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IL NEO-IMPRESSIONISMO O POINTILLISME

Il Neo-impressionismo è una corrente pittorica nata in Francia per descrivere il complesso


sistema di studi teorici e tecnici condotti da un nutrito gruppo di artisti attorno al 1884. Il
critico Félix Fénéon denominò tale corrente Pointillisme, alludendo in particolare alla
tecnica adottata.
Nel 1886 si era svolta l’ultima mostra impressionista, alla quale aveva partecipato il giovane
Georges Seurat che, facendosi interprete di un'esigenza di rinnovamento ormai sentita da
diverso tempo, aveva proposto una rilettura in chiave marcatamente scientifica del
programma impressionista1. Il deciso rifiuto di Monet e Renoir ad aderirvi determinò una
spaccatura, che vedeva da un lato un impressionismo “romantico” o ”lirico” e dall'altra un
impressionismo “scientifico”, da cui nacque appunto il Pointillisme (Puntinismo). Georges
Seurat, Paul Signac, Camille Pissarro ed Henri-Edmond Cross furono tra i principali
esponenti di questa nuova corrente.
L'innovazione principale dell'impressionismo era consistita nell’aver sublimato la tecnica
andando oltre la mera riproduzione realistica dell'immagine, attività in cui la pittura non
avrebbe mai potuto eguagliare la fotografia.
Invece di concentrarsi sull'osservato, di cui avevano una profonda conoscenza, gli
impressionisti avevano rivolto la loro attenzione all'osservatore, del quale ambivano (forse
inconsapevolmente) ad indagare emozioni e stati interiori. La tela era divenuta così lo
specchio della loro coscienza nell'attimo fuggevole in cui coglie l'immagine.
Nella concezione Puntinista, la pittura impressionista doveva essere “ripulita” dal
romanticismo residuo e direttamente collegata agli studi di fisiologia e psicologia della
percezione, in quel periodo oggetto di una intensa ricerca.
Già le teorie di Chevreul2 sul contrasto simultaneo e sui colori complementari, pubblicate
nel 1839, erano servite ai maestri impressionisti per dare un fondamento scientifico al
movimento, salvo poi essere largamente ignorate nella loro pratica pittorica. Intorno agli
anni ’80 dell’Ottocento gli studi sperimentali di Sutton, Helmhotz e Rood, miranti ad
indagare funzionamento e limiti del processo visivo, svilupparono le scoperte di Chevreul
sulla scomposizione della luce nei colori dello spettro, arrivando alla conclusione che
ciascuno di essi fosse influenzato da quello adiacente.
Ispirato da tali scoperte, il Neo-impressionismo adottò una nuova tecnica pittorica fondata
su un diverso utilizzo della pennellata e dell'accostamento dei colori. Nello specifico, il
pittore non avrebbe dovuto più mescolarli ma solo accostarli sotto forma di punti, in modo
che la fusione cromatica avesse luogo nella retina. La ricomposizione delle tonalità e delle
sfumature “divise” nel quadro sarebbe quindi avvenuta mediante fenomeni neuronali
dell'occhio e del cervello dell'osservatore.
In virtù di questo, nei quadri puntinisti le tonalità di colore apparivano distinte in prossimità
del soggetto, divenendo al contrario macchie omogenee se osservate da lontano. Per

1 La volontà di istituire una vera e propria “scienza della pittura” si inseriva all’interno di quella cultura di esaltazione
del progresso e del metodo scientifico detta “positivista” che, nata in Francia nella prima metà dell’800, si era diffusa
nella seconda metà del secolo a livello europeo e mondiale. “Il positivismo rappresenta l'elaborazione ideologica di una
borghesia industriale e progressista che, in particolare in Inghilterra ma anche nel resto d'Europa, trova corrispondenze
con l'affermazione del pensiero economico del liberismo (...) Il termine positivismo deriva etimologicamente dal latino
positum, participio passato neutro del verbo ponere tradotto come ciò che è posto, fondato, che ha le sue basi nella
realtà dei fatti concreti. Positivo vorrà dire allora: ciò che è reale, concreto, sperimentale, e si contrappone a ciò che è
astratto; ciò che è utile, efficace, produttivo in opposizione a ciò che è inutile” (www.wikipedia.org).

2 Approfondimenti nella Appendice n.1.


generare un maggior contrasto e luminosità, vennero accostati i colori puri, soprattutto
quelli complementari.
Lo stesso procedimento tecnico scelto tendeva a rivelare il meccanismo tipico del processo
visivo, ed evidenziava come esso andasse ben oltre la semplice “impressione”. Esso veniva
infatti “messo a nudo”, mostrando una rigorosa struttura regolata da leggi.
Seurat ebbe per primo l'idea della tecnica della divisione dei colori e fu inflessibile
nell'applicazione delle regole ottiche. La sua opera Un pomeriggio nell’isola della Grande
Jatte (1884, Art Institute, Chicago) è praticamente un “manifesto” del Pointillisme.

La tematica en plein air, tipica dell’impressionismo, viene reinterpretata in chiave


puntinista. Persa qualunque nota di immediatezza e spontaneità, tutto è scientificamente
definito: lo spazio si compone secondo linee rette, la figura umana – geometrizzata in forme
cilindriche e coniche – è disposta nello spazio secondo un ritmo scandito dalla proporzione
aurea. La nitidezza dell'impianto figurativo ricorda le opere di Piero della Francesca, ma qui
lo spazio non è un vuoto definito dalla prospettiva euclidea bensì una massa luminosa in
espansione.
La luce (di importanza fondamentale, esattamente come per gli impressionisti) non è
naturale, ma ricomposta secondo le leggi dell’ottica. Le forme, prive di massa, sono
costituite dallo stesso “pulviscolo” luminoso dell’aria.
Signac riprese questo metodo, applicando però pennellate più ampie e dinamiche a zone
rettangolari o quadrate. Egli introdusse inoltre l’uso di tonalità cromatiche dissonanti per
meglio rendere la vibrazione dinamica della luce sulla superficie pittorica, arrivando in
seguito ad usare colori che apparivano quasi estranei al mondo reale3.

3 Questa innovazione fu l'anticipazione del Fauvisme e di lì a pochi anni Matisse lavorerà a fianco di Signac a Saint
Tropez.
Il rigore della pennellata puntinista non fu applicato in modo rigido nel divisionismo
italiano. I puntini divennero filamenti frastagliati che, invece di accostarsi, spesso si
sovrapponevano. Questa innovazione fornì molti spunti al dinamismo futurista degli anni a
venire.
I precedenti pittorici e l'ambito culturale in cui nascono le due tecniche giustificano questa
diversità: mentre il puntinismo francese aveva alle spalle la corrente impressionista, il
divisionismo italiano derivava dalla scapigliatura e dal decadentismo.
Non meno importanti sono le differenze nell'ambito tematico. Il puntinismo francese è figlio
del Positivismo, affrontando i temi del benessere borghese e dei suoi sereni ritmi di vita; il
divisionismo italiano, invece, si confronta con una realtà storico-economica diversa,
caratterizzata dalla la povertà e dalla dignità tipiche dei contadini e influenzata dalla
miseria e dalle rivendicazioni sociali dei primi operai.

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