangelo non si possono superare, quindi i loro
contemporanei si ispirano a loro. Ognuno prende qualcosa da questi due artisti e lo rielabora. Raggiunto il massimo della
perfezione e dell’equilibrio, gli artisti che seguirono, introducevano l’artificio, il virtuosismo, composizioni molto difficili, di
scorcio. Prima questa nuova forma di pittura veniva vista negativamente, mentre adesso la vediamo come un’aggiunta, un
ulteriore passo, che porterà poi al Barocco, culmine del grandioso e maestoso. Con la piena conoscenza della prospettiva,
della luce e dei cromatismi si poteva osare, esagerare, andare verso una pittura sempre più articolata e complessa. Le
figure appaiono allungate e sproporzionate, composizioni irreali. Già Michelangelo nella Cappella Sistina ha reso
virtuosistico il suo stesso stile. Si forma tra Roma e Firenze e poi si diffonde in tutta Europa.

Il ‘500 è un periodo storico molto complesso in Italia. Siamo ancora divisi in signorie. A Firenze, con la morte di Lorenzo il
Magnifico si impone la repubblica fiorentina. Ma comunque Firenze è ancora un luogo molto importante. Milano viene
invasa dai francesi, poi assistiamo al predominio spagnolo, asburgico. Un’Italia invasa dagli stranieri.

GIORGIONE: artista colto, ucciso dalla peste. Si forma da Bellini, da cui coglie il carattere contemplativo e armonico.
Giorgione ne fa una pittura enigmatica, con una tensione particolare.

Pala di Castel Franco, sacra conversazione: sobrietà, solennità. Viene commissionata per la morte del
figlio del committente. Il santo è insolito, san Nicasio, santo siciliano che attesta la provenienza della
famiglia. La Madonna è insolitamente alta. La scena si apre su un paesaggio, dal quale riceve la luce.
È presente anche la prospettiva aerea di Leonardo. Opera armonica.

Doppio ritratto: amore non corrisposto. Giovane triste e malinconico e dietro un giovane
che sembra guardarlo con un sorrisetto di presa in giro. Lavoro sulle luci e le ombre e il
naturalismo.

Adorazione: Accordo di tono e paesaggio fondamentale. Ambientata in una grotta e un paesaggio


che si perde e armonizza tutto. Lavoro fatto dalla luce. Costruire il mondo dalla luce e non dal
disegno.

Uno dei quadri più importanti è la tempesta: Adamo ed Eva che generano il loro
primo figlio in una natura minacciosa da cui l’uomo deve trovare riparo. Natura
selvaggia. Adamo allude al lavoro. Figure enigmatiche, poiché non si capisce per
certo che si tratti di loro. Il paesaggio è invadente, costruito da macchie di colore.
Opera contemplativa.
Venere di Dresda: sensuale e pura. Paesaggio che è contemplativo e armonico.
TIZIANO: gestualità intensa e drammatica, mentre Giorgione è contemplativo. Artista della fisicità, che è esuberante. Figure
monumentali e classiche.

Amor sacro e amor profano: realizzata per delle nozze. Amore sacro è la
venere nuda, mentre quella vestita incarna un amore fisico. Probabilmente
l’amore profano è incarnato dalla promessa sposa e l’opera sta a testimoniare
la protezione dell’amore sacro. Cupido. Nella composizione rientra il gusto
antiquario, come notiamo dal sarcofago, che riprende il rilievo a tema antico.

Ascensione: Cromatismo che si accende con colori forti, come il rosso. Organizza un vortice, segnalato anche
dalle braccia di Maria. Le persone sembra che vogliano trattenerla a terra. Immagine moderna.

Sacra conversazione: è ambienta in un’architettura di cui vediamo le colonne all’infinito e la


mette sulla diagonale, che gli dà una potenza incredibile. Distribuisce le persone in un ordine
strano, la Madonna in alto. C’è il committente. Vuole rendere naturalistica la scena. Calata del
sacro nel profano. Inserisce la scena in un luogo sacro, ma che potrebbe essere qualunque.

Nell’opera della Madonna col coniglio notiamo le similitudini con Bellini. È più vivace e narrativo.

La venere di Tiziano, rispetto a quella di Giorgione, in Giorgione è una donna


sensuale e solenne, mentre in Tiziano la figura è calata nella quotidianità e quasi la
volgarizza.
Innova anche i ritratti.

Ritratto di un uomo, detto l’Ariosto: il soggetto guarda di scorcio. Il cuore dell’immagine è la veste con il
colletto che è acceso dalla luce. Volontà di dare un’impronta psicologica.

Ritratto di Carlo V a cavallo. Sceglie di riprendere il monumento equestre e lo rappresenta a


cavallo, per non far notare nemmeno la sua bassa statura. I tratti non sono idealizzati, ma
riportano la realtà.

Autoritratto, cambia un po’la sua pittura. Tutto colore e niente linee. Le pennellate si fanno intense e
drammatiche. Si rappresenta come un umanista, con medaglie e pelliccia. Si rappresenta nell’atto della
meditazione, cosa che ci fa capire lo status del pittore nel ‘500, che è un intellettuale.

Nelle sue ultime opere non c’è contorno, ma pennellate che costruiscono l’immagine, ma non la definiscono. È una pittura
struggente dal punto di vista emotivo, che sicuramente deriva dalla sua vita giunta quasi al termine, ma anche dal periodo
storico.

CORREGGIO: si ispira alla maniera di Raffaello, mantiene la grazia. Anticipa il Barocco.

Camera della Badessa: ricopre la volta con un pergolato di fiori e frutti. Negli ovali vi sono gruppi di
putti e in basso soggetti mitici della classicità. Sulla cappa del cammino Diana, che è interpretata dalla
committente, che è al centro di un circolo di intellettuali.

Avvento di Cristo: riprende l’idea di Mantegna dell’oculo di Camera degli Sposi, che sfonda il soffitto in
un cielo dove si affacciano dei putti. I personaggi sono monumentali e l’architettura viene eliminata.

Assunzione della Vergine: cupola simile all’altra, ma molto più virtuosa, che si
avvicina alle regole barocche. Cristo al centro e la Vergine sta per essere
assunta in cielo, avvolta da una moltitudine di angeli e santi. In basso vi sono
gli apostoli e 4 santi. Scena corale enorme. Virtuosismo prospettico e
l’importanza è data al vortice ascendente e non ai volti irriconoscibili dei santi.

Giorno e Notte: Costruzioni complesse, costruite sulle diagonali. Sono più coinvolgenti. Due differenti
registri cromatici, uno alla luce e uno al notturno. Natività, luce divina e naturale.
PARMIGIANINO: vero manierista. Si forma a contatto con Correggio, ma se ne discosta.

Madonna dal collo lungo: posizionata su un trono, ma è instabile. Non si capisce se siamo in ambito sacro o
profano. Pittura che vuole essere virtuosa e originale. Figure allungate.

Autoritratto sullo specchio: dimostra l’abilità ritrattistica. Tratti quasi innaturali.


Segue i dettami della maniera manierista.

Andrea Del Sarto, e i suoi allievi Rosso Fiorentino e Pontormo, sono artisti che non hanno più come metro la classicità, ma
le loro opere sono distinte dal proprio temperamento.

Insieme lavorano nel Chiostro della Santissima Annunziata, nella Natività della Vergine: carattere vivace, gusto antiquario.

ANDREA DEL SARTO: Vasari lo definisce ‘pittore senza errore’. Sente l’influenza di Leonardo e Raffaello, che seppur riprende
gli schemi rinascimentali dei due, si discosta da essi in maniera personale. Usa colori molto vivaci. Andrea segue una
corrente manierista ancora aggraziata come quella di Leonardo e Raffaello, mentre i sui due allievi esageran o sulla scie di
Michelangelo.

Madonna delle Arpie e Madonna col Bambino: pittura di grande pulizia formale, luce molto fredda,
cupa, che crea tensione, come anche le figure, che sembrano irrequiete. Specchio dei tempi che si
vivono.

ROSSO FIORENTINO: enfatizza la lezione di Leonardo, arrivando anche ad esiti grotteschi. Realizza opere
inquietanti.

Sua opera più famosa è la Deposizione: colori accesi, senza prospettiva e figure spigolose, gesti esasperati.

PONTORMO: la sua pittura è eccentrica, sfugge spesso alla precisione spaziale, enfatizza i tratti in termini
emotivi ed espressivi e usa colori particolari, accentuati ed acidi. La sua pittura riflette la sua eccentricità.
Sente l’influenza di Leonardo e Raffaello e successivamente di Michelangelo. La vita di Pontormo è
malinconica e la sua personalità è introversa.

Deposizione: spazialità costruita attraverso i corpi, i volti sono quasi allucinati. Più che una deposizione è un
trasporto di Cristo al sepolcro. Le figure hanno pose impossibili, i colori sono brillanti e la composizione è
irreale. A destra in disparte c’è il ritratto dell’autore.

CONTRORIFORMA.

Nel 1517 Martin Lutero spacca in due la Chiesa. In risposta alle sue tesi, dal 1545 al 1563 c’è il Concilio di Trento, che vu ole
mettere un freno alle coscienze dei fedeli. La risposta della Chiesa acquisisce un carattere radicale, non ammette più i suoi
errori. 1563 i lavori finiscono e si arriva al ‘credo’, una serie di precetti che i cattolici devono seguire, come riaffermare
l’infallibilità di Chiesa e viene riconfermato il fatto che facendo opere buone si arriva a Dio e tra uomo e Dio c’è il clero.
Vengono riconfermati i sacramenti e possiamo scegliere tra bene e male, mentre Lutero diceva che l’uomo sceglie sempre
il male. La riforma protestante istituisce il Tribunale dell’Inquisizione.

Una delle tesi più importanti sostenute da Lutero è la critica sul lusso della Chiesa, in particolare sulla vendita delle
indulgenze. Seconda cosa importante è che Lutero riteneva che i sacerdoti non erano così importanti, in quanto i fedeli
potevano leggere e interpretare i passi del Vangelo. Terzo tema è quello della predestinazione, ovvero Lutero affermava
che il destino è già scritto e ciò mandava particolarmente i nostri fondamenti della Chiesa. Questa tesi faceva appello il
buon senso di ogni persona: si deve essere buoni perché lo si vuole, non perché si ha paura delle ripercussioni.

1527 sacco di Roma. Roma dopo il Sacco è la Cappella Sistina, il manierismo pieno.

L’arte che si produce da questo momento dev’essere a servizio del messaggio cristiano, senza artificio e tutte le cose
complicate del manierismo. Le immagini devono essere chiare e limpide. L’architettura dev’essere spaziosa e non piena di
colonne che dividono le persone. La scena dev’essere chiara, si deve capire e nulla dev’essere lasciato al caso, come le
vesti. Le espressioni vanno accentuate.
SCIPIONE PULZONE è uno degli artisti della controriforma.

Compianto del Cristo morto: forma semplificata, tutto pulito e sobrio, niente dettagli. Ci si deve attenere al
realismo, abbigliamento ed espressioni. I tratti espressivi vanno accentuati per far prendere parte
all’osservatore della scena.

DANIELE DA VOLTERRA nella Deposizione: ha come modello un’opera di Rosso Fiorentino. È un macello, non è
una scena immediata. Questo per la controriforma non va bene, il messaggio dev’essere devozionale e
istantaneo, cosa che con quest’opera non si può avere.

La controriforma non è solo repressione, le sue opere devono avere carattere devozionale, devono essere immediate.

FEDERICO BAROCCI: nato ad Urbino. Osserva e cresce con la pittura veneta. Unisce la grazia di Raffaello con il colore di
Tiziano.

Visitazione e Madonna col gatto: grandissima dolcezza, ci sono gli affetti. C’è un movimento
affettuoso ed emotivo ed è protagonista. Il fedele è trasportato e si avvicina alla Chiesa
sentendosene parte. Sollecitazione della devozione Mariana, datosi che i protestanti non
riconoscevano la sacralità di Maria, come quella del rosario. Quotidianità.

Metà anni ’80 il Manierismo si esaurisce. Scompare la complessità della composizione. Comincia la pittura sull’onda della
Controriforma. Da Bologna parte la riforma, esperienza fondamentale del ‘600. Nasce la prima Accademia, fondata dai
Carracci. Da Annibale, Ludovico e Agostino, che sono artisti particolari che cercano da un lato di adattarsi alla pittura della
Controriforma, ma facendoli aderire ad una pittura che produce il vero. Si va a guardare la natura e si va a riprodurla, senz a
guardare immagini già fatte e idealizzate. Chi si iscrive all’accademia, fa pratica col disegno dal vero, elemento
fondamentale dello studio. Si parte dalla natura, e la si idealizza in seguito. Prima si chiamava ‘accademia degli
incamminati’ e in seguito ‘accademia dei desiderosi’.

Dal concilio di Trento uscirono dei testi, di cardinale Borromeo e Gabriele Pariotti che davano indicazioni a pittori, sculto ri e
architetti su come approcciarsi al mondo dell’arte ispirare modestia e devozione era il punto di riferimento.

LUDOVICO CARRACCI, molto devozionale. Dava un senso di umanità anche più forte del cugino Annibale.

Annunciazione: essenzialità compositiva, riconoscibile come annunciazione, solenne e


adatta alla preghiera, come la sacra conversazione. Pittura basata sul vero, come quella
veneta, non costruita sul disegno.

ANNIBALE CARRACCI eleganza, raffinatezza. Siamo lontani dalla pittura astratta e levigata del manierismo.

Mangia fagioli: realtà che parla, scena reale. Questo tipo di quadri si vedevano molto poco, ed erano
considerati di genere minore, in quanto rappresentavano scene di minore importanza rispetto a
quelle che si vedevano di solito. Non è un’opera celebrativa, in quanto non si riconosce il soggetto.
Quest’ultimo sta mangiando e l’opera sembra quasi essere un’istantanea.

Uno dei primi esponenti del paesaggio, fuga dall’Egitto, ma risente ancora dell’influenza del
Manierismo. Ci sono anche dei principi del Barocco, come l’espressività dei personaggi.

Come nella Pietà, corpi studiati dal vero e contrasti realistici. Nel 1585
Annibale ottenne la commissione della Pala d'altare della chiesa dei
Cappuccini a Parma, risultato è un’affollatissima pietà che si può definire il
primo dipinto barocco: perché c'è un altissimo pathos che anima la scena
dove la Vergine è al centro di un teatro di emozioni ed espressioni.
La volta della galleria del palazzo Farnese, ciclo che parla dell’amore degli
Dei. Annibale recupera le opere di Tiziano.

Trionfo di Bacco e Arianna: espressività e freschezza, naturalità.


La scena di quel tempo se la contendono Annibale e Caravaggio.

CARAVAGGIO: Fenomeno Caravaggio: prima snobbato dalla critica, seppur famoso in vita. La pittura di Caravaggio ha
particolari milanesi, perciò a Roma appare sconvolgente. Prende da Giorgione i contrasti e l’espressività. Opere a mezzo
busto realizzate su committenza. Realismo, bellezza, sfumatura. Caravaggio ci piace poiché è una figura tragica, estrema.

Si incontra con Annibale nella cappella Cerasi.


Ad Annibale commissionò la pala d’altare con l’Assunzione della Vergine, mentre a Caravaggio
richiese i due quadri per le pareti laterali, con la Crocifissione di san Pietro e la Conversione di
san Paolo. Due tendenze fondamentali dell’arte romana del primo Seicento: da un lato il
naturalismo di Caravaggio, dall’altro l’idealismo classicheggiante di Carracci, che già anticipava
successivi traguardi del Barocco.
Nell’Assunzione della Vergine di ANNIBALE la tela presenta un andamento perfettamente piramidale, con
Maria che sospinta dagli angeli sale al cielo e il gruppo degli apostoli in primo piano. La scena
è ordinatamente affollata e dinamica allo stesso tempo: la Madonna, uscendo dal suo sepolcro con le
braccia spalancate, coglie di sorpresa alcuni apostoli che stanno per cadere, inclinandosi in direzioni
opposte.

Nella crocefissione di San Pietro pur seguendo l’iconografia tradizionale


dell’apostolo crocifisso a testa in giù, è interpretata da Caravaggio con una
sensibilità realistica quasi estrema. Il dipinto mostra soltanto Pietro e i tre
aguzzini racchiusi nello spazio ridotto della tela, senza paesaggio. L’osservatore
contempla comprendendo quanto fosse complicato, e soprattutto faticoso,
uccidere un uomo in quel modo. I carnefici sono concentrati.

Nella conversione di San Paolo Caravaggio immaginò una scena quieta e silenziosa, con Paolo a terra sotto il
proprio cavallo, indifeso e vulnerabile. Il futuro apostolo tiene le braccia spalancate al cielo, come se volesse
abbracciare qualcosa o qualcuno, ed è illuminato da una luce che percepiamo soprannaturale, metafora dello
sguardo di Dio che si posa sull’uomo redento.

Il bacco degli uffizi: Bacco siede a tavola sul triclinio all'antica, coronato da tralci d'uva. Ma sul triclinio è
arrotolato un materasso di tutti i giorni con un lenzuolo che fa anche da toga il Dio quasi a sembrare una
messa in scena di atelier. Lo sguardo dritte l'offerta del calice mirano ad abbattere il diaframma con lo
spettatore.

Ha realizzato anche opere che sembrano dimostrare delle allegorie,


degli avvertimenti, come quello dei bari e della zingara che ruba l’anello.

Canestra di frutta: è sacrale. Realizzato nonostante non sia soggetto sacro, con la stessa dignità e mai
stata riservata quelle immagini. L’artista celebra l’imperfezione della natura e la eleva a poetica artistica.
Caravaggio dipinse i particolari dell’opera con estremo realismo. Questo realismo però è negato dalla
presenza di frutti di stagioni diverse.

La fama dell’artista non dipende da quante committenze ha, ma bensì arriva con la committenza pubblica. Cominciò a
dipingere alcuni quadri di soggetto religioso, destinati a quegli stessi collezionisti privati che tanto avevano apprezzato le
sue prime opere profane.
Deve realizzare una fuga in Egitto, composizione religiosa con un angelo in primo piano,
Giuseppe e Maria. Pur affrontando soggetti legati alla tradizione cristiana, l’artista decise di non
rinnegare la sua “pittura della realtà”, abbandonando le iconografie ufficiali, volle presentare le
sue scene sacre come pitture di genere. Infatti, santi, persino Gesù e la Madonna non sono
affatto idealizzati, tanto da sembrare personaggi tratti dalla vita quotidiana. Caravaggio
immaginò Maria, Giuseppe e Gesù che, stremati dal viaggio, si fermano a riposare accanto a un
fiume, presso un bosco di querce e pioppi, uno dei pochi paesaggi dipinti da Caravaggio. La
natura accanto a San Giuseppe è piuttosto arida mentre a destra, dove si trova la Vergine col
Bambino, il paesaggio è più rigoglioso: questa scelta, apparentemente singolare, serve a
marcare il tema della rinascita, legata alla venuta di Cristo sulla Terra.
Giuditta e Oloferne: Il terribile omicidio è infatti rappresentato con un’intensa
violenza narrativa. Il soggetto raffigura un episodio dell’Antico Testamento: la vedova
ebrea Giuditta, per salvare il proprio popolo dalla conquista degli Assiri, seduce
Oloferne, il loro generale, e poi lo uccide decapitandolo con la spada.
Giuditta è raffigurata nell’atto di mozzare la testa di Oloferne con gesto fermo e
deciso; lo tiene stretto per i capelli, mentre una vecchia serva assiste alla scena.
Realismo straordinario. Luce molto importante che sottolinea Giuditta. Inizia a
nascere lo stile della luce, che non solo definisce i volumi, ma accentua i tratti
realistici. La luce rende i soggetti e le opere vive. Mette in scena in modo realistico le
espressioni e i dettagli del viso.

La prima grande opera pubblica è la cappella Contarelli, nel 1599 per la quale realizza 3 grandi opere.

Nella Vocazione di Matteo, ricorda il momento in cui Gesù convinse Matteo, un ebreo che
faceva l’esattore delle tasse per conto dei Romani, a lasciare tutto e seguirlo per diventare
suo apostolo. Caravaggio immagina l’episodio all’interno di un ambiente seicentesco,
probabilmente una taverna, dove cinque uomini vestiti secondo la moda dell’epoca sono
seduti attorno a un tavolo e contano del denaro. A destra, due estranei abbigliati all’antica
sono facilmente identificabili con Gesù e Pietro. È giusto un attimo cruciale, quello che
Caravaggio riesce a cogliere: l’attimo dell’esitazione, del dubbio, in cui l’uomo deve decidere
se rispondere sì o no. Il gesto di Cristo è una citazione della Creazione di Adamo di
Michelangelo nella Sistina, ma interpreta quello di Abramo. Un fascio di luce squarcia il buio
della stanza, dirigendosi al volto di Matteo e diventando il vero motore dell’episodio
evangelico. Anche volendo immaginare che alle spalle di Gesù si trovi una finestra aperta,
senza dubbio quella luce è di origine divina. Cromatismo veneto. L’opera apparve subito
rivoluzionaria: Caravaggio aveva trasferito l’episodio sacro in un quotidiano.

Martirio di San Matteo: Luce che illumina quel che basta. Carattere brutale che la rende più
simile a un assassinio che a un martirio. L’esecuzione del santo è presentata quasi come un
delitto di strada ed è ambientata all’interno di una struttura architettonica che ricorda quella
di una chiesa. Matteo, caduto per terra, alza una mano in cerca di difesa: la stessa mano
nella quale un elegantissimo angelo adolescente si precipita a porre la palma del martirio. Lo
sguardo della vittima e quello del suo assassino, che gli sta sferrando il colpo mortale,
s’incontrano in un istantaneo, muto colloquio. Si rappresenta ai margini della scena e si gira
a guardare l’assassinio dell’evangelista.
San Matteo, due versioni, una rifiutata perché troppo quotidiana. Nonostante questo in
realtà Caravaggio voleva essere più realistico possibile, anche con il sacro. Risulta però
provocatorio e blasfemo. L’apostolo, insomma, appariva come un vecchio impacciato e
imbarazzato, vestito come il ricoverato di un ospizio e seduto con le gambe e i piedi
nudi in primo piano. Nella seconda versione, che invece fu sicuramente accettata e che
si trova ancora oggi al suo posto nella cappella, l’evangelista è rappresentato come un
vecchio filosofo vestito da capo a piedi, mentre il messaggero divino, che volteggia
sopra di lui, gli ricorda quali sono i concetti principali da tenere a mente. La posa del
santo, mostrato inginocchiato sopra una panchetta, appare instabile e precaria: è
questa, d’altro canto, la condizione di ogni uomo.
ARTEMISIA GENTILESCHI: donna che per i suoi tempi viveva una vita fuori dal comune. Agostino Tassi è un amico di Orazio
(padre di Artemisia) è specializzato in prospettiva e aiuta Artemisia, poi si innamorano, ma lui è già sposato e
probabilmente uccide sua moglie. Orazio denuncia Agostino per stupro ed è chiamata a testimoniare Artemisia, che viene
sottoposta a tortura della corda per provare la verità, e rischia di perdere le dita. Agostino viene co ndannato e Artemisia
riceve una dote. Con un nuovo marito scappa, è un artista e per questo può lavorare. (A quel tempo la donna poteva
lavorare a unico patto che facesse il lavoro del marito). La reputazione di Artemisia, invece, rimase compromessa. La
ragazza fu costretta, dopo la sentenza, a subire un matrimonio riparatore, organizzato dal padre Orazio (che, in fretta e
furia, trovò un uomo disposto a sposare la figlia e lo pagò). Alla fine del 1612, inoltre, dovette seguire il marito a Firenz e.
Tutta questa vicenda non fermò la giovane donna: Artemisia riuscì ugualmente a coronare il suo sogno di diventare pittrice.

Susanna e i Vecchioni: concepisce la fanciulla con un impostazione di


Michelangelo, il contrapposto. Naturalismo nella resa anatomica, tratta la
pelle a livello epidermico. L'episodio al quale si riferisce l'opera è narrato
nel Libro di Daniele: la casta Susanna, sorpresa al bagno da due anziani signori
che frequentavano la casa del marito, è sottoposta a ricatto sessuale: o
acconsentirà di sottostare ai loro appetiti o i due diranno al marito di averla
sorpresa con un giovane amante. Susanna accetta l'umiliazione di una
ingiusta accusa; sarà Daniele a smascherare la menzogna dei due laidi anziani.
La rappresentazione di Susanna sorpresa ignuda dai vecchioni ha
apparentemente intenti moralistici, ma è spesso un pretesto per soddisfare la
"pruderie" di committenti che si compiacciono di soggetti di nudo femminile.

Artemisia privilegiò sempre i soggetti femminili, dipingendo molte sante ed eroine, nelle
cui vesti amò spesso ritrarsi; privilegiò anche i temi drammatici e violenti, rendendoli
crudi e perfino efferati con l’adozione di un luminismo tagliente. Lo dimostra Giuditta e
Oloferne: la scena è concepita con brutale sensibilità realistica. La tradizione vuole che
Artemisia si sia ritratta nelle vesti di Giuditta e che Oloferne abbia il volto dell’odiato
Agostino Tassi. Per certi versi, quest’opera è sconcertante: non esiste dipinto, nella storia
dell’arte occidentale, che manifesti un’espressione così potente ed energica della fisicità
femminile. La Giuditta di Artemisia è simbolo di una femminilità fiera e indomabile,
davvero controtendenza per l’arte di quell’epoca. Non possiamo non rimanere colpiti
dalla determinazione con la quale la donna blocca il generale nemico: il sopracciglio
alzato e le labbra serrate in una espressione di vendetta non denunciano la minima
esitazione o pietà per la vittima. Ad un passo dal Barocco, accentuazione dei volumi, delle
masse corporee.

Realizza dei capolavori, che le danno la fama di esponente del Barocco caratterizzate da monumentalità e
teatralità, come Minerva, che viene appunto considerata un’opera appartenente al Barocco.

A Roma può lavorare solo con le committenze private perché veniva considerata una donna disonorata e
non le affidavano le committenze pubbliche. Allora va a Venezia e poi a Napoli. Raggiunge qui la sua fama
e altri artisti si raccolgono vicino a lei. A Napoli sarà una delle artiste più ricercate e pagate.

Dipinge le storie di San Gennaro per Pozzuoli, con uno stile carico e drammatico, con contrasti di luce
accentuati, un cromatismo e una velocità pittorica che non è più quella di Caravaggio. La scena
rappresentata nel quadro si riferisce alle tormentate vicende che le fonti agiografiche narrano riguardo
al martirio di San Gennaro. Dopo essere stato sottoposto ad altri tormenti, San Gennaro ed i suoi
seguaci sono dati in pasto ad un branco famelico di orsi e di leoni. Le belve, anziché assalirlo, si
acquietano subito e vanno a leccare i piedi del Santo.
Un’opera di questo ciclo raffigura l’adorazione dei magi questo dipinto si può
notare come si "meridionalizzi" lo stile fisionomico dei personaggi rappresentati
dall'artista. I re che si prostrano nell'Adorazione dei Magi sono quanto di più
"spagnoleggiante" si possa immaginare. L'Adorazione dei Magi della Gentileschi,
attira per la soave dolcezza che s'irradia dalla Vergine e per l'espressione
riverente e commossa del re chinato a rendere omaggio al Bambino Gesù. Inoltre,
è interessante notare che le figure maschili sembrano sproporzionatamente
grandi rispetto alla dignitosa Vergine col Bambino Gesù a sinistra.

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