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Il Romanticismo

“Chi dice romanticismo dice arte moderna, cioè intimità, spiritualità, colore,
aspirazione con tutti i mezzi presenti nelle arti.”
Charles Baudelaire

Il Romanticismo scuote l’Europa all’inizio dell’Ottocento e lo accompagna nella sua


storia per alcuni decenni. La varietà delle manifestazioni artistiche di tale fenomeno è
altrettanto grande e inevitabile proprio per le caratteristiche di base indicate da
Baudelaire, che individua una motivazione per così dire ambientale nel diverso modo
di affrontare la pittura e in particolare i colori. L’entrata in uso del termine
Romanticismo non si lega a un evento specifico. Sul piano etimologico l’origine del
termine viene ricondotta alla parola romantic, derivata a sua volta da romance, con
cui si indicava un romanzo cavalleresco medievale.
Nei primi decenni del secolo la sommossa romantica inizia a diffondersi sui più
tranquilli versanti italiani, raccolta da Francesco Hayez, Massimo D’Azeglio e
Giovanni Carnovali detto il Piccio senza però produrre casi limite. La presenza di
molti studiosi stranieri a Roma agevola certamente i contatti e la circolazione delle
nuove idee.Altri artisti, a decine, si susseguono tra le pareti dell’ Accademia di
Francia di Villa Medici o hanno preso in affitto stanze e mansarde per poter studiare i
capolavori e il paesaggio italiani.
Tra gli stranieri che soggiornano a Roma c’è anche Joseph Mallord William Turner,
che dal 1815 percorre mezza Europa , visitando Francia, Germania e Svizzera; riparte
dall’Italia nel 1820, l’anno del centenario della morte di Raffaello, celebrato in
quadro appena terminato che espone all Royal Academy. La tela è un omaggio
all’Italia, ai suoi monumenti di ogni secolo e al cielo azzurro.
La figura dell’eroe non viene creata dai romantici, ma intorno a essa si svolge l’intera
sequenza di trasformazioni subite sia dal concetto in sé che dalla sua artistica. È senza
dubbio Napoleone a rilanciare su larga scala l’immagine dell’eroismo quale simbolo
autocelebrativo diffuso mediante una perfetta politica propagandistica, che separa e
riunisce passato e futuro, affinando la costruzione del mito napoleonico sia all’arte
classica guidata da Jacques-Louis David, sia alle prime manifestazioni di un’arte
nuova presente nei dipinti dei suopi allievi come Jean-Antoine Gros, Pierre-Narcisse
Guerin, Anne-Louis Girodet de Roucy- Troison.Da un lato napoleone si avvale della
carica di ufficiale che asseconda l’opinione del grande pubblico, dall’altra parte opta
per l’esaltazione delle virtù e dei più forti impatti emotivi attraverso un’iconografia
rinnovata.
L’artista romantico

È proprio in epoca romantica che emergono le contraddizioni connesse a una mutata


condizione sociale dell’artista. Da un lato la direttive della Restaurazione riguardanti
la gestione e la conservazione delle opere d’arte ribadiscono per esempio l’esclusiva
dipendenza degli artisti dalla Corona; dall’altro l’affermazione sociale e le nuove
consapevolezze imprenditoriali acquisite dalla borghesia, classe sociale alla quale
appartengono gran parte degli artisti, aprono a rapporti più flessibili e personalizzati
con il mercato, il pubblico e la committenza. per alcuni questo può anche significare
un allontananmento temporaneo dal presente per rifugiarsi in un passato non troppo
lontano, diversamente indagato, e di un immaginario variamente articolato, inclusivo
della componente onirica e visionaria.

L’autoritratto

La pratica dell’autoritratto pittorico, che ha una particolare diffusione a partire dal


Settecento, assume una certa rilevanza nel xix secolo anche per l’impegno assunto
dagli artisti nell’autopromuoversi. né si registrano flessioni significative di tale
produzione con l’avvento della fotografia, se non per coloro che mostrano di avere
già dimestichezza con il nuovo mezzo. il ritratto di se stessi è infattiun documento
testimoniale e celebrativo che l’artista dell’Ottocento riconosce come possibilità
aggiuntiva per mostrare un’acquisita indipendenza professionale, per farsi conoscere
e propagandare i propri ideali estetici. È inoltre una restituzione consapevole di un
personale sguardo sulla realtà attraverso una tecnica familiare (i mezzi pittorici), oltre
che un ribaltamento obliquo, sul limite della superficie del quadro, della propria
immagine riflessa dallo specchio piano. Per motivi analighi tali saggi di abilità
introspettiva interessano collezionisti e committenti che ne fanno esplicita richiesta ai
loro protetti; istituzioni storiche come gli Uffizi perpetuano la tradizione avviata dal
cardinale Leopoldo de’ Medici nel 1664, richiedendo a noti artisti ottocenteschi il
loro autoritratto, per una storia della pittura e a memoria dei loro meriti, Spesso, nella
prima metà del secolo, avveniva lo scambio di ritratti tra artisti legati da amicizia
reciproca, appartenenti a uno stesso entourage. In alcuni casi, può accadere che di
uno steesso soggetto siano eseguite varie versioni, a conferma dell’importanza del
soggetto ritratto e dell’efficacia della originaria immagine pittorica.
Francesco Hayez, il bacio, 1859.

Francesco Hayez

Pittore italiano. Frequentò inizialmente l'Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la


guida di Matteini, Querena e Maggiotto. Nel 1808 vinse un concorso che gli diede la
possibilità di soggiornare a Roma, dove entrò nell'area di influenza di Canova, col
quale lavorò inizialmente in intimo contatto. Dopo alcune prove giovanili, Hayez si
dedicò ad opere più impegnative conseguendo nel 1812 il Gran Premio istituito
dall'Accademia di Brera. Nel 1822 divenne assistente di Sabatelli all'Accademia di
Brera e gli successe nel 1850. La prima produzione di Hayez denuncia influenze neo-
classiche. Un più felice ciclo fu inaugurato proprio da quel Pietro Rossi (1820) che
suscitò enorme ammirazione nei circoli intellettuali e liberali milanesi,
entusiasmando tra gli altri Mazzini. Hayez può senza dubbio essere considerato il
capo della corrente romantica italiana che aveva in Milano il maggiore centro di
diffusione. Della ricca produzione di Hayez a tematica storica citiamo: Il Conte di
Carmagnola, Vittor Pisani, I Vespri Siciliani, La sete dei Crociati, Marin Faliero, e il
celebre Bacio. Comunque la critica non esita a preferire, a questa produzione di
quadri a soggetto storico, quell'altra produzione di ritratti dei maggiori personaggi
dell'epoca. Manzoni, Rosmini, D'Azeglio, Rossini, Cavour, Cattaneo, Berchet,
Grossi, Lattuata sono stati ritratti da Hayez con notevolissima penetrazione
psicologica e offrono pienamente lo specchio di quella classe aristocratica lombarda
che per una generazione rappresentò l'avanguardia intellettuale italiana. Citiamo tra le
opere migliori dell'artista due tele isolate, la Bersabea e l'Odalisca e tra le poche
nature morte Fiori alle finestre dell'Harem, considerata l'opera più notevole della sua
tarda maturità (Venezia 1791 - Milano 1882).

Ingres, Jean-Auguste-Dominique.
Pittore francese. Frequentò dapprima l'accademia di Tolosa, poi lo studio di David a
Parigi. Si recò a Roma nel 1806, rimanendo in Italia 18 anni: qui mirò a raggiungere
una suprema purezza formale piuttosto che una grandiosità di effetto. Sono di questo
periodo molti ritratti, tra cui quello del pittore Granet, di Bartolini e di Madame de
Senonnes; alcuni stupendi nudi femminili, quali La grande bagnante (1807) e La
grande odalisca (1808); molti disegni e ritratti a punta d'argento, di straordinaria
finezza. Il voto di Luigi XIII (1824), poi, rivelò l'originalità e la grandezza dell'artista.
Nell'arte di Ingres si vede l'opposto del romanticismo di Delacroix. Il contrasto tra le
due tendenze, quale si riflette negli scritti critici di Baudelaire, si concreta nell'antitesi
tra il disegno e il colore, cioè tra elemento intellettuale ed elemento passionale. Ma se
il disegno è il fatto predominante, l'arte di Ingres non è mai fredda o accademica: egli
non rifiuta la passione, il sentimento, il richiamo dei sensi, ma li esprime attraverso
una perfetta chiarezza della forma e della composizione. Solo in questo senso l'arte di
Ingres può dirsi tradizionalista, in quanto appartiene alla tradizione della cultura
francese. I suoi ritratti sono intensamente caratterizzati, anche se il personaggio è
idealizzato; i suoi nudi sono pieni di sensualità anche se l'immagine si conclude in un
puro ritmo lineare e in una perfetta, quasi astratta plasticità; persino le grandi
composizioni (Apoteosi d'Omero; Martirio di S. Sinforiano; Apoteosi di Napoleone;
Gesù tra i dottori), pur nella saldezza costruttiva della composizione, rivelano un'alta
drammaticità. Nel 1825 viene eletto membro dell'Istituto e direttore dell'Accademia
di Francia a Roma (1834-41), Ingres esercitò una profonda influenza sulla pittura
francese (Montauban 1780 - Parigi 1867).
Turner, Joseph Mallord William.
Pittore e incisore inglese. Il suo estro artistico si rivelò molto presto; all'età di 14
anni, fece ingresso nelle scuole della Royal Academy, dove studiò fino al 1793. Con
l'Accademia Turner conservò un solido rapporto (ne fu membro dal 1799 e più volte
professore di prospettiva dal 1807). Nella sua formazione, in cui ebbe un ruolo
centrale la tradizione paesaggistica inglese, non mancarono legami con figure già
immerse nella sensibilità preromantica, a cominciare dai suoi mecenati, W. Beckford
e R.C. Hoare. Durante i suoi numerosi viaggi, che lo condussero anche a Parigi, in
Svizzera e in Italia, ebbe modo di tradurre in schizzi, dipinti a olio e ad acquerello
l'osservazione dei paesaggi naturali. Nelle sue opere giovanili si colgono in
particolare gli influssi di R. Wilson, C. Lorrain, N. Poussin, della pittura olandese di
paesaggio. Nel repertorio di Turner non mancarono scene di soggetto storico e di
genere, anche se continuò a prediligere i quadri di paesaggio. La cifra della sua arte,
infatti, è data dalle continue ricerche sul colore e sui contrasti di luce, guidate
dall'intento di condurre la pittura paesaggistica ai più alti esiti; fondamentale è in
questo senso il Liber studiorum (1807-19), costituito da centinaia di disegni (non tutti
trasferiti in incisioni), in cui trovano organica espressione le diverse articolazioni
della pittura paesaggistica (montana, marina, pastorale, ecc.). Un altro aspetto saliente
dell'esperienza artistica di Turner è il tentativo di conferire alla pittura ad acquerello
espressività e duttilità simili a quelle della pittura a olio. La sua produzione,
caratterizzata da forti accenti evocativi, non ha incontrato il consenso dei
contemporanei, ma ha ricevuto successivamente apprezzamenti dai pittori
impressionisti e dagli espressionisti. Tra le sue opere: La quinta piaga d'Egitto (1800),
Annibale passa le Alpi (1812), Tormenta di neve sul mare (1842), Pioggia, vapore,
velocità (1844) (Londra 1775-185

Friedrich, Caspar David.


Pittore tedesco. Si dedicò soprattutto alla pittura paesaggistica, arricchita nella sua
produzione da motivi e significati nuovi rispetto alle concezioni pre-romantiche. La
sua opera si colloca come intermedia tra la crisi del neoclassicismo e le prime
manifestazioni del purismo e del naturalismo. Tra le sue più significative
realizzazioni: Croce tra le montagne, che alimentò vivaci polemiche, Cacciatore nel
bosco, Due uomini che contemplano la luna, La grande chiusa presso Dresda, Le
tappe della vita. La produzione di F. influenzò notevolmente quella di Munch e
Hodler (Greifswald, Pomerania 1774 - Dresda 1840).

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