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STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA

BIBLIOGRAFIA
Artisti, opere e temi (volume III) - Gillo Dorfles, Angela Vettese > OBBLIGATORIO
Un libro a scelta tra:
- Si fa con tutto. Il linguaggio dell'arte contemporanea, Angela Vettese
- L'arte fuori di sè. Un manifesto per l'età post-tecnologica, Andrea Balzola, Paolo Rosa
OBBLIGATORIO
- L'ideologia dello spazio espositivo, Brian O'Doherty

INTRODUZIONE
In Italia lo studio dell'arte contemporanea arriva molto tardi (anni '70), la prima cattedra viene
assegnata in una piccola università di Salerno. Questo perchè la disciplina era troppo "giovane", non
si poteva usare un approccio storiografico.
Storico dell'arte: cerca di comprendere, parla di tutti senza distinzioni; studia e ricerca, elaborando
conclusioni su artisti, opere, movimenti solo dopo aver riscontrato nei DOCUMENTI che la sua
ipotesi è la più credibile. L'analisi il più possibile obiettiva dei dati concreti è condizione necessaria
ma non sufficiente per fare storia dell'arte; è indispensabile esercitare sui risultati di ricerca la
capacità di INTERPRETAZIONE DEI DATI.
Critico dell'arte: esprime una sua critica, sceglie di chi parlare
Bouguereau, La Primavera
Ettore Tito, La mia rossa

Differenza tra arte di ufficialità (tradizionalisti) e di avanguardia


Bottega: azienda in cui c'è un capo e dei collaboratori; il capo (es. Tiziano) commissiona ai
collaboratori opere che non ha tempo di fare, il collaboratore non può avere nulla da dire sullo stile
o su come fare l'opera (la bottega NON è un insieme di artisti allo stesso livello)
Scuola: insieme di artisti che dipingono tutti che più o meno dipingono allo stesso modo (non è una
scuola nel senso stretto della parola) ma senza organizzarsi (a differenza per esempio dei Futuristi)
Movimento: insieme di artisti che decidono di seguire un metodo per realizzare le proprie opere
(solitamente seguono un manifesto), Es. Futuristi
ARTE: oggetto artigianalmente realizzato; la "morte dell'arte" sinteticamente significa che la
componente artigianale dell'arte scompare, si fa sempre arte e non vuole dire che non venga
considerata arte ma cambia il metodo
A partire dall'impressionismo il soggetto perde d'importanza, è più importante la forma, il linguaggio.
La differenza tra arte classica, moderna, contemporanea non è di tipo cronologico ma di stile, di
interpretazione, di espressione.

Realismo
- G. Courbet, “Gli spaccapietre”, 1849: opera manifesto del realismo, povertà, contro
la borghesia, denuncia sociale
- Courbet, “I lottatori”, 1852-1853: pesantemente criticato, perché non potevano
essere rappresentati insieme, denuncia sociale.
- J. Millet, “L’Angelus”, 1857-1859: di carattere cristiano, vita contadina.
- C. Troyon, “Verso il mercato”, 1859: controluce, vita di campagna vista da un
borghese, non viene mostrata la fatica.
- E. H. Landseer, “Castello di Windsor ai tempi moderni”, 1842-1845: regina Vittoria,
principe Alberto, principessa Vittoria, realismo indipendente dal soggetto, infatti qui
sono rappresentati dei sovrani durante la loro vita quotidiana.
- H. Daumier, “Sull’omnibus”, 1864: realismo non è naturalismo, atteggiamento nei
confronti del reale
- Daumier, “Il vagone di terza classe”, 1862-1864: non vuole raffigurare perfettamente
l’anatomia, ma vuole denunciare la situazione
- R. Bonheur, “Aratura nella regione di Nevers”, 1849: non c’è denuncia sociale, ci
mostra la bellezza del paesaggio rurale (verismo/naturalismo NO REALISMO)
- T. Rousseau, “Querceto”, 1830 (scuola di Barbizon)
- Lapito, “Paesaggio di Fontainebleau”, 1830 (scuola di Barbizon)
- Corot, “Prime foglie”, 1855 (scuola di Barbizon)
- Daubigny, “Le rive della Senna”, 1851 (scuola di Barbizon)
- Morelli, “Gli iconoclasti”, 1855 (realismo storico)
- Leighton, “La madonna di Cimabue”, 1853 (realismo storico)
- G. Fattori, “Garibaldi a Palermo”, 1860-1862 (realismo storico in diretta)
- G. Fattori, “La rotonda Palmieri”, 1866: rappresenta dei borghesi in vacanza, 1ª volta
nella storia
- V. Vela, “Le vittime del lavoro”, 1883: scultura senza commissione, crudo realismo,
rassegnazione nei volti dei soggetti
- M. Liebermann, “Lavoratori in un campo di rape”, 1876
- L. Corinth, “Macelleria”, 1893 (pittura a macchie e intensa, quasi espressionista)
- Morbelli, “Per 80 centesimi”, 1897: lavoro delle mondine, massacrante
- Longoni, “Riflessioni di un affamato”, 1894: l’artista viene accusato di incitamento
all’odio sociale e incarcerato
- Pellizza da Volpedo, “Il quarto stato”, 1901 (divisionismo italiano): titolo originario
“Fiumana”, per il popolo che avanza sicuro alla conquista dei propri diritti

Fratelli Gabo e Pevsner: 1920 in Unione Sovietica fondano il realismo, completamente


diverso dal realismo di Courbet. Ingegneri, dunque si ispirano alla fisica e alla matematica.
César: metà del Novecento, nuovo realismo, “I nuovi realisti”.
- Kirchner, “Marcella”, 1910: dipinto realista ma non naturalista, perché ci fa vedere il
male di vivere (prostituta), non rappresentabile mimeticamente (in generale le
emozioni), realtà diversa e non naturalistica
- Braque, “Il portoghese”, 1911-1912: più realista del reale, realtà complessa, perché i
cubisti scompongono la realtà (es. tre nasi)
Realismo
- corrente che si afferma in Europa tra il 1850-1880, che viene anticipata dalla scuola
di Barbizon nel 1830 (pittura en plein air)
- quello di Courbet, i postumi vengono definiti verismo o naturalismo (fratelli Gabe e
César)
- nasce nel 1855 a Parigi nel padiglione vicino all’Expo per provocazione (non gli
avevano permesso di esporre le sue opere)
- fenomeno culturale, non solo nell’arte: letteratura (Verga, Flaubert, Zola, Balzac),
filosofia (Comte e il positivismo)
- predilezione per la raffigurazione del lavoro contadino che ben testimoniano dei
rapidi mutamenti sociali = pragmatismo, rivoluzione attraverso l’arte per tentare che
le cose cambino.

Gustave Courbet (1819-1877)


- figlio di un contadino
- istruito da Beau (artista contadino)
- i primi dipinti si ispirano ai dipinti romantici, per poi avvicinarsi alla scuola di
Barbizon (foresta di Fontainebleau, luogo incontaminato)
- “Autoritratto con cane nero”, 1841, come se fosse un intellettuale, lontano dal
Realismo
- “Autoritratto il disperato”, 1843-1845, l’artista maledetto come i romantici
1848-1849: cambiamento con “Dopocena a Ornans”, vita di campagna e banale,
perché non è ambientato a Parigi
- “Gli spaccapietre”, 1849, venne distrutta durante la WW2, 1x2 metri circa,
scandalosa perché le opere non potevano essere grandi se non erano di carattere
storico o religioso
- 1848: data storica per i moti rivoluzionari in Europa, manifesto comunista di Marx e
Engles
- “Funerale ad Ornans”, 1849-1850, funerale di un uomo qualunque, dunque non
meritevole di essere soggetto in un dipinto (secondo le accademie storiche)
- Ritrae Proudhon, un filosofo che per la prima volta conia la parola “anarchia”
- “Lo studio del pittore, allegoria” scandaloso perché ritrae Napoleone 3
- “Donna in calze bianche”
- “L’origine del mondo”, 1863
- 1871: scappa e va in Svizzera per i debiti che doveva pagare per la colonna di Place
Vendom.

Impressionismo
- Monet, “Regate ad Argenteuil”, 1872: pittura en plein air, il più impressionista degli
impressionisti, no disegno, colore dato subito, pittura in superficie, ovvero
l’impressione colorata che proviene dalla retina del suo occhio
- Renoir, “L’altalena”, 1876, pennellata diversa da Monet, meno a chiazze e più gestita
- Sisley, “La gran Jatte”, 1873: composizione con struttura di profondità, a macchie
però più studiate come per le ombre e le luci
- Pissarro, “La gelata bianca”, 1873: colori non realistici, si riflettono per l’atmosfera
che c’è intorno, reinterpreta i colori
- Cezanne, “La casa dell’impiccato”, 1872-1873: espone alla 1ª mostra degli
impressionisti nonostante lo studiamo come post-impressionista
- Degas, “L’assenzio”, 1876
- Caillebotte, “Strada du Parigi in un giorno di pioggia”, 1877: stampo fotografico

Nasce a Parigi nel 1874 nello studio fotografico di Nadar, “Società anonima” con Monet, Renoir,
Degas, Pissarro, Sisley, Morisot, Cezanne; entità estraneamente estrogena, accumunati dalla
volontà di andare contro il potere dell’Accademia e dei Salons.
Il termine “Impressionismo” viene dato dal critico d’arte Leroy, che lo deriva da un dipinto di Monet
(“Impressione, sol levante”) e lo utilizza per definire in maniera ironica il modo di dipingere degli
artisti.
Dal 1874 al 1886, solo dodici anni, nel corso del quale vengono allestite mostre a Parigi e all’estero
tra cui New York.
Nel 1879 i rapporti iniziano a scricchiolare, in particolare con Monet, perché le strade iniziano a
differenziarsi.
Nel 1886 Monet partecipa all’ultima mostra impressionista, ma dipinge fino al 1920, ovvero alla sua
morte.

“Avversione per le Accademie e i pompier dei Salons; orientamento realista per la vita
moderna; rifiuto delle consuetudini di atelier con l’aggiunta della pittura en plein air (ombre
colorate, colori complementari non mescolati); volontà di fissare sulla tela l’istantanea
impressione colorata che si stampa sulla retina del pittore prima che quest’ultimo abbia il
tempo di riconoscere in essa le cose.”

Fonti dell’impressionismo:
- Romanticismo (Gericault, Turner)
- Scuola di Barbizon (Corot, Daubigny)
- Courbet, “L’incontro”, 1854
- Boudin, “Spiaggia a Trouville”, 1866
- Stampe giapponesi (Hokusai, Hiroshige, Utamara, Kuniyoshi): Monet, “Camille in abiti
giapponesi”, 1876; Monet, “L’onda verde”, 1866; dalle stampe: scorciare i soggetti, linea
d’orizzonte tendenzialmente bassa, no spazio e ombre per le figure, sospese nel vuoto;
Van Gogh, “Acquazzone da Hiroshige”, 1887, Monet, “Terrazza a Sainte-Andreas”, 18xx
- Fotografia, ottica e colori industriali: 1839 nasce la fotografia da Daguerre e Talbot
(tecnica del negativo) ed incide sugli impressionisti perché “fotografa un’istante, una
specifica condizione di luce e colore”, concorrenza tra pittura e fotografia per i ritratti
- Chevreul, chimico-ottico: studia e realizza i coloranti dei fili per gli arazzi, scopre la
legge dei contrasti simultanei, ovvero che il nostro occhio percepisce i colori in termini
relativi. Realizza il cerchio cromatico per spiegare i colori complementari = primari
accostati ai complementari generano LUCE e si ESALTANO, sono più BRILLANTI
Nascono i tubetti di stagno con dentro colori sintetici e pennelli con boccole di metallo,
perché i pittori lavoravano en-plein-air.

Eduard Manet : fonte dell’impressionismo (1832-1883)


- non è un impressionista
- il padre lo manda da Couture, pittore accademico dei salon, attento alle innovazioni (pittura
di macchia come quella spagnola e fiamminga del seicento come Vermeer) = Manet, “Il
chitarrista spagnolo”, 1860,
- “Ritratto di Victorine Meurent”, 1862
- “Musica alle Tuileries”, 1862: scena borghese, classe di Manet, soggetto moderno,
pennellate sommarie soprattutto nei volti, no disegno, dipinti direttamente con il colore,
vegetazione sullo sfondo sommaria
- “Colazione sull’erba”, 1863: esposto al salon dei rifiutati, scandalosa per il contenuto: due
donne nude con due uomini vestiti riconoscibili (conoscenti di Manet), pittura sommaria e
abbozzata, affronto alla bella pittura (si è ispirato a pitture del Cinquecento di Raffaello e
Tiziano per le pose dei corpi)
- “Olympia”, 1863: prostituta con il suo nome d’arte, che si offre allo sguardo dell’osservatore
con sfrontatezza, dipinta con solo 3 colori (bianco, bruno, verde) ispirata a Tiziano e Goya,
viene però difeso da Emil Zola, guardando il fenomeno con uno sguardo più critico
- “Il piffero”, 1866: ispirato alle stampe giapponesi
- “Ritratto di Emil Zola”, 1868: riferimento sul retro alle ispirazioni di Manet
- “La colazione in atelier”, 1868: taglio fotografico sulla dx
- “Il balcone”, 1868-1869 (ispirato a Goya)
- “La ferrovia”, 1873
- “Il gran canale a Venezia”, 1875: si avvicina alla pittura impressionista ma NON È UN
IMPRESSIONISTA, poiché riteneva che la battaglia doveva essere combattuta all’interno dei
salon, non andando ad esporre da Nadar
- “Bar alle Folies Bergère”, 1882: la cameriera ci osserva e dietro di lei c’è uno specchio che
riflette il resto del locale + Manet, rappresenta dunque la modernità
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Impressionismo
- Monet, “Impressione, sole levante”, 1872: manifesto del movimento e da cui deriva il nome
- Monet, “Le grenouillère”, 1869 : dipinta vicino a Renoir, “La grenouillère”, 1869, stili diversi
ma stesso soggetto, il primo interessato al paesaggio, il secondo alla mondanità e alle
persone (gioia di vivere nei dipinti di Renoir), pennellate rapide e sommarie
- Monet, “Il bateau atelier”, 1874: soggetto acqua, su cui dipingeva Monet
- Monet, “La gazza”, 1869
- Monet, “Gare Saint Lazare”, 1877: modernità, serie di opere per le diverse luci della
giornata
- Monet, “Festa del 30 giugno”, 1878: ispirata alle stampe giapponesi, soprattutto per le
vedute
- Monet, “ Boulevard des Capucines”, 1873
- Renoir, “Ballo alla Moulin de la Galette”, 1876: modernità, gioia di vivere
- Renoir, “L’altalena”, 1876
- Renoir, “la prima uscita”, 1876
- Cassat, “all’opera”, 1877-1880
- Morisot, “giorno d’estate”, 1876
- Caillebotte, “il ponte d’Europa”, 1876
- Caillebotte, “strada di Parigi in un giorno di pioggia”, 1877
- Caillebotte, “il boulevard visto dall’alto”, 1880
- Caillebotte, “raschiatori di parquet”, 1875
- Degas, “assenzio”, 1876
- Degas, “La classe di danza”, 1874: pose sgraziate delle ballerine
- Degas, “miss lala Al circo Fernando”, 1879: vista mai vista, tutto verso l’alto

Claude Monet: il più impressionista degli impressionisti (1840-1926)


- nasce in Normandia, figlio di un piccolo commerciante
- Ochard, il suo 1º maestro
- inizia a farsi notare con delle caricature da un corniciaio e successivamente da Boudin, che
lo invita a dipingere, insieme a Jongkind (pittore olandese)
- studia nell’atelier di Gleyre, inattualità e accademico
- “La foresta di Fontainebleau”, 1865
- “La colazione sull’erba”, 1865: omaggio a Courbet (ritratto) e a Manet (tela perduta)
- “Donne in giardino”, 1866-1867
- “I papaveri”, 1873
- “Covone di mattina”, 1890-1891
- “Pioppi”
- “Rouen”, 1894: diverse copie (30) ciclo come un unico lavoro, immortalata in varie
atmosfere e luci
- “Ninfee”, 1908: serie senza linea d’orizzonte

Post-impressionismo
Gli artisti post-impressionisti non hanno mai lavorato in gruppo, ma singolarmente.

- Seurat, “Una domenica pomeriggio alla grand Jatt”, 1884-1886, puntinismo


- Toulouse-Lautrec, “La pagliaccia”, 1895
- Cézanne, “Montagne S. Victorie”, 1905, pennellata sommaria simile a quella impressionista
- Gauguin, “La visione dopo il sermone”, 1888
- Van Gogh, “La notte stellata”, 1889
- Rousseau il Doganiere, “La guerra”, 1894

La definizione di post-impressionismo viene coniata da un critico d’arte nel 1910, da Roger Fry,
durante una mostra su Manet, Cezanne, Gauguin, Serat, Van Gogh, Picasso e Matisse (cubista ed
espressionista). Nella seconda nostra del 1912 si aggiungono il Doganiere e altri artisti.

- Redon, “Il faro”, 1883


- Denis, “Le muse nel sacro bosco”, 1893
- Serusier, “Il talismano”, 1888
- Rouault, “Macello”, 1905 (espressionista, anche se c’era alla mostra post)
- Matisse, “Donna con cappello”, 1905 (fauves, anche se c’era alla mostra post)
- Picasso, “Poveri in riva al mare”, 1903 (periodo blu, anche se c’era alla mostra post)

Enormi differenze tra le opere di tali artisti, però tutti rifiutano (solo 6) l’arte retinica, in favore di un’
arte che rielabora tramite il cervello e l’emotività le informazioni del naturale.
Post-impressionismo presuppone impressionismo, ovvero indica una successione, dipingendo in
maniera impressionista cambiando la pennellata, hanno preso spunto.

Georges Seurat e il puntinismo (1859-1891)


- “Una domenica pomeriggio alla grand Jatte”, 1884-1886, esposta all’ultima mostra
dell’impressionismo, molto criticata, tecnica del puntinismo e studia scientificamente luci/colori
insieme alla composizione (non dipinge en plein air, gigantesco) = richiama Piero della Francesca
per i corpi immobili
- riceve un’istruzione accademica, per poi distaccarsene dal 1882-1883; si ispira a Vermeer
influenzato dal chimico Chevreul con la teoria dei contrasti simultanei, realizzando opere che vanno
oltre l’impressionismo, tranne per i soggetti (vita quotidiana)
- “Bagno a l’Asnieres”, 1883-1884, per la prima volta compaiono i contorni e i complementari
(rosso/verde)
- “Donna che si incipria”, 1889-1890 (ironico e metafora del puntinismo = cipria a puntini)
- “Lo chahut”, 1889-1890 (si ispira a Degas per il soggetto)
- “Il circo”, 1891

Paul Signac e altri puntinisti


- “Il molo di S. Tropez”, 1889, altro puntinista che usa i tasselli anziché i puntini e usa cromie
dissonanti e acide, colori improbabili
- “Ritratto di Felix Feneon”, 1890-1891
- “Il pino a S. Tropez”, 1891
- Cross, “Le isole d’oro”, 1891-1892, colori fantastici

Paul Cezanne, il post-impressionista in chiave intellettuale e di coscienza (1839-1906)


- rapporto col padre difficile
- “La Barca di Dante”, 1870, ispirata a Delacroix (la fece anche Manet)
- “Lo zio Dominique”, 1866
- Cezanne ha stima di Manet
- “L’asino e i ladri”, 1869-1870, tratto da Apuleio
- “L’orgia”, 1870, riferimento all’antico (Nozze di Cana del Veronese)
- “Pastorale”, 1870, riferimento a Manet
- “Una moderna Olympia”, 1873-1874
- “La casa dell’impiccato”, 1872-1873, esposta alla mostra di Nadar, pennellate sommarie
senza riconoscere la vegetazione, freschezza e immediatezza degli impressionisti
- “Montagna S. Victoire”, 1892-95, sintesi (no finestre)
- “Montagna S. V.”, 1904-1906, molto sommaria rispetto a quella precedente = 1905
impressione ma più duratura
- “Natura morta con mele e arance”, 1895-1900, 3 punti di vista diversi
crea impressioni più durature, ricerca l’essenza
- “Le grandi bagnanti”, 1900-1906, tema classico ripreso in varie sue opere

Paul Gauguin, primitivista e sintetista (1848-1903)


- viaggio in Perù dai nonni, il padre muore, lui ha a che fare con un clima micro culturale, etnie
diverse, si interessa a culture diverse nel corso della sua vita = influenzerà la sua arte
- “Alberi di mele in fiore”, 1879, pennellata simile a Pissarro (suo maestro)
- “Sentieri le chou”, 1878
- dopo aver perso tutti i soldi per un crollo in borsa, si dedica alla pittura
- “Nudo di donna che cuce”, 1880
- “Mucche in un pantano”, 1885
- “Spiaggia”, 1887 = si imbarca per Panama per sterrare il canale e dopo si ferma ai Caraibi,
tavolozza diventa intensa
- “Girotondo delle piccole bretoni”, 1888
- “Le quattro bretoni”, 1888, no punto di vista e orizzonte, tutte le figure sono tagliate
- “La visione dopo il sermone”, 1888, prato rosso, dettagli irreali e anti naturalistici, veduta
tagliata da un tronco d’albero (dal Giappone)
- Cloisonné = smalti delle fibule barbare, da cui Gauguin trae spunto per il cloisonnism, ovvero
figure contornate col nero
- vive con Van Gogh per 2 mesi ad Arles, finisce quando Vincent si taglia l’orecchio
- “Il cristo giallo”, 1889, tema sacro, simile di stile alla Visione dopo il sermone, “revisionario”,
perché Gesù non è lì per davvero, rif. al Cristo di Temalo del XVII sec., ridisegna la realtà
con i colori antinaturalistici
- Per Gauguin l’arte è astrazione e bisogna spremerla dalla natura preoccupandosi più della
creazione che dal risultato (non è più mimesi)
- “La belle Angele”, 1889, figlia di un un locandiere bretone, non fu contenta del ritratto, molto
moderno poiché è dentro un clipeo, senza correlazione di ciò che c’è intorno
- “Autoritratto con Cristo Giallo”, 1889-1890
- “Donna tahitiana con un fiore”, 1891, si trasferisce a Tahiti in Polinesia, forte interesse per le
altre culture (rif. dal viaggio in Perù da bambino), cultura selvaggia e primitiva (non del tutto
perché è sotto il dominio francese), che l’artista accetta
- “Ia orana Maria (Ave Maria)”, 1891, una sorta di annunciazione con le donne polinesiane
dove i doni dei re magi sono le banane, manghi ecc. contesto tahitiano, nonostante lui abbia
radici europee; per questo dipinto si ispira ad una fotografia del tempio buddista di Java
- “Ta matete”, 1892, scena di quotidianità che deriva dagli affreschi egiziani del 1350 a.C.
(Festa egiziana, dal British Museum), di cui l’artista ha una fotografia
- “Natività”, 1896, una donna che sogna una natività, presenza di lingamw (palo polinesiano
tipo totem)
- “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, 1897-1898, lettura da dx a sx, tema
cristiano con polinesiani (Crocifissione), costruita come se fosse un fregio antico oppure
Leggenda della Vera Croce di P. Della Francesca
- “Terra deliziosa”, 1894, riprende la tecnica della xilografia, che viene abbandonata alla fine
del Cinquecento, poiché è legata perlopiù alla cultura popolare per creare immagini non di
altissima qualità
- “Figura tahitiana”, 1892, scultura lignea, insolita per l’Ottocento
- “cavalieri sulla spiaggia”, 1902, lascia Tahiti e va alle Isole Marchesi, perché Gauguin non ha
mai smesso di mantenere rapporti con la sua Francia e decide di andare alle isole Marchesi
perché non ha pagato le tasse a Tahiti; scena di vita quotidiana ispirata a Degas (1866-1868)
- “Racconti barbari”, 1902, due ragazze nude (nessun taboo), con accanto un pittore suo
amico (De Haan) ritratto come un diavolo che osserva la scena, metafora per la cultura
Occidentale
- Anticipa l’espressionismo per i colori antinaturalistici, che lui usa in base al suo umore (es.
alberi gialli, ombre blu, foglie rosse, NO IMITAZIONE DELLA NATURA)

Vincent Van Gogh (1853-1890)


- Figlio di un pastore cristiano, intenzionato a seguire le sue orme; per i suoi disturbi decide di
lasciare il corso di teologia e frequenta un corso per diventare un predicatore laico, che però
gli viene ritirato per una serie di avvenimenti,
- Matura dunque una passione per la pittura, grazie ad uno zio che è un commerciante di
stampe artistiche; si appassiona alla pittura di Millet (copia l’Angelus, ma a livello di disegno,
non pittorico)
- Van Gogh è sempre consapevole di ciò che sta facendo (in termini di pittura/disegno)
- “I mangiatori di patate”, 1885, periodo olandese, visi grotteschi, colori scuri e spenti, piuttosto
terrosi rispetto al suo periodo francese negli anni a venire; vuole mostrarci l’affaticamento dei
lavoratori che impedisce una felicità, non vuole avere un realismo edulcorato ma nemmeno
dei fannulloni (pitture fiamminghe del Seicento), EMPATIZZA le condizioni dei contadini,
ispirandosi a Daumier
- 1886: si trasferisce a Parigi, perché suo fratello Theo era già Parigi
- “Mulino a vento a Montmartre”, 1886
- “Ristorante la sirena ad Asnieres”, 1887, pennellata divisa del post-impressionismo dove
separa i colori complementari
- “Autoritratto con cappello di feltro”, 1887, ha realizzato tanti autoritratti, perché si rende conto
che per la sua pittura è necessario e parte integrante, li realizza nelle parti di passaggio nella
sua vita; in questo è ritratto come un vero parigino, pennellata segue l’andamento della cosa
dipinta, una sorta di aureola attorno al suo viso
- Entra in contatto con le stampe giapponesi, organizzando una mostra insieme a Theo e inizia
a copiarle a suo modo
- “ritratto di Pere Tanguy”, 1887-1888, commerciante che faceva credito agli artisti squattrinati
e vendeva tubetti di colore in cambio di dipinti; viene giapponesizzato
- “Autoritratto dedicato a Paul Gauguin”, 1888
- “Arles, terrazza del caffè sulla piazza del forum”, 1888, stelle preannunciano quelle della
Notte Stellata, poco naturalistiche, finestre con luce arancio perché Van Gogh sfrutta la legge
dei contrasti simultanei (arancio complementare blu)
- “Il ponte di Langlois ad Arles”, 1888
- “Caffè di notte”, 1888, atmosfera emotiva con persone abbruttite dall’alcol, contrasti e
aggressività dei colori
- “la camera dell’artista ad Arles”, 1888, inquadratura ispirata alle stampe giapponesi, dipinti
che incombono sopra al letto, voleva trasmettere tranquillità
- “Girasoli”, 1888, inizia la serie dei girasoli che dipinge per Gauguin, dipingendo anche la sua
sedia e quella di Gauguin, che fanno da ritratti dei due
- “Autoritratto con l’orecchio bendato”, 1889, dopo l’episodio dell’orecchio decide di andare in
un sanatorio perché è consapevole che la sua situazione è drammatica e non vuole più
perdere tempo
- “Autoritratto”, 1889, lato dell’orecchio tagliato nascosto
- “La notte stellata”, 1889
- “La chiesa di Auvers”, 1890, dove viene curato da un medico, collezionista di quadri
contemporanei
- “Campo di grano con corvi”, 1890, dove realizza la serie, grande inquietudine e colori
contrastanti
- Durante una sessione di pittura nel campo di grano si spara in pancia e muore

Henri Rousseau “il Doganiere”: “post-impressionismo” in chiave naif (1844-1910)


- Detto il doganiere perché lavorava in dogana e inizia a dipingere a 40 anni
- “Passaggio con ponte”, 1875-1877, non ha mai avuto un maestro se non la natura
(antinaturalistico), perché suo padre non voleva che intraprendesse la carriera artistica;
libertà totale
- “La guerra: la cavalcata della discordia”, 1894, non ha formazione accademica, imprecisioni
nel disegno, stile naif (infantile), corpi anatomicamente imperfetti con pose antinaturalistiche
e colori bizzarri che però stanno bene insieme, particolarità e piacevolezza
- Prende come modello del passato Paolo Uccello, ai tempi molto criticato (Quattrocento)
- “Gitana addormentata”, 1897
- “Il pasto del leone”, 1907
- “Incantatrice di serpenti”, 1907
- “Il sogno”, 1910 (rif. a Freud, il filosofo)
- “Il birroccino di papà Junier”, 1908
- “ragazzo sulle rocce”, 1895 ca.
- “Ritratto di signora”, tenuto da Picasso nel suo studio come monito

L’ESPRESSIONISMO

- Nolde, “la danza intorno al vitello d’oro, 1910, deformazione dei tratti, colori antinaturalistici
- Kirchner, “Marcella”, 1910. Espressionismo tedesco (Die Brucke), colori acidi e atmosfera
cupa
- Matisse, “Donna con cappello”, 1905, colori allegri, espressionismo francese (Fauves)
- Schiele, “La morte e la fanciulla”, 1915
- Rouault, “Clown tragico”, 1911
- Viani, “Le parigine”, 1908
- Modigliani, “Jeanne Hebuterne con maglione giallo”, 1918
- Picasso (periodo rosa e blu), “La vita”, 1903
- Soutine, “La strada folle a Cagnes”, 1926

L’espressionismo viene coniato come termine nel 1910, da un collezionista e mercante Cassirer;
oggi il termine viene utilizzato per indicare l’arte la cui fonte è l’esperiente emozionale e spirituale
della realtà, le cui caratteristiche sono la forte accentuazione cromatica, incisività nel segno e
deformità dei corpi. Possiamo trarre espressionismo anche dai grandi maestri del passato come El
Grego, Grunewald, Vitale da Bologna.
Indica anche diverse correnti artistiche del XX secolo, come nel campo pittorico possiamo
individuare i Fauves, Die Brucke, Der Blaue Reiter, artisti “isolanti” come Modigliani, Chagall,
Schiele, Kokoscha ecc.
Urgenza comunicativa personale dell’artista, che intende trarre fuori di sé gli elementi costruttivi
dell’opera, assumendo un atteggiamento realista, poiché ha a che fare con il reale seppure interiore,
anche se l’arte è non naturalista (deforma le cose in base all’emotività dell’artista stesso).
Altra caratteristica è la liberazione della forza del colore, che viene usato in maniera indipendente
dalla realtà naturale, esagerando e distorcendo i tratti figurativi e, di norma, vi è la totale eliminazione
dell’illusionismo prospettico.
Impressione ed espressione sono l’una l’opposta dell’altra: la prima sta fuori rispetto a me, mentre
l’ultima sta dentro di me.
I precursori dell’espressionismo sono Gauguin, Van Gogh, Munch, Ensor.

James Ensor (1860-1949)


- “La musica russa”, 1881, tipico soggetto dell’Ottocento, vita quotidiana
- Nel 1884 si inaugura un’associazione culturale chiamata “Les XX”, a Bruxelles (l’artista era
belga) di cui Ensor ne fa parte, in cui si organizzano mostre di arte internazionale
- “Scheletro che guarda le chinoiseries”, 1885, deriva dalla pittura fiamminga
- “Calvario”, 1886, disegno
- “L’entrata di Cristo a Bruxelles”, 1889, Cristo di margine, metafora per dire che a Bruxelles
la gente è impegnata a fare altro e ognuno indossa una maschera diversa, sarebbe una
carnevalata (ispirato ai fiamminghi come Bruegel e Bosch per le tante figure inserite nelle
opere) che rimanda a Daumier per i volti caricati (Incontro di 35 teste di espressioni, 1850)
- “Ritratto dell’artista circondato da maschere”, 1899, chi indossa una maschera tutti i giorni è
ambiguo e falso, dunque tema della doppiezza e Ensor è l’unica persona pura senza
maschera
- “Uomo dei dolori”, 1891, ritratto di Gesù in chiave contemporanea
- “La caduta degli angeli ribelli”, 1888 (isp. a Rembrandt)

Edvard Munch (1863-1944)


- Infanzia difficile per via dei lutti dei suoi genitori e della sorella, influenzerà la sua arte
- “Paesaggio Maridalen di Oslo”, 1881, dipinto alla maniera degli impressionisti
- “La bambina malata”, 1885-1886, angoscia, è sua sorella con sua madre, tema insolito, stile
contestato dalla critica, in particolare per un dettaglio: punto di congiunzione delle due mani
(sono due macchie)
- “Rue Lafayette”, 1891, soggiorno a Parigi, acquisizione di un linguaggio impressionista e la
tavolozza si colora, pennellata divisa e frazionata, imprecisa, inquietudine dell’artista
- “Sera sul viale Karl Johann”, 1892, colori anti-naturalistici, volti che incombono su di noi,
come se fossero spettri, volti pallidi e deformati, inquietudine
- “La morte nella stanza della malata”, 1893, no ombreggiatura, poca prospettiva, ricorda
Gauguin nella Visione dopo il sermone
- “Ciclo della vita”, realizza una serie di opere per cercare le forze segrete della vita, tirarle
fuori e riorganizzarle, non per ricostruire la sua vita
- “L’urlo”, 1893, autoritratto di Munch, ma sta udendo l’urlo della natura (rif, ad una passeggiata
con due amici), inquadratura giapponese e impressionista, ponte = elemento di inquietudine
insieme ai colori e al volto deformato, si ispira ad una mummia peruviana a Parigi
- “Disperazione”, 1892
- “Angoscia”, 1897
- “Pubertà”, 1894
- “Madonna”, 1894-1895, nella versione litografata c’è un feto ed è circondata da spermatozoi,
molta inquietudine
- “Il bacio”, 1897, visi non separati, fusione delle due figure, nel senso di una sorta di attitudine
vampiresca della donna
- “La vampira”, 1895
- “La danza della vita”, 1899-1900, metafora di come va la vita, rassegnazione, solitudine,
violenza
- “Il sole”, 1911-1916, prettamente espressionista e molto diverso nelle sue opere precedenti
(questa fa parte del lavoro svolto negli anni del sanatorio)
- Nel 1892 allestì una mostra che poi venne chiusa per le opere scandalose, trovando, però,
sostegno da giovani artistici tedeschi, trasferendosi fino al 1908 in Germania, facendo uso di
alcol e sostanze, avendo un esaurimento ed entrando in un sanatorio
- “Autoritratto tra il letto e l’orologio”,
- “Cenere II”, 1896, xilografo e litografo
- “Uomo e donna I”, 1905

Die Brücke, espressionismo tedesco


- Kirchner: principale esponente che conia il manifesto del movimento
- Nuova generazione di giovani, “il ponte” tra passato e futuro, aforismo preso da Nietzsche,
ponte da una cosa all’altra e ponte verso l’oltreuomo
- 4 fondatori dell’avanguardia: Kirchner, Bleyl, Heckel, Schmidt-Rottluf e successivamente
Nolde e Muller
- Nasce a Dresda nel 1905 e si scioglie a Berlino nel 1913
- Riferimenti ai filosofi di fine Ottocento e Freud ed ai post-impressionisti
- Recupero e valorizzazione del senso del sacro e del primitivo dell’arte non europea
- Espressione di disagio esistenziale e “romantica” dell’identità tra arte e vita
- Spiccata componente di polemica e critica sociale verso i borghesi e al pensiero positivista

Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938)


- Ha intenzione di studiare architettura ma poi finisce a dipingere a Dresda
- “Due ragazze”, 1907
- Si ispira a Toulouse-Lautrec e ai giapponesi per le vedute/soggetti
- “Entrando in mare”, 1912
- Dipinge con tinte piatte, colori acidi, pennellata piatta e segmentata, no tridimensionalità e
contorni
- “Franzi davanti ad una sedia intagliata”, 1910
- “Marcella”, 1910, si ispira alla “Pubertà” di Munch (punto di riferimento per la Brucke, lavora
in Germania infatti)
- “Cinque donne nella strada”, 1913, prostitute
- “Strada, Berlino”, 1913
- “Autoritratto come soldato”, 1915
- Dopo la guerra passa dei mesi in un manicomio per una crisi nervosa e trova serenità grazie
ad un gruppo che si chiama “Rosso-blu”
- “Notte di luna invernale”, 1919, periodo rosso-blu
- “Strega e spaventapasseri”, 1930-1932, soggetto di tradizione ispirato alle favole tedesche
e in questo periodo guadagna una cattedra all’Accademia di Dresda, fino al 1933 quando
sale al potere Hitler (era contro le avanguardie, tra cui la Bauhaus, di cui brucerà le opere,
Die Brucke compresi)
- Si suicida

Fauves, espressionismo francese


- Matisse, principale esponente del gruppo
- Gruppo non omogeneo per il programma e l’organizzazione, a differenza dei tedeschi
- Nasce nel 1905, perché al Salon d’Automne gli organizzatori decisero di riunire le loro opere
nella medesima sala sulla base di similarità artistiche e stilistiche
- Fauves = belve, termine coniato dal critico Vauxcelles, siccome esposero in una mostra in
cui vi erano dei busti ispirati ai busti Quattrocenteschi (“Donatello tra le belve”)
- Si ispirano ai post-impressionisti e ai simbolisti e alla filosofia di Bergson (gioia di vivere,
comunicazione tra uomo e realtà)
- Utilizzo dei colori come note musicali per ottenere effetti emotivi
- Fauves da ricordare oltre a Matisse: Manguin, Marquet, Camoin, de Vlaminck, Derain, Valtat,
Puy, Van Dongen (ha rapporti con i Brucke), Friesz, Dufy, Braque ma da giovane (cubista)

Henri Matisse (1869-1954)


- Famiglia piccolo borghese
- Mostra interesse per la pittura già da piccolo, però va a studiare giurisprudenza
- Si ammala di appendicite e rimane a letto per 2 mesi, dove inizia a pitturare e si dedica all’arte
- Frequenta lo studio di Moreau (simbolista)
- “Lo studio di Moreau”, 1894-1895
- Si ispira anche a Turner, scoperto durante un viaggio a Londra
- “Alberi di olive”, 1898, nuova luce e tavolozza si illumina durante un viaggio in Corsica
- Realizza gli stucchi del 1900 per il palazzo dell’Expo a Parigi
- “Capo Layet”, 1904, si avvicina al puntinismo conoscendo Siganc e Edmond-Cross,
quest’ultimo anti-naturalistico
- “Lusso, calma, voluttà”, 1904-1905, tema delle bagnanti
- “Finestra aperta”, 1905
- “Donna con cappello”, 1905, manifesto dei Fauves e la donna ritratta è sua moglie, colori
anti-naturalistici ma espressivi
- “La gioia di vivere”, 1905-1906
- “Natura morta con tappeto rosso”, 1906, viaggio in Nord Africa, dove i colori si accendono
- “Il lusso 2”, 1907, sintetico per forme e colori
- “La stanza rossa”, 1908-1909, ne aveva fatta un’altra versione ma in blu
- “La conversazione”, 1909
- “La danza”, 1909-1910, allegoria della danza, giganti che ballano sulla terra, anti-naturalistici
- “La musica”, 1909-1910, come per la danza, ma i musici simulano come un pentagramma
per come sono disposti
- “Interno con melanzane”, 1911
- “Zorah sulla terrazza”, 1912
- “Porta finestra”, 1914, si avvicina a modo suo al cubismo
- “Lezione di piano”, 1916
- “Odalisca con i pantaloni rossi”, 1922, rimane a Nizza e dipinge odalische
- “La danza”, 1931-1932, realizzata per un committente statunitense nella sua villa privata
- “decorazione per la Cappella del Rosario a Vence”, 1949-1951
- “Icarus”, 1943-1947

Il Cubismo
- 1907-1914, periodo del cubismo, i cui principali protagonisti sono Picasso e Braque
- P. Picasso, “Les Damoiselles d’Avignon”, 1906-1907, elementi di riferimento alle maschere
africane, nei volti; donna seduta ha schiena + viso rivolti verso di noi = anti-naturalistico
perché naturalisticamente non è possibile, 1° dipinto del cubismo
- G. Braque, “Case a l’Estaque”, 1908, da qui nasce il termine “cubismo”, inteso come cubo,
figura geometrica di sintesi
- Picasso, “Ritratto di Kahnweiler”, 1910, cubismo analitico, persona ritratta irriconoscibile,
limiti dell’astrazione
- A. Lhote, “La sosta”, 1913, forme vagamente geometrizzate ma riconoscibili
- J. Gris, “Chitarra sul tavolo”, 1913, cubismo sintetico

Premesse del cubismo: intellettualismo di Cézanne e Seurat, anticipano i punti di vista ritratti
contemporaneamente nelle loro opere.
Cezanne fa due mostre nel 1904 al Salon d’Autumne e nel 1907 muore; le mostre vengono viste da
Picasso traendone ispirazione per Les Damoiselles d’Avignon.
I cubisti si ispirano anche a Seurat per l’approccio scientifico.
Altri elementi che ispirano i cubisti sono i primitivisti, la scultura negra e il Doganiere Rousseau.
Cultura negra: l’interessa inizia in Europa a partire dagli anni venti dell’Ottocento dai pittori francesi
(Delacroix, Ingres); successivamente vi sono l’interesse al giapponismo (Van Gogh) e alle
popolazioni oceaniche (Gauguin).
Gli artisti iniziano a tenere manufatti africani, oceanici ecc. tramite il traffico coloniale; è così che
inizia l’interesse verso la scultura negra e i popoli primitivi.
- Nolde, “Natura morta con maschere”, 1911, per distaccarsi dalla cultura occidentale, per dare
qualcosa di nuovo
Il Doganiere Rousseau viene preso in considerazione dai cubisti, siccome fu il primo a distaccarsi
dalla tradizione, sia stilisticamente che cromatologicamente, Infatti, Picasso tenne nel suo studio un
suo dipinto come monito e fonte d’ispirazione (Ritratto di signora).

Pablo Picasso (1881-1973)


- Nasce a Malaga; i primi dipinti vengono firmati con “Ruiz”, il cognome del padre
- “Studio accademico”, 1895, dipinto a 14 anni
- Precoce maturità artistica già a 14 anni, con consapevolezza di storicità della pittura e
sensibilità psicologica del personaggio
- “La prima comunione”, 1896
- “La madre dell’artista”, 1896
- A 15 anni dipingeva come Raffaello, infatti quando viene ammesso all’accademia lo fanno
passare negli ultimi anni
- Si trasferisce a Barcellona nel 1901, considerata all’epoca una città all’avanguardia,
frequentando artisti che raccontano di Parigi
- “Donna imbellettata”, 1901, dipinto dopo aver visto Toulouse-Lautrec
- A Barcellona visita varie mostre e gallerie private per l’arte sperimentale

1901-1904: periodo blu di Picasso = il suo amico che lo finanzia va a Parigi e Picasso torna a
casa; durante una cena, il suo amico si uccide per un equivoco con una ballerina del Moulin
Rouge e Picasso prova malinconia, dunque dipinge in blu, dunque fa un’azione espressionista,
predominanza del colore blu:
- “Ritratto di Sabartes”, 1901
- “Evocazione”, 1901, si ispira a El Greco
- “Arlecchino pensoso”, 1901
- “Arlecchino e la sua compagna”, 1901, si ispira a Degas (l’Assenzio)
- “La bevitrice d’assenzio”, 1901, mani molto allungate
- “La vita”, 1903, opera più conosciuta del periodo blu; ritratto di sé stesso e poi lo cancella e
lo sostituisce con il volto del suo amico, accanto a quello di una donna, una coppia, accanto
ad una madre con il bambino = metafora per un futuro insieme, che però non si realizzerà
perché sullo sfondo vi sono altre figure di disperazione e solitudine
- “Poveri in riva al mare”, 1903
- “Il vecchio chitarrista cieco”, 1903
- “Il pasto del cieco”, 1903
- “Il pasto frugale”, 1904, incisione
- “Donna con lo chignon”, 1904

1904-1906: periodo rosa di Picasso: tinte pastello e serene perché si innamora di una delle sue
prime compagne, Fernanda:
- “L’attore”, 1904-1905
- “Acrobata e giovane equilibrista”, 1905
- “La famiglia di saltimbanchi”, 1905
- “Il giullare”, 1905, scultura
- “Madre e figlio”, 1905
- “Il ragazzo con la pipa”, 1905

1906-1907: verso il Cubismo: soggiorno a Parigi, se la passa male, ha una stanza con un altro artista
e c’è un solo letto, momento di miseria; in questo periodo conosce Braque, che lo influenzerà:
- “Autoritratto con tavolozza”, 1906, dipinge così a causa di una mostra sulla popolazione
iberica (popoli prima dell’arrivo degli antichi romani)
- “ritratto di Gertrude Stein”, 1906, si ispira ai rilievi di Osuna
- “Due nudi”, 1906
- “Les Damoiselles d’Avignon”, 1906-1907, sul lato sx siamo nel 1906 (corporature simili alla
scultura iberica), nel lato dx siamo nel 1907 (maschere africane e cristallizzazione dello
spazio, pezzi azzurrini, solidificazione dell’aria), vi sono circa 800 schizzi di questo dipinto,
soggetto sono le prostitute di una casa chiusa; si ispira a Ingres, le bagnanti di Cezanne; nel
lato dx c’è il primo oggetto del cubismo: viso + schiena visti contemporaneamente
- “Nudo con drappeggio”, 1907
- “Donna con ventaglio”, 1907-1908
- “Tre donne”, 1907-1908

Georges Braque (1882-1963)


- “Grande nudo”, 1907-1908
- Rimane infastidito dalle Damoiselles quando Picasso glielo mostra; però inizia a dipingere
alla maniera pre-cubista

Il Cubismo: unione tra Picasso e Braque nel 1908


Il primo riferimento ai cubi risale al critico Vauxcelles (il critico dei Fauves), per dei dipinti di Braque;
un’altra versione, invece, risale ad un’espressione di Matisse a riguardo dei dipinti di Braque.
Il termine cubismo entra nell’uso comune tra il 1910 e il 1911 e i successivi artisti terranno sempre
come riferimento Picasso e Braque, che sono i primi esecutori di tali lavori.
Altri artisti cubisti sono Gries, Duchamp (prima del Dada), Lèger ecc.
Il cubismo non è un movimento propriamente detto, non ci sono manifesti e non è organizzato.
Nasce con la data della realizzazione delle Damoiselles d’Avignon e si conclude con lo scoppia della
WW1 e prosegue anche dopo.
Tratti principali:
- Assoluta non distinzione tra figura e sfondo, secondo una logica di continuum nutrita più o
meno indirettamente da influssi di Bergson (filosofo) ed Einstein = nasce la nuova fisica in
questi anni, che spiega che a livello “atomico” siamo tutti uguali, fatti delle stesse particelle
- Si introduce la quarta dimensione nei dipinti = il tempo
- Sovrapposizione di più vedute e più punti diversi, con l’intento di presentare gli oggetti non
come appaiono, ma come sono nel loro rapporto con la struttura dello spazio
- Il quadro è una realtà del tutto autonoma dal mondo esterno, una sorta di forma-oggetto
avente una propria e specifica realtà: tale volontà viene attuata attraverso l’uso di nuove
tecniche artistiche tra cui il papier collè e il collage

Cubismo analitico 1909-1912: precursore Cezanne:


- Picasso, “Casa e alberi”, 1908
- Braque, “Alberi a L’Estaque”, 1908
- Braque, “Viadotto a L’Estaque”, 1908
- Braque, “Case all’Estaque”, 1908
- Picasso, “Fabbrica di mattoni a Tortosa”, 1909
- Picasso, “Case in collina”, 1909
- Picasso, “Ritratto di Amboise Vollard”, 1909-1910
- Picasso, “Ritratto di Wilhem Uhde”, 1910
- Picasso, “Ritratto di Kahnweiler”, 1910
- Braque, “Mandola”, 1910
- Braque, “Violino e Candela”, 1910
- Braque, “Sacre-Coeur”, 1910
- Il cubismo è arte di pensiero e non di imitazione

Altri cubisti dei salon: Metzinger, Gleizes, Le Fauconnier, Lhote, Marcoussis, Laurencin, Villon;
geometrizzano i corpi, ma non “pensano” come Picasso e Braque, li imitano ma solo
geometricamente. Però teorizzano ciò che fanno Picasso e Braque: in particolare Metzinger e
Gleizes con il Teoreme du Cubism, pubblicato nel 1912.

Cubismo sintetico 1912-: ad un passo dall’astrazione, anti-naturalismo, si slegano dal reale, vogliono
essere più realisti del reale:
- Braque, “Violino e tavolozza”, 1909-1910, vi sono indizi che consentono al lettore di
interpretare al meglio l’opera (es. buco della tavolozza, F del violino)
- Braque, “Il portoghese”, 1911-1912, inserisce delle lettere come L 0.40 (forse la birra),
dunque noi immaginiamo che il portoghese sia ad un bar a Parigi
- Braque, “Violino. Mozart Kubelick”, 1912, violinista che suonava Mozart, violino vagamente
leggibile
- Picasso, “Donna con la chitarra”, 1911-1912, c’è scritto Ma Jolie, una canzone cantata da
una donna con la chitarra che veniva ascoltata all’epoca
- Picasso, “Il torero”, 1911-1912
- Picasso, “Natura morta spagnola”, 1912
- Braque, “Natura morta con l’asso di fiori”, 1911, separa l’asse del tavolo dalla materia da cui
è composto (pezzi di legno che simulano la texture), nella realtà il tavolo non esiste senza la
sua materia
- Gris, “Omaggio a Picasso”, 1912, sovrapposizione e intersecazione di piani, l’opposto di
Cezanne che arrivava a dipingere tramite la sintesi, Gris parte dalle forme geometriche
direttamente
- Leger, “Nudi nella foresta”, 1909-1910, “tubista” anziché cubista
- Leger, “La festa di nozze”, 1911
- Delaunay, “La torre rossa”, 1911, avvitamento su sé stessa e più punti di vista
- Leger, “Contrasti di forme”, 1913, no soggetto, solo forme, tocca l’astrazione

Picasso e Braque inseriscono gli indizi nelle loro opere perché non vogliono essere troppo astratti,
a differenza di Leger.

Forme di cubismo sintetico: PAPIER COLLE, COLLAGE, ASSEMBLAGE:


- Papier collè, carta incollata sul dipinto,
- Collage, oggetto attaccato al dipinto, un 3D attaccato,
- Assemblage, più pezzi 3D uniti per realizzare qualcosa di nuovo
- Picasso, “Natura morta con sedia impagliata”, 1911-1912
- Picasso, “Natura morta con violino e frutta”, 1912-1913
- Picasso, “Chitarra”, 1913
- Braque, “Mandolino”, 1914
- Con il collage vi è una svolta e farà strada a tutta l’arte contemporanea (es. i dada e gli
informali), poiché l’arte è fatta di tutto
- Picasso, “Mandolino e clarinetto”, 1911-1913

Cubismo orfico: arte di dipingere nuove strutture tramite approccio scientifico, non con la sfera visiva
dell’artista, ma create dall’artista stesso, non c’è più nella da imitare dunque

Robert Delaunay (1885-19..)


- Il primo a toccare l’astrazione, anticipando Kandinskij
- Parte come puntinista, poi come cubista, in particolare orfico, è il maggiore esponente
- Realizza una serie di dipinti dedicati alla Torre Eiffel in vari punti diversi che poi in atelier
vengono “montati” in uniche opere
- “Finestra”, 1912, si vede ancora la Torre Eiffel, ma poco e molto vago
- “Il primo disco”, 1912-1913
- “Forme circolari, Sole n°2”
- “Contrasti simultanei, Sole e Luna”, inserisce degli indizi alla realtà
- “Ritmo”, 1912-1913
- Egli è considerato l’inventore dell’astrattismo
- Anche la moglie è un’artista, Sonia Terk Delaunay
Altri artisti che si ispirano a Delaunay sono Kupka, Dunchamp (da giovane), Picabia.

Picasso dopo il cubismo: dopo il 1912


- “I tre musicisti”, 1921, versione colorata del cubismo sintetico
- “Due donne che corrono sulla spiaggia”, 1922, figure riconoscibili, corpi tozzi e
sproporzionati, ritorno all’ordine, periodo classico di Picasso
- “Nudo in poltrona”, 1929, di matrice espressionista/cubista
- “Crocifissione”, 1930
- “Il sogno”, 1937, si avvicina al surrealismo
- “Bagnanti”, 1937
- “Guernica”, 1937, opera molto importante, raffigura il massacro compiuto dall’aviazione
tedesca che distrugge la cittadina di Guernica durante la guerra civile spagnola con
Francisco Franco; monarchia in crisi, re abdica e nasce un’effimera repubblica spagnola,
contrastata dai fascisti di Franco; commissionata dai repubblicani per l’expo del 37 a Parigi;
rappresenta tutta la brutalità del conflitto e rappresenta l’attualità
- “Minotauromachia”, 1935
- “Testa di toro”, 1942
- “Bambina che salta la corda”, 1950
- Negli ultimi anni riscrive opere di Velzquez, Goya, Manet a modo suo

Il futurismo
- Boccioni, “La città che sale”, 1910-1911 = velocità
- Boccioni, “Materia”, 1912
- Carrà, “Luci notturne”, 1911 = modernità
- Carrè, “I funerali dell’anarchico Galli”, 1911
- Balla, “Bambina x balcone”, 1912 = molteplicità, bambina che corre
- Depero, “Ciz-ciz quaglia”, 1915
- Pannaggi, “Sciatore”, 1926
- Prampolini, “Intervista con la materia”, 1930
- Regina, “Ritratto del nipote”, 1931-1933
- Crali, “Dalla carlinga”, 1939 = esaltazione della velocità e della macchina, in questo caso
l’aereo

Il futurismo dura circa 30 anni, nasce ufficialmente nel 1909 quando Marinetti pubblica su Le Figaro
il manifesto di fondazione del movimento. In un primo momento il movimento è solo letterario, poi si
allarga verso le arti visive, con un incontro tra Marinetti e tre artisti di cui Boccioni, Carrà e Russolo,
firmando insieme a Balla il manifesto.
Diventerà un riferimento per le avanguardie, la prima e vera tra esse. Avanguardia significa essere
organizzati gerarchicamente, serate, manifesti, riviste, contro le altre correnti e lo stile accademico,
esclude chi non rispetta gli ideali dell’avanguardia (tra cui Balla nel 12, perché non era considerato
tale); durerà fino alla morte del suo leader, Marinetti, nel 1944.
Tratti principali: rifiuto della tradizione, esaltazione della vita moderna, temi della velocità, macchina,
dinamismo, città moderna, innovazione tecnologica, apprezzamento di ogni forma di
sperimentazione artistica del “mai visto”, tensione bellicista e misoginia, volontà di creare un
universo futurista, simpatizzanti del fascismo e di filosofi come Nietzsche, Bergson, Sorel e Morasso.
Il manifesto viene pubblicato su Le Figaro, giornale francese, nel 1909 dal letterario Marinetti, perché
è il più importante giornale della borghesia parigina e Parigi è capitale dell’arte contemporanea.
Scritto in prosa letteraria e lirica, diverso dai soliti.
1910-1916: pittori e scultori futuristi: nasce il manifesto anche per le arti visive, in particolar modo
per la pittura e la scultura. Nel 1910 nasce il manifesto dei pittori futuristi, tratti caratteristi del
futurismo, dunque contro la tradizione e le accademie, per uno svecchiamento, esaltazione del
moderno: - Boccioni, “La strada entra nella casa”, 1911, - Boccioni, “Rissa in galleria”, 1910, -
Boccioni, “La città che sale”, 1910-1911

Umberto Boccioni: il dittatore teorico dell’arte visiva futurista (1882-1916)


- Inizia a realizzare vignette per una rivista catanese; successivamente si trasferisce a Roma
e va a studiare una bottega di grafica pubblicitaria
- “Velocità”, 1905, copertina per il giornale “L’Avanti”
- La svolta della sua carriera è l’incontro con Giacomo Balla e Gino Severini, in particolare con
il primo, siccome gli fa scoprire il divisionismo italiano (come il puntinismo) e il contrasto
simultaneo
- “Autoritratto”, 1908
- “Ritratto femminile”, 1908-1909, di stampo espressionista, ma in Italia non si sviluppa nessun
movimento tale
- “Il sogno”, 1908-1909
- “Tre donne”, 1909-1910, fase pre-futurista
- “Officine a Porta Romana”, 1908
- “La città che sale”, 1910-1911, realizzata per una mostra a Parigi; città industriale, cavalli che
trainano i materiali per costruire, tema moderno
- “La strada entra nella casa”, 1911, non c’è la velocità, ma la modernità
- Per Boccioni non esiste la velocità, ma il dinamismo universale = azione simultanea del moto
caratteristico particolare dell’oggetto (moto assoluto) con le trasformazioni che l’oggetto
subisce nei suoi spostamenti in relazione all’ambiente mobile/immobile (moto relativo)
- “Idolo moderno”, 1911, di moderni vi sono i globi della luce sullo sfondo, ma la figura è
strettamente espressionista
- “La risata”, 1911, si avvicina al cubismo, nonostante non averlo mai visto a parte qualche
stampa o replica; punto di riferimento è Bergson (filosofo)
- “Forme uniche della continuità nello spazio”, 1913, ispirata ad una scultura di Rodin, in cui vi
è un uomo che cammina, senza braccia (non sono essenziali al moto di camminare);
riferimento all’antico
- “Materia”, 1912, mamma di Boccioni, non è veloce, eppure c’è il dinamismo universale, con
compenetrazione e simultaneità del mondo circostante
- “Elasticità”, 1912, figure poco riconoscibili (cavallo e fantino tendono a scomparire)
- “Dinamismo di un foot-baller”, 1913
- “Paesaggio”, 1916
- Partecipa alla WW1 in una sezione dedicata alle automobili; tornato dalla guerra matura un
nuovo pensiero, partendo da Cezanne
- “Ritratto del maestro Busoni”, 1916
- Viene chiamato alle armi e durante un addestramento cade da cavallo e muore

Giacomo Balla, la via alternativa al Futurismo (1871-1958)


- “Luna Park, Parigi”, 1900
- “La madre”, 1901-1902, primissimo piano accentuato, gigantesco, queste scelte hanno a che
fare con la fotografia (prima di essa non vi erano questi cambiamenti d’inquadratura)
- “Fallimento”, 1903
- “Polittico dei viventi: la pazza”, 1903-1905
- “Polittico dei viventi: il contadino”, 1903-1905, deriva dal suo interesse verso il socialismo
umanitario
- “Villa borghese”, 1910, anno in cui firma il manifesto del movimento futurista
- “Lampada ad arco”, 1911
- “Compenetrazione iridescente n.13”, 1912, opere per carte da parati per la casa di una sua
allieva che aveva spostato un violinista tedesco
- è passato dal futurismo all’astrazione precocemente, infatti esporrà una mostra al MoMa di
New York negli anni 50
- “La mano del violinista”, 1912
- “Dinamismo di un cane al guinzaglio”, 1912, si ispira alla cronofotografia di Marey e
Muybridge e al cinema
- “Linee andamentali + successioni dinamiche”, 1913, volo delle rondini, nella parte bassa si
riconoscono
- “Velocità astratta”, 1913-1914
- “Bandiere all’Altare della Patria”, 1915
- “Canto patriottico a piazza di Siena”, 1915
- “Espansione di primavera”, 1918
- “Autostato d’animo”, 1920, si avvicina all’esoterismo
- “Pessimismo e ottimismo”, 1922

Un mondo futurista: la ricostruzione futurista dell’universo


- Marinetti voleva svecchiare l’Italia, perché si è formato in Francia
- 1915: manifesto della ricostruzione futurista dell’universo
- Universo futurista: creare “cose” futuriste e atteggiamenti futuristi
- Balla, “Fiori Futuristi”, 1918-1920
- Depero, “Autoritratto con smorfia”, 1915, fotografia
- Depero, “Autoritratto su un albero”, 1915, fotografia
- Depero, “Rumorgrafia”, 1915
- Depero realizza locandine per varie riviste e marchi, come la Campari
- Vogliono avvicinare l’arte alla vita, utilizzando usi, costumi ecc. futuristi

Astrattismo

- Kandinsky, “Quadro con arco nero”, 1912


- Mondrian, “Composizione in rosso, giallo, blu”, 1920
- nessun rapporto con la realtà, parte tutto dalle emozioni (Kandinsky) oppure dalla testa/ragione
(Mondrian)
- astrattismo lirico = emozioni
- astrattismo razionale = intelletto

Nella lingua italiana tutto ciò che è astratto è ciò che non ha relazioni con la realtà empirica. Un’opera
astratta è una creazione mentale che non fa riferimento al reale; un’opera non astratta è un’opera
nella quale vi è un referente della realtà (opere cubiste, espressioniste o futuriste).
Un’opera per essere astratta deve essere “voluta” e “pensata” dall’autore (es. le anfore o le moschee
aniconiche non sono astratte, siccome l’intenzione non è quella di astrarre, ma di decorare).
“Astrarre” significa “trarre da”, ma questo vale per le altre avanguardie, non per gli astrattisti
(Kandinsky e Mondrian); infatti nel corso degli anni si chiameranno “concretisti”, per sottolineare il
fatto che la loro arte deriva da qualcosa, ma non è “concreta” al reale, siccome anti-naturalistici.

- Kandinsky, “Primo acquarello astratto”, 1910

Le premesse dell’arte astratta


- Prima dell’arte astratta, che hanno consentito ai pionieri dell’arte astratta di produrre e creare
l’astrazione (40 anni prima del 1910 = 1° acquarello astratto di Kandinsky)
- Continuità tra arte sperimentale dell’espressionismo, cubismo, futurismo ecc. e arte astratta
- Si può qualificare come premesse dell’arte astratta l’intera esperienza dell’arte europea di
tendenza sperimentale e non naturalistica 1870-1910; tale arte sperimentale è ispirata dalla
fotografia e ha agevolato l’arte astratta
- Picabia: “Tu puoi fotografare un paesaggio, ma non le idee che ho nella mente”, i pittori sono
spinti a fare astrattismo per questo motivo, poiché i fotografi sono i loro maggiori concorrenti
tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento
- Monet, “Capitale di Rouen nella nebbia”
- Seurat, “[…] Grand Jatte”
- Gauguin, “La visione dopo il sermone”
- Van Gogh, “Autoritratto”
- Serousier, “Fattoria gialla”
- Endell, “Atelier Elvira”
- Cezanne, “Montagne S. Victorie”
- Nolde, “Fiori rossi”
- Picasso, “Suonatore di fisarmonica”
- Boccioni, “Dinamismo di un foot-baller”
- Riegl, teorico austriaco, sostiene che ogni epoca abbia una necessità d’arte, una
caratteristica inevitabile e sta giustificando volontariamente gli astrattisti
- Worringer, altro teorico (natura del sud vs natura del nord), arte astratta sempre esistita
- Le principali premesse dell’astrazione si ritrovano nel simbolismo, il quale era una tendenza
di superamento della mimesi, in particolare da Nabis, nelle cui opere le aspirazioni spirituali
vengono risolte sul piano del linguaggio più che su quello del contenuto
- Denis, “Macchie di luce solare sulla terrazza”, 1890
- Ciurlionis, “Creazione del mondo”, 1906-1907
- Ginna, “Nevrastenia”, 1908
- Romani, “Immagine”, 1908

Arte astratta: 1910-1915

Non ha un vero e proprio inventore, ma è maturata collettivamente ed inevitabilmente, siccome vi


sono degli artisti che tra il 1910 e il 1915 stanno sperimentando qualcosa simile all’astrazione, in
modo autonomo ciascuno.
I pionieri dell’astrattismo sono sicuramente Kandinsky e Klee (Blaue Reiter), Kupka (arriva dal
simbolismo), Delaunay, Terk e Picabia, Malevic e Mondrian (Neoplasticismo), Balla, Marinelli e
Tatlin.
- Klee, “Ritmo degli alberi”, 1914
- Klee, “Forme colorate”, 1914
- Kupka, “I tasti del piano”, 1909, non è astratto
- Kupka, “Notturno”, 1910
- Kupka, “La cattedrale”, 1912
- Delaunay, “Finestra”, 1912
- Delaunay, “Disco”
- Malevic, “L’arrotino”, 1912-1913
- Malevic, “Quadrato nero”, 1915
- Tatlin, “Controrilievo”, 1914
- Mondrian, “Albero argento”, 1912
- Mondrian, “Melo in fiore”, 1912
- Balla, “Compenetrazione iridescente”, 1913
- Magnelli, “Pittura”, 1915

Vasilij Kandinsky (1866-1944)


- Cresce sotto la guida di una zia acculturata di arte
- Si laurea in giurisprudenza e ottiene una cattedra di diritto in Estonia; poi divorzia dalla moglie
e va a Monaco di Baviera, perché conosce il tedesco, iniziando a dipingere
- “Cavaliere azzurro”, 1903
- “Coppia a cavallo”, 1906
- “Murnau: veduta con ferrovia e castello”, 1909
- “Lirico”, 1911
- “San Giorgio”, 1911
- “Ognissanti I e II”, 1911
- “Angelo del giudizio finale”, 1911
- teorizza la sua arte nel suo scritto del 1909 “Lo spirituale nell’arte”, pubblicato nel 1911
- “Con il sole”, 1910, perde elementi naturalistici sempre di più
- “Improvvisazione n°11”, 1911
- “Piccole gioie”, 1913
- “Primo acquarello astratto”, 1910

De Stijl (Neoplasticismo)
Nasce a Leida nel 1917 da Theo van Doesburg, fonda l’omonima rivista, in cui partecipano
Mondrian, Huszar, Vantongerloo, Kok, Rietveld ecc.
De Stijl cessa la pubblicazione nel 1928, perché van Doesburg e Mondrian litigano per delle
osservazioni tecniche (diagonali a 45°) nei dipinti.
Il fine del movimento è di influenzare positivamente la società, poiché viene fondato durante la WWI;
il movimento vuole eliminare dall’arte ogni componente emotiva, dev’essere dunque razionale.
Paradossalmente giungono all’irrazionalità delle concezioni mistiche.
- Doesburg, “Composizioni”
- Rietveld, “Poltrona”, 1917
- Rietveld, “Casa Schoder”, 1924

Piet Mondrian (1872-19..)


- Inizia a dipingere in modo accademico, soggetti = paesaggi olandesi
- Si trasferisce a Parigi e conosce la pittura dei Fauves, dove utilizza colori anti-naturalistici e
pennellate divisioniste come Signac
- Si avvicina alla teosofia, “Evoluzione”, 1910-1911, lettura da sx a dx
- “Albero rosso”, 1908, stile fauves e nordico
- “L’albero argento”, 1911-1912, si avvicina al cubismo, ma non è cubista, è un cubista astratto
- “Melo in fiore”, 1912
- “Natura morta con vaso di spezie II”, 1912
- “Composizione con alberi II”, 1912-1913
- “Composizione con alberi III”, 1913
- “Molo e oceano 10”, 1915
- “Composizione A”, 1919
- “Composizione in rosso, giallo, blu”, 1920 (varie opere simili)
- Morfoplastica = cubismo, più o meno astratta, a differenza della neoplastica (Mondrian) =
vera pittura, la realtà profonda e non la sua apparenza
- “Broadway boggie-woogie”, 1943-1944 (si trasferisce a NY)
- “Victory boogie-woogie”, 1943-1944

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Metafisica
- Giorgio De Chirico principale esponente, colui che di fatto l’ha inventata, “Il cattivo genio di
un re”, 1914, dipingeva come Raffello in senso stilistico non concettuale (ovviamente),
elementi strani e incongrui che negano il riconoscimento di ciò che è raffigurato e il titolo crea
spiazzamento nella lettura dell’opera, gli elementi non hanno correlazione
- Enigmaticità della scena
- Carrà, “La musa metafisica”, 1917
- Morandi, “Natura morta metafisica con la squadra”, 1919, a differenza degli altri due lui toglie
elementi incongrui e le sue scene ci danno sensazioni di spiazzamento e “di non detto”,
senso di attesa
La pittura metafisica ha inizio a Ferrara nel 1917, fino al 19121, grazie all’incontro tra de Chirico,
Carrà e Savinio, successivamente Morandi, De Pisis e Sironi.
Momentanea collaborazione di gruppo.
Metafisica, “al di là della fisica”, al di sopra delle leggi fisiche, caratterizzata da atmosfere oniriche e
misteriose popolate da oggetti che provocano senso di spiazzamento; non vi sono umani, ma solo
manichini e senza correlazione con gli altri oggetti.
Stile: soluzioni prospettiche e luministiche assurde, campiture di colore piatte, assenza di
movimento, statue, ombre, manichini, senso di straniamento e spiazzamento nell’osservatore).
Fa riferimento ai filosofi Schopenhauer e Nietzsche.
- De Chirico, “Le muse inquietanti”, 1916
- Carrà, “Idolo ermafrodito”, 1917
- Morandi, “Natura morta”, 1918
- Morandi, “Natura morta”, 1919
- Sironi, “La lampada”, 1919
- Sironi, “Paesaggio urbano”, 1922

Giorgio De Chirico (1888-1978)


- Nasce in Grecia, siccome il padre era un ingegnere ferroviario che lavorava lì e lui vive in
Grecia fino alla morte precoce del padre, dunque si trasferisce con la madre a Monaco di
Baviera
- Entra a contatto con le opere di Bocklin (1886 ca) a Moanco, arrivando al plagio delle sue
opere (“Lotta di centauri”)
- Si trasferisce successivamente a Firenze, dove entra a contatto con i maestri del
rinascimento, in particolare i ritratti
- “L’enigma di un pomeriggio d’autunno”, 1910, una delle prime opere quasi metafisiche, il
momento per lui è un enigma
- “L’enigma dell’oracolo”, 1910
- Da Firenze si trasferisce a Parigi
- “L’enigma dell’ora”, 1911, opera di passaggio realizzata tra Firenze e Parigi, elementi
incongrui come la fontana in una prospettiva sbagliata rispetto al porticato, prospettive
assurde e geometricamente non corrette, figura più sul porticato piccolissima rispetto a quella
in 1° piano
- “L’incertezza del poeta”, 1913
- Le scene non cambiano, siamo noi che le vediamo sotto un’altra angolazione, questa è la
metafisica
- “Piazza d’Italia”, 1913, i treni molti frequenti
- “Gioie ed enigmi di un’ora strana”, 1913
- “La nostalgia dell’infinito”, 1912
- “La torre rossa”, 1913
- “Mistero e malinconia di una strada”, 1914
- “L’enigma di una giornata”, 1914
- “La stazione di Montparnasse”, 1914
- “Ritratto premonitore di Guillaume Apollinaire”, 1914
- “Il grande metafisico”
- “Ettore e Andromaca”, 1917
- “Malinconia ermetica”, 1918-1919
- Fino agli anni 60 non dipingerà più in modo metafisico, sarà infatti la nuova metafisica (copia
le sue vecchie opere)
- “I pesci sacri”, 1919, metafisica data dall’atmosfera ma non dagli oggetti, non sono così
ambigui

Dadaismo
- Duchamp, “Ruota di biciletta”, 1913
- Hausmann, “Lo spirito del nostro tempo”, 1919
- Arp, “Collage disposto secondo le leggi del caso”, 1916-1917
- Ernst, “Catarina ondulata”, 1920
- Schiwitters, “Merzbau”, 1923-1932
Nasce nel 1916 a Zurigo presso il Cabaret Voltaire, fondato da Ball; la parola “dada” è stata trovata
casualmente da Ball sfogliando un dizionario di lingua francese (= giocattolo, hobby, passatempo),
ma in realtà non le si deve dare alcun senso compiuto.
Il dada si sviluppa in parallelo anche a New York con Duchamp, Man Ray, Picabia e Stiegiltz.
Si è diffuso in vari centri, tra cui Berlino, Colonia, Parigi e Hannover.
L’esperienza dadaista si conclude nel 1923, nonostante continui a sopravvivere e ad ispirare.
Tratti del dadaismo: niente regole, ironia, provocazione e contestazione al sistema dell’arte; anti-
arte; esaltazione della legge del caso, come antidoto alla presunta razionalità della società borghese;
sperimentazione di ogni forma d’arte; sulla base dell’esperienza futuristica utilizzano strategie
comunicative; prediligono l’arte intellettuale all’arte artigianale; componente di protesta politica e
sociale.
- Arp, “Quadrati disposti secondo le leggi del caso”, 1917
- Schad, “Amourette”, 1918, fotografia fatta in camera oscura
- Man Ray, “Les champs delicieux”, 1918
- Man Ray, “L’enigma di Isidore Ducasse”, 1920
- Man Ray, “Cadeau”, 1921-1927
- Man Ray, “Oggetto indistruttibile”, 1922-1923
- Picabia, “Parata amorosa”, 1917
- Hoch, “Taglio con coltello da cucina il ventre gonfio di birra dell’ultimo periodo di Weimar”,
1919
Comunisti radicali, con esproprio dei beni e istituzioni socialiste estreme, che educhino l’uomo alla
libertà (città-luce e città-giardino); istituzione delle disoccupazione progressiva per mezzo della
meccanizzazione di ogni attività.
- Hearthfield, “Adolfo il superuomo ingoia oro e dice sciocchezze”, 1932
Kurt Schwitters (1887-1948)
- Nasce ad Hannover da una famiglia molto agiata
- “Prati inondati”, 1914
- Pittura post-impressionista e poi inizia a realizzare opere astratte ed espressioniste
- “Cimitero di montagna”, 1919
- “Quadro con centri di luce”, 1919
- Tenta di entrare nel gruppo dei dada di Berlino, ma il leader non lo vuole e diventa l’unico
dada nella città di Hannover
- “Rotazione”, 1919
- “Mertzbild 1A”, 1919, “mertz” non significa nulla, un po’ come dada e arriva da una pubblicità
di una banca
- “Merzbau”, 1923-1932, la prima installazione ambientale della storia dell’arte che anticipa
l’informale; distrutta nel ’43 perché sale al potere Hitler
Ispirazioni di Schwitters:
- Tatlin, “Controrilievo”, 1914
- Lissitzkij, “Ambient Proun”, 1923

Marcel Duchamp (1887-1968)


- Nasce in una famiglia con una certa sensibilità artistica
- “Yvonne in kimono”, 1901
- “Paesaggio a Blainville”, 1902
- “Ritratto del padre”, 1910, un po’ fauves e rif. a Cezanne
- “Ritratto di giocatori di scacchi”, 1911, si avvicina al cubismo
- È stato un grande scacchista, infatti rappresentò la Francia alle olimpiadi
- “Nudo che scende le scale n°2”, 1912
- Nel ’12 abbandona la pittura, la chiama “ritardo” infatti e non racconta la verità della vita
- “Ruota di bicicletta”, 1913, ready-made -> “bello fatto”, opera costituita da pezzi presi dal
reale che vengono presentati come un’opera arte; due tipi di ready-made: rettificati e non-
rettificati
- “Fontana”, 1917 -> decontestualizzato e spogliato dalla sua funzione di orinatoio, vuole
sottolineare l’intellettualità dell’arte
- “LHOOQ”, 1919 -> chiave alchemica, significa “lei ha caldo al culo”, aggiunge il pizzetto alla
Gioconda, perfezione dell’androgino (pensiero alchimista)
- “50 cc d’aria di Parigi”, 1919, ready-made
- “Grande vetro”, 1915-1923, Duchamp inserisce due vetri uno sopra l’altro divisi verticalmente
che rappresentano l’atto del concepimento in chiave ironica ed erotica (leggere sul libro) ->
il vetro va avanti, non è in ritardo come la pittura, vedo la vita in diretta fotografato da Man
Ray, “Allevamento di polvere”, 1920
- “Scatola verde”, 1934, raccoglie tutti i suoi progetti e fotografie legati al Grande Vetro, che la
spiega, meta riflessione sull’arte
- “Scatola in valigia”, 1935-1941
- “Rotorilief, lanterne chinoise”, 1936, il primo ad introdurre il movimento nelle opere d’arte
- Man Ray, “Marcel Duchamp come Rrose Selavy”, 1920-1921, elemento alchemico, ha il suo
alter ego femminile -> “Eros è la vita” significa il suo nome
- Man Ray, “Tonsura”, 1919, Duchamp usa il suo corpo come opera d’arte

Arte informale
- Fautier, “Testa di ostaggio n.1”, 1943-1944, veli di pittura a spatolate, materica con dentro la
sabbia per renderla più rude
- Tapies, “Grigio”, fatto con pezzi di muro
- Burri, “sacchi”
- Burri, “Grande rosso”, 1964
- Hartung, “T”, 1953
- Pollock, “Blue poles”, 1953
- Kooning, “Donna I”, 1952-1953
- Vedova, “Scontro di situazioni”, 1951
- Fontana, “Concetto spaziale, attesa”, 1965-1966
- Capogrossi, “Superficie 210”, 1957
- Rothko, “Four darks in red”, 1958
- Shimamoto, “Senza titolo”, 1954
Termine informale coniato da Tapiè nel 1952, indica un qualcosa che non ha forma, anti-
naturalistico, anti-geometrico e non figurativo; termine inadatto per il campo delle arti visive, perché
un’opera d’arte ha sempre una forma.
L’informale, infatti, indica quel momento che precede la creazione artistica e in cui tutto è ancora
indistinto e magmatico, tutto può ancora succedere.
L’informale si usa per indicare un movimento artistico che ha caratterizzato l’arte europea dopo la
WW2, successivamente mettendo in comune l’informale statunitense e giapponese.
Art autre (arte altra), definizione dell’informale, ovvero che vuole essere “altra” rispetto a quella che
l’ha preceduta sia per lo stile che per le questioni esistenziali.
L’opera d’arte informale (altra) intende gridare e affermare l’essenza più profonda dell’uomo
visualizzandola plasticamente in un’opera d’arte, per “prolungare l’essere”.

Espressionismo astratto (informale USA)

Nel 1929 viene coniato tale termine da Barr a proposito di un’opera di Kandinsky e ripresa nel ’46
da Coates per definire l’opera di giovani artisti di NY, “la scuola di New York”, inadeguatezza della
forma.
Due ondate: Pollock, Gorky, Kooning, Rothko, Newman (1940) ed altri artisti (1950).
Due filoni: Action Painting e Color Field Painting e a loro volta la “Scuola del Pacifico”, rappresentata
da Tobey e Francis, caratterizzati dalla filosofia orientale.
Tele monumentali e fanno riferimento ai grandi murali statunitensi degli anni 30, è il prolungamento
dell’artista in cui lo spettatore può entrarci; tendenza alla bidimensionalità intesa come specificità
estetica della pittura e di una pittura “all over” (a tutto campo), ossia una pittura ispirata a Mirò in cui
non c’è gerarchia tra il centro e la periferia del dipinto.

Action painting -> pittura d’azione coniata nel 52 dal critico Rosenberg, che intende evidenziare la
rilevanza dell’atto energetico e dinamico nel dipingere; in questo tipo di pittura è più importante la
gestualità che caratterizza il processo di creazione rispetto al prodotto e l’arte finita è un residuo del
processo creativo. Tra gli esponenti maggiori vi sono Pollock, Kooning, Motherwell, Kline e gli
esponenti della “Scuola del Pacifico”, Tobey e Francis. La tecnica consiste nel dripping, ossia
“sgocciolamento”, già utilizzato in precedenza dai surrealisti e consente di far sgocciolare sulla tela
un colore molto fluido direttamente dal pennello, da un bastone o da un barattolo, muovendosi
attorno oppure dentro la tela; questo metodo, però, non viene affatto utilizzata dagli action painters,
solo da Pollock ma a partire dal 1947. Il dripping deriva dai procedimenti surrealisti di scrittura
automatica e mostra affinità con le improvvisazioni del jazz.
- Gorky, “Il fegato è la cresta del gallo”, 1944
- Kline, “N.Y.”, 1953
- Tobey, “Written over the plains”, 1950

Color field painting -> pittura a campi di colore dal 1955 da Greenberg per evidenziare un versante
più emotivo rispetto agli action painters. Maggiore esponente è Rothko, campiture piatte e pittura
liquida, colori diluiti.
- Newman, “Conciliazione”, 1948
- Still, “Paintings”, 1951
- Gottlieb, “Esplosione”, 1957
- Reinhardt, “Abstract painting”, 1957

Jackson Pollock (1912-1956)


- Si forma negli USA
- “Going West”, 1934-1935, si ispira a Benton
- Al MoMa vi sono mostre dal post-impressionismo fino alla contemporaneità, dal 1936, dove
Pollock rimane parecchio colpito tra cui Mirò, “Arcobaleno e poetessa”, 1940 e Masson,
“Battaglia di pesci”, 1926
- “Blue”, 1943
- Attratto dagli artisti Navajo con le pitture di sabbia
- “Senza titolo”, 1938
- “Maschio e femmina”, 1942
- “La donna luna”, 1942
- “La donna luna taglia il cerchio”, 1951
- “Guardian of the secret”
- “Sostanza rilucente”, 1946
- “Occhi nel colore”, 1946
- “Full fathom five”, 1947
- “Covergence”, 1950

Mark Rothko (1903-1970)


- Nato russo, inizia a pitturare con uno scarso naturalismo negli anni 30, per poi ispirarsi ai
surrealisti negli anni 40
- “Senza titolo”, 1947
- “No.5/No.22”, 1949
- Johnson e Rothko, “Cappella Rothko”, 1967

Informale
Non è un movimento unitario, è una tendenza ampia, in Europa si sviluppa già durante la WW2
tramite l’opera di Fautier fino agli anni 60 che reagiscono a tale poetica.
Perché nasce l’informale? Perché vi è la caduta delle certezze sociali e culturali derivanti dalle
vicende che la vecchia Europa ha attraversato nei decenni precedenti (WW1 e WW2).
L’informale si orienta sulla materia e sul segno-gesto, due tipi di arte informale.
Informale materico
Dove emerge la forza della materia, spessore del colore, spatolate e colori impastati con altri
elementi come la sabbia per avere corporeità. Clima internazionale, Fautier maggiore esponente dal
1943 (era già nel movimento dei Surrealisti), pittura drammatica.
Anche Dubuffet altro esponente, “arte brutta” dei disagiati, naif, primitiva e anti-sistema -> “Dea
Madre”, 1943
- Dubuffet, “Texturologie XX”, 1958, vi è solo la materia a partire da questi anni
- Tapies, “Rilievo blu su marrone”, 1957
- Burri, “Sacco e bianco”, 1953

Informale segnico-gestuale
Tipo di informale in cui conta il segno (es. ripetizione di segni nelle opere) nel dipinto
e la gestualità del fare l’opera d’arte.
- Wols, “Senza titolo”, 1944 ca
- Wols, “Senza titolo”, 1946-47
- Wols, “Il battello ebbro”, 1951
- Georges Mathieu dipinge saltando davanti ad un pubblico -> componente gestuale e
immediatezza del gesto, non posso controllare fino in fondo il segno
- Mathieu, “San Giorgio che uccide il drago”, 1961
- Hartung, “T.”, 1956 -> segnico
- Hartung, “T.”, 1938
- Capogrossi, “Superficie 343”, anni 50

Informale tachiste
Macchie che sfumano l’una nell’altra senza avere alcun riferimento alla realtà.
- Baumeister, “Montaru”, 1954

Alberto Burri (1915-1994)


- Si specializza in medico chirurgico e lavorava al fronte, venne poi internato in un campo
statunitense perché era un fascista
- Espressionismo dai toni cupi a partire dal 1946
- “SZ 1”, 1949, utilizza la tecnica del collage
- “Catrame”, 1949
- Sperimenta con materiali particolari come il catrame da dove emerge la matericità
- “Combusione legno”, 1956, azione violenta e drammatica
- “Ferro”, 1960
- “Grande rosso”, 1964, in plastica, perché era appena uscita come materiale
- “Cretto G1”, 1975
- “Grande Cretto” di Gibellina, 1981

Lucio Fontana (1899-1968)


- Nasce in Argentina e crea un’azienda che crea monumenti funerari in Argentina
- Torna in Italia e studia edilizia e la scuola d’arte del Castello Sforzesco di Milano, come
decoratori ecc.
- Partecipa alla WWI e finita ritorna in Argentina a fare il gaucho, per poi ritornare a fare
monumenti funerari (il padre era un marmista)
- “Nudo”, 1926
- Torna in Italia di nuovo e si iscrive a Brera, aveva Wildt come docente
- “Uomo nero”, 1930, realizzata in catrame e dai tratti sommari, tende alla bidimensionalità,
opera andata perduto perché durante la WW2 il suo studio a Milano viene bombardato
- “Figure nere”, 1931
- “Uomini”, 1931
- “Tavoletta grafica”, anni 30
- “Scultura astratta”, 1934
- “Ritratto di Teresita”, 1940
- Ritorna in Argentina durante la WW2 e insegna in un’accademia privata, dove scrive il
“Manifesto Blanco”
- “Concetto spaziale”, 1949, buca i suoi quadri, vocazione scultorea e ambientale
- “Concetto spaziale”, 1955
- “Concetto spaziale. Attese”, 1959
- “Attesa”, 1962
- “Natura”, 1962
- “La fine di Dio”, 1963
- “Progetto per l’ambiente spaziale alla luce al neon”, installazione per la triennale
- “Fonte di energia”, 1961
- “Ambiente spaziale bianco”, 1966

APPROFONDIMENTO INTERIOR DESIGN: “Mostrare”, storia degli allestimenti


È utile studiare mostre ed allestimenti per comprendere al meglio la storia dell’arte nei contorni più
solidi.
- Allestimento della mostra “Donne al lavoro” (1900-1950), a cura di Domenico Franchi a
Palazzo Martinengo
- Galleria Massimo Minini, Brescia, tipologia più usata, white cube
- Collezione Paolo VI, allestimento museale preciso
- Galleria Nazionale di Arte Moderna (Roma), Canova accostato ad opere contemporanee,
analogie tra le due opere
- Studio Azzurro, Museo Audiovisivo della Resistenza, Fosdinovo, 2000
Prima delle mostre, c’erano le collezioni:
- Guggenheim, 1898-1979
- Volontà, Puffi (7873 puffi)
- Accumulazione seriale
- Urbino, Palazzo Ducale, Studiolo di Federico da Montefeltro (1473-1476)
- Innsbruck, Castello di Ambras, Wunderkammer, sec. XVI
- Milano, quadreria settecentesca di Palazzo Morando
L’atto di esporre si affianca ad un accumulo ragionato e ad un’inclinazione alla realizzazione di luoghi
dedicati; la galleria dipinta è una composizione che è il moderno montaggio.
- Martini, Esposizione al Salon del 1787 -> horror vacui
- Morse, La Gallerie dal Louvre, 1831-1833
- Martini, “Città ideale”, fine sec. XV
- Caso, “Fuggendo dalla critica”, 1800 ca
- Turner, “Teoria di Goethe”, 1843 -> non ha bisogno della cornice, è parte di un tutto e non
deve essere compresso da essa
- David, “L’intervento delle donne sabine”, 1799 -> espone il suo quadro e si fa pagare per
osservarlo, la 1° mostra a pagamento
- Fussli, “Il ritorno della moglie di Milton” -> anche lui a pagamento come West
- Paxton, “Crystal Palace”, 1851 -> padiglione dell’expo del 1951, l’arte diventa più
commerciale e assume una connotazione di merce, a differenza dei Salon, composti da
intellettuali d’arte che non vogliono sporcarsi le mani con i soldi, “idealizzano” l’arte
- Courbet, “Padiglione del realismo”, 1855
- Courbet, “Padiglione dell’expo”, 1867
- Salon dei rifiutati, 1863 al Palais de l’Industrie
- Studio di Nadar -> laboratorio/negozio
- Salon degli indipendenti, 1890

Paul Durand-Ruel (1831-1922) -> il 1° mercante degli impressionisti e allestitore


- Galleria a Parigi del 1920, durante la mostra di Renoir

1895 -> BIENNALE DI VENEZIA, fiera internazionale in cui gli stati espongono nei propri padiglioni,
nei Giardini oppure all’Arsenale
- Ca’ Pesaro, sede della Galleria Internazionale di Arte Moderna
- Olbrich, Palazzo della Secessione, 1897 -> per la 1° volta le opere iniziano a “respirare”,
discostandosi dalla logica dei Salon
Le mostre iniziano a cambiare con l’avvento delle avanguardie artistiche, dove l’opera è qualcosa
che ha a che fare con l’ambiente che ha intorno.
Piedistallo = funzione di innalzare l’opera, non per farla vedere, ma per celebrare -> Michelangelo,
“David”, 1501-1504
Nell’eliminare il piedistallo io elimino la funzione celebrativa -> Zangani, Don Camillo e Peppone,
sculture a Brescello e Rodin, “I borghesi di Calais” (1889)
- Medardo Rosso, “Conversazione in giardino”, 1900 ca -> arte e ambiente non devono essere
separati, tale logica influenzerà Boccioni, l’opera è condizionata dall’ambiente che ha attorno,
come anche Brancusi
- Mostra Der Blaue Reiter, 1911-1912
- L’ultima mostra di quadri futuristi, 1915
- Prima fiera internazionale Dada, 1920 -> successivamente proibita dalle autorità per violenza
e figurazioni a sfondo sessuale, aveva un tema
- Sala futurista italiana Depero, Triennale di Milano 1923
- Esposizione del Surrealismo del 1938 sacchi di carbone appesi al soffitto, bracieri che
illuminano dal basso, disturbante e percorso poco percorribile
- Diulgheroff, Taverna Santopalato, 1931
- Mondrian, Salon de la Madame B

Allestimenti al servizio della propaganda: idea della mostra a tema diventa un elemento
determinante
- Sironi, Mostra della rivoluzione fascista, 1932 -> esponente del ritorno all’ordine, mostra che
rimanda al futurismo ed è propagandistica, infatti vi sono dei rimandi
- V Triennale di Milano, 1933, Palazzo dell’arte -> una serie di artisti come Severini, Funi, De
Chirico realizzano dipinti e mosaici per una mostra di 6 mesi
- Haus der Deutschen Kunst, 1937, Monaco -> propaganda nazista (Muller-Wischin, Breker,
di fianco vi era la mostra nazista Grosse Deutche Kunstausstellung, allestimento elegante),
arte degenerata -> arte contemporanea, fa più visite della Grosse, tra cui Klee, Nolde,
Kandinskij, Kirchner, Grosze, Davringhausen, tali dipinti vengono affiancati ad opere di
popolazioni primitive (ideologia di superiorità della razza ariana) e scritte per svalutare le
opere contemporanee, 1° mostre a tema
La galleria: art of this century, di Peggy Guggenheim, in cui vi sono opere surrealiste ed astratte a
New York, Kiesler fu l’architetto che si occupò dell’allestimento
- 3 spazi gi galleria permanente e 1 spazio per le mostre temporanee
- Dei 4 spazi: 1) era dedicato agli astrattisti, con tiranti che sostenevano le varie opere, senza
utilizzare le pareti, 2) era dedicato alle opere surrealiste, con pareti bombate e ambientazione
“marina”, con una sedia di design girata in vari modi, 3) Kinetic, parte progettata insieme a
Duchamp, in cui vi era un meccanismo che faceva girare le varie opere, 4) Daylight,
esposizioni temporanee, luce naturale, struttura come cavalletto/deposito (doppia funzione)

I grandi allestimenti museali dopo la WW2: Franco Albini, architetto, Gio Ponti, altro architetto, nomi
da ricordare insieme a Mies Van Der Rohe (Padiglione di Barcellona) e Le Corbusier
- Albini, Mostra Scipione e del Bianco e del Nero, Milano, 1941 -> il tutto sorretto da cavi
d’acciaio che reggono i dipinti, che simulano una sorta di quinta/atmosfera, fogli di carta
sospesi che collegano le varie sale
- Caterina Marcenaro, Gallerie Comunali di Palazzo Bianco, 1949-1951
- BBPR, allestimento per la Pietà Rondanini di Michelangelo, Castello Sforzesco, 1954
- Scarpa, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, 1953-1954
- Scarpa, Negozio Olivetti, Venezia, 1958
- Scarpa, Gipsoteca Canoviana, 1955-1957
- Scarpa, Museo di Castelvecchio, 1956-1964

La nuova rivoluzione anni 50 e 70: grazie alle mostre del MoMa, portando a NY il meglio della
produzione d’avanguardia, tra cui Cubismo, Surrealismo, Astrattismo -> white cube, pareti neutrali
bianche che non disturbano l’opera, infatti per Le Corbusier era la soluzione (bianco = razionalismo)
- Capanna abitativa per la mostra This is tomorrow, 1956, Smithson e Paolozzi
- Klein, Le vide, 1958, semi-white cube

Opere che negano il white cube


- Tinguely, Museo di Amsterdam
- Spoerri, Dylaby, 1962
- Raysse, Dylaby, 1962
- Saint-Phalle, Lei: una cattedrale, 1966
- Flavin
- Turrell e Irwin
- Nauman, Green Light Corridor, 1970
- Szemann -> negazione del white cube, Biennale di Venezia

Arte oltre l’oggetto e in nuovi spazi


- Caramel, Campo Urbano, Como, 1965
- Schum, Land Art
- Smithson, Spiral Jetty, 1969-1970, lago salato nello Utah
- Walter De Maria, The land show, 1968
- Christo e Jeanne-Claude, Wrapped Coast, 1969
- Christo, The floating piers, 2016
- Leo Castelli, New York
- Pino Pascali, Mare + fulmine, 1966
- Pascali, Galleria L’Attico, Piazza di Spagna a Roma
- Christo, Wrapped Roman Wall, 1973
- Beuys, 1974, si ispira alla leggenda di san Francesco e il lupo, anti-capitalista, parte dalla
Germania e va negli USA
- Rudi Fuchs -> contaminazioni di arte contemporanea + opere di altre epoche
- De Maria, The lighting field, 1977
- Dia Art Foundation, New York, 1987
- Lucio Fontana, Hangar Bicocca

Riconversione degli spazi ex-industriali


- Walter de Maria, The Lightning Field,
- Die art foundation
- Pirelli Hangar Bicocca
- Lucio Fontana, struttura al neon fonti di energia
- ambiente spaziale: utopie

Allestire oggi
- Allestire: ridefinizione dei rapporti spaziali esistenti tra tutti gli ambienti coinvolti che si svolge
grazie all’individuazione degli strumenti utili ad instaurare e sostenere quelle pratiche
narrative riconosciute come portatrici dei messaggi insiti. Deve essere funzionale ma
superare anche un percorso riflessivo che porta all’allestimento
- Studio Azzurro, Museo Laboratorio della Mente, 2008 Allestire nel senso di porgere, mettere
in evidenza, mostrare con gentilezza. Si basa sulle piccole cose

Allestire l’invisibile, il quotidiano e l’indicibile


Con opere molto significative (es. Guernica) l’allestimento passa in secondo piano, si
leggono da sole.
- invisibile: ciò che popola il nostro mondo e condiziona la nostra vita pur sfuggendo alla nostra
consapevolezza perché non si vede o intuisce (es. microbi; Micropia, 2014)
- quotidiano: consuetudine tale da essere scontato, banali (Il museo dell’innocenza, Pamuk,
2012)
- indicibile: ciò che è accaduto o accade ma il cui ricordo è stato rimosso o nascosto ai margini
della nostra vita o posto ai margini dell’accettabile e perciò disturbante (Museo della Memoria
di Ustica, 2007)

Limiti e rischi dell’allestimento contemporaneo


Obsolescenza tecnologica (Museo audiovisivo della Resistenza)
- CAstello delle STorie di Montagna, 2019: un allestimento che punta troppo sulla tecnologia
rischia di invecchiare molto presto
- Van Gogh Experience, 2021: rischia di far perdere valore all’opera originale, piccolina e
statica
- Mostra in realtà aumentata Cromoblock, 2021

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