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L’IMPRESSIONISMO

L’ultimo triennio del secolo, parallelamente al consolidarsi della Terza Repubblica, la città di
Parigi consolida anche il proprio aspetto borghese e festoso arricchendosi di teatri, musei,
ristoranti e soprattutto di caffè. Per quanto riguarda la capitale, essa era colma di innovazioni e
progressi, partendo dalle imponenti stazioni ferroviarie, i grandi magazzini, al cui interno
vennero installati i primi ascensori di europa, fino ad arrivare a quella che tutt’oggi rimane una
delle reti di metropolitana più estese ed efficienti del mondo. Mentre la notte veniva illuminata,
invece, con un impianto di lampioni a gas tecnologicamente all’avanguardia che hanno
contribuito a soprannominare Parigi come “la città della luce”. E’ dunque in questa grande città
che maturano i presupposti per la più grande novità artistica del secolo, cioè
L’IMPRESSIONISMO.
Se volessimo dare una data precisa all’inizio del movimento dovremmo scegliere il 15 Aprile
1874 quando alcuni giovani artisti, le cui opere erano state ripetutamente rifiutate dalle principali
esposizioni ufficiali cioè il salons, decisero autonomamente di organizzare una mostra
alternativa dei loro lavori. Si presentarono al pubblico con il nome di “società anonima degli
artisti, pittori, scultori, incisori ecc..” e l’unica sede espositiva fu quella messa a disposizione da
Felix Nadar, fotografo, che cedette loro gratuitamente i locali del proprio vecchio studio. La
mostra si risolse in un vero e proprio fallimento, ma, l’unica nota di rilievo fu che, proprio grazie
a essa, il gruppo ebbe il nome con il quale sarebbe passato alla storia. Fu infatti Leroy, un
critico della rivista “le charivari”, che osservando il dipinto di Monet, lo stroncò e concluse la
propria spietata recensione estendendo ironicamente a tutti gli artisti del gruppo all’appellativo
di impressionisti. Gli impressionisti erano i figli di quella stessa borghesia mercantile che
avevano contribuito al prodigioso sviluppo economico della Parigi di fine secolo, ma questa
classe era ancora legata alla produzione artistica di tipo accademico ed è proprio contro tale
accademismo che gli impressionisti si scaglieranno con maggiore convinzione.
L’impressionismo si sviluppa in modo completamente diverso per molti aspetti rispetto a tutti I
movimenti artistici precedenti. Esso non nasceva da alcuna teoria originale o da un manifesto,
ma fu il fortunato risultato di una coincidenza di fatti per cui alcuni pittori si ritrovarono a
dipingere con un nuovo stile. Infatti, a partire dagli anni 60 del diciannovesimo secolo, un
gruppo di giovani artisti iniziarono ad unirsi in un locale parigino: il caffè Guerbois e quello che
all’inizio era un ritrovo assolutamente casuale, divenne in breve un appuntamento settimanale.
La sostanziale diversità di questo movimento rispetto a ogni altra forma di pittura, comunque,
risiede nel diverso modo che gli impressionisti hanno di porsi in rapporto con la realtà esterna.
Le opere degli impressionisti, infatti, non rappresentano la realta’ cosi’ com’e’ ma in base a
come viene percepita dall’occhio dell’artista nel momento in cui la dipinge, dunque,
l’impressione che un determinato stimolo suscita nell’artista, con la consapevolezza che
l’instante successivo potrà generare sensazioni del tutto diverse. Le pennellate, pertanto, non
sono fluide e studiate ma date per veloci tocchi virgolati ( simili a virgole), per macchiette e per
trattini.
Essi, inoltre, prediligono dipingere en plein air, cioè all’aria aperta, preferendo ad esempio un
boschetto alla periferia di parigi.
Sul piano tecnico si ha, innanzitutto, l’abolizione del disegno e delle linee che contornano gli
oggetti. Per quanto riguarda il colore, tendono ad abolire i forti contrasti chiaroscurali e a
rendere il colore locale (quello dei singoli oggetti) mediante accostamenti dei colori puri.
Escludendo il nero e il bianco, perché considerati dei non-colori. Gli impressionisti giungono alla
conclusione che nessun colore esiste di per sé ma solo in rapporto agli altri colori che ha vicino.
Grazie ai progressi della chimica industriale, avevano reso disponibili i primi colori a olio in
tubetto metallico, facili da trasportare e immediati da usare sulla tavolozza.
Un altro tema molto importante per gli impressionisti è la luce, essa, infatti, determina la
percezione dei vari colori, e affinché possano rivelare tutte le loro potenzialità occorre che essi
siano illuminati soprattutto dalla luce del giorno, in quanto è l’unica che può restituire loro quel
senso di verità e brillantezza che solo la natura possiede. Molte volte gli impressionisti si
servivano anche di una nuova invenzione, la fotografia. In quanto, questo metodo li aiutava a
cogliere dettagli e aspetti che l’occhio umano poteva non essere sempre in grado di percepire.

Alle ricerche di luce e di colore si affiancano quelle sugli studi di figure che pongono problemi
riguardanti la forma, lo spazio, la composizione. Si va elaborando un generale rinnovamento
della visione pittorica, largamente favorito dalla moda delle stampe giapponesi. La tecnica
utilizzata è quella della xilografia, un’incisione in rilievo fatta su una tavoletta di legno che
permette di stampare diverse copie: l’uso di un disegno semplice, netto, privo di forti variazioni
chiaroscurali rendevano queste stampe estremamente decorative poiché ogni soggetto veniva
immediatamente trasfigurato in una dimensione immobile e fiabesca, al di là di qualsiasi
possibile riferimento spaziale o temporale.

MANET
(disegno)

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