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Lezione 1
Nella periodizzazione dell’arte fra seconda metà dell’800 e la prima metà del
‘900 ci sono molti studiosi che trovano il punto di frattura nell’impressionismo,
mentre altri ritengono che sia nel post-impressionismo
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Charles Baudleire, nel 1846 a conclusione di una delle sue critiche al Salon di
Parigi (centro del sistema artistico dell'800 fino all'età degli impressionisti, la
sua peresenza ha fatto si che si creasse un vero e proprio genere critico, in
quanto tutti i grandi critici finivano per misurarsi con il Salon - Diderot,
Teophile Gautier, Huysmans, molti dei grandi scrittori francesi sono anche dei
critici d'arte) dice che non c'è solo l'eroismo degli antichi, ma anche l'eroismo
della vita moderna e di questo l'arte figurativa deve parlare
Il primo in Francia a trattare in arte i temi della vita moderna è Manet e gli
impressionisti lo seguiranno. I temi dell'impressionismo infatti sono in larga
parte temi della vita moderna.
Monet, che era stato uno dei più fedeli su questa linea tematica, dalla fine degli
anni '70 dell'800 (quando l'impressionismo è ancora in pieno sviluppo) si
distacca dai temi della modernità e si distanzia anche fisicamente da Parigi.
Negli anni '80 andrà a nord, a Giverny: lui aveva già dipinto più volte la costa
normanna, Impressione sul sole nascente è un quadro dipinto da una finestra
che si apre sul porto di Loavre sull'estuario della Senna e la costa qui appare
sempre nel suo aspetto moderno, di porto commerciale/industriale. Altrimenti
dipinge il turismo, le città nuove nate per scopi puramente turistici (l'invenzione
del mare come luogo di villeggiatura).
Questo quadro invece è tutta un'altra cosa, qui dipinge la natura selvaggia con
una pennellata molto libera in cui dichiara il suo virtuosismo tecnico (ogni
pennellata ha una dimensione diversa, un carico di colore diverso - pennellata
autoriale: l'artista manifesta la sua presenza proprio mediante la condotta del
pennello).
Vi è un senso di immersione nella natura e interpretazione soggettiva della
natura che ha fatto parlare di una fase neo-romantica di Monet
1h
Lezione 2
Nel marzo 1886 arriva anche Vincent Van Gogh a Parigi e manda una lettera al
fratello Theo dicendogli che non sapeva dove andare e chedendogli di venirlo a
prendere alla stazione di Saint Lazare, dopo poche ore il fratello arriva e questo
ci fa capire che la posta poteva tranquillamente sostituire il telefono in quel
periodo
Quindi per una serie di motivi questo anno è importante e segna una svolta
Il rapporto con il Giappone però non si pone in questi termini: gli artisti
pensano che il passato dell'arte occcidentale abbia ormai perso la sua vitalità,
che non abbia più molto da dare e allora guardano altrove. Courbet inizia questo
processo guardando all'arte popolare francese, poi gli impressionisti proseguono
cercando una fonte che fosse più autentica e la trovano nell'arte del giappone
(soprattutto le xilografie) che è estremamente colorata, forte nell'invenzione
formale e che mostra un occhio nuovo, non pregiudicato dalla tradizione, che
sembra vada libero sulle cose e le descrive molto liberamente
Lezione 3
Colorimetria --> siamo in una fase di passaggio in cui ci si sta rendendo conto
che il colore e la luce sono due cose molto diverse. Se si uniscono le tre luci
fondamentali si ottiene il bianco; la sintesi delle luci si chiama sintesi additiva.
Se si uniscono i tre colori fondamentali (rosso, giallo, blu) si ottiene il grigio; la
sintesi dei colori si chiama sintesi sottrattiva perché si sottrae luce.
Blu+rosso=violetto
Giallo+rosso=arancio
Blu+giallo=verde
Mescolare i colori porta una diminuzione della luminosità di essi
Nel 1839 un chimico dei colori di nome Chevreul che lavorava nelle arazzerie
di stato/reali (Gobelin) aveva scoperto che se si mettevano in opposizione
verde/rosso, arancio/blu, violetto/giallo ossia i colori complementari, tali colori
si esaltavano l'uno con l'altro. Questa scoperta circolerà molto rapidamente
nell'ambiente degli artisti poiché Chevreul era molto legato a questo ambiente,
ci lavorava a contatto.
Il primo ad usarlo sarà Delacroix, nei dipinti murali di Saint Sulpice.
Gli impressionisti poi lo useranno continuamente, accosteranno in particolare
l'arancio con il blu e soprattutto il verde con il rosso (i papaveri di Monet)
Foglio di appunti di Seurat, una delle pochissime cose che ha lasciato scritte (a
differenza di Signac era introverso e poco comunicativo, scrive poco): ci sono
due disegni che hanno portato gli storici dell'arte a ripensare a un diagramma
che compare in un libro di Charles Blanc, il quale riproduce un disegno di un
trattato di inizio '800 scritto da un allievo di David, Humbert Giottino, intitolato
"De Superville". 17:44
…Sullo sfondo c'è una parte della Domenica d'estate alla Grande Jatte, quindi
un'autocitazione, cosa che comincia a diventare frequente, infatti lo troveremo
molto spesso in Matisse che tende a dipingere il suo studio o abitazione dentro
la quale ci sono i suoi dipinti.
Quadro di grande eleganza, ma di scarso calore, molto freddo.
Seurat studia nelle dimensioni microscopiche (Ingres invece no), i tre piccoli
quadri in cui vengono studiate una ad una le pose delle modelle erano nella
collezione di Feneon e sono stati esposti a Parigi nella mostra che ha presentato
la sua collezione (comprendeva una parte rilevante di arte africana e quadri
ottenuti grazie ai rapporti di amicizia con gli artisti e a qualche acquisto). Quei
quadri così piccoli vengono poi sviluppati nelle dimensioni monumentali di tale
dipinto, il quale è ancora più grande de la Domenica d'estate alla Grande Jatte.
Oggi si trova in una collezione a Philadelphia e fino al 1995 di questa
collezione chi non vi si era recato poteva vedere solo le foto in bianco e nero
poiché il dott. Barnes (colui che l'aveva istituita) consentiva ad alcuni l'ingresso,
ma non permetteva che le riproduzioni circolassero. Anche La Felicità di Vivere
di Matisse si trova lì. Poi però hanno avuto problemi di soldi e hanno dovuto far
circolare la collezione ('hanno portata anche a Parigi per una mostra).
I soldi di Barnes non erano proprio puliti, erano stati fatti mediante un farmaco
contro la gonorrea di cui non aveva mai preso il brevetto, venduto ad una rete
privata di venditori (cosa illegale, soprattutto per un farmaco così necessario
che preveniva la cecità del bambino nel caso di una donna incinta malata). Con
questo fatto però guadagnò molto e poi investì nell'acquisto di opere d'arte e
nella commissione ad artisti di opere come La Danza di Matisse, la versione
che si trova al Musee D'Art Moderne De La Ville a Parigi. Quell'opera doveva
essere per la sua biblioteca, ma Matisse aveva sbagliato le misure e Barnes,
furioso, gliela fece rifare, installandone un'altra versione nella sua biblioteca
mentre questa fu donata dall'artista al museo. Questa versione è uno studio a
misure, a dimensioni reali
Le figure del dipinto di Seurat non sono dentro una spazialità coerente, ciascuna
sta in uno spazio separato, e se coesistono in uno stesso spazio non hanno le
stesse dimensioni.
Se si mette in piedi quella di destra diventa troppo più alta delle altre, le tre
figure non vanno d'accordo per quanto riguarda le proporzioni (anti-realismo di
Seurat), hanno ciascuna una propria proporzione.
Questo non è un fatto sconosciuto nella pittura francese, infatti Jean Auguste
Dominique Ingres - il più grande artista francese di primo '800 assieme a
Delacroix- da cui proviene la modella di schiena in Seurat, nel suo quadro
dipinto a Roma nel 1808 (Valpincon (valpensant) non è il luogo, ma il
collezionista che lo aveva) la figura non starà mai in piedi, ha le gambe troppo
sottili perché possano reggere il corpo. Questo avviene perché Ingres ha lo
stesso interesse di Seurat, è l'economia del quadro che deve essere credibile, i
rapporti formali, lineari e cromatici sono quelli che devono essere giusti nel
quadro e non importa che le figure siano anatomicamente credibili e in questo,
benché egli si formi nello studio di David, è molto distante da lui che dipinge
invece anatomie sempre perfettamente credibili. Ingres non espose al Salon per
20 anni proprio per questa ragione, perché le braccia di un'Odalisca erano
troppo lunghe e la schiena troppo curva.
Quindi queste sproporzioni non sono inedite nella pittura francese.
A differenza di Ingres però, la cui pittura è tutta di linee, in Seurat la linea non
c'é, è solo un contorno che si ricava dal rapporto di frizione tra aree diverse del
dipinto.
L'economia interna del dipinto è talmente forte e strutturata che impedisce
(come accade anche nei migliori quadri di Ingres) di notare a prima vista le
sproporzioni
Le modiste di Signac, si trova a Zurigo nella collezione di Burle (in cui vi sono
anche Il Suicida e Le Rondini di Manet, nonché uno studio a olio de la
Domenica d'estate alla Grnde Jatte): motivo di vita moderna, soggetto
prediletto di Degas assieme a ballerine e stiratrici, tasso di astrazione e
formalizzazione applicato in maniera più meccanica e programmatica che in
Seurat (presenza dei fogli di carta arrotolati che sono una dimostrazione di
bravura)
Clichy, quartiere a ovest di place de Pigalle, all'epoca era una periferia e Van
Gogh quando giunge a Parigi inizia a gravitare attorno a questo ambiente,
diventa amico di Signac e dipinge con lui sui bordi della Senna. Dice: << noi
siamo gli impressionisti del petit boulevard >> mentre gli impressionisti veri e
propri erano del "grand boulevard", della vita moderna dell'alta borghesia, loro
dipingevano invece la periferia urbana, i sobborghi, gli aspetti minori.
La Parigi che dipingerà Van Gogh sarà quella di Monmartre, dei mulini
trasformati in locali di ballo (Moulin de La Galette) ma anche i mulini che si
trovavano dall'altra parte della montagna, nella parte che non era ancora
dominata dal Sacre Coer, dove ci sono gli orti ed i mulini sono ancora in
funzione.
L'occhio di Seurat, di Van Gogh è quello di tutto il gruppo dell'avanguardia
francese tra il 1886 e il 1888, che ancora pratica dei soggetti di vita moderna.
Poi dal 1888 ci sarà Gauguin e si smetterà con la vita moderna per dipingere la
campagna e soggetti di carattere spesso religioso, pieni di intenso spiritualismo.
L'avanguardia neo-impressionista usa nuovi linguaggi formali per parlare della
stessa realtà o di una realtà molto simile a quella che avevano trattato gli
impressionisti. Vita moderna non più nel "grand boulevard", ma nel "piccolo
boulevard"
Quadro di Signac esposto all'ottava mostra impressionista, nella sala dei neo-
impressionisti: formalizzazione, picchiettatura sulla tela, anche se qui
sopravvivono certi fatti prospettici, è una pittura più matura e meno originale di
quella di Seurat
Eragny (luogo dove stava), quadro che ha una sua poesia nei suoi fatti di luce,
nelle nebbie e nel tramonto
Quello che Cezanne deve a Pissarro è di capire che l'intensità dell'emozione si
può tradurre in una pittura di paesaggio, nella restituzione della propria
sensazione il più fedelmente possibile perché quella sensazione è piena di
emozione. Quindi è a questo punto che diventa un pittore moderno, capace di
parlare a un pubblico più vasto rispetto a quello a cui si rivolgeva con le
fantasie erotiche (era un pittore intenso, ma dopo un po' come con tutte le
ossessioni si diventa scarsamente interessanti)
Qui si vedono i primi risultati del contatto con Pissarro, c'è un uso coerente dei
colori complementari, la pennellata si fa interrotta e campisce la superficie, in
questo periodo non c'è la vaporosità atmosferica di Renoir o Monet, ma si
trovano sempre degli oggetti che hanno una loro solidità. C'è un impianto molto
solido che si vede dale case, dal modo in cui è costruita la collinetta dietro di
esse ossia con bande orizzontali di colore, ci sono forti elementi di articolazione
formale molto scanditi, però c'è un senso atmosferico che è
Siamo nei luoghi frequentati da Daubigny, luoghi con cui erano stati a contatto i
giovani impressionisti, Pissarro essendo il più anziano di tutti aveva frequentato
direttamente quei luoghi e Daubigny come collega, come uno degli artisti della
scuola di Barbiçon.
Sia Cezanne che Pissarro non dipingono i sobborghi di Parigi, non dipingono
soggetti di vita moderna, ma prediligono soggetti di campagna, dove la natura
non è toccata dai riflessi della modernità
Nel primo piano è come se l’artista vedesse le cose dall’alto in basso e da qui
l’effetto di schiacciamento del vicolo che si addentra tra le case di Auvers. Nel
secondo piano invece è come se l’artista alzasse lo sguardo e vedesse le cose
più di taglio.
È un modo di implicare diverse prospettive e diversi punti di vista all’interno
dello stesso quadro. Questo si troverà frequentemente in Monet e Cezanne
quando si va oltre l’impressionismo, ma qui c’è precocemente questo effetto
Se si confronta con I Tetti Rossi di Pissarro, 1877, esposto alla Terza Mostra
Impressionista, si notano molti punti di tangenza: maggiore luminosità dei
quadri di Pissarro, il titolo del quadro è molto più lungo e c’è maggiore
precisione nella geografia, anche per quanto riguarda il momento della giornata
e la relativa luce, la struttura è la stessa, c’è una compattezza che non si trova
nel resto degli impressionisti.
Paragone con Le petit pont di Pissarro dello stesso anno: i due sono vicinissimi
Ci sono quadri come questo, palesemente studiati dal vivo, che traducono una
sensazione visiva esperita dal vero, ma ci sono anche quadri sempre di
campagna come La Mietitura (1876-1877) che con l’osservazione del vero non
hanno nulla a che fare. Nello stesso momento Cezanne conduce delle ricerche
sul paesaggio che da un lato si confrontano direttamente con la realtà visiva,
dall’altro si confrontano con il genere storico del paesaggio.
Qui ad esempio riprende il mondo di Bruegel e della pittura di genere olandese
del ‘500/‘600 e non ha niente a che fare con la realtà osservata. Un altro
possibile paragone è quello con Poussin e capiamo che abbiamo a che fare con
la storia dell’arte e non con la sensazione visiva
1874 Bagnanti
C’è la figura dell’ermafrodito, costante nella pittura di bagnanti di Cezanne
1874-1875 Bagnanti
Compare un altro motivo già visto, quello della croce
1880-1881 Autoritratto
Egli ritorna su ciò che lo affascina del cubismo, ossia la convenzionalità del
segno.
Nel cubismo analitico c’è ancora qualche residuo frammentario, mentre nel
cubismo sintetico il legame con il reale percepito è completamente scomparso
ed il reale viene riproposto ironicamente (frammento di reale inserito all’interno
oppure forma simile al reale, ma non rappresentata in maniera illusionistica,
bensì parodistica)
Maschera Wobe
Non si è mai vista una fronte seguita da un’apertura, è una rappresentazione
concettuale del volto.
Kahnweiler dice che i limiti di questa maschera sono segnati solo dai suoi
contorni e non dal suo volume
Il liberarsi dagli stili illusionistici per attingere a una realtà più profonda
dell’arte o dello spirito è il grande tema dell’arte astratta, anche di quella che
non passa per il cubismo, come quella di Kandiskij. Anche quella ha il
problema di sottrarsi all’imitazione per attingere a quella che si pensa essere
una realtà più importanti nascosta dietro le ingannevoli apparenze delle cose
Nei cosiddetti “cubisti dei Salon”, la pletora cubista che inizia a formarsi
intorno al 1910 vi è una connotazione spirituale: in Delaunay è molto istintuale;
egli oltre che Picasso e Braque raccoglie anche le influenze del simbolista
Kupka, che da Praga aveva raggiunto Vienna e poi Parigi, influenzando qui la
parte di ambiente cubista di cui facevano parte i fratelli Duchamp e che si
riunivano al Puteaux.
Dentro il suo studio sono allestiti degli oggetti assieme a delle finzioni (rilievi
di Picasso). C’è un signore (rilievo) che finge di suonare una chitarra reale ed è
circondato da oggetti che stavano nello studio dell’artista
Studio di Picasso: allestimento in cui la chitarra in rilievo viene messa insieme
a delle composizioni bidimensionali sempre di chitarre
Tra i due artisti c’è un continuo scambio, anche Braque percepisce i rilievi e li
realizza a modo suo.
Originale l’idea di porre la scultura in un angolo, significa costringerla in una
dimensione spaziale specifica. Se si pone su una parete non si da un’indicazione
spaziale concreta
Stessa idea che c’è nel rilievi angolari di Vladimir Tatlin. Egli va a Parigi nel
1914, nello studio di Picasso viene ammesso solo per qualche giorno prima di
essere cacciato, ma questa esperienza breve gli basterà per iniziare a lavorare ai
suoi rilievi.
In lui non c’è più nessun gioco con gli oggetti della realtà, si gioca piuttosto con
le materie dell’arte e con la spazialità, ma le forme sono completamente astratte
e non ci sono più richiami al mondo reale. C’è solo un mondo fatto di forme
astratte montate le une con le altre (non c’è un’operazione scultorea
tradizionale). Qui in anticipo con i tempi si ha una rottura nella scultura
contemporanea, sarà poi alla fine degli anni ‘20 che si riprenderanno questi
metodi con le saldature (sarà sempre Picasso insieme ad altri).
Nella scultura tradizionale vi è invece un blocco centralizzato
Il tema dell’oggetto, affrontato da Braque e Picasso nell’ambito di un rapporto
con la realtà su un certo piano, cercando dei simboli che siano degli equivalenti,
linguistici, per la realtà (segni convenzionali). In cui l’implicare la forma del
reale è letteralmente un gioco.
In De Chirico c’è l’oggetto in una chiave allegorica e poi c’è l’invenzione
esclusivamente presentativa di Duchamp, il quale sceglie di implicare
direttamente l’oggetto, senza alcuna mediazione manuale.
Questo è qualcosa di sconosciuto nel simbolismo, c’è un po’ in Seurat l’idea di
una tecnica monotona in cui il virtuosismo deve essere assente.
Il tema molto moderno, tra cubismo, Duchamp e De Chirico, che si pone dentro
l’avanguardia parigina all’inizio degli anni ‘10 è quello della perdita,
dell’abbandono dell’abilità e del virtuosismo.
Picasso, grande disegnatore, abbandona tutto ciò per dedicarsi ad una pittura
molto simile a quella di Braque, basata su un’assenza quasi totale di colore, con
una scansione frammentaria della superficie che è ripetibile e questo rende
anche difficile distinguere i due autori in molti quadri
Fontana 1917
In quell’anno non è stato esposto in una mostra a New York ed è stato il primo
ready made che abbia avuto una vita pubblica. C’era una società di artisti
indipendenti e c’era una mostra annuale, Duchamp manda questo orinatoio
comprato in un negozio di sanitari con il nome di Richard Mutt, suscitando lo
sdegno di vari artisti, viene poi chiamato un importante fotografo-gallerista
Alfred Stieglitz che immortala l’opera, questa viene poi messa nel retrobottega
e inavvertitamente qualcuno la rompe facendo sì che non potesse essere
esposta. Però il fatto che ci fosse una testimonianza fotografica, nonché
l’agitazione che questa vicenda aveva causato fa entrare il ready made nel
discorso pubblico sull’arte, ci si interroga sul significato di questo lavoro, si
comincia a teorizzare.
Duchamp direttamente e attraverso delle amiche intellettuali interviene in
questo dibattito e si inizia a definire questa nuova forma espressiva basata
unicamente sul piano mentale e non sul piano della fattura manuale dell’opera.
Quest’ultima però aveva cominciato già a vacillare all’inizio degli anni ‘10
anche in ambienti dove si continuava a dipingere. Si sta cominciando a porre un
problema rispetto al rapporto tra la mano e l’oggetto artistico
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