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l'Unità
Direttore Renzo Foa
Vicedirettore vicario Piero San sonetti
YicediretLOri Giancarlo Bosetti, Giuseppe Caldarola
Editrice l'Unità S. p. A.
Emanuele Macaluso, presidente
Consiglio d'Amministt·azione: Guido Alberghetti, Giancarlo Aresta,
Franco Bassanini, Antonio Bellocchio, Carlo Castelli,
Elisabetta Di Prisco, Renzo Foa, Emanuele Macaluso,
Amato Mattia, Ugo Mazza, Mario Paraboschi, Enzo Proietti,
Liliana Rampello, Renato Strada, Luciano Ventura
Amato Mattia, diretLOre generale
Piero della Francesca Con l'inizio del terzo decennio del XV se
colo, il fenomeno della Rinascita delle arti,
che è contemporaneamente rinascita del
l'uomo, si avvia a raggiungere il suo massi
mo splendore. Uno straordinario fervore
di idee, di studi, di iniziative culturali sen
za precedenti percorre tutta la penisola.
Presso le corti dei nuovi, ambiziosi signori
- desiderosi eli affermare il proprio pre
stigio anche attraverso un'oculata politica
cultu rale - i letterati, gli umanisti, gli
scienziati, stimolati dal reciproco confron
to, trovano l'ambiente più congeniale allo
sviluppo delle loro capacità e alla crescita
della loro esperienza. Gli artisti sono i con
sapevoli ed entusiasti protagonisti di que
sto momento storico, eccezionale per viva
cità intellettuale e attività pratica: architet
ti, pittori, scultori vengono corteggiati
dalle più facoltose famiglie cittadine o
contesi dalle più illustri corti principesche
del tempo.
Firenze diventa il centro propulsore
del nuovo linguaggio artistico, la sede di
questa irripetibile stagione creativa: men
tre la grandiosa cupola di Santa Maria del
Fiore sta progressivamente innalzandosi a
ricoprire l'enorme tiburio, B runelleschi
pone le basi della nuova scienza prospetti
ca, che consente una riproduzione mate
maticamente esatta della realtà visibile,
Donatello scolpisce per le n icchie del cam
panile le figure violentemente realistiche
dei profeti e il giovane Masaccio sconvolge
i fiorentini affrescando i suoi drammatici
personaggi nelle chiese di Santa Maria
Novella e Santa Maria del Carmine.
Mentre il capoluogo toscano sta dun
que assistendo ad una vera e propria rivo
luzione artistica, a Borgo Sansepolcro cre
sce Piero della Francesca. Al suo luogo eli
origine, situato al confine tra Toscana e
Umbria, egli rimane saldamente ancorato
per tutta la vita: ivi acquista case e terreni,
ricopre cariche pubbliche, lascia alcuni fra
i suoi capolavori e viene i n fine sepolto, se-
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ziati dal dolore, si abbandonano ad una trecentesca, l'uso del fondo oro e la spro
drammaticità esasperata, estranea alla più porzione scalare tra le figure dei fedeli e
sincera poetica pierfrancescana; il corpo l'immagine sacra, è già compiuta espres
di Cristo, i lineamenti dei volti ed i pan sione dell'arte del maestro. La solenne fi
neggi delle figure sono rilevati con u n gu gura della Vergine, frontale nell'imposta
sto plastico, non immune da influenze do zione e speculare nella posizione, assume
natelliane, e con un'incisività lineare che si la maestosità e la volumetria di una strut
stempereranno gradualmente nella suc tura architettonica. Mentre la veste è mo
cessiva produzione del maestro. dulata da pieghe che cadono secondo
Analoghe suggestioni dell'autore della fluenze ritmiche analoghe a scanalature
cappella Brancacci si riscontrano nel gio colonnari, l'ampio mantello si incurva a
vane corpo di San Sebastiano (tavv. l, 2), mo' di nicchia per accogliere le figure dei
classicamente tornito e vigorosamente devoti prospetticamente scalati in uno
modellato nelle masse muscolari dai con spazio che è definito dallo stesso manto.
trasti chiaroscurali generati dalla fonte di Piero riesce qui a vincere l'impenetrabilità
luce verso cui il santo volge lo splendido della parete dorata che acquista, di con
viso. I tratti somatici nettamente definiti tro, una propria fisicità per effetto della
le labbra carnose, il naso robusto, gli occhi luce che genera i volumi delle figure, esal
scuri- lo rendono fratello del devoto ingi tandone le forme e conferendo agli incar
nocchiato sotto il manto della Vergine, in nati, alle capigliature, alle stoffe degli abi
cui la tradizione suole riconoscere l'auto ti qualità cromatiche riecheggianti le mi
ritratto dell'artista. li San Giovanni Battista nuziose raffinatezze materiche delle ope
(tavv. l, 2) emergente dall'oro del fondo re fiamminghe.
con la medesima veemenza di Sebastiano, Contemporaneo ai primi pannelli del
presenta un viso profondamente scavato poi ittico della Misericordia è il Battesimo di
dall'incidenza delle ombre e un manto Cristo (tavv. 4-6), capolavoro della giovi
che, per l'aspro accartocciarsi delle sue nezza dell'artista e sintesi delle esperienze
pieghe, riconduce ancora a modelli di am acquisite negli anni fiorentini. Il dipinto
bito fiorentino. nell'incantevole atmosfera di trasparenza
L'energico plasticismo che conforma le cristallina che investe tutti gli elementi del
immagini di Sebastiano e del Battista si pla creato - riflette in particolare la lezione di
ca in una resa più morbida del modellato e Domenico Veneziano e di Beato Angelico,
in un fluire più articolato del panneggio anche in questo caso completamente ri
nei santi And•·ea e Bemardino da Siena (tav. formulata in termini personali . Il paesag
1), assegnabili cronologicamente agli inizi gio appenninico, pervaso da una chiara
degli anni Cinquanta. luminosità, appare trasfigurato in uno
Ultima in ordine di tempo ad essere spazio edenico dove ogni cosa sembra
consegnata ai committenti -che nel frat con formarsi secondo la propria natura le
tempo avevano più volte sollecitato, an disposizione, ed essere il frutto del talento
che tramite azioni legali, la conclusione innato dell'artefice, della sua estrema feli
dei lavori- è la tavola centrale rappresen cità creativa. In realtà tutto è sottomesso
tante la Madonna della Misericordia (tavv. ad una rigorosa logica compositiva che ha
l , 3). Stilisticamente databile attorno al come perno la figura di Cristo, asse cen
1460, il dipinto, nonostante le vincolanti trale della tavola. Il calibrato equilibrio
clausole contrattuali che prescrivevano, delle masse, manifestazione dell'armonia
in accordo con la tradizione iconografica tra uomo e natura, conferisce alla scena
IO
un ritmo solenne, una sacralità tipica delle zioni del ritratto cortese, in atto di sotto
opere pierfrancescane. porsi alla protezione di San Sigismondo,
Con la seconda metà degli anni Qua suo santo patrono, assiso invece di tre
ranta per il giovane artista si apre un pe quarti su di un seggio. La scena è inqua
riodo splendido di viaggi, di ricerche, di drata, quasi solennetnente scandita, da
scoperte, di conferme professionali. Av una struttura architettonica tripanita:
vertendo i limiti dell'ambiente gravitante tutte le figure intrecciano con essa un pre
attorno a Borgo Sansepolcro, Piero in ciso rapporto geometrico-proporzionale
treccia proficui rapporti di lavoro con che è fonte dell'armonia compositiva e
nuovi committenti e, parallelamente, dell'aura di "astratta fissità cerimoniale"
espande il campo della propria esperien del dipinto.
za. Purtroppo non sono sopravvissute te I l signore di Rimini, con ogni probabi
stimonianze dirette dell'attività, attestata lità in un momento di poco precedente al
dal Vasari, svolta in questi anni al servizio l'affresco, aveva posato per un ritratto,
delle corti deli'Umbria, delle Marche e ora al Louvre (tav. 9), solo di recente en
della Romagna. trato a far parte in via definitiva del catalo
Nel corso della sua personalissima ri go dell'artista. Il netto taglio del volto,
cerca, Piero approda a Rimini attorno al sbalzato sul nero del fondo con la medesi
1451, verosimilmente su raccomandazio ma incisività di un solido geometrico, e la
ne di Leon Battista Alberti, allora impe calma fissità dello sguardo si fondono con
gnato nei lavori del Tempio Malatestiano, la minuziosa resa dell'incarnato, che è ma
che nella sua articolazione riproponeva la teria viva da cui sembra traspirare la for
grandiosità delle architetture antiche. za, l'energia interiore dell'uomo.
Nelle teorie, nei disegni, nei progetti, nel Le opere riminesi costituiscono una
l'opera dell'Alberti, il pittore di Borgo tro conferma dell'equilibrio compositivo e
va il sostrato ideale per lo sviluppo della della freschezza espressiva già rivelati con
propria arte; nella misura, nella ra.tio com il Battesimo di Cristo (tavv. 4 - 6) e prean
positiva dell'architettura del Tempio, nel nunciano le stupende immagini che di lì a
la varietà dei materiali, nella calibrata pro poco Piero concepirà per il coro di San
porzione dei suoi elementi- colonne, ar Francesco di Arezzo.
chi, paraste, timpani - trova la conferma
della propria naturale inclinazione. La La leggenda della vera Croce
perfetta conformazione di ogni particola Piero giunge ad Arezzo nel \452 chiamato
re, il rapporto armonico che lo lega all'in dalla facoltosa famiglia Bacci per prose
sieme, la tenue sfumatura cromatica che guire gli affreschi della cappella maggiore
lo differenzia ma contemporaneamente in San Francesco, la cui realizzazione si era
lo sottomette acl una su periore logica di interrotta in quello stesso anno a causa
spositiva, caratterizzeranno gli stupendi della morte dell'ormai anziano Bicci di
edifici dipinti dei capolavori della maturi Lorenzo, mediocre artista di scuola fio
tà dell'artista. rentina cui era stato inizialmente cotnmis
È lo stesso Tempio Malatestiano a con sionato il ciclo pittorico.
servare la prima attestazione dell'incontro "La leggenda della vera Croce", tema
di Piero con la concezione artistica alber caro alla religiosità popolare e alle confra
tiana: l'affresco, firmato e datato 1451 , ternite francescane, comprendeva un va
rappresentante Sigismondo Pa.ndolfo Mala sto materiale narrativo, proveniente da
testa. (tav. 8) di profilo, secondo le conven- fonti agiografiche medievali, codificato
11
nel XIII secolo da Jacopo da Varagine Anche gli uomini, i cavalli, le anni, il
nella Legend" A!t1·ea. . paesaggio sullo sfondo delle Battaglie che
Le scene, disposte su tre registri, si di occupano il registro inferiore della cap
stribuiscono secondo schemi compositivi pella, partecipano alla medesima sacra
che attraverso parallelismi o rimandi spe rappresentazione. Nella B"u"gli" di Co
culari privilegiano gli e ffetti visivi dei sog slmilino e M"ssenzio (tavv. 14 - 16) tutta la
getti, piuttosto che il contenuto narrativo. scena è superbamente orchestrata dall'al
Al livello mediano la scena dell'A domzione to, ogni elemento risponde ad un princi
del sacro legno e l'incontro di Salomone con la pio, ad un ordine superiore che è nella
regi?w di S"b" (tavv.10-12) - dipinta sulla mente del "creatore". Forme e colori si ac
parete di destra, di fronte al Ritrovamento cordano in un'irreale armonia dove nulla
delle l"re corci e l" verifica della. vera. Croce - espressioni, gestualità, tonalità cromati
(tavv. 17 -19) - rivela con manifesta limpi che, rapporti tra vuoti e pieni- è in ecces
dezza i fondamenti della poetica pierfran so o in difetto.
cescana. Le figure, dall'impostazione mo Laddove, invece, come in alcuni brani
numentale, esprimono l'assoluta purezza della Battagli" di Eraclio e Cosroe (tavv. 20,
delle forme geometriche: sembrano soli 2 1) , alla mano del maestro si affianca quel
dissime statue modellate non dalla mano la dei collaboratori, il miracoloso senso di
dell'uomo ma dal lento trascorrere del sospensione spaziale e temporale si bana
tempo o dall'impercettibile ma costante lizza, diventando piuttosto schematicità;
soffio del vento, vivificate infine dalla dol la calma solenne che impediva la concita
ce intensità dell'energia solare. l loro cor zione dei movimenti si frange senza tutta
pi sono pieni volumi sottolineati - mai via che i personaggi si muovano liberi, !a
esaltati, a volte celati - da altri volumi, sciandoli come rigidi manichini: la com
quelli morbidi dei panneggi, delle stoffe posizione nel suo insieme, con l'eccezione
vellutate che fluiscono e si increspano ai di alcuni altissimi brani, sembra un'enor
bordi in raffinati, naturali giochi di pie me parata, replica affollata della prece
ghe; i volti, perfettamente ovali, non tra dente.
discono alcun turbamento emotivo; i ge Nel Sogno di Cost{lntino (tav. 13), affre
sti, perfettamente calibrati, rivelano una scato sulla parete di fondo, ritorna la
profonda ma controllata partecipazione magia pierfrancescana: il bagliore che,
al sacro evento. accompagnando il messaggero celeste,
La dimensione atem porale che avvolge squarcia le tenebre, irradia e conforma
l'intera figurazione scaturisce dalla sensa plasticamente i volumi delle figure e delle
zione di infinita ripetitività cerimoniale cose, insieme al diffuso chiarore lunare
della scena, sacra ed eterna rappresenta che si scorge oltre il conico padiglione, ri
zione in cui ogni personaggio riveste un vela l'eccezionale sensibilità luministica
ruolo essenziale e insostituibile: nessuna del maestro: l'effetto "creatore" della luce
forma, nessun colore, nulla è fuori luogo. si unisce, in questo che è tradizionalmente
La visione sembra immobile: il maestro rie considerato il primo notturno della pittu
sceacogliere ea fissare l'istante di supremo ra italiana, ad uno straordinaio equilibrio
equilibrio, il momento in cui l'uomo e lana compositivo e ad un profondo contenuto
tura raggiungono la perfezione delle for emotivo.
me, la misura dei gesti e delle espressioni, Assai probabimente eseguiti tra i1 1452
incontrandosi con il divino, sacro ed im e il 1458, sicuramente entro il 1466, anno
mutabile ordine su periore delle cose. in cui un documento attesta il compimen-
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to dei lavori, gli affreschi aretini costitui cheggiante, di grande raffinatezza è il di
scono la su prema testimonianza della pie segno dei fregi a basso rilievo, delle volute
na maturità dell'artista. e delle foglie d'acanto, dei capitelli corinzi.
Ma al di sopra di tutto si pone, come ele
Le opere della maturità e gli anni mento unificante, la qualità luministica e
di Urbino cromatica del brano: il bagliore, che si ri
Nel!458-1459, vedendo approssimarsi la flette sulla bianca architrave del tempio
conclusione della grandiosa i m presa di scivolando lungo le scanalature delle co
Arezzo, "maestro Pietro dal Borgho di lonne per raccogliersi nella striscia che
pintore" parte alla volta di Roma, al servi percorre orizzontalmente il sostrato pavi
zio di papa Pio Il Piccolomini. Essendo mentale, definisce i limiti dell'architettura
purtroppo andati perduti gli affreschi che stess;t e, contemporaneamente, riempie il
decoravano le Stanze Vaticane, rimango riquadro centrale del soffitto cassettona
no ad attestare la felicità creativa della ma to; la luce si stempera quindi in un impa
turità alcune opere che se da una parte sto cromatico più caldo al fine di i n fonde
confermano la "sintesi prospettica di for re vita al corpo di Cristo e alle membra dei
ma-colore" (Longhi) rivelatasi prepoten flagellatori, oppure si incupisce a modula
temente ad Arezzo, dall'altra forniscono re le ombre, a conformare la veste e il co
preziosi segni premonitori circa gli ulte pricapo dell'uomo che osserva di spalle la
riori sviluppi della poetica pierfrancesca scena.
na, sempre più attratta dalle infinite po Se tutti questi elementi - allontana
tenzialità espressive della luce e, parallela mento prospettico, classica ambientazione
mente, dalla realtà capillare e microscopi architettonica, colori come im palliditi dal
ca delle cose. trascorrere del tempo- rendono l'episo
Tra le opere più enigmatiche ed in dio della Flagellazione remoto, eterno,
quietanti di tutta la storia dell'arte italiana immutabile, quasi sublime sintesi di tutta
va senza dubbio annoverata la Flagellazio la storia dell'uomo e del suo rapporto col
ne di Cristo (tav. 23), forse il capolavoro di divino, il settore di destra rappresenta in
Piero, da sempre oggetto di accese discus vece la realtà contingente. Le tre robuste
sioni critiche per i nterpretazione icono figure, plasticamente torni te, le stoffe pe
grafica e collocazione cronologica. La pro santi dei manti scarlatti, porpora, blu
posta che allo stato attuale delle conoscen broccato d'oro - secondo la moda di allora
ze sembra accogliere maggior credito fra -, le tipologie architettoniche ed i n fine il
gli studiosi vedrebbe simboleggiato nell'e fresco azzurro del cielo costituiscono il
pisodio della Flagellazione la travagliata presente, il punto di arrivo della storia
condizione della Chiesa dopo la caduta di dell'umanità e della Chiesa.
Costantinopoli e nel gruppo di personag All'incirca coevi o di poco successivi al
gi sulla destra alcuni dei partecipanti ad la Flagellazione (tav. 23) sono gli affreschi
uno dei concili, forse quello di Mantova raffiguranti la Madonna del pa,-to, nella
del 1459, indetti negli anni immediata cappellina del cimitero di Monterchi (tav.
mente successivi per fronteggiare, attra 22), la Resurrezione di C1·isto nel palazzo dei
verso l'organizzazione di una crociata, l'a Conservatori di Borgo Sansepolcro (tav.
vanzata turca. 24) e la Santa Mm·iaMaddalena, nel duomo
Nella parte sinistra dell'opera, magi di Arezzo (tav. 25). Nel primo, l'infinita te
strale è la sapienza prospettica profusa nerezza espressiva del volto della Vergine,
nella costruzione dell'architettura classi- il naturale atteggiarsi delle braccia, si uni-
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scono alla perfetta costruzione dello spa nella posa eli profilo, il rispetto della tradi
zio, all'assoluta simmetria dei due angeli zione italiana del Quattrocento, la loro re
reggicortina. Nel secondo, la figura del sa materica, ottenuta attraverso una per
Redentore, maestosa e solenne, itnmagine fetta padronanza della tecnica ad olio, evi
di forza e di certezza nella fede, è resa at denza la piena assimilazione della lezione
traverso le più tenere sfumature del rosa, fiamminga. Il chiaro incarnato eli Battista
che diventa madreperla sulle carni cine è eli un pallore quasi lunare, dalla sua sot
ree del corpo e corallo sul plastico fluire tile epidermide eli alabastro sembrano tra
del manto. L'imponente Maddalena, stili sparire l'azzurro intersecarsi del fitto reti
sticamente assimilabile agli ultimi episodi colo di venature o il debole flusso sangui
del ciclo aretino, manifesta un accentuarsi gno che le inrosa appena le gote; il volto
degli interessi luministici e naturalistici : terreo e abbronzato di Federico mostra in
l'effetto della luce che modella i lineamen vece un'epidermide spessa, solcata da ru
ti del volto o che si insinua tra le lunghe, ghe profonde, indagata nelle sue imper
morbide ciocche della capigliatura, già fezioni con impietoso gusto realistico. Ta
preannuncia l'incantevole textu.•·e del pi le straordinario "attaccamento" al minimo
viale sfavillante del Sant'Agostino (tav. 26), dettaglio, esaltato dalla volumetria delle
oggi a Lisbona. forme, è usualmente limitato dal nettissi
Parallelamente, la tavola rappresen mo e puro taglio dei profili.
tante l'Annunciazione, cuspide eli un polit La Madonna di Senigallia (tavv. 32, 33)
tico eseguito per Sant'Antonio delle Mo risalente al 1470 circa, è vera e propria
nache di Perugia (tav. 27) verso ill470, te creazione della luce, che penetra dalla fi
stimonia l'inesausto approfondimento de nestra sulla sinistra e investe frontalmente
gli studi prospettici, che portano l'artista a tutte le figure, sfumando i contorni dei
concepire soluzioni architettoniche sem volti, infiltrandosi nelle pieghe dei volu
pre più ardite e complesse. minosi panneggi, indorando di riflessi
A partire dal settimo decennio del se serpentinati i capelli degli angeli, solle
colo, Piero intensifica i suoi rapporti con vando in delicate trasparenze il velo legge
la corte dei Montefeltro, diventata, grazie ro che poggia sul capo perfettamente ova
all'intelligenza e al mecenatismo di Fede le della Vergine, riflettendosi infine nei
rico, uno dei più raffinati centri eli cultura particolari più minuti, come nella prezio
internazionale della penisola. La cerchia sa coroncina eli corallo del bambino o nella
eli artisti e intellettuali gravitante attorno duplice fila eli perle dell'angelo eli destra.
alla corte urbinate nel momento in cui fer Se la piccola tavola di Urbino può con
vono i lavori al nuovo palazzo ducale, in siderarsi il punto di arrivo delle ricerche
particolare l'ammirazione professionale e di Piero sulle possibilità espressive della
l'affetto di cui gode presso i duchi, costi luce, la Sacra ConveTSazione della Pinacote
tuiscono per l'artista- a partire da questi ca di Brera (tavv. 34-36), assegnabile agli
anni vittima di una progressiva cecità - anni 1472 -1474, rappresenta l'ultima
una straordinaria fonte di energia per la grande testimonianza della sua arte. In es
realizzazione delle sue ultime opere. sa la struttura architettonica accoglie, qua
Il dittico rappresentante Battista Sforza si in un abbraccio, i protagonisti del dipin
e Fede�ico da Montefeltro (tavv. 28, 29) può to, che ripropongono la configurazione
considerarsi compiuta espressione degli semicircolare del profondo vano absidale:
estremi sviluppi del linguaggio pittorico il rapporto tra figure e architettura, tra
del maestro. Se i due ritratti mostrano, forma, luce e colore è eli perfetta armonia.
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altri affetti che in coloro si possono consi noi il senso sotnrnamente poetico di una
derare che combattono; e gli accidenti pa perenne storicità: si pensa alle tende Argi
rimente, con una strage quasi incredibile ve, al sonno di Annibale prima di Canne, a
di feriti, di cascati e di morti: ne' quali per quello d'un gran Crociato in Asia. Sfilano
avere Pietro contraffatto in fresco l'armi dietro quella, come montagne in un acro
che lustrano, merita lode grandissima; coro, le tende degli altri capitani sotto le
non meno che per aver fatto nell'altra fac stelle guardinghe della notte umbra. Fu
cia, dove è la fuga e la sommersione di spalancata la tenda dell'imperatore per il
Massenzio, un gruppo di cavalli in iscorcio caldo della notte estiva: e subito un gran
così maravigliosamente condotti, che, ri lume piove dall'alto, a strapiombo, scru
spetto a que' tempi, si possono chiamare tando da presso, come un occhio di luna.
troppo belli e troppo eccellenti. Fece in Si scialba il rosso padiglione come il dosso
questa medesima storia un mezzo ignudo pelato di un vulcano, le ombre si a ppiatta
e mezzo vestito alla saracina, sopra un ca no sotto il ciglio delle pieghe cannulate, e
vallo secco, molto ben ritrovato di noto il bruno imperatore in bianca berretta,
mia, poco nota nell'età sua. fuor della bianca rimboccatura, accoglie
(G. Vasari, Le vite de' fJiù eccellenti pittoTi, reverente sotto le ciglia suggellate ]"'an
scultO'I'i et aTchitettori, 1568) nunzio" luminoso. Il cameriere bianco, se
duto sull'imbasamento del letto, apre gli
Taciute così [ . . . ] le vicende del sacro legno occhi trasognando, e quel lume, fluendo
ai tempi di Cristo, Piero ne riprende la sto dall'alto, va deponendosi sulla berretta,
ria trecent'anni più tardi, immaginando la sulle braccia, sui ginocchi, come la neve il
scena del famosissimo "Sogno di Costanti libata sui simulacri seduti; e va egualmen
no", e offrendoci in essa la pittura forse te imbiancando gli elmi e gli spallacci dei
più inaspettata di ogni tempo italiano: due guardiani, per arrestarsi poi sul limite
un'opera dove il fiabesco notturnale del dell'ombra, proprio come la neve si allinea
gotico collima col classicismo antico, col lungo la traccia segnata dal riparo delle
luminismo struttivo del Caravaggio, con gronde e dei tetti. Contro quel gran chia
quello magico del Rembrandt, e, persino, rore, indicatrice inconscia dell'angelo, ca
con la pesa tura pulviscolare del Seurat povoltosi oltre la tesa dell'ala spiegata, la
[. . .] . lancia nera del primo pretoriano, e la
Che la visione divenisse sublimemente so mazza dell'altro ad attraversare macchi
gnata e miracolosa all'imperatore, agli nalmente il candore del lettuccio imperia
astanti della scena perfettamente invisibi le. Un tale composto di mistica bellezza fa
le, a noi spettatori superbamente fenome voleggiata, di calmo epos e di storica gra
nica cotne uno squarcio di plenilunio, ecco vità, di miracolo e eli naturale, di ritlno
quel che Piero si propone, se non erriamo, perspicuo e di bella sintesi di forma e di
nell'occupar di pittura quel breve spazio colore non si vide altrove nell'arte nostra
di muro. na né di certo nella forestiera, giammai.
Immagina dunque una gran tenda cam (R. Longhi, Piero della Fm.ncesca, 1927)
pale a padiglione conico, sostenuta al cen
tro da un albero rotondo; di quel modello, Allievo di Domenico Veneziano, come pit
insotnma, che ancora oggi dura ne!Je no tore di figura, e di Paolo Uccello per la
stre campagne ad uso di ballo popolare. prospettiva; cultore egli stesso di questa
La mancanza di definizione nel "costume scienza; come artista, Piero fu tanto più
storico" di questa tenda è ciò che rende a dotato dell'uno o l'altro suo institutore.
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Poco inferiore a Giotto e Masaccio in quel il Battista nel giovanile polittico pure a
che riguarda i valori tattili; rivale di Dona Borgo o il Cristo battezzato di Londra -
tello nell'espressione dell'energia; fu il guarda fisso davanti a sé con grandi occhi
primo forse ad adoperare effetti di luce rotondi che non parlano. E ci vorrebbe
per le loro dirette qualità toniche e sugge molta fantasia, per scop;ire, nelle due fi
stive. Giudicandolo poi come illustratore, gure ora citate, la minima corrispondenza
c'è da domandarsi se altri abbia mai rivela fra il loro aspetto e la loro funzione. Come
to un mondo più completo e convincente, potrebbe lo Spirito Santo penetrare la sel
o abbia avuto un ideale più maestoso, o in vatica testa dell'atleta che sta in piedi i n
vestito nella realtà significati più eroici. mezzo a l Giordano? Tre angeli sono lì
Non sempre, disgraziatamente, egli si val presso, le più attraenti figure che Piero
se di questi altissimi requisiti. A volte è im abbia dipinto mai; ma non si può esser cer
pacciato dalla sua scienza prospettica; ti che alcuno di essi partecipi alla scena. l
benché mai, come Paolo Uccello, dia l'im ritratti del Duca e della Duchessa di Ur
pressione d'un agrimensore o topografo, bino sono concepiti come se essi fossero
invece che d'un pittore. Coloro che vanno oggetti di natura, roccie, colline: le figure
cercando nei dipinti il loro tipo di bellezza vi sono dipinte altrettanto topografica
favorito, di tanto in tanto saranno delusi mente quanto il panorama che fa loro da
da certe figure di Piero. Altri infine lo tro sfondo. E a questo proposito osserverò
veranno troppo impersonale e impassibi che Piero era abbastanza antiromantico
le. da preferire la campagna più squallida o ,
(B. Berenson, I pitt01-i italiani del Rinasci nel migliore dei casi, l a meno dilettevole
mento, Milano 1948) che potesse trovare. Un molle declivio ar
gilloso, dove ciuffi d'erba o magri cespugli
Piero della Francesca sembra sia stato con spuntano umilmente dalla sabbia o la cre
u·ario alla manifestazione del sentimento, ta: talora un fiumiciattolo l'attraversa in
e disposto a tutto pur di evitarla. Esitava dolente con le sue povere acque: nm'al
perfino a riprodurre la naturale reazione più, uno o due alberi anonimi alzan la
che si determina in un oggetto i nanimato chioma compatta sulla monotonia dei din
quando è investito da una forza, come a torni. Ma come sono stupendamente rea
dire il rimbalzo di un ciocco colpito da lizzati quei rami e quei tronchi d'argento!
un'accetta. Guardate l'affresco con la Bat Delle pitture di Piero, quella ch'io amo so
taglia fra Eraclio e Cosroe e la Decapita pra tutte, quella che mi soddisfa sempre
zione del monarca Sassanide. Nessuna più ogni volta che la rivedo, è la Flagella
adeguatezza d'azione, quasi nessuna ri zione di Urbino. Nessun sentimento ap
spondenza nell'espressione dei volti. U n propriato all'evento è espresso nel volto o
rigido cavaliere verticale con u n a faccia nel corpo sia dei partecipanti sia del miste
immobile immerge una daga nella gola di rioso terzetto in primo piano. E tuttavia la
un giovine. Unica concessione al senti loro impenetrabilità, il loro mutismo, c'i
mento è un fantaccino in primo piano, che spirano un reverente stupore di che mate
meccanicamente solleva un braccio inarti ria siano fatti. Non di carne e di sangue.
colato e grida come un automa, perché un Forse di una materia affine a quella della
nemico l'ha goffamente afferrato per i ca squisita architettura, dei fregi e dei soffitti
pelli e lo minaccia con la spada sguainata. e dei pavimenti e delle colonne, che sem
Nell'affresco di Borgo San Sepolcro, il brano intagliati in pietra dura.
Cristo risorto - un robusto stivatore, come Si è quasi tentati di concludere che Piero
18
non s'interessava ai personaggi umani co Benché intimamente conscio dei fattori
me a creature viventi, agenti, senzienti. essenziali della vita e dell'arte, Piero non
Per lui erano esistenze in tre ditnensioni, ha nulla del primitivo. Nel senso pieno e
ch'egli forse avrebbe sostituito senza rim critico della parola, è un artista classico; e
pianto con archi e pilastri, capitelli, cornici la sua riscoperta �i deve in gran parte a un
e pareti scandite. In verità, è nelle sue ar nuovo classicismo, di cui Cézanne e Seurat
chitetture che Pietro tradisce qualcosa co furono le manifestazioni viventi. Non c'è
me un sentimento lirico. Egli vi dipinge da meravigliarsi se gli am miratori di Cé
ciò che non può sperare di realizzare, il so zanne avevano un'idea dell'arte del '400
gno di ambienti degni della sua mente e diversa da quella degli ammiratori di Bur
del suo cuore, dove l'anitna sua possa sen ne-jones: non cercavano fantasia bensì
tirsi a casa propria. Così in questa Flagella ordine, non grazia bensì solidità. Il sostan
zione come negli affreschi di Arezzo, di tivo "blocchi", che Crowe e Cavalcaselle
pingendo l'abside della Pala di Brera o il avevano applicato alle figure di Piero con
chiostro dell'Annunciazione a Perugia valore negativo, divenne un termine d'e
(dove non si perdette certo dietro alle fi logio nel nuovo concetto di u n'architettu-
.
gure), e nella veduta di una nobile piazza, ·ra pittorica. In modo particolare, l'impie
su tavola oblunga, ad Urbino, assai proba go della prospettiva fatto da Piero, non
bilmente sua. soltanto nell'insieme della composizione,
A questo punto si può azzardare la do ma nelle singole figu re, si accordava con
manda se non sia esattamente l'ineloquen lo spirito che avrebbe trovato la sua
za di Piero, l'impassibilità delle sue figure espressione nel Cubismo e derivati.
che nessun'emozione sembra possa tur (K. Clark, Piero della Francesca, 1951)
bare, insomma se non sia la sua deliberata
astensione da qualsiasi amplificazione re Tutti i problemi che i pittori del secolo si
torica che, in un'epoca di passioni esaspe erano posti e che avevano tentato di risol
rate come la nostra, riposa, calma, blandi vere attraverso ricerche multiform i , spes
sce lo spettatore e lo costringe alla gratitu so antitetiche, della forma e dell'espressio
dine e all'adorazione. [ . . . ] non il solo Piero ne, sembrano risolversi da soli e trasfor
della Francesca, ma tutti gli artisti della fi marsi in un'armonia assoluta nella produ
gura tenuti in pregio da coloro che sono zione di Piero della Francesca.
capaci di apprezzamento e di giudizio, Nella prefazione al trattato intitolato De
ignorano la eloquenza, la seduzione, il ri divina profJortione (1496), Luca Pacioli lo
chiamo emotivo, la gesticolazione; [ . . . ] il chiama "il monarca alli tempi suoi", defi
loro sforzo è sempre stato quello di tra nendo così l'arte del più grande genio del
smettere allo spettatore il carattere essen secolo: [ . . . ] nel Battesimo di Cristo [ . . . ] il
ziale, la pura esistenza del modello che plasticismo di l\!Jasaccio appare vivificato
avevano davanti. [ . . . ] Possiamo dunque dall'intervento della luce che Piero ri
permetterei di generalizzare intorno a prende da Domenico Veneziano. La fu
quest'arte del passato, ed affermare che, sione eli due linguaggi così lontani è la fon
nei suoi momenti quasi universalmente te della caratteristica peculiare di Piero
reputati supremi, essa è sempre stata ine che impronterà d'allora in poi tutta la sua
loquente come in Piero della Francesca, arte: il pietrificarsi delle forme in u n eroi
sempre, come in lui, muta e gloriosa. co silenzio. ( . . . ] Nella Leggenda della Cro
(B. Berenson, Piero della J<ì·ancesca o dell'ar ce del coro di S. Francesco ad A rezzo l'arte
te non eloquente, 1950) di Piero, o meglio tutta l'arte della pittura,
19
raggiunge la perfezione. [ . . . ] I n queste pit contorno e alla struttura della forma, e so
ture, l'artista, grazie al suo genio, portò prattutto là essa appare come valore-luce;
tutta l'esperienza e la conoscenza dell'epo ciò che separa due forme appare disegna
ca all'apice dell'espressione artistica, la cui to come una luminosità, cosicché il volu
profondità spirituale si rivela nell'estrema me di un corpo risulta determinato non
semplicità dei mezzi, che tuttavia vengono dal rilievo, ma dal limite luminoso. La pre
sottilmente calcolati. Egli è un maestro dominante assoluta, anche se raramente
della prospettiva, che riesce, partendo evidente, dei valori chiari conferisce alla
dalle possibilità di questa scienza, a conce pittura di Piero la pienezza luminosa, to
pire e rendere esattamente lo spazio e il gliendo ogni asperità ai colori pur senza
volume dei corpi, a creare razionalmente diminuirne la forza.
la "forma monumentale", fermando le (L. H. Heydenreich, !l P•ilno Rinasci-mento.
immagini colte dal vivo in una rigorosa co Arte italiana 1400-/450, 1974)
su·uzione fuori del tempo, astratta, mate
matica. [ . . . ] Riconoscendo nella luce l'ele Le prime opere certe di Piero sono il jJolit
mento che forma i volumi e includendolo tico della Misericordia, per Borgo San Se
nella propria "ottica", Piero è un pioniere polcro (1445-1462) e il Battesimo di O•·isto. Il
che fonde nella pittura la prospettiva della primo è uno schieramento di figure isola
luce con quella del colore: la concezione te, in piedi, su fondo d'oro: i rapporti di
doveva essere sostenuta e sviluppata, una grandezza tra gli scomparti sono modula
generazione più tardi, da Leonardo da ri; ogni figura occupa e misura esattamen
Vinci, come inevitabile correlazione della te la cubatura spaziale compresa tra piano
prospettiva matematica. frontale e piano di fondo; questo prisma
Eccoci arrivati al miracolo dell'arte croma di spazio è riempito dalla luce che investe
tica di Piero. Da Domenico Veneziano egli le figure ed è riflessa dal fondo dorato; l'il
apprese le risorse della luce chiamata a vi luminazione, dunque, costruisce il volu
vificare il colore, senso, questo, ancora po me. L'assenza di ogni elemento architetto
co sviluppato in Toscana; e quando nel nico o paesistico prova che, per Piero, la fi
1450 lavorò a Ferrara per Borso d'Este (gli gura umana non è soltanto la mediazione
affreschi che vi eseguì si deteriorarono ra tra spazio teorico e spazio empirico, ma la
pidamente) poté entrare in contatto con rivelazione della identità assoluta di spa
Rogier Van der Weyden e quindi con il zio geometrico e luce.
cromatismo fiammingo. La preziosa espe Nel j;olittico della. J\ilisericonlia la tesi è enun
rienza acquisita (anche il tenero colore di ciata i n tennini quasi astrattamente teori
un Beato Angelico gli era familiare) gli ci: il fondo d'oro come identità assoluta
permise di raggiungere quella rara perfe spazio-luce, le figure ridotte a forme quasi
zione mediante la quale il colore per la pri geometriche. Nel Battesimo la tesi è verifi
ma volta diviene creazione stessa della lu cata sulla varietà delle se m bianze naturali:
ce. E qui incontriamo la prima regola del lo spazio è un paesaggio aperto fino all'o
l'arte di Piero: l'economia di mezzi portata rizzonte, pieno di luce chiara e trasparen
all'estremo. La sua tavolozza non è ricchis te, come nell'Angelico. Ma non c'è propa
sima: pochi colori, spesso freddi, gli basta gazione della luce: il cielo si specchia nel
no, ma essi sono superbamente sfumati e l'acqua in primo piano, alla luce che scen
sapientemente contrastati. [ . . . ] Un'altra de dall'alto corrisponde la luce che sale, ri
particolarità di Piero è che egli "disegna" flessa, dal basso. Non essendovi trasmis
col colore; la linea si limita praticamente al sione tna fissazione di luce, non v'è corsa
20
E questo non ha riscontro alcuno nella pit naturali, nella Pala d i Brera, constatiamo
tura di Piero? che tutta la plausibilità della scena verreb
Così ho inteso porre, e non più, un grosso be meno se essa fosse concepita nei termi
e affascinante problema; ma forse ho indi ni esposti dal trattato.
cato l'inizio d'una via da percorrere. (E. Battisti, Teoria vs arte, in Piero teorico
(G. Arrighi, Piero matematico, in Piero tem·i dell'arte, 1985)
co dell'arte , 1985)
Piero si colloca al centro della storia artisti
Esiste, peraltro, un'altra teoria pierfran ca del Rinascimento con la fatalità e la
cescana, assai più complessa, della pittura, semplicità di un fenomeno della natura,
implicita nelle opere, cioè nella scelta di al eppure dovessimo dire qual è il vero carat
cune soluzioni, ricavabile dalla predilezio tere distintivo della sua arte ci troverem
ne per alcuni problemi visivi, sensibile a mo in imbarazzo. Ci accorgeretnmo anzi,
fatti emotivi, devoti, liturgici. Essa, più rivedendo con qualche attenzione la sua
volte, entra in palese contraddizione con fortuna critica, che l'universale consenso
la ragione esaltata nelle pagine scritte, e, raccoltosi in questo secolo i ntorno al nome
peggio, la smentisce in modo drammatico eli Piero della Francesca, si sostiene su una
anche perché presuppone che tali viola serie eli antinomie critiche tanto più para
zioni siano chiaramente avvertite dal pu b dossali in quanto tutte legittime, tutte feli
blico reso di esse consapevole dalla pro cemente coesistenti. L'artista che è l'im
spettiva geometrica. Se lo scorcio prospet magine stessa della pura felicità creativa,
tico significa degradazione proporzionale che è sinonimo eli pittura luminosa, appa
di misure, a seconda della distanza dall'oc gata, senza contrasti e quasi senza storia
chio, non si capisce perché le Madonne di come molte volte è stato eletto - contiene
Piero siano almeno il doppio eli altezza de in sé, a ben guardare, tutte le possibili con
gli altri personaggi che le stanno accanto, traddizioni. [ . . . ] Piero è il pittore della for
oppure lo si capisce troppo bene: il valore ma al punto che nel primo Novecento egli
simbolico gerarchia = grandezza, tra è nell'alone di Seurat, eli Cézanne e quel
smesso al rinascimento dalla tradizione l'orientamento eli gusto contribuì non po
medioevale, è da lui accettato pienamen co a renclerlo celebre. Ad un certo mo
te; Piero, in altre parole, di fatto (e forse mento egli è sembrato l'esempio perfetto,
anche concettualmente) accetta l'idea che la dimostrazione antica e perciò profetica,
il sacro violi le leggi razionali. Allo stesso eli un concetto che ha dominato la critica
modo, come è stato indicato da Millar d'arte fra XIX e XX secolo: di come la pit
Meiss, la luce che illumina la Pala di B-rera, tura cioè, prima di essere discorso, sia ar
provenienclo da sinistra, cioè da nord, è monia eli colori e eli superfici. [ . . . ] Eppure
una luce miracolosa, impossibile in natu Piero è anche il pittore della pelle delle co
ra. Potremmo, su questa falsariga, tentare se, delle armi splendenti, del pulviscolo
una casistica del razionale ed irrazionale, d'oro sui capelli degli angeli, dell'ansa del
nelle opere ciel maestro eli Sansepolcro, Tevere nella quale si riflettono gli alberi e
accorgendoci così che anche la Santa Mad il cielo, delle nebbie argentee stagnanti
dalena, acl Arezzo, è eli una mostruosa mi nelle valli del Montefeltro; il pittore dei
sura, ciel tutto contraddittoria con le plau minima eli verità e di natura. Piero è il
sibili dimensioni dell'arco che l'inquadra. grande teorematico, "miglior geometra
Facendo una prova, per assurdo, cioè ri che fusse ne' tempi suoi" secondo il Vasa
ducendo le dimensioni "sacre" a quelle ri, "monarca" della pittura per Luca Pa-
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cioli e i suoi libri teorici contribuirono as più elitario, cerimoniale e rituale (aristo
sai per tempo a circondare il personaggio cratico quindi nella accezione comune del
di un alone di alta e quasi esoterica scienti termine) eli scene come la Flagellazione di
ficità; "divino" lo definisce Giovanni Testa Urbino o l'JncontTO Jm Salomone e la. 1·egina.
Cillenio alla fine del '400 e "antiquo", ne di Saba.. Ma egli è anche il pittore del C,-isto
gli stessi anni, Giovanni Santi dove l'agget risoTto di Borgo Sansepolcro o della Ma
tivo sembra evocare suggestioni di arcana donna del Pw·to eli Monterchi, opere che
sapienza. Eppure egli è un prospettico che hanno sempre sollecitato commenti sulla
accetta (e non sembra proprio soffrirne, rusticità innata, sulle radici contadine, sul
come ha notato il Battisti) l'idea che il sa la natura popolare della sua arte. [ ... ] Ecco
cro violi le leggi naturali così che le pro allora, riassumendo, un elenco delle prin
porzioni della Madonna della Misericor cipali contraddizioni che distinguono l'o
dia sono doppie rispetto a quelle dei suoi pera e la persona di Piero della Francesca.
devoti, o che la luce possa essere eli prove Che risulta essere, insieme, teorico ed arti
nienza miracolosa, come avviene nella pa giano; profondamente classico e indiffe
la eli Brera. Di fatto, in pochi artisti come rente all'archeologismo antiquario; aristo
in lui la teoria si piega alle esigenze dell'ar cratico e popolare; massimo artefice, dopo
te, diventa duttile e relativa, e pochi artisti Giotto, dell'unità della lingua figurativa
"teorici" sono stati più di lui opportu nisti, italiana ma anche caratterizzato in senso
disponibile com'era a servirsi eli collabora locale e provinciale uomo del medioevo e
tori anche modesti, ad usare gli stessi dise protagonista della più grande mutazione
gni e a duplicare il medesimo spolvero, acl in senso progressivo conosciuta dalla pit
accettare situazioni anche di compromes tura quattrocentesca; alfiere del nuovo e
so (polittici già montati e strutturati da al nostalgico di antichi valori sociali e religio
tri, prescrizioni iconografiche antiquate). si; poeta della forma astratta, "geometra"
[. . .] e prospettico, ma anche testimone impa
Egli è certo pittore aristocratico, eli " fre reggiabile dei minima. di verità e di natura.
quentazione cortese" e non solo perché Eppure la pittura di Piero della Francesca
erano suoi clienti i signori di Urbino e di è n a dimostrarci che tutte le antinomie
Rimini, il papa e il marchese eli Ferrara. Il vengono di fatto superate in un universo
ritratto eli Sigismonclo Malatesta nel tem figurativo e cromatico splendidamente
pio dell'Alberti, in tutto il Quattrocento è armonioso che è la negazione stessa d i
un esempio insuperato eli sublimazione qualsiasi irrisolta tensione.
araldica del potere assoluto e nulla appare (A. Paolucci, Piero della. Francesca., 1989)
23
9. Ritrauo di Sigismondo u·nico nel jJa.norama. della della critica. Per l a sua
Pandolfo Malatesta, c. 1451, Titm.ttistica. italiana. del realiuazione Piero si valse di
tavola, 44,5 x 34,5 cm.. Pa-rigi, Qua.Uroce·nto, nonostante il una tecnica mista, utiLizzando,
Louvre. -rispetto della t-radizione in aggiunta alla t·radizionale
Dopo la 1"imozione delle iconografica del tem.jJo che temjJe-ra all'uovo, u-n legante
-ridipinture che ne offuscavano imjJoneva il jJersona.ggio di oleoso che consentiva sia un
la />Ìena leggibìlità, il diJ>into si profilo e a mezzo busto. Dal trattamento assai più duttile
è 1"ivelato come uno dei ve1·tici 1977, anno dell'intervento di della materia jJittorica sia
della produzione jiulitu·ra, l'autografia del jJa:rticola·ri effetti eh traspannza
jJJ:erfra.ncescana.. La. quaLità ·rit-ratto, jHima. assni cont·roversa, nella -resa. "epidennica"
pittm-ica. st1·aorclinm'ia lo 1·ende ha t·rovato il jJieno consenso del/.'incm·nato.
IO
1 0-12. La leggenda della vera 1-icoprono un amjJ Lissimo a-rco gli impone di combattere in
Croce; L'adorazione del cronologico. DojJo essere stato nmne della Croce (tav. 13).
sacro legno e l'incontro di utilizutto jJ er la costru.zio-ne DojJo la vittoria di Costantino,
Salomone con la regina di di un jJonticello sul fi-ume Siloe, Elena, madn del vincitoTe,
Saba, c. 1455-1456, affi"esco, il sacro legno viene TÌconosciuto si fJone alla Tice1·ca del sac1·o
336x 747 cm. A1·ezzo, San ed adontto dalla ngùw di Sabtt legno. Lo 1'itTova sul Golgota,
Francesco, cm·o. in visita al Te Salomone, insieme alle croci dei due
La lunga e fantasiosa leggenda successivamente impiegato fJe1' [adroni, in seguito a.Ua
della vera CToce inizia con la la cTocifissione di c,·isto, infine co-nfessione dell'ebreo Giu.da
nascita del sacro legno sulla sejJolto. Prima della. battaglia (tavv. 17-19). La. complicata
tomba di Adamo e si svilupjJa contw }\Ilassenzio (tavv. 14-16) vicenda jn·osegue con la
in un sussegui-rsi di episodi che Costantino sogna tm angelo che l'rajUgazione del legno da pa'rle
del 1·e jJersiano CoS1·oe e si all'm·tista - una stntttura alla 1·eggio. di Salomone.
conclude con la sua 1-iconquista bipartita da una portante Pmbabibnente realizzato attorno
grazie alla vittmia verticale, in questo caso una al l455-1456, dojJo l'esecuzione
dell'imperatm·e mmano Entclio bia·nca colonna sca:nalata: a delle lunette e dei jn·ofeti del
(tavv. 20, 21), che entra sinistm un paesaggio ajJerto jnimo TegistTO supe1-iore,
a Gerusalemme reggendo fino aLL'orizzonte accoglie la l'affi·esco rapjn·esenta uno dei
il prezioso legno. 1-ep;ina, accerchiata dal gruj>po ve?·tici dell'intera produzione
L'adorazione del sacro legno delle sue dame, ment1·e si pierfi"ancescana per la sapienza
e l'incontro di Salomone con inginocchia ad adorare il sacro pmspettica della composizione
la regina di Saba jn·esenta - legno; a destra una severa aTchitettonica e per l'equilibrio
secondo una formula ambientazione aTCh?:tettonica tra visione del reale e astrazione
compositiva molto cm·a inquad1·a il solenne incont1·o geometrica.
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36
13
14-16. La leggenda della vera
13. La leggenda della vera Croce; La battaglia di
Croce; Il sogno di Costantino e Massenzio,
Costantino, 1457-1458, pm·tico/.m·e c. 14 58, affresco,
ajji"esco, 329 X 190 cm. A1·ezzo, 322 x 764 cm. Arezzo, San
San Francesco, com. Francesco, co1·o.
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17
22. La Madonna del parto, nella sede miginaria. Mentre la autografa. Il tema di Ma,-ia
c. 1455-1460, affresco staccato, parte superim·e del baldacchino è gestante, raro nella pittura
260x203 cm. Monterchi una 1icostru.zione dovuta ad un italiana, è più diffuso in area
(Arezzo), cappella tkl cimitero. pesante intervento di resta.u1·o, francese e spagnola.
L'affresco, una delle opere più l'immagine della. Vergine e dei Controve1"Sa è la crorwlogia del
celebri di Piero, venne staccato due angeli, 1·ealizzati attraverso dif>into, assegnabile, secondo
nel 1910, apj J licato ad un nuovo il medesimo cartone rovesciato, è la. maggioT parte della critica,
supporto, e quindi ricollocato da ritenersi completamente aU460 cina.
48
23
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24. Resurrezione di Cristo, lettuTa iconografiw dell'opera: etenw. Nel volto riverso del
1460 c., aff1·esco, 225 x 200 Cristo, [ulc1·o dell'i-ntem guaTdiano che poggia il capo
cm. Sa:nsejJolcro, Pinacoteca. composizione, è ·il simbolo della sul bonlo mannm·eo del sepolcTo
Comunale. "Renovatio Nlu:ndi": al suo la tradizione suole -riconoscere
L'immagine mcchiude un passaggio la natu:ra., prima l'autoritTalto di Piero. Le più
duplice significato, nligioso sterile, diventa Jeco·nda; la mm·te -recenti indagini della critica
e politico: la figum di C1·isto e la notte, metafm-icmnente hanno ava·nzato valide
Risorto è i·nfatti ntpjJresentata TapjJresentate nei soldati aTgome·ntazioni conb·o /.a dffusa
i
sullo stemma di Borgo addonnentati dinanzi al opinio·ne che ijJotizzava
SansejJolc·ro, che da una sanofa.go, vengono sconfitte il t-raspm·to dell'affresco,
leggenda. legata ai luoghi del dalla potente immagine di vita, in un j J eriodo cmnjJreso tra
Sacro SejJolcro trarrebbe le sue di forza e di luce spi·rituale del il 1480 e il l520, da wt lato
mitiche migini. Complessa è la Risorto, simbolo di salvezza all'alt•·o del palazzo.
25. Santa Maria Maddalena,
c. 1460, affresco, 190 X 180 cm.
A1·ezzo, Duomo.
25
26. Poi ittico di TajJjJresenlala. in atto di vertici della sajJienza jn·osfJettica
Sant'Agostino; sostenere un jJastm·ale di 1-inascimentale, e la fJm·te
Sant'Agostino, c. 1465, aistallo di delicatissima centmle dell'opera., legata
ta.vola., 13 3 x 60 cm. Lisbona, traspa1·enza; nel suo insieme la ancoTa alla tradizione
J\tlttseu Nacional de A1·te tavola costituisce uno dei goticheggiante sia nell'impianto
Antiga. massimi cajJola.vori della cornjJositivo della conzice sia nel
È la f>ala di ma.ggi.m· pregio del sensibilità Lmninstica
i di Piero, fondo oro lavorato a. ramages,
grandioso polittico, allogato a una delle jJiù alte esjJressioni di si sf>ieg<t con il fatto che l'm·tista
Pie1·o nel 1454, un temjJo quella stm.oTdina.ria jmdronanza, 'Si trovò assai verosimilmente a
collocalo sull'altare maggioTe del mezzo jJiltorico raggiunta completaTe un jJentitlico già
della chiesa di Sant'Agostino a negli anni della maturità. iniziato da un maestro locale.
Bmgo Sansepolcm. Veno la jìne Piero si valse di aiuti j J eT
del XVlfl secolo l'opera fu 27. PoliLLico di Sanl'Antonio; i pannelli cent.ntli,
purtrofJjJo smembmta. ed om. i L'Annunciazione, c. 1470, m.ent1·e lavorò pe1:sonalmente,
pannelli suf>erstiti fanno pm·te tavola, 170 x /85 cm. Pentgi.a, oltre che alla cusf>ide, alle
di diverse collezioni eumjJee e Galleria Nazionale dell'Umb11.a. tavolette della fmdella..
ameTica.ne. Al medesimo La tavola costit1.tisce La cimasa La tavola con l'Ann unciazione
complesso ajJpaTlenevano anche del jJolittico eseguito da Piero Jit l'ultima parte del f>olittico ad
il San Michele della National per il co·nvento di Sant'Antonio essere approntata, attonw al
Gallery di Londra e il San delle Monache a Perugia, 14 7O secondo la e7·onologia
Nicola da Tolentino del Poldi jn·obabilme·nle 11egli anni t1·adizionale, verso lo scoTcio
Pezzo/i di Milano. La figura di immediatamente successivi al dell'ottavo decennio del secolo
Sant'Agostino, maestosa e soggionw 1·ouumo. La palese secondo ucenti studi basati su
solenne, avvolta da un manto di incongruenza t·ra. conj1·onti con architelttt.Te
eccezionale bellezza, è l'Annunciazione, uno dei contemjJoranee.
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dell'm·te di Piero con la pittu:ra ognu.na delle quali si risjJecchia un libro, cinondata. dalle Virtù
fiamminga, percepibile, u:n me-raviglioso mic1·ocosuw. teologali; Federico, assiso stt un
soprallt/Uo nell'immagine della Sul verso delle due tavolette, cano t1·ainato da due candidi
duchessa, nell'accurata -resa concepiti in un'unica unità cavalli ed accompagnato dalle
della complicata acconciatum., sJmziale, comfJaiono i t·rionji quaUro Virtù caTdinali, è
nel fJreziosissimo monile che fissa allegm-ici dei coniugi ttTbinati TafrjJresentato in atto di essem
i molteplici nodi in età si (la.vv. 30,31): Battista, assisa. i-ncoronato dalla ViUm-ia..
.,-accolgono le chiome sojJra su wn carro trainato da due
l'01·ecchio o ancora nelle fJerle liocomi, simboli di castità, è
dello splendido collie-r, in TajJpresentala in atto di legge1·e
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32, 33. Madonna di Senigallia - da cui la natu-ra del suppo·rto ligneo e la
Senigallia (Madonna col denominazione con cui è cmnjJosizione della pellicola
Bambino benedicente e due solitamente conosciuta - e jJitlorica, ha Tivelato l'altissima
angeli), c. 1470, tavola, pervenne alla sede attuale ai qualità del dipinto, la presenza
61 X 53,5 cm. U1·bino, GalleTia p·rimi del Novecento. 1uz�{ìcante dell'elemento
Nazionale delle MaTCite. L'ùnpm·tante inle'11Jento di luminoso, gli st.raordinari effet.ti,
La jJiccola tavola si t-rovava Tesla.ttTO esegu.it.o all'i·nizio degli quasi j>alpabili, delle delicate
originm'iamente nella. chiesa di a:nni Cinquanta, oltre a Jonti·re tmspa.-renze, delle mo·rbide
Santa Mm-ia extra i\lloenùt di Jlreziose informazioni circa la c?"Omie, delle diafane tonalità.
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34-36. Pala di Brera (1981) cui è stata sottoposta, ha ualizzazione dell'opera è stata
(Madonna col Bambino, sei rivelato una ·mutilazione nella ripresa da alcuni tra i maggiori
santi, quattro angeli e il duca parte inferiore di cù·ca 3 6 cm pittori contemp01·anei e delle
Federico I l da Montefeltro o e una considerevole rifilatuTa gene1·azioni successive. Molto
Sacra Conversazione), 1 4 72- ai lati che ha·nn.o ovviamente probabilmente la pdla di Bnra
1474, tavola, 248 X 170 cm. compTOmessa la piena leggibilità fu l'ultimo capolavoTo del
Milano, Pinacoteca di Brera. della Sacra Conversazione. maestro di Borgo: nelle m.ani del
La tavola, nella Pinacoteca Il dipinto, oltre che un chim·o duca Federico, infatti, la critica
Braidense dal 1811, em in significato 1·eligioso, contiene ha 1-ilevato l'intervento di un altro
origin:e collocata sull'altan evidenti allusioni alla politica jJitto1·e di cultuTa fiamminga,
maggiore della chiesa di San coeva e alla vita privata del forse Pedro Berruguete.
Bernardino presso Urbino. La duca. L'imponente concezione
recente operazione di restauro architettonica sottesa alla
36
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