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1 La volontà di istituire una vera e propria “scienza della pittura” si inseriva all’interno di quella cultura di esaltazione
del progresso e del metodo scientifico detta “positivista” che, nata in Francia nella prima metà dell’800, si era diffusa
nella seconda metà del secolo a livello europeo e mondiale. “Il positivismo rappresenta l'elaborazione ideologica di una
borghesia industriale e progressista che, in particolare in Inghilterra ma anche nel resto d'Europa, trova corrispondenze
con l'affermazione del pensiero economico del liberismo (...) Il termine positivismo deriva etimologicamente dal latino
positum, participio passato neutro del verbo ponere tradotto come ciò che è posto, fondato, che ha le sue basi nella
realtà dei fatti concreti. Positivo vorrà dire allora: ciò che è reale, concreto, sperimentale, e si contrappone a ciò che è
astratto; ciò che è utile, efficace, produttivo in opposizione a ciò che è inutile” (www.wikipedia.org).
3 Questa innovazione fu l'anticipazione del Fauvisme e di lì a pochi anni Matisse lavorerà a fianco di Signac a Saint
Tropez.
Il rigore della pennellata puntinista non fu applicato in modo rigido nel divisionismo
italiano. I puntini divennero filamenti frastagliati che, invece di accostarsi, spesso si
sovrapponevano. Questa innovazione fornì molti spunti al dinamismo futurista degli anni a
venire.
I precedenti pittorici e l'ambito culturale in cui nascono le due tecniche giustificano questa
diversità: mentre il puntinismo francese aveva alle spalle la corrente impressionista, il
divisionismo italiano derivava dalla scapigliatura e dal decadentismo.
Non meno importanti sono le differenze nell'ambito tematico. Il puntinismo francese è figlio
del Positivismo, affrontando i temi del benessere borghese e dei suoi sereni ritmi di vita; il
divisionismo italiano, invece, si confronta con una realtà storico-economica diversa,
caratterizzata dalla la povertà e dalla dignità tipiche dei contadini e influenzata dalla
miseria e dalle rivendicazioni sociali dei primi operai.