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Francesco Poli
6.
La critica ha come obiettivo quello di dare giudizi di valore sulle opere d’arte. Comunemente per critica si
intende quella che riguarda l’arte figurativa, distinguendo così critica musicale, teatrale letteraria ecc.
mentre il compito dell’estetica è occuparsi del bello e dell’esperienza della fruizione, il compito della critica
è dare un giudizio interpretativo oltre che estetico. Luigi Grassi dice che in realtà sull’arte contemporanea si
da un giudizio sempre storico, perché l’atto giudicante stabilisce un rapporto attuale tra presente e passato.
L’attività critica per essere attuale deve essere vitale, cioè partire da un punto di vista non banale che può
essere sentito come valido. Dall’altro lato può anche avere una prospettiva storica che ne evidenzi le
derivazioni estetiche e culturali. Il critico militante è quella figura la cui attitudine è l’innovazione. Non
esistono corsi di studio specifici perché se da un lato è necessaria una preparazione umanistica e filosofica,
dall’altro si richiede esperienza sul campo vale a dire una frequentazione attiva con il mondo dell’arte e i
suoi attori. Ha dunque valenze sia teoriche che operative.
La critica d’arte inizia ad essere autonoma dalla seconda metà del 18 secolo come pratica finalizzata al
commento delle manifestazioni artistiche per il pubblico. Il primo critico ufficiale è Denis Diderot che scrisse
le cronache dei Salon ufficiali di Parigi dal 1759-81. Nel 19 secolo con lo sviluppo dell’arte e del suo
mercato, crebbero anche le riviste d’arte e i giornali. Uno dei precursori della critica militante può essere
considerato Felix Fènèon che fonda la rivista Le reveu indipendante nel 1883. Qui difendeva la pittura
neoimpressionista. Ma nella critica ci sono anche poeti e intellettuali come Boudelaire, Zola, Apollinare e
anche artisti stessi come Marinetti e Breton. Un grande lavoro è svolto anche dagli storici dell’arte come
per esempio dal tedesco Maier Graefe difensore dell’impressionismo, da alcuni galleristi e da altri
responsabili di diversi sistemi. Oppure nel contemporaneo abbiamo avuto anche scrittori e intellettuali che
ricoprivano un ruolo importante per esempio come Ojetti nella Biennale quando scriveva sul corriere della
sera. In Italia ricordiamo anche i colossali Calvesi, Argan, Filiberto Menna, Germano Celant, Achille Bonito
Oliva e gli istituzionali Roberto Longhi, Lionello Venturi (si menziona anche Storia della critica d’arte del
padre Adolfo Venturi). Negli stati uniti invece Alfred Barr, primo direttore del Moma, è il primo critico con
una formazione di storia dell’arte. Anche i direttori dei musei sono critici, i loro interventi spesso vengono
scritti in monografie, cataloghi ecc. è ormai difficile immaginare che un critico possa influire sullo sviluppo
dell’arte così come avvenne con Clement Greenberg negli anni 60.
Si possono distinguere:
- Critici che svolgono la loro attività in modo più o meno estemporaneo, collaterale alla professione
principale (scrittori, poeti, giornalisti, ma anche giovani e chi non riesce a salire di livello e continua
a scrivere articoletti)
- Critici specializzati hanno un ruolo professionale e hanno rapporto con il pubblico.
I ruoli non sono sempre ben definiti, tutti partecipano alla creazione di valori artistici non sono a livello
culturale ma anche mercantile. In questo senso la posizione del critico è ambigua perché da un lato opera
nel sistema e contribuisce alla valorizzazione del prodotto artistico, dall’altro ha il compito di valutare ed
informare. Tuttavia è proprio questa ambiguità che contribuisce a creare una vivida attività critica nel
contemporaneo perché è difficile parlarne fuori dal contesto che la determina per citare Adorno è solo chi è
coinvolto nella produzione che può vedere il giusto in essa.
- Accademici, nei critici prevale un taglio storico e la volontà di approfondire i fenomeni artistici,
molti critici sono anche studiosi che per lo più insegnano in accademie e università e che
contribuiscono al sistema attraverso la produzione si saggi, conferenze, riviste. Tra i critici di livello
internazionale che hanno anche curato alcune mostre e che si occupano di ricerca troviamo didi-
huberman.
- Un altro settore della critica sono quelli che lavorano a tempo pieno ed è attivo nell’ambito
dell’informazione, sono critici che hanno rubriche proprie, giornali o settimanali, riviste specilizzate.
Il loro potere di incidenza è subordinato alla testata dove scrivono.
Diverso è invece l’impatto dei critici che scrivono su grandi riviste nazionali con cui hanno una
collaborazione in occasione delle manifestazioni di arte contemporanea come per esempio della biennale.
La stampa svolge sempre un ruolo fondamentale, ogni mostra o evento deve essere supportato dall ufficio
stampa. Questo può essere svolto dagli uffici dei musei, da privati, da agenzie ma avviene sempre meno.
Una volta erano molto temuti i giudizi dei così detti critici demolitori, oggi sono quasi spariti eppure molti
artisti e nuove tendenze sperano di decollare grazie allo successo causato dallo scandalo. In italia per
esempio c’era Giuseppe Testori che sul corriere della sera si scagliava contro tutte le tendenze innovative,
per il panorama internazionale facciamo l’esempio di Jean Clair ex direttore della biennale 1995 che si
scagliava contro l’accademizzazione dell’avanguardia.
L’informazione dell’arte contemporanea in tv ha poco spazio. Chi lavora in riviste specializzate ed ha rilievo
vero è solo il direttore. Si può dividere il livello di incidenza del critico a seconda del livello in cui opera:
la categoria dei critici operativi e dinamici appartengono a una nuova generazione di curatori come per
esempio Obrist già curatore del Museo d’arte moderna di Parigi, in Italia Francesco Bonami curatore della
Biennale 2003 e direttore artistico della Fondazione Sandretto, e il Massimiliano Gioni direttore della
Fondazione Trussardi e curatore di Cattelan.
Hanno sempre svolto un ruolo fondamentale. Già Daniel Ruel pubblica su un periodico. All’epoca delle
prime avanguardie si usavano le riviste per far circolare informazioni dirette, le riviste avevano una funzione
necessaria e strategica. In italia ricordiamo la rivista Lacerba fondata da Marinetti e la rivista Il bollettino di
Milione edita da una galleria e pubblicata anche dopo la guerra. Per una prospettiva internazionale
ricordiamo in america la rivista Partisan Review dove scriveva anche Greenberg difendendo l’arte
americana. In Italia negli anni 50-60 vengono fondate riviste culturali non propriamente interne al sistema
dell’arte.
Negli Stati Uniti negli anni 60 nasce la rivista artforum tuttora in diffusione. La sua sede venne spostata
prima a Los Angeles e poi definitivamente a New York nel 67 l'impostazione di questa rivista è caratterizzata
dalla presenza di articoli su specifiche tendenze su artisti interviste saggi critici e in particolare da una carica
informativa di recensioni delle principali mostre internazionali. Il periodo d'oro delle riviste e di questa in
particolare sono gli anni 60-70. gli anni 70 sono gli anni delle grandi rivoluzioni e anche in italia nascono le
riviste, a Milano nasce la rivista bit fondata da Daniela Palazzoli e a Roma Carta Bianca di Alberto Boatto.
Sempre nel 67 nasce Flash Art con il nome di Flash fondata da Giancarlo Politi. Inizialmente si presenta
come un bollettino ma successivamente iniziò a collaborare con i critici con gli artisti e con i collezionisti.
Prima di diventare flash art ha cambiato molti formati, prima era pubblicata insieme a una rivista tedesca
Heute Kunst, poi dopo si sdoppia in due riviste; una dedicata al mercato italiano l’altra a quello
internazionale. Flashart rappresenta una linea di informazione tempestiva dibattiti teorici, politici e artistici.
Politi ha sviluppato anche un'altra attività editoriale the auction book e il famosissimo art diary. Un'altra
rivista di grande diffusione è il giornale dell’arte prodotta da Allemandi dal 1983. Questa ha anche una
versione inglese the art newspaper e francesce Le journal de l’art. A differenza di flash art nel giornale
dell'arte sono meno presenti le pubblicità quindi si pesano di meno gli sponsor e i condizionamenti operati
dalla redazione. inoltre ci sono anche le riviste online gratuite italiane come exibart e artribune che hanno
anche l'edizione cartacea e vivono di pubblicità. Per l'informazione su larga scala ci sono anche i siti Internet
come artprice francese.
I cataloghi rappresentano una parte importante delle riviste. questi testimoniano una mostra più o meno
prestigiosa ci sono scritti bibliografie biografie i elenchi delle opere si tratta di un documento importante
anche per il mercato dell'arte e del giro espositivo negli spazi pubblici e privati. Si deve fare una distinzione
tra i tipi di cataloghi:
questi sono documenti di primaria importanza per la documentazione per la valorizzazione e per la
legittimazione del proprio lavoro, un'opera più e documentata più vendibile per il mercante è desiderabile
agli occhi dei collezionisti. I cataloghi che costano di più sono quelli delle mostre personali in particolare
delle retrospettive che per la qualità dei testi e per la ricchezza delle immagini si configurano come
monografie.
C'è un'altro tipo di cataloghi che aveva molta fortuna in passato e che ora hanno peso solamente per i livelli
Più bassi di mercato si tratta di cataloghi che riportano le quotazioni e le valutazioni di mercato degli artisti
contemporanei a livello nazionale. Il prototipo di questi pubblicazioni è stato il catalogo bolaffi d'arte
moderna nato nel 63 con la direzione di Luigi Carluccio. successivamente diventato arte moderna edito da
Mondadori. questo Catalogo ha svolto una funzione importante Di promozione del mercato artistico dando
una visione complessiva sia dagli artisti delle gallerie più importanti che quelli di basso rango. Questo
catalogo attribuiva a ciascuno degli artisti una sigla di valutazione qualitativa. La crisi di questo genere di
cataloghi è dovuta dall’ampliamento di un mercato ormai largamente cresciuto.
La funzione di questi cataloghi curati da storici che dici specialisti è quella di documentare Nel modo più
completo possibile tutta la produzione autentica dell'artista. E si hanno una precisa schedatura storica sono
punti di riferimento per il mercato per i collezionisti e per il museo e sono utili per definire le quotazioni dei
lavori. Tuttavia ci sono artisti che hanno un mercato disordinato inquinato da falsi e problematico ed è in
questo caso che i cataloghi diventano fondamentali. Alcuni esempi in italia sono De Pisis, De Chirico,
Tancredi e Sironi. Un'altro caso particolare è quello di Piero Manzoni che scomparso giovanissimo sembra
aver lavorato molto più da morto che da vivo il corpus delle sue opere ufficialmente registrato nel catalogo
generale e curato da Germano Celant appare decisamente troppo consistente. Per Manzoni come per Klein
c'è un'ampia produzione di opere con tutta probabilità non autentiche ma rese ufficiali dalla firma
autografa c'ho permesso di costruire un mercato internazionale dell'artista. le case editrici più importanti
sono le electa la Mondadori Marsilio Silvana editoriale che pubblicano anche collane di libri monografie e
cataloghi ragionati gli affari più grandi ci sono per i cataloghi di un pubblico di massa come per esempio per
le mostre dedicate all'impressionismo o gli artisti mitici come Picasso Van Gogh oppure alle grandi
manifestazioni tipo la Biennale. In questo caso si punta sulla distribuzione.
7.
L’artista
Poli fa una scelta provocatoria cioè parla degli artisti per ultimi rispettando a sua detta la scala di priorità
che mette prima il mercato e poi l'opera. questa specie di merce culturale è il prodotto dell'artista egli però
interna un sistema subordinato al mercato ai direttori dei musei ai critici e ai collezionisti. da un lato la
figura dell'artista contemporaneo viene mitizzata come simbolo del valore assoluto della libertà creativa
dall'altro Egli deve accettare di adeguare la sua produzione a elementi di un sistema ormai normativa.
L'alienazione è un concetto marxiano ed è stato utilizzato non tanto per parlare del rapporto che l'artista ha
con la sua opera quanto per riferirsi alla fase successiva nel sistema dell'arte che riguarda la definizione del
valore di scambio. L'alienazione il più delle volte si crea in assenza di controllo del processo di produzione e
di circolazione della propria opera in teoria l'artista può fissare liberamente da sé il prezzo dalle sue opere
ma in pratica la definizione del loro valore di scambio è determinato dal sistema del mercato dell'arte. Gli
artisti pretendono giustamente di mantenere sempre la proprietà spirituale delle opere e di poter decidere
eventualmente in che modo i proprietari cioè i collezionisti privati o musei possono esporla. Anche il
conflitto tra judd e Panza rientra tra questo genere di problematiche. Infine alienante e anche la pressione
che il mercato genera sul lavoro poiché tante volte lo induce ad abbandonate abbandonare uno spirito di
ricerca obbligandolo a una produzione ripetitiva. l'artista per riconoscersi come tale deve confrontarsi con
gli ambienti specializzati. Luigi Sacco spiega come sia difficile per un giovane artista inserirsi in un mercato
dell'arte: davanti a lui c'è una scena in cui deve giustificare il proprio lavoro dimostrando che merita di
entrare nella storia dell'arte, soltanto un numero ristretto di aspiranti artisti possiede un livello di
formazione e di capacità tale da consentirgli di elaborare un progetto artistico pertinente e credibile. C'è
anche chi propone un lavoro qualitativamente alto che verrà progressivamente accettato dal sistema
dell'arte quando verrà testato dai teastmaker cioè dai mercanti dei critici e dei direttori dei musei e dei
grandi collezionisti. Mentre gli artisti di successo sfondo perché sono spalleggiati da grandi gallerie islamisti
che raggiungono quotazioni altissime e di essere travolti dallo sfruttamento intensivo del momento d'oro
che determina un usura accelerata dell'aurea che avvolge la loro opera.
La legittimazione degli artisti in ambiti di mercato e di contesti culturali avviene da spinte innovative.
questo criterio nasce storicamente in Francia verso la fine del diciannovesimo secolo. nasce la figura
dell'artista indipendente cioè colui che non aveva più bisogno di essere legittimato ufficialmente o
dall'apprendistato o dall'acquisizione del mestiere attraverso una corporazione di bottega come nel
medioevo nel Rinascimento. in un'inchiesta sociologica del 1985 alcuni studiosi hanno tentato di delineare
la morfologia sociale della categoria degli artisti contemporanei in Francia. il problema più grosso è stato
mettere a fuoco il campione da cui far partire l'indagine comprendendo livelli alti e bassi. Dallo studio
emerge che la stratificazione presenta una agglomerato maggiore negli artisti con il grado più basso di
visibilità, essi infatti rappresentano il 13.200% mentre gli artisti indipendenti sono l'1%. Anche oggi per la
maggior parte degli artisti la frequentazione di scuole d'arte di accademie caratterizza la prima fase della
loro formazione tuttavia il diploma non garantisce di essere artisti tutta più un titolo valido per poter
insegnare. l'insegnamento infatti ha un lavoro subordinato. Ma è vero che le istituzioni rappresentano un
luogo dove comunque spesso circola l'informazione artistica giornata e dove è possibile incominciare ad
interrogarsi sul mondo dell'arte. inoltre non bisogna dimenticare che e nelle accademie. Tra gli artisti c'è
l'artista che guadagna attraverso la vendita delle proprie opere e l'artista che trova fonte di sostentamento
nell'insegnamento. Si possono citare però anche i grandi artisti che hanno valicato la strada
dell'insegnamento come per esempio Joseph Boys professore di scultura all'accademia di Dusseldorf. negli
ultimi anni anche alcuni noti artisti italiani hanno accettato l'invito su importanti accademie europei tra
questi con kunellis a dussendorf pistoletto a Vienna e perone a Parigi. Parliamo ora di altri tipi di secondo
lavoro:
-grafica editoriale pubblicitaria o fotografia. Soprattutto nelle generazioni più vecchie ricordiamo Bruno
Munari Enzo mari che rivendicavano un'identità d'artista da cui Produzione è finalizzata a circolare.
Un'altra attività che può essere molto utile è quella di fare l'assistente di un'artista affermato per fare
pratica e conoscenza. fare l'assistente significa collaborare alla realizzazione di lavori e aiutare il maestro a
trasportare opere durante le mostre. nel caso degli artisti che realizzano installazioni l'assistente può
diventare un esperto indispensabile che viene mandato in giro a fare sopralluoghi. Se l'artista muore può
essere un collegamento indispensabile per mercati collezionisti e musei.