Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nato a Parigi da padre di origine Ucraina e da madre corsa, è il fratello del sociologo Luc Boltanski.
Insegna alla Scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi e vive a Malakoff, nella regione dell'Île-de-
France, con la moglie Annette Messager, artista anch'essa con la quale saltuariamente collabora: insieme
sono considerati tra i principali artisti contemporanei francesi.
È noto soprattutto per le sue installazioni artistiche, anche se lui stesso ama definirsi pittore, pur avendo
da tempo abbandonato questo ambito. Il suo lavoro artistico è pervaso dal tema della morte, della
memoria e della perdita, per questo numerosi sono le creazioni di memoriali degli anonimi e di chi è
scomparso.
Nei suoi anni d'esordio i dipinti di Boltanski riguardavano primariamente temi di rilevanza storica;
intorno agli anni settanta inizia la ricerca del suo passato attraverso una profonda ricerca introspettiva
che gli fornì nuovi spunti per altre opere basate sulla rappresentazione del non-vero e di verità
fondamentali. Boltanski ricostruì così la sua infanzia, sfruttando varie tecniche artistiche (video,
fotografie, teatro) senza per questo rinunciare alla sua essenza di pittore.
Indice
1 Biografia
2 Opere
2.2 Mostre
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Biografia
Christian Boltanski nasce alla fine della Seconda guerra mondiale da padre ebreo e da madre cattolica[1],
per questo è in lui molto vivo il ricordo della Shoah. Ha iniziato a dipingere nel 1958 all'età di 13 anni
senza perciò avere una vera formazione artistica, nel senso tradizionale del termine.
Boltanski nel 1967 smette di dipingere per dedicarsi alla sperimentazione e alla scrittura, attraverso
lettere e documenti che invia ai grandi artisti dell'epoca, incorporando nella sua opera elementi del suo
mondo personale e della sua biografia, reale o immaginaria, che diventano il tema principale dei suoi
lavori.
Christian Boltanski è stato scelto per rappresentare la Francia alla Biennale di Venezia del 2011: l'artista
ha scelto come curatore Jean-Hubert Martin, ex direttore della Kunsthalle di Berna, del Centre Pompidou
di Parigi, del Museo delle arti prime o delle arti e civiltà d'Africa, Asia, Oceania e Americhe del Quai
Branly e del Museum Kunst Palast di Düsseldorf, e ora "conservateur du patrimoine". Nel 2009 gli è stato
assegnato il Premio De Gaulle-Adenauer, ex aequo con il tedesco Anselm Kiefer. Nel 2010 al Grand Palais
di Parigi, nel contesto della rassegna Monumenta, presenta la sua creazione intitolata People[2].
Attività artistica
Boltanski cerca di emozionare attraverso tutte le espressioni artistiche che usa: foto, film, video. I temi
principali delle sue opere sono la memoria, l'infanzia, l'inconscio e la morte. Utilizza vari materiali come
vecchie fotografie, oggetti trovati, cartone, plastilina, lampade, candele.
Una delle peculiarità di Boltanski è la sua capacità di ricreare momenti di vita con oggetti che non sono
mai appartenuti a lui, ma che egli considera come tali. Egli immagina una vita, si riappropria di oggetti e
tutti i suoi file, libri e collezioni sono depositarie di ricordi dal forte potere emotivo. Le opere di Boltanski
evocano il ricordo dell'infanzia e quello dei propri morti, una storia personale come la storia di tutti. Nel
1972 intitola una sezione della sua mostra mitologia individuale, un concetto molto rappresentativo della
relazione di Boltanski con l'autobiografia.
Boltanski ha messo in evidenza in alcuni dei suoi video le sofferenze patite dagli ebrei durante la Seconda
guerra mondiale: essi esprimono senza parole l'orrore della guerra. L'"assenza" è un tema ricorrente nel
suo lavoro: i video come le foto sono "presenze", ricordi che fanno rivivere gli assenti.
Christian Boltanski è membro di Narrative Art, un movimento che rivendica l'uso della fotografia anche
senza testo: il loro rapporto deve essere un rapporto mentale.
Opere
Arti visive
Composition théâtrale,1989
Réserve, 2002
Mostre
Saggi e cataloghi
Christian Boltanski, Dernières années, Musée d'art moderne de la Ville de Paris, 1998
Christian Boltanski, Les Suisses morts, Musée cantonal des beaux-arts de Lausanne, 1993
Note
^ Monumenta 2010, su monumenta.com. URL consultato il 1º febbraio 2010 (archiviato dall'url originale
il 18 ottobre 2010).
Bibliografia
Alain Fleischer et Didier Semin, Christian Boltanski : la revanche de la maladresse, Art Press nº128,
septembre 1988.
Teresa Macrì, Cinemacchine del desiderio, Genova, Costa & Nolan, 1998, ISBN 88-7648-342-X.
Eliane Burnet, Dépouilles et reliques, Les Réserves de Christian Boltanski, Les Cahiers du Musée National
d'Art Moderne, nº62, hiver 1997-1998.
Catherine Grenier (avec Christian Boltanski), La vie impossible de Christian Boltanski, Seuil, coll. « Fiction
& Cie », 2007
Danilo Eccher, Boltanski Anime - Di luogo in luogo, Milano, Silvana Editore, 2017