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Anonimo bolognese del XVII secolo, Annibale, Ludovico, Agostino Carracci, collezione privata
Michiel Sweerts, 1660, La scuola di disegno, Frans Hals Museum, Haarlem, Olanda
Le lezioni teoriche sono guidate da Agostino, dei tre sicuramente quello più erudito.
A Ludovico è affidato il compito tecnico-pratico nella scuola; in linea con la sua
propensione al realismo e al naturalismo, esorta gli allievi a realizzare figure religiose
che ispirino modestia, santità e devozione. Annibale privilegia invece una pittura
raffinata, basata sui maestri del Cinquecento: Raffaello, Michelangelo, ma anche i
veneti Tiziano e Veronese. Annibale è inoltre il più propenso a perseguire uno stile
solenne, come poi si vedrà negli affreschi della Galleria di Palazzo Farnese a Roma.
I tre artisti, pur nella diversità dei rispettivi caratteri, riescono comunque a dare
all’Accademia un indirizzo sostanzialmente omogeneo o, perlomeno, armonico ed
equilibrato. Si parla spesso, a questo proposito, di classicismo carraccesco. Con tale
espressione si vuole alludere alla volontà dei tre artisti bolognesi di superare certe
bizzarre estremizzazioni del Manierismo tardo cinquecentesco per ricollegarsi
direttamente al gusto classicheggiante dei grandi maestri del Rinascimento e al
colorismo dei Veneti. L’Accademia degli Incamminati, alla cui guida rimane, dopo il
1602, solo Ludovico, non esaurisce comunque il proprio compito nei due decenni
durante i quali la animano i Carracci. Essa, infatti, costituisce il prototipo di numerose
altre accademie che, nel corso del Seicento, fioriscono un po’ in tutta Italia, al fine di
promuovere lo studio e la diffusione non solo delle arti figurative, ma anche della
letteratura, della musica, della recitazione, della danza e di varie altre attività
artistiche e culturali minori.
Annibale Carracci, 1593, Autoritratto col cappello a quattr'acque, Galleria Nazionale, Parma
Il mangiafagioli
Il mangiafagioli è un’opera giovanile: costituisce, insieme ad alcune altre, tra cui La
bottega del macellaio e la Piccola macelleria uno dei primi esempi di scena di
genere dell’arte italiana.
Annibale Carracci, 1585, La bottega del macellaio, Christ Church Gallery, Oxford
L’uomo è raffigurato nell’attimo in cui porta alla bocca una cucchiaiata di fagioli con
tanta voracità da far sgocciolare nella scodella parte della broda. Il cappellaccio
calcato in testa, gli occhi fissi e sospettosi, la bocca spalancata, rimandano a un
realismo crudo ed evocatore di miseria. Lo studio del “naturale”, primo obiettivo
dell’Accademia carraccesca, è qui evidenziato da un disegno semplificato, in netta
opposizione con quello, curatissimo, della tradizione tardo-manierista. Anche i colori
appaiono spenti e terrosi, il che contribuisce ad accrescere quel senso di quotidianità
che in seguito diverrà uno dei principali motivi conduttori della pittura di genere e poi
del Realismo ottocentesco.
Intorno al 1590, Annibale lavora con il fratello e il cugino agli affreschi di Palazzo
Magnani, a Bologna, ove i tre realizzano un fregio con le Storie della fondazione di
Roma, che rappresenta una premessa per la pittura mitologica del successivo
periodo romano.
Annibale, Ludovico, Agostino Carracci, 1590 circa, Romolo e Remo nutriti dalla lupa, Palazzo Magnani, Bologna
Annibale Carracci, 1595-7, Camerino Farnese, Ercole regge il globo, Palazzo Farnese, Roma
Questa è la premessa all’esecuzione degli affreschi per la Galleria di Palazzo
Farnese, senza dubbio il ciclo pittorico più impegnativo dell’intera carriera artistica di
Annibale. Si tratta di una complessa figurazione a carattere mitologico, ispirata dallo
stesso cardinale Odoardo, che aveva per soggetto gli amori degli dei. Sulla volta a
botte della Galleria, Annibale crea l’illusione di nove dipinti appesi, con le loro
sontuose cornici dorate, come a raffigurare una sorta di sfarzosa pinacoteca.
Questa appare a sua volta incorniciata e sorretta da statue e medaglioni che, pur
essendo solamente dipinti, assumono forte rilievo. L’illusione complessiva che si
viene a creare è così realistica e suggestiva da aver rappresentato uno dei principali
punti di riferimento per tutta la successiva pittura barocca. Al centro della volta
spicca, per dimensioni e importanza, il grande affresco del Trionfo di Bacco e
Arianna. In esso è raffigurato il festoso corteo nuziale di Bacco e Arianna nel quale il
Carracci fa sfoggio di tutta la propria erudizione mitologica. I due personaggi
principali, infatti, avanzano su due carri trainati rispettivamente da un paio di tigri,
quello dorato di Bacco e da due bianchi arieti, quello argenteo di Arianna.
Annibale Carracci, 1597-1607, Volta della Galleria di Palazzo Farnese, Palazzo Farnese, Roma
Annibale Carracci, 1597-1607, Trionfo di Bacco e Arianna, Palazzo Farnese, Roma
Annibale Carracci, 1597-1607, Trionfo di Bacco e Arianna (particolare), Palazzo Farnese, Roma