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Il Postimpressionismo
Alla fine fine dell’Ottocento, molti artisti si servivano della nuova
tecnologia: Degas utilizzava la macchina fotografica, Monet
dipingeva il vapore delle locomotive e tutti si interessarono alla
descrizione scientifica della luce. Però la nascita della
fotografia, accentuò la crisi in cui si trovava la pittura poiché
adesso gli artisti si chiedevano di cosa poteva occuparsi,
appunto, la pittura, dal momento in cui era il mezzo fotografico
a rappresentare la realtà.
Il Neoimpressionismo o Pointillisme
Gli artisti impressionisti utilizzavano una pennellata netta o
irregolare e quasi sempre colorata. Con il Postimpressionismo,
i pittori, restrinsero la pennellata, diminuendo così l’aspetto
gestuale. Secondo Seurat, Signac e il teorico Fénéon, l’arte
doveva muoversi a pari passo con le ricerche ottiche,
rifiutando come fonte dell’opera l’emotività soggettiva. In un
dipinto, ogni tono del colore, doveva essere suddiviso nelle sue
componenti primarie per poi essere accostato al suo
complementare. Il colore, adesso, si componeva direttamente
sulla tela e non più sulla tavolozza; i soggetti non era più
indispensabili e non si dipingeva più en-plein-air. Nell’ambito
scientifico il protagonista di questo periodo fu Eugène
Chevreul, al quale fu chiesto di trovare un rimedio al grigiore
delle tinture utilizzate nelle tessiture. Egli si accorse che le
stoffe perdevano la loro brillantezza cromatica a causa del
modo in cui venivano affiancati i filati; i diversi colori dei fili visti
da lontano si fondevano e davano un impressioni di grigio. Fu
Chevreul a sperimentare l’accostamento dei colori
complementari, da cui ricavò delle leggi che furono seguite
anche dai pittori.
Georges Seurat (1859 - 1891)
Nella mostra del 1886 tutta l’attenzione era rivolta al grande
quadro di Seurat, “Una domenica pomeriggio all’isola della
Grande Jatte”, però il pubblico non ne capì il senso e rideva
dinanzi a quest’opera. Invece, Felix Fénéon, si rese conto della
portata innovativa del dipinto e coniò il termine
Neoimpressionismo. Seurat era interessato agli studi di ottica
di Chevreul, Maxwell e Rood, e si definiva Cromoluminista, per
indicare il modo in cui registrava il mutare dei colori in base alla
luce. Il termine, però, era complicato per far si che si
diffondesse, e quindi il termine che si diffuse fu Puntinismo,
ovvero, il metodo a puntini che Seurat utilizzava per comporre
la sue tele, che erano coperte da piccolissime macchie di
colore, che descrivevano la scomposizione fisica della luce e la
sua ricomposizione sulla retina dell’osservatore. Dopo il 1886
Seurat sviluppò la sua poetica con quadri come “Le Modelle”,
ambientato nello studio dell’artista, in cui ci sono tre figure
femminili, ispirate al modello classico delle “Tre Grazie”.
Troviamo qui, un quadro nel quadro, poiché Seurat dipinge di
scorcio “La Grande Jatte”. La cornice, anch’essa, composta da
puntini, sembra parte integrante dell’opera.
Il periodo di Pont-Aven
Gauguin decise di trasferirsi in un luogo vergine e
incontaminato per trovare ispirazione, e scelse Pont-Aven, una
città sulla costa della Bretagna. Qui conobbe Émile Bernard che
dipinse “Bretoni in una prateria verde”, un quadro che per le
campiture di colore e per i contorni marcati, tanto che nacque
una disputa tra i due sulla priorità dell’invenzione stilistica che
fu chiamata Sintetismo. Nel 1889 Gauguin si trasferì a Poldhu,
dove dipinse capolavori come il “Cristo giallo”
Verso l’esotismo
Nel 1891 Gauguin si trasferisce a Tahiti dove dipinse i suoi
quadri più noti. Da quel momento egli inizia ad utilizzare colori
accesi tra cui il giallo, rosso e blu che accosta in modo
luminescente. Nei suoi autoritratti vediamo che si considera un
profeta visionario, in quanto il suo scopo è quello di portare dei
valori diversi dalle consuetudini sociali; anche quando non
dipinge scene sacre, si dedica a scene di vita quotidiana
semplice e buona, fatta di cose essenziali come il riposo,
l’amore, il cibo e la preghiera. In “Orana Maria”, ovvero Ave
Maria, egli reinterpreta il vangelo con personaggi tahitiani e la
presenza di simboli non cristiani; accosta scene sacre
occidentali come l’Annunciazione e l’Adorazione dei pastori, a
scene sacre orientali, le due donne che avanzano hanno le mani
giunte ma non in segno di preghiera ma come segno di
benvenuto, tipicamente orientale. Il tutto è ambientato tra
caschi di banane, palmizi e fiori.
L’opera matura
L’opera matura di van Gogh si snoda in meno di 4 anni; in questi
anni egli dice di dipingere come un sonnambulo, ma
nonostante ciò è pienamente cosciente delle proprie intenzioni
e delle proprie innovazioni artistiche. Un’opera della maturità è
“La notte stellata”, del 1889, nella quale egli rappresenta un
cielo notturno e gli astri appaiono come dei punti fermi attorno
al quale gravitano il colore e il pensiero.
Vincent van Gogh, Tre autoritratti
Gli autoritratti di van Gogh testimoniano la concezione che
l’artista aveva del suo ruolo, ovvero un personaggio marginale
rispetto alla società e che non è integrato in essa. Van Gogh
ritrae spesso se stesso poiché reputa la sua persona centrale
rispetto alla propria pittura, e per questo motivo ogni
evoluzione artistica è sottolineata da almeno un autoritratto.
Nell’ “Autoritratto con cappello a feltro” del 1887, egli si ritrae
nei vestiti composti di un parigino quindi con cappello, cravatta
e giacca, ma guarda oltre la sua condizione sociale, e il suo
sguardo è puntato verso una missione salvifica da compiere,
ovvero, diventare sacerdote di una nuova comunità di artisti.
Questo desiderio è testimoniato anche dall’aureola che parte
dalla giacca, infatti ha gli stessi colori della giacca, per
estendersi verso l’alto. L’aureola è presente anche nell’
“Autoritratto a Paul Gauguin” del 1888, in cui il fondo è di un
verde acceso, ripreso dalle stampe giapponese alle quali van
Gogh si ispirava. In questo dipinto vediamo che la cravatta, che
è simbolo di integrazione sociale è scomparsa.
Vediamo invece, un vero e proprio, disorientamento nell’
“Autoritratto” del 1889, evidenziato dalla pennellata turbolenta
dello sfondo. Van Gogh aveva affrontato quattro gravi crisi
nervose durante le quali scrive alla sorella che non sapeva cosa
facesse, dicesse o volesse. In tutte e tre le opere l’individuo non
è nel mondo, ma è il mondo.
Le donne di Lautrec
Nel 1896 Toulouse-Lautrec realizzà dieci litografie dal titolo
“Elles”, quelle lì, per l’editore Gustave Pellet. In queste litografie
egli riprende con occhio fotografico e senza alcun
compiacimento delle donne e modelle, come possiamo vedere
in “La toilette” egli ritrae una ballerina di spalle mentre si
arrotola una calza e in “La pagliaccia Cha-u-kao” ritrae la
pagliaccia mentre si allaccia il corsetto.
Il simbolismo
La realtà attraverso l’intuizione
Il simbolismo è un movimento che coinvolse le arti visive, la
letteratura e la musica. Questo movimento si propose come un
sistema di analisi della conoscenza, etico ed estetico; era
legato alle correnti filosofiche della seconda metà del secolo,
da Schopenhauer a Nietzsche e Bergson, che credeva che la
realtà potesse essere raggiunta attraverso l’intuizione e non la
percezione del reale. Il simbolismo ebbe in Francia grandi
precursori tra cui Gustave Moreau, e nel 1899 venne fondato il
Gruppo dei Nabis, che concepiva l’artista come una sorta di
profeta.
Il Gruppo dei Nabis
Il portavoce del gruppo fu Maurice Denis, e tra gli artisti che lo
composero, ricordiamo Sérusier e Bonnard.
Sérusier realizzò “Il Talismano”, nel quale vediamo un intrico di
colori del tutto astratto, che divenne il talismano di questa
nuova pittura, ed è una delle opere principali del gruppo.
Maurice Denis fu un innovatore dell’arte sacra e realizzò “Le
muse nel bosco”, nel quale egli ritrae questo bosco
incontaminato come luogo in cui nasce l’arte, e popolato da
divinità ispiratrici.
Bonnard invece, pose la sua attenzione sul rapporto tra la
materia e la memoria, ovvero, la cosa vista e il ricordo della
cosa vista. In “Toilette du matin” egli ritrae la schiena di Marthe,
moglie e modella del pittore, che contiene lo stesso azzurro e
rosa delle pareti che vediamo sullo sfondo del dipinto.