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LE AVANGUARDIE

IL BAUHAUS

Bauhaus: dal tedesco “casa della costruzione”. Una sorta di esperimento, una scuola che costituiva
un insieme di laboratori artistici e pratici, deriva dalla volontà di fondere il mondo dell’industria,
migliorando il processo della serializzazione/industrializzazione, con l’arte rendendola alla portata
di tutti. Il clima che si respira, nonostante il dopoguerra, è di vivacità, voglia di reagire. Ha tre sedi:
una a Dessau, un’altra a Dresda ed infine una a Berlino. L’esperimento non dura a lungo, dal 1919
al 1923 (Dessau) poi verrà trasferita a Dresda per altri 10 anni, infine sarà a Berlino dove verrà
chiusa definitivamente a causa del nazismo.

Vi sono esperimenti di teatro, design (essa è il punto di nascita del design), qui verrà creato il
cerchio cromatico di Itten. Kandinskij sarà uno degli insegnati che is occuperà soprattuto di pittura
morale. Verranno definiti dal regime nazista come artisti “degenerati”: le loro opere verranno
distrutte, occultate o svendute.

IL CUBO-FUTURISMO

A San Pietroburgo, nei primi anni del 1900, circa anni ’10, in Russia c’è un fervore politico, sociale
e culturale. Gli artisti russi si facciano ad Europa e Francia tentando di assorbire le novità.

Abbiamo Natalia Goncharova, che è legata al futurismo: i suoi dipinti sono una congiunzione,
un assemblaggio tra cubismo e futurismo, ha creato il cubo-futurismo: dipinge “il ciclista”, che si
muove, è dinamico ma lo stesso elemento (la ruota) si ripete, come nella bambina che corre al
balcone, di Balla.

IL SUPREMATISMO

“Per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell’arte. Dal punto di vista dei
suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è
essenziale. L’oggetto in sé non significa nulla. L’arte perviene col suprematismo all’espressione
pura senza rappresentazione.”

È a partire da queste dichiarazioni di Vladimir Malevic, artista ucraino nato a Kiev, dipinge
“quadrato nero su sfondo bianco”: la sua formazione sarà a Mosca. Ha un percorso singolare. Il
suo autoritratto (agli esordi della sua pittura) pare assorbire le esperienze delle avanguardie (tipico
degli artisti russi del 1900), predilige un contesto semplice con un linguaggio figurativo, come in
“donna con bambino”, dove deforma le proporzioni, non c’è armonia nei colori, la gamma
cromatica è rigida e limitata. Non vi è la ricerca di bellezza nemmeno qui, le forme sono rigide,
quasi come colonne.
Malevic è stato un grande teorico, cambiò stile ripetutamente fino al 1913, dove si fa promotore
del SUPREMATISMO, nuova avanguardia. il nome deriva dal termine “supremazia”, en nonostante
esporrà solo nel 1915, in una manifestazione dove si fondono musica, teatro ed arte, produce il
quadrato (fatto a strati, in modo non automatico ed immediato, le linee non sono rettangolari e
lineari ma più uniche ed individuali).

La frase prima citata, sostanzialmente, significa che a Malevic non interessano le opere d’arte
come figure riprodotte alla perfezione, come bellezza: la sensibilità è essenziale, l’astrazione va a
braccetto con la geometria. Entrambi sono concetti astratti. Pian piano si stacca dal quadrato e
ricava elementi cruciformi, cerchi, per poi creare “quadrato bianco su fondo bianco”: niente
utilizzo di colori, solo una forma geometrica, solo un quadrato curvato leggermente.

Con Lenin, gli artisti ebbero una libertà espressiva, vengono aperte scuole ed istituti di cultura,
anche Kandinskij torna dalla Germania (tornerà nel 1921 in Germania) per lavorare come docente.
Malevic, quando Lenin muore (1924), subisce la battuta d’arresto tipica del regime staliniano e del
partito: verrà bollato come artista degenerato. L’uomo viaggiò molto e riuscì ad andare anche a
fare delle mostre in Germania, quindi qualche pezzo si salvò, ma si vide proibire la propria arte in
Russia con la censura. Per 27 anni non mostrerà le proprie opere conducendo una vita di stenti e
miseria, cercando di ri-adattarsi. Nella fase finale dal sua vita riprende la pittura e cerca di andare
incontro ai dettami del regime.

GERMANIA: LA NUOVA OGGETTIVITA’

Se il Bauhaus rappresenta una ricostruzione post bellica, dove si agisce con positività dopo il
terrore della trincea, subito dopo la prima guerra mondiale si verifica una tendenza che protesta:
prima della prima guerra mondiale, tre artisti erano favorevoli alla guerra ritenendola positiva e
voluta, si arruolarono persino volontariamente.

Essi sono:

Max Beckmann, che tornò dalla guerra con idee completamente opposte: massacrato
dall’esperienza traumatica e colto da crisi nevrotico-depressive, fa confluire il proprio malessere
nella pittura.

Il grado zero della pittura, la forma geometrica pura, la purezza e l’essenza delle opere del
suprematismo (=supremazia del colore su tutto: linguaggio, emozione e comunicazione), si
oppongono radicalmente ad un NUOVO MODO di intendere.

“Notte”: la pittura accademica che dà l’idea dello spazio costruito, di ordine nel raccontare gli
spazi scompare, le proporzioni non ci sono e rendono il dipinto schiacciato e soffocante. I colori
sono spenti, ma ne appaiono alcuni vividi, come il rosso del sangue, c’è un malfattore che si è
introdotto nella casa e sta perpetrando violenza ai danni di una famiglia. Non c’è una chiarezza
immediata ma si percepisce la sensazione di una violenza intima, profonda, di sofferenza legata a
chi non può reagire. Vi è quasi del sadismo.

Sempre di Max Beckmann, l’unico modo per comunicare il suo disappunto verso la guerra e la
violenza che ha dovuto subire a causa della stessa, è dipingere.

“Fuoco di famiglia”: il dipinto dà l’idea di malinconia, i soggetti sono compressi (pianta schiacciata,
pianoforte a coda), la sensazione è di soffocamento e spazio ridotto. Vi è un grande disagio
nell’artista, i colori sono più vivi, le espressioni esprimono sofferenza e le proporzioni sono
deformate.

Otto Dix, dopo la guerra, torna mutilato.


“Pragerstrasse”: (1920) rappresenta una via dove i soggetti rappresentati sono mutilati, in cui si
tenta di comunicare in ogni modo possibile le reali conseguenze della guerra. Uno dei due uomini
viaggia su un carrellino, l’altro ha delle protesi, sono entrambi mutilati fisicamente ma anche
nell’anima. Sono su una strada, si intravede il braccio di un passante indifferente, nessuno fa più
caso ai due reduci: dopo la guerra ci sono stati talmente tanti reduci mutilati da generare
indifferenza, come se fosse la prassi. Molto emblematica è la vetrina alle spalle dei due, che al
posto di vendere calzature o abiti vende protesi ortopediche. Vi è anche un certo fare caricaturale:
i tratti somatici, seppur sofferenti, sono esagerati e paiono maschere, la dilatazione ed il loro
accartocciamento comunicano una critica sociale perso chi ha prodotto questi scarti della società,
una rabbia potente nei loro confronti.

George Grosz: torna dalla guerra con un’idea disfattista sulle ragioni che portano ad essa, ed
uno spiccato sarcasmo.

“LE colonne della società”: (1926) in tale quadro sono raffigurati soggetti tondi e massicci, che
paiono appunto delle colonne. Si nasconde ovviamente un messaggio: i soggetti sono istruzione,
politica, clero, militari, informazione: tutte quelle categorie che fondano e definiscono una società.
La prima figura rappresenta il potere, ha uno sguardo cinico, porta in mano una spada
insanguinata ed una birra, ha il cervello aperto con degli ingranaggi al suo interno. L’informazione
ha un pitale rovesciato in testa, dei giornali in mano e la penna d’oca (essa venne collocata in
mano all’informazione per comunicare il suo conformismo, al suo essere arretrata, non rinnovarsi
e non essere al passo con i tempi), la terza è un borghese con il cervello aperto e da esso si vedono
degli escrementi fumanti. Poi vi è la religione, che si adegua a quelli che sono i regimi (essendo nel
1926, sta salendo al potere il nazismo, e gli artisti percepiscono il rischio), ed è girata nella parte
opposta della guerra ma soprattutto è CIECA (simbolico ovvio dai). Vi è un’atmosfera di
disfattismo, terrore, dietro c’è un solato con manganello e spada in una mano, pistola nell’altra,
alle sue spalle ha la violenza di un incendio.
Rappresentazione di una giornalista

“Invalidi di guerra che giocano a carte”: soggetto che sopravvive solo a livello fisico alla guerra ma
è dilaniato dai traumi che la società deve gestire, le parti menomate sono rappresentate in modo
brutale. Ci sono tubi, protesi e deformazioni ma i reduci giocano a carte come se fosse l’unica
azione possibile

“Schädel”, ossia teschio: è una stampa, di produzione in serie, rappresenta un cranio da cui
fuoriescono vermi, rappresenta la decomposizione, ciò che rimane dell’uomo: la guerra distrugge
e rende l’uomo ciò che mai si aspetterebbe di essere.

IL DADAISMO

Corrente che nasce nel 1916, nel locale cabaret Voltaire in Svizzera, dove gli artisti si incontrano
per scambiarsi idee ed opinioni.

Nonostante la Svizzera sia neutrale, gli accadimenti della guerra sconvolgono, tanto da voler
dichiarare il non senso della guerra usando il non senso artistico.

È una sorta di protesta.

Importante è Tristan Tzara, letterato rumeno (?), ed anche Duchamp è un esponente importante,
che migrò dalla Svizzera agli Stati Uniti

Il dadaismo si propone di:

deridere, irridere, dissacrare, scandalizzare, criticare la società borghese, stupire, provocare,


rifiutare la tradizione e polemizzare attraverso l’uso di cinismo, ironia, estremizzazione e casualità:
proprio come il nome della corrente, che deriva da dadà, termine senza significato

L’artista è colui che è in grado di generare l’arte? I dadaisti si basano sull’idea completamente
soggettiva dell’artista, che qualsiasi gesto faccia sarà considerato un’opera d’arte.

Una delle principali opere di Marcel Duchamp è “la sposa messa a nudo e i suoi scapoli”: non
c’è nulla di figurativo, ma l’opera non è astratta, perché è letteralmente una macchina per
macinare il cacao. In cima la sposa, poi la via lattea ed in basso gli scapoli.

Ci sono delle crepe nel vetro, poiché quando il lavoro venne trasportato si ruppe. Duchamp decise
di piombare le spaccature arricchendo la sua opera di nuovi significati. Addirittura, l’uomo coltiva
la polvere sul vetro perché ritenuta uno strumento artistico, utile per provocare in quanto cambia
il contesto stesso.

L’opera più conosciuta al mondo è di certo “la gioconda”. Duchamp prese una copia dell’opera e
con una penna aggiunse barba e baffi alla gioconda, con un titolo dissacrante.
Il dadaismo arriverà in molti luoghi, anche a New York.

Scandalizzare utilizzando degli oggetti della quotidianità, decontestualizzandoli per renderli parte
di un museo.

Usato uno scolabottiglie, la ruota di una bicicletta e persino un orinatoio.

Orinatoio: porta una scritta che recita “madre”. Spesso si cerca un senso dove il senso non c’è, e si
finisce per vedere stronzate colossali tipo Labruna che vede la madonna nel pisciatoio. L’opera
viene chiamata “fontana”

“Cadeau”: ferro da stiro ai quali l’autore (man ray, dadaista con tale nome d’arte perché si
occuperà di luce e fotografia. Nell’ambito della fotografia fece tantissimi esperimenti legati alla
luce) aggiungerà dei chiodi per renderlo inutilizzabile

Tazza pelosa e cose carine:)

LA METAFISICA

I maggiori esponenti sono de Chirico e Carrà. Essi erano due soldati arruolatisi volontariamente,
partiti con idee positive nei confronti della guerra. Tornati dal conflitto si incontrarono a Ferrara in
un ospedale dedicato ai soldati, nel 1916-1917 circa

Giorgio de Chirico nasce in Grecia nel 1881. Ama la filosofia di Nietzsche e Schopenhauer

Dadaismo vs metafisici: il surrealismo riprende la pittura tradizionale, poiché un ritorno all’ordine


a fronte della confusione e dello sconvolgimento emotivo della guerra serve.

metafisica: andare al di là della realtà. Fisicità aldilà, realtà che riconosciamo ma non è nostra.

“La malinconia della partenza” esprime perfettamente il concetto di metafisica. ritrae una piazza,
simbolo di ritrovo e conoscenze, completamente vuota. Manca la possibilità di comunicare e di
incontrarsi, ed è qui che troviamo l’essenza della metafisica. Tenta di comunicare l’assenza di
socialità, l’uomo che non ha un contatto.

La prospettiva è accentuata, se ci sono figure sono distanti e sono al massimo due, le città
trasmettono un’inquietudine, i colori usati sono accesi, caldi, ma spesso il cielo ha una tinta
bizzarra: vi è una sorta di alba o tramonto (ombre lunghe), ed il plumbeo del cielo opprime lo
sguardo, per poi sfumare nel nero. Esprime una sorta di enigma, mistero
“Mistero e malinconia di una strada”: i titoli sono spesso emblematici, contengono di frequente
parole come “enigma, attesa, mistero, malinconia”. Vi è una bambina la cui essenza non è
percepita, poiché pare un’ombra a causa della luce bizzarra.

“Canto d’amore”: statua greca posti accanto a locomotiva, sfera e guanto di gomma, ma non
casualmente, dà una sensazione di mancanza di afferrabili, facendoci sfuggire il concetto

“Il grande metafisico”: pittura realistica, scene incomprensibili che generano inquietudine.

I metafisici sono fermi, senza tempo, definiti, mentre i futuristi sono veloci, dinamici, in
movimento…

“Ettore e Andromaca”: rappresentazione priva di cenni ed elementi umani, sostituiti da elementi


geometrici, come “le muse inquietanti” (1917), che è un po’ il manifesto di tale corrente. È
presente il castello di Ferrara, la prospettiva è vertiginosa (come quella della stanza di Van Gogh),
poi i manichini senza testa, classici, composti da figure geometriche

Carlo Carrà, anche lui soldato, sperimentò il futurismo prima di immergersi nella nuova corrente.
Di quest’ultima dipinse “l’ovale delle apparizioni”, dove la prospettiva è confusa, i visi sono
sempre privi di espressione, manichini sempre presenti, senso che ci sfugge.

“L’antigrazioso”

“l’amante dell’ingegnere”

“Madre e figlio”: manichini che paiono una madre con un figlio, ma non ve ne è la certezza.

IL SURREALISMO

André Breton è il fondatore del surrealismo. Egli è stato un poeta, medico, critico d’arte e scrittore.
Dopo aver subito alcune delusioni da parte di metafisici e dadaisti, decise di fondare, nel 1924, in
Francia, il surrealismo.

Esso si basa sulle teorie formulate a partire dal 1900 da Sigmund Freud, specie quelle sulla
psicanalisi e sul sogno. Il primo manifesto surrealista nasce nel 1924.
Iceberg che diventa metafora della struttura della personalità data da Freud: l’individuo non è un
essere completamente leggibile e razionale, ma può essere paragonato ad un iceberg, dove la
parte sommersa coincide con tutte le manifestazioni (follia, trance) dove la ragione non riesce a
dominare. La parte dominata dalla ragione, quella emersa, è piccola seppur conosciuta.

Dell’inconscio fanno parte le manifestazioni che non riusciamo ad imbrigliare nella ragione.

I surrealisti stanno attratti dal mondo dell’inconscio, e troveranno in esso una forma d’arte.

Luis Bunuel è uno dei primi surrealisti a realizzare un cortometraggio (egli era un regista e scrittore
di testi) assieme a Salvador Dalì. Il cinema era appena nato.

Nel surrealismo si tenta di buttare anche quelle esperienze casuali che stanno anche alla base
dell’irrazionalità

Utilizzano arte figurativa, dove si individuano delle figure “comprensibili” (anche se int alt
identificano una realtà aldilà del conosciuto): Max Ernst, Salvador Dalì e René Magritte

Non la utilizza Mirò

Ci sono tecniche diverse: dripping, frottage e grattage. (Il frottage è utilizzato molto da Max Ernst).

MAX ERNST

“La vestizione della sposa”: vi è una donna seminuda coperta di rosso perfino in testa affiancata
ad una testa di civetta, che pare abbia un ammasso di piumaggio addosso. in basso vi è una
statuina (?) che presenta è un apparato maschile a rendere l’idea della fertilità. L’uccello a sinistra
ha una lancia spezzata e pare antropomorfo. Sullo sfondo, vi è la sposa prima della vestizione,
solitaria. l’obiettivo è di spiazzare lo spettatore, che si fa domande che spesso non hanno risposta.

Poi dipinse una delle fasi dell’Edipo re, chiamata “Oedipus Rex”: vi è una mano ben fatta che
sbuca da una finestra. La metafora usata da Freud per definire quei rapporti conflittuali che si
rivelano nei figli nei confronti del genitore del sesso opposto. Vi è rappresentata poi la mano che
tiene la noce, conficcata da un arco che trapassa persino le dita, una testa di toro, una di volatile…
Siamo nell’automatismo psichico (definito così da Breton: come se ci fosse una registrazione delle
informazioni che vagano nell’inconscio, come nei sogni)
RENÉ MAGRITTE

Magritte raffigura l’uomo con la bombetta, soprattutto. La sua pittura è molto accademica,
realizzata con proporzione, chiaroscuro...

“Gioconda” pioggia di uomini

I meccanismi del sogno: perplessità, illogicità, improbabilità, indistinguibilità

I titoli, come nel sogno, sono stravaganti (“il figlio dell’uomo”…)

Rappresenta spesso uomini senza volto per via di un trauma subito dal giovane Magritte.

Dipinge una pipa, e sotto scrive “ceci n’est pas une pipe”: questa non è una pipa, per far capire
che la rappresentazione non è l’oggetto, non è la realtà

“L’impero delle luci”: se si copre la parte inferiore e pare giorno, e viceversa.

SALVADOR DALÌ

È colui che visse il surrealismo a 360°, impostando la propria vita all’insegna di esso.

Costruiva spesso delle forme modificate con una tecnica tuttavia impeccabile.

“La venere di Milo a cassetti” venne realizzata nel 1936, e mise delle pelliccette sui pomelli dei
cassetti. Dato che si parte da una dimensione inconscia, irrazionale, probabilmente significa di
aprirsi e rivelare quella parte dell’inconscio che si manifesta solo in casi straordinari.

“Il volto della guerra”: Dalì attua il suo dissenso verso la guerra, manifestando la morte in questo
dipinto, in cui vi è un deserto (che accentua la situazione di perdita) che custodisce un teschio nel
cui cavità sono contenuti altri testi: la morte genera morte, niente speranza, vi sono delle bare che
arrivano alla riva sorgendo dall’acqua incontaminata.

I suoi dipinti provengono da sogni, mitologia, esperienze personali...

Ripropone temi classici (come “il torero allucinogeno”) in chiave surrealista

“La persistenza della memoria” è un quadro famosissimo. Vi sono degli orologi, simbolo della
misurazione del tempo, che si sciolgono adeguandosi agli oggetti su cui sono appoggiati. Vi sono
concetti legati al tempo, alla memoria, alla non oggettività del conteggio del tempo.

Il museo Dalì in Catalogna è originale e surrealissimo.


JOAN MIRO’

Artista non figurativo: utilizza tracce, segni e filamenti che assumono forme un po’ antropomorfe o
biomorfe. Usa colori vivaci, i titoli sono bizzarri (abbiamo ad esempio “numeri e costellazioni
innamorati di una donna”).

Nel carnevale di arlecchino ci sono molteplici contributi di varie correnti.

MOVIMENTO MODERNO

Parlando di architettura, il movimento moderno è una corrente di architettura internazionale nata


dopo la prima guerra mondiale.

La guerra porta distruzione, macerie, desolazione, e si trova spesso la necessità di ricostruire ciò
che la guerra ha distrutto.

Solitamente si tenta di essere razionali e funzionali: ogni edifico sarà progettato in base alla sua
funzione. Serve considerare gli aspetti igienici, sociali e linguistici.

La città cambia, ci sono incrementi demografici, occorre modernizzare mezzi di trasporto e servizi,
e gli architetti vengono definiti URBANISTI perché devono pensare alle esigenze di tutte le classi
sociali. Non più edifici specifici per una sola classe sociale.

Si sviluppa dunque il movimento moderno, in Europa tanto quanto negli Stati Uniti. Ha la necessità
di sganciarsi dagli avvenimenti ed orpelli dell’arte classica per proiettarsi nel futuro e nella sua
utilità e funzionalità.

Due architetti importanti sono lo svizzero Le Corbusier e l’americano F. Lloyd Wright.

LE CORBUSIER:

Egli porta avanti un’architettura definita razionalista: progettò Villa Savoye in Francia, costruzione
basata su una griglia con dei rapporti numerici molto studiati e sulla sezione aurea ed ebbe una
linearità molto pulita, con delle geometrie semplici. Essa è linearissima, costruita con il nuovissimo
cemento armato. L’uomo fu il primo ad introdurre i piloti(?), colonne alla base della casa che non
hanno una funzione estetica: anzi, esse evitano si formi umidità (distacco tra terreno e primo
piano) e mantengono la casa in piedi (spina dorsale della casa) e ciò permette molta libertà. I vetri
danno continuità e consentono l’ingresso di tanta luce, perciò sono detti a nastro.
(Bauhaus progettata da broquoise???? Somiglianza con la geometria, i vetri a nastro ed il colore di
villa savoye)

Gli architetti, come nuovi materiali, utilizzano il cemento armato (differente dal cemento poiché
ha al suo interno i piombini, rendendo la struttura capace di mantenere delle pressioni, calore e
movimenti sismici fortissimi). Le Corbusier utilizzò molto questo materiale.

Una struttura meno razionalista è una cappella in Francia, quella di Notre Dame du Haut. Il tetto è
fatto in cemento armato ed è molto originale, sfruttò la libertà delle forme.

FRANK LLOYD WRIGHT

Sempre nel movimento moderno, l’americano è famoso soprattutto per la “casa sulla cascata”,
commissionatagli dalla famiglia Cautman, in Pennsylvania negli anni ’30. Utilizzò materiali che non
impattarono con la natura: i muri sono fatti di mattonelle di pietra (si utilizza lo stesso materiale
del contesto della casa) per evitare che l’edificio strida con ciò che ha intorno. Wright fonda
l’architettura organica che cerca armonia tra uomo e natura, un equilibrio tra architettura ed
esigenze umane.

Certo, c’è del razionalismo, ma vengono usati materiali come pietra, vetro, legno, vi è del bianco
che richiama la schiuma della cascata su cui è costruita. Wright mimetizza, si adegua e si adagia
sulle forme della montagna stessa e sui suoi colori.

Wright si occupò anche di edifici che rivelavano come la usa capacità andasse in direzione del
rispetto della natura.

Progettò il Guggenheim Museum, a New York. La donna era una mecenate, poi collezionista e
miliardaria???

Il museo presenta una rampa colloidale???, ed è costruita come se fosse un’onda, una spirale
infinita. L’edificio è un percorso espositivo dove le pareti curve, che si “avvitano”, ospitano le varie
mostre senza che ci sia un’interruzione. Si abbattono così le barriere architettoniche, consentendo
una visione dell’arte molto più libera.
L’école de Paris e Chagall
La scuola di Parigi non è una scuola, è bensì un’esperienza vissuta da diversi artisti di varie
provenienze (Lituania, Bulgaria?? E altri), che si ritrovano in due quartieri alquanto squallidi (uno è
montamartre?? e l’altro boh), nonostante ora siano turistici.

Abbiamo AMEDEO MODIGLIANI, artista italiano “maledetto” detto “modì” (?).

Egli approfitta del contesto parigino per la sua arte e creatività, ed anche per vivere la vita più
sregolata e bohémien possibile, incappando in ogni vizio, che lo condurrà ad una morte
prematura.

Modigliani aveva una caratteristica: i suoi dipinti eliminavano il contenuto degli occhi, specchio
dell’anima che ci rende espressivi, ed i suoi personaggi avevano, solitamente, colli lunghi.

Gli occhi hanno l’anima, e non dipingendoli Modigliani non riconosce l’anima stessa, e si distacca
dalla sua capacità di entrare in correlazione con chi era rappresentato.

Soutine è invece un pittore libanese, ed è completamente diverso da Modigliani: quella di Parigi è


una scuola che mette insieme anime, non caratteristiche. Egli è un soggetto estremamente
drammatico, perfino nelle nature morte, ma la sua tela più celebre è “la carcassa di manzo”
(soggetto rappresentato da Rembrandt, che però voleva rappresentare un’attenzione particolare
al dettaglio). Le pennellate dense e forti di Soutine, la sua tecnica opinabile di aggiungere sangue
vero danno maggiormente sensazioni e colori originali del sangue.

Colui su cui concentreremo la nostra attenzione è il bielorusso Marc Chagall (definito “francese
d’adozione”). Un elemento che ha in comune con Modigliani e Soutine è la sua appartenenza ad
una famiglia ebrea, che dovrà superare una serie di vicissitudini: già nel 1800 c’erano tendenze
antisemite in russia, e la sua famiglia ne soffrì.

Chagall non può essere inserito in alcuno schema: utilizza la sua fantasia geniale e creativa
unendola al folklore russo ed alla tradizione ebraica. C’è un mix di tipologie di cultura, oltre alla
sua spiccata predisposizione verso il mondo delle fiabe.

Assieme a Matisse, rappresentò molte scene di gioia e fantasia: abbiamo “rabbino con limone”???
Non so se sia giusto lol

Rappresenta un quadro con una serie di animali “nascosti”: capra, agnello, asino(?), poi un uomo
con falce e case in stile ortodosso… il viso verde ricorda la giovinezza e la fertilità.

Vi è poi “il violinista”, pelle verde, suona su un tetto appartenente alla sua tradizione
I colori e le tecniche sono utilizzati da Chagall fondendo varie avanguardie: è uno spirito libero in
cui Parigi pare un punto fisso della sua arte. Speso rappresenta soggetti volanti, simbolo di gioia,
libertà, leggerezza.

Dipinse Bella, sua moglie, importantissima nella sua arte. Il loro legame si scioglierà
prematuramente, e Chagall continuerà a rappresentarla in tantissimi quadri

Le proporzioni nel quadro del “compleanno di Bella” sono davvero impossibili e surreali, come gli
oggetti che non hanno un loro peso, fuori dalla finestra un paesaggio che richiama la sua cultura.

Essendo ebreo in Francia, molti suoi amici finiscono nei campi di concentramento ma lui, essendo
ben messo economicamente, fugge a New York dando contributi alla Opera House con i suoi
dipinti (New York) oppure a Chicago, dove c’è un mosaico che rappresenta le 4 stagioni.

Illustrerà anche la bibbia con la sua impronta da illustratore e con una serie di simbologie che
rendono evidenti i riferimenti a Gerusalemme (c’è la torah, la gente che scappa, incendi,
immigrati, soldati che irrompono…) nonostante l’illustrazione sia del 1938.

Chagall si occuperà, nella sinagoga dell’ospedale di Gerusalemme, delle vetrate esattamente come
Matisse, portando con i suoi colori gioia e vivacità. Decorerà anche la cupola dell’opera di Parigi.

Chagall è l’unico artista vivente a cui viene dedicato un museo prima della sua morte: la sua fam
alo precede.

La sua capacità spazia in tantissimi campi: assieme a Stradinskij, russo, realizza le scenografie per
“l’uccello di fuoco”, alimentato dalla passione per il folklore russo

“È nelle piccole azioni quotidiane, nell’abbraccio di una coppia di amanti, nella presenza di animali
miti come gatti, asini, volatili che è possibile trovare la felicità”.

Escher
Artista fuori dagli schemi, assolutamente differente dagli artisti trattati finora, nonostante sia
influenzato dall’arte contemporanea.

Olandese e di estrazione sociale abbastanza alta, nacque nel 1898. A scuola era alquanto isolato,
tanto da spingere la famiglia a fargli intraprendere un viaggio in Italia, dove il paesaggio riesce ad
incantarlo tanto da farlo tornare nel 1923. Troverà l’amore e resterà con i figli avuti fino al 1935,
per poi andarsene a causa del fascismo.
Nonostante fosse un’ente alquanto sganciato dai vari movimenti, influenzò le masse con i suoi
quadri dall’estetica particolare. Escher era un grafico, un disegnatore, non un pittore. Nei suoi
dipinti non vi è mai il colore, poiché lui incideva la pietra tramite la litografia.

Dipinse molti paesaggi italiani del sud Italia particolarmente diroccati, e si appassiona alla natura,
che rappresenta in modo dettagliato e naturalistico.

Sente poi il bisogno di fare un riferimento al mondo della matematica, della geometria e del
calcolo, nonostante da bambino le sue abilità matematiche fossero scarse. Il suo desiderio di
spingersi verso l’impossibilità e l’infinito lo aiuteranno nella sua arte.

“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile” disse, e grazie ai paradossi
matematici, alle prospettive impossibili, alle illusioni ottiche produsse dipinti che disorientano,
sono ambigui, confusi seppure molto ordinati

“Concavo e convesso” ne è l’esempio, dato che ciò che sembra essere un pavimento potrebbe
essere ribaltato secondo il punto di vista, e diventare soffitto

Escher venne invitato ad un convegno di matematici proprio per le sue abilità, e spesso molti
studiosi gli chiesero consiglio. L’artista, tuttavia, non fornì mai una spiegazione per le sue opere.

“Triangolo impossibile” non è suo ma è un ottimo esempio per la sua arte

“Rettili”, il soggetto diventa tridimensionale e torna bidimensionale

Le tassellazioni modulari sono tasselli o pavimentazioni, dove uno stesso modulo viene ripetuto in
modo tale da non esser mai sovrapposto o da lasciare spazi vuoti. Escher applica questo principio a
pesci e volatili, e con un contrasto tra chiaro e scuro i volatili si mimetizzano tra i pesci più scuri.
Nelle tassellazioni ci sono tre regole: la traslazione, la rotazione, e “glide reflections”, che non
saprei come tradurre ma ok ci siamo capiti almeno io so cos’è aaaaaaaaaaa

“Cascata”, dove una cascata scendendo provoca il moto di un mulino, e ci pare di scendere, per
poi capire che l’acqua mette in moto un ciclo perpetuo e torna in alto. lo stesso è nel “belvedere”.

Molti artisti utilizzarono Escher e le sue opere, come Mick Jagger ed i Pink Floyd, (che fecero
sentire Escher offeso e mal-interpretato: il suo era un mondo governato da regole e geometrie
precise, non il mondo visionario della cultura hippie), venne usato anche in Harry Potter (nelle
celebri scale a cui piace spostarsi) e nelle illustrazioni de “il nome della rosa”
IL FUTURISMO

Movimento prettamente italiano, che ne influenzerà tutto il panorama.

Iniziata da Filippo Tommaso Marinetti, influenzerà musica, danza, cucina, teatro, insomma tutto il
concetto di arte.

Milano e Roma città interessate, il manifesto del movimento è “le figaro’”, giornale francese
(Marinetti si trovava in Francia al momento)

DATA 1909

Autori importanti: Boccioni Umberto, Carra’ Carlo, Russolo Luigi, Balla giacomo, sant’Elia Antonio
(architetto).

caratteristiche: importanza della modernità, del movimento dinamico e veloce, del progresso e
della tecnologia, parole d’ordine nell’ambiente futurista

I futuristi renderanno pubblico il proprio intento e si impegneranno moltissimo nella propaganda.

“Noi vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità”

UMBERTO BOCCIONI:
Uno dei leader in campo pittorico, il manifesto della sua pittura e del futurismo è “la città che
sale”

La sua è un’avanguardia che cerca il pericolo e l’energia, esprimendo a pieno lo spirito futurista. I
colori sono molto accesi, il paesaggio rappresentato caotico ed innaturale

Cavallo, traccia azzurra-blu (sembrano ali), uomini in diagonale che paiono operai trascinati dalla
forza brutale dell’energia che li trascina. Visivamente, la cosa che trascina non è davanti alle
persone, è più un’energia.

Questo quadro rappresenta l’intento dei futuristi: esprimere in ogni modo possibile l’energia che
la pittura trasmette. La tecnica usata è il divisionismo.

Dipinto ambientato a Milano “rissa in galleria”, tema mai affrontato, ai futuristi piace affrontare
tali soggetti anche per dare l’idea del movimento, folla che si accalca

GIACOMO BALLA:

Si interessò molto a fotografia e cinema, analizzando il meccanismo dei fotogrammi


“Bambina che corre al balcone”: partendo dall’analisi meccanica dei fotogrammi, il soggetto è
frammentato e dinamico. Nonostante pare ci siano tante figure, il soggetto è uno: la bambina dal
vestito azzurro, che cammina per andare verso il suo balcone, con il colore che diventa sfumato (il
momento è passato)

LUIGI RUSSOLO:

Appiccica ed incolla una serie di pezzi di giornale (come Picasso)

CARRA’

Rappresenta la velocità

“Saturno che passa davanti al sole”: non vi è la percezione di universo e pianeti, bensì le
traiettorie, intrecci di piante che non rendono riconoscibile la figura.

Presta attenzione al movimento, a scapito della rappresentazione delle forme (macchina che si
muove= non c’è l’auto ma un oggetto che per la velocità si deforma)

“Donna con cane al guinzaglio” (non so di chi sia) velocità rappresentata attraverso la
moltiplicazione delle zampe del cane

Boccioni attratto dal cantiere e dalla strada, raffigura una donna che si affaccia, si colgono il profilo
e la parte frontale al tempo stesso. (Visioni simultanee, in cui contemporaneamente abbiamo delle
percezioni e poi ne abbiamo altre, tanti punti di vista si mescolano). I futuristi sono un po’
influenzati dai cubisti

Futurismo pt. 2

Escono molti MANIFESTI sulla danza, la scultura, la pittura, la danza… futurista. Applicata non solo
alla pittura

Sulla moneta da 20 centesimi è incisa la statua “forme uniche della continuità nello spazio” di
Boccioni, simbolo del futurismo. È una statua dinamica, movimentata, colta in un attimo di
dinamismo, rappresentativa della cultura italiana tanto quanto Leonardo sull’euro.

Le immagini dipinte da Boccioni sono movimentate ed incomprensibili


Il futurismo si può collegare al cubismo, che partì dal 1907 (data di uscita di “Les demoiselles
d’Avignon”).

“Visioni simultanee” presenta una donna che si affaccia dal balcone, presentate più prospettive e
lati della stessa scena.

Gli addii: Boccioni ha realizzato un trittico chiamato “gli stati d’animo”, e “gli addii”, rappresenta
un treno, e rappresenta le persone che, immerse nel vapore, salutano chi è partito.

I futuristi sono favorevoli alla guerra che scoppia proprio nel 1914, vogliono “interagire con il
pugno”, la ritenevano unica igiene del mondo

Il futurismo è una reinterpretazione in base alle necessità delle avanguardie: non rappresentano
MAI ciò che vedono gli occhi

L’adesione al futurismo si connota in questa vena bellica (“il cannone in azione”, Gino Severini), ed
anche nello stesso modo di impaginare i manifesti.

Gli architetti devono considerare le infrastrutture ed il loro inserimento nel tessuto urbano, no?
Ecco, i futuristi se ne fottevano altamente

Boccioni e sant’Elia moriranno nel 1916

Anche l’abbigliamento venne reso futurista


ASTRATTISMO

Protagonista è Vasilij Kandinskij, nato nel 1866 e morto nel 1944. È di nazionalità russa, ma che
viaggerà in molti luoghi, come il nord Africa, la Germania, l’Italia…

Egli si scollegherà da tutte le immagini del mondo reale, ma vi è una parte antecedente al mondo
astrattista (fondato nel 1911). Influenzato da Matisse per via dei colori e delle tecniche usate, non
nacque come pittore (si laurea in giurisprudenza, ma rifiuta una cattedra a Mosca): a trent’anni
sente un richiamo verso la pittura: il suo animo artistico fu reso palese dalla sua passione per la
musica, che verrà considerata alla stessa stregua della pittura (l’una influenza l’altra).

Quando arriva in Francia, vede “covoni” di Monet (uno dei soggetti ripetuti spesso dall’artista
francese) e ne resta folgora
to: si accorge come la bellezza non stia nell’identificazione delle forme, e decide di staccarsi dai
contorni e dalle linee continue (l’impressionismo di cui faceva parte Monet pareva quasi essere
composto da linee astratte, a volte, ma suscitava ugualmente forti emozioni).

Nel 1911 Kandinskij fonda un movimento chiamato “Der blauer aiter”, il cavaliere azzurro, insieme
all’amico Franz Marc, che si propone di spaccare la tradizione, cercando la bellezza in colori e
forme(?). Il nome proviene da una passione che gli amici hanno per cavalli e colore azzurro.

Molti dipinti di Kandinskij confluiscono nell’astrattismo ma non si staccano ancora completamente


dalla realtà: quelli iniziali sono influenzati dalla tradizione russa e tedesca e dalla musica.

L’astrattismo durerà circa fino al 1914: scoppia la guerra, ma l’uomo va avanti, ed il suo stile
diverrà completamente staccato da ogni forma convenzionale o rappresentazione immediata.

Nel 1910/1913 (lo anticipa per specificare che le sue intenzioni erano partite da prima, ma
realizzatesi dopo) dipinge “primo acquerello astratto”, lasciato volutamente con un titolo
anonimo. Kandinskij sarà anche scrittore, scriverà “lo spirituale nell’arte” e “linea punto e
superficie”, in cui descriverà le simbologie legate proprio ai colori, stabilendo una sorta di
protocollo su tutto ciò che ha a che fare come parallelismo tra colori e forme, forme e note
musicali, forme e strumenti musicali… ogni colore ha una sua simbologia ed è accostabile ad una
forma stessa. Il dipinto appare non identificabile, assomiglia a degli scarabocchi: Kandinskij stesso
sostiene quanto sia importante la fase degli scarabocchi dei bambini, che esprimono le proprie
emozioni senza nessuna regola, in modo naturale ed istintivo. Ciò è la base dell’astrattismo:
un’espressione pura, istintiva, l’artista esprime ciò che sente senza essere vincolata a linee di
contorno od alla realtà. Ci saranno delle trasformazioni: nel 1910/1913 sarà molto libero, ma dopo
la prima guerra mondiale, una volta scappato dalla Germania e tornato in Russia scoppia la
rivoluzione, e Kandinskij ricoprirà alcuni incarichi pubblici. Ritorna in Germania negli anni ’20, ed
apre una scuola chiamata Bauhaus, “casa della costruzione”, dove avrà incarichi importanti. È una
scuola molto innovativa, con artisti che producevano in ogni campo dell’arte assieme ai loro
insegnanti, ed essa non piacerà all’emergente regime nazista, pertanto verrà chiusa nel 1937 (?).
Farà parte del gruppo degli artisti degenerati, considerati inadeguati per il regime nazista (regime
completamente contrario da libertà, rivoluzione e libero pensiero).
Scapperà in Francia, dove le condizioni sono più libere, e trascorrerà i suoi ultimi anni lì.

Si dedicherà ad acquerelli, olio, grafica…

La geometria sarà alla base dei suoi ultimi dipinti, quelli iniziali avevano pennellate massicce,
materiche, niente linee di contorno, colori accesi… nell’ultima fase sarà più rigorose ed
appariranno cerchi, quadrati e linee

Spesso dà nome ai suoi dipinti basandosi alle modalità con cui i musicisti chiamano le proprie
composizioni.

“Impressione III, concerto”: rappresenta un pianoforte a coda (macchia nera), il musicista, il


pubblico… l’alone giallo è la musica stessa. Kandinskij tuttavia non spingeva il suo pubblico a
cercare delle immagini ad ogni costo: voleva che fossero le emozioni stesse ad uscire dai colori e
dalle immagini rappresentate

Ogni cuore ha un suo valore, l’arte è emozione pura.

Crea un parallelismo tra colori, note e strumenti musicali

VERDE= placide, riposanti note di mezzo del violino

Atrsattismo pt.2

Deutscher Werkbund: “la lega del lavoro”. Nel 1907 in Germania c’è un forte impulso dato
all’industria meccanica tecnologica ed edilizia, tanto che gli operai iniziano a sentire l’esigenza di
collaborare con gli artisti. Il sodalizio funziona anche grazie a Walter Gropius. Nonostante scoppi la
guerra, la Germania riesce a fiorire culturalmente

Il movimento si sposta da Weimar, a Dessau, a Berlino a causa della presenza del partito nazista.

Anche la bauhaus (partita nel 1919) serviva proprio a creare esperienze artistiche nuove. Bauhaus
significa esperimento, sperimentare, ed è proprio questo che si vuol fare con la produzione
industriale e fusa con il fare creativo di ampio spettro.

“Poltrona Vasilji”, progettata da un designer e costa tantissimo. Non so perché ne stiamo parlando
ok è letteralmente una sedia pORCAMADOSTIA

Ho sonno ok mi scappa anche la pipì sono solo le 12:27. Basta basta basta basta basta

Vi è poi il cerchio cromatico di Itten, uscito dalle sperimentazioni del Bauhaus

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