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FASTO

Il primo Novecento è il periodo in cui in Europa fioriscono le avanguardie – tra


queste l’Espressionismo, il Futurismo, il Cubismo e l’astrattismo– che si
succedono fino alla seconda metà degli anni Venti.  Il termine è desunto
dal linguaggio militare: infatti le avanguardie, in guerra, sono quelle unità di soldati
che hanno il compito di precedere il resto dell’esercito in movimento e quindi di
esporsi per prime al nemico.
In campo letterario e artistico la parola assume una valenza tutta moderna e
definisce i caratteri comuni della cultura di tutte le avanguardie:
1. Opposizione al Naturalismo e al Decadentismo: all’arte come rappresentazione
oggettiva della realtà, tipica del Naturalismo, si contrappone l’arte come
emanazione soggettiva ed espressione dell’inconscio; all’arte come
manifestazione del sublime, propria del Decadentismo, si sostituisce l’arte come
fatto materiale di gesti, azioni e provocazioni. 
2. La consapevolezza che la museificazione, e quindi la mercificazione
dell’arte, neutralizzano il senso dell’opera creativa, annullando l’impatto polemico
e dissacrante che può avere sulla società.  
3. Il rifiuto dell’artista come individuo marginale, genio, vate e la convinzione che
l’arte sia un’attività di gruppo, che deve farsi strumento politico di rivolta
anarchica o affermazione rivoluzionaria.
4. L’attività artistica delle avanguardie si sviluppa in senso internazionale
e attraversa tutte le arti – pittura, teatro, musica, cinema e letteratura – con fitti
intrecci tra un’arte e l’altra.
CENGIA
1)ESPRESSIONISMO
Il primo dei movimenti ad esordire fu l’Espressionismo; il termine non si riferisce
direttamente a uno specifico movimento letterario, artistico, musicale o a un gruppo di
artisti che vi aderirono ma intende definire, in generale, un fondamentale orientamento
della storia culturale europea, collocabile tra il 1900 e il 1920 ca. I due movimenti
pittorici con cui di fatto si identifica l’Espressionismo, entrambi fondati nel 1905,
sono quello tedesco denominato Die Brücke, che ebbe come principale
esponente Kirchner, e quello francese dei Fauves, il quale contava tra i suoi
fondatori Matisse.
FAUVES
Il primo ad utilizzare il termine fauves, o comunque a diffonderlo e renderlo celebre, fu il critico
d'arte Louis Vauxcelles, che definì la sala dove si tenne la prima esposizione a Parigi come una
"gabbia delle belve", per la "selvaggia" violenza espressiva del colore, steso in tonalità pure. Il
capogruppo se così lo possiamo definire del movimento dei fauvisti fu Matisse.

DAGH

DONNA COL CAPPELLO

La Donna col cappello del 1905 è uno dei primi traguardi in direzione della libertà espressiva di
Matisse. Ha già eliminato dalla tela ogni elemento che non sia colore puro e valori come "materia,
tridimensionalità e ricchezza dei dettagli" vengono eliminati o tradotti in termini cromatici.
Nella figura di tre quarti i volumi e i piani spaziali non sono più resi con il chiaroscuro e il disegno
prospettico, questi valori vengono superati sfruttando soltanto la spazialità propria dei colori; con i
gialli, e rossi che avanzano, i blu e i verdi che arretrano.
Questo dipinto, esposto al salone d'Autunno del 1905, scatenò un putiferio davanti al quale Matisse
rimase stupito: i critici si divisero tra chi si espresse in termini violenti e chi invece lo sostenne e ne
colse la portata innovativa. Il suo intento non era quello di suscitare scandalo e tale reazione fu per
lui inaspettata.

L'opera è un ritratto della moglie dell'artista, rappresentata mentre si volge verso lo spettatore. Gli
abiti alla moda e soprattutto il monumentale cappello, ornato da frutti e fiori, offrono lo spunto per
una composizione basata sull'espressività del colore.
Matisse libera ogni valore cromatico dalla sua somiglianza oggettiva e ne aumenta l'intensità,
cercando di recuperarne la purezza essenziale. Inoltre accosta le macchie di colore in base alla loro
specifica funzione luminosa, fa emergere le masse illuminate con i colori più caldi e chiari, come le
gote gialle e arancio, mentre inserisce le ombre e i piani retrostanti utilizzando i colori freddi.
La grande energia del dipinto è infatti il risultato di una costruzione tutta impostata sul
bilanciamento dei colori complementari: i gialli si accostano ai viola, i rossi ai verdi, i blu ai toni
arancio.

ZUBA

DIE BRUCKE
In Germania, un movimento dichiaratamente espressionista fu Die Brücke (in tedesco,
‘Il Ponte’). Kirchner, che fu il leader della Brücke, scriveva: «la pittura è l’arte che
rappresenta su un piano un fenomeno sensibile, […] il pittore trasforma in opera d’arte
la concezione della sua esperienza” Kirchner  si avvicinò alla pittura espressionista
dopo gli studi di architettura a Dresda, divenendo esponente di punta del gruppo, di
cui redasse il Manifesto. Esordì con paesaggi e ritratti, segnati da colori accesi e
violentemente espressivi.
Nelle sue opere le proporzioni, la costruzione delle figure, l’organizzazione dello
spazio non sono vincolati alle leggi della pittura tradizionale ma si dispongono in
funzione delle esigenze espressive dell’artista. In Tre bagnanti, del 1913, le ragazze
nude sono dure, rigide, percorse da una tensione innaturale e si muovono con una
meccanicità quasi burattinesca.
Come gli impressionisti e i neoimpressionisti, l’artista amò rappresentare la città, la
vita delle strade, dei cabaret, dei circhi; tuttavia, a differenza di quanto era avvenuto
in ambito impressionisti, i temi urbani della sua pittura furono concepiti con
accezione negativa. Spinto da un intento di feroce critica sociale, Kirchner volle infatti
restituire il ritmo frenetico e gli aspetti più inquietanti e morbosi del mondo in cui
viveva. Tutti gli uomini e le donne di Kirchner si tradussero in forme aguzze e
metalliche, scomposte da colori acidi e dissonanti.

FASTO

Scena di strada berlinese, capolavoro del 1913-14, fa parte di una serie di tele che
l’artista dipinse tra il 1913 e il 1915 per illustrare, appunto, alcune scene di strada,
ambientate nel cuore pulsante della sua Berlino. Tutte le figure sono grottesche,
dipinte con apparente rapidità, e la composizione caotica ben esprime il tema
tipicamente moderno della vita cittadina.

2)CUBISMO
Contemporaneamente, nel 1907, in Spagna Pablo Picasso dipingeva un quadro del
tutto diverso da quelli che avevano segnato la sua carriera precedente: Les
demoiselles d’Avignon, una delle opere più sconcertanti del primo Novecento. La tela
sancì l’esordio di una nuova visione artistica, tesa a sconvolgere tutte le regole
tradizionali della pittura. Con la sua forza primitiva, l’azzardata deformazione delle
figure, l’arbitrio del colore e l’apparente disarmonia della composizione, Les
demoiselles d’Avignon è un esempio quanto mai rappresentativo del furore istintivo e
cerebrale che segnò l’esordio del Cubismo. Questo movimento concluse le sue
ricerche essenziali nel 1914.

CENGIA
Picasso con questo dipinto lavora sul tema ambiente della prostituzione: il
primo studio dell'opera prevedeva infatti cinque donne nude, un marinaio
con un teschio in mano e uno studente, il tutto inserito in un'area di
accoglienza. Dopo svariati ritocchi e studi le figure iniziali vengono
semplificate sempre di più, il pittore elimina tutti gli elementi non
necessari: elimina i soggetti maschili e l'ambiente circostante e rende le
forme sempre più geometriche.
L’ispirazione a Picasso arriva direttamente da Cézanne e dalle mostre d'arte
africana a cui aveva partecipato. Il pittore si rifà all'arte di Gauguin e al
primitivismo, cioè la ricerca della purezza primitiva in una società che è
sempre alla ricerca della bellezza.

DAGH
GUERNICA
Guernica è uno dei capolavori di Pablo Picasso. Uno dei tanti straordinari quadri
che ha regalato alla storia dell’arte, benché molti non siano universalmente
conosciuti come questo. Il quadro ritrae e simboleggia l’efferatezza della guerra e
in particolare del primo bombardamento della storia dell’umanità: quello della città
di Guernica. Da qui deriva il nome del quadro. Essa fu la prima città a subire un
bombardamento aereo durante la Guerra civile spagnola, il 26 aprile del 1927.
Tale bombardamento eseguito dall’aviazione tedesca, alleata dei franchisti, colpì
pesantemente la popolazione. L’evento lasciò l’opinione pubblica sgomenta di
fronte ad una tale atrocità. Picasso decise di descrivere questo episodio dipingendo
un quadro di ampie dimensioni: tre metri e mezzo di base per un’altezza di otto e
L’opera avrebbe rappresentato la Spagna all’Esposizione Universale del 1937 di
Parigi.

ZUBA
Al centro è posto un cavallo con un’espressione di pazzia e terrore e
all’interno della sua bocca c’è una bomba che deve ancora esplodere. La
scena è carica di tensione come se quello che sta accadendo accade con una
lentezza infinita ma implacabilmente accade.
A sinistra c’è la testa di un toro che simboleggia la Spagna ferita da questo
ignobile attacco; poi vi sono corpi di donne, uomini e bambini contorti e
massacrati dalle esplosioni.
A terra disteso vi è anche un uomo con una spada spezzata a simboleggiare la
fine della guerra in cui i soldati si scontravano contro i loro nemici in un leale
confronto e sottolineando quindi l’inizio di una guerra che avrebbe colpito
popolazioni inermi con armi di distruzione di massa.

FASTO
3)FUTURISMO
Il Futurismo nacque ufficialmente nel 1909 con la pubblicazione sul «Figaro»
del Manifeste du Futurisme, redatto dallo scrittore Filippo Tommaso
Marinetti (1876-1944). Per certi versi il Futurismo fu il più politicizzato dei
movimenti d’Avanguardia; non rinnegava come gli altri movimenti la filosofia
positivista, anzi ne esaltava i traguardi e sosteneva il fronte bellico con energia ed
esaltazione. Nel Manifesto redatto da Marinetti, si celebrava infatti il culto del
coraggio e dell’audacia, l’amore del pericolo, il mito della velocità e soprattutto si
incitava il pubblico alla lotta contro il passato: «noi vogliamo distruggere i musei, le
biblioteche, le accademie d’ogni specie», era il proclama di Marinetti.

CENGIA
La città che sale, del 1910, è considerato il primo capolavoro pienamente futurista di
Boccioni. Preceduto da una serie di bozzetti, e inizialmente intitolato Il lavoro,
rappresenta un’ulteriore riflessione sul tema del mondo urbano.
Per dipingere quest’opera, Boccioni prese spunto dal cantiere di una centrale
termoelettrica di Milano e visitò diverse zone industriali della città, dove realizzò
disegni e schizzi a penna e matita. Il progresso industriale, tanto amato dai pittori futuristi
è qui rappresentato dalla costruzione della centrale elettrica. Umberto Boccioni con La città
che sale celebra la crescita industriale della periferia milanese. I tram che passano
velocemente, le case in costruzione e, sul fondo, le ciminiere delle fabbriche che producono.
In primo piano nulla è fermo.

DAGH
4) ASTRATTISMO
Nel 1911 Vasilij Kandinskij e Franz Marc fondarono a Monaco il movimento Der
Blaue Reiter (in tedesco, ‘Il Cavaliere azzurro’), attivo fino al 1916. Questi due artisti,
aprendo la stagione dell’Astrattismo, rifiutarono la rappresentazione della realtà e
orientarono la loro ricerca in una direzione “non-figurativa”, ricercando la forma
pura. Le ricerche dell’arte astratta proseguirono in Olanda, con il Neoplasticismo,
fondato fra gli altri da Piet Mondrian nel 1917 e attivo sino al 1925. Questo
movimento sostenne la necessità di un astrattismo rigorosissimo, basato sull’uso
esclusivo di rette ortogonali in combinazione con il bianco, il nero e i colori primari.

ZUBA
IL CAVALIERE AZZURRO
Ne “Il cavaliere azzurro” del 1903 Kandisky dipinse un cavaliere con il
mantello azzurro, che attraversa, su un cavallo bianco, un prato variopinto nel
quale sembra quasi confondersi fra i tocchi numerosi di colore verde e giallo,
che in alcuni punti diventa arancio.
Nella parte alta del dipinto chiudono la composizione una fila di alberi
svettanti e un angolo di cielo azzurro con delle nuvolette bianche che lo
attraversano. In questo dipinto ci si perde nell’immenso prato colorato di
verde e si diventa partecipi dell’avventura del cavaliere. Proprio delle
avventure dei cavalieri medievali Kandinsky era innamorato. I cavalieri che
combattevano il male e affrontavano le prove più ardue.
FASTO
Per Kandinsky il cavaliere diventa il simbolo della lotta fra bene e male, del trionfo
dell’età dello spirito sul materialismo. L’artista, a cui da bambino piaceva molto
cavalcare, intendeva anche il rapporto cavallo-cavaliere come una simbiosi
perfetta: “Il cavallo trascina l’artista con forza e velocità, ma il cavaliere guida il
cavallo. Il talento trascina l’artista, ma l’artista conduce il suo talento”, così
diceva il pittore.

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