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NEOIMPRESSIONISMO

PUNTINISMO E DIVISIONISMO

il neoimpressionismo come viene chiamato inizialmente viene fondato da geouge searat che parallero
fregerisce deninimalo impressionismo scientifico in contrapposizione a quello lirico di grandi
impressionisti come Monet, degas Renoir→ con l'obiettivo di dare sistematicità e digita scientifica
alla pittura impressionista.

Il Neoimpressionismo è l'unica corrente dai contorni precisi e definiti e dagli intenti


programmatici che caratterizza la fase del Post-Impressionismo.

Il Puntinismo è una corrente artistica che si sviluppò in Francia intorno al 1885.


Il Puntinismo è caratterizzato dalla scomposizione dei colori in piccoli punti ravvicinati che
sono costituiti da colori puri.
Puntinismo però nasce dall'Impressionismo, dal quale eredita la continuità dello studio della
luce, propria degli Impressionisti, e utilizzando le informazioni derivate dalle nuove scoperte
scientifiche relative al tema del colore.

La tecnica pittorica consiste nel dipingere mettendo sul supporto, uno vicino all'altro, tanti
punti di colore. In questa forma d'arte i punti possono essere diversi sia per dimensioni che
per intensità.
Negli stessi anni, le ricerche sul colore avevano trovato un notevole impulso scientifico da
parte del chimico francese Chevreul. Egli aveva messo a punto il principio di «contrasto
simultaneo», secondo il quale se si accostano due colori complementari le qualità di
luminosità di ognuno vengono esaltate. Si era partiti dalla constatazione che ogni colore è
influenzato dal colore o dai colori che gli sono vicini. Quindi accostando i colori, anziché
mescolarli, si ottiene l'effetto desiderato.
Il discorso è valido, soprattutto per i colori complementari, in quanto composti da colori base
(primari). Con questa tecnica, la fusione dei colori, non avviene nel quadro, ma nell'occhio
dell'osservatore: il «melange optique», ossia la mescolanza ottica.
L'occhio umano, ad una certa distanza, non riesce più a distinguere due puntini accostati tra
loro ma vede una sola macchia. Se i due puntini sono blu e giallo l'occhio vede invece una
macchia verde.
Se i due punti blu e giallo sono puri l'occhio vede invece una macchia verde. se i puntini blu
e giallo sono puri l’occhio vede un verde molto blindato, più brillante di quanto possa fare un
pittore mescolando dei pigmenti per ottenere sulla sua tavolozza una verde da utilizzare su
tela.

la tecnica divisionista consiste nell'accostare colori piri tene fra loro sulla base dei seguru
presupposti :

- Il principio del contrasto simultaneo di Michel-Eugène Chevreul stabilisce che se si


accostano due colori complementari le qualità di luminosità di ciascuno vengono
esaltate
- A questo Seurat aggiunge il principio della ricomposizione retinica, anch'esso basato
sulle teorie di Chevreul, secondo cui i colori accostati sulla tela vengono ricomposti e
fusi dalla retina dell'occhio dell'osservatore
- Perché ciò possa verificarsi occorre depositare i colori con la punta del pennello in
forma di minuscoli tratti o punti, da cui il nome di Pointillisme (puntinismo).

La grande novità tecnica della pittura di Georges Seurat furono i puntini. Egli realizza i suoi
quadri accostando piccoli puntini di colori primari. Ne deriva una specie di mosaico che
trasmetteva un 'indubbia suggestione. Dalla sua tecnica derivò il nome dato a questo stile,
definito «Puntinismo» o «Pointillisme», alla francese. Altro nome che ebbe questo stile fu di
Neo-impressionismo, a sottolinearne la sua ideale continuazione con l'Impressionismo.

La sua eredità venne raccolta soprattutto dall'amico Paul Signac. Oltre all'attività pittorica,
Signac si dedicò anche a quella di teorico e con il suo libro, «Da Delacroix al
Neoimpressionismo», diede i fondamenti teorici del «Pointillisme» che egli proponeva invece
di chiamare «Divisionismo» Sosteneva infatti che il loro obiettivo non era fare dei puntini ma
dividere il colore.
Il puntino era quindi solo un mezzo e non un fine. Tanto che gli stessi procedimenti
divisionisti potevano ottenersi anche con tratteggi accostati e non solo con piccoli punti. Ed Il
tratteggio divenne infatti la tecnica preferita dai divisionisti italiani quali Pellizza da Volpedo,
Giovanni Segantini e Gaetano Previati.Il soggetto preferito di questi artisti erano paesaggi e
scene di vita quotidiana.

IL BAGNO AD ASNIÈRES
olio su tela
1883
national gallery
immobilità
desc

UNA DOMENICA POMERIGGIO ALLA GRANDE JATTE


olio su tela chicago 1886 art institute
molto particolare alta borghesia dell’epoca
a grande jede è un isolotto sulla senna
soggetto tipico impress→ macna immediatezza

Le figure vengono definite da un contorno ben evidente; hanno una resa decisamente
chiaroscurale; lo spazio appare del tutto nitido e messo a fuoco.
In sostanza, questo quadro è decisamente agli antipodi rispetto alle tele impressioniste dove
tutto è vagamente indefinito e mobile, dove il chiaroscuro era stato del tutto eliminato per
ricorrere unicamente al contrasto tonale.
Il quadro è una tela di notevoli dimensioni (circa 2x3m) che di certo non poteva essere
dipinta en plain air. La miriade infinita di punti necessari a ricoprire una tela di tali dimensioni
ha richiesto oltre due anni di lavoro. Anche in ciò il pointillisme di Seurat andava in direzione
opposta rispetto all'impressionismo. Alcuni dei tratti caratteristici della pittura impressionista
erano proprio la velocità di esecuzione. Non è però da negare che il quadro trasmette una
sua indubbia suggestione, soprattutto per la sua evidente laboriosa esecuzione che ne
fanno una specie di mosaico coloristico su tela.
Nel 1886, con disappunto di Monet, Seurat espone Une dimanche après-midi à
l'Ile de la Grande Jatte all'ottava e ultima mostra degli Impressionisti.
IO CIRCO
1891 incompiuto
parigi
musee d'orsay
olio su tela
si ha il primo movimento

Questa è l'ultima tela alla quale stava lavorando Seurat prima di morire, ed è un quadro che
rimane parzialmente incompiuto.
Benché completo nel disegno compositivo, manca probabilmente una compiuta definizione
cromatica. Anche in questa ultima tela si conferma non solo lo stile, ma anche
l'impianto costruttivo classicheggiante della pittura di Seurat.
Dallo scienziato Charles Henry, conosciuto nel 1886, aveva appreso teoria secondo cui era
possibile determinare le proprietà che avevano linee e colori di suscitare particolari emozioni
nello spettatore: linee ascendenti e da sinistra a destra dovevano provocare piacere e gioia:
discendenti o da destra a sinistra tristezza, malessere o vero e proprio dolore.
la cornice blu contribuisce alla massima luminosità del dipinto dove il tono complessivo è il
complementare arancione.

DIVISIONISMO:
PELLIZZA DA VOLPEDO e GIOVANNI SEGANTINI
Il Divisionismo, nato alla fine dell'800 1891, si afferma in Italia ed è caratterizzato
dall'accostamento di piccoli filamenti di colore. Tecnicamente derivato dal
Neoimpressionismo e caratterizzato dalla separazione dei colori in singole linee che
interagiscono fra di loro in senso ottico.
Il Divisionismo non può essere definito un movimento pittorico perché gli artisti che usarono
questa tecnica pittorica non scrissero mai un manifesto artistico. Secondo alcuni studiosi
trovò il suo esponente principale in Pellizza da Volpedo, secondo altri in Giovanni Segantini.
L'atto ufficiale che sancisce la nascita del Divisionismo è alla Triennale di Milano dove, nel
1891 viene esposto il quadro "Le due madri" di Giovanni Segantini e qui il gruppo fece la sua
apparizione ufficiale.
Influenzò le giovani generazioni di pittori italiani fino alla stagione delle avanguardie:
mossero i primi passi sotto l'astro del Divisionismo pittori futuristi come Umberto Boccioni e
Giacomo Balla.

Dal punto di vista tecnico, il Divisionismo prese spunto dal Pointillisme francese
Quest'ultimo, derivato dalla corrente impressionista, accostava nella tela attraverso
puntini e non pennellate, colori puri senza mescolarli. Il Divisionismo sovrappone
filamenti, non li accosta.
Questo modo di applicare il colore consente di rendere nel miglior modo la
luminosità del paesaggio e dei personaggi raffigurati. Per questi pittori inoltre la luce
ha la funzione di dare ai soggetti un'apparenza diversa, trasferendoli spesso dalla
realtà al mondo ideale della poesia nostalgica.
In Italia l'applicazione alla pittura delle nuove scoperte scientifiche relative al tema
del colore non avviene nel modo strettamente ortodosso, fedele alle leggi della
mescolanza ottica e ai principi della forma, come in Francia (Georges Seurat).
Diversi sono, infatti, i precedenti pittorici e l'ambito culturale: in Francia,
l'Impressionismo; in Italia la Scapigliatura e il Decadentismo.
Segantini, in Cosi penso e sento la pittura per "Cronaca d'arte" di Milano del 1°
febbraio 1891, attribuisce all'arte un valore religioso: "Letteratura, musica,
pittura, ...formeranno la trinità dello spirito. Un forte sentire, a contatto della
natura...« Le tematiche si differenziano dalla corrente francese puntinista: sebbene
in un primo periodo vennero riproposti paesaggi e scenari all'aria aperta, particolare
nel caso di Pellizza. questi lasciarono posto a problematiche

GIOVANNI SEGANTINI
Giovanni Segantini nasce ad Arco (allora ancora territorio austriaco) nel 1858 in una
famiglia in condizioni economiche precarie. Studierà presso l'Accademia di Belle Arti
di Brera fino al 1879 e nel 1894 si trasferirà in Svizzera con la numerosa famiglia,
per poi nel 1899 ritirarsi a dipingere in una baita isolata, dove quell'anno morirà.
Fu il primo in Italia ad usare la tecnica divisionista.

LE DUE MADRI
1889 galleria d'arte moderna di milano

- centro luminos
- madre e bambino→ ricordare la morte di cristo di Caravaggio, e di Michelangelo
(pietà)
- anche il Guernica di Picasso
- lanterna attaccata in alto
- luce colpisce il bocia
LA RAGAZZA CHE FA LA CALZA
cieli limpidi e biancastri con luce
- cieli tipici svizzeri
- modo di dipingere divisionista

MEZZOGIORNO SULLE ALPI 1891, olio su tela, 77x71cm


Un prato sotto il sole di una giornata limpidissima in piena estate, a 2500 metri di
altezza. Intorno una corona di montagne che si staglia contro un cielo di
un azzurro senza sbavature.
È stato dipinto durante il periodo della permanenza in Engadina, il periodo
certamente più florido della sua parabola artistica. Segantini dopo la stagione
milanese e lombarda aveva scelto di trasferirsi in questo paese dei Grigioni di cui
non conosceva neppure la lingua, proprio per trovare a dipingere luoghi come questi.
Anzi: per dipingere "in" luoghi come questi. Segantini aveva bisogno di essere in
luoghi così perché voleva essere investito dall'intensità della luce e dell'aria, non
tanto perché volesse fare dei quadri fedeli al paesaggio che aveva davanti. Lui
procede per infiniti tocchi di colore puro, accostati l'uno all'altro ma mai mischiati: è
una tecnica certosina. Trattini non si sormontano, colori no mix.
GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO
«Non è la verità vera che io debbo rappresentare nel quadro bensì la verità ideale»
Nato a Volpedo (Alessandria) nel 1868 in un'agiata famiglia contadina, frequentò
l'Accademia di Belle Arti di Brera e successivamente quella di Firenze, dove fu allievo di
Giovanni Fattori. → influenza macchiaioli
Nel 1892 ritornò a Volpedo, allo scopo di dedicarsi alla pittura verista attraverso lo studio
della natura; in questi anni abbandonò progressivamente la pittura ad impasto per adottare il
divisionismo, tecnica particolare basata sulla divisione dei colori attraverso l'utilizzo di
piccoli punti o allorché tratti. Nel 1901, portò a termine Il quarto stato, a cui aveva dedicato
dieci anni di studi e fatiche. L'opera, esposta l'anno successivo alla Quadriennale di Torino,
non ottenne il riconoscimento sperato, anzi scatenò polemiche e sconcerto presso molti dei
suoi amici. → depressione
Deluso, finì per abbandonare i rapporti con molti letterati e artisti dell'epoca, con i
quali già da tempo intratteneva fitti rapporti epistolari.

Morto nel frattempo Segantini, nel 1904 Pellizza intraprese un viaggio in Engadina al
fine di riflettere maggiormente sulle motivazioni e sull'ispirazione del pittore che
considerava il suo maestro. Nel 1906, grazie alla sempre maggiore circolazione delle
sue opere in esposizioni nazionali e internazionali, fu chiamato a Roma, dove riuscì
a vendere perfino allo Stato l'opera Il sole, destinata alla Galleria di Arte
Moderna. Sembrava l'inizio di un nuovo periodo favorevole, in cui finalmente
l'ambiente artistico e letterario riconosceva i temi delle sue opere.
Ma l'improvvisa morte della moglie di parto e del figlio appena nato, nel
1907, gettò l'artista in una profonda crisi depressiva. Il 14 giugno dello stesso anno,
non ancora quarantenne, suicidò, impiccandosi nel suo studio Volpedo.
IL SOLE 1904, olio su tela, cm 150 x 150, Galleria

AMBASCIATORI DELLA FAME 1892, 50x70 cm,


collezione privata
«La questione sociale s'impone; molti si son dedicati
ad essa e studiando alacremente per risolverla. Anche l'arte non dev'essere
estranea a questo movimento verso una meta che è ancora un'incognita ma che
pure si intuisce dover essere migliore a petto delle condizioni presenti»

Queste le parole che l'artista annotò sul suo diario dopo aver assistito a una
manifestazione di protesta di un gruppo di operai.
FIUMANA 1895 96 olio su tela milano pinacoteca

sera
casa padronale

Pellizza da Volpedo, intorno al 1880, durante una manifestazione di protesta per il


Il caro pane realizzò alcuni schizzi. Da questi primi studi dipinse poi l'opera Fiumana
conservata presso la pinacoteca di Brera di Milano.
L'artista impiegò dieci anni per elaborare la tela definitiva, fu ossessionato dall'idea
di realizzare quest'opera. Per questo motivo si ridusse quasi in miseria e per
sostentarsi faceva ricorso al cibo che gli mandava la famiglia da Volpedo.
Rispetto al dipinto intitolato Ambasciatori della fame, precedente, in Fiumana
compare una donna. Pellizza introdusse, così, il tema della famiglia che protesta
insieme ai lavoratori.Inoltre, scompare l'ombra del palazzo padronale in primo piano:i
lavoratori in protesta non marciano verso i padroni ma verso un futuro migliore.
Solidale con il popolo milanese decise, probabilmente, di realizzare la grande opera
di denuncia in seguito alla strage ordinata da Bava-Beccaris del 6-9 maggio 1898. Il
generale milanese, per ingraziarsi il governo, aprì il fuoco contro un corteo di operai
che si recava presso la Pirelli. I cannoni uccisero 81 cittadini e causarono centinaia
di feriti. In seguito alla strage di stato, peraltro non autorizzata, lo stesso Gabriele
D'Annunzio, appena saputa la notizia, si spostò dai banchi della destra verso quelli
della sinistra facendo cadere il governo.

IL QUARTO STATO 1898-1901, olio su tela, 293 x 545 cm,


Milano, Museo del Novecento È un'opera che rappresenta le rivendicazioni dei
lavoratori di fine Ottocento.
→ donna partecipa

→ quarto stato in francia → strato più basso della popolazione proletari


→ dietro scuro come davanti luce di speranza
Nel dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo un corteo di lavoratori è
in cammino. La folla, compatta, avanza verso il fronte del quadro con grande
determinazione. Sui volti, infatti, si leggono fierezza e la volontà di rivendicare i
propri diritti.
In primo piano, guidano il corteo a sinistra un uomo anziano, al centro un giovane
mentre a destra una donna con in braccio il suo bambino.
Questi tre personaggi rappresentano le componenti della classe sociale più umile
dell'epoca.
Gli uomini e la donna in primis sono vestiti con abiti poveri ma dignitosi. Il giovane
uomo indossa una camicia con al di sopra un gilet. Sul capo porta un
cappello e la giacca è tenuta elegantemente da una mano e pende dietro la schiena.
La sua postura è calma e sicura. Infatti la sua mano destra sorregge la giacca senza
affanno mentre la sinistra è fermamente poggiata sulla tasca.
La donna (il cui volto è quello della moglie di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Teresa
Bidone), invece, sembra rivolgersi all'uomo per farlo desistere dal condurre la
manifestazione. I suoi piedi sono nudi. Anche il bambino che porta in braccio è nudo
e abbandonato nella stretta della madre.
Gli uomini che seguono i tre personaggi gesticolano visivamente come per
rivendicare le proprie istanze. A sinistra una donna segue il corteo, come altre donne
sulla destra. Un uomo con una giacca sulle spalle tiene per mano un bambino.
Giovani, maturi e anziani procedono compatti verso il fronte del dipinto.

POSTIMPRESSIONISMO
Postimpressionismo è il termine usato per individuare le molteplici esperienze
figurative sorte dopo l'impressionismo. Il denominatore comune di queste esperienze
è proprio l'eredità che esse assorbono dallo stile precedente. Il Postimpressionismo,
tuttavia, non può essere giudicato uno stile in quanto non è assolutamente
accomunato da caratteri stilistici unici. Esso è solo un'etichetta per individuare un
periodo cronologico che va all'incirca dal 1880 agli inizi del 1900.
La grande novità dell'Impressionismo è stata la rivendicazione di una specificità del
linguaggio pittorico che ponesse la pittura su di un piano totalmente diverso dalla
produzione di altre immagini. Da ricordare che, in questi anni, la nascita della
fotografia aveva messo a disposizione uno strumento di riproduzione della realtà
totalmente naturalistico. La fotografia registra la visione ottica con una fedeltà e
velocità a cui nessun pittore potrà mai giungere.
La fotografia, pertanto, ha occupato di prepotenza uno dei campi specifici per cui era
nata la pittura: quello di riprodurre la realtà che l'arte avesse per mezzo espressivo la
riproduzione della realtà visibile era un dato implicito e costante di tutta l'esperienza
artistica occidentale. Tutta la cultura occidentale ha sempre inteso l'arte quale
riproduzione del reale, avendo come obiettivo qualitativo finale il perfetto.

Questo atteggiamento culturale di fondo si rompe proprio nel corso del


XIX secolo, quando le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche portano alla
nascita della fotografia e del cinema, perfezionando allo stesso tempo le
tecniche della riproduzione a stampa.
La civiltà occidentale diviene sempre più una civiltà delle immagini ma,
paradossalmente, la pittura in questo processo si trova a svolgere un
ruolo sempre più marginale.
Competere con la fotografia sul piano del naturalismo sarebbe stato perdente e
perfettamente inutile. Alla pittura bisognava trovare un'altra specificità che non fosse
quella della riproduzione naturalistica. È quanto, sul piano tecnico, fanno i pittori
dell'Impressionismo ed è quanto, sul piano dei contenuti, faranno i pittori della fase
successiva. Agli inizi del Novecento, l'arte, ed in particolare la pittura, hanno
completamente cambiato funzione: non riproducono, ma comunicano.
Ovviamente anche l'arte precedente, da sempre, comunicava. Tutto ciò che rientra
nell'ambito della creatività umana è anche comunicazione. tramite riproduzione del
visibile. Solo che nell'arte precedente questa comunicazione avveniva sempre per

>>>><<<<

Nel breve volgere di pochi decenni, le premesse di questo nuovo atteggiamento


porteranno a rivoluzioni totali nel campo dell'arte dove, la nascita dell'astrattismo,
intorno al 1915, sancisce definitivamente la rottura tra arte e rappresentazione del
reale.

LE TECNICHE PITTORICHE DOPO L'IMPRESSIONISMO


Su un versante opposto si svolge, negli stessi anni, l'attività pittorica di altri pittori
definiti postimpressionisti. Tra essi troviamo pittori quali Cézanne, Seurat, Toulouse-
Lautrec, che superano l'Impressionismo soprattutto sul piano della tecnica di
rappresentazione. Tra queste personalità la più complessa risulta quella di Cézanne,
la cui pittura rimane una delle più difficili da decodificare. Egli aveva partecipato a
tutta la vicenda artistica della seconda metà dell'Ottocento. Aveva esposto nella
prima mostra di pittori impressionisti, nello studio di Nadar, proponendo quadri che
già mostravano una certa originalità rispetto a quelli degli altri pittori del gruppo. La
sua differenza appare più evidente dopo il 1880, divenendo egli uno dei protagonisti
del superamento della pittura impressionista.
L'Impressionismo si era caratterizzato per due punti fondamentali: le inquadrature di
tipo fotografico e la forma evanescente della rappresentazione. Tutto era risolto con
il colore, ma per cercare la sensazione di un solo istante. Anche Cezanne risolve la
sua pittura solo con il colore. Ma egli cercava di ottenere un'immagine più ferma ed
equilibrata, Egli tendeva a cogliere l'equilibrio delle forme per esprimere una
sensazione di serenità senza tempo, La sua pittura fu importante soprattutto per le
influenze che produsse su un pittore come picasso dando vita ad un altro grande
movimento avanguardistico del novecento: il cubismo

La ricerca dell'Impressionismo si era basata su un principio tecnico che era già alla
base della pittura di Manet: quello di usare solo colori puri, evitando la
sovrapposizione. In tal modo i quadri acquistavano una maggiore luminosità.
Questo procedimento fu portato alle estreme conseguenze da George Seurat che fu
il fondatore di uno stile definito «Pointillisme». La sua pittura, infatti, si componeva di
tanti minuscoli punti di colori primari, accostati sulla tela a formare una specie di
mosaico.
Questo stile, che più correttamente va definito «Divisionismo», si basava su un
principio ottico fondamentale: il «melange optique», ossia la mescolanza ottica,
L'occhio umano, ad una certa distanza, non riesce più a distinguere due puntini
accostati tra loro ma vede una sola macchia. Se i due puntini sono blu e giallo
l'occhio vede invece una macchia verde. Se i puntini blu e giallo sono puri 'occhio
vede un verde molto brillante, più brillante di quanto possa fare un pittore
mescolando dei pigmenti per ottenere sulla sua tavolozza un verde da utilizzare sulla
tela, La pittura divisionista produsse una influenza notevolissima su tutti pittori della
generazione successiva, molti dei quali saranno I protagonisti delle avanguardie
storiche del Novecento.

LE RADICI DELL'ESPRESSIONISMO
Nella fase del Post Impressionismo l'attività di alcuni pittori crea le premesse di
uno degli stili fondamentali del Novecento: l’Espressionismo.
Il termine «espressionismo» nacque proprio in opposizione a quello di
«impressionismo». I pittori impressionisti esprimono le proprie sensazioni visive.
Esprimono, in sostanza, le emozioni del proprio occhio.
I pittori espressionisti vogliono esprimere molto di più. Vogliono esprimere tutta le
proprie emozioni interiori e psicologiche, non solo quelle sensoriali ottiche. Quello
che storicamente viene definito Espressionismo, nasce intorno al 1905
contemporaneamente in Francia ed in Germania con due gruppi artistici: i «Fauves»
e «Die Brucke», Le loro novità artistiche e stilistiche vengono preparate, dal 1880 in
poi, dalla attività di tre principali pittori post impressionisti: Van Gogh, Gauguin e
Munch .
In questi tre pittori la pittura non riproduce realtà visibili dall'occhio,ma riproduce il
riflesso interiore della realtà esterna.

Le motivazioni all'origine dell'opera di questi tre pittori sono molto diverse, così come
sono diversi i risultati ai quali giungono. Tuttavia, sia Van Gogh, sia Gauguin, sia
Munch, esprimono una forte carica di drammaticità che li pone su un piano opposto
rispetto all'Impressionismo che è stato connotato da una gioiosità di fondo. Al
contrario l’Espressionismo, e tutto ciò che è venuto prima e dopo, a cominciare da
Van Gogh, esprime sentimenti e sensazioni più intense e dolorose che toccano
alcuni dei centri nervosi più profondi della natura umana. Al contrario
l'Espressionismo, e tutto ciò che è venuto prima e dopo, a cominciare da Van Gogh,
esprime sentimenti e sensazioni più intense e dolorose che toccano alcuni dei centri
nervosi più profondi della natura umana.

IL SALON
Al Salon ufficiale, controllato da una giuria formata da docenti dell'Académie des
Beaux-Arts, si affiancarono presto Il Salon des Indépendants, che si teneva negli
Champs-Elysées in primavera ed era privo di giuria, e il Salon d'Automne, che si
teneva in ottobre e la cui giuria era composta da artisti, intenditori d'arte e
collezionisti.
Paul Cézanne
Paul Cézanne (1839-1906) è il pittore francese più singolare ed enigmatico di tutta
la pittura francese post-Impressionista. Nato ad Aix-en-Provence, nel meridione della
Francia, proviene da una famiglia benestante (Il padre era proprietario della banca
locale). Egli quindi ebbe modo di condurre una vita agiata, a differenza degli altri
pittori impressionisti, e di svolgere una ricerca solitaria e del tutto indifferente ai
problemi della critica e del mercato. Egli, infatti, nella sua vita, al pari di Van Gogh,
vendette una sola tela, solo qualche anno prima di morire. Pur vivendo quasi sempre
a Aix-en-Provence, trascorse diversi periodi a Parigi dove ebbe modo di venire a
contatto con i pittori impressionisti della prima ora quali Pissarro, suo amico per
sempre, Degas, Renoir, Monet e gli altri. Come gli altri impressionisti vedeva rifiutate
le sue opere dalla giuria del Salon. E così anche lui partecipò alla prima mostra che
gli impressionisti tennero nello studio del pittore Nadar nel 1874. A questa mostra
egli espose la sua famosissima opera “ la casa dell’impiccato a Auvers” partecipò poi
a quella del 1877 nel 1879 se ne allontanò del tutto.
La sua aderenza al movimento fu però sempre distaccata. Dall'Impressionismo
apprese il dipingere en plein air e la ricerca della massima luminosità dei colori.
La sua pittura però seguiva già agli inizi un diverso cammino che la differenzia
nettamente da quella di un Monet o di un Renoir. Mentre questi ultimi erano
interessati solo ai fenomeni percettivi della luce e del colore, Cezanne cerca di
sintetizzare nella sua pittura anche fenomeni della interpretazione razionale che
portano a riconoscere le forme e lo spazio, Ma, per far ciò, egli non ricorse mai agli
strumenti tradizionali del disegno, del chiaroscuro e della prospettiva, ma solo al
colore. La sua grande ambizione era di risolvere tutto solo con il colore, arrivando
ottica e la coscienza delle cose. dove nessun pittore era mai arrivato: sintetizzare nel
colore la visione
Egli disse infatti che «nella pittura sono due cose: l'occhio e il cervello, entrambe
devono aiutarsi tra loro». Da questa sua ricerca parte proprio la più grande
rivoluzione del ventesimo secolo: la pittura cubista di Picasso.
Da questa sua ricerca parte proprio la più grande rivoluzione del ventesime secolo:
la pittura cubista di Picasso. Con il Cubismo si perde completamente il primo termine
della sintesi Cezanne (visione-coscienza), per ricercare solo quella rappresentazione
che è la coscienza delle cose.
In Cézanne tutto ciò è però ancora assente. Egli non perde mai di vista la realtà e il
suo aspetto visivo. Come per i pittori impressionisti, egli è del tutto indifferente ai
soggetti, Li utilizza solo per condurre i suoi esperimenti sul colore. Ed i suoi soggetti
sono in realtà riducibili a poche tipologie: paesaggi, le nature morte, i ritratti a figura
intera. I paesaggi sono, tra la produzione di Cezanne, quella più emozionante
poetica. Vi i colori verdi, distesi in infinite tonalità diverse, tra cui si inseriscono tenue
tinte di colore diverso. Sono paesaggi che nascono da una grande sensibilità
d'animo e che cercano nella natura la serenità e l'equilibrio senza tempo. Le nature
morte di Cezanne sono quasi sempre dominate dalla frutta Inconfondibili sono le sue
mele che, come perfette sfere rosse, compaiono un po' ovunque. In questi quadri gli
elementi si pongono con grande libertà cominciando già a mostrare le prime volute
rotture con la visione prospettica. Cezanne è interessato solo ai volumi non allo
spazio. Tanto che egli affermò che: «tutta la realtà può essere sempre riconducibile
a tre solidi geometrici fondamentali: il cono, il cilindro e la sfera». Questa sua
attenzione alla geometria solida ritorna anche nei suoi ritratti a figure intera, tra cui
spiccano le composizioni delle grandi bagnanti.

lezione del 24

scandagliare

gauguin → tra neoimpressionismo e esprenismo per l’utilizzo del colore

scuola di pont aven


van gogh e gauguin, collegati dal giapponismo, entrambi pensiero religioso
→ quasi tutte rimando religioso

l’onda 1888 olio private collection

rimando al giapponismo -> evidente il riferimento al grande inciso al giapponese


utagawa
riproduce la realtà non come la oggettivamente la vede, ma come intendo la sente
spiaggia rossa→ crea ansia
giochi lineari

collegata all’onda del 1857 di hiroshige


→ e onda

CRISTO GIALLO
1889 olio su tela art gallery
il cristo giallo al pari della visione dopo il sermone, una tela di intenso valore mistico.
rivive nell'esperienza quotidiana il mistero del sacrificio come dimensione sacra del
rinascita della vita.
corpo scentrato → dare più spazio per l’ambientazione dietro. colore giallo per donoma
assumendo il valore di unione simbolica tra i massi di grano e il messia. → dio e natura che
stanno sbocciando.
visione religiosa e vision quotidiana.
staticamente l’opera deve molto al cloisonnisme ovvero allo stile che prendono ispirazione
della vetrate gotiche tende adelmar e le figure con stessi tratti nei quali le piombature che si
circondano le figure delle vetrate e a competere con colori unimod e saturi. → porta alla
bidimensionalità
LA VISIONE DOPO IL SERMONE
1888 olio su tela
lotta di giacobbe con l’angelo, però in angolo → divide zona sacra da zona che si sta
veramente compiendo.
donne dopo chiesa che pensano che sia vero
terreno rossa→ sono resa naturalistica.

IA ORANA MARIA
1891
OLIO SU TELA METROPOLITAN MUSEUM
significa ti saluto maria → tema sacro ambientato a tahiti
riprende dall’annunciazione ma nell’ambeita nel contesto tahitiano.e
Sulla sinistra troviamo un alfeno dalle ali bianche che indica le due donne vestite con
un pareo. dietro i monti.

TE TAMARI NO ATUA
1896 olio su tela
“nascita di cristo” → scritto anche in fondo
bimbo con aureola
mucca e la mangiatoia
giallo più forte dell’opera
il tema e la natività
anche la bimba sul letto ha l'aureola
tipologia sempre sereno

AHA OE FEII?
“come sei gelosa?”
1892 olio su tela
museo puskin mosca
no situazione religiosa
acqua che ricorda l'astrattismo
doppia donna sempre tahitiane che stavo chiacchierando
introspezione psicologia tra le donne dell’epoca.
venne acquistata da un collezionista russo.

DA DOVE VENIAMO?CHE SIAMO?DOVE ANDIAMO?


1897 OLIO SU TELA
una delle sue ultime opere
museum of fine art
boston
un testamento spirituale della sua arte. la sua pittura non si limita all'apparenza delle
cose ma cerca di scavare nel profondo soprattutto della dimensione umana, per
cercare il confronto con grandi interrogativi esistenziali citati dal titolo. Allegoria dell'
età della vita.vuole anche ricordare le stagioni.
VINCENT VAN GOGH
Vincent Van Gogh (1853-1890), pittore olandese, rappresenta il prototipo più famoso
di artista maledetto, di artista che vive la sua breve vita tormentato da enormi
angosce ed ansie esistenziali, al punto di concludersi tragicamente suicidandosi.
Ed è un periodo, la fine dell'Ottocento, che vede la maggior parte degli artisti vivere una
simile condizione di emarginazione ed angoscia, corrosi dall'alcol e da una vita dissipata. Il
prototipo di artista maledetto era iniziato già con il Romanticismo; in questo periodo, però, la
trasgressione era solo sociale: l'artista romantico era essenzialmente un ribelle antiborghese.
Viceversa, alla fine del secolo, gli artisti vivono una condizione di profonda ed intensa
drammaticità nei confronti non della società ma della vita stessa. taglia l’orecchio poiché un
suo amico non concorda con quella idea → tormentato dalla fine dell’amicizia. A livello
artistico in tutto il suo lavoro venderà solo un quadro. DIfferenza con l’artista romantico, il
cambiamento sta diventando un problema con la vita, e non solo con la società borghese.
Il caso di Van Gogh è uno dei più emblematici. Figlio di un pastore protestante,
provò a svolgere diversi lavori fino a quando decise per la vocazione teologica.
Nel 1876 si licenzia dalla casa d'arte francese presso cui lavorava. Divenne
predicatore, vivendo in villaggi di minatori del Belgio. Qui, prese talmente a cuore le
sorti dei lavoratori, anche in occasione di scioperi, da essere considerato dalle
gerarchie ecclesiastiche socialmente pericoloso. Fu quindi licenziato.
Crebbe la sua crisi interiore che lo portò a vivere una vita sempre più tormentata. Si
recò a Bruxelles e L'Aia, dove seguì corsi d'arte. In questo periodo, era il 1880 e Van
Gogh aveva 27 anni, iniziò a dipingere.
La sua attività di pittore è durata solo dieci anni, essendo egli morto a 37 anni nel
1890. Sono stati dieci anni segnati da profondi tormenti, con crisi intense intervallate
da momenti di serena euforia. Si innamorò di una prostituta, Sien, e nel 1882 andò a
vivere con lei. L'anno dopo, convinto dal fratello, lasciò Sien e si trasferì nel nord
dell'Olanda. Intanto sviluppa un intenso legame con il fratello Theo, che molto lo
sostenne nella sua attività artistica anche da un punto di vista economico. l’amore di
theo è commovente, dato che aiuterà tutta la vita Vincent.

Il periodo iniziale della sua pittura culmina nella tela I mangiatori di patate,
dipinta nel 1885.
L'anno successivo si trasferì a Parigi, dove il fratello si era recato per lavoro. Qui
conobbe la grande pittura degli Impressionisti, ed i suoi protagonisti, ricavandone
notevoli stimoli.Rinnovò infatti il suo stile, acquisendo maggior sensibilità per i colori
e per la stesura a tratteggio.
Rimase due anni a Parigi, fino al 1888 poi si trasferì ad Arles, nel sud della Francia.
Dopo qualche mese lo raggiunse Paul Gauguin ed insieme i due iniziarono un
sodalizio artistico intenso fino a vivere per due mesi nella «casa gialla», che però si
interruppe poco dopo per la partenza di Gauguin. La partenza di Gauguin procurò
una nuova crisi a Van Gogh che si tagliò il lobo dell'orecchio. Ognuno ritrai ognuno e
venne ritratto da gauguin come un pazzo.
Iniziarono i suoi ricoveri in ospedale, sempre più in bilico tra depressione e brevi
momenti di felicità. Si stabilì ad Auvers-sur-Oise seguito dal dottor Gachet.
Il 27 luglio del 1890 si tirò un colpo di pistola al cuore. Dopo due giorni morì. L'attività
di Van Gogh è stata breve ed intensa. I suoi quadri più famosi furono realizzati nel
breve giro di quattro o cinque anni. Egli, tuttavia, in vita non ebbe alcun
riconoscimento o apprezzamento per la sua attività di pittore. Solo una volta era
apparso un articolo su di lui. Dopo la sua morte, iniziò la sua riscoperta, fino a farne
uno degli artisti più famosi di tutti i tempi.

I MANGIATORI DI PATATE
1885 olio su tela
museo van gogh museum amsterdam
→ colori terrosi scuri spenti
→ luce da solo da lampade a olio → collegando il punto luce con il guernica
→ abbiamo una casa molto umile. stampa carattere sacra
→ stanno mangiando patate e bevendo caffe
→ quotidianità
→ idea di famiglia
→ facce caricatura
→ contadini felici che mangiano
→ diverso dal realismo che non c'è una denuncia sociale

Questo quadro, dipinto nel 1885, rappresenta il punto di arrivo della vocazione
religiosa. Aveva iniziato in Inghilterra, predicando accanto ad un pastore metodista di
nome Jones. Nel 1877 ritornò a Etten, il villaggio in cui abitavano i genitori. Il padre,
anch'egli pastore, volle favorire la sua vocazione e lo mandò ad Amsterdam per
iscriversi alla facoltà di teologia, ma Van Gogh non superò gli esami di ammissione.
Iniziò così a predicare, pur non avendone titoli ufficiali. L'anno dopo si recò a
Borinage, centro minerario belga, dove visse a stretto contatto con i minatori. Matura
in questo periodo il suo amore per i poveri, i derelitti, le persone sfortunate. E questo
suo legame affettivo con i poveri lo ritroviamo soprattutto in questo quadro, che egli
dipinse a Nuenen, dopo altri burrascosi anni in cui egli viaggiò in Francia, in Belgio, e
dopo la sua convivenza a L'Aja con Sien. Quando lasciò la donna decise di andare
in campagna. Iniziò così ad interessarsi ai contadini. In difficoltà finanziarie, si recò a
Nuenen dove il padre si era trasferito per i suoi impegni di pastore. Qui invece di
andare a vivere con la famiglia, prese in affitto due stanze: in una abitava, nell'altra
dipingeva.

A I mangiatori di patate lavorò molti mesi, eseguendo più versioni. In questo quadro
sono già evidenti i caratteri stilistici che rendono immediatamente riconoscibile la sua
pittura. Vi è soprattutto il tratto di pennello doppio che plasma le figure dando loro un
aspetto di deformazione molle. In questo quadro sono più evidenti le influenze della
grande pittura fiamminga del Seicento. Sia per la scelta di rappresentare la scena in
un interno, sia per la luce debole che illumina solo parzialmente la stanza e il gruppo
di persone sedute interno al tavolo. i
di effetto del quadro e di immediata evidenza. In una povera casa, un gruppo di
contadini sta consumando un misero pasto a base di patate. Cinque persone: una
bambina di spalle, un uomo di profilo, di fronte una giovane donna e un altro uomo
con una tazzina in mano, e una donna anziana che sta versando del caffè in alcune
tazze. Hanno pose ed espressioni serie e composte. Esprimono una dignità che li
riscatta dalla condizione di miseria in cui vivono.
Nel quadro predominano i colori scuri e brunastri. Tra di essi Van Gogh inserisce
delle pennellate gialle e bianco-azzurrine, quali riflessi della poca luce che rende
possibile la visione. Da notare l'alone biancastro che avvolge la figura. della
ragazzina di spalle e che crea un suggestivo effetto di controluce. In questo quadro
c'è una evidente partecipazione affettiva di Van Gogh alle condizioni di vita delle
persone raffigurate. La serietà con cui stanno.
consumando il pasto dà una nota quasi religiosa alla scena. È un rito, che essi
stanno svolgendo, che attinge ai più profondi valori umani. I valori del lavoro, della
famiglia, delle cose semplici ma vere. Non è un'opera di denuncia sociale (come
potevano essere i quadri di Courbet), o di esaltazione della nobiltà del lavoro dei
campi (come era nei quadri di Millet). Questo quadro di Van Gogh esprime solo la
sua profonda solidarietà con i lavoratori dei campi che consumano i cibi che stessi
hanno ottenuto dalla terra.

AUTORITRATTI
→ escamotage per vivere

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AUTORITRATTO CON CAPPELLO DI


FELTRO 1887-88, Rijksmuseum Amsterdam
Il tema dell'autoritratto occupa un posto notevole nella produzione di Van Gogh.
Non è un fenomeno inconsueto che un artista dedichi opere alla sua immagine (si
veda soprattutto i casi di Picasso o di De Chirico), ma nel caso di Van Gogh questo
suo esercitarsi sul proprio ritratto indica non tanto spirito di narcisismo ma quanto di
profonda solitudine. Quasi che non abbia possibilità di trovare altri modelli se non se
stesso. Alcuni suoi ritratti, quali quello dove compare con una benda a coprire
l'orecchio tagliato, sono divenuti celeberrimi anche per il senso di travaglio
esistenziale che comunicano.

IRIS 1889, olio su tela, 71x93 cm, Paul and Getty Museum, Los Angeles
Uno dei soggetti più ricorrenti nella carriera di Van Gogh sono i fiori, raffigurati sia in
composizioni di ampio respiro, come Paesaggio di Arles con Iris, o in
rappresentazioni esclusive. Queste opere, tutte di grande effetto decorativo,
riflettono splendidamente gli interessi del pittore nel linguaggio cromatico della
tecnica giapponese ukiyo-e di cui si era appassionato.
→ lui aveva acquisito stampe giapponesi per fare un business ma non ci riuscì e decoro il suo
studio.
Nella parabola artistica di Van Gogh troviamo infatti raffigurati oleandri, papaveri,
fiordalisi, peonie, crisantemi, rose, viscarie, zinnie, garofani, pratoline, erba
cipollina, nontiscordardimé, lillà, margherite, gladioli, crisantemi, lunaria, violaciocche
e persino fiori di campo.
→ decorativa → linee degli steli sono accattivanti e piacciono

Se i girasoli sono sinonimo d'estate, Van Gogh si fa cantore del miracolo primaverile
della rinascita raffigurando invece iris e frutteti in fiore: sono ovviamente essenze
vegetali appartenenti al mondo figurativo nipponico, a tal punto che è lecito parlare di
«giapponeserie» floreali.
Così come nei dipinti dei girasoli, gli iris vangoghiani «risplendono di luminosità
propria» e «non sono oggetti passivi dell'irraggiamento solare, ma soggetti attivi,
capaci di immergere il loro intorno in un terso chiarore» (Metzger).
È del 1890 l'affascinante Ramo di mandorlo in fiore, realizzato a Saint Rémy nel
febbraio del 1890 e regalato da Van Gogh al fratello Théo e alla sua moglie Johanna
in occasione della nascita del loro figlio Vincent Willem.
L'opera, ispirata alle stampe giapponesi (di gran moda in quel momento),
rappresenta un ramo di mandorlo fiorito, dai petali bianchi, quasi perlacei, che si
Stagliano in un cielo blu percorso da sfumature turchesi. Questa specie botanica
rappresenta il simbolo della vita che nasce: il mandorlo, uno dei primi alberi in fiore,
nel soleggiato sud, in quel febbraio annunciava infatti l'imminente primavera, come
l'inizio di una nuova vita.

girasoli
1887-88
nella tarda estate del 1887, l'artista dipinse alcuni girasoli recisi.
Stabilitosi ad Arles nel febbraio del 1888, van Gogh amò il luogo e la sua nuova
"casa gialla", ma si sentiva solo, finché in primavera non gli venne l'idea di invitare
l'amico Gauguin, magari con la prospettiva di stabilire una comunità di artisti nella
cittadina, di cui lui e l'amico sarebbero stati i mentori. La serie dei Girasoli in vaso,
nacque in questo periodo di vitalità e ottimismo, durante l'estate in attesa dell'arrivo
dell'amico. Van Gogh, per decorare la stanza dell'ospite e
impressionarlo, aveva previsto di dipingere una dozzina di tele, iniziando da quattro
che dovrebbero essere il Vaso con dodici girasoli della Neue Pinakothek di Monaco
e il Vaso con quindici girasoli della National Gallery di Londra, il Vaso con cinque
girasoli, già a Yokohama, distrutto in un incendio nella residenza del milionario
giapponese Koyata Yamamoto sulla costa sud di Ashiya il 6 agosto 1945, durante gli
attacchi aerei statunitensi della seconda guerra mondiale, e il Vaso con tre girasoli,
invisibile al pubblico dalla mostra di Cleveland del 1948, nella collezione privata di un
milionario anonimo negli Stati Uniti, rivelato solo ai suoi amici più stretti che lo
acquistò da un venditore di ny nel 1996 per una somma o rivelata.
le piante saranno recise e quindi accostamenti tra fiore e vaso.
Gauguin arrivò ad ottobre, ma non trovò per niente interessante Arles, deludendo le
aspettative dell'amico e iniziando un periodo prolifico dal punto di vista artistico, ma
tormentato da un'escalation di litigi e di atti violenti dell'olandese. Il sodalizio si
interruppe bruscamente a dicembre, quando uno finì in esaurimento nervoso e l'altro
si preparò a partire per Tahiti. A dicembre stava ancora dipingendo girasoli e in tale
posa lo ritrasse Gauguin.
È probabile che, non esistendo più i fiori in circolazione, van Gogh utilizzasse come
modello i suoi stessi dipinti, copiandoli con poche varianti.

PAUL GAUGUIN, VAN GOGH CHE DIPINGE I GIRASOLI 1888 VAN GOGH
MUSEUM

I dipinti presero varie strade. Quello della National Gallery ad esempio è l'opera della
collezione più venduta e riprodotta nel merchandise. Quello in Giappone fu battuto
all'asta l'11 novembre 1987, raggiungendo la quotazione da record di 53,9 milioni di
dollari. Il dipinto mostra i girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo
all'appassimento.
Anche se alcuni hanno interpretato le forme contorte dei petali e degli steli come un
segno di tormento, traspare dalle lettere al fratello che questo soggetto diede gioia e
ottimismo, come simbolo del clima temperato del sud.
Inoltre il girasole simboleggia spesso devozione e lealtà e i vari stadi di decadimento
potevano simboleggiare i cicli di vita e morte.
Le prime opere della serie mostrano di aderire alle teorie allora in voga nella cerchia
di artisti trasgressivi parigini, usando come sfondo un blu/violetto per i fiori gialli.
In seguito provò a mettere i fiori in un vaso giallo, su uno sfondo di una tonalità dello
stesso colore e si accorse che la pittura sembrava irradiare luce e allegria: Il colore
per lui era già un modo di esprimere emozioni piuttosto che un modo per
rappresentare la realtà. L'artista stendeva i colori con pennellate ruvide e dense,
spesso applicandoli uno sopra l’altro finché i pigmenti erano ar umidi. si tratta di un
approccio “scultoreo alla pittura in cui le ombre e le luci sono date, oltre che dai
pigmenti, dallo spessore dell’mpadro.

Nella serie dei girasoli in vaso c'è un netto contrasto tra la piattezza del fondo e del
vaso e i fiori che invece sembrano contorcersi in tutte le direzioni. La firma dell'artista
si trova spesso sul vaso: come i grandi maestri del passato egli usava solo il proprio
nome di battesimo.
Nell'universo figurativo vangoghiano, poi, un posto di tutto rilievo spetta
assolutamente ai girasoli, fiori ai quali il nome dell'artista è indissolubilmente legato.
«Tu sai che Jeannin ha la peonia, che Quast ha la malva rosa, ma io ho il girasole
se a quarant'anni dipingo i ritratti come i fiori sarò all'altezza di ogni altro artista»
scrisse van Gogh al fratello Théo, aggiungendo poi: «il girasole è mio, in un certo
senso».

CAMERA DA LETTO
1888 olio su tela
van gogh museum amsterdam
A questa stanza, la camera da letto della casa dove risiedeva ad Arles nella «casa
gialla», Van Gogh, nel periodo in cui era ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy-de-
Provence, dedicò due tele.
L'immagine ha un vago senso di deformazione prospettica che anticipa le più ardite
deformazioni degli artisti espressionisti. Ma qui, tutto sommato, domina il senso di
tranquillità e anche le pennellate si dispongono con calma, senza eccessivo
nervosismo o concitazione. “dovrebbe riposare la mente, o l’immaginazione”
tinta accostare per accentuare i contrasti. Come stampe giapponesi non ci sono
ombre. Le pareti sbilenche, il letto si spinge avanti e si ingigantisce, la stanza
trasmette inquietudine.

CIPRESSI
1889
Il quadro risale al giugno 1889, nel periodo immediatamente successivo al
suo ricovero all'ospedale Saint Paul di Saint-Rémy.
I cipressi attraggono l'interesse di Van Gogh per la loro forma perfetta
che si staglia diritta nel paesaggio circostante. Ebbe a dire l'artista che il
cipresso «è bello di linea e proporzioni come un obelisco egizio».
Lo stile è quello tipico dell'ultimo periodo di Van Gogh: pennellate molto
nette di colore saturo stese in maniera sinuosa e curva.
In questi quadri Van Gogh riesce a trasmettere una profonda carica di energia
rendendo vitale ogni singola pennellata che pone sulla tela.
L'impressione che ne deriva è di una sorta di corrente elettrica che percorre
l'intera immagine, con i cipressi che diventano degli elettrodi che
trasmettono energia dalla terra al cielo e viceversa.
Van Gogh correla i cipressi alla cultura egizia, eppure è ben consapevole
della luttuosa simbologia che gli gravita attorno (notoriamente, infatti i cipressi son
piante nei cimiteri). Energia vitale tra il cielo e la terra.

Durante l'estate del 1889, su richiesta della sorella Wil, il pittore realizzò diverse
versioni più piccole di Campo di grano con cipressi. Queste opere sono
caratterizzate da pennellate molto dense, già utilizzate tra l'altro per uno dei suoi
dipinti più celebri, ovvero la Notte stellata. Il Sentiero di notte in Provenza (1890), è
un'opera dal soggetto irreale e artificiale, come in Notte stellata.

LA NOTTE STELLATA
1889, olio su tela, 72x92cm, MOMA NY
Quadro tra i più famosi di Van Gogh, la Notte stellata è pervasa da un senso di
poesia molto evidente e di immediata presa. La tela è stata realizzata durante il suo
soggiorno all'ospedale per alienati mentali di Saint-Rémy, nel quale si farà ricoverare
l'8 maggio 1889. Vi rimane per poco più di un anno, gli verranno assegnate due
stanze: una camera e una camera-atelier dove può continuare a dipingere.
Van Gogh rimase sveglio tre notti ad osservare la campagna che vedeva dalla sua
finestra, affascinato soprattutto dal pulsare di Venere, che appare, soprattutto
all'alba, come una stella più grande delle altre. Il quadro che realizza non è tuttavia
una fedele riproduzione del paesaggio che egli vedeva, ma una immaginaria visione.

Le tele di Vincent in questo periodo, che precede il ritorno al Nord, accolgono


I significati simbolici mentre i colori, distribuiti in maggior quantità sulla superficie del
dipinto, consentono una tecnica prossima alla modellazione, come già nei Girasoli.
In primo piano vi è dipinto un alto e scuro cipresso, uno dei temi ricorrenti ai tempi
del soggiorno a Saint-Rémy, un soggetto "difficile' Vincent. " come più volte lo defini
Il paesino si trova in una piccola valle dominato dalla cuspide del campanile.
A destra si vedono gli ulivi le cui chiome ad arco si uniscono le une alle altre.
Sullo sfondo le alte colline tagliano la tela diagonalmente. La maggior parte della
superficie pittorica è occupata dal vasto cielo stellato e dalla luna.

CAMPO DI GRANO CON VOLO DI CORVI


1890 olio su tela amsterdam van gogh museum
fu l’ultima tela dipinta, dopo pochi giorni si sparò un colpo di pistola al cuore.
tre stradine che sembra ci porti in tutte le vie non si capisce se stia tramontando o al
bando. Come se fosse arrivata la fine, e i corvi venissero fa noi, o liberazione e i
corvi volano via. È un artista ormai giunto alla soglia della disperazione interiore
quello che dipinge questo quadro, Ed è una disperazione talmente forte che riesce a
trasfigurare la visione che il pittore ha innanzi: un campo di grano diviene una
immagine di massima intensità drammatica. Egli stesso, nello scrivere al fratello,
aveva detto: «non ho avuto difficoltà nel cercare di esprimere la tristezza, la
solitudine spinta all'eccesso».

HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC
Il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec- Montfa (1864-1901) era
discendente di una nobile ed antichissima famiglia francese, la sua vita fu segnata, a
quattordici anni, da due cadute che gli procurarono delle fratture ad entrambe le
ginocchia mai guarite che non ne permisero lo sviluppo osseo. Soffriva inoltre di
picnodisostosi, una malattia genetica delle ossa che porta manifestazioni cliniche
apparentemente simili al nanismo. Ciò lo portò a vivere una vita bohemien nel
pittoresco e malfamato quartiere parigino di Montmartre. E in questo universo di
ballerine e prostitute egli svolse la sua arte, prendendo di lì la propria ispirazione.
Morì nel 1901 all'età di 37 anni per sifilide e cirrosi. Egli è soprattutto un grande
disegnatore, portò la sua arte su un piano che era sconosciuto agli altri pittori
impressionisti quella della linea funzionale. con la linea coglio con precisione
espressionistica le forme, i corpi e lo spazio.
anello di collegamento con l’arte nouveau.

Questa sua capacità rese la sua opera pitto formare la linea con grande capacità
espressionistica densa di suggestioni per i movimenti pittorici successivi. Soprattutto
'Espressionismo prese ispirazione da Toulouse-Lautrec ma anche la successiva
cultura figurativa liberty che fece della linea la sua principale matrice figurativa. Ed al
liberty Toulouse-Lautrec forni anche un nuovo ambito di applicazione: quello del
manifesto d'autore.
Egli, infatti, fu il primo pittore ad utilizzare le sue capacità artistiche per la produzione
di grafica d'autore, soprattutto in occasione di spettacoli teatrali e cabarettistici.
La breve vita di Toulouse-Lautrec rimane un esempio anch'esso emblematico
dell'artista di fine secolo. Ovvero di artista maledetto che vive la propria
vita e la propria arte su un unico piano di intensa partecipazione emotiva. Egli, pur
provenendo da una famiglia nobile ed agiata, preferì vivere la propria esistenza fuori
dai comodi schemi della vita borghese, consumando con un disprezzo per la vita
stessa con lo accumuna ad agli artistim non solo pittori di quesa fase.

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