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“Chi dice romanticismo dice arte moderna, cioè intimità, spiritualità, colore,
aspirazione con tutti i mezzi presenti nelle arti.”
Charles Baudelaire
L’autoritratto
Francesco Hayez
Ingres, Jean-Auguste-Dominique.
Pittore francese. Frequentò dapprima l'accademia di Tolosa, poi lo studio di David a
Parigi. Si recò a Roma nel 1806, rimanendo in Italia 18 anni: qui mirò a raggiungere
una suprema purezza formale piuttosto che una grandiosità di effetto. Sono di questo
periodo molti ritratti, tra cui quello del pittore Granet, di Bartolini e di Madame de
Senonnes; alcuni stupendi nudi femminili, quali La grande bagnante (1807) e La
grande odalisca (1808); molti disegni e ritratti a punta d'argento, di straordinaria
finezza. Il voto di Luigi XIII (1824), poi, rivelò l'originalità e la grandezza dell'artista.
Nell'arte di Ingres si vede l'opposto del romanticismo di Delacroix. Il contrasto tra le
due tendenze, quale si riflette negli scritti critici di Baudelaire, si concreta nell'antitesi
tra il disegno e il colore, cioè tra elemento intellettuale ed elemento passionale. Ma se
il disegno è il fatto predominante, l'arte di Ingres non è mai fredda o accademica: egli
non rifiuta la passione, il sentimento, il richiamo dei sensi, ma li esprime attraverso
una perfetta chiarezza della forma e della composizione. Solo in questo senso l'arte di
Ingres può dirsi tradizionalista, in quanto appartiene alla tradizione della cultura
francese. I suoi ritratti sono intensamente caratterizzati, anche se il personaggio è
idealizzato; i suoi nudi sono pieni di sensualità anche se l'immagine si conclude in un
puro ritmo lineare e in una perfetta, quasi astratta plasticità; persino le grandi
composizioni (Apoteosi d'Omero; Martirio di S. Sinforiano; Apoteosi di Napoleone;
Gesù tra i dottori), pur nella saldezza costruttiva della composizione, rivelano un'alta
drammaticità. Nel 1825 viene eletto membro dell'Istituto e direttore dell'Accademia
di Francia a Roma (1834-41), Ingres esercitò una profonda influenza sulla pittura
francese (Montauban 1780 - Parigi 1867).
Turner, Joseph Mallord William.
Pittore e incisore inglese. Il suo estro artistico si rivelò molto presto; all'età di 14
anni, fece ingresso nelle scuole della Royal Academy, dove studiò fino al 1793. Con
l'Accademia Turner conservò un solido rapporto (ne fu membro dal 1799 e più volte
professore di prospettiva dal 1807). Nella sua formazione, in cui ebbe un ruolo
centrale la tradizione paesaggistica inglese, non mancarono legami con figure già
immerse nella sensibilità preromantica, a cominciare dai suoi mecenati, W. Beckford
e R.C. Hoare. Durante i suoi numerosi viaggi, che lo condussero anche a Parigi, in
Svizzera e in Italia, ebbe modo di tradurre in schizzi, dipinti a olio e ad acquerello
l'osservazione dei paesaggi naturali. Nelle sue opere giovanili si colgono in
particolare gli influssi di R. Wilson, C. Lorrain, N. Poussin, della pittura olandese di
paesaggio. Nel repertorio di Turner non mancarono scene di soggetto storico e di
genere, anche se continuò a prediligere i quadri di paesaggio. La cifra della sua arte,
infatti, è data dalle continue ricerche sul colore e sui contrasti di luce, guidate
dall'intento di condurre la pittura paesaggistica ai più alti esiti; fondamentale è in
questo senso il Liber studiorum (1807-19), costituito da centinaia di disegni (non tutti
trasferiti in incisioni), in cui trovano organica espressione le diverse articolazioni
della pittura paesaggistica (montana, marina, pastorale, ecc.). Un altro aspetto saliente
dell'esperienza artistica di Turner è il tentativo di conferire alla pittura ad acquerello
espressività e duttilità simili a quelle della pittura a olio. La sua produzione,
caratterizzata da forti accenti evocativi, non ha incontrato il consenso dei
contemporanei, ma ha ricevuto successivamente apprezzamenti dai pittori
impressionisti e dagli espressionisti. Tra le sue opere: La quinta piaga d'Egitto (1800),
Annibale passa le Alpi (1812), Tormenta di neve sul mare (1842), Pioggia, vapore,
velocità (1844) (Londra 1775-185