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Il Realismo è una corrente che caratterizza l’arte figurativa e la letteratura della seconda
metà dell’Ottocento. Lo scopo è quello di riprodurre la realtà in modo oggettivo, razionale e
impersonale, perché è nella realtà che ritroviamo la verità delle cose.
Due concetti fondamentali di questo periodo sono il vero e la pittura en plein air: il vero
poichè si tende a raffigurare la realtà come è oggettivamente, senza rifarsi alla mitologia
classica o alla storia; la pittura all’aria aperta invece, perché permette di rappresentare il
paesaggio così come si presenta ai loro occhi, in opposizione alla veduta classicista e
idealizzante.
In questo periodo si punta a raccontare la vita delle classi sociali più umili per proporre
un’arte che contribuisca a cambiare e migliorare la società.
MILLET
Cresciuto in una famiglia di contadini benestanti della Nor-mandia, Jean-François Millet si
trasferì a Parigi a ventuno. anni per dedicarsi alla pittura. Più tardi, nel 1849, si stabilì a
Barbizon, dove dipinse scene di vita nei campi fino alla fine dei suoi giorni. Le sue opere si
distinguono da quelle degli altri barbizonniers per l'interesse rivolto alla figura umana e al
lavoro in campagna, che l'artista rappresentò con oggettività, cercando di conferire dignità e
sacralità anche ai soggetti
più umili.
LE SPIGOLATRICI
GUSTAVE COURBET
Gustave Courbet è uno dei massimi esponenti del Realismo ottocentesco. Nasce a Ornans,
nella Francia orientale, nel 1819. Proviene da un’agiata famiglia di proprietari terrieri.
Dopo aver frequentato l’Accademia di Besançon, a 20 anni si trasferisce a Parigi, dove
frequenta corsi d’arte e studia i capolavori del Louvre, in particolare i maestri del ‘600.
Espone alcune opere giovanili, che rivelano una particolare abilità nella resa dei contrasti di
luce e ombra. Nel 1848, a febbraio, per la difficile situazione economica in cui versa la
Francia, esplode un’insurrezione popolare a Parigi, seguita da una sanguinosa repressione.
Courbet, che assiste con partecipazione a questi eventi, concepisce l’idea di un’arte che
racconti la realtà sociale del suo tempo. Dedica quadri di grandi dimensioni a soggetti umili,
tradizionalmente esclusi dalla pittura ufficiale, come operai e contadini al lavoro o presi in
momenti qualunque della loro vita quotidiana.
Nel 1855 Courbet espone le sue opere più importanti in una sede da lui stesso allestita, il
Padiglione del Realismo. In quell’occasione pubblica un testo in cui spiega le sue scelte
artistiche: dichiara di voler fare un’arte viva, attuale, che sia efficace espressione del suo
tempo. Il realismo di Courbet contrasta con i canoni tradizionali che ancora prevalgono a
metà Ottocento. Gran parte della critica contesta la sua pittura considerandola rozza e
volgare.
Nel 1870 l’artista partecipa all’insurrezione da cui nasce la Comune di Parigi, un governo
popolare nel quale Courbet è delegato per le Belle Arti. Dopo il fallimento della Comune,
Courbet sconta sei mesi di prigione. Uscito dal carcere si trasferisce in Svizzera, dove
trascorre il resto della sua vita dipingendo in solitudine. Tutti i suoi beni sono confiscati dallo
stato Francese, che lo ritiene colpevole di aver abbattuto la Colonna Vendôme, monumento
simbolo dell’impero napoleonico. Courbet muore in Svizzera nel 1877.
UN FUNERALE AD ORNANS
GIOVANNI FATTORI
L'esponente più importante dei macchiaioli è Giovanni Fattori (1825-1908), formatosi in
ambito romantico presso la scuola libera del nudo dell’Accademia di Firenze.
Per Fattori fu importante la frequentazione di Diego Martelli, altro macchiaiolo, che fu un
punto di riferimento culturale per tutto il gruppo per la sua consapevolezza critica e per i suoi
contatti con le ricerche più avanzate della cultura impressionista francese.
IL PERGOLATO