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Grandi mostre. 1
Osvaldo Licini a Venezia

EROTICO,
ERETICO
Si è nutrito di simbolismo
e surrealismo francese
ma nel suo percorso artistico
troviamo anche tracce
di futurismo, impressionismo,
postimpressionismo e astrattismo.
Difficile, dunque, definire
in modo univoco Osvaldo Licini,
omaggiato, a sessantanni
dalla sua scomparsa,
con una retrospettiva alla Peggy
Guesenheim Collection.

Sileno Salvagnini

svaldo Licini è morto l'I 1 ottobre 1958, lo stesso


giorno e lo stesso anno del grande artista fauve
Amalassunta francese Maurice de Vlaminck. Anche se non si
con sigaretta (1951). conoscevano, i due ebbero vite in un certo qual
modo parallele: entrambi infatti in un determi-
nato momento della loro attività preferirono ri-
tirarsi a meditare sulla pittura, in campagna il
pittore francese, nella natia Monte Vidon Corrado (Fermo)
l'artista italiano. Chi era Licini? Nato nel 1894, visse gran parte

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Uno stile lontano dalla corposità soltanto nel linguaggio eversivo della protesta e della po-
lemica». Del resto, in una glossa alla seconda edizione
plastica ael gruppo di Cubismo e futurismo di Ardengo Soffici (1914), Licini
scrisse che il dinamismo futurista non poteva essere
del Novecento «inteso nel senso del Soffici, [perché] allora non sarebbe
altro che una rappresentazione della realtà», bensì come
un modo per giungere «alla efficacia sintetica della pit-
dell'infanzia con i nonni, essendosi i genitori trasferiti tura pura».
per lavoro a Parigi nel 1902. Sei anni più tardi (1908) si Richiamato alle armi venne gravemente ferito a una
iscrisse all'Accademia di Bologna, trovando come com- gamba e, congedato, si recò nel 1917 a Parigi dalla madre,
pagni di corso Giorgio Morandi e Giacomo Vespignani, conoscendo in tale occasione Amedeo Modigliani. Negli
che diventarono i protagonisti dei Racconti di Bruto, anni che seguirono, l'artista si recò più volte nella capi-
romanzo giovanile che non avrebbe poi pubblicato. Si tale francese. Se in Ballerine (1917) Licini pare ispirarsi
diplomò nel 1914 al Corso speciale di figura - cioè pit- a Matisse, nei ritratti di Nanny e di Nella, entrambi del
tura - dell'Accademia di belle arti di Bologna e, l'anno 1926, si avverte invece un evidente interesse per la pit-
dopo, si iscrisse all'Accademia di Firenze, scegliendo, tura impressionista o postimpressionista; uno stile lon-
questa volta, il corso di scultura. Le passioni di quegli tano comunque dalla corposità plastica del gruppo del
anni erano - e non poteva essere altrimenti - per il futu- Novecento, sebbene esponga alle mostre italiane ed
rismo. E tuttavia, come preciserà Giuseppe Marehiori, europee del movimento ideato da
il critico che lo avrebbe scoperto e seguito dal 1933 per Margherita Sarfatti.
tutta la vita - scrivendo anche su di lui nel 1968 / deli Ritratto di Nanny La vita sentimentale del grande
segreti di Osvaldo Licini col catalogo generale delle opere -, (1926), artista fu piuttosto complicata. Du-
più che un'adesione convinta al movimento di Boccioni Ascoli Piceno, rante la guerra ebbe una relazione
e Marinetti, o al ramo fiorentino del futurismo, quello di Galleria d'arte con Beatrice Mùller, una croceros-
"Lacerba" e di Ardengo Soffici, la sua fu una sorta di ade- contemporanea sina svizzera con la quale avrà il figlio
sione umorale, poiché Licini poteva definirsi «futurista Osvaldo Licini. Paolo. Nel 1921-1922, anno in cui in-

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segnava alle scuole tecniche di Fermo, colpì col bastone
un collega per gelosia di un'allieva, venendo allontanato
dall'istituto. Nel 1926 si sposerà con la svedese Nanny
Hellstròm, pittrice conosciuta a Parigi. All'inizio degli
anni Trenta maturò la volontà di abbandonare la pittura
figurativa. Scriverà nel maggio 1935 neW'Autopresenta-
zione della personale alla Galleria del Milione di Milano:
«Dunque fino a quattro anni fa ho fatto quello che ho po-
tuto per fare della buona pittura dipingendo dal vero. Poi
ho cominciato a dubitare. Dubitare non è una debolezza,
ma un lavoro di forza, come "forgiare", ha detto Cartesio.
E mi sono convinto che facevo, come fanno ancora tanti,
della pittura in ritardo, superatissima, fuori del tempo
e contraria alla sua vera natura, che non è: imitazione.
La pittura è l'arte dei colori e delle forme, liberamente
concepite, ed è anche un atto di volontà e di creazione, ed
è, contrariamente a quello che è l'architettura, un'arte ir-
razionale con predominio di fantasia e immaginazione,
cioè poesia. Allora ho preso 200 buoni quadri che ho di-
pinti dal vero e li ho portati in soffitta».
La fama internazionale di Licini "astratto" risale alla
riproduzione nel 1935 delle immagini di due suoi dipinti,
II bilico e Castello in aria, su "Abstraction-Création", ri-
vista parigina alla quale collaborarono Piet Mondrian,
Max Bill, Joseph Albers, El Lisickij, Lucio Fontana. In
Italia, invece, quantunque partecipasse nello stesso anno
alla Seconda Quadriennale d'arte di Roma, fu notato dal
solo Marchiori.
Prima e dopo l'ultimo conflitto Licini si ritirò con la
moglie a Monte Vidon Corrado per lunghi periodi, inter-

rotti solo da brevi viaggi in Svezia e a // bilico (1932).


Parigi. La sua consacrazione definitiva
si avrà negli anni Cinquanta con mo- A sinistra,
stre a Torino, al Centro Olivetti di Ivrea Osvaldo Licini
ma specialmente alla Biennale di Ve- col figlio Paolo
nezia, dove nel 1958 conseguì il Gran nel 1954,
premio per la pittura. Monte Vidon
Anche in questo caso però, se cri- Corrado (Fermo),
tici illuminati come Palma Bucarelli, Centro studi
Lionello Venturi o Marco Valsecchi lo Osvaldo Licini.
accolsero favorevolmente, la stampa
conservatrice con in testa il "Corriere
della Sera" e la "Domenica del Corriere", e quella comu-
nista capeggiata daU"'Unità" e dalla "Pravda", spararono
a zero contro la Biennale definendola con disprezzo
«astrattista».
Licini espose alla Biennale anche quadri e disegni
dell'ultima sua produzione come le Amalassunte e gli
Angeli ribelli. Se prendiamo per buone le scarne deluci-
dazioni offerte dall'artista sulla propria arte, diremo che
Amalassunta è «...la luna nostra bella... amica di ogni
cuore un poco stanco», mentre gli Angeli ribelli le perso-
nificazioni dei «vizi, questi demoni [che] torneranno ad
essere ciò che furono: degli angioli!». Guardando Ama-
lassunte che titillano colline (seni giganteschi) o Angeli ri-
belli sorridenti con falli priapeschi, potremmo pensare a
connotazioni erotiche. È da notare tuttavia che in Licini
tali soggetti assumevano un carattere fortemente provo-
catorio e ludico: e Priapo non era, tra gli antichi romani,

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Angeli ribelli e Amalassunte Qui sopra, Qui sotto,
Angelo ribelle su fondo la copertina di "BLM",
assumevano un carattere fortemente rosso scuro (1946), n. 9, novembre 1952,
provocatorio e ludico Ascoli Piceno, e una pagina interna
Galleria d'arte della rivista svedese con
contemporanea le annotazioni di Licini,
una sorta di fenomeno da baraccone che suscitava ri- Osvaldo Licini. Ascoli Piceno, Galleria
sate fragorose? Il Licini «errante, erotico, eretico», come d'arte contemporanea
si autodefinì nel 1934, si era nutrito soprattutto della Osvaldo Licini.
cultura simbolista e surrealista francese, con letture
che andavano dai Canti di Maldoror di Lautréamont,
a Una stagione all'inferno di Rimbaud, all'Eresiarca &
C. di Apollinaire, alle Poesie d'amore di Eluard. Verso
BLM
Apollinaire, in particolare, provava una sorta di affi-
nità elettiva. Su "BLM", rivista svedese che si faceva
tradurre dalla moglie, in una pagina dove si parlava
dell'Eresiarca, scriverà a mano: «Un giorno io aspettavo
me stesso. Io mi dicevo "Guillaume è ora che tu vieni, F
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che io finalmente possa conoscere chi sono io, io che


conosco tutti gli altri"».
Quadri e disegni rappresentano quindi una sorta di
diario segreto, per parafrasare Marchiori, che è rischioso
interpretare in modo meccanico essendo noi sprovvisti
di apposite chiavi di lettura. Il suo pensiero resta per-
tanto misterioso, non univoco; per dirla con felice ossi-
moro di Sgarbi, quello di un grande artista che «delira
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con implacabile rigore». •

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Osvaldo Licini e la moglie Paesaggio marchigiano
Nanny Heilstròm nella casa (II trogolo)
di Monte Vidon Corrado (1927, hpreso nei 1942).
nel 1958.
Riconoscibili, a sinistra,
Angelo ribelle su fondo blu
(1954) e, a destra,
Ritratto della madre (1922);
Monte Vidon Corrado (Fermo),
Centro studi Osvaldo Licini.

Ringrazio in particolar modo Daniela Simoni fi il Centro studi Osvaldo Licini di Monte Vi-
don Corrado (Fermo), Stefano Papetti e la Galleria d'arte contemporanea Osvaldo Lici-
ni di Ascoli Piceno.

Osvaldo Licini. Che un vento di follia totale mi sollevi


Venezia, Peggy Guggenheim Collectipn
a cura di Luca Massimo Barbero
dal 22 settembre 2018 aM 4 gennaio 2019
orario 10-18, chiuso martedì e 25 dicembre
catalogo Marsilio Editore
www.guggenheim-venice.it

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