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L’ultimo decennio del 1800 è all’insegna della sperimentazione, quel grande “calderone” che va sotto il nome di Post-

Impressionismo, che racchiude le ricerche di artisti che, partendo da una riflessione sull’Impressionismo, indagano in
ambiti diversi. A Parigi in quegli anni c’è Van Gogh, che dagli impressionisti scopre il colore e che inizia ad interpretare il
paesaggio non più solo come riflesso della visione ma anche come eco dell’interiorità; c’è Gauguin, per cui paesaggi e
figure umane cominciano ad acquisire valenze simboliste; c’è Seurat, che procede con metodo scientifico
alla scomposizione della luce e del colore. Cézanne lavora da solo ricomponendo la realtà secondo “il cilindro, la sfera, il
cono”. Tutti fondamentali presupposti nel la nuova Arte del XX secolo, per la nascita delle Avanguardie.

Nel primo ventennio del ‘900 si respira guerra, sia in un’accezione negativa, come critica, sia in un accezione positiva, in
certi casi assistiamo a una glorificazione della guerra. Le avanguardie rivelano uno spirito bellicoso. Tra i caratteri
comuni delle diverse avanguardie si individuano: il rifiuto delle tradizionali convenzioni compositive, la tendenza a
mettere al centro dell’opera l’espressione dei sentimenti, l’impiego anti naturalistico del colore e la tendenza alla
deformazione. Il termine avanguardia ha le sue origini nel mondo militare e indica quel nucleo di soldati spericolati e
arditi che, in battaglia, va più avanti del resto dell’esercito.

Gli avanguardisti avevano un rifiuto per la tradizione e addirittura bruciavano icone e simboli, dimostrando di non avere
rispetto e al fine di provocare. Provocavano di continuo anche la borghesia, che fino a quel momento aveva deciso cosa
doveva rappresentare l’arte, allora loro esageravano per provocare reazioni. Si distinguevano in gruppi, tenuti in piedi
da programmi, spesso Manifesti, che sono documenti programmatici. In questi manifesti venivano descritti i valori che
l’avanguardia portava avanti e venivano pubblicati in maniera pubblica, sui giornali. Questo faceva capire che c’era
l’urgenza di palesarsi alla società.

ESPRESSIONISMO: ne fanno parte Kirchner, Kandinskij, Marc e Matisse. Corrente che si sviluppa nel primo ventennio
del Novecento. È la prima avanguardia artistica, che si sviluppa contemporaneamente in Germania, Francia e Austria.
Nasce dall’esigenza di esprimere stati d’animo attraverso le arti figurative. Le opere, da cui traspare una marcata
polemica sociale, esprimono sentimenti di angoscia e di aggressività in modo efficacemente comunicativo. Si
contrappone all’impressionismo, in quanto l’impressionismo rendeva sulla tela le sensazioni luminose, mentre
l’espressionismo parte dall’analisi dell’interiorità che viene riportata sulla tela come l’alterazione dei fenomeni della
visione. Mentre l’impressionismo tenta di cogliere la realtà nella sua immediatezza tra luce e toni, i pittori espressionisti
non si limitano a guardare la realtà, ma la vivono e la raccontano filtrata dalle loro emozioni. Si confrontano comunque
col vero, ma le forme e i colori sono mutati, alterati. Viene eliminato l’illusionismo prospettico e la natura viene
rappresentata in senso preistorico, mentre i tratti figurativi vengono esagerati. Precursori del linguaggio espressionista
sono Van Gogh (per le sue pennellate vertiginose), Gauguin (per la ricerca dell’essenzialità) e Munch (per le sue scosse
emotive).

Espressionismo tedesco: Il primo gruppo espressionista nasce a Dresda, fondato da 4 studenti, il cui promotore e
Kirchner, e si definiscono ‘artisti del ponte’, ovvero ‘Die Brucke’. 7 giugno 1905, fino al 1913. Il ponte sarebbe lanciato
verso il futuro, abbandonando il passato. Le immagini sono aggressive, dai contorni netti, segnati da neri profondi e
forti contrasti cromatici. Le figure sono disarmoniche, denunciano le falsità e le ipocrisie della società borghese. Uno
dei temi principali fu il rifiuto di ogni canone che potesse essere d’intralcio all’ispirazione immediata. Tutto gira attorno
all’espressione e scompare il naturalismo. Riproducono il loro impulso creativo. Scene di realtà metropilitana,
enfatizzazione de colori e spigolosità delle forme.

Immagini e pensieri del gruppo vengono diffusi attraverso la xilografia, stampa che scava la superficie in modo da
rendere le linee sporgenti rispetto al fondo. Con questa tecnica si ottengono immagini spigolose, perfette per gli
espressionisti. Utilizzavano la stampa per raggiungere più persone possibili.

Kirchner fu il leader della Brucke (ponte). Diceva che il pittore trasformava in opera d’arte la concezione della sua
esperienza. Esordì con paesaggi e ritratti, segnati da colori accesi e violentemente espressivi. Kirchner adottò un
linguaggio secco e vibrante, un segno teso, contorto e spezzato, composto da una fitta sequenza di scatti nervosi. Nelle
sue opere le proporzioni, la costruzione delle figure, l’organizzazione dello spazio non sono vincolati alle leggi della
pittura tradizionale ma si dispongono in funzione delle esigenze espressive dell’artista. L’artista amò rappresentare la
città, la vita delle strade. Volle infatti restituire il ritmo frenetico e gli aspetti più inquietanti e morbosi del mondo in cui
viveva. Tutti gli uomini e le donne di Kirchner si tradussero in forme aguzze e metalliche, scomposte da colori acidi e
dissonanti.
Per Kirchner l’unità del quadro è un problema tra la pittura e l’ambiente circostante.
MARCELLA: Questo dipinto di Kirchner (1910) ritrae una prostituta, raffigurata senza abiti e
seduta sul letto della sua stanza, con le mani incrociate sul pube come la Pubertà di Munch. Il
corpo è magro e appena abbozzato. L’utilizzo del colore è aggressivo, con macchie di colore acido.
I contrasti dei colori servono all’artista per descrivere la sofferenza della protagonista, che è poco
più di una bambina, vittima e strumento della società che il pittore vuole denunciare.

5 DONNE PER STRADA: (1913) i colori sono acidi e stridenti e i soggetti


sono sempre delle prostitute, in un contesto urbano. Le figure appaiono
deformate, forma di primitivismo, ovvero una tendenza dell’arte che
porta ad una semplificazione delle forme. Le 5 donne rappresentano
angoscia e solitudine, il disagio contemporaneo.

STRADA, DRESDA: (1908) rappresenta la strada della moda, attraversata da


donne con volti inespressivi. Ci sono forti contrasti cromatici che aumentano il senso di
straniamento. Quest’opera anticipa la carriera di Kirchner, rappresenterà sempre la solitudine e
il caos cittadino. L’unità del quadro è data dal soggetto.

ASTRATTISMO: Il secondo gruppo dell’espressionismo nasce nel 1911/12 con il nome di Cavaliere azzurro, nome
ispirato dalla mania di Marc di dipingere cavalieri al galoppo e da Kandinsky, che credeva che l’azzurro era il colore per
eccellenza. Questi attribuiscono ai colori una valenza simbolica e il loro linguaggio, a differenza del ponte, tende
all’astrazione. Mentre il percorso intrapreso dalla Brücke porta a una forma di espressionismo realista, molto crudo e
con forti connotazioni politiche, quello indicato dal cavaliere azzurro ha un forte senso poetico e spirituale. Attribuì al
colore un valore simbolico, lottando contro il naturalismo in favore di una liberazione delle forme e verso
l’affermazione di valori spirituali. Tra Marc e Kandinskij si creò un’intesa immediata riguardo ai fini dell’arte che permise
la nascita del movimento. Infatti entrambi ritennero che lo scopo della ricerca artistica fosse il rinnovamento dello
spirito, anche come importante obiettivo sociale.

Kandinsky, tra i pittori del suo tempo, ammirò molto Henri Matisse per il colore e Pablo Picasso per la forma. Nel suo
libro, lo Spirituale dell’arte, l’artista affrontò anche il tema dell’effetto psicologico del colore e delle forme sulle persone:
da esso doveva prendere vita una composizione pittorica. Per usare le sue parole: “una combinazione di forme colorate
e disegnate che, come tali, esistono in modo indipendente, provengono dall’intima necessità e, nella vita in comune che
si è creata, costituiscono una totalità che si chiama quadro”.

La sua carriera inizia tardi. Nel 1910 realizza il primo acquarello astratto (in realtà 1013, ma lo retrodatò per far risalire a
lui la nascita dell’astrattismo) e nel 1911 pubblica ‘lo spirituale nell’arte’. È influenzato dalla musica, che secondo lui è
un’arte immateriale che esprime la vita psichica dell’artista e sarebbe ogni traguardo a cui ogni artista dovrebbe
puntare. Le sue opere infatti tendono ad esprimere le emozioni dell’uomo. Kandinsky fa parte della società teosofica,
che è un movimento spirituale che sostiene che ogni religione derivi dalla stessa matrice e che solo tramite la
conoscenza del divino si potesse comprendere la natura e le sue leggi.

Nello ‘spirituale nell’arte’, 1910, ci fa capire che la sua arte non è figurativa e non necessita di forme nella pittura.
Secondo lui lo spettatore non sa porsi davanti ad un quadro, poiché ricerca in esso l’imitazione della natura, la psicologia
dell’artista, la prospettiva, l’anatomia ecc., ma non lascia che il quadro agisca su di lui. In questo momento secondo lui
l’arte sta prendendo coscienza del proprio ruolo. Soggetto del suo libro è la spiritualità. La vera opera d’arte nasce
dall’artista in modo misterioso e mistico ed è un soggetto indipendente che ha una vita propria. Per Kandinsky la
profondità è rappresentata dal blu, che più è profondo e più richiama l’idea dell’infinito che richiama il sovrannaturale.
Il bianco invece è il simbolo del silenzio assoluto, il nulla prima dell’origine. Il rosso rappresenta un sentimento
profondo, che si può spegnere nel blu. Il nero è una tristezza sconvolgente.

Paesaggi bavaresi, 1908, pittura figurativa, ispirata all’espressionismo francese. Subito dopo, stesso
soggetto, che cambia ed è un po’meno paesaggio e più forme e colori, che diventano per Kandinskij
stati d’animo.

Per Kandinsky i titoli delle opere sono problemi, poiché rimandano a qualche cosa. Chiama allora le sue opere
composizioni. Sono astratte. Mette in scena i suoi colori e le sue forme, vere e proprie composizioni musicali. Per molti
secoli la pittura ha rappresentato qualcosa, ora rappresenta se stessa. Ciò che porta Kandinskij all’astrattismo, è il fatto
che lui veda una sua opera capovolta e vede macchie di colori, senza elementi di riconoscibilità, quindi capisce che deve
toglierle. Le sue opere non rappresentano nulla, c’è solo espressione.
Impressione 3: (1911). La pittura è fatta di forma e colori, linee e ombre.
Potrebbe essere un concerto. Un pianoforte e il pubblico.

L’altro fondatore del movimento, Marc, elaborò uno stile molto personale, diverso da quello dell’amico Kandinskij. La
sua pittura fu caratterizzata da un forte antinaturalismo in conseguenza delle sue considerazioni sul colore.
Antinaturalismo che diventò veicolo simbolico dei colori e accentuata semplificazione delle forme. Amava dipingere
cavalli, come nell’opera ‘i grandi cavalli azzurri’, in cui i cavalli erano molto arrotondati e che stavano uno spazio
schiacciato in primo piano e i soggetti si presentano accalcati, dando lo sguardo all’orizzonte, tra colline e cielo. L’unica
parte dettagliata dell’animale è il muso, mentre il corpo è semplificato e deformato, geometrizzandolo. La
rappresentazione della vegetazione è abbozzata. Sembra anche esserci una
contaminazione di cubismo, datosi che tutte le linee sono curve.

Gli espressionisti francesi avevano il colore come mezzo espressivo principale, come
aveva insegnato Gauguin che il colore deve essere acceso e puro. La forma è ridotta ed
essenziale e nella sintesi si concentra il sentimento.
Gruppo di espressionisti francese è quelli dei Fauves (belve), ma che non è un vero e
proprio gruppo organizzato come quello dei tedeschi, bensì sono accumunati dall’intento di rinnovare il linguaggio
impressionista. Le prime opere dei Fauves vengono esposte al saloon d’autunno a Parigi, nel 1905. Ne fa parte anche
Matisse. Il pubblico non li ammirava molto poiché era un fuoco di colori mai visto prima e il critico d’arte Louise
Vauxcelles, che coniò il nome Fauves, definendo la gabbia dove sono esposte le opere ‘gabbia delle belve’. Hanno 2 anni
di attività, poiché prendono parte al cubismo. Prendono ispirazione dal puntinismo/divisionismo di Seurat e anche al
primitivismo.

I Fauves si interessano all’espressionismo per l’accostamento di colori puri, ma a differenza di quelli tedeschi hanno
meno angoscia e aspetto polemico e maggior uso del colore sotto la scia di Van Gogh e Gauguin. Semplificano la forma,
abbandonano la prospettiva e il chiaroscuro e usano colori puri, addirittura spremuti direttamente sulla tela, delimitate
da linee di contorno. Non c’è comunque naturalismo, poiché la natura ha una serie di segni, che l’artista può trascrivere
liberamente sulla sua tela. I Fauves volevano quasi tornare indietro, per andare ad una sorta d’infanzia nell’arte. (Come
Courbet e Cezanne). Ricerca puramente coloristica, seguendo la creatività dei colori, antinaturalistica. Fino a quel
momento c’era l’estetica del bello, ma adesso subentra anche l’estetica del brutto.

Matisse è stato uno dei più grandi ad esprimere gioia. Per lui la pittura rappresentava la ricerca della serenità e della
calma interiore. È inizialmente influenzato dall’impressionismo e poi dalle tecniche divisioniste.

La donna col cappello è la sua prima opera esposta, 1905, descritta come una pentola di colori rovesciata
sul pubblico. È sua moglie, proposta con un gioco di colori espressivi. La donna, di ¾ volge lo sguardo
sull’osservatore. La violenza delle tinte è il modo impiegato da Matisse per esprimere la propria
personalità. I colori sono disposti sulla superficie sia puri, che in unione ad alti. Mentre Van Gogh e
Gauguin esaltavano quelli reali, Matisse non cerca la somiglianza oggettiva. Tuttavia i colori servono
anche per creare i volumi. Ci sono dei vuoti nella composizione, che prendono parte ad essa.

Lusso, calma e voluttà, 1904, donne nude, riferimento alle bagnanti di Seurat, la dejeuner sur l’herbe
Manet. Aggressività e gioiosità del colore. Puntinismo/divisionismo, la cui logica era partire da come
l’occhio umano vede colori, come dei pixel, scomponendo l’immagine, che poi l’osservatore
ricostruisce quando la osserva, alla debita distanza. Prende ispirazione del divisionismo, ma in realtà
non vuole ricostruire la realtà, datosi che i colori sono liberi.

Gioia di vivere: 1905, armonia e gioia. Personaggi nudi e distesi. Sembra esserci
prospettiva, ma le dimensioni dei personaggi non corrispondono. In primo piano
c’è un suonatore di flauto e i personaggi sono senza ombra, tranne quelli in
primo piano. Gli altri hanno solo una forte linea di contorno. Il gruppo in fondo,
come a fare un girotondo, è una cosa che interessa molto Matisse e riprende in
diverse opere. Il brutto in questa tela è dato dall’accostamento dissonante di
colori, come rosso e verde o la deformazione delle figure. Ci può essere anche un
rimando con le Demoiselles d’Avignon 1907, datosi che i due si frequentano. Il
tema dei nudi interessa anche molto Picasso.
La danza (1909), opere di grandi dimensioni commissionate da un magnate russo. Ci
sono due versioni dell’anno dopo. È un’opera infantile e riprende il tema del girotondo,
il ritmo. 3 colori, verde, blu e rosa e al massimo il nero dei contorni. Stesura a plat.
Deformazione e semplificazione delle forme, a cercare di spogliare la cultura
occidentale, ritrovando la gioia infantile, senza regole. Sfugge la presa ai due
personaggi davanti, ma la linea prosegue grazie al colore (rosa) e qualche storico l’ha
letto come un invito all’osservatore. Non c’è prospettiva.

Nudo blu, 1910, primitivismo. Poi ne realizzerà un altro nel 1952, con lo stesso titolo.
La stanza rossa: 1908. Non c’è prospettiva. Alle pennellate si
sostituisce la chiazza di colore. Ci sono delle linee che potrebbero
indicare la prospettiva, ma lui le interrompe con il colore e con
l’elemento decorativo. Non si sa se quello sullo sfondo è un
quadro o una finestra. Il decoro lo porta all’unità del quadro. Tra
colore e decoro c’è armonia. Tutti gli elementi del quadro per
Matisse diventano decorazione.

Ai Fauves segue il cubismo, che vede un ritorno alla forma e una maggiore organizzazione, che pone un freno alla libertà
del colore.

1907, Damoiselles d’Avignon: Picasso.

CUBISMO: il cubismo ha inizio nel 1907n quando Picasso realizza ‘les damoiselles d’Avignon’. Il nome di
quest’avanguardia è stato suggerito dal giornalista Vauxcelles, che definì un paesaggio di Braque composto da banali
cubi’. I cubisti quindi si riferirono a questo termine e lo presero per buono. Il cubismo è il vero figlio del’900 e ha
spianato la strada per ciascuna delle altre avanguardie. Fondamento del cubismo lo notiamo nelle parole di Picasso, che
dirà che la natura è una cosa, e a pittura un’altra. Questo movimento voleva infatti dare la vera gloria all’arte, che fino a
quel momento non aveva avuto, datosi che era stata sempre ritenuta come imitazione della natura. Quello che volevano
invece gli artisti era proprio portare natura ed arte allo stesso livello.

Scopo dei cubisti è rappresentare le suggestioni, costruire una realtà nuova, diversa da quella che conosciamo. Braque
diceva che c’è differenza tra la verosimiglianza e la verità. Una cosa non può essere insieme verosimile e vera. La realtà
che percepiamo attraverso la vista è spesso diversissima dalla realtà. Gli artisti di quel momento non si occupano più
solo delle 3 dimensioni, bensì anche della quarta: il tempo. I cubisti vogliono risolvere i ritratti fermi, che rappresentano
solo un momento. Riescono a restituirci più punti di vista/momenti in simultanea.

Precursore del cubismo è Cezanne, pittore post-impressionista, che dava risalto alle strutture geometriche della realtà
circostante.

Il cubismo si divide in due fasi: il cubismo analitico e il cubismo sintetico. Il cubismo analitico ha un età che va dal 1909
al 1910, ed è caratterizzato dall’accentuata frammentazione di piani e forme geometriche, dall’uso di colori spenti
(terrosi e neutri) e composizioni monocrome. Rianalizza la realtà.

Il cubismo sintetico nasce nel 1912, anno in cui Braque, Picasso e Gris, ricompongono gli oggetti, in oggetti nuovi,
spesso fantastici, che vivono una loro realtà. I colori diventano brillanti e non verosimili. Le forme non hanno più
contatto con la natura, quindi si arriva all’equivalenza tra arte e natura. Entrambe hanno una loro realtà. Per
sottolineare questo, Braque inventa una tecnica delle carte incollate, mentre Picasso i collage, che a differenza della
tecnica di Braque non si limita solo a fogli colorati, ma utilizza più svariati materiai, come legno, gesso, paglia, stoffa ecc.

Picasso: nasce nel 1881 a Malaga. Figlio d’arte, datosi che suo padre insegnava arte. Fin da piccolo quindi si addentrò
nel mondo dell’arte e fin da piccolo si vide il suo precoce talento, tanto che a 14 anni espose la sua prima opera. Da
vecchio dirà che da piccolo dipingeva come Raffaello, e con l’età aveva reimparato a dipingere come un bambino. Aveva
un carattere fantasioso e irrequieto. La sua pittura ebbe diverse fasi, riconducibili alle diverse fasi della sua vita. Ebbe un
periodo blu, che durò dal 1901/1904. Si tratta di una pittura giocata tutta sui colori freddi. Il blu rappresenta la
malinconia. A partire dal 1905 invece cambia la tavolozza dei colori, che si tinge di rosa, e questo prenderà il nome di
‘periodo rosa’ è un periodo di intensa produzione, ma di breve durata. Alla fine del 1906 invece si ispira alla scultura
africana e questo passerà con il nome di ‘epoca negra’, in cui ricercherà una grande forza espressiva.
Nel 1097 realizza ‘les demoiselles d’Avignon’, considerata opera capostipite del
movimento cubista. È un’opera a cui lavora per un lungo anno e che revisiona 17 volte. Al
inizio prevedeva 7 personaggi, 2 dei quali maschili, che poi toglierà per sintetizzare
l’opera. È un gruppo di 5 donne, rappresentate in un nucleo compatto, che revisiona più
volte in base agli stimoli che lo suggestionavano in più momenti. Semplifica le forme dei
corpi e coinvolge anche lo spazio, che in realtà non ha più valenza di spazio, ma prende
rapporti con i corpi. Diventa oggetto alla pari degli altri. C’è una nuova percezione della
realtà, che non è visiva, ma mentale. Rappresenta tutto ciò che esiste e non solo quello
che si vede. Dice che aveva rimparato a disegnare come un bambino, raffigurando una
donna di schiena, ma poi ne disegna il volto, poiché la modella si era girata durante la
posa. La realtà è scomposta per lui.

Natura morta con sedia impagliata: è un collage. Rappresenta una natura morta e sotto c’è
applicata una stampa di una sedia di paglia. Il soggetto è falso, poiché non è la vera paglia, ma il
materiale è vero. Sono falsi quando vogliono rappresentare una sedia. La cornice è fatta con una
corda.

I tre musicisti: cubismo sintetico. Raffigura pulcinella e arlecchino, che assieme ad un monaco improvvisano
un terzetto musicale. Un cane è accucciato sotto al tavolo.
Ultima sua opera molto famosa è Guernica 1937, che rappresenta il
bombardamento nella città omonima. È una denuncia alla guerra e alla
dittatura. Il dipinto rappresenta l’orrore della guerra in ogni punto: sulla
sinistra una mamma che piange suo figlio morto che tiene tra le braccia, alla
sinistra un uomo che grida con le braccia al cielo e al centro un cavallo ferito,
simbolo dell’intera nazione spagnola. La scena è descritta sia all’interno e lo
si capisce dal lampadario, sia dall’esterno, suggerito dall’edificio in fiamme.
Con questo rende la tragedia della guerra che distrugge tutto. Tutto è
simbolo di distruzione, come i raggi del lampadario. Al centro del dipinto,
però, un fiore intatto, simbolo di vita. Sceglie anche di eliminare i colori e
riprodurre la drammaticità unicamente con bianco, nero e scala di grigi.

GEORGE BRAQUE: ‘amo la regola che corregge l’emozione, amo l’emozione che corregge la regola’.

Conosce Picasso mentre stava lavorando a ‘les demoiselles d’Avignon’. Costruisce uomini deformi, metallici e
semplificati. Riduce ogni cosa a schemi geometrici.

Case all’Estaque: rappresenta case tra alberi. Le case non sono come apparivano nella realtà, bensì come le
ricordava, ovvero come volumi tozzi e cubici. In assenza di prospettiva, le case ci paiono ammucchiate in
primo piano. Questo fa sì che tutto è unificato, anche grazie ai colori, che sono solo due.

Violino e brocca: a primo impatto abbiamo difficoltà a cogliere gli oggetti, ma


poi intravediamo una brocca, un violino, un chiodo, dei fogli e un tavolo.
FUTURISMO: si sviluppa nella civiltà decadente tra nel 1909 a Parigi, ma è un movimento italiano. Si organizza intorno a
vari manifesti teorici che ne definiscono le caratteristiche in ogni campo, primo manifesto quello di Filippo Tommaso
Marinetti, poeta e scrittore italiano che decide di pubblicare a Parigi con unico scopo comunicativo. È il rifiuto del
presente e della società borghese. Si esalta la macchina, la tecnica, l’industria, la velocità e l’aggressività e il disprezzo
per il sentimentalismo. Vogliono le innovazioni e lo fanno con un’aria prepotente ed esaltando il caos. Vogliono
distruggere musei, accademie e biblioteche per rompere con il passato. Superamento tra arte e vita, gli artisti sono
artisti sempre.

Il manifesto che pone le basi del futurismo è il ‘manifesto della letteratura futurista’ di Filippo Tommaso Marinetti nel
20 febbraio 1909, pubblicato su ‘le figarò’, quotidiano parigino. In questo manifesto si celebra il movimento, il gusto
violento e la virilità disprezzando il femminismo. C’è ammirazione per la velocità e per la dinamicità, che devono essere
percepite da ogni uomo come un nuovo stile di vita che sempre più moderno, gli permette di comunicare e costruire
con mezzi sempre più semplici e rapidi grazie alle nuove invenzioni tecnologiche. Esaltava anche la guerra, poiché vista
come mezzo per scatenare energie e promuovere nuove macchine. (In realtà il manifesto venne pubblicato prima in
Italia, Bologna, qualche giorno prima.) i futuristi erano pro alla guerra, che la vedevano come igiene del mondo e
parteciperanno attivamente. ‘Tutto si muove, lo spazio non esiste più’. Gli oggetti e i piani non sono sezioni a parte, ma
interconnessi e legati l’uno all’altro. La rappresentazione è una sintesi di attimi, movimenti ed emozioni.

Marinetti pubblicò anche un libro chiamato ‘zang tumb tumb’, in cui descriveva i momenti di una battaglia, che aveva
vissuto come testimone oculare e che racconta attraverso tavole parolibere che inducono alla suggestione visiva.

Questo movimento non era legato solo all’arte o alla pittura bensì costituiva una parte fondamentale per tutte le
discipline. È nel 1910 che viene pubblicato il manifesto di pittori futuristi e il manifesto tecnico della pittura futurista,
firmati da Boccini, Balla, Carrà e Severini. Uno ha indicazioni pratiche e l’altro ribadisce il rifiuto dell’arte passata e
quindi senza insegnamenti da accademie e convenzioni.

BOCCIONI: ‘Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido’: parole del manifesto tecnico della pittura futurista, 1910,
scritto da Boccioni. Era, prima di incontrare Marinetti, interessato alle tecniche divisioniste e ai pittori impressionisti e
post impressionisti. Con Marinetti si converte subito al futurismo e ne prende parte attivamente, stipulando nuovi
manifesti. Partecipa a molte mostre sia in Itlia sia in Europa. Datosi che i futuristi esaltavano la guerra, lui partecipò e
perse la vita nel 1916.

Rissa in galleria: 1910: rissa di una serata futurista, che succedevano spesso. È un’opera divisionista. Ciò
piaceva ai futuristi poiché scuoteva le menti dei ben pensanti. Il caffè è scintillante, la luce è il soggetto,
ma che si mette a confronto con l’energia della rissa. C’è un taglio obliquo che è dinamico e la rissa
sembra essere scatenata da delle prostitute.

La città che sale: Esaltazione del nuovo, 1910/11. Energia in movimento.


5 cavalli. Tecnica divisionista, filamentosa. In alto a sinistra c’è un tram e
in alto a destra un cantiere, che rispecchia la trasformazione, del nuovo.
Poi ultimo elemento a destra le fabbriche, le ciminiere. Tema principale
dell’opera è infatti il lavoro, che è anche stato il suo primo titolo. Tutto, a
partire dalle masse, genera un senso di dinamicità. Il suo obbiettivo non
è la riproduzione di forme, ma la resa di emozioni e stati d’animo.

Simultaneità, sintesi tra visione ottica e visione mentale, scomposizione


ed espansione delle forme nello spazio circostante sono temi che
Boccioni tenta di riportare anche nella realtà.

Forme uniche della continuità dello spazio: 1913. Forma unica che procede nello spazio.
Incisa nella moneta dei 20cent. Ci dà l’idea di una possente figura, che incede a
grandi passi nervosi. Sembra attraversare l’aria e lasciare una scia.
Velocità e impatto sull’aria, visione aereodinamica e presenza di piani spezzati,
quasi cubista. L’uomo è movimento e ogni volta che ci muoviamo
nello spazio, spostiamo l’aria.
Ricostruzione futurista dell’universo è il nome di un manifesto redatto da Balla e Depero, nel 1915. È di fondamentale
importanza poiché ha influenzato le avanguardie future europee. Esso puntava a coinvolgere sotto l’impulso futurista
tutti gli oggetti e gli ambienti della vita quotidiana.

Questo si manifesta con un nuovo oggetto artistico, chiamato complesso plastico. È costituito da diversi materiali, quali
vetro, stoffa, fili di metallo ecc., creato per coinvolgere tutti i nostri sensi. Volevano combinare ogni elemento
dell’universo. L’arte diventa puro godimento estetico.

GIACOMO BALLA: inizia precocemente a disegnare e dipingere. Grande sostenitore del futurismo, passa poi a rinnegarlo
del tutto, tornando ad un arte figurativa negli anni Trenta.

Come ci mostra nell’opera ‘dinamismo di un cane al


guinzaglio’, lui propone un immagine dinamica sulla quale si
riflettono più fotogrammi. Come se diverse immagini sono
sovrapposte fino a farle diventare vibrazioni. Da questo
inizia ad assumere un carattere sempre più astratto, come
nel dipinto ‘velocità di un’automobile’, in cui il soggetto è
appena riconoscibile. Le linee formano la scia del
movimento dell’auto.

Si dedica poi alla scomposizione della luce e realizza opere quali ‘compenetrazione iridescente’, in cui scompone la luce
stessa nei colori fondamentali di cui essa si compone, che sono quelli dell’iride.

Dopo la grande guerra, il futurismo continua a espandere i suoi orizzonti, e a differenza delle altre avanguardie che sono
durate poco e sono state dedicate a gruppi ristretti, il futurismo continua a fare nuove esperienze artistiche. La
macchina e la razionalità che c’è dietro ad essa diventano il simbolo fondamentale.
DADAISMO: periodo che va dal 1916 al 1922. Ideatore di questo nuovo gruppo è Hugo Ball, a cui si aggiungerò presto
Tristan Tzara. La parola dada significa giocattolo e i membri dichiarano di averlo scelto aprendo a caso un dizionario,
oppure (altra teoria) dada è la prima parola che usano i bambini per indicare tutto. Si sviluppa a Zurigo, Svizzera.

Il movimento viene portato avanti da serate sulla falsa riga di quelle futuriste e aveva l’intento di ridare all’uomo la forza
di essere di nuovo uomo, presentandogli un’arte elementare. Ci furono per la prima volta anche delle performance che
includevano anche il pubblico.

Caratteri principali di questa avanguardia sono il rifiuto dell’umanesimo, poiché l’arte non si può considerare uno
strumento conoscitivo, il rifiuto del concetto di bellezza, poiché tramite l’industrializzazione ha reso il bello accessibile a
tutti, uccidendo l’arte e il rifiuto della comunicazione borghese, ma anche il rifiuto della logica e la ricerca della libertà
creativa, che si esprimeva con l’utilizzo di diversi materiali e forme.

Nel 1918 Tzara scrive il primo manifesto Dada, che in realtà non è un vero e proprio movimento, ma un modo di essere
e come tale svanisce subito. I sostenitori presero parte al surrealismo e all’astrattismo.

Un vero esponente del movimento dada è Duchamp, per il quale la provocazione non era tanto assemblare oggetti,
bensì fornire agli oggetti una nuova vita. Simbolo di questo è la sua invenzione del 1907, quando presentò ad una
mostra un orinatoio rovesciato e lo chiamò Fontana, oltre a metterci data e firma. Fece scalpore, ma lui giustificò
questo, parlando di se in terza persona, dicendo che non era importante l’oggetto che si vedeva, ma l’artista aveva
scelto quella cosa e aveva creato un nuovo modo di pensare l’oggetto. Il senso dell’arte di Duchamp non è fare, bensì
scegliere, un’azione di puro intelletto.
La pittura METAFISICA: è un movimento che rappresenta una della più grandi innovazioni culturali del 1900. Si può
definire un’avanguardia minore, in quanto non ha riscosso molto successo, ma ha buttato le basi per il surrealismo.
Sembra un’antiavanguardia.

Il padre di quest’avanguardia è De Chirico, a Ferrara tra il 1916/17. In realtà però le opere metafisiche di De Chirico
rìsalgono al 1910.

È un’arte statica e dettagliata, in cui sono rappresentati soggetti, che non sono raffigurati in maniera realistica, ma
hanno un qualcosa di straniante che spinge l’osservatore ad andare oltre. La metafisica in generale ha infatti l’obiettivo
di cogliere l’essenza delle cose, andando oltre l’apparenza fisica della realtà.

Caratteristiche principali di quest’avanguardia sono la prospettiva falsamente coerente (che risponde a punti di fuga
diversi), assenza totale della presenza umana (sostituita da manichini, statue, personaggi mitologici e ombre molto
lunghe e la stesura del colore a campiture piatte.

Differenze tra futurismo e metafisica nell’arte sono che i futurismo si incentra sul dinamismo in primis, del rumore e del
taglio netto col passato, mentre la metafisica è un’arte fatta di estrema immobilità, evoca silenzio e meditazione e
riporta al passato classico.

La pittura metafisica ha comunque punti di contatto con altre avanguardie, come con il surrealismo, con cui condivide
l’idea di non accettare la realtà logica come unica verità, bensì di prendere in considerazione le visioni irreali dettate
dalla coscienza.

I due più grandi esponenti sono De Chirico e Savino. Sul finire del 1914 arrivano anche Carrà, Soffici e Papini, vicini al
movimento futurista ma che poi si avvicinano all’arte metafisica. Si aggiungeranno anche De Pisis e Morandi dopo il
1915.

Molte delle principali opere metafisiche rappresentano piazze dall'atmosfera misteriosa, senza tempo, avvolta nel
silenzio e nella malinconia. Sembrano soprattutto palcoscenici di teatri vuoti e monumentali: questo tipo di estetica
appare congeniale agli scopi politici del tempo, pertanto in molte città italiane, soprattutto di fondazione, vengono
edificati luoghi del genere. E non solo: il successo delle influenze metafisiche si scopre ancora oggi in oggetti di design,
nell'architettura d'interni.

De Chirico realizza opere in cui è presente l’enigma. Si fa ispirare da Firenze. Spiccano alcuni elementi classici. Figure
morte e scenari chiusi. Lunghe ombre, nonostante il sole di mezzogiorno che si capisce dalla forte luce. Vele, come idea
del viaggio, idea della scoperta.
SURREALISMO: dalla rottura del gruppo dadaista nasce a Parigi nel 1924 il Surrealismo, movimento fondato da Breton, e
di cui fanno parte Aragon e Eluard, e anche Salvator Dalì, De Chirico, Picasso, Magritte. Il primo movimento del
surrealismo è scritto da Breton nel 1924. Da questo documento si evince che la parola surrealismo viene usata per
intendere la realtà superiore, che sarebbe l’inconscio, poiché l’arte è chiamata a esprimere con immediatezza.

Primo manifesto è ‘qu’est-ce que le surrealisme’ fondato da Breton. Ci presenta subito le basi delle tematiche, ovvero il
desiderio sessuale. Surreale lo usiamo come strano e assurdo, mentre il movimento pone a esprimere il funzionamento
reale del pensiero, senza controllo della ragione, e senza preoccuparsi dell’estetica. Tutto ciò che è istintivo e non
filtrato.
AVANGUARDIE RUSSE: tra il 1910 e il 1920 in Russia si assiste ad un importante fenomeno di rinnovamento artistico e
culturale. Cause, come nel resto d’Europa, la spinta modernista e le rivolte socio politiche che destabilizzavano la
società. Sono 3 e sono raggismo, suprematismo e costruttivismo. Importanti ispirazioni di queste avanguardie sono
l’astrattismo e il futurismo.

La prima avanguardia che si sviluppò fu quella del RAGGISMO, una sintesi tra cubismo, futurismo e orfismo (particolare
tipo di cubismo che incentrava tutto nell’importanza della geometria, intesa come perfezione assoluta e nel potere del
colore). Il movimento nasce da un manifesto pubblicato da Larionon e Goncarova. La pittura di questi artisti è composta
da linee e fasci luminosi (raggi) che attraversano un prisma ottico. Progressivo superamento della rappresentazione
naturalistica a favore degli studi di luce e dinamismo. Forme spaziali individuate dall’artista, osservando le intersezione
dei raggi riflessi dai vari oggetti. I raggi sono rappresentati da una scia di colore.

Malevic crea poi il SUPREMATISMO 1915, che consiste principalmente nell’azzerare le forme, che arriva poi ad un nuovo
realismo non oggettivo. Ne sono espressione i quadrati neri su fondo bianco. Lazar’ Markovic Lisickij, detto El’ Lisickj,
allievo di Malevic, è l’inventore dei Proun, ovvero delle opere che rendono tridimensionale la concezione del
Suprematismo. Nel 1915 Malevic pubblica il manifesto del suprematismo, in cui viene ribadita la volontà di liberare la
pittura da ogni riferimento naturalistico e simbolico, per farla vivere solo come qualità estetica. Nel 1913 Malevic
dipinge un quadrato nero su uno sfondo bianco, che rappresenta la sintesi estrema delle sue idee. Questo quadro fu
posizionato in una mostra tra gli angoli delle pareti, dove fino a quel momento venivano disposti i quadri sacri, e allo
stesso modo il quadro di Malevic si pone come congiunzione tra terra e spirito. Sceglie il quadrato poiché è la forma più
semplice inventata dall’uomo, mentre la natura sa creare sfere e cerchi. Il compimento della sua ricerca astratta si vede
invece con il quadrato bianco, che privo di colore è appena visibile. È inconsistente e sembra essere un illusione
dell’osservatore, che è spinto a pensare quando la osserva. Successivamente le sue opere si fanno più complesse, sia nel
colore che nelle forme e nelle relazioni spaziali.

Nel 1919 Malevic annuncia la morte del suprematismo, aderendo nel 1923 al costruttivismo. Il costruttivismo mette
l’arte a servizio della rivoluzione, rivendicando la spiritualità del gesto artistico.

Progettano ogni aspetto della società futura, dai monumenti alla moda, a oggetti di uso quotidiano, eliminando
distinzioni tra le arti. Pittura e scultura sono considerate costrizione e non rappresentazione e per tanto, devono usare
materiali e procedimenti dell’architettura, mostrando la loro funzione.

Importante è l’aspetto comunicativo dell’arte, che diventa informativa. Realizzato quindi manifesti, riviste e itinerari
visivi.

Ci fu una personalità di spicco che è quella di Tatlin. Il suo principio era la combinazione di materiali che dovevano
formare l’oggetto, tra tecnica e naturale, funzionalità e arte. Inventò i Controrilievi dove si univano qualità visive e tattili
grazie all’uso del legno, del ferro, del vetro, dell’ottone, del gesso. Ciò che Picasso ha fatto in pittura, lui lo fa in scultura,
combinando materiali nuovi, rompendo la tradizioni accademiche.

Sua opera più importante è il monumento alla terza internazionale, ispirato ad una torre proletaria. Concepì la torre
come una metafora del dinamismo e del materialismo. La base avrebbe dovuto ruotare di 1 grado ogni 24 ore e il
cilindro sopra di essa di 360 gradi ogni mese e sopra ancora una piramide avrebbe dovuto compiere un intero giro ogni
giorno e sopra una cupola. Non venne mai costruita per mancanza di materiali.

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