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DADAISMO

Nasce a Zurigo nel 1916, nel Cabaret Voltaire, locale dove molti artisti e intellettuali
provenienti da tutta Europa, si erano rifugiati durante la grande guerra.
Al Cabaret si tenevano mostre d’arte russa e francese, nelle quali il pubblico era chiamato
ad interagire con le opere esposte anche solo per distruggerle, si svolgevano danze
mascherate, letture poetiche, esecuzioni musicali africane, spettacoli provocatori, che si
trasformavano in eventi culturali, di carattere performativo – simile alle serate futuriste.
L’artefice dell’iniziativa è il letterato Hugo Ball, che rende pubblico il manifesto dada
rivolto ai giovani artisti rappresentanti di tutte le tendenze, erano invitati a partecipare,
portando nuove proposte per un rinnovamento dell’arte.
Ben presto si uniscono artisti importanti come Tristan Tzara, Marcel Janco, Hans Arp.
Il vero promotore è Tzara, nel 1918 pubblica il Manifesto Dada, che sulla falsa riga di quello
marinettiano del Futurismo fornisce con molta enfasi e spontaneità alcune direttrici
ideologiche ed estetiche di riferimento.
La parola Dada, che identificò il movimento è controversa, esistono varie interpretazioni:
Tzara definì il termine come un nonsenso, altri sostengono che tale parola è stata scoperta
aprendo a caso il vocabolario tedesco-francese, in francese dada significa cavallo a
dondolo, in russo e rumeno significa due volte sì; in tedesco due volte là; in italiano e
francese costituisce una delle prime parole che i bambini pronunciano, e con la quale essi
indicano tutto: dal giocattolo alle persone.
Dada è un suono più che una parola, senza senso o con tanti sensi, è tutto ed è nulla, è
gioco e paradosso, è arte e al tempo stesso negazione dell’arte.
Una 1 caratteristica è il rifiuto della razionalità, si propongono di distruggere il passato,
abbattere le convenzioni borghesi intorno all’arte, come premessa indispensabile alla
costruzione del futuro.
Gli artisti ricercavano la libertà di creatività, si affidano alla casualità, al caso, entra in
contatto con idee e materiali diversi. Non è più portato alla riduzione della pittura usata
dagli astrattisti, ma escono dall’atto pittorico portando il limite della pittura al dialogo con
altri materiali.
Marcel janco diede un contributo importante a queste esperienze, nel 1916 realizza un
resoconto pittorico (ora perduto) di una serata al Cabaret Voltaire, in cui sono ritratti i
principali protagonisti della scena dada zurighese: Hugo Ball, Tristan Tzara, lo stesso Janco.
La sua pittura è memore della scomposizione e geometrizzazione cubista, ma presenta una
vivacità e aggressività di impronta espressionista.
Il dada pervade la vita in ogni sua sfaccettatura e si manifesta nelle forme più disparate.
In questo contesto si sviluppa l’esperienza della performance, in cui l’artista si mette in
gioco in 1 persona e utilizza il proprio aspetto fisico, la gestualità, e la propria voce come
materie prime della creazione artistica.
Hugo Ball fu protagonista di una delle performance più memorabili tenutesi al Cabaret,
consisteva nel recitare alcune sue poesie senza parole, utilizzando solo suoni.

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Si presenta sul palco in uno stravagante costume variopinto fatto di cartone: il busto è
incapsulato in un cilindro e le gambe in due cilindri più piccoli dipinti di blu.
Attorno al collo una sorta di mantello che ricade sulle spalle e sulla testa porta un
copricapo cilindrico a strisce bianche e blu. L’intero costume è rigido e ingombrante, è
bloccato da questi fogli come se fosse ingessato.
A testimoniare questa apparizione, sospesa tra il comico e il visionario, rimane una
fotografia in bianco e nero.
Il movimento dopo il suo esordio a Zurigo, si diffonde ben presto in Europa, soprattutto in
Germania (caratterizzato dalle sperimentazioni delle tecniche di fotomontaggio, il massimo
rappresentante è Hausman); a Parigi vi partecipa Duchamp e Picabia.
MARCEL DUCHAMP
Considerato non solo il più significativo artista del dadaismo, ma il dadaista ante litteram
per eccellenza.
Duchamp proviene da esperienze cubiste e futuriste, delle quali condivide lo spirito
innovativo e rivoluzionario. Lavora soprattutto tra Parigi e NY dando un contributo
fondamentale alla maturazione dell’esperienza dada.
Fin dal 1913 sperimenta il cosiddetto ready-made (prefabbricato, già pronti) – opere
realizzati con oggetti quotidiani decontestualizzati, e presentati come opere d’arte.
Nel 1912, prima della partenza per Monaco, Duchamp lavora a una serie di opere nelle
quali il tema del movimento si accompagna alla comparsa di elementi scultorei e statici,
fondamentali per i successivi sviluppi della sua pittura.
-Nudo che scende le scale e Re e regina circondati da nudi veloci
Rappresenta in una sintesi di pittura cubista e futurista, il tentativo di introdurre la
dimensione temporale all’interno della tela.
L'opera si ispira agli esperimenti sulla ripresa del movimento eseguiti dal fotografo
Muybridge, (fotogrammi in cui era possibile vedere il movimento scomposto dal pv
scientifico, atomizzato in singole componenti) ed è composta di una serie di silhouettes
sovrapposte e quasi monocromatiche.
Il “nudo” presente nel titolo è irriconoscibile, la figura umana viene volontariamente
ridotta a un manichino di legno, il dinamismo viene congelato in una sovrimpressione di
istantanee, che trasforma il quadro in una sequenza cinematografica o in una fotografia
sovrapposta.
Questi 2 dipinti vengono esposti al Salon des Indépendants nel 1912, Duchamp aveva
scritto nel piccolo catalogo, che la linea in questi dipinti aveva lo scopo di suggerire il moto
e il movimento, il vero soggetto del dipinto è il movimento di discesa delle scale e non
l’uomo che le scende. La simultaneità dell’azione, riprende anche un’idea cubista ma qui si
ha una simultaneità dei tempi. Il comitato si rifiutò di esporlo, incapace di accettare la
nuova visione. L’opera fu esposta in occasione di una mostra internazionale d'arte
moderna inaugurata a New York nel 1913, suscitando molto scalpore.
-Duchamp condiziona l’arte americana, si ricorda fra il 1915-1923 un‘opera di quasi 2 m, il
Grande Vetro, avente in realtà il titolo «La Sposa messa a nudo dai suoi Scapoli».

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A questa opera Duchamp lavora per circa 8 anni, vi compaiono molti elementi che erano
già stati utilizzati per opere precedenti, riprodotti in prospettiva, lo fa attraverso una
specie di trompe d’oeil, illusionismo, che li fa sembrare quasi reali, macchine, progetti
ingegnereschi e non pittura. È una specie di rompicapo, creato forse apposta per
disorientare i critici.
L’impossibilità di una lettura visiva diretta ci esime, in linea con lo spirito duchampiano, dal
porci il problema di cosa significa quest’opera. Interessante un particolare, data la fragilità
dell’opera, il vetro sul quale Duchamp lavorava, ad un certo punto, si ruppe
accidentalmente. L’artista considerò l’evento come intervento del caso: decise di non porvi
alcun rimedio, lasciando il vetro rotto. A quel punto smise semplicemente di lavorarci,
lasciando l’opera probabilmente incompiuta.
-Ruota di bicicletta (1913) si può paragonare ad un opera di Picasso, Testa di Toro- risulta
dall’assemblaggio di 2 oggetti comuni trovati per caso, un sellino ed un manubrio di
bicicletta colata in bronzo.
La ruota di bicicletta è considerato il 1 ready-made, consiste in una ruota di bici capovolta
su uno sgabello in legno bianco –l’opera ironizza sulle sculture celebrative, dove in questo
caso, il fondamento è lo sgabello, e la statua sostituita da una ruota privata della sua
funzione. Lo spettatore ha la possibilità di far girare la ruota, ciò toglie a questa scultura
ogni tipo di sacralità delle classiche sculture- definito un anti-monumento.
Un procedimento che mette in 1 luogo non l’oggetto ma la posizione dell’autore e l’autore
declina, annulla, fa scomparire il gesto pittorico e la sua artisticità è data da un atto di
ideazione per il quale prende un oggetto già fatto e ne cambia completamente il significato
negando la sua funzione, e la inserisce in un contesto museale per elevare l’oggetto della
quotidianità a un oggetto d’arte quindi l’incontro con la casualità viene ulteriormente
sublimato da Duchamp.
Duchamp è un’artista che si sporca le mani con i materiali vivi e concepisce le propria
opere non attraverso il gesto artistico ma attraverso il concetto.
Lo scolabottiglie (1914) - l’aspetto iconografico di quest’opera è irrilevante, l’ogg in
questione non vuole rappresentare niente, è semplicemente uno scolabottiglie che ha
cambiato destinazione- sta a significare una provocazione e critica verso la società
industrializzata in cui l’uomo è visto solo come forza-lavoro.
Duchamp scrive che non si tratta più di un bello classico, non c’è più un’idea sulla forma,
l’idea di bellezza non viene liquidata ma viene riformulata. L’idea del ready-made ha a che
fare con un confronto con la società industriale, si ha un’adesione alla massificazione dei
prodotti.
-Fontana- ready made esposto da D. con lo pseudonimo R. Mutt, la fontana in questione è
un orinatoio rovesciato che si trova nei bagni pubblici. L’ironia dell’opera è accentuata dal
fatto che l’artista apponga la sua firma e la data di realizzazione in basso.
L’opera suscitò grande scandalo, scompiglio, per la valenza, rimanda all’utero, sessualità in
modo aperto, la parola stessa R. Mutt in tedesco, madre.

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L’originale è andato disperso, nel corso del trasloco viene scambiato per quello che
inizialmente era, ossia un orinatoio, e buttato via.
PICABIA
Abbandonati gli schemi del suo anomalo cubismo che lo avevano portato selle soglie
dell’astrazione, si avvicina a Duchamp e alle esperienze dada zurighesi.
Nel 1917 inizia la pubblicazione di 391, una rivista d’avanguardia.
Le sue opere presentano elementi di Fauvismo, Neoimpressionismo, Cubismo e
Astrattismo, tra le più importanti le macchine inutili, Picabia è attratto dalle forme della
macchina per i valori visivi e funzionali, spesso usa ironicamente immagini
meccanomorfiche a sostituzione degli esseri umani, commentate da frasi irriverenti,
allusioni sessuali. Metafore di un’umanità disumanizzata che seguita a vivere secondo
ritmi puramente meccanici, senza libertà.
In questa nuova forma espressiva si mescolano il rigore e la chiarezza del disegno tecnico,
con irrazionalità dei congegni, che nonostante l’apparente complessità sono privi di
qualsiasi logica e utilità.
E un gioco fatto mettendo insieme 2 idee di macchine: una fotografica a soffietto e in rosso
sullo sfondo mette la leva del cambio e del freno a mano di un automobile come l’dea di
progresso e di forza motrice, di capacità di percorrere una strada lunga, cosa che faceva
prefigurare l’opera di Stiglitz. C’è questa capacità ideativa che realizza poi tornato in
Francia, in un momento in cui si può pensare a un cambio di direzione radicale della
pittura.
Il primo esponente dada in Usa è MAN RAY, noto anche per avere usato la fotografia.
Sposta i limiti del Dada verso il nonsenso più assoluto, prefigurando quelle che saranno le
tematiche surrealiste.
-In Cadoux (1921) - propone un ready-made rettificato, si tratta di un improbabile ferro da
stiro, alla cui piastra l’artista ha saldato dei chiodi in acciaio. In questo oggetto tutto è beffa
e contraddizione- il titolo in francese significa dono, allude ai formalismi e convenzioni
borghesi, la presenza di chiodi annullano la funzione stessa del ferro.
-Violino d’Ingres l’artista si cimenta nella manipolazione dell’immagine fotografica, si
tratta di una foto su cui realizza una modificazione durante la fase di stampa, inserendo
chiavi di violino, in quanto era il passatempo prediletto di Ingres.
La foto rappresenta la cantante e modella Alice Prin di schiena, e allude ad una delle
bagnanti (B. di Valpicon) che Ingres aveva rappresentato nel 1808.
In fase di stampa Ray aggiunge 2 effe all’altezza dei reni, rendendo leggibile il corpo della
modella, come un grande e perfetto violino.
MAX ERNST
voce del gruppo Dada di Colonia, linguaggio articolato, attivo su più registri: collage,
fotomontaggio, frottage.
Opera all’interno delle immagini, con tecnica di stranimento, sostituzioni (teste di
personaggi, sfondi, rovesciamenti).
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Es La pubertè proche (o Le Pleiadi) 1921- assembla frammenti di fotografie (quella
pornografica di una donna senza volto), pittura a olio e tecnica del frottage.
Ernst si avvicinerà al surrealismo del quale realizza una personale interpretazione.
SCHWITTERS – esponente principale del dada di Hannover, la più grande fig collagista del
900- ottiene il giusto compromesso tra materiali trovati, usati (come Arp, Duchamp) e la
costruzione geometrica della composizione. Opera imp il Marzabau – un’enorme collage
ambientale, costruito in una stanza della propria abitazione, sorta di scultura in cui lo
spettatore entrava all’interno, invece di girare intorno.
Il fotomontaggio- combinazione di più frammenti di fotografie o negativi fotografici, erano
usati fin dagli inizi della storia della fotografia, nel corso dell’800 per ricostruire scene
complesse che necessitavano di una lunga esposizione alle riprese.
Nell’ambito dell’Avanguardia, in part. Del gruppo dada, questo procedimento si presenta
come un estensione del collage.
Il fotomontaggio offriva il doppio vantaggio di distruggere il vecchio mondo pittorico e
porre insieme le basi per una ricostruzione- apprezzato dopo la guerra 1920- fiera
Internazionale Dada di Berlino, ebbe la consacrazione ufficiale come linguaggio alternativo
rispetto alla tradizione espressionista.
HAUSMANN probabile inventore di questa tecnica, iniziata con l’invio di cartoline
modificate dal fronte. Tatlin at home- uno dei più famosi, una specie di ritratto
immaginario dell’autore del Monumento alla III internazionale.

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