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Arte del xx secolo riassunto

libro
Storia dell'arte contemporanea
Istituto Europeo di Design (IED)
38 pag.

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Nota per gli Studenti

Cari studenti,
il documento che vi invio è una sintesi del mio libro “Arte del XX secolo e oltre” che rappresenta comunque
il vostro testo di riferimento per lo studio.
E’ una sintesi che ho fatto per rendere più fruibili sia le lezioni on line sia lo studio che ne consegue.
La sintesi è anche relativa alle immagini che, eventualmente, potete approfondire in internet.
Per quanto riguarda l’esame (test) speriamo di poterlo fare secondo le modalità già stabilite, altrimenti si
troverà un’altra soluzione, mentre rimane per me importante il vostro lavoro di progetto in base a quanto
già spiegato e definito durante le lezioni.
Vi auguro buon lavoro.
Ci vediamo on line secondo il calendario che vi è stato comunicato e, spero presto, di persona.
Un caro saluto.
Loredana Parmesani

L’ARTE DEL XX SECOLO E OLTRE


(SINTESI)
Loredana Parmesani

LA CONTINUITA’ E IL SUPERAMENTO DELL’OTTOCENTO: VERSO LE AVANGUARDIE

Se il XX secolo ha messo in atto in campo artistico una tortale rivoluzione dei linguaggi attraverso le forti
teorie estetiche delle avanguardie storiche e, successivamente a partire dal secondo dopoguerra,delle
neoavanguardie, è altrettanto vero che il XIX secolo ha impresso all’arte moderna un decisivo rinnovamento
e una radicale trasformazione sia dei linguaggi sia delle tecniche artistiche.

Con il confluire delle ricerche neoclassiche e romantiche in un clima accademico abbrodantemente


presentato nel Salon ufficiali, messo in crisi dalla scvoperta della fotografia come strumento di riproduzione
del reale, intorno alla metà del secolo alcuni artisti ricercano un linguaggio da un lato capace di porsi come
innovativo nei confronti dell’accademias, dall’altro di dare una risposta alle immagini prodotte
fotograficamente.

In questo clima di ricerca di nuovi linguaggi l’ottocento ha visto così la nascita di un importante movimento
artistico: l’Impressionismo. Le tecniche di pittura impressioniste prendevano spunto dalla fotografia: si
ispiravano cioè ai principi ottici, fisici e chimici che riguardavano il modo in cui la luce era in grado di
“impressionare” una pellicola (ovvero, di imprimersi sulla pellicola riproducendo la scena ritratta dalla
macchina fotografica).

L’impressionismo si forma negli anni sessanta dell’ottocento e ha come obiettivo quello di combattere
l’accademismo contrapponendogli una pittura naturalistica basata sull’impressione (impressione retinica)
che un oggetto, veicolato dalla luce, lascia nell’occhio del pittore e che viene poi trasportata sulla tela
attraverso pennellate di colore puro (i tre colori primari: giallo, rosso e blu).
La scoperta da parte degli impressionisti del colore puro e delle infinite possibilità dei colori complementari,
il loro rifiuto del disegno, del chiaroscuro e del nero come assenza di luce (da qui l’introduzione delle ombre
colorate) determina un totale sovvertimento della pittura fino ad allora proposta.

Quindi l’obiettivo degli impressionisti è quello di criticare la pittura tradizionale insegnata nelle scuole
d’arte proponendo in alternativa una pittura basata sull’impressione che un oggetto, grazie alla luce, lascia
sulla retina e che viene poi trasposta sulla tela attraverso il colore puro (ovvero, una pittura capace di
trasporre sulla tela l’immagine della realtà così come questa si imprime sulla retina dell’occhio umano).
La pittura impressionista, praticata spesso all’aria aperta, “En plein air”, seguendo il cambiamento del tempo
e delle luci, vuole trasportare sulla tela il momento esatto in cui la scena, attraverso il colore, si è impressa

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nello sguardo dell’artista. È come se l’artista volesse fare una “fotografia” di ciò che vede in un determinato
momento.

1874: viene realizzata la prima mostra impressionista nello studio del fotografo Nadar, che crea scalpore e
numerose critiche negativi da parte della società del tempo. Louis Leroy, critico stimato all’epoca, definisce
la pittura impressionista “né finita né da finire”, “raschiature di tavolozza appiccicate sulla tela”.

Nadar (fotografia) Monet Cézanne

A partire dal 1880 il movimento entra in crisi dal proprio interno in quanto si cerca un superamento e la
possibilità di un nuovo linguaggio. Alcuni artisti aprono nuovi percorsi di ricerca, fra i quali il più
significativo è quello del Pointillisme di Seurat e Signac.
Il Pointillisme prevede l’utilizzo del punto colorato come elemento base per la costruzione dell’immagine:
tantissimi punti-colore sono accostati, assemblati, combinati gli uni accanto agli altri fino a definire forme
intere e sfumature di colore riconoscibili dall’occhio umano.

Seurat

Contemporaneamente al Pointillisme si sviluppa anche il Simbolismo che intraprende una ricerca più
spirituale e simbolica. Gli autori (Moreau, Puvis de Chavanne e Redon) propongono un’arte capace di
ristabilire il primato della realtà interiore (ovvero, la realtà per come è vissuta/percepita interiormente
dall’artista) su quella esterna, oggettiva e concreta. Ciò che l’artista sente dentro di sé viene espresso sulla
tela attraverso simboli (cioè segni che rimandano a valori universali che esprimono contenuti ideali capaci di
evocare alla mente dell'osservatore un concetto diverso da ciò che il simbolo è fisicamente, grazie a una
convenzione prestabilita).

Moreau Redon

Nell’ultimo ventennio dell’Ottocento altri artisti, per lo più singolarmente, elaborano ricerche altrettanto
significative che costituisco un ponte fra le ricerche ottocentesche e quelle novecentesche: fra i tanti
ricordiamo Cézanne, VanGogh, Gauguin, Rousseu, Munch.

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La pittura di Cézanne, dopo l’Impressionismo, diviene più concreta e realistica (legata cioè a ciò che il
pittore poteva osservare attorno a sé) gettando le basi per il Cubismo, quella di Van Gogh si riconosce per
colori forti, violenti e di intensa espressività, quella di Munch è una pittura carica di tensioni e drammatica
che vuole raccontare il dolore dell’uomo e della società di fine Ottocento e che, in maiera diversa saranno un
punto di riferimento per l’Espressionimo..

Cézanne Van Gogh Munch

Tutte queste ricerche portano a quella che sarà la grande rivoluzione teorica e tecnica del Novecento, che si
realizzerà con la nascita dell’Espressionismo e del Cubismo, delle Avanguardie Storiche, lo sviluppo
delle Neovanguardie e del Postmoderno.

Il Novecento elabora un nuovo modo di intendere il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione
attraverso l’arte.
Il ventesimo secolo infatti ha rivoluzionato l’arte attraverso la nascita delle avanguardie storiche (il
termine “avanguardia” è di origine militare e indica un gruppo di soldati che marcia davanti agli altri per
aprire la strada; in arte indica quindi una forma artistica che rappresenta una novità, qualcosa che
appunto sta “avanti” e propone un nuova tendenza).

ESPRESSIONISMO

L’Espressionismo è un movimento artistico che si è sviluppato intorno al 1905 contemporaneamente a


Dresda (gruppo Die Brucke, cioè “Il Ponte”) e Parigi (gruppo dei Fauves, cioè delle “Belve”).
Seppur differenti nelle opere, entrambi rappresentano una critica all’Impressionismo, alla sua
“superficialità” dell’immagine, e intendono dar voce alla drammaticità della vita, alla crisi dei valori e degli
ideali della classe sociale borghese
L’espressione è intesa come un sentire attraverso l’agire: questo significa che attraverso la pittura
(ovvero, l’agire, l’atto del dipingere) l’artista vuol esprimere ciò che sente in quanto parte di un contesto
sociale. La pittura espressionista racconta le sensazioni, i sentimenti, i pensieri più profondi degli individui.
L’espressionismo vive l’esperienza del dipingere come momento dell’esistenza, suo obiettivo non è più
quello di rappresentare il mondo, ma viverlo attraverso l’esperienza diretta del dramma soggettivo,
esprimerlo.

Die Brucke
Il gruppo tedesco Die Brucke , composto da Kirchner, Hekel, Smidt-Rotluff e Bleyl, propone un’arte capace
di mettere in crisi i valori della classe sociale borghese.
Partendo dall’analisi delle culture primitive, di cui vengono riprese la durezza e l’incisività delle forme, e
dalla tradizione tedesca della xilografia (ovvero di una tecnica di incisione a rilievo su legno di solito usata
per la produzione di stampe) ricercano una espressività forte (ovvero una comunicazione visiva forte e
d’impatto).
Le figure, disegnate con forme esasperate e linee che ne mettono in evidenza la drammaticità, i colori
violenti, le prospettive e tagli fotografici, hanno come obiettivo una pittura che mette in luce la forza fisica
dell’artista, che si esprime sulla tela. La pittura è intesa come “forza lavoro”.

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Kirkner Heckel

Fauves
Il gruppo francese dei Fauves (belve) composto da Matisse, Braque, Vlaminck, Van Dongen e Dufy,
intraprende una ricerca meno drammatica rispetto ai tedeschi e propone una pittura caratterizzata da una
diffusa armonia delle linee e dei colori (molto forti e vivaci).
Nel 1905 Matisse dipinge La joie de vivre, un quadro che esprime la poetica di Matisse e dei Fauves:
l’espressione è la continua ricerca di una struttura armonica, di un equilibrio che, come scrive Matisse, “è in
tutta la disposizione del quadro: il posto che occupano i corpi, i vuoti che stanno intorno ad essi, le
proporzioni”. Matissi dichiara anche che “l’espressione è la capacità dei colori di comporsi in maniera
armonica sulla te”.

Matisse Braque

CUBISMO

Il Cubismo si sviluppa a Parigi intorno al 1907-1908 dalla collaborazione fra Picasso e Braque. La nascita
di questo movimento è fatta risalire all’opera di Picasso Les demoiselles d’Avignon.
Partendo dall’analisi della pittura di Cézanne del periodo postimpressionista e dallo studio della scultura
negra (scultura tradizionale africana), i due artisti mettono in discussione i principi della prospettiva
rinascimentale risolvendola in un unico piano spaziale su cui vengono ricostruiti i vari punti di vista di un
oggetto. Ovvero: le diverse parti e le diverse angolazioni di un oggetto vengono rappresentate dall’artista
tutti insieme sullo stesso piano, senza profondità, come se l’osservatore potesse vederle tutte
contemporaneamente.

Le fasi dello sviluppo del cubismo sono due:


- Il Cubismo analitico (cioè che analizza) in cui l’oggetto viene analizzato e scomposto in piani di
visione e successivamente ricostruito sulla tela riportandone i singoli elementi uno per uno;
- Il Cubismo sintetico (cioè che fa una sintesi), in cui l’oggetto viene analizzato, scomposto e poi
ricostruito sulla tela in un’unica forma razionale e geometrica (“sintesi” dal verbo greco: “mettere
insieme”).

Les demoiselles d’Avignon, 1907


Picasso inizia a lavorare a “Les demoiselles d’Avignon” nel 1906 e termina l’opera l’anno successivo.
E’ un’opera fondamentale per il Cubismo. Ispirandosi alle forme della scultura negra, e influenzato dalla
pittura “concreta” di Cèzanne, Picasso con forti pennellate sviluppa le figure femminili nello spazio. Le

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figure rappresentate vengono scomposte e formano un tutt’uno con lo spazio in cui sono collocate. Non solo
le figure prendono corpo, ma anche lo spazio circostante diviene “materia”, forma.

Picasso

Cubismo analitico
Dalla collaborazione fra Picasso e Braque, a partire dal 1908, nasce il Cubismo analitico.
In questa fase, la teoria alla base del cubismo si evolve: si comincia a pensare alla pittura non solo come
rappresentazione della realtà ma come possibilità di ricreare un qualcosa di concreto, di riprodurre sulla tela
non solo l’immagine di un oggetto ma anche la sua solidità, la sua consistenza fisica. L’oggetto non è più
raffigurato utilizzando il punto di vista della prospettiva tradizionale, ma viene rappresentato
contemporaneamente da più punti di vista – ad es. laterale, frontale, dal basso, dall’alto: cioè come se lo
spettatore riuscisse a guardare l’oggetto davanti, dietro, di lato, sopra e sotto nello stesso momento.

Picasso Braque

Cubismo sintetico
Per eccesso di analisi (ovvero di scomposizione, frammentazione) gli artisti della fase analitica approdano a
una sorta di disordine caotico, quasi impossibile da comprendere.
Per evitare il pericolo della perdita totale della riconoscibilità degli oggetti rappresentati, iniziano ad
introdurre lettere e numeri dipinti o incollati sulla tela, al fine di orientare lo sguardo. Successivamente,
incollando sulla tela frammenti del mondo concreto (collages) tentano di dare all’osservatore degli indizi
che rimandano alla realtà.

Picasso Braque Gris

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E’ in questa fase che avviene l’incontro con Gris, il quale dal 1911 aderisce al cubismo e inizia una radicale
operazione di sintesi (inaugurando quindi la fase del cubismo sintetico in cui l’oggetto viene analizzato,
scomposto ma poi riportato a una forma razionale e geometrica).
L’opera di Gris si caratterizza per l’uso monocromatico dei colori. Nel cubismo sintetico di Gris il quadro è
“un’architettura piatta e colorata” dove utilizza elementi rigorosamente geometrici. L’obiettivo è quello di
rendere reale l’astratto ed è per questo che afferma: “Di un cilindro faccio una bottiglia”.

LE AVENGUARDIE STORICHE

Le Avanguardie storiche sono movimenti che si formano fra gli anni 10 e 20 del novecento. Sono definiti
avanguardia in quanto propongono una totale innivazione dei linguaggi,, soprattutto artistici e letterari, che
divengono più estremisti, audaci, innovativi, in anticipo sui gusti e sulle conoscenze.

Sono considerati movimenti di avanguardia quei gruppi artistici che hanno redatto manifesti teorico-
programmatici.

- L'avanguardia si costituisce come risposta dell'arte alla società borghese e al predominio della
mentalità utilitaria e mercantile, nel momento in cui diventa chiaro che il mercato assorbe anche
l'arte stessa.
- Nel suo intento di uscire dalle istituzioni e di organizzare una contro-egemonia, l'avanguardia tende a
costituire una istituzione alternativa ed aperta, riunendosi in gruppi, con una sua vocazione al lavoro
collettivo. Tuttavia, proprio se si pensa all'avamposto di un esercito, si può comprendere allora che
l'avversario non può essere l'esercito che viene dietro e rispetto al quale l'avanguardia s'intende
avanzata, ma quello che le si trova di fronte, o meglio il territorio ostile in cui gli esploratori mandati
in avanscoperta si trovano ad operare, privi di alcuna garanzia. Uscendo dalla metafora, occorre
considerare, nelle avanguardie artistiche, non solo la carica di innovazione, ma anche quella di
ricerca (il cosiddetto sperimentalismo).
- L'avanguardia porta alle estreme conseguenze i caratteri della modernità e lo spirito critico.
- E’ internazionale.
- E’ ideologica.

FUTURISMO

Il Futurismo, la prima avanguardia, viene fondato a Milano nel 1909 e il suo manifesto artistico (ovvero
l’insieme delle regole, dei pensieri, dei valori di un gruppo di artisti) viene pubblicato a Parigi sulla rivista
“Le Figaro” nel medesimo anno. I fondatori sono Marinetti, Balla, Boccioni, Carrà, Russolo.

Le teorie del movimento si basano soprattutto sulla volontà di distruggere tutti i vecchi valori della
tradizione e del passato (musei, biblioteche, città storiche) al fine di creare una nuova visione legata al
progresso tecnologico, alla macchina e alla velocità. Il futurismo è la celebrazione della modernità e
dell’estetica della macchina.
Nel manifesto Marinetti scrive: “La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova, la
bellezza della velocità. Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della vittoria
di Samotracia”.

Nelle opere futuriste l’elemento dinamico (ovvero, di movimento) è fondamentale.


Dal punto di vista dello stile il Futurismo si contraddistingue per le composizioni dinamiche (gli oggetti
rappresentati sembrano cioè muoversi nello spazio) che si contrappone al piano statico cubista (in cui gli
oggetti invece appaiono immobili).
La velocità e il movimento riguardano non solo l’oggetto in movimento ma anche lo spazio in cui tale
oggetto si muove.

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Balla Boccioni Carrà

L’aspetto dinamico è sottolineato sia dalle “linee forza” (cioè dalle linee, tracciate sulla tela o che
contraddistinguono le sculture,che esprimono il movimento) individuate da Boccioni nell’opera Forme
uniche nella continuità dello spazio, sia dal colore.
In particolare ritroviamo questo elemento nei quadri di Carrà, che nelle sue opere utilizza colori vivaci e
violenti per evidenziare i movimenti delle forme e realizzare un’immagine composta da linee spezzate,
spigolose e veloci, come nell’opera I funerali dell’anarchico Galli, dove un turbine di forme, colori,
rumori e sensazioni sembrano portare al centro della pittura.

Il futurismo non fu solo un movimento artistico e pittorico, come del resto buona parte delle avanguardie,
ma coinvolse anche la letteratura, la poesia, la fotografia, il teatro, la musica, la danza, la grafica la cucina,
l’architettura, l’arredamento e la moda,c attraverso la redazione di manifesti dedicati.

In particolare, Russolo, musicologo e musicista, inventa l’intonarumori, uno strumento per creare la nuova
musica dinamica e contemporanea (fatta appunto di “rumori”, suoni nuovi e inaspettati), e Sant’Elia
realizza La città nuova, ovvero il progetto di una possibile evoluzione dell’architettura e dell’urbanistica
del futuro.

Russolo Sant’Elia

DER BLAUE REITER (Il cavaliere azzurro)

Nel 1911 Kandinsky e Mark fondano a Monaco di Baviera il movimento Der Braue Reiter, al quale si
unirà Macke.

Il movimento critica il Cubismo, ritenuto troppo razionale (ovvero risultato di uno schema e di una tecnica
precisi e rigidi), e l’Espressionismo, per la pittura carica di significati di critica alla società.
Kandinsky e Marc intendono recuperare le pitture primitive e naive di Henri Rousseau (detto “Il
Doganiere”), al fine di creare un linguaggio pittorico che sia espressione di sentimenti più intimi e spirituali.
La loro pittura si basa su un totale equilibrio dell’opera (cioè sull’equilibrio di forme, volumi, linee e colori),
sulla trasparenza del colore e su un’armonia di forma che rimanda all’arte orientale.

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Libro-documento Marc Macke

Nel 1911 viene allestita la prima mostra il cui catalogo viene pubblicato l’anno successivo.
L’arte, secondo gli esponenti del gruppo, deve sviluppare un linguaggio suo proprio che metta a confronto
l’estetica dell’occidente con quella dell’oriente: ovvero la vittoria di una sensibilità più delicata rispetto alla
forza dell’espressionismo, del cubismo e del futurismo. Per questa ragione, essi si rifanno all’arte orientale e
alla tradizione delle favole nordiche come luoghi ideali e elementi da utilizzare per una produzione artistica
più semplice e spirituale.

ASTRATTISMO

Fino a questo momento abbiamo parlato di arte figurativa, ovvero di un tipo di pittura che rappresenta una
figura riproducendola in modo più o meno somigliante a come questa appare nella realtà che vediamo.

Con il movimento dell’Astrattismo invece la situazione cambia: la realtà non viene più rappresentata così
come la vediamo. Attraverso l’uso di linee, forme e colori gli artisti intendono rappresentare una condizione
di totale libertà ed espressione di interiorità.
Un ritratto astratto, per esempio, rappresenta un viso non usando la realtà come fonte di ispirazione, ma il
concetto di quel viso e le sensazioni che si producono nell’artista che lo dipinge. Ciò che interessa al pittore
astratto è l’essenza delle cose, non il loro aspetto.
Il movimento astrattista si sviluppa in conseguenza della pubblicazione del libro di Willem Worringer:
Astrazione e empatia, del 1908.

Nel 1910 Kandinsky dipinge Il primo acquerello astratto


Già a partire dalla sua prima opera astratta Kandinsky utilizza un tratto infantile, simile allo scarabocchio,
per mostrare un nuovo significato dato alla pittura: ovvero quello di esprimere, attraverso le linee e il colore,
la realtà interiore del soggetto (ovvero i pensieri, le fantasie, le sensazioni, i concetti) in modo
completamente libero. La tela diventa allora il mezzo per fare emergere e manifestare sensazioni primarie e
spirituali, capace di far affiorare un rapporto di empatia fra artista e mondo.

Kandisky

Improvvisazioni
A partire dagli anni dieci del 1900, Kandinsky si concentra sulle Improvvisazioni una modalità di pittura
dove il segno viene usato in modo spontaneo, libero e immediato.

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Nel decennio successivo però (anni venti del 1900), con la scuola Bauhaus (una famosa accademia di arte e
design tedesca), Kandinsky sente l’esigenza di dare un’organizzazione più precisa al suo modo di dipingere,
stabilendo delle regole razionali e geometriche secondo cui gestire lo spazio della tela.

Kandinsky

L’astrattismo si sviluppa rapidamente in tutte le regioni nordeuropee e ben presto in tutta Europa.
All’astrattismo aderiscono artisti e teorici interessati a creare una nuova modalità artistica, non legata alla
rappresentazione realistica delle forme e del mondo concreto. Questi artisti utilizzano elementi puri (segno,
colore, superficie) che vengono impiegati così come sono, nella loro forma primaria e semplice.

Numerosi sono gli artisti che si ispirano alle teorie astratte e i movimenti che derivano da questa corrente: il
neoplasticismo “De Stijl” in Olanda (1917) e l’accademia d’arte Bauhaus in Germania (1919).

De Stijl (Neoplasticismo)
Movimento che nasce in Olanda, nel 1917 (con Mondrian e Van Doesburg). Prende avvio nel campo
dell’architettura, ricercando la natura essenziale delle cose, una assoluta purezza delle forme e delle linee,
nell’armonia di colori puri (rosso, azzurro, giallo) e di non-colore (nero, bianco, grigio) e nell’uso esclusivo
dell’angolo retto.

Mondrian

Bauhaus
(Germania, Weimar, 1919) Scuola fondata da Gropius dove insegnano, Kandinsky, Klee, Albers, Moholu-
Nagy, Ittem Schellem, Feininger). L’impostazione è di ordine razionale-astratto e ribadisce la necessità di
unire l’arte all’industria, il bello all’utile, sperimentando in molti ambiti di progetto e anche nel campo del
design industriale, nel teatro, nella moda ecc.

Albers

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AVANGUARDIE RUSSE

Tra il 1910 e il 1920 In Russia si assiste ad un importante fenomeno di rinnovamento artistico e culturale
che sfocia in tre importanti movimenti d’avanguardia:
Raggismo, Suprematismo, Costruttivismo.

Le cause di questi cambiamenti in ambito artistico si possono attribuire, da un lato alla forte spinta
modernista e, dall’altro, alle rivolte socio-politiche che all’epoca stavano destabilizzando il paese
(soprattutto la Rivoluzione bolscevica del 1917 in cui contadini, operai e soldati si organizzarono in gruppi
detti SOVIET per protestare contro il potere dello ZAR Nicola II).

Raggismo
1910: Larionon e Goncarova, attraverso la pubblicazione di un Manifesto, fondano il Raggismo che è una
sintesi fra cubismo, futurismo e orfismo (ovvero particolare tipo di cubismo che credeva nella importanza
della geometria come perfezione assoluta e nel potere del colore).
La pittura di questi artisti è composta da linee e fasci luminosi che attraversano il piano della tela
riproducendo i riflessi della luce che attraversa un prisma ottico (ovvero, un particolare tipo di cristallo che è
in grado di scomporre il fascio di luce bianca in tanti raggi di colori diversi).

Larionov Goncarova

Suprematismo
1913: Malevic dipinge il Quadrato nero su sfondo bianco, dando così avvio al movimento Suprematista
che ha come obiettivo quello di ribadire che l’arte non ha più bisogno della realtà esterna per esistere, è essa
stessa realtà (ovvero ha una dignità propria, non serve solo a riprodurre la realtà, ma è essa stessa qualcosa
di concreto e reale cha dà vita a emozioni, pensieri e oggetti nuovi) in quanto è “piena dello spirito della
sensibilità non oggettiva”.
Il Suprematismo è la celebrazione della pittura come forma di espressione libera da qualsiasi legame con la
realtà.

Malevic

Costruttivismo
Il Costruttivismo nasce all’interno della Rivoluzione bolscevica e ha come obiettivo quello di essere
funzionale e utile al progetto di cambiamento della rivoluzione portato avanti dai contadini e operai in
rivolta.
I principali artisti (Tatlin, El Lissitsky e Rodcenko) ribadiscono che l’arte deve essere utile alla società.
Le loro opere non sono una più una narrazione astratta (cioè non legata alla realtà sociale, politica e storica
della Russia), ma servono a spiegare in modo grafico e sintetico i concetti che stanno alla base della
rivoluzione e dei cambiamenti sociali e politici della società.

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La tecnica utilizzata in pittura è per lo più astratto-geometrica e i colori sono prevalentemente bianco, rosso
e nero (vedi l’opera di El Lissitsky Insinua nei bianchi il cuneo rosso).

El Lizzinsky Rodcenko

La tecnica utilizzata in scultura prevede forme e materiali nuovi, quali ferro e vetro, che creano uno spazio
articolato, in alcuni casi le opere hanno anche una funzione pratica, come nel caso del Monumento alla III
Internazionale di Tatlin del 1919, dove un’enorme spirale inclinata e asimmetrica, costruita in ferro e vetro,
ha sia uno scopo estetico, sia una funzione pratica, quella di essere un edificio atto ad accogliere le riunioni
dei Soviet (ovvero dei gruppi rivoluzionari): quest’opera quindi riunisce in sé scultura, architettura e
politica.

Tatlin

METAFISICA

1910: De Chirico utilizza il termine Metafisica applicato all’arte. A lui si affiancheranno artisti quali Carrà,
Morandi e Savinio.

Mentre il Futurismo è tutto dinamismo e velocità la Metafisica vuole essere immobile e silenziosa (la
sensazione che si prova osservando i dipinti metafisici è quella di guardare luoghi lontani, misteriosi e
silenziosi).

La Metafisica recupera parte della tradizione figurativa italiana, al fine di elaborare uno stile pittorico capace
di porsi al di là del tempo e della storia: un’arte che sappia andare oltre il tempo e il luogo reali entro i
quali nasce e che circondano l’autore (ad es. con rimandi a epoche diverse all’interno di una stessa opera e la
perdita del senso di un momento temporale o di un luogo geografico precisi).
Gli elementi rappresentati, manichini e strumenti da disegno geometrico o tecnico, piazze italiche e trenini
sbuffanti ma immobili, propongono una pittura intima che ricerca una sua precisa identità (vedi opere:
“Ettore e Andromaca” o “Piazze d’Italia”)

Per De Chirico l’arte non deve avere alcun rapporto con la propria contemporaneità, non deve partecipare
agli eventi quotidiani, storici o della realtà, ma deve essere meta (in greco: al di sopra/al di là) -reale, meta-

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storica, meta-fisica, ovvero al di sopra della storia, della natura, e concentrata soltanto nella ricerca di una
propria verità interiore da raccontare.

De Chirico De Chitico Carrà Morandi

Alla Metafisica aderisce anche Carlo Carrà, staccatosi dal Futurismo. Le sue opere sono cariche di mistero e
caratterizzate da una pittura dove ciascuno degli elementi utilizzati è chiuso in una dimensione che sta oltre
la realtà: le scene e le figure dipinte esistono dentro l’opera e appartengono solo all’opera stessa.

DADA

1916: nel pieno della prima guerra mondiale (1914-1918), nella neutrale Zurigo, nasce il movimento Dada
al Cabaret Voltaire (ovvero un locale di intrattenimento in cui si riunivano molti artisti). Il gruppo è
formato da artisti e intellettuali provenienti da tutta Europa.

Il movimento Dada critica le forme artistiche del tempo, la guerra in corso e sottolinea la crisi del pensiero
occidentale di quel momento storico.
I fondatori sono: Hugo Ball, scrittore e filosofo, Tristan Tzara, poeta che pubblica nel 1918 il Manifesto
teorico, Richard Hulsenbeck, medico-poeta, Hans Arp e Marcel Janco, artisti.

L’origine del termine “dada” non è chiara e rimanda a diversi elementi: al linguaggio infantile,
all’intercalare nella lingua russa o romena alla cultura primitiva ecc.

Dada non si sviluppa solo a Zurigo, ma anche a New York (Duchamp, Picabia, Stieglitz e Man Ray) e
Berlino (Schwitters).

Il movimento è spinto dalla volontà di contestare tutti i valori artistici e sociali del tempo, rifiutando la
logica dell’opera d’arte come oggetto-valore.

Per i dadaisti l’arte non deve produrre valore: al contrario, l’opera d’arte non ha nessun valore, poiché
secondo questo movimento essa non ha “senso”, non è che un gioco, una pura espressione di libertà.
L’arte dada, intesa come pura negazione del valore dell’opera stessa, utilizza processi creativi come il
gioco, l’ironia, la casualità e il ready made (ovvero: tecnica artistica per cui un oggetto di uso comune viene
prelevato dal suo contesto quotidiano ed esposto come opera d'arte, senza ulteriori interventi da parte
dell'artista – vedi le opere di Duchamp “Ruota di bicicletta” e “Fontana”, una ruota di bicicletta un orinatoio
esposti come se fossero opere d’arte).

Duchamp (ready-made), Picabia e Schwitters (che utilizza il termine Merz per definire il proprio stile
artistico ispirato al Dada) attraverso le loro opere intendono sovvertire il valore e la funzione dell’opera
d’arte, ritenendola una pura espressione estetica senza nessun altro significato. L’opera d’arte non ha nessun
altro senso se non quello mostrare la casualità della vita.
Il Dada prevede l’impiego dei materiali i più disparati, recuperati dall’ammasso sempre più vasto
delle materie che la società contemporanea produce e che divengono così strumenti per la realizzazione
delle opere.

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Duchamp Duchamp Picabia Schawitters

SURREALISMO

Questo movimento nasce nel 1924 con la Pubblicazione da parte di Breton del Manifesto del surrealismo
sulla rivista Litterature.
Il movimento, al quale aderiscono artisti e intellettuali provenienti da diversi paesi del mondo, crea un
linguaggio rivoluzionario sia nei confronti dell’arte precedente, sia nei confronti della realtà circostante.
La sua ricerca si concentra sull’interiorità della persona, sulle parti più profonde e nascoste dell’Io, traendo
spunto dalle teorie psicoanalitiche di Freud.

Il Surrealismo cerca di trasporre sulla tela o nelle sculture, i grandi turbamenti dell’uomo che dall’inconscio
emergono nell’opera, affermando che l’arte surrealista non è un’ interpretazione (o spiegazione)
dell’inconscio o del sogno, ma inconscio e sogno allo stato puro.

L’inconscio (ovvero l’insieme delle pulsioni e dei sentimenti più nascosti dell’uomo) è, secondo i surrealisti,
la vera dimensione dell’esistenza e l’arte deve attingere da esso.
E’ dalle immagini oniriche (ovvero dalle immagini dei sogni) che gli artisti surrealisti prendono ispirazione,
senza spiegarle ma soltanto di renderle evidenti.

Questi artisti utilizzano tecniche quali il disegno, la pittura, la scultura, il frottage, il ready made, la
fotografia, il cinema, la poesia, la musica, la letteratura al fine di creare oggetti e immagini a
funzionamento simbolico cioè oggetti e immagini che facciano parlare l’inconscio.

Max Ernst approfondisce il concetto di “automatismo psichico” (ovvero: processo per cui associazioni
spontanee della mente vengono fatte emergere sotto forma di immagini), già teorizzato da Breton nel
Manifesto, e introduce la tecnica del “frottage”, puro gesto automatico, che consiste nello sfregare una
matita morbida su un foglio sotto il quale è posto un oggetto o una superficie ruvida, in modo da far
affiorare l’immagine.

Gli artisti surrealisti, fra cui Mirò, Tanguy, Magritte, Dalì, Delvaux producono opere formalmente molto
diverse, aderendo alle differenti tipologie di surrealismo, rifiutando ogni codice stilistico, culturale o tecnico
prestabilito, nella totale libertà di seguire le proprie pulsioni, la propria sensibilità e abilità.

L’opera è un’aperta critica nei confronti della tradizione artistica e della società borghese nei confronti della
quale agiscono sempre per generare scandalo e stupore, trattando nelle loro opere temi scabrosi come la
violenza e la sessualità.

Ernst Dali Magritte

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ECOLE DE PARIS

L’Ecole de Paris si sviluppa a Parigi, dopo la prima guerra mondiale (1915-1918) in un clima
internazionale e cosmopolita, dove si riunisco numerosi artisti di varia provenienza geografica e culturale.

Non si tratta di una scuola o di un movimento, bensì di un clima, un’atmosfera sociale dove artisti di varie
generazioni e orientamenti culturali e artistici si incontrano.

Tutti gli stili e i linguaggi sono ammessi, dal figurativo all’attratto, dal cubismo al surrealismo, con il fine di
dare all’arte quella libertà di ricerca che solo Parigi in quel momento è in grado di offrire.

I grandi maestri sono Matisse, Picasso e Braque e accanto a loro i giovani, quali Utrillo, Soutine, Chagall,
Severini, Magnelli, Archipenko e molti altri si danno da fare per vivere l’arte in piena libertà.

L’Ecole de Paris, con il suo clima cosmopolita e libertario, con i suoi artisti bohémiens, cessa di esistere con
l’avvento della seconda guerra mondiale (1939-1945) nel momento in cui le armate hitleriane occupano la
Francia.

Soutin Chagall Radice Severini

REALISMO FRA LE DUE GUERRE

Il periodo fra le due guerre mondiali (prima guerra 1914-1918 – seconda guerra 1939-1945) è caratterizzato
delle ideologie nazionaliste e totalitarie, ovvero da quelle filosofie incentrate sulla forza e la potenza della
propria nazione/patria e sulla necessità di governi forti, detti totalitari in quanto la totalità del potere è nelle
mani di un unico partito e/o figura politica.
Ciò che ne deriva è, da una parte, un rifiuto nei confronti delle influenze internazionali delle avanguardie
storiche e, dall’altra, il prevalere di linguaggi artistici a sostegno dei valori di carattere nazionale e “locale”.
L’obiettivo è fondare un linguaggio artistico che, pur tenendo conto delle innovazioni introdotte dalle
avanguardie, recuperi la tradizione artistica del passato.

In Italia:
Valori Plastici, Novecento, realismo magico, antinovecento, Corrente
A partire dagli anni venti del 1900, in Italia si assiste ad un moltiplicarsi di ricerche artistiche che da un lato
ruotano intorno al “ritorno all’ordine”, ovvero al recupero delle radici pittoriche nazionali, ma dall’altro
tengono conto degli influssi dell’avanguardia internazionale.

Valori Plastici
1918: Mario Broglio fonda la rivista “Valori Plastici” attorno alla quale si raggruppano artisti di varie
provenienze quali Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Giorgio Morandi e Ardengo Soffici. Il loro obiettivo è
quello di recuperare in pittura i modelli della grande tradizione italiana (i riferimenti sono Giotto e
Masaccio) e ricreare un’arte capace di valorizzare la storia dell’arte nazionale.
Dal punto di vista tecnico propongono un disegno e un colore di tipo classico.

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Carlo Carrà

Novecento
Anche il movimento del Novecento si pone come obiettivo di dichiarare l’assoluta necessità per l’arte di
attingere alle proprie origini, alla “sana tradizione italiana” e ribadiscono l’esigenza di un “ritorno
all’ordine”, in contrapposizione al “disordine” prodotto dalle avanguardie storiche.

Scuola Romana
A Roma nel 1927 si costituisce la Scuola Romana, il cui esponente fondamentale è l’artista Scipione. La
proposta è quella di una pittura che sappia riunire la grande tradizione del barocco romano con la
pittura espressionista francese.

Scipione

Corrente
A Milano nel 1939 si forma il gruppo Corrente con esponenti quali Renato Birolli, Renato Guttuso, Aligi
Sassu. L’obiettivo di questo movimento è quello di uscire dalla generale situazione di degrado culturale e
morale della società dando vita a un nuovo linguaggio artistico capace di riunire tradizione e avanguardia e
proponendo una pittura intensa e drammatica, carica di significati politici e sociali.

Birolli

Nel Mondo: Nuova oggettività, realismo socialista, muralismo messicano

Anche in Europa (soprattutto in Germania), Unione Sovietica e anche Messico, si sviluppano correnti che a
loro modo ribadisco il valore di un’arte capace di esprimere la realtà sociale in atto (clima generale di
tensioni politiche, instabilità internazionale e guerre).

Nuova oggettività (Neue Sachlichkeit)


Nel 1925, a Mannheim in Germania, viene allestita una mostra in cui sono esposte opere di artisti di
formazione espressionista che cercano di cogliere e rappresentare la realtà in maniera cruda, tragicamente
realista, allo scopo di mostrare la drammaticità del contesto storico.
I colori sono violenti, i segni duri e dettagliati, la figurazione è particolareggiata e deformata, quasi
grottesca (strana, bizzarra, angosciosa).
Autori quali Groz, Otto Dix, Max Beckmann intendono dichiarare attraverso la pittura l’assoluto
fallimento della cultura tedesca.

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Groz

Realismo socialista
Tra il 1932 e il 1956 si sviluppa in Unione Sovietica il Realismo socialista. Il teorico di questa forma
d’arte di stato (ovvero posta al servizio delle esigenze della politica e del governo) è Andrej Zdanov.
L’obiettivo del Realismo socialista è quello di inserire nelle opere le tematiche sociali e politiche che lo stato
intende propagandare (promuovere, diffondere, sostenere).
Caratteristiche della pittura di Pagodin, Dejeneka Gerasimow e altri, sono il rifiuto dell’esperienza delle
avanguardie storiche, una pittura molto realistica e un atteggiamento celebrativo e didascalico: le opere
servono a celebrare il nuovo sistema politico presente nella nazione (dopo la Rivoluzione russa del 1917) e
a spiegare in modo quasi letterale alcune tematiche e ideologie diffuse e sostenute dallo stato.

Dejneka

Muralismo messicano
In questo periodo storico, anche il Messico è impegnato in una ricostruzione politica, dopo la rivoluzione
armata di stampo socialista avvenuta tra il 1910 e il 1917. In tale contesto, l’arte viene intesa come
strumento capace di contribuire alla rifondazione di una identità nazionale e politica.
Le opere di artisti quali Diego Rivera, Siqueiros, Orozco si contraddistinguono per una figurazione che
rimanda costantemente alla storia messicana, dalle origini al colonialismo, attraverso grandi pitture
dipinte su muro (murales) e stampe popolari.

Rivera

IL RITORNO DELLE AVANGUARDIE

A seguito della seconda guerra mondiale, l’Europa (provata economicamente e nello spirito dagli anni di
distruzione e povertà causati dal conflitto mondiale) affronta una profonda crisi sociale e culturale, una crisi
di identità che la pone nella condizione di abdicare al ruolo di centro innovatore della ricerca artistica
internazionale. Il nuovo polo di innovazione e ricerca in ambito artistico si sposta negli Stati Uniti e in
particolare nella città di New York.

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I giovani artisti americani, che si sono formati sui linguaggi delle avanguardie artistiche europee, elaborano
nuovi stili, la cui prima espressione è la Scuola di New York, che non è una scuola in senso letterale, ma un
clima culturale che inizia a caratterizzare la città e la cultura americana in generale.
L’ispirazione principale per questi artisti proviene da Picasso (con il cubismo), dall’astrattismo, dal
dadaismo, dal surrealismo.
Dal confronto con queste avanguardie europee, si formano numerosi movimenti, in USA (ma anche nella
stessa Europa) che danno avvio alla grande stagione artistica delle Neoavanguardie.

1948 New York School


Svincolatasi dalla pittura “regionalista” la nuova ricerca artistica americana assume ben presto una propria
autonomia rispetto all’Europa. Elementi e influenze fondamentali per la nuova ricerca:

1. Il surrealismo e le riflessioni sull’inconscio.


2. L’analisi delle forme archetipiche: simboli inconsci universali, comuni a tutti gli esseri umani e
presenti sin dalla nascita. Secondo le diffuse teorie di Jung (allievo di Freud e fondatore di un
proprio filone psicoanalitico), tale insieme di immagini archetipiche (ovvero primordiali) viene
definito inconscio collettivo, poiché esso è appunto condiviso e riguarda tutti gli individui.
3. L’interesse per il mito (elementi magici e mitologici) e l’arte primitiva;
4. Kandinsky e la sua esperienza spirituale in pittura.

ESPRESSIONISMO ASTRATTO, ACTION PAINTING, COLORFIELD PAINTING

Espressionismo astratto
E’ una condizione culturale (un clima, un’atmosfera che influenza vari artisti) che caratterizza gli Stati
Uniti, e che, in maniera diversa, si diffonde anche in Europa, fra gli anni quaranta e cinquanta del 1900.
Artisti di origine eterogenea (molteplici provenienze culturali) partono dall’analisi delle principali
avanguardie artistiche europee con lo scopo di creare una produzione artistica fondata su nuovi linguaggi.
Nell’espressionismo astratto la tela non viene più intesa come il luogo della rappresentazione (ovvero il
piano su cui raffigurare il mondo), ma come uno spazio vitale dell’azione, ovvero: è l’atto stesso del
dipingere il momento fondamentale del processo artistico, l’occasione per vivere ed esprimere nel gesto
pittorico emozioni ed energie vitali.
I materiali utilizzati non sono più quelli della tradizione pittorica, ma sono prelevati dalla produzione
industriale (acrilici, vernici, ecc) e divengono strumento per esprimere sulla tela energie e pulsioni che
appartengono non solo all’artista ma a tutta una società.

I principali esponenti dell’ Espressionismo astratto sono Pollock, De Kooning, Rothko, Kline.
Nei loro lavori la tela diviene uno spazio da “agire” (Pollock) e tale azione è guidata dalla potenza di un
gesto forte, carico di energia fisica ed emotiva.

Harold Rosenberg, critico e storico, a proposito degli espressionisti astratti scrive nel libro La tradizione del
nuovo: “A un certo momento i pittori americani, uno dopo l’altro, cominciarono a considerare la tela come
un’arena in cui agire, invece che uno spazio in cui riprodurre, ridisegnare, analizzare o “esprimere” un
oggetto reale o immaginato”.

Uno degli artisti più significativi all’interno di tale contesto è Jackson Pollock, con la sua Action Painting
(pittura d’azione) tecnica che esprime al meglio lo spirito che sta alla base dell’espressionismo astratto.

Pollock

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Nel 1962 il critico Clement Greenberg definisce la ricerca di Newman, Still, Rothko, Reinhardt, altri
esponenti dell’Espressionismo astratto, con il nome di Colorfield Painting (pittura-campo cromatico).
La corrente tende a mettere in evidenza il legame con le avanguardie europee, in particolare con le ricerche
di Albers in Bauhaus, ma è anche influenzata delle nuove ricerche della cultura americana.
La tela diviene un immenso campo cromatico che si espande oltre il proprio bordo e dove non esiste
distinzione fra soggetto e sfondo.
Nei loro lavori il gesto pittorico, apparentemente più pacato e riflessivo, assume invece valenze critiche e
ribelli.

Rothko Newman

ART BRUT

Nel 1945 l’artista francese Jean Dubuffet utilizza il termine art brut per definire tutte quelle opere che si
collocano fuori da ogni tipo di istituzione o movimento culturale. Ovvero tutto ciò che nasce
spontaneamente, attraverso la libera espressività o, semplicemente, dalla necessità di raccontare se stessi e il
mondo.
Gli artisti che Dubuffet prende in considerazioni in quanto “art brut” praticano una pittura svincolata dalla
rigide regole del linguaggio artistico, una libera espressione spontanea il cui fine è la dichiarazione di pura
esistenza.
I materiali utilizzati sono i più disparati, i segni frenetici e primari (anche primitivi), i colori violenti. Tutto
finalizzato a un percorso ribelle e fuori dalle regole di qualsiasi sistema artistico.

Dubuffet

COBRA

Il gruppo Cobra si forma a Parigi nel 1948 ad opera di Jorn, Pedersen, Alechinsky, Corneillr, Appel e
Costant. Il nome Cobra deriva dalle tre città di origine degli artisti (Copenhagen, Bruxelles e Amsterdam).
La loro ricerca è fortemente sperimentale, la loro pittura è cromaticamente violenta (utilizza una colorazione
forte) ed è caratterizzata da segni sia figurativi sia astratti.
Obiettivi del gruppo: riportare l’arte ad uno stadio primario, prelinguistico e pretecnico (ovvero, uno stadio
talmente primitivo da rimanere al di fuori del linguaggio, del pensiero e di ogni tecnica artistica possibile);
un’arte che si esprima unicamente attraverso il disegno e la pittura.

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Essi affermano che “un quadro non è una costruzione di colori e di linee, ma un animale, una notte, un uomo
o tutto ciò insieme”.
Nei loro lavori prevale la manifestazione di stati d’animo primari che si esprimono attraverso un linguaggio
quasi primitivo.

.
Appel Alechinsky

INFORMALE

L’Informale non è un movimento, una scuola o una tendenza, bensì uno “stato d’animo”, che si diffonde in
Europa a partire dagli anni cinquanta del 1900 e spinge a vivere l’arte come un’esperienza che deve
coinvolgere e trasformare l’esistenza stessa dell’artista: l’informale è perciò definito una “condizione
esistenziale”.
L’artista è incoraggiato ad agire artisticamente libero da schemi formali figurativi o astratti, utilizzando i
più svariati materiali provenienti dal mondo reale. L’informale propone una pittura e una scultura totalmente
materiche, fatta di segni e gesti al fine di trovare un nuovo modo di entrare in contatto col mondo attraverso
l’arte.
L’arte viene intesa come strumento capace di ridare al soggetto una possibilità di azione nel mondo reale.
Artisti italiani tra cui Vedova, Afro, Pomodoro o Burri, insieme agli spagnoli Tapies e Saura e al tedesco
Schumacher, intendono agire nel mondo, entrare in contatto con la realtà e modificarla, attraverso la potenza
delle loro opere e l’utilizzo dei materiali più vari.
L’opera è il risultato di un contatto profondo fra l’artista e il mondo, vissuto attraverso l’uso dei materiali e
del gesto, spesso violento e dirompente.

Vedova Burri Tapies

HAPPENING

L’Happening (letteralmente, “accadimento”) è un evento, una manifestazione aperta al pubblico con la


funzione di presentare opere o linguaggi artistici attraverso istallazioni interattive, performance di attori o
altre forme di intrattenimento. Le idee da cui l’happening si sviluppa, trovano le proprie origini nel lavoro
del dadaista Cabaret Voltaire (1916).
I primi happening sono del 1959 ad opera di Allan Kaprow che sarà affiancato anche da Oldenburg, Cage,
Dine, Cunningham e altri ancora.
L’happening è costituito da più parti autonome (ovvero si svolge in spazi distinti) che però tendono a
costruire un unico evento. A differenza del teatro, l’happening si sviluppa seguendo schemi variabili e con

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una struttura a “compartimenti stagni”: esso si divide in parti slegate le une dalle altre, all’interno delle quali
accadono contemporaneamente cose indipendenti l’una dall’altra. Si tratta di azioni semplici, elementari,
compiute da attori o gente comune. Il ruolo del pubblico è determinante, in quanto parte integrante
dell’evento stesso.
L’happening è eterogeneo e coinvolge svariate discipline quali pittura, scultura, musica, poesia, teatro. E’
irripetibile e, anche se ripetuto, è sempre diverso in quanto sottostà alle regole del momento e del caso.

Kaprow Cage/Kaprow

FLUXUS

Nel 1961 George Maciunas, in collaborazione con Dick Higgins, fonda il movimento Fluxus,
Il movimento è caratterizzato da una totale apertura del linguaggio artistico a tutti i materiali dell’arte e della
realtà esterna e, soprattutto, a tutti i flussi dell’esistenza.
Le opere di Fluxus possono essere azioni, eventi, e tutte quelle opere che sottolineino quanto la quotidianità
e la semplicità della vita di ogni individuo possa essere intesa come qualcosa di artistico in quanto, come
afferma Maciunas, “tutto è arte e tutti possono farne”.
Il movimento trova le sue radici nel Dada e, come Dada, ricerca un legame profondo fra arte e mondo
reale ponendo attenzione a tutti quegli aspetti della vita quotidiana che possono apparire banali o
insignificanti, ribadendone però l’assoluta necessità e dignità.
Nel Fluxus sono presenti vari linguaggi attraverso i quali arte e vita si intrecciano arrivando a realizzare
un’opera o un evento artistico.

Maciunas Cage

L’ARTE FUORI DAI MOVIMENTI

Il ventesimo secolo si è contraddistinto anche per un significativo numero di artisti che hanno operato fuori
dai movimenti, ribadendo attraverso le loro opere il bisogno di percorsi di ricerca del tutto personali e
autonomi.
Si tratta di figure singolari, autonome nella ricerca e nella pratica artistica, anche se inevitabilmente
influenzate dai linguaggi innovativi delle avanguardie storiche.
Modigliani, Brancusi, Giacometti, Nevelson, Balthus sono solo alcuni dei numerosi artisti che nell’arco del
‘900 hanno elaborato poetiche originali e creato opere che sono passate alla storia.

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Matrici dei loro lavori sono soprattutto l’espressionismo, l’astrattismo e il surrealismo che vengono
reinterpretati in una personale idea di arte e una soggettiva visione del mondo.

Modigliani Brancusi Balthus

SPAZIALISMO

E’ Lucio Fontana che fra la fine degli anni quaranta e l’inizio dei cinquanta sviluppa il movimento
spazialista che basa le proprie teorie sul tentativo di attuare una completa fusione fra mondo dell’arte e
mondo reale.
Fontana (insieme a Deluigi, Crippa, Dova e altri) fonda ufficialmente il movimento spazialista
pubblicandone il manifesto nel 1951.
Questi autori non si concentrano sul dipingere la tela ma sulla tridimensionalità e l’uso dello spazio fisico.
Ogni opera realizzata delimita una porzione di spazio, trasforma quello spazio, “crea” quello spazio, uno
spazio modellato che prima era vuoto. Per Fontana fare arte equivale a “fare spazio”, dove con il fare spazio
si intende creare lo spazio e non rappresentarlo.
Così, sia in pittura che in scultura, il gesto che produce l’opera è un’azione che mette in contatto la
superficie del lavoro (quadro o scultura) con la realtà che lo circonda, creando una continuità fra i due
mondi: quello dell’opera artistica e quello del mondo fisico, concreto.

Fontana Fontana

MOVIMENTO NUCLEARE

Fondato a Milano nel 1950, il movimento nucleare si sviluppa a partire da una riflessione sulla situazione
sociale e culturale di quell’epoca, in particolare si ricollega all’interesse per le ricerche scientifiche
sull’atomo.
La finalità del movimento è quella di costruire un ipotetico “paesaggio nucleare” (una realtà dove si
riconosca la natura frammentata della materia, interamente composta di atomi) attraverso un’ampia
sperimentazione sia di materiali che di tecniche.
Il tema principale è appunto la disintegrazione e frammentazione della materia e la sua rappresentazione
costituisce il contenuto delle opere.
Partendo dal surrealismo e dall’automatismo psichico, si contrappongono sia all’astrattismo che al
naturalismo, con lo scopo di rappresentare pittoricamente la disgregazione della materia.

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L’uso di materiali e tecniche va, indifferentemente, dal dripping al collage al frottage ecc.

Baj Dangelo

NEW DADA

Il New Dada si sviluppa a New York a partire dai primi anni cinquanta del 1900, ad opera di due artisti:
Robert Rauschenberg e Jasper Johns.

Introdotto dalle ricerche di Rauschenberg, Cage e Cunnigam che nel 1952 al Black Mauntain College,
diedero vita alla rappresentazione "Theater Piece No.1", uno dei progetti più significativi della scuola,
successivamente denominato "The Event": un evento in cui musica, danza, pittura e poesia coesistevano
nella stessa dimensione. Ogni artista ebbe a disposizione un intervallo di tempo per esprimere la propria
creatività, senza attenersi a testi, coreografie o spartiti predeterminati. Gli spettatori, diversamente da una
comune rappresentazione, sedevano nello stesso luogo in cui avveniva la performance.
E’ chiaro quanto questa ricerca sia da base sia dell’Heppening, sia del Fluxus, sia del Nw Dada e della Pop
Art, così come di molti altri movimenti che si delineeranno nei decenni successivi.

La matrice del New dada è da ricercare anche negli assemblaggi dadaisti e nel ready made duchampiano.
La tecnica prevede l’utilizzo degli strumenti specifici dell’arte, la pittura e la scultura, assemblati a materiali
e oggetti del mondo reale e combinati seguendo un rigoroso equilibrio delle forme.
Rauschenberg, nei suoi “combine painting” (“dipinti integrati”), assembla gli elementi più svariati in
un’operazione di chiaro stampo dadaista, includendo nel proprio lavoro gli scarti della civiltà come parte del
paesaggio quotidiano, combinandoli però in modo perfettamente equilibrato, elemento che fa intuire la sua
profonda conoscenza della storia dell’arte; nelle sue opere si ritrova anche un rimando all’espressionismo
astratto e al dripping di Pollock.
Johns lavora in maniera più sistematica, le sue opere sono più rigorose e essenziali, incentrate sulla
precisione e sapienza tecnica (utilizza l’encausto: e sui significati profondi che stanno dietro agli oggetti e
alle immagini rappresentati.
Le opere di Rauschenberg sono più “estroverse”, piene di stimoli di vario genere, mentre quelle di Johns
sono più “chiuse in se stesse”, più rigo L'encausto (un'antica tecnica pittorica che si basa sull'uso di colori
mescolati alla cera e fissati attraverso e fissati il calore).
In entrambi i casi gli artisti parlano di un mondo di simboli, di relitti, di rifiuti, di oggetti e di immagini che
popolano la metropoli americana e che, tolti dal loro contesto, possono diventare semplice segno pittorico.

Rauschenberg Johns

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NOUVEA REALISME

Il Manifesto del Nouveau Réalisme viene pubblicato a Milano nel 1960.


Il movimento riunisce un gruppo di artisti francesi (fra cui Hains, Klein, Arman, César) e l’italiano Mimmo
Rotella, coordinati dal critico Pierre Restany.
Nel manifesto viene ribadita la necessità di porre in relazione il mondo dell’arte e il mondo del quotidiano
(come in altri movimenti di quegli anni).
L’artista non è più colui che detiene il sapere tecnico, ma colui che utilizza tutte le tecniche, tutte le
immagini e tutti gli oggetti che il mondo moderno ha prodotto. Vengono così utilizzati i materiali più
disparati: immagini pubblicitarie, manifesti cinematografici, luci fluorescenti, superfici colorate, resti di
cibo, rottami di ferro.
Assemblaggio, accumulo, stratificazione, conservazione fanno parte di un linguaggio nuovo e l’opera
d’arte diventa testimonianza di un mondo moderno trasformato dalla produzione industriale e della
comunicazione.

César Arman Rotella

OP ART

Con il termine Op art (optical art) si intende un movimento composto da artisti europei, americani e
sudamericani che, a partire dalla metà degli anni cinquanta del 1900, cercano di fondare un nuovo
linguaggio utilizzando nozioni e strumenti scientifici.
Le opere di Vasarely, Alviani, Scheggi, Soto, Le Parc sono realizzate secondo le regole della percezione
visiva: ovvero quell’insieme di meccanismi automatici attraverso cui la mente umana elabora gli stimoli
visivi distinguendo in essi forme chiare e dando un senso a ciò che l’occhio vede. Giocando sapientemente
con le forme e i colori, si possono creare degli “inganni” percettivi e stupire lo spettatore con illusioni
ottiche.
I punti fondamentali sui quali si concentra la op art sono:

1. Non è possibile eliminare nell’individuo gli automatismi della percezione visiva;


2. La percezione di stimoli visivi rappresenta la prima fase del processo d’immaginazione, ovvero la
facoltà di pensare attraverso immagini, di combinarle fra loro e creare immagini nuove slegate dalla
realtà.

Ciò che sottostà alle ricerche della op art è un totale rigore scientifico, l’utilizzo di elementi geometrici
semplici o complessi, una profonda conoscenza delle teorie del colore e della percezione visiva.
Tutto ciò avvicina questi artisti alla figura di uno scienziato, cui però essi aggiungono la capacità di mettere
in atto esteticamente i risultati della scienza: la scienza può essere bella come un’opera d’arte.
Attraverso il colore e le figure geometriche vengono creati rigorosi e calcolati effetti ottici. Il piano pittorico
diviene così luogo di stupefacenti illusioni percettive.
Nel 1965 in una mostra al MoMa di New York dal titolo The Responsive Eye le opere esposte sorprendono e
affascinano il pubblico, divenendo quasi una moda che si rispecchia nel costume di quegli anni.

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Vasarely Le Parc

ARTE CINETICA E PROGRAMMATA

A Zagabria nel 1961 nasce il movimento Nuova tendenza che riunisce artisti e gruppi internazionali
interessati a un campo di ricerca nominato Arte Cinetica e Programmata.
Ciò che caratterizza il lavoro di questi artisti (Gruppo T, Morellet, Alviani, Gruppo N, e altri ancora) è una
specifica attenzione alle nuove tecnologie e ai fenomeni percettivi di derivazione optical.
Attraverso materiali e meccanismi prodotti dall’industria gli artisti cercano di costruire un linguaggio nuovo
nel quale l’opera pende vita dall’interazione fra installazione e spettatore, dove questo diviene elemento
determinante per l’esistenza dell’opera stessa.
Alla base delle opere c’è l’impegno ad analizzare scientificamente tutti i fenomeni percettivi al fine di
giungere ad un linguaggio artistico strettamente connesso a quello scientifico, con le tecniche industriali
e le nuove tecnologie.
Elemento fondamentale dell’opera è la fase del progetto (così come avviene nella produzione industriale) e
la sua capacità di inserirsi nel contesto sociale per influenzarlo e modificarlo.
L’opera è un progetto che prende in considerazione fattori tecnici, materiali e ambientali e che presuppone
uno stretto rapporto con lo spettatore che da semplice fruitore (osservatore passivo) diviene parte integrante
del progetto estetico (partecipazione attiva).

Alviani Colombo Morellet

POP ART

La pop art è un movimento artistico che inizia a delinearsi in Inghilterra a partire dal 1952 con
l’Indipendent Group (Gruppo degli indipendenti”), un gruppo di artisti, scienziati e intellettuali che dà vita
ad una riflessione e un dibattito internazionale sulla condizione della società e sulla cultura dell’epoca, in
relazione alle innovazioni tecnologiche e alla comunicazione di massa di quegli anni.
Successivamente la pop art si perfeziona e si sviluppa negli Stati Uniti per opera di Warhol, Lichtenstein,
Oldenburg, Dine, Wesselman, Rosenquist e altri, diffondersi in un secondo tempo anche in Europa.
Le radici artistiche di questo movimento si possono ritrovare nel ready made duchampiano: se il ready made
considerava l’oggetto dal punto di vista della concretezza della forma, la pop art invece utilizza l’immagine
“ready-made” (ready made: letteralmente, “confezionata”, “prefabbricata”). Partendo da una riflessione sulla
società, caratterizzata dall’abbondanza delle merci e della presenza sempre più massiccia dei media, gli
artisti pop prelevano i loro materiali (immagini e oggetti) da tale contesto, ossia dalla realtà.
Il loro intento non è esprimere una critica nei confronti della merce o demonizzarla, ma utilizzarla per creare
l’opera. Aperta ad ogni forma di comunicazione e informazione popolare, la pop art vuole inglobare
nell’arte tutta la realtà. Le immagini della Coca Cola o di Marilyn, i fumetti di Dick Tracy o gli

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hamburgers, le immagini pubblicitarie o le vetrine dei negozi di gastronomia divengono materia estetica in
un’infinita ripetizione.

Hamilton (Indipendent Group) Warhol


Pop art in USA
Il clima americano all’inizio degli anni sessanta del 1900 è caratterizzato da una massiccia invasione nella
vita di tutti i giorni di un enorme quantitativo di merci e delle loro immagini pubblicitarie.
L’artista pop preleva i suoi materiali da un contesto di merci, di immagini e di sensazioni che derivano dalla
produzione industriale e dai media.
I giovani artisti americani sono fortemente interessati al panorama che li circonda. Il linguaggio della pop art
è aperto a tutte le forme di comunicazione popolare, quali fumetti, la pubblicità, i rotocalchi, il supermercato
dove la merce non viene considerata per le sue qualità intrinseche ma per il suo potere di seduzione espresso
attraverso il packaging e la grafica (ovvero, l’aspetto delle sue confezioni).
La tecnica utilizzata in questa forma d’arte è quella fredda e asettica (ovvero, impersonale) della pubblicità:
serigrafia (procedura di stampa attraverso tessuti impregnati di tintura), smalti e colori sintetici piatti e dai
forti contrasti.

Warhol Oldenburg Lichtenstein Rosenquist

Pop art in Europa


La pop art trova subito grande risonanza anche sulla scena artistica europea, soprattutto grazie alla Biennale
di Venezia del 1964, manifestazione che la presenta nella maniera più spettacolare.
Le correnti di tipo figurativo-pop che si sviluppano in Europa hanno in comune il superamento della
figurazione fredda (impersonale) tipica della pop art americana, e la pratica di una pittura che ricerca
una maggiore continuità con la tradizione e un maggiore impegno umano e sociale e di maggiore
profondità culturale (le opere trasmettono significati di tipo più intimo, sociale, culturale). Sul piano tecnico
prevale una competenza pittorica che attinge alla tradizione.

Schifano Adami

POESIA VISIVA

La Poesia visiva si forma intorno alla metà degli anni sessanta del 1900 e si basa sullo stretto rapporto
fra parole e immagine nell’opera pittorica.

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E’ un movimento prevalentemente italiano i cui componenti (Isgrò, Miccini, Spatola, Baruchello, Carrega
e molti altri) riflettono su i due termini, paraola e immagine, interrogandosi sulle possibilità di una loro
relazione all’interno di un unico contesto.
La superficie pittorica diviene pertanto luogo di interazione (coesistenza e rimando di significati) fra il
segno-parola e il segno-immagine.
Ciascun esponente della poesia visiva elabora una propria risposta ai quesiti su come meglio far interagire
parola e immagine: alcuni sottolineano principalmente gli aspetti concettuali (ovvero le idee, i concetti
dietro all’opera), altri visualizzano (rappresentano, rendono visibile) graficamente la scrittura poetica, altri
ancora cercano di integrare nell’opera elementi verbali e segni grafici in un equilibrio formale, altri ancora
sperimentano anche aspetti di tipo fonetico (poesia fonetica), ovvero aspetti legati al suono delle parole.

Isgrò Baruchello Miccini

MINIMAL ART

La Minimal art nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni sessanta del 1900 e basa la propria ricerca sul
concetto di “riduzione” e di “raffreddamento” dell’opera.
Le caratteristiche delle opere della minimal art sono: l’essenzialità (assenza di abbellimenti superflui), le
geometrie pulite ma altamente “ritmiche” (ovvero, che esprimono un rigore delle forme) e il non rientrare
nei canoni estetici tipici della maggior parte delle opere d’arte.
All’esuberanza della pubblicità e delle manifestazioni dei media nelle grandi città (elementi fondamentali a
cui si ispirava la pop art), la minimal art contrappone opere realizzate con materiali primari, naturali o
industriali, utilizzati per la loro semplice struttura e assemblati in geometrie elementari.
Riducendo al minimo l’impatto cromatico e formale (ovvero, di colore e di forme) la minimal art produce
opere che, basandosi su un rigoroso ordine razionale, cercano di inserirsi nel contesto urbano in modo puro e
lineare, contrapponendo alla rumorosa frenesia della città, il silenzio e l’ordine della ricerca geometrica e del
progetto.
Gli artisti della minimal art, fra i quali Judd, Morris, Flavin, Andre, LeWitt e altri, hanno come obiettivo
quello di realizzare opere in cui avvenga una fusione armonica tra forma-volume e colore naturale,
all’interno di strutture ordinate e rigorose.
Attenti alle nuove tecnologie, le utilizzano sottolineando come anche questa forma d’arte e i materiali
tecnologici utilizzati, possano avere una loro potenzialità dal punto di vista estetico.

LeWitt Flavin Judd Morris

LAND ART

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Il movimento della Land art si sviluppa negli Stati Uniti intorno alla metà degli anni sessanta del 1900.
A differenza della minimal art, impegnata a ricercare un confronto con le forme artificiali della città
(utilizzo di materiali industriali e strutture geometriche), la land art ricerca un contatto con i luoghi
naturali e incontaminati che caratterizzano il territorio americano.
Pur derivanti dal minimalismo (per via della pulizia delle linee e l’essenzialità della composizione) le opere
della land art si contraddistinguono per una forte valenza emozionale, per l’utilizzo di materiali naturali e
per lo stretto contatto con la conformazione geologica del territorio (anch’esso parte integrante dell’opera).
Il fine è quello di creare un linguaggio in cui cultura e natura, forma artistica e forma naturale possono
mettersi in relazione e fondersi armonicamente nell’opera.
Haizer, De Maria, Smithson, Serra, Long (i più noti esponenti del movimento) non hanno come obiettivo
quello di collocare sculture nel deserto o nei luoghi naturali, né tanto meno quello di utilizzare elementi
naturali (ad es. legno, pietre ecc) come strumenti per la realizzazione dell’opera. Al contrario il loro scopo è
quello di trovare un contatto diretto con la natura, un rapporto più intimo con l’ambiente.
I loro lavori rimandano a forme geometriche minimali (cerchi, spirali, parallelepipedi semplici) alle quali si
aggiungono, nella realizzazione, fattori emotivi ed emozionali, derivanti dalla sintonia che si crea fra
l’artista e il luogo (la conformazione del territorio e i materiali presenti).
In questa forma d’arte importanti sono anche aspetti di carattere sociale legati ad una nuova visione della
realtà e nuovi modelli di vita, centrati su un contatto più profondo con le esperienze e le forme del mondo
naturale circostante.

Heizer Smithson De Maria Long

CONCEPTUAL ART

Il termine Conceptual art indica una ricerca sviluppatasi intorno alla metà degli anni sessanta ad opera
principalmente di artisti americani e inglesi.
Kosuth, Le Witt, Haacke, On Kawara, Weiner e altri ancora, analizzano la realtà con l’obiettivo di creare
un’arte che sappia definirla attraverso concetti e parole, pensieri e linguaggio.
LeWitt ribadisce che l’arte è puro concetto e che “l’idea in se stessa, anche se non realizzata
visualmente, è un’opera d’arte, tanto quanto il prodotto finito”, e per idea si intende semplicemente il
progetto di un’opera (il concetto che la determina e che ne è il vero nucleo).
Gli artisti della conceptual art ribadiscono che l’arte non ha bisogno di forme da rappresentare, né di
tecniche da inventare; ciò che rimane all’arte è indagare, interrogarsi su se stessa, sulle sue possibilità di
creare un’opera-concetto che contrapponga alla materialità e parzialità del mondo (ovvero delle cose
concrete del mondo fisico), l’immaterialità e l’universalità dell’idea (la dimensione astratta delle idee).

Kosuth Kawara Haacke Weiner

ARTE POVERA

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L’Arte povera è un movimento che, nella seconda metà degli anni sessanta, riporta l’Italia al centro del
dibattito artistico internazionale.
Viene fondato a Torino da un gruppo di artisti (Pistoletto, Penone, Anselmo, Fabro, Kounellis, Paolini e
altri) e dal critico Germano Celant, che nel 1969 pubblica il libro “Arte povera”, nel quale vengono espresse
le teorie del movimento e dove l’incipit dice: “Animali, vegetali e minerali sono insorti nel mondo
dell’arte”.
L’arte povera propone un linguaggio che, in sintonia con il clima internazionale di quell’epoca, si apre
all’utilizzo più svariati materiali, soprattutto quelli naturali. I lavori dell’arte povera si oppongono al
concetto di rappresentazione (ovvero di raffigurazione della realtà o del mondo interiore dell’artista) in
favore del “direttamente vissuto”. Ricercano un modo di fare arte grazie al quale sia possibile “aprire un
rapporto nuovo con il mondo delle cose” e in particolare con la natura.
Gli artisti poveristi interpretano il rapporto fra l’artista e il mondo circostante come un incontro diretto
fra esseri viventi, e il loro scopo è quello di far emergere un linguaggio artistico che sia carico dei
sentimenti che da questo incontro derivano.
Questa interazione profonda però non avviene solo nel contatto fra artista e realtà naturale, ma coinvolge
anche lo spettatore. Infatti, l’interazione è fra artista, mondo e spettatore, il quale viene chiamato in causa
per partecipare attivamente al farsi dell’opera.

Kounellis Penone Anselmo Pistoletto

BODY ART

La Body art comprende quelle ricerche artistiche che, fra gli anni sessanta e settanta del 1900, utilizzano il
corpo come “materia espressiva”: il corpo ora non viene più interpretato o rappresentato attraverso i
materiali dell’arte, ma usato esso stesso come materiale, come soggetto e strumento d’arte. Superato il
concetto di rappresentazione, gli artisti della body art vivono in prima persona, direttamente, sinceramente,
l’evento artistico.
Nelle loro performance sperimentano, attraverso il corpo, le varie pulsioni che stanno alla base della vita di
ognuno, arrivando a scoprire se stessi in profondità e in modo autentico.
Attraverso l’uso del corpo gli artisti (Gilbert & George, Luthi, Horn, Pane, Abramovic & Ulai, Burden e
molti altri) non intendono interpretare un personaggio o rappresentare una storia, ma sono essi stessi il
personaggio e vivono in prima persona una storia.
Con l’esperienza del dolore o del piacere, seguendo le pulsioni dell’inconscio, questi artisti vivono in prima
persona ogni tipo di evento, sempre alla ricerca di nuove verità su se stessi.
Gli esponenti della body art nelle loro performance, dove il pubblico diviene spettatore emozionalmente
partecipe, non mettono in scena ma vivono realmente emozioni autentiche e forti pulsioni: il corpo viene
dipinto, travestito, spinto al movimento più estremo, sottoposto a fatica o dolore, manipolato ecc. come una
materia prima e divenendo esso stesso opera d’arte.

Luthi Gilbert&George Pane Amamovic&Ulay

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IPERREALISMO

Negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni sessanta del 1900, un gruppo di pittori e scultori dà vita al
movimento iperrealista.
Le loro opere si basano su immagini della realtà viste attraverso l’occhio fotografico e, pertanto, sono
dettagliatamente e minuziosamente realizzate.
Con una tecnica precisissima e meticolosa, che crea immagini “più reali del reale”, questi artisti (Close,
Estes, de Andrea, Hanson e altri) producono opere di pittura e di scultura, in cui nessun particolare,
nessun dettaglio della realtà sfugge, dettagli che a volte neppure l’occhio umano sa cogliere, ma che solo
l’obiettivo fotografico può registrare.
Attraverso la fotografia vengono analizzate le forme del reale in maniera quasi scientifica, asettica,
senza alcuna partecipazione emotiva da parte dell’artista, al fine di ricreare (in pittura e scultura) una
realtà talmente particolareggiata e precisa da apparire inquietante. Le immagini riprodotte provocano nello
spettatore una certa sensazione di disagio proprio perché rivelano una iperrealtà che neppure l’occhio sa
cogliere, mettendo così in discussione l’affidabilità della nostra percezione visiva.

Close Hanson Estes

POSTMODERNO

Si inizia a parlare di Postmoderno verso la fine degli anni settanta del 1900. Con tale temine si indica una
condizione culturale mondiale dove in ogni ambito (economia, filosofia, arte, architettura, design, politica,
sociologia, moda, pubblicità, informazione) appaiono ormai superati tutti gli ideali e le aspettative legati
al concetto di modernità, rendendo “post-moderna” la stessa vita quotidiana.
Queste riflessioni prendono il via dall’opera di alcuni teorici e critici che iniziano a sostenere che la
modernità si è esaurita in seguito alla caduta delle ideologie e dei pensieri che l’avevano contraddistinta.

Il confronto fra moderno e postmoderno si più riassumere nelle seguenti caratteristiche:

1. Nella concezione “moderna” ogni epoca ha il proprio stile;


Nel Postmoderno: molteplicità linguistica e stilistica.

2. Nella concezione “moderna” la storia è concepita come il susseguirsi darwinistico di eventi;


Nel Postmoderno: viene esaltata l’attualità come oblio del passato e istante in cui fondere passato,
presente e futuro.

3. Nella concezione “moderna” sono previsti rigore formale e funzionale;


Nel Postmoderno: viene celebrata l’apparenza dell’ornamento e della decorazione.

4. Nella concezione “moderna” i valori predominanti sono quelli di semplicità, purezza, razionalità e
unicità;
Nel Postmoderno: prevalgono complessità, molteplicità, contraddittorietà, provvisorietà e
nomadismo.

Nel libro “La condizione postmoderna” il filosofo Jean-Froncois Lyotard sostiene che l’uomo vive in una
condizione di costante crisi perché “disperatamente travolto dalla tecnologia”. Il confronto con essa lo
pone nella condizione (postmoderna) di dover continuare a rianalizzare e mettere in discussione la storia

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passata alla luce dei nuovi elementi e delle nuove conoscenze di cui dispone. Il soggetto è perciò privato di
ogni certezza, sia per quanto riguarda i grandi saperi del passato (ora tutti da rivedere), sia per ciò che
concerne l’evolversi del proprio futuro (imprevedibile per via delle continue svolte tecnologiche).
A questo punto, non gli rimane altro che trovare una propria dimensione soggettiva rifugiandosi nel
presente, nel “qui e ora” dell’attualità.
E’ cosi che in arte, dopo il rigore degli anni settanta, riappaiono i colori, gli stati emozionali, gli elementi
decorativi e l’artista, pur partendo da una orientamento di tipo concettuale, riprende in mano gli
strumenti tradizionali dell’arte: l’immagine ritorna sulla scena artistica, un’immagine “felice”, che preleva
le proprie forme dalla storia così come dalla quotidianità.

TRANAVANGUARDIA

Teorizzata nel 1979 dal critico Achille Bonito Oliva, la Transavanguardia raggruppa gli artisti Chia,
Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino.
La Transavanguardia si propone di reagire all’estrema pulizia e al rigore degli anni settanta con un
linguaggio che, attraverso il recupero della pittura, possa riproporre l’immagine prelevandola fra le tante
della storia dell’arte più o meno recente.
Si torna così al piacere della pittura, alla gioia di “mettere le mani in pasta”, in netta contrapposizione con le
rigide e analitiche ricerche del decennio precedente. I lavori degli artisti della transavanguardia si orientano
verso una ricchezza formale e cromatica attingendo all’infinito repertorio di immagini della tradizione
locale o internazionale, non tanto per celebrarne il valore, quanto per ribadire il piacere del recupero della
pura forma pittorica.

Chia Clemente Cucchi De Maria Paladino

GRAFFITISMO

Il movimento del Graffitismo si sviluppa principalmente a New York all’inizio fra la fine degli anni
settanta e l’inizio degli anni ottanta del 1900 ad opera di artisti (Harig, Rammellzee A-One, Futura 2000,
Basquiat e altri) che danno vita ad un proliferare di nuovi segni, tecnologici, metropolitani, ricercando
spazi alternativi sui quali agire (cartelloni pubblicitari, vagoni della metropolitana, muri dei quartieri
periferici).
Provenienti dai ghetti del Bronx e di Brooklyn, dalla strada, da una cultura “bassa”, questi artisti praticano
una pittura-segno palpitante e frenetica.
Si tratta di un segno anarchico e tecnologico, sia nella sua struttura che per i materiali utilizzati (bombolette
spray e pennarelli indelebili) che prende spunto della realtà circostante. Segni e lettere, figure e “firme” si
intrecciano nei lavori di questi artisti, che propongono stili e soggetti innovativi, in totale libertà rispetto alla
sedimentazione culturale della metropoli.

Haring Rammellzee Basquiat

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DECLINAZIONI DEL POSTMODERNO

La caratteristica principale del movimento postmoderno è quella di opporsi al rigore alla rigidità di regole
teoriche e pratiche che avevano contraddistinto i movimenti artistici del periodo moderno.
Nel postmoderno vengono recuperate le tecniche tradizionali in pittura e in scultura (che durante gli
anni precedenti erano state stravolte da sperimentazioni sempre più estreme) e vengono rivisitate le
immagini della storia dell’arte del passato e della cultura popolare.

Molti sono i movimenti che all’interno di questo clima si sviluppano in America e in Europa:

STATI UNITI

- Pattern painting: si oppone alle forme fredde e schematiche della minimal art e dell’arte
concettuale, e si caratterizza per la produzione di opere decorative, ricche di elementi floreali e
geometrici, realizzate con i materiali e le tecniche più svariati (Robert Kushner, Rodney Ripps, Kim
MacConnell, Koe Zucker e altri).

Robert Kushner Rodney Ripps

- New image: propone una pittura derivante dalle immagini tecnologiche (Julian Schanbel, Robert
Longo, David Salle, Sherrie Levine e altri).

Julian Schnabel Robert Longo

- New image geometrica: opta per pitture e sculture che ricordano lo stile pop, utilizzando però
soprattutto elementi geometrici ( Peter Halley, Alan McCollum e altri).

Peter Halley

- Post human: il corpo umano viene inteso come ready made e vissuto come se fosse artificiale e
tecnologico (Jeff Koons, Matthew Barney, Cindy Scherman, Damian Hirst e altri).

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Jeff Koons Cindy Scherman Matthew Barney

EUROPA

Italia
- I Nuovi-nuovi: sviluppano il concetto di “ripetizione differente”, un modo di fare arte in cui
vengono rielaborate le forme e le tecniche tipiche dell’arte del passato e della cultura popolare.
(Salvo, Luigi Ontani, Aldo Spoldi, Giuseppe Maraniello e altri).

Salvo Luigi Ontani Aldo Spoldi

- I Nuovi futuristi: utilizzano materiali tecnologicamente avanzati al fine di realizzare opere in cui
avviene un avvicinamento fra arte e design (Pulmcake, Clara Bonfiglio e altri).

Plumcake

- Gli Anacronisti: recuperano immagini, tecniche, forme e stili della tradizione pittorica classica e
romantica attraverso una reinterpretazione in chiave contemporanea (Carlo Maria Mariani, Alberto
Abate e altri).

Carlo Maria Mariani Alberto Abate

- Il Magico Primario: gli artisti di questo movimento realizzano opere incentrate sul mondo interiore,
ispirandosi alla psicanalisi e alle immagini primarie inconsce.
(Nino Longobarti, Gianfranco Notargiacomo e altri).

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Nino Longobardi Gianfranco Notargiacomo

- La Pittura mediale: le opere di questi artisti vogliono esprimere la complessità della cultura a loro
contemporanea proponendo immagini che si confrontano con quelle prodotte dai media. (Mark
Kostabi, Santolo De Luca e altri).

Gian Marco Montesano

Inglilterra

- La Nuova scultura inglese: riprende la tradizione artistica britannica, caratterizzata dal linguaggio
scultoreo e realizzando opere attraverso l’uso di materiali trovati, secondo un perfetto equilibrio
equilibro delle forme.
(Tony Cragg, Bill Woodrow, Julian Opie, Anish Kapoor e altri).

Tony Cragg Bill Woudrow

Germania e Svizzera

- I Nuovi selvaggi: nelle loro opere ritroviamo alcune influenze di tipo espressionista; questi artisti
propongono infatti una pittura drammatica e disturbante. (Sigmar Polke, Anselm Kiefer, Georg
Baselitz, Martin Kippenberger, Reinhard Mucha, Fisch & Weiss e altri).

Sigmar Polke Anselm Kiefer Georg Baselitz

Francia

- Figuration libre propongono una pittura fatta Di segni decisi, colori intensi e con un rimando alle
immagini dei fumetti. (Jean-Michel Alberola, Hervé Di Rosa e altri).

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Hervé Di Rosa

Panorama mondiale
(Italia, Olanda, Svizzera, Francia, Stati Uniti)

- Aere & Co: in questa ricerca artistica vengono messe in relazione arte, organizzazione della’arte
(marchi, manifesti, documenti) e realtà, permettendo la nascita di vere e proprie “ditte artistiche”.
(Banca di Oklahoma, Premiata Ditta, Ingold Airlines, Servaas &Zn. e altri).

Banca di Oklahoma Premiata Ditta Ingold Airlines Servaas & Zn.

IL PERIOPDO CONTEMPORANEO

Dalla seconda metà degli anni novanta del 1900 si moltiplica il numero di produzioni artistiche del tutto
individuali e soggettive, non riconducibili a particolari movimenti o tradizioni artistiche del passato. Questa
nuova tendenza sembra voler ribadire il diritto dei singoli cittadini a vivere creativamente e fare arte in
modo libero.
I giovani artisti si trovano circondati da una realtà e da un sistema sempre più mobili e provvisori, in un
continuo, fluido e imprevedibile susseguirsi di eventi e situazioni, senza più certezze. A determinare
questo clima è anche lo sviluppo tecnologico che si sta potenziando e che è alla portata di tutti e a cui
tutti hanno accesso.
Non più organizzati movimenti, tendenze o scuole di tipo avanguardistico, gli artisti si organizzano in
gruppi in funzione della vicinanza sul territorio, dell’età o della generazione in cui si riconoscono. I loro
lavori, sia che contengano riflessioni su problematiche sociali oppure individuali, non hanno un vero e
proprio linguaggio comune. Ogni artista osserva il mondo fuori e dentro di sé, lo analizza e cerca di riportare
all’interno dell’opera più la propria sensibilità ed emotività che una visione oggettiva riconducibile a una
qualche teoria artistica definita.
Il banale, il quotidiano, il luogo comune, il segreto del proprio privato, la necessità di sopravvivenza nella
società odierna, divengono i temi del loro lavoro, realizzato attraverso l’uso di materiali e di tecniche
quotidiane e del tutto soggettive.
L’arte diventa un infinito “fai da te” che sembra non tenere più conto di alcuna regola se non quella della
propria privata soddisfazione.
Non ci sono più visioni de mondo, e quindi dell’arte, universali e oggettive a cui aspirare; l’opera d’arte
diventa una pratica soggettiva che tenta l’avventura dell’arte come avventura della sopravvivenza
quotidiana.

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Paul McCarthy Mike Kelly Janine Antoni Maurizio Cattelan

IL SUPERAMENTO DEL SECOLO: L’ARTE DI FATTO

Da questa fase di produzioni artistiche e sperimentazioni indipendenti e soggettive, si entra in quello che
viene definito il periodo contemporaneo, che va dall’inizio del ventunesimo secolo (ovvero dell’anno
2000) ad oggi. Esso prende avvio dal postmoderno ma ne segna anche la sua graduale e inevitabile
conclusione.
Il nuovo secolo si è presentato come sviluppo logico e tecnico degli anni novanta, con la perdita
dell’oggettività storica dell’arte (ovvero di quel sistema di linguaggi – teorie, tecniche e movimenti – dai
valori definiti e assoluti) e l’instaurarsi di un clima sempre più multiforme e complesso.
L’arte, come del resto tutto il sapere, non è più valutata per il suo valore estetico intrinseco (ovvero per sua
la sua capacità di essere “bella” o di rientrare perfettamente in certi canoni e regole predefiniti) ma in
funzione della sua trasmissibilità attraverso i mezzi tecnologici di diffusione e circolazione.
In questo periodo si assiste alla definitiva scomparsa dei chiusi e solitari movimenti avanguardistici e
neoavangurdistici (che hanno caratterizzato il 1900). Inoltre, lo sviluppo dell’informatica, garantendo un
accesso totalmente libero ad un infinito archivio di informazioni e immagini (internet), ha permesso a tutti di
entrare in contatto col mondo dell’arte (una volta riservato a pochi).
Per la prima volta nella storia, a tutti viene offerta non solo la possibilità di scoprire il mondo dell’arte ma
anche quella di essere artisti in prima persona. Il quotidiano diventa il tema centrale della produzione
artistica e ognuno desidera esprimersi. Il valore dell’opera non è più il linguaggio (ovvero il suo aderire a
regole comunicative definite), ma un’arte di fatto capace di esprime i desideri e i sogni di ognuno di noi.

L’arte di fatto è l’arte dei luoghi comuni, dei sogni e delle aspettative di ogni individuo; l’assunto di base
è che l’arte, intesa come espressione totalmente libera, non ha limiti. Il sistema artistico divenuta uno
spazio dalle infinite possibilità, economiche ed estetiche. Da sempre chiusa in rigide regole e parametri da
rispettare, oggi l’Arte è un qualcosa di fluido capace di rendere legittime le fantasie di ogni cittadino.

L’arte di fatto è gioiosa e carica di energia perché quotidiana e veloce: entra nel museo e immediatamente ne
esce, sostituita da altro, dal nuovo. Essa sottolinea la differenza fra la vecchia concezione di museo (luogo di
conservazione della storia) a quella attuale di museo inteso come luogo di raccolta della vita quotidiana.
L’immagine diventa testimonianza, momento per momento, della quotidianità in continua evoluzione. Essa
perciò, fissando l’attimo, permette di conservare un senso di continuità dell’esistenza e di identità.
Il bello, esaltato dalla cultura odierna (pubblicità ecc.), è utile alla società contemporanea perché sostiene il
mondo dei consumi (continuo acquisto di merci, informazioni ecc). In questo mondo dove tutto si diffonde,
si consuma e si dimentica con frenetica velocità, il tema dell’arte non è più quello della ricerca culturale (di
un qualcosa destinato a durare e essere ricordato), quanto invece quello della ricerca, legittima, del posto di
lavoro, di una garanzia non tanto per la storia futura quanto per la vita presente.

Museo e sistema dell’arte


Anche i musei, a partire dalla loro conformazione architettonica fino alle modalità di gestione, hanno
abbandonato il ruolo tradizionale di luogo per la conservazione del bello, diventando sempre più simili ad
aziende attente agli aspetti gestionali e finanziari. Così il visitatore non è più solo uno spettatore, ma diventa
l’elemento centrale dell’intera macchina economica alla base del funzionamento del museo. L’obiettivo
infatti è attirare quanti più spettatori possibile e la collezione di opere e l’architettura che le contiene sono
diventate solo un mezzo per raggiungere questo fine.

Arte ed economia

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In tale situazione calcolo economico e immagine divengono la stessa cosa, in quanto la seconda serve al
primo, per attirare pubblico e favorire i consumi. La produzione artistica può essere dappertutto poiché il
suo riconoscimento non dipende più dallo spazio sacro del museo o dalla critica, ma dalla sua capacità di
funzionare socialmente ed economicamente. Così il bello non è più un qualcosa di stabilito nei ristretti
circoli d’arte (ormai tramontanti) ma si trasforma nel gusto contemporaneo (coincidendo con il gusto
comune).

Arte e didattica
A questo punto l’estetica non si occupa più del bello assoluto, ma studia il bello dell’ambito sociale ed
educa anche a inserirsi nella società, avvicinando le persone ai nuovi valori da essa proposta.
Il bello artistico e il bello sociale si fondono in un circuito che va dall’uno all’altro in modo continuo: far
parte della società sensibilizza alle nuove forme del bello (legate alla quotidianità) e l’educazione estetica
aiuta a integrarsi nella società e ad esprimersi in modo efficace in essa. L’educazione all’estetica (al senso
del bello) è diventata strumento di produzione nella vita reale, ovvero la filosofia del bello diviene filosofia
dell’utile: il bello è ciò che serve nella vita di tutti i giorni. La società stessa (sostenitrice del bello)
diventa un’unica grande operazione artistica, l’intero mondo si fa spettacolo e opera d’arte.

L’estetica della sopravvivenza


Il presente ha ribaltato tutti i termini e le finalità del periodo moderno: è contro la ricerca solitaria e contro il
museo come luogo di conservazione del passato. L’arte, per trovare una propria legittimazione, non passa
più attraverso circoli ristretti di artisti e critici, ma si fonda su un sapere autoreferenziale (ovvero su una
cultura, quella della quotidianità e dell’espressione libera, che si legittima da sola), su un’idea dell’arte come
palestra della creatività.
Con la fine dell’arte moderna tuttavia, non basta la creatività del soggetto che beneficia dell’utile per potersi
definire “artista”; di fatto il tema dell’utile diventa a tutti gli effetti un tema di ricerca. Il tema della
sopravvivenza e quello della vita vengono prima di qualsiasi programma culturale.

Tematiche e tecniche
Recentemente la ricerca artistica ha abbandonato le principali tematiche che avevano caratterizzato la
modernità e ha riscoperto svariati ambiti su cui concentrarsi: femminile, cibo, natura, paesaggio, città,
pittura, scultura, fotografia, video, digitale e quant’altro. Fra questi, in particolare, ha riscoperto il corpo:
oggi la questione del corpo in arte si fa sempre più importante, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto del
corpo artificializzato (ovvero, non naturale). Nelle performances contemporanee il corpo concreto
scompare per prendere vita nella virtualità dell’immagine.
Nel panorama artistico di oggi le tematiche e le tecniche utilizzate sono davvero le più svariate.

Mondi
Con i nuovi “equilibri” internazionali che dopo il 1989 si sono instaurati in tutto il pianeta, con lo sviluppo
della tecnologia che ha permesso di superare barriere culturali, geografiche ed economiche abbattendo la
separazione fra i paesi, le culture occidentali hanno avviato un dialogo con quelle realtà straniere comparse
all’improvviso sulla scena internazionale. Nell’arte, nel design, nella musica, nello spettacolo, nella moda,
nella letteratura, nella poesia, persino nella filosofia, il forte pensiero occidentale ha dovuto lasciare spazio a
“culture altre”.
E’ interessante quanto è accaduto: i mondi si sono aperti, le culture mescolate, le forme si sono ibridate
(ovvero, fuse insieme modificandosi a vicenda). La ricerca artistica oggi vive un continuo dialogo con realtà
differenti. Da tempo si parla di molteplicità culturale, di globalizzazione, di mondializzazione, termini che
sembrano giustificare ogni forma di mescolanza possibile. In realtà, l’altra faccia della medaglia di questo
continuo miscuglio, sono la perdita delle identità culturali e il rischio dell’omologazione. Per evitare ciò,
l’arte è sempre più alla ricerca di nuove soluzioni d’equilibrio fra preservazione di identità ed apertura e
confronto con altre culture.

La ricerca della concretezza


Attualmente si assiste al massiccio diffondersi di immagini ad alta risoluzione e ad alto contenuto estetico e
ad una crescente spettacolarizzazione della realtà. Il mondo dello spettacolo, così come quello della

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pubblicità e del cinema, propongono una rappresentazione della realtà del tutto falsata ed esagerata, con una
crescente perdita del senso del vero e del concreto.
L’arte perciò è oggi costretta a riprogrammarsi alla luce di una nuova necessità di concretezza, dovendo
misurarsi con nuove regole e aprirsi a nuove forme di visione.
La possibile fine del postmoderno si legge oggi nella necessità di un ritorno al referente, ovvero all’oggetto
reale, al concreto, con il quale l’arte sente il bisogno di tornare a confrontarsi per produrre dei linguaggi
capaci di aprire a scenari inattesi e mondi nuovi.

Alessandro e Francesco Mendini Frank O. Gehry

Damien Hirst Carsten Höller Kara Walker

Takashi Murakami Rirkrit Tiravanjia, Mariko Mori

Francesco Vezzoli Marc Quinn Vanessa Beecroft

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Francesca Woodman Tacita Dean Nathalie Djurberg

Sam Taylor-Wood Shirin Neshat Pipilotti Rist

Tracey Emin Tobias Rehberger John Bock

Sissi Atelier Van Lieshout

El Anatsui Zhang Xiaogang Chris Ofili

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