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ART NOUVEAU

Casa Fenoglio-Lafleur a Torino, edificio progettato nel 1900


dall’architetto Pietro Fenoglio
L’ART NOUVEAU E LO STILE LIBERTY
1. L’Art Nouveau (“Nuova Arte”) è un movimento artistico-filosofico che nasce
in Francia tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento e si
diffonde in tutta Europa con nomi diversi nelle diverse nazioni: in Italia, ad
esempio, l’Art Nouveau è conosciuta come “Stile Liberty”. Il periodo storico
dell’Art Nouveau coincide con quella che viene ricordata come la “Belle
Époque”.
2. Da un punto di vista visivo, le opere dell’Art Nouveau (dipinti, statue,
architetture) sono caratterizzate da un’accentuata eleganza decorativa e da linee
dolci e sinuose che si incontrano e si intrecciano armoniosamente.
3. L’Art Nouveau si ispira alla natura stilizzandone gli elementi, tanto che in
Italia lo stile Liberty è conosciuto anche come “Stile floreale”. Tra i precursori
dell’Art Nouveau in Europa c’è sicuramente l’architetto catalano Antoni Gaudì,
le cui strutture riprendono temi naturali come rami, grotte e ossa.
Antoni Gaudì, Casa Batlló, Barcellona , 1887
4. In letteratura l’Art Nouveau si afferma con romanzi che alludono a
mondi lontani nello spazio (Estremo Oriente) e nel tempo (medioevo
cavalleresco). In generale la letteratura di questo periodo rigetta il
realismo e il pensiero scientifico per seguire mondi onirici, folli e
visionari.
5. In Italia il nome “liberty” deriva da quello dei magazzini fondati a
Londra nel 1875 da A. Lasenby Liberty, specializzati nella vendita di
prodotti provenienti dall’estremo oriente. Una delle caratteristiche chiave
dell’Art Nouveau infatti è il fascino per terre lontane e misteriose.
6. È uno stile che riguarda pittura, disegno, architettura ma anche design e
artigianato. L’Art Nouveau nasce come reazione alla produzione
industriale di oggetti in serie resa possibile dai processi di automazione
di fine Ottocento. Per fuggire alla massificazione del prodotto, gli artisti
dell’Art Nouveau lo innovavano, lo abbellivano con un tocco personale
per renderlo unico.
Biscuits Lefèvre-Utile, manifesto pubblicitario di Alphonse Mucha (1897)
7. Nonostante questa critica alla produzione industriale di massa, gli
artisti dell’Art Nouveau sono stati i primi in assoluto a prestare la
loro opera per la creazione di manifesti e locandine
pubblicitarie che oggi sono considerate vere opere d’arte (vedi
sopra).
8. Icona dell’Art Nouveau (e della Belle Epoque) è la famosa
insegna del locale di Montmartre Le Chat noir, opera di Théophile
Alexandre Steinlen, artista di Montmartre e amico del
pittore Toulouse-Lautrec.
9. Altri artisti noti legati all’Art Nouveau sono il già citato Antoni
Gaudì, Gustav Klimt e l’architetto italiano Pietro Fenoglio.
10. In Italia è possibile ammirare molte villette in stile Liberty sulla
riviera romagnola, dove le famiglie facoltose costruivano le proprie
case per le vacanze.
Théophile-Alexandre Steinlen, Tournée du Chat Noir, 1896. Litografia a
colori, 62 x 40 cm, Museo Van Gogh, Amsterdam
“La bellezza terrificante e commestibile dell’architettura dell’Art
Nouveau.” (Salvador Dalì)
Manifesto dell’esposizione universale di Torino del 1902
ALPHONSE MUCHA
Quello di Alphonse Mucha non è certo uno dei nomi più noti nel campo
della storia dell’arte. Eppure, i suoi dipinti e soprattutto i suoi disegni li
avete visti mille e mille volte. Anzi, è stato un artista che più di molti altri
è riuscito a segnare un’epoca. Il tutto grazie a uno stile personalissimo, in
linea con la moda del tempo in cui si trovò ad agire.
A guardare la sua biografia, si scopre infatti un pittore e un artista
pienamente inserito nella sua epoca. Nato in Moravia nel 1860, si formò
tra Praga, Vienna e Monaco di Baviera. Poco prima dei trent’anni giunse
a Parigi, allora la capitale dell’arte europea, e qui svolse i più diversi
lavori. Gli incarichi più frequenti erano quello di pubblicitario ante
litteram. Gli veniva infatti spesso richiesto di creare manifesti per varie
aziende e teatri locali.
IL LEGAME CON SARAH BERNHARDT
Proprio in questa veste poté creare uno stile unico che contraddistinse la
Parigi di fine secolo. L’incarico che lo rese celebre fu quello di art
director, se così vogliamo chiamarlo, dell’attrice Sarah Bernhardt. Per lei,
al centro della bella vita e della scena dei teatri parigini, realizzò
cartelloni, gioielli, costumi e scenografie, contribuendo a renderla una star
planetaria. E diventando egli stesso una sorta di “divo”.
Dopo una serie di viaggi in America, decise di mettere in secondo piano
l’attività pubblicitaria e di ritrattista. L’idea era quella di dedicarsi a un
progetto più ambizioso. Da sempre legato al patriottismo verso la sua
terra e il suo popolo, decise di realizzare una serie di quadri dedicati agli
slavi, di cui parleremo. Dopodiché, assistette con una certa apprensione al
risorgere dell’aggressività della vicina Germania. Una Germania che,
poco prima della sua morte (1939), avrebbe finito per invadere anche la
Cecoslovacchia.
MANIFESTO PER SARHA BERNHARDT
PUBBLICITA’ SIGARETTE JOB
A.MUCHA : QUATTRO STAGIONI
GUSTAV KLIMT
Pittore austriaco che sarebbe stato l'animatore del Movimento detto "Secessione
Viennese", nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, un sobborgo di Vienna, secondo di
sette fratelli. Dotato di una naturale predisposizione al disegno, a 14 anni Gustav Klimt
entrò alla Scuola d'arte e mestieri di Vienna, la Kunstgewerbeschule, dopo aver superato
con lode l'esame di ammissione. A soli 17 anni Gustav, il fratello Ernest e Franz von
Matsch, formarono un sodalizio artistico che ottenne importanti incarichi per affreschi
decorativi e, nel 1880, quando tutti e tre erano ancora sotto i vent'anni, dipinsero il
soffitto delle Sale di Riunione di Karlsbad (ora Karlovy Vary nella Repubblica Ceca).
Nel 1883 Gustav Klimt si diplomò ed i tre giovani artisti aprirono uno studio a Vienna
con il nome di Künstlerkompanie (Società di artisti), che nel 1886 ottenne il prestigioso
incarico della decorazione del soffitto della scalinata principale del Burgtheater, il teatro
nazionale austriaco, lavoro terminato nel 1888.
La presenza di musicisti come Mahler e Schönberg, di intellettuali come Freud e
Wittegenstein, di scrittori come Musil, rendevano la Vienna della fine '800 una delle
città più affascinanti e colte d’Europa. Quell'aria romanticheggiante era il canto del
cigno di un mondo che stava per scomparire, consapevole della sua prossima fine, che
avvenne con lo scoppio della prima guerra mondiale.
Gustav Klimt è uno dei pittori più innovativi e rappresentativi di fine ‘800 –
‘inizio ‘900: con le sue opere ci ha mostrato un’idea differente di donna e di
passione, sapendo interpretare abilmente la Belle Époque. Ripercorriamo
insieme le cinque opere più conosciute di Gustav Klimt. Tutte e cinque si
caratterizzano per una spiccata sensualità ed eleganza, nonché da un denso
simbolismo e da un massiccio utilizzo dell’oro, che le impreziosisce
ulteriormente.
Giuditta e la testa di Oloferne (1901)
Giuditta è considerata come la prima opera del periodo aureo,
contraddistinto da un linguaggio di forte astrazione simbolica e
dall’uso massiccio dell’oro. Racchiusa in una cornice di legno
scabro (realizzata dal fratello Georg, scultore, falegname e
scaricatore di porto), il soggetto viene utilizzato quale metafora
del potere di seduzione delle donne, che riesce a vincere anche
la forza virile più bruta. In clima simbolista la figura di
Giuditta si presta ovviamente alla esaltazione della femme
fatale crudele e seduttrice, che porta alla rovina e alla morte il
proprio amante. Dietro la testa di Giuditta è rappresentato
unpaesaggio arcaico e stilizzato di alberi di fico e viti, tratto da
un fregio assiro del Palazzo di Sennacherib a Ninive.
Le tre età della vita (1905)

Questo dipinto vinse il premio all’Esposizione


d’Arte Internazionale di Roma del 1911 e l’anno
seguente fu acquistato dalla Galleria Nazionale
d’Arte Moderna. La tela unisce il decorativismo
geometrizzante a un’inattesa introspezione
psicologica nelle espressioni delle tre figure: la
drammatica premonizione della fine nella
vecchiaia, la tenerezza protettiva nella giovane
donna e l’abbandono sicuro del bambino.
Il bacio (1907-1908)
Quest’opera, in pieno accordo con i canoni dello stile Liberty, è dipinta su
tela con decorazioni e mosaici (Klimt aveva un debole per i mosaici di
Ravenna) in color oro sullo sfondo. L’uomo, in piedi, si piega per baciare
la donna che sta inginocchiata sul prato tra i fiori e sembra accettare il
bacio, partecipando emotivamente. La faccia della donna è racchiusa fra
le mani dell’amante, il quale ha il braccio di lei sul collo. Klimt ha vestito,
ed è curioso da notare, i suoi personaggi con la lunga tunica che era solito
portare. Le forme geometriche sono abbastanza allusive, sul vestito
dell’uomo vi sono raffigurati dei rettangoli posizionati in verticale, sul
vestito della donna sono raffigurati dei cerchi concentrici, tutte e due le
forme geometriche ricordano il sesso dei soggetti che indossano quelle
tuniche. Nella parte d’oro che ricopre l’uomo vi sono figure rettangolari e
in bianco e nero, mentre la donna sembra essere punteggiata con mazzi di
fiori ed è caratterizzata da forme rotondeggianti e prive di ogni possibile
spigolo.
.
Danae (1907-1908)
Klimt affronta un soggetto tratto dalla mitologia greca antica: Danae fu
fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d’oro. La fanciulla
è rappresentata rannicchiata in primo piano, ripiegata su sé stessa, avvolta
in una forma circolare, che rimanda alla maternità e alla fertilità
universale. Serenità e pace si leggono sul volto e nella posizione fetale
della fanciulla. Danae diviene una fanciulla persa nel sonno e nella
dimensione onirica, totalmente dimentica di sé e in balìa dei propri istinti
sessuali. In nessun altro dipinto di Klimt la donna è così interamente
identificata con la propria sessualità. Il corpo completamente abbandonato
di Danae è circondato e ricoperto dai capelli, da un velo orientaleggiante e
sulla sinistra da una pioggia d’oro. Nello scroscio della pioggia d’oro, che
riecheggia di preziosismi bizantini, Klimt aggiunge un simbolo, un
rettangolo verticale nero, che rappresenta il principio maschile.
La vergine (1912-1913)

Nel ritmo vorticoso, l’opera raffigura un gruppo di corpi


femminili che paiono aggrovigliati. Al centro di essi domina
una donna (probabilmente la vergine, che dà il titolo
dell’opera), vestita con un abito adornato di motivi a girali, che
distende le braccia in atteggiamento estatico. Questo gesto
allude al ‘risveglio’ dei suoi sentimenti ed al suo desiderio
sessuale. L’associazione della bellezza a pose così innaturali
vuol essere un’allusione alla fugacità della vita, un riflesso
della decadenza della società contemporanea.
ANTONI GAUDI’
ANTONI GAUDI’ Y CORNET
Dotato di un’intelligenza fuori dal comune, è considerato l’architetto
emblematico del modernismo, termine che definisce un insieme di stili
architettonici, sorti in Europa intorno agli inizi del Novecento. Antoni Gaudí y
Cornet, figlio di un artigiano, nasce a Reus nel 1852. Cresce in una Spagna
monarchica che si prepara alla prima repubblica. Un Paese che perde le proprie
colonie e che attraversa una grave crisi economica. Nel 1878 Gaudí ottiene il
titolo di architetto e a Barcellona, nello stesso anno, conosce l’industriale Eusebi
Güell: sarà lui il suo principale cliente e mecenate negli anni a venire. Da quel
momento Barcellona diviene la sua città, il luogo, come diceva lui stesso: “dove
aggiungere i segni della propria generazione a quelli del passato”. Una delle
prime commissioni ricevute da Gaudí è un progetto urbanistico per abitazioni
operaie. E dopo una prima fase di crescita è con la Casa Vicens che Gaudí ha
modo di dimostrare le potenzialità che il colore può avere anche
nell’architettura. A partire dal 1900 crea per il suo mecenate Park Güell, il
villaggio-giardino. Qui si esprime forse con la sua opera più imponente. Gaudí
ritiene la natura un’architettura divina, per questo motivo la sua ambizione è
quella di costruire opere che pongano in comunicazione Dio e gli uomini.
Aspirazione questa, che gli è valsa il soprannome di Architetto di Dio. Tutti i
suoi edifici sono caratterizzati da uno slancio mistico verso il cielo, di
derivazione gotica. La sua opera più famosa, rimasta incompiuta, è la cattedrale
della Sagrada Familia, a Barcellona. La facciata della Natività è l’unica edificata
sotto la sua direzione. Gaudí la disegna nel 1911, in preda a continue febbri.
Delle altre facciate rimangono solo schizzi e disegni. Nel 1915 terminano i fondi
per la costruzione della chiesa. Gaudí crede così fortemente nella sua opera, che
arriva a chiedere l’elemosina. Per 42 anni, fino alla morte, lavora
instancabilmente alla cattedrale, nella quale si era ricavato un angolino dove
studiava e lavorava, giorno e notte. Il 7 giugno 1926 viene investito da un tram.
Il suo aspetto dimesso fa credere ai soccorritori di trovarsi di fronte a un
mendicante. Viene infatti trasportato al Santa Croce, ospizio eretto dalla
borghesia catalana per gli indigenti. Il 10 giugno muore. È oggi seppellito a
Barcellona, nel cuore della Sagrada Familia.
SAGRADA FAMILIA, 1882
CASA MILA’
CASA VICENS
PARCO GUELL
ALTRO
Émile Gallé (Nancy, 4 maggio 1846 – 1904) è stato
un vetraio e decoratore francese, nato da una famiglia di
commercianti di cristalli.
Louis Comfort Tiffany (New York, 18 febbraio 1848 – New
York, 17 gennaio 1933) è stato un artista e designer statunitense. È
famoso per le sue creazioni Art Nouveau in mosaici di vetro legato
a stagno, detto vetro Tiffany. Fu anche pittore e creatore di gioielli
ed elementi di arredo.

VETRO DECORATO
René Jules Lalique (Ay, 6 aprile 1860 – Parigi, 1º
maggio 1945) è stato un orafo e vetraio francese.

COLLANA Gioiello-Pavone, 1898, oro, smalti, opali e diamanti GIOIELLO LIBELLULA


LE AVANGUARDIE STORICHE

I FAUVES

"Per rendere un paesaggio d'autunno, non cercherò di


ricordarmi quali tinte si convengano a questa stagione ma mi
ispirerò solamente alle sensazioni che essa mi procura"(Henri
Matisse). Il movimento dei Fauves (dal francese "feroci,
selvaggi", in senso inizialmente dispregiativo) sorge in Francia
nel 1904 per dissolversi nel 1908, e rappresenta, nonostante la
sua breve vita, una fase determinante della storia dell'arte
moderna, per la quale si fissa l'origine ufficiale proprio da una
manifestazione fauve, la collettiva al Salon d'Automne di
Parigi, l'anno 1905. In questo contesto il primo ad utilizzare il
termine fauves fu il critico d’arte Vauxcelles, che definì la sala
in cui esponevano questi artisti come una "cage aux fauves"
cioè una "gabbia delle belve", per la “selvaggia” violenza
espressiva del colore, steso in tonalità pure; successivamente
questo termine comprese quei pittori legati tra loro da una
comune percezione dell’arte e da profonda amicizia. Il gruppo
dei Fauves era costituito da giovani pittori molto diversi tra
loro per linguaggio figurativo, ispirazione ed orientamento,
tuttavia si consolidò ben presto un sodalizio efficiente ed
organizzato, nel quale si evidenziarono chiaramente le istanze
su base comune e le affinità di intenti, generando un tipo di
pittura se non omogenea tra tutti i componenti, sicuramente
incisivamente connotata in modo coerente. I più noti
rappresentanti del movimento Fauves furono Matisse, Derain,
de Vlaminck, Braque, Marquet, Friesz, Dufy, Manguin, Puy,
Van Dongen, Valtat, Rouault, con chiara predominanaza di
Matisse come figura di carisma maggiore, propulsore ed
organizzatore del gruppo. Non a caso proprio Henri Matisse fu
l'unico a rimanere fedele e sviluppare coerentemente le
premesse fauve, mentre altri pittori del movimento, compreso
Braque, finirono per disperdersi nel timore di immobilizzarsi
su posizioni artificiosamente polemiche e non costruttive. La
base di partenza dei Fauves è una posizione antiaccademica,
contro le involuzioni decadentiste della pittura impressionista,
intellettualisticamente ripiegata su canoni immobilisti, incapace
di rinnovarsi, e ciò che ne deriva è la ricerca di nuovi mezzi
espressivi: contro il naturalismo edonistico
dell'Impressionismo, essi esaltano l'indipendenza della
rappresentazione pittorica dal reale, dalle leggi matematiche
della prospettiva, del volume, della forma, dall'uso del colore
secondo le regole cromatiche ed adottano una tavolozza di
"puro colore", molto violenta e vivace, con accostamenti
intensi e dissonanti, lontana da ogni naturalismo, attenta solo
allo stato d'animo dell'artista. Sono molto chiari i rapporti con
Vincent Van Gogh, con Gauguin, i richiami al Simbolismo e al
Divisionismo, dei quali tuttavia si critica la parte teorica, le
analogie con il pre-cubismo nell'esaltazione del primitivismo,
soprattutto sono evidenti le analogie con l'Espressionismo e
con la poetica dell'inconscio che sarà comune a tanti
movimenti avanguardisti del novecento.
HENRY MATISSE

Henri Matisse, pittore francese esponente principale del


movimento fauve, nasce in Francia, a Cateau-Cambrésis il 31
dicembre del 1869. In età adulta, non soddisfatto dei suoi studi
liceali e giuridici, egli comincia a dedicarsi all'arte, passione
che coltiva ancor più intensamente nel 1890, anno in cui
essendo costretto a rimanere a letto si dedica completamente
alla pittura realizzando alcune nature morte. All'età di 22 anni
abbandona la carriera giuridica e s'iscrive all'Accademia Julian
"Adolphe William Bouguereau". Lo stile di Matisse nei primi
anni è dunque un naturalismo convenzionale che risente delle
influenze accademiche dei suoi primi maestri, poi però, col
passare del tempo, egli si avvicina all’arte contemporanea,
soprattutto a quella degli impressionisti, che comincia a
sperimentare, conquistandosi fama di ribelle. La caratteristica
principale dell’arte di Matisse è l’uso del colore per la
creazione di sagome e per l’organizzazione di piani spaziali: il
colore diventa così lo strumento principale per la riuscita delle
sue opere. Attorno al 1903 Matisse entra in contatto con il
puntinismo di Henri Edmond Cross e Paul Signac, i quali, per
raggiungere il massimo grado d’intensità cromatica, stanno
sperimentando una nuova tecnica pittorica che consiste nel
giustapporre sulla tela piccole pennellate (spesso "punti") di
colore puro. Matisse però, oltre ad adottare questa tecnica, la
modifica utilizzando pennellate più ampie e già nel 1905
produce alcune vigorose immagini a colori, tra cui la “ Striscia
verde” (ossia “Madame Matisse”). Nello stesso anno Matisse
espone assieme alle opere di André Derain e Maurice de
Vlaminck alcuni suoi dipinti e durante l’esposizione il gruppo
viene soprannominato "les fauves" (letteralmente "le bestie
selvatiche") per l’uso di colori vivi, la distorsione e la violenza
espressiva delle forme. Matisse, esponente di punta dell’arte
radicale, comincia così a riscuotere l’approvazione di numerosi
critici e collezionisti, tra cui la scrittrice statunitense Gertrude
Stein e la sua famiglia. Fra le molte importanti commissioni
ricevute vi è quella di un collezionista russo per il quale esegue
i pannelli murali “ La Danza” e “ La Musica” (entrambi
terminati nel 1911, ora all’ Hermitage, San Pietroburgo).
Temi, questi, che ben si adattavano alla sua personalità,
consentendogli di inventare linee e di giocare con le forme e i
colori.
Secondo Matisse, infatti, poiché l’artista non possiede il
completo controllo sul colore e sulle forme (bensì sono proprio
questi ultimi a suggerirgli come deve esprimersi attraverso la
loro utilizzazione), nella creazione di un’opera d’arte l’istinto e
l’intuizione sono due capacità fondamentali. Per lui dipingere è
un divertimento; spesso sottolinea la sua gioia
nell’abbandonarsi al gioco delle forze del colore e del disegno
e spiega le forme ritmiche, ma distorte di molte sue figure
come frutto della ricerca di un’armonia generale del dipinto.
Dal 1920 Matisse trascorre moltissimo tempo nel sud della
Francia, in particolare a Nizza, ritraendo immagini del luogo e
creando la celebre serie delle Odalische. Ormai anziano, oltre a
lavorare alla decorazione della piccola Cappella di Sainte-
Marie du Rosaire a Vence, che esegue tra il 1947 e il 1951,
Matisse realizza opere con l’arte del découpage, che consiste in
ritagli di carta di colore vivace incollati sulla tela secondo
criteri apparentemente casuali. Ancora vivente, Matisse gode di
fama internazionale e nel 1952 viene inaugurato a Cateau-
Cambrésis un museo in suo onore. Muore nel 1954.
AUTORITRATTI 1906
LUSSO, CALMA E VOLUTTA’-COLL.PRIV.
RITRATTO CON LA RIGA VERDE 1905 –MUSEO COPHENAGEN
ARMONIA IN ROSSO 1908 - HERMITAGE
LA DANZA 1910 - HERMITAGE
NUDO ROSA 1935 – BALTIMORA
Marquet ‹markè›, Albert. - Pittore francese (Bordeaux 1875 -
Parigi 1947). Condiscepolo di H. Matisse, al quale rimase molto legato,
nella scuola d'arte decorativa di Parigi e presso G. Moreau, M. visitò
spesso il Louvre, interessato in particolare a Cl. Lorrain e C. Corot.
Toccato dall'arte di P. Cézanne, V. van Gogh e G. Seurat, dal 1898, si
orientò verso forme essenziali e colori puri e fu tra i protagonisti
del fauvisme/">fauvisme (Matisse che dipinge nell'atelier di
Manguin, 1904-05), Parigi, Musée national d'art moderne; Il 14 luglio a
Le Havre, 1906, Bagnols-sur-Cèze, Mus. L. Alègre; Il sergente della
coloniale, Bordeaux, Mus. des beaux-arts). Dopo il 1909 attenuò la
violenza cromatica mantenendo forme semplificate e pennellata larga;
dipinse nudi ma soprattutto paesaggi fluviali e marini (Due
amiche, 1912, Besançon, Mus. des beaux
arts; Rotterdam, 1914; Algeri, 1927; Pont Neuf di notte, 1935; Bruma
a Stoccolma, 1938, Parigi, Mus. nat. d'art moderne). Notevoli i suoi
disegni per la forza sintetica del segno (Matisse lo definì il nostro
Hokusai- pittore e incisore giapponese).
I DUE DI CHATOU : VLAMINCK E DERAIN

MAURICE DE VLAMINCK

Maurice de Vlaminck (4 aprile 1876 - 11 ottobre 1958) era


un pittore francese . Insieme ad André Derain e Henri
Matisse è considerato una delle figure principali del
movimento Fauve , un gruppo di artisti moderni che dal 1904
al 1908 furono uniti nel loro uso di colori intensi. Vlaminck fu
uno dei Fauves alla controversa mostra Salon d'Automne del
1905.
CASE A CHATOU LA BALLERIN
ANDRE’ DERAIN
Derain ‹dërẽ´›, André. - Pittore francese (Chatou 1880 -
Garches, Parigi, 1954). Amico di Vlaminck e di Matisse. D. fu tra le
figure più significative del fauvismo ma, già dal 1906, una meditata
lettura dell'opera di Cézanne e l'interesse per il primitivismo dell'arte
negra lo portarono a smussare la violenta emotività cromatica a favore di
una solidità costruttiva e a condurre una ricerca in parallelo con quella di
Braque e di Picasso, senza tuttavia giungere a una completa
identificazione con la poetica cubista. In seguito, e soprattutto dopo il
viaggio in Italia nel 1921, alla ricerca delle fonti classiche di Poussin e di
Corot, D. sentì l'esigenza di conformare il suo linguaggio pittorico ad una
visione estetica non artificiosamente dissociata dalla visione comune, sì
che la sua opera, segnata da un classicismo che non scade mai ad
accademismo, fu considerata da molti critici una sorta di apostasia delle
sue precedenti posizioni d'avanguardia. D. si dedicò anche alla
scenografia (dalla Boutique fantastique per Djagilev nel 1919 a Il
barbiere di Siviglia per il Festival di Aix-en-Provence nel 1953),
all'illustrazione e alla scultura.

IL PONTE DI CHARRING CROSS 1906 – D’ORSAY


DERAIN - DONNA IN CAMICIA 1906 COPENAGHEN
E.L.KIRCHNER – MARCELLA 1910 STOCCOLMA
IL GRUPPO DI LEAVRE: RAOUL DUFY, OTON FRIESZ ,
GEORGES BRAQUE.(ALTRI) KEES VAN DONGEN

GEORGES ROUAULT

Rouault ‹ ó›, Georges. - Pittore e incisore (Parigi 1871 -


ivi 1958). Dopo un apprendistato presso un restauratore di
vetrate (1885-90), fu allievo di E. Delaunay e poi di G.
Moreau, nel cui studio incontrò Matisse, Marquet e altri, coi
quali formò poi il gruppo dei fauves. La sua pittura,
violentemente espressiva, si ispirò in un primo tempo a ideali
sociali, poi religiosi. L'influenza di Toulouse-Lautrec, inasprita
però da una più acre volontà di denuncia della miseria umana,
caratterizza le opere della prima fase, per lo più figure di
pagliacci e di prostitute tracciate con forti segni scuri e colori
bassi e intensi (Ragazza allo specchio, 1906, Parigi, Musée
national d'art moderne; Cuoco, 1914, New York, Museum of
modern art); nella seconda fase, religiosa, predomina
l'influenza dell'arte romanica e gotica: i grossi contorni neri e la
trasparenza dei colori danno a queste opere l'aspetto di vetrate
(Parigi, Musée national d'art moderne: Sacro volto, 1933; Fuga
in Egitto, 1946; ecc.). L'ideale religioso di R., affine a quello di
scrittori cattolici come L. Bloy, si esprime, non meno che in
pittura, nelle mirabili litografie, dove il segno è anche più
espressivo nella tonalità uniforme dei grigi e dei neri.
Notevole, fra tutte, la serie del Miserere.
DONNA ALLO SPECCHIO 1906 – ACQ. PARIGI
IL SIGNORE E LA SIGNORA POULOT 1905 – ACQ. C.
SACRA SINDONE 1933 – PARIGI
MISERERE (SERIE) 1927 – INCISIONE SU RAME
ARTISTI DI RIFERIMENTO

Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903)


pittore francese considerato tra i maggiori interpreti del post-
impressionismo.

NATURA MORTA
DONNE DI TAHITI SULLA SPIAGGIA
Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-
Oise, 29 luglio 1890) pittore olandese.

NOTTE STELLATA
LA CAMERA DA LETTO
Georges Seurat (Parigi, 2 dicembre 1859 – Gravelines, 29
marzo 1891) pittore francese pioniere del movimento puntinista
.

DOMENICA A LA GRANDE JATTE


BAGNANTI
Giuseppe Pellizza (Volpedo, 28 luglio 1868 – Volpedo, 14
giugno 1907) pittore italiano, dapprima divisionista, poi esponente
della corrente sociale.

IL QUARTO STATO
PASCOLO
Arnold Böcklin (Basilea, 16 ottobre 1827 – San Domenico di
Fiesole, 16 gennaio 1901).
Pittore, disegnatore, scultore e grafico svizzero nonché uno dei
principali esponenti del simbolismo tedesco.

L’ISOLA DELLA MORTE (O DEI MORTI)


PIRATI ALL’ATTACCO
Paul Cézanne ( Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-
Provence, 22 ottobre 1906) pittore francese.

LA CASA DELL’IMPICCATO
MONTE SAINTE VICTOIRE

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