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IL SISTEMA DELL’ARTE CONTEMPORANEA

Sistema dell’arte contemporanea: fenomeno più significativo di questi ultimi decenni, concretizzatosi
mediante la crescita esponenziale di musei d’arte contemporanea, essenziale nel rafforzamento delle
quotazioni delle opere e nella costruzione della carriera dei nuovi artisti.
Andy Warhol è il primo a teorizzare una business art, facendo coincidere il valore dell’arte con il suo prezzo
economico; secondo Germano Celant, il mercato al giorno d’oggi è dappertutto, tanto che si è venuta
costituendosi anche la nuova figura del manager d’arte.
Ci si limita oggi ad utilizzare il termine arte contemporanea, che va a comprendere tutta l’area delle ricerche
più attuali, in quanto le ricerche d’avanguardia” sembrano essersi esaurite. Lawrence Alloway è il primo ad
utilizzare il termine sistema dell’arte contemporanea (in relazione a questa nuova tendenza), nel 1972
pubblicando su Artforum un articolo dal titolo Rete: il mondo dell’arte descritto come un sistema. In Italia,
Achille Bonito Oliva inizia ad usarla poco dopo in Arte e sistema dell’arte.
Per quanto riguarda il mercato invece, già a partire dagli impressionisti, esso veniva considerato una struttura
di fondamentale importanza, contro di esso tuttavia, si schieravano tutta quella fitta rete di artisti
d’avanguardia la cui produzione veniva di fatto boicottata e rifiutata dalle strutture del mercato ufficiale. Di
qui la nascita, in Francia, delle nuove strutture indipendenti e le innovative gallerie private.

● Nascita e sviluppi del mercato dell’arte contemporanea internazionale


La struttura del mercato dell’arte nasce in Francia in opposizione alla chiusura e alla rigidità
dell’organizzazione ufficiale delle arti: l’Académie des Beaux Arts (fondata nel 1648 da Colbert), del tutto
incapace di stare al passo con i tempi stava instaurando un regime dispotico nell’organizzazione dell’arte.
Renato Poggioli in Teoria dell’arte d’avanguardia (1962) afferma come i primi germi dello spirito
d’avanguardia inizino a sorgere già nell’arte romantica. L’artista, per far carriera, doveva innanzitutto
preoccuparsi del suo avanzamento istituzionale piuttosto che all’autopromozione nel mercato libero. Ma il
prestigio degli accademici, che avevano il potere di escludere le opere non valide dal Salon, incominciava ad
essere contestato dagli artisti innovativi, sempre più desiderosi di affermarsi nel mercato libero.
- La svolta è nel 1855, anno dell’Esposizione Universale di Parigi, quando Gustave Courbet decide
di installare, proprio davanti l’Esposizione, il suo Pavillon du Réalisme;
- 1863 prime e unica edizione del Salon des Réfusés voluto da Napoleone III per permettere
l’esposizione agli artisti non approvati nel Salon ufficiale; espose in questo contesto Manet, che
diverrà capofila dei nuovi artisti indipendenti;
- 1884 la Società degli artisti indipendenti dà vita al Salon des Indipéndents;
- Nel 1903 nasce a Parigi il Salon d’Automne, Salon annuale grazie al quale i collezionisti iniziarono a
interessarsi di arte contemporanea.
L’inizio dell’arte d’avanguardia si fa risalire tradizionalmente agli impressionisti, che crearono le condizioni
ideali per gli sviluppi dei movimenti moderni del XX secolo.
Paul Durant Ruel rappresenta il prototipo del nuovo mercante innovatore, sia sulle scelte artistiche che su
quelle strategiche commerciali: ereditando la galleria del padre, nel 1870 inizia a instaurare rapporti con gli
impressionisti, arrivando ad acquistare 23 opere di Manet. Dopo una grande crisi finanziaria, nel 1886
organizza a New York una prima mostra dedicata agli impressionisti. Le caratteristiche della sua attività:
1. Interesse e valorizzazione di una nuova pittura;
2. Volontà di ottenere il monopolio su tale nuova produzione artistica;
3. Allestimento di una serie di mostre personali;
4. Apertura di nuove filiali all’estero
5. Valorizzazione della nuova arte mediante la fondazione di riviste.
Strategia che diventerà di riferimento per il nuovo mercato d’avanguardia internazionale.
Ambroise Vollard, figura chiave di collegamento fra la generazione degli impressionisti e quelle successive.
Daniel Henry Kahnweiler, apre la sua galleria a Parigi nel 1907; nel 1908 vi espone le opere di Braque, e
nell’occasione si parlerà per la prima volta di Cubismo. Sistematizzando l’uso dei contatti riuscirà a
rafforzare la notorietà internazionale dei suoi artisti, grazie anche alla collaborazione con scrittori, uso di
archivi fotografici, lavoro di promozione e pubblicità.
Il mercato dell’avanguardia comincia a strutturarsi nel decennio prima della guerra e nel dopoguerra.
Léonce Rosenberg apre nel 1918 la sua galleria dell’Effort Moderne, imponendo nuove tendenze, tra cui il
Cubismo, De Stijl e artisti come De Chirico, Savino e Picabia.
L’effettiva crescita d’interesse per l’arte d’avanguardia si manifesta con il successo delle vendita all’asta
delle opere della collezione dell’associazione La Peau de l’Ours, avvenuta il 2 marzo 1914.
André Level decide di dar vita ad un consorzio per l’acquisto di opere che testimoniassero le ricerche
dell’inizio secolo.
È durante gli anni ’20 che l’arte diventa rapidamente oggetto di attenzione e di desiderio da parte di
un’ampia fascia di pubblico delle classi alte internazionali, tese a legittimare il proprio prestigio attraverso
uno status symbol elitario alla moda.
Punto di partenza della lunga stagione di euforia del mercato dell’arte contemporanea può essere considerata
la serie di quattro vendite all’asta dello stock di opere sequestrate a Kahnweiler, la cui dispersione del
magazzino mette in effervescenza il mercato. Di lì in poi le aste vennero considerate come punti di
riferimento per valutare la situazione del mercato e del boom della pittura d’avanguardia.
Atteggiamento politico e rivoluzionario lo assunsero i surrealisti e dadaisti nei confronti del mercato, che
rischiava di neutralizzare e imborghesire le tensioni vitali delle ricerche d’avanguardia. André Breton
sviluppò un modello alternativo al mercato dell’arte nuova con risultati di grande impatto culturale a livello
internazionale.
Tale situazione florida subì un gravissimo colpo con la crisi economica degli anni ’30 causata dal crollo della
borsa di New York nell’ottobre del 1929. Tutto il sistema dell’arte, per almeno cinque o sei anni entra in una
gravissima depressione; ma molti approfitteranno di questa congiuntura critica per comprare alle aste e da
mediatori andando a costituire importanti collezioni.
Nel dopoguerra e durante gli anni ’50 il mercato il Francia riprende con grande vivacità; René Drouin apre il
suo spazio nel 1939 interessandosi in particolare di arte astratta. Il nuovo mercato porterà al successo le
nuove generazioni dell’Informale le cui opere raggiungono alte quotazioni.

🡪 Mercato negli Stati Uniti – L’evento espositivo fondamentale per la nascita della cultura d’avanguardia
americana fu l’Armory Show nel 1913; prima l’unica galleria di punta a New York era la Photo-Secession
Gallery al 291 della Quina Strada, fondata da Stiegliz con Steichen, fondatori della rivista Camera Work. Di
fondamentale importanza saranno musei come il Museum of Modern Art nel 1929, il Whitney Museum of
American Art nel 1930 e il Guggenheim.
Peggy Guggenheim è senza dubbio uno dei principali personaggi per quello che riguarda la formazione del
mondo artistico d’avanguardia a New York. Miliardaria entusiasta, guidata da Duchamp, apre nel 1938 a
Londra la galleria Guggenheim Jeune; trasferitasi a New York nel 1941, apre l’anno dopo la galleria Art of
This Century esponendo i principali artisti della nuova avanguardia americana dell’Espressionismo Astratto.
Chiusa la galleria nel 1947, sceglie come sua residenza principale Venezia, dove nel suo palazzo allestirà una
collezione aperta al pubblico.
Leo Castelli viene considerato come il più importante mercante americano d’avanguardia; nel 1932 sposa
Ileana Shapira, figlia di un grande industriale rumeno, con la quale a Parigi nel 1935 inizia a frequentare il
mondo dell’arte. Nel 1939 diviene socio della galleria di René Drouin; spostatosi a New York, vi aprirà nel
1957 la sua galleria dove propone le personali di Raushemberg e Johns di fatto dando l’avvio, nel 1962,
all’esplosivo successo della Pop Art. Contemporanenamente si interesserà anche di arte minimal, prendendo
sotto la sua ala artisti quali Stella, Judd, Flavin e Morris. Castelli sarà considerato come il principale artefice
della leadership culturale e mercantile dell’arte americana a livello mondiale.
Soho diventa il “cervello centrale” newyorkese in quanto qui si concentrano le principali gallerie d’arte a
partire dal 1970. Il boom del mercato artistico dell’arte nuova arriva al suo apice negli anni ’80, seguito però
dal crollo del mercato negli anni ’90: per moltissimi artisti, ad una velocissima fase di ascesa segue un
altrettanto rapida caduta.

🡪 Mercato in Germania – L’avvenimento che segna l’avvio dell’arte contemporanea è la grande esposizione
del Sonderbund nel 1912, l’associazione di artisti, collezionisti e storici fondata nel 1909 a Colonia con lo
scopo di valorizzare e promuovere l’arte nuova. Herwarth Walden è il personaggio chiave della prima
avanguardia tedesca, promotore delle nuove correnti, in modo speciale dell’Espressionismo. Fonda la rivista
De Strum nel 1912 aprendo poi l’omonima galleria a Berlino. Indebolito dalla nascita di nuove riviste e
gallerie, Walden è costretto a chiudere le sue attività salvo la rivista, che dovrà chiudere solo con l’avvento
del nazismo. Durente questo periodo si scatena una vera e propria propaganda contro l’arte d’avanguardia,
definita “degenerata”.
🡪 Mercato in Italia – Fino agli anni ‘50/’60 l’Italia vive una situazione di relativa marginalità; data l’assenza
di strutture mercantili adeguate è anche più difficile per gli artisti riuscire ad emergere fuori dall’ambito
locale. L’unico sistema era quello di riuscire a farsi notare all’estero, partecipando alle grandi esposizioni e ai
Salon sperando di farsi notare. Nel panorama delmercato la principale galleria sarà quella di Luigi Pisani,
aperta nel 1870, che si interessa dei principali artisti della scuola veneta, piemontese, romana e napoletana
oltre che dei macchiaioli toscani. È solo con l’avvento del movimento divisionista però che si potrà
effettivamente iniziare a parlare di evoluzione moderna della pittura italiana. Protagonisti della situazione
milanese saranno i fratelli Vittore e Alberto Grubicy che riusciranno ad imporre nel mercato questa nuova
tendenza italiana.
Nel 1895 si terrà a Venezia la prima Esposizione Internazionale d’arte (la Biennale) che diverrà la principale
rassegna internazionale d’arte in Italia. Vengono raggiunti con successo gli obbiettivi di:
1. Dar vita ad una rassegna periodica di confronto delle principali tendenze artistiche;
2. Incentivare il turismo a Venezia;
3. Creare le condizioni per la nascita di un nuovo centro del mercato dell’arte contemporanea.
Altra iniziativa aperta alle nuove ricerche è l’esposizione internazionale della Secessione romana con
edizioni dal 1913 al 1916.
Con l’avvento del Futurismo, primo vero movimento d’avanguardia italiano, Marinetti imposta l’operazione
di lancio su scala internazionale, con il manifesto (1909) pubblicato in Le Figaro, organizzando serate e
azioni in piazza, predisponendo il Manifesto tecnico della pittura futurista (1910). Il debutto dei futuristi
avviene infatti nella galleria parigina Galerie Bernheim Jeune nel febbraio del 1912. IL successo è grandioso
e l’operazione permette di inserire i futuristi nel contesto vitale dell’avanguardia internazionale dando vita a
notevoli influenze (raggisti e vorticisti). La prima mostra in Italia si tenne nel 1913 al Ridotto del Teatro
Costanzo di Roma.
Alla Biennale di Venezia si aggiunge, nel 1931, la Quadriennale di Roma. Più importante rassegna di arte
contemporanea italiana.
Importante per la diffusione a livello europeo della Metafisica sarà la rivista Valori Plastici (1918-1922)
fondata da Mario Broglio, impegnatosi anche nell’organizzazione di mostre sia in Italia che all’estero.
Nel dopoguerra in Italia il mercato dell’arte contemporanea si aprirà all’arte internazionale, a partire dagli
anni ’50, con la stagione dell’Informale.

● Il prodotto artistico
Accanto alla funzione estetica, altrettanto significative per le opere d’arte contemporanea sono le funzioni
simboliche e quelle economiche. Da quest’ultimo punto di vista le opere d’arte costituiscono un’eccezione
abbastanza singolare a causa della loro rarità e irriproducibilità. Il loro valore aumenta in misura
inversamente proporzionale alla loro disponibilità sul mercato. Le opere acquistano valore in quanto tale solo
quando legittimate all’interno dei circuiti di valorizzazione culturale e di promozione e circolazione
commerciale. Di fatto, la produzione dell’opera d’arte è frutto di un elaborato processo sinergico che
coinvolge le varie personalità presenti all’interno del sistema dell’arte (collezionisti che cercano di
valorizzare i loro acquisti, la critica che lavora sul piano del riconoscimento, i direttori e curatori museali che
consacrano la fama dell’artista).
La definizione del valore commerciale delle opere varia a seconda del prodotto artistico:
- Pittura – è possibile delineare all’interno della produzione pittorica una sorta di gerarchia che vede
all’apice l’olio su tela, la tecnica per eccellenza, quella che caratterizza le opere importanti; di
seguito i lavori su carta a tempera, acquerello o pastelli, i disegni a penna o matita e infine la grafica
seriale;
- Scultura – Per opere di grande dimensione e monumentali è consistente il mercato di committenze
dirette, nelle gallerie circolano invece pezzi di più piccola dimensione;
- Per i lavori realizzati con materiali, tecniche o installazioni sperimentali variano i criteri; nel caso
dell’arte minimal, processuale, povera e concettuale, se non acquistate direttamente da un museo, le
opere, di materiali spesso deperibili, vengono smantellate e ne viene conservata l’idea e il progetto di
fondo.
- Consistente è diventato ultimamente il mercato della fotografia; artisti e fotografi propongono i loro
lavori su foto incorniciate e vendute come pezzi originali a prezzi molto alti come testimonianza dei
loro lavori (è il caso dei body artisti).
Determinate per le quotazioni sono anche le date di esecuzione: più ricercati sono i lavori delle fasi più
creative degli artisti.
● Le strutture di vendita. Gallerie, fiere, case d’asta
I mercati e le gallerie sono da dividersi in sottocategorie in relazione alle diverse funzioni svolte:
- Mercato sommesso “non ufficiale”: esistenza di un mercato il cui giro d’affari sfugge a qualsiasi
forma di controllo. Tale mercato irregolare è sfruttato dai galleristi al fine di allargare il proprio giro
di vendite, proponendo la vendita di opere provenienti dai loro magazzini a prezzi improponibili.
Anche artisti utilizzano tale tipo di mercato per vendere loro opere, magari quelle di minore
importanza; il rischio è quello di danneggiare il mercato ufficiale e quei galleristi che avevano
investito su di loro.
- Gallerie per mostre a pagamento: principale scopo dei gestori di tali forme di gallerie è quella di
organizzare mostre personali o collettive a pagamento; forma di gestione dove non è richiesta da
parte del gallerista una specifica conoscenza o competenza in materia, l’unico interesse rimane
quello di attirare il maggior numero di persone paganti. Forma di vetrina sfruttata dai giovani artisti
emergenti desiderosi di mettersi in mostra.
- Gallerie di importanza minore: presenza numericamente superiore ben radicate nel territorio. Ne
esistono alcune coraggiosamente attive nel campo delle nuove proposte artistiche, con scarse
possibilità di guadagno.
- Grandi gallerie a livello nazionale e internazionale: gallerie che si interessano di artisti storici di
fama riconosciuta; organizzate come aziende commerciali con un adeguato numero di dipendenti e,
nei casi più importanti, con filiali in altre città. La concorrenza per la conquista dei più importanti
spazi internazionali di mercato è spietata: continuo dev’essere l’impegno per mantenere vivo il
fascino culturale mediante la continua organizzazione di mostre o eventi e la pubblicazione affidati a
storici e critici.
- Mercanti innovatori: le strategie culturali e commerciali dei pionieri del mercato d’avanguardia
come Durand Ruel o Vollard rappresentano ancora un modello per i mercanti innovatori attuali anche
se molte cose son cambiate a causa dello sviluppo complesso del sistema. L’attività di questi
mercanti è fondamentale nella prima fase di scoperta e sostegno di nuovi artisti e tendenze; le
strategie di valorizzazione di tali nuove scoperte prevedono, in tempi brevissimi, l’organizzazione di
mostre in gallerie e musei finalizzate alla creazione di un “caso” alla moda. Essendo però queste
operazioni costose, i mercanti hanno puntato sempre più frequentemente in investimenti a breve
termine, in vista di una resa immediata dei capitali investiti. Castelli rimane sotto questo punto di
vista ancora un’icona valida e di sempre attuale ispirazione per i nuovi mercanti innovatori.
- Fiere dell’arte: le fiere di arte contemporanea rappresentano il trionfo esplicito della dimensione
commerciale che si oppone alla dimensione culturale delle grandi manifestazioni espositive. Nate
intorno agli anni ’70, hanno definitivamente spazzato via ogni residua forma di occultamento
dell’immagine di arte come merce, e come tale le opere sono esposte e trattate. La prima fiera ha
luogo nel 1967 nella Kunsthalle di Colonia. Esse hanno contribuito ad accelerare la crescita
tumultuosa dei prezzi e a rendere molto più visibile l’inflazione della produzione artistica recente
non solo della schiera dei giovani artisti, ma anche degli artisti più affermati.
- Aste: rappresentano le strutture finanziariamente e strategicamente più potenti e organizzate
nell’ambito dell’attività del mercato secondario e dei valori artistici affermati. Alla loro nascita negli
anni ’70 è seguita una loro crescita e sviluppo lungo tutti gli anni ’80. Le vendite d’asta sono gli
indicatori più chiari dell’andamento quantitativo del mercato, anche se non sempre si possono
considerare dati oggettivi. Le case d’asta hanno l’interesse di mantenere sempre viva la domanda e la
vitalità speculativa. Diventano spesso forme importanti sfruttate dai mercanti con il fine di imporre
strategie di rilancio di tendenze o artisti non più strettamente attuali la cui immagine deve essere
ridefinita o al lancio di nuovi giovani artisti che possono attirare l’attenzione dei collezionisti su
nuovi e possibili valori speculativi.

● La domanda. I collezionisti
Diversamente dalle altre forme di espressioni artistiche, come la musica o la letteratura, dal punto di vista
della diffusione, sembra che l’arte figurativa si caratterizzi in modo diverso in quanto il suo messaggio
estetico è indissolubilmente legato al suo supporto materiale originale, cioè quello elaborato direttamente
dalle mani dell’artista. La diffusione mediatica attraverso le immagini viene considerata dunque come
sostituto parziale. Sono dunque tre i livelli di diffusione dell’arte:
1. Quello indiretto mediante riproduzioni;
2. Quello dal vero;
3. Quello della proprietà privata delle opere.
Due sono i tipi di collezionismo: quello esercitato su oggetti generici e quello qualificato dal valore culturale
ed economico dell’oggetto collezionato. A sua volta anche la condotta dei collezionisti si può dividere in due
categorie: quella dove prevale il lato irrazionale e affettivo, e quella in cui l’attività si svolge su criteri
razionali, culturali o economici. Alcuni giustificano la loro passione al collezionare in termini di passione
disinteressata per la cultura, desiderio di soddisfazioni spirituali. La grande divisione che va fatta è quella tra
piccoli e medi collezionisti da un lato, e i grandi collezionisti dall’altro.
Panza di Biumo ha cominciato a collezionare verso la fine degli anni ’50; si riconosce in lui l’intelligenza e
l’abilità nell’aver seguito e sostenuto i principali artisti legati alla galleria di Castelli.
Charles Saatchi iniziò comprando opere “classiche” degli anni ’60, per poi diventare assoluto protagonista
del mercato contribuendo ad assicurare il successo dei principali artisti esplosi negli anni ’80.
Il sistema delle corporate art collections (= collezioni aziendali), nato negli Stati Uniti, ha raggiunto il suo
massimo nel 1986, anno in cui la riforma fiscale Reagan ha ridotto i vantaggi fiscali e i regolamenti sulle
donazioni sono cambiati: la deduzione fiscale non poteva più essere calcolata sulle quotazioni di mercato, ma
sulla somma risultante dalla fattura d’acquisto. Nel campo dell’arte si potevano mettere in atto frodi fiscali
(formalmente legali) grazie ad un’abile gioco di sopravalutazioni. L’entrata in scena di tale nuovo tipo di
collezionismo ha dato dinamicità al mercato; l’arte inizia a svolgere così una funzione di prestigio non solo
più per i singoli imprenditori finanzieri ma anche per le loro aziende.

● I musei di arte contemporanea. Le grandi manifestazioni espositive


Il rapporto tra musei e arte contemporanea d’avanguardia inizia a svilupparsi a partire dagli anni ’20 e ’30.
La storia della progressiva legittimazione dell’arte d’avanguardia da parte delle istituzioni museali non
incomincia in Francia, dove il Musée National d’Art Moderne e il Musée d’Art Moderne della Ville entrano
in funzione solo nel dopoguerra, ma in altri paesi d’Europa come Germania, Olanda, Polonia e Unione
Sovietica. In Italia i principali musei che incominciano a collezionare arte contemporanea saranno il Museo
d’Arte Moderna di Venezia e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, i quali, nel dopoguerra,
decideranno di dividersi i compiti per quello che riguardava gli acquisti da fare alla Biennale di Venezia: a
Venezia i lavori di arte veneta e straniera, a Roma quelli italiani (accordo terminato nel 1955).
A New York:
● 1929 nasce il Museum of Modern Art;
● 1930 viene fondato il Whitney Museum of American Art;
● 1939 apre il Guggenheim Museum.
1920 nasce la Société Anonyme Inc. Museum of Modern Art, primo vero progetto di museo d’arte
d’avanguardia, fondata da Sophie Dreier, Duchamp e Man Ray (ideatore del nome). Lo scopo era
valorizzare, mediante diverse iniziative, le principali ricerche d’avanguardia. La principale iniziativa sarà
l’International Exhibition of Modern Art a Brooklyn dove Duchamp esporrà il Grande Vetro.
Il MOMA è il museo americano che più ha contribuito ad allargare e rinforzare l’interesse per l’arte
americana contemporanea. Alfred Barr, primo e unico direttore, ha segnato, con le sue scelte, l’andamento
dell’istituto. Per lui il museo ha una duplice valenza: da un lato la funzione classica di conservazione e
raccolta delle opere, dall’altra l’essere un punto di riferimento per le ricerche sperimentali in atto.
Il Guggenheim Museum nasce nel 1939 come spazio espositivo stabile della Solomon Guggenheim
foundation. Nel 1949 Solomon muore senza poter veder realizzata la nuova sede museale progettata da Frank
Lloyd Wright. Negli ultimi anni il museo ha aperto una seconda sede a Soho con l’ambizione di diventare
una vera e propria multinazionale, con l’acquisto della collezione veneziana e l’apertura della colossale
nuova sede a Bilbao nel 1998.
Nel corso degli ultimi anni il numero di musei di arte contemporanea è aumentato in maniera notevolissima,
assunti come nuovi status symbol culturali, vengono ormai definiti come le nuove cattedrali e come tali
devono esprimere ricchezza, valori elevati e prestigio. In Italia la situazione museale in generale ha sempre
sofferto di un’eccessiva subordinazione al potere politico degli assessori alla cultura; non vi è mai stata la
possibilità di impostare efficaci programmi di lungo respiro per mancanza di budget autonomi.
Il Solomon R. Guggenheim Museum è un caso quanto mai emblematico e significativo del difficile rapporto
che al giorno d'oggi intercorre tra Museo in quanti spazio espositivo e opere d'arte. Straordinaria invenzione
architettonica progettata da Frank L. Wright, il Guggenheim di New York è stato valutato dagli artisti stessi
come uno dei peggiori musei di arte contemporanea. Lo spazio espositivo, di andamento spiraliforme,
vincola fortemente la possibilità di poter esporre al meglio l'opera d'arte. Così come anche per il Musée
d'Orsay di Parigi il rischio è quello di far vita non tanto ad uno spazio museale al servizio dell'arte ma
viceversa ad opere d'arte sottoposte ai condizionamenti architettonici. Pareri come quelli espressi da Donald
Judd o da Luciano Fabbro hanno evidenziato come spesso i lavori degli artisti debbano subire spinte
forzature tentando di prevedere una produzione specifica per mostre all'interno di spazi museali dalle
particolari caratteristiche.
I conservatori responsabili di questi musei vogliono sempre più, a partire dagli anni ’60, partecipare
attivamente all’arte contemporanea nel contesto artistico internazionale, attraverso una frequentazione
continua di mostre, stringendo rapporti stretti con galleristi e collezionisti, prestando attenzione a giovani
artisti emergenti. Il direttore di un museo oggi non deve solo essere uno specialista nel campo dell’arte, ma
anche un manager in grado di gestire al meglio in budget a disposizione.
La strategia messa in campo al fine di far crescere l’interesse del pubblico di massa è quella di proporre
iniziative diversificate, grandi mostre di sicuro richiamo, puntando su nomi e tendenze storicizzate e alla
moda. La gente viene attirata dalla possibilità di poter visitare un “evento” nuovo ed irripetibile, mentre
tende a disinteressarsi al patrimonio artistico stabile dopo averlo visto una volta. È essenziale dunque che un
museo si caratterizzi come istituzione dinamica. Il pubblico esterno in questo caso svolge un ruolo rilevante
dal punto di vista economico.
Oltre alla Biennale di Venezia che, nonostante le continue polemiche continua a mantenere un prestigio
notevole in quanto vetrina internazionale, l’altra grande manifestazione periodica europea è Documenta di
Kassel, in Germania, Nata nel 1955, con cadenza quinquennale, per iniziativa del pittore Arnold Bode, è
finalizzata soprattutto all’amministrazione comunale e regionale.

● I critici d’arte. Riviste, cataloghi ed editoria d’arte


La critica d’arte si può definire come quella disciplina che ha come obbiettivo quello di formulare giudizi di
valore sulle opere d’arte, ovviamente in senso qualitativo. La critica dovrà assumere un significato “storico”
consistente nel ridurre, se non eliminare, il lato soggettivo dell’attività giudicante. Se da un lato essa
dev’essere vitale e innovativa, dall’altro deve comunque essere caratterizzata da un’adeguata capacità di
definizione delle coordinate estetiche culturali, in prospettiva storica. È indispensabile un’approfondita
esperienza sul campo.
Da un punto di vista storico essa inizia ad avere fisionomia autonoma a partire dal XVIII secolo, come
pratica pubblicistica finalizzata al commento per il pubblico delle manifestazioni artistiche d’attitudine. Il
primo illustre rappresentante della categoria è considerato Denis Diderot, che scrisse le cronache dei Salon
ufficiali di Parigi dal 1759 al 1781. Uno dei precursori della critica militante può invece essere considerato
Felix Fénéon, seguito poi da Baudelaire, Zola, Apollinaire (anche se quest’ultimo si configura come critico
militante d’avanguardia per il suo essere compagno di strada degli artisti).
Si possono distinguere tre diverse categorie di critici:
- Chi svolge quest’attività in modo estemporaneo, ma comunque collaterale alla professione
principale; per lo più danno vita a scritti di circostanza incentrati sulla persona;
- Delle altre due categorie fanno parte quei critici specializzati che hanno un ruolo seriamente
professionale in rapporto al pubblico e all’interno del sistema artistico.
Da un lato l’attività critica consente la realizzazione del “prodotto artistico” e dall’altro informa, commenta e
valuta con la massima autonomia e indipendenza.
Le riviste specializzate hanno svolto un ruolo fondamentale fin dall’inizio negli sviluppi del sistema dell’arte
contemporanea, sia come strumenti di informazione critica dell’attività delle gallerie sia come battaglieri
organi di riflessione teorica e di promozione artistica dei gruppi e ambienti d’avanguardia. Un tempo solo
attraverso le riviste di punta era possibile proporre manifesti e programmi teorici; in Italia erano presenti: La
Voce, Lacerba, Poesia, Noi, Valori Plastici, Il Bollettino del Milione, e ancora nel dopoguerra Forma,
Azimuth fondata da Castellani e Manzoni.

I CATALOGHI: dal punto di vista dell’artista i cataloghi delle mostre sono di primaria importanza per la
documentazione, valorizzazione critica e la legittimazione del proprio lavoro e per la sua divulgazione. Più
un’opera è documentata più è “visibile” e desiderabile per il mercante. I cataloghi ragionati hanno come
principale scopo quello di documentare nel modo più esatto possibile tutta la produzione artistica di un
autore attraverso una precisa documentazione storica. Questi diventano così punto di riferimento
fondamentale per collezionisti e musei, utili per definire le quotazioni.
● Gli artisti
L’artista, in questo intricato sistema delineato, risulta essere uno degli agenti del processo di realizzazione
dell’opera, ma non più il solo ed unico; il suo ruolo all’interno del sistema appare sempre più subordinato a
quello dei mercanti, dei direttori di musei, dei critici e dei collezionisti, in misura direttamente proporzionale
al potere contrattuale. Per poter emergere oggi l’artista deve accettare di adeguarsi ai condizionamenti
normalizzanti del sistema, con effetti indubbiamente alienanti come:
- Non poter fissare da sé il prezzo della propria opera;
- L’impossibilità di controllare la collocazione e l’utilizzazione dell’opera dopo la vendita;
- Il doversi “adattare” a ciò che il mercato chiede in quel momento.

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