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pagine libere IV vittorio baccelli

VITTORIO BACCELLI

PAGINE LIBERE
IV
dal giovane holden alla disfida poetica
I MIEI ARTICOLI 2010

2010
TESSERATTO EDITORE

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In queste pagine ho voluto raccogliere alcuni dei miei articoli che nel 2010 ho
pubblicato su vari giornali e riviste:

− Il Nuovo Corriere di Lucca e Versilia


− forum immoderato degli immoderati
− miei blog su splinder e my space
− Il Blog dei Libri
− Lo Schermo
− La Voce di Lucca
− Parliamone
− Neteditor
− Progetto Babele
− Il legno storto
− Fornaci inForma
− La Padania

© Vittorio Baccelli 2010


Pagine Libere IV – i miei articoli – dal giovane holden alla disfida poetica
Tesseratto Editore

Stampato nel 2010 a Seville (E) dalla Lulu.com per Tesseratto Editore

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SALINGER ALLA VIVIANI

LUCCA - L'ultimo pomeriggio letterario organizzato dalla Cesareviviani per il ciclo


“al bridge con l'Autore” è stato interamente dedicato a Jerome David Salinger, lo
scrittore americano scomparso lo scorso 27 gennaio e autore del celeberrimo Il
giovane Holden. Salinger iniziò a pubblicare racconti sul The New Yorker, poi nel '51
conobbe il successo con l'uscita di The Catcher in the Rye, tradotto in italiano con il
titolo Il giovane Holden. Salinger raccontò spesso che il romanzo era una specie di
autobiografia, spiegando che la sua adolescenza fu molto simile a quella del ragazzo
del libro, Holden Caulfield. «È stato un grande sollievo parlarne alla gente» disse.
Dal 1965 aveva smesso di scrivere, almeno così lui affermava. Dal 1980 non dava
interviste. Aveva blindato se stesso e le sue opere. Nato il 1 gennaio 1919 e cresciuto
a Manhattan, lo scrittore si era trasferito a Cornish nel New Hampshire riducendo
progressivamente i contatti. Lo scrittore da allora ha rilasciato pochissime interviste.
Non ha mai effettuato apparizioni pubbliche, né pubblicato nulla di nuovo dal 1965,
anno in cui apparve sul The New Yorker un ultimo racconto. Il Giovane Holden
sconvolse il corso della letteratura americana liberando la mano a discepoli geniali
come Dom DeLillo e Thomas Pynchon. Il suo protagonista, Holden Caulfield,
divenne il prototipo dell'adolescente ribelle e confuso in cerca della verità e
dell'innocenza al di fuori dell'artificiale mondo degli adulti. Tra gli altri libri di
Salinger, Nove Storie, Alzate l'Architrave Carpentieri, Franny e Zooey. Adesso si
parla già di numerosi inediti da lui lasciati. Nel corso del partecipato pomeriggio sono
stati espressi anche dubbi sulla traduzione “blindata” circolante in Italia ed anche è
stata ribadita l'impossibilità di tradurre correttamente il titolo, sì che è stato auspicato
che le future edizioni siano tradotte in maniera più confacente allo spirito dell'autore
e che il titolo resti in inglese: d'altronde i titoli di questa opera che si sono susseguiti
nel tempo (Vita da uomo e Il giovane Holden) sono stati sicuramente meno
coinvolgenti del titolo originale.

FUTURISMO!

Nel corso del 2009 moltissime, in Italia e all'estero, sono state le mostre e le
manifestazioni in ricordo dei cento anni dalla pubblicazione del Manifesto Futurista.
Anche i mailartisti si sono mobilitati per questa importante scadenza. Il via è stato
dato da Walter Pennacchi che ha creato una “Premiata Lattoneria Futurista” e un
“Gratta e Leggi”, poi Caterina Davinio con l'evento Virtual Mercury House della
Biennale di Venezia 2009 che ha celebrato il centenario del Futurismo. Infine Vittorio
Baccelli con la pagina su facebook “FUTURISMO 1909 2009” che proprio in questi
giorni ha raggiunto e superato i 2000 fan! Il Futurismo è fondamentale come
movimento nella storia delle avanguardie europee, da esso si dipartono quasi tutte le

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ricerche artistiche del XX secolo. Il movimento ebbe il merito di porre al centro della
sensibilità artistica temi che si sarebbero poi imposti in tutte le forme della
produzione culturale: la velocità, la guerra, la metropoli, l'individuo. L'esaltazione
della modernità andava di pari passo con il rifiuto della vecchia idea di un'arte d'élite,
relegata agli spazi dei musei e della cultura aulica, sostituendo al culto del passato, la
necessità di esplorare il mondo del futuro. Probabilmente pochi sanno che il
Manifesto di Fondazione del Futurismo, firmato da Filippo Tommaso Marinetti, fu
pubblicato integralmente per la prima volta il 5 febbraio del 1909, sulla “Gazzetta
dell’Emilia” e solo qualche giorno dopo il testo venne ripreso da altri quotidiani
italiani, come “L’arena” di Verona e “Il Piccolo” di Trieste, fino al lancio mondiale su
“Le Figaro” di Parigi il 20 febbraio, data che è divenuta poi quella “ufficiale”.
F.T.Marinetti fece di tutto per completare il documento entro la fine del 1908 per
poterlo promuovere, con un evento mediatico mai visto, che oggi lo si chiamerebbe
globale, all’inizio dell’anno nuovo. Ma il disastroso terremoto di Messina fece
rinviare l’operazione, anche se il primo a pubblicare il testo fu comunque il giornale
emiliano. Le ragioni di questa scelta avevano probabilmente un’intenzione
provocatoria: Marinetti considerava, infatti, Bologna “la città più passatista d’Italia”
e, da quel che si sa, all’apparizione del Manifesto, il capoluogo felsineo non si
scompose più di tanto. Un’iniziativa inedita che si sarebbe potuta affrontare in Italia
in questo centenario, poteva essere una mostra sul Futurismo e le donne, argomento
trattato da Claudia Salaris in un volumetto di una quindicina di anni fa. Lo
straordinario apporto al Futurismo di figure quali Benedetta Marinetti, moglie di
Filippo Tommaso, grandissima pittrice e autrice del visionario romanzo “Astra e il
sottomarino”, la leggendaria danzatrice Giannina Censi, l’autrice del “Manifesto della
donna futurista” e del “Manifesto della lussuria” Valentine De Saint-Point, crediamo
non sia ancora stato valutato pienamente. Le celebrazioni ufficiali programmate , pur
con la mancanza appena segnalata, hanno comunque avuto la funzione di far
conoscere al maggior numero di persone ciò che gli studiosi e gli appassionati già
sanno, e a giudicare dalla quantità e dalla qualità delle pubblicazioni e delle mostre
realizzate, l’obiettivo sembra essere stato centrato. Da più parti invece si invoca la
necessità di un dibattito sull’attualità del Futurismo o una sua possibile
attualizzazione, sottintendendo che proprio questa avrebbe dovuto essere la finalità
del centenario. Ed è qui che la questione si fa più complicata. Il movimento futurista,
tutti gli storici dell’arte ne convengono, è finito con la morte del suo fondatore nel
’44; e non solo per ineludibili motivi politici, tra questi il legame strettissimo di
Marinetti con Mussolini, ma soprattutto perché Marinetti fu il mecenate, il
trascinatore e l’organizzatore del Futurismo come movimento organico, nonché colui
che amalgamava tra loro gli artisti delle varie discipline e indicava delle finalità
comuni. Nel dopoguerra, infatti, la maggioranza di essi, Prampolini, Depero, Delle
Site e tanti altri, continuò a lavorare, ma in proprio. Lucio Fontana, uno degli artisti
più importanti degli anni sessanta, dichiarò esplicitamente la derivazione futurista del

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suo “Manifesto dello spazialismo”. Negli anni ottanta poi, sotto l’egida di Renato
Barilli, fece la sua comparsa il “Nuovo Futurismo”, corrente artistica di scarsa durata
che però lanciò l’oggi celebre Marco Lodola: la sua accattivante produzione seriale di
light-boxes colorati lo imparenta però più alla Pop Art che al Futurismo. Ma anche
l’influenza non dichiarata o involontaria del Futurismo sulle avanguardie coeve e su
quelle a venire è ben documentata e rintracciabile. Ad esempio, un non-musicista
come Brian Eno senza dubbio ha sempre operato con una mentalità “futurista”; e non
solo perché ha scandagliato con un approccio sempre sperimentale e innovativo ogni
territorio musicale, ma soprattutto perché è stato l’unico – e con esiti sublimi – a
cimentarsi con la musica per astronauti, vedi l’album Apollo, edito dalla Virgin nel
1983. Ed è evidente il collegamento con l'aero pittura e l'aero poesia marinettiane e,
ne costituisce il naturale sviluppo. L’attualità del Futurismo consiste dunque nel
concreto agire di ogni singolo artista che ne trae in qualche modo ispirazione. C’è chi
ha sempre tenuto fede al motto futurista, quello sì sempre attuale, “ricordarsi sempre
di sputare tutti i giorni sull’altare dell’arte”. C’è chi ne ha musicato due testi sacri: il
Manifesto stesso, contenuto nel cd “Gerarchia ordine disciplina”, e il testamento
marinettiano “Quarto d’ora di poesia della X Mas” – oltre a un’altra poesia, “Quota
zero” del futurista triestino Bruno Sanzin. Se l’arte è innocua, non è arte post-
contemporanea. Se l’arte è soltanto rappresentata e non vissuta, non è arte post-
contemporanea. Se non modifica o ribalta la prospettiva delle idee date e delle
certezze acquisite non è arte post-contemporanea.
I mailartististi hanno celebrato (e continuano anche adesso... ) in tutto il mondo i 100
anni del Manifesto Futurista, perché il Futurismo fu precursore della mail art, con Ivo
Pannaggi che nel 1920 realizzò i famosi “Collaggi Postali”.

Manifesto del futurismo


1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra
poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi
vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di
corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza
nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano
adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo...un automobile
ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di
Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale
attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per
aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.

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7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un
carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita
come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti
all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci
alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo
e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già
creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il
patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il
disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e
combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa:
canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali
moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri,
incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi
che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i
ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive
dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio
imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al
vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È
dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza
travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché
vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori,
d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un
mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la
coprono tutta di cimiteri.

NO IMPIANTO A BIOMASSE

In lucchesia, secondo l'Arpat, le polveri sottili PM10 che stanno da tempo inquinando
l'aria, dipendono anche dalla combustione del legname, sia nelle case che nei campi.
Dunque non solo le auto, sono responsabili, ma anche le biomasse. Così a Capannori
s'è vietato l'accensione di caminetti e stufe a legna nelle case provviste di altri metodi
di riscaldamento. Questa ordinanza ricalca quanto sperimentato a Treviso due anni fa,
quando i cittadini hanno dovuto rinunziare alle veglie passate davanti al caminetto.
Nel 2006 anche Formigoni in Lombardia aveva proposto di vietare l'uso di caminetti
e stufe a legna, accusate d'emettere polveri sottili PM10 cento volte più di un diesel.
Poi soprassedette per la protesta dei produttori e venditori di stufe e camini. Ma se

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bruciare biomasse inquina cento volte più di un diesel, che senso ha proporre in
lucchesia impianti che bruciano biomasse per ricavarne energia?

CONCORSO LETTERARIO "MARINO MATTEONI 2009"


LUCCA – Nella sala della pro-loco di Pontetetto si è svolta la manifestazione di
premiazione dei vincitori del concorso nazionale letterario: "Marino Matteoni 2009"
giunto alla sua IV edizione. La premiazione che si sarebbe dovuta svolgere sabato 19
dicembre fu rimandata a causa dell'ondata di neve e gelo di quei giorni. A questo
concorso di racconti e poesie organizzato dalla Pro Loco di Pontetetto e dal circolo
Umbrina con la collaborazione della Cesareviviani, hanno partecipato poeti e scrittori
da tutta Italia, in particolare è stata riscontrata una forte adesione da parte di giovani e
istituti scolastici. Era infatti la prima volta che venivano coinvolte le scuole e che era
stata creata una sezione dedicata ai racconti. Durante la cerimonia due poeti
vernacolari pisani: Diana Meini e Luciano Testai, hanno divertito il pubblico
leggendo poesie divertenti in dialetto pisano. La giuria era composta dal prof. Marco
Vignolo Gargini, dalla prof.ssa Elisa Pellegrini, dalla prof.ssa Fiorella Defons, dal
poeta Daniele Marchi; presidente della giuria era il dott. Vittorio Baccelli Ha
condotto l'evento: Andrea Nannini della Pro-Loco di Pontetetto.
Ecco l'elenco dei premiati
Sezione Poesia:
1° "Eri così fragile, spaurito" di Daniela Basti (Chieti)
2° "Oppressione" d Luca Bellino (Lucca)
3° "Mille sono i passi" di M. Francesca Giovelli (Piacenza)
Sezione Racconti:
1° "Il sogno di Angiolino" di Bertuccelli Domenico (Lucca)
2° "Fiore di pervinca" di Patrizia Ginoble (Castelletto Ticino NO)
3° "Da capo" di Bruno Bianco (Montagnano d'Asti)
Sezione Poesia Giovani:
1° "Il mio mondo" di Francesca Barone (Ceppaloni BN)
2° "Amicizia" di Chachch Carine (Lucca)
3° "L'Amicizia che illumina" di Serena Martinelli (Lucca)
Sezione Scuole:
1° Classe V "C" Scuola Primaria "A. Moro" (Lissone MI)
2° Classe II "B" Scuola Media C. Del Prete (Lucca)
3° Classe V "B" Scuola Primaria E. De Amicis (Lissone MI)
Premio speciale giuria: "Una torta di classe" (una gustosa ricetta in rima) della
Classe 3a Scuola Primaria S. Dorotea (Viareggio)

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10 FEBBRAIO GIORNO DEL RICORDO

LUCCA – Mercoledì 10 febbraio alle ore 16.30 presso la Casermetta Santa Maria
delle Mura Urbane, l'associazione Cesareviviani interviene su il “Giorno del ricordo”
Con la Legge N. 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana ha istituito il “Giorno
del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle
vicende del confine orientale” e ha concesso 'un riconoscimento ai congiunti degli
infoibati. Scopo del riconoscimento del Giorno del Ricordo è quello di 'conservare e
rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe,
dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e
della più complessa vicenda del confine orientale' (articolo 1, comma 1 della legge
citata). La terribile pagina di storia a cui fa riferimento il Giorno del Ricordo è quella
che interessò i territori dell'Istria a partire dall'autunno del '43, subito dopo
l'armistizio, fino al 1947, dove furono rastrellate, deportate e uccise migliaia di
persone, per lo più italiani, dai partigiani delle armate di Tito. L'inizio dell'eccidio
risale al '43, subito dopo l'armistizio, nell'Istria abbandonata dai soldati italiani e non
ancora controllata dai tedeschi, quando i partigiani slavi gettarono nelle foibe, fosse
rocciose profonde fino a 200 metri, centinaia di cittadini italiani considerati 'nemici
del popolo'. Ma fu nel 1945, durante i quaranta giorni dell'occupazione jugoslava,
dall'ingresso di Tito il primo di maggio fino all'arrivo delle truppe anglo - americane a
metà giugno, che la carneficina delle foibe raggiunse l'apice dell'orrore. Lo sterminio
fu condotto senza distinzioni politiche, razziali ed economiche, seguendo le direttive
di Tito che ordinava di eliminare i fautori del nazionalismo. Furono arrestati fascisti,
antifascisti e partigiani, cattolici ed ebrei, uomini, donne, vecchi e bambini,
industriali, agricoltori, pescatori, poliziotti e carabinieri, militari e civili, secondo un
disegno che prevedeva l'epurazione attraverso torture, fucilazioni e infoibamenti. La
persecuzione, soprattutto in quella 'terra di nessuno' vicina al confine sottoposta
all'amministrazione jugoslava, la violenza e l'efferatezza delle esecuzioni, precedute
spesso da processi sommari, torture e linciaggi, determinarono l'esodo che nel
dopoguerra allontanò quasi tutta la popolazione italiana dall'Istria. Ancora oggi, dopo
circa sessant'anni, non ci sono cifre ufficiali relative ai deportati, agli italiani uccisi
durante la prigionia e, soprattutto, agli infoibati scomparsi nell'autunno del '43 e nella
primavera del '45. Non sono, però, gli zeri in più o in meno a ridurre la portata di
questa tragedia, di cui è importante conoscere le cause e le dinamiche per evitare che
in futuro qualunque essere umano si possa ritrovare protagonista, vittima o carnefice,
di una storia di persecuzione. Il 10 febbraio è un giorno per ricordare, per raccontare,
per capire e condividere la memoria dopo anni di silenzio. Dopo il riuscito evento
sulle shoah dimenticate questa Associazione ha deciso di dare spazio e voce ad una
altro aspetto dell'intolleranza umana, ricordare, non per rimuovere, ma per
approfondire e comprendere, al fine di non ripetere gli errori passati. Compito anche
degli scrittori far sì che il ricordo permanga.

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IL VOLONTARIO

LUCCA – Mercoledì 10 febbraio alle ore 17.30, presso la casermetta Santa Maria
delle Mura Urbane, presentazione dell'ultimo libro di Roberto Capperucci, "Il
volontario", Edizioni Tassinari, Firenze. Introduzione a cura di Mario Pellegrini.
Roberto Capperucci è nato a San Vincenzo (LI) il 16 febbraio 1927 e risiede
attualmente a Calcinaia in provincia di Pisa. Dopo aver frequentato il Liceo Classico
si è laureato nel 1952 presso l'Università di Pisa. Ha svolto principalmente l'attività di
libera professione sui grandi e piccoli animali, inoltre ha ricoperto la carica di
veterinario comunale in tre Comuni della provincia di Pisa: Vicopisano, Calcinaia e
Cascina, quest'ultima in qualità di Direttore del Mattatoio Comunale.
Dopo la pensione, continuando inizialmente ad esercitare la libera professione, ha
iniziato a scrivere racconti, aneddoti e poesie che per lui rappresentano un modo di
trascorrere più serenamente la "vecchiaia" e di sentirsi sempre vivo partecipando con
gli altri ai dolori e alle gioie che la vita ci riserva, pronto con le sue "battute" a
colpire, quando lo ritiene necessario, personaggi che per lui vanno contro corrente.
Per le Edizioni Tassinari ha già pubblicato nel 2006 "Il capostazione", nel 2007
"Viaggio premio in Polinesia" e nel 2008 "Una vita rocambolesca", tutti testi che nel
corso del tempo, la Cesareviviani ha presentato al proprio pubblico.

CORTI IN FESTIVAL 2010


Ancora una novità dal patron di Prospettiva, l'infaticabile Andrea Giannasi che adesso
propone “Corti in festival 2010”.I Corti appartengono per molti ad un genere
secondario del cinema, mentre per gli appassionati rappresentano l’immediatezza
della storia. La velocità del racconto. Insomma sono e saranno parte integrante del
Cinema. Dice Giannasi: «Per questo abbiamo deciso di dedicare un concorso a questo
genere unendo le esperienze di Prospektiva rivista letteraria e Interrete.
Ma con una particolarità. I corti vincitori – circa 12 ogni anno – riceveranno come
premio “il pubblico”. Ovvero saranno proiettati in una serata dedicata al genere dei
corti nei festival letterari di Barga (Lucca), di Civitavecchia (Roma), di Lecce e al
Festival letteratura di Calabria (a Cropani-Catanzaro)». Quattro serate con centinaia
di spettatori che avranno poi la possibilità di incontrare gli autori delle opere
vincitrici. La partecipazione al concorso è aperta a tutti. Non ci sono limiti di età, né
obblighi di residenza o di cittadinanza. Ogni autore può partecipare con un massimo
di tre opere, anche non inedite. I filmati devono avere una durata massima di 12
minuti (totali compresi titoli di apertura e coda), in formato AVI, pena l’esclusione
dal concorso. Il tema del concorso è libero. Per partecipare al concorso, ogni autore
dovrà inviare: una presentazione artistica della produzione, del regista e degli attori
presenti. Una lettera nella quale si dichiara che l’opera è di proprietà del presentante e
firmatario della domanda di iscrizione. Una liberatoria per l’uso di musiche e/o lavori

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fotografici o cinematografici tratti da altri lavori. Una copia del lavoro su dvd con
sopra riportato il titolo del corto. Le opere con le schede allegate dovranno essere
spedite a: Interrete – Via Milano 44 73051 Novoli (Lecce) entro e non oltre il 30
maggio 2010. L’organizzazione richiede una tassa di iscrizione di euro 30,00.

NASCE IL COMITATO ANTINQUINAMENTO DI COREGLIA


ANTELMINELLI E BARGA

VALLE DEL SERCHIO – Ultimo nato in Valle del Serchio, il “Comitato


antinquinamento di Coreglia Antelminelli e Barga”, che si è costituito a seguito dei
rischi paventati dai nuovi insediamenti proposti nella Valle che vedono la
realizzazione di centrali a biomasse. In lucchesia, secondo l'Arpat, le polveri sottili
PM10 che stanno da tempo inquinando l'aria, dipendono anche dalla combustione del
legname, sia nelle case che nei campi. Dunque non solo le auto, sono responsabili,
ma anche le biomasse. Così a Capannori s'è vietato l'accensione di caminetti e stufe a
legna nelle case provviste di altri metodi di riscaldamento. Questa ordinanza ricalca
quanto sperimentato a Treviso due anni fa, quando i cittadini hanno dovuto rinunziare
alle veglie passate davanti al caminetto. Nel 2006 anche Formigoni in Lombardia
aveva proposto di vietare l'uso di caminetti e stufe a legna, accusate d'emettere
polveri sottili PM10 cento volte più di un diesel. Poi soprassedette per la protesta dei
produttori e venditori di stufe e camini. Ma se bruciare biomasse inquina cento volte
più di un diesel, che senso ha proporre nella Valle del Serchio impianti che bruciano
biomasse per ricavarne energia? Mai come in questi giorni le famigerate polveri
sottili stanno tenendo banco. L'Arpat regionale afferma che sono in calo in tutta la
Toscana, lucchesia compresa, ma a questo molti ribattono che il monitoraggio
regionale non tiene conte delle centraline site nei posti più inquinanti. C'è poi
l'ordinanza del sindaco di Capannori che vieta l'uso di stufe a legna e caminetti nelle
case ove vi sono presenti altri tipi di riscaldamento, e il bruciare legname all'aperto.
Una ordinanza che trova la sua ragion d'essere sempre nei monitoraggi Arpat, questa
volta quelli lucchesi, dai quali risulta che una buona parte dell'inquinamento da
polveri sottili è dovuto alla combustione del legname. E sono in molti a chiedersi
allora che senso abbia autorizzare aziende alla costruzione di centrali a biomasse,
quando proprio la combustione del legname aumenta questo tipo d'inquinamento.
Nella Valle del Serchio sono stati proposti ad oggi ben sedici impianti per la
combustione di non meglio specificate biomasse. Da solo quello dell'Alce dovrebbe
bruciare 150mila tonnellate l'anno di legname e, impianti analoghi, sono stati richiesti
a Fabbriche di Vallico e Gallicano. Acqua calda e energia elettrica da vendere
all'Enel, e così saremo a 400mila tonnellate annue di biomasse, cioè di legname, che
dovrebbero esser incenerite nella Valle se gli impianti venissero autorizzati. I calcoli
sulla sostenibilità ci dicono che occorrerà una massa di materiale da bruciare di circa
quattro volte superiore alla soglia di sostenibilità. Oggi si rischierebbe una

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deforestazione selvaggia, e poi cosa su vuol fare della Valle? Un insieme di camini
fumanti? E l'inquinamento? E le polveri sottili? E le statistiche sui tumori? Per
trovare risposte a queste domande è sorto il Comitato che ha come referente Pietro
Frati di Ghivizzano.

UNA NUOVA LISTA A COREGLIA

COREGLIA ANT.LLI – Numerose sono state le riunioni per preparare una lista, per
le prossime elezioni comunali, nettamente collocata a destra. Alcuni esponenti di
questa area, non riconoscendosi del tutto in quanto va delineandosi, hanno deciso di
dar vita ad una nuova lista e sono già al lavoro per allestire un programma elettorale
che vada incontro alle reali esigenze della popolazione. È stato individuato Pietro
Frati, esponente storico di questa area a Coreglia e referente del neo-nato “Comitato
antinquinamento di Coreglia Antelminelli e Barga” quale candidato a Sindaco per
questa formazione.

10 FEBBRAIO – GIORNO DEL RICORDO PER L’ESODO E LE FOIBE


da:http://vincenzotanzi.com

Qualche anno fa Gianni Oliva nel suo libro Foibe scriveva: «A sessant’anni dagli
avvenimenti delle foibe e degli infoibati restano ancora una strage negata esclusa
dalla coscienza collettiva della nazione […]. Con legge 92/2004 l’Italia ha
riconosciuto ed ha istituito il 10 febbraio come il “Giorno del Ricordo” in memoria
delle vittime delle foibe e degli esuli istriani, giuliani e dalmati. Lo scopo della legge
è stato quello di ridare quella dignità e riconoscimento, mancato per lunghi anni, a chi
fu tragicamente ucciso, ma anche a tutti i sopravvissuti che furono costretti ad
abbandonare le loro case per fuggire dai massacri per mantenere la propria identità di
essere italiano»
La commemorazione di oggi del 10 febbraio data simbolo del Trattato di pace di
Parigi, che nel 1947 sancì la perdita dei territori dell’Istria e di Pola, un giorno
dedicato alla riflessione e al ricordo di una delle pagine più oscure della storia del
nostro paese.
L’esodo di 350 mila italiani sfollati d’Istria, Fiume e Dalmazia, politicamente
emarginati ed economicamente azzerati, è tuttora memoria di quei luoghi in cui si
consumò tra il 1943 e il 1947 il genocidio di migliaia di italiani innocenti. Le foibe,
infatti, hanno rappresentato una vera e propria pulizia etnica concertata a tavolino dai
comunisti slavi del maresciallo Tito e dai partigiani comunisti italiani delle Brigate
Garibaldi. Un progetto politico lucido, ideato da Tito e Kardelj sin dall’autunno 1943
che ebbe inizio con la cosiddetta “epurazione politica titoista” snodando attraverso la
complicata ed intrecciata fase tra gli irriducibili antagonismi nazionali, gli ostacoli da
parte del movimento di resistenza italiano (la strage di Porzus consumata pochi mesi
prima), l’ipocrisia di Togliatti del PCI e il pesante ricordo delle stragi compiute in

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Istria dopo l’armistizio.


Vittime della mattanza non furono solo i soldati della Rsi e fascisti, ma anche
partigiani e antifascisti non comunisti (compresi membri del Clnai), tedeschi, soldati
alleati, preti cattolici, uomini, donne, anziani e bambini colpevoli di essere italiani. I
“condannati”, dopo essere stati torturati (stupri, violenze, percosse, umiliazioni,
evirazioni; alle donne incinte venivano squarciati i ventri e i feti erano infilzati come
trofei su dei pali), venivano legati con del filo spinato gli uni agli altri, e messi in fila.
Il capofila veniva poi posto all’imboccatura di una foiba quindi veniva fucilato
oppure scaraventato nel vuoto, trascinando tragicamente con sé gli altri sventurati a
lui legati. Altri ebbero un “privilegio” diverso: legati con una grossa pietra al collo,
scaraventati in mare, trovarono la morte per soffocamento o asfissia.
Fare delle stime ufficiali è in pratica impossibile, difficile era anche identificare i
corpi rinvenuti in quelle cavità; migliaia di corpi sono rimasti senza nome. Gli unici a
difendere fino alla fine gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia furono i soldati della X
Mas di Junio Valerio Borghese, i quali tentarono di contenere al massimo le
operazioni di pulizia etnica perpetrate dagli slavi. L’odio atavico verso l’Italia e la
latinità, la furia vendicativa slava e il miraggio di impadronirsi (com’era auspicio di
Togliatti) delle ricche cittadine istriane, amplificarono la barbarie dei partigiani titini.
Fu proprio Tito a pianificare a tavolino questa pulizia etnica, con lo scopo di
slavizzare (comunisticizzare) quelle aree importanti anche dal punto di vista
strategico e geo-politico. Un bilancio di atrocità e morte che non ha numeri certi; gli
infoibati furono in ogni modo oltre 20.000, e poi i profughi, uomini, donne e bambini
istriani, giuliani e dalmati che dopo il diktat imposto dai vincitori all’Italia, imposero
la cessione di quelle terre alla Jugoslavia.
Alla fine della seconda Guerra mondiale furono in migliaia gli italiani ai quali toccò
una sorte diversa (civili e non), catturati ed internati nei campi di concentramento
titini: Borovnica, Skofja Loka, Osseh, e ancora Stara Gradiska, Siska, e poi Goh
Otok, l’Isola Calva. Ivi morirono a centinaia per la fame, gli stenti, le fucilazioni di
massa e le torture. Perfino Churchill accusò Tito per le troppe violenze antitaliane, e
Vittorio Emanuele Orlando, pluriministro all’epoca della monarchia, quando si trattò
in Parlamento di discutere sulla ratifica dell’armistizio con la Jugoslavia e delle
conseguenti mutilazioni territoriali sul confine orientale disse: «Questi sono voti di
cui si risponde alle generazioni successive».
I governi di Belgrado hanno negato sempre tutto, come anche i nostri governi,
nonostante i dossier dei servizi segreti del tempo abbiano evidenziato come le classi
dirigenti e le istituzioni fossero al corrente di tutto ciò. Tuttavia per ragioni di
opportunità politica, per sudditanza al sistema atlantico, per mantenere rapporti di
buon vicinato con la Jugoslavia, ma soprattutto e innanzitutto per codardia
preferirono tacere. Come in tutti i momenti storici, anche per la “resa dei conti” della
primavera del 1945 vale quanto François Furet ha scritto sulla rivoluzione francese:
«Il modo migliore per non capire il passato è esaltarlo o demonizzarlo». Con il 10

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pagine libere IV vittorio baccelli

febbraio – Giorno del Ricordo – tutti gli italiani, al contrario, vogliono


commemorarlo.

PIAZZA SCALPELLINI

LUCCA – La statua del toro dorato, di Balzano, posta in piazza Scalpellini ha destato
apprezzamenti positivi da parte della cittadinanza, che all'inizio era rimasta perplessa.
In qualsiasi ora del giorno, possiamo vedere bambini che giocano con la statua o
turisti che si accingono a fotografarla. Infatti questa statua d'oro, non è per niente
incongrua con il paesaggio urbano medioevale circostante, già contaminato da
vestigia romane. L'accostarsi di più stili, sopratutto in urbanistica genera un
paesaggio postmoderno che risulta, con l'inserimento del toro più che apprezzabile.
Allora perché non stimolare l'Amministrazione all'acquisto della statua? Basterebbe
solo un basamento ovale in pietra serena su cui poggiarla.
D'altronde su questa statua molte sono state le venature culturali con cui è stata
accolta, e anche se nata come dependance di una mostra, è un'opera più che valida in
sé stessa. L'immagine del toro caduto ci rimanda al carnefice e alla vittima, ma anche
alle difficili decisioni dell'uomo, che rimanda, rimanda, dovrà poi “tagliar la testa al
toro”. Toro come punizione, come nel “Rose Madder” di Stephen King, ove l'uomo
brutale si trasforma in una sorta di Minotauro. Il Minotauro che nacque dall'amore di
Parsifae, moglie di Minosse, per il Toro. Con Dante nella Commedia Divina, il Toro è

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a guardia dei violenti, come a ricordare il mito greco che lo faceva rappresentante
della parte istintiva dell'uomo, la mattia bestiale, in contrapposizione alla razio. Per
gli antichi egizi fin dalla I dinastia il culto del toro Apis è vivo come divinità rurale
simbolo della generazione e della forza fecondatrice. Adorato a Menfi, fu presto
assimilato a Ptah, patrono della città, di cui fu riconosciuto come incarnazione. A Ra,
Apis deve il disco solare piantato, con l'ureus, tra le sue corna. I sacerdoti di Apis a
Menfi, conosciuti durante l'Antico Regno come "Bastoni di Apis" battevano la
campagna alla ricerca del Toro recante il marchio divino, marchio che doveva essere
presente su più parti del corpo dell'animale. Lo scopo era quello di fare di esso il
successore dell'Apis regnante. Quando un Apis moriva, veniva sepolto secondo un
rituale preciso, dopo essere stato sottoposto a mummificazione. Al termine del
cerimoniale funebre, veniva calato nei sotterranei del Serapeum, dove andava a
raggiungere le precedenti incarnazioni del dio. Veniva allora posto sul trono il nuovo
Apis, fatto che costituiva un'occasione di festa. Dopo essere stato mostrato al popolo,
il Toro divino veniva condotto nel santuario, dove era destinato a vivere con il suo
harem di giovenche, per non uscire più se non in occasioni di processioni che
richiedessero la sua presenza. Oltre a ricevere offerte dai fedeli, nell'Apeion, il Dio
Toro rendeva anche responsi in qualità di oracolo. Flash back forniti da questa statua
dorata: l'Uomo Toro che è in noi, potrebbe anche risvegliarsi tra icone e uso della
foglia d'oro, tra la carnalità più sudamericana e le nostre strade. Fino a giungere
all'attualizzazione della nuova lama divinante: il Torocco.

DOPPIA MOSTRA NELLO SPAZIO P38

LUCCA - Sabato 13 febbraio lo spazio espositivo cittadino P38 inaugura il suo


secondo evento: una doppia mostra personale di Leonora Bisagno e Jacopo Miliani
che occuperà l’intero spazio di via del Battistero 38. curata da Paolo Emilio
Antognoli. P38 è uno spazio indipendente per l’arte contemporanea, inaugurato
nell’ottobre scorso con “Setting for production”, mostra collettiva che presentava
sette artisti internazionali, ha inoltre collaborato con il Lucca Film Festival per la
presentazione di Maitree Siriboon, special guest dell’ultima edizione 2009. “Da
desiderio a desiderio” è il titolo scelto da Leonora Bisagno per la sua mostra. Un
titolo d’occasione, trovato sulla base di interessi e associazioni del momento: in
questo caso la letteratura femminista e gli atti di un convegno del 1987, la cui
copertina, in quanto image trouvée, assume una nuova posizione all’interno del suo
progetto, anche grazie al titolo suggestivo. Tra gli interessi menzionati, desumibili da
lacerti del femminismo, del surrealismo, dagli altri oggetti trovati e collezionati di cui
veniamo gradualmente a conoscenza, il titolo del libro, la medesima grana
dell’immagine, malamente riprodotta, preparano un clima di attesa che ha molto da
spartire con il desiderio del titolo. Mentre il lavoro di Jacopo Miliani, nell’altra parte
dello spazio, rifiuta l’identificazione del pubblico, nel tentativo di indagare il potere e

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la natura della rappresentazione e deviandone il processo programmato, Leonora


coinvolge lo spettatore, che in qualche modo sia disposto a seguirla, immettendolo in
un universo che ha già perso in partenza le sue coordinate iniziali: è anzi come se
queste non fossero mai esistite. Lo spettatore è chiamato ad affidarsi al proprio
intuito, alle proprie associazioni, alle conoscenze che affiorano al momento. Un
potere enorme. Tuttavia si trova improvvisamente in un universo desiderante libero,
in espansione, che può richiedere la sua incondizionata partecipazione, senza che
esista un protocollo già scritto per seguirla. In questa mobilitazione totale dell’ordine
del mondo, in questo dérèglement cosmico che vive proprio sulla liberazione dalla
normatività di ogni conoscenza, tempo e spazio perdono di senso, o meglio quel
senso che è loro attribuito convenzionalmente. In questo mondo in stato di continua
trasformazione, ella può affidarsi al caso; o meglio le è congeniale. Per chi non
credesse nella casualità potremmo vederlo come quella disattenzione creata ad arte,
quella strategia retorica coltivatissima che fa leva su una sorta di no saber, di
dimenticanza originale, di fortunata afasia. Leonora si affida al caso, ma sarebbe
meglio dire si affina al caso. Segue una propria ars combinatoria quasi inventandolo,
il caso, programmando l’epifania improvvisa, la scoperta casuale. Ed ecco che il
passato, la memoria, la cosa trovata, vengono come scoperti e inventati per la prima
volta. Un materiale non più inerte, non più indipendente, astratto, ma immesso in un
processo nuovo. Per questo il tempo, il passato, ciò che viene archiviato, seguono una
logica che ogni volta non è mai la stessa. Sono oggetti trovati, a volte povere cose,
immagini, foto o filmati, talvolta repêchage da memorie proprie e familiari, ma
queste vengono risvegliate in un diverso bagliore, in uno stato nuovo d’abbandono, di
eccesso, di metamorfosi liberatoria. Nell'altra sezione della galleria, Jacopo Miliani
introduce il suo percorso attraverso i materiali per un progetto dedicato alla teoria del
multiverso. Tale teoria, elaborata dalla fisica quantistica, la meccanica delle matrici,
ipotizza altre dimensioni parallele o alternative rispetto al nostro universo
spaziotemporale – la teoria delle stringhe, ad esempio, ipotizza l’esistenza di ben
undici dimensioni. Saranno presenti in mostra gli interventi che l’artista ha richiesto a
diverse personalità dell’arte e della scienza in occasione dell’ultimo incontro di
Roma, organizzato dall’Ouvroir d’Univers Potentiel sul tema degli universi paralleli.
La teoria del multiverso apre spazio alla soggettività del sapere. Se possiamo
ipotizzare dimensioni fisiche multiple, è possibile ripensare in diverso modo alle
dimensioni aperte dalla ricerca artistica e teorica? Miliani, oltre a questo materiale,
rielabora un proprio immaginario affiancando una propria produzione ad alcuni
oggetti chiesti in prestito ad antiquari lucchesi tra via del Battistero e via del Gallo.
Sono oggetti del passato, precipitati di fronte allo sguardo di clienti, turisti, spettatori.
Cose prive apparentemente di storia, spogliate del loro contesto relazionale,
disorientate, presenti in quello spazio come oggetti di mercato e quasi come segni
nuovi su una pagina bianca. Trarre informazioni dagli oggetti, è solo in parte
ricostruire il passato. Il loro passato oggettivo è infatti in larga parte ipotizzato,

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immaginato, reinventato, come uno specchio infranto si moltiplica in visioni


multiformi. L’oggetto diventa l’oriente personale del collezionista, dello spettatore, di
colui che cercando di imporgli una propria visione, una propria prospettiva
antropocentrica, lo colloca in una sorta di spazio immaginario d’invenzione. Jacopo,
raccoglie questi oggetti in un maggiore insieme, associando cose e immagini
all’interno. In questo modo sospende le coordinate spaziotemporali e crea nuovi
percorsi, associazioni, letture specifiche, interrogativi, ma sempre disorientando lo
spettatore. Utilizza nel suo lavoro immagini trovate, oggetti, citazioni, creando un
vasto archivio personale, una messa in scena decadente, dove il tempo si fa spazio,
falsa memoria, falso catalogo o archivio, falsa marca del falso. Sembra adottare una
strategia di straniamento che rifiuta la facile identificazione dello spettatore,
lasciandolo spesso da solo con l’apertura dell’opera. Da sabato 13 febbraio, con
vernissage alle ore 18.00 fino al 20 di marzo.

ISRAELE I BEI VECCHI TEMPI PRIMA DELLA PACE

È il titolo di un curioso articolo del giornalista arabo israeliano Khaled Abu Toameh,
apparso sul Jerusalm Post a gennaio del 2010. Ne diamo una traduzione riassuntiva,
perché è sicuramente un punto di vista ‘diverso’ del processo di pace. Buona lettura!
« Molti Ebrei e Arabi da queste parti rimpiangono i bei tempi quando non era ancora
iniziato il processo di pace in Medio Oriente – prima che Yasser Arafat e l’OLP
ritornassero in Cisgiordania e nella striscia di Gaza dopo aver firmato gli accordi di
Oslo. È giunta l’ora di gridare a gran voce che questo processo di pace è stato
disastroso per entrambi i popoli. Non vi siete mai accorti che sono stati uccisi molti
più Ebrei ed Arabi dopo gli accordi di Oslo che nel periodo compreso fra il 1967 e il
1993? Il processo di pace, che qualcuno definisce sarcasticamente “processo di
guerra”, è fallito - e bisogna prenderne atto. Non è possibile firmare la pace fra
Palestinesi ed Ebrei, non nell’immediato futuro. Il divario fra le due parti non si è
ridotto, e nessuno dei due si fida dell’altro. Quindi invece di parlare di “risoluzione
del conflitto”, dovremmo parlare di “gestione del conflitto”, e tentare di spingere
entrambe le parti a gesti di buona volontà. Israele ad esempio potrebbe allentare le
restrizioni, bloccare l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania e migliorare le
condizioni di vita dei Palestinesi. I Palestinesi dal canto loro potrebbero fermare le
violenze e la propaganda contro Israele e dedicarsi alla costruzione di istituzioni
governative e di un’infrastruttura forte per il futuro stato palestinese. In ogni caso si
dovrebbe mantenere bassa l’intensità del conflitto nella speranza che possa avere
effetti benefici su entrambe le parti. Prima che il processo di pace iniziasse, chi
viveva in Cisgiordania o nella Striscia di Gaza poteva alzarsi la mattina, prendere la
macchina e andare in qualunque parte all’interno di Israele. Solo di rado si sentivano
notizie di terroristi suicidi e autobombe. Non venivano sparati missili su Israele né

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dalla Cisgiordania né dalla Striscia di Gaza, e circa 200.000 Palestinesi venivano a


lavorare tutti i giorni in Israele. Non esisteva una barriera di sicurezza (né tanto meno
un muro) fra Cisgiordania e Israele. Non c’erano milizie armate come le Brigate dei
Martiri di al-Aqsa o il Battaglione al-Quds per le strade delle comunità palestinesi. I
Palestinesi avevano accesso alle loro terre e alle loro fattorie in Cisgiordania e nella
striscia di Gaza. Migliaia di mercanti palestinesi dalla Cisgiordania e dalla striscia di
Gaza ogni giorno raggiungevano Tel Aviv o altre città israeliane per le loro attività.
[…] A ! quell’epoca infatti non c’erano posti di blocco permanenti fra la Cisgiordania
e la striscia di Gaza, dato che sono stati creati soltanto quando erano ormai
strettamente necessari. Nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania poi c’era una sola
forza di polizia, i Palestinesi sapevano a chi rivolgersi e non dovevano districarsi fra
dozzine di forze di sicurezza create dall’OLP dopo gli accordi di Oslo. Migliaia di
Ebrei erano soliti recarsi nelle città e nei villaggi palestinesi, specialmente nei fine
settimana, per comprare verdura a basso costo o assaggiare le specialità locali come il
kebab o l’hummus. Gli Ebrei spesso si facevano riparare le macchine a Gaza o in
Cisgiordania, e andavano dal dentista a Qalqilya, Betlemme e Jenin. I Palestinesi
non avevano bisogno di un permesso speciale per entrare in Israele. Gerusalemme era
aperta a tutti i Palestinesi e l’OLP aveva molti uffici in città. I Palestinesi potevano
muoversi in lungo e in largo per Israele e anche ottenere la cittadinanza se si
sposavano con un cittadino israeliano. Abbiamo quindi raggiunto il punto in cui
molti Arabi ed Ebrei affermano - con sarcasmo - di rimpiangere i bei vecchi tempi
prima della pace.»

IL SEN. DOMENICO NANIA HA CONFERMATO LA SUA PRESENZA

Ancora nuovi ospiti d'eccezione per gli eventi proposti dalla Cesareviviani. È la volta
del sen. Domenico Nania, Vice Presidente del Senato che venerdì 26, se ne avuta la
conferma, sarà presente presso l'Associazione per presentare il suo ultimo libro “Una
nuova idea per l'Italia” in libreria per i tipi di Rubbettino Editore. Nel corso degli
anni, oltre ai soci e agli esordienti, si sono alternati negli appuntamenti letterari autori
e personaggi di spessore quali: Mario Luzi, Giorgio Saviane, Alberto Fremura, Paolo
Di Mizio, Romano Battaglia, Gaetano Giani-Luporini, Luca Telese e ultimo in ordine
di tempo il regista Paolo Benvenuti. L'incontro è previsto presso la Casermetta Santa
Maria delle Mura Urbane alle ore 11.00. Vittorio Baccelli, Presidente della
Cesareviviani condurrà l'evento coadiuvato da Marco Vignolo Gargini. Introduzione
a cura di Daniele Marchi.

DOMENICO NANIA
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il 19 settembre 1950. Avvocato civilista,
sposato con Mara Iraci, ha due figli Elisabetta ed Alessandro e cinque nipoti. La sua
passione politica inizia da giovanissimo, fin dai tempi dell’Oratorio, quando si rende

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conto che un mondo migliore è possibile riducendone le ingiustizie e aumentandone


le opportunità. Presidente provinciale della Giovane Italia a 17 anni, poi dirigente
nazionale del Fronte della Gioventù, diventa consigliere comunale della sua città,
Barcellona, nel ‘75, consigliere provinciale di Messina nel 1980, riconfermato alla
Provincia nel ‘85. Nel 1987 viene eletto deputato per il Movimento Sociale Italiano
nel collegio Sicilia orientale, nel ‘92 è confermato alla Camera. Nel 1994 viene
rieletto alla Camera e durante il primo governo Berlusconi viene nominato
Sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici. Con la svolta di Fiuggi del 1995, aderisce
ad Alleanza Nazionale e nel ‘96 viene riconfermato alla Camera. In quella legislatura
è il capogruppo di AN nella Bicamerale, presieduta da D'Alema, per le riforme
istituzionali. Dopo quattro legislature consecutive alla Camera, nel 2001 approda al
Senato, dove diviene Presidente del gruppo parlamentare di AN, è tra i membri della
1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali), della Commissione di Vigilanza
dei servizi radiotelevisivi e della Sottocommissione permanente RAI per l’accesso.
E’ tra i quattro esponenti del centrodestra, (i saggi di Lorenzago) che hanno
presentato la bozza di riforma della Costituzione votata in Parlamento nel 2005, ma
non approvata dai cittadini nel referendum costituzionale del giugno 2006.
Riconfermato al Senato nel 2006, nella XV Legislatura è vice capogruppo di AN e
Presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, oltre che
membro della I Commissione permanente (Affari costituzionali) e del Comitato
parlamentare per i procedimenti d’accusa. Coordinatore regionale di Alleanza
Nazionale in Sicilia dal 2004 al gennaio 2007. Rieletto al Senato nel 2008 nel
collegio Sicilia, il 6 maggio 2008 viene eletto vice Presidente del Senato della
Repubblica, con 154 voti favorevoli. Dal 6 maggio 2008 al 17 dicembre 2008 è
membro della 2ª Commissione permanente (Giustizia). Attualmente è membro della
13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali).

METASIA

LUCCA - Un inedito dello scrittore lucchese Martino de Vita è la proposta letteraria


che questa settimana la Cesareviviani offre ai frequentatori di “al bridge con
l'Autore”. Si tratta di Metasia, un avvincente metaromanzo nel quale le parole e le
azione fluiscono in un maelström letterario d'indubbia efficacia. “E raccontai loro
certi fatti segretissimi, ritornai verso le luci delle vetrine spaccate. In mezzo alla via,
nel chiarore bigio dell'ombra dietro le spalle, ebbi appena il tempo di scorgere la
tonaca nera del frate del convento misterioso”.
Lo scrittore lucchese Martino de Vita nasce a Lucca il 9 maggio 1949. Consegue il
diploma di Ragioneria, frequenta per alcuni anni la Facoltà di Lettere presso
l'Università di Pisa. Esordisce giovanissimo come paroliere e compositore di canzoni.
Abbandona presto questo campo, e si dedica completamente alla letteratura,
occupandosi in un primo tempo di poesia per passare successivamente alla prosa con

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racconti, diari e romanzi. È anche autore di lavori teatrali e di sceneggiature


cinematografiche tratte dai suoi racconti. Nel 1989 pubblica il suo primo romanzo "Il
Bimbo Nero" con la casa editrice "Gazebo" di Mariella Bettarini e Gabriella Maleti,
fondatrici della rivista fiorentina "Salvo Imprevisti". Presentato prima a Firenze da
Daniela Marcheschi e poi a Lucca da Giampiero Neri, il libro è stato accolto dalla
critica italiana con notevole interesse. Lusinghieri apprezzamenti sono stati formulati,
infatti, da scrittori come Giuseppe Pontiggia, Stefano D'Arrigo, Giorgio Barberi-
Squarotti, Alessandro Tamburini e Paolo Ruffilli. In "La fuga di Atalanta" di Daniela
Marcheschi, lungo saggio sulla letteratura giovane italiana pubblicato dalla rivista
"Stazione Di Posta" di Paolo Codazzi, nel numero di ottobre del 1990 si legge: "…Il
tema dell'opera è di per sé singolare: la storia di un sognatore a occhi aperti a mezzo
tempo, la cui massima aspirazione è quella di diventare "un vero sognatore" a occhi
aperti e a tempo pieno… ci riuscirà all'apice di un delirio che la scrittura di De Vita sa
rendere con un ritmo ed un montaggio funambolico, esaltati da rime, allitterazioni
etc., a sottolineare le valenze ironiche e grottesche della vicenda." Nello stesso
numero della rivista è anche pubblicato il racconto "Gli Indiani", tratto da "Qualcosa
scritto ad Ithaca", suo diario americano del 1980. Un altro racconto, "La ragazza con
gli occhiali" del 1997, appare nel N°17 di "Noialtri", bimestrale di cultura ideato da
Andrea Trimarchi. Nel 2003 pubblica per l'ETS di Pisa, “L'uomo del Congresso”: in
questo testo per gran parte della notte il dondolio è impellente per il personaggio
raffigurato. Poi finalmente verso l'alba si addormenta. Quando si sveglia è in preda a
crampi nelle gambe, tutto sudato e col bisogno di fare subito una doccia. Un'insegna,
tornata a lampeggiare, manda strani presagi. Il lieve rumore della veneziana lo fa
sobbalzare, si avvicina alla finestra, vede la ragazza. Vede se stesso in quell'assurdo
abbigliamento da letto. Va sotto la doccia, torna in camera, s'infila un accappatoio e
non distoglie lo sguardo dal nudo.
Mercoledì alle 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane, conduce
l'evento Marco Vignolo Gargini.

ANCORA LA VALLE

LUCCA - Giusto un anno fa pubblicai l'articolo “Tre passi nel delirio” ove facevo una
carrellata lungo le strade della Valle del Serchio. A un anno di distanza vediamo un
po' se la situazione è migliorata o se invece si deve registrare un peggioramento.
Certo è che mai si è voluto con precisione indicare la via dello sviluppo sostenibile di
questa area, che a fil di logica avrebbe dovuto essere turistico-ambientale-culturale-
commerciale, ma si sa, queste scelte sono principalmente in mano ai politici e di
questi ho sempre meno fiducia. Allora partiamo ancora una volta da Borgo Giannotti.
Se consideriamo le due principali vie storiche che da Lucca si addentrano nella Valle
del Serchio, dobbiamo riconoscere che gli infiniti lavori stradali sono quasi risolti.
Partiamo da Lucca e a un chilometro troviamo una rotonda un po' strettina, che

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dovrebbe anche collegare il Brennero con l'area commerciale Carrefour, ma il


collegamento non c'è ancora e la rotonda al momento non serve a niente. Giunti a San
Pietro a Vico vediamo quello che era il più grande molino d’Europa: fermo da
decenni continua a perdere i pezzi che cadono nei piazzali sottostanti. Ancora pochi
chilometri e notiamo stranezze nella cartellonistica, avevo segnalato l'anno scorso la
sparizione di Ponte a Moriano sostituito da indicazioni del tutte sballate delle frazioni
vicine, ma la località è riapparsa, ma con cartello marrone. Vinchiana, quella non c'è
più, né col cartello normale né con quello marrone che dovrebbe dare solo
indicazioni turistiche...
Lungo le due strade si snoda anche la storica ferrovia, mai elettrificata e ad un solo
binario. Molte sono le stazioni definitivamente chiuse, e perché poi? Da Lucca a
Castelnuovo ci si metteva lo stesso tempo 30 anni fa e le carrozze erano più pulite.
Stazioni abbandonate, lasciate al degrado e oggi in parte restaurate, ma alcune senza
che il treno si fermi e le altre senza biglietteria e capostazione. Parecchi anni fa
quando la Regione iniziò a parlare di Area Vasta, venne fuori l'idea della
metropolitana di superficie da Lucca a Aulla, con derivazioni a Pisa e Viareggio: idea
geniale e pertanto accantonata.
E dopo Ponte a Moriano (che esiste alla faccia della cartellonistica marrone)
finalmente è sparita la famosa strettoia ove tutti i pendolari s’incolonnavano
imprecando, è stata allargata la strada, ma questo doveva esser fatto al momento
dell'apertura della variante, non mesi dopo: ma c'erano delle elezioni alle porte e
bisognava pur inaugurare qualcosa. Una chicca la scopriamo al Piaggione con il
solito semaforo assurdo, kafkiano, piovuto lì o per caso o per un salto dimensionale,
del quale non si capisce il motivo della sua esistenza. Poco oltre la passerella
pedonale Piaggione Valdottavo cade a pezzi.
E arriviamo ai fantasiosi limiti di velocità che amministrazioni geniali hanno diffuso
per le vie. Su questi voglio spendere due parole: il Codice della Strada non viene
utilizzato dalle Amministrazioni per prevenire gli incidenti e razionalizzare il traffico,
ma per rimpinguare le casse comunali con tasse improprie e illegittime ricavate da
multe per divieti di sosta e dagli autovelox. Attenzione se l'autovelox è rimpiattato si
rischia la truffa! Si va dai canonici 50 chilometri l'ora, ai fantasiosi 35 di Gallicano.
Tagliasacchi, anni addietro, tirò fuori un’idea semplice ma geniale: finirla coi limiti di
velocità fantasiosi e mettere sull’intero percorso delle due strade il limite di 70 km
l’ora. Ma questa era una proposta intelligente, pertanto come costume delle nostre
amministrazioni, è stata accantonata.
Proseguendo sulle due vie troviamo ancora qualche cartello che “l’inceneritore per i
fanghi di cartiera proprio lì non si vuole” ma quell'inceneritore è saltato, in compenso
c'è il rischio di un impianto a biomasse all'Alce di Fornoli, e un presidio permanente è
davanti all'azienda chiusa dall'estate: il puzzo comunque c’è ancora alla Cartiera
Ania, e l’impianto di bricchettaggio a Zinepri dicono che inizi a dare qualche
problema. Così si arriva a Diecimo e a Borgo a Mozzano, ove geniali amministratori

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hanno scambiato le due circonvallazioni per lo scorrimento veloce, per assi di


sviluppo urbanistico, così adesso occorrerebbero altre due circonvallazioni.
A Bagni di Lucca è stato aperto il Kursal, primo passo in avanti per un vero e proprio
Casinò, e il Comune è impegnato nella riqualificazione del territorio per riportarlo ai
fasti d'un tempo. Certo è che un impianto a biomasse riporterebbe indietro la
riqualificazione auspicata. Un referendum tra la popolazione del Borgo e di Bagni su
questo tema, è auspicabile.
A Borgo a Mozzano e a Gallicano il fiume ha portato via fette di territorio scoprendo
discariche più o meno abusive, mai sanate.
E arriviamo poi al ponte Al Chitarrino che non si capisce a chi e a che cosa serva,
dato che neppure i TIR per la KME lo usano. E poi eccoci alla località Al Frascone,
che era bellissima e oggi ferve di lavori per trasformarla in un assurdo contenitore di
capannoni industriali dei quali se ne faceva proprio volentieri a meno, alla faccia
della vocazione turistico ambientale. Dal ponte si dice che si voglia fare una strada
per Barga che arrivi all'ospedale, e qui avrei due obiezioni. La prima è che in Valle
del Serchio manca l'Ospedale Unico della Valle, cioè un monoblocco in posizione
mediana. L'altro obiezione è che con questa strada si bypassa Fornaci, e questo
potrebbe esser assai dannoso per la vocazione commerciale di Fornaci.
E a San Donnino il primo lotto della variante sembra dare ottimi risultati. Poco più
avanti le terme di Pieve Fosciana decadono dimenticate.
Termino qui le luci e le ombre della Valle, se alcune emergenze risultano superate,
purtroppo se ne sono aperte di nuove.

LE SCELTE SBAGLIATE DEL PDL

Che da noi il centro destra sia rappresentato in maniera inadeguata è da tempi non
sospetti che lo dico e lo scrivo. In questi ultimi giorni però si è passato il limite.
Dapprima c'è stata la proposta da parte di Oliviero Toscani di presentarsi anche con il
PDL per l'elezione a Governatore in Toscana. A questa proposta è stato risposto con
un silenzio quasi assoluto, con Matteoli unica eccezione a dichiarare l'ipotesi
interessante. Al che Toscani ha ritirato la sua candidatura definendo “babbioni” i
dirigenti del centro destra. Poi abbiamo visto la Toscana apripista di una folle legge a
favore dei cacciatori estremisti, le linee della quale sono approdate al Senato. In Italia
vi sono 500mila residuali cacciatori invisi all'80% della popolazione italiana. La
caccia è una vergogna da cancellare. C'è stata poi la lettera dell'on. Angelini su
Quattrocchi che dal blog di Bartolomeo Di Monaco è finita anche su Libero, ebbene
dal Coordinamento del PDL silenzio assoluto: ma li leggono i giornali? E invece sono
intervenuti infelicemente a favore dell'impianto a biomasse dell'Alce, fin'ora così
sostenuto da tutto l'apparato della sinistra toscana: CGIL, Rossi, Pedreschi, Bambini,
Pellegrinotti, Remaschi...
E proprio su questo impianto mi voglio soffermare. Per molti i piani aziendali di

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Silvateam non sono chiari, invece sono chiarissimi e pubblicati su varie pagine web.
L’azienda da tempo si è dedicata al business della combustione di biomasse e di
rifiuti per produrre energia elettrica che gli viene pagata da quattro a cinque volte il
suo valore con gli incentivi statali, prima CIP6 e adesso Certificati Verdi, tutti soldi
presi dalle tasche dei cittadini o meglio dal 7% delle bollette della luce. Già molto
prima del 2000 la famiglia Battaglia aveva “fiutato” l’affare biomasse, tant’è che a
Rende (Cosenza) aveva attivato una centrale a biomasse che poi, nel 2002, cedette
alla Actelios SpA del Gruppo Falck, con un’operazione del valore complessivo di
circa 32,5 milioni di euro.
1997 - ICL propone a San Michele di Mondovì, in sostituzione della caldaia a
biomasse, un termovalorizzatore di rifiuti a servizio di tutta la Provincia di Cuneo
(potenza elettrica 19,6 MW): i maggiori introiti derivanti dovrebbero evitare la
chiusura del settore pannelli entrato in crisi per fattori di mercato.
1997/1999 - Opposizione al progetto da parte del Circolo Legambiente di Mondovì,
del Comitato Difesa Ambiente di San Michele, delle Amministrazioni di San Michele
e di molti paesi vicini.
Inizio 2000 - Accordo siglato in sede Provinciale tra ICL, Unione Industriale,
Sindacati, Amministrazione di San Michele e altri consistente nella rinuncia
all’inceneritore di rifiuti, a favore di una centrale elettrica a biomasse con potenza
elettrica di 8,5 MW. La soluzione viene presentata, come la precedente, per evitare la
chiusura del settore pannelli ICL.
2000/2003 - Opposizione al nuovo progetto, inizialmente solo da parte del Circolo
Legambiente di Mondovì e del Comitato Difesa Ambiente. Successivamente
l’opposizione viene rafforzata dall’esito della consultazione popolare, tenutasi nel
luglio 2001: gli abitanti di San Michele sono in maggioranza contrari alla costruzione
della progettata caldaia a biomasse, nonostante la preoccupazione per i posti di
lavoro. Conseguentemente ICL rinuncia alla centrale a biomasse.
Recentemente poi, il 19 luglio 2007, la Silvateam New Tech S.r.l. ha presentato di
nuovo domanda per la costruzione e l’esercizio di una centrale a biomasse nel
comune di Castagnola delle Lanze, progetto bocciato dalla Provincia di Asti con
determinazione del Dirigente del servizio Ambiente del 24 novembre 2009.
Il 21 settembre 2009 Alce S.p.A. ha infine presentato domanda alla provincia di
Lucca per la costruzione e l’esercizio di una centrale a biomasse analoga a quella di
Castagnole delle Lanze. Quindi un percorso tutto rivolto al business delle biomasse e
della termovalorizzazione dei rifiuti, caratterizzato da un continuo e grave ricatto
occupazionale. Alla luce di tutto questo percorso, è difficile credere che il problema
sia quello della scarsa redditività della produzione di carta semichimica (Alce di
Fornoli) o dei pannelli truciolari (ICL di Mondovì). Ma non sarà mica che il gruppo
Silvateam, di pari passo col settore tannino, intende mirare al massimo profitto
costruendo e gestendo impianti a biomasse e/o a rifiuti, molto più redditizi di cartiere
o produzione di pannelli truciolari, fregandosene se i posti di lavoro sono solo 15

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invece di 80? Se così fosse nella realtà, è bene chiarire che ormai nessuno crede alla
favoletta triste della povera multinazionale che non regge la competitività con gli altri
produttori di carta o pannelli truciolari. Basta con le storielle. La verità, se è vero
quanto sopra, sarebbe che l’Alce darà un calcio ai lavoratori per avidità. Non vorrei
che avvenisse con il beneplacito delle istituzioni. Comunque a Mondovì hanno
continuato a fare pannelli truciolari e scommettiamo che anche a Fornoli troverebbero
i soldi per rimodernare la cartiera? Comunque non è veramente edificante mandare
avanti i lavoratori come sponsor dell'azienda, tra l'altro il ricatto occupazionale da noi
non paga: chi si ricorda la vicenda Bertolli?
A questo punto è indispensabile un referendum che veda coinvolti almeno gli abitanti
dei Comuni di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca.

PONTE ALL'ANIA

Le dichiarazioni del consigliere Mastronaldi, recentemente apparse sulla stampa,


sono veritiere e se peccano, lo fanno per difetto. Riguardo alla viabilità, non solo
l'asfalto della provinciale è dissestato e c'è carenza di segnaletica, sia orizzontale che
verticale, ma ciò si verifica anche in via del Molino ove mancano cartelli indicatori
limitanti la velocità, e un dosso artificiale non ci starebbe male, dato che proprio in
questo tratto molti animali domestici sono stati investiti e uccisi e spesso bambini
giocano al lato della strada. Va bene impedire il traffico pesante, ma riguardo
all'accesso alla cartiera Kappa, durante la discussione sui Patti Territoriali, in
Provincia, alla presenza di amministratori di Barga e Coreglia proposi,
nell'indifferenza generale, il prolungamento lungo l'Ania della Provinciale e un ponte
Bailey all'altezza della cartiera. In questo modo si azzerava il transito di TIR in via
del Molino. E sempre la cartiera, malgrado le promesse e gli accordi è tornata a
puzzare. Arriviamo ai marciapiedi che sono intransitabili perché presentano scalini e
muretti, cioè vere e proprie barriere architettoniche che nessuno si è mai preso la
briga di rimuovere. Indispensabile per la vita di Ponte all'Ania è la pista ciclabile, o
marciapiede, tra questa frazione e Fornaci di Barga. Di questo collegamento se ne
sente parlare solo durante le campagne elettorali, poi silenzio. Ponte all'Ania è forse
l'unica località in Italia ad avere più parcheggi che abitanti, ma si continua a lasciare
l'auto sulla provinciale bloccando spesso il traffico. E questi parcheggi sono fatti che
peggio non si può: un'asfaltata, le righe disegnate e via... Da altre parti vedo invece
parcheggi che sembrano giardini. Un'ultima cosa, ritorno a via del Molino, che manca
di segnaletica orizzontale e verticale, manca di dossi artificiali, ha l'asfalto tutto
deteriorato, in questa via, c'è una curva peggiorata da un capannone sfitto che non si
capisce come sia stata data l'autorizzazione a costruirlo, e che ha anche il tetto in
amianto. E anche l'altro giorno la solita auto a tutto gas da Pedona ci ha picchiato
dentro e poi ha finito la corsa contro un'altra auto. O se questo capannone venisse
demolito? C'è anche un teatrino a Ponte all'Ania, abbandonato e dimenticato da tutti.

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LEGALIZZARE CANNABIS. EX MINISTRO ESTERI: URGENTE IN


MESSICO E USA

L'ex ministro degli Esteri Jorge Castaneda Gutman è ora convinto che la cannabis
debba essere legalizzata in Messico e negli Stati Uniti. "Secondo la Dea (il
Dipartimento antidroga Usa), il 60% dei profitti dei cartelli messicani deriva dalla
cannabis. Se cominciamo a togliergli quella sarebbe già molto. Non possiamo però
farlo da soli qui in Messico, gli Usa devono fare altrettanto". In un lungo editoriale
sulla rivista Foreign Policy, Castaneda scrive: "Il consumo di droghe degli Stati Uniti
non è diminuito per niente negli ultimi dieci anni, e non ci sono ragioni per pensare
che le cose cambieranno in futuro... Infatti, gli Stati Uniti sembrano andare nella
direzione opposta; ovvero, verso la depenalizzazione della cannabis, una maggiore
tolleranza verso forme di riduzione del danno da consumo di eroina, verso programmi
per curare i pazienti dipendenti da metamfetamine, e in generale verso l'adozione di
una politica meno repressiva sulle droghe. Come ad esempio la decisione di Obama
di non applicare le leggi federali contro la marijuana in quegli Stati che l'hanno
legalizzata per usi terapeutici. E' assurdo che centinaia di soldati, poliziotti e piccoli
spacciatori messicani muoiano a causa della guerra alla droga a Tijuana quando a
circa cento chilometri a nord, a Los Angeles -secondo quanto riporta il New York
Times- ci sono più negozi di cannabis terapeutica che scuole pubbliche. Una strategia
più saggia per il Messico sarebbe quella di unirsi agli americani che chiedono la
legalizzazione della marijuana e dell'eroina." Attualmente, Castaneda insegna alla
New York University.

BARTOLOMEO DI MONACO

LUCCA – Questo mercoledì per il ciclo al bridge con l'Autore, è la volta dello
scrittore lucchese Bartolomeo Di Monaco con “Uno sguardo sulla letteratura straniera
di ieri e di oggi”, in libreria per i tipi di Marco Valerio Editore in Torino. Il libro
contiene letture di romanzi dei seguenti autori: Amado, Andersen, Balzac, Brandys,
Brautigan, Bulgakov, Céline, Dickens, Flaubert, García Márquez, Gide, Green,
Hardy, James, Kleist, Kundera, Madame de La Favette, Léautaud, Myû, Ōe, Perec,
Pynchon, Rahimi, Schneider, Simenon, Sterne, Strindberg, Vian, Walser, Waugh,
Woolf, Zola. Bartolomeo Di Monaco, presidente onorario della Cesareviviani è noto
ai lettori sopratutto per la produzione narrativa, ambientata da sempre nella lucchesia,
sua terra natale, ma anche al mondo del web, grazie all’intenso lavoro di critica
letteraria, che ha dato vita a volumi pregevoli dedicati alla letteratura italiana di ogni
tempo. Appassionati e studenti hanno trovato nei suoi lavori approfondite schede di
lettura utili per affrontare le prove scolastiche e per selezionare le letture. L’Autore
torna con questo nuovo lavoro ad esplorare il fantastico mondo della letteratura,

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questa volta varcando i confini nazionali. Un’opera indispensabile nella biblioteca di


ogni “lettore forte”, da consultare e gustare come strumento di orientamento e, perché
no, guida all’acquisto. Dello stesso autore nella stessa collana di Marco Valerio
editore troviamo: - Quaranta letture. Percorsi critici nella letteratura italiana
contemporanea - Quarantatré letture. Il sud nella letteratura italiana contemporanea -
Generazioni a confronto nella letteratura italiana. Sicuramente un evento di spessore,
al quale seguirà, venerdì 26 l'incontro con il vice Presidente del Senato, Domenico
Nania, che nella sua veste di scrittore parlerà del suo libro “Una nuova idea per
l'Italia”.
ANNI SESSANTA

Erano i primi anni sessanta, sì forse eravamo proprio nel '61 quando iniziai a
collaborare a Lucca con la Cisnal. Venivo dalla Giovane Italia, ove ero stato
segretario provinciale e il passaggio al Msi non era proprio riuscito a soddisfarmi. In
quegli anni, in quei luoghi, c'erano troppi con la testa girata all'indietro, che a stento
riuscivano a vedere oltre. Io marinettiano e futurista più o meno doc, proprio non mi
ci ritrovavo. Eppure Giorgio Almirante, che spesso veniva a Lucca, aveva una visione
chiara del futuro europeo che si prospettava. Ricordo in particolare, una sua venuta a
Lucca, quando volle visitare la Valle del Serchio ove aveva degli amici che da anni
non vedeva. Fu caricato sulla mia cinquecento azzurra, nuova di zecca, dato che tutti
gli altri avevano auto vecchissime poco affidabili. E proprio in quel giorno, Foffo, al
secolo Adolfo Cesari, che era segretario della Cisnal, mi disse: «Perché non vieni a
darmi una mano al sindacato?» E ci provai, trovando un ambiente lavorativo ancora
pieno d'entusiasmo e finalmente, proiettato in avanti. La Cisnal in quegli anni aveva
dei punti di forza a Lucca, quali la storica Cantoni, la Manifattura Tabacchi e a
Fornaci, la Metallurgica. Poi seguivamo un gruppo coeso di lavoratori
dell'escavazione del marmo ad Arni e avevamo tutta una serie d'iscritti tra i marittimi
che a Piombino lavoravano sui traghetti per l'Elba, che chissà perché come iscritti
facevano capo a Lucca. E così tutti i mesi ci trovavamo, un giorno sui traghetti
Piombino – Isola d'Elba, un altro ad Arni (vino, ricotta e salumi da favola), e spesso
davanti ai cancelli della Manifattura Tabacchi, della Cantoni e della Metallurgica con
pacchi di volantini in attesa dell'uscita dei turni. Migliaia di lavoratori, una marea
all'uscita di questi turni in quegli anni. Anni che ricordo ancora con piacere e con
nostalgia: qualche raro screzio con gli iscritti Cgil, ma roba da poco, e poi ci si
conosceva tutti, e tutti quanto operavamo per il bene dei lavoratori. E anche allora
alla Cisnal avevamo problemi di soldi, che (come oggi) non bastavano mai. E quando
proprio eravamo a secco, facevo con Foffo un salto a Pisa, ove nel suo ufficio sul
Lungarno, l'on. Nicolai ci accoglieva sorridente dicendoci: «Di quanto avete bisogno
questa volta?» e non ci rimandava mai indietro a tasche vuote, e con soddisfazione
ascoltava tutte le novità che dalla Cisnal di Lucca, arrivavano.
Oggi la Manifattura Tabacchi è notevolmente ridimensionata, la Cantoni (C.C.C.) è

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quasi sparita e la Metallurgica, oggi Kme, molto ridotta nelle lavorazioni e nel
personale, ha ritrovato la nostra storica presenza, non più Cisnal, ma Ugl.

BIOMASSE NO

LUCCA - Fior d'esperti in questi ultimi giorni hanno illustrato alla popolazione i
gravi rischi legati ad impianti di questo tipo. Occorre allora riflettere sul perché
aziende come l'Alce, cercano di realizzarli. Il motivo è solo funzionale al profitto,
dato che con gli incentivi l'energia prodotta viene ricaricata di 4 o 5 volte il valore
reale. Soldi che in definitiva, sono i cittadini a sborsare. Per questo si dichiarano
improduttive le produzioni fin'ora svolte, siano esse di pannelli di truciolato, come a
Mondovì, o di carta semichimica come a Fornoli. Gravi errori da parte della
Provincia che invece di cercare nuove collocazioni lavorative per i 90 dipendenti,
usando avviamento e formazione professionale, ha invece imboccato la strada
dell'azienda perdendo sette mesi di tempo: perché? Grave errore anche da parte della
cooperativa UTA che ha sposato una causa da evitare. Inoltre le 3 sigle sindacali
presenti in azienda (Cgil, Cisl e Ugl) hanno loro iscritti anche nei comitati che
osteggiano l'impianto. Lavoro sì, biomasse no. I politici, i sindacalisti, gli
amministratori, le forze produttive che avvallano questa speculazione industriale,
faranno bene a cambiare in fretta, per la salvaguardia dell'ambiente, della salute dei
cittadini e dei posti di lavoro. Perseguire nella strada dell'impianto a biomasse, può
significare la chiusura dell'azienda e la perdita di posti di lavoro. Tutti assieme,
invece, dobbiamo ricercare valide alternative.

BERTA
Un’avventura storica per la conoscenza di questo personaggio, il cui epitaffio è
racchiuso nella lapide ritrovata, nella cattedrale di San Martino in Lucca, dal noto
regista lucchese Vincenzo Moneta. Vincenzo si è dedicato a raccogliere notizie su
Berta e su tutto quanto faceva parte del suo "mondo", dei suoi rapporti, dei suoi
interessi, per cercare di capirne la personalità, l'azione politica, il suo modo di essere
donna, madre, moglie. Insomma, anche noi, nuovi spettatori affascinati dalla non
conoscenza di questa donna, ci chiediamo quali ambizioni la muovevano? Che ruolo
ebbe nel "mondo" di allora? Quale influenza esercitò nella città di Lucca, dove visse
per circa trent'anni? E nelle altre città? Chi erano i Signori con i quali intesseva
rapporti? Quali erano i veri luoghi di potere? Che importanza poteva rappresentare la
piccolissima città di Lucca rispetto alle grandi città come Roma, Aquisgrana,
Bisanzio, Baghdad e Cordova, di cui lei stessa era una perfetta conoscitrice? E
ancora, quale influenza esercitò Berta su Roma? Quale potere ebbe nell'elezione dei
papi? Che ruolo poteva avere Berta in quel mondo politico economico fatto di false
alleanze, voltafaccia improvvisi, intrighi, terribili torture, e delitti? Oltre la lapide, la

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sua storia si dischiude nei libri delle nostre biblioteche, da dove veniamo a conoscere
i suoi rapporti con l'oriente, la favolosa Baghdad testimoniata da una lettera, vergata
su seta bianca, che l'illustre donna inviò, per mezzo dell’eunuco Alì, verso la fine del
905, ad Al-Muktafì, Califfo di Baghdad. Questo ed altro ancora, lo scopriremo
domenica prossima nel corso di “Un Tè alle Cinque”, presso la chiesa di San
Lorenzo, in Orbicciano, alle ore 17,00. Lo spettacolo sarà accompagnato dalla voce
recitante di Pierangela Benedetti, oltre che dagli interventi di Vincenzo Moneta,
ricchi di affascinanti videoproiezioni. Al termine, come sempre, una buona tazza di tè
preparato secondo la tradizione orientale.

TULPAN - LA RAGAZZA CHE NON C'ERA

CAPANNORI - Dal Kazakistan un film poetico, sospeso tra due mondi, venerdì 26
febbraio alle 21.00 presso la biblioteca “Gli amici del melograno” di S. Leonardo in
T.zio nell'ambito della rassegna "Guardiamo Oltre”. Verrà proiettato il film “Tulpan”
(La ragazza che non c’è). Dopo aver assolto il servizio militare in marina, il giovane
Asa torna nella steppa Kazaka dove sua sorella e suo marito – che fa il pastore –
vivono una vita da nomadi. Per iniziare la sua nuova vita da pastore, Asa si deve
prima sposare. La sua unica speranza di matrimonio nel deserto della steppa è Tulpan,
figlia di un’altra famiglia di pastori. Il povero Asa scopre però con disappunto di non
piacere a Tulpan perché lei pensa che lui abbia delle orecchie troppo grandi. Ma Asa
non si arrende e continua a sognare una vita che potrebbe non essere possibile nella
steppa. Siamo nella steppa del Kazakistan. Il giovane Asa ritorna dalla sorella e il
cognato dopo aver portato a termine il servizio militare in marina. La coppia nomade
è dedita alla pastorizia: anche Asa, potrebbe fare il pastore ma prima deve sposarsi e
mettere su famiglia. La ragazza prescelta e mai conosciuta è Tulpan, figlia di un’altra
coppia nomade. Solo che Tulpan proprio non ne vuole sapere di Asa, perché "ha le
orecchie troppo grandi" e poi vorrebbe andare a studiare in città e cambiare vita. Asa
non si dà per vinto, attratto dalla possibilità di un’esistenza differente da quella nella
steppa, mentre si cimenta nella cura del bestiame e si confida con l’amico, che guida
un trattore. Sergey Dvortsevoy, regista kazako, è noto nei circuiti dei festival per i
suoi documentari. Tulpan è il suo esordio; un esordio baciato dal successo: il film gli
è valso il premio "Un Certain Regard" a Cannes. La visione di Tulpan, sceneggiato
dallo stesso regista con Gennady Ostrovskiy, ci offre uno sguardo naturalistico, quasi
da documentario, sull’esistenza faticosa, senza speranze di cambiamento, dei pastori
della desertica steppa del Kazakistan, una zona in cui la più vicina città è a 500
chilometri di distanza. In questa cornice realistica, dove i personaggi, tranne i
protagonisti, sono veri pastori nomadi e gli attori hanno vissuto con loro, nella stessa
tenda, per un lungo periodo. si innesta la vicenda personale di un povero marinaio
sognatore, indeciso tra la vita tradizionale nella steppa e l’attrattiva costituita da una

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nuova esistenza nella città. La realtà "fuori dal tempo" dei pastori nomadi è filmata
con un occhio partecipe, che ne registra, senza retorica, la presunta innocenza e
ingenuità, nella malinconia di un mondo destinato al declino e alla scomparsa, un
piccolo universo fatto di valori tramandati, tradizioni, leggende e riti. Di contro, la
lontana città è una meta di attrazione e timore, pensata e sognata dai protagonisti
spesso con una visione molto distante dal vero, di modernità e civiltà illusorie, in cui
la speranza di guadagnare cozza contro la disoccupazione senza via d’uscita.
Splendida fotografia di un nulla, fatto di distese senza fine, polvere sollevata,
mandrie, tende nella steppa desertica.

DOMENICO NANIA

LUCCA - Ancora nuovi ospiti d'eccezione per gli eventi proposti dalla Cesareviviani.
È la volta del sen. Domenico Nania, Vice Presidente del Senato che venerdì 26 alle
ore 11.00, sarà presente presso l'Associazione nella sua veste di scrittore per
presentare il suo libro “Una nuova idea per l'Italia”, Rubbettino editore, collana
Transatlantico. Nel corso degli anni, oltre ai soci e agli esordienti, si sono alternati
negli appuntamenti letterari autori e personaggi di spessore quali: Mario Luzi,
Giorgio Saviane, Alberto Fremura, Paolo Di Mizio, Romano Battaglia, Gaetano
Giani-Luporini, Luca Telese e ultimo in ordine di tempo il regista Paolo Benvenuti.
Il dott. Vittorio Baccelli, Presidente della Cesareviviani condurrà l'evento coadiuvato
dal prof. Marco Vignolo Gargini. Introduzione a cura di Daniele Marchi. Quale
forma potranno assumere i partiti nella Terza Repubblica? L’Autore illustra, con una
lettura anche autobiografica, una prospettiva per la destra in vista di una nuova
stagione costituente che possa realizzare un equilibrio istituzionale. Guardando con
profondo senso dello Stato ai progetti federalisti e presidenzialisti che sono al centro
del manifesto di “Destra Plurale”, vengono passati in rassegna con linguaggio
appassionato e competente temi quali la legge elettorale, la diffusione del virus
dell’egemonia in segmenti importanti della società e delle istituzioni, la questione
morale e le tendenze oligarchiche che minacciano la democrazia degli Italiani. In
particolare, l’attenzione del lettore viene richiamata su due nodi centrali dello
scenario politico: la questione socialista rispetto al Partito democratico e il
berlusconismo rispetto al centrodestra. Domenico Nania è nato a Barcellona Pozzo di
Gotto (Messina) il 19 settembre 1950. Tra i fondatori di Alleanza Nazionale, durante
il primo governo Berlusconi viene nominato Sottosegretario ai Lavori Pubblici.
Componente delle Bicamerali De Mita-Iotti e D’Alema, è uno dei “quattro saggi” del
progetto di riforma costituzionale di Lorenzago. Dopo quattro legislature consecutive
alla Camera, nel 2001 approda al Senato, dove diviene presidente del gruppo
parlamentare di An. Nella XV Legislatura è Presidente della Giunta delle elezioni e
delle immunità parlamentari. Nella XVI Legislatura è vicepresidente del Senato della
Repubblica.

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CONTAMINAZIONE

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VIAREGGIO - Domenica 28 febbraio alle ore 17.00 si inaugura la mostra personale


“Contaminazione” dell’artista Adolfina De Stefani alla Galleria Maffei Arte
Contemporanea via del Signore 3. La mostra è visitabile dal 28 febbraio al 14 marzo
con il seguente orario: dal martedì alla domenica 17.30 – 19.30. La mostra con testo
critico di Laura Mare è allestita nei locali della Galleria Maffei dove l’artista espone
una serie di opere su plexiglas di grandi dimensioni. Le opere si animano come forme
ibride e percorrono gli spazi contaminandoli come bianche presenze. Il rapporto è
metaforico, il bianco come colore cangiante è presente in un percorso sensoriale,
permette di trasformarsi, di assorbire i colori. L’ artista si fa tramite di un percorso.
Ingloba dentro di sé, attraverso il proprio sentire la memoria dell’oggi, con le sue
differenze. Diventa strumento, la memoria del sentire passa attraverso le sensazioni,
passa attraverso le mani, attraverso il corpo e la mente e lo trasforma. Deborda nelle
sue opere in nuove forme riconoscibile ma trasformate. Durante l’inaugurazione
l’artista stessa con la collaborazione di Antonello Mantovani, darà vita ad una
particolare performance dove nel processo creativo mette in gioco tutta se stessa, il
proprio corpo e la propria personalità. Seguirà la performance “Ursonate di Kurt
Schwitters” del gruppo DadaEnsamble (Martin e Vera Bauer, Jens Buhmann, Anne
Flore), un’affascinante, creativa, e ironica provocazione della cultura contemporanea.
Gli interventi oggettuali e performativi di Adolfina De Stefani hanno una peculiare
impostazione: all’interno di una forte autoreferenzialità, muovono da una critica
estetica radicale partendo dal concetto del colore. Sia negli interventi a carattere
performativo che nelle installazioni si osservano le seguenti qualità: 1. gli oggetti non
vengono mai rappresentati nella loro completezza. 2. il loro carattere è quello di una
sigla, di un sintomo di realtà, riconducibile alla loro esistenza, ma non alla loro
rappresentazione. L’oggetto vive della sola indicazione dell’artista. L’operatore,
l’artista, nomina l’oggetto e ne dà un minimo riferimento metaforico o metonimico.
3. il carattere dell’oggetto è indicato con un colore. Linguisticamente parlando, si
tratta di formulazioni sintetiche, identificative come ‘segnali’ autoreferenziali. Anche
la catalogazione degli “Arcani” dei Tarocchi procede con pochi colori, di cui i
principali sono il rosso, il bianco, il nero, altrettante ‘sigle’ corrispondenti a tre fasi
dell’energia cromatica . Il bianco somma di tutti i colori, il rosso con la frequenza
d’onda maggiore di tutto lo spettro, il nero l’assorbimento di tutto lo spettro. Sono
colori scelti anche qui per sottrazione, sulla base di un’essenzialità che non
corrisponde ad uno stato d’animo, bensì intende suscitare un’emozione riconducibile
ad una percezione primaria che fa riferimento alla simbologia del colore ( il bianco, la
purezza, il vuoto che contiene il Tutto, il nero l’assertività di una dichiarazione
dell’’esserci’, il rosso la vitalità corrente, l’energia, il sangue). Il colore non è
oggettivo, ma altamente relativo, selettivo, si dà per sottrazione di senso. E’
l’intervento dell’artista, performativo, che attribuisce al brano un valore linguistico
identificando il vuoto, l’assenza con la struttura dell’oggetto o con lo schema gestuale
dell’azione. Il bianco, in tal modo, è testimonianza di quel vuoto in cui si colloca la

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partecipazione di un’umanità troppo distante. “Se sotto una certa illuminazione tutto
sembrasse dar sul bianco, noi non concluderemmo che la fonte luminosa deve
apparire bianca”: una frase di Wittgenstein che sembra echeggiare in questo spazio
vuoto in cui i cappelli bianchi, così come gli alberi delle installazioni e delle
performance, nella loro natura plastica del plexiglas, sono presenze ‘segnalate’
dall’interprete e come additati allo spettatore. Le scarpe pongono alla coscienza l’idea
dell’assenza del procedere, così come il cappello pone la metafora della lontananza
dell’attività cerebrale, della consapevolezza… dunque è la metonimia del contenente
per il contenuto che ci dà la misura dei simboli. L’assenza dell’umanità mi pare un
altro aspetto caratterizzante l’attività artistica di De Stefani, dove, sottaciuta, è una
critica alle fondamenta della nostra società, che trascura l’umanizzazione
dell’individuo svuotando la natura del suo contenuto-sangue per prediligere il cieco
avanzamento verso un vuoto che non è tanto esteriore quanto interiore. Il distacco
tra natura ed umanità non è tanto in una disillusione rispetto ai contenuti, quanto
proprio, al contrario, nell’assenza dell’azione individuale, in quel vacuum di
assunzione di responsabilità : azione individuale che l’artista si assume, invece,
attraverso l’atto performativo. Nella continuità del bianco è implicita la possibilità di
ogni azione ulteriore… questo metro è, in definitiva, la vera chance che,
linguisticamente, esteticamente, ci viene consentita.

NANIA A LUCCA

LUCCA - È veramente piaciuto l'intervento del sen. Nania che nella sua veste di
scrittore ha presentato il suo ultimo libro, “Una nuova idea per l'Italia” Rubbettino
editore collana Transatlantico, nella nostra città. Un testo che ha piacevolmente
sorpreso, non solo per i contenuti d'indubbio spessore, ma anche per tutto il percorso
autobiografico che esso contiene. Tutto si è articolato attorno a quale forma potranno
assumere i partiti nella Terza Repubblica. L’Autore ha illustrato, con maestria e con
una lettura anche autobiografica, una prospettiva per la destra in vista di una nuova
stagione costituente che possa realizzare un equilibrio istituzionale. Guardando con
profondo senso dello Stato ai progetti federalisti e presidenzialisti che sono al centro
del manifesto di “Destra Plurale”, ha passato in rassegna con linguaggio appassionato
e competente temi quali la legge elettorale, la diffusione del virus dell’egemonia in
segmenti importanti della società e delle istituzioni, la questione morale e le tendenze
oligarchiche che minacciano la democrazia degli Italiani. In particolare, l’attenzione
del lettore è stata richiamata su due nodi centrali dello scenario politico: la questione
socialista rispetto al Partito democratico e il berlusconismo rispetto al centrodestra.
La mancanza di riforme genera la corruzione, e su questi temi si è acceso un dibattito
con i presenti, tra i quali: Bartolomeo Di Monaco, Maurizio Dinelli, Luca Leone e
Fabrizio Petri.

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TURPE PASSIONE EROTICA

LUCCA – Dopo la presentazione del libro del Vice Presidente del Senato, Domenico
Nania, che ha suscitato molti positivi apprezzamenti, la Cesareviviani torna alla sua
normale programmazione. Mercoledì 3 marzo sarà presentato ufficialmente il libro
“Turpe Passione Erotica” di Matteo Cammisa con introduzione e letture critiche a
cura di Marco Vignolo Gargini. Matteo Cammisa, nato a Lucca nel 1985, inizia gli
studi musicali all'età di 11 anni. La passione crescente per le percussioni lo porterà a
scegliere la strada della professione. Entra al conservatorio nel 2004 e
contemporaneamente studia a Milano con il Maestro De Piscopo, nel 2009 ha
l'opportunità di studiare alla Truman State University dove rimarrà sotto la guida del
Prof. Bump per un semestre. Momentaneamente è insegnante presso la scuola Pacini
di Viareggio e percussionista stabile dell'orchestra di fiati della provincia di Lucca.
Allo studio e alle performance in orchestra o in band affianca la passione letteraria
ritrovandosi con un sempre più crescente numero di impegni. Nel 2006 collabora con
il canale Rai Futura leggendo poesie tramite webcam, lo stesso anno partecipa ad una
gara televisiva sul medesimo canale arrivando secondo. Nel 2007 entra a far parte dei
poeti scelti sul sito aphorism.it con la poesia “Doveroso addio”. In seguito, due
poesie, “Avventura è questa vita” e “Suoni ivi incastransi…”, vengono pubblicate
sull’antologia “Vita è questa avventura” in uscita con la rivista Poeti e Poesie
edizione Pagine. Nel 2009 dopo un percorso didattico come assistente al corso
d’italiano presso la Truman State University, Kirksville (Mo, U.S.A.) il racconto
“Giovanni e il marziano” viene scelto come materiale di studio per la classe dal prof.
Antonio Scuderi. Nel 2009 la poesia “Anima e Corpo” viene scelta come tema per la
mostra fotografica “Suicidio 3d” dell’artista Anna Banti presso il locale “Gatto nero”,
San Vincenzo (Li). Background notevole e vario dunque, per questo giovane
lucchese che la Viviani vuol far meglio conoscere alla cittadinanza.

UN MARCIAPIEDE MANCANTE

BARGA – Durante ogni ora del giorno o della notte, chi transita sulla statale che
attraversa sia Fornaci di Barga che Ponte all'Ania, noterà che su questo pericoloso
tratto, vi sono sempre alcuni pedoni che a loro rischio e pericolo camminano sui cigli
per raggiungere una delle due località. Infatti i due centri del barghigiano confinano
l'uno con l'altro, anzi sono ormai un'unica frazione. Una frazione che però manca di
collegamento pedonale. Del marciapiede e della sua necessità se ne parla ogni volta
che si avvicinano le elezioni, poi cala il silenzio. Eppure questa è un'opera
indispensabile che salda assieme due frazioni ormai di fatto già unite, e che tutela i
pedoni oggi costretti ad affrontare con rischi e disagi questo breve tratto. E c'è
pericolo, perché i sogli sono sconnessi e disastrati, e perché troppo spesso le auto

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sfrecciano incuranti dei limiti di velocità. Cosa si aspetta per intervenire? che qualche
malcapitato venga investito?

IL CARCERE

LUCCA – Più volte è uscita sulla stampa la notizia che il carcere di San Giorgio è al
collasso. Ormai la criticità dei carceri italiani in materia di sovraffollamento, è una
ricorrenza ciclica. E sicuramente indulti e condoni non possono esser più la soluzione
per due motivi: il primo è che la stragrande maggioranza degli italiani è contraria, e il
secondo è che dopo pochi mesi i condonati riaffollano i carceri dopo aver commesso
tutta una serie di reati. Anche il carcere lucchese, come tutti gli altri, è in sofferenza e
vi sono già state manifestazioni pacifiche di protesta da parte dei detenuti, e prese di
posizione da parte degli agenti di custodia. Il San Giorgio ha la capacità di accogliere
fino a 82 detenuti, gli ultimi dati apparsi ci dicono che ve ne sono 196, con un
sovraffollamento del 139%. Vi sono 90 agenti di polizia penitenziaria in servizio, su
un organico che ne prevede 130. Adesso a denunziare la situazione è l'Ugl con una
nota inviata alla Direzione della Casa Circondariale lucchese: «La situazione
lavorativa è davvero al collasso per mancanza di personale. Attualmente sono
presenti 90 unità in servizio in luogo delle previste 130. I poliziotti penitenziari sono
costretti ad effettuare turni di servizio di 12 ore continuative, ed oltre. Non sono più
garantiti i diritti basilari dei lavoratori come la fruizione di ferie e riposi. Alcuni
lavoratori operano anche in cinque posti di servizio previsti “in modo dinamico” dal
modello 14. La gestione degli 80 detenuti presenti nel 3° reparto detentivo è ormai
insostenibile, oltre ad essere affidata ad un solo poliziotto penitenziario, il quale è in
possesso sia delle chiavi d'ingresso al reparto che delle celle. Essendo queste ultime
aperte tutti i giorni dalle 8 alle 20, siamo costretti ad affidarci alla “buona sorte” e
quando quest'ultima viene a mancare, bisogna ricorrere alle cure del medico del
pronto soccorso, come è avvenuto pochi giorni fa ad un collega, oltre alla speranza
che i detenuti non tentino di fuggire. Eufemisticamente potrebbe trattarsi di una
forma di premialità nel trattamento dei detenuti che non fuggono, pur potendo.
Lavorare nella casa circondariale di Lucca non è più, né sicuro, né dignitoso per i
poliziotti penitenziari. Il personale è sfiduciato. Pertanto l'Ugl polizia Penitenziaria
chiede un autorevole intervento della Direzione della Casa Circondariale teso a
ristabilire almeno le condizioni di sicurezza minime e i diritti basilari».

ITINERA

LUCCA - Il Commissario della Federazione Nazionale delle Autonomie Ugl,


Vittorio Baccelli, federazione che comprende oltre ai dipendenti degli enti locali,

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anche quelli delle municipalizzate, ex municipalizzate e partecipate, riguardo alla


proposta di liquidazione di Itinera, si è così espresso: «Innanzi tutto l'Ugl ricorda che
un anno fa chiese ufficialmente un incontro con il Sindaco per chiarire vari aspetti
legati alle partecipate, in primis le modalità di assunzione dei dipendenti. L'incontro
non è mai avvenuto per una mancata risposta del Sindaco. Riguardo a Itinera, l'Ugl
ritene che poco si sia fatto per giustificare la sua permanenza; riguardo ai lavoratori
non riteniamo sia giusto attribuire al loro costo, per altro modesto (800 euro al mese
per dipendenti che hanno la conoscenza di 3 lingue) le funzioni del
malfunzionamento, dovuto peraltro a chi non ha saputo proporre innovazioni
concrete. Nel caso di liquidazione di Itinera, alla quale l'Ugl non è contraria,
chiediamo per i dipendenti il passaggio diretto a copertura di carenze nella pianta
organica comunale o di altre municipalizzate o partecipate, senza alcuna diminuzione
di livello e di stipendio».

SU COLLEGATO AL LAVORO SI PUÒ INTERVENIRE CON


CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

Anche se il disegno di legge n° 1167/B introduce modifiche rilevanti alla procedura


del diritto del lavoro, attraverso la contrattazione collettiva sarà comunque possibile
innalzare garanzie e tutele a vantaggio dei lavoratori, modificando gli effetti che il
provvedimento potrà portare al nostro sistema. In occasione delle audizioni da parte
delle competenti Commissioni Parlamentari, l’Ugl ha espresso più volte i propri
rilievi sui punti più spinosi di un documento che, comunque, non modifica
formalmente l’articolo 18 in materia di reintegrazione nel posto di lavoro. La
maggiore rilevanza data dal collegato alla conciliazione e all’arbitrato, quali
strumenti per la risoluzione delle controversie, non compromette la possibilità di
ricorrere alla via giudiziaria. Resta comunque auspicabile la rapida stipula di accordi
interconfederali per arrivare ad una regolamentazione che rafforzi le tutele, tendendo
comunque in considerazione quanto concordato in sede contrattuale con riferimento
ai diritti individuali dei lavoratori e alle situazioni aziendali. Alcune sigle sindacali
stanno strumentalizzando questo disegno di legge creando dissapori tra i lavoratori, e
questo viene fatto per motivazioni, non sindacali ma solo politiche.

UN REGIME IN TOSCANA?

In Toscana manca la democrazia. Sembrerebbe un'affermazione azzardata, ma invece


rispecchia la realtà a senso unico nella quale da anni viviamo. Da poi che la Regione
Toscana esiste le sinistre ne sono sempre state alla guida. Un'amministrazione di oltre
cinquant'anni dello stesso colore, pur con tutte le più buone intenzioni, genera un
regime. Manca l'alternanza e la colpa è anche della destra che non è mai riuscita a

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crearla, o non ha voluto crearla. Eppure quest'anno si era verificata un'occasione più
unica che rara: la disponibilità di Oliviero Toscani a presentarsi a Governatore.
Possibilità che poteva realizzarsi solo con l'appoggio del Pdl, che però nella sua
ottusa comprensione della realtà locale ha preferito ignorarla (unica eccezione di
rilievo: Matteoli) mettendo in campo una solita squadra perdente con personaggi privi
di spessore e l'incapacità di gestire il cambiamento. Mi scusi la candidata
Governatore, che mi sembrerebbe in gamba, ma è sconosciuta ai più. E allora
teniamoci il regime in Toscana grazie alle sinistre e anche alle destre, unite da
l'eliminazione delle preferenze e da una vergognosa legge sulla caccia. Ma poi non
lamentiamoci se schiere d'elettori insoddisfatti diserteranno le urne o si rivolgeranno
a quegli schieramenti che più sono razzisti e xenofobi, meglio è.

LA LEGGENDA DEI TURRI

LUCCA – Da Perugia giunge lo scrittore Rolando Zucchini, nuovo ospite della


Cesareviviani per l'evento settimanale che prevede la presentazione del suo ultimo
romanzo “La leggenda dei Turri”. Rolando Zucchini è nato a Foligno (PG) il 6
giugno 1947. Nel 1972 si laurea in Matematica con una tesi sulle geometrie non-
euclidee. Dal 1994 vive a Scandolaro dei Trinci in un’antica casa torre di
avvistamento isolata tra gli ulivi, alle pendici del monte Cologna. Si occupa anche di
pittura. Ha pubblicato anche “La sfera nera” (A&B Editrice, Acireale, 2006).
La leggenda dei Turri si snoda tra realtà e fantasia, tra passato e presente, e narra la
storia di una difficile formula matematica per misurare la lunghezza di una semi onda
sinusoidale; una storia che si ricollega alle vicende dei Turri, guerrieri mercenari
spagnoli di antico rango, che nel 1300 conquistarono quella che attualmente è
denominata Rocca di Scandolaro, o Rocca Deli, ma che anticamente aveva preso il
nome di Rocca dei Turri proprio in loro onore. I Turri, come narra la leggenda, erano
in grado di volare. Intorno ad una vicenda principale s’innestano e confluiscono
piccole storie nelle quali convivono presente e passato, tradizione popolare e
fantascienza, figure paesane e altre di fantasia, non segue una trama prestabilita, ma
su un’idea di fondo scrive brevi episodi/racconti che s’intrecciano tra di loro fino alle
conclusioni finali. Sono storie semplici nelle quali, pur non affrontando grandi temi
di ordine politico e sociale, si avvertono, però, segnali di una ricerca di una serena e
rispettosa convivenza con gli altri, con la natura e con la nostra Terra, in armonia con
il creato e con il cosmo. Pur svolgendosi in un ambito ristretto e paesano, hanno la
pretesa di assumere un senso e un valore generale. Le storie hanno come protagonista
principale il personaggio di Dario Morganti, un venditore ambulante di libri e stampe
antiche ai mercatini dell’antiquariato. È un personaggio costruito su ricordi
autobiografici che si innestano in situazioni paradossali, strane, assurde e, in alcuni
casi, irreali e di pura fantasy. La scrittura alterna la prima e la terza persona. È una
scrittura pulita, scarna, essenziale, coinvolgente, per certi aspetti sperimentale, alla

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ricerca, così com’è, di assonanze e dei ritmi musicali delle parole.


Mercoledì 10 marzo, alle 17.00, alla Casermetta di Porta Santa Maria della
Passeggiata delle Mura Urbane di Lucca, presentazione dell'ultimo romanzo di
Rolando Zucchini, "La leggenda dei Turri", A&B editrice (Acireale), conduce Marco
Vignolo Gargini.

MASTRONALDI & C.
PONTE ALL'ANIA - Prosegue sulla stampa il ping pong tra il consigliere
Mastronaldi e il Sindaco su Ponte all'Ania, ma nessuno dei due si accorge che:
1. i marciapiedi sono tutti interrotti da barriere architettoniche (scalini e muretti);
2. manca l'indispensabile marciapiede tra Ponte all'Ania e Fornaci;
3. in via del Molino sfrecciano le auto provenienti da Pedona che hanno già abbattuto
tutta la segnaletica verticale, mentre manca quella orizzontale;
4. ci sarebbe anche un teatrino, che cade a pezzi dimenticato da tutti.

PONTE ALL'ANIA

Ponte all'Ania, è il paese/dormitorio nel quale abito e fino ad ora non era assurto alle
cronache, se non per la passata presenza dell'anarchico Gaetano Bresci che qui lavorò
con perizia in un opificio; bravo operaio, abile, stimato e benvoluto da colleghi e
direzione, sì che divenne in breve tempo capo operaio. Ed anche per il cattivo odore
che periodicamente, grazie alla cartiera Ania (Smurfit Kappa Ania paper), dal torrente
arriva fino al paese. Ma ultimamente il borgo ha avuto un forte rimbalzo sulla carta
stampata e tutto questo è dovuto ad un ping pong tra il consigliere Mastronaldi e
l'Amministrazione: ora sia ben chiaro che l'Amministrazione di Barga ha molto
investito su questa frazione, e importanti opere sono state programmate, ma vi sono
delle carenze oggettive che è giusto rimarcare, sfruttando anche il momento di
notorietà.
Riguardo alla viabilità, non solo l'asfalto della regionale è dissestato e c'è carenza di
segnaletica, sia orizzontale che verticale, ma ciò si verifica anche in via del Molino
ove mancano cartelli indicatori limitanti la velocità, e un dosso artificiale non ci
starebbe male, dato che proprio in questo tratto molti animali domestici sono stati
investiti e uccisi e spesso bambini giocano al lato della strada. Va bene impedire il
traffico pesante, ma riguardo all'accesso alla cartiera Kappa, durante la discussione
sui Patti Territoriali, in Provincia, alla presenza di amministratori di Barga e Coreglia
proposi, nell'indifferenza generale, il prolungamento lungo l'Ania della regionale e un
ponte Bailey all'altezza della cartiera. In questo modo si azzerava il transito di TIR in
via del Molino. E sempre la cartiera, malgrado le promesse e gli accordi è tornata ad
emettere cattivi odori. Arriviamo ai marciapiedi che sono intransitabili perché
presentano scalini e muretti, cioè vere e proprie barriere architettoniche che nessuno

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si è mai preso la briga di rimuovere. Indispensabile per la vita di Ponte all'Ania è la


pista ciclabile, o marciapiede, tra questa frazione e Fornaci di Barga. Durante ogni
ora del giorno o della notte, chi transita sulla statale che attraversa sia Fornaci di
Barga che Ponte all'Ania, noterà che su questo pericoloso tratto, vi sono sempre
alcuni pedoni che a loro rischio e pericolo camminano sui cigli per raggiungere una
delle due località. Infatti i due centri del barghigiano confinano l'uno con l'altro, anzi
sono ormai un'unica frazione. Una frazione che però manca di collegamento
pedonale. Del marciapiede e della sua necessità se ne parla ogni volta che si
avvicinano le elezioni, poi cala il silenzio. Eppure questa è un'opera indispensabile
che salda assieme due frazioni ormai di fatto già unite, e che tutela i pedoni oggi
costretti ad affrontare con rischi e disagi questo breve tratto. E c'è pericolo, perché i
sogli sono sconnessi e disastrati, e perché troppo spesso le auto sfrecciano incuranti
dei limiti di velocità. Cosa si aspetta per intervenire? che qualche malcapitato venga
investito? (in passato mi dicono sia già successo). Ponte all'Ania è forse l'unica
località in Italia ad avere più parcheggi che abitanti, ma si continua a lasciare l'auto
sulla regionale bloccando spesso il traffico. E questi parcheggi sono fatti che peggio
non si può: un'asfaltata, le righe disegnate e via... Sulle riviste d'urbanistica vedo
invece parcheggi che sembrano giardini: un'utopia?
Un'ultima cosa, ritorno a via del Molino, che manca di segnaletica orizzontale e
verticale, manca di dossi artificiali, ha l'asfalto tutto deteriorato, in questa via, c'è una
curva peggiorata da un capannone sfitto che non si capisce come sia stata data
l'autorizzazione a costruirlo, e che ha anche il tetto in amianto. E anche l'altro giorno
la solita auto a tutto gas da Pedona ci ha picchiato dentro e poi ha finito la corsa
contro un'altra auto. O se questo capannone venisse demolito? E se i costi della
demolizione venissero addebitati a chi ne autorizzò la costruzione? C'è anche un
teatrino a Ponte all'Ania, abbandonato e dimenticato da tutti.
Ricapitolando, mentre prosegue sulla stampa il ping pong tra il consigliere
Mastronaldi e l'Amministrazione su Ponte all'Ania, nessuno dei due si accorge che vi
sono queste prioritarie emergenze:

1. i marciapiedi sono tutti interrotti da barriere architettoniche (scalini e


muretti);
2. manca l'indispensabile marciapiede tra Ponte all'Ania e Fornaci;
3. in via del Molino sfrecciano le auto provenienti da Pedona che hanno già
abbattuto tutta la segnaletica verticale, mentre manca quella orizzontale;
4. ci sarebbe anche un teatrino, che cade a pezzi dimenticato da tutti.

PANNUNZIO
LUCCA - Interessante la lettera di Costanza Caredio su questa nuova kermesse
organizzata dal Comune di Lucca in occasione del centenario della nascita di

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Pannunzio. Ricordo che mesi addietro fu ricordato magistralmente alla Cesareviviani


e che ora è stato riproposto in Villa Bottini, con relatori che con l'idea radicale e
liberale hanno ben poco a che spartire. Per la cronaca, c'è stata una contestazione di
Umberto Sereni in corso d'opera e i liberali e i radicali lucchesi, non hanno
ovviamente partecipato. Ecco comunque l'intervento della Caredio: «Ho ricevuto un
invito dall'amministrazione di Lucca per la celebrazione del centenario della nascita
di Pannunzio. Ma io ricordo che la commemorazione del grande giornalista si era già
svolta tempo addietro, a cura degli intellettuali locali, la Viviani e Vittorio Baccelli,
cioè coloro che tradussero poi in azione politica il pensiero libertario dello scrittore
lucchese. Non era valida? Non era in linea e occorrevano Santoni Nazionali per
riprendersi questo personaggio illustre? Pannunzio preparò il terreno per le riforme
civili degli anni '70 che furono radicali, liberali, socialiste. Con esse fu distrutto il
dogma del 'valore della sofferenza' -specialmente quella della donna, ma anche
dell'uomo-. Era con il cemento della sofferenza che si reggevano il matrimonio
indissolubile e la procreazione obbligata. Da allora i Laici Nazionali non hanno
presentato alcun programma, ma si sono costituiti in gruppo di potere con l'intento di
rendere stabile il dualismo laici-cattolici, laddove il proseguimento della battaglia di
Pannunzio e de Il Mondo, conduceva alla revisione dei rapporti tra il popolo e la sua
Chiesa, che ponesse solide basi di autonomia e libertà per tutti. La laicità, intesa come
divisione e contrapposizione non esiste in Gran Bretagna, dove la Regina è il Capo
della Chiesa Anglicana, e i Vescovi hanno un seggio in un ramo del Parlamento.
Negli altri paesi protestanti, i membri delle congregazioni religiose, concorrono alle
cariche pubbliche. La frattura fra Stato e Chiesa, intesa come esclusione del popolo,
ci rende fragili come Nazione ed esposti a manovre etero dirette. Siamo insoddisfatti
dell'assetto della nostra Chiesa? Facciamo delle proposte di cambiamento.
Ridefiniamo la composizione della CEI, immettendo congrue rappresentanze di
cittadini/e, diamo libertà ai sacerdoti di avere famiglie proprie, mettendo fine agli
scandali di pedofilia, incrementando la natalità e 'radicandoli sul territorio'.Rendiamo
trasparenti i dogmi e i riti con la ricerca storica, così da evitare all'individuo di
'credere' in simboli dei quali non afferra il senso. Oggi la 'laicità' è un recinto dove gli
'eletti' si esercitano a screditare il Paese, ampliando e creando scandali, così da farci
apparire 'ventre molle', entità pre-moderna, guidata da personaggi unfit e da partiti di
plastica. Ma la plastica è elastica e indistruttibile e al contrario i mattoni, si
sgretolano.»
GUARDIAMO OLTRE

SAN LEONARDO IN T.ZIO - Venerdì 12 marzo alle ore 21 presso la biblioteca: “Gli
amici del melograno” nell'ambito della rassegna: “Guardiamo oltre” verrà proiettato
il film “Lontano da lei - Away from Her ” diretto da Sarah Polley. Un film che
commuove e fa sorridere.
"La memoria è il diario che ognuno di noi porta con sé", scriveva Oscar Wilde; ma, a

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differenza di un documentario, si tratta di un diario personalizzato dalla gioia e dal


dolore, che lo rendono selettivo. A darne conferma è questo film diretto dall'attrice e
regista esordiente Sarah Polley, che, tratto dall'acclamato racconto "The bear came
over the mountain" di Alice Munro, ricorre alla tematica del morbo di Alzheimer
quale metafora finalizzata a spiegare l'importanza dei ricordi in un duraturo rapporto
di coppia. Ne sono infatti protagonisti gli inseparabili coniugi Grant e Fiona,
rispettivamente interpretati dai veterani Julie Christie e Gordon Pinsent, sposati da
circa mezzo secolo, ma la cui serenità viene improvvisamente disturbata dai sempre
più lampanti vuoti di memoria che colpiscono la donna, fino al momento del suo
ricovero in una casa di riposo specializzata nel trattamento di questa malattia. E
proprio una mente all'interno della quale stanno progressivamente svanendo i ricordi
sembrano voler simboleggiare le bianche scenografie innevate di Kathleen Climie,
mentre il povero Grant, cui viene imposto di tornare a far visita a Fiona soltanto dopo
il primo mese di permanenza nel centro, si trova costretto ad accettare il fatto che la
donna si sia completamente dimenticata di lui, affezionatasi nel frattempo ad un altro
paziente del posto. Scandita dall'efficace colonna sonora di Jonathan Goldsmith, una
storia di abbandono e solitudine, sostenuta da un ottimo cast, con un’atmosfera
melanconica, ma non priva di un pizzico d'ironia dolce-amara. Soprattutto, tra
momenti toccanti ed altri decisamente significativi, un coinvolgente ed appassionante
racconto per immagini che riesce nella non facile impresa di evitare eccessi mielosi e
retorici. La sessantasettenne Julie Christie è bravissima. È una star, che non si
vergogna delle rughe e la vecchiaia, ma anzi le usa come straordinari strumenti per
emozionarci e convincerci che la terza età, se portata con classe, ha una marcia in più.
Che smacco alle povere attrici di turno che umiliano il loro talento per provare
chirurgicamente a fermare il tempo. In Italia gli attori ventiseienni che passano alla
regia realizzano vuoti e ridicoli inni estetizzanti alla loro immagine. Sarah Polley, a
28 anni, ha realizzato un film sui vecchietti malati dal quale si esce completamente
guariti.
LA VERSILIA MODENA

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Il tema delle infrastrutture, e tra queste la Versilia Modena, sarà l’oggetto del
convegno di venerdì 12 marzo, alle ore 17,30 presso la sede della Camera di
Commercio di Modena. L’iniziativa si colloca tra programmi di cui all’intensa azione
sinergica avviata dalle Camere di Commercio di Modena, Reggio Emilia, Lucca,
Livorno e Pisa su tale tema, tenuto conto che i rispettivi territori presentano
problematiche comuni. Nel corso della giornata verranno in particolare approfonditi
gli aspetti correlati alla realizzazione di un’arteria di collegamento tra le diverse
realtà territoriali, opportunità di sviluppo e crescita per tutti i sistemi economici
interessati. Nell’occasione il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sen. Altero
Matteoli terrà uno specifico intervento, unitamente ai Presidenti delle Camere di
Commercio coinvolte. L'ipotesi di un collegamento autostradale tra Lucca e Modena,
che sembrava accantonato dopo che si era parlato del Tambura, sembrerebbe che ora
possa tornare d'attualità, dopo che, sia il ministro Matteoli che gli enti modenesi,
hanno espresso il proprio parere positivo ad approfondire di nuovo l'argomento.
Apprezzamenti per il rilancio di questa ipotesi viaria sono stati anche espressi
dall'Ugl che è sempre stata fautrice del progetto. Nel XVIII secolo, quando i duchi di
Modena vollero la Via Vandelli, per collegare la capitale del loro stato al mar Ligure,
la Repubblica di Lucca si agganciò al progetto attraverso la 'variante del Broglio'.
Altrettanta lungimiranza, nello stesso secolo, lo stato lucchese la ebbe nel connettersi
alla nuova strada Giardini-Ximenes, che rendendo carrozzabile il passo dell'Abetone,
pose la media val di Serchio e Lucca sulla via principale tra la Padania centro-
orientale ed il porto di Livorno. Questo ruolo di Lucca fu riconosciuto nel secolo
seguente dal nuovo stato nazionale italiano. Ebbene gran parte della vecchia Statale
del Brennero è divenuta oggi autostrada. Stranamente però questa autostrada si
interrompe a Modena. Da lì a Livorno il progetto non è mai stato completato.
Tornando all'attuale tracciato Versilia Modena, è giusto ricordare che questo progetto
di massima al quale si fa riferimento è quello che fu depositato da Berlusconi presso
la Comunità Europea, e che nel 2000 fu presentato pubblicamente a Castelnuovo
Garfagnana dall’ing. Moutier, nella sala del Parco delle Alpi Apuane, presenti e
favorevoli anche alcuni Sindaci di giunte di sinistra del modenese. Tutto questo
spinge ad ulteriori riflessioni. Per parlare della Versilia Modena bisogna andare
indietro nel tempo fino a diverse decine d’anni fa. Fu allora presentato un progetto di
viabilità autostradale da Lucca a Modena da parte dell’Associazione Industriali (che
auspicava nuovi collegamenti per lo sviluppo economico della provincia) e della
SALT, ma questo progetto si attirò un’alzata generale di scudi - cittadini, politici e
ambientalisti - poiché era veramente irrispettoso dell’ambiente essendo stato
concepito su un modello autostradale assai discutibile, sul tipo della bretella
autostradale Viareggio-Lucca. Passarono gli anni ed emerse un nuovo progetto più
attento all’ambiente e per la maggior parte del proprio tracciato in galleria (circa
l’80%). Questo ebbe fin dall’inizio un seppur timido consenso da parte di molti e, il
percorso probabile fu presentato anche al Parlamento Europeo. Questo progetto di

40
pagine libere IV vittorio baccelli

massima fu inoltre, come si è già detto, nel 2000 illustrato dall’ing. Moutier a
Castelnuovo Garfagnana in un’affollata riunione alla quale parteciparono anche
amministratori del modenese. Più che della LU-MO è giusto parlare della Versilia-
Modena, anche perché il tracciato viario dalla Versilia sbucherebbe in lucchesia,
precisamente a Valdottavo. Questo tracciato diverrebbe parte integrante di una delle
più importanti autostrade europee previste: l’asse Berlino-Palermo. Si andrebbe a
collegare il nord d’Europa a tutto il versante tirrenico, con importanti ricadute per le
nostre aziende e, per quelle dell’Europa settentrionale che potrebbero così scegliere
anche gli scali marittimi tirrenici e, cesserebbero d’essere obbligate ad usare quelli
dell’Adriatico come oggi succede. L’altro beneficio, più locale, secondario e di
riflesso, riguarderebbe l’alleggerimento del transito lungo la Valle del Serchio –
viabilità troppo spesso ingolfata da traffico pesante e dai pendolari e servita da una
vetusta rete ferroviaria. Gli occhi sono comunque puntati su Modena, ove venerdì si
discuterà di questo progetto. Chissà che non sia la volta buona.

LIVORNO MODENA

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Il tema delle infrastrutture, e tra queste il collegamento con Modena, è stato l’oggetto
del convegno presso la sede della Camera di Commercio di Modena. L’iniziativa si
colloca tra i programmi frutto dell’intensa azione sinergica avviata dalle Camere di
Commercio di Modena, Reggio Emilia, Lucca, Livorno e Pisa su tale tema, tenuto
conto che i rispettivi territori presentano problematiche comuni. Nel corso della
giornata sono stati approfonditi gli aspetti correlati alla realizzazione di un’arteria di
collegamento tra le diverse realtà territoriali, opportunità di sviluppo e crescita per
tutti i sistemi economici interessati. Nell’occasione il Ministro delle Infrastrutture e
dei Trasporti sen. Altero Matteoli ha tenuto uno specifico intervento, unitamente ai
Presidenti delle Camere di Commercio coinvolte. L'ipotesi di un collegamento
autostradale tra Lucca e Modena, che sembrava accantonato dopo che si era parlato
del Tambura, è tornato d'attualità, dopo che, sia il ministro Matteoli che gli Enti
modenesi, hanno espresso il proprio parere positivo ad approfondire di nuovo
l'argomento. Dopo le regionali si riparlerà approfonditamente del progetto e sono
previste alcune varianti nella progettazione sì che potremo parlare di Livorno
Modena, dato che la strada si collegherebbe direttamente alla Livorno Sestri Levante
(A12). Nel XVIII secolo, quando i duchi di Modena vollero la Via Vandelli, per
collegare la capitale del loro stato al mar Ligure, la Repubblica di Lucca si agganciò
al progetto attraverso la 'variante del Broglio'. Altrettanta lungimiranza, nello stesso
secolo, lo stato lucchese la ebbe nel connettersi alla nuova strada Giardini-Ximenes,
che rendendo carrozzabile il passo dell'Abetone, pose la media val di Serchio e Lucca
sulla via principale tra la Padania centro-orientale ed il porto di Livorno. Questo
ruolo di Lucca fu riconosciuto nel secolo seguente dal nuovo stato nazionale italiano.
Ebbene gran parte della vecchia Statale del Brennero è divenuta oggi autostrada.
Stranamente però questa autostrada si interrompe a Modena. Da lì a Livorno il
progetto non è mai stato completato. Tornando al collegamento con Modena, è giusto
ricordare che questo progetto di massima è sorto da quello che fu depositato da
Berlusconi presso la Comunità Europea, e che nel 2000 fu presentato pubblicamente
a Castelnuovo Garfagnana dall’ing. Moutier, nella sala del Parco delle Alpi Apuane,
presenti e favorevoli anche alcuni Sindaci di giunte di sinistra del modenese. Tutto
questo spinge ad ulteriori riflessioni. Diverse decine d’anni fa fu presentato un
progetto di viabilità autostradale da Lucca a Modena da parte dell’Associazione
Industriali (che auspicava nuovi collegamenti per lo sviluppo economico della
provincia) e della SALT, ma questo progetto si attirò un’alzata generale di scudi -
cittadini, politici e ambientalisti - poiché era veramente irrispettoso dell’ambiente
essendo stato concepito su un modello autostradale assai discutibile, sul tipo della
bretella autostradale Viareggio-Lucca. Passarono gli anni ed emerse un nuovo
progetto più attento all’ambiente e per la maggior parte del proprio tracciato in
galleria (circa l’80%). Questo ebbe fin dall’inizio un seppur timido consenso da parte
di molti e, il percorso probabile fu presentato anche al Parlamento Europeo. Questo
progetto di massima fu inoltre, come già detto, nel 2000 illustrato dall’ing. Moutier a

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Castelnuovo Garfagnana in un’affollata riunione alla quale parteciparono anche


amministratori del modenese. Questo tracciato diverrebbe parte integrante di una
delle più importanti autostrade europee previste: l’asse Berlino-Palermo. Si andrebbe
a collegare il nord d’Europa a tutto il versante tirrenico, con importanti ricadute per le
nostre aziende e, per quelle dell’Europa settentrionale che potrebbero così scegliere
anche gli scali marittimi tirrenici e, cesserebbero d’essere obbligate ad usare quelli
dell’Adriatico come oggi succede. L’altro beneficio, più locale, secondario e di
riflesso, riguarderebbe l’alleggerimento del transito lungo la Valle del Serchio –
viabilità troppo spesso ingolfata da traffico pesante e dai pendolari e servita da una
vetusta rete ferroviaria. Allora, secondo Matteoli, se ne riparlerà dopo le Regionali e
ha già anticipato alcune varianti nel percorso , sì che da oggi potremo parlare della
Livorno Modena.

GIUSEPPE PASCIUTI

Con Giuseppe Pasciuti e Piero Cervetti c'era una conoscenza dovuta sia ad una certa
comunanza di posizioni politiche, che alla frequentazione della Valle del Serchio, loro
ci abitavano, io non ancora, ma mi trovavo in quei luoghi in continuazione. Ma la
conoscenza si cementò in amicizia quando all'Ateneo Pisano ci trovammo tutti e tre a
frequentare, più per diletto che per piani accademici, le lezioni di sanscrito. Eravamo
in tre, coi libretti zeppi di “lode”, ma non eravamo mai integrabili agli studenti
modello o ai classici “secchioni”. Consideravamo l'Università un ambiente di ricerca,
ed eravamo ricercatori al di fuori dei piani universitari. Se Piero Cervetti approfondì
la tematica delle rune e compose mirabili poesie, Giuseppe Pasciuti ebbe nella poesia
e nella commedia i suoi affluenti. Piero, prematuramente scomparso, fu tra i fondatori
del circolo culturale il Soffio, che gli ha voluto dedicare il Premio Internazionale di
Poesia a suo nome. Pasciuti ha invece lasciato da anni la Valle del Serchio e vive a
Santa Croce sull'Arno, ma mai la sua terra e i suoi amici hanno voluto dimenticarlo,
così venerdì 19 marzo il Comune di Borgo a Mozzano gli ha dedicato la “Serata
d'onore”, appuntamento annuale dedicato a un personaggio del territorio “che si è
particolarmente contraddistinto nel proprio campo di appartenenza, tenendo alto il
nome di Borgo a Mozzano.” Di lui ricordo le silloge, Il senso del sublime,
Reminiscenze della mia terra, I fiori del silenzio e la commedia Liber Auri. Non
posso che congratularmi con questa Amministrazione che ha saputo riconoscere i
meriti di questo suo illustre concittadino, e non pecco di presunzione inviando queste
pubbliche congratulazioni anche a nome di Piero.

DINO LA SELVA

LUCCA – L'ospite della Cesareviviani al settimanale appuntamento letterario è il

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pagine libere IV vittorio baccelli

medico-scrittore Dino La Selva. Nato a Milano nel 1933 da genitori originari di San
Marco in Lamis (Foggia), presenterà i suoi scritti editi e inediti.
Ha pubblicato le seguenti opere in prosa: "Fiabe di Capitanata" (1974), "Lo
specchietto retrovisore" (1986), San Concordio. Cronache e figura" (1997), Racconti
minimi di San Marco in Lamis e dintorni (2003) e "Mosaico di paese" (2008).
Dal 1978 è socio dell'A.M.S.I. (Associazione Medici Scrittori Italiani) e dal 1993
dell'Associazione Culturale Cesareviviani con la quale ha già presentato tutti i suoi
libri editi. E sul suo ultimo libro, Bartolomeo di Monaco recentemente ha scritto:

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pagine libere IV vittorio baccelli

− Anche la memoria è una forma d’arte, soprattutto quando la si conserva e la si


accarezza con amore. E ciò che fa Dino La Selva, che nella vita ha esercitato la
professione di medico, con questo suo romanzo di ricordi. Già nel 1974
l’autore aveva scritto Fiabe di Capitanata e nel 2003 Racconti minimi di San
Marco in Lamis e dintorni, entrambi dedicati al suo paese natale. Questo
romanzo ne è la prosecuzione più autorevole e completa. San Marco in Lamis è
un grosso borgo sul Gargano che nel cuore di La Selva ha assunto il simbolo di
un mito in cui regnava, e forse regna ancora, pur nell’asprezza della vita
quotidiana, la felicità. I ricordi coinvolgono anche il padre Giovanni, che fu
Prefetto di Lucca, amante delle lettere e traduttore di Charles Baudelaire. Vi
appare come un uomo semplice, soggetto a inquietudini, rabbie e malumori
come tutti noi. Piccolo di statura, il suo carattere forte lo portava a scontrarsi
con chi non la pensava come lui. Nell’introduzione La Selva scrive: «I paesi
grandi e piccoli dell’antico Regno di Napoli hanno un fondo culturale comune.
Si somigliano un po’ tutti, e forse tutti gli uomini del Sud riconosceranno un
po’ di se stessi e del loro paese natio nei personaggi e nelle vicende che sto per
rievocare». È ciò che è accaduto a me, che da ragazzo, al tempo delle vacanze,
i miei genitori conducevano, insieme con i miei due fratelli, in treno a San
Prisco, il paese vicino a Caserta dove erano nati e dove anch’io sono nato. Le
calde atmosfere che l’autore rievoca in questo romanzo, io le ho respirate tutte
sia allora, sia oggi leggendo questi ricordi. Essi confermano un Sud omogeneo,
vivo, ricco di sentimenti, e avvolto come per magia da un tempo antico che
resiste e non lo abbandona. Le civiltà che hanno costruito la nostra Italia so-
pravvivono nel Sud; quale luogo privilegiato ed eletto vi tengono impresso il
loro marchio suadente, che rende quegli uomini e quei personaggi espressioni
di un eterno resosi visibile, concreto, monito anche a quella degenerazione e
disumanizzazione in atto che rischia di travolgere e far scomparire il senso
della nostra vita. Per mostrare tutto ciò l’autore ci racconta gli anni della sua
adolescenza trascorsi a San Marco, prima di emigrare al Nord subito dopo la
Seconda Guerra Mondiale. La cronaca è presa a pretesto per allargare lo
sguardo, attento ad ogni particolare, ai costumi, alle feste, alle tradizioni della
sua gente, e renderli a noi secondo la voce del sentimento che li ha impressi e
conservati integri nella memoria: «Questi ricordi mi vengono alla memoria
adesso. A distanza di tanti anni. Allora, tutto impegnato a vivere, scivolavano
su di me come su una lastra di vetro. O forse così mi pareva». L’autore si
avvale di una scrittura limpida, lineare, con la quale, grazie al proprio gusto e
al proprio piacere del raccontare – in cui spesso fa capolino un’accurata
preparazione umanistica -, riesce a trasferire in noi la suggestione e perfino
quel sentimento nascosto nei suoi ricordi che altro non è che l’amore
nostalgico per una vita che, così com’era, non ritornerà più. Figure e scene
come quelle dello zio Nicola, dello zio Augusto, del vecchio giocatore di dama,

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del cugino Elio e la sua banda di monelli, del norcino Pasquale Scarpina e
l’uccisione del maiale, dei riti suggestivi della Settimana Santa, delle feste e
delle fiere paesane, del Natale, la veglia del morto, del carbonaio arricchito
Pietro Bonfitto, della energica bisnonna donna Barbara La Selva, della nonna
raccontatrice di fiabe, del nonno Antonio, medico pure lui, l’avvocaticchio, il
farmacista don Matteo Trotta, il donchisciottesco don Fabio, e così via,
costruiscono sulle pagine proprio come un prezioso mosaico (da ciò il titolo),
un’epoca che fu sanguigna, superba e intensamente amata: «È un mondo aspro,
duro, di sentimenti spesso violenti ma sinceri». Scrive ancora l’autore: «Il
paese aveva la sua voce, una voce ora più fioca e sommessa, ora più acuta e
potente ma continua, incessante, durante tutte le 24 ore del giorno e della notte,
per tutti i giorni del mese e per tutti i mesi dell’anno. Era come il respiro del
paese». Da sottolineare il bel capitolo intitolato La politica in cui è disegnato il
quadro delle lotte sociali, soprattutto del dopoguerra, che si estesero
rapidamente dappertutto e particolarmente nel Meridione, con la
rivendicazione delle terre da parte dei contadini. Il Sud dunque esce da questi
ricordi minutamente osservato e amato. L’autore aveva 12-13 anni quando
viveva questa esaltante esperienza, ed ora che ne scrive ne sono passati
moltissimi, eppure la memoria non ha dimenticato niente di quei lontani giorni:
«La mattina presto a Sammarco passava la lattaia con il suo branchetto di
capre, bussava alla porta dei clienti e mungeva loro il latte lì sulla soglia di
casa». Chi ama il Sud, o chi lo ha conosciuto quando ancora le sue usanze
erano incontaminate, trova in questo libro tutto il fascino e la suggestione che il
grande amore per la propria terra riesce a conservare e a trasferire intatto su di
noi. È forse per questo motivo che, nel corso della lettura, mi è spesso salito
alla mente il capolavoro di Salvatore Satta: “Il giorno del giudizio”.-
Mercoledì 17 marzo alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura
Urbane.

GIOVEDÌ 18 MARZO – GIORNATA CONTRO IL MOBBING

LUCCA – Per giovedì 18 marzo il Pubblico Impiego dell'Ugl di Lucca ha indetto una
giornata contro il mobbing. «Già negli anni passati – ci dice Vittorio Baccelli
responsabile del pubblico impiego – l'Ugl ha dedicato una giornata a raccogliere
denunce e testimonianze contro questa pratica purtroppo diffusa tra i lavoratori,
sopratutto nel pubblico impiego. Le segnalazioni devono essere presentate ai vari
rappresentanti Ugl all'interno degli Enti o al 3335677653 o all'e-mail della
federazione delle autonomie: ugl.lucca@email.it .»
Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé
il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo
all'azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio,

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denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto


della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire
operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, etc.) o illegali. Per poter parlare di
mobbing, l'attività persecutoria deve durare più di 6 mesi e deve essere funzionale
alla espulsione del lavoratore, causandogli una serie di ripercussioni psico-fisiche che
spesso sfociano in specifiche malattie (disturbo da disadattamento lavorativo,
disturbo post-traumatico da stress) ad andamento cronico. Va peraltro sottolineato che
l'attività mobbizzante può anche non essere di per sé illecita o illegittima o
immediatamente lesiva, dovendosi invece considerare la sommatoria dei singoli
episodi che nel loro insieme tendono a produrre il danno nel tempo. In effetti,
l'ingiustizia del danno, vale a dire dell'evento lesivo non previsto né giustificato da
alcuna norma dell’Ordinamento giuridico, deve essere sempre ricercata valutando
unitariamente e complessivamente i diversi atti, intesi nel senso di comportamenti e/o
provvedimenti. Si distingue, nella prassi, fra mobbing gerarchico e mobbing
ambientale; nel primo caso gli abusi sono commessi da superiori gerarchici della
vittima, nel secondo caso sono i colleghi della vittima ad isolarla, a privarla
apertamente della ordinaria collaborazione, dell'usuale dialogo e del rispetto. Si parla
di mobbing verticale, o quando l'attività è condotta da un superiore al fine di
costringere alle dimissioni un dipendente in particolare, ad es. perché antipatico, poco
competente o poco produttivo; in questo caso, le attività di mobbing possono
estendersi anche ai colleghi (i side mobber), che preferiscono assecondare il
superiore, o quantomeno non prendere le difese della vittima, per non inimicarsi il
capo, nella speranza di fare carriera, o semplicemente per "quieto vivere". Si
definisce invece mobbing orizzontale quello praticato da parte dei colleghi verso un
lavoratore non integrato nell'organizzazione lavorativa per motivi d'incompatibilità
ambientale o caratteriale, ad es. per i diversi interessi sportivi, per motivi etnici o
religiosi oppure perché diversamente abile; generalmente la causa scatenante del
mobbing orizzontale non sono tanto le incompatibilità all'interno dell'ambiente di
lavoro quanto una reazione da parte di una maggioranza del gruppo allo stress
dell'ambiente e delle attività lavorative: la vittima viene dunque utilizzata come
"capro espiatorio" su cui far ricadere la colpa della disorganizzazione, delle
inefficienze e dei fallimenti.. Il mobbing strategico si ha quando l'attività vessatoria e
dequalificante tende ad espellere il lavoratore, per far posto ad un altro lavoratore di
solito in posizioni di dirigenza o apicale.

BOOKCROSSING ALLA VIVIANI

LUCCA – Come ormai consuetudine, la Cesareviviani dedica un giorno dell'anno alla


pratica del bookcrossing: quest'anno sarà sabato 20 marzo, il giorno nel quale saranno
lasciati alla libera lettura numerosi testi, donati da privati e amici dell'associazione,

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nei vari posti della nostra provincia. «Vogliamo ripetere questa esperienza che già
negli anni passati ci ha dato molte soddisfazioni – esordisce Vittorio Baccelli,
Presidente dell'Associazione – vogliamo così offrire un ulteriore stimolo alla lettura,
pratica che riteniamo fondamentale per il pieno sviluppo della personalità umana e
che settimanalmente noi cerchiamo di sviluppare. Questo giorno dedicato al
bookcrossing ci prepara ad affrontare meglio la data del 24 marzo, che è stata
dedicata alla “Giornata nazionale per la promozione della lettura” che celebreremo in
maniera adeguata. Vogliamo anche ricordare il 21 marzo, designata come “Giornata
della Poesia”.» Hai un libro che ti è piaciuto particolarmente e vorresti che qualcun
altro lo leggesse? Hai più copie d’un libro che hai già letto? Hai un libro che non ti è
piaciuto ma che a qualcun altro potrebbe interessare? Non hai più spazio in casa per
tutti i tuoi libri? Hai dei libri che sei sicuro non avrai tempo di leggere? Hai dei libri
che riguardano un argomento che non ti interessa? Queste e altre sono le situazioni
che possono spingerti al bookcrossing, cioè a lasciare un libro ove altri potranno
trovarlo. Il libro non dovrà sembrare abbandonato, questa è la prima regola, al
contrario dovrà divenire un libro liberato. Liberato alla lettura altrui. Si possono
lasciare i volumi liberati sulle panchine dei parchi, nelle sale d’aspetto (stazioni,
medici, aeroporti, ecc.) sui tavoli dei bar, delle mense, insomma ovunque la gente
passa o sosta. Questa pratica si è in breve diffusa in tutto il mondo. Puoi scrivere sulla
prima pagina del libro liberato il tuo nome o il tuo indirizzo anche e-mail, e quando e
dove è stato liberato. Il libro ritrovato e letto può esser nuovamente liberato e in
questo caso è bene annotare sul libro stesso la sua seconda liberazione. Puoi
preparare delle etichette di tua fantasia (o dei timbri) che indichino il
libro liberato. Su internet basta cercare alla voce bookcrossing su un qualsiasi motore
di ricerca, troverai siti italiani e stranieri sui quali potrai annotare il ritrovamento o il
rilascio. Sempre su questi siti ci sono vari tipi d’etichette già pronte, scaricabili che
potrai personalizzare a tuo piacimento e successivamente applicare al libro liberato.
Un’operazione globale questa che tende a trasformare tanti luoghi in vere e proprie
biblioteche all’aperto. Vi sono anche dei Comuni italiani che collaborano a questa
operazione culturale. Buon bookcrossing!

MONTI PISANI
AREA NATURALE PROTETTA DI MONTE CASTELLARE e VALLE DELLE
FONTI" - Domenica 28 Marzo 2010 piacevole escursione con gli Amici del Gruppo
Trekking Lastra a Signa. Il percorso ha inizio dal Passo di Dante, proprio dalla lapide
alla memoria (al monte perché i Pisani Lucca non ponno... Inf. Canto XXXIII). Si
raggiunge rapidamente il crinale (m.275) da dove nonostante la modesta quota si
gode un panorama mozzafiato che spazza dalla Corsica a La Spezia con una
privilegiata vista di Pisa. Si scende sull'importante crocevia del Castagno, ma
nessuno si aspetti un albero, ora c'è un grosso traliccio Enel. Qui inizia un

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interessante, panoramico e soleggiato sentiero che da sulla valle di Asciano, sul piano
di Pisa e sul tratto terminale dell'Arno. Il percorso si mantiene orizzontale in quota
sul fianco del monte La Mandria e raggiunge il suggestivo paesino di eremiti di
Mirteto (m.282), da anni abbandonato, ma dove sono ancora evidenti interessanti
costruzioni, con la chiesa in pietra romanica. Il sentiero diventa ripido e scende nella
stretta Valle delle Fonti dove ancora si raccoglie l'acqua per Pisa e dintorni e sono
visibili i vecchi elementi di captazione, deposito e trasporto dell'acqua risalenti
all'epoca medicea. Il Cisternone spicca per imponenza e capacità ingegneristica ma
l'interno non è visitabile. Il cammino prosegue sulla vecchia condotta per risalire a
aggirare il paese a monte, per poi attraversarlo fino ala frazione di Valle. Per facile
stradello si raggiunge Villa Bosniaski (m.185), costruita dal naturalista polacco
attorno al 1850, colpita ed abbandonata nell'ultima guerra è ormai in rovina. Attorno,
annessi agricoli, resti di oliveti e frutteti con alcuni alberi esotici superstiti a
testimonianza di una sapiente e attenta ricerca ambientale. Dalla villa si ripercorre
l'ultima parte dello stradello per proseguire sul fianco del monte per raggiungere di
nuovo il Passo di Dante. Partenza da Santa Maria del Giudice, davanti alla farmacia
alle ore 8,30.

GIORNATA NAZIONALE DELLA LETTURA


LUCCA - In occasione della Giornata nazionale per la promozione della lettura,
l'Associazione Culturale Cesare Viviani organizza per mercoledì 24 marzo presso la
Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane alle ore 17.00, un pomeriggio dedicato
alle letture libere di brani in prosa o poesia aperto a tutti, soci e non.
Chiunque può intervenire e presentare pagine di letteratura di autori noti o meno noti,
italiani o stranieri, contribuendo a promuovere la lettura come esercizio di grande
libertà, di apprendimento dell'arte dello scrivere attraverso gli esempi dei migliori
rappresentanti dell'arte letteraria. È grazie alla lettura che si impara a scrivere, a
confrontarsi, a mettersi in gioco e a verificare quanto si vale, e non solo come lettori.
È dal 2009 che il Consiglio dei Ministri ha stabilito che la Giornata nazionale per la
promozione della lettura si terrà il 24 marzo di ogni anno. La Giornata si inserisce
nella campagna istituzionale per la promozione della lettura, attualmente in corso sui
media, promossa dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega
all’Informazione e all’Editoria, Paolo Bonaiuti. In questa giornata le amministrazioni
pubbliche, in coordinamento con tutte le Associazioni che operano nel settore,
favoriscono le iniziative volte a promuovere la lettura in tutte le sue forme.
A livello nazionale tra le iniziative previste nella prima Giornata per la promozione
della lettura, rientrano: la premiazione dei ragazzi vincitori di un concorso di idee
indetto nelle scuole elementari e medie per la creazione di una campagna che avvicini
i giovani alla lettura (la Presidenza del Consiglio dei Ministri realizzerà poi la
campagna dichiarata vincitrice); la premiazione del migliore giornalino nelle scuole

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elementari e medie, con la richiesta ai giornali di distribuirlo in edicola; una serie di


manifestazioni in biblioteche nazionali organizzate dal Ministero per i Beni e le
Attività culturali per illustrare la nascita del libro e la storia della stampa periodica.

IL GIARDINO DEI LIMONI

S. LEONARDO IN T.ZIO - Venerdì 26 marzo, alle ore 21.00 presso la biblioteca:


“Gli amici del melograno” nell'ambito della rassegna "Guardiamo Oltre" verrà
proiettato il film “Il giardino dei limoni”. È questo un film capace di incantare grazie
alla travolgente dolcezza della protagonista e di sollecitare un’articolata riflessione
sulla complessa situazione in Israele. Uscito alla fine del 2008, "Il giardino dei
limoni" ha ricevuto un’inaspettata pubblicità. Il regista israeliano, Eran Riklis,
certamente non si aspettava che la realtà, con la guerra scoppiata tra il suo paese e il
movimento politico-terrorista di Hamas, che regge la striscia di Gaza, avrebbe
superato in tragicità la lineare trama di quest’opera. La storia racconta la strenua lotta
di una donna palestinese per difendere il suo terreno piantato a limoni. Il Ministro
della difesa israeliano, che ha comprato una casa adiacente alla sua, si sente
minacciato dai pericoli di attacchi terroristici che potrebbero venirgli, all’improvviso,
proprio da questo appezzamento non sorvegliato. Il consiglio dato più volte al
politico, da parte dei servizi segreti è, infatti, di far estirpare tutte le piante.
L’intimazione getta nello sconforto la protagonista, sola e incapace di difendersi, ma
che nel suo giardino conserva il ricordo di un’infanzia spensierata. Dal campo essa
non ricava nemmeno il necessario per vivere, ma occupandosi ogni giorno di quel
pezzo di terra, difende la propria identità e le proprie radici. Ad aiutarla in questa
battaglia ci sarà un giovane avvocato palestinese, con il quale intreccia una storia
d’amore, ma soprattutto lo sguardo e la comprensione della moglie del Ministro, che
dal suo bunker blindato osserva con vicinanza d’animo la caparbia lotta di questa
donna coraggiosa. I temi che si intrecciano in questo delicato film sono molteplici: la
paura e la diffidenza verso l’altro, anche se palesemente povero e indifeso, il trionfo
sempre e comunque della ragion di Stato, per questioni che l’umanità e il buonsenso
potrebbero tranquillamente risolvere, ma soprattutto è un inno alla sensibilità
femminile, capace di vedere oltre e di comprendere le difficoltà altrui. Il messaggio di
fondo è quello della necessità di aprirsi e di comprendere, che il dialogo è sempre
possibile, specie se abbandona le vie ufficiali, burocratiche e parte dal cuore della
gente. La consonanza di queste due donne indica la necessità di recuperare il lato
femminile delle persone, fatto di vicinanza e solidarietà, dopo che la razionale e
distante via maschile, fatta di sangue e pianto, ha dimostrato tutti i suoi limiti.

VOTERÒ LEGA NORD

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LUCCA - Che in Toscana non vi sia democrazia è da tempo che lo sostengo. Quando
una parte politica, nel nostro caso la sinistra, detiene le leve amministrative da
sessanta anni, si crea per forza un regime, anche con le migliori volontà possibili.
Senza alternanza, senza ricambio, non v'è democrazia. E le colpe non sono solo di chi
governa, ma anche di chi non è stato capace di creare un ricambio. E in queste
elezioni, proprio in Toscana, poteva nascere qualcosa di nuovo, e questo qualcosa
aveva un nome e un cognome: Oliviero Toscani. Il PDL non l'ha voluto, i babbioni
hanno preferito ignorarlo a beneficio delle solite minestre riscaldate. Sì però il
consociativismo l'ho visto con la presente legge regionale elettorale, quella che
elimina le preferenze e crea amministratori non eletti, ma designati: legge bipartisan
nata in Toscana per essere subito dopo esportata a livello nazionale. E il
consociativismo l'ho visto con l'astensione del Pdl sulla vergognosa legge regionale
sulla caccia, esportata subito dopo al Senato con un blitz dalle lobby dei cacciatori,
ma che per fortuna dovrebbe morire lì. Bipartisan anche nel sostegno delle scelte
dell'Alce con dichiarazioni azzardate e non sufficientemente meditate. A questo si
aggiunge che il nuovo partito “senza tessere” proposto da Berlusconi dal predellino,
non è affatto nato, ma s'è subito provveduto ai tesseramenti. Inoltre sui dirigenti locali
del PDL voglio stendere un velo, così come sui candidati designati. Basti ricordare
che da destra alla Provincia nel passato ad uno di questi preferimmo Tagliasacchi.
Invece il mio gradimento per Berlusconi non è per niente scalfito: attaccato in ogni
modo possibile e immaginabile, ha saputo reagire con fermezza e audacia fino a
riuscire a far tacere tutte quelle voci televisive becere, antiberlusconiane, sinistre e
oggettivamente comuniste della peggior specie stalinista.
Questi, in estrema sintesi i motivi per i quali in questa tornata elettorale, io voterò
Lega Nord pur riconoscendo i grandi meriti di Silvio Berlusconi, ma che dopo le
regionali, a mio avviso, dovrà profondamente rivedere il PDL nella forma, nella
dirigenza (anche locale) e nella sostanza.

POMERIGGIO NIKOLA TESLA

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LUCCA – Altro pomeriggio d'eccezione alla Cesareviviani, è la volta di Vittorio


Baccelli che presenterà i suoi due libri su Tesla: “Nikola Tesla – un genio
volutamente dimenticato” e “Nikola Tesla 2” usciti entrambi per le Edizioni della
Mirandola. Si parlerà anche del libro di Massimo Teodorani “Tesla – lampo di genio”,
Macroedizioni, e del film “Il segreto di Nikola Tesla” di Krsto Papic, prodotto e
interpretato da Orson Welles.
Nikola Tesla, (in serbo Никола Тесла) (1856–1943), è stato un fisico, inventore e
ingegnere serbo naturalizzato statunitense nel 1891. È conosciuto soprattutto per il
suo rivoluzionario lavoro e i suoi numerosi contributi nel campo
dell'elettromagnetismo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. I suoi
brevetti e il suo lavoro teorico formano la base del moderno sistema elettrico a
corrente alternata, compresa la distribuzione elettrica polifase e i motori a corrente
alternata, con i quali ha contribuito alla nascita della seconda rivoluzione industriale.
Negli Stati Uniti Tesla fu tra gli scienziati e inventori più famosi, anche nella cultura
popolare. Dopo la sua dimostrazione di comunicazione senza fili (radio) nel 1893, e
dopo essere stato il vincitore della cosiddetta “guerra delle correnti” insieme a George
Westinghouse contro Thomas Alva Edison, fu riconosciuto come uno dei più grandi
ingegneri elettrici americani. Molti dei suoi primi studi si rivelarono anticipatori della
moderna ingegneria elettrica e diverse sue invenzioni rappresentarono importanti
innovazioni. Nel 1943 una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti gli attribuì
la paternità (sul suolo statunitense) di alcuni brevetti usati per la trasmissione di
informazioni via onde radio. Avendo sempre trascurato l’aspetto finanziario, Tesla
morì povero e dimenticato all’età di 87 anni.
La sua importanza fu anche riconosciuta nella Conférence Générale des Poids et
Mesures del 1960, in cui fu intitolata a suo nome l'unità del Sistema Internazionale di
misura della densità di flusso magnetico o induzione magnetica (chiamata anche
campo magnetico B). Tesla ha contribuito allo sviluppo di diversi settori delle scienze
applicate come, per esempio, la robotica (radio comando). I suoi ammiratori
contemporanei arrivano al punto da definirlo l’uomo che inventò il Ventesimo secolo
e il santo patrono della moderna elettricità. A causa della sua personalità eccentrica e
delle sue apparentemente incredibili e talvolta bizzarre affermazioni, negli ultimi anni
della sua vita Tesla fu ostracizzato e considerato una sorta di “scienziato pazzo”
attribuendogli nel tempo curiose anticipazioni di sviluppi scientifici successivi. Molti
dei suoi risultati sono stati usati, con alcune polemiche, per appoggiare diverse
scienze azzardate, teorie sugli ufo e occultismo new age. Certo è che le sue visioni e

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le sue allucinazioni possono esser considerate parte integrante del suo genio.
Contrariamente al suo volere, un anno dopo la sua morte, la Marina statunitense dette
il via a quello che è passato alla storia come “Philadelphia Experiment”, sul quale
molta letteratura, anche scientifica si è cimentata.
Mercoledì 31 marzo alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura
Urbane. Multimedia Paolo Rabassini.

ANCORA SUL NUCLEARE

Il gruppo culturale Excalibur ha diffuso sul web una nota sul nucleare che
effettivamente fa riflettere e che ritengo sia giusto conoscerla nella sua interezza.

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Dal disastro di Cernobyl sono passati più di venti anni e la tecnologia in campo
nucleare ha fatto notevoli progressi, si parla di reattori di terza/quarta generazione
che, assicurano gli “esperti”, saranno più sicuri e affidabili di quelli attuali e, cosa
non da poco, produrranno meno scorie, oltretutto riciclabili. Di fatto ci chiedono un
atto di fede visto che a tutt’oggi queste centrali esistono solo sulla carta. Nessun
passo avanti è stato invece fatto per risolvere il problema del trasporto e dello
stoccaggio delle scorie radioattive che rimangono letali per millenni. Alla domanda:
«Come si pensa di affrontare la questione?» La risposta stizzita degli ingegneri
esperti è sempre la stessa: «Ci penseremo! È da quando è stato attivato il primo
reattore nucleare negli anni cinquanta che ci stanno pensando. Intanto a seguito del
"piccolo" incidente di Cernobyl del 26 aprile 1986 migliaia di persone sono morte e
altre ne moriranno, almeno fino al 2060 secondo uno studio di Carlo Rubbia. Il
governo sull’onda emotiva dei rincari petroliferi, ora in parte rientrati, e dietro
pressione della lobby nucleare, parla di costruire da 4 a 30 nuove centrali. Le
vecchie, che dovevano essere demolite vent’anni fa e i rifiuti radioattivi messi in
sicurezza, sono invece ancora lì in balia di sé stesse, in tutta la loro pericolosità. Vere
e proprie bombe ecologiche. Dopo 20 anni, e qualche figuraccia come quella di
Scanzano Jonico dove il governo è stato costretto a furor di popolo a fare dietrofront,
non è stato ancora trovato un sito dove stoccare i rifiuti radioattivi. Scorie che, come
sanno anche i sassi, ma che politici e scienziati filo-nucleare fingono di ignorare,
rimangono letali per millenni. Un altro aspetto su cui si tenta di sorvolare è quello
della fonte. L’uranio non solo è in pochissime mani (si passerebbe dalla dipendenza
da petrolio a quella da uranio), ma è oltretutto scarso e, se fosse pienamente utilizzato
dai quei paesi che dispongono di un gran numero di centrali, si esaurirebbe nel giro di
60/80 anni. Tralasciamo poi le considerazioni di ordine morale in quanto il plutonio
239, ricavabile dal decadimento dell’uranio, è utilizzato come detonatore per la
bomba al deuteruro di Litio (la bomba H). Tornando all’Italia la soluzione, per un
Paese come il nostro ricco di fonti energetiche naturali ed inesauribili, c’è ed è a
portata di mano, basta seguire l’esempio della Spagna che produce già il 25% del suo
fabbisogno energetico tramite fonti alternative e ha in programma la costruzione di 20
centrali ad energia solare che raddoppieranno la produzione pulita d’elettricità;
l'Austria produce già ora il 60% del fabbisogno nazionale da fonti rinnovabili; la
Germania e la Svezia si accingono a ridimensionare pesantemente il loro programma
nucleare a favore dell’energia pulita. In America non si costruiscono nuove centrali
da almeno dieci anni. Non solo: nel silenzio totale dei media italiani in Germania sta
per partire il progetto Desertec per la costruzione di una immensa centrale solare nel
deserto del Sahara in grado di produrre almeno il 15% del fabbisogno energetico di
tutta l'Europa entro il 2025. Secondo gli esperti di Siemens, una superficie di 300
chilometri quadrati nel Sahara, dotata di specchi parabolici, potrebbe essere
sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di tutto il pianeta. Mentre noi perdiamo
tempo e sprechiamo denaro con le centrali nucleari, i tedeschi si preparano a

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cambiare il mondo. «Il sole – ricordano in una petizione oltre 600 docenti e
ricercatori italiani - è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla
Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale.» Se solo la
metà dei fondi attualmente utilizzati per la ricerca nucleare fossero destinati allo
sviluppo delle fonti pulite e rinnovabili di cui il nostro Paese è ricco, l’Italia (il paese
del Sole) in poco tempo potrebbe raggiungere la piena autosufficienza energetica,
senza alcun pericolo e a costi contenuti, attraverso grandi centrali termodinamiche e
la diffusione dei pannelli fotovoltaici sui tetti delle case e dei capannoni industriali. Il
problema per il nostro sciagurato paese è che per approntare un programma serio di
riconversione energetica associato ad una politica di riduzione dei consumi è
necessaria la presenza di uno Stato che sappia agire nell’esclusivo interesse della
Nazione. Invece ci ritroviamo ad essere governati da partiti e politici sempre in cerca
di scorciatoie. Per loro è più facile costruire una trentina di centrali nucleari e nel
contempo soddisfare gli appetiti dei soliti gruppi industriali che hanno il monopolio
della costruzione e conduzione delle cattedrali energetiche (da cui trarre magari
qualche beneficio economico, come spesso accade nei grandi appalti), che ridurre i
consumi e avviare un responsabile piano energetico finalizzato l’autosufficienza.
Tanto le conseguenze le pagheranno le generazioni future.

LEGA... LEGA...

LUCCA – Felice per il risultato della Lega, dato che anch'io l'ho votata, spiegando
bene le mie motivazioni, quando ho letto sulla stampa, che sull'onda del successo
elettorale, la Lega avrebbe chiesto a Lucca due assessori, mi sono cascate le braccia.
Ma allora niente cambia mai, mi sono detto, sconsolato. Fortunatamente leggo oggi
che s'è trattato di un malinteso, d'una uscita individuale fuori dal coro, scappata forse
nell'euforia del momento. Dunque la Lega niente chiede ad una amministrazione
della quale neppure condivide molti dei suoi punti programmatici. Meno male, a
questo punto mi sono un po' rasserenato, e mi auguro che in questo movimento non si
ragioni mai col manuale Cencelli in mano.

VARCHI & ROTONDE

LUCCA – Ad una prima lettura sembrerebbe proprio che le rotonde, oggi tanto di
moda sulle nostre strade, non c'incastrassero proprio nulla con i varchi telematici: ma
da noi non è così. Siccome i varchi telematici sono avversati dai commercianti, che
sono sempre a richiedere nuovi stalli per la sosta, ecco che il solito assessore ha
ragionato così: riduciamo la grande rotonda sul Giannotti e creiamo nuovi posti auto.
I varchi telematici, non mi stancherò mai di ripeterlo, sono l'ultimo atto della morte
del centro storico. Servono solo a far multe e a scoraggiare l'ingresso in centro. Il
centro non può essere un museo riservato a qualche raro abitante e ai turisti, deve

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essere una realtà vitale e viva. Non è vero che i varchi telematici garantiscono la
sicurezza. Se si volesse garantire questa, si metterebbero le telecamere nelle aree a
rischio, e non all'altezza targhe automobilistiche. E arriviamo alla rotonda che a mio
avviso è intoccabile: il verde attorno alle Mura non deve essere mai ridotto, ma se
mai ampliato. È il verde attorno alle Mura che fa risaltare il monumento. Se si
ricercano aree da destinare a parcheggi, si costruiscano parcheggi sotterranei, sotto gli
spalti c'è spazio in abbondanza. Ma si faccia attenzione e si creino anche parcheggi
gratuiti. «Il giorno che dovrò pagare per fermarmi a Lucca, non ci metterò più piede.»
Dissi anni addietro all'allora vice sindaco, e attenzione, sono in molti oggi a pensarla
così.

NIKOLA TESLA

LUCCA – Ha registrato un grande interesse e una forte partecipazione l'incontro su


Nikola Tesla voluto dalla Cesareviviani. Molte le domande e le curiosità suscitate
dalle letture dei testi proposti e dalla visione delle parti salienti del film a lui dedicato
dal regista Papic e diretto e interpretato (Morgan) da Orson Welles. Per chi volesse
ulteriormente approfondire l'argomento, i due libri di Vittorio Baccelli “Nikola Tesla
un genio volutamente dimenticato” e “Nikola Tesla 2” sono acquistabili presso le
librerie on line Amazon.com e Lulu.com; il libro di Massimo Teodorani “Nikola
Tesla lampo di genio” e il DVD del film “Il segreto di Nikola Tesla” sono acquistabili
presso Ibs.it

NOI RADICALI NEL CENTRO DESTRA DOBBIAMO ESSERE PIÙ


INCISIVI

Subito dopo la vittoria alle regionali ecco che dal centro destra escono posizioni
inopportune sulla Ru486. Le dichiarazioni di alcuni governatori e di altri dirigenti
confessionali vanno contro la logica, il buon senso e le aspettative della maggior
parte delle donne italiane. L'uso della Ru486 rappresenta una tecnica meno invasiva,
che va applicata nell'ambito della legge 194. La sofferenza della donna non deve
essere un elemento preventivo. Prima della 194 c'era tanta sofferenza ma c'erano
anche più aborti di oggi. Occorre puntare sulla responsabilità della donna e su una
corretta informazione per limitare sempre più le gravidanze indesiderate. Il centro
destra non deve essere reazionario, ma propositivo e innovativo, deve rifiutare le
sirene che vengono da un'etica religiosa superata e riscoprirsi nella sua laicità e nel
suo essere liberale. Noi radicali che stiamo nell'area del centro destra, dobbiamo
essere più incisivi e contare sempre più, anche perché senza di noi il centro destra è
zoppo, reazionario e facile preda delle sirene vaticaniste. L'Europa va verso una
laicità sempre più marcata, e anche l'Italia va in questa direzione: non comprenderlo

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significa restare indietro nel tempo.

PDL E ULTIME ELEZIONI

BARGA – Innanzi tutto un plauso per voler divulgare in rete le notizie e i documenti
all'interno dell'area di centro destra. Cosa questa che denota continuità su quanto a
suo tempo iniziato da Enrico Barsanti e durante le comunali proseguito dal
sottoscritto. Condivisione delle notizie e delle proposte sta alla base di una nostra
preparazione anche alle future battaglie sul territorio di Barga.
Adesso passiamo ai dati diffusi, veramente troppo riduttivi rispetto alla realtà. Senza
voler essere polemico con nessuno, ma in puro spirito costruttivo, ripeterò qui, quanto
da me già espresso sui media. Certo sono solo opinioni (ma mi pagano anche per
esprimerle) che non pretendono mai d'esser prese per oro colato, ma invitano alla
discussione e alla riflessione. Ricordo che a queste elezioni ho votato Lega Nord.
Speravo in un partito senza tessere e senza i signori delle tessere, come disse
Berlusconi dal predellino, ma così non è stato, fin'ora almeno...
1) Contro Berlusconi prima delle elezioni s'è scatenato di tutto, dalle faccende
familiari e personali, al lancio d'oggetti, alle accuse dei magistrati e dei
giornalisti, s'è toccata finanziariamente la Fininvest, s'è tentato di screditare
Bertolaso per colpire il governo del fare, s'è scatenata una gazzarra per non far
presentare le liste, s'è tentato di screditare l'UGL per colpire la Polverini. E
molto altro ancora, cose che sicuramente conosciamo tutti bene. Ma tutto
questo ha avuto l'effetto di far quadrato attorno a Berlusconi e di fargli
aumentare i consensi.
2) Riguardo alle liste e alle anomali presentazioni, che hanno portato
all'esclusione nel Lazio alla provincia di Roma della lista del PDL, e
all'identico rischio corso in Lombardia, ritengo che ci siano state anche delle
responsabilità interne alla destra. Infatti vi sono delle frange antiberlusconiane
anche tra noi, e sono tra coloro che a destra sono anche antiliberisti,
antiamericani e antiisraeliani: questi hanno una visione assai datata della
destra.
3) La dirigenza del PDL (prima FI) di Lucca è stata da me, da anni, sempre
definita inadeguata. Autoscelti e sempre autoriconfermati e autoreferenziali,
mai da loro ho visto un'autocritica, mai una seria riflessione. Anche oggi
cantano vittoria senza riflettere sulle situazioni locali.
4) I due ex consiglieri regionali sono responsabili come la maggioranza di CS
della legge elettorale, quella che non prevede le preferenze e crea designati e
non eletti. E questa legge fu subito riportata al governo centrale e divenne una
legge nazionale. Sono inoltre responsabili (con astensione) di una legge recente
vergognosa sulla caccia che vanifica ogni normativa CEE (e che sarà
sicuramente cancellata dai ricorsi) e che subito dopo è stata proposta con

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sotterfugi al Senato, passata, si è scatenata tutta una alzata di scudi, capeggiata


dalla Brambilla (ma bipartisan) per farla bocciare alla Camera. Ricordo che i
500mila cacciatori superstiti in Italia sono invisi dall'80% della popolazione e
che Berlusconi è molto attento ai sondaggi, infatti ultimamente Il Giornale ha
ospitato numerosi articoli anticaccia. Il sen. Orsi purtroppo ancora del PDL ha
proposto una legge che è stata alla base dell'uscita regionale. Sempre i due ex
consiglieri sono andati davanti all'Alce a dichiarare il loro favore all'impianto a
biomasse. E qui merita spenderci due parole: l'Alce è un'azienda da sempre
irrispettosa del territorio e responsabile della scomparsa del castagno nella
Valle del Serchio. L'azienda ha detto che la carta semi chimica era fuori
mercato, pertanto voleva iniziare una produzione d'energia, che con gli
incentivi verrà pagata circa 5 volte il suo valore. Gli incentivi li paghiamo noi!
La multinazionale proprietaria dell'Alce a Mondovì tentò lo stesso colpo. Lì si
producevano i pannelli di truciolato, dissero che questa produzione era fuori
mercato e bisognava passare all'impianto a biomasse: proposta bocciata da un
referendum popolare. Inoltre la proposta dell'impianto a biomasse caldeggiata
dalla Provincia dai sindacati e dalla Regione prevede il coinvolgimento della
coop. TUA (Terra Uomini Ambiente) il cui patron è il marito di un assessore
provinciale. Il ricatto occupazionale 20 anni fa a Lucca fu tentato dalla Bertolli,
che ne uscì sconfitta.
5) Trai candidati proposti dal PDL c'era la Bandoni, con una conduzione della
cultura a Lucca da mammamia... basti pensare che l'unico contributo avuto
dall'associazione che ho l'onore di presiedere (la Cesare Viviani), è stato di
1000 euro, dato da Pierami (tradizioni popolari) per la Disfida Poetica Lucca
Pisa. Dalla cultura, zero euro, eppure noi facciamo una programmazione
settimanale superiore a quella delle Giubbe Rosse fiorentine... ultimamente
abbiamo avuto ospiti, il disegnatore Fremura, il vice presidente del Senato
Nania, il regista Benvenuti, i giornalisti, De Mizio e Telese, ecc.
6) Trai candidati troviamo Santini e di questo voglio solo ricordare che quando si
presentò come Presidente della Provincia, la destra a Lucca (Baccelli, Bacci,
Affatigato, De Cesari...) votò Tagliasacchi dichiarandolo anche pubblicamente.
7) Questo punto l'ho lasciato per ultimo, ma non è affatto ultimo per importanza.
Oliviero Toscani, si propose come candidato Governatore e chiese il sostegno
del PDL. Lui poteva essere la leva per scardinare un potere che da 60 anni
ristagna in Toscana: era l'unica soluzione per poter vincere. Infatti subito anche
a Lucca era sorto un comitato spontaneo a suo sostegno con cittadini di
entrambi gli schieramenti. Ma in Toscana si voleva perdere e nessuno rispose
alla richiesta di Toscani: ci fu un'unica eccezione, quella di Matteoli che
giudicò la proposta estremamente interessante. Toscani si ritirò dichiarando che
i babbioni del PDL neppure gli avevano risposto.
Detto questo mi sembra ci sia poco da cantar vittoria, almeno in lucchesia (e anche in

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Toscana), e iniziare a riflettere. La prossima scadenza sarà la Provincia e già si lancia


un nome, Marchetti, che è noto per aver bloccato parte di internet ai dipendenti del
suo Comune e per le richieste di test antidroga per gli amministratori. Due proposte
obbrobriose che fanno a cazzotti con le idee liberali che dovrebbero esser patrimonio
del centro destra.
E a mio avviso a livelli più alti certi personaggi li vedo solo in negativo a cominciar
da Verdini fino ai talebani Pera, Quagliarello, Giovanardi e Orsi. Fermiamoci qui.

GIOVANNI DE LIGUORO

LUCCA – Mercoledì 7 aprile alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore”, si terranno letture libere
coordinate dallo scrittore lucchese Giovanni de Liguoro. Giovanni de Liguoro è nato
nel 1943 a Lucca, dove vive e opera,laureato in Legge presso l'Università degli studi
di Pisa, si è dedicato, per qualche tempo, alla ricerca scientifica presso lo stesso
ateneo. Abilitato all'insegnamento di Discipline Giuridiche ed Economiche, ha
prestato il proprio lavoro presso l'Ufficio Legale del Monte dei Paschi di Siena. È
autore di numerosi scritti, sia in prosa che in versi, apparsi anche su riviste e giornali.
Nel 1971 ha dato alle stampe il libro, di carattere scientifico-filosofico, dal titolo " Il
mistero della vita ". Nel 1995 è stata pubblicata (Pacini Editore - Pisa) la sua opera in
versi: "Umanità". È del 2000,”Viola d'amore. Storia di un soldatino del '99” edito
dalla prospettiva di Civitavecchia. Due giovani reclute, una di Napoli, l'altra di
Lucca, s'incontrano in una caserma a Milano prima di essere inviate, coi loro
compagni, sul fronte di guerra lungo il Basso Piave. Sono " ragazzi del novantanove "
chiamati a fronteggiare l'esercito austro-tedesco dopo la disfatta di Caporetto. I due
soldatini, nell'imminenza della battaglia, si confidano i propri sentimenti, i ricordi, le
ansie, le aspirazioni. Nasce un'amicizia indissolubile, capace di superare perfino il
limite estremo della morte fisica. Si tratta di eroi sconosciuti, lontani dall'ideologia e
dalla retorica di regime. Sono uomini che combattono la loro lotta di sopravvivenza
contro la guerra, e anche una battaglia personale contro i falsi valori che essa
rappresenta.
Il destino di questi ragazzi riflette quello dell'umanità intera, perennemente in bilico
fra male e bene, istinto e ragione, mito e consapevolezza, odio e amore.

CRYSTAL DISCIPLINE

LUCCA – Una nuova interessante mostra alla Galleria 38 in via del Battistero si
inaugurerà sabato 10 aprile alle ore 18: Daniele Bacci presenta “Disciplina del

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cristallo”, curata da Paolo Emilio Antognoli Viti. La citazione di una frase di Gio
Ponti (“L’architettura è un cristallo”) e di un suo motivo di design – geometrie
futuriste raggelate, losanghe da circo, memorie suprematiste, gli sportivi di Maleviè
tra anni venti e trenta – sono i punti di partenza di una riflessione che coinvolge la
relazione tra corpi, pedagogia, architettura e politica dal ‘modernismo’ europeo agli
anni ottanta. Una sorta di tableau-paravent, usato un tempo per nascondere il corpo,
per spogliarsi, oggetto del pudore e dell’erotismo, diventa schermo di proiezione,
sorta di spettacolo circense, e vagamente postmoderno. Dal punto di vista dei cristalli,
potrebbe essere il titolo alternativo del progetto. Il cristallo come un corpo
geometrico trasparente che, allo sguardo di un osservatore, rifrange una realtà
diversa, scomposta e sfaccettata, che diventa la metafora dell’invenzione dell’uomo
del fordismo: l’uomo-macchina del novecento, operaio e soldato, osservato attraverso
il prisma dell’ordine nuovo. Con l’imposizione del cristallo si rappresenta il corpo
docile, cartesiano, della sovranità disciplinare moderna. Esercizi ginnici, coreografie
spettacolari costruiti come esercizi di cristallografia e osservati dal punto di vista
della geometria dei solidi, poliedri, piramidi, prismi, parallelogrammi. Un’indagine
sulla spettacolarità attraverso un archivio fotografico di immagini sportive e
architettoniche del fascismo, che vengono scomposte, quasi rifratte, rallentate,
dirottate quasi alla ricerca dello scarto, del non programmato, della crepa imprevista
nella rappresentazione. La mostra rimarrà aperta fino al 20 di maggio.

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SERATE DI ARTE E CULTURA CON SERGIO FINI

FORNACI DI BARGA - "L'antico caffè centrale... il sogno" presenta una serie di


incontri tra arte e cultura dal titolo “Serate di cultura e comunicazione” con l'artista
Sergio Fini. Le serate si apriranno giovedì 8 aprile alle 21 con “Ritroviamoci, cultura
comunicazione nuova frontiera”, una serata dedicata a pittura, poesia e teatro; giovedì
22 Aprile si proseguirà alle ore 21,00 con "Connessioni", discendere non salire nella
pittura. Anche recentemente abbiamo potuto ammirare le opere pittoriche di Fini
esposte in varie gallerie sia a Lucca che nella Valle del Serchio, così come abbiamo
potuto attentamente valutare le sue poesie presentate anche recentemente presso la
Cesare Viviani. Di questo poliedrico artista Gabriele Landi ci dice: «E’ certo che al
Fini non manchi il coraggio e la voglia di sperimentare nuove teorie e tecniche per
dare fondo alla sua voglia di far partecipare altri al suo stato d’animo e alle sue
sensazioni. Ricordo una serie di lavori rappresentanti nature morte, morbide luci che
apparivano su fondi più scuri, forse lumi che sarebbero diventati luci ed anime delle
sue opere seguenti, una ricerca di luminosa leggerezza che altro non poteva far venire
in mente che l’anima: la grande anima che si palesa anche negli scritti, vera pittura in
parole, della produzione poetica del nostro. Com’è normale, dato tutto quel che si
“sente”, la voglia del nuovo trova in Sergio facile presa; ecco allora le Rune e il loro
linguaggio, il tramite per sensazioni pittoriche e poetiche, una sorta di poesia
pitturata, o di pittura accompagnata da versi. E poi ancora, nuove cose che stuzzicano
l’anima, la ruvidità della iuta, la morbidezza delle stoffe, la cruda introspezione degli
specchi, da cui l’opera rimanda lo sguardo. E ancora… tanto il nostro Sergio a da
sviscerare, da dare e darci, non temendo di consumare il suo “sentire”, facendoci
partecipi delle sue luci testarde, che sempre ci appaiono, ostinate, nei suoi lavori…
A chi mi chiede perché Sergio ha questa passione per le Rune, rispondo che, per lui,
queste non hanno nulla di esoterico, ne tanto meno chiromantico. Le Rune, per
Sergio, sono la trasposizione grafica di un “sentire”, una identificazione visibile di
uno stato d’animo, un “umore” nel senso lato del termine. È per questo sentire e
questo umore che i singoli caratteri non vengono accettati nel significato fine a se
stesso, ma, trasportati nella immediata e contingente situazione umorale, talchè
simboli poco felici, di chiusura o paura, vengono addolciti dalla sempre presente
“Anima Leggera”, quella luce che sempre si trova, sulla tela come nelle righe, delle
belle cose di Sergio.»

STATE OF MIND

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LUCCA – Altro evento d'eccezione al Lu.C.C.A. ospitato nel Palazzo Boccella allo
Stellario: con State of mind è di scena la minimal art della collezione Panza. «Ciò
che vedi è ciò che vedi», affermava Frank Stella nel 1958-59 quando con i suoi black
paintings inaugurava, probabilmente senza esserne consapevole, una nuova
incredibile e imprevedibile stagione dell'arte contemporanea: la minimal art. Alcuni
anni dopo, la critica ufficiale riconobbe alla minimal art, che si contrapponeva in
modo deciso all'espressionismo astratto degli anni '40 e '50 e alla coeva pop art, la
peculiarità di aver modificato l'approccio alle espressioni artistiche, il ruolo dello
spazio e del visitatore, ma anche ridisegnato le geografie dell'arte contemporanea: gli
Stati Uniti infatti prendono per la prima volta le distanze dall'arte europea, New York
diviene la capitale dell'arte e questo grazie anche alla pop art, a Fluxus e alla mail art
che nel '62 fu codificata da Ray Johnson. State of Mind è un evento che coinvolge
otto artisti della Collezione Panza, Lawrence Carroll, Lies Kraal, Timothy Litzmann,
Christiane Löhr, Emil Lukas, Jonathan Seliger, Séan Shanahan, Roy Thurston, che si
esprimono - sostiene il curatore della mostra Maurizio Vanni - ognuno in modo
proprio, attraverso il denominatore comune della minimal art con un dizionario
formale essenziale, con tecniche non relazionali di composizione pittorica, con
strutture costituite da grandi, anonimi ed essenziali volumi geometrici in sequenze
seriali, con l'impiego di materiali industriali quali legno, cera, punti metallici, pasta
per modellare, silicone, resina acrilica, lacca, acciaio inossidabile, poliuretano, vetro,
aghi, o desunti dalla natura, denti di leone, semi di edera, semi di caglio, crine di
cavallo, gambi d'erba, foglie. Ne scaturiscono otto installazioni pensate con la volontà
di coinvolgere il bianco e il vuoto dello spazio espositivo come componente attiva del
loro lavoro realizzato tra gli anni novanta e il duemila. Alla riduzione minimale delle
opere, nessuna parte, seppur nella sua essenza, assume più importanza di un'altra, si
contrappone l'esperienza della presenza fisica degli oggetti con lo spazio in modo da
determinare la conoscenza immediata delle forme e dei materiali. In questo tipo di
evento, l'attenzione deve spostarsi dall'interno all'esterno del lavoro, evidenziando le
caratteristiche reali della struttura, le qualità fisiche e spaziali dell'istallazione per
esaltare un rapporto inedito con l'osservatore. Al visitatore, infatti, non viene più
chiesto di concentrarsi sul significato intrinseco della creazione, ma di avere una sorta

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di approccio poli sensoriale con il lavoro, di testare senza alcun pregiudizio il dipinto
monocromo o il volume con cui deve dividere lo spazio e di pensare solamente al
processo soggettivo di fruizione.
Nella nostra città è ormai un fiorire di ricerche delle arti visuali, quasi che si stia
assistendo ad un risveglio dell'interesse culturale in questo campo. Se in passato le
mostre figurative sulle avanguardie erano appannaggio prima della Galleria Paul
Klee, poi del Bureau de l'Art, oggi grazie alla Fondazione Ragghianti, alla Poleschi
Arte, alla Galleria 38 e al museo Lu.C.C.A., la città conosce un autentico risveglio
culturale.

STELVIO MESTROVICH

LUCCA - Lucca - Mercoledì 14 aprile alle ore 17.00, presso la Casermetta Porta
Santa Maria della Passeggiata delle Mura Urbane, per il ciclo "al bridge con l'Autore"
organizzato dalla Cesare Viviani, Stelvio Mestrovich presenterà i suoi libri “La
sindrome di Jaele” (Casa Editrice Kimerik) e “Vita e opere dei compositori
dimenticati dal 1600 al 1900 – vol. 1” (Casa Editrice Rocco Carabba). Stelvio
Mestrovich è nato in Dalmazia, a Zara, il 20 giugno 1948. Nel 2004 l'editore Dario
Flaccovio gli pubblica "Venezia rosso sangue", che è stato presentato alla Libreria
Feltrinelli di Palermo il 3 giugno dello stesso anno e successivamente a Venezia,
Vienna, Lecco,Viareggio, Lucca, Verona e Parma. Nel 2006 Mestrovich ha pubblicato
la biografia "W.A.Mozart, il Cagliostro della Musica", edito da Portaparole di Roma.
Per i tipi prestigiosi dell'Editore Carabba di Lanciano, è in libreria l'ultima fatica di
Stelvio Mestrovich “Vita e opere dei compositori dimenticati dal 1600 al 1900” che
segue di due anni il romanzo giallo "Delitto in casa Goldoni" pubblicato anch'esso
con la stessa casa editrice. Quest'ultima opera non vuole essere una piccola
enciclopedia di compositori un tempo famosi e poi dimenticati o quasi, bensì un libro
che, senza pretese di giudizi tecnici, ha un unico intendimento: fare conoscere "ai
più", in particolare modo "ai non addetti ai lavori", la vita dei compositori presi in
esame (il quadro non è completo, molti grandi nomi mancano ancora all'appello e
saranno studio di una futura pubblicazione), le loro gioie, i loro dolori, i trionfi e i
fiaschi, insomma la loro umanità, prima delle opere che, volenti o nolenti, hanno
caratterizzato positivamente lo scenario musicale di quasi tre secoli. Stelvio
Mestrovich da tanti anni ormai lucchese d'adozione, è musicologo del tardo barocco,
con particolare conoscenza della vita e delle opere di Antonio Salieri (grazie alla sua
tenacia, nel 2000, è stata posta a Vienna una lapide commemorativa sulla facciata
della casa in Goettweihergasse n. 1, in cui il compositore legnaghese visse per oltre
trent’anni), di Anton Diabelli, di Pietro Alessandro Guglielmi, di Andrea Luca
Luchesi, di Baldassare Galuppi e di altri ancora. Sempre da una iniziativa di
Mestrovich è nata l’idea di intitolare al direttore d’orchestra e compositore triestino
Victor De Sabata il ridotto del Teatro Giuseppe Verdi” di Trieste. Relativamente alla
musica, Mestrovich ha pubblicato i libri "Appunti di archeologia musicale”, Pagnini e

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Martinelli Editori, Firenze 2002 e "W. Mozart, il Cagliostro della Musica", Edizioni
Portaparole, Roma. Mestrovich è anche un romanziere ed esordisce nella narrativa
gialla, dopo avere pubblicato due romanzi in forma di diario e cioè “Suor Franziska”
e “Il diario di Lucida Mansi”, creando il personaggio dell’ispettore capo della Polizia
di Stato Giangiorgio Tartini, al quale ha trasmesso la conoscenza della musica
classica e l’amore per Venezia e che lo vede protagonista de “La sindrome di Jaele”
Edizioni Kimerik, di “Venezia rosso sangue”Dario Flaccovio, 2004 e “Delitto in Casa
Goldoni” Editore Carabba.

ANCORA MESTROVICH CON “NERO TOSCANA”

LUCCA - Lo scrittore lucchese Stelvio Mestrovich, noto autore della Viviani è di


nuovo presente nel panorama letterario cittadino. È di mercoledì la sua presentazione
alla Casermetta Santa Maria dei suoi ultimi due libri “La sindrome di Jaele” (Casa
Editrice Kimerik) e “Vita e opere dei compositori dimenticati dal 1600 al 1900 – vol.
1” (Casa Editrice Rocco Carabba). Dopo questo pomeriggio letterario di indubbio
successo sia di pubblico che di critica del quale non si è ancor spenta l'eco,
Mestrovich sarà oggi, venerdì 16 alle 17.00 alla libreria Lucca Libri di corso
Garibaldi nella veste di co-autore dell'antologia “Nero Toscana”, Giulio Perrone
Editore. Saranno altresì presenti il curatore Graziano Braschi e Elio Marracci,
assieme all'altra co-autrice lucchese Rossana Giorgi Consorti. “Nero Toscana” è
l'ultima della nutrita serie di antologie dedicate al racconto giallo toscano. Graziano
Braschi nella sua prefazione ci dice: “Questa raccolta, rispetto ad altre precedenti,
privilegia città e province toscane finora trascurate (o comunque periferiche) dai
giallisti: ad esempio, ben tre racconti sono ambientati a Lucca e uno in Lunigiana.
Altre “finestre sul cortile” delittuose vengono invece aperte su miti noir consolidati
come quelli della Versilia, della Maremma, della Prato multietnica e della Firenze dei
quartieri popolari. In storie tratte dall’attualità sociopolitica, dalla cronaca nera e dalle
leggende nere che affondano le loro radici nelle epoche passate, il lettore transita
dalla cieca violenza alla patologia più oscura (quella del matricidio) dentro la pineta
di Viareggio; dal mistero di una morte in Versilia durante il passaggio della seconda
guerra mondiale alle angosce e delitti dentro la comunità multietnica pratese; dalla
drammatica vicenda di un noto playboy della Versilia colpito da una terribile malattia
ad alcune “miscelate” leggende lucchesi (un gatto accusatore che sembra uscito da un
tale di E.A. Poe; la misteriosa ricetta — scritta, si dice, da Michelangelo — di un
mitico pane nero; la classica ossessione dei sogni d'essere buttati giù dalle mura: e
queste mura sono quelle di Lucca); dal delitto nella boscaglia del Casentino, dove il
senso di giustizia appartiene agli animali selvatici; ai miti culinari (con mistero)
dentro i vicoli e piazzette della Firenze storica. E, poi, la rivisitazione del mito degli
aruspici in terra di Maremma; un antico delitto in Lunigiana, terra battuta dai

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contrabbandieri... e ancora storie nere.” Gli autori dei racconti sono: Francesco
Bertolucci, Lino Bologna, Sergio Calamandrei, Francesca Campolo, Rossana Giorgi
Consorti, Fabrizio Malfatti, Stelvio Mestrovich, Andrea Montaresi, Daniele Nepi,
Roberto Santini, Erminio Serniotti e Simone Togneri.

I MULINI AD ACQUA

LUCCA - Giornata d'eccezione per gli autori de “I Mulini ad acqua nel territorio di
Barga”(M.P.Fazzi Editore), Emilio e Raffaello Lammari, che nel pomeriggio di
mercoledì 21 saranno ospiti della Cesareviviani alla Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane. Nelle varie rassegne e sagre che numerose si aprono nella Valle del
Serchio nel corso dell'anno per le più svariate ricorrenze, con interesse, tutti abbiamo
ammirato le miniature tridimensionali dei mulini ad acqua, che un tempo erano
diffusi nella Valle. La minuziosità di queste installazioni ci faceva pensare ad un
paziente lavoro di ricerca e i due costruttori, padre e figlio, intrattenevano gli
spettatori incuriositi, spiegando in maniera dettagliata il funzionamento di questi
storici impianti. Le macchine e le loro modalità di funzionamento venivano anch'esse
relazionate con cura e con dovizia di particolari. Che ci fosse un serio studio, dietro
questi modellini, lo avevamo pensato, ma con l'uscita di questo libro, adesso ne siamo
certi. Lo studio sui mulini ad acqua, nato sei anni fa per una ricerca scolastica, copre
tutto il territorio di Barga in un arco temporale che va dall'800 al '900, ma con punte
di ricerca nelle fonti che scendono fino al 1500. La documentazione, più che
esauriente, è puntigliosa, mostrata con evidenza e si ferma agli anni '50 e '60 quando
gli impianti idraulici cessarono definitivamente la loro attività e furono soppiantati da
nuovi, moderni e più competitivi impianti industriali. La documentazione inizia dal
1543 quando l'Estimo di Barga fa menzione di oltre venticinque mulini ubicati lungo
la Corsonna, l'Ania, la Loppora e il Serchio. Le immagini delle strutture o dei loro
resti, si alternano ai documenti mostrati e, in un percorso didattico fanno piena luce
sul funzionamento della macchina idraulica. A completezza del testo, si trova un
piccolo sommario delle molte parole tecniche cadute in disuso dopo l'abbandono
dell'attività dei mulini. Né poteva mancare la descrizione della società contadine del
tempo e una disquisizione sulla storia dello stemma della Comunità di Barga e un
piccolo capitolo dedicato alla “trebbiatrice del Poeta” ancora in mostra nella casa di
Castelvecchio. Un volume che tocca i punti cari della tradizione e della cultura di
questo territorio, che recupera una lacuna storica e ferma una parte della memoria
collettiva che altrimenti rischiava d'andare dispersa.
Ci dice Raffaello Lammari: «Da ragazzo, la Corsonna era stata la mia "palestra", il
mulino la mia seconda casa. Rammento con nostalgia quell'età in cui, fischiettando
allegro, passavo davanti al vecchio mulino che si trovava sulla via per andare a
scuola, poco più in là dell'acqua della Corsonna. Rivedo nel mio ricordo l'amico
mugnaio che lo teneva vivo, il getto dell'acqua contro le pale, il rumore incessante

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delle macine in movimento... Come potevo a quell'età, ne costruii uno tutto per me in
legno; la turbina era di latta, l'acqua non veniva giù dal torrente ma dal rubinetto
dell'orto... Niente è maggior testimone di una cultura e della presenza umana del
segno che lascia l'uomo con il suo lavoro. Proverò a raccontare della presenza dei
mulini idraulici sul nostro territorio, siano essi ancora integri o poveri resti di ciò che
furono, per il piacere di conservare e condividerne la memoria. Non abbiamo la
presunzione di fare una approfondita ed esauriente ricerca storica, cosa che non ci
compete. Io e mio figlio ci limitiamo a qualche piccolo accenno aprendo qualche
finestra su un tempo lontano, per il gusto di soddisfare la nostra curiosità, insieme al
passato più vicino a noi, rimasto nella memoria degli ultimi testimoni sopravvissuti.
Dedico questo mio impegno a mia moglie e a mio figlio. Ringrazio tutti quelli che
con tanta generosità mi hanno dato attenzione, permettendomi di raccogliere dati,
notizie, storie, aneddoti e materiale fotografico.»
• Mercoledì 21 aprile alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane, incontro letterario organizzato dalla Cesareviviani per il ciclo “al
bridge con l'Autore” - sarà presente l'Autore.

COL SERENI

LUCCA – Dopo la contestazione al recente pomeriggio malamente organizzato in


ricordo di Pannunzio, ancora una volta sono portato a condividere le scelte pubbliche
di Umberto Sereni. Mi riferisco al programma elettorale minimale ma azzeccato da
lui enunciato: «A casa gli incapaci e spazio a chi ha a cuore le sorti della città. Questa
sfida non è rivolta a dilettanti, perdigiorno e parassiti.» E mi permetto di lanciarla a
mia volta anche nella mia area di riferimento, che pur tra molteplici distinguo è pur
sempre il centro destra e voglio proporla subito ai “miei” per le elezioni più vicine,
cioè per il rinnovo dell'Amministrazione Provinciale: a casa gli incapaci e spazio a
chi ha a cuore le sorti della lucchesia; questa sfida non è rivolta a dilettanti,
perdigiorno e parassiti. Categorie queste che abbondano all'interno dei due grandi
schieramenti.
Umberto! Ancora una volta mi trovi d'accordo, ultimamente stai prendendo posizioni
nette e coraggiose ampiamente condivisibili.

SECONDA SERA DI ARTE E CULTURA CON SERGIO FINI

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pagine libere IV vittorio baccelli

FORNACI DI BARGA – Il termine “sinestesia” indica situazioni in cui una


stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali
distinti ma conviventi. Nella sua forma più blanda è presente in molti individui, basti
pensare alle situazioni in cui il contatto o la presenza di un odore o di un sapore evoca
un'altra reazione sensoriale (la vista della frutta che è percepita anche come sapore),
ed è spesso dovuta al fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in
maniera del tutto distaccata dagli altri. Più indicativo di un'effettiva presenza di
sinestesia il percepire uno stimolo (ad esempio il suono) con una reazione netta e
propria di un altro senso (ad esempio la vista). Per "forma pura" si intende la
sinestesia che si manifesta automaticamente come fenomeno percettivo e non
cognitivo. Il fenomeno è volontario al punto che il sinesteta puro, vede i suoni e sente
i colori: un compositore che ha sfruttato proprio questa sua capacità è stato Olivier
Messiaen. Un altro è stato il pittore e musicista lituano, Mikalojus Konstantinas
Čiurlionis). Interessante è che spesso la reazione sensoriale è a direzione unica: ad
esempio, se vedo una nota musicale come un colore, non è detto che vedendo quel
colore la mia mente evochi quella nota. Questa è una delle caratteristiche della
sinestesia percettiva, ovvero l'unidirezionalità. Ed è proprio attorno a questi affluenti,
in senso artistico che "L'antico caffè centrale... il sogno" presenta una serie di incontri
tra arte e cultura dal titolo “Serate di cultura e comunicazione” con l'artista Sergio
Fini. Giovedì 22 aprile si proseguirà con la seconda serata, alle ore 21.00 con
"Connessioni - discendere non salire nella pittura”. Anche recentemente abbiamo
potuto ammirare le opere pittoriche di Fini esposte in varie gallerie sia a Lucca che
nella Valle del Serchio, così come abbiamo potuto attentamente valutare le sue poesie
presentate anche recentemente presso la Cesare Viviani. Di questo poliedrico artista
Maria Pia Baroncelli ci dice: «La comunicazione è la base della ricerca esistenziale
del pittore Sergio Fini che sempre più spesso usa il mezzo cromatico e il segno
grafico come dialogo liberatorio. Nella pittura infatti la parola lascia l’espressione
sonora per diventare colore e definire segni-codice che permettono un silenzioso
colloquio con l’interiorità dell’artista e un rapporto dialettico con l’esterno. Le
superfici aggettanti, le colature di colore, gli specchi, i segni grafici, i giochi di
spessore che fanno emergere luci ed ombre, invitano a riflettere, a meditare e
spingono ad entrare e a camminare in quel mondo di ricerca interna che lentamente si
trasferisce dall’anima dell’artista a quella di chi osserva. Nasce così un interscambio
che crea un gioco infinito di ribaltamento di ruoli. Infatti l’osservatore diventa a sua
volta artista immergendosi tramite le superfici a specchio all’interno della materia
cromatica diventando parte attiva dell’espressione artistica di Sergio Fini. Si supera
così il concetto di arte passiva e si arriva all’espressione massima in questa ricerca
con la serie di quadri intitolata “SENTO” in cui attraverso un “simbolico” movimento
di bilie nascoste all’interno di sacche cucite nel quadro si arriva, grazie anche alla
sensibilità tattile di chi sposta queste sfere, a percepire il gioco formale dell’artista.
La comunicazione ludica, simbolica, visiva e tattile è perciò l’essenza vitale di cui si

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pagine libere IV vittorio baccelli

nutre l’anima artistica di Sergio Fini.» Il terzo appuntamento, stesso luogo stessa ora,
è previsto per giovedì 6 maggio, dal titolo: “Pescando dove – vedere sentire
trasformare (poesia)”.
NO ALLA CACCIA

“Alla fine tra le starne e i cacciatori hanno vinto le prime”. Così recitano molti degli
interventi che sono stati pubblicati dopo la votazione in Senato. Ma così non è, infatti
l'80% della popolazione italiana non ne può più dei residuali 500mila cacciatori e la
caccia dovrebbe esser del tutto chiusa perché oggi, nel terzo millennio, non è più
accettabile che vi sia gente che si diverta ad uccidere animali indifesi. Ma gli interessi
purtroppo sono tanti e le lobby bipartisan dei cacciatori riescono a portare avanti blitz
come quelli in Regione Toscana. Comunque stop alle schioppettate a lepri e pernici
dopo il 10 febbraio. In ogni caso le Regioni per allungare la stagione venatoria anche
di soli dieci giorni dovranno rispettare il parere vincolante dell’Ispra, l’Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che si spera dica sempre di no e
blocchi la proroga del calendario. Montecitorio ha dato il via libera all’ormai
famigerato articolo 43 della legge comunitaria che nella precedente formulazione di
un emendamento prevedeva la possibilità per gli enti locali di prorogare il periodo
della caccia per determinate specie. Norma che aveva provocato l’alzata degli scudi
dell’opposizione, ma anche di parte del Pdl, che aveva chiesto di trovare una
soluzione di compromesso, minacciando in caso contrario di votare contro. Da
segnalare un intervento «animalista» da parte di Renato Farina, Pdl, che ha letto un
brano contro la caccia dello scrittore russo Anton Cechov. Di Pietro, ha ribadito il
suo no all’articolo 43 motivandolo con la necessità di evitare «un’inutile
carneficina». Realacci ha detto: «Il Parlamento ha corretto una pericolosa deriva che
voleva la caccia fuori dalle regole». Comunque sono in molti a mal sopportare la
presenza del sen. Orsi nelle file del Pdl, poiché ritenuto portabandiera delle istanze
più estreme della lobby della caccia, posizioni queste in antitesi con un progetto
liberal di innovazione non solo politica, ma anche etica.

VARCHI TELEMATICI

LUCCA – Sembra che siamo giunti alla stretta finale e che i lavori per render
funzionali i varchi siano buon punto. Ma voglio allargare il discorso anche alle
rotonde, oggi di gran moda. Ad una prima lettura sembrerebbe proprio che le
rotonde, oggi tanto di moda sulle nostre strade, non c'incastrassero proprio nulla con i
varchi telematici: ma da noi non è così. Siccome i varchi telematici sono avversati dai
commercianti, che sono sempre a richiedere nuovi stalli per la sosta, ecco che il solito
assessore ha ragionato così: riduciamo la grande rotonda sul Giannotti e creiamo
nuovi posti auto. I varchi telematici, non mi stancherò mai di ripeterlo, sono l'ultimo
atto della morte del centro storico. Servono solo a far multe e a scoraggiare l'ingresso

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in centro. Il centro non può essere un museo riservato a qualche raro abitante e ai
turisti, deve essere una realtà vitale e viva. Non è vero che i varchi telematici
garantiscono la sicurezza. Se si volesse garantire questa, si metterebbero le
telecamere nelle aree a rischio, e non all'altezza targhe automobilistiche e in punti ove
di rischi mini criminalità, non si vedono proprio. E arriviamo alla rotonda che a mio
avviso è intoccabile: il verde attorno alle Mura non deve essere mai ridotto, ma se
mai ampliato. È il verde attorno alle Mura che fa risaltare il monumento. Se si
ricercano aree da destinare a parcheggi, si costruiscano parcheggi sotterranei, sotto gli
spalti c'è spazio in abbondanza. Ma si faccia attenzione e si creino anche parcheggi
gratuiti. «Il giorno che dovrò pagare per fermarmi a Lucca, non ci metterò più piede.»
Dissi anni addietro all'allora vice sindaco, e attenzione, sono in molti oggi a pensarla
così. Se poi per entrare in città si correrà anche il rischio d'esser multati dai varchi il
deserto in città sarà ancor più evidente. Ma nessuno legge le notizie sul web
provenienti da quelle città ove i varchi sono in funzione? Queste stesse città sono
definite: Multopoli! Avanti così e facciamoci sempre male.

LA DISCIPLINA DEL CRISTALLO

LUCCA – Fino al 20 di maggio può esser visitata la nuova e interessante mostra


sapientemente allestita alla Galleria 38 in via del Battistero: Daniele Bacci presenta
“Disciplina del cristallo”. La citazione di una frase di Gio Ponti (“L’architettura è un
cristallo”) e di un suo motivo di design – geometrie futuriste raggelate, losanghe da
circo, memorie suprematiste, gli sportivi di Maleviè tra anni venti e trenta – sono i
punti di partenza di una riflessione che coinvolge la relazione tra corpi, pedagogia,
architettura e politica dal modernismo europeo agli anni ottanta. Una sorta di tableau-
paravent, usato un tempo per nascondere il corpo, per spogliarsi, oggetto del pudore e
dell’erotismo, diventa schermo di proiezione, sorta di spettacolo circense, e
vagamente postmoderno. Dal punto di vista dei cristalli, potrebbe essere il titolo
alternativo del progetto. Il cristallo come un corpo geometrico trasparente che, allo
sguardo di un osservatore, rifrange una realtà diversa, scomposta e sfaccettata, che
diventa la metafora dell’invenzione dell’uomo del fordismo: l’uomo-macchina del
novecento, operaio e soldato, osservato attraverso il prisma dell’ordine nuovo. Con
l’imposizione del cristallo si rappresenta il corpo docile, cartesiano, della sovranità
disciplinare moderna. Esercizi ginnici, coreografie spettacolari costruiti come esercizi
di cristallografia e osservati dal punto di vista della geometria dei solidi, poliedri,
piramidi, prismi, parallelogrammi. Un’indagine sulla spettacolarità attraverso un
archivio fotografico di immagini sportive e architettoniche del fascismo, che vengono
scomposte, quasi rifratte, rallentate, dirottate quasi alla ricerca dello scarto, del non
programmato, della crepa imprevista nella rappresentazione. Questa interessante
rassegna/evento è stata sapientemente curata da Paolo Emilio Antognoli Viti.

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pagine libere IV vittorio baccelli

STATE OF MIND

LUCCA – Nella nostra città è ormai un fiorire di ricerche nelle arti visuali, quasi che
si stia assistendo ad un risveglio dell'interesse culturale in questo campo. Se in
passato le mostre figurative sulle avanguardie erano appannaggio prima della Galleria
Paul Klee, poi del Bureau de l'Art, oggi grazie alla Fondazione Ragghianti, alla
Poleschi Arte, alla Galleria 38 e al museo Lu.C.C.A., la città conosce un autentico
risveglio culturale. Altro evento d'eccezione al Lu.C.C.A. fruibile fino al 27 giugno, è
ospitato nel Palazzo Boccella allo Stellario, State of mind ove è di scena la minimal
art della collezione Panza. «Ciò che vedi è ciò che vedi», affermava Frank Stella nel
1958-59 quando con i suoi black paintings inaugurava, probabilmente senza esserne
consapevole, una nuova incredibile e imprevedibile stagione dell'arte contemporanea:
la minimal art. Alcuni anni dopo, la critica ufficiale riconobbe alla minimal art, che si
contrapponeva in modo deciso all'espressionismo astratto degli anni '40 e '50 e alla
coeva pop art, la peculiarità di aver modificato l'approccio alle espressioni artistiche,
il ruolo dello spazio e del visitatore, ma anche ridisegnato le geografie dell'arte
contemporanea: gli Usa infatti prendono per la prima volta le distanze dall'arte
europea, New York diviene la capitale dell'arte e questo grazie anche alla pop art, a
Fluxus e alla mail art che nel '62 fu codificata da Ray Johnson. State of Mind è un
evento che coinvolge otto artisti della Collezione Panza, Lawrence Carroll, Lies
Kraal, Timothy Litzmann, Christiane Löhr, Emil Lukas, Jonathan Seliger, Séan
Shanahan, Roy Thurston, «che si esprimono - sostiene il curatore della mostra
Maurizio Vanni - ognuno in modo proprio, attraverso il denominatore comune della
minimal art con un dizionario formale essenziale, con tecniche non relazionali di
composizione pittorica, con strutture costituite da grandi, anonimi ed essenziali
volumi geometrici in sequenze seriali, con l'impiego di materiali industriali quali
legno, cera, punti metallici, pasta per modellare, silicone, resina acrilica, lacca,
acciaio inossidabile, poliuretano, vetro, aghi, o desunti dalla natura, denti di leone,
semi di edera, semi di caglio, crine di cavallo, gambi d'erba, foglie.» Ne scaturiscono
otto installazioni pensate con la volontà di coinvolgere il bianco e il vuoto dello
spazio espositivo come componente attiva del loro lavoro realizzato tra gli anni
novanta e il duemila. Alla riduzione minimale delle opere, nessuna parte, seppur nella
sua essenza, assume più importanza di un'altra, si contrappone l'esperienza della
presenza fisica degli oggetti con lo spazio in modo da determinare la conoscenza
immediata delle forme e dei materiali. In questo tipo di evento, l'attenzione deve
spostarsi dall'interno all'esterno del lavoro, evidenziando le caratteristiche reali della
struttura, le qualità fisiche e spaziali dell'istallazione per esaltare un rapporto inedito
con l'osservatore. Al visitatore, infatti, non viene più chiesto di concentrarsi sul
significato intrinseco della creazione, ma di avere una sorta di approccio poli
sensoriale con il lavoro, di testare senza alcun pregiudizio il dipinto monocromo o il
volume con cui deve dividere lo spazio e di pensare solamente al processo soggettivo

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pagine libere IV vittorio baccelli

di fruizione.

UN MARCIAPIEDE TRA FORNACI E PONTE ALL'ANIA

BARGA – Onestamente non mi sono piaciuti gli ultimi interventi apparsi sulla
stampa, nei quali in parole povere si dice che il marciapiede tra Fornaci e Ponte
all'Ania sarebbe utile, ma vi sono motivi tecnici (alberi e ristrettezza della strada) che
ne impediscono la realizzazione. Questo è palesemente falso, ma andiamo per ordine.
Durante ogni ora del giorno o della notte, chi transita sulla regionale che attraversa
sia Fornaci di Barga che Ponte all'Ania, noterà che su questo pericolosissimo tratto, vi
sono sempre alcuni pedoni e ciclisti che a loro rischio e pericolo camminano sui cigli
per raggiungere una delle due località. Infatti i due centri del barghigiano confinano
l'uno con l'altro, anzi sono ormai un'unica frazione. Una frazione che però manca di
collegamento pedonale. Del marciapiede e della sua necessità se ne parla ogni volta
che si avvicinano le elezioni, poi cala il silenzio. Eppure questa è un'opera
indispensabile che salda assieme due frazioni ormai di fatto già unite, e che tutela i
pedoni oggi costretti ad affrontare con rischi e disagi questo breve tratto. E c'è
pericolo, perché i sogli sono sconnessi e disastrati, e perché troppo spesso le auto
sfrecciano incuranti dei limiti di velocità. Cosa si aspetta per intervenire? Che
qualche malcapitato venga investito? (in passato mi dicono sia già successo). La
realizzazione dei marciapiedi sui due lati della strada è possibile e fattibile. Gli alberi
che costeggiano la regionale, non sono certo di gran valore: possono esser
tranquillamente abbattuti, basta che al loro posto se ne pianti un numero non uguale,
ma superiore. Pensate che in val di Serchio la Provincia ha abbattuto tutti i pini che
costeggiavano le strade principali senza ripiantarne altrettanti (e purtroppo poche voci
si sono alzate in proposito). Vi sono poi alcuni ostacoli in muratura, e forse questo è
un problema? Si tratta di abbattere al massimo tre angoli, cosa di ordinaria
amministrazione quando si fanno lavori del genere. Sulla regionale al confine con
Pian di Coreglia fu abbattuta un'intera abitazione, e forse non ce ne era la necessità.
Tutte scuse per non attuare un progetto indispensabile per le due frazioni del
barghigiano, tra l'altro fortemente voluto dalla popolazione.

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LETTURE LIBERE

LUCCA – La Cesareviviani ha da sempre dichiarato di essere una “scuola di lettura”,


questo è il motivo per cui un pomeriggio al mese è lasciato alle libere letture dei soci
e viene condotto da un autore dell'Associazione. Spesso in questi pomeriggi vengono
presentati per la prima volta inediti di autori già noti, così come gli esordienti
presentano la loro ultima produzione. Anche questo mese anteprime e inediti
sicuramente non mancheranno. Ci dice Marco Vignolo Gargini, Vice Presidente
dell'Associazione: «Mercoledì 28 aprile, alle ore 17.00, presso la Casermetta di Porta
Santa Maria delle Mura Urbane di Lucca, l'Associazione Culturale "Cesare Viviani"
organizza un pomeriggio di letture libere aperte a tutti con brani propri in prosa e
poesia di autori noti o meno noti. Chiunque può partecipare, anche utilizzando
Facebook, inviando un lavoro letterario che poi sarà letto e valutato dai presenti.
Condurrà il pomeriggio Andreina Manfredini, nota poetessa cittadina che scrive sia in
dialetto che in lingua e che spesso ha proposto i propri inediti al pubblico della
Viviani.»

ATTIVO UGL DEL PUBBLICO IMPIEGO


LUCCA – Giovedì 29 aprile alle ore 21.00 presso la sede Ugl in via Passaglia 109, si
terrà un Attivo del pubblico impiego in preparazione delle scadenze elettorali per il
rinnovo delle RSU che sono previste per la fine dell'anno. L'incontro è stato
organizzato dalla “Federazione Nazionale delle Autonomie” che raccoglie gli iscritti
Ugl nelle autonomie locali e i dipendenti della partecipate, municipalizzate e
cooperative sociali. Questa categoria che vede come commissario Vittorio Baccelli è
divenuta, almeno nella nostra provincia, l'asse portante di tutto il pubblico impiego di
questa sigla, che ha visto per la prima volta l'organizzazione delle categorie: medici,
corpo forestale dello stato, scuola ed enti pubblici non economici. Altri punti
all'ordine del giorno sono, la rappresentatività ed una eventuale sede per l'intero
pubblico impiego.

NON RIMPIANGO, NON LACRIMO, NON CHIAMO

LUCCA - Mercoledì 5 maggio, alle ore 17.00, presso la Casermetta Porta Santa
Maria della Passeggiata delle Mura Urbane di Lucca, l'Associazione Culturale
"Cesare Viviani" organizza un pomeriggio con la presentazione del romanzo “Non
rimpiango, non lacrimo, non chiamo” di Marino Magliani e Vincenzo Pardini,
Transeuropa Editore, Massa. Questo romanzo a due voci è uscito in libreria il 3
marzo 2010. Due terre, la Liguria e la Toscana, di sensibilità e repertori linguistici
contigui, insieme vicine e lontanissime. Gli emigranti, i contadini, i pastori, gli
struggenti paesaggi rurali popolati di fantasmi e di storie senza tempo, sono i

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pagine libere IV vittorio baccelli

personaggi più incisivi che popolano le pagine di questo libro corale, cupo, potente, a
tratti allucinatorio. Un assassino, fuggito da un penitenziario, è sull’altopiano.
L’aquila insiste nei suoi voli. I giorni passano e un anziano del luogo e l’assassino si
affrontano a fucilate. È un’estate rovente. Il toro si rende protagonista di scorribande
che incutono paura e rievocano antiche storie. Il padrone, affetto da manie, non riesce
a riportarlo nella stalla. Finché il toro non verrà catturato dalle forze dell’ordine.
Tutto sembra essere risolto. Invece è l’inizio della tragedia.
Marino Magliani è nato in Val Prino nel 1960. È traduttore e narratore. Vive in
Olanda sul Mare del Nord. Ha scritto Quattro giorni per non morire (2006 Sironi)
tradotto in olandese, da cui è tratta una graphic novel (2009 Transeuropa). Del 2008 e
del 2009, i romanzi “Quella notte a Dolcedo” e “La Tana degli Alberibelli”, entrambi
per Longanesi.
Vincenzo Pardini è uno scrittore lucchese nato nel 1950 nella Media Valle del Serchio
e vive oggi a Stabbiano. Collabora ai quotidiani "La Nazione" e "Il Giornale", al
supplemento "Tuttolibri" de "La Stampa" e alle riviste "Nuovi Argomenti" e
"Paragone". Ha pubblicato numerosi racconti e romanzi: La volpe bianca (La Pilota,
1981), Il falco d'oro (Mondadori, 1983), Il racconto della luna (Mondadori, 1987),
Jodo Cartamigli (Mondadori, 1989), La mappa delle asce (Theoria, 1990), La
congiura delle ombre (Theoria, 1991), un testo per ragazzi, Giovale (Bompiani,
1993), Rasoio di guerra (Giunti, 1995), Pumillo il gatto dei boschi (Laterza, 1999),
La terza scimmia (Quiritta, 2001), Lettera a Dio (peQuod, 2004), Tra uomini e lupi
(peQuod 2005, Premio Viareggio-Répaci) e Il falco d'oro (peQuod 2006). Da Jodo
Cartamigli, il regista Giovanni Veronesi ha tratto il film Il mio West con Leonardo
Pieraccioni, Harvey Keitel e David Bowie. Sempre per il cinema ha scritto il soggetto
Metronotte interpretato da Diego Abatantuono. Si è aggiudicato il premio Pasolini di
poesia 2001. Condurrà l'evento lo scrittore lucchese Bartolomeo Di Monaco.

RIFLESSIONI SUL TERRORISMO

LUCCA – Mercoledì 12 maggio alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria
della Passeggiata delle Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore”, si terrà un
pomeriggio letterario sul tema “Riflessioni sul terrorismo”. Fenomeno sul quale
molta letteratura è stata scritta e che ha purtroppo coinvolto stati e generazioni e
implica seri ripensamenti e riflessioni anche su: dittatura e democrazia. Dal
terrorismo islamico alle nostre BR, alle legittimazioni elettorali di partiti dittatoriali,
ieri fascismo, peronismo, falange e nazismo, oggi hezbollah e hamas, all'attacco alla
Torri Gemelle. O a lotte di liberazione nazionale, come quella cecena, che
imboccando la via del terrorismo hanno generato orrori come quelli di Beslan.
A trentadue anni dal ritrovamento del corpo esanime di Aldo Moro in Via Caetani a

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pagine libere IV vittorio baccelli

Roma il 9 maggio 1978, l'Associazione Culturale "Cesare Viviani" organizza dunque


un pomeriggio di riflessione sul fenomeno del terrorismo, a partire dall'origine dello
stesso concetto in Robespierre fino ai nostri giorni, prendendo anche spunto dalla
recente presentazione dell'ultimo libro di Mario Rocchi "Amaro", che ha visto la
presenza di Valerio Morucci - ex terrorista del fronte logistico della Colonna Romana
delle BR e partecipante al sequestro di Aldo Moro - tra i relatori, all'annuncio della
prossima presentazione nella nostra sede del libro di Antonella Colonna Vilasi "Il
Terrorismo", e alle considerazioni tratte dall'opera "Nazislam", presentata l'anno
scorso dall'Associazione. Proprio Piero Luigi Vigna nella prefazione a “Il
Terrorismo” scrive: «In questo volume, frutto della sua consolidata esperienza di
saggista, Colonna Vilasi analizza il tessuto terroristico, composto di fili rossi e neri,
che per un lungo periodo di tempo ha coperto il nostro Paese di trame e di sangue e
ha costituito un concreto pericolo per l’assetto democratico della Repubblica. Il
discorso muove, nel primo capitolo, dall’esame della “strategia della tensione” della
quale vengono lucidamente individuate le caratteristiche e i risvolti interni e
internazionali. Con logica consequenzialità l’analisi prosegue con l’esame dei più
rilevanti episodi di stragismo che si sono succeduti dal dicembre 1969 (Piazza
Fontana) all’agosto 1980 (Stazione di Bologna)...»
Marco Vignolo Gargini condurrà l'evento che si preannunzia ricco di spunti, di
interventi e di letture quanto mai stimolanti e utili per comprendere la nostra storia
contemporanea.

MARIJUANA E PROSTITUZIONE

Brillanti operazioni? Oggi leggo sul giornale che il solito ragazzino è finito in galera
per qualche piantina di canapa. Roba da matti! E chi l'ha arrestato ci si fa pure bello,
ma se i superalcolici - droga ben più pericolosa - sono di libera vendita ovunque.
Occorre legalizzare le droghe a partire proprio dalla canapa, tanto la politica
proibizionista fa solo danni: ma questo non è un governo liberal? e allora cosa aspetta
a cacciare i Giovanardi e a fare una legge seria sulle droghe? Il proibizionismo serve
solo alla malavita organizzata che ci guadagna pure alla grande. Altra grande notizia:
tutti denunciati perchè in un locale di lap dance si scopa! A me come a tutte le
persone normali piace scopare, anche a pagamento. E allora visto che il nostro è un
governo liberal, che si aspetta a legalizzare anche la prostituzione invece di lasciarla
in mano a leggi confusionarie? Carenza di leggi adeguate all'oggi che porta a
situazioni incongrue e, forze dell'ordine e giornalisti che non sono ancora pronti al
cambiamento: legalizzare canapa e prostituzione, pensino a questo i nostri
amministratori, invece di inventarsi emergenze legislative alle quali non può fregar
niente ai cittadini.

CANAPA PROSTITUZIONE E ALTRO ANCORA

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pagine libere IV vittorio baccelli

Essendo stato chiamato in causa dopo il mio intervento a sostegno della


legalizzazione della canapa e della prostituzione, ben volentieri colgo l'occasione per
rispondere pubblicamente a chi si congratula con me per non essermi dimenticato
delle battaglie radicali, al contrario di “altri” che invece sono troppo impegnati nella
ricerca delle poltrone e nelle operazioni retrò, per ricordarsi di esse. Mi si chiedeva
anche quali fossero le mie opinioni sulle aperture dei negozi il 1° Maggio e
sull'impianto di bricchettaggio ventilato a Fornoli dall'Alce.
Andiamo per ordine. Dagli anni settanta mi sono sempre impegnato per un cambio di
legislazione che prevedesse una legalizzazione della canapa, della prostituzione e del
gioco d'azzardo. Questi temi sono stati anche i principali punti programmatici del mio
programma elettorale quando nel 1995 mi presentai candidato al Senato per la lista
Sgarbi-Pannella. In tasca ho solo due tessere: quella dell'Ugl e quella della Viviani.
Riguardo alle aperture commerciali ho sempre sostenuto che occorra la massima
liberalizzazione. Lo so che alla riunione sul 1°Maggio il mio sindacato di riferimento
ha assunto posizioni diverse, uguali cioè a quelle della triplice, ma ciò è da parte mia
fonte anche di dibattito interno. Per quanto riguarda l'impianto a biomasse sono
nettamente contrario, poiché le mie posizioni sono identiche a quelle assunte dai
Comitati. L'Ugl su questo argomento non si è ancora espressa poiché il dibattito
interno è da mesi in corso e non è ancora giunto ad una posizione unitaria. Riguardo
poi al dover per forza smaltire tramite combustione il pulper e i fanghi di cartiera
proprio nella Valle del Serchio come dimostrano i tentativi, prima a Diecimo, poi a
Fornoli e ultimo a Gallicano presso l'impianto di bricchettaggio, ci tengo a sostenere
la impossibilità per la Valle di accogliere tali impianti, poiché essa deve essere
destinata ad una economia basata su ambiente, cultura e turismo (che anch'esse
portano occupazione). Impianti di questo tipo risultano incompatibili per questo
corretto sviluppo, così come è incompatibile l'attuale bruciatore di Castelnuovo. E già
che sono in argomento voglio girare alla Verdeazzurro, che se non erro gestisce
l'impianto di bricchettaggio, quanto in molti mi hanno chiesto: «Ma dove vengono
usate le bricchette?» cioè i cittadini sono curiosi e vogliono sapere dove vanno a
finire.

COME NUVOLE DENTRO IL MARE

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pagine libere IV vittorio baccelli

LUCCA - Mercoledì 19 maggio, alle ore 17.00, presso la Casermetta Porta Santa
Maria delle Mura Urbane di Lucca, l'Associazione Culturale "Cesare Viviani"
presenta il libro di Luigi Damiano Battistoni "Come nuvole dentro il mare", edito
dalla Lulu.com. Luigi Damiano Battistoni è nato a Lucca nel '63, e risiede in città. Ha
vinto nel 2006 il concorso "Racconti nella rete" con un suo lavoro, "Appunti dal
sottopelle", uscito poi in un'antologia per i tipi della Newton & Compton.
"Vivere", in libreria dal 2007, è la sua prima vera opera di narrativa pubblicata, con la
quale ha vinto lo stesso anno la sezione Narrativa Edita del “Premio Letterario Circe”
III Edizione, Monterotondo in Roma (concorso patrocinato dalla Regione Lazio, dalla
Provincia di Roma, dal Comune di Monterotondo e dalla Regione Sicilia). Nel 2010
ha ripreso "Vivere" riadattandolo e pubblicandolo per la Lulu.com con il titolo "Come
nuvole dentro il mare”. Già dalle prime battute di “Come nuvole dentro il mare”
viene naturale domandarsi per chi è stato scritto: per un pubblico adulto o per un
pubblico giovanile? Scorrendo pagina dopo pagina, alla fine è inevitabile concludere
di come questo lavoro sia indirizzato sia ai primi quanto ai secondi. Se anche i libri
dovessero essere accompagnati dalle istruzioni per l’uso, di certo questo dovrebbe
essere corredato di un suggerimento gradito all’autore; quello di usare “Come nuvole
dentro il mare” come uno specchio dove vedere se stessi, e non come un vetro
attraverso il quale scorgere o vedere gli altri. Dunque di questo libro, specchio o vetro
che dir si voglia, sta al lettore farne l’uso che più l’aggrada; l’importante è che una
lettura come questa non vada perduta. Dalla prefazione di Mauro Baroni: «Ci sono
nella vita atti “immensi” d’amore che valgono tesori: un fiore che sboccia in
primavera, una foglia che cade in autunno, un bambino che ti cresce accanto e che ti
conduce al tragitto della maturità, magari mentre tuo padre se ne sta partendo per i
pascoli del cielo. Non lo dico a caso, mia figlia, Valentina, nasceva, mio padre
Valentino si consumava d’arterie e di cuore: è la legge della vita. “Il bambino è padre
dell’uomo”, diceva il poeta inglese Wordsworth, anche perché quell’uomo continuerà
a vivere in lui. E mio padre ha continuato a vivere in me, e mia figlia mi fa vivere.
Per questa ragione mi ha molto coinvolto il libro di Luigi Damiano, scritto proprio
per il figlio Davide, e con la sua intensa partecipazione, andandogli incontro quasi
come faceva Tolstoj con i suoi alunni (basti pensare ai Quattro libri di letture). In
verità lo spirito, l’élan vitale di Battistoni ad un tragitto, a un percorso di crescita, di
maturazione, di educazione sentimentale non è solo del (e per) il bambino: è lui
stesso che acquisisce sensibilità, anche perché gli è “pari”, non si assurge a rabbi:
anzi trova e scopre la verità attraverso Davide. Questo libro insomma è un vero e
profondo atto di amore, e come tutti gli atti di vero amore comporta la donazione
completa, la perdita di sé per entrare in comunione con l’altro, e oso dire, un sacrale
sacrificio. Winston Churchill, in un discorso alla radio nel 1943, affermava che “il
miglior investimento per una comunità è mettere del latte dentro i bambini”’ vorrei
aggiungere che occorre mettere dentro i bambini, come ha fatto Luigi Damiano,
anche la fantasia, la creatività e, soprattutto, il “core”.» Introdurrà e accompagnerà

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pagine libere IV vittorio baccelli

l'autore in questo pomeriggio letterario, Marco Vignolo Gargini.

EDOARDO SANGUINETI
Claudio Comandini delle edizioni Noubs ci informa tempestivamente sul web che è
venuto a mancare Edoardo Sanguineti: «Poeta e studioso, nato a Genova nel 1930,
raro esemplare di italiano appartenente all'intellighenzia europea. La sua vasta ricerca
culturale, che si svolge inizialmente a Torino, lo porta nel 1961 a collaborare con il
compositore Luciano Berio alla realizzazione dell'anti-opera "Passaggio"; lo stesso
anno sono pubblicati i suoi primi studi su Dante e l'antologia dei "Novissimi", con
prefazione di Alfredo Giuliani (che asserisce: "il nostro compito è di trattare la lingua
comune con la stessa intensità che se fosse la lingua poetica della tradizione e di
portare quest'ultima a misurarsi con la vita contemporanea"). Dal 1963 al 1968 è uno
degli esponenti di punta del gruppo di sperimentazione poetica Gruppo '63, fondato a
Palermo. Lo stile che lo caratterizza soprattutto nei primi anni della sua attività è
marcatamente intellettualistico, in spiccata risonanza con le esperienze della musica
contemporanea, da cui trae una forte gestualità, e dell'arte concettuale, dalla quali
mutua la tecnica dell'assemblage. Successivamente, approfondisce nella poetica
l'attenzione alla concretezza del vissuto quotidiano, e a livello stilistico sia una
ricerca personale sulle forme metriche tradizionali, che una sorta di "frantumazione"
del verso "extralungo". Nel 1965 ottiene la cattedra di Letteratura Italiana; ricopre
l'incarico presso le università di Torino, Salerno, Genova. Uno dei nodi decisivi della
sua attività poetica e critica è quello relativo all'interfaccia fra linguaggio e ideologia:
intendendo questa come "visione del mondo, che, con il mondo, quindi cambia.
Prendiamo ad esempio il concetto di bello: «Il suo valore è uno dei più instabili della
storia dell'umanità.» Ancora molto attivo, aveva recentemente partecipato a Bologna
ad una presentazione dell'archivio di poesia sonora e di voci poetiche "La Voce
Regina", e avrebbe dovuto presentare il Festival del Pensiero Comico al Palazzo
Ducale di Genova: al riguardo ha lasciato scritto: «Nel mercato planetario, far ridere
è arma di potere.» La sua produzione è vastissima, ha scritto poesie, narrativa, testi
teatrali, cinematografici e per musica, articoli e saggi, ha tradotto testi classici e
contemporanei. Il suo primo libro è la raccolta poetica di "Laborintus" (Magenta,
Varese 1956); i suoi versi sono antologizzati in "Mikrokosmos. Poesie 1951-2004
(Feltrinelli, Milano 2004). L'esordio in narrativa è con "Capriccio italiano"
(Feltrinelli 1963); racconti e romanzi sono poi raccolti in "Smorfie" (Feltrinelli,
2007). L'edizione definitiva di "Ideologia e linguaggio" (Feltrinelli, 2001) è il suo
saggio più rappresentativo.»

MARINETTI ALLA QUARTA

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pagine libere IV vittorio baccelli

LUCCA – Nelle sale espositive della Fondazione Ragghianti è in questi giorni


ospitata l'edizione 2010 di LookAt Festival, all'interno della quale, come nelle
edizioni passate, si assiste sempre a qualche piacevole sorpresa sia dal punto di vista
artistico che da quello dell'originalità e della creatività. Voglio parlare della scultura
multimediale “Marinetti alla quarta” presentata da Lorenzo Pizzanelli e Fariba
Ferdosi. “Marinetti alla quarta” è un’opera multimediale interattiva poliforme, basata
su una ricostruzione virtuale che, attraverso un modello interattivo e l'uso di
intelligenze artificiali, capaci di elaborare diversi linguaggi visivi e sonori, è pronta a
dialogare in tempo reale col pubblico, rispondendo alle sue domande. Il sito internet
www.marinettiallaquarta.it appositamente predisposto, consente di far vivere la stessa
esperienza al pubblico attraverso il web. Tre sono le versioni nelle quali l’opera è
declinata:versione web: sul sito www.marinettiallaquarta.it, il pubblico potrà, con la
tastiera, formulare liberamente domande e dialoghi, che Marinetti riporterà sempre
alla sua storia e visione del Futurismo. Versione scultura-robot: la scultura, costituita
da coni di acciaio, alta circa due metri, fornita di tre video, uno per la testa, uno per il
ventre, l’altro per il dorso, risponde alle domande formulate a viva voce dal pubblico
attraverso un microfono. Versione valigia futurista: Il personaggio Marinetti appare a
mezzobusto all'interno di una valigia e risponde alle domande formulate a viva voce
attraverso un microfono. Marinetti alla quarta si presenta come un progetto unitario
destinato a evolversi grazie all’interazione e agli stimoli esterni, fino ad assurgere a
una forma matura o stabile. Ogni domanda rivoltagli, infatti, aumenta il suo bagaglio
cognitivo e con esso la sua capacità di rispondere in modo via via più articolato e
completo alle sollecitazioni successive. Quindi, per accrescere il traffico delle
interazioni, e di conseguenza il patrimonio di informazioni a disposizione di
F.T.Marinetti, la performance installazione interattiva è presente anche sul web, dove
il suo alter ego può essere sottoposto a un'ampia serie di sollecitazioni da parte degli
utenti. Particolarità di “Marinetti alla quarta” è proprio quella di rendere i visitatori
parte essenziale dell’opera stessa, che nasce e si sviluppa anche attraverso il rapporto
dialogico tra il pubblico fornitore di stimoli e il regista selezionatore degli stimoli. È
appena trascorso il centenario della nascita del Futurismo, ed ecco che questa opera
presentata a Lucca contribuisce, anche se in leggero ritardo, a perpetuare la fama e la
genialità dell'inventore delle moderne avanguardie artistiche.

PESCIA E LA VAL DI NIEVOLE

Luci e ombre hanno da sempre accompagnato il progetto di far entrare la


Valdinievole nella Provincia di Lucca. Se ne cominciò a parlare a livello politico
negli anni '70 all'interno del Partito Radicale lucchese che allora era guidato da Carlo
Rughini. Ma anche allora quest'ipotesi non era una novità poiché si riagganciava ad
esigenze già espresse dalla popolazione. L'ipotesi del P.R. non riguardava solo Pescia,
ma l'intera Valdinievole, Montecatini compresa, ed era legata al progetto Lucca

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pagine libere IV vittorio baccelli

Provincia Autonoma. Senza riuscire a smuovere più di tanto, l'idea è andata avanti nel
tempo coinvolgendo anche quei gruppi politici marginali che erano legati ad Amerigo
de Cesari (Innovatori e Italia Moderata). Timide posizioni anche da parte sindacale
(Uil, Cisnal e Ugl) sopratutto nei momenti dell'elaborazione dei piani di sviluppo
locale, ove si puntava il dito in primis sui benefici derivati dalle Provincie Autonome:
posizioni però che non hanno lasciato traccia nelle programmazioni adottate nel
tempo. Oggi però sembrerebbe “tempo scaduto” sopratutto per quanto riguarda la
provincia autonoma dato che si parla con sempre più insistenza di abolire quelle già
in essere. Inoltre da più parti si sente proprio la necessità di abolire tutte le provincie,
sacrificandole sull'altare dell'economia, dato che i costi non ne giustificherebbero i
benefici. Malgrado l'attuale congiuntura economica sfavorevole, c'è da tener di conto
dell'opposizione della Lega allo scioglimento delle Provincie, e questo genera ipotesi
di razionalizzazioni, come quella delle aree metropolitane che in Toscana vedrebbero
il sorgere dell'asse Firenze, Prato, Pistoia. E quest'asse penalizzerebbe ancor più l'area
di Pescia che ne risulterebbe ulteriormente marginalizzata. Da tutto questo rispunta
l'ipotesi, anche se minimale, di far transitare Pescia nella Provincia di Lucca.
Realizzabile o solo fantasia fuori tempo massimo? Non resta che attendere gli
sviluppi futuri.

ALBERTO RIZZI

LUCCA – La presenza dell'architetto Alberto Rizzi di Rovigo alla rassegna “al


bridge con l'Autore” è stata oggi confermata. Nato nel 1956 ad Arco di Trento,
Alberto Rizzi inizia ad operare nella seconda metà degli anni '70 nella pittura astratta,
prima, allargando poi i suoi interessi ad altri campi dell'arte visiva e della scrittura.
Abita ora a Ceregnano (RO) e nella stessa provincia lavora come insegnante di Storia
dell’Arte. È nel corso dei primi anni '80 che si avvicina alla poesia, ma solo dal
1991, grazie ai canali apertisi con l'Arte Postale, entra in contatto prima con fanzine e
poi con riviste disposte ad ospitare i suoi lavori: inizia così un lungo periodo di
testimonianza poetica che trova spazio anche in letture, radiofoniche e non. Quando
l'autore si rende conto che con questo mezzo riesce a raggiungere un pubblico
maggiore con minor dispendio di mezzi, tempo ed energie rispetto all'arte visiva, nel
giro di alcuni anni, alla fine dei '90, si ritira da quella, per dedicarsi quasi del tutto
alla scrittura. Durante il periodo che va dal '89 al '93 è significativo il suo apporto ad
una fanzine di poesia, poesia visiva e performance, che gli permette di acquisire
buona parte dei contatti anzidetti: "The Mouth", questo il titolo del periodico, fondata
e curata assieme ad Alessandro Ceccotto, vedrà l'uscita di 12 numeri; e la
partecipazione in essi di circa 120 artisti da ogni parte del globo: alcuni di loro di
fama internazionale: Amaro, Deisler, Fiorentino, Maggi, Padin, ecc. Dal '96 collabora
prima col gruppo di Teatro Sperimentale "Luther Blissett", con lavori a Bologna e
Santarcangelo di Romagna, poi col Teatro Polivalente di Occhiobello, nell'ambito del

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quale si dedica alla sceneggiatura e alla regia, specie nel campo dei video,
riprendendo le frammentarie esperienze di cortometraggi e performance iniziate
alcuni anni prima, anche in questo caso nell'ambiente della mail art. La
collaborazione con quest’ultimo gruppo si interrompe di fatto, dal 2002: i soggetti
che presenta per altri cortometraggi non interessano, in quanto portano messaggi che
- come la maggior parte delle cose da lui pensate o realizzate - vanno contro il modo
corrente di pensare. Dopo una ricerca durata un paio di anni, riprende la realizzazione
dei video, auto producendoli con l’aiuto di “Brain Optional”, un gruppo di giovani di
Loreo, paese anch’esso situato in Provincia di Rovigo. Nel 2005 realizza "San
Valentino", cortometraggio ispirato al racconto omonimo di Vittorio Baccelli.
Compare inoltre come personaggio in “Q” (Adalberto Rizzi detto "Frate Pioppo") e
in tutti i successivi romanzi di Wu Ming; secondo il web in questo c'è lo zampino di
Umberto Eco.

MARIA CRISTINA FINUCCI - PARADIGMI

Maria Cristina Finucci, da cultrice, costruttrice e conoscitrice di spazi architettonici


ed esistenziali, ha preso in considerazione il pensiero che l’uomo, in modo più o
meno consapevole, si accontenta di conoscere due delle molteplici dimensioni
possibili, arrivando al massimo a proporne una terza in modo immaginifico.
Nella sua mostra istallazione "Paradigmi", l'artista tende ad annullare la prospettiva
illusoria, esce da qualsiasi schema prevedibile che porterebbe il fruitore a cercare una
spiegazione logica del suo lavoro, si allontana da ogni convenzione proponendo
strutture che suggeriscono aperture verso altre dimensioni.

La meccanica delle matrici è una formulazione della meccanica quantistica creata da


Werner Heisenberg, Max Born, e Pascual Jordan nel 1925. La meccanica delle
matrici era la prima definizione completa e corretta della meccanica quantistica. Ha
esteso il modello atomico di Bohr descrivendo come i salti di quanti accadano. Ha
fatto così interpretando le proprietà fisiche delle particelle come tabelle che si
evolvono nel tempo. È equivalente alla formulazione dell'onda di Schrödinger della
meccanica quantistica ed è la base della notazione bra-ket di Dirac per la funzione

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d'onda. Ebbene questo artista parte proprio da queste concezioni, che già hanno
coinvolto in letteratura molti autori e cerca di renderle tangibili. Un punto di partenza,
sicuramente per addivenire ad altre e più complesse opere. La multidimensionalità
del multiverso, il cambiar onda per sintonizzarsi su un altro “quando” riportano alla
sensibilità e alla genialità di Tesla. Molte sono le percezioni che ci colgono
intrappolati nella sua “rete” o che ci avvolgono nell'installazione montata nel
seminterrato. Dal 22 maggio al 27 giugno 2010 al Lucca Center of Contemporary Art.

MACCHINA E MACCHINISMO

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Mercoledì 26 maggio 2010 alle ore 18 nella hall del Lu.C.C.A. - Lucca Center of
Contemporary Art a Lucca sarà presentato il libro di Alessandra Scappini, Macchina e
Macchinismo nell’arte contemporanea (Edizioni Mimesis), con la partecipazione di
Lucilla Saccà, professore associato in Storia dell’arte contemporanea presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze, e il direttore del
Lu.C.C.A. Maurizio Vanni. Il libro presenta uno studio sull’influenza della macchina
e del macchinismo nelle esperienze artistiche contemporanee, esaminando idee ed
atteggiamenti attraverso riferimenti a scritti e testimonianze di artisti e teorici, che
diventano modelli emblematici nell’analisi di opere delle varie correnti e dei
molteplici nuclei di ricerca così da proporre al lettore un ampio repertorio
iconografico esemplificativo delle diverse posizioni e concezioni creative presente
anche nel CD allegato al volume. Un testo che prende spunto dalla invenzione della
macchina e dall’innovazione tecnologica ripercorrendo in un excursus dall’Ottocento
ai giorni nostri le sue implicazioni nell’immaginario individuale e collettivo relative
al rapporto tra natura e artificio, creatività e tecnica, artigianato e industria, estetica e
funzione, arte e scienza, produzione seriale e unicità dell’opera, manualità e ready
made, creazione e applicazione pratica sulla base di comportamenti diversificati di
rifiuto, esaltazione, assimilazione, assuefazione, accettazione, ironia che emergono
dallo scenario dei movimenti del XIX secolo alle avanguardie storiche del XX, e
dalle neoavanguardie ai tempi attuali. Con il supporto di teorici di rilievo che si sono
interessati in passato alla civiltà delle macchine, da Giedion a Klingender, da Banham
a Francastel, da Benjamin a Hauser, considerando gli svolgimenti del tema, sono
proposti secondo una cronologia generale aspetti e problemi che si innestano nella
fantasia dei romantici, nella verità naturale dei realisti, nella visione ottica degli
impressionisti, nell’enigmaticità visionaria dei simbolisti, per scandagliare
successivamente le questioni che si manifestano in seno alle prime avanguardie del
Novecento, dal Cubismo all’Espressionismo, relative al parallelismo con gli apporti
scientifici ed alla vita della metropoli industriale, proseguendo con la celebrazione
futurista dell’universo meccanico, e con gli apporti produttivisti e formalisti delle
avanguardie russe e delle esperienze neoplastiche. La disamina continua
focalizzandosi sulla dissacrazione ironica del macchinismo nel Dadaismo, New Dada
e Nouveau Réalisme e sulla negazione totale del tecnicismo propria della Metafisica,
del Surrealismo e delle ricerche informali ed espressioniste astratte, per trattare di
seguito l’implicazione della serialità meccanica nell’american way of life della Pop
Art. Lo studio si conclude con un’indagine sul recupero della tecnica in relazione alle
scienze logiche nell’Optical Art e nelle ricerche minimaliste in concomitanza
all’impostazione tautologica delle esperienze concettuali fino agli esempi recenti del
mondo elettronico tramite la fotografia digitale e la videoarte. Si distingue rispetto a
trattazioni quasi esclusivamente orientate a cogliere i nessi della macchina e del
macchinismo con il design e l’architettura, che nel volume sono accennati per
completare un quadro esplicativo concentrato essenzialmente sull’espressione

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artistica contemporanea, considerando anche le suggestioni che derivano dalla


concomitanza del centenario dell’avanguardia futurista ormai concluso, ma che, a
maggior ragione, ha generato riflessioni per approfondire la ricerca. Alessandra
Scappini, dopo aver compiuto gli studi presso l’ateneo fiorentino e senese, nel cui
ambito ha conseguito la Specializzazione in Storia dell’Arte, si è dedicata
all’insegnamento presso il Politecnico di Milano ed attualmente presso l’Università
degli studi di Firenze svolgendo anche attività di ricerca. Tra le sue pubblicazioni i
cataloghi di mostra Il disegno in Toscana dal 1900 al 1945 e dal 1945 ad oggi, tra il
1998 ed il 1999, il saggio La pittura storica a Firenze ai tempi di Camillo Boito e
Pietro Selvatico nel 2002, il volume Thayaht. Vita, scritti, carteggi, promosso nel
2005 dal Mart di Rovereto.

ALBERTO RIZZI ALLA VIVIANI

LUCCA – Mercoledì 26, alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura
Urbane, per il ciclo letterario “al bridge con l'Autore” organizzato dall'associazione
Cesare Viviani, si terrà un evento d'eccezione che vedrà la presenza dell'architetto
Alberto Rizzi, noto artista contemporaneo multimediale. Nato nel 1956 ad Arco di
Trento, Alberto Rizzi inizia ad operare nella seconda metà degli anni '70 nella pittura
astratta, prima, allargando poi i suoi interessi ad altri campi dell'arte visiva e della
scrittura. Abita ora a Ceregnano di Rovigo e nella stessa provincia lavora come
insegnante di Storia dell’Arte. È nel corso dei primi anni '80 che si avvicina alla
poesia, ma solo dal 1991, grazie ai canali offerti dall'Arte Postale, entra in contatto
prima con fanzine e poi con riviste disposte ad ospitare i suoi lavori: inizia così un
lungo periodo di testimonianza poetica che trova spazio anche in letture, radiofoniche
e non. Quando l'autore si rende conto che con questo mezzo riesce a raggiungere un
pubblico maggiore con minor dispendio di mezzi, tempo ed energie rispetto all'arte
visiva, nel giro di alcuni anni, alla fine dei '90, si ritira da quella, per dedicarsi quasi
del tutto alla scrittura. Durante il periodo che va dal '89 al '93 è significativo il suo
apporto ad una fanzine di poesia, poesia visiva e performance, che gli permette di
acquisire buona parte dei contatti anzidetti: "The Mouth", questo il titolo del
periodico, fondata e curata assieme ad Alessandro Ceccotto, vedrà l'uscita di 12
numeri; e la partecipazione in essi di circa 120 artisti da ogni parte del globo: alcuni
di loro di fama internazionale: Amaro, Deisler, Fiorentino, Maggi, Padin, ecc. Dal '96
collabora prima col gruppo di Teatro Sperimentale "Luther Blissett", con lavori a
Bologna e Santarcangelo di Romagna, poi col Teatro Polivalente di Occhiobello,
nell'ambito del quale si dedica alla sceneggiatura e alla regia, specie nel campo dei
video, riprendendo le frammentarie esperienze di cortometraggi e performance
iniziate alcuni anni prima, anche in questo caso nell'ambiente della mail art. La
collaborazione con quest’ultimo gruppo si interrompe di fatto, dal 2002: i soggetti
che presenta per altri cortometraggi non interessano, in quanto portano messaggi che

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- come la maggior parte delle cose da lui pensate o realizzate - vanno contro il modo
corrente di pensare. Dopo una ricerca durata un paio di anni, riprende la realizzazione
dei video, auto producendoli con l’aiuto di “Brain Optional”, un gruppo di giovani di
Loreo, paese anch’esso situato in Provincia di Rovigo. Nel 2005 realizza "San
Valentino", cortometraggio ispirato al racconto omonimo di Vittorio Baccelli.
Compare inoltre come personaggio in “Q” (Adalberto Rizzi detto "Frate Pioppo") e
in tutti i successivi romanzi di Wu Ming; secondo il web in questo c'è lo zampino di
Umberto Eco. L'evento vedrà la proiezione di alcuni “corti”: Chi sono io - Lo
specchio e la pistola – San Valentino. Vi sarà poi la presentazione del progetto
"O.O.P." e la lettura di poesie dalle raccolte che vi sono finora apparse e/o da quelle
che saranno portate dall'Autore. Letture a cura di Marco Vignolo Gargini, multimedia
Paolo Rabassini, sarà presente l'autore.

LA CORSA PLAYGROUND

LUCCA – Nuovo evento alla Galleria 38, in via del Battistero, 38: i due noti artisti
Paolo Baratella e Riccardo Ruberti presentano “LACORSA PLAYGROUND”con
inaugurazione giovedì 27 maggio alle ore 18. Paolo Baratella in merito all'evento ci
dice: «Il ciclo che presento ha un nocciolo duro, centrale, significativo: l'essere.
Questo nocciolo è rappresentato da un enigma detto il paradosso del pescatore:
Omero giunto alla spiaggia udì (essendo lui cieco) dei pescatori appena approdati, e
chiese loro cosa avessero preso. Uno di loro disse: "ciò che abbiamo preso lo
abbiamo gettato, e ciò che non abbiamo preso lo teniamo", alludendo al fatto che non
avendo pescato nulla stavano spidocchiandosi, gettando i pidocchi presi e tenendo
addosso quelli non presi. Omero, incapace di risolvere questo enigma, morì per lo
scoramento; il mistero dell'essere che resta chiuso in noi mentre inesorabilmente
gettiamo la vita… ed ecco la CORSA. Tutti corriamo e tutti gettiamo le nostre vite al
tempo, siamo i pidocchi gettati e anche quelli che teniamo; l'essere che noi siamo e
non conosciamo. Su questo paradigma ho raffigurato le corse edonistiche e quelle
drammatiche. Varchiamo il recinto di filo spinato per entrare nella ZONA , dove in un
luogo nascosto ognuno potrà realizzare i propri desideri di felicità. Come la grande e
sublime cantante araba Oum Calthoum, che manifestò il proprio essere al mondo con
la voce, nutrendo di dignità un popolo sottomesso e umiliato dal colonialismo,
finiremo nella zona del mistero dove tutti gli enigmi cadranno nel luogo della verità,
che non tutti sapranno riconoscere. La domanda di Edipo e la risposta della Pitia, la
sacerdotessa d'Apollo: "guardati, ucciderai tuo padre e farai l'amore con tua
madre"…, impossibilità esistenziale di uscire dal vortice delle generazioni: verità e
menzogna. Solo una ombra rimane, e si mostra come ciò che ancora teniamo,
continuando a correre nell'infinito spazio dell'inconosciuto, uguali e unici, come
l'onda che si infrange sulla riva, sempre uguale a se stessa, sempre diversa come ogni
essere.»
Riccardo Ruberti dichiara: «“Playground”, il parco giochi, è un punto di incontro, una

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frontiera tra diverse coordinate spaziotemporali. Tra tempo e memoria, tra tempo
personale e memoria collettiva. Un soglia in cui la rappresentazione si fa
autoriflessiva, diventa essa stessa oggetto di indagine. In “Playground” spazio e
tempo perdono il loro specifico significato, la realtà cede il passo alla finzione, tutto
può essere verità e bugia. Si tratta di un contesto rimasto al di fuori della logica
temporale e spaziale della “realtà”. Segue una propria dimensione. Una sorta di Zona
stalkeriana, quella del film di Andrei Tarkovsky isolata ai confini del tempo e dello
spazio. “Playground”, diventa portatore di una narrazione dell’infanzia. Può anche
essere definito come un giardino ideale, un Eden nel quale coesistono tracce di
ricordi legati alla memoria popolare del passato e parti di vissuto contemporaneo. Il
lavoro è suddiviso in diverse parti; cinque lavori pittorici, cinque disegni, alcuni
collage in formato A4 e alcuni video. Il video all’ingresso contiene frasi e citazioni
tratte da documenti di diversi periodi temporali riguardanti memorie multiple e
frammentarie che si susseguono rimescolandosi lasciando immaginare una visione
del tempo non lineare, ma eventi e situazioni cicliche ogni volta nuove. In un altro
video un bambino che disegna la sua idea dei continenti che compongono il pianeta…
Tra i dipinti invece vediamo in “Maplaymondo” un universo sospeso. Una sorta di
pianeta all’interno del quale i bambini varcano un confine per andare “altrove”. Nel
retro invece, sull’altra faccia del “pianeta”, si vede la proiezione di un video di
pochissimi minuti: la visione del pianeta eseguita da un bambino, completamente
immaginaria che lascia pensare alle nuove coordinate di un altro mondo, per un'altra
realtà. I disegni, di medio e grande formato, rappresentano i bambini appartenenti a
un passato a tratti molto incerto e lontano: come presenze celate in attimi
cristallizzati, interrogano lo spettatore nel silenzio di un ambiente simile a un limbo,
nel quale domina il bianco, l'assenza di rappresentazione.»

CULTURA POLITICA & CENTENARI

LUCCA - Lascino perdere le istituzioni con i centenari, che forse è meglio. Si è


cominciato con Tobino, che incredibilmente piace tanto alle sinistre, lui che era un
reazionario, contro la chiusura dei manicomi, a favore dell'elettroshock, e vedeva il
medico nella funzione di sciamano; oltretutto sopravvalutato come scrittore.
Passiamo poi a Pannunzio, fatto commemorare da personaggi come Quagliarello
(caso Eluana) o Pera (combattere l'integralismo islamico con l'integralismo cattolico),
dimenticandosi che Pannunzio fu tra i fondatori del partito Liberale e di quello
Radicale. Ad un assessore che ricordai questo, dissi che sarebbe lo stesso che voler
ricordare Trotzki chiamando un paio di stalinisti: ma dalla faccia che fece dubito che
capisse quello che volevo dire. E ora l'ultima chicca: hanno sbagliato la foto di Arrigo
Benedetti! Alla faccia del buon giornalismo e della buana gestione degli eventi.
Ma le istituzioni son in mano alla politica e purtroppo c'è un abisso oggi tra cultura e
politica. La politica è sempre più ignorante e allergica ad ogni istanza culturale.

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RIZZI A LUCCA

LUCCA - Presso i locali del Circolo del Bridge si è tenuto l'incontro con l'architetto
di Rovigo, Alberto Rizzi, autore assai noto nei circuiti d'arte italiani. Nel suo
intervento si è soffermato sui suoi inizi pittorici dei suoi affluenti artistici che sono
poi sfociati nel circuito internazionale della mail art. Poeta e collaboratore di riviste
di poesia e di avanguardie artistiche, tra queste la prestigiosa "The Mouth", è passato
poi attraverso le esperienze di performance e di regista di cortometraggi. Tre suoi
"corto" sono stati proiettati in sala grazie all'aiuto di Paolo Rabassini: Chi sono io -
Lo specchio e la pistola – San Valentino. San Valentino è stato tratto dall'omonimo
racconto di Vittorio Baccelli pubblicato prima sulla rivista “Evasion” e poi
sull'antologia "Eclisse". Dopo la proiezione, davanti ad un attento pubblico, Rizzi è
passato ad illustrare il suo progetto poetico "O.O.P."oggi presente nei primi due
volumi: una sorta di autostoricizzazione poetica, sulle orme cavelliniane, che è già
presente in numerose biblioteche nazionali di tutto il mondo. Si è anche parlato della
sua presenza nel romanzo "Q" uscito per l'Einaudi a firma Luther Blissett ma
attribuito da buona parte della critica letteraria ad Umberto Eco. In "Q" troviamo
infatti Alberto Rizzi, detto fratel Pioppo, presenza che continua in tutte le opere
successive a firma Wu Ming. Visto l'interesse che ha suscitato l'incontro, si è parlato
di un prosieguo nella programmazione futura della Cesare Viviani.

TORDI E PICCININI

Con la pausa estiva, come di consueto, gli autori della Viviani si cimentano nelle
varie rassegne della Toscana. Inizia la nota poetessa Grazia Maria Tordi che
mercoledì 9 alle ore 18.00 terrà al Salone delle Terme di Bagni di Lucca un
pomeriggio in versi avvalendosi della collaborazione del prof. Marcello Cherubini.
L'evento fa parte della “Settimana di Terme “ organizzata dall'Associazione degli
amici di Terme di Bagni di Lucca, al termine cena buffet nel salone a cura
dell'Azienda Agricola Giocondo. Maria Grazia Tordi, saggista e narratrice, di antica
famiglia fiorentina, è considerata un'artista completa. Ha conseguito prestigiosi
riconoscimenti in tutti e tre i generi letterari in cui si è cimentata. Le sue poesie sono
state tradotte in numerose lingue straniere, musicate nella raccolta “Le canzoni di
Grazia Maria Tordi” e presentate l'anno passato a Napoli Festival. Nel 2007 è stata
candidata al Nobel per la Letteratura. Numerose le sue pubblicazioni, tra queste “Ho
venduto l'anima a Dio” dossier firmato Amanda Franchi, “Una terrazza piena di
stella” e L'ultimo kamikaze”.
Giusi Piccinini sarà invece presente giovedì 10 al Parco Pubblico di Capannori alle
ore 18.00 nell'ambito della rassegna “Passione Narrante” organizzata dalla locale
Biblioteca “Ungaretti”. Coordinerà l'evento Rita Lazzari. Giusi Piccinini, figlia unica,

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è nata il 18 maggio 1975, scrive poesie dall’età di 12 anni e racconti dall’età di 15.
Abita a Lammari, e lavora al comune di Capannori da quattordici anni.
Ama immensamente la vita, adora gli animali, specialmente i gatti.
Ama sognare e volare con la fantasia, per questo si diverte moltissimo a scrivere fiabe
per bambini, recentemente ha pubblicato con la casa editrice “Giovane Holden”
l'antologia di racconti per bambini “Il clan dei Gatti”. Di questo testo Bartolomeo Di
Monaco ha scritto:
“Buongiorno a tutti i micini e le micine in ascolto, siamo su Radio Gatta, e chi vi
parla è Super Radio Micione! Da oggi c’è una bella novità, una rubrica radiofonica
dedicata ai più piccini. Se volete raccontare una storia divertente, particolare, o
parlarci di un fatto interessante che vi è accaduto, non esitate, chiamate il numero:
tre tre tre uno uno uno due due due, e sarete in onda su… Radio Gatta! Allora, che
aspettate? Correte al telefono! Ma ecco che arriva la prima telefonata, sentiamo un
po’ chi c’è alla cornetta… pronto? Sei in onda!”
Una storia che nasce così, raccontando alla radio le proprie esperienze, le nuove
conoscenze, le sperimentazioni quotidiane di un piccolo che ha a che fare col il
mondo per la prima volta, con le api, con l’amicizia e l’amore.
Non stiamo parlando di un piccolo… bambino, ma di un micio, Jimmy che, nato da
poco, inizia a raccontare, attraverso la radio, quella che sarà la sua esperienza nel
mondo mattesco e umano. Una vita mattesca vista con occhi da gatto, ovviamente, il
che corrisponde un po’ anche a vederla con occhi di bambino. Davanti ad un albero di
natale, infatti, un adulto potrebbe anche non stupirsi o, comunque, potrebbe sembrare
naturale che le decorazioni siano appese sui rami. Ma provate ad abbassarvi, ad
accucciarvi a terra e guardare con gli occhi di un gatto questo albero illuminato…
Cosa sarà mai? Che misteri chiuderà al suo interno? E se invece vi trovaste di fronte
– anzi, sotto – ad una tavola imbandita, con una bella tovaglia che penzola. Non
vorreste giocarci un po’? E quella cosa con le ali cos’è? Questo che invece profuma?
E quella palla di pelo?

FIORELLA DEFONS

LUCCA – Mercoledì nove giugno alle ore diciassette presso la Casermetta Santa
Maria delle Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore” organizzato dalla
Cesare Viviani si terrà un pomeriggio di libere letture aperto a tutti, ove verranno
proposte opere dei soci e no. Gli intervenuti potranno leggere brani propri o di altri
autori editi o inediti in prosa e poesia. Condurrà l'evento la poetessa e scrittrice
lucchese Fiorella Defons autrice di “Fra terra e Mare” ed. Essedì e “La tasca del
canguro” ed. della Mirandola. L'anno passato questa autrice ha vinto, per il premio
letterario il Muro Magico, il I premio "Il Treno” per la sezione poesia con
“Fotografia”.

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pagine libere IV vittorio baccelli

Gli eventi dedicati alle libere letture sono molto importanti per l'associazione, poiché
permettono di conoscere in anticipo ciò che i vari autori stanno allestendo e, servono
agli autori stessi a saggiare il gradimento delle loro nuove opere.

L'OLOCAUSTO ARMENO

LUCCA – Giovedì dieci giugno presso la Casermetta Santa Maria delle Mura
Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore” organizzato dalla Cesare Viviani alle ore
diciassette si terrà la presentazione del libro “L'Olocausto Armeno” di Alberto
Rosselli, Solfanelli editore di Chieti. L'autore, Alberto Rosselli, nato a Genova nel
1955, si è laureato in scienze politiche, è giornalista e collabora a diverse testate
nazionali, come studioso di storia contemporanea e militare ha scritto diversi saggi
fra i quali “Il Conflitto Anglo-Francese in Nord America 1756-763” pubblicato dalla
casa editrice Erga di Genova, e “I Quaderni Carlo Rosselli” per la Fondazione Carlo
Rosselli di Firenze. Il testo narra la persecuzione scatenata tra il 1915 e il 1918 dai
turchi nei confronti della popolazione armena residente in Anatolia e nel resto
dell'Impero Ottomano, che rappresenta forse e purtroppo il primo esempio dell'epoca
contemporanea di sistematica e scientifica soppressione di una minoranza etnico-
religiosa. Un piano di eliminazione che non scaturì soltanto dall'ideologia
"panturchista" e "panturanista" che stava alla base del sedicente partito "progressista"
dei Giovani Turchi, ma che traeva le sue profonde origini dalle antiche e mai del tutto
sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turca e curda e la minoranza
cristiana armena. Questa esposizione è una scelta quanto mai opportuna in un periodo
storico in cui si tenta a piccoli timidi passi, di portare alla luce vicende da sempre
nascoste e negate non solo dall’attuale governo di Ankara, ma anche da molti stati
anche appartenenti all’Unione Europea. La questione armena è tornata alla ribalta in
tempi molto recenti, nel 1974, quando, rispondendo a una denuncia del Tribunale
Permanente dei Popoli, il governo di Ankara ammise per la prima volta che tra il
1915 e il 1918 (in realtà un periodo ben più lungo) il popolo armeno aveva
effettivamente patito “un certo numero di vittime”. Da allora è stato come aprire il
mitico vaso di Pandora. Accurata l’analisi del profilo storico dell’Armenia, della
Chiesa armena e delle relative persecuzioni subite: si approfondiscono gli accenni
relativi le motivazioni strategiche e politiche che hanno portato alcuni Stati a non
riconoscere ufficialmente l’esistenza storica di un genocidio armeno, a fronte invece
dei chiari pronunciamenti in merito da parte di importanti istituzioni sopranazionali,
del Vaticano e del Parlamento Europeo. Sarà presente l'Autore.

LA CULTURA E FORNACI

La nascita di un nuovo foglio è sempre sinonimo di un allargamento sia


dell'informazione che dell'opinione. Proprio la libertà e la molteplicità

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dell'informazione sono tra i pilastri della nostra democrazia e garanti della libera
cultura. Forse, parole grosse, qualcuno penserà, relative alla nascita di un foglio come
questo, che ha il coraggio di uscire coprendo solo una piccola parte del territorio
attorno al fiume Serchio. Ma è mia intenzione intervenire, a cadenza mensile,
rivolgendomi a quei lettori che avranno il desiderio di leggermi, per far comprendere
come anche un piccola fetta di terra possa esprimere cose egregie a livello di
informazione e cultura. E parlerò, man mano che mi verranno in mente, dei
personaggi che qui costruiscono la cultura, erigono piccoli edifici, mattone dopo
mattone, permettendo ai loro affluenti di raggiungere l'intera lucchesia e andare oltre.
Saranno i personaggi che magari incontriamo ogni giorno, ma anche coloro che dalle
nostre parti sono transitati, forse lasciando un segno, o che nel passato hanno
posseduto un loro spessore la cui eco è rimasta fino a noi. Inizierei con il citare alcuni
di questi, che ho visto attorno alla redazione di questo giornale. Primo fra tutti Gian
Gabriele Benedetti, autore fornacino di silloge poetiche e attualmente collaboratore
della rivista telematica “Parliamone” diretta da Bartolomeo Di Monaco. Ha
pubblicato: Briciole di poesia (1986), Momenti (1988), Breve è lo spazio (1994),
Collage (1998), e un'opera di narrativa: Paese (1988). Passo rapidamente a Sergio
Fini, poeta, pittore, animatore dei Papalagi e molto altro ancora. Ali, Vola, “L'Anima
Leggera” sono i suoi ultimi libri.
Alla prima riunione della redazione c'era anche Roberta Bergamini scrittrice che ha
all'attivo due romanzi: “Disconnettimi il cuore” e “Preludio di un addio”. Sempre in
redazione Milvio Sainati che ha curato nel 1994 “80 anni di poesia” con poesie di
Geri di Gavinana (Giuseppe Geri), autore di un video su Casa Pascoli “Sul Colle di
Caprona – Casa Pascoli” e che quest'anno ha pubblicato con la tipografia Gasperetti
“50 edizioni del 1° Maggio a Fornaci” con la prefazione di Gian Gabriele Benedetti.
Tra le attività teatrali e d'animazione, oltre ai già citati Papalagi, registro “I mercanti
d'Arte” e Smaskerando. Tra i giornalisti abbiamo Vanni (La Nazione), Salotti e
Bellanova (Il Nuovo Corriere). Poi Maria Pia Baroncelli con le sue ceramiche e
Lucchesi che in Foraci espone i suoi “sassi”. Qui mi fermo, consapevole di aver solo
anticipato, con questa carrellata, ciò che andrò in futuro a dettagliare con più
precisione e dovizia anche di note critiche. Toccherò anche l'associazionismo
culturale, che pure esso ha lasciato un segno, e chiudo con il circolo culturale “il
Soffio” che nato a Ghivizzano, vide tra i suoi fondatori anche il poeta paracadutista
Piero Cervetti, nato a Barga, grecista insigne, teorico della sestina antica e profondo
conoscitore dell'esoterismo legato alla mistica delle rune, a lui è titolato il Premio
Internazionale di Poesia, giunto alla sua terza edizione, che si tiene a Ghivizzano.
Questo circolo allestì a Fornaci, presso l'hotel Cristallo tutta una seria di piccole
mostre d'autori inseriti nelle avanguardie e nello sperimentalismo delle arti figurative:
Carlo Marcello Conti, Demos Ronchi, Baj, Ruggero Maggi, e altri piccoli progetti di
Mail Art.
Che dire poi di una casa editrice, la Gasperetti, che ha pubblicato opere d'indubbio

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spessore e della Giornaleria di Andrea di Ponte all'Ania ove passano i Nobel per la
letteratura e autori segnalati per il Nobel. Da non crederci? Ne riparleremo, o se
qualcuno è impaziente, può rivolgersi direttamente all'Andrea, che pure è tra i
personaggi di un mio racconto che vinse nel 2001 il primo premio per la letteratura
italiana indetto dall'Alias di Melbourne.

DIARIO DI UN PODESTA' ANTIFASCISTA


LUCCA - Mercoledì 16 giugno alle ore 17.00, presso la Casermetta Porta Santa
Maria delle Mura Urbane di Lucca, l'Associazione Culturale "Cesare Viviani" per il
ciclo "al bridge con l'Autore" presenta “Diario di un podestà antifascista. Coreglia
Antelminelli Giugno – Dicembre 1944” di Giovanni Gelati, prefazione di Alberto
Cavaglion, introduzione di Giorgio Bernard, copertina di Antonio Possenti, collana I
racconti, Salomone Belforte editore, Livorno 2009, pp.130.
Trovarsi, da livornese, a scampare ai bombardamenti atroci del 28 maggio e 28
giugno 1943 che misero a ferro e fuoco la città labronica, sfollato insieme alla
famiglia a Coreglia Antelminelli, nella Media Valle del Serchio, là dove un tempo si
recava per la villeggiatura, costretto “moralmente” da antifascista a diventare il
Podestà del luogo per ovviare al vuoto istituzionale creatosi nell’estate del ’44, in
seguito a un’azione dei partigiani che avevano catturato le più alte cariche del paese,
e poi gestire diplomaticamente fino alla liberazione le enormi difficoltà e i pericoli
della fase finale, la più drammatica della Seconda Guerra Mondiale, evitando a
Coreglia ciò che era successo nella vicina S. Anna di Stazzema… questa, più o meno,
è la storia raccontata da Giovanni Gelati, avvocato livornese nato nel 1910 e deceduto
dieci anni fa. A Coreglia si incontrano personaggi noti dell'ambiante lucchese,
partigiani di tutto rispetto, come Pippo ed anche combattenti tedeschi, persone per
bene, ai quali si contrappongono partigiani inaffidabili (lo Slavo) e tedeschi fanatici.
Un'umanità dunque, composita e vera, al di la degli schematismi ufficiali.“Diario di
un podestà antifascista. Coreglia Antelminelli Giugno – Dicembre 1944” è un libro
dove la scrittura è briosa, essenziale, precisa senza indulgere a considerazioni pedanti
o moralistiche, al di fuori d’ogni ottusità ideologica, quella che per troppo tempo ha
scritto una storia “pro domo sua” facendola divenire la Storia assoluta di un periodo
non del tutto ancora esplorato e per tale motivo spesso mistificato.
Condurrà e leggerà brani tratti dal libro Marco Vignolo Gargini, figlio di madre
livornese, anch’essa, come Giovanni Gelati, sfollata in provincia di Lucca durante le
fasi finali della Seconda Guerra mondiale.

PONTE ALL'ANIA

Ponte all'Ania, è il paese/dormitorio nel quale abito da una ventina d'anni e fino ad

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pagine libere IV vittorio baccelli

ora non era assurto alle cronache, se non per la passata presenza dell'anarchico
Gaetano Bresci che qui lavorò con perizia in un opificio; bravo operaio, abile, stimato
e benvoluto da colleghi e direzione, sì che divenne in breve tempo capo operaio. Ed
anche per il cattivo odore che periodicamente, grazie alla cartiera Ania (Smurfit
Kappa Ania paper), dal torrente arriva fino al paese. Ma negli ultimi mesi il borgo ha
avuto un forte rimbalzo sulla carta stampata e tutto questo è dovuto ad un ping ping
tra il consigliere Mastronaldi e l'Amministrazione: ora sia ben chiaro che
l'Amministrazione di Barga ha molto investito su questa frazione, importanti opere
sono state programmate, e alcuni lavori sono tutt'ora in corso, ma vi sono delle
carenze oggettive che è giusto rimarcare, sfruttando anche il momento di notorietà.
Riguardo alla viabilità, in via del Molino l'asfalto è dissestato e c'è carenza di
segnaletica, sia orizzontale che verticale, mancano cartelli indicatori limitanti la
velocità, e un dosso artificiale non ci starebbe male, dato che proprio in questo tratto
molti animali domestici sono stati investiti e uccisi e spesso bambini giocano al lato
della strada. Va bene contrastare il traffico pesante sulla regionale, ma riguardo
all'accesso alla cartiera Kappa, durante la discussione sui Patti Territoriali, in
Provincia, alla presenza di amministratori di Barga e Coreglia proposi,
nell'indifferenza generale, il prolungamento lungo l'Ania della regionale e un ponte
Bailey all'altezza della cartiera. In questo modo si azzerava il transito di TIR in via
del Molino. E sempre la cartiera, malgrado le promesse e gli accordi ogni tanto torna
ad emettere cattivi odori. Arriviamo ai marciapiedi che sono intransitabili perché
presentano scalini e muretti, cioè vere e proprie barriere architettoniche che nessuno
si è mai preso la briga di rimuovere. Indispensabile per la vita di Ponte all'Ania è la
pista ciclabile, o marciapiede, tra questa frazione e Fornaci di Barga. Durante ogni
ora del giorno o della notte, chi transita sulla regionale che attraversa sia Fornaci di
Barga che Ponte all'Ania, noterà che su questo pericoloso tratto, vi sono sempre
alcuni pedoni che a loro rischio e pericolo camminano sui cigli per raggiungere una
delle due località. Infatti i due centri del barghigiano confinano l'uno con l'altro, anzi
sono ormai un'unica frazione. Una frazione che però manca di collegamento
pedonale. Del marciapiede e della sua necessità se ne parla ogni volta che si
avvicinano le elezioni, poi cala il silenzio. Eppure questa è un'opera indispensabile
che salda assieme due frazioni ormai di fatto già unite, e che tutela i pedoni oggi
costretti ad affrontare con rischi e disagi questo breve tratto. E c'è pericolo, perché i
sogli sono sconnessi e disastrati, e perché troppo spesso le auto sfrecciano incuranti
dei limiti di velocità. Cosa si aspetta per intervenire? che qualche malcapitato venga
investito? (in passato mi dicono sia già successo). Ponte all'Ania è forse l'unica
località in Italia ad avere più parcheggi che abitanti, ma si continua a lasciare l'auto
sulla regionale bloccando spesso il traffico. E questi parcheggi sono fatti che peggio
non si può: un'asfaltata, le righe disegnate e via... adesso stanno lavorando attorno al
nuovo piazzale, che qualcosa cambi? sulle riviste d'urbanistica vedo parcheggi che
sembrano giardini: un'utopia?

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Un'ultima cosa, ritorno a via del Molino, che manca di segnaletica orizzontale e
verticale, manca di dossi artificiali, ha l'asfalto tutto deteriorato, in questa via, c'è una
curva peggiorata da un capannone che non si capisce come sia stata data
l'autorizzazione a costruirlo, e che ha anche il tetto in amianto. E anche l'altro giorno
la solita auto a tutto gas da Pedona ci ha picchiato dentro e poi ha finito la corsa
contro un'altra auto. O se questo capannone venisse demolito? E se i costi della
demolizione venissero addebitati a chi ne autorizzò la costruzione? C'è anche un
teatrino a Ponte all'Ania, abbandonato e dimenticato da tutti.
Ricapitolando, mentre prosegue sulla stampa il ping pong tra il consigliere
Mastronaldi e l'Amministrazione su Ponte all'Ania, speriamo che entrambi si
accorgano che vi sono queste prioritarie emergenze:

1. i marciapiedi sono tutti interrotti da barriere architettoniche (scalini e


muretti);
2. manca l'indispensabile marciapiede tra Ponte all'Ania e Fornaci;
3. in via del Molino sfrecciano le auto provenienti da Pedona che hanno già
abbattuto tutta la segnaletica verticale, mentre manca quella orizzontale;

4. ci sarebbe anche un teatrino, che cade a pezzi dimenticato da tutti.

L' UGL E L'ACCORDO FIAT


L'accordo proposto da Fiat per la produzione della Nuova Panda è da considerarsi
l'unica soluzione in campo per tenere aperta la fabbrica di Pomigliano, salvare
migliaia di posti di lavoro, evitare di mettere in ginocchio l'economia di una intera
regione e compromettere il piano Fiat per l'Italia. Questi i motivi che hanno portato
alla firma dell'Ugl. Per noi queste sono state argomentazioni più che sufficienti per
dire di sì ad un'intesa e per assumerci, come sindacato, le responsabilità di una scelta
che, in un senso o in un altro, ricade interamente e direttamente sulle spalle degli
operai e delle loro famiglie, a cui siamo disposti a spiegare senza paura le nostre
convinzioni. Il vero ricatto sta nella crisi, che non dà ampi margini di discussione e
che sta colpendo tanti stabilimenti, non solo Pomigliano, e tutti i lavoratori, non solo i
metalmeccanici. Dobbiamo smettere di pensare solo al nostro mondo ed è anche per
questo motivo che abbiamo sempre auspicato un accordo condiviso da tutte le
organizzazioni sindacali. Qualora ciò non fosse possibile e ne prenderemo atto e
andremo lealmente avanti con chi ha le nostre stesse convinzioni. L'accordo di
Pomigliano è un punto di svolta nelle relazioni industriali. Lo ricorderemo come un
passaggio importante e dimostra che da oggi questo Paese è ancora più moderno
perché si e' adeguato alla competizione. Vale più questo accordo di molti incentivi
perché non c'è incentivo finanziario che possa compensare un disincentivo
normativo. Pomigliano è un modo di investire senza l'intervento della finanza

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pubblica in cui Fiat compie una scelta che non costa al bilancio dello Stato. Un
accordo che va incontro alle esigenze dei lavoratori del sito, della Campania e
dell'intero paese e che dimostra come tutte le organizzazioni sindacali, tranne una,
hanno saputo assumersi la responsabilità, con la speranza che anche se tardivamente,
tutti lo sottoscrivano.

SAMUELE VENTANNI

LUCCA – Samuele Ventanni pittore d'Umbertide e Lino Mora da tempo sulle


cronache mondano-giudiziarie: cosa c'entrano con una pagina sulla cultura a Lucca?
Ebbene stiamo assistendo alla trasformazione di esercizi pubblici che divengono
come gallerie d'arte con quadri e tele che fanno capolino ad ogni angolo del negozio e
sulle pareti. Negli ultimi anni anche a Lucca si è diffusa la moda di ospitare in bar,
caffetterie, ristoranti, negozi di dischi e d'abbigliamento, mostre di pittura talvolta
accompagnate anche da proiezioni. Numerosi gli artisti che hanno aderito
all'iniziativa, che sembra riscuotere notevoli successi di un pubblico, che gradisce
l'opera dell'artista mentre fa acquisti o sorseggia un caffè. E l'elenco dei locali che
propongono questi singolari eventi si allunga continuamente. La caffetteria
"Millennium" di via Santa Croce è tra i pionieri di quella che non può definirsi
esattamente una novità, visto che questo modo di esporre era già in voga agli inizi del
secolo scorso. Inoltre negli anni ottanta il circolo culturale “il Soffio” fece a gara a
trovare esercizi commerciali incongrui (sia in città che in provincia) per le sue
esposizioni di arte figurativa rigorosamente sperimentali o d'avanguardia. Comunque
da oltre un anno “Millennium” ospita esposizioni di arte fotografica e pittorica. Come
quella attuale del giovane Samuele Ventanni, che esercita la sua arte su ruvide tele di
jeans che danno quella calda sensazione di rilievo ai sui caratteristici dipinti. Samuele
Ventanni giovane promessa del mondo dell’arte, a soli 23 anni ha riscosso già un
notevole successo in Italia e all’estero. Cresciuto respirando arte e cultura grazie alla
vicinanza del padre Emanuele Ventanni, noto pittore umbro, si è creato un suo stile
innovativo e personalizzato. Le opere che Samuele propone si basano sull’uso della
materia, lo stesso elemento che ha caratterizzato cinquanta anni prima l’arte
informale materica del maestro Alberto Burri. Le sue opere sino state definite
“estroflessioni”, superfici modellate con imbottiture e supporti lignei che danno vita a
lavori in tela , più che su tela. Materiale più utilizzato dall’artista è la tela jeans che
viene ricoperta da colori molto luminosi che donano all’opera una luce particolare
caratterizzante. La tecnica è definibile pittura oggettuale e le tele dipinte assumono un
rilievo plastico quasi scultoreo, divenendo anche ricercati oggetti di arredo. Lele
Mora da raffinato esperto d’arte e scopritore di talenti ha valutato l’opera del
perugino Ventanni atta a ricoprire una delle pareti della sua abitazione di Lugano
accanto ad opere di artisti di fama mondiale.

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DISFIDA POETICA DIALETTALE

Quest'anno la Disfida poetica organizzata dalla Cesareviviani non vedrà solo le


squadre di Lucca e di Pisa cimentarsi in rima, ma sarà allargata anche alla
componente dialettale livornese. L'anno passato gli incontri/scontri si tennero a
Lucca, presso la Casermetta Santa Maria, a Calci presso il Circolo Acli e a Borgo a
Buggiano, ove fu giocata la bella tra le due squadre, al teatro polisala Gambrinus. La
disfida 2010 inizierà a Calci il 5 di agosto, seguirà a Lucca presso la sala della Pro
Loco di Pontetetto, poi a Livorno in un luogo da stabilire e, il gran finale si terrà al
Gambrinus di Borgo a Buggiano. Se l'anno passato fu la squadra lucchese a vincere la
Disfida, quest'anno la stessa squadra dovrà vedersela con due compagini poetiche
veramente agguerrite. Questa manifestazione ha lasciato un buon ricordo sotto
molteplici aspetti: il pubblico numeroso e attento è stato veramente divertito
dall'umorismo dialettale che sgorga dai poeti toscani, i partecipanti hanno potuto
conoscersi e anche se provenienti da realtà cittadine e culturali diverse, socializzare
assieme, inoltre l'associazionismo ha trovato punte d'incontro, sì che l'anno passato
hanno collaborato alla realizzazione della disfida assieme alla Cesareviviani, il
Comune di Lucca, il Comune di Calci, il Comune di Buggiano, i Vegliarini, Poesia a
Veglia, Associazione Borgo nel Cuore, Quello che c’è in Toscana, Associazione
Culturale Toscana e Pro Loco Buggiano. Sarà previsto un Trofeo per la squadra
vincitrice (Trofeo Coop Borgo a Buggiano), Premio Speciale per il round più
brillante, Premio Speciale per il miglior attore dialettale. Al momento è stata definita
solo la squadra dei pisani, che sarà così composta: Luciano Testai, Diana Meini e
Franca Nieri. La squadra lucchese sarà allestita da Gavorchio, quella livornese da
Gianfranco Cara, Sileno Lavorini organizzerà il gran finale al Gambrinus, mentre
saranno registi in panchina: Vittorio Baccelli e Marco Vignolo Gargini. Non resta
dunque che dare il via alla disfida, triangolare quest'anno, con l'augurio che vinca il
migliore!

TRA LE RIGHE
Barga e Castelnuovo a luglio ospiteranno festival letterari, infatti la Valle del Serchio
si appresta a vivere in piena estate otto giorni di eventi eno gastro letterari ideati
proprio e per questi luoghi. Dal 15 al 18 luglio sotto la Volta del Menchi nel centro
storico di Barga si svolgerà il “Tra le righe” giunto alla sua quarta edizione.
Prospettivaeditrice e Libreria Poli con l’Amministrazione comunale e il Giornale di
Barga hanno messo in programma gli incontri serali che inizieranno con Vincenzo
Pardini che presenterà, intervistato da Andrea Giannasi, il suo ultimo lavoro uscito
con Fandango, a seguire la coppia in giallo Marani e Torre, poi una serata con
Claudio Storani e i corti del Centro sperimentale di cinematografia – scuola nazionale
di cinema di Roma. La serata di chiusura sarà dedicata agli scrittori lucchesi Mario

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Rocchi, Vittorio Baccelli, Marco Vignolo Gargini e Bartolomeo di Monaco, tutti


quanti della Cesareviviani, l'associazione letteraria della quale Baccelli ne è il
Presidente. Durante l’evento saranno messe in mostra le fotografie de “I volti della
poesia” del “Tra le righe di Barga 2009″ con scatti di Luca Galeotti e Antonella
Bertolini. Una grande biblio libreria sarà gestita da Maurizio Poli. Dal 22 al 25 luglio
davanti alla Rocca Ariostesca a Castelnuovo di Garfagnana si svolgerà la prima
edizione di “Leggere Gustando” evento organizzato da Prospettivaeditrice, il
Giornale di Castelnuovo e l’amministrazione comunale. Enti patrocinanti la
Comunità Montana della Garfagnana; il Gal; la Provincia di Lucca; il Parco
dell’Appennino tosco-emiliano; l’associazione In Garfagnana. In programma tutte le
sere presentazioni di libri e la visione dei corti di Aperitivo Corto e
Civitafilmcommission, la mostra di quadri del pittore Angelo Roberto Fiori,
degustazioni di prodotti tipici della Garfagnana a cura di Massimiliano Adorni Pallini
e Andrea Bertucci. Per i libri la prima serata sarà dedicata alla Linea Gotica in
Garfagnana con gli storici Massimo Turchi, Mario Pellegrinetti, Davide del Giudice e
Angiolo Masotti intervistati da Andrea Giannasi. Venerdì i “lombardi” incontrano i
garfagnini: Augusto Ferri, Silvano Scaruffi e Normanna Albertini porteranno storie
dell’altro versante degli appennini. In primo piano la storia di Pietro da Talada il
pittore del 1400 che dipinse il trittico di Borsigliana. Il sabato sarà dedicato a “Pane e
bugie” con Dario Bressanini, docente universitario, che svelerà i retroscena del
mondo alimentare. Domenica sera cena “Garfagnana Finger Food” a cura di
Massimiliano Adorni Pallini e Federica Lenzi. Una grande biblio libreria completerà
l’evento “Leggere gustando”. Dunque la Valle del Serchio si appresta a vivere otto
giorni a luglio di eventi eno gastroletterari che pongono questa porzione di lucchesia
tra i territori più dinamici della Toscana.

UGL FIAT E POMIGLIANO

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Il referendum sull'accordo del 15 giugno, firmato dalla Fiat con Fim, Uilm, Fismic e
Ugl, si svolgerà il 22 giugno, dalle 8 alle 21. Lo spoglio inizierà subito dopo e quindi
già in serata si conoscerà il risultato. A Pomigliano, quel giorno, non ci sarà cassa
integrazione: l'azienda ha infatti richiamato al lavoro, su richiesta dei sindacati, tutti i
5.200 dipendenti per agevolare la partecipazione al voto. Il quesito, al quale i
lavoratori dovranno rispondere con una croce sul Sì o sul No, è: ''Sei favorevole
all'ipotesi d'accordo del 15 giugno 2010 sul progetto 'Futura Panda' a Pomigliano?''
Le urne saranno dieci e dovrebbero essere collocate tutte nella sala dove vengono
consegnate le buste paga. I turni saranno tre: dalle 8 alle 10 voteranno i lavoratori
delle lastrature, della verniciatura e dello stampaggio ex Magneti Marelli, dalle 10
alle 12 gli addetti della 159, gli operai del turno centrale e gli impiegati, dalle 12 alle
14 i dipendenti della 147 (per il secondo turno le fasce orarie saranno rispettivamente
15-17, 17-19 e 19-21). I circa 310 lavoratori del polo logistico di Nola voteranno
dalle 12 alle 14 (primo turno) e dalle 14 alle 16 (secondo). La commissione elettorale,
già insediata, vidimerà le schede ed eleggerà il presidente. È stato chiesto di
partecipare alle operazioni di voto ai sindacati campani e a tutti coloro che lo
vorranno. L'accordo firmato a Pomigliano non lede diritti sindacali, tanto meno li
elimina, al contrario garantisce posti di lavoro e sviluppo. Se fino al giorno del
referendum si andrà avanti con una campagna ispirata al terrorismo psicologico,
anche da parte di alcuni rappresentanti politici, a rimetterci saranno soltanto i
lavoratori di Pomigliano, di tutto il vasto indotto e del Gruppo. Serve un sì, chiaro e
forte. Se non ci sarà una maggioranza consistente di sì al referendum del 22 giugno la
Nuova Panda volerà via dall'Italia, molto probabilmente nello stabilimento di Tichy
in Polonia. Infatti a meno di una settimana dal voto la Fiat lega in modo indissolubile
il destino della fabbrica di Pomigliano al giudizio che sarà espresso dai lavoratori
sull'accordo firmato il 15 giugno con Fim, Uilm, Fismic e Ugl, senza l'adesione della
Fiom. “La soluzione più facile sarebbe quella di smantellare tutto e andarsene fuori.
Si cerchi di non abusare delle buone intenzioni'', ha detto nei giorni scorsi
Marchionne che si trovava a Torino, nell'ufficio del Lingotto, ove continua lo studio
dei vari dossier presenti sul suo tavolo. Tra i principali studi ci sono il rilancio della
Chrysler e lo spin off, la separazione dell'Auto dalla società dei veicoli industriali e
delle macchine agricole, prevista dal piano strategico 2010-2014. Non basta una
maggioranza risicata per considerare applicabile un'intesa che prevede clausole
rigorose proprio per rendere effettivi gli impegni assunti e le conflittualità. L'accordo
raggiunto con 4 organizzazioni sindacali su 5 è stato un primo, enorme passo avanti,
ma per mettere sul piatto i 700 milioni dell'investimento della Nuova Panda,
Marchionne vuole la certezza che quasi la totalità dei lavoratori sia con lui perché la
fabbrica di Pomigliano può funzionare soltanto ''massimizzando la produttività e
lavorando come orologi svizzeri''. Altrimenti, senza un ampio consenso, l'accordo
verrebbe messo ogni giorno in discussione. La consultazione, che nell'accordo del 15
giugno è indicata come una delle condizioni per rendere ''operativo e praticabile'' il

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pagine libere IV vittorio baccelli

piano, non lo preoccupa: ''Se i lavoratori non vogliono l'investimento basta che ce lo
dicano. Non costringiamo nessuno'', ha esplicitamente affermato, senza troppa
diplomazie e giri di parole, l'amministratore delegato della casa torinese a proposito
del referendum. L'ipotesi di un piano B è sempre stata presente anche se mai illustrata
nei dettagli. Sin dal primo momento, presentando il il piano strategico del gruppo,
Marchionne ha detto infatti che se la Fiat non sarà nelle condizioni di effettuarli in
Italia trasferirà all'estero i suoi investimenti.

PRESENTATO IL DIARIO DI UN PODESTÀ ANTIFASCISTA

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Presso la Casermetta di Porta Santa Maria delle Mura Urbane di Lucca, l'associazione
culturale "Cesare Viviani" per il ciclo "al bridge con l'Autore" ha presentato “Diario
di un podestà antifascista. Coreglia Antelminelli Giugno – Dicembre 1944” di
Giovanni Gelati, prefazione di Alberto Cavaglion, introduzione di Giorgio Bernard,
copertina di Antonio Possenti, collana I racconti, Salomone Belforte editore, Livorno
2009, pp.130. Ha curato la presentazione di questo splendido libro che parla della
nostra Valle in uno dei periodi più difficili della sua storia, lo scrittore lucchese
Marco Vignolo Gargini, che domenica 18 luglio sarà presente a Barga inserito nella
rassegna letteraria "Tra le righe di Barga". Presente anche il dr. Guido Guastalla
proietario della Libreria Salomone Belforte di Livorno, che ha stampato il volume per
conto del Comune di Coreglia. Trovarsi, da livornese, a scampare ai bombardamenti
atroci del 28 maggio e 28 giugno 1943 che misero a ferro e fuoco la città labronica,
sfollato insieme alla famiglia a Coreglia Antelminelli, nella Media Valle del Serchio,
là dove un tempo si recava per la villeggiatura, costretto “moralmente” da antifascista
a diventare il Podestà del luogo per ovviare al vuoto istituzionale creatosi nell’estate
del ’44, in seguito a un’azione dei partigiani che avevano catturato le più alte cariche
del paese, e poi gestire diplomaticamente fino alla liberazione le enormi difficoltà e i
pericoli della fase finale, la più drammatica della Seconda Guerra Mondiale, evitando
a Coreglia ciò che era successo nella vicina S. Anna di Stazzema… questa, più o
meno, è la storia raccontata da Giovanni Gelati, avvocato livornese nato nel 1910 e
deceduto dieci anni fa. A Coreglia si incontrano personaggi noti dell'ambiente
lucchese, partigiani di tutto rispetto, come Pippo ed anche combattenti tedeschi,
persone per bene, ai quali si contrappongono partigiani inaffidabili (lo Slavo) e
tedeschi fanatici. Un'umanità dunque, composita e vera, al di la degli schematismi
ufficiali.“Diario di un podestà antifascista. Coreglia Antelminelli Giugno – Dicembre
1944” è un libro dove la scrittura è briosa, essenziale, precisa senza indulgere a
considerazioni pedanti o moralistiche, al di fuori d’ogni ottusità ideologica, quella
che per troppo tempo ha scritto una storia “pro domo sua” facendola divenire la
Storia Assoluta di un periodo non del tutto ancora esplorato e per tale motivo spesso
mistificato. Il diario ci porta ad essere protagonisti di vicende oggi impensabili e si
snoda tra i territori di Barga,Coreglia, fino a Lucca, Firenze e Livorno, con una
avventurosa sortita in Emilia alla ricerca dell'indispensabile farina.

PANNUNZIO

LUCCA - Presso il Circolo del Bridge sulle Mura Urbane, Vittorio Baccelli ha
presentato l'ultimo libro di Massimo Teodori "Pannunzio", in questi giorni in libreria
per la Mondadori editrice. Di fronte ad un folto e attento pubblico, in sintesi ecco il
suo intervento.

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pagine libere IV vittorio baccelli

«L'uscita del libro di Teodori, mi impegna a ricollegarmi alla lectio magistralis su


Pannunzio da me tenuta un anno fa. La poca consapevolezza del personaggio con cui
le istituzioni locali hanno trattato questo anniversario mi spinge a parlare di questo
interessante libro compilato da chi è pienamente autorizzato, dalla sua storia a farlo.
Teodori ricordo che per decenni ha diretto Argomenti Radicali. Mario Pannunzio
(Lucca, 5 marzo 1910 - Roma, 10 febbraio 1968), figlio di un avvocato abruzzese e di
una nobildonna lucchese, giornalista e politico, fu tra i fondatori del Partito Liberale
Italiano e poi del Partito Radicale, inventore di Oggi e poi del settimanale Il mondo,
ed è forse da considerarsi il maggior intellettuale del pensiero liberal democratico
italiano del dopoguerra, e suscita ancora numerosi interrogativi. Era un letterato o un
politico, un fascista o un antifascista, un anticomunista viscerale o un filocomunista
mascherato, un anticlericale mangiapreti o un cristiano, un pittore fallito o un
potenziale romanziere? Nel centenario della nascita, lo storico e saggista Massimo
Teodori prova a dipanare qualche filo con il volume “Pannunzio- Dal Mondo al
Partito radicale: vita di un intellettuale del Novecento”. Dalla sua scomparsa,
avvenuta ormai quarant'anni fa, spiega l'autore, sulla figura di Pannunzio sono stati
pubblicati libri, basati in prevalenza sui giornali da lui diretti oltre a saggi e articoli,
con il risultato di irrigidire il personaggio in un cliché o di fornire un'immagine di
maniera, quando addirittura non distorta per fini politici contingenti. Nel nuovo
volume Teodori, già autore di numerosi libri sulla storia della democrazia laica
italiana e sul tema dell'America e dell'americanismo, nonché del recentissimo
“Carteggio Pannunzio-Salvemini 1949-1957“, dispone per la prima volta dei
documenti inediti conservati nell'archivio della Camera dei Deputati (un centinaio di
faldoni con centinaia di migliaia di documenti) e, soprattutto, dell'imponente
corrispondenza (ventimila lettere in poco più di trent'anni), che di Pannunzio rivela,
accanto a quella pubblica, anche una dimensione più intima e privata. Dall'inquieta
adolescenza, con un padre comunista e autoritario alla passione per il cinema (che
fruttò le sceneggiature del Capitan Fracassa di Duilio Coletti e de L'abito nero da
sposa di Luigi Zampa), dal primo Oggi chiuso dal regime fascista alla nascita de Il
mondo (unanimemente riconosciuto come il miglior settimanale di politica, economia
e cultura pubblicato nel nostro paese nel secolo scorso), dal carcere sperimentato nel
1944 all'amicizia con Arrigo Benedetti e poi gli incontri con Salvemini, Sarago,
Sturzo, Togliatti, Scalfari: attraverso le parole dello stesso Pannunzio e con una bella
galleria di fotografie e documenti d'epoca, Teodori affronta le due fasi della sua vita a
cavallo tra l'umanista a tutto tondo e il maître à penser classico innovatore. Ne
emerge il ritratto di un intellettuale complesso, appassionato ed enigmatico, capace di
aggregare intorno a sé le menti più vivaci e indipendenti del suo tempo e che dedicò
tutta la vita al progetto di una Terza Forza, laica liberale, democratica e riformatrice.
Questo è il vero personaggio che emerge: intransigentemente anticomunista in nome
della libertà, intransigentemente antifascista in nome dell'intelligenza,
intransigentemente anticlericale in nome della ragione. La lettura di questo testo

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rafforza la mia opinione che l'eredità liberal democratica di Pannunzio non è oggi
appannaggio né di Scalfari né di Pannella, caso mai possiamo, forse e con tutte le
riserve del caso, assegnarla a Capezzone.»

CIMINIERE E FORNACI
Se da Fornaci volgiamo lo sguardo verso Lucca, vediamo sorgere in fondo alla
frazione la ciminiera delle vecchie fornaci, da cui per l'appunto Fornaci prende il
nome. Ma la ciminiera, simbolo della frazione, e le fornaci, non sono nel territorio di
Fornaci, ma in quello di Ponte all'Ania. Ciò è possibile perché le due frazioni sono
adiacenti: termina una, c'è un corso d'acqua la Loppora, e inizia l'altra. La vicinanza
ha portato a far sì che i due centri si siano uniti e lungo la regionale che li collega, a
qualsiasi ora del giorno e della notte vedremo bici e pedoni che vi transitano. E il
passaggio è a tutto loro rischio e pericolo poiché mancano i marciapiedi e le piste
ciclabili. Inoltre il ciglio della strada, da ambo i lati, è fortemente malmesso
aumentando così i rischi di chi vi transita. Se a tutto questo si somma che troppo
spesso le vetture in questo tratto vanno oltre il limite di velocità stabilito, ci troviamo
di fronte ad una vera e propria roulette russa. Giro la cosa agli amministratori:
Fornaci e Ponte all'Ania sono da oltre dieci anni un'unica frazione, che però è priva di
un collegamento pedonale: Comune e Provincia, forse sarebbe il momento di
soddisfare questa emergenza.

UN NUOVO GIORNALE
Da oltre un mese nella frazione fornacina, ma anche nei centri vicini, si va parlando
di un nuovo mensile che sarebbe in costruzione. Un foglio rivolto sopratutto alla
frazione di Fornaci ma che dovrebbe coinvolgere anche varie frazioni che si trovano
lungo la riva del Serchio. Anche se per ora di nomi non se fanno, si sa per certo che
una redazione è già all'opera e si sono susseguite varie riunioni, sì che almeno il
probabile nome è trapelato: Fornaci in Forma. Si giura sull'apoliticità, sul
coinvolgimento dell'associazionismo, delle fasce imprenditoriali, commerciali e di
quelle culturali della popolazione. D'altronde la pluralità dell'informazione è una
delle basi della democrazia, garantita pure dalla costituzione. La macchina ormai è in
moto, non resta che attendere, i meglio informati parlano di una prima uscita a fine
luglio. Vedremo.

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III PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA “PIERO CERVETTI”


Sono ospitate sul blog http://ipazialessandrina.splinder.com/ le poesie che partecipano
alla selezione per il III Premio Internazionale di Poesia “Piero Cervetti” indetto dal
circolo culturale “il soffio” in collaborazione con la Cesareviviani.
Si può votare all'indirizzo e-mail filippotommaso@interfree.it fino a tre poesie con
un unica casella di posta, le votazioni resteranno aperte fino alle ore 24.00 del 31 di
luglio. Le prime dieci saranno le poesie finaliste che verranno nuovamente messe in
votazione dal primo di agosto fino alle 24.00 del 15 agosto. Le prime tre poesie
classificate verranno successivamente premiate in una serata dedicata; tutti i 10
finalisti riceveranno copia dell'antologia.

EMOZIONI E SCUOLA
LUCCA - Mercoledì 23 giugno, alle ore 17.00, presso la Casermetta di Porta Santa
Maria delle Mura Urbane, l’associazione culturale “Cesare Viviani” per il ciclo “al
bridge con l'Autore” organizza la presentazione del libro di Antonio Corsi “Emozioni
e scuola nei programmi didattici e nei fumetti intellettuali”, Marco Del Bucchia
editore, 2009. L’opera costituisce il “rapporto” di una ricerca condotta dall’autore con
Mario Valeri, nell’ambito del dipartimento di studi sociali dell’ateneo fiorentino, a
proposito dell’attenzione che nella storia delle teorie psicopedagogiche, nei
programmi scolastici ministeriali (dalla materna alle scuole primaria e secondaria di
primo grado) fra il 1955 e il 2007, nonché nei cosiddetti “fumetti intellettuali” (di
Charles M. Schultz, di Quino e di Mell Lazarus), viene dedicata alla dimensione
emotivo-affettiva quale è vissuta in ambito scolastico nel corso delle età infantile e
preadolescenziale. Dalla complessa strutturazione dell’indagine emergono sia risultati
di incontestabile interesse per insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, sia
un’originale proposta di organizzazione degli interventi di formazione in servizio
degli educatori (insegnanti, dirigenti, operatori scolastici a qualsiasi titolo e livello).
Sarà interessante per tutta una generazione cresciuta con questi fumetti, capire quale
può essere il senso e la risultante di questa ricerca accademica. E proprio a Lucca,
ormai capitale mondiale del fumetto, ove questi personaggi ce li siamo gustati in
anteprima e dal vivo, per poi acquistarli nelle testate in edicola, che in quel periodo
storico, che va dagli anni '60 agli anni '80 del secolo scorso, si chiamavano Linus,
Eureka, il Mago e altre. Sarà presente l’autore e condurrà il pomeriggio Marco
Vignolo Gargini.

PRIMA STRADA
La strada è uno dei miei soggetti preferiti e ricorrenti, e ben lo sa chi legge i miei

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affluenti. La strada anche come percorso fisico, talvolta le mie strade portano ad
Hebron o a Kandahar, altre volte conducono me e il lettore in siti alieni. Strada anche
come percorso mentale, talvolta mistico e legata al viaggio. La strada è il punto
d'incontro per eccellenza, la strada che aspira ad urbanizzarsi, ma le resta indelebile il
senso del passaggio. Strade esoteriche, ma anche strade dietro l'angolo delle nostre
case.

Voglio brevemente parlare della pedonale che unisce via del Molino a Ponte all'Ania,
con Pedona, un tempo ricca di traffico, ma oggi scarsamente usata. Eppure nella sua
semplicità è bella e agevole, s'inerpica, non ripida, fino alla frazione più alta e ne
sbuca direttamente nell'abitato. Appena imboccata, ci fa dimenticare Tir e cartiere, ci
accoglie con l'odore di bosco. Prima di giungere all'abitato si passa davanti ad una
fonte limpidissima, però con la scritta “non potabile”; sarà vero? Ad occhio e croce
non sembrerebbe proprio. La fonte è adiacente ad un lavatoio che dà l'idea d'essere
ancora in uso, ben tenuto, anch'esso con limpidissime acque. Mancano solo le
lavandaie, ma tutto sembra pronto ad accoglierle, permane intensa la memoria del
luogo di lavoro casalingo della comunità. Lungo la pedonale, da qualche anno stanno
rinascendo i castagni, che mi dicono, un tempo qui la facessero da padroni.
Basterebbe curare un po' meglio il selciato e razionalizzare il verde, cose da poco che
mi permetto di suggerire, così come mi permetto di invitare tutti quanti a questa breve
passeggiata di dieci minuti.

LA STAZIONE
Tutti prima o poi ci siamo chiesti perché mai un posto di polizia debba chiamarsi
Stazione. Parlo delle stazioni dei Carabinieri che niente hanno a che vedere con
ferrovie e treni. Queste stazioni sono sistemate strategicamente in tutto il nostro
territorio, ma anche in tutta Italia, visto che in Toscana sono 330 e in tutta la nazione
circa 5000. Ma cerchiamo di andare all'origine di questo termine. Occorre discendere
nella storia fino a Napoleone Buonaparte, le cui truppe, durante le campagne di
guerra, e ne condusse fin troppe, necessitavano che nelle retroguardie si creassero
presidi fissi e sicuri, di militari che anziché avanzare nei territori conquistati,
rimanessero nelle aree occupate, per garantirne l'ordine e la sicurezza, sia per i
cittadini che per gli occupanti, al fine di controllarle e organizzarle secondo i dettami
napoleonici. Se all'inizio le Stazioni ebbero compiti sopratutto di polizia militare per
vigilare sui soldati implicati nelle operazioni, il modello gradualmente si estese anche
alla gestione della sicurezza della popolazione e delle attività civili di questa. Tale
assetto organizzativo fu subito recepito, sin dalla sua fondazione, dall'Arma dei
Carabinieri, avvenuta nel 1814 con origini sabaude sul modello della gendarmerie
françoise. Ecco come l'Arma ereditò da subito, fin dalla fondazione, questo

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ordinamento strutturale, alla cui base stanno le Stazioni, assetto rimasto


sostanzialmente immutato fino ai nostri giorni perché funzionale e razionale nel suo
sistema organizzativo.

3 ANTOLOGIE ALLA CESARE VIVIANI NEL GIORNO DELLA CHIUSURA


DELLA PRIMA PARTE DEL CICLO

LUCCA - Mercoledì 30 giugno, alle ore 17.00, presso la Casermetta di Porta Santa
Maria delle Mura Urbane, l’Associazione Culturale “Cesare Viviani” per la rassegna
letteraria “al bridge con l'Autore” realizzata con il contributo della Fondazione della
Banca del Monte, organizza la presentazione delle due antologie “Demokratika” e
"Retroguardie" a cura di Ivan Pozzoni, Liminamentis Editore e “Accenti diversi,
storie diverse” a cura di Francesco Galeota, LAB editore. Conduce il co-autore
Vittorio Baccelli e sarà presente anche Francesco Galeota. Con questo appuntamento
l’Associazione Culturale “Cesare Viviani” chiude la prima parte della
programmazione 2010 che riprenderà il 1 di settembre dopo la consueta pausa estiva.
In Retroguardie nella prefazione leggiamo: «Perché Retroguardie? L’esaltazione del
testo-documento, senza nome e senza mercato, rafforzata da relazioni di solidarietà
tra editore, curatori e autori, è estremo antidoto contro i veleni del Post-modernismo e
della “morte della cultura” registrati dall’oscillazione schizofrenica moderna tra
narcisismi e massificazione. Più che Achille sulla strada d’Ilio (thumos) o Odisseo
vittorioso sulla strada del ritorno a casa (logos) ci sentiamo, e interpretiamo
l’esperienza poetica attuale, nei panni d’un anonimo Senofonte (emetto suoni
stranieri), sconfitti, in marcia coi diecimila sulla strada dell’Ellade, decisi a resistere
contro assalti e imboscate, dopo Cunassa; la nostra sorte - menestrelli combattenti del
terzo millennio- è resistere, vinti, in ritirata verso casa. E si sa che valore acquisisca,
in ritirata, una buona retroguardia…» Ne l' “Antologia Poetica Demokratika”, a cura
di Ivan Pozzoni, Liminamentis Editore, la crisi della nozione tradizionale di
comunità, effetto d’una trasformazione delle forme di dominanza e di resistenza nel
postmoderno, deve essere affrontata risolvendo i nuclei critici dell’etica tradizionale
mediante i modelli, meno afferrabili, dell’estetica tardo novecentesca: Demokratika,
intesa come uno tra i verbali (documenti) di riunione dell’agorà dell’arte, tendendo a

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diventare centro «marginale» di dibattito artistico, si incammina a ricreare, sulla


strada dell’arte, una comunità del dialegesthai, del legame interumano, in direzione
della ricostruzione dell’uomo e dei valori, attraverso un esperimento di epigraficità,
conformazione e difformazione insieme, volto ad annullare le differenze e a rendere
anonimi testi che, lontani da una concezione aristocratica dello stile, dovrebbero
scuotere i destinatari unicamente attraverso i loro contenuti. Nell’antologia poesie di
Abbondanza Elisabetta, Adernò Sebastiano, Annicchiarico Marco, Argentino
Lucianna, Baccelli Vittorio, Bellini Eleonora, Bianchi Gabriella, Bolla Giorgio, Bruni
Curzi Daniela, Calandrone Maria Grazia, Carbone Marco, Catalano Giovanni,
Cattaneo Simone, Cavalera Nadia, Caviezel Giovanni, Ciminari Monia, De Angelis
Carla, De Luca Chiara, Di Giovanni Antonino, Di Grazia Angela, Dondi Matteo,
Fattori Narda, Grasso Alfio, Iasiello Stella, Ladolfi Giuliano, Lasio Maria Rosaria,
Lenti Maria, Manna Francesco, Manco Luciana, Marcuccio Emanuele, Melandri
Paolo, Mercurio Paride, Mosconi Giuseppe, Mugnaini Ivano, Ottaviani Paolo,
Paraschiva Gilbert, Pazzi Matteo, Pignatta Anna, Piazza Raffaele, Pozzoni Ivan,
Prisco Milena, Quintavalle Emanuela, Ramberti Alessandro, Sartorato Michelle,
Segala Negrini Roberto, Spurio Carina, Tiraboschi Simone Matteo, Truglia Tito,
Tuzet Giovanni, Ed Warner. “Accenti diversi, storie diverse” a cura di Francesco
Galeota, LAB editore è un viaggio attraverso l'Italia con le sue tradizioni, le sue
culture, i suoi "accenti diversi." Dall'introduzione di Francesco Galeota: «Abbiamo
iniziato questo viaggio partendo da un piccolo paesino di mare situato sulla costa
ionica calabrese, Camini appunto, e da qui strada facendo, presi per mano dai nostri
bravi autori, siamo stati portati in diverse regioni a conoscere molte storie che
effettivamente fanno parte della nostra vita quotidiana. Attraverso le loro fantastiche
storie, i nostri amici autori ci hanno dato un saggio della loro bravura, ma allo stesso
tempo, con i loro scritti, ci hanno fatto conoscere culture diverse, radicate al posto
dove siamo nati, posti che al primo impatto si differenziano tra loro per la cadenza
degli accenti che caratterizzano il suono della nostra voce .» Nell’antologia racconti
di Francesco Galeota, Mariella Musitano, Silvana Ferrario, Katia Croci, Francesco
Meccariello, Anna Rossetto, Gian Battista Taddei, Vittorio Baccelli, Marco Sessi,
Simona Vassetti, Annalisa Maria Alessandra Margiotta, Antonio Caiulo, Martino
Piras, Maddalena Farruggia, Teresa Regna, Andrea Saviano, Selene Coccato,
Maristella Occhionero, Andrea Michele Vincenti, Marisa Amadio, Virginia
Alessandri, Sergio De Angelis, Pietro Gerardi Violi.

UN PONTE TRA LUCI E OMBRE

Il ponte “Leandro Puccetti” tra Fornaci e Gallicano fu fortemente voluto da Umberto


Sereni prima ancora che divenisse primo cittadino, e durante il suo mandato ebbe
l'occasione di inaugurarlo. Fin da prima della sua realizzazione molte furono le
polemiche suscitate da questa opera, alla quale si contestava sopratutto l'inutilità, sì

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che alcuni sulla stampa la definirono “Ponte allo Spreco”. Vi furono anche dei ricorsi,
sia al Tar che alla Corte dei Conti, ricorsi che furono giudicati da questi organismi di
tutela, del tutto infondati. Malgrado le polemiche la costruzione del ponte è andata
avanti, vi è stata l'inaugurazione, la titolazione e oggi ci troviamo davanti l'opera
compiuta e funzionante. Che qualche beneficio l'abbia portato, è indubbio; Fornaci
adesso può chiudere il traffico con pochi problemi sulla regionale che attraversa
l'abitato, durante le principali manifestazioni, e questa chiusura che senza il ponte era
improponibile, porta notevoli vantaggi al commercio, al turismo e all'immagine della
frazione. Uno dei motivi addotti alla necessità di realizzare l'opera, fu quello di
bloccare il traffico dei mezzi pesanti diretti alla Kme nella frazione; anche questo
motivo fu fortemente criticato poiché la Kme ha da sempre il collegamento con la
ferrovia, pertanto se la Regione avesse voluto tener fede a ciò che dice, avrebbe
dovuto incentivare per l'azienda l'uso della ferrovia e non permettere il ponte. Ma così
non è stato, e oggi i mezzi pesanti col nuovo ponte non avrebbero dovuto più
attraversar Fornaci. Ma il collegamento con la Kme non è ancora aperto e molti si
domandano il perché. C'è anche un'interrogazione in merito in consiglio comunale.
Una volta aperto questo passaggio vi sarà sicuramente un altro beneficio per Fornaci
che non sarà più transitata dai mezzi pesanti diretti alla Kme. C'è poi un altro
progetto, sempre collegato al ponte, che vedrebbe un collegamento stradale tra il
ponte stesso e Barga, con una strada che passerebbe a fianco dell'Ospedale. Anche su
questo progetto gravano luci e ombre: C'è chi sostiene che ogni strada nuova aiuto il
commercio, ma c'è anche chi sostiene che con questa strada si bypasserebbe Fornaci
con forte danno al commercio della frazione. Potrà esser vero? Non resta che
stimolare il dibattito, ma sopratutto saranno gli anni a dirci ove stanno le ragioni.

AVALLONE SILVIA - ACCIAIO

Ben diverse le periferie industriali oggi, da quelle oniriche di Pasolini. Nei casermoni
di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un
buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a
mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata a pattinare, o avere un
fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo
sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle desolate case
popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a
esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti
tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e
speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere
basti lottare, ma la vita è feroce, la vita ha i denti come scrive King, e scorre
immobile, indifferente, senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva
male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e

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Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia
che ha perso identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel
tempo in cui, la classe operaia non esiste più, ma è formata da stereotipi televisivi. Di
qua dal mare c'è via Stalingrado, una muraglia di case popolari decadenti modello
unione sovietica, che l'amministrazione comunale comunista ha assegnato agli operai
siderurgici che lavorano alla Lucchini. Di là dal mare invece c'è l'isola d'Elba, un
paradiso sognato e irraggiungibile popolato da ricche signore lombarde in vacanza. In
mezzo, proprio in riva al mare, ci sono loro, Anna e Francesca. Lascive, la bionda e la
mora di tredici anni quasi quattordici, vivono la loro ultima estate di innocenza prima
del liceo. A giudicare da come giocano tra le onde, da come si muovono davanti allo
specchio imitando le soubrette della tivù si direbbero capaci di arrivare molto
lontano, quelle due ragazzine. Ma in una periferia degradata come quella schiacciata
sotto la coltre di fumo dell'altoforno, non si può prevedere il futuro di una persona in
base all'aspetto o alle ambizioni: è sempre l'acciaio che domina. Per conoscere le loro
storie non basta guardare le forme giovani e perfette e il loro sguardo arrogante,
bisogna conoscere il vissuto delle loro famiglie, dei fratelli, fidanzati, amici e poi
naturalmente della Lucchini. Sandra e Arturo sono i genitori di Anna: lei è una
femminista e un'attivista di Rifondazione e nonostante la stanchezza e il tedio di tutto
il quartiere continua con la distribuzione del giornale. Lui naturalmente lavora
all'acciaieria, ma ancora per poco, perché in realtà Arturo è un uomo fantasioso, un
artista che vorrebbe spendere il suo tempo altrove, fare la bella vita, lanciarsi nel
business, sparire, poi tornare e magari sparire di nuovo. I genitori di Francesca
invece, purtroppo, non vanno più da nessuna parte. Sua madre, casalinga di origini
calabresi, passa il tempo a soddisfare le assurde richieste di un marito insoddisfatto e
violento. Lei, Rosa, dimostra venti anni in più della sua età e piange in silenzio tutte
le sere, sia quando i colpi sono per lei, sia quando il rumore delle botte arriva dalla
stanza di Francesca. Via Stalingrado – il cui nome è già tutto un programma - non è
solo il quartiere degli operai. È anche un posto in cui il futuro dura un attimo, giusto
il tempo perché un nuovo colpo inatteso ti venga sferrato contro. Alessio, Cristiano,
Mattia, Anna, Francesca, Lisa e le altre ragazze, tutti i protagonisti di questa storia
sono immobili e distanti, sopraffatti dalla violenza del ciclo continuo della
produzione dell'acciaio, eppure capaci di amarsi intensamente. Sono ragazzi capaci di
tutto e di niente: di fuggire di notte per fare l'amore dietro una barca e di rimanere
indifferenti quando la più grande struttura in acciaio al mondo, le torri gemelle, si
sgretolano sotto i loro occhi in diretta televisiva. Una storia crudele e tenera in cui
tutto è assurdamente vero. È vero che a quindici anni puoi lasciare la scuola per
andare a fare la vita, che la polizia può entrare in casa tua e buttare per aria tutto
perché cerca una prova di colpevolezza, è assurdamente vero che di lavoro si vive ma
si muore anche, che il salario a volte non basta neanche per la coca, che un padre può
darti la vita e può anche togliertela, che un bacio è sempre un bacio, anche se chi te lo
dà è la tua migliore amica. Un romanzo d'esordio che parla di un'adolescenza mai

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vissuta, vinta, arresa, fusa come l'acciaio. Che parla dell'età dell'entropia e del caos,
quando i legami, anche quelli più forti, si spezzano e nell'aria, a ricoprire l'Elba, resta
solo una densa nube rossastra, frutto avvelenato dell'acciaio. Acciaio qui il vero
protagonista di una periferia urbana degradata, nel tempo post industriale, che sta
demolendo l'opificio e i suoi abitanti.

UGL AUTONOMIE TOSCANA

Durante la riunione dei dirigenti sindacali della Federazione delle Autonomie della
Toscana Ugl, è stata nominata la segreteria, che affiancherà il Commissario per la
Toscana Vittorio Baccelli. La segreteria è così composta: Carla Fabbrini
(commissario Arezzo), Antonella Stassi (commissario Grosseto), Duilio Guidi
(commissario Massa Carrara), Giuseppa Davi Seranella (CCIAA Pisa), Fabio
Castellani (Comune di Viareggio), Giuliano Giuseppini (pensionato Autonomie
Massa Carrara), Gianfranco Galli (pensionato Autonomie Lucca), Alberto Massa
(pensionato Autonomie Versilia). La segreteria tornerà a riunirsi sabato 24 luglio a
Pietrasanta, e in settembre a Firenze.

CESARE VIVIANI – TEMPO DI BILANCI

LUCCA - Si è conclusa la prima parte (gennaio giugno) della rassegna letteraria “al
bridge con l'Autore” organizzata dalla Cesare Viviani con il contributo della
Fondazione della Banca del Monte di Lucca. Si sono tenuti un questo periodo di
tempo 25 pomeriggi letterari che hanno visto la presentazione di 17 nuovi libri con la
presenza di 22 autori. Le letture libere sono state 4 e, pomeriggi particolari sono stati
dedicati a: Le Shoah dimenticate, Giornata nazionale della promozione della lettura,
Pomeriggio Nikola Tesla, Giorno del ricordo, e Riflessioni sul terrorismo. Abbiamo
avuto quali graditi ospiti Alessandro Benvenuti, Rolando Zucchini, Guido Guastalla,
Alberto Rizzi e Francesco Galeota, che hanno affiancato i nostri autori locali. Mentre
una giornata è stata dedicata alla pratica del bookcrossing, sono state attuate
collaborazioni con altre associazioni riguardanti il Concorso di Poesia Marino
Matteoni organizzato dalla Pro Loco di Pontetetto e il Concorso Internazionale di
poesia Piero Cervetti organizzato dal “il soffio” tutt'ora in corso. É da rilevare un
aumento delle presenze ai pomeriggi e anche un aumento della qualità delle opere
prodotte, il che, in un periodo di crisi editoriale come questo, non è cosa da poco. Il
comitato scientifico è intanto occupato nelle definizione del calendario
settembre/dicembre che vedrà come ospiti: Mario Fedrigo, Antonella Colonna Vilasi,
Alberto Rosselli, Daniele Babbini, Giovanna Gemignani Marchi, Sandra Maltinti e

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Alemanno Franchi.
L'Associazione intende pubblicamente ringraziare, tutti gli Enti e le associazioni che
hanno contribuito affinché questa rassegna abbia avuto successo: Fondazione Banca
del Monte di Lucca, Circolo Sportivo del bridge di Lucca, Provincia di Lucca,
Libreria Salomone Belforte, Ugl, Comuni di Lucca, Capannori, Calci, Bagni di
Lucca, Barga e Coreglia Antelminelli. In preparazione anche l'Antologia 2010 degli
autori della Viviani e la Disfida poetica dialettale che quest'anno vedrà coinvolte le
squadre di Lucca, Pisa e Livorno in una triangolare piena di colpi di scena. La Disfida
avrà inizio il 5 agosto a Calci.

BARGA
BARGA - Il consigliere di opposizione, Guido Santini in merito al primo anno
dall'insediamento dell'amministrazione Bonini, così ci ha rilasciato: «E' tempo di
resoconti per tutte le amministrazioni comunali che si sono insediate nel 2009.
Ciascuna presenta il proprio “bilancio” del primo anno di attività... anch'io voglio
commentare l'operato dell'amministrazione barghigiana, in particolar modo con
riferimento alla frazione di Fornaci. Se si esclude l'attenzione dedicata agli edifici
scolastici rimangono ancora molti i fronti aperti. Nel corso degli anni il paese ha
perso una gran parte di quelle realtà che hanno costituito, per diverse generazioni, un
riferimento per la popolazione. Non esiste più il “Circolino”, non c'è più un campo da
tennis né un campo da calcetto realmente agibile. Il parco Menichini ha una
pavimentazione di materiale gommoso, regolarmente coperta da ghiaino, sulla quale i
bimbi scivolano. Non esiste niente di simile ad un centro diurno per anziani ed i
ragazzini hanno sempre meno alternative al bar come luogo di ritrovo. Spostando
l'attenzione sui marciapiedi, che sono un biglietto da visita per un paese a vocazione
commerciale, va evidenziato che nella parte superiore di Fornaci (in direzione
Frascone-Mologno) non hanno visto da moltissimi anni un intervento di messa in
sicurezza . Di tutto questo non solo le ultime amministrazioni sembrano essersi
dimenticate ma non c'è menzione neppure per il futuro!»

ROTATORIA

LUCCA – Le Mura Urbane rappresentano il monumento simbolo della città, unico e


insostituibile, con la sua storia e la sua particolare architettura. La magia che emana
dalle Mura viste dal visitatore esterno, è amplificata dai prati sopra i quali il
monumento si erige. Questi sono i motivi che logicamente ci dicono quanto sia
dannoso ridurre gli spazi verdi attorno alle Mura. Anzi, proprio in questa ottica essi
dovrebbero esser sempre più ampliati. L'ipotesi di ridurre la rotonda fuori Porta
Giannotti è un'idea balzana e riduttiva della bellezza naturale di cui si parlava. La
rotonda deve essere abbellita, ampliata, trasformata in giardino, ma mai, dico mai,
ridotta: anzi su questo dovrebbe intervenire a tutela la Soprindendenza, alla quale

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pagine libere IV vittorio baccelli

pubblicamente giro l'argomento. Se si vogliono ulteriori parcheggi, si facciano


gratuiti e sotterranei, ma sopratutto fuori vista: sotto gli spalti ci sono spazi a iosa.
Chi vuol ridurre la rotonda per creare posti auto, non ha proprio a cuore la bellezza
della nostra città.

RAGION POLITICA

Chiamato in causa da più parti “ma perché non intervieni più sulla politica?” ho
deciso di buttar giù queste due righe. Il panorama politico cittadino proprio non mi
soddisfa. Mi piacque l'idea lanciata da Berlusconi dal predellino “un partito nuovo
senza tessere e senza i signori delle tessere”. Ma così non è stato e mi ritrovo
circondato da politici della mia area (centro destra) nei quali non mi riconosco e non
mi ci vedo, che si agitano pubblicamente su problematiche delle quali a me
personalmente – ma penso anche alla maggior parte dei cittadini – non potrebbe
importar di meno. E in questo clima anche i più capaci si sono prima pesantemente
appannati per poi scomparire del tutto. Posso dire di aver apprezzato le costruzioni
linguistiche e oratorie della Bergamini, e riguardo a Dinelli sostengo, e ho sempre
sostenuto, che all'interno dell'area è a mio avviso uno dei rari che sa ciò che dice e
comprende quello che gli altri dicono. E nel grigio panorama attuale, non è cosa da
poco. Che poi su varie cose non sia d'accordo con lui, questo è un altro argomento.
Altri mi hanno chiesto “ma non sarai mica divenuto finiano?” e anche a questo
voglio rispondere: sono d'accordo all'80% su quello che dice Fini, ma ritengo che
attualmente il leader vero e unico sia Berlusconi e preferisco il suo metodo,
pragmatico e liberal democratico lento, ad un serio centro destra finiano, con
posizioni calibrate e qualificanti, di una destra che però mal si distingue da una buona
sinistra. Solo dopo Berlusconi verranno i tempi di Fini.

ACCIAIO

Agghiaccianti sono le periferie post industriali, ove gli opifici cannibalizzano sé


stessi e i propri abitanti. Gli occhi di due quasi donne, di tredici, quasi quattordici
anni, descrivono un inquinamento, che ormai è la realtà non solo del territorio ma
anche delle menti di chi lo vivono. Non è solo l'acciaio della Lucchini a permeare
tutta la landa, ma anche l'inquinamento televisivo ha generato i suoi frutti. Il
fallimento totale dell'utopia pasoliniana delle periferie è tangibile. La distruzione
dell'ideologia che non ha retto di fronte alla realtà, è anch'essa tangibile in una via il
cui nome è già tutto un programma. Via Stalingrado, destinata dalle amministrazioni
comuniste di Piombino ad ospitare folli alveari oggi fatiscenti abitati dalle famiglie
degli operai della Lucchini. L'acciaio coi suoi vapori mefitici ha tutti ammorbato e le
due ragazze scoprono che la vita, come recita King, ha i denti, e si troveranno davanti
a famiglie distrutte, lavoratori tossici, speranze zero. E a quattro chilometri oltre il

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pagine libere IV vittorio baccelli

mare, oltre via Stalingrado, c'è l'Isola, l'Elba con le sue signore milanesi, che
sembrerebbe rimandare al Paradiso, ma invece ci trascina al recente film “L'Isola”.
L'ambientazione rimanda invece a “Il libro dell'Opificio”, ove un pianeta opificio è
stato abbandonato a sé stesso, dismesso dall'avvento delle nanomacchine. Nei
casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quasi quattordici anni è difficile. E se
tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e
disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata a pattinare, o
avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina.
Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle desolate case
popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a
esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti
tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e
speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere
basti lottare. Un romanzo d'esordio che parla di un'adolescenza mai vissuta, vinta,
arresa, fusa come l'acciaio. Che parla dell'età dell'entropia e del caos, quando i
legami, anche quelli più forti, si spezzano e nell'aria, a ricoprire l'Elba, resta solo una
densa nube rossastra, frutto avvelenato dell'acciaio. L'Acciaio, qui è il vero
protagonista di una periferia urbana degradata, nel tempo post industriale, l'Acciaio i
cui mefitici vapori vanno cannibalizzando sia l'opificio che i suoi abitanti.

LA ZANZARA TIGRE

Al momento in cui scrivo, luglio è già iniziato, bene dovete sapere che l'anno passato,
di questi tempi, ci toccò a tutti di fuggire dal Parco Menichini perché bersagliati dalla
famigerata zanzara tigre. Un mese fa lessi su un giornale che quest'anno il clima era
stato sfavorevole per questo insetto, pertanto la sua fastidiosa presenza non si sarebbe
vista prima della metà agosto. Onestamente pensavo fosse la solita bufala dei
giornali, che come diceva Montanelli “hanno la maledizione di dover uscire ogni
giorno”, cioè in parole povere, alle volte il giornalista ha uno spazio vuoto e con
qualcosa lo deve per forza riempire. Tra l'altro leggevo di disinfestazioni in Versilia,
ma dalle nostre parti, nisba. Così mi stavo già preparando psicologicamente per
traslocare, e invece, fin'ora di zanzare tigre non c'è stata traccia. Che dire, se non
speriamo che duri così! Perché per il sottoscritto questo parco è anche un posto di
lavoro: leggo, scrivo, telefono... Per altri invece è indispensabile per far giocare i
bambini e per gli anziani per starsene al fresco e socializzare. Comunque questa volta
il giornalista non aveva dato una bufala, ma una verità. Restando con la speranza che
il clima resti sfavorevole alle zanzare tigre ancora per qualche altro mese!

PASSAGGIO PEDONALE

GALLICANO – Sicuramente, uno dei passaggi pedonali più transitati della Valle, è

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quello che si trova sulla strada della Garfagnana, all'altezza dell'ipermercato Leclerc.
Centinaia di persone ogni giorno attraversano a piedi questo passaggio, per recarsi
dall'iper al centro commerciale che sorge sull'altro lato della strada. Ebbene le strisce
di questo passaggio sono oggi, non sbiadite, ma scomparse del tutto. Eppure la
pericolosità di questo attraversamento è lampante, pertanto lancio un appello a chi
deve provvedere affinché sia tolta questa fonte di pericolo il prima possibile.

DUE NUOVE INIZIATIVE


LUCCA - Mentre per l'associazione Cesareviviani è in preparazione l'Antologia dei
soci 2010 e sta per partire la Disfida Poetica Dialettale, nuovi eventi sono stati messi
in cantiere, e precisamente: - PREMIO LETTERARIO CITTA' DI LUCCA 2011- e -
TARGA LUCCA BRIDGE 2011-. Il premio letterario riguarderà i racconti, ma
l'originalità degli elaborati che verranno richiesti non è stata ancora resa nota,
comunque questo premio letterario sarà a regime l'anno prossimo. Per quanto
riguarda la Targa, si sa già invece come funzionerà. Tutti i libri editi che sono e
saranno presentati nel corso di "al bridge con l'Autore", nell'intero anno 2010,
parteciperanno alla votazione da parte dei lettori che assegneranno I, II e III premio.
Si presume che i volumi sottoposti a giudizio saranno oltre quaranta. Marco Vignolo
Gargini dirigerà il Premio Letterario, mentre Vittorio Baccelli sarà responsabile
dell'assegnazione della Targa. Tutto questo nell'ottica dello stimolo alla lettura, come
d'altronde sono tutte le iniziative di questa associazione.

GIULIANO GHELLI

LUCCA – Archetipi, sogni leonardeschi, segni aborigeni, uomini di Magritte,


spiralata futurista che rimanda a TATO al suo “Sorvolando in spirale il Colosseo” del
1930, e altro ancora. Ed eccoci ne “Il Tempo del Sogno” che è un'epoca esistita prima
della nascita degli uomini, ma non è per niente scomparsa, dato che tutt'ora esiste,
permane, ed è visitata dagli uomini quando dormono; solo alcuni sognando possono
vedere e udire gli spiriti di quel mondo e, al loro risveglio, comunicare agli altri
questa loro esperienza onirica. I lavori di Giuliano Ghelli potrebbero corrispondere a
una riscrittura del reale basata su un personale codice fondato su libere associazioni
in cui una cosa potrebbe richiamarne un’altra, o potrebbe facilmente sostituirsi a essa.
È così che dopo aver sconvolto e rivisto, nei loro rapporti, i suoi elementi pittorici,
Ghelli inizia a interrogare la sostanza dei suoi soggetti dandogli piena libertà
d’azione: facendo scegliere loro il proprio spazio, la propria forma, la propria postura
e la propria ombra. Ne risulta una composizione che percorre, con uguale intensità,
l’intero campo percettivo con una messa a fuoco paritetica di ogni punto della
superficie. Una vera e propria mappa cognitiva, una cartina che indica le vie del

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tempo, una rivoluzione della nostra storia e nella nostra geografia. Il Tempo del
sogno si fa tangibile nelle sue opere, anche se solo alcuni sognando possono vedere e
udire gli spiriti di quel mondo e, al loro risveglio, comunicare agli altri questa loro
esperienza. Si crede che ogni antenato aborigeno, nei suoi viaggi, abbia sparso sulle
proprie orme una scia di parole e note musicali e che questi sentieri dei sogni siano
rimasti sulla terra come vie di comunicazione infra temporali fra tribù lontane. Ghelli
ci propone dei percorsi che potremmo definire le vie del tempo: tracce ripetute,
archetipi pieni di simboli, matrici desunte da opere di grandi artisti che vivono grazie
alle pulsazioni del proprio microcosmo. Composizioni che contengono un maggiore
coinvolgimento concettuale: una potente eloquenza psico-fisica scaturisce da certi
elementi fissi e da insoliti eventi figurativi.

L'autore scrive: «Nel mio lavoro le emozioni sono la componente più intrigante.
Lasciarsene invadere e conservarle, in una specie di scatola intima, insieme a oggetti,
paesaggi esteriori e interiori, memorie affettive e culturali, perfino sogni, è
indispensabile per un artista - e prosegue - mi succede spesso di intervenire con il mio
lavoro creativo per sognare di modificare la realtà. Anni fa, in un periodo di siccità
prolungata, ho cercato di difendere la terra dipingendo sulle tele tutta l’acqua che
potevo. Ora che il mondo è avvolto da paure di guerra, epidemie e fame sui miei
quadri abbondano, per reazione, i colori decisi e squillanti. La presenza quasi costante
dell’arcobaleno nei miei lavori è il segno dell’ottimismo: significa che la tempesta è
passata.» E anche la spiralata futurista appare in un omaggio ad un centenario ormai
trascorso, solcando il cielo non con ardimentosi arei, ma con macchine uscite dai
sogni di Leonardo. Sì, qui gli aerei sono le macchine volanti di Leonardo, come i
velocipedi, sempre di Leonardo pervadono l'opera pittorica, divenuti essi stessi
simboli, segni. Gli uomini di Magritte e altre icone della pittura si rincorrono in
queste opere. Nell'area seminterrato troviamo poi le sue sculture, l'esercito di
terracotta, l'elemento che ci lega direttamente alla terra, manichini coperti da segni

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primordiali o mediatici, che divengono contenitori di messaggi e simboli, raccoglitori


di passioni ed emozioni, palinsesti per concetti, sia dell'autore che del fruitore.
“Le vie del tempo” di Giuliano Ghelli dal 9 luglio al 5 settembre 2010 piano terra e
seminterrato del Lu.C.C.A. Centro dell'Arte Contemporanea allo Stellario.
STEVE MCCURRY
LUCCA - Il fotografo statunitense Steve McCurry partecipa oggi, al Lu.C.C.A.,
Lucca Center of Contemporary Art, alla doppia personale con Piero Gilardi, il titolo
del progetto è «Time after time». Proposte le riflessioni che i due artisti compiono sul
concetto di tempo che passa e si dissolve, ma che, ricreato attraverso le loro opere,
diventa eternità. Steve McCurry (Philadelphia, 24 febbraio 1950) è un fotoreporter e
fotografo statunitense, conosciuto soprattutto per la fotografia La ragazza afgana,
pubblicato come copertina del National Geographic Magazine del giugno 1985,
divenuta la più nota uscita della rivista. Chi può dimenticare i profondi occhi verdi
della ragazza afgana immortalati per due volte a distanza di dieci anni da Steve
McCurry? Dopo aver lavorato anche come cuoco, McCurry ha studiato fotografia alla
Pennsylvania State University. Dopo aver lavorato per due anni in un giornale, ha poi
lavorato come freelance in India. Da allora ha scattato fotografie dei conflitti in molti
luoghi del mondo, tra cui Jugoslavia, Beirut, Cambogia, Filippine, Guerra del Golfo e
Afghanistan, e sul National Geographic Magazine sono stati pubblicati i suoi
reportage su Burma, lo Yemen, il Tibet e sui templi di Angkor Wat. Le foto di
McCurry hanno raggiunto la notorietà nel 1984, quando ha ritratto Sharbat Gula,
rifugiata in un campo profughi di Peshawar (Pakistan). L'immagine, nota come La
ragazza afgana, è stata scelta come copertina del numero di giugno 1985 della rivista
National Geographic Magazine, diventando in breve un'icona, cosa di cui McCurry si
è sentito onorato. Nel 2009 il fotografo ha collaborato a ¡TIERRA!, progetto di
sviluppo sostenibile portato avanti dall'azienda Lavazza. Sebbene più di cinque secoli
separino il volto di Sharbat Gula dalla Gioconda di Leonardo, qualcuno ha
paragonato l’intensità dei due sguardi. Colpisce il fruitore la stessa intensità dello
sguardo nella ragazza afgana fotografata dieci anni dopo. Il volto risente invece della
dura vita e delle esperienze, i due suoi volti messi a confronto invitano a riflettere sul
tempo, sulla ricerca dell'eternità e sull'impermanenza.
“Time after time” di Piero Gilardi e Steve McCurry - dal 9 luglio al 5 settembre 2010
al Lu.C.C.A., Lucca Center of Contemporary Art allo Stellario.

PIERO GILARDI

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LUCCA - Piero Gilardi è nato a Torino, dove attualmente vive e lavora, nel 1942.
Negli anni '60 è stato uno dei protagonisti del Nouveau Realisme e della Pop Art
europea. Ha svolto un ruolo teorico e di propagatore per la nascita dell'Arte povera.
Ha lavorato per un decennio nelle periferie urbane e mondiali per lo sviluppo del
movimento della creatività collettiva. È stato il cofondatore di Ars Technica con Piotr
Kowalski e Claude Faure. Ha partecipato all'organizzazione delle mostre "Arslab.
Metodi ed emozioni" del 1992 e "Arslab. I sensi del virtuale" nel 1995 a Torino.
Partecipa oggi, al Lu.C.C.A., Lucca Center of Contemporary Art, alla doppia
personale con il fotografo statunitense Steve McCurry. Il titolo del progetto è «Time
after time». Proposte le riflessioni che i due artisti compiono sul concetto di tempo
che passa e si dissolve, ma che, ricreato attraverso le loro opere, diventa eternità. Con
i suoi “Tappeti-natura”, Piero Gilardi propone da una parte lo scorrere del tempo
cronologico attraverso il passaggio delle stagioni e dei luoghi presi in considerazione;
dall’altra un frammento di natura ricreato in vitro, ma con un dna alterato, che
richiama, ricorrendo al concetto di tempo esistenziale, a un ordine universale
indispensabile per l’armonia di tutte le cose. I suoi “Tappeti-natura” corrispondono ad
una personale rielaborazione del concetto di natura che deve confrontarsi con la
storia, con il presente in divenire, con lo spazio e con il tempo in progress della vita
vera. «Spero di poter riunire tutti i tappeti che sto realizzando in un luogo largo e
piano racchiuso da una cupola opalescente: in quell’ambiente rarefatto l’immagine di
ogni tappeto comincerà a dilatarsi e deformarsi secondo un ritmo organico
incomprensibile ma accettabile.» È il tatto che sorprende il fruitore dell'opera, questa
morbidezza innaturale di un soggetto iper reale, che omologa soggetti diversi, quasi a
volerci dire/ricordare che la natura è unica, nella sua matrice, nel suo mosaico
universale. «...la sua sofficità mi dava l'idea del comfort; non ho fatto che unirla al
desiderio latente dell'idea della natura.»

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“Time after time” di Piero Gilardi e Steve McCurry - dal 9 luglio al 5 settembre 2010
al Lu.C.C.A., Lucca Center of Contemporary Art allo Stellario.

LA CESAREVIVIANI NON VA IN FERIE


LUCCA – Se la rassegna “al bridge con l'Autore” riprenderà il primo di settembre, la
Cesareviviani non è certo in ferie. A Barga infatti, erano presenti a “Tra le righe di
Barga”, Vittorio Baccelli, Marco Vignolo Gargini e Mario Rocchi. Inoltre è in
dirittura d'arrivo l'Antologia degli autori dell'associazione per il 2010. Ma il prossimo
appuntamento è per il 5 agosto alle 21 a Calci ove si disputerà il primo round della
Disfida Poetica che oltre a coinvolgere i poeti dialettali di Lucca e Pisa, quest'anno
vedrà la presenza di una componente labronica. Ma non è tutto: due sono le novità
che verranno presentate a settembre. La prima riguarda la “Targa Lucca Bridge” che
sarà assegnata al libro presentato nella rassegna durante l'anno, che avrà ottenuto il
maggior numero di preferenze da parte dei lettori. La seconda novità sarà il “Premio
Città di Lucca”, concorso letterario bandito dalla Cesareviviani di poesia e prosa.
Prosegue intanto la collaborazione con il circolo culturale “il soffio” riguardante il
Concorso Internazionale di Poesia “Piero Cervetti”, che si trova nella fase selettiva
delle opere, e i vincitori saranno resi noti a settembre in una apposita serata di
premiazione.

IL CASTELLO DI ASCIANO
Giovanni Fascetti, responsabile della sezione Unesco di Lucca e presidente del
Gruppo Culturale "Ippolito Rosellini", ha lanciato un appello su quello che lui
definisce "scempio" del castello di Asciano. Ma ascoltiamo le sue parole:«Quando
scoprii i resti del Castello di Asciano nell'agosto del 1991 provvidi immediatamente a
produrre un libro intitolato "Il Castello di Asciano ritrovato", edito per i tipi della
Macografica e presentato nell'autunno dello stesso anno con la partecipazione del
compianto Prof. Tangheroni. In contemporanea all'azione volta a far conoscere ai
cittadini il grande tesoro di loro appartenza presente sul territorio, provocai
l'intervento della Soprintendenza Archeologica della Toscana affinché tutta l'area
venisse protetta con l'apposizione di un vincolo archeologico; provvidi, più tardi, a
organizzare ciclotour da Pisa ad Asciano, continuai a parlare per anni in conferenze e
convegni di questo castello, celebrato nei versi di "Faida di Comune" dal Carducci e
sempre presente nelle cronache delle guerre tra Pisa e Lucca fra XXX e XIV secolo;
infine pubblicai ancora il castello nel mio libro "Il Monte Pisano, storia del
Territorio" pubblicato dall'ETS. Oggi, quanto rimane di questo illustre monumento è
stato, come denuncia un cittadino del Comune di San Giuliano, gravemente
sconciato. Non si tratta di un caso isolato: in tutta l'area del Monte Pisano abbiamo
castelli, torri, eremi, monasteri abbandonati e soprattutto vandalizzati, casi di ville

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storiche di straordinaria bellezza svuotate di tutto il loro patrimonio, mobili e statue,


con parchi in abbandono. Siamo di fronte, purtroppo, al segno chiaro e
inequivocabile, del fatto che gli organi di controllo dello Stato (ovvero di noi
cittadini) non riescono, a causa della mancanza di uomini e mezzi, a svolgere una
efficace azione di tutela del patrimonio, non solo archeologico, storico, monumentale
ma anche naturalistico. Né gli amministratori locali hanno le energie o forse le
conoscenze per supplire a questa situazione, prevenire saccheggio e distruzione.
Con la crisi economica si è inaugurato il declino dello Stato sociale e della
Democrazia e questo grande processo che coinvolge lo Stato si riflette anche nel
nostro piccolo territorio provinciale, nelle nostra realtà quotidiana. Ciò non significa
che si debba dare tutto per perduto. Grazie quindi a tutti quei cittadini che, animati da
senso civico, prenderanno carta e penna per denunciare situazioni come questa, che
non vorranno tacere per paura. E' giunto anche il momento che la Provincia di Pisa e
la Provincia di Lucca lavorino alla creazione di un Parco del Monte Pisano con
un'area di pre-parco che abbracci i centri abitati alle falde del Monte proteggendo i
cittadini dal degrado e da progetti, come quello del gassificatore di Noce, contrari allo
sviluppo economico, sociale, culturale dei cittadini i quali, lo vogliamo ricordare a
quanti lo hanno dimenticato, sono i veri padroni dello Stato, del territorio dello Stato,
delle sue risorse e, soprattutto, di se stessi, della propria libertà di vivere sani e di
pensare e dire la verità.»

FORNACI IN FORMA

FORNACI DI B. - L'aspettativa c'era e finalmente dopo le indiscrezioni il nuovo


giornale è uscito: mensile, gran formato, molto colorato, disponibile gratis nelle
edicole, si chiama "Fornaci in forma" e Daniele Vanni ne è il direttore responsabile.
Nella redazione troviamo Vittorio Baccelli, Gian Gabriele Benedetti, Fiorella Corti
Borghesi, Sergio Fini, Giovanni Lucchesi, Lucia Morelli, Milvio Sainati, Guido
Santini, Romano Verzani ed è edito dalla Tipografia Gasperetti. Questo primo numero
spazia dalla cronaca alla cultura, si va da "Fornaci in canto" all'Agosto a Fornaci, dal
volontariato alle notizie sull'arte, dalla festività di San Cristoforo al Palio di San
Jacopo, dallo sport al calendario delle principali manifestazioni della Valle. Tutto
quanto con un taglio che vuol essere innovativo, molte le foto e le notizie in breve.
Dimenticavamo: dopo due giorni la prima tiratura è del tutto esaurita. Un buon
segnale per i prossimi numeri.

È L'ORA DI FINI?
Che F.I. Fosse un partito di plastica, sono stati in molti a sostenerlo, e che anche in
questa formazione ci fossero dei rigurgiti illiberali, la dimostrazione si ebbe a Lucca

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con la defenestrazione di Fazzi. Eppure siamo in un periodo storico nel quale


l'elettorato crede sempre meno ai partiti. Comunque quando dal predellino nacque il
PDL, l'ipotesi fu affascinante: un movimento senza tessere e senza i signori delle
tessere. Ma così non fu e s'iniziò subito con il tesseramento, mentre i signori alla
Verdini assunsero posizioni di primo piano, mentre i Giovanardi, gli Orsi, i
Quagliarello e i Pera, seguitavano a permanere. Ma il PDL non è mai stato un partito,
gli elettori hanno votato Berlusconi: e basta! Infatti il partito non c'è mai stato, oltre al
leader c'erano valenti ministri, il resto men che zero, sopratutto in provincia. Su
Lucca ne ho già parlato abbastanza e ci stendo su un pietoso velo. Berlusconi è
sempre stato sostenuto dall'elettorato per la sua carica liberale, così che quest'ultima
uscita illiberale, degna d'un partito stalinista, non è piaciuta a molti, a me in
particolare. Sono riandato con la mente all'espulsione dal PCI del gruppo del
Manifesto. La scivolata stalinista può costar molto cara al premier, forse i tempi
stanno cambiando e per Fini sembra giunto il momento. All'inconsistente sinistra
italiana non resta che stare al balcone a guardare.

III PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA “PIERO CERVETTI”


Le dieci poesie finaliste votate dai lettori per il III Premio Internazionale di Poesia
“Piero Cervetti” indetto dal circolo culturale “il soffio” con la collaborazione della
Cesareviviani, sono: I need a lover; Sole siciliano; Mare Mediterraneo: onde
dell'Umanità!; Io sono come te; Mio figlio, tuo figlio; Biro; La depression; L'albero
senza piani; Dalle terme di Jean Varraud; Aspettando il passaggio del sole. Gli autori
delle 10 poesie finaliste riceveranno in omaggio l'Antologia del Premio. Inizia adesso
la seconda fase di selezione, queste dieci poesie che sono ospitate sul blog
ipazialessandrina.splinder.com, avranno una seconda votazione dai parte dei lettori e
le più votate vinceranno il I, II e III premio. Si può votare, con un massimo di tre
preferenze entro il 15 di agosto alla casella e-mail filippotommaso@interfree.it In
settembre avrà luogo la premiazione.

GIOVANNI SANTINI
Ogni uscita di Giovanni Santini, oggi addirittura consigliere regionale, mi rafforza
l'idea della giustezza delle posizioni della destra di allora (io, De Cesari, Bacci) che
quando si presentò per il centrodestra (?) a Presidente della Provincia, a lui
preferimmo pubblicamente Tagliasacchi. L'ultima sortita del nostro riguarda il
mantenimento dei piccoli Comuni della Valle del Serchio. Ma vogliamo scherzare?
La Mediavalle ha 35mila abitanti, la Garfagnana 30mila, assieme fanno 65mila
abitanti, appena sufficienti per un comune medio, magari diviso in due circoscrizioni,
Mediavalle e Garfagnana, per la salvaguardia delle differenze storiche. Oggi il
cittadino della Valle è gravato da 21 Sindaci, da una pletora d'assessori, di consiglieri

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comunali, da due comunità montane e a tutto ciò vanno aggiunti i segretari comunali,
i direttori, i revisori dei conti, ecc. E sul cittadino grava pure un ente totalmente
inutile quale la Provincia. E tutto questo ha un costo che ovviamente ricade sempre
sul cittadino. Semplificare significa, non solo meglio amministrare, ma anche
risparmiare.
IL 5 A CALCI (PI) E IL 23 A PONTETETTO (LU)

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pagine libere IV vittorio baccelli

Quest'anno la Disfida poetica organizzata dalla Cesareviviani non vedrà solo le


squadre di Lucca e di Pisa cimentarsi in rima, ma sarà allargata anche alla
componente dialettale livornese. L'anno passato gli incontri/scontri si tennero a
Lucca, presso la Casermetta Santa Maria, a Calci presso il Circolo Acli e a Borgo a
Buggiano, ove fu giocata la bella tra le due squadre, al teatro polisala Gambrinus. La
disfida 2010 inizierà a Calci il 5 di agosto alle 21.00, sempre al circolo Acli, seguirà a
Lucca presso la sala della Pro Loco di Pontetetto lunedì 23 agosto alle ore 21.00, poi
a Livorno in un luogo da stabilire e, il gran finale si terrà al Gambrinus di Borgo a
Buggiano il 23 ottobre alle ore 21.00. Se l'anno passato fu la squadra lucchese a
vincere la Disfida, quest'anno la stessa squadra dovrà vedersela con due compagini
poetiche veramente agguerrite. Questa manifestazione ha lasciato un buon ricordo
sotto molteplici aspetti: il pubblico numeroso e attento è stato veramente divertito
dall'umorismo dialettale che sgorga dai poeti toscani, i partecipanti hanno potuto
conoscersi e anche se provenienti da realtà cittadine e culturali diverse, socializzare
assieme, inoltre l'associazionismo ha trovato punti d'incontro, sì che l'anno passato
hanno collaborato alla realizzazione della disfida assieme alla Cesareviviani, il
Comune di Lucca, il Comune di Calci, il Comune di Buggiano,il Circolo Sportivo del
bridge di Lucca, i Vegliarini, Poesia a Veglia, Associazione Borgo nel Cuore, Quello
che c’è in Toscana e Pro Loco Buggiano Toscana. Quest'anno sarà previsto un Trofeo
per la squadra vincitrice (Trofeo COOP Borgo a Buggiano), Premio Speciale per lo
sketch più brillante, Premio Speciale per il miglior attore dialettale.
La squadra dei pisani, allestita da Mario Pellegrini, sarà così composta: Luciano
Testai, Diana Meini e Franca Nieri. La squadra lucchese sarà composta da Gavorchio
(Domenico Bertuccelli) Giovanni Giangrandi , Cesare Marchetti , riserve: Gianfranco
Casini e Renzo Tori. Quella livornese allestita da Gianfranco Cara vedrà: Tardelli
Luciano, Volterrani Ermanno, Citernesi Loretta, riserva Migliani Francesca; Sileno
Lavorini organizzerà il gran finale al Gambrinus, mentre saranno registi in panchina:
Vittorio Baccelli e Marco Vignolo Gargini. Collaborano quest'anno con la
Cesareviviani per la realizzazione dell'evento: Circolo culturale "il soffio", Pacific
Western University Alumni, Circolo Sportivo del Bridge di Lucca, Circolo ACLI
Fascetti, i Vegliarini, Associazione Umbrina, Quello che c'è in Toscana, Pro Loco
Buggiano Toscana, Pro Loco Pontetetto, calci.it, e i Comuni di Calci e Buggiano.
L’idea della disfida poetica dialettale tra lucchesi e pisani nacque quasi per gioco nel
2008 nella sala dell’Autorità di Bacino del fiume Serchio, mentre l’associazione
Cesare Viviani stava presentando l’Antologia annuale dei propri autori. Era nato un
dibattito tra i soci e il vicesindaco Giovanni Pierami, e dal dibattito nacque l’idea
della disfida tra i poeti dialettali. Così la disfida fu giocata sul serio, si allargò e
assunse periodicità annuale. Non resta dunque che dare il via alla disfida, triangolare
quest'anno, con l'augurio che vinca il migliore! Inoltre: se la rassegna “al bridge con
l'Autore” riprenderà il primo di settembre, la Cesareviviani non è certo in ferie. A
Barga infatti, erano presenti a “Tra le righe di Barga”, Vittorio Baccelli, Marco

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Vignolo Gargini e Mario Rocchi. Inoltre è in dirittura d'arrivo l'Antologia degli autori
dell'associazione per il 2010. Ma il prossimo appuntamento è per il 5 agosto alle 21 a
Calci ove si disputerà il primo round della Disfida Poetica che oltre a coinvolgere i
poeti dialettali di Lucca e Pisa, quest'anno vedrà la presenza di una componente
labronica. Ma non è tutto: due sono le novità che verranno presentate a settembre. La
prima riguarda la “Targa Lucca Bridge” che sarà assegnata al libro presentato nella
rassegna durante l'anno, che avrà ottenuto il maggior numero di preferenze da parte
dei lettori. La seconda novità sarà il “Premio Città di Lucca”, concorso letterario
bandito dalla Cesareviviani di poesia e prosa. Prosegue intanto la collaborazione con
il circolo culturale “il soffio” riguardante il Concorso Internazionale di Poesia “Piero
Cervetti”, che si trova nella fase selettiva delle opere, e i vincitori saranno resi noti a
settembre in una apposita serata di premiazione.

LE BIBLIOTECHE DELLA VALLE DEL SERCHIO


Un infelice intervento sulle biblioteche della Valle ha fatto veramente alterare sia chi
nelle biblioteche lavora, sia gli utenti che nelle biblioteche si recano. Nell'articolo
hanno espresso le loro fantasiose elucubrazioni, personaggi che nelle biblioteche non
si sono mai visti e che non sono atti a frequentare iniziative culturali locali. Nella
Valle del Serchio vi è una cura particolare che riguarda proprio le biblioteche, che
coordinate dalla Provincia, offrono un servizio di ottimo livello - in orari ampli e
congrui e in ambienti idonei - sia nell'indirizzare alla lettura che nel reperire testi.
Proprio questo sistema bibliotecario è all'avanguardia anche nella Regione Toscana.
Personalmente trovo mensilmente in una delle biblioteche citate la rivista Flah Art,
che difficilmente è reperibile nelle nostre edicole, e posso consultare settimanalmente
in maniera gratuita le riviste d'informatica che particolarmente m'interessano. Utilizzo
la stessa biblioteca anche per il prestito dei libri, anche quelli appena usciti, degli
autori che mi interessano: tutte le ultime uscite di Stephen King, uno dei miei autori
preferiti, sono stati da me presi in prestito. Non solo, ma ho anche potuto leggere
“Acciaio”, prima ancora che divenisse un best seller com'è oggi. Certo è che chi con
la cultura, e in particolare con i libri, non va a nozze, sarebbe meglio che s'astenesse
dal rilasciare fantasiose dichiarazioni e lasciasse spazio a chi il settore, in questo caso
il servizio, lo conosce e ne usa i servizi.
I NORHOD

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Alla rassegna “Fornaci in canto” sono rimasto colpito dall'originalità di una delle
band, i Norhod, che uscendo dai canoni del black metal con una sapiente fusione di
rock angelico/satanico ha presentato due brani inediti di indubbio spessore: “Doomed
to oblivion” e “Moonlight cry”. Ciò che colpiva maggiormente era il contrasto vocale
tra la voce maschile cupa, iperbassa, quasi ultrafanica e la voce femminile di stampo
angelico. Le due voci emergevano con forza dal tessuto musicale creato dalla band e
con esso interagivano. Purtroppo la giuria ha preferito altri gruppi più ortodossi, e
non è una novità che l'innovativo venga scartato. A parziale riconoscimento per
questo gruppo voglio tracciarne la storia, un po' complicata come spesso accade per i
gruppi che hanno qualcosa di non banale da dire.
I Norhod nascono nell'estate del 2009, da un'idea di Andrea (basso) e Michele
(tastiere), con il nome di Arianrhod. Subito vengono arruolati Giacomo e Bistru alle
chitarre, e Jev alla voce. Il progetto nasce principalmente per la composizione di
pezzi propri e, mentre questi prendono forma e nell'attesa di trovare un elemento alla
batteria e una voce femminile, nascono i Nocran; gruppo pensato come cover band.
Qualche mese dopo, data la presenza degli stessi membri, i due progetti si fondono
mantendendo il nome Arianrhod. Nome che verrà poi cambiato in Norhod (dalla
fusione dei due nomi). Nel frattempo la formazione si amplia con l'entrata di Jenny
alla voce, ad affiancare Jev, che già collaborava con la scrittura dei testi. Il gruppo
verrà colpito da ciò che è stata denominata "La maledizione del batterista", data la
particolare sfortuna in cui incappa nella ricerca del membro mancante. Dopo una
serie di tentativi andati male, a novembre il terribile sortilegio viene finalmente
spezzato dall'arrivo di Livio con cui si esibiscono nel loro primo live dopo solo 2
prove, insieme agli Auseris Sons. Nella primavera 2010 Andrea (basso) lascia il
gruppo e entra a farne parte Gabriele, che lascia il gruppo dopo solo 2 mesi per
divergenze musicali. A luglio del 2010 entra in sostituzione a Gabriele, Tommaso.
Nel frattempo i Norhod continuano a lavorare esclusivamente su pezzi propri. Questo
gruppo è lucchese e potete trovarli sia su My Space che su Facebook.

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COME NASCE UNA RIVISTA

La redazione cominciò a riunirsi alla fine di giugno e l'uscita del giornale fu da subito
programmata per la fine di luglio. Ma il giornale era già pronto a metà luglio, così in
corso d'opera alcuni articoli risultarono ormai “scaduti”, come il Premio Cervetti e
Tra le righe di Barga. C'è stata inoltre una ridondanza di interventi, così che alcuni
non hanno potuto trovar spazio nel primo numero, ed altri sono stati sforbiciati per
lasciar spazio a nuovi avvenimenti. Ma da questa sforbiciata alcune cose voglio
recuperare e, spazio permettendo, pubblicarle sul nuovo numero. Cominciamo con la
cultura nella nostra zona, il primo occhio l'avevo rivolto a chi era giunto in redazione
e così recitavo: “Inizierei con il citare alcuni di questi, che ho visto attorno alla
redazione di questo giornale. Primo fra tutti Gian Gabriele Benedetti, autore
fornacino di silloge poetiche e attualmente collaboratore della rivista telematica
“Parliamone” diretta da Bartolomeo Di Monaco. Ha pubblicato: Briciole di poesia
(1986), Momenti (1988), Breve è lo spazio (1994), Collage (1998), e un'opera di
narrativa: Paese (1988). Passo rapidamente a Sergio Fini, poeta, pittore, animatore
dei Papalagi e molto altro ancora. Ali, Vola, “L'Anima Leggera” sono i suoi ultimi
libri. Alla prima riunione della redazione c'era anche Roberta Bergamini scrittrice che
ha all'attivo due romanzi: “Disconnettimi il cuore” e “Preludio di un addio”. Sempre
in redazione Milvio Sainati che ha curato nel 1994 “80 anni di poesia” con poesie di
Geri di Gavinana (Giuseppe Geri), autore di un video su Casa Pascoli “Sul Colle di
Caprona – Casa Pascoli” e che quest'anno ha pubblicato con la tipografia Gasperetti
“50 edizioni del 1° Maggio a Fornaci” con la prefazione di Gian Gabriele Benedetti.
Tra le attività teatrali e d'animazione, oltre ai già citati Papalagi, registro “I mercanti
d'Arte” e Smaskerando. Tra i giornalisti abbiamo Vanni (La Nazione), Salotti e
Bellanova (Il Nuovo Corriere). Poi Maria Pia Baroncelli con le sue ceramiche e
Lucchesi che in Foraci espone i suoi “sassi”. Qui mi fermo, consapevole di aver solo
anticipato, con questa carrellata, ciò che andrò in futuro a dettagliare con più
precisione e dovizia anche di note critiche. Toccherò anche l'associazionismo
culturale, che pure esso ha lasciato un segno, e chiudo con il circolo culturale “il
Soffio” che nato a Ghivizzano, vide tra i suoi fondatori anche il poeta paracadutista
Piero Cervetti, nato a Barga, grecista insigne, teorico della sestina antica e profondo
conoscitore dell'esoterismo legato alla mistica delle rune, a lui è titolato il Premio
Internazionale di Poesia, giunto alla sua terza edizione, che si tiene a Ghivizzano.
Questo circolo allestì a Fornaci, presso l'hotel Cristallo tutta una seria di piccole
mostre d'autori inseriti nelle avanguardie e nello sperimentalismo delle arti figurative:
Carlo Marcello Conti, Demos Ronchi, Baj, Ruggero Maggi, e altri piccoli progetti di
Mail Art. Che dire poi di una casa editrice, la Gasperetti, che ha pubblicato opere
d'indubbio spessore e della Giornaleria di Andrea di Ponte all'Ania ove passano i
Nobel per la letteratura e autori segnalati per il Nobel. Da non crederci? Ne

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riparleremo, o se qualcuno è impaziente, può rivolgersi direttamente all'Andrea, che


pure è tra i personaggi di un mio racconto che vinse nel 2001 il primo premio per la
letteratura italiana indetto dall'Alias di Melbourne.”
Altro taglio che voglio recuperare riguardava l'ormai famoso Ponte allo spreco: “Uno
dei motivi addotti alla necessità di realizzare l'opera, fu quello di bloccare il traffico
dei mezzi pesanti diretti alla Kme nella frazione; anche questo motivo fu fortemente
criticato poiché la Kme ha da sempre il collegamento con la ferrovia, pertanto se la
Regione avesse voluto tener fede a ciò che dice, avrebbe dovuto incentivare per
l'azienda l'uso della ferrovia e non permettere il ponte. Ma così non è stato, e oggi i
mezzi pesanti col nuovo ponte non avrebbero dovuto più attraversar Fornaci. Ma il
collegamento con la Kme non è ancora aperto e molti si domandano il perché. C'è
anche un'interrogazione in merito in consiglio comunale. Una volta aperto questo
passaggio vi sarà sicuramente un altro beneficio per Fornaci che non sarà più
transitata dai mezzi pesanti diretti alla Kme. C'è poi un altro progetto, sempre
collegato al ponte, che vedrebbe un collegamento stradale tra il ponte stesso e Barga,
con una strada che passerebbe a fianco dell'Ospedale. Anche su questo progetto
gravano luci e ombre: C'è chi sostiene che ogni strada nuova aiuto il commercio, ma
c'è anche chi sostiene che con questa strada si bypasserebbe Fornaci con forte danno
al commercio della frazione. Potrà esser vero? Non resta che stimolare il dibattito, ma
sopratutto saranno gli anni a dirci ove stanno le ragioni.”

NO ALLA CACCIA

In Toscana è guerra contro le normative sulla caccia, anzi è guerra contro la caccia
stessa. Infatti in Italia l'80% dei cittadini non ne può più dei residuali 500mila
fucilatori. Ma andiamo per ordine.
Il calendario venatorio 2010-2011 presentato dalla provincia di Firenze, non è
piaciuto al Wwf Toscana poiché a suo parere, si conferma che la caccia continua ad
essere gestita più sulla base delle richieste dei cacciatori che sulle esigenze di tutela
della fauna selvatica. «Nonostante che il Wwf avesse chiesto formalmente, insieme
ad altre Associazioni di tutela ambientale, la corretta applicazione del dettato dell'art.
42 della nuova Legge comunitaria recentemente approvata a livello nazionale- ha
sottolineato Guido Scoccianti responsabile settore Caccia Wwf Toscana- nulla è stato
fatto in questo senso. L'articolo suddetto dispone infatti che per tutte le specie
cacciabili si tenga conto, come indicato dalle normative europee, dello stato di
conservazione e delle caratteristiche biologiche della specie per decidere tempi, entità
e modalità del prelievo. Questo significherebbe apportare al calendario modifiche
riduttive per numerose delle specie cacciabili. Ma si preferisce continuare a fare come
se nulla fosse, calpestando le norme comunitarie e le esigenze di tutela della nostra
fauna». All'associazione ambientalista non piace la conferma della "preapertura" (tra
l'altro si torna a due giornate invece che una), l'apertura anticipata ai primi di

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settembre per alcune specie, poiché crea un gravissimo danno per le specie oggetto di
prelievo e per tutte le altre in un momento particolarmente sensibile della loro
biologia come la tarda estate. «Intanto in Regione ci si sta dando da fare per allargare
ancora le già larghissime maglie delle normative regionali - ha ripreso Scoccianti- la
modifica ai regolamenti in corso di discussione prevede che i cacciatori possano
iscriversi ad un numero illimitato di Atc (Ambiti territoriali di caccia). E il tanto
decantato legame cacciatore-territorio? Questa è una caccia contro ogni logica e
contro il parere del mondo scientifico» ha concluso Scoccianti. Il Wwf ha annunciato
che sta studiando le possibili azioni legali per ottenere il rispetto di tutte le norme.
Intanto la Corte Costituzionale ha bocciato, con sentenza n. 266 depositata in
cancelleria il 22 luglio scorso, sia la legge della Regione Lombardia 6 agosto 2009, n.
19 (Approvazione del piano di cattura dei richiami vivi per la stagione venatoria
2009/2010) sia l’art. 2 della legge della Regione Toscana 17 settembre 2009, n. 53
(Disciplina dell’attività di cattura degli uccelli selvatici da richiamo per l’anno
2009 ). La Consulta, su ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell'anno
scorso, ha ritenuto violati i presupposti della direttiva UE del 1979 sulla
conservazione dell'avifauna, per l'assenza di valide motivazioni a supporto di queste
deroghe, la mancanza di rigidi controlli e il mancato rispetto di una "piccola quantità"
riguardo al totale complessivo dei volatili da catturare in appositi impianti, per essere
poi ceduti ai cacciatori che praticano il tiro ai migratori da appostamento. La LAC
auspica che domani la Regione Lombardia non ripercorra la strada già dichiarata
incostituzionale, riproponendo una analoga legge regionale attualmente all'esame del
Consiglio Regionale stesso, con il parere dell'Ispra anche quest'anno negativo; quanto
ai richiami vivi illecitamente catturati, trattandosi di un danno al patrimonio dello
Stato, oltre che agli ecosistemi, la LAC sollecita le Regioni Toscana e Lombardia ad
attivare i meccanismi per la reimmissione in natura dei selvatici illecitamente sottratti
agli ecosistemi.
PIANO STRUTTURALE

BARGA – I consiglieri comunali Luca Mastronaldi e Guido Santini del PdL di Barga
hanno rilasciato un'importante dichiarazione riguardante il patrimonio storico
ambientale del Comune stesso. «La tutela del territorio rappresenta per noi un aspetto
fondamentale dell'attività amministrativa, per questo i consiglieri che rappresentano il
Popolo della Libertà nel consiglio comunale di Barga hanno votato negativamente
all'osservazione al piano strutturale presentata dalla società Il Ciocco s.p.a. In detta
osservazione la società sosteneva di essere portatrice, in base al vecchio piano
strutturale, del diritto all'edificazione di 21.000 mq. di costruzioni in località
“Comparini”, dei quali 5.000 mq. sarebbero stati da destinare ad uso turistico
residenziale. Va precisato che lo stesso ufficio tecnico del Comune si è espresso in
maniera tale da non riconoscere alla società alcun diritto acquisito.
L'osservazione è stata tuttavia in parte accolta, anche sulla base di uno studio (fornito

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dalla stessa “Il Ciocco s.p.a.”) nel quale si mostra come determinati interventi non
sarebbero in contrasto con i vincoli imposti dal piano strutturale, in particolare non
interferirebbero con la vista di località “la Caprona”e di Casa Pascoli dalla collina e
dal duomo (punti panoramici identificati nel piano strutturale). Auspichiamo che nella
stesura del nuovo regolamento urbanistico, prima di dare il via ad operazioni che
appaiono meramente speculative, si tenga conto in primo luogo dell'interesse della
comunità barghigiana a preservare nel tempo il patrimonio storico ambientale che ha
ereditato!»

IL FUMETTO È LUCCA

Lucca Comics, ovvero l’appuntamento nazionale dedicato alla Nona Arte, propone un
primo parterre di mostre espositive ovvero cinque percorsi composti da tre personali
e da due collettive. Un mix che compone un mosaico colorato, associando l’arte di
Massimiliano Frezzato, autore del manifesto 2010 della Festival, alle visioni
introspettive di Ausonia, autore trasversale e polivalente, passando attraverso le
esplosioni di colore e i muscoli dei supereroi tratteggiati dal britannico Gary Frank,
grande firma del fumetto made in USA. Allo stesso modo si contrappongono le due
collettive che vedono, da un lato, un omaggio tout court all’era della produzione
fumettistica americana underground, con l’esposizione delle riviste originali che
hanno dato i natali ad artisti del calibrodi Art Spiegelman e Robert Crumb, e
dall’altro un’antologica su un paese in crescita dal punto di vista artistico: il Libano.
In questa terra, dove si incrociano religioni e etnie, il fumetto è diventato un mezzo di
scambio e promozione culturale, un dialogo tra i popoli per un percorso di armonia e
vitalità. La mostra, patrocinata dall’Unione Europea e realizzata in collaborazione
con il COSV, racconta questo momento di crescita e sviluppo, gettando luce su una
realtà di indubbio pregio. Ma i percorsi espositivi sono solo il biglietto d’ingresso al
magico mondo dei Comics: per la quattro giorni dedicata alla Nona Arte è infatti
prevista una lunga lista di eventi, incontri e ospiti che, come ogni anno,
fotograferanno il movimento Fumetto in tutte le sue componenti. Come nel caso della
Self Area, punto di incontro della realtà dedicata all’autoproduzionee luogo deputato
alla creatività più pura e alla jam tra fumettisti. Oppure lo Showcase, dove i grandi
nomi del Fumetto si alterneranno in performance in cui spiegheranno i misteri e i
segreti della loro arte. Confermato inoltre anche il connubio Teatro & Comics, nuovo
crossover e territorio di “sfida” tra due mondi artistici che si legano in un modo unico
e favoloso. Novità sostanziale di questa edizione sarà l’ampliamento dell’Area Pro,
situata a San Romano, con un nuovo spazio destinato alla Vendita di Licenze: questo
potenziamento, creerà un nuovo punto di incontro tra gli addetti ai lavori permettendo
così la nascita di un ulteriore livello di scambio professionale all’interno della
manifestazione. Spazio anche alla promozione dei nuovi talenti tramite gli Incontri
con gli Editor, dove i neo-pro potranno sottoporre i loro portfolio ai professionisti del

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settore, e con la sesta edizione del Lucca Project Contest (il bando è scaricabile sul
sito della manifestazione). Il concorso, intitolato a Giovanni Martinelli, con la
partnership editoriale di Edizioni BD e patrocinato dalla Fondazione Banca del
Monte di Lucca, ha il merito di promuovere i progetti editoriali premiandoli con una
pubblicazione a livello nazionale.

OSPEDALE UNICO DELLA VALLE DEL SERCHIO

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LUCCA – L'Ugl Pubblico Impiego, ha con soddisfazione rilevato che ultimamente si


è ricominciato a parlare sull'ipotesi, un tempo sostenuta solo dall'Ugl, dell'Ospedale
Unico della Valle del Serchio. Infatti le cronache cittadine abbondano in questi ultimi
mesi d’interventi sulla sanità lucchese. Oltre alle endemiche carenze e alle ventilate
soluzioni di queste da parte del politico o del tecnico di turno, ciò che ci preme
rilevare è il dibattito sul nuovo costruendo Ospedale della Piana di Lucca che si
intreccia alle infinite messe a norma dei due mezzi ospedali della Valle. Alcune
decine d’anni fa, in tempi non sospetti, all’interno del dibattito che anche allora si era
aperto sulla razionalizzazione della sanità lucchese, l'Ugl lanciò una proposta così
articolata. Una unica ASL nel territorio provinciale, nell’ottica di una più snella
organizzazione e nel risparmio di gestione. Si individuava poi la necessità di tre
nuovi moduli ospedalieri: Ospedale Unico della Versilia, Ospedale Unico della Valle
del Serchio e Ospedale della Piana di Lucca. La costruzione di nuovi moduli
monoblocco sarebbe stata più pratica ed economica delle eterne razionalizzazioni,
rifacimenti e messe a norma delle vecchie e, in qualche caso, fatiscenti strutture.
Monoblocchi che vedono una diminuzione complessiva dei posti letto a causa del
minor tempo d’ospedalizzazione del paziente e di tutta una serie di strutture sanitarie
diffuse nel territorio che avvicinano ancor più il cittadino alla sanità pubblica. E
anche una diffusione sempre crescente del day hospital che abbatte i costi di gestione
e migliora e tutela la qualità della vita del paziente. L’Ospedale Unico della Versilia
divenne per primo una realtà operante, anche se non privo di difetti (rintracciabili
facilmente attraverso gli articoli apparsi sulla stampa) essendo stato il capofila. Partì
poi l’iter per il nuovo Ospedale di Lucca, e qui abbiamo assistito alle polemiche di
coloro che non volevano che l’ospedale nuovo nascesse. Una volta stabilita la volontà
della costruzione del nuovo ospedale, sono iniziate altre polemiche sulla sua
localizzazione. L'area di Campo di Marte dovrà essere sfruttata dalla città nell’ottica
di un suo sviluppo: è una piccola città a ridosso del centro storico. Nell’area di
Campo di Marte l'Ugl vede futuri insediamenti commerciali, uffici, abitazioni, punti
di aggregazione, laboratori artigianali. Anche la proposta a suo tempo illustrata da
Picchi del “Campus di Marte” è stata presa in seria considerazione. Nuovi
monoblocchi ospedalieri e non ristrutturazione dell’esistente, perché l’innovazione e
l’uso di nuove tecnologie in ambito ospedaliero sconsiglia anche economicamente il
recupero. Inoltre l’avanzare delle conoscenze sempre più ci indirizza ad utilizzare in
maniera diversa e più sicura l’ambiente ospedaliero: occorre evitare che queste
strutture divengano fonti di nuove e devastanti infezioni, all’interno dei padiglioni
sanitari possono infatti svilupparsi agenti patogeni d’estrema pericolosità, e questo va
in tutti i modi evitato. L’ospedale diurno, la riduzione dei tempi di degenza e molto
altro ancora suggeriscono di preparare nuove strutture dedicate ad hoc. Se per la
Versilia il progetto è stato realizzato da tempo, a Lucca e nella Valle del Serchio il
discorso cambia. A Lucca si è perso tempo per dissapori sull’assegnazione dei lavori
e sono sorte divergenze, non ancora del tutto risolte, sull’ubicazione del sito. L'Ugl

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aveva accettato il sito che i tecnici (Regione, ASL e Comuni) avevano indicato nel
2003, quando (quasi) tutti erano d'accordo. Dunque a San Filippo, località che fu
accettata allora e che anche oggi l'Ugl ritiene non solo valida, ma l'unica soluzione.
Nella Valle del Serchio il discorso cambia completamente. L'Ugl si è trovata sempre
sola (o quasi) a sostenere la validità di un nuovo ospedale in posizione mediana:
Mologno o Campia. Le Amministrazioni si sono sempre arroccate sulla difesa
dell’esistente e l’ASL e la Regione non hanno mai preso in considerazione seriamente
l’esigenza di una nuova struttura. Barga e Castelnuovo hanno subito depotenziamenti
e si è arrivati all’integrazione dei due vecchi ospedali che pur separati avrebbero
utopisticamente dovuto avere una funzione unitaria. Soluzione che nella pratica non
poteva soddisfare né l’utenza, né le amministrazioni, né il personale sanitario. La
Valle del Serchio è così rimasta senza il suo Ospedale Unico della Valle, e questo
invece per l'Ugl è la priorità. Il numero d’abitanti, la concentrazione delle imprese, la
conformazione montana, il rischio sismico, sono fattori che indicano
l’indispensabilità d’un nuovo presidio ospedaliero nella Valle del Serchio.
L’Ospedale Unico della Valle del Serchio è una necessità dovuta all’habitat collinare
e montano, alla zona sismica, alla massiccia presenza di insediamenti industriali e
artigianali, ad una sempre più vasta presenza di ospiti soprattutto nel periodo estivo,
ad una viabilità precaria. Solo ultimamente si sono sviluppate timide aperture verso
l’Ospedale Unico anche a livello istituzionale. Ma di creare un’unica ASL a livello
provinciale - malgrado si sprechino gli interventi sui minori costi della P.A. – ancora
non se ne parla.

PRESENTATA LA SECONDA PARTE DI “AL BRIDGE CON L'AUTORE”


SETTEMBRE/DICEMBRE

LUCCA - È stata presentata la seconda parte (settembre dicembre) della rassegna


letteraria “al bridge con l'Autore” organizzata presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane dalla Cesareviviani con in contributo della Fondazione Banca del
Monte. Vi saranno 16 pomeriggi, con la presentazione di 10 nuovi libri e il
coinvolgimento di 15 autori. 4 saranno le libere letture e 2 le conferenze.
Tra i testi sono da ricordare "Il Terrorismo" - di Antonella Colonna Vilasi, Mursia
Editore ; "Islam Fascismo Nazismo" - di Alberto Rosselli, Solfanelli Editore ;
"L'assetato stupore" - di Daniele Babbini, Edizioni Clandestine. Le conferenze
saranno tenute da Grazia Maria Tordi "Dalle Antologie alla candidatura al Nobel" e
da Bartolomeo Di Monaco"Ricordo di Alfredo Bianchi". Una serie di appuntamenti,
dunque da non perdere che avranno luogo tutti i mercoledì non festivi alle ore 17.
Se la rassegnerà partirà il 1 settembre e se l'appuntamento con la Disfida Poetica è
per lunedì 23 agosto alle 21 a Pontetetto presso la sala della Pro Loco, due sono le
novità che verranno presentate il prossimo mese. La prima riguarda la “Targa Lucca
Bridge” che sarà assegnata al libro presentato nella rassegna durante l'anno, che avrà

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ottenuto il maggior numero di preferenze da parte dei lettori. La seconda novità sarà
il “Premio Città di Lucca”, concorso letterario bandito dalla Cesareviviani di poesia e
prosa. Prosegue intanto la collaborazione con il circolo culturale “il soffio”
riguardante il Concorso Internazionale di Poesia “Piero Cervetti”, che si trova nella
fase selettiva delle opere, e i vincitori saranno resi noti a settembre in una apposita
serata di premiazione.

MOSTRA DI INSTALLAZIONI DODICI/BIS

VIAREGGIO - L'associazione culturale BAU prosegue con la mostra di installazioni


DODICI/BIS il dialogo intorno all’arte contemporanea con la città di Viareggio,
avviato nel 2004 con una serie di incontri, eventi e rassegne che hanno coinvolto
finora oltre trecento autori di diversa provenienza geografica. Raccogliendo l’invito
dell’associazione “Via Battisti 209”, che annualmente organizza negli spazi del
circolo Il Fienile una manifestazione in ricordo del collezionista e sostenitore delle
arti Umberto Franceschini, BAU presenta dodici inedite opere site specific di tredici
artisti attivi nel suo collettivo redazionale. Il mezzo espressivo dell’installazione,
idoneo a coinvolgere e interagire col pubblico, è parso il linguaggio più efficace per
sintetizzare il carattere eclettico e multidisciplinare del progetto BAU, conosciuto
grazie alla rivista/multiplo “BAU Contenitore di Cultura Contemporanea”, edita a
cadenza annuale e presente nelle collezioni dei più prestigiosi archivi, biblioteche e
centri d’arte internazionali. DODICI/BIS offre una campionatura delle diverse
tendenze e dei multiformi linguaggi che si incontrano all’interno di BAU: pittura,
scultura, disegno, arte concettuale, poesia verbo-visuale, audio arte, new media art,
fotografia,design, ecc. Un sincretismo di approcci e professionalità differenti che
accetta il rischio dell’imprevisto, dell’abbinamento inedito e dell’alchimia anomala,
dell’incontro singolare ma sorprendente, senza sottrarsi al confronto con temi di
impegno sociale, etico ed ecologista. Un originale catalogo in tiratura limitata,
stampato da Pezzini Editore, verrà distribuito nel corso della rassegna. Gli autori di
DODICI/BIS sono: Paolo Albani, Artifex Mumia, Vittore Baroni, Carlo Battisti,
Andrea Borghi, Antonino Bove, Gianluca Cupisti, Gabriele Dini, Gumdesign, Bruno
Larini, Marco Maffei, Tommaso Vassalle. La mostra si terrà al circolo Il Fienile in via
del Pastore 1, località Varignano dal 21 al 26 agosto 2010 con orario 19.00 - 23.00 .
L'ingresso è libero e l'inaugurazione so terrà sabato 21 agosto alle ore 19.30 La
mostra è a cura di Carlo Battisti per BAU, allestimento e grafica / Gumdesign.

III PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA “PIERO CERVETTI

Le dieci poesie finaliste votate dai lettori per il III Premio Internazionale di Poesia
“Piero Cervetti” indetto dal circolo culturale “il soffio” con la collaborazione della
Cesareviviani, sono: “I need a lover” di Teresinka Pereira (USA); “Sole siciliano”,di

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Giovanna Li Volti Guzzardi (Australia); “Mare Mediterraneo: onde dell'Umanità!” di


José Spadea (Cordoba); “Io sono come te” di Piero Simoni (Livorno); “Mio figlio,
tuo figlio” di Sergio Fini (Fornaci di Barga); “Biro” di Daniele Marchi (Lucca); “La
depression” di Mirco Nannizzi (Lucca); “L'albero senza piani” di Maurizio Alberto
Molinari (Noviglio); “Dalle terme di Jean Varraud” di Giovanni Pacini (Firenze);
“Aspettando il passaggio del sole” di Fiorella Defons (Lucca). Si è conclusa anche la
seconda fase della selezione, infatti i lettori hanno potuto votare via internet le tre
poesie vincitrici. I tre vincitori saranno resi noti durante la serata della premiazione.
Gli autori delle 10 poesie finaliste riceveranno in omaggio l'Antologia del Premio
durante la premiazione che si terrà a fine settembre.

SECONDA STRADA
Proseguo con la descrizione delle strade, non quelle della mia fantasia, che lascio ai
miei racconti, ma quelle reali, quelle che fisicamente attraverso e percorro ogni
giorno. Tutti percorriamo strade diverse che talvolta s’intrecciano e poi nuovamente
divergono. La strada è anche la vita, la mia strada mi ha portato fin qui, oggi. Ho
percorso innumerevoli cammini, ho parlato, ho scritto, ho inventato nuove strade:
quelle reali s’intrecciano con quelle fantastiche. Nel ventesimo secolo tutti i tentativi
d’uccidere la strada sono falliti. Cento anni fa la strada per molta letteratura era
sinonimo di qualcosa d’orribile, una sorta di grande bestia incontrollabile, l’animo
più bruto delle genti. L’architetto fascista (e quello comunista) metteva le strade in
secondo piano per dar spazio alla creazione di grandi piazze per contenere e
controllare milioni di persone. All’urbanista Robert Moses a New York dissero
d’uccidere la strada e lui lo fece come meglio sapeva, ma in realtà ammise lui stesso
d’aver fallito. Costruì tre grandi passaggi: Canal Street e la 34a strada a Downtown,
la 125a a Harlem. Ma lui ne avrebbe voluto fare a dozzine per maciullare la città.
Non ci riuscì perché la gente più diversa scese in piazza.
Ma basta divagare, torniamo alla strada reale, quella che ho davanti a casa: via del
Molino, che da Ponte all'Ania porta a Pedona. Questa strada inizia con una
deviazione, infatti fin dai tempi delle cartiere che producevano cartapaglia, l'accesso
era troppo stretto per poter permettere il transito dei Tir. La deviazione aggira il
vecchio abitato e presenta due parcheggi. Ovviamente uno peggio dell'altro, ben
diversi dai parcheggi giardino che vediamo sulle riviste d'urbanistica: qui si asfalta,
poi si disegnano le strisce, si mettono due punti luce e infine si piantano due alberi
rachitici e s'abbandona il tutto. Questo nel primo parcheggio, nel secondo neppure si
piantano i due alberi. E proprio in questo parcheggio c'è un lampione che già dritto
più non è, e speriamo in bene... In questa strada sfrecciano le auto che scendono da
Pedona incuranti del centro abitato: cani e gatti sono già stati in passato investiti e
uccisi e qui giocano spesso bambini: ancora uno speriamo in bene... Perché manca la
segnaletica sia quella orizzontale che quella verticale. Anzi quella verticale c'era, ma
è stata abbattuta delle auto, e i resti sono ancora visibili piantati nel terreno. E sono

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ancora visibili sul terreno i resti delle auto che cozzano contro un capannone (col
tetto in amianto) costruito proprio lì al lato della strada. Ma non finisce qui, la
pavimentazione della strada è malridotta, sfido io! Con tutti i Tir che ci passano e che
sono diretti alla cartiere Kappa Ania. E qui un altra digressione è di pragmatica:
quando si discusse in provincia il piano di sviluppo locale, c'erano dei fondi destinati
agli accessi alle attività produttive. Io spiegai agli amministratori che per eliminare il
passaggio del traffico pesante da via del Molino occorreva ripulire il vecchio tracciato
(militare) dalla regionale al lungo Ania, prima del ponte, venendo da Lucca, nel
territorio del Comune di Coreglia, poi con un ponte Bailey congiungere questa strada
alla cartiera. Ma parlai nel disinteresse generale e non se ne è ,fatto di nulla. La strada
poi prosegue senza considerazioni degne di nota, se non quella che all'ingresso della
cartiera c'era un fontana, che non era male, ma chissà perché da tempo è lasciata
senz'acqua, e qui proprio l'acqua non dovrebbe mancare. Da aggiungere che ogni
tanto si levano cattivi odori (sempre meno spesso per fortuna), che qualche cacciatore
di frodo approfitta del bosco dall'altra parte dell'Ania, e dopo le 17 si sente qualche
sparo durante tutto l'arco dell'anno e, qui mi fermo, un tempo la strada era attorniata
da castagni: perché non ripiantarli?
VA AI LIVORNESI IL PRIMO ROUND DELLA DISFIDA POETICA

È iniziata a Calci (PI) la disfida poetica organizzata dalla Cesareviviani che


quest'anno vede scontrarsi le squadre poetiche di Pisa, Lucca e Livorno. Questo
primo round ha visto la vittoria della compagine labronica, che guidata da Gianfranco
Cara era così composta: Luciano Tarabella, Ermanno Volterrani, Loretta Citernesi e
Francesca Migliani. Durante la manifestazione che si è svolta di fronte ad un folto
pubblico, attento e divertito, è stato ricordato il poeta calcesano Leopoldo Meucci e
sono state lette alcune sue opere dall'assessore di Calci Mario Pellegrini che ha
imparzialmente condotto l'evento. La giuria era composta da Vittorio Baccelli,
Presidente della Cesareviviani, Aldo Baiocchi, Presidente di Poesia a veglia e Marco
Vignolo Gargini; l'evento è stato interamente registrato da un gruppo di studio
dell'Università di Pisa che compie ricerche sulla dialettologia. Il prossimo
appuntamento è per lunedì 23 agosto a Pontetetto (LU) presso la sala della Pro-loco
(accanto alla chiesa) alle ore 21.00.

RICORDARE PIERO

Ricordare Piero così, a pochi anni dalla sua morte, è compito ingrato perchè è ancora
vivo il ricordo di lui. Di famiglia contadina e ci teneva alla sua stirpe, eppure così
colto, così preparato nelle più disparate anse della cultura. Con lui si poteva discutere
dell'antica sestina, dell'esoterismo, della magia delle rune, ma anche di poltica e di
attualità. Aveva una visione del mondo nietzchiana sempre alla ricerca di quell'uomo

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nuovo, di quel super uomo che come il messia molti degli esoterici attendono. Ma
nello stesso tempo l'attesa è come aspettare Godot, una scusa, un sostare davanti a
coppe di vino toscano, una perdita di tempo allora? O un diversivo per poter
addestrare la mente ad andare oltre. Oltre il consueto, il desueto, la così detta
normalità, i cui confini sono labili, trasparenti, talvolta alfanici. Piero era anche
questo, e molto di più, la sua intelligenza, talvolta mascherata da un'aria
sonnacchiosa, restava vigile e pronta sempre all'emersione.

SECONDO ROUND
Dopo il primo round tenutosi lo scorso 5 agosto a Calci (PI) e vinto dalla squadra di
Livorno, lunedì 23 agosto alle ore 21.00 a Pontetetto (LU), presso la sala della Pro
Loco, ci sarà il secondo appuntamento della Disfida poetica dialettale Lucca-Pisa-
Livorno organizzata dall’ Associazione Culturale Cesare Viviani.
Le formazioni delle squadre saranno così composte: Livorno con Loretta Citernesi,
Luciano Tarabella e Ermanno Volterrani; Lucca con Lucia Fanucchi, Gavorchio
(Domenico Bertuccelli) e Giovanni Giangrandi; Pisa con Diana Meini, Franca Nieri e
Luciano Testai. Registi in panchina: Vittorio Baccelli, Aldo Baiocchi e Mario
Pellegrini. Presenterà la serata Marco Vignolo Gargini. Collaborano quest'anno con
la Cesareviviani per la realizzazione dell'evento: Circolo culturale "il soffio", Pacific
Western University Alumni, Circolo Sportivo del Bridge di Lucca, Circolo ACLI
Fascetti, Poesie a veglia, i Vegliarini, Associazione Umbrina, Quello che c'è in
Toscana, Pro Loco Buggiano Toscana, Pro Loco Pontetetto, Calci.it, e i Comuni di
Calci e Buggiano.

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FINITO DI STAMPARE
NEL MESE DI AGOSTO 2010
A SEVILLE (E)
DALLA LULU.COM
PER
TESSERATTO EDITORE

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