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ART NOUVEAU (1890 – 1915 )

Il termine art nouveau è il titolo di una mostra organizzata il 26 dicembre del 1895 dal
signor Bing, un gallerista che decide di organizzare una presentazione con i quadri di
alcuni giovani artisti che volevano rappresentare qualcosa di diverso: la mostra sarà un
fallimento, ma per la prima volta si inizia a parlare di art nouveau.
Il movimento artistico art nouveau nasce intorno al 1890 e si conclude nel 1915. L’art
nouveau è il prodotto di un dibattito che investe l’Europa industrializzata, a partire dalla
rivoluzione industriale e che si va a consumare nell’età Vittoriana (deve molto alle
esperienze precedenti delle arts and crafts e dei preraffaelliti) è la risposta in termini di
modernità alla ricerca di un nuovo linguaggio: un prodotto alla portata di tutti, nato
da un progetto ma con una dignità artistica, con caratteristiche forti di individualità
e di personalità. (anche se poi la produzione dell’art nouveau sarà una produzione per le
classi medie e alte borghesi). L’art nouveau è un movimento importante, è la svolta che ci
porterà a parlare di architettura moderna; essa ridisegnerà così tanto gli spazi urbani di
alcune città come Madrid e Bruxelles da inglobarle in pieno. L’art nouveau è un movimento
rapidissimo, molto incisivo che abbraccerà un territorio geografico vastissimo: dall’Europa
occidentale a quella orientale, passando poi in America. dura 10 – 15 anni eppure riesce
a rompere con il passato e imporsi come stile della modernità. L’art nouveau è un
movimento dal respiro internazionale, che si sviluppa nelle varie nazioni con le
stesse basi che però, a contatto con le varie influenze regionali produrrà delle
risposte molto diverse tra nazione e nazione; per questo motivo parleremo di art
nouveau in Francia e in Belgio, Modern style in Gran Bretagna, stile liberty in
Inghilterra, Modernismo in Spagna e la Catalogna, secessione in Austria, jugenstil
in Germania , art deco in America e stile floreale in Italia. L’art nouveau in ogni
regione avrà un canale di divulgazione delle proprie opere.

Le caratteristiche comuni tra le varie nazioni dell’art nouveau sono:


- UTILIZZO DI MATERIALI INNOVATIVI (GHISA, FERRO, VETRO)
- IL RAPPORTO CON LA CULTURA ORIENTALE NON PER IL GUSTO
DELL’ESOTICO MA IN TERMINI DI SEMPLICITA’, ASSENZA DI DECORAZIONE
E MATERIALI AUTOCTONI
- CONDANNA DI STORICISMO E NATURALISMO
- ESPRESSIONE DELLA PROPRIA ARTE ATTRAVERSO LA LINEA CONTINUA,
CHE DIVENTA IL VEICOLO DI TRASMISSIONE DEL MESSAGGIO
DELL’ARTISTA.
Il teorico dell’art nouveau sarà Henry Van De Velde, attraverso la sua teoria sulla linea,
che viene definita come una forza, uno strumento di espressione dell’artista. Nel corso
della sua esperienza artistica passa da una linea arabescata a una quasi geometrica. In
patria vive all’ombra di Victor Horta, considerato il suo esatto opposto; per questo motivo
lascia il Belgio va in Germania e fonda la Kunstgewerbeschule di Weimar, colei che
diventerà successivamente la Bahaus. La sua frase celebre è PER SCONFIGGERE GLI
STILI (per evitare di rifarsi al passato) BISOGNA CREARE LO STILE (uno stile autonomo
che non ha bisogno di altro)
LA LINEA
La linea diventa protagonista del nuovo modo di fare architettura, diventa un mezzo
di espressione, al tempo stesso tratto della struttura e del decoro (IL DECORO A
PRIORI, PROGETTATO IN PARTENZA COME PARTE INTEGRANTE DELLA
STRUTTURA). La linea rappresenta l’unità di tutte le arti, con l’art nouveau si parlerà
di opere d’arte totale: un insieme di varie arti che avranno nella linea l’elemento in
comune e caratterizzante. La casa verrà considerata come un oggetto funzionale al
suo scopo, che deve rispondere alle sue esigenze. La matrice psicologica dell’art
nouveau viene prodotta da Wilhelm Worringer che nel 1907 pubblica Astrazione ed
empatia – un contributo psicologico dello stile. Secondo Worringer la tendenza all’arte si
muove su due grossi binari : astrazione ed empatia, che generano due produzioni
artistiche differenti
Astrazione: natura ostile e minacciosa, spiritualità psicologica, oggettività delle forme
regolari L’uomo ha bisogno di catalogare, di organizzare attraverso una linea geometrica e
facilmente comprensibile. Reazione a una natura ostile, a un clima freddo: si sviluppa in
Scozia in Austria e parte della Germania.

Pura visibilità: equilibrio serenità e armonia, tendenza al realismo, libertà di espressione,


tendenza alla simpatia per il bello e la natura. Tutti questi elementi danno vita alle forme
concavo-convesse. Si sviluppa in tutti i paesi francofili e nasce da una tendenza al
realismo
ART NOUVEAU IN AUSTRIA
L’Art nouveau in Austria si fa coincidere completamente con la Vienna di fine 1800: una
città caratterizzata da sfarzi, lusso, una media borghesia in ascesa e l’impero Asburgico. A
questa Vienna cosi raffinata, però, si oppone una Vienna che sta meditando verso quelli
che sono gli ideali del socialismo e la psicoanalisi di Freud. Nonostante le nuove influenze
culturali si mantiene sempre una forza austera e conservativa che possiamo rivedere
anche nelle forme dell’art nouveau. Il 3 aprile 1897 un gruppo di 50 artisti decide di
organizzare un’associazione di protesta, ovvero l’associazione degli artisti plastici
Austriaci nota con il nome di secessione. Questi 50 artisti capeggiati da klimt
decidono di prendere le distanze da quello che è lo stile ufficiale e di portare avanti
uno stile che si distacca dalla tradizione e cerca un linguaggio più moderno e più
coerente con i tempi. È un linguaggio basato sulla semplificazione della linea e della
forma geometrica; deve molto ai viaggi compiuti in Inghilterra da Hoffmann e al
geometrismo di mackintosh e viene considerata l’anticamera dell’arte razionalista.
L’organo ufficiale di diffusione delle idee della secessione sarà il ver sacrum (La
primavera sacra) un periodico pubblicato a partire dal 1898 che viene chiamato così
perché vuole rappresentare una rinascita, uno sbocciare di certe teorie. A klimt
verranno affidati i disegni di numerose copertine del periodico, oltre al disegno del poster
della prima mostra della secessione che rappresenta Teseo nell’atto di uccidere il
minotauro : oltre al gioco simbolico della secessione che “uccide” il minotauro,simbolo del
passato, è evidente la nuova visione dell’ architettura dove le superfici bianche dello
spazio vengono lasciate nella sua semplicità e razionalità. Tra i fondatori della secessione
viennese sono presenti tutti gli architetti più importanti del periodo tra cui ricordiamo OTTO
WAGNER, ADOLF LOOS, FRIEDERICH HOFFMANN e JOSHEP MARIA OLBRICH (al
quale verrà commissionata la progettazione della sede della secessione).
PALAZZO DELLA SECESSIONE (1897)

Il Palazzo della Secessione fu costruito tra il 1897 e il 1898, ad opera del giovane
architetto Joseph Maria Olbrich, esponente della Secessione e allievo del già famoso
Otto Wagner, precursore delle tematiche Secessioniste; fu realizzato come spazio
espositivo ufficiale (funzione cui è tuttora adibito), separato da quelli a disposizione
dell'arte accademica, nel quale allestire periodiche mostre di artisti secessionisti;
divenne ben presto centro di importanti e innovativi avvenimenti artistico-culturali
dell'epoca.

L'idea di Olbrich deriva da un disegno di Gustav Klimt, che prevedeva una


costruzione cubica, sormontata da un frontone simile a quello di un tempio. Olbrich
elaborò la pianta partendo da un semplice quadrato sul quale si sviluppa il volume,
composto da pareti lisce e quasi disadorne (se si esclude un fregio floreale sotto il
cornicione) nelle quali si inseriscono porte e finestre . Nel complesso si arriva alla
realizzazione di un edificio estremamente rigoroso, in controtendenza con le architetture
eclettiche in voga a quel tempo. Il disegno di Klimt è mantenuto soprattutto per quanto
riguarda l'ingresso, che sembra circondato da un'aura mistica all'interno della quale
possono accedere solo gli iniziati. Questa sensazione è provocata dall'aspetto
dell'ingresso stesso, composto da blocchi massicci che fiancheggiano l'entrata, spogli e
privi di decorazioni (fatta eccezione per dei profili del basamento e del cornicione), che
richiamano i pilastri monumentali dei templi egizi. L'ingresso è arretrato rispetto ai blocchi
e compie la funzione di attrarre lo spettatore verso l'interno, raggiungibile attraverso una
scala. È in questa parte che si concentra la maggior parte della decorazione, composta da
un fregio di foglie dorate, che incorniciano il portale, sopra il quale dei rilievi di teste
femminili simboleggiano le arti della pittura, dell'architettura e della scultura. Sopra di esso,
su una sorta di trabeazione, è scritto il motto della secessione: “Al tempo la sua arte,
all'arte la sua libertà” (Der Zeit ihre Kunst / der Kunst ihre Freiheit), suggerita dal critico
Ludwig Hevesi e rimossa dai nazisti nel 1938. Elemento di grande novità decorativa è
la cupola traforata, quasi sferica, composta da migliaia di foglie di lauro (che
simboleggiano la consacrazione ad Apollo, dio delle arti) in rame ricoperto da
lamine d'oro, la cui lucentezza contrasta con le pareti semplicemente intonacate di
bianco. La cupola permette un'illuminazione naturale dall'alto sugli spazi espositivi
interni, grazie anche a quattro lucernari e al rinforzo dato dalle finestre. Gli spazi
espositivi sono giocati anch'essi sul rigore e sulle esigenze pratiche, del tutto privi di
decorazione, muri ed elementi strutturali fissi dove l'area veniva modificata a seconda
delle esigenze attraverso tramezzi e pannelli mobili. In questa caratteristica di flessibilità e
adattamento degli spazi c'è un vero e proprio concetto rivoluzionario, rispetto alle
tradizionali concezioni statiche del museo, mentre la possibilità di trasformare gli spazi
diventa metafora della frenesia della vita moderna. La cupola divenne il vero simbolo della
Secessione, nonostante il pubblico viennese la guardasse con distacco, e l'intero edificio
fu accolto a livello europeo come un nuovo punto di riferimento per l'architettura moderna,
ormai insofferente all'eclettismo. L'edificio fu ricostruito dopo un incendio nel 1945,
restaurato nel 1964 e nel 1986 trasformato secondo gli attuali criteri museali.

OTTO WAGNER
Viene ricordato soprattutto perché rappresenterà l’elemento che darà il via alla rivoluzione
culturale ed architettonica della Vienna di fine ‘800, inoltre è legato alla formazione di Loos
e Hoffmann, entrambi suoi allievi. Wagner esordisce nel 1886 progettando la sua stessa
casa: una villa ancora legata al tema della villa neo – palladiana (corpo centrale più alto
delle ali laterali, pronao centrale classico, ricorso ad un linguaggio egizio) ma
reinterpretata con un linguaggio nuovo.
METROPOLITANA DI VIENNA
La sua fama accresce quando nel 1894 viene nominato consigliere superiore dell’edilizia
(assessore all’urbanistica e all’edilizia). In quello stesso anno gli viene commissionata la
progettazione della metropolitana di Vienna; questo diventa per lui non solo un trampolino
di lancio ma anche l’occasione per trasformare completamente Vienna. I lavori dureranno
dal 1894 al 1901 e la progettazione verrà affrontata in un modo rivoluzionario: né come un
opera di pura ingegneria (come a Londra) né come un opera d’arte (come a Parigi) ma
piuttosto come un sistema di riammaglio della città grazie alle sue uscite. Il cantiere sarà
immenso, prevede 40 stazioni, 15 viadotti e 80 chilometri di rete ferroviaria; ovviamente
per poter portare avanti quest’ opera mastodontica avrà bisogno di uno studio pieno di
collaboratori (a Wagner quindi si deve anche l’impostazione dello studio moderno di
architettura composto da uno staff di architetti). Gli ingressi della metropolitana saranno
tutti uguali (struttura in acciaio e vetro con tompagnatura in cartongesso) tranne quella di
KARSLPLATZ che è composta da una struttura in acciaio e con pannelli in marmo bianco
saldati alla struttura in acciaio con delle borchie in ottone e con decorazioni in oro
progettate da Moser. Nel 1895 scrive un libro intitolato modern architecture dove parlerà
del cosidetto “stile utile”: Wagner afferma che non esiste architettura vera se non nasce
come risposta a una necessità funzionale (esempio metropolitana) ma al tempo stesso
questa necessità funzionale deve essere risolta con un linguaggio architettonico moderno
e di qualità.
MAIOLIC HOUSE E CASA DEI MEDAGLIONI
DIE ZEIT
POSTPARKASSE
Tra il 1904 e il 1906 a Wagner viene commissionato il progetto di un enorme edificio
postale che veniva inteso anche come una banca per il popolo: la POSTPARKASSE, che
verrà poi considerato il suo capolavoro assoluto. E’ la semplificazione della linea della
secessione Viennese: l’edificio si pone come un fondale urbano e scenografico di Vienna
e va a completare la piazza. La facciata è rivestita di piastre di marmo, granito e alluminio
che viene utilizzato sia all’interno che all’esterno per le ringhiere e appare anonima,
monotona, noiosa, organizzata con un ritmo ortogonale caratterizzato da una facciata
lievemente curva che segue la strada. il lotto a disposizione era molto complesso perché
era un lotto chiuso lateralmente costituito da una forma trapezoidale che va a definire la
forma della pianta. l’organizzazione interna è trattata come se fosse un open space con gli
impiegati a contatto l’uno con l’altro e con una forte matrice quadrata. Uno spazio
apparentemente sciatto e spoglio ma che in realtà è attentamente studiato in ogni sua
parte. Il vero protagonista di questo complesso architettonico è lo spazio centrale ovvero
la grande hall dedicata ai clienti che dovevano fare delle operazioni postali; usa come
modello quello delle stazioni ferroviarie.
Hoffmann e Loos saranno tra i padri della secessione viennese; entrambi allievi di
Wagner seguiranno un percorso diametralmente opposto, che li porterà più di una
volta a scontrarsi.
JOSEPH HOFFMANN
Nel 1897 è uno dei fondatori della secessione, tra il 1899 e il 1936 è professore su invito di
Van De Velde alla Kunstgeweberschule di Vienna. Dopo il 1900 inizia a viaggiare in
Inghilterra ( influenza della scuola di Glasgow e del modern style ). Tra il 1900 e il 1902
costruisce 4 ville a Vienna : Moser, Mall,Honebry e Stiter. Nel 1903 fonda la Wiener
Werkstatten, una scuola di mobili che userà per completare villa Stoclet. Da questo
momento possiamo vedere una costante semplificazione della linea. Successivamente
progetta il sanatorio Purkendorf mentre nel 1912 fonda il Werkbund Austriaco e nel 1914
progetta il padiglione Austria. In Hoffmann troviamo la ricerca ossessionante di un
geometrismo (UOMO QUADRETTO). Questo tema lo ritroviamo nella locandina delle
Wiener Werkstate. Di ritorno dal viaggio inglese viene ispirato dal cottage dalle bow
window,dai disimpegni dalla facciata composta da aggregazioni di volumi dal trattamento
rigoroso della facciata con i decori limitati a fasce di coordinamento tra le parti. Nel
tentativo di cercare un opera d’arte totale inizierà anche a disegnare dei vestiti per l’atelier
delle sorelle floge.
SANATORIO PURENDORF (1903)
Il sanatorio Purkendorf viene considerato contemporaneamente come la prima
opera protorazionalista e il massimo esempio di opera d’arte totale. Il sanatorio è
composto in facciata da un’aggregazione di volumi puri, con pochissime
decorazioni dove le aperture vengono ridotte all’essenziale; (in questa facciata incomincia
a comparire il taglio della finestra orizzontale che poi si chiamerà finestra a nastro). Il
decoro si ripete sia all’interno che all’esterno con una scacchiera di quadrati
bianchi e neri (questi quadratini sono il fil rouge che tiene insieme gli elementi
interni e esterni e la struttura portante. Il modulo quadrato che resterà alla base
della progettazione dell’architettura del Sanatorio Purkendorf, lo possiamo notare
sia in facciata ripetuto n volte, sia sul disegno del pavimento all’interno dell’edificio,
ma anche sul cassettonato del soffitto). L’interno è un esempio di opera d’arte totale
perché è presente un coordinamento totale tra colori e decoro, tra il pavimento e le travi
del tetto e tra gli arredi. Il massimo esempio di rigore e coordinamento lo troviamo nella
sala della mensa, che ricorda il progetto di una sala da musica di Mackintosh del 1901
PALAZZO STOCLET (1905 – 1911)
Una delle prime opere di Hoffmann è il palazzo Stoclet, che si trova in Belgio e più
precisamente in una zona poco distante da Bruxelles, in un quartiere residenziale molto
elegante. Il Palazzo Stoclet viene considerato il capolavoro di Hoffmann: costruita tra il
1905 e il 1911 come la residenza ufficiale del ricco mecenate Adolphe Stoclet, Il
palazzo mette insieme varie funzioni: doveva essere al tempo stesso sia una villa
privata che un museo accessibile ai suoi invitati in cui erano presenti le sue
collezioni. Dal punto di vista architettonico La pianta è formata da un asse
longitudinale e uno trasversale attorno ai quali si ha un’esplosione dei volumi verso
l’esterno. Grazie a questa tecnica si mettono in evidenza i corpi principali
dell’edificio ovvero il salone e i corpi aggettanti dell’ingresso e delle scale. Il palazzo
è costituito all’esterno da un’intersezione di piani con pochissime decorazioni (si usano
solo per marcare i volumi e la composizione dei piani) ad eccezione di una torre
decorativa. Il retro della casa è più intimo e ha una piscina che funge anche da decoro
quando la luce fa riflettere il movimento dell’acqua in facciata. Alla purezza dei volumi
esterni si contrappone una composizione interna molto ricercata. Trionfo del palazzo è il
salone principale (che funge anche da museo, sono presenti dei quadri di Klimt); esso
infatti è la riproposizione del progetto di Mackintosh per un salone della musica del 1901
ma si veste di una classicità tutta italiana: durante la progettazione infatti si ispira ai saloni
rinascimentali.

ADOLF LOOS ( 1870 – 1933 )


Loos è più di chiunque altro la pietra d’angolo, il momento in cui la strada svolta. Loos è
questo perché milita inizialmente nella Secessione, ma sarà il più strenuo nemico della
Secessione al punto che porterà avanti l’architettura senza linguaggio (un’architettura
funzionale e priva di decori) che vede nell’opera d’arte totale il loro più grande nemico.
( FORMA E CONTENUTO FUSI IN UN UNICO OGGETTO = CASA COME OGGETTO
FUNZIONALE ) Mentre completa gli studi Sullivan pubblica il suo saggio ornament in
Architecture; a quel punto Loos compie il primo viaggio in America ( 1893 – 1896 ) Il 1893
è un anno importante per la formazione culturale di Loos che, partecipando alla famosa
esposizione Colombiana voluta dalla scuola di Chicago resta fortemente affascinato dalla
loro sobrietà, dal rigore, dalla semplicità delle forme, dalla sintesi, dall’essenzialità, dal
tecnicismo ingegneristico e dalla cultura statunitense : questa fiera viene ricordata come il
primo contatto tra la cultura Americana e quella Europea, e tra quella Americana con
quella Orientale . Tornato dal suo viaggio in America va a Vienna nel 1896, dove da lì a un
anno è uno dei membri fondatori della Secessione Viennese, e dove militerà per appena
un anno. Per mantenersi a Vienna Loos lavora come giornalista e vignettista satirico per
alcuni giornali, soprattutto di moda (Le sue prime commissioni infatti saranno tutte per
negozi di moda). Scrive anche sul Ver Sacrum, dove nel 1898 pubblica un articolo
intitolato “la città Potemenkiana “: questa novella satirica fa gridare allo scandalo perché
ridicolizza il concetto della decorazione e dei principi della Secessione. Dopo questa
novella viene espulso e inizia la sua guerra contro la Secessione. Scriverà una serie di
novelle (raccolte in “parole nel vuoto “) e contemporaneamente progetta il negozio
Goldman e Salatsch e il caffè Museum. Nel 1900 scrive la novella del povero ricco: questa
novella è l’attacco esplicito a Van De Velde ed è La condanna al concetto di opera d’arte
totale: egli infatti ritiene che parlare di opera d’arte totale in architettura non abbia senso
perché l’architettura è già un’opera d’arte nel momento in cui risponde correttamente a
quelle che sono le sue funzioni e che non ha bisogno di orpelli per essere abbellita.
Sempre nel 1903 fonda una rivista: Das Andere (DAS ANDERE – GIORNALE PER
L’INTRODUZIONE DELLA CIVILITA’ OCCIDENTALE IN AUSTRIA - L’altro è la civiltà che
secondo Loos in Austria manca; la sua è una rivista di moda che inizia ad introdurre degli
esempi di abiti rigorosi, ispirati direttamente alla moda inglese: con questi esempi lui vuole
iniziare ad introdurre in Austria la civiltà occidentale visto che secondo lui l’Austria vive in
una civiltà anacronistica e superata. Nei suoi articoli non parlerà mai di architettura perché
sa che lo avrebbero immediatamente censurato,quindi usa gli esempi della moda per
parlare di questa nuova civiltà occidentale. ). Nel 1908 pubblica il suo capolavoro,
ornamento e delitto (AFFERMAZIONE DI UN ARCHITETTURA PRIVA DI
DECORAZIONI). L’ornamento è il delitto, cioè ciò che uccide l’architettura; Loos motiva
questa tesi con diverse motivazioni:
SPRECO DI TEMPO E DI SOLDI: Se sono un uomo del Rinascimento e per fare una casa
ho bisogno di conci in pietra perché quello è il materiale e la tradizione costruttiva
impiegherò x tempo e x soldi. Ma se devo fare un decoro costruito con tecniche attuali ma
ispirati al passato sto perdendo tempo e soldi perché non è più rispondente alle esigenze
attuali
Fino al 1910 l’attività di Loos si limitò in gran parte alla trasformazione di interni
preesistenti. Le sue opere migliori di questo periodo sono i lussuosi negozi che egli
progettò a Vienna sul volgere del secolo, e il suo famoso Kartner bar. Esternamente
queste opere, progettate per i seguaci della civiltà anglocentrica, erano rifinite con
materiali eleganti e discreti, mentre internamente lo stile variava dall’atmosfera
Giapponese del suo primo interno per Goldman e Salatsch all’eleganza classica, da sala
di club, del Kartner Bar. Negli interni domestici di Loos il linguaggio era anche più eclettico,
poiché rifletteva la scissione della sua opera tra una confortevole semplicità da una parte e
un austero monumentalismo dall’altro. Loos rivestiva invariabilmente i muri, fino all’altezza
dello zoccolo o della modanatura dei quadri con pannelli di pietra levigati o di legno; al di
sopra essi potevano essere lasciati lisci o venire coperti con un motivo ornamentale o con
un fregio in stucco. Negli edifici pubblici invece i soffitti erano spesso nudi, mentre in quelli
privati erano ricoperti con cassettoni di legno o di metallo, e in altre occasioni,
specialmente nelle sale da pranzo, potevano essere sottolineati da travi di legno. I
pavimenti erano generalmente in pietra o di parquet e sempre ricoperti da tappeti mentre
la zona del camino, spesso in mattoni, per contrasto di materiali si staccava dalle altre
zone. Per quanto possibile l’arredamento era sempre costruito su misura: altrimenti veniva
scelto dal cliente, anche se, nei casi in cui l’arredamento era spostabile e l’edificio pubblico
Loos si limitava ai mobili serie Thonet di legno curvato, come nel caffè museum.
1899: CAFFE’ MUSEUM O NICHILISTA
Bellezza = praticità; praticità coincide con la perfezione. Eliminazione dei decori, non
esistono mobili se non per il bancone, i tavoli da biliardo, e come arredo necessario i
tavolini e le sedie per i clienti (utilizzerà le sedie Thonet)
1901: GOLDMAN E SALATSCH
Nella progettazione di questo grande magazzino troviamo tutte le sue teorie: rigore,
assenza di decoro, di mobili e riferimenti classici in chiave polemica: lo vediamo da un
edificio con un alto basamento e con un piano di ingresso che è interrotto da una
piattabanda a T; le colonne poi proseguono verso l’alto come pilastri. L’unico elemento
cromatico è il basamento in marmo. Ai piani successivi troviamo le abitazioni in affitto
bianche e anonime che contrastano con i negozi inferiori. Quando realizza questi negozi
scoppia uno scandalo perché gli chiedono di aggiungere dei decori: lui in tutta risposta e
con fare polemico aggiunge delle fioriere sui balconi. I pochi decori nascono
dall’accostamento dei colori dei vari materiali (DECORO CHE NASCE CON LA
SINCERITA’ DEI MATERIALI, NON È UN MASCHERAMENTO MA UN
ACCOSTAMENTO DI MATERIALI PREGIATI LASCIATI AL NATURALE)
1907: KARTNER BAR A VIENNA
È una stanza piccolissima, di 4 metri per 6 che lui trasforma in una camera ottica con
l’aggiunta di specchi che moltiplicano lo spazio. I mobili non sono più presenti, ad
eccezione degli sgabelli perché sono inglobati nella struttura.
1910: NEGOZIO KNIZE VIENNA
Negozio di abbigliamento maschile, molto piccolo: completa assenza di decorazioni a
parte del materiale stesso del marmo con le vetrine. Per aprire il negozio arretra la vetrina
e ricava due spazi laterali per le vetrine sul muro. Contemporaneamente realizza due
sedili che sono arredo urbano della strada circostante. Interno come il Kartner bar,
assenza di mobili
1910: CASA STEINER – RAUMPLAN
La casa Steiner, costruita a Vienna nel 1910 fu l’inizio di una serie di case nelle quali Loos
sviluppò gradualmente la sua concezione del raumplan, o piano di volumi (a spazi grandi
corrispondono altezze maggiori : se io decido di fare una casa alta 3 metri e ci metto un
grande salone ho una sensazione di oppressione, e allo stesso modo se ho uno spazio
piccolo ma con un’altezza di 3 metri sembrerà un pozzo; per questo devo regolare le
altezze degli ambienti in base alla loro importanza e alla loro estensione in pianta) che
culminò nelle case a molti livelli realizzate verso la fine della sua vita : casa Moller a
Vienna e casa Muller a Praga : entrambe queste abitazioni sono organizzate attorno a
spostamenti nei rispettivi livelli dei piani principali, elisioni che servono non solo a
movimentare gli spazi ma anche a differenziare un area di soggiorno da quella contigua.
La villa fu progettata per la pittrice Lilly Steiner e per il marito Hugo. Si trova in una zona in
cui il piano regolatore viennese dettava regole piuttosto rigide, cosicché la realizzazione
finale risentì di tali limitazioni. Una di queste restrizioni imponeva in quell'area della
capitale austriaca la costruzione di edifici che a livello strada avessero un solo piano e un
unico lucernario[1], perciò l'architetto escogitò l'espediente di un tetto di lamiera ricurvo a
un quarto di cerchio. Dotata di un piano interrato in cui si trovano le camere riservate ai
domestici, il garage e i locali della caldaia, la casa è strutturata su quattro livelli: oltre ai
vani sotto il livello della strada, il piano ad altezza terra è costituito da un unico, grande
locale che forma il soggiorno, a cui si accede o dall'ingresso lato strada oppure dal
giardino. Il primo piano ospita le stanze da letto e uno studio, originariamente concepito
per la pittrice. Nell'ultimo livello sono sistemati ambienti di servizio. L'esterno è spoglio ed
essenziale a differenza dell’interno che rispecchia il carattere e i gusti di chi abitava la
casa. Per le rifiniture e l'arredamento delle stanze sono stati usati materiali di pregio e le
camere sono state arricchite da tappeti orientali e, elemento innovativo per la Vienna
dell'inizio del secolo XX, mobilia eterogenea. Concettualmente, secondo l'architetto la
freddezza dell'aspetto esteriore avrebbe dovuto fare da contraltare agli interni ospitali e
avvolgenti, separando così distintamente la sfera pubblica da quella intima.

ULTIMI ANNI DI VITA: 1920 – 1933


Durante il periodo in cui ricoprì la carica di architetto capo del dipartimento dell’edilizia di
Vienna (1920 – 1922) nell’austerità del dopoguerra, Loos applicò il suo concetto di
raumplan, non ancora perfezionato, al problema dell’edilizia di massa ; ne risultò un certo
numero di notevoli studi di abitazioni nei quali la sua forma preferita, il cubo, viene
trasformata in una sezione gradonata a terrazze. Nel 1920 Loos progettò uno schema
residenziale brillante ed economico, noto come il complesso Heudberg : case a schiera
erano integrate da serre e da piccoli appezzamenti di terreno dai quali ci si attendeva che
gli inquilini traessero di che nutrirsi ( una strategia di sopravvivenza urbana tipica del
periodo successivo alla guerra, che durante gli anni ’20 venne adottata come politica
generale in molti insediamenti residenziali tedeschi ). Tuttavia, disilluso, Loos diede le
dimissioni da architetto municipale trasferendosi successivamente a Parigi su invito del
poeta dadaista Tristan Tzara ( per il quale progetterà una villa ). Tranne Tzara e il suo
vecchio cliente Viennese, il sarto di fama interazionale Knize ( per il quale aveva
progettato un negozio nel 1909), nessuno dei suoi protettori Parigini ebbe i mezzi o la
convinzione necessaria per realizzare qualcuno dei suoi progetti che egli disegnò durante
gli anni del suo esilio. Nel 1928, 5 anni prima di morire Loos ritorna a Vienna mettendo fine
alla sua professione da architetto. In ultima analisi il significato del ruolo di precursore
svolto da Loos dipendeva non solo dalle sue straordinarie intuizioni di critico della cultura
moderna, ma anche dalla sua formulazione del raumplan
ART NOUVEAU IN BELGIO
I protagonisti dell’Art Nouveau in Belgio sono rispettivamente Victor Horta (ANIMA
PRATICA) e Henry Van De Velde (ANIMA TEORICA – anche se quest’ultimo dopo un
primo periodo di operatività a Bruxelles decide di lasciare il Belgio per trasferirsi in
Germania). Nelle brughiere Belghe si respira un clima cupo e molto umido, dovuto alla
grande presenza di fiumi e laghi e con una luce penetrante, che però crea, a differenza
della Scozia degli effetti chiaroscurali irreali, quasi fiabeschi.
Il Belgio, a differenza della Francia, non vive il momento della bella Epoque, del grande
sfavillio, della ricchezza, del piacere e della gioiosità, nelle brughiere belghe si respira un
clima di forte tristezza. Un Belgio che vive una stagione artistica fortissima, che risente
fortemente di tutto il clima e atmosfera della pittura fiamminga. Verso la fine del secolo
Bruxelles si trovava in una situazione simile a quella già vista a Barcellona, con una
analoga ricchezza industriale e un analogo sentimento di ricerca di uno stile nuovo,
che sancisse la propria identità nazionale. Tra il 1870 e il 1880 si iniziano a ricercare i
primi sintomi di questa esigenza di uno stile nazionale quando l’avanguardia architettonica
accusa l’architetto Joseph Poelart di falsità culturale a causa del suo palais de justice
completato nel 1883: esso non solo era neoclassico ma evocava un passato
internazionale e quindi non fiammingo. Per quanto riguardava gli architetti all’avanguardia
il modello per una nuova architettura nazionale era da ricercare nella tradizione locale del
mattone, sulla quale potevano fiorire i principi di Viollet Le Duc. Inoltre in questo
momento assistiamo all’ascesa di una nuova classe sociale che deve trovare una
sua identità: un’imprenditoria costituita da banchieri e da commercianti,
economicamente molto stabile, ma anche sensibile all’arte e alla cultura,
caratterizzata dal tema dell’unione della famiglia, della spiritualità, del moralismo
cristiano e dal nido familiare con la casa che diventa la protagonista della scena
architettonica. La classe imprenditoriale Belga non viene dall’aristocrazia come
nelle altre regioni, inoltre è molto sensibile al rinnovamento: essi diventano dei
mecenati d’arte, creano un clima giovane perché giovane è la nazione e la classe
borghese. (Questo differenzia la situazione belga da quelle del resto d’Europa). La
borghesia sarà la maggior finanziatrice e sostenitrice dell’art nouveau: grazie alla
presenza di ricchi committenti che richiedono case sempre più moderne, l’art nouveau
stravolgerà completamente gli spazi urbani cittadini inglobando l’intera città e rendendo le
nuove opere architettoniche dell’art nouveau sia un arte d’elitè ( solo i committenti più
facoltosi se la possono permettere ) sia un arte pubblica (le varie opere architettoniche
modificano completamente l’aspetto di Bruxelles anche nei dettagli più piccoli, rendendola
un enorme esempio architettonico di art nouveau accessibile a tutti e quindi pubblica ). Nel
1899 si fonda una rivista che diventerà il sostegno delle teorie dell’art nouveau e da cui
usciranno 20 protagonisti che daranno vita al “salon des xx”. La linea Belga, conosciuta
come la linea “a colpo di frusta” è una linea che nesce dalla matrice dall’empatia
come la linea Francese, ma che si sviluppa in maniera diversa : mentre la linea
Francese è una linea sensuale, avvolgente e carnosa quella Belga è una linea
scattante, carica di dinamismo e di forze contrastanti, è una forza che mentre si dà
si nega, che mentre agisce si contrappone ( lo leggiamo nel manifesto del vello d’oro
dove al vento che viene di fianco alla barca a vela e che la spinge verso destra si
contrappone l’azione delle vele e delle onde che sembrano contrastare il vento ).
Quell’apparente forma concavo – convessa, quell’apparente forma della linea a colpo di
frusta ci parla di due culture differenti : quella linea avvolgente Francese e quella linea
giovane e veloce del Belgio.

VICTOR HORTA
Victor Horta è quello che riesce a dare un corpo architettonico alla linea Belga,
unisce i vari materiali in maniera organica. Con lui si introduce il ferro all’interno
della casa borghese, che usato in modo strutturale e non decorativo fa sì che
decoro e struttura si fondano. Il ferro viene trattato con la sua massima sincerità,
senza sovrastrutture. Lui darà dignità alla pietra e alla pittura il compito di raccordo
tra elementi figurativi e architettonici. Con Horta si definisce la casa borghese Belga e
una nuova concezione di arte totale, dove ogni materiale partecipa alla composizione nella
sua sincerità e nei suoi cromatismi.
HOTEL TASSEL (1893) Corrimano della scala
In questa casa di città di tre piani, dalla stretta facciata disposta a schiera secondo la
tradizione, Horta diventa uno dei primi architetti a fare grande uso del ferro nell’architettura
residenziale, trattandolo come se fosse un filamento organico insinuatosi nell’edificio per
sovvertire l’ordine delle pietre. L’immagine che più influì sul suo caratteristico stile a viticcio
fu l’opera grafica contemporanea dell’artista olandese jan Toorop. Questa relazione
sottolinea l’importanza della pittura nell’art nouveau Belga. Nella pianta aperta dell’Hotel
Tassel Horta introduce il suo concetto di opera d’arte totale dove la struttura stessa
diventa decorazione, e l’atrio a tutta altezza che prende luce dall’alto tramite una vetrata
diventando il pozzo di luce dell abitazione: Il vestibolo cresce in alto di mezzo piano verso
il giardino e si espande verso un atrio adiacente, coperto da sovrastrutture metalliche. Le
colonne di questo spazio, libere su ogni lato e abbellite con viticci in ferro, riecheggiano la
forma a serpentina di tutto il resto della parte in metallo. Dalle balaustre agli impianti di
illuminazione domina la stessa estetica, un’esuberanza lineare ripresa anche nel
pavimento a mosaico, nelle rifiniture dei muri e nei pannelli di vetro decorato della porta
del salone. La facciata esterna è molto equilibrata, gli elementi dell’armatura interna
vengono espressi con discrezione, inoltre i conci in pietra sono disegnati in modo da
suggerire la spinta della struttura metallica interna.
Durante il decennio successivo Horta continuò questo dialogo tra la pesantezza
della pietra e la duttilità del ferro in un gran numero di altre abitazioni urbane a
Bruxelles come ad esempio le abitazioni per il chimico Solvay e per l’industriale Van
Eetvelde, nonché la propria casa e studio, tutte costruite prima del 1900. Erano tutte
elaborazioni parziali della sintassi dell’Hotel Tassel, ma nessuna, eccetto l’Hotel Solvay,
eguagliò la sua importanza e la sua imponenza.
HOTEL VAN EETVELDE
Anche questa casa si sviluppa su 3 piani attorno ad un atrio ottagonale che è il pozzo di
luce dell’abitazione. Visto che la facciata era stretta lui adotta questo stratagemma per far
entrare più luce possibile.
MAISON DU PEOPLE (1895-1899)
La Maison du People, costruita per il Partito Socialista Belga tra il 1897 e il 1900 è l’opera
più originale della carriera di Horta e l’unica in cui egli sembra essersi sentito libero di
sviluppare i principi di Viollet Le Duc fino alla logica conclusione. Viene considerata uno
dei capolavori dell’art nouveau, forse la prima opera che ci apre le porte alla modernità e
che supera l’ art nouveau stessa Qui un linguaggio locale di pietra e mattoni era sfruttato
per creare un’architettura che esibiva la propria struttura, nella quale la muratura è
costantemente modellata per accogliere la pietra e la pietra è preparata per accogliere
ferro e vetro.: La maison du people doveva rispondere a 3 funzioni diverse :
OSPITARE GLI UFFICI DELLA SEDE
OSPITARE LOCALI COMMERCIALI
SVOLGERE UNA FUNZIONE RICREATIVA
A differenza dei vari Hotel il lotto su cui deve lavorare Horta non è stretto e lungo, ma si
trova tra 2 strade principali con una piazza ovale. La pianta della struttura è molto
complessa perché è una sorta di poligono con un angolo smussato concavo: al centro
colloca le funzioni ricreative ( sala da caffè e teatro ) e in una posizione molto defilata
l’ingresso. I 3 lati “geometrici” caratterizzano la disposizione interna degli spazi, mentre la
sala ricreativa è il tripudio della modernità. Al piano superiore ci sono gli uffici del partito
che sono molto squadrati, mentre al secondo piano troviamo la sala dei congressi,
progettata come uno spazio pubblico in una stazione, con travetti in ferro lasciati in
evidenza e grandi superfici vetrate.
HENRY VAN DE VELDE
Van De Velde è colui che procederà per successive semplificazioni della linea partendo da
quella arabescata (decorazione lineare con motivi geometrici o vegetali) e facendo della
linea a colpo di frusta il suo cavallo di battaglia fino ad arrivare a una semplificazione della
linea stessa che diventa puro astrattismo. Van De Velde è colui che più di chiunque
altro si confronta anche con uno studio teorico dell’art nouveau e tenta di
giustificare dal punto di vista filosofico il perché di questa linea. Il suo tentativo di
sintetizzare l’arte attraverso le linee lo conduce a un’ossessione per il dettaglio, che
doveva contribuire alla creazione dell’opera d’arte totale. La linea assumerà un valore
così forte tanto da diventare un graffiato, un tracciamento sulle superfici stesse (ed è
proprio questo che poi diventerà l’oggetto di maggior contestazione da parte di Loos). Van
De Velde per tutta la sua attività cercherà di conciliare il famoso binomio arte e
architettura soprattutto quando fonderà la KUNSTGEWERBESCHULE (Scuola di
arte e mestieri). Questo binomio perde significato per Loos il quale riteneva che un
oggetto doveva rispondere solo alla funzione richiesta. Come per tutti i protagonisti
dell’art nouveau anche per Van De Velde il legame con le arts and craft e con Morris
è fortissimo, soprattutto per quanto riguarda la battaglia per la produzione
industriale e della componente individuale e artistica dell’artigianato. Van De Velde
viene influenzato dalle espressioni della linea sinuosa e fluida di Walter Crane e
contemporaneamente nel suo tentativo di teorizzare la linea dell’art nouveau parlerà
del rapporto empatico tra l’artista e la linea, anticipando cosi il famoso scritto di
Worringer chiamato “Astrazione e Einfuhlung”. Nel 1893 aderisce al gruppo di Les XX
e nel 1895 partecipa all’esposizione di Bing per la progettazione di alcuni mobili. Nel 1895
realizza Casa Uccle ( villa Bloemenverf ), nei pressi di Bruxelles: questo è il
tentativo di mettere in pratica il concetto di arte totale, infatti al suo interno progetta
ogni arredo e ornamento a eccezione degli impianti di riscaldamento, perfino gli
abiti che avrebbe dovuto indossare la moglie nelle varie stanze: ha un forte rapporto
con la Red house e il cottage inglese anche se viene completamente rivisitato con la
bicromia dei materiali. Nel 1897 lascia il Belgio e partecipa alla prima costruzione della
secessione e da lì a poco si trasferisce in Germania dove diventa consulente del Gran
Duca di Sassonia a Weimar dove fonda la Kunstgeweberschule ( 1906 – 1911 ), una
scuola di arte e di mestiere che insegna all’artista ad essere anche artigiano e viceversa,
ma anche a conciliare la loro progettualità con le macchine industriali. Sempre a Weimar
diventerà il direttore della scuola granducale di Arti e mestieri e nel 1893 partecipa
all’esposizione con il famoso arazzo “la veglia degli angeli” composizione manuale di tanti
pezzi di stoffa differenti, in cui la linea a colpo di frusta si trova in tutti i dettagli da lui
progettati e disegnati. La critica legge in questo primo lavoro il primo tentativo di conciliare
l’arte con l’artigianato; con questo stesso obiettivo egli realizza gli immobili per Samuel
Bing, e due anni dopo gli immobili esposti nel padiglione Belga presentato alla prima
esposizione della secessione Viennese. Van De Velde si dedica alla progettazione di
una serie di oggetti nei quali è possibile osservare come lentamente la linea a colpo
di frusta si distacca dall’aspetto antropomorfo e inizia ad assumere un trattamento
astratto della superficie ; un esempio può essere il negozio di sigari Habana da lui
progettato a Berlino, dove il trattamento delle superfici non lasciano spazio
all’elemento decorativo. Questa semplificazione della linea verso l’astrazione si può
ritrovare anche nel museo di Nietzsche, commissionato tra il 1902 e il 1903 dalla
sorella, dove il tema della linea lascia l’aspetto decorativo e si trasforma in un
riammagliamento di volumi esterni. Nel 1914 parteciperà alla grande esposizione di
colonia del Werkbund, un’associazione a cui faranno capo 12 artisti e 12 industrie con lo
scopo di unire il mondo dell’industria con quello dell’arte, progettando il teatro per
l’esposizione stessa in cui la linea sarà semplificata al massimo, dando vita a un gioco di
volumi raccordato dal trattamento empatico del colpo di frusta, avvicinandosi sempre di più
all’( andato distrutto dopo un anno, nel pieno della prima guerra mondiale ) Alla fine di
questa sua esperienza lascia la Germania per ritornare in Belgio nel 1925
ART NOUVEAU IN FRANCIA
La Francia dell’art nouveau corrisponde alla Parigi della belle epoque, un epoca fatta di
splendore, di mondanità e di allegria. Una Francia che risente in termini positivi di tutti
quelli che sono i progressi tecnologici e ingegneristici. Una Francia che è patria del
tecnicismo e delle scuole tecniche, una Francia che ha messo in campo forze intellettuali e
scientifiche dalla portata di Viollet Le Duc. Una Francia che risente, sempre in termini
positivi di una cultura gotica fortissima. Una Francia che sperimenta le nuove tipologie
costruttive (calcestruzzo armato) e che sperimenta nuove tipologie costruttive come i
grandi magazzini e che organizza le grandi esposizioni; una Parigi che sta vivendo il suo
massimo splendore anche in termini di ricostruzione della città con il piano Haussmann
che da un assetto urbano di chiarezza, regolarità e di lusso. Dal punto di vista sociale
troviamo l’alta borghesia tradizionale, scintillante e ordinata a cui si oppone una classe
operaia che vive in condizioni sempre più disperate. Una Parigi che dunque vive il suo
contrasto sociale anche in termini di contrasti culturali che si esprime in un apparente
facciata di mondanità e di perbenismo che invece nasconde un lato dedito al piacere: è la
Parigi di Baudelaire, del moulin rouge, dei grandi bordelli dove l’aristocratico va a trovare
quel piacere che e quel divertimento che invece nega nelle mura conservatrici della sua
abitazione. La belle epoque è il momento del bello per il bello, aldilà della ricerca formale.
È la Francia in cui si affermarono aziende come quella di Eugene Lalik, un grafico e un
ceramista che comincia a lavorare sui materiali meno preziosi come il vetro e fonda un
azienda “La Lalik” che dà origine ad oggetti preziosissimi dal punto di vista artistico ma
composti dall’ unione di materiali nobili come smeraldi, diamanti e rubini e meno nobili
come il vetro, l’argento e gli smalti.
LA LINEA
La linea dell’art nouveau Francese è una linea raffinata, sensuale e avvolgente, in cui il
sostegno della struttura diventa l’elemento principale.
HECTOR GUIMARD
È a Parigi che si afferma il massimo protagonista francese dell’art nouveau in campo
architettonico, che è Hector Guimard. Lui non era un grandissimo architetto ma introduce
una serie di grandi innovazioni che ispireranno Victor Horta e Antoni Gaudi, inoltre è a lui
che si deve la trasformazione della Parigi tardo ottocentesca di Haussmann. Come Horta
anche Guimard era passato attraverso l’accademia, essendo stato all’ Ecole des beux arts
fino al 1885. Guimard inizia a sperimentare il proprio stile in un progetto del 1894-1898 per
un blocco di appartamenti di lusso noti come “case Beranger”, in rue de la Fontaine.
Hector Guimard realizzerà varie opere, ma la sua opera principale è sicuramente la sala
da concerto Humbert-De-Romans, completata nel 1901 e distrutta tra il 1905 e il 1907.
( Ad una facciata classica in mattoni contrappone un interno innovativo, composto da un
ambiente poligonale con spalti sormontato da 8 costoloni che sorreggono una cupola in
vetro giallo ) . Hector Guimard, però, è ricordato soprattutto per la realizzazione di una
serie di ingressi della metropolitana che hanno dato un’impronta molto singolare alla Parigi
Haussmanniana. A Guimard viene affidato il progetto di creare una delle uscite della
metropolitana nel 1900 a cui risponde con una soluzione costituita da una pensilina in
vetro sorretta da una struttura metallica leggerissima che si ricongiunge a dei pilastrini
altrettanto sottili dal sapore fitomorfo, simili a delle piante in cui è molto evidente la linea
Francese: sensuale, morbida, avvolgente dove concavità e convessità sono continue.
Questo primo ingresso susciterà un grosso scandalo sia per l’uso dei materiali cosi
moderni che per la scritta “metropolitaine” che da lontano risultava illegibile. Guimard
nonostante le critiche ricevute continuerà la commissione affidatagli e realizzerà quasi tutti
gli ingressi della metropolitana di Parigi e la stessa scritta “metropolitain” che lui realizza
all’uscita di ogni ingresso e che risulta praticamente illeggibile per il tipo di grafica diventa
uno dei simboli di Parigi, dando nascita allo stile metrò. Oltre a realizzare gli ingressi delle
metropolitane lui progetterà anche una serie di arredi urbani quali la segnaletica collegata
agli ingressi delle fermate con una linea sinuosa e elegante, coerente ai vari ingressi. In
alcuni ingressi egli propone anche il doppio ingresso.
ART NOUVEAU IN GRAN BRETAGNA
La Gran Bretagna è composta da Inghilterra, Scozia e Galles ma nel periodo dell’art
nouveau si opererà principalmente in Inghilterra, dove un commerciante di nome Arthur
Liberty fonda la “Liberty e co “ a Londra nel 1885 che si occupa di importare oggetti
provenienti dal Giappone. In questa società, però, oltre ad importare oggetti dal Giappone
si iniziano anche a produrre in proprio: per questo motivo si chiamano a lavorare una serie
di personaggi molto importanti dall’ ambiente artistico culturale sia Inglese che Europeo.
Liberty molto legato a Morris chiama a se anche molti dei maggiori protagonisti della
produzione della arts and crafts (quasi un paradosso se consideriamo che le arts and craft
fondamentalmente propugnano la non commercializzazione dell’oggetto, dunque l’esatto
opposto di quello che sta facendo Liberty). Si iniziano a produrre una serie di oggetti
guardando a quello che sta succedendo in Giappone e nell’arte Orientale. Il modello dello
stile e dell’arte Giapponese entra da protagonista nella progettazione di Liberty e Co e la
sua produzione diventa così forte da sul mercato Europeo da entrare nelle case Borghesi
e diventare un gusto di riferimento, questa produzione sarà così forte da avere un
linguaggio facilmente identificabile: infatti con il nome di “stile Liberty “ si andrà ad indicare
il periodo dell’art nouveau in Inghilterra. L’art nouveau in Inghilterra non rappresentò
una rottura rispetto al passato ma un’evoluzione dei motivi della precedente Arts
and Crafts. Nell’ambiente delle Arts and Crafts si trovano, infatti, gli artisti promotori delle
nuove istanze. In alcuni è tale la mescolanza tra motivi vecchi e nuovi che ne risulta
difficile una classificazione univoca. Si parla di questa fase come del primo o proto –
Art nouveau. Bisogna anche tenere conto del fatto che non ci fu mai in Inghilterra
un completo abbandono delle Arts and Crafts in favore dell’Art Nouveau.
Quest’ultima non riscosse nella sua terra di origine quel consenso che fu
praticamente indiscusso nel resto d’europa. Caratteristica predominante del primo
Art Nouveau Inglese è la bidimensionalità e il valore decorativo della linea che, in
forma più o meno stilizzate rappresenta uccelli e piante. Non a caso tra gli artisti che
si dedicarono all’ illustrazione, ai disegni per tessuti e carte da parati che si possono
rintracciarne i promotori. Tra questi ricordiamo Walter Crane. Arthur Mackmurdo e
soprattutto Aubrey Beardsley.
ART NOUVEAU IN SCOZIA – SCUOLA DI GLASGOW
In Scozia ci imbattiamo in Charles Rennie Mackintosh che opera tra gli ultimi decenni del
1800 e il 1938 ( data di morte ). Nato nel 1868 a Glasgow, dopo un primo periodo di
formazione presso uno studio di architetti vince una borsa di studio che gli permette di
viaggiare a Parigi e Bruxelles ed entra in contatto con la cultura di Viollet le Duc. Nel 1896
fonda con un amico e le sorelle artiste Mc Donald il gruppo dei quattro, che vince il
concorso per progettare la scuola di Glasgow. Successivamente il gruppo si scoglie per
poi ricostituirsi per un breve periodo.
Gaudi da un lato e Mackintosh dall’altro presentano molte caratteristiche in comune, tra
cui :
- FORTE RAPPORTO CON LA SPIRITUALITA’,LA RELIGIONE E LE TRADIZIONI
MEDIOEVALI
- FORTE RAPPORTO CON I MATERIALI AUTOCTONI
- FORTE RAPPORTO CON LE TIPOLOGIE COSTRUTTIVE AUTOCTONE ( Nel
caso di Gaudi le architetture religiose, in quello di Mackintosh il cottage e il
maniero )
- FORTE RAPPORTO CON I COLORI AUTOCTONI ( Grigi,bianchi, neri sfumati e
colori pastello per Mackintosh, colori accesi, mediterranei nella loro massima
lucentezza per Gaudi )
Le componenti fondamentali nella lettura delle opere di Mackintosh sono
sicuramente le condizioni climatiche della Scozia (La luce del Nord a differenza di
quella del Sud non è zenitale ma radiale, che penetra trasversalmente creando un
atmosfera che enfatizza i toni leggeri e tenui del grigio e del bianco ). Altro componente
fondamentale è il rapporto con la tipologia edilizia della tradizione Scozzese che è
composta dal cottage e dal maniero, una matrice rigorosamente geometrica ma
molto sviluppata in altezza, verticalismo del mobilio, vetrate sviluppate in
altezza, e corpi aggettanti. Il tema del cottage sarà reinterpretato in una delle sue
abitazioni più famose, la Hill House dove troviamo elementi assolutamente innovativi
come il corpo sporgente concavo in cui ripone le scale, l’uso di un lungo corridoio
laterale di disimpegno che permette di attraversare la casa senza dover passare per
più stanze concatenate, in questo modo rende ogni stanza autonoma dal resto della
casa e il paramento in mattoni intonacato. Un altro tema fondamentale dell’ art
nouveau che si lega alle art and crafts di Morris è il tema dell’ opera d’arte totale, che
nasce per mano di Wagner ed è l’ idea che ogni parte di una composizione musicale
dovesse contribuire alla sinfonia finale. In campo architettonico voleva dire che ogni
singolo elemento della casa, compreso il mobilio, dovesse fondersi in un unico
armonico. Il tema del maniero è molto forte nella trasformazione della scuola di
Glasgow ( realizzato in due fasi successive dal 1896 e il 1899 e tra il 1906 e il 1909).
Tuttavia all’ austerità del volume del maniero inglese fa corrispondere una rivoluzione
nel trattamento delle facciate e delle vetrate, che evidenziano le altezze dei piani.
Un'altra novità è il tema del geometrismo, il ricorso a elementi fitoformi e femminei
estremamante affusolati. L’interno evidenzia il rapporto con la cultura orientale, sia
negli oggetti che nella progettazione di spazi interni: a doppia altezza, liberi, facilmente
attraversabili ma che si possono isolare grazie a delle pareti e dei mobili scorrevoli. Un
esempio può essere la sala della biblioteca composta da due piani e costituita come se
fosse un open space, e organizzato in separazioni di settori grazie a scaffalature e un
sistema di pareti mobili. Altro elemento caratterizzante la scuola di Glasgow è la
tensione verticale e la copertura dell’ambiente centrale in ferro e vetro che lascia
passare la luce dall’alto. Oltre a questi progetti realizzerà per conto di Miss
Cranston numerose tea room e saloni della musica (dove sono presenti i temi già
citati prima quali il rapporto con la cultura Orientale, geometrie allungate, rapporti di
geometria e proporzioni tra le parti, mito femmineo e ambienti aperti), tra cui
ricordiamo la Willow tearooms, un edificio su 4 piani ospitante numerose tea
rooms progettata nel 1903 a Glasgow. L'ambiente scelto da Miss Cranston per le
nuove sale da tè era un vecchio deposito su quattro livelli su un angusto settore urbano
posto lungo il lato meridionale di Sauchiehall Street. Il nome "Sauchiehall" deriva da
"saugh", termine Scots per indicare il salice e da "haugh", prato. Queste indicazioni
fornirono il punto di partenza per le idee di Mackintosh e della moglie per quanto
riguardava il tema grafico. All'interno della struttura esistente, Mackintosh disegnò una
serie di spazi con differenti funzioni e decorazioni, in base ai gusti della clientela. C'era
la sala delle signore sul fronte del piano terreno, con una sala da pranzo nel retro e
una galleria da tè al di sopra di questa. Il primo piano conteneva la "Room de Luxe",
una sala più esclusiva, sempre per signore, prospiciente su Sauchiehall Street. Al
secondo piano si trovava la sala biliardi, con pannelli lignei, e la sala fumatori per i
signori. Il concetto di fondo era l'idea di creare un luogo per le chiacchierate tra amiche
per le signore, e un ritrovo per gli uomini da frequentare nelle pause dal lavoro d'ufficio
- un'oasi nel centro della città.
STILE LIBERTY IN ITALIA
Nato inizialmente in Belgio, grazie all'architetto Victor Horta, il Liberty si diffuse presto in
tutta Europa divenendo in breve lo stile della nuova borghesia in ascesa. In Italia ebbe
inizialmente il nome di «Floreale», dove così si definiva lo stile nuovo e bizzarro
lanciato dalle stoffe e dagli oggetti disegnati per i magazzini LIBERTY & CO. LTD. Lo
stile Liberty rappresentò il primo modo in cui la società industriale cercò di darsi
un'estetica, cercando ispirazione nella natura e nelle forme vegetali, per creare uno
stile nuovo, totalmente originale rispetto a quelli allora in voga. I centri più
importanti dello "Stile liberty del '900" furono Torino, Palermo, Firenze, Lucca,
Viareggio, Milano, Roma, Emilia Romagna anche se c'è da sottolineare che la diffusione
dello stile Liberty pone le sue radice in un'Italia relativamente “pigra” quasi dimentica della
unità finalmente raggiunta e dei moti che nel Risorgimento l'avevano così caratterizzata. In
questo clima di stasi, tuttavia, va generandosi nel campo artistico, una "minoranza
modernista" desiderosa di affacciarsi sul resto d'Europa e che vuole opporsi
concretamente alla trita e ritrita mescolanza di stili storici dell'arte "ufficiale". Questa
corrente modernista si muove verso una direzione stilistica, che sfocerà nell'Art Nouveau
secondo i criteri già affermatisi nelle altre nazioni europee, e verso una direzione tecnica
originata dalle nuove scoperte industriali e da nuove tecniche strutturali, soprattutto nel
campo architettonico. L’anno di massima adesione dell’Italia alle istanze art nouveau
è il 1902, che vede l’organizzazione dell’Esposizione internazionale di arti decorative
moderne a Torino. Il vincitore del concorso per la realizzazione delle strutture
architettoniche della mostra è Raimondo D’Aronco, eclettico artista influenzato
dall’austriaco Olbrich. La sua fantasiosa e magniloquente rielaborazione dell’architettura
secessionista raccoglie unanimi consensi in patria, ma anche molte critiche da parte degli
espositori stranieri. Oltre a Torino, un importante centro di sviluppo del Liberty è Milano,
dove l’architetto Giuseppe Sommaruga progetta il Palazzo Castiglioni, cercando di
armonizzare il nuovo stile con la fisionomia architettonica di Milano. Altri poli della
diffusione dello stile floreale sono Palermo, in cui l’architetto Ernesto Basile realizza nel
1898 l’Hôtel Villa Igea, ma anche Firenze, Bologna, Venezia e Treviso. Per quanto
concerne le arti decorative, la principale firma italiana è la milanese C. Bugatti&C. che
produce straordinari mobili di ispirazione esotica (moresca, egizia), realizzati con
l’inserzione di materiali sontuosi (legni intagliati, metalli, sete e velluti) di grande effetto. I
promotori del nuovo stile, tutti appartenenti al circolo degli artisti di Torino, furono lo
scultore Leonardo Bistolfi, Raimondo D'Aronco architetto e lo scrittore Enrico Thovez.
Per la prima volta, dopo lo stile impero, una corrente artistica mostrava delle qualità
creative ed innovative spurie del precedente linguaggio impregnato di provincialismo. Nel
settore dell'arredamento di interni si distinse il milanese Carlo Bugatti, le cui creazioni si
rifacevano alla cultura dei Mori. Eugenio Quarti, Carlo Zen e non ultimo l'architetto Ernesto
Basile.

I CARATTERI DISTINTIVI DELLO STILE LIBERTY

Caratteri distintivi del Liberty divennero l'accentuato linearismo, il ricorso


all'asimmetria e l'eleganza decorativa. La linea fu assunta come espressione di
forza e dinamismo, cioè come simbolo di vitalità: alla base di questo gusto stava
una forte fiducia nel progresso, nel futuro, nel “nuovo”. L'uso di nuove tecniche di
produzione industriale, ed i nuovi materiali quali il ferro, il vetro e il cemento, fanno del
Liberty l'antesignano di quella progettualità che definiamo oggi industrial design. Lo stile,
fortemente ornamentale, è caratterizzato dalla presenza nelle opere di linee sinuose e
continue che sprigionano un movimento vigoroso carico di energia. L'artista tende a
impadronirsi a fondo dell'oggetto e del materiale che lo costituisce per trasformare e
plasmare la materia stessa, alla ricerca di una forte caratterizzazione espressiva, che
faccia risaltare sia la funzione dell'oggetto, sia la quantità puramente estetica.
Liberty a Napoli

Con liberty a Napoli s'intende una declinazione architettonica della corrente floreale
sviluppatasi nella città partenopea nei primi due decenni del XX secolo, principalmente sul
Vomero, a Posillipo e nel quartiere Chiaia. Nell'Italia centrale e meridionale il liberty non
raggiunse le evoluzioni più francesizzanti di Torino o talvolta esasperate di Milano ma fu
fortemente influenzata dall'imperante eclettismo, dando vita a un liberty decisamente più
contaminato ma tuttavia di apprezzabile interesse architettonico.

Il liberty napoletano nacque infatti come una decadenza dell'eclettismo, molti degli edifici
di questo periodo riflettono dunque tendenze legate all'architettura eclettica e
monumentalista della seconda metà del XIX secolo, ad esempio alcuni palazzi del Rione
Amedeo. Tra questi il Palazzo Mannajuolo di Giulio Ulisse Arata si presenta con
un'impostazione e decorazione quasi neobarocca, laddove il liberty creato dagli ingegneri
Angelo Trevisan e Gioacchino Luigi Mellucci assume caratteri neoromanici con
l'impostazione nelle pareti di bifore con colonnette marmoree di chiara derivazione
neogotica; architetture che assumono la caratteristica di una sorta di castelli urbani sono
progettati da Francesco De Simone, mentre il liberty eclettico più modesto di Emmanuele
Rocco si esprime in alcuni edifici residenziali della periferia.

Sulla collina del Vomero invece, il principale progettista è Adolfo Avena, che si è
caratterizzato per un liberty molto rurale ma con forti influssi del monumentalismo della
città consolidata. Avena progetterà principalmente villini che caratterizzeranno l'aspetto
borghese della collina del Vomero; mentre molte ville liberty progettate da ingegneri e
architetti tra cui Stanislao Sorrentino, Michele Platania, Leonardo Paterna Bellizzi e
Michele Capo sono opere di minore pregio architettonico. Il più significativo architetto del
Vomero, dopo Avena, è Sorrentino che ha progettato tra il 1915 e il 1918 Palazzina Russo
Ermolli in via Palizzi; la palazzina di Sorrentino presenta una notevole decorazione esterna
che conferisce un senso di imponenza e signorilità all'edificio e alla zona circostante: la
decorazione è in bugnato piatto interrotto da una fascia in stucco con una fascia
marcapiano e sul terrazzo sporgono alla vista un cornicione con un toro su cui si elevano
sostegni in litocemento che hanno scopo decorativo e strutturale essendo i punti di
ancoraggio della balaustra, realizzata nello stesso materiale.

A livello strutturale, invece, nell'architettura liberty di Napoli si registrarono anche alcuni


esperimenti di calcestruzzo armato secondo il Systéme Hennebique che nei primissimi
anni del Novecento fu esclusiva nazionale dell'Impresa Porcheddu di Torino e già
utilizzato per la sala dell'Augusteo sempre da Mellucci e da Pierluigi Nervi nella
progettazione tra il 1926 e il 1927. Questa nuova tecnica ebbe il vantaggio di ridurre
notevolmente il peso delle masse murarie in tufo; la fabbrica di Gay Odin, nota casa
produttrice di cioccolato, è stata progettata da Angelo Trevisan tra il 1920 e il 1922 con
l'utilizzo di un'armatura in calcestruzzo che ha conferito più spazio alla libera composizione
degli ambienti. Altro edificio in calcestruzzo è un edificio commerciale di Arata che dà
spazio a una composizione che si articola sull'utilizzo dei pieni e dei vuoti e con un piano
con sporgenza aggettante

Il liberty napoletano si è estinto con l'avvento del protorazionalismo e del neoclassicismo


monumentale di Marcello Piacentini.

La corrente liberty ha lasciato una grande testimonianza nell'architettura e nelle arti, infatti
il liberty napoletano non si è occupato solo di un'architettura semplice e destinata alla
progettazione di edifici ma anche piccoli pezzi come i negozi Gay Odin che conservano
dopo molti anni le vetrine originali di legno intarsiato nell'omonimo stile.
ART NOUVEAU IN SPAGNA E CATALOGNA
Nella seconda metà del 1800 in Spagna si vive una situazione culturale molto
strana, dovuta alla presenza di due etnie ( cristiana e musulmana ) che
svilupperanno la propria arte in maniera autonoma : nelle regioni musulmane con
forte presenza di cristiani nasce l’ ARTE MOZARABICA, caratterizzata da edifici
piccoli, con esterni in muratura senza decori ( tranne che per delle mensole scavate nella
roccia ) colonne basse e tozze e archi a ferro di cavallo ( questo tipo di arte viene
considerata preromanica ), mentre nelle regioni cristiane con forte presenza di
musulmani convertiti per salvarsi dall’ inquisizione nasce l’ ARTE MUDEJOR, che
riprende i temi cristiani con caratteri tipici dell’arte araba in facciata, come la lavorazione in
mattoni molto ricercata, uso di maioliche colorate, vetrate molto elaborate, e archi a ferro
di cavallo con forme orlate. Tuttavia la Catalogna vive una storia completamente
autonoma : il termine che caratterizza l’art nouveu Catalana è modernismo, un
termine che compare per la prima volta nel 1889 su una rivista portatrice di ideali
progressisti.
ANTONI GAUDI (1852 – 1926) modernismo catalano
Gaudi nasce nel 1852 e muore nel 1926. Fu un appassionato lettore delle opere di Ruskin
e i suoi primi progetti sono chiaramente di ispirazione medioevale. Gaudi è colui che
segnerà una traccia indelebile nel modernismo catalano, va completamente fuori da
qualunque schema di lettura. Era un uomo molto colto con basi culturali molto solide
e una grandissima spiritualità interiore manifestata nel cattolicesimo; in lui
possiamo trovare tutti gli elementi dell’art nouveau : non storicista, non legato ai
temi della natura, legame con la tradizione costruttiva autoctona, conoscenza dei
nuovi materiali, legame con gli scritti di Viollet le Duc e esigenza di un nuovo
linguaggio moderno. Mentre Viollet le Duc rappresenta colui che ha riproposto il gotico in
termini strutturali superandolo con l’introduzione di nuovi materiali ed elementi strutturali
come il pilastro a V, Gaudi riprende il tema del pilastro a V e lo articola attraverso il pilastro
inclinato e il pilastro con fusti ramificati che nascono da alcuni suoi studi sul paraboloide
Nelle sue opere Gaudi cercherà sempre di lavorare con la pietra, che lui riesce a
lavorare come se fosse plastilina che si plasma sotto le sue capacità costruttive e
statiche, capacità che gli veniva da studi scientifici attenti sui materiali e sulla
natura poi riproposti nelle sue strutture : tutto ciò che proviene dalla sua mente è
frutto dell’ osservazione e del suggerimento proveniente dalla natura. La sua linea
sinuosa non è l’effetto di una linea empatica, ma di un attento studio geometrico
sulle forme. Uno degli elementi strutturali più ricorrenti sarà l’arco catenario, ovvero un
arco che scaturisce dalla reazione di una catena. Grazie a questo arco lui può studiare
come i suoi archi resistono alle forze di compressione e trazione. Lo userà nella Sagrada
Familla e nella cripta di colonia Guell. Esordisce nel 1878 con casa Vicens (1878- 1880) e
villa El capricho ( 1883 – 1885 ) caratterizzate da materiali pregiati, soffitti a doppia
altezza, utilizzo della volta catalana, degli archi catenari e di numerosi giochi simbolici. Nel
1882 incontrerà il potente industriale tessile e armatore navale Eusebio Guell che sarà il
suo più importante committente e che condivideva proprio come lui gli ideali del
movimento separatista Catalano e del progresso. Gaudi realizzerà per lui numerose
opere, come il palau Guell, la colonia Guell e il parco Guell.

PALAU GUELL (1888)


Nel 1888 il conte Guell incarica Gaudi di realizzare la sua casa a Barcellona, il palau Guell
: l’opera si sviluppa attorno al tema della musica, tema che è predominante in quasi tutte
le opere Catalane di Gaudi. Nel palau Guell gli interni furono trasformati in spazi dal
carattere quasi ecclesiastico, mentre le facciate furono decorate in modo elaborato con
motivi in ferro battuto e ondulato. Il palau Guell fu costruito attorno a una sala da musica,
una balconata per l’organo e una cappella. Questo spazio riprendeva la forma della tipica
corte islamica e trapassava l’intera sezione superiore della casa. Caratteri fondamentali di
questo edificio sono l’utilizzo dello spazio di rappresentanza con il soffitto a doppia altezza,
l’arco finto, i materiali pregiati e la reinterpretazione del tema della torretta con l’elemento
morfologico del comignolo esterno e tutta una serie di rimandi e allegorie di elementi
simbolici. Palau Guell si va ad inserire in una zona densamente abitata di Barcellona, in un
lotto irregolare in cui Gaudi va a contrapporre alla semplicità della facciata posteriore un
linguaggio più rappresentativo della facciata anteriore. Il coronamento diventa uno dei
caratteri salienti delle architetture di Gaudi, un coronamento che chiude la struttura
esterna non attraverso un cornicione ma con una linea continua che ne definisce il profilo
superiore da cui emergono i famosi comignoli.
COLONIA GUELL (1891 – 1908)
Per Guell una trasformazione della società in generale si sarebbe ottenuta grazie alla città
giardino. A questo scopo nel 1891 egli incaricò Gaudi e Berenguer di progettare una
comunità operaia per il suo stabilimento tessile a Santa Coloma de Cervellò, piu tardi nota
come Colonia Guell.
PARCO GUELL (1900 – 1914) pilasti (rapporto con la natura)
Il capolavoro per eccellenza di Gaudi è Parc Guell, considerato come il continuo del
progetto sociale e utopico di colonia Guell. Viene costruito tra il 1900 e il 1914 anche se
Gaudi non riuscirà mai a portarlo a termine. Il parco viene costruito sul monte Carmelo che
domina la città di Barcellona. Benchè il parco richiedesse un aspetto grandioso (doveva
ospitare più di 60 residenze per la classe alta – borghese oltre a numerosi servizi) gli unici
edifici ad essere completati furono la portineria, l’imponente scalinata che conduceva al
mercato coperto sovrastante e la casa dello stesso Gaudi. La volta ondulata e irregolare
del mercato era sorretta da 69 grottesche colonne doriche, mentre il tetto, orlato da un
sedile continuo a serpentina era concepito per fungere da arena o palcoscenico all’ aperto.
Il parco stesso era strutturato da percorsi a serpentina che, dov’era necessario erano
sorretti da sostegni a volta disegnati in modo da sembrare tronchi pietrificati. In
quest’opera sono presenti sia riferimenti classici (la lucertola guardiana delle acque
sotterranee nel tempio di Apollo a Delfi) che riferimenti orientali ( la tartaruga,simbolo
cinese del caos ). Il parco Guell è la prima opera che evoca direttamente, attraverso il
profilo ondulato dell’arena, l’immagine ossessiva della sua vita: la famosa montagna
presso Barcellona, conosciuta come Montserrat che secondo la leggenda ospita nel suo
monastero, dedicato al santo patrono della Catalogna, il santo Graal. Gaudi, che ha
lavorato nel 1866 per il monastero resterà ossessionato a vita da quei profili frastagliati
della montagna.

CASA MILA’ – PEDRERA villa ad angolo (facciata sinuosa, corte e guglie)


Il tema della montagna, con i suoi picchi e la sua sensazione di pressione è fortissima
nella progettazione di casa Milà (chiamata anche pedrera perché ricorda un enorme
blocco di arenaria): la pianta è costituita da 3 cortili completamente irregolari, che
denunciano la massima libertà compositiva. Nei balconi, invece, ci sono dei forti riferimenti
cosmici (lavorati per sembrare spiagge pietrificate di alghe gettate dalla tempesta). Il
coronamento ricorda ancora il dorso di un rettile, mentre è ancora presente il tema delle 4
canne del camino trattate come se fossero degli elmi.
CASA BATTLO’
Gaudi realizzerà molti lavori a Barcellona e il primo sarà casa Battlò (Battlò era un ricco
committente che lo incarica di ristrutturare la sua casa ); Gaudi si trova ad operare su un
lotto stretto e lungo, chiuso sui due lati e dove entrava pochissima luce : per questo motivo
decide di sventrare completamente la facciata, allargare il cortile centrale e alzare di due
piani il palazzo già esistente che fa terminare con un alto cornicione. Lo sventramento
della facciata consente l’ingresso di moltissima luce naturale, soprattutto nel salone del
piano nobile. Dopodiché trasforma il piano terra in piano commerciale e il primo piano in
piano nobile, mentre i successivi 4 in piani da affittare. Sono presenti numerosi elementi
simbolici, a partire dai balconi che sembrano delle parti di cranio, al piano nobile dove gli
infissi sono trattati come se fossero delle ossa al cornicione che ricorda la schiena del
drago di San Giorgio. Il prospetto inferiore, invece, viene trattato in maniera molto più
semplice.
SAGRADA FAMILLA - 1898
Gaudi nel 1884 fu incaricato di proseguire i progetti della chiesa della espiazione della
Sagrada Familla di Francesco Villar, nella periferia di Barcellona. La cripta seguiva il
progetto di Villar, mentre i piani visibili furono completati sul progetto di Gaudi, in uno stile
Gotico di transizione. In essa troviamo elementi che ci affermano una vaga affinità con l’art
nouveau, prorompono in un linguaggio di pura fantasia con pistilli floreali. In effetti, queste
forme surreali non erano completamente prive di precedenti, visto che sembra chiaro che
Gaudi ( che aveva lavorato per un breve periodo in Nord africa ) conoscesse le costruzioni
di fango dei Berberi, con il loro ispirarsi alle forme naturali. La Sagrada Familla è la sintesi
di una serie di temi primo fra tutti il suo rapporto con la religione, rapporto che passa
attraverso la semplicità e la spiritualità medioevale e quindi dell’architettura gotica,
l’arditezza della struttura medioevale, l’importanza del nucleo familiare e al tempo stesso
della famiglia cristiana, una simbologia fortissima che ha condotto alla sperimentazione di
nuove tecniche costruttive. La costruzione della Sagrada Familla inizia nel 1898, quasi agli
esordi della carriera di Gaudi, viene sospesa e riprende tra il 1915-1918, ha una serie di
interruzioni e difficoltà dovute all’ estrema complessità dell’opera progettata che ancora
tutt’oggi non è stata terminata.

JUGENSTIL
1870: la Germania vince la guerra con la Francia e si afferma come potenza economica
1890: Bismark si dimette, il popolo prende la notizia con gioia
La Germania in questo periodo sta costruendo la sua immagine culturale, e ha bisogno di
un linguaggio che la rappresenti: la durezza del periodo Bismarkiano è seguita infatti da
un’ondata di freschezza e di spensieratezza. L’art nouveau in Germania si chiamerà
Jugenstil, dal nome di una famosa rivista portatrice di nuovi ideali e a differenza della
secessione viennese sarà caratterizzata da una linea fluida, giocosa e molto simile alla
linea Francese. Lo Jugenstil si sviluppa in tutta la Germania, ma sviluppa temi diversi in
base alle varie influenze regionali; le città in cui si svilupperà maggiormente sono:
MONACO: È una città allegra, sede di vari artisti dove si fondano le riviste principali: Pan,
Semplicissimus e Jugend, è uno stile più legato alla grafica che all’architettura. Tra i
principali artisti attivi a Monaco in questo periodo citiamo August Endell, che ha progettato
l’atelier Elvira (un atelier di due donne femministe) dove l’artista decide di ristrutturare la
facciata dotandola di un rilievo in gesso, molto dinamico e che ricorda un gigantesco
cavalluccio marino; per quanto riguarda il corpo di fabbrica è semplice e geometrico, e
l’entrata è posizionata in una posizione decentrata, mentre all’interno troviamo delle
decorazioni prese dal mondo vegetale
BERLINO: Si spinge molto più sulla funzione che sul decoro
WEIMAR: È importante perché in questo periodo ci lavora Van De Velde che ha fondato la
KUNSTGEWEBERSCHULE
DARMSTADT: E’ una città molto importante perché in questo periodo si fonda, sotto il
controllo del Granduca d’Assia una colonia di artisti che doveva progettare una serie di
oggetti da mettere sul mercato e presentati in una serie di mostre periodiche; ogni artista
veniva stipendiato e dotato di un pezzo di terreno su cui edificare la propria casa. Il
progetto ricorda molto quello delle arts and craft di Morris e quello delle gilde medioevali.
Tra i numerosi artisti invitati a lavorare presso questa colonia citiamo Olbrich e Beherens
Tra i principali architetti attivi in Germania in questo periodo troviamo anche Behrens e
Gropius
PETER BEHRENS
Sempre in Germania lavora Peter Behrens, il quale nella sua carriera lavorerà per molte
committenze diverse : privati, mecenati e anche grandi industrie. Fondatore del più grande
studio architettonico di Berlino ( dal quale passeranno tutti i più grandi architetti del
ventesimo secolo come Le Corbusier, Gropius, Mies e Meyer ) nasce in realtà come
pittore, prima di dedicarsi all’architettura. La sua prima opera sarà il progetto della sua
stessa casa nella colonia di Darmstadt, unico a costruirla insieme a Olbrich e
caratterizzata da uno stile molto sobrio ed austero. Successivamente viene chiamato dall’
industria AEG di Berlino di cui diventa il consulente artistico, occupandosi a tutti i livelli
dell’ immagine della fabbrica; sua è la progettazione della fabbrica di turbine AEG con il
quale per la prima volta un edificio industriale assume una valenza architettonica. In
questo edificio notiamo la grande forza dei due elementi angolari, che sono arretrati
rispetto all’elemento in ferro e vetro di chiusura; sembrano due elementi massicci ma in
realtà sono un falso perché hanno una struttura in ferro e una leggera tamponatura in
mattoni. Le facciate lunghe sono vetrate e scandite da elementi in ferro. Lavora nell’ambito
dell’edilizia di massa per il municipio di Vienna e nel 1920 partecipa alla costruzione degli
uffici della fabbrica Farnwerke : in questo caso troviamo uno stile espressionista atto a
suscitare emozioni, romantico
WALTER GROPIUS
Walter Gropius è uno dei fondatori del Bahaus, un importante scuola di architettura attiva
in Germania nella prima metà del ‘900. Gropius nasce a Berlino, in Germania il 18 maggio
1883. Figlio di un famoso architetto decide a sua volta di studiare architettura. Nel 1907
inizia a lavorare per Peter Behrens, uno dei primi architetti ad applicare il principio del
movimento moderno. Il movimento moderno è una corrente architettonica dell’inizio del
‘900. Si fonda sulla ricerca dell’armonia tra la forma di un edificio e la sua funzione pratica.
Nel 1911 sempre a Berlino Gropis realizza un progetto che esprime lo spirito del
movimento: le officine Fagus : le fabbriche dell’800 erano luoghi bui e malsani. La fabbrica
di Gropius invece ha grandi vetrate che permettono l’ingresso della luce. Inoltre nella
fabbrica ottocentesca tutte le fasi produttive si svolgevano in un unico ambiente mentre la
fabbrica di Gropius è divisa in settori, ognuno dei quali è adibito a una diversa fase della
produzione. Una struttura che favorisce la rapidità e l’efficienza del lavoro. Nel 1910 nella
città tedesca di Waimar Gropius fonda la scuola di architettura chiamata Bahaus, cioè
“casa della costruzione“: il Bahaus sotto la direzione di Gropius è la prima istituzione
scolastica a insegnare i precetti del movimento moderno. Lo scopo di Gropius e della
Bahaus era coniugare la creatività artistica con le esigenze del mondo industriale. Nel
1924 la Bahaus si trasferisce a Dessau, un'altra città tedesca. Gropius realizza la nuova
sede della scuola: il progetto riassume gli elementi chiave dell’architettura di Gropius :
ampie vetrate, separazione netta dei vari locali e impiego di materiali nuovi come il
cemento armato. Nel 1933 in Germania sale al potere il partito Nazista. Gropius, che ha
collaborato spesso con artisti Ebrei e comunisti è considerato una figura ambigua dai
vertici del partito, per questo decide di lasciare il paese. Nel 1934 si trasferisce a Londra e
tre anni dopo accetta la cattedra di architettura presso l’università di Harvard, negli stati
uniti. Nel 1946 fonda un nuovo studio architettonico: the Architects collaborative, il
collettivo degli architetti. Lo studio di Gropius progetta numerosi edifici come il graduate
center di Harvard nel 1950 e l’archivio delle Bahaus realizzato a Berlino nel 1979. Valter
Gropius si spegne il 5 luglio 1969 a Boston.
DETUSCHER WERKBUND
Il Detuscher Werkbund è un’associazione fondata nel 1907 da Neumann ( un politico ),
Schmidt ( un imprenditore ) e Muthesius ( un architetto ) che criticano la situazione delle
arti applicate in Germania e favoriscono l’introduzione di una produzione che sia il simbolo
della nazione stessa e che unisca arte, produzione industriale e architettura. Questa
associazione è composta da 12 artisti ( che devono essere il serbatoio progettuale ) e 12
industriali ( che devono mettere a disposizione le macchine per produrli ). Al suo interno si
delineano due correnti di pensiero : una capeggiata da Van De Velde che difende l’unicità
dei prodotti artigianali ( al suo interno troviamo la figura di Gropius, colui che
successivamente erediterà la kunstgeweberschule e fonderà partendo da essa la
Bahaus ) e l’altra capeggiata da Muthesius che difende la produzione industriale e che
propone una serie di oggetti standard da produrre l’esposizione più significativa è
sicuramente quella di Colonia del 1914.

BAHAUS
Nel 1910 Gropius fonda la scuola di architettura chiamata Bahaus, cioè “casa della
costruzione, nata dalla fusione tra la scuola di arti e mestieri di Van De Velde (a cui era
succeduto nel ruolo di direttore) e la scuola di arti figurative, con sede a Weimar : il
Bahaus sotto la direzione di Gropius è la prima istituzione scolastica a insegnare i precetti
del movimento moderno, lo scopo di Gropius e della Bahaus era quello di coniugare la
creatività artistica con le esigenze del mondo industriale, che stava ricercando un prodotto
che sia riconoscibile come tedesco e che possa essere ben venduto.I corsi del Bahaus
iniziavano con sei mesi di corso base, uguali per tutti e in cui si potevano far emergere le
capacità creative di ogni studente e in seguito tre anni di laboratori specializzati sotto la
guida di un artista o di un maestro artigiano; al termine dei tre anni si poteva decidere se
specializzarsi in architettura frequentando per altri 3 anni o fermarsi e ricevere il diploma di
artigiano . I contatti con il mondo del lavoro avvenivano tramite le commesse da parte
dell’industria; questo permetteva un confronto diretto tra la scuola e il mondo del lavoro.
Ovviamente nel corso della sua storia la scuola organizzerà varie mostre, con lo scopo di
presentare i loro prodotti e pubblicizzarsi.Nel corso della propria storia la scuola avrà 3
direzioni: quella di GROPIUS ( colui che avvia la Bahaus ), quella di MEYER ( focalizza gli
studi verso la progettazione architettonica, alla quale tendono tutti i laboratori e propone
una progettazione più responsabile dal punto di vista sociale ) e quella di MIES ( ci si
concentra solo sull’architettura ), a cui corrisponderanno anche 3 sedi diverse : la prima a
WEIMAR,la seconda a DESSAU e infine la terza a BERLINO, tutte abbandonate per
motivi di ordine politico.
Arts and Crafts
Il movimento Arts and Crafts ("arti e mestieri") è stato un movimento artistico per la riforma
delle arti applicate, una sorta di reazione colta di artisti e intellettuali
all'industrializzazione galoppante del tardo Ottocento.
Tale reazione considera l'artigianato come espressione del lavoro dell'uomo e dei suoi
bisogni, ma soprattutto come valore durevole nel tempo e tende a disprezzare i pessimi
prodotti, la bassa qualità dei materiali e il miscuglio confuso di stili distribuiti dalla
produzione industriale.
Le radici di pensiero di questo movimento si sviluppano dalle considerazioni
di Augustus Pugin sull'enfatizzazione dello stile gotico, quale unico stile che contiene i
principi della cristianità e, di conseguenza, della purezza e dell'onestà, incapace di
nascondere la struttura.
Seguace di Pugin fu John Ruskin, il quale afferma che il nuovo stile deve nascere sulle
orme del lavoro medievale, caratterizzato dalla semplicità del lavoro dell'uomo e pertanto
concettualmente in contrapposizione alla freddezza dell'industria. Fu proprio Ruskin a
contagiare William Morris con questa idea, mentre quest'ultimo segue le lezioni di Ruskin
ad Oxford nel 1851. Qui entrerà in contatto con John Bourne, il quale presenterà a Morris
Dante Gabriel Rossetti, esponente dei Preraffaelliti. Morris segue così prima la lezione di
Ruskin, poi si fa contagiare dai Preraffaelliti ed in seguito ne fa una sintesi.
Il lavoro che Morris propone si basa sulle orme delle antiche corporazioni medievali.
Il Medioevo viene visto come un periodo positivo, con una società più coesa e quindi
modello anti-industriale.

La sua produzione di tappeti, tessuti, mobili, metalli, quindi, nasce come anti-industriale, e


con una forte componente collaborativa (Morris disegna e ri-progetta mobili, li dipinge, lo
stesso Morris crea decorazioni geometriche bidimensionali che hanno la caratteristica di
essere riprodotte serialmente in quanto sono standardizzate e codificate); tuttavia pone le
basi dei principi del design moderno, perché è una produzione eclettica, ariosa, molto più
moderna dell'industria del tempo; nonostante questo, è destinata a fallire per i suoi costi
elevati e per l'impossibilità di distribuire i suoi prodotti ai vari strati sociali.
In realtà Morris creerà anche una società nel 1861 denominata Morris, Marshall & Co. che
nascerà dalla passata collaborazione nata per arredare la casa che William Morris si fa
costruire da Philip Webb. Questa azienda userà le "macchine" industriali ma predominerà
la concezione iniziale, ovvero: non è l'uomo al servizio della macchina, ma la macchina
che deve essere al servizio dell'uomo; e così i prodotti dovranno essere progettati per
essere altamente qualitativi per l'uomo, non per essere semplicemente più facilmente
realizzabili da una macchina.
 Morris condivide con Ruskin, i principi fondamentali dell'analisi sulla degenerazione dei
gusti, ed entrambi lo imputano al forte condizionamento subìto dal consumatore,
dall'artista e dal produttore, causato dalla struttura socio-economica.
Il più importante esempio di questo stile fuori dal territorio britannico è Casa Cuseni
a Taormina considerata dal Victoria and Albert Museum di Londra come uno dei massimi
capolavori al pari della madrepatria.

Augustus Pugin
Augustus Welby Northmore Pugin nacque il 1º marzo 1812 a Londra. In gioventù il
giovane Pugin ricevette una severa educazione ispirata alla solida tradizione religiosa
coltivata dalla madre, una donna inglese di confessione protestante riformata. Maturando
un naturale disprezzo verso la Chiesa d'Inghilterra, vista come autoritaria e oscurantista,
egli preferì accostarsi al mestiere paterno, intraprendendo gli studi artistici e grafici e
rivelando un singolare talento. è principalmente ricordato, oltre che per i suoi meriti
costruttivi, per la sua opera di teorico con la quale diede nuovo impulso alla rivalutazione
dell'arte gotica. La sua visione sull'architettura è magistralmente espressa nelle sue due
opere principali, Contrasts: Or, A Parallel between the Noble Edifices of the Middle Ages,
And Corresponding Buildings of the Present Day [Contrasti, o parallelo tra i nobili edifici
del Medioevo e le corrispondenti costruzioni odierne] e The True Principles of Pointed or
Christian Architecture [I veri principi dell'architettura cuspidata ovvero cristiana]. In queste
due opere Pugin rifiuta l'imitazione del linguaggio architettonico classico, largamente
impiegato nel corso del XVIII secolo. La tradizione architettonica del Classicismo e del
Rinascimento è infatti interpretata da Pugin non come uno dei momenti più alti di
un'evoluzione secolare, bensì come l'espressione di un decadimento generale iniziato
proprio con la Riforma anglicana.

William Morris
Fu tra i principali fondatori del movimento delle Arts and Crafts; è considerato antesignano
dei moderni designer ed ebbe una notevole influenza sull'architettura e sugli architetti del
suo tempo. Da molti è considerato il padre del Movimento Moderno, sebbene non
fosse architetto egli stesso. Ha fondato uno studio di design in collaborazione con
l'artista Edward Burne-Jones, e il poeta e artista Dante Gabriel Rossetti che ha
profondamente influenzato la decorazione di chiese e case nel ventesimo secolo. Ha dato
anche un importante contributo al rilancio delle arti tessili tradizionali e gli annessi metodi
di produzione. Ha fondato inoltre la Società per la protezione di edifici antichi (SPAB),
tuttora un elemento statutario per la conservazione degli edifici storici in Regno Unito.
Dopo aver lasciato Oxford, Morris entrò a far parte di uno studio d'architettura ma si rese
conto presto di essere maggiormente affascinato dalle arti applicate.
Nel 1861, Morris fondò l'azienda Morris, Marshall, Faulkner & Co. con Rossetti, Burne-
Jones, Madox Brown e Webb. Per tutta la vita lavorò ai progetti di questa azienda, che
cambiò nome man mano che i suoi soci si avvicendavano. Incoraggiò principalmente la
rinascita dell'artigianato nelle sue forme più tradizionali come la pittura su vetro e su carta
da parati.
La Red House (Casa Rossa) dai lui arredata ma realizzata dall'amico architetto Philip
Webb, per la semplicità dei volumi e l'abbandono dei canoni classici, la prima opera
anticipatrice dell'architettura moderna.

John Ruskin
è stato uno scrittore, pittore, poeta e critico d'arte britannico.
La sua interpretazione dell'arte e dell'architettura influenzarono fortemente
l'estetica vittoriana ed edoardiana.
Secondo la sua interpretazione infatti, era impossibile restaurare in architettura in quanto
sarebbe stato come risuscitare i morti , prerogativa solo divina. Restaurare quindi avrebbe
voluto dire mentire, annullare la memoria dei monumenti, copiare.
Secondo lui infatti, l'arte era un fenomeno più complesso di quello che credevano i suoi
contemporanei, l'opera d'arte realizzata dall'artista e contemplata dal critico d'arte, era
un'entità astratta, creata secondo un processo continuo che comprendeva le circostanze
economiche e sociali di partenza, le relazioni con il destinatario dell'opera, i metodi di
realizzazione e continuava con lo scopo che si dava all'opera; i cambiamenti di proprietà e
di uso e le modificazioni materiali non dovevano influire sull'opera; modificando uno di
questi aspetti, si sarebbero modificati tutti gli altri, oltre che all'opera stessa.
In base alle idee di Ruskin bisognava evitare l'inganno procurato all'osservatore con il
restauro; la difesa dell'autenticità era quindi incompatibile con la restaurazione stilistica in
quanto questa annullava i segni della storia, cancellando la memoria e l'anima del
monumento.
Quando la conservazione non era più attuabile per via del suo degrado incontenibile, la
restaurazione creava una nuova realtà differente dall'opera originale.
Preferiva quindi un intervento sincero con l'aiuto di appoggi, puntellature ed ausili esteriori
chiaramente visibili (anche se questi risultavano “brutali”) dove però l'elemento deteriorato
o perso era chiaramente visibile.
Esiste però un'altra “scuola di pensiero” diversa da quella di Ruskin: quella di Eugène
Viollet-Le-Duc. Quest'ultimo sosteneva che il restauro era una “necessità spiacevole” e
per conservare il monumento bisognava, utilizzando materiali del tempo, ristrutturarlo in
forme moderne: l'opposto quindi di quello

ARCHITETTURA NEOCLASSICA ( 1750 – 1815 )


DEFINIZIONE GENERALE
Il periodo tra il 1750 e il 1815 viene chiamato “neoclassico” perché si rifà all’arte classica
greca e romana ( si ispira a quei canoni di equilibrio, proporzioni, di triade vitruviana che
erano stati formalizzati nel Rinascimento e adesso venivano usati in modo scientifico. ) Il
neoclassicismo viene dopo il Barocco, e viene vista come un esigenza di ritornare alla
purezza della linea. I caratteri principali di questo movimento sono
- RIFIUTO DELL’ARTE BAROCCA
- PROPOSTA DEL BELLO IDEALE COME CANONE UNICO IN TUTTE LE ARTI
- NOBILE SEMPLICITA’ E QUIETE GRANDEZZA : UN INSIEME DI VALORI
MORALI PRIMA CHE ESTETICI
Il padre del neoclassicismo sarà Winckelmann, il primo storico della storia dell’arte
e il primo che inizierà a parlare di stili. Studia a Jena e nel 1742 di reca a Dresda
dove entra in contatto con il barone Nadnes che gli dà la possibilità di diventare
bibliotecario. Successivamente si occupò di raccogliere materiali per la storia del
sacro romano impero approfondendo anche la tecnica del disegno dal vero che per
lui sarà determinante; grazie al suo buon rapporto con il barone si converte al
cattolicesimo e si dirige a Roma, dove diventa bibliotecario del cardinale Albani che
lo mette in contatto con i musei Vaticani e la Roma imperiale che sta tornando alla
luce : grazie a lui potrà studiare da vicino le statue e le rovine della Roma imperiale.
Dopo questa esperienza decide di spingersi fino a Paestum per continuare i suoi
studi e scrivere “storie dell’arte e del disegno presso gli antichi” in cui ipotizza la
presenza di alcune caratteristiche che determinano le varie epoche, ovvero gli stili.
NASCITA DEGLI SCAVI ARCHEOLOGICI
A sostegno di questo ritorno al passato assistiamo ai primi scavi archeologici, dove
possiamo toccare con mano i resti dell’arte classica. Questi scavi servivano per
confrontare le regole formalizzate nel Rinascimento con la realtà dei fatti. I primi scavi
archeologici sono stati eseguiti nel 1738 a Ercolano, seguiti da quelli di Pompei del 1748.
Questi scavi danno il via alla nascita del “ Grand Tour “,una discesa lungo le antiche vie
dei pellegrini che dal centro – nord Europa porta ai luoghi dei ritrovamenti archeologici. In
questo panorama culturale Roma ritorna ad essere il centro culturale dell’ Europa perché è
la sintesi di tutte le correnti artistiche esistite fin ora, è un museo a cielo aperto. Gli oggetti
ritrovati si iniziano a studiare, riprodurre e divulgare : tra i principali artisti in tal senso
troviamo Le Roy, Stuart e Revett che contribuiscono con i loro libri a divulgare tutto ciò che
avevano visto nel Grand Tour ( con la differenza che mentre Stuart e Revett li
riproducevano perfettamente, Le Roy li disegnava dal vero ). Proprio con la nascita dei
primi scavi archeologici nasce un dibattito sulla conservazione dei reperti che vede
contrapposte 2 scuole di pensiero :
- RUSKIN : Ruskin affermava che bisognava rispettare il reperto cosi come ci arriva,
senza alterarlo : l’unica cosa che possiamo fare è rispettare e preservare l’opera
mantenendola fino alla fine dei suoi giorni ( RESTAURO ROMANTICO O ANTI –
RESTORATION )
- VIOLLET LE DUC : Viollet Le Duc affermava che bisognava applicare i nostri
principi, ovvero restaurarla a modo aggiungendo i pezzi che mancano costruiti con
le stesse tecniche del manufatto
( RESTAURO IN STILE )

NEOCLASSICISMO IN FRANCIA
Il neoclassicismo inizia a diffondersi in tutta Europa, anche se viene riscoperto in chiavi
diverse in base alle varie nazioni : in Francia viene riscoperto in termini di semplicità e
chiarezza strutturale, ma anche perché le polis Greche vengono prese a modello di
società ideale . La stagione neoclassica Francese si avvia con Claude Perrault, colui che
ha realizzato la facciata del Louvre ed è stato incaricato di tradurre in Francese il trattato di
Vitruvio ( che analizzerà in senso critico l’architettura classica, affermando che non è un’
architettura oggettivamente valida, ma è un architettura valida solo grazie ad alcune
premesse specifiche : simmetria, proporzioni e ordine. Inoltre sostituirà la triade Vitruviana
di firmitas, utilitas e venustas con la bellezza positiva basata sulle proporzioni e bellezza
arbitraria basata sui materiali )
Sulla scia di Perrault un’altra revisione all’ortodossia Vitruviana fu codificata da De
Cordemoy che insieme a Lougier rappresenterà alcuni aspetti dell’unione critica delle
regole classiche. De Cordemoy, nel suo Nouveau Traitè De Toute L’Architecture
sostituisce i canoni Vitruviani con la triade di natura, logica e funzione. Si parlerà di un
architettura che si va a fondere su elementi costruttivi condannando l’applicazione
inappropriata di elementi classici esprimendo liberamente la critica verso il Barocco. Egli
infatti era interessato alla purezza geometrica come reazione a trovate Barocche ( frontoni
spezzati, disposizione irregolare delle colonne ) . Un altro grande protagonista del
Neoclassicismo Francese è sicuramente Jacques Germain Soufflot, che realizza a Parigi
la chiesa di Sainte Genevieve ( iniziata nel 1775 ma continuata e completata dal suo
alunno Rondelet. In questa chiesa Soufflot cerca di creare una struttura traslucida e
luminosa come una chiesa gotica ma reinterpretata con la chiarezza strutturale dell’
architettura classica. La chiesa si presenta con una pianta a croce greca sormontata da un
tamburo su cui è voltata una cupola circolare, con un pronao di colonne. Se si osserva
bene possiamo notare che nella parte inferiore i mattoni sono di colore diverso, questo
perché sono stati aggiunti successivamente in seguito a dei danni statici. La chiesa è
fortemente influenzata da strutture precedenti : il pronao ricorda quello del Pantheon, la
cupola ricorda quella di San Pietro in Montorio di Bramante e la pianta a croce greca
ricorda quella di Alberti.
I motivi per cui la Francia prende come punto di riferimento l’antica Grecia sono molteplici.
Principalmente per i suoi valori etici, in quanto la Francia guarda l’antica Grecia in termini
di una società ideale dal punto di vista sociale e civile (per come era gestita e
organizzata). Tramite questa visione, in Italia, nel periodo del medioevo con i comuni, la
situazione favorì lo scontro tra borghesia e aristocrazia; al contrario la Francia non cerca di
identificarsi come una singola città, ma come società. Per loro identificarsi con la polis
greca significava possedere una res pubblica, con leggi che regolano lo stato e creavano
condizioni sociali ed economiche all’interno della quale l’uomo normale poteva
riconoscersi, gestendo una vita interiore in armonia garantita dalla sicurezza dello stato
stesso.
La differenza tra il Neoclassicismo francese e tedesco sta nel fatto che: mentre il fine
ultimo in Francia era quello di raggiungere l’idea di società, in Germania era quello
dell’individualità dell’uomo nella società.
Di conseguenza l’individuo neoclassico germanico va a contrapporsi con l’uomo classico e
barocco per via dei suoi eccessi, assenza di pace interiore. E quindi possibile distinguere
diverse forme della corrente neoclassica oltre a quella diffusa in Francia e in Italia:
 Neoclassicismo tedesco, che cercava di affermare un’identità nazionale la quale col
tempo era scomparsa parallelamente all’ascesa di Napoleone;
 Neoclassicismo inglese, che prende come punto di riferimento i modelli della
corrente definita “palladiana”.

ARCHITETTI VISIONARI
Gli architetti visionari sono una serie di architetti attivi durante la rivoluzione Francese ; tra
i più famosi abbiamo Henry Blondel che non realizzerà mai nessuna opera ma dirigerà
una scuola e sarà docente presso l’ Academie Royale prima di scrivere nel 1871 “ Cours
de Architecture” che sarà la base degli studi di Boulle e Ledoux. ( il suo sarà un contributo
di tipo teorico ). I concetti di Boulle sono quelli sul divino e sulla luce, sua
rappresentazione. Egli progetterà architetture composte da geometrie perfette prive di
decorazioni nell’esasperazione del bianco, simbolo di luce. Questo concetto, esasperato e
portato alle estreme conseguenze nega il concetto di architettura. Tra i suoi progetti più
importanti ricordiamo il cenotafio di Newton, in cui possiamo notare il tema della sfera
esasperato alla massima conseguenza. Ledoux invece mette in scena un architettura
utopica, simile alle moderne città industriali. Tra i suoi progetti più importanti citiamo la
salina reale d’arc et senans : in questo progetto colloca al centro della pianta la casa del
lavoro e all’ esterno le case degli impiegati. Questo progetto è pieno di simbologie e di
rappresentazioni iconiche del lavoro.
Furier ( falinstero)
NEOCLASSICISMO IN GERMANIA
Il neoclassicismo tedesco nasce in Germania nel primo decennio dell’800 con Schinkel.
Pittore, scenografo e architetto, Schinkel si affermò inizialmente per opere definite come
architettura disegnata, all’interno delle quali rappresentava strutture gotiche ambientate in
paesaggi cittadini di assoluta finzione. Contemporaneamente al declino dell’impero
napoleonico, le opere dell’architetto subiscono un radicale cambiamento infatti inizia una
grande sperimentazione del classicismo questa volta rivolta a u ritorno alla cultura del
mondo greco. Ne sono esempi Neuewache che presenta un modulo quadrato ed un
pronao e la chiesa di san Federico. L’opera più significativa di questo periodo e però
sicuramente l’altes museum presenta anch’esso un modulo quadrato ed un peristilio che
accompagna tutta la facciata, presenta inoltre , una scalinata che lo eleva rispetto
all’ambiente circostante e al centro presenta una cupola emisferica. Quest’edificio deriva
da un tipo di classicismo che non aveva come scopo quello di contestare i canoni greci,
piuttosto nasceva come sintesi di studio degli stessi canoni, misti ad un’interpretazione
personale influenzata anche dalla società del suo tempo. All’interno dell’edificio sono
presenti opere in scala 1:1 che portano il visitatore ad effettuare un confronto diretto con
l’opera stessa, con lo scopo di sentirsi insignificante rispetto ad essa.

In Germania invece, il classicismo viene riscoperto in termini di monumentalità e


sicurezza, per rafforzare la magnificenza dell’ impero e trasmettere ideali di sicurezza.

GIOVAN BATTISTA PIRANESI


Giovan Battista Piranesi è un architetto ricordato per i suoi contributi teorici, incisioni e
disegni che rappresentano rovine e architetture dell’antica Roma. Le sue opere si dividono
in 2 grandi filoni :
- OPERE ROMANE SGRETOLATE
Simbolo di un mondo che si sgretola perché non è al passo con la grandezza del
mondo classico ( es : Pantheon )
- OPERE FANTASIOSE IN AMBIENTI REALI O VICEVERSA
In questo filone lui mortifica lo spazio ( uno spazio che non è inesistente, esiste ma
è controllato da una prospettiva che ci inganna : lui costruisce uno spazio
impossibile per mortificare i valori dell’ oggettività, usa una tecnica oggettiva per
descrivere spazi che non esistono dimostrando che niente è oggettivo ( es : prigioni
). Altre opere invece, come “il campo Marzio dell’antica Roma” è disegnato
partendo da una base giusta oggettiva, ma ci colloca sopra elementi dell’ antica
Roma che cosi disposti non hanno alcun senso urbano .
NEOCLASSICISMO IN INGHILTERRA
In Inghilterra il neoclassicismo si sviluppa attraverso il neopalladianesimo ( uno stile
architettonico ispirato alle ville Palladiane di Andrea Palladio, come ad esempio Villa
Stupinigi ) che seguiva i principi dettati da Vitruvio ovvero proporzioni matematiche e
ricchezza di ornamenti che caratterizzarono l’architettura Romana. L’Inghilterra conobbe le
opere di Palladio grazie all’opera di diffusione di Inigo Jones ( che si ispira a Palladio per
progettare la queen’s house di Greenwich ).Tra gli esponenti maggiori del
neopalladianesimo troviamo Colen Campbell ( a cui è attribuito il “Vitruvius Britannicus” un
catalogo di progetti di Palladio e Jones, fu uno dei manifesti del Neoclassicismo Inglese )
Richard Boyle ( che fù in conte e un architetto, affermò il neopalladianesimo in Inghilterra
con la Chiswick House, una villa Palladiana ) e John Soane ( supera il neopalladianesimo
tradizionale utilizzando un linguaggio molto personale, progettando nuove tipologie di
edifici come musei e banche costruite con materiali innovativi come il ferro e la pietra
artificiale. La sua opera più importante è la Banca d’ Inghilterra, in cui l’illuminazione
proviene dall’ alto ).

Età Vittoriana (cenni storici)


Per epoca vittoriana (o età vittoriana) si intende comunemente il periodo della storia
inglese compreso nel lungo regno della Regina Vittoria, cioè dal 1837 al 1901. Durante
questo periodo l'Inghilterra attraversa un periodo di stabilità, floridità economica ed
espansione commerciale e coloniale, ma vede anche l'emergere di importanti problemi
sociali.
 l'Inghilterra attraversò un periodo di stabilità, floridezza economica ed espansione
commerciale e coloniale; la società, però, presentava
lacerazioni sociali, psicologiche e culturali che vennero risolte con faticosi compromessi e
precari equilibri tra ipocrisia e realtà dello sfruttamento, fede e scienza.
In quegli anni si evidenziò fortemente anche il divario tra classi ricche e povere. Nei primi
anni del suo regno il suo mentore fu Lord Melbourne, primo ministro whig, e anche le
amicizie personali della sovrana erano nel partito liberale.
L'età vittoriana divenne nota per l'impiego di minori (lavoro minorile)
in fabbriche, miniere e come spazzacamini. Il lavoro minorile, spesso nato a causa di
ristrettezze economiche, giocò un ruolo importante fin dall'inizio della seconda rivoluzione
industriale: lo scrittore Charles Dickens, per esempio, lavorò all'età di 12 anni in una
fabbrica di lucidi da scarpe, essendo suo padre in prigione per debiti.
Nel 1840 soltanto il 20% dei bambini di Londra frequentava scuole. Intorno al 1860 circa la
metà dei bambini d'età compresa tra 5 e 15 anni frequentava la scuola (compresa la
scuola domenicale) e i bambini dei poveri dovevano aiutare nel sostegno del bilancio
familiare, spesso lavorando molte ore in attività pericolose per paghe molto basse.
Slams (ghetto quartieri delle classi povere)

Lo stile Beidermeier
Il Biedermeier è stato un movimento artistico e ornamentale sviluppatosi nel periodo
storico che intercorre tra il 1815 ed il 1848. Molto in voga tra
la borghesia tedesca e austriaca, viene spesso definito di genere romantico.
Il termine stesso si diffuse attorno al 1850 come dispregiativo, preso in prestito da un
personaggio creato dagli scrittori Adolf Kussmaul e Ludwig Eichrodt, e stava ad
indicare il piccolo borghese apolitico e conservatore, interessato solo alla propria vita
familiare.
È composto da due parole, cioè l'aggettivo semplice, sempliciotto (bieder, ma che
significa anche integro, onesto) unito a uno dei cognomi tedeschi più
diffusi Meier (o Maier).
Questo stile nacque come contrapposizione al cosiddetto Stile Impero, nel periodo
immediatamente successivo al Congresso di Vienna, di cui riprende una decisa "voglia di
normalità".
Soprattutto per questa ragione, il Biedermeier è stato spesso definito come lo stile
della Restaurazione.
Lo scopo che sottende allo stile Biedermeier infatti è valorizzare la sobrietà e l'armonia,
mutuando parte dei motivi stilistici dal periodo precedente, ma spogliandoli di tutti i decori,
gli orpelli e gli eccessi che lo avevano caratterizzato. Tutto ciò è coerente con la situazione
socio-politica del momento, che cerca di dimenticare i fatti tumultuosi della Rivoluzione
francese e del successivo impero napoleonico. Anche l'avvento della Rivoluzione
industriale gioca un ruolo decisivo nello stile, proponendo prodotti funzionali ma dalle linee
semplici, e quindi facilmente fabbricabili.
Questa tendenza si ritrova nell'architettura quanto nell'arredamento, nella musica quanto
nella letteratura, e produce atmosfere solenni ma sobrie, prive di decori dorati ma ricche di
elementi consueti, quotidiani. Nell'arredamento il Biedermeier introduce l'uso di tappeti,
tendaggi e nuovi tipi di mobile, come il servante a vetrina, l'armadietto secrétaire a ribalta,
il divano imbottito, oltre alla diffusione di materiali pregiati come il mogano e il ciliegio.
Le composizioni floreali sono un esempio significativo dello stile, così come le facciate
severe di alcune città europee (una per tutte, Vienna) o le famose sedie in legno curvato e
paglia di Vienna di Thonet.
Ciò che fu un tempo uno stile estetico e culturale rispettabile, anche se molto discusso
perché considerato falsamente dimesso, sentimentale anziché alimentato da sentimenti,
nutrito di idilli anziché di passioni, insomma, sinonimo di estetica piccolo-borghese, è
tuttora usato nell'hobbistica femminile, ad esempio per confezionare bouquet, cesti, spille,
borse, ecc.: insomma tutto quanto sia decorativo.
In genere, si tratta di composizioni ottenute con materiale d'uso quotidiano ma abbastanza
costoso: perle di bigiotteria, nastri di raso, canutiglia (fili dorati), portasemi di faggio,
pignette, ecc. Inoltre, l'utilizzo di spezie come cannella, chiodi di garofano e fiori
di anice dà un profumo caratteristico alla composizione.
Henry Cole
Sir Henry Cole (Bath, 15 luglio 1808 – Londra, 18 aprile 1882) è stato
un designer e imprenditore inglese.
Fu promotore di diversi progetti per l'affermazione del design, pubblicò per 3 anni
il Journal of Design. Stretto collaboratore del principe Alberto, organizzò la
grande Esposizione universale di Londra del 1851.
Nel 1855 fondò il Victoria and Albert Museum di Londra e ne fu nominato direttore.
Influenzò con il suo pensiero la produzione industriale dell'epoca e formò intorno a sé un
gruppo di artisti impegnati nello studio della produzione industriale.
A lui si attribuisce anche il merito di aver coniato l'espressione "Art Manufacturer",
intendendo con tale termine una figura professionale all'interno dell'industria inglese che è
possibile tradurre in artista-fabbricante che oggi chiameremmo designer.
La sua carriera terminò con la nomina ufficiale di "sole segretary of the department of
design". Questo ruolo gli permise di soprintendere a tutte le scuole di disegno inglesi.
Owen Jones e il Grammar of Ornament
Owen Jones è stato un architetto, disegnatore e scrittore inglese.
Jones, figlio di un noto antiquario e pellicciaio gallese, studiò architettura alla Royal
Academy, e agli esordi della sua carriera collaborò con l'archittetto Lewis Vulliamy, prima
di trasferirsi, nel 1832, in Europa (Francia, Italia, Grecia, Spagna), in Egitto e nel Medio
Oriente.
In Grecia Jones incontrò l'architetto tedesco Gottfried Semper, noto per i suoi studi
sulla policromia dell'architettura greca antica.
Invece in Spagna, nel 1834, Jones assieme all'architetto francese Jules Goury, approfondì
le sue conoscenze dell'architettura islamica e dedicò il libro Plans, Elevations, Sections
and Details of the Alhambra all'Alhambra di Granada, dopo aver effettuato studi decennali
(1836-1845) sul complesso palaziale andaluso.
Successivamente ricevette l'incarico di supervisore dei lavori per l'Esposizione Universale
di Londra del 1851.[3][4]
In questo evento, come per tutta la sua carriera, Jones si distinse soprattutto per i disegni
e le decorazioni, come evidenziarono i suoi lavori sia al Crystal Palace sia per gli spazi
espositivi.
Jones applicò le sue teorie decorative anche nel settore tessile e nella produzione
di tappeti. Come architetto è da citare, tra gli altri, il suo progetto per il St James's Hall.
Jones si distinse con i suoi lavori a Parigi, al Museo di Sèvres e in Egitto (Il Cairo).
Nel libro Grammar of Ornament del 1856 Jones descrisse gli elementi peculiari del suo
stile, caratterizzati da una sintesi tra la cultura occidentale e quella araba, dal comune
denominatore della geometria, dalla speranza dell'introduzione delle macchine nella
produzione, dal superamento dell’eclettismo e del revivalismo,
dall'astrazione nell'ornamento, dalla modellistica piana, dalla teoria del colore moderno e
della cromolitografia.
Nel libro è presente anche una storia della decorazione nelle varie epoche e civiltà, da
quella egizia a quella elisabettiana, da quella cinese a quella italiana.
I lavori di Jones riscossero un buon successo presso i suoi contemporanei.
Jones collaborò a numerose riviste, tra le quali il Journal of Design and Manufacture e con
numerosi musei, tra i quali il South KensingtonMuseum.
Michael Thonet
Michael Thonet è stato un ebanista austro-ungarico, uno dei protagonisti del design del
periodo dell'epoca vittoriana.
Negli anni intorno al 1830, Thonet compie i suoi esperimenti con strisce di impiallacciatura
ammorbidite nella colla bollente prima di inventare i “mobili in legno curvato”. Nel 1842, il
principe Metternich, colpito dal talento dell'ebanista renano lo chiama a Vienna. Qui
Michael Thonet si dedica, con i propri figli, a realizzare parquet e mobili per il Palazzo
Liechtenstein e il Palazzo Schwarzenberg. Con la creazione della sedia n° 4 per il caffè
Daum sul Kohlmarkt di Vienna conquista ben presto la scena dei caffè viennesi,
ponendo le basi per lo sviluppo del settore dei mobili destinati alla “collettività”, ossia agli
ambienti pubblici.
Proprio con questa tecnica di lavorazione del legno l'ebanista stupì molti fra i visitatori
del Crystal Palace alla prima esposizione universale, rivoluzionando, di fatto, la
concezione della lavorazione del legno di quel periodo.
Con la rivoluzione del 1848 molte persone perdono il lavoro e trovano un altro impiego
nelle nuove fabbriche di Thonet, dove sono in funzione le macchine a vapore. Iniziano ad
arrivare le prime commesse dall'estero. Il successo giunge nel 1859, quando l'azienda
Gebrüder Thonet dei figli di Michael presenta la  Sedia Nr. 14 in legno massello curvato,
la celebre “sedia in paglia di Vienna” annoverata oggi fra le icone della storia del design. I

La Great Exibition e il Crystal Palace


Nel 1851 La Gran Bretagna era a capo della rivoluzione industriale e si sentiva molto
sicura in quell’ideale.
La Great Exhibition del 1851 a Londra era stata concepita per simbolizzare questa sua
superiorità industriale, militare ed economica, e si decise di rendere la mostra veramente
internazionale con degli inviti che vennero estesi a quasi tutto il mondo colonizzato.
I britannici sentirono inoltre che era importante mostrare i loro raggiungimenti assieme
quelli dei paesi “meno civilizzati”, con l’ attitudine prevalente in Inghilterra all’epoca, matura
per questa parata, in qualche modo arrogante, di realizzazioni.
Molti si sentivano sicuri, economicamente e politicamente, e la regina Victoria era ansiosa
di rinforzare la sensazione di soddisfazione relativamente al suo regno.
Fu durante la metà della decade del 1850 che la parola “Victorian” iniziò ad essere
impiegata per esprimere una nuova consapevolezza, sia per la nazione che per il periodo
che stava attraversando.
Il Crystal Palace fu originariamente progettato da Sir Joseph Paxton in soli 10 giorni ed
era un enorme struttura in ferro e vetro.
Oltre 13.000 oggetti vennero messi in mostra e visionati da oltre 6.200.000 visitatori
meravigliati della rivoluzione industriale che stava spingendo la Gran Bretagna come la più
grande potenza dell’epoca.
Gli oggetti messi in mostra provenivano da tutto il mondo inclusa l’India e le nazioni con
degli insediamenti di bianchi recenti, come l’Australia e la Nuova Zelanda, che costituivano
il nuovo impero.
Molti dei visitatori che giunsero a Londra venivano da città europee. I profitti dell’evento
permisero il finanziamento di lavori pubblici come l’ Albert Hall, lo Science Museum,
il National History Museum e il Victoria and Albert Museum.

Joseph Paxton
Joseph Paxton nacque il 3 agosto 1803 a Milton Bryant, nel Bedfordshire, settimogenito
di una modesta famiglia contadina di quei luoghi. Molte fonti erroneamente fissano il suo
anno di nascita nel 1801, prendendo per vera la documentazione che Paxton fornì da
adolescente, distorta probabilmente per agevolare l'assunzione presso i Chiswick
Gardens, dove sarebbe andato a lavorare nel 1823.
I Chiswick Gardens erano vicinissimi ai giardini di William Cavendish, VI duca di
Devonshire. Il duca incontrò il giovane Joseph passeggiare nei propri giardini e rimase
subito colpito dal suo talento e dal suo sincero entusiasmo per il giardinaggio: fu sotto
questi influssi che affidò al Paxton, all'epoca appena ventenne, il prestigioso incarico di
capogiardiniere dei giardini di Chatsworth, all'epoca considerati fra i più incantevoli di tutta
l'Inghilterra.
Paxton si dedicò al nuovo mestiere con passione ed entusiasmo.
In brevissimo tempo strinse amicizia con tutti gli inservienti, conoscendo anche la futura
moglie Sarah Bown (i due si sarebbero sposati nel 1827), senza per questo trascurare il
lavoro, al quale si dedicò con appassionata devozione.
Si interessò molto alla sistemazione di giardini e, soprattutto, alla costruzione di serre, suo
vero e proprio marchio di fabbrica.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La prima rivoluzione industriale avviene tra il 1760 e il 1830 ed è un periodo molto
particolare nella storia dell’uomo. La città compatta e bastionata che si era formata in
Europa 500 anni prima fu completamente spazzata via da una serie di scoperte tecniche e
condizioni favorevoli. Tra le scoperte più importanti citiamo il calcestruzzo armato
( scoperto in Francia da Francoise Hennebique ), la produzione su vasta scala di sbarre di
ghisa, il telaio multipiano ( che permetteranno la costruzione di nuove strutture più
resistenti come i ponti e edifici senza pareti perimetrali portanti per poter alleggerire la
struttura e svilupparla in altezza, i cosiddetti edifici multipiano o grattacieli, molto utilizzati
soprattutto in America dal 1871 in poi nella città di Chicago che doveva essere ricostruita
dopo un grave incendio ), e il telaio meccanico di Cartwright ( che aumentò di molto le
capacità produttive delle industrie tessili tanto da permetterle di abbandonare la campagna
e spostarsi vicino a dei depositi di carbone o in città ).
Questo processo di sradicamento fù accelerato dall’ uso della trazione a vapore per i
trasporti: nel 1825 assistiamo all’inaugurazione della prima rete ferroviaria pubblica tra
Stokton e Darlington, e nel 1860 in Inghilterra si contano già più di 10 mila miglia di binari,
e con l’avvento della navigazione a vapore su lunghi percorsi si ebbe una fortissima
emigrazione di cittadini Europei verso le Americhe, l’Asia e l’Australia. Questi sviluppi
generali, accompagnati da un’improvviso calo di mortalità grazie alle nuove scoperte in
campo medico e alla costruzione di nuove fabbriche in città (con conseguente esodo degli
operai dalla campagna alla città) portarono ad un aumento improvviso e incontrollato della
popolazione: la città diventa sempre più congestionata e malsana e ciò comporta lo
scoppio di numerose epidemie ( 1831 a Londra e Parigi, 1885 Napoli ). Di fronte a queste
problematiche (sovraffollamento, mancanza di reti fognarie adeguate, difficoltà di trasporti)
si decide di intervenire in modo radicale con SVENTRAMENTI e RISANAMENTI che
permettono alla città di aprirsi sul territorio e di renderle più vivibili. La prima nazione a
muoversi in questa direzione sarà l’Inghilterra :
nel 1833 Nasce la Poor Law commission che si occupa di stabilire come dare una casa ai
lavoratori più meritevoli
nel 1844 nasce la Society for improving the conditions of the labour class che finanzia
case operaie
nel 1848 viene scritto il Public Healt Act che rende lo stato responsabile delle fognature,
della raccolta dei rifiuti, della fornitura d’acqua, e della sepoltura dei morti.
LONDRA
In questo periodo Londra si sta scoprendo metropoli e inizia a svilupparsi verso la zona
settentrionale grazie alla costruzione di alcuni ponti sul Tamigi ; in più si sta migliorando la
struttura portuale. Nel 1811, dopo le guerre Napoleoniche John Nash progetta Regent’s
Park, un enorme polmone verde costituito da un parco trattato in maniera pittorica e cinta
da un enorme boulevard a verde ( Regent’s street ) che si sviluppa in maniera sinuosa
attorno alle principali architetture di Londra . La particolarità sta nel contrasto tra le
architetture bianche di Regent’s street e quelle in legno e mattoni della Londra classica.
Nel 1836 nasce la prima ferrovia e tra il 1848 e il 1865 si operano i più grandi sventramenti
della città . nel 1851 ci sta la Great Exhibition e il 1858 verrà ricordato come l’anno della
grande puzza ( nell’ estate del 1858 il caldo è torrido e fa evaporare l’acqua e i rifiuti che
venivano scaricati nel Tamigi ) . Nel 1863 apre la prima Metropolitana.
CASE OPERAIE
Sempre in questo periodo si pensa alla progettazione di case operaie ( max 2-3 piani,
appartamenti minimi ma comunque vivibili ) e esposte alla Great Exhibition del 1851.
UTOPIE URBANISTICHE
Sempre in questo periodo nascono le prime utopie urbanistiche. Tra queste però nessuna
potè uguagliare in quanto a ampiezza e potenziale liberatorio la visione radicale del
NUOVO MONDO INDUSTRIALE di CHARLES FOURIER. La società non repressiva di
Fourier doveva dipendere dalla costruzione di comunità o falangi alloggiate nei
FALANSTERI. Poiché il falansterio era concepito in aperta campagna la sua economia
doveva essere di tipo agricolo. Gli alloggi o falansteri erano modellati sullo schema della
reggia di Versailles, con il corpo centrale adibito alle funzioni pubbliche e le ali laterali ai
laboratori. Nonostante non vennero mai realizzati l’importanza del pensiero di Fourier sta
nella critica radicale alla produzione industriale e all’ organizzazione della società.
LA PARIGI DEL BARONE HAUSSMANN ( 1853 – 1870 )
Dopo i moti del 1848 Napoleone III si rende conto che Parigi è un enorme polveriera in
termini sociali e igienici. Per questo motivo affida a un suo luogotenente ( il barone
Haussmann ) il progetto di restaurare Parigi. Questo restauro è un restauro dettato da
motivazioni di carattere politico, visto che il tessuto medioevale della città si prestava bene
a delle rivolte, mentre con il nuovo progetto si garantiva CONTROLLO,FACILITA’ DI
INTERVENTO. Nel 1853 iniziano i Grand Travaux divise in 5 categorie di lavori :
INTERVENTI DEL SISTEMA STRADALE, LAVORI EDILIZI, RETI FOGNARIE, RIFORMA
DEL SISTEMA AMMINISTRATIVO e INTERVENTI SUI PARCHI VERDI. Il grande
problema di Parigi era la Senna che tagliava in 2 la città. Per questo vennero costruite
strade ortogonali in direzione Nord-Sud e Est-Ovest che passano sopra la Senna e
collegano la città. Questo sistema di una maglia di boulevard intersecate da strade minori
e cortili, con un piano di tipizzazione delle facciate e dell’arredo urbano influenzerà le
ristrutturazioni di Torino e Barcellona. Questo sistema ortogonale si unisce a un sistema di
piazze circolari da cui partivano a raggiera i grandi boulevard che aprivano i coni visivi e
permettevano di controllare meglio la città
BARCELLONA
Barcellona si trova in Catalogna, il polmone economico della Spagna ( la svizzera della
Spagna ) e per questo motivo cercano da sempre l’indipendenza dai Castigliani. La città
era chiusa da una grande cinta muraria e non si poteva espandere per ordine del re che
aveva paura di una rivolta. Nel 1854 viene concesso a Barcellona di abbattere le mura e
svilupparsi e nel 1858 viene bandito un concorso con 13 architetti. Il concorso viene vinto
da A. Rovira y Trias che dal nucleo storico fa partire una raggiera di strade che taglia il
centro e imprime lo sviluppo della città verso l’esterno. Nonostante avesse vinto il
concorso il progetto non venne mai approvato e il piano viene affidato a Ildefonso Cerdà. Il
progetto di Cerdà prevedeva un grande asse trasversale e 2 diagonali che tagliavano il
centro storico. All’ interno del sistema principale troviamo altre strade ortogonali che si
incrociano in piazze. La vera particolarità sta però negli isolati : blocchi quadrati di lato 113
metri con corte all’interno e con smusso di 20 metri. Ciascun isolato doveva mantenere 2
lati a verde ma il progetto verrà stravolto successivamente.

VIENNA ( OTTO WAGNER )


Vienna era una città bastionata che si doveva espandere oltre i propri confini. I lavori di
ristrutturazione iniziano nella seconda metà del 1800 e prevedono la demolizione della
vecchia cinta muraria; al suo posto viene edificato un enorme boulevard circolare molto
sviluppato in ampiezza, la RINGSTRASSE che permette di fare 3 cose :
- Preserva la memoria storica della vecchia città
- Garantisce un polmone verde alla città
- Diventa un’ area di convergenza sociale in quanto è un enorme parco verde.

PIANI REGOLATORI DI NAPOLI


IL PIANO DEL 1889
Anche a Napoli, intorno alla fine dell’800 troviamo i problemi che hanno altre grandi città
europee: nell’estate del 1884 scoppia un’epidemia di colera, che mette in evidenza tutti
quelli che sono i problemi della città. A seguito di questa epidemia viene realizzato il primo
piano regolatore, chiamato piano di risanamento per la città di Napoli. Il piano però fallisce,
a causa di ragioni di carattere politico-economiche che distolgono l’attenzione da quello
che era l’obiettivo fondamentale di rendere agevole il centro urbano di Napoli attraverso
sventramenti e grandi boulevard, un po' come era successo nella città di Barcellona. Nel
1888 però, dopo la formazione di una società del risanamento della città di Napoli ad
opera di imprenditori e soci provenienti da tutta Italia i lavori possono iniziare: Scoppiata
l’epidemia, si capisce che bisogna rimediare e prevenire altre situazioni endemiche. Il
piano del risanamento prevede 5 categorie di lavori da applicare in 5 bienni, e l’obiettivo
era quello di mandare l’acqua potabile in quante più abitazioni possibili. Erano previsti
800.000 mq di edifici da demolire, 84.000 mq di strade nuove, 40.000 mq di abitazioni per i
ceti bassi. Asse portante di questo sistema viario che si sarebbe dovuto innescare sulla
maglia preesistente della città era un grosso asse che oggi chiamiamo rettifilo. Questo
asse che si diramava sarebbe dovuto essere attraversato da una maglia ortogonale di
strade che intrecciava il tessuto preesistente. Il grande nodo da sciogliere era la
composizione della commissione, che era composta da imprenditori e banchieri
completamente estranei alla comprensione delle politiche effettive di Napoli e che quindi
non facevano che favorire i propri interessi personali, anche se gli va riconosciuto di aver
portato a Napoli una serie di architetti che si erano già formati in un ambiente più europeo
e più aperto alle nuove tendenze come quelli del linguaggio dell’art nouveau e del floreale;
tra questi citiamo Francesco De Simone, Giovan Battista Comencini e Lamont Young :
questi personaggi contribuiscono a cambiare il volto della città, da città borbonica a città
borghese e floreale. I quartieri maggiormente coinvolti sono Vomero e una parte di Chiaia.
IL PIANO DE SIMONE
Sicuramente insieme alla figura di Young dobbiamo considerare quella di Francesco De
Simone, che prima nel 1914 e poi nel 1921 avanza la proposta di un nuovo piano
regolatore basato anch’esso su 5 punti di intervento. Anche questo intervento non viene
preso in considerazione tra le amministrazioni. Il piano De Simone aveva come fulcro della
sua idea il potenziamento del commercio e del turismo napoletano.
IL PIANO PICCINATO
Con il decreto del 15 agosto 1925 viene indetto l’organo dell’alto commissariato, un
organo statale destinato al controllo delle opere pubbliche a Napoli, che sostituisce la
figura del sindaco: la città passa in mano a degli organi statali e nel 1926 organizza un
nuovo piano regolatore che in realtà non verrà mai attuato, basato sul concetto di città
decentrata. Successivamente viene indetta una nuova commissione: la commissione
Piccinato che organizzerà un nuovo piano regolatore risalente al 1933 e attuato nel 1939.
È il miglior piano regolatore che Napoli abbia mai avuto, fermato dalla guerra nel 1940 e
ripreso nel 1950, nell’immediato dopoguerra, quando purtroppo le esigenze erano diverse:
non si può indugiare sul concetto di miglioramento estetico e urbano perché si ha
l’urgenza di dare casa a chi è rimasto senza. Quindi si programmano i quartieri di
espansione occidentale come Secondigliano, Pianura, Soccavo e Ponticelli.
SCUOLA DI CHICAGO

Intorno alla prima metà dell'Ottocento, molte città americane hanno già assunto gli aspetti
delle metropoli moderna e Chicago, più di qualunque altra, mostra una vertiginosa e forte
tendenza all'espansione. Purtroppo nel 1871 un terribile ed enorme incendio rase al
suolo quasi completamente il centro di Chicago. Questa fu la ragione del creare una
scuola architettonica, un ritrovo di ingegneri ed architetti il cui scopo fu quello di
ricostruire interamente Chicago. La scuola di Chicago è un movimento ed una vera e
propria scuola di architettura che si è formata a Chicago tra la fine dell'Ottocento e l'inizio
del Novecento. La scuola, promosse, tra le prime, l'uso della nuova tecnologia delle
strutture in acciaio nella costruzione degli edifici commerciali, e sviluppò anche
nuovi canoni estetici (soprattutto nel disegno ripetitivo dei motivi delle facciate),
influenzata anche dal corrispondente evolversi delle avanguardie architettoniche in Europa
antecedenti al Movimento Moderno. Alcune delle forme e caratteri distintivi della
scuola di Chicago sono l'uso della struttura in acciaio come elemento portante degli
edifici, larghe aree finestrate e ripetitive e un uso limitato della decorazione esterna.
Tra gli architetti che hanno associato il loro nome con la Scuola di Chicago è
opportuno citare Dankmar Adler, William LeBaron Jenney e Louis Sullivan. Frank
Lloyd Wright iniziò a lavorare nello studio di Adler e Sullivan ma prese ben presto le
distanze dalla scuola elaborando un suo stile definito al suo nascere delle Prairie House
Style. Ludwig Mies van der Rohe, che arriverà a Chicago dopo la fondamentale
esperienza tedesca del Bauhaus, farà un lavoro di ricerca sulla composizione
architettonica dei grattacieli, di cui il Seagram Building ne è l'espressione più alta, ed è per
questo definito da alcuni, come il creatore della seconda Scuola di Chicago. L'Home
Insurance Building, che viene riconosciuto come il primo grattacielo della storia, venne
costruito a Chicago nel 1885 e fu demolito nel 1931. Si tratta di costruzioni rese
possibili dalla creazione del moderno telaio multipiano ( che consente di costruire
edifici più sviluppati in altezza e caratterizzati da una pianta libera ) e dalla
trasformazione del montacarichi in ascensore.

In un primo momento troviamo uno scheletro metallico all’interno dell’edificio,


mentre la parte perimetrale risulta essere ancora in muratura portante, mentre in
seguito si passa dallo scheletro alla gabbia, con la struttura in travi e pilastri anche
in facciata

FRANK LLOYD WRIGHT

Dopo un'infanzia normale e aliena da traumi particolari, Frank compie studi di architettura
molto seri (ingegneria civile a Madison, Wisconsin, e apprendistato a Chicago nello studio
di Silsbee), fino a diventare allievo di Louis Sullivan, maestro che lo plasmò culturalmente,
fino ad infondergli quella passione per lo sperimentalismo e la ricerca di nuove soluzioni
che sarà una costante della sua vita. In particolare farà apprezzare al giovane Wright il
valore degli spazi interni, spronandolo a ricercare filosofie differenti. Con lui, collabora per
la realizzazione dell'Auditorium di Chicago.

In seguito, divenuto un nome rispettato nell'ambiente, i suoi scritti ottengono molta


attenzione sia da parte degli specialisti che da parte del grande pubblico. Nelle sue
considerazioni l'accento è posto alla ricerca della semplicità e alla volontà di trovare
l'ispirazione attraverso i motivi e i materiali della natura, senza considerare il suo netto
rifiuto di espedienti decorativi di qualsiasi natura. Questa concezione delle linee
architettoniche e degli spazi prenderà il nome, dopo Wright, di "architettura organica".

In altri termini l'architettura organica è quella "filosofia della costruzione" che intende
sviluppare le sue opere come un organismo, senza schemi geometrici preordinati;
secondo i suoi teorici e artefici, è l'architettura ideale per l'uomo, tagliata su misura per lui,
nata intorno a lui e cresciuta con lui come se fosse il suo corpo.

E' un tipo di concezione che rispecchia per certi versi le valenze individualistiche della
società americana e Frank Lloyd Wright, durante il suo operato, si è posto come
riferimento assoluto per tutto il movimento.

In tutto questo gioca anche l'opposizione alla tradizione europea, nei confronti della quali
gli architetti e gli artisti americani in genere avevano sempre sentito un senso di inferiorità.
Lloyd Wright, invece, si propone di rinnegare qualsiasi tradizione costituita, e perciò
qualsiasi stilistica europea, orientandosi piuttosto verso le forme estremo-orientali
(soprattutto giapponesi) e americane (maya, indios, ecc.). I suoi ideali lo portano a
rivolgersi ad una committenza "media", ed a pensare "l'entità" casa, proprio per questa
committenza. Ecco allora le sue abitazioni unifamiliari, a contatto con il terreno, semplici e
a dimensione umana.
Nella sua lunghissima carriera, durata più di 70 anni, Frank Lloyd Wright disegnerà oltre
un migliaio di progetti tra case, uffici, chiese, scuole, biblioteche, ponti, musei e altro
ancora. Progetta anche arredi, tessuti, lampade, oggetti per la tavola, argenti, tele e arti
grafiche. E' inoltre uno scrittore prolifico, un educatore ed un filosofo. Wright è considerato
dalla maggior parte degli esponenti autorevoli del settore come il più grande architetto del
XX secolo

La casa sulla cascata (fusione tra abitazione e natura in c.a.)

Rampa del museo di Gughenaim

LE CORBUSIER

Nasce in Svizzera nel 1887, durante la sua formazine nella scuola di arte e mestieri fu
coinvolto nelle arts and craft e nello stile jugenstile. Le Corbusier viene invitato a Vienna
da Hoffman ma lui rifiutò. Compie un viaggio in Italia per visitare la comunità, ottenne un
impiego part-time a Parigi dove entra in contatto con le costruzioni parigine quindi con la
tecnica del Calcestruzzo Armato, lui si convinse che era il materiale del futuro. Le
Corbusier elaborò l’idea di reinterpretare la struttura Hennebique in quella di Maison Dom-
ino che costrui la maggior parte delle sue strutture. Le Corbusier a differenza dei suoi
coetanei tipo Mies Van DeRohe era ansioso di sviluppare gli aspetti urbani es. Challigan.
Le Corbusier con il passare degli anni lui strutturò 5 punti fondamentali che sono diventati
capisaldi dell’architettura moderna:

Pianta libera - Facciata Libera - Finestre a Nastro – Tetto Giardino – Pilotii

Questi 5 punti li ritroviamo nella Villa Savoye dove utilizza pareti scorrevoli, e non definisce
gli spazi.
Egli progettò l’unitè d’habitation edificio di 18 anni a Marsiglia è una architettura brutalista
struttura in calcestruzzo gettato in casseformi. Alloggi Dulex - piano terra commerciali -
alzata su pilotii e si rifà a quella che era l’idea di Furier cioè Falansterio l’uomo comune
viveva in una tenuta principesca.

MIES VAN DE ROHE

Mies Van De Rohe nasce in Germania a differenza di Le Corbusier lui si forma all’interno
di una fabbrica di Gesso poi va a lavorare a Berlino con Behrens dove lavorerà con
Berens sull’AEG, si inizia ad appassionare a shinckel, e inizia a sviluppare un architettura
più organica di quella dello stesso shinckel, progetterà una casa in mattoni che è un
progetto mai realizzato per una casa, dove si inizia a capire la teoria Mies con una pianta
libera e dei setti allungati che definisco gli spazi, successivamente inizierà a definire la
teoria di piante libera che andrà a sfociare nella realizzazione del padiglione di Barcellona,
in questa opera si evince il motto di Van De Rohe che era Lessi s More ( Meno e più) la
bellezza dell’architettura diventa bella quando gli elementi sono poco ma esseziali,
struttura complessa nascosta da una semplicità.

La casa di farnsworth

ABILITA’

Palazzo poste Napoli parte il concorso nel 1928 dove viene emanato un bando per la
progettazione e realizzazione del palazzo delle poste che verrà costruito tra il 1933-36,
l’architetto vincitore del concorso fu Giuseppe Vaccaro mentre i lavori saranno seguiti da
Franzi il quale sconvolgerà il progetto in un progetto razionalista-funzionalista

Il concorso fu ripetuto più volte perché i grandi architetti napoletani ad esempio Canino
che volevano boicottare il concorso perché risultava vincitore Vaccaro un architetto
bolognese. Per risolvere questo concorso dovettero intervenire sia il ministero delle
infrastrutture e sia Mussolini che assegna il progetto a Vaccaro essendo molto amico a
Piacentini

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