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IL RESTAURO

Dall'ottocento in avanti, l'approccio al restauro architettonico, ovvero l'intervento


finalizzato al recupero di uno stato perduto dell'opera per permetterne la fruizione (il
godimento) è stato molto variegato. Per questo durante il 900 è stato necessario stabilire
delle linee-guida affinché il compito del restauratore risultasse vincolato da posizioni
comunemente accettate in ambito europeo e poi mondiale.
L'architetto francese Eugène Viollet- le-Duc nel suo dizionario ragionato
dell'architettura scrisse che “Restaurare un edificio non è conservarlo, ripararlo e rifarlo,
ma ristabilirlo in uno stato di completezza che può non essere mai esistito in un dato
tempo”.
Il suo restauro è detto stilistico o di stile e si fonda sull'analogia e sul ripristino di parti
inventate in stile che possono non essere mai state neppure immaginate dal progettista
originario. La tendenza è quella di cancellare la storia successiva dell'edificio, demolendo
le parti che non sono coerenti con il suo stile originario.
Le-Duc Cercava di restaurare l'edificio utilizzando lo stesso stile e gli stessi materiali di
esso. Quando non sapeva come fosse l'edificio prima del danno nel tempo, faceva delle
ricerche, secondo il suo pensiero non importava che l'edificio non fosse identico
all'originale ma che riassumesse tutte le caratteristiche tipiche di quello stile.
L'intellettuale inglese John Ruskin aveva una posizione radicalmente,riteneva
immorale di intervento di restauro sugli edifici, In quanto consisteva nella sostituzione
della copia all'originale. Nel “Le 7 lampade dell'architettura”, pubblicato nel 1849, affermò
che “restauro significa la più completa distruzione che un edificio possa subire”.
Legato alla mentalità artigianale, in quanto espressione della creatività umana, della sua
individualità e del suo equilibrio con la natura e con Dio, Ruskin si oppone alla produzione
industriale in quanto causa di alienazione e spersonalizzazione. In questa ottica Ruskin,
afferma che il monumento deve rimanere così com'è, non deve subire nessun intervento
a posteriori, non deve essere toccato, deve essere lasciato morire serenamente pur
cercando di allontanare il giorno fatale con una continua manutenzione. Per Ruskin il
restauro inteso come conservazione è una menzogna poiché sostituendo le antiche pietre
si distrugge il monumento e si ottiene solo un modello del vecchio edificio.Condannava
l'intervento di ripristino operato da Viollet Le Duc, proponendo solo la manutenzione degli
edifici,ma evitando alcun intervento di tipo intensivo. Diceva, anzi, che era preferibile che
gli edifici cadessero, se giungevano a tale limite, piuttosto che tenerli artificiosamente in
piedi con interventi che cambiavano la sostanza e la materia dell’edificio.
Ruskin accusava le Duc di fare un “falso storico”, egli commetteva due errori;Il primo era
quello di confondere L'Osservatore, una persona poco esperta guardando l'edificio in
restauro stilistico poteva pensare che quell'edificio fosse sempre stato così, inoltre Ruskin
Disse che le Duc non poteva ricreare la cosiddetta “patina del tempo”, ovvero il segno del
passaggio del tempo su un’opera, vale a dire i fenomeni naturali e i cambiamenti
inevitabili che sono conseguenza del passare del tempo. Così come le persone, infatti,
anche le opere inesorabilmente invecchiano, e la “pelle” di un'opera cambia, coprendosi
di una sorta di velo di antichità.

L’IMPRESSIONISMO
L'impressionismo è una corrente pittorica che nasce attorno al 1860 i protagonisti
dell'impressionismo sono, per la maggior parte, pittori francesi Come Claude Monet,
Renoir Sisley Pesaro e Degas. Esponenti dell'impressionismo italiano possono essere
considerati Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis e Macchiaioli. La prima
esposizione del gruppo impressionista avvenne il 15 aprile del 1874 nello studio del
fotografo Nadar. Si sviluppò in Francia, in particolar modo a Parigi; su il caffè Guerbois
ospitare regolarmente gli artisti impressionisti. Partendo da principi naturalistici e dal
realismo hanno deciso, andò decisamente oltre, sostituendo alla resa dettagliata e
precisa della realtà, un'impressione mobile e palpitante del fenomeno visibile.
Furono denominati impressionisti in maniera dispregiativa, dal titolo di un quadro di
Claude Monet: impression, soleil levant.
L'impressionismo evita qualsiasi riferimento ha una dimensione ideale della realtà ma
vuole rappresentare esclusivamente la realtà sensibile. Per dare alle loro tele la stessa
intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà, gli impressionisti
utilizzano diverse tecniche.
● Fanno uso di colori puri
● Non usano il Chiaroscuro
● Accostano colori complementari per esaltare la sensazione luminosa ( il colore si
crea sulla retina dell'occhio)
● Non usano mai il nero ( per gli impressionisti il bianco e il nero sono non colori
poiché sono dati dalla mescolanza di tanti colori in percentuali precise)
● Colorano anche le ombre
I pittori impressionisti realizzano spesso i loro lavori non negli Atelier ma direttamente sul
posto, pratica che viene definita “en plein air” Che è dettata dalla volontà di cogliere tutti
gli effetti luministici che la visione diretta fornisce. La scelta dei pittori impressionisti di
rappresentare la realtà accogliendo nelle impressioni istantanee li porta azione
all'esaltazione della sensazione dell'attimo fuggente. La realtà infatti muta continuamente
di aspetto, la luce cambia istante dopo istante e la pittura impressionista intende
trasmettere questa sensazione di movimento. Altra importante novità della pittura
impressionista è quella di rappresentare principalmente gli spazi urbani ( strade, viali,
piazze, bar, teatri, stabilimenti balneari) , esaltando la gradevolezza della vita in città, fino
a quel momento, Infatti, la città era vista come una sorta di luogo infernale, resa tale dalle
conseguenze della rivoluzione industriale.
LA MOSTRA DEI RIFIUTATI:
Nel 1863 si tenne a Parigi una delle mostre più famose di sempre, quella del Salon des
Refusés. Per capire quello che accadde e la posizione degli artisti nell’ambiente parigino,
è necessario introdurre il concetto di Salon. Il Salon nacque già alla fine del 1600, ma era
riservato ai soli membri della Reale Accademia delle Arti, e prendeva il nome dal Salon
Carré del Museo del Louvre nel quale si svolgeva. Esporre la propria opera al Salon
rappresentava una grande occasione per gli artisti che, seppur ormai meno condizionati
dalla committenza, erano legati al mercato dell’arte, per il quale l’esposizione fungeva da
tramite. Arrivati al 1863, la suddetta giuria rifiutò circa quattromila dipinti: un fatto
eccezionale, che fu molto discusso nei salotti, nei café, negli studi. Dato il grande
scalpore, Napoleone III volle occuparsi personalmente della questione, e ordinò che tutte
le opere scartate fossero esibite in sedi adiacenti il Palazzo, e così nacque il Salon des
Refusés.
Per capire la rilevanza del Salon ufficiale, basti pensare che non tutti i «rifiutati» vollero
partecipare alla nuova mostra, e circa seicento tra questi preferirono mantenere le
distanze da quelli che non erano ritenuti artisti adeguati. Questi nuovi lavori erano il
risultato di idee moderne, che venivano da lunghi dibattiti serali tra artisti come Edgar
Degas, Pierre-Auguste Renoir, Jean-Frédéric Bazille, Claude Monet, Nadar. Artisti che
prima di altri carpirono le novità che sarebbero state protagoniste degli anni successivi.
Édouard Manet, Paul Cezanne, Camille Pissarro, furono tra quelli che esposero le proprie
tele quel giorno del 1863 e che furono fortemente criticati. Ma su tutti, oggetto principale
di scherno fu proprio il dipinto di Manet. Oggetto sì di scherno, ma anche di scandalo, e fu
per questo la principale attrazione dell’evento, tanto che lo rese di colpo il pittore più noto
di Parigi.

ÉDOUARD MANET
È considerato uno dei più grandi pittori francesi, nasce in una famiglia ricca e influente e
sembra destinato a diventare giudice come il padre ma appassionato d'arte fin da
giovanissimo, per evitare di intraprendere gli studi giuridici decide di imbarcarsi come
marinaio. La sua carriera sui mari dura poco ma gli basta per convincere la famiglia ad
assecondare le sue passioni; inizia così a frequentare a 18 anni l'atelier del pittore
Thomas Couture, ma sin da subito polemizza con il maestro: Manet non accetta la rigida
postura con cui modelli vengono ritratti tradizionalmente, la considera il naturale è ridicola,
così decide di dipingere i suoi soggetti in pose quotidiane per una resa più realistica.I
viaggi in Italia, Olanda, Austria e Germania lo aiutano ad allargare i suoi orizzonti
artistici.Nel 1863 presenta al Salon la sua opera più famosa, colazione sull'erba, l'opera
viene rifiutata con decisione dagli accademici ma trova spazio nella mostra dei rifiutati.
Aperto per la prima volta L'effetto è dirompente, gli spettatori sono indignati e offesi dal
dipinto che mostra una donna completamente nuda seduta tra due uomini vestiti. Manet
sconvolge tutti anche al salon del 1865, con la sua Olimpia ispirata alla Maya desnuda di
Goya. L'opera Viene ritenuta tanto scabrosa da venire spostata dopo pochi giorni ad una
altezza tale da renderla meno più visibile al pubblico. A posare per lui è la modella
Victorine Louise-Meurent una delle Muse ispiratrici del pittore. Una curiosità: e lei a
posare per il famoso dipinto “Il pifferaio” realizzato nel 1860. Ovviamente tutto questo
scalpore rende L'artista non gradito al Salon che rifiuta le sue opere nel 1866. Durante la
sua carriera Manet sembra avere un ottimo rapporto con gli scrittori, sia il poeta
Baudelaire che mallarmé in più occasioni appoggeranno e difenderanno le scelte del
controverso artista. Ma non doveva avere un carattere facile, nel 1870 Infatti schiaffeggia
Il critico Louis Edmond duranty per un commento poco lusinghiero sulle sue opere;Il
critico decide di sfidarlo a duello. Manet muore all'età di 51 anni a causa di una dolorosa
atassia che lo costringerà ad amputare la gamba nell'inutile tentativo di salvarsi la vita.
Colazione sull’erba:Questo dipinto venne presentato nel 1863 al Salon parigino, Ma
la giuria lo rifiutò. Gli aspetti sconvolgenti del quadro furono due:
● Il primo riguardo i personaggi rappresentati
● Il secondo la tecnica di esecuzione
Quella che ho serviamo sulla tela è una colazione all'aperto, come indicato dal cesto di
cibarie in basso a sinistra; in primo piano una donna totalmente tenuta chiacchiera con
due uomini completamente vestiti, gettando uno sguardo verso noi spettatori. In secondo
piano una donna si sta rinfrescando in uno stagno. Per le due signore lo so la modella
Victorine Meurent, Mentre i due giovani vestiti elegantemente sono Eugene Manet,
fratello minore di Edouard e lo scultore olandese Ferdinand leenhoff cui sorella fu amante
e poi moglie del pittore. Ciò che scandalizzò fu la rappresentazione troppo realistica, in
una situazione quotidiana, di nudo femminile. In sostanza, la nudità della donna rese
volgare una conversazione tra normali Borghesi, cosa che divertiti Manet il quale
soprannomi no Il quadro “lo scambio di coppie”. L'artista rivendicò l'eredità dei Maestri del
passato, ispirandosi al concerto campestre di Tiziano.Inoltre il pittore utilizzo una tecnica
decisamente insolita per il suo tempo; per cercare il più possibile sensazione luminosa
della visione dal vero, accostò solo colori puri, stesi senza sfumature o
chiaroscuri.Guardando da vicino il quadro noteremo che si presenta come un insieme di
macchie è solo a una certa distanza assume il suo senso e il suo realismo. Per il pubblico
del tempo, giudicare la bravura di un pittore significava analizzare da vicino il livello di
precisione nella stesura dei colori, Aspetto che manca nel quadro di Manet. Il nuovo stile
del pittore suscitò entusiasmo tra i giovani impressionisti che ammirarono la possibilità di
usare i colori in libertà, senza dover creare prima una forma e poi conferirle un colore.
OLYMPIA: Fu il secondo grande scandalo compiuto da Eduard Manet, dopo colazione
sull'erba. Esposto al salon del 1865, fu anch'esso molto criticato. Siamo di fronte ad un
nudo femminile, ma anche se l'artista prende spunto dal tema della Venere sdraiata, in
questo caso cade qualsiasi riferimento mitologico-classico. L'opera rappresenta Olympia,
famosa prostituta parigina che si mostra con una sfacciataggine mai vista prima.La donna
estesa su un letto sfatto, il suo sguardo è diretto verso di noi. La sua nudità è accentuata
dagli oggetti che indossa; Ha le pantofole ai piedi, un laccetto al collo è un bracciale al
polso, ma per il resto è completamente nuda. Ha un vistoso fiore nei capelli e la mano
sinistra posata a coprire l'oggetto principale del suo mestiere, quasi a volerlo sottolineare.
Una serva di colore le porge un mazzo di fiori, molto probabilmente l'omaggio di un cliente
assiduo che forse attende d'essere ricevuto da dietro la tenda. Il dipinto di Manet è
realizzato con una tecnica di totale rottura con il passato. L'ambiguità dei passaggi tonali
Bianco su Bianco e Nero su nero rendono difficile un'immediata compressione
dell'immagine. La testa della serva e il gatto nero ai piedi della donna quasi si perdono
nello sfondo scuro. Non a caso Manet rappresentò un gatto nero che, nella mitologia
antica, veniva considerato il messaggero usato dalle streghe per comunicare con il
diavolo e che qui si riferisce alla peccaminosa professione della donna. Con Olympia,
Manet rielaboro il tema tradizionale del nudo femminile, sconvolgendo lo senza
compromessi. Questa profanazione del Nudo ideale che era uno dei concetti cardine della
tradizione accademica, Turbo la società dell'epoca. Un sostenitore illustre di quest'opera
fu Emile Zola, scrittore francese che scrisse in sua difesa un testo intitolato a Manet su
una rivista dell'epoca. Per ringraziarlo il pittore dipinse nel 1868 il suo ritratto con alle
spalle una stampa dell'Olympia.
Il Bar Delle Folies Bergère: Il bar delle folies-bergère rappresenta L'ultimo grande
dipinto di Manet, realizzato dal pittore quando ormai era molto malato è quasi invalido.
Venne esposto per la prima volta al Salon nel 1882 ed era ancora conservato nel suo
studio quando Manet morì nel 1883. L'artista qui è riuscito a catturare tutto il senso
effimero della vita moderna parigina e, allo stesso tempo, a creare un dipinto che con gli
anni entrò nei cuori delle molte persone che lo ammirarono. Questo dipinto rappresenta
l'interno vivace di una delle sale da concerto più importanti di Parigi, il Folies bergère.
Questo locale, celebre ritrovo della borghesia parigina, aprì i battenti nel 1869 e la sua
atmosfera è stata descritta dai contemporanei come un mix di gioia e svago per
dimenticare la noia e le seccature di tutti i giorni. In contrasto all'atmosfera Gioiosa si
pone la barista, rappresentata da Manet con uno sguardo enigmatico e innegabilmente
malinconico. Possiamo solo intuire i pensieri di questa ragazza, Forse stanca del proprio
lavoro, delusa dalla propria vita è preoccupata dal mondo ambiguo È inquietante degli
avventori del bar. Il Folies bergère Infatti era anche noto come il luogo di prostituzione è lo
stesso scrittore Guy de Maupassant descrisse le bariste che vi lavoravano come
“venditrici di bevande e di amore”.Manet conosceva bene il luogo e vi realizzò un certo
numero di disegni preparatori, anche se il lavoro finale fu dipinto nel suo studio. Molto
probabilmente è stato lo stesso artista a chiedere a una delle bariste di posare per lui.
Sappiamo solo che si chiamava Suzon, Ma quei suoi occhi malinconici ci dicono Molto più
di 1000 documenti, testimonianze ho parole. E l'immagine di sogni e speranze che ancora
oggi animano Tanti giovani in cerca della propria strada. Manet pesce delle modifiche
mentre dipingeva l'opera e ce lo ha dimostrato una radiografia della tela in cui possiamo
vedere che l'artista inizialmente realizzò la barista con le braccia incrociate sulla vita, con
la mano destra stretta attorno al polso sinistro. Questo gesto sottolineava ancora di più un
atteggiamento di protezione dall'esterno, ma anche insoddisfazione. L'imprecisione del
riflesso della cameriera spostato troppo a destra nello specchio, in inoltre ha dibattito.
Perché oltre a suzon i protagonisti dell'Opera sono lo specchio che ci riflette la vita
Gioiosa del locale e la natura morta sul bancone davanti alla giovane donna che ci
presenta oggetti comuni come bottiglie di champagne, liquori, una fruttiera di cristallo
piena di arance e un calice con dei fiori. Nello specchio intravediamo un cliente che si
avvicina a suszone e in questo momento capiamo che video Anche noi siamo protagonisti
del dipinto trovandoci idealmente nella stessa posizione del Signore con il cappello a
cilindro (si suppone che sia lo stesso Manet). Pubblico e critica trovarono inizialmente la
composizione di quest'opera inquietante. Il rapporto di Manet con l'istituzione artistica a
Parigi in effetti è stato molto difficile. Il pittore per seguir sempre un tipo donne che d'arte
stimolante e sovversiva, incoraggiando l'approccio ribelle del gruppo di artisti un po' più
giovani di lui che in seguito sarebbero diventati gli impressionisti. Eppure Manet si rifiutò
di esporre a loro fianco e mantenne sempre un legame con il mondo ufficiale dell'arte,
presentando i propri dipendenti negli annuali Salon parigini.
CLAUDE MONET
Il pittore francese Claude Monet è considerato il padre dell'impressionismo, Il nome
stesso di questa corrente artistica è legato ad una sua opera: impressione sole nascente.
La passione per l'arte di Monet si manifesta nell'adolescenza, da giovane Infatti si
dimostra abilissimo con le caricature che vende per poche monete. In questi anni incontra
eugène boudin artista già affermato che gli insegna le basi per dipingere la natura e gli
trasmetterà l'amore per la pittura en plein air. A 16 anni Monet Decide di partire per Parigi
con tele e pennelli è un po' di soldi, lì conosce curve con cui nasce un'intensa amicizia. La
prima esperienza parigina dura poco a 20 anni viene chiamato alle armi per il servizio
militare, chiede di essere inviato in Algeria ma dopo 2 anni si ammala di tifo ed è costretto
a tornare in patria. La famiglia consapevole che quella di Monet per l'arte non è
un'infatuazione passeggera paga un sostituto che prenda il suo posto al fronte e lo
sostiene nella sua nuova avventura a Parigi. Nel 1862 entra a far parte dell'accademia di
Charles Gleyre; A Parigi Monet si distingue oltre che per le capacità artistiche, per
l'eleganza, il carisma e il successo con le signore della città, pare che un giorno abbia
dichiarato “dormo solo con duchesse o domestiche preferibilmente con le domestiche
delle che le duchesse via di mezzo mi spegne subito”.
Ad una personalità così forte vanno strette le regole della pittura tradizionale così insieme
ad un gruppo di amici artisti Lascia l'atelier per dipingere all'aria aperta, ancora non lo
sapevano Ma quei giovani stavano per dar vita all'impressionismo. La prima mostra viene
allestita nello studio Parigino del fotografo nadar nel 1874 e Monet ha solo 24 anni, la
mostra è un fallimento, le opere degli impressionisti non vengono comprese e Raramente
sono acquistate. Monet però non si arrende e continua a dipingere, nel 1883 si trasferisce
con la seconda moglie e i figli nel piccolo paese di giverny per poter ritrarre la natura in
completa libertà. E nel 1889 che alla sua arte viene dato lo spazio che merita con una
mostra personale alla galleria Petit di Parigi. Monet dipinge tantissime serie, la scelta
delle serie deriva dalla filosofia dell'osservazione che anima la pittura di Monet. Le ninfee
è il lavoro che più di tutti racchiude la costanza, lo studio è la tecnica di Monet. Comincia
a lavorare a questo soggetto nel 1899, e vi dedicherà gli ultimi 27 anni della sua vita,
proverà a dipingere anche quando la cataratta lo renderà quasi cieco, concentrato a
ritrarre quel piccolo angolo del suo giardino con l'ambizione di catturare l'essenza della
natura.
“Seguo la natura senza poterla afferrare; questo fiume scende, risale, un giorno
verde, poi giallo, pome pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente.”

Sole Nascente:Uno dei dipinti più significativi creati dal pittore francese Claude Monet
è “Impressione, levar del sole”. Si tratta di un dipinto ad olio su tela delle dimensioni di 48
x 63 cm, realizzato nel 1872 e attualmente conservato nel Musée Marmottan Monet di
Parigi. Nel 1985 il quadro fu rubato, venendo poi fortunatamente ritrovato nel 1990.
Nel dipinto, viene raffigurato il porto di Le Havre all’alba, quando il Sole inizia a filtrare
attraverso la nebbia mattutina. Sullo sfondo, intravediamo delle navi che appaiono solo
come due ombre scure, mentre in primo piano, spicca una barca di pescatori che sta
tornando dalla pesca notturna. Possiamo notare come il cerchio del Sole rimanda alcuni
riflessi nell’acqua, mentre un insieme di gru e ciminiere fumose si intravedono in
lontananza.
Nel quadro, il colore del Sole è caratterizzato da un grado di luminosità pressoché
identico al cielo circostante (a differenza di quanto si verifica solitamente in natura). Si
tratta però di una caratteristica che sembra attribuire un carattere più fantastico e
soprannaturale all’aspetto della stella madre del Sistema Solare, facendo sì che esso
spicchi in modo molto più accentuato sullo sfondo del cielo rispetto quanto avrebbe
consentito una visione più realistica.Monet si ispira al movimento impressionista, tanto
che il quadro è stato scelto come un vero e proprio manifesto per questo movimento. Tra
gli elementi caratteristici che richiamano alla pittura impressionistica di quel periodo
sottolineiamo: la luce che svolge un ruolo predominante, l’uso del colore steso a tocchi e
macchie e la sensazione visiva che regala una nuova idea di definizione degli oggetti e
delle forme.
Nel quadro, l’artista utilizza da un lato i colori caldi come rosso-arancio e dall’altro quelli
denominati più freddi come verde-azzurro, che mettono in luce, in modo estremamente
attraente, il manto di nebbia mattutino, da cui spunta un timido Sole che delinea delle vere
e proprie lingue di fuoco sul velo azzurro del mare
Papaveri: Il 25 aprile del 1874 lui Leroy sulla rivista le charivari descrive con il termine
canzonatorio impressionista un'esposizione di opere d'arte curata a Parigi da un gruppo di
pittori che fino a quel momento si era definito semplicemente società anonima. Claude
Monet espone 12 tele a soggetto paesaggistico, tra cui papaveri; l'artista libera
definitivamente questa tipologia pittorica dall'obbligo della narrazione, non inserendovi
alcuna storia ma lasciando la natura come unica protagonista e le figure umane a fondersi
con essa come parte di un tutto in grado di sopravvivere sulla tela anche senza dover
raccontare alcunché. Uomini passeggiano in un campo Fiorito, in piena Armonia con
esso, tanto da esserne appena distinguibili. La rivoluzione impressionista è però evidente
soprattutto nella tecnica utilizzata da Monet per rendere i suoi paesaggi; scompare il
disegno, l'artista ritrae il suo soggetto accostando i colori l'uno, all'altro senza definire
alcun contorno, alcun dettaglio. Gli alberi non hanno foglie, i volti non hanno caratteri
fisionomici, le le penne non ma nell'occhio dell'osservatore che grazie alla sua memoria
mescola i colori nella propria mente elegge i soggetti. Non potremmo riconoscere come
papaveri quei rapidi e imprecisi segni di colore rosso se li guardassimo da vicino, ma e
riconosciamo allontanandoci e inserendoli in una visione globale dove l'impressione
diventa forma. Il volere dell'artista non è più quindi restituire allo sguardo dello spettatore
forme realistiche ma personali percezioni di una natura mutevole è quasi inafferrabile,
“tutti discutono della mia arte e pretendono di capire come se fosse necessario
capire, quando è semplicemente necessario amare”
Le Serie: M. inizia a dipingere diverse tele con lo stesso soggetto
● I Pagliai (fine estate del 1890)
● I Pioppi (1891)
in cui partendo dalla forma geometrica costante M. gioca sull'evoluzione stagionale delle
trame; mostra l'evoluzione dei colori e dei contorni legati alle diverse luci del giomo o delle
stagioni.
Nascono quindi le sue "serie"=
COVONI = + di 15 tele, soggetto principale della prima serie di opere di M., in cui l'artista
cerca di fissare sulla tela.
l'effetto provocato dalla luce sui covoni
• nei diversi momenti della giornata
• in diverse condizioni meteorologiche
lavorando anche con più tele contemporaneamente
PIOPPI =+ di 20 tele, alberi piantati lungo il bordo della palude di Limetz, sulla riva sinistra
del Epte a pochi chilometri da Giverny.
Anche in questo caso traduce
- l'istantaneità di un momento
- l'impressione provata davanti alla natura ...
una natura che rende sempre diversa
CATTEDRALE di ROUEN = Sicuramente la serie + nota =50 tele dello stesso formato,
dedicata alla facciata della CATTEDRALE di ROUEN in cui è evidente più che mai la vera
ossessione che M. sviluppò per l'osservazione del dato reale nei vari momenti della
giornata.
Monet rischio di impazzire nel tentativo vano di riprodurre la stessa luce, la stessa
impressione che aveva avuto giorni prima.
Per avere un punto di vista privilegiato affittò una camera d'albergo di fronte alla
cattedrale e Passò mesi ad osservare e dipingere.
RISULTATO = tanti dipinti dello stesso soggetto ma con diversi colori e sfumature a
seconda dell'ora del giorno e del tempo meteorologico.
IL SOGGETTO NON HA IMPORTANZA IN QUESTE TELE; Per cui il taglio con cui M.
ripete le sue vedute è indicativo delle sue intenzioni non documentarie.
La bellissima cattedrale gotica di Rouen col suo portale strombato, il grande rosone con
pinnacoli svettanti, gli apparati scultorei. Interessata al Pittore solo nella misura in cui
cavità è sporgente catturano e rimangano la luce; in queste tele ciò che l'artista Cerca è
la luce, soprattutto come questa riesca a modificare.
La "serie" della Cattedrale di Rouen rappresenta la divinizzazione della natura, esaltata
nella sua resa istantanea, M. è totalmente preso dalla sfida più grande che l'arte si sia
mai ripromessa:
rubare alla natura il segreto della sua mutabilità catturandone l'effetto di ogni istante
fissandone le peculiarità svelandone i misteri.
Stagno delle Ninfee: Sono circa 250 e Sono sparse tra musei e collezioni private di tutto
il mondo, hanno colori e formati diversi Ma hanno tutte lo stesso soggetto, sono le ninfee
di Claude Monet. Una serie di quadri dipinti del 1898; Le Ninfe sono la variazione sul
medesimo tema dei fiori acquatici del suo giardino a Giverny. Qui il pittore si trasferisce
per vivere la sua vecchiaia con la sua seconda moglie Alice, è proprio qui che nasce il
suo giardino in stile giapponese, influenzato dalla moda orientale di fine secolo.In mezzo
a tante specie di fiori locali ed esotici, si trovano un laghetto e un romantico ponticello;
questa veduta da cartolina costituisce il punto di partenza per la serie, infatti, in una prima
fase Monet si concentra sia sul giardino che sulle ninfee, colte nei più svariati momenti
della giornata è dell'anno per catturare le variazioni cromatiche annesse. Dal 1912, anno
in cui l'artista inizia a soffrire di cataratta, si apre una seconda fase, in cui i fiori diventano
protagonisti assoluti; lo sguardo si restringe su di loro, come lo zoom di un obiettivo, la
loro forma arriva a dissolversi, complice anche la malattia agli occhi, e di loro non
rimangono che incantevoli colori. Non è la prima volta che dipinge una serie, però le
ninfee hanno qualcosa di speciale, Perché costituiscono L'approdo del suo lavoro Di
ricerca pittorica di tutta una vita; il tema dell'acqua Incontra quello del cielo e si unisce la
passione del pittore per queste piante, le pennellate non disegnano contorni precisi, non
delineano forme nette ma vengono accostate per ricreare i giochi di Riflessi del cielo e del
Laghetto, I colori sono ravvicinati e non mischiati vicini, da vicino non si coglie nulla ma se
si guarda da lontano si riesce a cogliere la meraviglia. Le ninfee sono così care al loro
autore che egli decide di donarne 12 allo stato francese subito dopo la fine della prima
guerra mondiale, come messaggio di pace e speranza per il futuro. Alla sua morte infatti
queste Te le vengono esposte al Museo dell'orangerie di Parigi.
EDGAR DEGAS
Edgar Degas è uno dei più grandi artisti francesi, conosciuto come il pittore delle ballerine
è stato anche uno scultore e un disegnatore, tecnica nella quale eccelleva. Degas nasce
nel 1834 a parigi, in una famiglia ricca, suo padre dirigeva una banca e la famiglia
materna controllava una fiorente industria del cotone, per questo quando decide di
intraprendere la carriera artistica i genitori allestiscono un Atelier in casa. Si forma alla
scuola di Belle Arti di Parigi Ma la frequenterà per soli sei mesi per poi intraprendere un
viaggio in Italia dal 1856 al 1860 e arricchire le sue conoscenze artistiche. Sara l'amicizia
con Manet, incontrato al Louvre nel 1861 a convincerlo a entrare a far parte del gruppo
degli impressionisti. Viene annoverato tra gli esponenti di spicco dell'impressionismo. Pur
partecipando a numerose mostre con gli impressionisti Degas non amava dipingere en
plein air come facevano i suoi colleghi, tanto che un giorno dichiarò “Se fossi al governo
istituirei un reparto speciale della gendarmeria solo per tenere d'occhio gli artisti che
dipingono all'aperto i propri paesaggi". Anche i tratti distintivi della pittura di Degas non
Somigliano a quelli degli impressionisti come Monet, Cézanne o Renoir. Degas Infatti
dipinge essenzialmente ambienti chiusi ripresi da angolazioni insolite con pennellate
rapide e sciolte. Osservando le opere di Degas si Ha l'impressione che siano
testimonianze fedeli della realtà, in realtà Degas ritraeva le modelle singolarmente nel suo
Atelier per poi unire questi soggetti nell'opera conclusa. Lui stesso dichiarerà: nessuna
arte e meno spontanea della mia. Degas ama ritrarre soggetti femminili; ballerine,
lavandaie e sarte, Ciò nonostante i suoi colleghi artisti sostenevano che l'artista fosse
misogino. Non si sposò mai e a chi criticava questa scelta rispondeva " A che cosa mi
servirebbe una moglie?".
Tra gli altri soggetti ritratti da Degas vi sono gli ippodromi e i cavalli al galoppo; L'artista è
Infatti affascinato dal Movimento e dalla velocità, lui stesso spiegherà " non capiscono che
per me la ballerina non è che un pretesto per rappresentare il movimento?".
Nonostante avesse già esposto più volte al Salon di Parigi con un discreto successo,
Degas non sopporta l'establishment artistico dell'epoca, così quando i colleghi
impressionisti propongono di organizzare una mostra indipendente, fin da subito dà il suo
sostegno all'iniziativa.
Degas partecipa a 6 delle 7 mostre organizzate dagli impressionisti, in una di queste
espone la sua scultura danzatrice quattordicenne, assolutamente innovativa per l'epoca
sia per la scelta dei materiali che per il soggetto ritratto, una ragazzina magrissima. Molti
critici bolla Rono l'opera come un orrore, oggi è considerato un capolavoro che ha dato
avvio alla scultura in senso moderno. Degas negli ultimi decenni dell'Ottocento è ormai un
artista affermato, espone con successo a New York nel 1886 e nel 1905 le sue opere
sono in mostra a Londra. Ciò nonostante la morte del suo amico Manet sopraggiunta nel
1883 unita a un grave problema che lo priverà quasi del tutto della vista, lo spinge a
ritirarsi a vita privata. Muore a Parigi nel 1917 all'età di 83 anni.

Lezione di danza: Edgar Degas amava ritrarre danzatrici, Infatti il suo interesse
era quello di rappresentare il comportamento della luce su soggetti in movimento.
L'occasione per studiare dal vero luce della danza fu concessa a Edgar nel 1867
da un amico che lavorava al Teatro dell'Opera di Parigi. La scuola di danza è
un'immagine che ritrae un momento delle prove dietro le quinte, nei dipinti di
Degas le ballerine sono studiate e ritratte mentre interpretano diverse posizioni;
nel dipinto le danzatrici si riposano e si sistemano tutù e scarpette.
Al centro del gruppo si trova l'anziano maestro che attende di riprendere la
lezione. Diversamente dagli artisti che preferivano lavorare all'aperto come Monet
e pissarro, Edgar Degas Compose in studio il dipinto. L'opera fu preceduta da
molti schizzi e disegni Annotati dal vero e Che fecero da base al dipinto finale.
L'intero dipinto è dominato da un colore di fondo neutro, tendente all'ocra che
Identifica il palcoscenico. Le pareti poi sono colorate di un verde molto chiaro e
poco Saturo, su questi colori spiccano nella fascia centrale, i tutù Chiari delle
ballerine. I colori più saturi sono riservati ai nastri che stringono la vita ed i capelli
delle ragazze. L'inquadratura del dipinto è ispirata a quelle fotografiche, la
fotografia era infatti in ascesa a Parigi come in tutto il mondo, e Degas si ispirò ai
tagli fotografici. Le figure vengono quindi dipinte tagliando alcune loro parti con i
bordi del Piano pittorico. In questo modo L'Osservatore già abituato ad osservare
le immagini fotografiche, ottiene un impressione di maggior immediatezza; il
dipinto Infatti acquista una componente di istantaneità quasi casuale da reportage
fotografico.

La lezione di danza di Edgar Degas del 1873/1875 è il primo della serie delle
ballerine dipinte dall'artista. Questi era solito andare a teatro per guardare opere
poiché il padre era amante della musica. Degas però non era attratto dalla grazia
del ballo ma era affascinato dalle pose forzate dei corpi, dalla verità dei gesti e dai
loro corpi Instabili. Questa scena rappresenta una lezione di danza del signor
Pierro, il quale scandisce il tempo mediante il bastone e occupa il centro; la scena
si sviluppa in un ambiente in cui la resa spaziale e data dalle linee oblique del
pavimento, le quali favoriscono di poter guardare in profondità.
Il pittore Indossa i panni di uno spettatore, tuttavia non sembra invadere la scena
poiché le ballerine in primo piano gli danno le spalle. La giovane con il fiocco giallo
si gratta la schiena con un gesto distratto, quella con il fiocco verde è impegnata a
sventolarsi con il ventaglio, infine una fanciulla che si tocca l'orecchio. La
composizione presenta ballerini che danzano e altre che osservano.
La scena è illuminata da una luce che penetrando dal finestrone sulla destra, e
riflessa nello specchio e dona alla scena eleganza e leggerezza; Tuttavia Degas
dopo uno studio attento dei colori, Dona luminosità alla scena Grazie
all'accostamento di essi, evitando però di mescolarli e quindi utilizzando solo
colori puri. Tuttavia rispetto alla classica tecnica impressionista, in quest'opera
Degas non rifiuta il disegno prospettico, né l'abolizione del nero e Del Bianco in
quanto non colori. Capacità di Degas è quella di saper cogliere l'attimo di un
gesto, di una posa del corpo che presto verrà sostituito da un'altra successiva,
dando al quadro grande dinamicità. Il taglio di tipo fotografico, con il punto di vista
esterno alla tela e alcune figure che fuoriescono dall'inquadratura. Degas decide
di raffigurare una scena non conclusa all'interno della cornice del dipinto del
dipinto stesso, ma che invece si estende al di là della tela, permettendo Dunque
allo spettatore di prendere parte ad una lezione del 1873. La lezione di danza di
Degas è conservata al museo d'orsay di Parigi.

L'assenzio:L'assenzio, forse il più celebre dipinto di Degas, è ambientato al caffè


Nouvelle athènes, uno dei luoghi di ritrovo prediletti dagli impressionisti. La composizione,
che in questo caso è più corretto definire inquadratura (per l'analogia con la ripresa
fotografica), evolutamente squilibrata verso destra, quasi a dare il senso di una visione
casuale. L'immagine invece è costruita in modo vigoroso, come evidenzia la prospettiva
obliqua secondo cui sono orientati i tavolini. Il punto di vista è quello alto e decentrato di
un ipotetico osservatore, che stando seduto a un altro tavolino, può cogliere la
naturalezza di ogni gesto. I due personaggi rappresentati sono una prostituta, agghindata
in modo vistoso davanti la quale è il bicchiere verdastro dell'assenzio, che dà il titolo al
dipinto, è un clochard, il tipico barbone parigino dall'aria burbera è trasandata. Entrambi
hanno lo sguardo perso nel vuoto, pur essendo seduti accanto sono fra loro lontanissimi,
quasi a simboleggiare quanto la solitudine possa renderci estranei e incapaci di
comunicare.
Vitale l'atmosfera del locale è pesante, come lo stato d'animo dei due avventori
imprigionati in uno spazio squallido di cui l'artista ci rende una descrizione
impietosamente realistica.

Quattro ballerine in blu:Quattro ballerine in blu, noto anche come Quattro ballerine
dietro le quinte del 1898, è uno degli innumerevoli pastelli che Degas realizza nell’ultima
parte della sua carriera, quando la pittura a olio sembra non interessarlo più. I soggetti più
ricorrenti si ispirano all’intimità delle ballerine o a scene di toilette femminile. Il taglio
prospettico della scena è estremamente anticonvenzionale, in quanto il punto di vista è
molto alto, come se l’artista fosse affacciato da un palco. I profili dolci ma sicuri, condotti
senza pentimenti, delle giovani danzatrici sono composti lungo le due diagonali
geometriche del foglio, con un rigore tutt’altro che casuale, ulteriormente marcato dagli
azzurri accesi dei costumi di scena. La plasticità dei corpi femminili, poi, è resa mediante
un fitto incrocio di tratteggi, la cui sovrapposizione suggerisce il senso del volume: un
volume nuovo e vivo, che fa presupporre l’illusione del movimento. «Amava il corpo
umano come un’armonia materiale», scrisse di lui Baudelaire, «come una bella
architettura con in più il movimento».

RENOIR
Pittore francese Pierre auguste Renoir è considerato uno dei massimi esponenti
dell'impressionismo, le sue opere sono uno specchio della vita bohemien del fine 800, pervasa da
gioia di vivere, povertà e amore per l'arte. Per bohemien si intende lo stile di vita anticonformista
di artisti, scrittori e musicisti europei di fine 800, che vivevano nei quartieri poveri della capitale,
rifiutando i valori in posti dalla società del tempo. La passione per l'arte e la promiscuità sessuale
e l'abuso di alcol e droghe spesso accompagnavano la loro esistenza. Sarà l'opera di Giacomo
Puccini "La Bohème" a rendere immortale questo movimento.
Renoir dimostra di amare l'arte fin da bambino, così il padre lo indirizza alle decorazioni delle
porcellane per permettergli di esercitare il suo talento. A 21 anni entra all'Ecole des Beaux-Arts
(ecol d bos art) dove conosce Alfred Sisley, frédéric Bazille e Claude Monet. Questi giovani artisti
decidono di abbandonare la pittura in studio per andare a dipingere all'aperto per catturare
l'essenza della luce e dei colori; spessore noir trascorreva intere giornate in compagnia di Monet
con i cavalletti affiancati per riprendere lo stesso paesaggio e poi confrontare le opere una volta
ultimate. C'è anche Renoir tra gli artisti che il 15 aprile del 1874 esposero le loro opere nella
mostra allestita presso la galleria del fotografo Nadar a Parigi, dando vita ufficialmente
all'impressionismo.
La giovinezza di Renoir è segnata dalle ristrettezze economiche, da amicizie intense e dalla
compagnia di voluttuose modelle (carnali, lussuriose). Renoir riuscirà a cogliere le energie di
questi corpi giovani e dalle forme generose nelle sue opere, che sono un Inno alla gioia di vivere
e alla spensieratezza.
Nel 1890 Renoir sposerà proprio una delle sue modelle, Aline Victorine Charigot che aveva
conosciuto nel 1880; da lei avrà tre figli e il secondo, Jean, diventerà un famoso regista. Renoir
ritrae Aline in molte delle sue opere più famose, nel dipinto La colazione dei canottieri è lei la
graziosa ragazza con un cagnolino tra le braccia.
L'artista, nonostante frequenti altre donne e amanti, resterà sempre legato a sua moglie; si
racconta che un giorno contemplando l'amata in posa, Renoir lasciò cadere in terra il pennello
dichiarando: "perché stancarsi, quando ciò che vorrei realizzare esiste già?".
È negli anni della maturità che Renoir ottiene il successo meritato, tanto che nel 1900 venne
insignito della Legion d'onore, Massimo riconoscimento della Repubblica francese.
Renoir continua a dipingere anche quando ormai, vecchio e colpito da artrite reumatoide, è
costretto su una sedia a rotelle; Per realizzare il suo ultimo capolavoro, le bagnanti, si fa legare il
pennello al polso perché non gli cada dalla mano ormai malferma.
"Per me un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già
abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è
difficile fare ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo
allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio."-Pierre Auguste Renoir.
IL DISEGNO:
Pur dimostrandosi fin dall’inizio molto insofferente verso l’ambiente culturale che gravitava intorno
alla Scuola di Belle Arti, Renoir accetta di buon grado lo studio del disegno e, pur non arrivando
mai alla straordinaria capacità di sintesi di Degas, consegue presto risultati di grande freschezza
e intensità, soprattutto nella seconda parte della sua produzione (quella successiva al viaggio
italiano del 1881).
Nel Ritratto di Séverine, l’artista rappresenta Caroline Rémy una delle prime giornaliste francesi,
che si firmava con lo pseudonimo di Séverine. La giovane donna è ritratta in posa frontale, la
testa lievemente inclinata a sinistra, con indosso un abito accollatissimo che ne fascia
morbidamente le forme.
La tecnica utilizzata per la figura, con tratteggi finissimi e ampio uso dello sfumato (soprattutto nel
volto e nelle decorazioni floreali dell’abito), è assai diversa da quella per lo sfondo, che si limita a
pochi tratti di pastello grigio-azzurro.

LA GRENOUILLÈRE
Renoir e Monet, pur avendo gusti e formazione diversi, sono accomunati da una fraterna
amicizia. Nell’estate del 1869 i due pittori si recano insieme a Bougival, un pittoresco villaggio in
riva alla Senna, nei pressi di Parigi. La maggiore attrattiva naturalistica del luogo era costituita
dall’isolotto di Croissy attrezzato con un ristorante all’aperto, allestito su uno zatterone
ormeggiato alla riva, e con alcuni stabilimenti balneari immersi nella vegetazione. L’intero
complesso, dove si svolgevano anche piccoli concerti e feste da ballo, era noto con il nome
scherzoso di Grenouillère, che significa letteralmente «stagno delle rane» ma che, nel francese
parlato, sta anche a indicare un luogo ove si riuniscono tante ragazze desiderose di
divertirsi.Renoir e Monet collocano dunque i propri cavalletti uno accanto all’altro e in poche ore
ciascuno realizza la propria Grenouillère. Il dipinto di Monet è oggi conservato al Metropolitan
Museum di New York, mentre quello di Renoir, di formato leggermente più piccolo, si trova al
Nationalmuseum di Stoccolma.
L’analisi parallela delle due opere consente di capire meglio il diverso modo di “essere
impressionista” di ciascuno dei due artisti. Il punto di vista è pressoché il medesimo, ma diversa è
l’attenzione che essi pongono alla scena. Mentre Monet privilegia l’immagine d’insieme,
allontanando prospetticamente l’isolotto centrale, Renoir è più sensibile alle presenze umane che,
pur nella vaporosa indeterminatezza delle piccole e veloci pennellate, appaiono comunque
meglio definite di quelle dell’amico. Le figure di Monet, infatti, sono tratteggiate in modo più
sommario, allo stesso modo delle piante e del resto della natura circostante, con la quale
appaiono anzi in perfetto equilibrio. L’attenzione di Monet, dunque, rimane sempre estremamente
sintetica.
Dove entrambi gli artisti hanno dato il meglio di sé è però nella rappresentazione della mobilità
dell’acqua e dei mille riflessi che la colorano. Monet usa pochi colori dati a pennellate orizzontali,
individuando le zone di luce e di ombra con bruschi cambiamenti cromatici, come ad esempio
intorno alle barche e all’isolotto centrale (ombre) o in prossimità della riva opposta (luce).Renoir,
invece, adotta una pennellata più minuta, frammentando la luce in piccole chiazze di colore e
conferendo all’insieme una sensazione di gioiosa vivacità. La sua Grenouillère è indubbiamente
più festosa, mentre l’interpretazione che ne dà Monet è forse meno appariscente ma più attenta
al dato naturale e alla distribuzione della luce.La piacevolezza del luogo affascina entrambi gli
artisti e li induce a tornare anche successivamente alla Grenouillère, come testimoniato da un
altro dipinto di Renoir con lo stesso soggetto conservato a Mosca. In questo caso Renoir
concentra l’attenzione sulla piccola folla variopinta accalcata lungo la riva della Senna, nella
tremula luce che filtra attraverso le fronde degli alberi.

MOULIN DE LA GALETTE:
Ballo al Moulin de La galette fu realizzato nel 1876, fu eseguita dopo vari mesi di lavoro nello
studio, questa è una delle due versioni della celebre tela.
rappresenta una delle opere più importanti nella produzione dell'artista. Renoir, come gli altri
artisti del movimento, si interessò alla pittura en plein air, ma a differenza degli altri impressionisti
conservo sempre una particolare preferenza per la figura umana.
Il quadro, molto probabilmente, non fu eseguito all'aperto perché la sua dimensione, che
raggiunge quasi 2 metri di larghezza, lo avrebbe reso molto difficile; ma quello che conta è la sua
ispirazione, che tutta volta alla rappresentazione della luce e del reale. Il dipinto è firmato e datato
dal pittore in basso a destra.Il pittore celebra con straordinaria Grazia e sensibilità la
spensieratezza e la gioia semplice dei balli domenicali; questi iniziano alle 3 del pomeriggio e
finiscono a mezzanotte, alla luce dei lampioni a gas le cui bocce bianche dominano la parte
superiore del quadro.Esso è al Moulin de La galette, un luogo di ritrovo nel quartiere di
Montmartre, frequentato dai Parigini alla fine dell'Ottocento. Renoir, come un'istantanea, fissa un
momento di divertimento e spensieratezza, durante il quale le persone e le coppie presenti
ballano al suono dell'orchestra; bevono, chiacchierano e ridono. Uomini e donne sono vestiti in
modo elegante ma semplice.
Ci sembra quasi di sentire il chiasso gioioso, reso tale anche dal sole che filtra attraverso le foglie
e i rami, creando un gioco di luci e ombre contrastanti. L'ambiente è molto semplice, senza
fronzoli lussuosi, vediamo solo alcune panchine da giardino, una sedia di legno e i tavoli senza
tovaglia, come quello sulla destra sul quale sono appoggiati bicchieri e bottiglie. Per il gruppo di
giovani che siedono intorno al tavolo in primo piano e per i danzatori, posarono molti amici di
Renoir; tra essi si riconoscono le sorelle estelle & Jeanne Margot, Franc Lami, George Riviere,
Marguerite Legrand e Pedro Vedel (i due ballerini a sinistra). Il ballo al Moulin de La Galette è
rumore, risate e movimento in un'atmosfera spensierata. È un'opera in cui Renoir seppe cogliere
un frammento di vita parigina.
Un'altra versione del dipinto è stata acquistata da un magnate giapponese nel 1990.

COLAZIONE DEI CANOTTIERI


Il dipinto rappresenta una colazione nella veranda di un ristorante sulla Senna, dove alcuni
sportivi, dopo aver vogato in canoa, si concedono il meritato riposo e discorrono insieme agli
amici. La luce Chiara del primo pomeriggio estivo, filtrata dal tendone, inonda la scena di Riflessi
Rosati, ai quali fa da contrasto cromatico lo sfondo verdastro della vegetazione. L'attenzione di
Renoir, si concentra soprattutto sui colori, dalla cui sapiente è giusta posizione prendono corpo i
volumi e la prospettiva. I volti delle ragazze sono tratteggiati per zone di colore, le labbra, gli
occhi, il naso, i capelli e i cappellini. Non vi è traccia di disegno, ma le forme emergono
ugualmente, chiare e distinte. L'atmosfera che ne deriva è di una grande naturalezza, resa ancor
più viva dal gioco di sguardi che lega tra loro i personaggi. L'apparecchiatura della tavola, infine,
costituisce un dipinto nel dipinto; Renoir raffigura una superba natura morta, in cui alla leggerezza
delle bottiglie e dei cristalli, fa riscontro la massa compatta della frutta e della botticella di cognac,
mentre le briciole di pane e il tovagliolo lasciato sulla tovaglia rimandano a un naturalismo
stupefacente.

IL POST IMPRESSIONISMO
Il post-impressionismo non è una vera e propria corrente artistica, la definizione viene usata
convenzionalmente per indicare le diverse esperienze pittoriche che nascono e si sviluppano
dopo l'impressionismo a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento fino agli anni del 900. Il termine
viene coniato dal critico d'arte Roger Fry in occasione di una manifestazione pittorica che si
svolge a Londra nel 1910, nella quale vengono esposte opere di Paul Gauguin, Paul Cézanne e
Vincent Van Gogh. Come gli impressionisti, anche i post-impressionisti credono nella necessità di
rispettare la verità e di essere Fedeli alla natura, ma mentre per gli impressionisti la libertà del
pittore consiste nella possibilità di rappresentare, dosando luce e colore, l'impressione di un
attimo; i post impressionisti vogliono rappresentare la natura in modo sempre più soggettivo.
Surat ad esempio, con il pointillisme, rappresenta il reale in modo del tutto inedito. Mentre
Gauguin ritiene che il reale possa essere rimpiazzato da simboli, o addirittura completamente
escluso dando vita a una pittura che ha il solo scopo di inviare messaggi a chi La osserva. Scopo
raggiunto con l'astrattismo agli inizi del ventesimo secolo. Possiamo quindi dire che l'obiettivo del
pittore post-impressionista è quello di comunicare con lo spettatore senza preoccuparsi troppo
della riproduzione.
Con la definizione post-impressionismo non si vuole indicare una corrente artistica ben precisa,
bensì un insieme di esperienze figurative sorte in contemporanea o dopo l'impressionismo.
Innanzitutto la fotografia era già da qualche anno a disposizione degli Artisti ed era un metodo
per rappresentare la realtà in maniera perfetta, da qui si ha una svolta epocale, ovvero L'arte non
è più impegnata Nella riproduzione della realtà bensì si concentra sulla comunicazione. Certo
anche nei secoli precedenti l'arte voleva comunicare qualcosa ma adesso la realtà è la sua
riproduzione passano in secondo piano.
Henri de toulouse-lautrec è considerato l'ultimo impressionista, soffrire di una malattia genetica
rara che gli causò una crescita ridotta del corpo, condusse una vita al limite frequentando locali
notturni e abusando dell'alcol, e dopo una vita vissuta appunto al limite si spense all'età di 37
anni. Lascia un segno incisivo e aggressivo, amava disegnare la gente comune e la vita notturna
Perugina senza però darne un giudizio morale, anche lui era affascinato dal giapponismo, Infatti
collezionava stampe giapponesi. Il suo colore, dato senza Chiaroscuro, e la sua libertà di
composizione prospettiva lo avvicinano ad un Medium espressivo davvero particolare, ovvero
quello della Fish, il manifesto pubblicitario.

PAUL CÉZANNE
Paul Cézanne è stato un pittore francese considerato uno dei grandi artisti del diciannovesimo
secolo, le sue origini sono italiane e la sua famiglia proveniva infatti dal Piemonte e aveva
cognome Cesana, poi francesizzato in Cézanne.
Nacque in una famiglia ricca, il padre Luis August è un imprenditore di successo.
Il confronto con il genitore, uomo sicuro di sé autoritario e conservatore, lascerà il segno nel
carattere dell'artista, rendendolo insicuro è irascibile. Il padre pur non apprezzando la scelta del
figlio di diventare artista, gli permetterà di frequentare le migliori scuole di Francia e lo aiuterà
economicamente, assegnandogli un modesto assegno mensile. È al collegio Bourbon che nel
1852 Cézanne stringe una lunga amicizia con il celebre scrittore Emile Zola. Ha 22 anni Cézanne
si trasferisce a Parigi, capitale dell'arte Europea, li conosce Pisanu e comincia a frequentare il
caffè Guerbois, luogo di ritrovo di quelli che sarebbero diventati impressionisti. Fu così che si
esann si trovo a partecipare alla prima mostra impressionista, nello studio del fotografo nadar a
Parigi nel 1874.
Del resto il modo di dipingere di Cézanne era molto innovativo per l'epoca e la critica officiale
guardava alle sue opere con sospetto. Cesana infatti non voleva limitarsi a rappresentare la
natura così come la vedeva, ma voleva rappresentarla per come era, sforzandosi di coglierne
l'essenza eterna.
Questa sua incessante ricerca, sarà il d'ispirazione all'amico Zola per la stesura del romanzo
"L'Oeuvre", che racconta di un artista alla fallimentare ricerca di un nuovo modo di fare arte.
Cesano quando legge il libro si offende profondamente e decide di tagliare per sempre i rapporti
con l'amico. Cesana non doveva avere un carattere semplice, non amava essere toccato e
quando ritraeva qualcuno lo costringeva a sedute di posa Che duravano giorni senza che l'artista
ammettesse cali di concentrazione. Ciononostante sarà proprio una delle sue modelle, Hortense
Fiquet, a diventare sua moglie. Con la morte del padre, avvenuta nel 1886, Cézanne diventa un
uomo ricco. Stanco della vita parigina, nel 1891 si trasferisce ad Aix-en Provence (ais en
provans) per proseguire la sua ricerca artistica nella Quiete della campagna, dedicandosi al ciclo
delle bagnanti. Cézanne morirà nel 1906 In circostanze particolari, tornato a casa da una
sessione di pittura viene sorpresa da un temporale e cade a terra perdendo i sensi, verrà
soccorso e portato a casa ma si ammalerà gravemente morendo qualche giorno dopo. Le opere
di Cézanne influenzeranno profondamente gli artisti successivi, da Picasso a Modigliani. Ad un
anno dalla sua morte, al Salon d'automne, gli viene dedicata un'imponente retrospettiva
commemorativa, secondo molti e con questa nostra che prende vita il cubismo.
"Ho voluto legare le linee sfuggenti della natura"- Paul Cézanne.
IL DISEGNO
Il disegno di Cézanne è deciso, sempre realizzato con linee ondulate che si sovrappongono nel
delimitare i contorni, mentre un tratteggio rapido indica le zone in ombra e modella i volumi.
Talvolta al disegno a matita si aggiungono delle macchie d'acquarello. Gli acquerelli, preparatori
per un dipinto a olio o studi fine a se stessi, si basano sul sottostante disegno a matita (che
individua la geometria complessiva dell'insieme) nonché sulla tecnica che vede vari strati di
trasparenze colorate sovrapposti l'uno all'altro solo dopo che la pennellata sottostante si sia già
asciugata. In tal modo si impedisce ai colori di mischiarsi mentre la loro sovrapposizione dà luogo
a vari piani che determinano la profondità spaziale. Cézanne lascia che si veda il bianco del foglio
quando vuole evidenziare quelle parti colpite direttamente dalla luce e spesso le masse non
vengono neppure completamente rifinite, bastando il colore già dato a indicarne percettivamente
la forma.

LA CASA DELL'IMPICCATO
L'opera, realizzata nel 1893, appare al pubblico nella prima mostra degli impressionisti celebrata
il 15 aprile 1874, organizzata dai giovani artisti del movimento, con scarso successo e molte
critiche. Come per tutti gli altri 163 dipinti esposti, anche per questo quadro la critica non è
benevola. Tuttavia, è la prima opera che Cézanne vende a un collezionista. Il dipinto è acquistato
durante la mostra dal Conte Doria di Torino che lo scambia con il nostro dipinto dei Signori
Chocquet. Questi lo vendono, successivamente, al Conte Isaac comando, che lo lasciò allo stato
nel 1911. Solo nel 1986 fu assegnato al museo d'Orsay. Il soggetto, di tipo paesaggistico,
raffigura una banale zona collinare scoscesa, con in primo piano una strada che sale verso
sinistra e sulla destra il grande tetto di una casa che lascia intravedere uno spigolo di muro con
una piccola finestra. A sinistra, vera protagonista della scena, una casa su più piani, testimoniati
dalle finestre sovrapposte sulla facciata alta e stretta e con una porta spostata a destra. Davanti,
un piccolo spiazzo che si raggiunge con una deviazione della strada principale che, raggiunto lo
spiazzo, prosegue verso la pianura, svoltando a destra. Due alberi spogli si elevano in un angolo
dello spiazzo, con i rami che puntano in alto in pubblico e che fanno intravedere un camino sul
tetto. Oltre i tetti, della casa a sinistra, un terrazzo collinare con degli alberi che si affacciano sulla
pianura sottostante dove c'è un centro abitato, il villaggio di Auvers-sur-Oise e, all'orizzonte, delle
colline con sfuocate case sparse.
In basso a sinistra, si può leggere la rara firma in rosso dell'artista. Dipinto nel periodo
impressionista, quando Cézanne è da poco aggiunto a Parigi ed entra in contatto con Camille
Pissarro che lo invita a dipingere en plein air e Lo invita a schiarire la tavolozza. Nonostante la
pennellata frammentata degli impressionisti, nel quadro si notano elementi di realismo e di
influenze romantiche, con un disegno semplice e con particolare cura dei dettagli e dei volumi
ricavati col solo uso dei colori. Realizzato con la tecnica dei colori a olio, stesi con pennellate
spesse, a tocchi e strati sovrapposti, per dare tridimensionalità alle case e all'erba, in parte con
l'ausilio della spatola. La composizione si presenta complessa, colline di costruzioni variamente
direzionate che guidano l'occhio dell'osservatore. Le due case, che occupano buona parte dello
spazio, sono sistemate in parallelo con la strada che sale verso l'alto a sinistra. Le case del
villaggio sottostante, la campagna e le colline in lontananza invece, sono disposti sui piani
orizzontali ravvicinati, mentre nessuna figura anima la scena. Cesana rifiuta le regole della
prospettiva tradizionale e ricava gli spazi e volumi secondo linee geometriche e masse di colori.
Usa lo spazio antistante la casa per fornire all'occhio, dopo avere visionato gli elementi in primo
piano, il percorso per raggiungere le case del villaggio e le colline in lontananza. I piani di
profondità sono creati con l'uso intercalato dei toni chiari e scuri, con i contrasti di luce e in
funzione della forma del paesaggio. I colori sono usati poco scuri, tendenti al grigio, con forti
contrasti e senza sfumature. Il dipinto, nonostante il titolo inquietante e misterioso, non racconta
una storia, non avendo notizie di atti estremi avvenuti in quella casa. L'atmosfera di tristezza del
dipinto, comprovata dagli alberi spogli e dalla totale assenza di figure umane, unite alla tonalità
coloristiche fredde contribuiscono a creare una sensazione di abbandono e a suscitare nello
spettatore un forte sentimento di solitudine.

I BAGNANTI
I bagnanti di Cézanne, mostra 10 giovani uomini in riva a un fiume mentre fanno un bagno o si
apprestano a tuffarsi. Più che per l'acqua, l'artista mostra interesse per la struttura del dipinto che
rivela una forte architettura e una decisa prospettiva. I personaggi si dispongono lungo la
superficie laterale di un cono ideale e con il vertice rivolto verso l'alto, o all'interno di esso. Il
solido geometrico è suggerito con immediatezza da l'inclinazione del giovane seduto a sinistra e
di quello all'estrema destra che corre per tuffarsi nell'acqua. La prospettiva è resa dalla riduzione
dimensionale dei personaggi nei piani arretrati, gli azzurri che rendono palpabile la presenza
dell'aria È la profondità, circondano i corpi, rinforzandone i Contorni e ne costituiscono le ombre.
Si tratta dello stesso colore del cielo e delle masse nuvolose, la compenetrazione di cielo, terra e
corpi è ulteriormente irrobustita dalla presenza dell'ocra e degli Aranci nei corpi di giovani, nelle
nuvole colpite dai raggi del sole, nelle rive del fiume. Tale trattamento del colore è ciò che
Cézanne chiamava modulazione, cioè un giusto rapporto dei toni che crea il modellato.

I GIOCATORI DI CARTE
Fu realizzato tra il 1890 e il 1895, oggi conservato al museo d'orsay di Parigi. Il tema della partita
a carte, Cézanne dipinge 5 differenti dipinti.
L'opera in questione rappresenta due uomini in un Bistrot che giocano a carte. L'immagine è
fortemente geometrizzata; il cappello, le braccia e il busto del giocatore di sinistra sono resi con
forme cilindriche; il tavolino è un semplice parallelepipedo e le braccia flesse dei giocatori sono
articolate a formare dei triangoli. Caratteristica principale delle opere di Cézanne E infatti la
rappresentazione delle forme reali mediante semplificazione, senza porre particolarmente
interesse alla narrazione di eventi o alla descrizione di stati d'animo. Le sue ricerche
influenzeranno in modo determinante la nascita del cubismo. Il formato del dipinto è quasi
quadrato, cosa che favorisce la creazione di una simmetria centrale rispetto all'asse verticale, per
cui le mani, le braccia e infine i corpi dei due giocatori sono speculari con un leggero scarto verso
sinistra rispetto al centro. L'opera trasmette un assenza di movimento che risulta in una
sensazione di sospensione temporale, effetto ottenuto Grazie all'impotenza dei due uomini e alla
massa del tavolino ,che posto centralmente, ha anche il compito di costruire lo spazio
tridimensionale attraverso le sue fughe prospettiche. Dal punto di vista cromatico Cézanne
utilizza in modo equilibrato colori caldi e freddi. Tonalità fredde di blu, verde e grigio per i due
giocatori e per l'ambiente in cui sono immersi; Rosa, arancio e marrone invece per il tavolino, le
maniche e i volti. Le pennellate sono ampie e regolari, e talvolta solitarie, come nel caso del
riflesso sulla bottiglia o del tratto che descrive L'occhio infossato del giocatore di destra.

LA MONTAGNA SAINT-VICTOIRE
Ogni pittore ha il suo luogo dell'anima, se hai è solo la città natale, una stanza della propria casa
ho un paesaggio noto fin dall'infanzia. Per Paul Cézanne è la montagna di Saint victoire, in
Provenza, quel posto speciale; essa diventerà il soggetto di numerose tele che risentono
dell'evolversi dello stile del suo autore. In una valle ricca di Casette alberi, immersa nella Quiete,
svetta questa montagna di roccia calcarea; Cézanne la conosce bene e la sua vista lo appaga e
rasserena, diventa quindi il soggetto privilegiato da dipingere. La tela si regge su una
composizione molto chiara è semplice, La Vallata è ridotta a fasce orizzontali di alberi e case,
ricondotte alla forma di stilizzati cubetti. Il monte, invece, si sviluppa in verticale e assume la
forma di un triangolo, tali forme non sono date dal disegno ma dal colore che steso con
pennellate irregolari, viene utilizzato nelle sue varie gradazioni per dare il senso di profondità. Per
la parte più bassa del dipinto, sono stati scelti i più caldi ocra e arancio, mentre le tonalità più
fredde della Azzurro, sono quelle scelte per la montagna. Un accostamento per nulla dissonante,
ma anzi armonioso. Il continuo lavoro sullo stesso soggetto, serve a Cézanne per raggiungere il
suo ideale di pittura, una pittura di sintesi. Egli Difatti cerca di semplificare le forme fino a ridurli a
figure geometriche, piane e solide. Solo così si può giungere all'essenza delle cose e capirne
quindi i loro aspetti costanti e fondamentali. Siamo agli esiti opposti raggiunti dagli impressionisti,
davanti a una pittura conoscitiva e analitica. Cézanne fa molti tentativi prima di trovare
l'angolazione giusta da cui dipingere la montagna, prima prova da casa di sua sorella, poi dalle
Cave di bibemus, poi trova ispirazione dalla sua casa ad in collina, da cui non cambia più punto di
vista, che viene mantenuto per 17 tele consecutive.

PAUL GAUGUIN
Paul Gauguin è uno dei più grandi pittori francesi: impressionista, posti impressionista, simbolista,
espressionista. Pare che nel suo percorso artistico Gauguin sia stato accostato a più correnti,
anche se in realtà non ha mai aderito del tutto a nessun gruppo. La biografia di Gauguin è legata
al viaggio e all'avventura fin dalla più tenera età. Quando Paul ha appena un anno di vita, il signor
clovis Gauguin decide di lasciare Parigi per trasferirsi con la famiglia a Lima in Perù. L'uomo
muore durante il viaggio e Paul trascorre l'infanzia con la famiglia materna in Sudafrica fino al
1855, quando torna con la madre in Francia. Quando compie 17 anni prende la via del mare e si
imbarca come marinaio sul Mercantile diretto in Brasile. È a 23 anni che il giovane Gauguin pare
riesca a trovare una certa stabilità, lascia la marina e si trasferisce a Parigi, diventa agente di
cambio e nel 1873 sì sposa. È in questi anni che comincia a dedicarsi all'arte dipingendo da
autodidatta. Paul Gauguin, verso il 1875 fa amicizia con il pittore impressionista Camille Pissarro,
grazie a lui si avvicinò al gruppo degli impressionisti Pur non condividendo lo stile. Le sue opere
Infatti non avranno mai quel dinamismo cromatico che caratterizza le opere impressioniste,
ciononostante parteciperà numerose mostre del gruppo. Lo stile pittorico di Gauguin è stato
accostato al cloisonnisme, per via Dei Contorni netti nelle figure che racchiudono colori compatti
in cui si evidenzia l'assenza quasi totale di chiaroscuri, il nome cloisonnisme evoca i
compartimenti di metallo che costituiscono la struttura delle vetrate nelle chiese, Ognuno dei quali
racchiude un colore diverso. Il crollo della borsa di Parigi del 1883 segnerà Una svolta nella vita
di Gauguin; rimasto senza lavoro inizia a girare la Francia e l'Inghilterra in compagnia del figlio
clovis, in cerca di fortuna Ma con scarso successo, così lascia il figlio e la famiglia e si imbarca
alla volta di Panama per andare a lavorare alla costruzione del canale. Dopodiché parte ancora
questa volta per la Martinica. I colori decisi, le linee nette e lo stile personale e primitivo di
Gauguin convincono nel 1888 Il mercante d'arte Theo Van Gogh, fratello di Vincent, ad offrirgli
uno stipendio di 150 franchi in cambio di un quadro al mese. Inoltre Teo Lo invita ad andare a
vivere con il fratello, Vincent, ad Arles in Provenza pagandogli l'affitto; Paul accetta, ma questa
non si rivelerà una scelta felice, egli non riuscirà mai a legare con Vincent e i loro dissapori
sfoceranno il liti tra cui quella che porterà a Van Gogh a tagliarsi parte dell'orecchio con un rasoio.
Irrequieto, polemico e sanguigno, Gauguin pare non amasse La diplomazia. In segno di sdegno
verso una società incapace di valorizzare le sue capacità artistiche, nel 1891 decise di partire per
Tahiti deciso a non tornare mai più. Due anni dopo oppresso dai debiti è costretto a farsi inviare
dalla moglie il denaro per tornare a casa, a Tahiti lascia una compagna poco più che tredicenne è
un figlio nato di un mese. Torna in Europa, non vi rimane allungo, saluta per l'ultima volta la
famiglia nel dicembre del 1893; organizza una vendita delle sue opere e con gli esigui ricavi parte
per la Polinesia nel 1895, in quest'isola lontana l'artista Gauguin pare trovare quella anima
primitiva che aveva sempre cercato nei suoi viaggi e questo lo si percepisce dalle sue opere. Per
quanto riguarda l'uomo, Gauguin continuerà a essere sanguigno, irrequieta e spesso triste;
morirà di sifilide nel 1903 a 56 anni.
IL DISEGNO
Dall'amico Emile Bernard, Gauguin apprende il cloisonnisme, la tecnica consiste nel contornare
con un marcato segno nero oggetti e personaggi dipinti e nel riempire lo spazio così definito con il
colore, a similitudine del cloisonné impiegato nelle vetrate gotiche multicolori e nell'oreficeria
medievale, in particolare negli smalti. La marcata linea di contorno assume dunque un forte
valore espressivo, contribuendo a mettere in risalto quel che viene dipinto e, anzi, e sostitutiva dei
valori spaziali di cui le tele di Paul Gauguin sono quasi del tutto Prive. Infatti il colore uniforme,
senza sfumature o variazioni di tono, rende piatto il dipinto. Gauguin, quindi, recupera, come
valore, la bidimensionalità della pittura che, a questo punto, può anche fare a meno di ogni
illusionismo prospettico, sia geometrico sia cromatico.

IL CRISTO GIALLO
La scena, ambientata nella campagna bretone, è dominata dal crocifisso ligneo della cappella di
Premiamo, ai cui piedi si trovano tre donne in preghiera, vestite con i tradizionali abiti bretoni. Il
paesaggio è costituito da un prato in discesa, interrotto da un muretto a secco, scavalcato da un
uomo; alcuni alberi che conteggiano i confini dei campi, per i quali si intravedono poche abitazioni
sparse sul declivio è in lontananza, le colline dai profili ondulati. Il crocifisso, che occupa quasi
interamente il formato verticale della te la, risulta leggermente decentrato verso sinistra e quindi
non assiale. La composizione è ordinata sulla diagonale obliqua, che sale dall'angolo sinistro,
prossimità del quale è dipinto il gruppo di donne, generando quindi una composizione
asimmetrica e sbilanciata. I colori utilizzati da Gauguin sono simbolici, ovvero evocano lo stato
d'animo dell'artista più che descrivere obiettivamente la realtà. Il giallo acceso del corpo di Cristo
si estende abbondantemente nel paesaggio, sui campi e sulle colline dal quale emergono le
chiome rosse degli alberi e qualche porzione di collina colorata di verde. Gauguin riduce al
minimo l'utilizzo delle ombre, che si intravedono solo sui corpi delle donne in primo piano,
lasciando così che le figure e le varie parti del paesaggio si ribelli no attraverso contrasti di colore
steso per campiture e linee di contorno più che per il loro volume tridimensionale. Con il giallo del
corpo di Cristo, viaggio con il quale l'artista si immedesima (come si può vedere da un autoritratto
realizzato l'anno seguente), Gauguin vuole simboleggiare il dolore umano; quella sofferenza
esistenziale che caratterizza anche la sua dignità.

AHA OE FEII
Le circostanze che hanno ispirato Gauguin nelle sue azione del dipinto sono riportate nel suo
libro Noa Noa: "sulla spiaggia due sorelle che avevano appena fatto il bagno, distese in
voluttuose atteggiamenti casuali, parlano di amori di ieri e di progetti d'amore di domani. Un
ricordo le divide: come! Gelosa?".
L'artista rappresenta un fatto a cui realmente aveva assistito. Sulla sabbia Rosa, nei pressi delle
acque, dove here i verbi e scintillii sono interpretati come chiazze di colore grigio, ocra, arancio e
nero, vi sono due fanciulle che si riposano.
Compostivamente sono l'una il rovescio dell'altra, le loro teste sono sui due estremi di una stessa
direzione. Una è distesa in pieno sole e l'altra è seduta sulla sabbia.
I loro corpi sono Fusi in un'unica matassa con patta per metà scura e per metà chiara. Al
perizoma rosso della ragazza sdraiata corrisponde la veste rossa con i fiori poggiata a terra di
fianco alla fanciulla seduta con in testa una ghirlanda, chiaro richiamo alle dee greche. La natura
circostante è raffigurata sinteticamente.
Tra le due donne vi è un dialogo muto in cui il tema principale è l'amore. L'amore di cui parla
Gauguin è strettamente collegato alla sensualità delle due figure, in questo modo il tema
dell'amore assume il significato di amore Arcano, primordiale.

DA DOVE VENIAMO? CHI SIAMO? DOVE ANDIAMO?


Fu realizzato nel 1987. Quest'opera a Tahiti in un momento molto delicato della sua vita, aveva
seri problemi al cuore, era sifilitico, era in lotta con le autorità locali e si sentiva isolato sia
fisicamente che artisticamente, inoltre Chi era da poco giunta notizia della morte della figlia
prediletta Alin, avvenuta pochi mesi prima. Questo suo profondo dramma esistenziale lo spinge a
creare un'opera di grandi dimensioni che vuol essere non solo una riflessione sull'esistenza ma
anche un compendio dei suoi studi, sia cromatici che formali degli ultimi anni. In merito a questo
dipinto lo stesso Gauguin scriverà: "prima di morire ho trasmesso in questo quadro tutta la mia
energia, una così dolorosa passione in circostanze così tremende, una visione così chiara e
precisa che non c'è traccia di precocità è la vita ne sgorga fuori direttamente". Dopo alcuni schizzi
preparatori Gauguin lavora al quadro giorno e notte per circa un mese, imponendosi un ritmo di
lavoro così frenetico che la sua già precaria salute ne risente pesantemente, ritenendo di non
avere più le forze per portare a termine il dipinto l'artista tenta il suicidio ingerendo arsenico ma la
dose è troppo forte e determina un immediato vomito che annulla l'effetto del veleno. I bordi
superiori della tela Stefano destra la firma e l'avatar di esecuzione, a sinistra il titolo su sfondo
giallo oro di un triangolo mistilineo. Nelle intenzioni dell'artista, infatti, il dipinto doveva suggerire
l'effetto di un affresco con gli angoli rovinati, realizzato su una parete d'oro. In una radura vi sono
12 persone, 6 animali e la statua di una divinità con le braccia sollevate. I personaggi sono
disposti secondo uno schema a doppia piramide in sequenza, che stabilisce dei rapporti
armoniosi tra le varie componenti. Queste, infatti , a una prima osservazione potrebbero
sembrare parti di episodi separati e in sé conclusi. L'ambiente circostante è costituito da alberi dai
tronchi E dai rami azzurri contorti; una linea blu segna l'orizzonte lontano e, allo stesso tempo, il
limite di uno specchio d'acqua e l'innalzarsi di montagna. Il verde, Il rosso, il giallo e l'azzurro
definiscono l'accordo cromatico del dipinto. Gauguin descrive in una lettera a un amico l'intera
opera. Alcuni significati simbolici risultano evidenti, Ad esempio la nascita, La vita e la morte
rappresentate rispettivamente da un bambino, da giovani donne e da una vecchia; altri sono
rivelati dalla lettera dell'artista. Tuttavia, le suggestioni in cui induce il dipinto possono benissimo
condurci a interpretazioni il più vicino possibile alla sensibilità di ognuno. Acciò siamo legittimati
proprio dal titolo che Gauguin volle dare a quest'opera emblematica e che ripropone i grandi
quesiti della storia dell'umanità. Le espressiva figura retta che coglie un frutto da un albero, la più
luminosa dell'intero dipinto, l'unica maschile in una narrazione tutta al femminile, può
rappresentare l'uomo che coglie il frutto prezioso è la parte migliore dell'esistenza, come pure può
rinviare al concetto ebraico-cristiano della caduta, del peccato. Il dipinto, Allora, cercherebbe la
sintesi tra elementi religiosi occidentali e credenze orientali. La vecchia è stanca e rassegnata,
che si regge sconsolatamente la testa con le mani, pare invece riflettere sulla vita passata, sui
rimorsi e rimpianti, le gioie e i dolori.

VINCENT VAN GOGH


Vincent Van Gogh è considerato ad oggi uno dei più grandi artisti di sempre, ma invita le sue
opere erano poco conosciute e apprezzate. Pare che abbia venduto un solo dipinto, oggi il suo
Ritratto del dottor gachet vale più di cento milioni di dollari. Pur essendo appassionato di disegno
fin da bambino, Van Gogh cominciò a dipingere solo verso i 30 anni. La vita di Van Gogh è
caratterizzata dal malessere psichico, non si sa con certezza quale fosse la malattia ma l'artista
soffriva di attacchi di panico e allucinazioni alle quali reagiva con atti di violenza e tentativi di
suicidio, seguiti da uno stato di torpore; il tutto aggravato dall'alcol.
Aveva un rapporto molto stretto con suo fratello Theo, mercante d'arte che per anni lo sostenne
economicamente, legame che è testimoniato dalle oltre 600 lettere che Vincent invio al fratello.
Nel 1879 Van Gogh si reca nelle regioni minerarie del Belgio per prendersi cura dei malati e
predicare la Bibbia ai minatori, decide di vivere come loro in povertà e dormendo in una baracca.
Gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori sono i soggetti preferiti da Van Gogh oltre ai numerosi
autoritratti, ai paesaggi, ai dipinti con cipressi e alle rappresentazioni di campi di grano e girasoli.
Alcuni avvicinano allo stile di Van Gogh l'impressionismo, ma nelle sue opere non descrive la
realtà dal suo punto di vista, la realtà diventa una creazione è una rappresentazione dell'io
interiore dell'artista. Per questo è considerato un pioniere dell'espressionismo. Su consiglio del
fratello Theo, Van Gogh si trasferisce ad Arles nel sud della Francia, per vivere con il pittore Paul
Gauguin ;Non fu un rapporto facile, pare che un giorno Van Gogh in seguito Gauguin in strada
con un rasoio minacciandolo. Ma la situazione degenerò del tutto quando, ubriaco, Vincent lanciò
un bicchiere contro l'amico, quel giorno Gauguin decise di lasciare Arles. Nel 1889 Van Gogh, in
preda alle allucinazioni, si mozza con un rasoio metà dell'orecchio sinistro e lo spedisce a
Rachele, prostituta di un bordello che frequentava con l'amico Gauguin. I dipinti di Van Gogh
sono la rappresentazione dei suoi momenti in preda alla depressione e quelli di torpore.
Van Gogh muore a soli 37 anni per un colpo di rivoltella, probabilmente autoinflitto, c'è però chi
sostiene che non si sia trattato di un suicidio ma, che sia stato un incidente; Secondo alcuni fu
colpito per sbaglio mentre vagava per i campi, da 2 ragazzi che giocavano con una pistola.
“Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c'è
qualcosa che non c'è nelle cattedrali”- Vincent Van Gogh.
IL DISEGNO
I primi disegni di Van Gogh hanno soprattutto la funzione di sperimentare tecniche grafiche,
anche se la scelta dei soggetti rispecchia inevitabilmente lo stato d’animo dell’artista.Con il
tempo, assieme all’affinarsi delle tecniche e alla padronanza dei propri mezzi espressivi, Van
Gogh realizza disegni che, nella loro essenzialità, ricalcano i modi della sua pittura.La Veduta con
il convento di Montmajour di Arles, un disegno a gessetto, matita e inchiostro steso con stili
giapponesi in canna di bambù, appartiene al momento più felice dell’arte di Vincent. Realizzato
nel 1888, l’inchiostro bruno viene impiegato ora in forma di trattini quadrangolari, ora di linguette o
di pallini, ora in cerchietti, infine in filamenti per indicare e rappresentare siepi, erbe schiacciate
tra i sassi, fiori, tratti di muro, orti e campi coltivati che si perdono in lontananza.
L’inchiostro bruno è rinforzato da tratti fitti, paralleli o radiali, di inchiostro nero per sagomare
tronchi di piccoli arbusti e chiome sfrangiate e rade di piante basse. Gli inchiostri seguono talvolta
le tracce della matita nera, talaltra ne divergono modellando le sagome di rocce e di edifici.Ogni
traccia di inchiostro deposto sulla carta concorre alla raffigurazione della pianura sassosa della
Crau (nei pressi di Arles), veduta in prospettiva dall’alto, in prossimità delle rovine dell’abbazia
benedettina di Montmajour (a sinistra). Lo spazio in profondità è filtrato da una grande roccia in
primo piano circondata e quasi assediata da cespugli e fiori. Essa, congiungendosi con l’edificio
conventuale in rovina e con altre emergenze rocciose, definisce un “vicino” organizzato lungo una
diagonale e che occupa i ¾ del foglio, e un “lontano” a cui è riservata una piccola superficie che,
però, la prospettiva dilata illusoriamente. La differenziazione nell’uso del materiale disegnativo e
l’invenzione delle molteplici forme dei tratti hanno soprattutto la funzione di ottenere una resa
grafica che non faccia rimpiangere il colore, ma, anzi, che del colore imiti ogni sfumatura. Anche il
formato del foglio, prossimo a quello di una tela, contribuisce all’ottimizzazione degli intenti di Van
Gogh che, nell’estate del 1888, cercava di risparmiare sul colore e sulla tela per poterne disporre
in abbondanza quando si fosse concretizzato il suo desiderio di creare una comunità di artisti
sotto il sole caldo del Meridione.

I MANGIATORI DI PATATE
Fu realizzato nel 1885, lo stesso artista in una lettera alla sorella descriverà questo tuo lavoro
come “ decisamente il migliore che abbia fatto”.
L'opera raffigura l'interno di una povera abitazione del villaggio di Nuenen,In cui una famiglia di
contadini dopo aver trascorso la giornata a lavorare duramente nei campi, si riunisce intorno a un
tavolo per consumare la cena. l'ambiente è illuminato dalla debole luce di una lampada a petrolio
appesa a una delle travi del soffitto Che si riflette sulle cuffie bianche delle donne, sulle tazzine di
caffè e sul magro pasto (le patate in un vassoio).Sulla destra, un'anziana signora, ricurva per le
fatiche di una vita intera ( accentuato dal suo sguardo basso e rassegnato che sembra guardare
le tazzine di caffè ma dà più l'impressione di essere perso nel vuoto), e intenta a versare il caffè
nelle tazzine mentre l'uomo alla sua destra le offre una patata. La donna a sinistra che con una
forchetta si serve dal vassoio, rivolge lo sguardo verso l'uomo accanto a lei. L'uomo Ha invece lo
sguardo perso nel vuoto e i suoi lineamenti sono imbruttiti dalla fatica e dalla rassegnazione
verso una sorte impossibile da cambiare. In primo piano, di spalle, un Ti tiene forse le mani giunte
al petto nell'atto di recitare una preghiera prima del pasto. Secondo alcuni, nascondendo nel
volto, Il pittore ha voluto in qualche modo salvare questa giovane fanciulla dal futuro difficile che
quasi certamente l'aspetta. Van Gogh chiarisce il messaggio che vuole trasmettere con il suo
dipinto dicendo “ ho voluto far capire che questa povera gente, che ha zappato essa stessa la
terra dove poi le patate sono cresciute.Il quadro Dunque evoca il lavoro manuale e lascia
intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non
vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole” .L'abitazione dei
contadini e misera, appena illuminata e arredata con il minimo indispensabile, oltre al tavolo e alle
sedie notiamo un orologio da muro, Una teiera, alcune posate contenute in un recipiente di legno
appeso in alto e la stampa di un crocifisso ( con cui Van Gogh vuole sottolineare l'intima sacralità
del pasto serale). Le scelte cromatiche che si orientano sui colori scuri risultano in una
monocromia Cupa che riflette un intento di crudo realismo. Van Gogh vuole rappresentare la
difficile condizione di vita dei contadini che fino a quel momento erano stati ritenuti indegni di
rappresentarsi elettrica, con la forza espressiva di chi ha assistito di persona a tali scene. Van
Gogh teneva moltissimo a quest'opera, tanto da sollecitare Teo che era un mercante d'arte a
promuoverla con incisività presso il pubblico. L'opera però viene accolta freddamente e anche
criticata da Anton Van Rappard, amico e collega del pittore.Questo quadro è il risultato di un
lungo studio da parte di Van Gogh e si reca al villaggio di Nuenen Per ritrarre quanti più
Agricoltori possibili, cogliendone soprattutto gli sguardi penetranti rivolti verso l'osservatore Ma
che lo trafiggono e lo oltrepassano.

AUTORITRATTI
Come molti altri artisti prima di lui,Vincent Van Gogh si è ritratto molte volte; esistono oltre 40
autoritratti del pittore, dipinti o disegnati, eseguiti in una decina di anni di lavoro. Ma fra tutti gli
autoritratti forse quello conservato al museo d'orsay è uno dei suoi più belli, se non addirittura il
migliore. L'opera risale ad un momento particolarmente difficile per Vincent: fu infatti realizzata
nel settembre del 1888 al manicomio di San Remy, piccolo comune della Provenza. L'artista vi
era ricoverato perché a seguito di una crisi di follia durata due mesi, tentò di uccidersi ingerendo i
suoi colori. Van Gogh si guarda allo specchio senza compiacimento, forse perché realizzare il
proprio ritratto è un gesto che può scatenare molte domande che possono andare a turbare
l'identità di un artista. Forse un ritratto implica sempre scavare un po' nella minima della persona
rappresentata, anche quando lo si fa su se stessi. Proprio su questa sera Van Gogh scrisse al
fratello Theo: “Noterai come l'espressione del mio viso sia più calma, che bene A me pare che lo
sguardo sia più instabile di prima”. E infatti la cosa che forse ci colpisce di più è l'occhiata
allucinata che il pittore ci rivolge: i lineamenti sono duri ed emaciati, il tuo sguardo, cerchiato di
verde, sembra rigido e angosciato. L'artista si rappresenta a mezzo busto, vestito con la solita
camicia da lavoro è una giacca Azzurra sopra di essa. Dominano l'opera i toni del verde e del
Turchese a cui si contrappone in maniera complementare l'arancione fuoco che caratterizza
barba e capelli.
L'artista ci appare fisso e immobile nel suo profondo disagio, Ma notate le pennellate distribuiti a
onde e spirali nei capelli, nella Barba del pittore e sullo sfondo: sono gli stessi arabeschi che
troviamo in altri dipinti dello stesso periodo, come ad esempio I Cipressi. Questo turbine di
pennellate sono il chiaro segno della perdita di orientamento di Vincent a causa delle sue gravi
crisi nervose.

VEDUTA DI ARLES
Il periodo trascorso ad Arles, nel sole del Mezzogiorno di Francia, fu per Van Gogh tra i più
fecondi. La sua tavolozza (cioè la gamma dei colori che usava) divenne talmente luminosa da
abbagliare.
La Veduta di Arles con iris in primo piano, eseguita nel maggio 1888, è, appunto, un ricordo del
tempo felice trascorso nel Sud della Francia.Lo schema prospettico del dipinto è tale da avere un
orizzonte alto e il punto di fuga a sinistra, all’esterno della tela. Ai giaggioli violacei in primo piano
fanno da contrappunto i gialli ranuncoli (come lo stesso artista fa sapere in una lettera). In tal
modo l’accostamento dei complementari esalta i valori di luminosità del dipinto. Il medesimo
effetto è cercato affogando i tetti rossi delle ultime case del paese, in prossimità dei campi, nel
verde degli alberi degli orti. Il cielo luminosissimo è dato dalla sovrapposizione del celeste, del
verde acqua e del violetto. Infine gli alberi in secondo piano, che formano un filtro vegetale tra il
paese e i campi inondati di fiori («un mare di giallo», aveva scritto Van Gogh all’amico Émile
Bernard), contribuiscono a cucire terra e cielo in una visione calma e unitaria. Il verde delle
chiome, infatti, si schiarisce lentamente per assumere la stessa colorazione del cielo che, a sua
volta, è richiamato dai tronchi verde acqua o celeste chiaro infissi nel giallo dei ranuncoli.

LA CAMERA DI VAN GOGH AD ARLES


All’essenzialità delle stampe giapponesi, alla totale assenza di ombre proprie e portate che
spesso ne caratterizzano i soggetti e le vedute degli interni si ispira La camera di Van Gogh ad
Arles. L’artista, che ne eseguì tre copie – una prima nell’ottobre 1888 e altre due nel settembre
dell’anno successivo. I muri sono di un violetto pallido. Il pavimento è a mattonelle rosse. Il legno
del letto e le sedie sono giallo burro fresco. Il lenzuolo e i guanciali verde limone chiarissimo. La
coperta rosso scarlatto. La finestra verde. Il tavolino da toeletta arancione, la bacinella blu. Le
porte lilla. Alcuni ritratti sulle pareti, e uno specchio, e un asciugamano, e qualche abito, di bianco
c’è solo la piccola nota dello specchio con la cornice nera. Accanto al giallo/viola , rosso/verde e
blu/arancione – che nel dipinto sono accostati per raggiungere il massimo grado di luminosità –
l’artista aggiunge quella che per lui è la “quarta coppia” di complementari, il nero/bianco. Per
Vincent «la vista del quadro deve riposare la testa, o piuttosto l’immaginazione». L’assenza di
figure umane non comporta che la camera sia vuota e inanimata, che anzi, invece, è parlante. Ci
sono gli ideali artistici di Van Gogh, i suoi vestiti appesi a un attaccapanni, i suoi occhi che
vedono ciò che ha sistemato con cura. C’è un suo autoritratto che, come un santo protettore,
veglia sul letto rifatto, sulla sedia che funge da comodino e sull’altra che lo aspetta per il riposo,
sulle povere cose essenziali ordinate diligentemente sul tavolo della toeletta, quell’ordine a cui
Van Gogh aspirava per “la testa” e per la sua stessa vita.

NOTTE STELLATA
In “notte stellata” van Gogh raffigura un paesaggio dal forte potere evocatore, in primo piano
svetta un oscuro cipresso mentre in una piccola valle si adagia un paese dominato dalla cuspide
di un Campanile e a destra prospera un oliveto. Sul fondo, le colline tagliano diagonalmente il
dipinto così che la maggior parte della tela è occupata dalla luna e dal cielo stellato. Il paesaggio,
a prima vista idilliaco e riconciliante, rimanda invece alle visioni romantiche di una natura
terribilmente grandiosa. Le colline non hanno un aspetto rassicurante ma sembrano minacciose
acque dilavanti, di cui le curve degli ulivi sono le frange più avanzate e ricorrenti. Il cielo pare
percorso da pericolose palle di fuoco trascinate nella corrente densa dello spazio che si modella
in onde vorticose. Per rendere l'apparente magia della notte stellata, van Gogh impiega una
particolare tecnica pittorica; il colore, di una consistenza molto fluida, è steso a piccoli tocchi
ravvicinati lasciando piccoli spazi vuoti da cui si intravede la tela che, in corrispondenza delle
stelle, ne simula il tremolio. In questo modo il dipinto assume un tono brillante, ma freddo al
tempo stesso, e restituisce l'atmosfera rarefatta della notte stellata.

CAMPO DI GRANO CON VOLO DI CORVI


Campo di grano con corvi è uno degli ultimi dipinti dell'artista e risale al luglio del 1890, poco
dopo per certi versi misterioso suicidio. Alcuni credono che mostri proprio il campo di grano in cui
Van Gogh si uccise. Il paesaggio che vediamo rappresentato è un frammento di campagna nei
pressi di Auvers, comune francese situato nel dipartimento della Val-d’oise nella regione
dell'ile-de-france, sulla sponda destra del fiume Oise. Qui si va oltre il mero dato reale. Il
paesaggio diventa un'espressione della disperazione dell'artista. Gli elementi naturali assumono
un aspetto Cupo e minaccioso. Il grano maturo non ondeggia dolcemente, Ma sembra scossa da
profondi Tremiti. Quasi un fuoco impetuoso che divampa al centro della tela. Il cielo è scuro,
attraversato da corvi neri che sembrano pugnalate di colore. Gli uccelli ci vengono incontro come
fossero portatori di un messaggio di morte. Anche la composizione ci inquieta. Non converge
verso l'orizzonte, ma è spinta con forza in primo piano verso noi spettatori da tre sentieri
accidentati. I due laterali compaiono fuori dalla fila mentre quello centrale è troncato. Ci sentiamo
quasi costretti, soffocati da Questo paesaggio. Van Gogh nei suoi ultimi anni di vita lavorò a un
ritmo forsennato, completando A volte uno o due dipinti al giorno. Lavorava anche nelle ore più
calde del giorno e alcuni studiosi sono arrivati a ipotizzare che parte della sua follia fosse
determinata da una forte insolazione. Il lavoro frenetico e continuo che vediamo riflesso in opere
come questa, in cui il pittore applica il colore con violenza. Non c'è alcuno sforzo fatto per levigare
la pittura e mescolare le varie tonalità. C'è solo un'esigenza Incontenibile di riversare sulla tela le
proprie emozioni.
MODERNISMO
È un movimento artistico che si sviluppa in Europa tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del
Novecento, con il modernismo abbiamo un interesse nei confronti di tutti i campi dell'arte, Come
per esempio quelli relativi alla decorazione degli interni e alla decorazione degli esterni. Le
costruzioni progettate erano non solo davvero singolari dal punto di vista stilistico e architettonico,
ma rappresentavano anche un'architettura molto elitaria. Il modernismo si distacca dagli stili
artistici classici di cui rifiuta i canoni tradizionali, gli elementi architettonici traggono spunto inoltre
da elementi naturali. Esso non è un vero e proprio movimento unico ma è un insieme di
movimenti diversi che hanno sviluppi differenti e diversi nomi a seconda dei luoghi. In Francia, Art
Nouveau, in Inghilterra Modern Style o Glasgow Style, in Germania Jugendstil, nei Paesi Bassi
Niewe Kunst e in Spagna modernismo. Anche in Italia abbiamo avuto una forma di Art Nouveau,
nominato come stile Liberty che però è arrivata in ritardo rispetto agli altri paesi europei. Questo
perché era occupata ad unire le tradizioni dopo l'Unità d'Italia e in più l'industrializzazione era più
indietro rispetto agli altri paesi europei. Ci troviamo negli ultimi decenni dell'Ottocento che assiste
alla seconda rivoluzione industriale, le campagne si spopolano a favore delle città e l'artigiano
subisce un duro colpo, sentendosi sostituito dalla produzione industriale. L'ambiente artistico
sente il bisogno di un cambiamento: i prodotti industriali appaiono privi di qualsiasi Valenza
estetica, sottomessa totalmente alla funzionalità. È qui che entra in gioco William Morris, pittore
decoratore e grafico; Egli non approvava questa produzione industriale; l'operaio deve produrre
oggetti utili, ma anche belli. Per lui l'arte si deve manifestare anche nel quotidiano, La macchina
deve essere al servizio dell'uomo, non il contrario. Così forma la ditta Morris, Marshall faulkner &
co in collaborazione con alcuni artisti. Questa azienda tenta di rimanere competitiva per costi e
qualità, ma finisce per rimanere lo stesso rivolta a una stretta cerchia di persone, non al popolo.
Morris, però, non si perde d'animo e ci riprova, fondando la art and Craft exhibition Company,
un'associazione di Arti e Mestieri Con lo scopo di conciliare la produzione industriale ed estetica,
Per consentire anche ai meno abbienti di avere oggetti di alta qualità è basso prezzo. Quindi l'art
Nouveau rappresenta tutti questi diversi movimenti di Rinnovamento in senso moderno che
nascono per educare il pubblico ad una nuova estetica, uno stile ornamentale che aggiunge
bellezza all'oggetto utile: l'arte come stile di vita, che va dal micro (ovvero dai gioielli) al Macro,
Quindi anche investendo l'architettura. Coinvolge davvero tantissimi ambiti: pittura, architettura,
oreficeria e persino i vestiti. Sebbene come abbiamo detto prima ci siano differenze tra i diversi
luoghi, possiamo dire che ci saranno delle caratteristiche che li accomunano.
Decorativismo, oggetti naturalistici e floreali, la linea curva, l'asimmetria e l'utilizzo di nuovi
materiali, soprattutto in architettura; Inoltre si cerca di raggiungere l'opera d'arte totale, ovvero
l'Unione delle diverse arti: pittura, architettura, musica devono essere in sintonia. Fu una vera e
propria rivoluzione non solo nel campo dell'arte e dell'architettura ma soprattutto quello della
comunicazione. Dobbiamo Infatti all'Art Nouveau, e ai suoi artisti, la nascita del Manifesto
moderno come mezzo di comunicazione e di propaganda. Proprio qui nacquero le prime
campagne pubblicitarie. Nei primi anni dell'Ottocento il manifesto, infatti, rivestiva una funzione
prettamente informativa per i cittadini: nessuna immagine e testi molto lunghi. L'art Nouveau ebbe
il merito di stravolgere tutto questo, i suoi esponenti capirono come il manifesto poteva essere
usato anche ai fini commerciali. Per fare ciò il messaggio da comunicare doveva essere sintetico,
di impatto, in grado di essere recepito anche in un luogo frenetico e di passaggio. È in questo
contesto che le strade delle grandi città iniziano a riempirsi di manifesti pubblicitari del tutto
inediti: formati più grandi, predominanza delle immagini, frasi immediate, colori accesi e forti per
attirare lo sguardo, uso della figura femminile. Ci sono manifesti che hanno fatto la storia della
pubblicità e che sono entrati nell'immaginario collettivo. Basti citare Toulouse Lautrec con i suoi
manifesti per il Moulin Rouge o per il Teatro dell'Opera di Parigi.
In Italia la storia del Manifesto pubblicitario si identifica con il lavoro delle Officine grafiche ricordi,
fondamentale fu il rapporto collaborativo tra ricordi e i magazzini mele di Napoli, per i quali
vennero realizzati i manifesti che divennero dei veri fenomeni di costume, dei modelli a cui
ispirarsi.
LA RINGHIERA DELL’HOTEL SOLVAY
La ringhiera in ferro e legno che l’architetto belga Victor Horta realizzata nel 1894 per la scala
principale dell’Hôtel Solvay di Bruxelles interpreta appieno questa precisa volontà di applicare
ovunque e pervasivamente le stesse forme ispiratrici. Con essa Horta reinventa il concetto stesso
di ringhiera, usando il metallo in modo assolutamente anticonvenzionale. Egli, infatti, lo modella
piegandolo in plastiche e sinuose volute fantasiosamente riprese dal mondo vegetale, che molto
opportunamente ricordano quel coup de fouet che ne ha poi caratterizzato uno dei modi di
definirne lo stile. A fronte dell’apparente complicazione formale occorre invece notare che la
struttura è realizzata con tanti piccoli pezzi assemblati insieme a freddo (cioè con viti e bulloni,
senza saldature) il che, dato il disegno esecutivo di progetto, ne consente un montaggio
estremamente rapido e relativamente economico.
ARCHITETTURA
A seconda di dove si sviluppa, l’architettura art nouveau assume forme e soluzioni costruttive
diverse. La sua costante sta sempre nell’uso dei nuovi materiali sia per le strutture (acciaio,
cemento rinforzato) sia per gli elementi decorativi (ceramica, mosaico, vetro, ghisa), per i quali
attinge al ricco repertorio del mondo animale (farfalle, uccelli, pesci) o vegetale (fiori, frutti,
piante). La casa unifamiliare, quella cioè indipendente, isolata o a schiera, abitata da una sola
famiglia, è il tema nel quale l’architettura dell’Art Nouveau esprime con maggiore intensità la
propria aspirazione a fondere insieme arti maggiori e minori. Tanto l’architettura quanto i suoi
complementi (pavimenti, rivestimenti, porte e finestre, arredi, suppellettili, tappezzerie, ornamenti)
sono per la prima volta accomunati da uno stesso linguaggio. Nascendo da un identico modo di
concepire le forme e i colori, tutto è legato da un’inedita armonia. In tal modo viene a cadere la
tradizionale differenziazione tra involucro esterno e spazio interno, ovvero tra contenitore e
contenuto. L’architettura art nouveau diventa così l’incarnazione di uno “stile nuovo” di cui da
tempo architetti e artisti sentivano l’esigenza, sotto l’impulso dei nuovi valori della società e della
città moderna. Ricerca, questa, che va nella direzione di un autentico stile moderno, con il quale
sostituire il tradizionale ricorso agli ordini tratti dall’Antico.
LA METROPOLITANA DI PARIGI
Tra i protagonisti dell’architettura Art Nouveau, un posto d’onore va riservato alla figura di Hector
Guimard,la peculiarità di uno stile eccentrico, non solo ha reso le sue opere architettoniche del
tutto distinguibili, ma ne ha tributato una considerevole fama, soprattutto legata al prestigioso
progetto di realizzazione delle entrate della metropolitana parigina.
Con l’avvicinarsi dell’Esposizione Universale del 1900, Parigi si preparava ad un’aria di
rinnovamento.
La metropolitana che annunciava il nuovo secolo stava per essere realizzata.
Guimard si era già costruito una buona reputazione quando nel 1895 progettò un edificio che
rompeva con le tradizionali costruzioni dalle proporzioni classiche di Parigi, il famoso Castel
Béranger.
Tuttavia, è con l’incarico affidatogli dalla Compagnie du Métropolitain de Paris che Guimard
acquisì una notorietà più consolidata e poté maturare un’impronta in pieno stile Art Nouveau. Per
gli ingressi che portavano alle stazioni del mezzo sotterraneo, in totale erano 141 (ora ne
sopravvivono 86) l’architetto francese ideò sostanzialmente tre modelli base. Il primo tipo era
costituito da balaustre in materiale ghisa finemente ornate che continuavano fino a formare archi
comprendenti lunghi steli sui quali erano attaccati l’insegna ‘Métropolitain’ col suo ormai distintivo
carattere tipografico e, a mo’ di bocciolo, lampioni arancioni.
Il secondo e terzo tipo erano le cosiddette “edicole”, ovvero strutture più elaborate dotate di
pensiline a forma di padiglioni che proteggevano l’accesso verso le stazioni. L’ingresso della
fermata della stazione Porte Dauphine, una delle poche edicole rimaste, conservando, per di
più, la sua configurazione originale (le altre sono state smantellate), mostra una struttura di ferro
chiusa anche lateralmente da pannelli decorati e una copertura di vetro che segue un movimento
ondulato e rimanda alle forme naturali di una enorme falena. Concepita e modellata con le sue
forme sinuose e lo stile appariscente sul mondo vegetale, sembra portare frammenti di natura nel
cuore della città moderna.
PROGETTI E ARREDI
Questa continua ricerca di sintesi e linearità si ritrova in particolare nei progetti di interni e negli
arredi, come ad esempio nelle sue caratteristiche sedie in frassino dagli altissimi schienali
geometrici a intreccio, negli studi di motivi decorativi per stoffe e tappezzerie, così come nel
Progetto di sala da pranzo per la casa di un amante d’arte. Nella soluzione per la sala da pranzo,
in particolare, le regolari partiture di superfici ed elementi strutturali collaborano nella definizione
di un ambiente rigoroso e accogliente, mentre rose purpuree, tracciate con linee essenziali che
catturano il geometrico intrecciarsi di petali, trasformano i pannelli colorati alle pareti in altrettante
presenze decorative.

ANTONI GAUDÌ
Lo spagnolo Antoni Gaudì è stato uno dei più grandi architetti mondiali è considerato il massimo
esponente del modernismo catalano, stile artistico che si sviluppò a Barcellona tra la fine del XIX
e l'inizio del XX secolo. Il padre dell'architettura moderna le corbusier, definì gaudì "plasmatore
della pietra, del laterizio e del ferro"
I cittadini di Barcellona lo battezzarono architetto di Dio. Nato nella Catalogna meridionale, a
reus, gaudì ha sempre sostenuto i movimenti autonomisti volti alla protezione della cultura e della
lingua catalana. Brillante architetto fin da giovane, uno dei suoi primi incontri importanti su quello
con l'industriale catalano Eusebi Guell, che gli commissionò alcune delle sue opere più
importanti. A soli 31 anni viene nominato architetto capo per la costruzione a Barcellona del
tempio espiatorio della Sagrada famiglia. Una monumentale basilica a cui l'artista dedica tutta la
sua vita. L'opera è rimasta incompiuta, ciononostante è il monumento più visitato della Spagna.
Dal 1914 galdi si ritira dalla vita pubblica per dedicarsi interamente a questo opera sacra,
decidendo di vivere in una stanzetta nel cantiere e conducendo una vita monacale. Ossa, tronchi
di alberi, archi naturali, stalattiti, rami; gaudì per realizzare la struttura dell'Opera prende spunto
dagli elementi naturali. Secondo lui infatti ogni architettura crea un organismo a sé stante e come
tale deve ispirarsi alla natura. Questa concezione delle forme avvicinò Gaudì all'Art nouveau. Il 7
giugno del 1926 gaudì viene investito da un tram, i soccorritori vedendo il suo aspetto dismesso
lo scambiano per un vagabondo e lo accompagnano all'ospedale della Santa croce, un ospizio
per mendicanti. Viene riconosciuto solo il giorno dopo dal cappellano della Sagrada familia, ma
ormai è tardi. Morirà il 10 giugno, ai suoi funerali partecipano migliaia di persone; oggi riposa
nella cripta della Sagrada famiglia. Alcune opere di gaudì a Barcellona sono state inserite nella
lista del patrimonio dell'umanità dell'Unesco.
SAGRADA FAMILIA
Per alcuni la Sagrada familia è un monumento, per altri è il simbolo di Barcellona, per il suo
autore Antoni Gaudì, e invece la missione di una vita ed è la più alta testimonianza della sua
Fede. Antoni Gaudì, non fu il primo architetto però a lavorare alla Sagrada familia a Barcellona.
Su Francisco de Paula del Villar y Lozano, licenziato un anno dopo la posa della prima pietra. Il
tempio espiatorio della sacra famiglia è una cattedrale progettata e iniziata nel 1882 da Gaudì
che vi lavora incessantemente fino alla morte. All'esterno si presenta come un imponente edificio
ricco di torri traforate e pinnacoli che si stagliano verso l'alto, richiamo al verticalismo delle chiese
gotiche. Non può mancare il tocco di gaudì, maestro del modernismo catalano che decora le
strutture con mosaici e marmi policromi. La chiesa presenta una pianta a croce Latina a cinque
navate, che termina con delle cappelle radiali dopo il transetto. Il progetto di gaudì prevede tre
facciate dedicate ai tre momenti della vita di Cristo e 18 torri in totale: 12 per gli apostoli e 4 per
gli evangelisti, una per Maria e infine una per Gesù. La Sagrada familia è essenzialmente
un'opera neogotica che condivide con il gotico medievale lo slancio verso l'alto, come tensione
verso Dio. Nonostante questa spinta ascensionale verso il cielo, l'architetto spagnolo predilige la
linea curva anziché la linea retta perché è più naturale è legata al modo in cui Dio ha creato la
vita sulla terra.la linea dritta, invenzione dell'uomo e per lui qualcosa di artificiale e limitato.
Scultura e architettura vanno di pari passo in questa magnifica chiesa, l'iconografia è legata tanto
a simboli sacri quanto agli elementi naturali, Diretta manifestazione di quanto creato da dio.
PARCO GUELL
Fu realizzato tra il 1900 e il 1914, il parco guell quanto resta del grandioso progetto per una città
giardino alle porte di Barcellona. Al Vasto parco si accede, una volta oltrepassate le due
palazzine di ingresso dalle stravaganze architetture fiabesche, attraverso una scalinata presidiata
da una fontana a forma di enorme salamandra rivestita di coloratissimi frammenti di vetro e
Maioliche. Successivamente si accede a una gigantesca sala ipostila, gremita di colonne Doriche
dai capitelli volutamente deformati. Per un ulteriore spazio porticato, dalle suggestive sembianze
di una sconnessa foresta pietrificata, si accede progressivamente alla terrazza Superiore, con
una vista panoramica sulla città, e a tutte le altre strutture del parco. Gaudì si dimostra qui
scenografo, oltre che architetto, sostenuto da un desiderio irrefrenabile di Rinnovamento è già
proiettato verso i movimenti d'avanguardia del 900.
CASA MILÀ
L'impostazione progettuale di gaudì, si evidenzia prepotentemente con la casa Milà, nota anche
come "la cava di pietre". È un grande edificio residenziale a più piani realizzato fra il 1905 e il
1910 nel cuore di Barcellona. L'architetto la concepisce come una sorta di massiccio sperone
roccioso naturale, scavato dal vento e dalle piogge, fondendo all'estrema maestria nella
progettazione strutturale una serie di stravaganti invenzioni dai forti effetti pittorici e decorativi. La
grande parete di pietra, ottenuta con uno studio preciso di ogni singolo blocco, presenta una
successione di profili ondulati sovrapposti, perforati da aperture irregolari, a formare una grande
sagoma nodosa e dal prevalente valore scultoreo. Sul colore uniforme della pietra, che il sole
evidenzia con ombre profonde, risaltano le ringhiere formate da un groviglio di ferri contorti, con
metalliche alghe marine alla deriva. Al di sopra degli strati di pietra, il tetto (praticabile è coperto
da una coltre di piastrelle variopinte, intere o spezzate) e popolato da una serie di comignoli e altri
volumi tecnici dalle sagome fantastiche e vagamente inquietanti.

GUSTAV KLIMT:
È considerato uno dei più importanti pittori austriaci ed è uno degli artisti più rappresentativi
dell'art Nouveau. Il passaggio di Klimt all'Art Nouveau avviene con la cosiddetta Secessione
viennese, per mezzo della quale un gruppo di giovani e talentuosi artisti austriaci decidono di
ribellarsi ai canoni imposti dall' Accademia di Belle Arti di Vienna. Le opere di Klimt si
caratterizzano per il tratto morbido e le curve armoniche dei suoi soggetti, in cui si combinano
astrazione, eleganza e decorazione. Klimt ha una predilezione per le figure femminili che spesso
riprendono il tema della Femme Fatale, le sue opere all'epoca destano scalpore per il realismo
dei nudi considerato eccessivo. Oltre che come soggetto artistico pare che Klimt amasse le
donne anche fuori dalla te la virgola e infatti il padre riconosciuto di almeno 14 figli nati da
numerosi flirt con donne di ogni classe sociale. Pare che Klimt amasse anche i gatti.
IL DISEGNO: Negli anni passati alla Kunstgewerbeschule Klimt aveva ricevuto un insegnamento
accademico basato essenzialmente sullo studio del nudo e sull’ornato. La sua vastissima
produzione grafica, in particolare quella degli anni giovanili, rivela l’esercizio attorno alle
tematiche dell’arte italiana del Rinascimento.Con il tempo, però, il disegno di Klimt muta
considerevolmente giungendo, attorno al primo decennio del Novecento, a un linearismo
essenziale dal forte gusto decorativo che si concretizza nell’uso di una morbida curva di
contorni.Il Profilo di una ragazza, un disegno a matita blu del 1898/1899, insiste sulla lunga
chioma della giovane donna. I capelli sono l’asse portante della raffigurazione (da essi traspare
appena un delicatissimo profilo) e sono trasformati in un motivo ornamentale con il loro volume,
morbidamente reso con onde di filamenti leggeri.
In Nudo disteso verso destra, dalla forte carica erotica – carattere comune a molta produzione
klimtiana che, significativamente, si sviluppa in parallelo con le ricerche psicoanalitiche di
Sigmund Freud (1856-1939), nelle quali l’eros è visto come uno dei più potenti propulsori
dell’esistenza umana –, è mostrata una giovane donna che giace riversa su un fianco con le
braccia schiacciate contro il petto, la gamba sinistra distesa e quella destra ripiegata.Il suo corpo
è delineato con pochi e decisi tratti curvilinei continui e le gambe sono parzialmente nascoste da
un drappo nella cui decorazione ricorrono i motivi del cerchio e della spirale tracciati con rapidità.
Se l’atteggiamento della donna risulta provocante, tuttavia, l’unico tocco di rosso, quello che ne
disegna le labbra, richiama l’attenzione di chi guarda sul suo volto, con la testa abbandonata nel
sonno.

IDILLIO: Idillio, come favola, è la versione ad olio di una delle tavole disegnate per "allegorie ed
emblemi" dall' artista austriaco Gustav Klimt. La composizione è assai più elaborata, non soltanto
perché Klimt utilizza una cornice architettonica, ma anche perché mescola stili e periodi diversi.
Su un basamento rinascimentale, che imita il marmo, dove Klimt inserisce data, firma e titolo
dell'Opera, siedono due geni quasi nudi. La posa e la muscolatura dei corpi ricordano le figure di
profeti e sibille del soffitto della Cappella Sistina. I due nudi maschili fanno da contorno a un
tondo che, invece di essere scolpito, incornicia una scena dipinta. Questa ritrae una giovane
inginocchiata in atto di sollevare una coppa per due bambini. La nudità delle figure e
l'ambientazione naturale evocano l'idillio del titolo. Klimt inserisce una componente più
contemporanea: lo sfondo di Racemi intrecciati, con il suo carattere grafico. La cornice esterna e i
tralci fioriti che circondano Il Tondo Sono in perfetta armonia con i canoni dell'art nouveau.

GIUDITTA: Entrambe fanno riferimento al racconto biblico di Giuditta e Oloferne. Rispetto alle
narrazioni precedenti, Gustav Klimt decide di accentuare l'aspetto sensuale di Giuditta, Ella infatti
è stata un eroina che ha salvato la sua città dall'assalto babilonese, seducendo il generale delle
truppe Oloferne, per poi tagliargli la testa. Quindi un'eroina che ha due qualità, da una parte una
forza battagliera e dall'altra un incredibile sensualità e capacità seduttiva.
Klimt fa qualcosa di diverso, Togli gli elementi più cruenti di questa narrazione, non vi è alcuna
arma e anche la testa di Oloferne rimane molto periferica. Klimt pone l'accento sulla sensualità di
Giuditta. Attraverso il quadro viene trasmessa sensualità, dagli occhi socchiusi, dalle labbra rosse
e dallo sguardo penetrante. Clint vuole cercare di rappresentare la stampa Pall, cioè la
personalità femminile e seducente, forte e dominatrice. Il corpo è coperto da un sottilissimo velo
azzurro con ornamentazioni dorate. Il volto di Giuditta è incorniciato dall'alto collier tempestato di
gemme e dalla Gran Massa scura e vaporosa di capelli riccioluti. Arrendere dipinto ancor più
prezioso viene il fondo oro, che determina una forte contrasto tra la bidimensionalità del Lucente
monocromo e la tridimensionalità della figura . Sull'oro insiste un disegno geometrico a elementi
naturalistici estremamente semplificati e stilizzati e la cornice, anch’essa dorata, diventa parte
integrante del dipinto stesso. Klimt comincia in questi anni a usare l'oro in Foglia. Così, proprio
come le tessere dorate dei mosaici ravennati, allo stesso modo loro nei dipinti di Klimt.
RITRATTO DI ADELE BLOCH-BAUER: Klimt dipinse questo ritratto per la sua amica e
Mecenate nel 1907. Nel ritratto è raffigurata Adele Bloch-bauer, figlia dell'imprenditore Maurice
Bauer. La protagonista è in piedi vestita con uno splendente abito dorato e super decorato. La
profondità spaziale è inesistente è la figura di Adele si confonde parzialmente con lo sfondo in
Foglia d'Oro. In basso si scorge una parte di colorazione parietale di colore verde. L'abito è
aderente e lascia scoperte le spalle. Il tuo tessuto è decorato con forme che riproducono un
occhio frontale di colore arancione Nero e Bianco. Le mani sono intrecciate, Adele è seduta in
una poltrona anch'essa decorata con un fondo d'oro a decorazioni a spirale. Il mantello, che
avvolge il corpo della protagonista diventa una sorta di cascata dorata. La figura si smaterializza
in un insieme geometrico in cui l'abito con motivi a occhi entro triangoli, si fonde con la
tappezzeria a successioni di girali dei braccioli della poltrona e, ancor più, con i disegni dello
schienale curvilineo contro il quale sono appoggiati dei cuscini.

IL BACIO: il viaggio in Italia che Klimt fece nel 1903 e la visita a Ravenna furono determinanti per
il suo stile davanti ai mosaici bizantini, l'artista rimase estasiato è ispirato dai fondi oro luminosi e
caratteristici. Il bacio ci offre una rappresentazione bidimensionale dove non vi è una prospettiva
e dove non esiste una fonte di luce definita e ombre nette. In foglia è una peculiarità del dipinto
che delinea la tecnica che l'artista utilizzò nel suo periodo aureo. La luminosità che rapisce lo
spettatore e data interamente dalla passione dei due amanti che si baciano stretti in un intenso
abbraccio; chiaro riferimento ai mosaici di Ravenna si può riscontrare anche nelle vesti, lunghe,
avvolgenti e fortemente contrastate. Elementi decorativi geometrici e rigidi nell'uomo e
tondeggianti e delicati nella donna. Il dipinto ha un formato quadrato. Il bacio è ritenuto il
manifesto della secessione viennese ed è una delle opere di Klimt più conosciute e apprezzate al
mondo.

DANAE: è un soggetto derivato dalla mitologia greca che fu una delle fonti predilette di Gustav
Klimt, specialmente durante i primi anni della secessione. Il mito parla di una fanciulla bellissima,
Dana, figlia di un imperatore (Acrisio), per la sua bellezza aveva un sacco di corteggiatori, solo
che secondo una profezia qualora lei non avesse respinto tutti i corteggiatori il padre sarebbe
stato ucciso, quindi il padre rinchiude i suoi figli all'interno di una torre di bronzo. Zeus che era
innamorato di danae e voleva conquistarla, si trasforma in una nuvola, penetra all'interno della
torre di bronzo e ingravida Danae sotto forma di pioggia dorata. Klimt realizza questo dipinto,
come se fosse all'interno di un sogno. Danae è immortalata mentre sta dormendo e la pioggia
dorata la sta per fecondare. La fanciulla viene rappresentata in un momento molto particolare, la
bocca semiaperta, in un sonno profondo. Ma osservando attentamente l'opera, possiamo
evincere che si tratti in realtà del momento in cui sta per raggiungere il piacere. Questo lo
deduciamo dalla mano, che mostra una lieve contrazione. Questo quadro viene dipinto verso la
fine del periodo aureo, infatti vediamo che la bidimensionalità e il decorativismo in foglia d'Oro
vengono a perdere importanza, e lasciano spazio alla raffigurazione della giovane. Infatti
successivamente a questo dipinto, Klimt entrerà in una crisi e si renderà conto che il mondo non
può essere più estetizzato come faceva lui nelle sue opere. Quindi abbandonerà pian piano
questo suo modo di dipingere per avvicinarsi sempre di più all'espressionismo.

I FAUVES
Il Fauvismo fu il primo movimento espressionista è la prima avanguardia artistica. Prese il nome
da Fauve, che in francese vuol dire belva, bestia feroce. Nome dato a questo gruppo in senso
dispregiativo da un critico d'arte dell'epoca che non apprezzo l'uso di colori forti accostati in
maniera completamente anti naturalistica. Esposero per la prima volta nel 1905 al salone
d'autunno. Henri Matisse fu il più famoso del gruppo. Insieme a Matisse esposero Derain, Friesz,
Marquet, Rouault, Vlaminck, e l'Oandese Van Dongen. Più tardi si unirono Dufy e Braque. Il
movimento durò poco, il gruppo di artisti lavorò insieme tra il 1905 è il 1907, ma già nel finire del
1907 il movimento era ormai estinto, ma la sua influenza sull'evoluzione dell'arte contemporanea
fu importantissima e durevole. Il Fauvismo nacque, si sviluppò e si esaurì in Francia, in
particolare a Parigi, ma ebbe rapporti anche con altri paesi vicini, in particolar modo la Germania.
Van Gogh e Gauguin avevano fatto scuola e spinsero questi giovani artisti ad abbandonare le
sofistichèrie di un'arte estremamente raffinata per forme e schemi cromatici schietti, elementari e
immediati. Li spronarono ad amare intensamente i colori semplici, le audaci armonie barbariche e
rifiutare le sottigliezze. Così il fauvismo ebbe tutto il merito di dare un taglio netto all'idea che
legava l'arte all'imitazione naturalistica della realtà.

MATISSE
Henri Matisse può essere considerato uno dei più importanti artisti del ventesimo secolo. È
conosciuto soprattutto per i suoi quadri ma è stato anche un illustratore, incisore e scultore.
Nasce in una famiglia di commercianti nella Francia nord orientale, lui stesso da giovane studia
legge a Parigi; ottenuta la qualifica diventa un impiegato statale. Si avvicina all'arte a vent'anni,
dopo un attacco di appendicite che lo costringe a letto punto passa la convalescenza a dipingere
e comprende che quella è la sua strada così lascia tutto per seguire la sua ispirazione. A 25 anni
Matias diventa padre della piccola Margherita, la madre e la modella Caroline Joblau ma Matisse
in seguito sposerà Amelie Parayr con cui avrà altri due figli. Matisse incontra spesso Picasso di
12 anni più giovane, il loro è un rapporto di rivalità, rispetto e reciproche suggestioni artistiche.
Pare che quando informarono Picasso della morte di Matisse, l'artista spagnola decise di non
recarsi al funerale, per chiudersi in casa in completa solitudine. Matisse è stato il maggior
esponente del gruppo dei fauves. l'Africa, la cultura islamica è l'oriente sono una potente Fonte di
ispirazione per Matisse che rievoca i colori e il calore di queste Terre con l'eleganza degli
arabeschi che ornano le sue tele. Ha avuto più volte occasione per visitare il Marocco è l'Algeria,
ha intrapreso inoltre viaggi in Russia è in Italia, per allargare i suoi orizzonti artistici. Una delle sue
ultime opere è la decorazione della cappella di Saint-Marie ou Rossore a Vence in Costa Azzurra
; accetta questo lavoro quando ormai è costretto su una sedia a rotelle a causa di un cancro
all'intestino. Ha definito quest'opera il capolavoro della sua esistenza.

DONNA CON CAPPELLO: il favismo si attirò le critiche di molti critici d'arte, scandalizzati dalle
violente distorsioni del colore e del tratto. Donna col cappello di Matisse attirò le maggiori critiche
a causa dell'impiego in naturale dei colori e dell'aspetto incompiuto, foto alle ampie porzioni di
tela lasciate vuote. Matisse realizzò donna col cappello nell'estate del 1905, durante la settimana
che trascorse dipingendo in compagnia dell'amico artista Derain nel villaggio di pescatori di
Collioure, nel sud della Francia. Si tratta di un ritratto di sua moglie Amelie mentre sfoggia un
enorme cappello, con indosso un completo tradizionale è un ventaglio nella mano destra coperta
da un guanto. Non vi è invece traccia di tradizione Nella composizione cromatica del dipinto. Una
linea scura e sfrangiata sottolinea i contorni di alcune parti della figura così da sostenerla e
renderla più graffiante e incisiva. Altri elementi del dipinto, privi di linea di contorno sono definiti,
invece, per contrasto, dalle intense chiazze di colore dello sfondo. Quando chiedendo a Matisse
di che colore fosse l'abito indossato dalla moglie per il ritratto, e gli rispose con la celebre frase: "
nero ovviamente". Sia che l'artista fosse sincero o facesse dell'ironia il vestito si propone come un
tumulto di blu, verdi, grigi, Viola e rosa. È possibile che l'elaborato del cappello sia opera di
Amelie stessa, abile modista, e la sua centralità nell'immagine rivesta un significato particolare, gli
anni i precari nei quali Mati si muoveva i primi passi nella sua carriera artistica, La famiglia si
manteneva grazie ai proventi dell'attività della moglie.

LA STANZA ROSSA: nella stanza rossa, Matisse sostituisce al colore, dato per strisce e chiazze
di molteplici tonalità, una grande superficie di colore pieno e una bidimensionalità decorativa. I
colori primari rosso, blu e giallo costituiscono le tinte dominanti; la costruzione prospettica e
approssimativa, suggerita dalla sottile linea nera del bordo del tavolo e dalla piega della tovaglia
appena accennata, nonché dalla sedia e dallo spessore del muro della finestra, essa è annullata
Dalla scelta del rosso, con lo stesso motivo floreale in blu e azzurro sia per la tovaglia sia per le
pareti. L'aspetto piatto che esalta i colori e i decori è confermato anche dal paesaggio al di là
della finestra dove alberi fioriti si stagliano contro il prato verde è un cielo azzurro. Tutta la sua
vita artistica è costituita da un continuo alternarsi di fasi in cui prevale l'aspetto decorativo e fasi in
cui, al contrario, si impone un certo naturalismo.

LA DANSE: realizzato a cavallo tra il 1909 e il 1910, gli fu commissionato dal Mecenate e
collezionista sergei shchukin, assieme ad un altro dipinto che avrebbero dovuto decorare gli
scatoloni della sua abitazione a Mosca. La danza rappresenta per Matisse, l'allegoria della vita
umana, vista come alla ricerca di accordo e armonia sia con se stessi che con gli altri uomini. La
danza infatti suggerisce in qualche modo l'idea della vita stessa nel prorompere inarrestabile dello
slancio Vitale. Il quadro si compone di 5 figure femminili che danzano in un girotondo, sotto di loro
vediamo una porzione di Prato che sembra quasi essere la curvatura dell'orizzonte terrestre,
addirittura deformato dalla presenza dei piedi che calpestandolo quasi lo incurvano. Dietro di loro
invece è presente uno sfondo blu piatto e uniforme, i corpi invece compiono dei movimenti ritmici
e irregolari. Lo sfondo, essi sono semplificati al massimo, formati da una serie di linee curve e
spezzate e dal particolare incarnato innaturale di un colore quasi rosso arancio, in forte contrasto
con lo sfondo. Il fulcro dell'intera composizione è il punto in cui la figura in basso si protende
esageratamente in avanti, mentre quella di sinistra torce il busto tendendo al massimo le braccia,
per ricomporre Il vortice di questa danza. Trasmettendo quindi una forte tensione. I corpi è il loro
movimento vorticoso comunicano una grande potenza espressiva e in fondo non è lo spettatore
un senso di energia vitale e armonia ancestrale.

L'ESPRESSIONISMO
È un movimento artistico ma anche letterario e musicale che si sviluppa contemporaneamente in
Francia è in Germania tra il 1905 è il 1925. Tra i precursori dell'espressionismo abbiamo:
Gauguin, Van Gogh e Munch. L'espressionismo è stata una sorta di evoluzione
dell'impressionismo ma con ma con differenze importanti:
Nell' impressionismo c'è una sorta di movimento da fuori a dentro, gli autori per dipingere i quadri,
dipingevano spesso paesaggi cogliendo le loro impressioni, quindi impressioni date dall'esterno.
Nell'espressionismo invece abbiamo un movimento contrario, da dentro a fuori. Gli artisti quindi
vogliono esprimere le loro emozioni, pensieri, la propria vita interiore sulla tela. Dunque per gli
espressionisti l'arte l'arte deve emozionare, quindi non è tanto importante l'oggetto in sé ma come
lo vive l'artista e ciò che prova.
L'espressionismo si distingue in francese e tedesco, entrambi nati nel 1905.
Espressionismo Francese: in Francia vennero chiamati i fauves, cioè bestie, dopo che ad una
mostra di giovani artisti un critico d'arte aveva detto "sembra di stare in una gabbia di belve"gli
artisti adottarono proprio questo termine. Gli espressionisti francesi utilizzano colori molto forti,
accesi e innaturali. Le immagine sono deformate.
Espressionismo Tedesco: l'espressionismo tedesco nasce a Dresda e viene portato dai Die
Brucke, cioè il ponte. Anche loro utilizzavano colori molto accesi e innaturali. Criticavano la
società borghese e l'arte tradizionale. Con Hitler al potere, vennero perseguitati e verranno
etichettati come arte degenerata. Dal movimento della Brucke nascono altri movimenti: Il
cavaliere azzurro e La nuova oggettività che criticavano gli aspetti della società capitalistica,
La guerra e ciò che causa.

EDVARD MUNCH
Edvard Munch è uno dei più grandi pittori del ventesimo secolo i suoi dipinti di un angosciante
Potenza sono considerati capolavori dell'arte espressionista. Munch trascorse un'infanzia
devastato dalla povertà e da profondi lutti. Aveva solo 5 anni quando la madre morì di tubercolosi.
La stessa sorte colpì l'amata sorella Joanne Sophie. Munch reagirà a queste disgrazie
rifugiandosi nell'arte. Nel 1885 dipinse la fanciulla malata, opera in cui ad opera del diluente per
colare la vernice sul dipinto, come lacrime di dolore che sporcano la tela. Nonostante le indubbie
capacità artistiche, il padre lo spinge verso lo studio dell'ingegneria. Non durò molto, Edvard
continuò a dipingere e a frequentare i circoli bohémien di Oslo, e nonostante le sue opere di
esordio non incontrino i favori della critica nel 1899 vinse una borsa di studio che lo portò a Parigi.
Mentre si trovava a Parigi per studiare i maestri dell'avanguardia francese, Munch apprende della
morte del padre. tale notizia condurrà l'artista già provato dai lutti infantili in uno stato di cupa
depressione. Esasperato dall'abuso di alcol che il pittore beve fin dal mattino. Nel 1891 viene
invitato a esporre a Berlino, le sue opere destano scalpore e la mostra viene fatta chiudere dagli
accademici, prestiti ad accettare gli influssi delle avanguardie che si stavano affermando in
Europa. La stampa battezzò l'episodio come l'affare Munch. Munch fu molto divertito
dall'accaduto "è incredibile quanto una cosa così innocente come un dipinto possa creare un
simile trambusto". Nel 1893 Munch dipinse il suo capolavoro più celebre, L'Urlo. Nonostante il
suo carattere schivo, era considerato un uomo molto affascinante. Già in giovane età nel 1885
intraprese una relazione con una donna sposata, ma è con la ricca ereditiera tulla larsen che
l'artista ebbe la sua storia più tormentata, la donna era molto possessiva e ciò era causa di
accese discussioni in una delle quali entro in gioco un colpo di pistola che frantumò un dito del
pittore. Nel 1908 benché famoso è stimato come artista, Munch continua a soffrire di una forma di
depressione che scaturiva in profonde crisi nervose esasperate dall'alcolismo. A causa dell'alcol
rischio la paralisi del braccio e della gamba, alla fine grazie al consiglio degli amici e del medico
di fiducia, il dottor jacobsen, l'artista riuscì a trovare rifugio nella sua villa nei pressi di Oslo. Con
l'avvento del nazismo le sue opere vennero considerate arte degenerata e rimosse dai musei
insieme a quelle di Picasso, Matisse e Gauguin. Quando la Germania invase la Norvegia nel
1940, muc che mette che i nazisti avrebbero potuto trafugare i suoi quadri per distruggerli e corse
ai ripari. Quando morì all'età di 80 anni i familiari poterono finalmente accedere al secondo piano
della sua casa, Dani chiuso ai suoi ospiti. Dentro vi trovarono stipati 1008 dipinti, 4443 disegni,
15391 stampe, 378 litografie che il maestro aveva lasciato in eredità alla città di Oslo.
LA FANCIULLA MALATA: lo spunto dell'Opera è decisamente autobiografico. Nel dipingere la
bambina sopraffatta dalla malattia, infatti, Munch prende spunto dalla tragica morte della sorella
Sophie, stroncata da una feroce tubercolosi. Il dipinto esprime in modo chiaro i temi dell'angoscia,
del dolore e della morte, tipici dell'arte di Munch. Al centro della scena vediamo Sophie posta di
profilo è appoggiata sul cuscino del letto, accanto a lei vi è una donna che stringe le mani della
malata. Molti pensano si tratti della madre, ma in realtà il tempo della malattia della ragazzina era
già morta da tempo, quindi non poteva essere lei ad assistere Sophie. L'intreccio delle mani dei
due personaggi del dipinto è un punto focale rappresentando il centro geometrico dell'Opera che
ha comunque una costruzione piatta. Sophie non sembra osservare la donna che lei accanto, ha
lo sguardo perso nel vuoto, rivolto in apparenza verso la tenda della stanza. Accanto a letto via
un comodino su cui è posta una bottiglietta quasi certamente di una medicina punto di fronte al
letto una sedia Reggio un bicchiere, particolare a cui Munch inizialmente aveva dato troppa
rilevanza poiché distoglieva l'attenzione dalla figura della sorella, come scrisse nel suo diario. Si
percepisce come la stanza della malata sia un ambiente molto piccolo e ha un gusto, un luogo
desolato in cui sovrasta la malattia. In questo senso giocano un ruolo molto importante le tonalità
utilizzate, tutti fredde o molto. Il colore con cui è dipinta La tenda, un verde tendente al nero,
suggerisce un senso di sporcizia e sudiciume. Non ci sono luci naturali, gli unici elementi luminosi
sono il pallore cadaverico del volto di sofì e il bianco del cuscino, la luminosità del viso è
accentuata dall'accostamento con il rosso dei capelli. Il motivo per cui non utilizza il disegno e la
prospettiva è anche quello di rendere le due figure umane simili a degli spiriti. L'intento di Munch
non era quello di rendere realisticamente i corpi umani, ma voleva invece che assomigliassero a
degli spiriti, al fine di accentuare la presenza della malattia che in fondo è la vera protagonista
dell'opera.

SERA NEL CORSO KARL JOHANN


Oslo, la vecchia Christiania e la sua città natale, diventa il palcoscenico adatto per mettere in
scena il dramma della solitudine dell'isolamento, dell'emarginazione e dell'alienazione umana 2
punti proprio queste tematiche sono affrontate nell'opera, in cui l'artista trasforma una semplice
passeggiata rigeneratrice sulla strada principale di Christiania in quella che sembra una spettrale
marcia funebre. Il tema della passeggiata era già stato affrontato sotto forma di dimensione più
allegre in "primavera sulla via Karl Johann" o in "Rue de la fayette", quando era ancora forte
l'influenza impressionista.
Sulla sinistra avanza un gruppo compatto di figure dagli abiti neri (quelle maschili indossano il
cilindro e quelle femminili un'elegante cappellino), scheletriche e somiglianti appunto a veri e
propri spettri con gli occhi spalancati, lo sguardo fisso e con i visi pallidi che, tagliate all'altezza
del petto, sembrano raggiungere lo spettatore da un momento all'altro e travolgerlo. È la classe
borghese, a cui si rivolge l'aspra critica di Munch, è simbolo di un'umanità scarna e vuota. La
stessa critica viene però indirizzata anche alle istituzioni, rappresentate dall'edificio a tre ali del
Parlamento sullo sfondo a destra con le finestre accese, raffigurato come un volto dagli occhi
gialli e minacciosi. Sulla parte destra della tela procede in senso opposto una figura solitaria, che
cammina controcorrente Dando le spalle in alla massa, e allontanandosi da essa punto quella
figura corrisponde probabilmente all'artista che prende le distanze dalle convenzioni sociali ma
che sembra, allo stesso tempo, rinchiuso in quel mondo a lui ostile. Quella figura diventa quindi
emblema sia della solitudine che della paura nei confronti della folla. Il dipinto è diviso in tre
blocchi cromatici: il cielo blu scuro, le figure nere, e le facciate degli edifici tendono al Rosa; i
colori non brillano, sono opachi, scuri e richiamano l'angoscia esistenziale; le pennellate sono
ampie e piatte.

IL GRIDO:
Il grido è l'opera più celebre di Munch, è una delle più inquietanti di tutto il secolo. La scena,
fortemente autobiografica, è ricca di riferimenti simbolici. L'uomo in primo piano, nella solitudine
della sua individualità, esprime il dramma collettivo dell'umanità. Il ponte richiama i 1000 ostacoli
che ciascuno di noi deve superare. Gli amici, che continuano a camminare incuranti del nostro
sgomento, rappresentano la falsità dei rapporti umani. La forma perde ogni residuo naturalistico.
L'uomo che leva il suo urlo terribile è un essere serpentinato, quasi senza scheletro, fatto della
stessa materia filamentosa con cui sono realizzati il cielo infuocato o il mare vischioso del fiordo.
Al posto della testa di un enorme cranio senza capelli, le narici sono mostruosamente ridotte a
due fori, gli occhi sbarrati sembrano aver visto qualcosa di abominevole e le labbra nere
rimandano a loro volta alla morte. L'Urlo disperato si propaga nelle convulse pieghe di colore del
cielo, della terra e del mare. È l'urlo di chi si è perso dentro se stesso e si sente solo, inutile e
disperato anche e soprattutto fra gli altri.

LA PUBERTÀ: dipinto nel 1895. Il dipinto rappresenta un'adolescente nuda, seduta di traverso
su un letto appena rifatto, simbolo di una verginità intatta. Il corpo della fanciulla appare
sessualmente acerbo: ai fianchi che sono già di donna si riscontrano le spalle ancora infantili e i
seni appena abbozzati. Lo sguardo è fisso e le braccia si incrociano sul pube in un gesto di
vergogna.Nei suoi occhi vi è un sentimento di smarrimento e di rimpianto per la fanciullezza
perduta alla quale non ci si sente preparati. Tale senso di angoscia è evidenziato e materializzato
dall'ombra proiettata sul muro. Un'ombra informe e inquietante, indipendente dal personaggio che
la genera. Essa è l'ombra delle incognite future e delle sofferenze a cui l'amore e la sessualità la
condurranno. In prospettiva è l'ombra stessa della morte, quella che ha accompagnato l'artista
per tutta la sua tormentata esistenza.
Il dipinto fa parte di una serie di oli dedicati a una figura femminile seduta sul letto, databili fra il
1884 e il 1925-1928. Il dipinto è la personificazione delle paure adolescenziali, riflette il
turbamento causato da un'esperienza nuova e sconvolgente. Questa Interpretazione del soggetto
è basata non soltanto su una lettura dell'atteggiamento e lineamenti, ma deriva anche dalla
presenza dell'ombra. Sebbene il quadro fosse letto all'epoca della si esecuzione come un'accusa
alla società del tempo, oggi la critica è propensa a credere che in opere come questa Munch
giunge a esplorare quella linea di confine tra l'organico e lo psichico che è alla base del pensiero
freudiano. La ragazza è rappresentata "nuda in un ambiente nudo", seduta su un letto di cui non
si vede inizio e fine. Non vi è alcun compiacimento sensuale in questo nudo, anzi, l'immagine
trasmette, ad uno sguardo più attento, un intenso sentimento di angoscia. Il nudo, in questo caso,
è allegoria di condizione indifesa, soprattutto da parte di chi è ancora giovane ed acerbo, nei
confronti dei destini della vita. E che ognuno ha un destino che lo aspetta, in questo quadro è
simboleggiato dall'ombra che la ragazza proietta sulla parete. Non è un'ombra naturale, ma un
grumo nero come un fantasma che si materializza dietro di noi, senza che possiamo evitarlo: è un
po' il simbolo di tutti i dolori che attendono chi vive.

IL GRUPPO BRUCKE
Si tratta di un gruppo di artisti espressionisti tedeschi il cui nome intendeva esprimere la fede dei
suoi membri nell'arte del futuro, verso la quale le opere costituivano un ponte. Il nome Die e
Brucke, tradotto significa proprio Ponte. I loro soggetti consistevano principalmente in paesaggi e
composizioni di figure, soprattutto nudi all'aperto. Lo stile pittorico con cui erano trattati era molto
carico, si serviva di colori forti e spesso non naturalistici e di forme semplificate, energiche e
spigolose. C'è un senso di ansia e inquietudine che traspare nelle opere di questi pittori che
spesso erano quasi privi di una formazione pittorica accademica e professionale. Furono
influenzati non solo dall'arte tardo medioevale tedesca, ma anche dall'arte dei popoli primitivi. La
xilografia diventa una delle tecniche predilette al gruppo, perché particolarmente adatta nella resa
dei forti contrasti cromatici e dei tratti dei formati tipici dell'arte di questi pittori. Ottennero presto i
primi riconoscimenti, ma iniziarono a perdere l'identità di gruppo man mano che gli stili individuali
si facevano più evidenti. Questo movimento l'acqua ufficialmente nel 1905 per sciogliersi 8 anni
dopo, nel 1913, poco prima dello scoppio della grande guerra.i divari tra gli artisti divennero
sempre più grandi e fu questa la causa principale della loro separazione. Il gruppo prese vita a
Dresda, ma coinvolse un po' tutta la Germania. Dal 1911 tutti i membri del Brucke si spostarono a
Berlino, centro di maggiore vivacità culturale. I loro scopi erano vaghi ma inizialmente
intendevano rompere con le aride convenzioni della borghesia e creare uno stile pittorico
radicalmente nuovo, più in sintonia con la vita moderna. Ad ogni modo il gruppo diede un forte
impulso all'espressionismo in Germania.

LE AVANGUARDIE
La prima metà del Novecento è caratterizzata dal rapido susseguirsi di movimenti artistici, detti
avanguardie. Gli artisti del primo Novecento raccontano il dramma delle guerre mondiali, la
ferocia dei totalitarismi, ma soprattutto le inquietudini, le gioie e le speranze delle nuove
generazioni che vivono un'epoca di profonde trasformazioni. Si è alla ricerca di forme espressive
personali e innovative, di nuove tecniche e nuovi materiali. Il concetto di bello viene accantonato,
e prevale la volontà di provocare reazioni e riflessioni. È sempre più forte la volontà di stupire,
impressionare, emozionare, divertire attraverso opere d'arte sempre più originali. Tra le varie
avanguardie artistiche troviamo l'espressionismo, il cubismo, i Fauves, l'astrattismo, il Futurismo,
il Dadaismo, la pittura metafisica e il surrealismo. Il loro nome deriva dalle avanguardie militari,
queste erano delle squadre che andavano avanti in guerra per perlustrare il territorio. Ecco che le
Avanguardie artistiche si allontanavano dai canoni delle correnti artistiche del tempo per
imbattersi in nuovi territori artistici.

IL CUBISMO
il cinismo è una corrente artistica e culturale che si sviluppa tra il 1907 e il 1915. Tra gli artisti più
importanti ricordiamo Picasso, Braque e Duscian.
Il cubismo può essere suddiviso in tre fasi: formativo, analitico e sintetico.
Con il cubismo formativo che va dal 1907 al 1909, si assiste a una profonda semplificazione delle
forme. Tanto che i soggetti rappresentati iniziano ad acquisire forma di cubi con una accentuata
separazione tra le facce in luce e quelle in ombra. Celebre esempio di cubismo formativo e
demoiselles d'avignon di Picasso.
Cubismo analitico, che va dal 1909 al 1912, è caratterizzato dall' insoddisfazione degli artisti
verso le rappresentazioni tradizionali della realtà. Questi sviluppano una tecnica che abolisce la
prospettiva tradizionale a favore della rappresentazione dei vari soggetti attraverso una sintesi di
molteplici punti di vista sull' unico livello della tela (proiezioni ortogonali). Tra le opere più celebri
abbiamo natura morta con arpa e violino di Georges Braque.
Il cubismo sintetico si sviluppa a partire dal 1912, in questo periodo Picasso Braque e lo spagnolo
Juan gris comprendono che spezzettando in modo eccessivo la superficie pittorica rendono
difficile la ricomposizione dei singoli frammenti nella mente dell'osservatore. Avvicinano quindi le
loro opere ai caratteri dell'astrattismo.
Cominciano quindi ad inserire direttamente sulla tela frammenti di realtà, sotto forma di oggetti
reali combinati alle parti dipinte (collage). Poi inseriscono numeri e lettere nel dipinto, per cercare
di fermare la fuga della mente dell'osservatore verso l'astrazione.
Una terza tecnica è l'uso del Trompe l'oeil, letteralmente inganna l'occhio, che dà all'osservatore
l'impressione di trovarsi di fronte a oggetti reali che sono invece soltanto dipinti su una superficie
bidimensionale. Una quarta tecnica è la riproduzione delle venature del legno, passando un
pettine sul colore fresco.

PICASSO
Pablo Picasso è considerato uno degli artisti più importanti del ventesimo secolo, il cognome
Picasso con cui è passato alla storia, è legato a quello della madre. Pittore instancabile fin da
subito viene riconosciuto come uno dei più importanti artisti del suo tempo. Picasso è figlio d'arte,
è stato il padre artista e professore di disegno a impartirgli un'educazione artistica sin dall'età di 7
anni. A 19 anni Picasso decide di lasciare la Spagna per andare a Parigi e vivere Tra gli artisti
Bohémien di Montmartre e montparnasse. All'inizio divide la stanza con il poeta e pittore Max
Jacob; la camera pare avesse un solo letto, così o turno uno di loro riposava di giorno e l'altro di
notte. Quando viene rubata La Gioconda nel 1911 tra i sospettati viene annoverato anche
Picasso, a causa dell'amico poeta guillaume apollinaire,che condotto in commissariato come
sospetto fa il nome dell'artista. Vengono entrambi rilassati e l'opera viene recuperata nel 1913, a
rubarla era stato un italiano, Vincenzo Peruggia. Oltre che con apollinaire, Picasso lega molto con
i pittori Marc Chagall e Modigliani. Quello con Modigliani è un rapporto strano, di amicizia e
rivalità pare che una volta forse per sbaglio uso un'opera di Modigliani come tela. Questa è
rivalità e raccontata con molta attenzione nel film I colori dell'anima. Il nome di Picasso è legato
soprattutto alla corrente artistica del cubismo Ma la sua produzione artistica è Vasta. Viene di
norma suddivisa in quattro periodi diversi per influenze e tematiche.
Il malinconico periodo blu, il periodo rosa, il periodo africano e il periodo cubista.
Oltre che per le sue opere Picasso è famoso anche per il suo stile di vita e le sue avventure
sentimentali A parte le relazioni stabili con la ballerina Olga khokhlova, con la giovanissima Marie
Therese Walter o con la fotografa Dora maar e la studentessa Francoise Gilot, Picasso ebbe
molti amanti, tra cui importanti nobildonne italiane. Picasso soffriva di dislessia e Peniafobia,
timore di diventare povero. Pare non avesse un buon carattere, soprattutto nei riguardi delle
donne che lo amavano. Morì L'8 ottobre del 1973.
La sua opera più famosa è Guernica, rappresenta le conseguenze del bombardamento della
Luftwaffe sulla città di Guernica, durante la guerra civile spagnola. All'ambasciatore nazista otto
abetz che, entrando nel suo Atelier di Parigi gli chiese indicando l'opera "è lei che ha fatto
questo?" Picasso rispose "no, lo avete fatto voi tutto questo".

POVERI IN RIVA AL MARE: Il cosiddetto Periodo Blu di Picasso racchiude gli anni che vanno dal
1901 al 1904, lasso di tempo in cui l'artista si stabilisce a Parigi. La capitale francese per Picasso
però, non rappresenta solo una nuova interpretazione artistica ma anche un luogo dove vide
morire suicida il suo amico fraterno Carlos Casagemas. Questo triste evento diede origine alla
produzione artistica del pittore.Il periodo blu si fonde quindi, a un velato pessimismo cosmico di
leopardiana memoria, dove l’insoddisfazione e la tristezza diventano una visione eterna ed
immutabile con una natura indifferente alla sofferenza umana.I tre personaggi raffigurati sono un
chiaro riferimento alla Sacra Famiglia. Essi si stagliano su uno scenario dominato, appunto, dal
colore blu e dalle sue sfumature che delineano i contorni delle figure, del cielo, del mare e della
sabbia. Il dolore, la tristezza, la stessa povertà e la rassegnazione dei personaggi sono
accentuati dai colori freddi utilizzati che annullano un qualsiasi tipo di fuoriuscita dalla situazione
negativa in cui si trovano. Inoltre, i sentimenti oppressivi si denotano dall’atteggiamento: la
schiena ricurva, la testa bassa, le braccia strette al petto che ne sottolineano una chiusura al
mondo esterno.
Potremmo però, interpretare come simbolo di apertura, il gesto del bambino: la sua mano destra
sulla gamba sinistra dell’uomo come a voler cercare calore e conforto.
Nonostante l’uso di una tavolozza quasi monocroma, l’artista riesce a differenziare marcatamente
i tre elementi primigeni della natura e della filosofia antica: terra (la spiaggia), acqua (il mare) e
aria (il cielo). Le tre fasce orizzontali che vengono così a crearsi contrastano con i tre personaggi
in primo piano.

FAMIGLIA DI SALTIMBANCHI: Quando nel 1905 Picasso dipinge la Famiglia di saltimbanchi la


sua ricerca lo ha progressivamente portato a riscaldare la propria tavolozza con l’uso di varie e
delicate gradazioni di rossi, di rosa e di arancioni. L’abbandono dei toni freddi del precedente
periodo blu e l’inizio di quello rosa coincidono in parte anche con le vicende umane dell’artista,
che a Parigi comincia a riscuotere qualche successo e che, soprattutto, conosce Fernande
Olivier, la prima donna veramente importante della sua vita. ​​L’opera ripropone ancora una volta
una famiglia, tema assai caro al Picasso precubista. I sei personaggi (tre adulti e tre bambini)
sono colti in un momento di silenziosa attesa, e la loro serietà pensosa e un po’ mesta stride con
la variopinta stravaganza dei costumi di scena che ancora indossano. Picasso, del resto, fu
sempre particolarmente ispirato e attratto dalla vita circense, che ben conosceva anche per la
frequentazione del Circo Medrano, il cui tendone era poco distante dalla sua casa di Montmartre.
Egli interpreta la dura quotidianità di clown, acrobati e giocolieri con grande sensibilità e
discrezione, mettendone in evidenza la misera vita di poveri girovaghi. L’arlecchino di spalle (nel
quale l’artista ritrae se stesso) volge lo sguardo lontano, mentre tiene teneramente per mano la
bimba con il tutù e le scarpette rosa, che tanto ricorda le eteree ballerine di Degas. Il paesaggio
desertico e desolato contribuisce a sottolineare la solitudine dei personaggi, ognuno dei quali,
nonostante la prossimità agli altri, è comunque solo con i propri pensieri, come in attesa del
manifestarsi di qualche misterioso evento. La loro definizione pittorica non fu semplice: le indagini
ai raggi X hanno rivelato la presenza di vari pentimenti e correzioni, quasi che Picasso fosse
giunto per gradi alla soluzione compositiva finale, senza averla presente fin dall’inizio.

LE DEMOISELLE D’AVIGNON: è considerata l'opera capostipite del Movimento cubista. In


questo dipinto Picasso semplifica le geometrie dei corpi e coinvolge in tale semplificazione anche
lo spazio, che viene materializzato e scomposto secondo i piani geometrici che lo delimitano. Le
figure femminili non risultano immerse in esso ma compenetrate e sembrano costituite dalla
stessa materia solida, così che la differenza tra i personaggi e lo spazio viene annullata.
L'elaborazione di quest'opera fu particolarmente complessa; Picasso realizzò moltissimi schizzi e
disegni preparatori che interessarono sia la composizione dell' insieme sia i singoli personaggi. In
particolare i volti. Attraverso questi studi possiamo seguire il progressivo precisarsi dei temi della
scomposizione cubista che vedranno la loro piena realizzazione in questo dipinto: la
semplificazione delle forme, la scomposizione delle figure e degli sfondi e la ricomposizione
deformata della realtà. Nei volti delle due figure di destra, per le quali l'artista si è ispirato alle
maschere rituali dell'Africa nera, non vengono travolte solo le regole della prospettiva ma anche
quelle del senso comune che sottintende sempre un punto di vista unico. Le incongruenze però
sono finalizzate a una nuova percezione della realtà, non più visiva ma mentale, volta a
rappresentare tutto ciò che c'è e non solo quello che si vede.

RITRATTO DI AMBROISE VOLLARD: Ambroise Vollard fu un abile e intelligente mercante


d’arte. Ebbe modo di conoscere Pablo Picasso quando ancora incominciava a farsi conoscere a
Parigi. Nel 1901 Vollard decise di realizzare una mostra con settantacinque opere di Picasso. In
seguito, la collaborazione fra i due proseguì. Nel 1909 Picasso realizzò un ritratto dell’amico
mercante d’arte. Questo ritratto si scompone in un intricato sistema geometrico che ingloba quasi
facendolo scomparire il corpo e parte del busto di Ambroise Vollard. Il volto invece è riconoscibile
malgrado la tecnica del cubismo. Il soggetto appare con tutta la sua imponenza. Naso grosso,
fronte alta, barba e baffi contraddistinguono il soggetto, anche se alcuni amici di Vollard, dopo
aver visto il ritratto dichiararono di non riuscire a riconoscere l’amico. Il ritratto di Ambroise Vollard
sembra emergere dalla confusione delle forme cubiste con colori caldi e chiari che permettono
una visione trascendentale: è come se l’uomo, che ha gli occhi chiusi, emergesse da un’altra
dimensione. Curiosamente, quando il dipinto fu mostrato al pubblico, fu una bambina, figlia di
amici di Vollard, a riconoscere l’uomo. Forse non significa nulla ma si po’ anche immaginare che
proprio la mente di un bimbo avesse la forza, al di là dei pregiudizi, per vedere e intuire le forme
del volto del soggetto nell’intricato sistema geometrico del cubismo. Picasso nei suoi quadri
cubisti sembra seguisse una sorta di percorso giocoso in cui lasciava tracce visibili di un soggetto
o di un oggetto in mezzo ad elementi più scomposti. In tal modo permetteva al fruitore dell’opera
di seguire un percorso di comprensione che gli permettesse di comprendere il contenuto.

NATURA MORTA CON SEDIA DI PAGLIA: La difficoltà di interpretazione dei dipinti cubisti è un
problema che sia Braque sia Picasso si sono sempre posti, entrambi attenti a che la loro pittura
non sconfinasse mai nell'astrazione, cioè in qualcosa di puramente mentale, senza più alcun
rapporto concreto con la realtà. È per questo che nel periodo del Cubismo sintetico i due artisti
cominciano a introdurre nelle loro opere anche lettere dell'alfabeto e numeri. In questo modo ogni
ipotesi di fuga verso l'astrazione viene volontariamente bloccata dall'immediata riconoscibilità di
questi elementi, subito riconducibili alla concretezza del quotidiano. Sempre al fine di radicare
nella realtà la propria pittura, Picasso adotta la tecnica del collage, cioè dell'incollaggio sulla tela
di materiali eterogenei che saranno in grado, meglio di qualsiasi pittura, di richiamare
direttamente alla mente gli oggetti reali in quanto reali essi stessi.
Il primo e uno dei più significativi collage di Picasso è la Natura morta con sedia impagliata,
realizzato nel 1912. L'opera rappresenta una natura morta ambientata all'interno di un caffè
parigino. Sulla destra vi sono una fetta di limone e un'ostrica, al centro un bicchiere scomposto
analiticamente, a sinistra si riconoscono un giornale e una pipa. Gli inserti pittorici sono realizzati
con colori a olio della gamma dei bruni, perfettamente intonati al ritaglio di tela cerata che
rappresenta con realismo fotografico l'impagliatura di una sedia del tempo. Anche se può
apparire quasi come un gioco, l'operazione compiuta da Picasso è invece estremamente colta e
raffinata. La finta paglia di Vienna riprodotta sulla tela cerata sta a rappresentare una sedia vera.
Dunque il soggetto (la paglia) è falso, ma il materiale (la tela cerata) è vero, Entrambi sono però
falsi quando vogliono rappresentare una sedia In questo modo l'artista distrugge ogni illusionismo
pittorico dimostrando con immediatezza quanto labile sia la differenza tra realtà e
rappresentazione. La sostanziale monocromia dell'insieme, la forma insolitamente ellittica
(comune anche ad altre opere cubiste del periodo) e la semplice corda usata al posto della
cornice rappresentano altri richiami intenzionali al problema della forma che si fa materia e della
materia che prende forme nuove ed estranee alla sua natura.

I TRE MUSICI: Picasso - all'indomani della Grande Guerra – riprende temi propri del Cubismo
sintetico, solo che vi applica un gusto del colore assolutamente nuovo e quasi fumettistico. ​Il
dipinto, un olio su tela di grandi dimensioni, fu realizzato a Fontainebleau nel 1921 e raffigura due
personaggi tipici della commedia dell’arte: un biancovestito Pulcinella che suona il flauto, a
sinistra, e un Arlecchino chitarrista che, insieme a un singolare monaco con uno spartito fra le
mani, improvvisano un allegro terzetto musicale, mentre un grosso cane nero se ne sta
accucciato sotto il tavolo. Abbandonate le terrose monocromie dei primi anni Dieci e le
complesse frammentazioni della ricerca analitica, Picasso distende i colori su piani ampi e piatti,
in una visione così rigorosamente frontale e bidimensionale da fare pensare a sagome ritagliate
nel cartoncino colorato. Il senso di profondità, assolutamente negato nei personaggi, viene
recuperato simbolicamente nelle pareti laterali e nel pavimento della stanza, che sembrano
sfuggire alle spalle delle figure centrali Ma anche in questo caso si tratta di una prospettiva
illusoria e ambigua, in quanto la parete laterale di sinistra appare innaturalmente più profonda,
suggerendo il senso di uno spazio sghembo, come quello ricostruito in alcune scenografie teatrali
alle quali – non a caso – l’artista stava interessandosi proprio in quegli anni.
Vi è però un personaggio nascosto, che non salta subito all’occhio, un Cane. La sua presenza è
visibile dall'ombra del muso e delle orecchie sulla parete sinistra e quella del corpo sul
pavimento. Altro elemento che conferma la sua presenza è la coda che spunta da dietro le
gambe dei Musici.

GUERNICA: Il 26 aprile del 1937 la cittadina Basca di Guernica viene bombardata per circa 3 ore
da aerei dell'aviazione tedesca. Più di 1600 persone perdono la vita in quello che è il primo
attacco aereo contro obiettivi civili della storia. In quello stesso anno Pablo Picasso, fortemente
scosso dall'evento, viene invitato a realizzare un'opera per l'esposizione Internazionale delle Arti
di Parigi. Il suo Guernica è ancora oggi uno dei massimi esempi pittorici di denuncia contro le
atrocità della guerra. La tela è di dimensioni enormi, circa 3 metri e mezzo in altezza è quasi 8 in
lunghezza, e su di essa il Racconto dell'orrore di quel giorno fluisce continuo, senza interruzioni,
da destra verso sinistra in un disgregarsi e accartocciarsi di corpi in fuga e di spazi indefiniti. Lo
stile, quello della piena maturità cubista dell'artista, delle figure scomposte e bidimensionali, che
ricostruiscono la scena, contribuisce in questo caso a restituire il senso di caos generato dal
bombardamento. L'insolita scelta di abbandonare qualsiasi tipo di Cromia per le sole tonalità di
grigio acuisce il dramma dell'evento raccontato. La guerra il rompe tremenda in un interno
domestico in cui lampade pendono dal soffitto e su cui si aprono porte e finestre. All'estremità del
dipinto due persone volgono le loro grida al cielo: quella sulla destra, probabilmente coinvolta in
un'esplosione e quella sulla sinistra, una madre con il cadavere del figlio tra le braccia. Dietro di
lei anche un toro, simbolo della nazione spagnola, è coinvolto nel dramma. Chi prova a reagire,
prendendo le armi, giace a terra sconvolto dal caos circostante e calpestato da bestie
imbizzarrite. A lui però è affidato l'unico simbolo di speranza dell'intera opera, un Fiore, che sorge
dalla sua mano oltre la spada spezzata.
Tutto è guerra, persino quella che dovrebbe essere una lampada, in alto, rappresenta più uno
scoppio, i raggi di luce Infatti sono rappresentati in modo spigoloso e per niente naturale.

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