Il Realismo è un movimento che sorge nella seconda metà
dell’Ottocento quando il romanticismo cominciò a mostrare qualche cedimento ed ha come culla la Francia dove gli artisti scelsero una maggiore adesione alla realtà sociale del proprio tempo ed è quella corrente artistica figurativa il cui scopo è quello di riprodurre, quanto più fedelmente possibile, i soggetti sulla tela. Sul piano culturale ci fu infatti l’affermazione della nuova mentalità del POSITIVISMO che introduceva elementi di pensiero nuovi; inoltre il grande sviluppo scientifico e tecnologico, che si stava svolgendo in quegli anni, produsse una nuova fiducia nei mezzi del progresso, della scienza e della razionalità umana. Fu una novità che diede un duro colpo a quella mentalità tipicamente romantica che prediligeva una forma di pensiero basata sull’emozione, sul sentimento, sulla religione e, in alcuni casi, anche sull’irrazionalità. In ambito sociale ed economico si cominciarono a sentire sempre più gli effetti della Rivoluzione industriale: l’abbandono dell’artigianato e dell’agricoltura determinò una notevole riconversione sociale da parte di classi di popolazione che si riversarono sul settore delle industrie. I problemi di questo fenomeno furono l’inurbamento eccessivo delle città e il peggioramento delle condizioni di vita delle classi del proletariato urbano. La caratteristica principale di questa corrente è quindi il desiderio di rappresentare fedelmente la realtà; questa scelta ha tuttavia un preciso significato culturale e ideologico ovvero rappresentare la vera condizione di vita delle classi lavoratrici senza nessuna trasfigurazione che mascherasse i reali problemi sociali. Per questo motivo vengono rifiutati i modelli classici e romantici che tendevano a rappresentare solamente gli aspetti positivi della realtà. COURBET (1819-1877) Courbet si definisce un “Comunardo”, amico dei socialisti utopisti. Lui aveva deciso che l’arte doveva avere uno scopo sociale e ciò non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato il positivismo. A differenza dei suoi contemporanei che consideravano l’arte il luogo nobile di fatti epici e grandiosi, propose quadri i cui soggetti erano gente povera, semplice, brutta. Questa scelta ebbe un effetto provocatorio e polemico proprio perché aveva l’obiettivo di imporre al suo pubblico, costituito dai grandi borghesi, la descrizione di quelle sofferenze delle classi inferiori, la cui colpa era socialmente imputabile proprio agli interessi della grande borghesia. Questo diverso contenuto ideologico delle opere di Courbet, ovvero la rappresentazione della realtà come denuncia sociale, non ricevette una accettazione entusiastica tanto che all'Esposizione Universale del 1855, si vede rifiutare alcune sue opere. Allestisce allora il “Padiglione del Realismo” in cui raccoglie le opere più significative, ponendo con tale impresa per la prima volta l'accento sull'autonomia dell'arte. La sua attività di artista iniziò intorno al 1840 a Parigi con opere di ispirazione romantica. La svolta realista avvenne intorno al 1848 anno in cui, con la rivoluzione di febbraio, la Francia proclamò la seconda repubblica. Da quel momento Courbet iniziò a realizzare quadri di grandi dimensioni con figure monumentali ma che rappresentavano persone comuni prese in situazioni del tutto ordinarie; con queste sue opere egli si pone in polemica non solo con il romanticismo, ma anche con la cultura ufficiale dell’impero di Napoleone III, con la borghesia capitalista e con l’Accademia delle Belle Arti e fu proprio per questi contenuti innovativi che la maggior parte dei suoi dipinti fecero scandalo. Parallelamente alla mercificazione dell’opera e dell’arte che ha luogo nelle fiere e come stile quello “POMPIER” si sviluppano nella seconda metà dell’800 i salon: esposizioni periodiche di pittura e scultura, che si svolgevano a Louvre di Parigi. Nel 1881 si svolge l’ultimo Salon che verrà sostituita da esposizioni organizzate da associazioni di artisti: l’opera d’arte da strumento di educazione pubblica alla bellezza diventa a tutti gli effetti un prodotto sottoposto alle leggi di mercato. Si forma così un circuito di gallerie private dove l’arte da vedere diventa arte da vendere.
L’ATELIER DEL PITTORE
L'atelier del pittore, dipinto da Courbet nel 1854-55 è un'altra opera enorme, molto impegnativa, che ha richiesto all'artista parecchi studi preparatori. Il dipinto ha uno sviluppo orizzontale e si presenta come la veduta di un interno. Lo sfondo, velato dalla penombra, appare neutro e porta lo sguardo in primo piano. La scena si apre su un grande studio, affollato di personaggi, con dimensioni al naturale, ad ognuno di loro Courbet affida un ruolo di metafora e un significato particolare. L'artista si rappresenta al centro mentre dipinge un paesaggio, come era solito fare nella natia Ornans. Il suo lavoro viene osservato con attenzione da una modella nuda e da un bambino: due immagini simboliche della verità, fonte di ispirazione della sua pittura. Il bambino che osserva è una traduzione quasi letterale che sta a significare: "guardare il mondo con gli occhi di un bambino", cioè con innocenza e in modo obiettivo, senza alcun criterio di giudizio. La modella nuda è invece un riferimento classico alla figura allegorica della Nuda Verità, come viene tradizionalmente rappresentata nella pittura fin dai secoli precedenti. Il nudo femminile è anche riferito all'opera di Rembrandt, uno dei maestri a cui si ispira la pittura di Courbet. Ma la descrizione spietata del corpo femminile fatta da Courbet sottolinea anche l'aspetto scomodo, perché non sempre gradevole, del vero. Inoltre la presenza degli abiti in primo piano e del telo tenuto in mano dalla modella si riferiscono al tema del "disvelamento". Tutti gli altri personaggi sono divisi in due gruppi, disposti a sinistra e a destra del pittore. Sulla sinistra sono rappresentati tutti personaggi definiti da Courbet come "la gente che vive della morte", intendendo come persone legate alle passioni e ai bisogni puramente materiali. Sono riferimenti diretti alla realtà sociale, alle sue miserie e alle sue necessità, ma anche portatori di significati allegorici: il rabbino indica la religione, ma anche l'emarginazione sociale riferita agli ebrei. Il bracconiere con i cani rinvia allo svago, ma è rappresentato mentre guarda in basso, dove ci sono uno strumento musicale, un cappello piumato e un pugnale: simboli di un Romanticismo ormai superato. Il mercante è il simbolo del commercio, ma allude anche all'attaccamento ai beni materiali, all'avidità. La prostituta allude al vizio e alla degradazione morale. Il pagliaccio è riferito al teatro, ma anche al trucco, alla maschera intese come indici di falsità. La madre irlandese, seduta a terra mentre allatta un bambino, è uno dei simboli più drammatici. Allude alla grave crisi economica e sociale che aveva travolto l'Irlanda in quegli anni, e diventa un simbolo di miseria. Sullo sfondo c'è anche una statua di san Sebastiano, che rappresenta l'arte accademica. Ha una posa innaturale perché Courbet detestava le sue regole false e soffocanti. A destra ci sono tutti gli amici e i sostenitori di Courbet, da lui definiti come "la gente che vive della vita" intendendo persone vive intellettualmente, la vita a cui si riferisce Courbet è soprattutto una vita spirituale. Seduto sul tavolo Baudelaire che legge è il rappresentante della poesia. I due visitatori sono le personificazioni della mondanità e del buon gusto. Il bambino disteso a terra che disegna è metafora dell'apprendimento, ma è anche indice di un approccio all'arte libero da condizionamenti, quindi "anti-accademico". I due innamorati sono un diretto riferimento all'amore, inteso in senso universale. L'uomo seduto che osserva il pittore è lo scrittore Champfleury, autore di un saggio sul Realismo, e simbolo della prosa. Più indietro, verso lo sfondo, si trova Proudhon, filosofo anarchico che ha avuto una forte influenza sul pensiero politico e rivoluzionario di Courbet, rappresenta la filosofia. Promayet con il suo violino in mano, rappresenta la musica. Da punto di vista tecnico, il trattamento della materia pittorica è molto vario, si notano ampie superfici vuote, ora levigate da una stesura leggera e distesa, ora dense di colore grumoso, trattato con la spatola. Courbet ha lavorato alcune zone del dipinto a macchie, in una sorta di trattamento compendiario, e in altre si concentra su particolari resi con minuzia e precisione, come il gatto, il cane, lo scialle della donna a destra, ecc. Nell'insieme il dipinto si compone di una gamma scura di colori, su cui si accendono alcune macchie più pure e luminose. La luce è diffusa e attenuata, ma una vera fonte non si lascia identificare, rimane un po' misteriosa. Lo spazio è descritto sommariamente, accennato, prevale piuttosto un'atmosfera sospesa e poetica che suggerisce la rappresentazione simbolica. Nel quadro ci sono tutti i generi appartenenti alla pittura di Courbet: paesaggio, ritratto, natura morta, vedute d'interni, animali. Il quadro, presentato all'esposizione universale di Parigi del 1855, venne rifiutato dalla giuria: così Courbet decise di organizzare in proprio una mostra personale in un Padiglione del realismo, esponendo questo e altri suoi dipinti.
SIGNORINE SULLA RIVA DEL SENNA 1857
Courbet fece molti bozzetti prima di dipingere, è una pittura veneziana, che rimanda a quella di Tiziano del 500.Courbet presentò il quadro al Salon del 1857 e in quell’occasione fu duramente criticato: si contestò all’artista di attirare l’attenzione con soggetti di cattivo gusto. In effetti, l’artista era ben consapevole dell’effetto suscitato da opere ritenute “sconvenienti” ed è probabile che questo interesse fosse alla base della sua provocatoria presentazione al Salon. Fanciulle sulle rive della Senna mostra due giovani donne elegantemente abbigliate, distese per riposarsi sul prato all’ombra degli alberi che si affacciano sulle rive della Senna. Le due giovani ragazze sono due cittadine venute in riva alla Senna per rinfrescarsi dalla calura sotto le fronde delle querce. La loro posa, soprattutto quella della donna in primo piano, fu giudicata sconveniente in quanto scomposta, indecorosa e inadatta per due membri della buona borghesia del tempo. In effetti, qui la critica ha intravisto un atteggiamento lascivo tenuto solitamente nascosto durante le occasioni ufficiali e che viene adesso smascherato dall’artista. La ragazza vestita con l’abito bianco sembra solo in apparenza dormire: ella è, infatti, appisolata, ma l’occhio è solo socchiuso per osservare lo spettatore. La seconda donna indossa un abito rosso e tiene ancora in mano un bouquet floreale, la testa è coperta da un cappello e il suo sguardo è rivolto lontano. Dietro la ragazza col cappello c’è ormeggiata a riva una barca piena di oggetti. Durante il Modernismo e il Positivismo ci furono state diverse esposizioni (Expo 1851) per rappresentare il progresso, in particola Parigi rappresenta la modernità