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Comune di BRESCIA

CIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA


provincia di brescia
associazionE artisti bresciani
del novecento

ASPETTI DEL
del novecento

ASPETTI
FUTURISMO DEL
FUTURISMO
NELLE COLLEZIONI
classiciclassici

BRESCIANE
NELLE COLLEZIONI
BRESCIANE

mostra a cura di Alessandra Corna Pellegrini

132
e Bruno Passamani

132 edizioni aab

edizioni aab
aab - vicolo delle stelle, 4 - brescia
18 marzo - 5 aprile 2006
orario feriale e festivo 15,30 - 19,30
lunedì chiuso
ASPETTI DEL FUTURISMO NELLE
COLLEZIONI BRESCIANE
DAGLI ANNI DIECI AGLI ANNI TRENTA
Alessandra Corna Pellegrini

All’interno del ciclo di mostre che l’Associazione Artisti Bresciani or-


mai da anni organizza in collaborazione con i Civici Musei d’arte e
storia di Brescia con l’intento di valorizzare un patrimonio storico-
culturale non fruibile allo stato attuale per l’assenza di una Galleria
d’arte moderna e contemporanea, è nata l’idea di presentare alla città
un nucleo importante di opere di artisti futuristi conservate nei depo-
siti dei Musei, più volte richieste in prestito per prestigiose rassegne sia
in Italia che all’estero, ma non più esposte a Brescia dopo la mostra Dai
neoclassici ai futuristi ed oltre. Proposte per una civica galleria d’arte moder-
na e contemporanea allestita nel complesso di Santa Giulia dal novem-
bre 1989 al gennaio 1990, e quindi sconosciute a molti concittadini,
soprattutto ai più giovani.
Si tratta di 14 opere1 realizzate fra il 1915 e il 1919, acquistate dai
Civici Musei di Brescia nel 1964, che rappresentano in modo significa-
tivo questa fondamentale stagione dell’arte italiana e costituiscono un
gruppo organico non solo perché i quadri sono legati fra loro da ca-
ratteri stilistici, ma anche perché alcuni di essi appartenevano alla col-
lezione personale di Anton Giulio Bragaglia, straordinario animatore
culturale del panorama artistico italiano degli anni Venti. Questi quadri,
inoltre, tutti pubblicati nel secondo volume degli Archivi del Futurismo
(uno dei primi e fondamentali studi su questa avanguardia), avevano
costituito la mostra Dopo Boccioni, organizzata dalla Galleria La Medusa
di Roma nel 1961 - e passata nel gennaio del 1962 alla Galleria L’India-
no di Firenze -, che già nel titolo rivelava l’intenzione di dimostrare
che il Futurismo non si era concluso con la morte di Boccioni, come
la maggior parte della critica allora riteneva2.
Alcuni degli artisti qui rappresentati (Neri Nannetti, Mario Nannini,
Achille Lega, Emilio Notte, Lucio Venna, Roberto Marcello Baldessari)
furono legati nel loro periodo futurista al gruppo fiorentino e subi-
rono in particolare l’influenza di Soffici e attraverso di lui di Cézanne,
di Picasso e di Braque, come testimoniano da un lato l’uso del colla-
ge e la presenza di elementi tipografici e dall’altro la scomposizione
dei volumi e la compenetrazione delle figure nell’ambiente, ma anche
un attaccamento mai rinnegato alla natura e all’antico; altri (Gino

3
Galli, Julius Evola, Fortunato Depero, Gerardo Dottori) gravitarono
piuttosto attorno al gruppo romano e furono influenzati fortemente
dalle ricerche dinamiche e astratte di Balla; non mancarono però in-
contri e scambi reciproci fra i due gruppi, così come sono innegabili
anche altre influenze del Futurismo italiano (in particolare Carrà) e
delle esperienze europee, soprattutto quelle della pittura secessioni-
sta austriaca e del Blaue Reiter, visibili soprattutto nell’opera di Evo-
la.
La maggior parte di questi pittori espose nel 1919 a Milano nella prima
grande Esposizione Nazionale Futurista a Palazzo Cova e proseguì negli
anni successivi la propria attività artistica sia nell’ambito del movimen-
to futurista, sia evolvendo verso altre direzioni artistiche a contatto
con le avanguardie nazionali ed europee; un caso a parte è quello del
pistoiese Mario Nannini, che aderì al gruppo fiorentino del Futurismo
nel 1916, senza però partecipare a nessuna attività pubblicistica, e che
morì di spagnola nel 1918.
A completamento di questo nucleo di quadri, sono esposte importan-
ti opere di collezioni private che spaziano dal 1913 al 1939, significati-
ve ad illustrare le diverse declinazioni e le diverse fasi del movimento.
Quando si è resa necessaria una selezione fra le opere di collezioni
private (sia per volontà dei collezionisti che per esigenze di spazio) si
sono privilegiati gli artisti presenti anche nel nucleo di opere dei Musei,
in modo da creare un più stretto legame e da presentare quand’era
possibile diverse fasi di uno stesso pittore.
Molto interessanti sono tre opere di Balla collocabili fra il 1913 e il
1917-18, ben rappresentative delle importanti ricerche su forma e
colore attuate in quegli anni dal pittore, protagonista sia della prima
stagione del movimento che del Secondo Futurismo: dagli esperimenti
di tipo sinestesico3 evidenti in Linea di velocità+luce rumore del 1913,
alla serie Dimostrazioni interventiste, con cui il pittore inaugura un lin-
guaggio di grande essenzialità plastica e cromatica (da lui stesso così
definito: «Abbandono definitivo analisi realtà – Creazioni nuovo stile
futurista: forme sintetiche astratte soggettive dinamiche»4) e cui appar-
tiene il piccolo olio Sbandieramento del 1915, alla sperimentazione infi-
ne di pure forme geometriche astratte e superfici cromatiche nette e
compatte, come in Compenetrazione iridescente del 1917-18.
Ad illustrare la produzione futurista della prima fase, ancora profonda-
mente legata alla ricerca di Boccioni, anche Dinamismo velocità+ciclista
(1915) di Roberto Marcello Baldessari (che precede cronologicamente
Treno di feriti di proprietà dei Musei), Paesaggio viaggio del 1914 di Du-

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dreville e Scomposizione dinamica di una bottiglia (1915) di Prampolini,
uno degli artisti più versatili del movimento.
Fondamentale per la comprensione del Secondo Futurismo5 è la figura
di Depero, rappresentato in questa mostra da cinque opere realizzate
con tecniche diverse (olio, tarsie di panno, tarsie di legno) fra il 1918 e
il 1927, che ben si collegano al suo quadro Bagnanti (1918) di proprie-
tà dei Civici Musei e testimoniano il suo stile gioioso e giocoso, ma
anche la rivalutazione di tutte le forme di espressione artistica, com-
prese le cosiddette arti applicate, avviata dal 1915 con il manifesto Ri-
costruzione futurista dell’universo firmato con Balla, considerato un
punto chiave della maturazione del movimento6: in esso i due artisti
teorizzano un’operatività creativa aperta a tutti i campi del fare artisti-
co con l’obiettivo di creare “l’opera totale”, si proclamano astrattisti
futuristi e inneggiano a un universo “coloratissimo e luminosissimo”. Le
opere si collegano inoltre ad esperienze significative dell’artista nel
campo sia della scenografia, che della pubblicità e dell’arredamento.
Alla fine degli anni Venti risale La Tenda Rossa (1929) di Achille Lega,
collegabile per l’uso del collage alla stagione futurista cui appartengono
Alpino al caffè e Ritratto della madre dei Civici Musei, entrambi del 1917,
anche se fin dall’inizio di quel secondo decennio il pittore aveva segui-
to Soffici e Rosai nel cosiddetto “ritorno all’ordine” e nel 1926 e 1929
esponeva alle mostre milanesi del Novecento italiano.
Allo stesso periodo risalgono due opere molto diverse fra loro di
Pippo Oriani, esponente torinese del Secondo Futurismo sensibile agli
sviluppi di ciò che avveniva in quegli anni in Francia, dove risiedette a
lungo ed espose più volte: W la musique (1929) per il soggetto della
natura morta e la tecnica del collage rimanda alle esperienze cubiste
di Braque assimilate anche attraverso l’esempio di Severini, mentre Il
poeta (1930 circa) risente piuttosto di un’influenza metafisica e delle
ricerche di Prampolini.
Ad esemplificare il mito del volo aereo tre interpretazioni diverse
dell’aeropittura, una tappa significativa degli svolgimenti del Secondo
Futurismo: Dinamismo aereo (1922) del palermitano Vittorio Corona,
recentemente esposto nella mostra Futurismo in Sicilia (1914-1935)
allestita a Taormina, che dimostra come il fascino delle “macchine vo-
lanti” sia presente nel Futurismo ben prima che venisse codificato dal
Manifesto dell’aeropittura firmato nel 1929 da Marinetti, Balla, Depero,
Dottori, Prampolini, Benedetta, Somenzi e Tato; Paesaggio con laghi e
colline (1935) di Gerardo Dottori, appartenente alla nota serie di ve-
dute dall’alto del paesaggio umbro in cui si esprime la personale decli-

5
nazione lirica della visione aerea di questo pittore; In tuffo sulla città
(Incuneandosi nell’abitato), un olio eseguito nel 1939 da Tullio Crali, ver-
sione ridotta del famoso quadro conservato al Mart di Rovereto, che
rappresenta un esempio dell’interpretazione più “meccanica” di questa
corrente7.
Alla fine degli anni Trenta si colloca anche Ritmi africani (1938) di Artu-
ro Ciacelli, futurista in contatto con le esperienze artistiche di vari
paesi europei, in particolare quelli nordici.
Si è voluto qui dare un quadro generale dell’esposizione e delle ragio-
ni per cui è stata pensata oltre che dei criteri con cui è stata realizza-
ta, mentre per un’analisi più puntuale delle singole opere si rimanda
alle schede che le corredano.
Siamo consapevoli dei limiti di questa mostra, che fa i conti da un
lato con l’impegno di rimanere nell’ambito delle collezioni bresciane,
dall’altro con lo spazio espositivo a disposizione; ci sembra tuttavia
che pur nella scelta ridotta le opere qui riunite presentino un’inte-
ressante esemplificazione delle ricerche formali, delle tecniche e dei
temi più cari al futurismo: dall’esaltazione della velocità, della civiltà
meccanica e industriale, dell’aeroplano all’interventismo; dalla rap-
presentazione del dinamismo universale alla compenetrazione di fi-
gure e ambiente; dalla simultaneità alla scomposizione di volumi;
dalla ricerca sulle linee andamentali e linee-forza all’astrazione e alla
“metafisica meccanica”8; dalle forme del linguaggio pubblicitario
all’utilizzo di collage e di tarsie di legno e di stoffa. Inoltre, se manca-
no alcuni fondamentali esponenti del primo periodo futurista che
firmarono il Manifesto del 1910 con cui ebbero avvio la riflessione
teorica e la produzione artistica di questa avanguardia e in particola-
re i protagonisti del gruppo milanese9, sono tuttavia rappresentati
importanti artisti sia della prima fase sia del Secondo Futurismo che
possono dare un’idea di quella varietà poliedrica del movimento su
cui ha insistito la critica10: molteplicità degli ambiti di intervento cre-
ativo, molteplicità dei tempi storici lungo l’arco di tre decenni, mol-
teplicità delle declinazioni geografiche (Milano, Roma, Firenze, Torino,
la Sicilia), molteplicità delle posizioni critiche e infine molteplicità dei
legami con le altre avanguardie storiche, dal cubismo all’astrattismo,
dalle Secessioni alla Metafisica, con un’apertura a ciò che avveniva
non solo in Francia, ma anche in Austria e in Germania oltre che nei
paesi nordici, apertura che fa veramente di questo movimento la più
importante avanguardia italiana.
Concludendo, abbiamo voluto offrire da un lato un’occasione per il

6
pubblico bresciano di poter ammirare una serie di opere di indubbia
importanza storica e artistica normalmente non visibili o perché
conservate nei depositi dei Musei o perché di proprietà privata,
dall’altro un doveroso riconoscimento dell’operato di uno dei diret-
tori più conosciuti e stimati dei Civici Musei, Bruno Passamani, fauto-
re insieme ad altri dell’acquisto delle opere comunali11, al quale
dobbiamo inoltre una serie di scritti fondamentali per la conoscenza
complessiva e la rivalutazione del Futurismo. Un grazie sincero anche
ai collezionisti: l’importanza delle opere prestateci non è soltanto
indice della qualità delle loro collezioni, ma anche della loro sensibi-
lità verso la nostra città.

Note
1 Le opere [Insieme dinamico e coloristico di una pesciera (1915) e Dinamismo

meccanico e animale (1916) di Gino Galli, Ritratto dello scrittore Rivosecchi (1916)
di Neri Nannetti, Figure+Paesaggio (1916) e La nazione (1917) di Mario Nanni-
ni, Alpino al caffè (1917) e Ritratto della madre (1917) di Achille Lega, Five o’clock
tea (1917) e Fucina. Studio di rumori (1918) di Julius Evola, Treno di feriti (1917)
di Roberto Marcello Baldessari, Bagnanti (1918) di Fortunato Depero, Forze
ascensionali (1919) di Gerardo Dottori, La piazza (1919) di Emilio Notte e Si-
multaneità (1919) di Lucio Venna] sono state schedate da Valerio Terraroli nel
catalogo della mostra Dai neoclassici ai futuristi ed oltre. Proposte per una civica
galleria d’arte moderna e contemporanea nella sezione Secondo Futurismo. Si veda
V. TERRAROLI, 1989, pp.127-130.
2 «Del Futurismo si è data […] almeno fino agli anni Sessanta (ma vedi ancora

la Roche-Pézard, nel 1983) una visione estremamente restrittiva […], di fatto


pitturocentrica, cioè esclusiva e preclusiva rispetto ad altri aspetti che non fos-
sero quelli della pittura futurista, […] ma in realtà boccionicentrica, riportando-
si tutto alla preminente personalità di Boccioni. […] È infatti una linea critica
italiana che corre da Longhi ad Arcangeli, ma che è anche quella di Brandi, e
che sembra ancora sostanzialmente l’opzione di fondo di un Calvesi. In una
tale prospettiva storiografica del Futurismo […] non c’era naturalmente alcu-
na possibilità di aprire né una questione di altri ambiti di ricerca (salvo un risi-
cato riconoscimento all’architettura), né di tempi, né in fondo di posizioni in
quanto polarità distanti ed opposte, né di luoghi (il centro essendo Milano), né
di connessioni. I tempi risultavano estremamente ridotti: il Futurismo pitturo-
centrico e boccionicentrico si concludeva nel 1915, e la sua “fine” sembrava codi-
ficata dalla morte di Boccioni l’anno dopo» (E. CRISPOLTI, 1986, pp. XI-XII).
Crispolti prosegue sottolineando che la vera svolta nella critica avvenne fra la
fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta con il riconoscimento dell’ope-
ra di Balla, che rendeva insensata una cesura al 1915 o fra gli anni Dieci e
Venti e necessario aprire il discorso sull’ambientazione, l’arredo, la scenografia,

7
l’oggettistica, la moda, la visualizzazione della poesia; analogamente venne ri-
scoperta la portata di personalità come Depero, Prampolini, Dottori o dei
pittori del gruppo torinese capitanato da Fillia.
3 Il tentativo di rendere la percezione della realtà attraverso la fusione di campi

sensoriali diversi è centrale nella ricerca futurista e trasversale alla letteratura e


ad ogni altra manifestazione artistica; si veda per esempio il manifesto firmato da
Carrà nel 1913 e pubblicato su «Lacerba», La pittura dei suoni, rumori, odori.
4 Dépliant illustrativo della personale che Balla tenne nel dicembre del 1915

alla Sala d’arte Angelelli (ristampato in 26 Esposizioni Futuriste, 1912-1918, a


cura di P. Pacini, Firenze, s.a., ma 1977).
5 La definizione Secondo Futurismo fu proposta nel 1958 da Crispolti con

l’intento di rivalutare l’importanza della seconda generazione di artisti futuristi,


formatasi nel solco dei fondatori, e, come si è detto, la figura di Balla e il suo
ruolo nell’evoluzione del movimento dopo la morte di Boccioni; venivano
così scardinate assurde barriere cronologiche limitative e riconosciuta la mol-
teplicità di ambiti di ricerca creativa futurista lungo gli anni Venti e Trenta. In
realtà lo stesso Crispolti metteva in guardia contro i rischi di una suddivisione
troppo rigida fra Primo e Secondo Futurismo, necessaria per rispecchiare le
diversità di tempi storici in cui si sono mossi i protagonisti, ma inutile oltre che
fuorviante se interpretata in modo eccessivamente schematico. Si veda Il pro-
blema del Secondo Futurismo nella cultura italiana fra le due guerre, in E. CRISPOL-
TI, 1986, cap. IX, pp. 225-246.
6 «Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per

ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente». Il manife-


sto fu pubblicato l’11 marzo 1915. Per un’analisi approfondita del testo e per
l’apporto specifico di ognuno dei due artisti alla sua stesura si vedano: B. PAS-
SAMANI, 1970; E. CRISPOLTI, 1980; La «Ricostruzione futurista dell’universo» in
E. CRISPOLTI, 1986, cap. II, pp. 46-103.
7 Non è rappresentata in questa esposizione la variante dell’areopittura consi-

derata più originale e interessante dalla critica, quella detta dell’immaginario


cosmico, interpretata soprattutto da Fillia, da Prampolini e da Oriani, che rifug-
gono da una visione troppo documentaristica o ingenuamente celebrativa del
volo aereo; esistono comunque nelle collezioni bresciane interessanti opere di
questo indirizzo. Sull’aeropittura e le sue declinazioni si veda Il Secondo Futuri-
smo torinese e l’Europa, in E. CRISPOLTI, 1986, cap. XI, pp. 258-269.
8 Così venne definita la pittura di Depero a partire dalla fine degli anni Dieci;

d’altra parte la celebre stroncatura di Longhi Al dio ortopedico della mostra che
De Chirico tenne alla Galleria d’arte Bragaglia nel febbraio del 1919 coinvol-
geva anche Depero: «Ecco per esempio il mondo di uomini-cuccume, di uomi-
ni-erpici ed altro di Depero; ecco la pittura di Giorgio de Chirico rinvenire
inaudite Divinità nelle sacre vetrine degli ortopedici, ed esternare l’uomo nel-
la lugubre fissazione del manichino d’accademia o di sartoria».
9 Boccioni, Carrà, Severini sono presenti nelle collezioni bresciane, ma con

opere di periodi diversi da quello presentato in questa esposizione.

8
10 E. CRISPOLTI, 1986, passim.
11 L’acquisto fu da lui stesso definito «un “colpo” subito invidiato dai musei e
dai collezionisti bene orientati […], sia per la scelta organica e oggi irripetibile
che per il costo complessivo, allora notevolmente contenuto ed oggi largamen-
te inferiore al prezzo di mercato di una sola opera», tenendo anche conto che
in quegli anni Sessanta il Futurismo non era ancora arrivato al centro dell’in-
teresse critico italiano e tanto meno straniero (B. PASSAMANI, 1989, p. 16). Si
veda anche il testo scritto da Bruno Passamani per il presente catalogo.

9
TESTIMONE DIRETTO
Bruno Passamani

Il gradito invito del presidente e del consiglio direttivo dell’AAB a


concorrere al catalogo dell’importante mostra da essi organizzata e
curata dalla dottoressa Alessandra Corna Pellegrini mi offre l’opportu-
nità di ripercorrere un bel capitolo della storia dei Civici Musei di
Brescia, che io considero oltremodo significativo (e mi perdoni, chi
legge, l’eccesso dei dettagli): in esso si inquadra quella Galleria d’arte
moderna e contemporanea che, intorno al 1950, l’allora sindaco di
Brescia Bruno Boni si era solennemente impegnato a costituire nel
complesso di Santa Giulia, per valorizzare i dipinti di proprietà civica,
dai neoclassici agli esiti successivi, promuovendo le delibere per istitu-
ire una commissione di esperti e per incaricare i professionisti che,
sentita la commissione, avrebbero dovuto progettare il restauro del
complesso monumentale e le attrezzature espositive. I compiti asse-
gnati alla commissione erano individuare l’impostazione e la struttura
museologica, i contenuti e le finalità della costituenda Galleria e studia-
re la strategia di acquisizioni per definire la sua dotazione di opere.
Nella commissione sedevano personalità culturalmente eccellenti e
caratterizzate da esperienze vissute sul piano artistico ed estetico,
così da rendere fecondi i ricorrenti incontri sotto la presidenza di
Giovanni Vezzoli, delegato dal sindaco in quanto assessore comunale
alla cultura (maestro nel contemperare le diverse posizioni), trasfor-
mandoli in confronti particolarmente articolati, se non polemici. Pre-
sente alle riunioni per il mio ruolo di ispettore al settore storico-arti-
stico e di assistente del direttore, Gaetano Panazza, ebbi così il raro
privilegio di imparare molto da quei confronti e di trarre arricchimen-
to culturale ed interiore dal rapporto con il mondo di idee ed espe-
rienze rappresentato da quei personaggi, che si affacciano vivi alla mia
memoria: l’allora direttore dei Musei, il professor Gaetano Panazza,
tutto preso dai suoi compiti istituzionali e dagli studi sull’alto medioe-
vo e sulla pittura bresciana trecentesca e rinascimentale; il conte Fau-
sto Lechi, gentiluomo dall’argomentare probo e convincente, fine col-
lezionista ed artefice, nel 1939, della fondamentale mostra sulla pittura
del Rinascimento bresciano; il professor Camillo Boselli, autorevole
storico dell’arte veneta e lombarda e sagace esploratore di fonti e di
archivi, che aveva un conto aperto (condito da polemiche memorabili)
contro l’arte contemporanea, per lui tecnicamente scaduta e modaiola,
e che teneva come suoi punti di costante riferimento Romanino e
Moretto; Elvira Cassa Salvi, collaboratrice per la critica d’arte del

11
«Giornale di Brescia», nel quale sosteneva l’impegno contenutistico e
sociale, contrapponendolo alle “mode” del formalismo internazionale,
secondo l’orientamento della critica artistica della sinistra; il pittore
bresciano Virgilio Vecchia, già, sotto il regime, segretario del Sindacato
fascista delle belle arti e praticante un equilibrato verismo novecente-
sco nella scia di Tosi e Carrà.
Accanto agli esperti ora nominati affiora alla mia memoria la figura di
Guglielmo Achille Cavellini, collezionista audace e fantasioso sperimen-
tatore di tecniche e di forme. Ricordo ammirato il suo intuito tempe-
stivo nel cogliere i significati ed i valori di un’opera d’arte contempora-
nea, giudicandola dal tasso della tensione innovatrice e del respiro in-
ternazionale. Davanti al problema di individuare i quadri da attingere ai
fondi museali per immetterli nel percorso espositivo, lo rammento
polemicamente ostile alle scelte di opere di Basiletti e Inganni, che (per
il mio giudizio di allora, antistoricamente) giudicava aneddotici e banali,
remoti dalle coraggiose ricerche su luce e forma dei divisionisti e dei
simbolisti italiani, le cui quotazioni di mercato precludevano ogni nostra
ipotesi di una qualche acquisizione. Fu grazie alla fine arte diplomatica
del sindaco Boni che il presidente Vezzoli si vide risparmiato il logorio
di nuove discussioni per disegnare la strategia degli acquisti. Su espresso
invito del sindaco, infatti, Cavellini si era orientato favorevolmente a
cedere in deposito temporaneo alla Galleria una parte della propria
collezione, che, partendo dai neodadaisti e neosurrealisti tedeschi, toc-
cava i pittori di materia e d’azione di Parigi e New York, approdando
alle recenti espressioni della Pop Art, e trovava interesse e qualità nella
presenza di tele di Matta,Vedova, Burri, Capogrossi e Soldati, nonché nel
bellissimo corpus di dipinti di Renato Birolli. Restava, tuttavia, alla com-
missione il compito di definire per la Galleria una sezione di opere che
agevolasse il visitatore nel difficile impatto con linguaggi e forme aggres-
sivi ed ostici come quelli esibiti provocatoriamente dalle opere di avan-
guardia depositate da Cavellini, onestamente sensibile al problema del
taglio didattico da dare a quella sezione.
Venne allora (si era nel 1961) a proposito la mia convocazione in Log-
gia da parte del sindaco, che mi esibì il catalogo della mostra Dopo
Boccioni presentata dalla Galleria La Medusa di via del Babbuino a Ro-
ma, sollecitandomi di riferirgli in merito.
La mostra era stata curata dal titolare della galleria, Claudio Bruni, desti-
nato alla notorietà per le sue iniziative contro i falsi De Chirico. Essa
presentava quattordici dipinti di Fortunato Depero, Gerardo Dottori,
Roberto Marcello Baldessari, Gino Galli, Neri Nannetti, Lucio Venna,
Emilio Notte e Julius Evola: un manipolo di artisti futuristi che aveva
gravitato intorno al periodico ultranazionalista «Italia Futurista» diretto

12
dal filo-mussoliniano Emilio Settimelli, e che nel 1919 l’attivismo carisma-
tico di Marinetti aveva raggruppato nelle mostre al Casinò di Viareggio e
nelle sale di Palazzo Cova a Milano, affermando il valore dell’individuali-
stica eversione del Futurismo, rinvigorito per nuove battaglie dopo la
morte di Boccioni (da qui il titolo della mostra alla Medusa) e ritornato
alla sua tensione ed all’utopica volontà di riformare il mondo.
La mostra, in breve, focalizzava un momento significativo della storia
dell’avanguardia italiana tra i poli futurista, simbolista e surrealista
(esemplati nella convergenza di Baldessari, Depero, Evola e Dottori) ed
offriva un modello interpretativo didatticamente efficace del linguaggio
e delle modalità tecnico-formali di un’esperienza estetica di gruppo
con obiettivi polemologici e di rinnovamento radicale, da perseguire
con la provocazione e l’urto aggressivo. Se organicamente affiancati ed
integrati con le forti opere dell’inquietante Romolo Romani (che nel
1910 aveva avuto tangenze con il Futurismo), i quattordici dipinti
avrebbero consentito di realizzare quella sezione propedeutica al de-
posito di Cavellini sulla quale si erano spese le riflessioni della commis-
sione, che convenne soddisfatta con tale prospettiva: da qui la scelta
del sindaco di deliberare l’acquisto dei quattordici dipinti per un prez-
zo, allora, assai conveniente, insomma un affare, del quale Bruno Boni,
ad ogni incontro, non mancava di dichiararsi orgoglioso, anche perché
aveva battuto sul tempo (per aver troppo lesinato sulla spesa) l’allora
soprintendente e direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna
di Valle Giulia, Palma Bucarelli.
Debbo ora, molto a malincuore, concludere la vicenda del nostro mani-
polo futurista, che, entrato nella Galleria d’arte moderna accompagnato
da molti propositi e speranze, ne uscì accompagnato dal silenzio e dall’in-
differenza, avendo giocato il ruolo della comparsa. Cavellini, infatti, deluso
e seccato per l’inerzia e la mediocre fruizione della Galleria nella quale
aveva riposto tante speranze (che amarezza nei suoi sfoghi telefonici!),
aveva deciso di avvalersi del suo diritto (convenuto all’atto del deposito)
di ritirare una per una le proprie opere per inviarle a mostre o ad altri
destini ed aveva di fatto sguarnito la Galleria, creando così le condizioni
perché la direzione dei Musei si risolvesse al trasferimento nei depositi
delle opere futuriste e del Romani. Quel che avvenne in seguito alle
strutture della Galleria d’arte moderna è il racconto di un sogno brucia-
to ed appartiene al capitolo del Museo della città in Santa Giulia.
Eppure, a gran distanza dalla fine di quel sogno, la provvida iniziativa
dell’AAB consente di aggregare ai dipinti futuristi quelli presenti nelle
collezioni bresciane, recuperando il ruolo didattico della cessata Galle-
ria e risarcendo i valori spirituali dell’emozione percettiva trasmessaci
dalla pittura per linee e per colori.

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Le opere in mostra
Schede a cura di
Alessandra Corna Pellegrini
1. Giacomo Balla
(Torino 1871 - Roma 1958)
Linea di velocità + luce rumore
1913
Olio su tavola, cm 40,5 x 56
Firmato in basso a sinistra: FUTUR BALLA; sul retro: titolo e data

Brescia, collezione privata

L’opera appartiene a una fase molto futuristi di dinamismo e


importante nello sviluppo artistico simultaneità in una fusione di colori,
di Balla, quando l’artista cerca di luci, rumori, spazio e tempo. Il
superare nella rappresentazione del titolo, inoltre, mette in risalto la
movimento la tecnica divisionista ricerca che in quegli anni l’artista
da un lato e la fotodinamica di compie sulle “linee-forza” e “linee
Anton Giulio Bragaglia dall’altro, andamentali” e nello stesso tempo
esperienze da cui erano nate le la volontà di fusione sinestesica di
opere precedenti come La mano del sensazioni diverse. In questo
violinista, Bambina che corre sul momento Balla ha elaborato un
balcone e Dinamismo di un cane al linguaggio autonomo ed originale
guinzaglio del 1912. Negli ultimi rispetto agli altri pittori futuristi,
mesi del 1913 realizza i primi studi indipendente dalla scomposizione
di “velocità d’automobile” cubista, anche se la pennellata
superando via via la sfrangiata e scomposta dimostra
rappresentazione di un oggetto o di ancora un legame con il
un essere vivente in movimento “complementarismo congenito” e
per giungere all’astrazione della “il divisionismo” senza i quali i
velocità stessa; si vedano per firmatari del Manifesto tecnico della
confronto le numerose opere pittura futurista dell’11 aprile del
Velocità astratta e in particolare 1910 sostenevano non potesse
Velocità astratta + rumore, sussistere la pittura. La critica
conservato alla Peggy Guggenheim ritiene che la maggior parte delle
Collection, che, come questa tavola, opere datate dall’artista 1913 siano
mirano a sintetizzare i principi state in realtà realizzate nel 1914.

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2. Leonardo Dudreville
(Venezia 1885 - Ghiffa [VB] 1975)
Paesaggio viaggio
1914
Pastello su cartone, cm 25 x 40
Sul retro: titolo e data
Esposizioni: Futurismo e futuristi, Galleria d’Arte Bergamo, 1996
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 8713

Brescia, collezione privata

L’adesione di Dudreville al evolve gradualmente verso una


Futurismo fu breve e segnata da un solidificazione degli elementi tesa al
certo distacco rispetto al gruppo recupero di valori plastici saldi e
principale; non compare infatti fra i definiti; a conclusione del percorso
firmatari del Manifesto dei pittori l’artista dal 1919 realizzò opere
futuristi del febbraio del 1910 per molto vicine alla Nuova Oggettività
contrasti con Boccioni e fu uno tedesca e nel 1922 fu fra i fondatori
degli organizzatori del gruppo del gruppo dei “Sette del
“Nuove tendenze” considerato Novecento”.
“l’ala moderata” del Futurismo. In quest’opera, avvicinabile ad altre
Del Futurismo non condivideva di analogo soggetto (Velocità,
l’iconografia incentrata sul mondo paesaggio futurista del 1914,
moderno, cittadino e industriale e Viaggio-città-velocità e Città+velocità
la mitologia della macchina, ma si entrambe del 1916), rappresenta un
interessò piuttosto al concetto di paesaggio, soggetto naturalistico
ritmo e al suo rapporto con il volutamente tradizionale anche se
colore, giungendo ad esiti astratti in animato da linee andamentali
anni molto precoci nel panorama diagonali e da raggi di luce che
europeo, esiti testimoniati dalle comunicano la sensazione di una
dieci opere esposte nel 1914 nella percezione dinamica, per l’appunto
prima e unica mostra che il gruppo “in viaggio”, della realtà; d’altra
“Nuove tendenze” tenne presso la parte il pittore sosteneva che non
Famiglia Artistica di Milano. Questo contava tanto la stranezza o la
pastello, realizzato in quello stesso modernità dei temi, quanto
anno, rappresenta un ulteriore piuttosto il modo originale di
sviluppo nel suo linguaggio, che vedere le cose.

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3. Giacomo Balla
(Torino 1871 - Roma 1958)
Sbandieramento
1915
Olio su tela, cm 20,5 x 30
Firmato in basso a destra: FUTUR BALLA; sul retro: Sbandieramento/Balla 1915
Provenienza: Bologna, Galleria Marescalchi
Esposizioni: Balla, il colore: 80 opere dal 1896 al 1946, Parma, Galleria Piccoli, 9
maggio-30 giugno 1987; Casa Balla e il Futurismo a Roma, a cura di E. Crispolti,
Roma,Villa Medici, settembre-dicembre 1989; Futurismo 1909-1916, Parigi,
Museo Picasso, 1996; Atelier Balla: pittura, arredo, moda, a cura di M. Duranti,
Cortina d’Ampezzo, Galleria Marescalchi, 1996-1997
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, T. FIORI, 1962, p. 163, n. 201b; Balla, il
colore: 80 opere dal 1896 al 1946, Parma, 1987, p. 33; Casa Balla e il Futurismo a
Roma, catalogo della mostra, a cura di E. Crispolti, Roma, 1989, n. C/4, pp. 202
(ill.) e 233; M. DURANTI, 1996, pp. 9, 25, 73; Futurismo 1909-1916, Parigi, 1996,
n. 27, p. 59 (ill.); M. PASQUALI, 2005, pp. 28-29

Lumezzane, collezione commendatore Sergio Saleri

Questa piccola tela appartiene alla l’artista fu arrestato insieme a


famosa serie delle Dimostrazioni Marinetti e ad altri per la
interventiste realizzate nel corso del partecipazione a una delle
1915, che il pittore espose nella manifestazioni interventiste, svoltasi
propria personale a Roma nella Sala il 12 aprile 1915 davanti alla
d’arte Angelelli; con questo ciclo Camera dei Deputati), ma vuole
inaugurò un linguaggio di grande rendere la percezione del
essenzialità plastica e cromatica da movimento e del rumore della folla,
lui stesso così definito: «Abbandono dell’agitarsi dei tricolori con un
definitivo analisi realtà – Creazioni linguaggio comunicativo immediato
nuovo stile futurista: forme basato sull’analogia, che è stato
sintetiche astratte soggettive paragonato all’efficacia della
dinamiche». Balla supera la comunicazione pubblicitaria
pennellata scomposta che costituiva (E. Crispolti, La pittura del primo
l’ultimo legame con la tecnica Novecento a Roma (1990-1945),
divisionista e realizza campiture in AA.VV., 1992, tomo I, p. 470).
uniformi e brillanti con cui non La cornice originale ribadisce
descrive la manifestazione simbolicamente il messaggio
(ricordiamo a questo proposito che patriottico.

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4. Enrico Prampolini
(Modena 1894 - Roma 1956)
Scomposizione dinamica di bottiglia
1915
Olio su tela, cm 62,5 x 41,5
Firmato in basso a sinistra: Prampolini – Futurista – Roma; sul retro: titolo e
data
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 9484

Brescia, collezione privata

Quest’opera appartiene alla prima


fase dell’attività futurista di
Prampolini, che aderì al movimento
nel 1913, anno in cui pubblicò La
cromofonia e il valore degli
spostamenti atmosferici. In questo
periodo l’artista si distingue da altri
futuristi per la grande attenzione
alla realtà dell’oggetto e risente
soprattutto del “dinamismo
plastico” di Boccioni e dell’influenza
di Balla, con cui condividerà proprio
a partire dal 1915 (anno in cui Balla
e Depero firmano il manifesto
Ricostruzione futurista dell’universo)
l’idea di arte come totalità, che
comprende l’architettura, la
produzione di oggetti, il teatro e
diversi aspetti della vita quotidiana.
In quest’opera è evidente fin dal
titolo la volontà di fondere la
scomposizione cubista degli oggetti
con la percezione dinamica della
realtà di matrice futurista,
accentuata dai tagli diagonali e dal
cromatismo acceso.

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5. Roberto Marcello Baldessari
(Innsbruck 1894 - Roma 1965)
Dinamismo velocità + ciclista
1915
Olio su cartone, cm 39 x 51
Firmato in basso a destra: R. M. BALDESSARI; sul retro: titolo e data
Esposizioni: R. M. Baldessari, Milano, Galleria Arte Centro, 1998; SportArte. Mito
e gesto nell’arte e nello sport in Italia 1900-1950, Predappio, Casa Natale
Mussolini, 30 marzo-20 ottobre 2002
Bibliografia: M. SCUDIERO, R. M. Baldessari. Catalogo ragionato delle opere
futuriste, vol. II, 1914-1937, Mori, 1996, p. 45; M. CIRULLI, M. SCUDIERO (a
cura di), SportArte. Mito e gesto nell’arte e nello sport in Italia 1900-1950,
catalogo della mostra, New York, 2002
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 8370

Brescia, collezione privata

Quest’opera è stata realizzata


nell’anno in cui il pittore si trasferì
da Venezia, dove aveva frequentato
l’Accademia di Belle Arti, a Firenze,
dove iniziò a frequentare il caffè
Giubbe Rosse e a prendere i primi
contatti con i futuristi fiorentini,
Soffici, Conti, Lega, Notte, Rosai
eccetera, gruppo cui aderì
ufficialmente nel 1916.
L’artista affronta in quest’olio un
tema molto caro ai futuristi non
solo italiani: si pensi per esempio a
Dinamismo di un ciclista di Boccioni
del 1913 e a Il ciclista della
Gončarova, sempre del ’13, oltre
che alle opere dedicate allo stesso
soggetto da Dottori e Prampolini.
L’opera di Baldessari risulta molto
vicina all’esempio di Boccioni, anche
se diversa, più calda e meno
contrastata, è la gamma cromatica e
più compatta, meno divisionista la
stesura. Nell’ambito delle ricerche
sul dinamismo Baldessari raggiunse
spesso esiti astratti.

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6. Gino Galli
(Roma 1893 - Firenze 1954)
Insieme dinamico e coloristico di una pesciera
1915
Olio su tela, cm 75 x 70
Firmato in basso a sinistra: Gino; sul retro: Proprietà A. Santolini / Roma;
etichette delle mostre: Roma, 1959; Francavilla, 1963; Firenze, 1984
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Il Futurismo. Mostra commemorativa del cinquantenario del Primo
Manifesto Futurista, Roma, 1959; Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal
1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di pittura
F.P. Michetti, Francavilla, 1963; Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze, 1984; Dai
neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 42 e 43; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 418 e 432; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 132;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 140, p. 127; AA.VV., 1992,
tomo II, p. 903

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1245

L’attività futurista di Galli si svolse


fra il 1912 e il 1920 a Roma a
stretto contatto con Balla, di cui fu
allievo e amico. Elaborò una pittura
caratterizzata da una forte sintesi
dinamica e da un acceso
cromatismo, esemplificati da
quest’opera in cui è stato
riconosciuto un richiamo alle
ricerche di Balla sulle
compenetrazioni iridescenti; Galli
(che aveva seguito da vicino questa
elaborazione concettuale relativa
alla sperimentazione del colore e
della luce, come testimonia la
cartolina inviatagli da Balla l’1
dicembre del 1912 dalla Germania,
in cui si parla di “un tipo di Iride”
da perfezionare e rendere “ancora
migliore di fusione”) non rinuncia
però del tutto alla rappresentazione
figurativa, preferisce linee curve e
forme circolari anziché le forme
triangolari privilegiate dal maestro
e utilizza accordi cromatici più
contrastati e violenti.

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7. Gino Galli
(Roma 1893 - Firenze 1954)
Dinamismo meccanico e animale
1916
Olio su tela, cm 61 x 68,3
Firmato in basso a destra: G. Galli; sul retro: Proprietà A. Santolini / Roma;
etichette delle mostre: Roma, 1959; Firenze, 1984; Roma, 2001
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Il Futurismo. Mostra commemorativa del cinquantenario del Primo
Manifesto Futurista, Roma, 1959; Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal
1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961; Futurismo a Firenze 1910-1920,
Firenze, 1984; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Futurismo
1909-1944, Roma, 2001; Il rumore della strada. Futurismo italiano 1909-1918,
Hannover, 2001; The second creation. Images of the industrial world, Berlino, 2002
Bibliografia: Il Futurismo. Mostra commemorativa del cinquantenario del Primo
Manifesto Futurista, catalogo della mostra, Roma, 1959, tav. 18; M. DRUDI
GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 44 e 45; M. DRUDI GAMBILLO, T. FIORI,
1962, pp. 418 e 432; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S. PORTO (a cura di), 1984,
p. 132;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 141, p. 127; AA.VV., 1992, tomo I, p. 475,
tomo II, p. 903

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1246

In quest’opera Galli si rifà


direttamente alle ricerche di Balla
relative alla rappresentazione della
velocità e del dinamismo di mezzi
meccanici e di esseri viventi tramite
linee-forza (si pensi alle opere degli
anni 1913-14 sulla velocità
dell’automobile e sul volo delle
rondini), ma con un più forte
legame alla realtà concreta con
elementi figurativi riconoscibili
anche se fortemente stilizzati.

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8. Neri Nannetti
(Firenze 1890 - 1957)
Ritratto dello scrittore Rivosecchi
1916
Olio e collage su tela montata su masonite, cm 59 x 47,7
Firmato in basso a destra: Nannetti; sul retro: etichette delle mostre: Firenze,
1984; Baden Baden, Staatliche Kunsthalle
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma,
Galleria La Medusa, 1961; Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze, 1984; Dai
neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 58 e 59; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 423 e 436; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 156, ill. IX;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 142, pp. 127-128 e
167

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1249

Insieme al fratello Vieri, Neri Sono presenti gli elementi tipici del
Nannetti fu uno degli animatori del futurismo fiorentino influenzato da
gruppo fiorentino futurista e Soffici (collage ed elementi
collaborò nel 1916 alla fondazione tipografici), ma utilizzati qui in
del quindicinale «L’Italia futurista», modo molto diverso da Soffici,
su cui pubblicò molte vignette come allusione simbolica al
satiriche, caricature e tavole personaggio ritratto. La figura
parolibere. mantiene una potente solidità
Quest’opera ritrae il poeta e volumetrica e la scomposizione
appassionato d’arte (sarà in seguito dinamica del volto e del corpo è
docente di storia dell’arte a Roma funzionale alla resa della
e direttore dell’Accademia di Belle concentrazione psicologica e dei
Arti) Mario Rivosecchi, che marcati tratti somatici (si veda per
frequentava in quegli anni il caffè confronto il ritratto in scultura che
Giubbe Rosse e il gruppo dei ne fece Pericle Fazzini nel 1928).
futuristi toscani.

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9. Mario Nannini
(Buriano [GR] 1895 - Pistoia 1918)
Figure+Paesaggio
1916
Olio su cartone, cm 46,5 x 65
Sul retro: Firenze 1966 n. 645; XVII Premio Michetti; Firenze, 1984
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma,
Galleria La Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di pittura F. P. Michetti,
Francavilla, 1963; Arte moderna a Firenze, Firenze, 1966; Futurismo a Firenze
1910-1920, Firenze, 1984; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990;
Mario Nannini un futurista a Pistoia 1895-1918, Pistoia, 1995-1996; Il futurismo
attraverso la Toscana, Livorno, 2000
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 64 e 65; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 424 e 436; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 153;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 143, p. 128; AA.VV., 1992,
tomo I, p. 397; R. MOROZZI, 1995, p. 100

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1250

L’esperienza futurista del toscano pittura anche nel periodo


Mario Nannini fu breve, anche se successivo. Dopo l’adesione agli
intensa: accostatosi al movimento ideali estetici del Futurismo,
nel 1916, morì il 24 ottobre del continuò ad interessarsi al mondo
1918 per l’epidemia di spagnola; pur della campagna (Sintesi di paese,
non avendo partecipato a nessuna Vendemmia, Ritorno dai campi,
attività pubblicistica, produsse Mendicante, Strade di campagna),
tuttavia in quei due anni un sottoponendo figure e paesaggio a
considerevole numero di opere. una serrata scomposizione e
Negli anni precedenti si era compenetrazione di piani, come è
dedicato a disegnare e dipingere evidente in quest’opera, in cui la
soprattutto gente di campagna, segmentazione dei volumi e il
influenzato dai soggetti del prevalere di angoli, linee spezzate e
socialismo umanitario derivato da curve conferiscono all’opera un
Laermans e Meunier e introdotto dinamismo inconsueto al gruppo
in Toscana da Emilio Notte, dal futurista fiorentino, che la critica fa
quale prese la preminenza del derivare piuttosto da Carrà.
disegno che caratterizzò la sua

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10. Mario Nannini
(Buriano [GR] 1895 - Pistoia 1918)
La nazione
1917
Olio e collage su cartone, cm 51,5 x 65;
Sul retro: titolo; etichette delle mostre: Firenze, 1967; Baden Baden, Staatliche
Kunsthalle
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma,
Galleria La Medusa, 1961; Arte moderna in Italia 1915-1935, Firenze, 1967;
Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze, 1984;
Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Mario Nannini un futurista
a Pistoia 1895-1918, Pistoia, 1995-1996
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 66 e 67; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 424 e 436; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 155;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 144, p. 128; R. MOROZZI,
1995, pp. 50 e 81, tavv. 25 e 45

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1251

L’opera appartiene al periodo,


situato fra la fine del 1917 e gli inizi
del 1918, che fu definito dallo
stesso Nannini “del lirismo
tipografico”: caratteri a stampa,
ritagli di giornale e di stoffa
derivano sicuramente da Soffici, ma
l’artista ne reinventa la funzione
armonizzandoli e fondendoli con il
colore; «l’effetto conflagrazione dei
volumi configura una spazialità che
supera gli stessi confini fisici del
quadro, come fosse il perfetto
frammento di una infinita situazione
dinamica»
(R. MOROZZI, 1995, p. 50).

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11. Achille Lega
(Brisighella [RA] 1899 - Firenze 1934)
Alpino al caffè
1917
Olio su cartone, cm 66,8 x 49
Firmato e datato in basso a destra: 1917 A. Lega; sul retro: etichette delle
mostre: Firenze, 1948; Roma, 1959; Francavilla, 1963; Firenze, 1967; Ravenna,
1974
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Mostra dall’Ottocento al Novecento, Circolo degli Artisti Casa di
Dante, Firenze, 1948; Il futurismo. Mostra commemorativa del cinquantenario del
Primo Manifesto Futurista, Roma, 1959; Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi
dal 1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di
pittura F. P. Michetti, Francavilla, 1963; Arte moderna in Italia 1915-1935, Firenze,
1967; Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi, Ravenna,
1974; Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze, 1984; Dai neoclassici ai futuristi ed
oltre, Brescia, 1989-1990; Mario Nannini un futurista a Pistoia 1895-1918, Pistoia,
1995-1996; Il futurismo attraverso la Toscana, Livorno, 2000; Il rumore della strada.
Futurismo italiano 1909-1918, Hannover, 2001
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 50 e 51; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1961, pp. 419 e 433; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 139;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 145, pp. 128 e 168

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1247

Lega aderì al Futurismo nel 1916,


cominciando a frequentare il caffè
Giubbe Rosse, ma già dagli anni
precedenti la prima guerra aveva
abbandonato l’Accademia di Belle
Arti che frequentava a Firenze,
aveva seguito le battaglie contro
l’arte ufficiale combattute dalla
rivista «Lacerba», fondata nel 1913
dall’amico Giovanni Papini e da
Ardengo Soffici, e aveva collaborato
strettamente con Soffici, Carrà,
Rosai, Marinetti, Boccioni, Russolo,
Maccari e Garbari.
Alpino al caffè ricorda Il bevitore di
Boccioni del 1914, anche se la
composizione è meno dinamica e il
colore dato a spatolate accentua
l’effetto statico dell’insieme. D’altra
parte l’artista intitola
frequentemente la
rappresentazione di figure umane
“sintesi geometrica di masse” o
“costruzione di masse”.

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12. Achille Lega
(Brisighella [RA] 1899 - Firenze 1934)
Ritratto della madre
1917
Olio e collage su cartone, cm 46 x 44
Firmato e datato in basso a destra: A. Lega / 1917; sul retro: etichette delle
mostre: Firenze, 1967; Ravenna, 1974; Firenze, 1984; Baden Baden, Staatliche
Kunsthalle
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma,
Galleria La Medusa, 1961; Arte moderna in Italia 1915-1935, Firenze, 1967;
Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi, Ravenna, 1974;
Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze, 1984; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre,
Brescia, 1989-1990; Mario Nannini un futurista a Pistoia 1895-1918, Pistoia,
1995-1996
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 52 e 53; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 420 e 434; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 139;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 146, p. 128; R. MOROZZI,
1995, p. 117

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1248

In questo ritratto Lega dimostra di


essere attento alle ricerche artistiche
dei futuristi toscani, soprattutto
Primo Conti e Ardengo Soffici, in
particolare per l’utilizzo del collage;
l’opera è stata anche accostata al
Ritratto di zia Ester di Mario Nannini.
Sempre nel 1917 Lega eseguì un altro
ritratto della madre, Scomposizione
dinamica di una figura.

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13. Julius Evola
(Roma 1898 - 1974)
Five o’clock tea
1917
Olio su tela, cm 94,7 x 90
Firmato a sinistra: Evola; sul retro: XVII Premio Nazionale di pittura F. P.
Michetti / Francavilla al mare / luglio agosto 1963 / n. 247; Bologna 1980;
Gèneve 1921
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: J. Evola, Casa d’arte Bragaglia, Roma, 1920; Exposition Internationale
d’Art Moderne, Ginevra, 1921; Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal
1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di pittura
F. P. Michetti, Francavilla, 1963; La Metafisica: gli anni Venti, Bologna, 1980; Dai
neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Dada, l’arte della negazione,
Roma, Palazzo delle Esposizioni, 29 aprile-30 giugno 1994
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 36 e 37; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 415, 430, 431;V. TERRAROLI, 1989, scheda n.
147, pp. 128, 129, 169; AA.VV., 1992, tomo I, p. 475

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1243

Più conosciuto come studioso di appartiene la produzione degli anni


filosofia teoretica e di esoterismo 1915-18, comprese le due opere
religioso oltre che come teorico dei Civici Musei qui esposte, e
della destra tradizionalista, Evola si quello dell’astrattismo mistico,
dedicò alla pittura fra il 1915 e il relativo agli anni 1918-20. Oltre che
1921. Formatosi nel gruppo alla già citata personale presso la
futurista romano, a contatto Casa d’arte Bragaglia, nella cui
soprattutto con Balla e Prampolini, presentazione il pittore era definito
fu influenzato anche dalla “astrattista”, l’opera fu esposta fra il
Secessione viennese e dal Blaue dicembre 1920 e il gennaio 1921 a
Reiter; all’inizio degli anni Venti Ginevra all’Exposition
risalgono i suoi legami con il Internationale d’Art Moderne, di
movimento Dada e in particolare cui Prampolini curò insieme a
con Tristan Tzara. Nel 1920 scrisse Marinetti e allo stesso Bragaglia la
Arte astratta, dove presenta la sua sezione italiana.
teoria di un’astrazione pittorica di Nelle opere del primo periodo
matrice spiritualista, e tenne una suggestioni dinamiche mutuate da
mostra personale da Bragaglia, Balla si fondono con un
distinguendo le proprie opere in cromatismo acceso che gli derivava
catalogo in due periodi: quello dall’attenzione all’opera di
dell’idealismo sensoriale, cui Kandinskij e del Blaue Reiter.

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14. Roberto Marcello Baldessari
(Innsbruck 1894 - Roma 1965)
Treno di feriti
1917
Olio su cartone, cm 34,4 x 61
Firmato in basso a destra: R. M. BALDESSARI; sul retro: XVII Premio
Nazionale di Pittura F. P. Michetti / Francavilla al mare / luglio agosto 1963;
etichetta della mostra: Hannover, 2001
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma,
Galleria La Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di pittura F. P. Michetti,
Francavilla, 1963; Mostra retrospettiva del pittore Roberto Iras Baldessari, Trento,
1971; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Il rumore della
strada. Futurismo italiano 1909-1918, Hannover, 2001
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 18 e 19; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, p. 427; B. PASSAMANI, 1971, cat. 8;V. TERRAROLI,
1989, scheda n. 148, pp. 129 e 170

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1240

Per alcune notizie generali dimostra di interessarsi più che al


sull’adesione di Baldessari al dinamismo alla scomposizione
Futurismo si veda la scheda n. 5, cubista con esiti vicini a quelli di
relativa a Dinamismo velocità + Carrà: le figure infatti sono più
ciclista del 1915. Quest’opera fu solide e sintetiche, racchiuse da un
realizzata a Padova sotto marcato segno nero, e la gamma
l’impressione della ritirata delle cromatica dai toni verdastri è
truppe italiane; una seconda piuttosto uniforme, come anche in
versione di dimensioni maggiori fu altre opere di questo periodo
esposta alla Grande Mostra Futurista (Simultaneità, Osteria toscana,
tenuta a Palazzo Cova a Milano nel Galleria+bandiere, L’arrotino, La
1919. In quest’opera l’artista polenta).

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15. Giacomo Balla
(Torino 1871 - Roma 1958)
Compenetrazione iridescente
1917-1918
Olio su tavola, cm 74 x 59,5
Firmato in basso a destra: BALLA
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 9135

Brescia, collezione privata

La tavola appartiene alla serie delle singolari effetti coloristici che il


Compenetrazioni iridescenti, che Balla produce con tutte queste sue
rappresentano uno dei maggiori tele, in cui i colori, e i più vivaci, e i
raggiungimenti a livello teorico più smaglianti, e i più fragorosi sono
dell’opera di Balla; la loro stesi, l’uno accanto all’altro, tra
invenzione si colloca durante il contorni rigidamente geometrici e
secondo soggiorno dell’artista in prospettici, producendo un effetto
Germania, alla fine del 1912, come di luminosità, di irruenza, di
attestano due lettere, una all’amico impreveduto che riesce
Gino Galli, l’altra alla famiglia, che interessante» (G. Bragaglia, La
contengono piccoli schizzi mostra di Giacomo Balla, «Il
acquerellati dall’artista definiti “un Messaggero», 18 ottobre 1918).Va
tipo di IRIDE”, ma lo stesso titolo aggiunto che gli studi sulla luce
di Compenetrazione iridescente non erano in quegli stessi anni
compare mai prima del secondo fondamentali per l’esperienza
dopoguerra e fu apposto a teatrale di Balla; nel dicembre del
posteriori dall’artista. Queste opere 1916 venne incaricato da Diaghilev
ebbero prevalente natura di studi di realizzare la scenografia per Feu
funzionali sulla luce, definiti «il d’artifice di Igor Stravinskij, andato
tentativo sperimentale di rendere in scena nell’aprile del 1917: l’artista
visibile una parte invisibile del costruì un insieme plastico con
cosmo, come peraltro espresso nel forme astratte (spirali, piramidi,
Manifesto della ricostruzione futurista obelischi, raggi, falci di luna) che
dell’universo redatto nel 1915» (F. simboleggiavano l’infinito e la luce,
BENZI, 2000, p. 29). Nel 1918 Balla su cui intervenne l’utilizzo della
scrisse il Manifesto del colore e luce elettrica in movimento a
tenne una mostra personale alla sfaccettare il complesso e a
Casa d’arte Bragaglia, che così sprigionare i “fuochi d’artificio”.
definiva le opere esposte: «Sono

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16. Julius Evola
(Roma 1898 - 1974)
Fucina. Studio di rumori
1918
Olio su tela, cm 85 x 80
Firmato a sinistra: Evola; sul retro: Evola n. 2 Fucina – Studio di rumori; XVII
Premio Michetti; Bologna, 1980; Ginevra, 1921
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: J. Evola, Casa d’arte Bragaglia, Roma,1920; Exposition Internationale
d’Art Moderne, Ginevra, 1921; Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal
1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di pittura
F. P. Michetti, Francavilla, 1963; La Metafisica: gli anni Venti, Bologna, 1980;
Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Dada, l’arte della
negazione, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 29 aprile-30 giugno 1994
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 38 e 39; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 415 e 431; M. CALVESI, 1970, p. 240; E.
CRISPOLTI, 1986, p. 233;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 149, p. 129; AA.VV.,
1992, tomo I, pp. 475 e 509

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1244

Per le notizie generali sull’attività di


Evola in questo periodo e le
mostre futuriste in cui l’opera fu
esposta si rimanda alla scheda n. 13
relativa a Five o’clock tea; qui è
interessante notare come il tema
futurista della realtà industriale e
meccanica si traduce attraverso
l’uso di linee e di colori intensissimi
nel tentativo di rendere
simultaneamente esperienze
sensoriali diverse in linea con le
ricerche sulla sinestesia che in
quegli stessi anni erano al centro
degli interessi teorici e sperimentali
di molti futuristi in diversi campi
della produzione artistica.

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17. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Bagnanti
1918
Olio su tela, cm 71,8 x 55,2
Firmato e datato in basso a destra: Depero 1918; sul retro: Arte moderna a
Firenze / 1966 / n. 651; XVII Premio Nazionale di pittura F. P. Michetti /
Francavilla al Mare luglio agosto 1963
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: La pittura d’avanguardia,Viareggio, Kursaal, 1918; Dopo Boccioni.
Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961;
XVII Premio Nazionale di pittura F. P. Michetti, Francavilla, 1963; Arte moderna a
Firenze, Firenze, 1966; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990;
Fortunato Depero, Torino, 2004
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 24 e 25; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, p. 348; M. FAGIOLO DELL’ARCO, 1988, pp. 30 e
241;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 150, pp. 129-130 e 171; M. SCUDIERO,
2004, p. 59

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1241

L’opera rappresenta il bozzetto per Futurismo.


il manifesto della mostra collettiva Nella tela sono presenti alcuni
La pittura d’avanguardia italiana che aspetti tipici del linguaggio
si tenne al Kursaal di Viareggio dal dell’artista di questo periodo: le
15 al 30 agosto 1918, alla quale silhouettes piatte dipinte a
parteciparono fra gli altri Carrà, campiture brillanti con prevalenza
Prampolini, Conti, Lega, De Chirico, di colori primari e complementari
Moses Levy e lo stesso Depero, che saturi, la figura manichino
a Viareggio, dove soggiornò alcuni scomponibile in elementi
mesi, realizzò alcune opere famose geometrici e la presenza di
come I miei balli plastici e Diavoli di elementi che rimandano a una
caucciù a scatto. Depero aveva realtà “ulteriore”, “metafisica”,
appena concluso l’esperienza dei come l’ombra “diversa” che prende
Balli plastici, spettacolo del poeta e vita propria, dettaglio che tornerà
commediografo svizzero Gilbert in opere successive come Città
Clavel andato in scena il 14 aprile meccanizzata dalle ombre del 1920.
dello stesso anno al Teatro dei Al Mart di Rovereto è conservato
Piccoli di Roma, di cui l’artista uno schizzo del manifesto identico
trentino aveva curato la coreografia, al dipinto, ad eccezione delle scritte
mettendo a punto uno stile con titolo, luogo e durata
assolutamente originale e creando dell’esposizione, che erano
un mondo fiabesco e coloratissimo collocate lungo il lato superiore,
del tutto indipendente da altre quello destro e quello inferiore.
ricerche contemporanee del

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18. Gerardo Dottori
(Perugia 1884 - 1977)
Forze ascensionali
1919
Olio su tela, cm 85,5 x 98
Firmato e datato in basso a destra: Dottori / 1919; sul retro: Arte Moderna /
Firenze 1966 / n. 652;Venezia Palazzo Grassi / Futurismo e Futurismi; XVII
Premio Nazionale F. P. Michetti / Francavilla al Mare / luglio agosto 1963 / n.
246;Ville de Luxembourg / Villa Vauban / Gerardo Dottori / Exposition
documentaire sur l’oeuvre du Futuriste et aeropeintre italien 12 novembre
11 décembre 1977, n. 75; Perugia, 1997-1998; Roma, 2001
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Il Futurismo. Mostra commemorativa del cinquantenario del Primo
Manifesto Futurista, Roma, 1959; Biennale di Venezia, 1960; Dopo Boccioni. Dipinti e
documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961; XVII
Premio Nazionale di pittura F. P. Michetti, Francavilla, 1963; Arte moderna a Firenze,
Firenze, 1966; Gerardo Dottori, Città del Lussemburgo, 1977; Futurismo &
Futurismi,Venezia, 1986; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990;
Gerardo Dottori, Perugia, 1997-1998; Futurismo 1909-1944, Roma, 2001; Volare!
Futurismo, aviomania, tecnica e cultura italiana del volo 1903-1940. Le ali di Icaro,
Milano, 2003; L’estetica della macchina. Da Balla al Futurismo torinese, Torino, 2005
Bibliografia: Il Futurismo. Mostra commemorativa del cinquantenario del Primo
Manifesto Futurista, Roma, 1959, tav. 14; Biennale di Venezia, 1960, tav. 19; M.
DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 30 e 31; M. DRUDI GAMBILLO, T.
FIORI, 1962, pp. 414 e 429; G. BALLO, 1970, cat. 27, pp. 13 e 16; M. CALVESI,
1970, pp. 188-189; B. MATURA, 1979, cat. 9; E. CRISPOLTI, 1980, p. 501, cat. 3/c,
4/b, 4/c; Omaggio a Dottori, Perugia, 1984, tav. 31; E. CRISPOLTI, 1986, p. 232; P.
HULTEN, 1986, p. 333;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 151, pp. 130 e 172

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1242

Fra le opere dei Civici Musei di 1929 da lui firmato con Marinetti,
Brescia è la più richiesta in Balla, Depero, Prampolini, Benedetta,
esposizioni nazionali ed Somenzi, Tato, linguaggio che
internazionali, a testimoniare un peraltro egli non interpretò mai in
interesse costante per la figura di modo puramente meccanico.
Gerardo Dottori, pittore umbro In Forze ascensionali l’uso espressivo
che aderì al Futurismo fra la fine del del colore unitamente alle forme
1911 e gli inizi del 1912 e fu piramidali e alle linee curve e
protagonista sia della prima che diagonali crea un’immagine astratta
della seconda fase del movimento. potentemente dinamica, che
Quest’opera, in cui si avverte l’eco trasfigura in modo evocativo il
delle ricerche tanto di Boccioni che paesaggio reale; l’opera può essere
di Balla, è stata considerata il confrontata con un disegno del
manifesto dell’areopittura, a 1916 e un olio su tela dello stesso
dimostrare che la visione dinamica titolo realizzato nel 1930 (cm 189,5
dello spazio che trasforma il x 144,5, Perugia, Civiche Raccolte
paesaggio in visione lirica e cosmica d’arte, Palazzo della Penna), in cui la
è assai precoce nella produzione di composizione di forme piramidali
Dottori e si colloca molti anni rappresenta in modo più realistico,
prima che il linguaggio areopittorico ma anche molto più rigido, un
venisse codificato nel Manifesto del panorama montano.

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19. Emilio Notte
(Ceglie Massapico [BR] 1891 - Napoli 1982)
La piazza
1919
Olio e collage su cartone, cm 82 x 119
Sul retro: XVII Premio Michetti; Genève 1921; Firenze Futurismo 1966, n. 656
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Exposition Internationale d’Art Moderne, Ginevra, 1921; Dopo Boccioni.
Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma, Galleria La Medusa, 1961;
XVII Premio Nazionale di pittura F. P. Michetti, Francavilla, 1963; Arte moderna a
Firenze, Firenze, 1966; Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze, 1984; Dai
neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Mario Nannini un futurista a
Pistoia, Siena, 1995-1996; Gli anni del Futurismo in Puglia, Bari-Taranto, 1998
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 74 e 75; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 426 e 436; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, 1984, p. 138 (ill. XV);V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 152, p. 130; AA.
VV., 1992, tomo I, p. 397; R. MOROZZI, 1995, p.118

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1253

Quando aderì al Futurismo nel rappresentare, delineando posizioni


1915, Emilio Notte aveva già alle contro l’arte astratta che saranno
spalle una lunga attività pittorica ed ribadite l’anno seguente nei sette
era già un pittore di successo, che punti del Manifesto futurista
aveva esposto alla Biennale di antiastrattista.
Venezia nel 1909 e nel 1912 opere La stagione avanguardista di Notte
improntate a un verismo di si concluse con la mostra del
carattere sociale che si collega ad 1920-21 a Ginevra, in cui fu esposta
artisti europei quali Laermans e La piazza, già di proprietà di Anton
Meunier. Dal 1912 scoprì la pittura Giulio Bragaglia, che rappresenta
di Cézanne, da cui derivò una uno dei temi prediletti del pittore,
scomposizione e costruzione per sempre attento osservatore della
piani dell’immagine, e che non vita quotidiana (si confrontino
dimenticò mai anche nel periodo Piazza-città o Il girotondo). Sono
futurista, perché il fondamento presenti tutti gli elementi costitutivi
delle sue opere rimase, più che del futurismo fiorentino di
dinamico, costruttivo e derivazione sofficiana, il collage, i
geometrizzante. Fu legato a diverse caratteri tipografici, la
città, in particolare Firenze,Venezia, scomposizione e la
Milano e Roma. compenetrazione delle figure
Nel 1917 firmò con Lucio Venna il nell’ambiente, anche se l’interesse
manifesto Fondamento lineare per i dettagli narrativi prevale sulla
geometrico in cui si afferma volontà di resa simultanea della
l’imprescindibilità dall’oggetto da realtà.

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20. Lucio Venna
(Venezia 1897 - Firenze 1974)
Simultaneità
1919
Olio su cartone, cm 43,5x 42
Firmato e datato in basso a destra: 19 Venna; sul retro: etichetta delle mostre:
Firenze, 1948; Francavilla, 1963; Firenze, 1984; Roma, 2001
Provenienza: acquisto comunale, 1964
Esposizioni: Exposition Internationale d’Art Moderne, Ginevra, 1921; Mostra
dell’Ottocento al Novecento, Circolo degli Artisti Casa di Dante, Firenze, 1948;
Dopo Boccioni. Dipinti e documenti futuristi dal 1915 al 1919, Roma, Galleria La
Medusa, 1961; XVII Premio Nazionale di pittura F.P. Michetti, Francavilla, 1963;
Arte moderna a Firenze, Firenze, 1966; Futurismo a Firenze 1910-1920, Firenze,
1984; Dai neoclassici ai futuristi ed oltre, Brescia, 1989-1990; Mario Nannini un
futurista a Pistoia, Siena, 1995-1996; Il futurismo attraverso la Toscana, Livorno,
2000; Futurismo 1909-1944, Roma, 2001
Bibliografia: M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI, 1961, pp. 80 e 81; M. DRUDI
GAMBILLO, T. FIORI, 1962, pp. 426 e 437; F. BAGATTI, G.VANGHETTI, S.
PORTO, p. 139;V. TERRAROLI, 1989, scheda n. 153, p. 130; R. MOROZZI, 1995,
p. 116

Brescia, Civici Musei d’arte e storia, inv. 1252

Giunto nel 1912 a Firenze con la Quest’opera, esposta a Ginevra dal


famiglia,Venna cominciò a lavorare dicembre del 1920 al gennaio 1921
nello studio di Emilio Notte dal nell’Exposition Internationale d’Art
1913 ed entrò nel gruppo futurista Moderne, appartiene all’ultimo
fiorentino fra il 1914 e il 1915. Sin periodo della produzione pittorica
dal 1917 collaborò alla rivista di Venna, perché dal 1919 l’artista
«L’Italia futurista», su cui pubblicò iniziò ad interessarsi soprattutto
“parole in libertà” e vari contributi; alla grafica, cui si dedicò
fra questi spicca nell’ottobre dello esclusivamente dal 1922 aprendo
stesso ’17 il manifesto Fondamento uno studio per la realizzazione di
lineare geometrico redatto con manifesti e cartelloni pubblicitari. Si
Notte, in cui teorizzava il dominio può notare in quest’olio che la
dell’oggetto attraverso la sintesi ricerca sulla simultaneità, come in
geometrica e, pur riconoscendo il molti altri artisti toscani, è più
forte debito verso il gruppo legata alla lezione di Cézanne e
milanese del movimento, vicina ai paesaggi di Braque e
sottolineava l’importanza del Picasso degli anni 1908-1909 che
contributo di Soffici alla ricerca alla ricerca dinamica futurista;
futurista. Durante il servizio rispetto agli esempi francesi, però,
militare conobbe a Roma Balla e rimane un legame più forte con la
Depero e nel 1919 partecipò alla realtà naturale.
Grande Manifestazione Futurista a
Palazzo Cova a Milano.

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21. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Danzatore orientale sulla piramide
1918-1920
Tecnica mista su tela, cm 83 x 69
Firmato in basso a destra: F. DEPERO
Provenienza: Milano, Casa d’aste Semenzato

Brescia, collezione privata

Quest’opera appartiene al periodo semplificate circolari, cilindriche,


che è definito della “metafisica piramidali, così da costringere i
meccanica” degli anni 1917-20, danzatori a movimenti meccanici,
animato da una ricerca magico- un primo passo verso la liberazione
favolistica che si esprime in cadenze del teatro dall’interprete umano,
geometriche elementari. poi definitivamente attuata con
L’invenzione di questa figura risale l’utilizzo di marionette nei Balli
probabilmente all’intensa attività in plastici.
campo teatrale sia per i Ballets Questa tela si avvicina molto ai
Russes di Sergej Diaghilev, che nel disegni di figure orientaleggianti e
1916 gli aveva commissionato le mandarini cinesi elaborati per il
scenografie per Il canto dell’usignolo balletto di Diaghilev o ad opere
musicato da Strawinskij e Il giardino come Diavoli di caucciù del 1919 o
zoologico (mai rappresentati), sia per la grande tarsia di panno Corteo
il commediografo Gilbert Clavel della gran bambola del 1920. In
con cui realizzò Balli plastici, azione queste opere la sua immaginazione
mimico-musicale con musiche fra acquista una solidità plastica e
gli altri di Béla Bartók, andato in cromatica del tutto nuova, suggerita
scena al Teatro dei Piccoli a Roma forse anche dal fatto che i bozzetti
nell’aprile del 1918. Per Il canto dei costumi per le scenografie
dell’usignolo Depero aveva ideato teatrali erano stati realizzati a
costumi irrigiditi in schemi di forme collage di carte colorate.

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22. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Figure a Positano
1918-20
Olio su tela, cm 80 x 100 con cornice originale
Esposizioni: Art Expo, Brescia, E.I.B., 1984

Brescia, collezione privata

Questa tela appartiene alla serie di portatrici d’acqua che lo avevano


opere ispirate all’artista dal suo colpito nel soggiorno caprese
soggiorno a Capri e Positano, («popolane scalze, elastiche, brune
ospite del commediografo svizzero come creole, con gli orci di
Clavel nel 1917: «L’isola di Capri mi terracotta in testa», come raccontò
offrì una tavolozza iridescente nella sua autobiografia del 1940)
adatta per tutte le fiabe più sono protagoniste anche di altre
contrastanti e immaginose». opere realizzate con mezzi diversi
Durante questo soggiorno progettò fra il 1917 e il 1919 e ritornano in
con Clavel lo spettacolo Balli plastici Città meccanizzata dalle ombre del
e concepì alcuni quadri in cui il 1920, ma anche, del tutto
folklore locale si mescolava alle decontestualizzate, nella grande
esperienze teatrali d’avanguardia tarsia di panno Serrada, pure del
che andava sperimentando in quel 1920, dedicata all’amato paese
periodo. Quest’opera è accostabile trentino. La tecnica di riutilizzare
a Paese di tarantelle del 1918, dove più volte figure e personaggi in
sono presenti figure femminili in opere diverse (dipinti, cartelloni
costume simili a quelle qui pubblicitari, tarsie di stoffa e legno)
raffigurate, a La ciociara del 1919, così frequente in Depero è stata
ispirata ad un’opera dello stesso definita “dell’idea riciclata” (M.
soggetto di Picasso (che lo aveva SCUDIERO, 2004). Al mondo del
chiamato nel 1917 per aiutarlo teatro rimandano invece i coni di
nella realizzazione dei costumi di luce quasi solidificata che
Parade), in cui dipinse sia una figura inquadrano la figura maschile e la
femminile molto simile alla donna portatrice d’acqua, anche questo un
in primo piano che una portatrice dettaglio ripreso più volte nelle
d’acqua in secondo piano, e a opere successive.
Positano del 1920 circa, nel quale Interessante è anche la cornice
compare la figura del fumatore con originale che riprende i colori della
i baffi presente anche in questo tela.
dipinto. Le silhouettes delle

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23.Vittorio Corona
(Palermo 1901 - Roma 1966)
Dinamismo aereo
1922
Olio e tempera su carta, cm 41,8 x 58,8
Firmato in alto a destra:V. Corona
Esposizioni: Il mito della velocità. L’arte del movimento, Mantova, 2003; Passo di
corsa espressioni futuriste in Sicilia, Agrigento, 2004-2005; Futurismo in Sicilia
(1915-1934), Taormina, 2005

Brescia, collezione privata

Anche se l’adesione al Futurismo


del pittore siciliano avvenne
intorno al 1925, l’attenzione verso
il movimento era già maturata negli
anni precedenti, come dimostrano
disegni e bozzetti realizzati ancora
nell’adolescenza, che, come
quest’opera, testimoniano il fascino
dell’aeroplano ben prima che il
Manifesto dell’areopittura del 1929
sancisse il mito del volo aereo. Qui
sono il movimento e la velocità
dell’aeroplano resi dalle scie
diagonali colorate a dominare il
quadro, non ancora la nuova e
vertiginosa percezione della realtà
offerta all’uomo dal volo aereo
come nelle opere di Dottori e Crali
esposte in mostra. L’artista realizzò
nel 1926 un’altra opera di identico
soggetto in cui l’aeroplano è
rappresentato in modo più
sintetico e stilizzato.

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24. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Coleottero veneziano
1923-1924
Tarsia in panno, cm 55 x 58
Provenienza: Modena, Galleria Fonte d’Abisso
Autentica del Museo Depero
Esposizioni; Art Expo, Brescia, E.I.B., 1984

Brescia, collezione privata

Nel 1919 Depero tornò a cuciture e il supporto di cartone


Rovereto, dove aprì la sua Casa con tela grezza.
d’Arte Futurista, laboratorio Già dal 1918 erano sorte in tutta
specializzato nella produzione di Italia varie case d’arte: a Roma, fra
oggetti, soprattutto cuscini, arazzi le altre, quelle di Prampolini e
(più propriamente tarsie di stoffe Bragaglia, a Palermo quella di Rizzo,
colorate), ma anche mobili, a Bologna quella di Tato; ma quella
suppellettili, giocattoli, cartelloni di Depero, cui collaborò
pubblicitari; tornò così a attivamente la moglie Rosetta,
riconnettersi con la sua formazione divenne la più conosciuta ed
originaria avvenuta nel campo delle apprezzata, pur rimanendo a
arti decorative presso l’Istituto carattere artigianale. Depero
tecnico di Rovereto, attuando partecipò con una sala personale
quella progettazione globale che alla Prima Internazionale d’Arte
aveva teorizzato fin dal 1914 nel Decorativa a Monza (1923) e
testo (rimasto manoscritto) all’Esposizione Internazionale di Arti
Complessità plastica - Gioco libero Decorative e Industriali Moderne a
futurista - L’essere vivente artificiale, in Parigi (1925), dove ottenne grandi
cui sosteneva la necessità di riconoscimenti.
proiettare le idee e l’estetica Questa bella tarsia in panno
futuriste a tutti gli aspetti della vita, riproduce un gondoliere (Coleottero
superando una visione dell’arte veneziano), un soggetto più volte
confinata a pittura, scultura e rappresentato, sia in altre tarsie che
architettura e giungendo a una in opere ad olio, con quel gusto
piena riabilitazione delle arti della variazione sullo stesso
applicate, idee confluite poi nel soggetto, dell’autocitazione e
manifesto Ricostruzione futurista ricombinazione di motivi, tanto
dell’universo elaborato e firmato con tipico della produzione di Depero
Balla nel 1915. [si vedano le tarsie di stoffa
L’idea di realizzare “quadri in Coleottero veneziano, 1924 (Milano,
stoffa”, come egli definiva queste collezione Azor Pulin) e Ritmi
tarsie, venne a Depero nel 1917, veneziani del 1924, gli olî Coleottero
all’indomani del fallito progetto per veneziano del 1927 (Torino,
Il canto dell’usignolo per i Balletti collezione Marina e Antonio
Russi di Diaghilev. Avendo a Forghino), Sintesi veneziana del
disposizione dei panni colorati 1932 (Roma, Ministero delle attività
rimasti inutilizzati, inizialmente creò produttive) e Gondoliere veneziano,
dei collages su cartone utilizzando 1944].
le stoffe al posto delle carte
colorate, poi sostituì la colla con

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25. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Senza titolo
1925
Tarsia in stoffa, cm 60 x 42
Esposizioni; Art Expo, Brescia, E.I.B., 1984

Brescia, collezione privata

Questa tarsia in stoffa è in


connessione con l’arazzo Velocità
moderna eseguito intorno al 1925,
ora di ubicazione ignota, ma
conosciuto da fotografie e da
disegni preparatori. Le quattro
figure stilizzate compaiono infatti
nella parte alta sinistra dell’arazzo,
di cui quest’opera potrebbe
rappresentare una prova. Oltre al
consueto uso di forme stilizzate e
di colori puri e complementari, si
noti anche il linguaggio fumettistico,
come dimostra la nuvoletta in alto.

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26. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Pupo cioccolata
1927
Tarsia in panno, cm 39 x 27
Provenienza: Modena, Galleria Fonte d’Abisso
Autentica del Museo Depero
Esposizioni; Art Expo, Brescia, E.I.B., 1984

Brescia, collezione privata

Questa tarsia in panno, come quella


gemella in legno, va associata al
manifesto pubblicitario Cioccolato di
cui rimane un bozzetto realizzato a
collage nel 1924 circa, in cui le
figure umane stilizzate sono due. Fu
soprattutto nel corso degli anni
Venti e dei primi anni Trenta che
Depero si dedicò alla creazione di
pubblicità lavorando per numerose
ditte, fra cui spicca per continuità di
commissioni la Campari, ed
elaborando un linguaggio innovativo
basato su figure stilizzate, tinte
piatte, dovute anche all’utilizzo del
collage di carte colorate, e scritte
che diventano figure. Nel Numero
unico Futurista Campari 1931 scrisse:
«L’arte della pubblicità è un’arte
colorata, obbligata alla sintesi – arte
fascinatrice che audacemente si
piazzò sui muri, sulle facciate dei
palazzi, nelle vetrine, nei treni, sui
pavimenti delle strade, dappertutto
[…] arte gioconda – spavalda –
esilarante – ottimista».

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27. Fortunato Depero
(Fondo [TN] 1892 - Rovereto 1960)
Pupo cioccolata
1927
Tarsia in legni colorati, cm 35 x 23
Provenienza: Modena, Galleria Fonte d’Abisso
Esposizioni; Art Expo, Brescia, E.I.B., 1984
Autentica del Museo Depero

Brescia, collezione privata

Quest’opera è la versione in legno


della tarsia in panno Pupo cioccolato
analizzata nella scheda n. 26, alla
quale si rimanda.

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28. Achille Lega
(Brisighella [RA] 1899 - Firenze 1934)
La Tenda Rossa
1929
Olio e collage su tela, cm 53 x 72
Firmato in basso a destra: A. Lega
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 9151

Brescia, collezione privata

La Tenda Rossa rappresenta


un’opera singolare nel percorso di
Lega, perché realizzata ancora con
la tecnica del collage tipica del
Futurismo toscano in anni in cui il
pittore aveva già seguito Soffici e
Rosai nel cosiddetto “ritorno
all’ordine” ed esponeva alle mostre
milanesi (1926 e 1929) del
Novecento italiano. A stimolare il
ritorno all’utilizzo dei frammenti di
giornale fu probabilmente la forte
impressione suscitata dalla
drammatica avventura del dirigibile
Italia, comandato da Nobile,
arrivato al Polo Nord il 24 maggio
del 1928, ma schiantatosi il giorno
dopo sulla banchisa; l’artista infatti
ritagliò carte geografiche della
regione artica, titoli di articoli della
«Nazione» che si interrogavano
sulla sorte dei partecipanti alla
spedizione, riferivano gli esiti
negativi delle ricerche o
riportavano il testo del messaggio
trasmesso tramite radio dai
dispersi e ritrasmesso dal
governatore di Nord Dwinsk.
L’artista fu probabilmente
suggestionato anche dai resoconti
successivi al salvataggio degli otto
superstiti ad opera della nave
rompighiaccio russa Krassin
avvenuto il 12 luglio, dato che pone
la famosa “tenda rossa” al centro
del quadro.

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29. Pippo Oriani
(Torino 1909 - Roma 1972)
W la musique
1929
olio e collage su tela, cm 60 x 80
In basso al centro: ORIANI in caratteri tipografici

Brescia, collezione privata

Personalità di spicco del Secondo Del Futurismo incarnò soprattutto


Futurismo, Oriani entrò in contatto lo spirito versatile e poliedrico,
nel 1927 con Fillia e altri esponenti aperto a tutti i campi del fare
del gruppo torinese, partecipando artistico e ai nuovi mezzi di
sistematicamente dal 1929 alle comunicazione; si interessò infatti
mostre del gruppo futurista. Dal anche di architettura, giornalismo e
1929 al 1933 trascorse lunghi di cinema, realizzando nel 1931 il
periodi a Parigi (è quello che lui film Vitesse con gli scrittori
definirà proprio “periodo parigino” Cordero e Martina, che ebbe
e a cui tornerà costantemente ad grande successo in Europa e fu
ispirarsi negli anni successivi), dove presentato a Barcellona in una
espose in più occasioni a partire rassegna sul film d’avanguardia
dalla famosa mostra dei pittori insieme ad opere di Clair, Léger,
futuristi italiani svoltasi alla Galleria Ejsenstein, Lang.
23 ed entrò in contatto con Léger, Questa natura morta realizzata
Zadkine, Kandinskij, Le Corbusier, negli anni in cui frequentava Parigi è
Delaunay, Mallet-Stevens, Seuphor, chiaramente influenzata dal
fondatore del gruppo “Cercle et cubismo, recepito probabilmente
carrè”, e, fra gli italiani, con Severini non solo attraverso gli esempi di
e Prampolini. Ebbe così modo di Braque, ma anche di Severini; sul
aggiornarsi sulle esperienze tema delle nature morte con
artistiche europee; in particolare il strumenti musicali tornò più volte
suo futurismo appare arricchito da nel corso della sua lunga carriera.
suggestioni cubiste, metafisiche,
surrealiste.

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30. Pippo Oriani
(Torino 1909 - Roma 1972)
Il poeta
1930 circa
Olio su tela, cm 60 x 50
Sul retro: È mio – periodo parigino
Autentica autografa del pittore

Brescia, collezione Gianguido Scarampella

Anche quest’opera, come la


precedente, è stata realizzata da
Oriani durante il periodo parigino,
come testimonia la scritta sul retro
della tela, e anche in questo caso
viene rappresentato un soggetto
che costituirà un tema ricorrente
nel corso della sua vita artistica,
quello del poeta, su cui ritornerà
più volte in tecniche diverse. Qui
più che le suggestioni cubiste
sembra agire un’atmosfera
metafisica o surrealista, con un
gusto che è stato definito “fra
ironico ed elegante”.
Tipici di molte sue opere sono gli
ambienti costituiti da piani inclinati
delimitati da ringhiere e stretti fra
quinte pericolanti: su questi
“palcoscenici” instabili si
inseriscono figure isolate, come
ritagliate da linee inquiete in una
lamiera di metallo.
«Il suo futurismo [è] tutt’altra cosa
che la esasperata esaltazione
pseudomarinettiana della macchina
e della velocità, bensì un liberissimo
gioco della fantasia , quasi di una
nostalgia lirica» (A. GALVANO,
Oriani uomo e artista, in A.
GRAGLIA, 1975).

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31. Gerardo Dottori
(Perugia 1884 - 1977)
Paesaggio con laghi e colline
1935
Olio su tavola, cm 65 x 45
Firmato e datato in basso a destra: G. Dottori 1935
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 9029

Brescia, collezione privata

Come si è già detto nella scheda n.


18 relativa a Forze ascensionali,
l’interesse per la rappresentazione
di visioni aeree del paesaggio
distorte e dilatate inizia nella
produzione di Dottori molto prima
che il linguaggio areopittorico
venisse codificato nel Manifesto del
1929 da lui firmato con Marinetti,
Balla, Depero, Prampolini,
Benedetta, Somenzi, Tato, linguaggio
che peraltro egli non interpretò
mai in modo puramente meccanico,
ma sostanzialmente lirico. Tra le
opere più famose all’interno di
questa corrente ricordiamo il
Trittico della velocità del 1925-26, la
decorazione murale dell’Idroscalo
di Ostia del 1928 e la serie di
visione aeree di paesaggi umbri in
cui laghi e colline si trasformano in
ritmi di linee e colori, in
concentriche onde cromatiche
come in quest’opera. D’altra parte
quest’artista, indicato dalla critica
come uno dei protagonisti del
Secondo Futurismo, rimase sempre
molto legato alla sua terra e
rivendicò il suo ruolo di provinciale,
definendosi “futurista rurale” in
polemica con la dimensione urbana
e meccanicista dei colleghi milanesi.

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32. Arturo Ciacelli
(Arnara [FR] 1883 - Venezia 1966)
Ritmi africani
1938
Olio su tela, cm 75,2 x 101,5
Firmato e datato in basso a sinistra: Ciacelli 38; sul retro: etichetta e timbro
Galleria Annunciata Milano; etichetta Galleria Schettini Milano; etichetta
Galleria D’Arte Bergamo
Esposizioni: Arturo Ciacelli, dipinti dal 1911 al 1955, Milano, 1983; Omaggio ad
Arturo Ciacelli, Bergamo 1991
Bibliografia: Arturo Ciacelli, dipinti dal 1911 al 1955, catalogo della mostra a
cura di F. Passamani, Milano, 1983, p. 8; Omaggio ad Arturo Ciacelli, catalogo della
mostra a cura di E. Crispolti, Bergamo, 1991, p. 34 (tav. 22)
Archivio Galleria Arte Centro, Milano, n. 9167

Brescia, collezione privata

Ciacelli si formò come mosaicista, dell’Augusteo, che decorò nel 1921


apprendendo questa tecnica dal con spirito dadaista. Molte sono le
padre che era mosaicista in mostre in cui espose in Italia e
Vaticano; diplomatosi all’Accademia soprattutto all’estero, nei paesi
di Belle Arti di Roma, entrò in scandinavi, a Parigi, in Germania, a
contatto con Boccioni e Severini Zurigo, a Vienna.
nei primi anni del Novecento, Giunse spesso a composizioni
svolse attività di scenografo per astratte, in cui emerge lo studio del
alcune opere di D’Annunzio e nel dinamismo, delle sintesi plastiche e
1910 si accostò al Futurismo. Nello della simultaneità con un interesse
stesso anno sposò la pittrice particolare per il ritmo, che spesso
svedese Elsa Ström e per tutti gli si traduce in linearismo, come è
anni Dieci la sua attività si svolse evidente, oltre che in quest’opera,
soprattutto tra la Norvegia e la in Olimpiadi del 1924 e in Conquista
Svezia, ma ebbe anche contatti in spaziale (Ritmi di linee) del 1930; nei
Francia con Apollinaire, Léger,Van suoi quadri tornano
Dongen, Picasso, Utrillo e con i frequentemente anche le
futuristi italiani, soprattutto suggestioni del mondo africano (si
Giannattasio e Severini. Insieme a vedano Negresse soleil del 1915 e
Bragaglia, Cardarelli, Prampolini e Tam Tam del 1930).
Folgore creò il Cenacolo d’Arte

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33. Tullio Crali
(Igalo [Croazia] 1910 - Milano 2000)
In tuffo sulla città (Incuneandosi nell’abitato)
1939
Olio su tela, cm 42 x 50
Firmato in basso a sinistra

Brescia, collezione privata

Rappresentante della seconda


stagione futurista (nasce nell’anno
del Manifesto dei pittori futuristi),
Crali si interessò a questo
movimento dal 1925, quando iniziò
la sua formazione da autodidatta
imitando le opere di Boccioni, Balla,
Prampolini. Appassionato di volo e
frequentatore del campo di
aviazione di Gorizia, aderì al
Futurismo nel 1929, anno della
pubblicazione del manifesto
Aeropittura futurista, partecipando in
seguito regolarmente alle
esposizioni del gruppo. La sua
interpretazione del linguaggio
aeropittorico privilegia gli effetti
visivi della velocità e di visione
aeree vertiginose, con esiti
considerati talvolta troppo
illustrativi e di troppo facile effetto
dalla critica, che definisce questo
indirizzo dell’aeropittura
“meccanico”, contrapponendolo
alla prospettiva “cosmica” di
Prampolini, Fillia, Oriani, tesi a
creare un più originale immaginario
spaziale.
Quest’opera, versione ridotta di
quella dello stesso anno conservata
al Mart di Rovereto, propone una
suggestiva visione “in soggettiva”
del paesaggio urbano colto dalla
carlinga di un aereo in picchiata.

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82
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
a cura di Alessandra Corna Pellegrini

Considerata la vastità del materiale bibliografico relativo al Futurismo,


si riportano qui esclusivamente i testi utilizzati per il presente catalo-
go.

1961
M. DRUDI GAMBILLO, C. BRUNI (a cura di), Dopo Boccioni. Dipinti e
documenti futuristi dal 1915 al 1919, catalogo della mostra, Roma, Gal-
leria La Medusa, Edizioni Mediterranee, Roma

1962
M. DRUDI GAMBILLO, T. FIORI, Archivi del Futurismo, vol. II, De Luca, Ro-
ma

1970
G. BALLO, Dottori. Aeropittura futurista, Roma
M. CALVESI, Il Futurismo, Fabbri, Milano
G. PASSAMANI (a cura di), Fortunato Depero, 1892-1960, catalogo del-
la mostra, Bassano del Grappa, luglio-settembre 1970

1971
B. PASSAMANI (a cura di), Mostra retrospettiva del pittore Roberto Iras
Baldessari, catalogo della mostra, Trento

1972
C. MARSAN (a cura di), Lucio Venna, catalogo della mostra, S. Croce
sull’Arno (PI), 8-23 aprile 1972

1975
A. GRAGLIA (a cura di), Pippo Oriani (1909-1972): un esponente del se-
condo futurismo torinese, catalogo della mostra, Torino, 13 novembre-6
dicembre 1975

1977
R. DE GRADA (a cura di), Achille Lega 1899-1934, Faenza
R. MARONI, Fortunato Depero pittore, Trento
R. MARONI, Roberto Iras Baldessari pittore e incisore, Trento

1979
B. MATURA, Gerardo Dottori (1884-1977), catalogo della mostra, Spole-
to

1980

83
E. CRISPOLTI (a cura di), Ricostruzione futurista dell’Universo, catalogo
della mostra, Torino
1984
F.BAGATTI, G. VANGHETTI, S. PORTO (a cura di), Futurismo a Firenze
1910-1920, catalogo della mostra, 18 febbraio-8 aprile 1984, Sansoni,
Firenze

1986
E. CRISPOLTI, Storia e critica del Futurismo, Laterza, Roma-Bari
P. HULTEN (a cura di), Futurismo & Futurismi, catalogo della mostra,
Venezia

1988
M. FAGIOLO DELL’ARCO (a cura di), Depero, catalogo della mostra,
Rovereto, 12 novembre 1988-14 gennaio 1989, Electa, Milano

1989
M. FAGIOLO DELL’ARCO (a cura di), Balla e i futuristi, catalogo della
mostra, Basilea, 1989, Electa, Milano
B. PASSAMANI, Presenza e assenza di una struttura. Spunti e considerazio-
ni su un secolo e mezzo di fatti e vicende, in R. STRADIOTTI (a cura di),
Dai neoclassici ai futuristi ed oltre. Proposte per una civica galleria d’arte
moderna e contemporanea, Brescia
R. STRADIOTTI (a cura di), Dai neoclassici ai futuristi ed oltre. Proposte
per una civica galleria d’arte moderna e contemporanea, Brescia
V. TERRAROLI, Secondo Futurismo, in R. STRADIOTTI (a cura di), Dai
neoclassici ai futuristi ed oltre. Proposte per una civica galleria d’arte moder-
na e contemporanea, Brescia

1990-1992
M. FAGIOLO DELL’ARCO, Futur-Balla. La vita e le opere, Milano

1992
AA.VV., La pittura in Italia. Il Novecento/1, tomo I e II, Electa, Milano

1995
R. MOROZZI (a cura di), Mario Nannini un futurista a Pistoia 1895-1918,
catalogo della mostra, Pistoia, 1995-1996, Siena

1996
M. DURANTI (a cura di), Atelier Balla: pittura, arredo,moda, catalogo
della mostra, Cortina d’Ampezzo, Galleria Marescalchi, 28 dicem-
bre1996-31 marzo 1997, Studio Fabbri, Perugia

84
2000
F. BENZI, Balla, Giunti, Firenze
2004
M. SCUDIERO (a cura di), Depero futurista, catalogo della mostra, Tori-
no, Palazzo Bricherasio, 12 febbraio-23 maggio, Electa, Milano

2005
M. PASQUALI (a cura di), La raccolta Sergio Saleri, Brescia
A.M. RUTA, Il futurismo in Sicilia, in «Art e dossier» n. 214, settembre
2005

85
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Sommario

p.
3 Aspetti del Futurismo
nelle collezioni bresciane.
Dagli anni Dieci agli anni Trenta
Alessandra Corna Pellegrini

p. 11 Testimone diretto
Bruno Passamani

p. 15 Le opere in mostra
Alessandra Corna Pellegrini

p. 83 Bibliografia essenziale
Alessandra Corna Pellegrini

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Classici del Novecento – 2
Aspetti del Futurismo nelle collezioni bresciane
Mostra promossa e organizzata dall’Associazione Artisti Bresciani
e dai Civici Musei d’arte e storia di Brescia
18 marzo – 5 aprile 2006

Cura della mostra


Alessandra Corna Pellegrini e Bruno Passamani

Comitato organizzativo
Luisa Cervati,Vasco Frati, Martino Gerevini, Giuseppina Ragusini

Cura del catalogo


Vasco Frati e Giuseppina Ragusini

Progetto grafico del catalogo


Martino Gerevini

Allestimento della mostra


Ermete Botticini

Referenze fotografiche
Archivio fotografico dei Civici Musei d’arte e storia di Brescia
Roberto Mora, Brescia
Mauro Pezzotta, Lonato

Trasporti
Squadra tecnica dei Civici Musei
Cortesi s.r.l.

Assicurazione
Società Cattolica di Assicurazione, Agenzia generale di Brescia

Segreteria dell’AAB
Simona Di Cio, con la collaborazione di Corrado Venturini

L’AAB e i curatori della mostra rivolgono un cordiale ringraziamento per la


loro preziosa collaborazione alla direzione dei Civici Musei d’arte e storia, in
particolare alla direttrice Renata Stradiotti, a Luisa Cervati, Piera Tabaglio,
Giuliana Ventura, a Gerardo Brentegani e alla Squadra tecnica; alla
Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per
le province di Brescia Cremona e Mantova, in particolare al soprintendente
Filippo Trevisani e al funzionario Rita Dugoni; ai collezionisti prestatori; alla
Fondazione CAB; agli sponsor.

Fotocomposizione e stampa
Arti Grafiche Apollonio - Brescia
Finito di stampare nel mese di marzo 2006.
Di questo catalogo sono state tirate 250 copie.

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