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1 Simona Weller, Sala alla X Quadriennale, 1973 Studiolo 15 / dossier / 83

Laura Iamurri
Un libro e una mostra per la storia
delle artiste italiane del XX secolo:
Il complesso di Michelangelo
di Simona Weller, 1976

Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una del volume alla Galleria Giulia, da ricordare come la
figlia artista oppure un figlio non commerciante, prima retrospettiva dedicata alle artiste in Italia.
o peggio ancora uno comunista.
Claudio Lolli, “Borghesia”,
Le premesse
da Aspettando Godot, 1972 Alla metà degli anni settanta del Novecento,
Simona Weller era una artista piuttosto nota. Nel 1973
Prima, penso che le opinioni comuni siano troppo aveva partecipato alla mostra Situazione dell’arte non
comuni per essere pensate. figurativa nell’ambito della X Quadriennale [fig. 1] ,2
Secondo, mi domando come mai ci sono stati così dove aveva esposto una serie di dipinti in cui il pennello
pochi uomini come Michelangelo. seguiva le movenze della grafia infantile, in una sorta di
Stephanie Oursler, in Simona Weller,
reinvenzione integrale del linguaggio pittorico a partire
Il complesso di Michelangelo dalle incertezze dell’apprendimento della scrittura.
Weller si era avvicinata al femminismo nell’autunno del
Il primo tentativo di ricostruzione storica delle 1970, quando aveva cominciato a frequentare gli incontri
presenze femminili nell’arte italiana del XX secolo si di Rivolta Femminile, il gruppo fondato nella primavera
deve a un’artista, Simona Weller. Il suo libro Il com- dello stesso anno da Carla Lonzi con Carla Accardi e
plesso di Michelangelo, pubblicato nel 1976, rappresenta Elvira Banotti. Dopo l’abbandono di quest’ultima, avve-
al tempo stesso il risultato di una inchiesta condotta nuto a ridosso della affissione del Manifesto di Rivolta
tra le artiste attive in Italia nel pieno della stagione Femminile nelle strade di Roma e Milano nel luglio
neo-femminista e il primo censimento storico delle 1970, il trasferimento di Carla Lonzi a Milano aveva
pittrici e delle scultrici lungo tutto il secolo.1 contribuito a una riconfigurazione del gruppo romano
Controverso fin dalla sua prima apparizione, intorno a sua sorella Marta e a Carla Accardi, che non
il libro di Simona Weller merita una attenta conside- ne aveva tuttavia intaccato la capacità di attrazione nei
razione sia per il carattere inaugurale dell’operazione, confronti di molte donne appartenenti alla borghesia
sia per la straordinaria quantità di notizie di prima intellettuale. Le parole rivoluzionarie del Manifesto, da
mano raccolta al suo interno. Nelle pagine che seguono una parte, e dall’altra le frequentazioni sociali garantite
intendo analizzare la struttura del libro, mostrandone dalla presenza di un’artista (Carla Accardi) e di una
alcuni aspetti talvolta contraddittori in rapporto al critica d’arte (Carla Lonzi) nel nucleo fondatore avevano
contesto neo-femminista e alle premesse teoriche della attratto infatti nell’orbita di Rivolta artiste come Elisa
storiografia internazionale. Una parte del mio saggio Montessori e Elisabetta Gut, scrittrici come Dacia
sarà inoltre dedicata alla mostra organizzata nella pri- Maraini e intellettuali come Ginevra Bompiani.3
1
mavera 1977 a Roma in occasione della presentazione
2 X Quadriennale Nazionale d’Arte. 2. Situazione dell’arte
non figurativa, catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle
Esposizioni, 1973), Roma, 1973.
1 Simona WELLER, Il complesso di Michelangelo. Ricerca sul 3 SERAVALLI, 2013, p. 22-27. Sugli inizi di Rivolta Femminile si
contributo dato dalla donna all’arte italiana del novecento, veda Liliana ELLENA, Carla Lonzi e il neo-femminismo radicale
Pollenza, 1976. Si veda Marta SERAVALLI, Arte e femminismo a degli anni ’70: disfare la cultura, disfare la politica, in Lara CONTE,
Roma negli anni settanta, Roma, 2013, p. 39-40. Vinzia FIORINO, Vanessa MARTINI (a cura di), Carla Lonzi: la duplice
84 2 Simona Weller, Il complesso di Michelangelo, Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 85
Pollenza, 1976

Dalle testimonianze di Weller la sua per- e intrinsecamente politica.7 In altre parole, la presenza Le fasi della sua progettazione, stesura e pubblicazione
manenza nel gruppo di Rivolta deve essere stata di Vivaldi, che oltre a essere un poeta e un critico molto si collocano tra il 1973 e il 1976 e mostrano una sin-
tuttavia molto breve, se fin dalla lettura del Manifesto noto era anche il compagno di vita di Weller, finiva per cronia interessante con quanto accadeva negli studi
la radicalità del pensiero di Lonzi e Accardi le era essere letta come una sorta di ambiguità, d’incertezza, di storia dell’arte nel resto del mondo: per citare solo
apparsa segnata da un “fanatismo” 4 per lei impossi- una postura in cerca di qualche forma di sostegno, di gli episodi più importanti e noti, il saggio di Linda
bile da condividere. In altre parole, Weller si colloca conferma o di autorizzazione. Nochlin, “Why Have There Been No Great Women
da subito in una prospettiva moderata, nel solco di C’era inoltre la questione del titolo, che met- Artists?”, è del 1971 e la prima traduzione italiana
quel femminismo che lavorava per l’emancipazione teva al centro una delle più trite osservazioni sollevate uscì per la cura di Maria Grazia Paolini sulle pagine
femminile e che restava totalmente estraneo alla nei confronti delle artiste dai settori più conservatori delle rivista femminista DWF nel 1976;11 sempre a
vertigine della liberazione aperta da Lonzi e Accardi, e inconsapevoli della critica d’arte, quella cioè che Linda Nochlin, in collaborazione con Ann Sutherland
capace di mettere in discussione l’intera impalcatura “non è mai esistito un Michelangelo donna”: un titolo Harris, si deve la cura della storica esposizione Women
concettuale del patriarcato.5 che appare oggi sorprendente e imbarazzante, e per Artists, 1550- 1950, inaugurata nel dicembre 1976 al
La diversa visione politica è alla base del lavoro molte donne lo era già all’epoca della pubblicazione Los Angeles County Museum of Art,12 il cui catalogo
intrapreso da Weller e sfociato nella pubblicazione ma che ha una sua icasticità e una sua pregnanza non fu tradotto in italiano nel 1979 dalla casa editrice
del volume Il complesso di Michelangelo: a fronte delle necessariamente regressiva. Piuttosto, il sottotitolo Feltrinelli con un eloquente slittamento nel titolo (da
pratiche separatiste e del sempre più radicale rifiuto – Ricerca sul contributo dato dalla donna all’arte italiana “women artists” a “le grandi pittrici” 13) che alla luce
della cultura intesa come espressione della domina- del Novecento – rischiava, nell’uso insistito della forma delle riflessioni di Nochlin sulla categoria dei “grandi
zione maschile, portato avanti nei primi anni settanta singolare, di cadere in una ipostatizzazione del fem- artisti” appare quantomeno beffardo.
da Lonzi,6 la scelta di Weller implica un confronto minile le cui tracce sono invece nel libro assai diluite; Se la circolazione di testi e immagini era
costante, dunque in qualche misura la scelta di una peraltro anche l’idea dell’arte “italiana” è felicemente nella prima metà degli anni settanta legata ai formati
logica pressoché opposta, benché all’interno dei confini contraddetta dalla presenza di un discreto numero di e alle tecnologie tradizionali, si poteva comunque
vasti del femminismo. L’introduzione affidata a Cesare artiste straniere attive in Italia.8 contare sulle notizie e sui materiali raccolti da donne
Vivaldi è in questo senso un indizio importante, perché Come scrive Weller nella sua prefazione, il (e talvolta uomini) soprattutto negli Stati Uniti, dove
per quanto fosse intesa dall’autrice come la presenza di libro è nato dalla “necessità maturatasi negli anni il movimento femminista aveva mostrato da subito
una voce autorevole e dunque un elemento di ricchezza dalla [sua] storia personale” e “dall’impatto con il una grande capacità di organizzazione pratica, di
del volume, finiva inevitabilmente in quel contesto per femminismo, che non solo [le] ha ridato la coscienza produzione di pamphlets e pubblicazioni varie, di
apparire come una sorta di avallo maschile a una ope- di esistere come persona, ma ha guidato, anche senza occupazione di spazi di visibilità. Per non citare che
razione che si presentava per altri versi come innovativa che [se] ne rendess[e] conto, lo spirito di tutta la [sua] un solo esempio, basti ricordare qui il fondamentale
ricerca”.9 Più recentemente, Weller ha raccontato di articolo pubblicato da Anne Marie Sauzeau Boetti
aver intrapreso questa ricerca per reagire anche a un su Data nell’estate del 1975:14 interamente basato sui
senso di solitudine, per cercare una risposta sulla pre-
radicalità, Pisa, 2011, p. 113-139 (in particolare p. 124); Adele senza delle donne nell’arte al di fuori della ristretta
CAMBRIA, Nove dimissioni e mezzo, Roma, 2010, p. 155-161.
Per uno sguardo più ampio restano imprescindibili i saggi cerchia delle artiste che frequentavano o avevano 11 Linda NOCHLIN, “Perché non ci sono state grandi artiste?”
raccolti da Teresa BERTILOTTI, Anna SCATTIGNO (a cura di), 2 (New York, 1971), trad. it. Maria Grazia Paolini, DWF, no 4, 1976,
Il femminismo degli anni settanta, Roma, 2005. p. 149-157; la traduzione era accompagnata dal commento di
frequentato i primi collettivi femministi.10 Sarebbe Maria Grazia PAOLINI, “Note della storica dell’arte”, ibidem,
4 Weller, intervistata da Marta Seravalli, in SERAVALLI, 2013, difficile inscrivere Il complesso di Michelangelo nella p. 158-168. Sul saggio di Nochlin si veda ora Maria Antonietta
p. 225. Weller ha confermato il suo racconto in una
categoria dei libri militanti, e tuttavia l’impegno TRASFORINI, “Percheғ non ci sono state grandi artiste? Ovvero
conversazione con l’autrice, Calcata, 3-4 novembre 2017.
come stupide domande richiedano lunghe risposte”, in Linda
5 Si vedano i testi raccolti in Carla LONZI, Sputiamo su Hegel/
7 Cesare VIVALDI, “Introduzione”, in WELLER, 1976, p. 9-17. dell’autrice ha segnato tutto il processo di produzione NOCHLIN, Perche̗ non ci sono state grandi artiste? (New York,
Sulla presenza di Vivaldi e su altri aspetti evidentemente
La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, Milano,
percepiti come problematici si veda l’aspra reazione critica di
in profondità, in una prospettiva emancipatoria del 1971), trad. it. Jessica Perna, Roma, 2014, p. 5-19. Si veda anche
1974. Si veda anche Maria Luisa BOCCIA, L’io in rivolta. Vissuto e SERAVALLI, 2013, p. 37-39.
Riccarda PAGNOZZATO, “Il mercato del femminismo”, Effe, resto condivisa con una parte significativa del fem-
pensiero di Carla Lonzi, Milano, 1990; Maria Luisa BOCCIA,
vol. IV, no 6, 1976, p. 41. minismo italiano e non solo. 12 Linda NOCHLIN, Ann SUTHERLAND HARRIS (a cura di),
Con Carla Lonzi. La mia opera è la mia vita, Roma, 2014;
Women Artists, 1550-1950, catalogo della mostra (Los Angeles,
Ida DOMINIJANNI, “Sputiamo su Hegel”, relazione inedita 8 Tra le artiste censite, le straniere per educazione o per Al di là delle connotazioni di carattere inevi- Los Angeles County Museum of Art; Austin, University Art
presentata al convegno Taci, anzi parla. Carla Lonzi e l’arte del cittadinanza sono circa trenta. Si segnala anche una
femminismo, Maria Luisa BOCCIA, Manuela FRAIRE, Laura IAMURRI “intrusione” maschile, Rudy Saxida: “aeropittrice futurista”
tabilmente politico, Il complesso di Michelangelo è una Museum; Pittsburgh, Carnegie Museum of Art; New York,
Brooklyn Museum, dicembre 1976-novembre 1977),
et alii (a cura di), Roma, Casa Internazionale delle Donne, (WELLER, 1976, p. 238), da identificare in realtà con Rudolf formidabile operazione di mappatura della presenza Los Angeles, 1976.
5-7 marzo 2010 (https://vimeo.com/10904192, ultimo accesso Saksida, attivo nel giro di Tullio Crali; su Saksida si veda Joško femminile nell’arte italiana lungo tutto il XX secolo.
11 dicembre 2017). VETRIH, Giulia GIORGI (a cura di), Saksida, catalogo della mostra 13 Linda NOCHLIN, Ann SUTHERLAND HARRIS, Le grandi pittrici,
(Gorizia, Musei Provinciali; Trieste, Associazione culturale per 1550-1950, trad. it. Margherita Leardi, Milano, 1979.
6 Già nel Manifesto di Rivolta Femminile si leggeva: “La forza
l’arte Kons, 2014-2015), Trieste, 2015.
dell’uomo è nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel 10 Weller in conversazione con l’autrice, Calcata, 14 Anne Marie [Sauzeau] BOETTI, “L’altra creatività”, Data,
rifiutarla” (LONZI, 1974, p. 17). 9 WELLER, 1976, p. 19 4 novembre 2017. no 16/17, estate 1975, p. 54-59.
86 3 Antonietta Raphaël, da WELLER, 1976 Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 87

racconti delle protagoniste del movimento femminista artistico;15 come in un diario, l’ordine rispetta la
ascoltate nel corso di un soggiorno newyorkese nella successione temporale degli appuntamenti, e la forma
primavera dello stesso anno, “L’altra creatività” è allo del racconto muta costantemente a seconda del grado
stesso tempo un concentrato di notizie e l’avvio di una di confidenza preesistente o dell’empatia maturata nel
riflessione sulle specificità della creatività femminile, corso del confronto a due. A dispetto della titolazione
destinata a rimanere a lungo al centro dell’attività generale, non sempre il formato classico dell’intervista
critica e teorica di Sauzeau e delle discussioni fra le è rispettato, quasi a riprova dell’ormai assestato sov-
artiste e le critiche vicine al movimento femminista. vertimento del genere nell’ambito della critica d’arte
Se il contesto internazionale era segnato da a seguito delle pratiche maturate nella seconda metà
una effervescenza creativa e politica, e da una rimessa degli anni sessanta, testimoniato in maniera eclatante
in questione generale della storia e di tutta la cultura da Autoritratto di Carla Lonzi.16
occidentale, Il complesso di Michelangelo appare come Tra il dicembre del 1974 e l’estate del 1975
una iniziativa originale proprio perché capace di com- Weller ha dunque incontrato una serie di donne
binare insieme, come si è detto, l’attualità dell’inchiesta che potessero da una parte contribuire al lavoro di
e la prospettiva storica delle presenze. ricostruzione storica (“Cerco di avere notizie sulla sua
vita meno vaghe di quelle che si possono leggere nelle
Un libro corale biografie dei cataloghi” [fig. 3])17 e dall’altra portare
Il complesso di Michelangelo [fig. 2] è articolato un punto di vista personale, originale, frutto di una
in quattro sezioni, ineguali per estensione. La prima esperienza nel mercato o nella critica. Da questo
si presenta come una raccolta di interviste e conver- punto di vista la campionatura selezionata è interes-
sazioni con alcune delle artiste, critiche, galleriste e sante perché riunisce donne diverse per generazione,
intellettuali tra le più note al tempo. La seconda parte provenienza geografica, formazione e attività. Tutte
è interamente dedicata alla pubblicazione delle rispo- vengono introdotte da una presentazione breve ma
ste delle artiste a un questionario di dieci domande esauriente e a tutte viene chiesto se, e come, il fatto
preparato da Weller. La terza riunisce testimonianze di essere donna abbia inciso sulla propria vicenda
e citazioni di varia provenienza (testi, lettere inviate professionale, ma per il resto è evidente che per
all’autrice, estratti da articoli e saggi), e costituisce così quanto concerne gli incontri con le galleriste e le cri-
una sorta di piccola antologia. Infine, l’ultima sezione, tiche Weller sembra seguire solo in parte uno schema
che occupa una parte consistente del libro, è com- prefissato; viceversa, le domande rivolte alle artiste
posta esclusivamente da schede in ordine alfabetico incorporano la sequenza preparata per il questiona-
– da Carla Accardi a Rougena Zatkova – nelle quali rio ma al tempo stesso subiscono quasi sempre 18 le
Weller ha riunito tutte le informazioni che è riuscita a
raccogliere su un numero stupefacente di artiste, cioè
duecentosettanta donne attive in Italia dall’inizio del 15 Nell’ordine: Antonietta Raphaël Mafai, Carmengloria
Morales, Bice Lazzari, Giosetta Fioroni, Titina Maselli, Laura
XX secolo al momento della redazione del libro. Poiché
Grisi, Marisa Volpi, Edita Broglio, Carla Panicali, Mara Coccia,
si tratta del primo tentativo in assoluto di ricostruire Beverly Pepper, Lorenza Trucchi, Jeanne Fort Severini, Luisa
quella storia, nella lista si trovano artiste molto note e Laureati, Angelica Savinio De Chirico, Valentina Orsini, Palma
Bucarelli, Nanda Vigo, Carla Accardi, Elena Gianini Belotti; si
altre all’epoca completamente sconosciute o dimenti- veda WELLER, 1976, p. 31-91.
cate; di conseguenza, le schede sono molto diverse tra 16 Carla LONZI, Autoritratto, Bari, 1969. Sulle modalità e le
loro per quantità e qualità delle informazioni, dalle implicazioni della radicale trasformazione operata da Lonzi nella
pagine accurate e fitte di dati alle poche righe di notizie critica d’arte e soprattutto nel confronto diretto con gli artisti si
veda Laura IAMURRI, Un margine che sfugge. Carla Lonzi e l’arte in
biografiche incerte e lacunose. Italia, 1955-1970, Macerata, 2016, specialmente i capitoli 3 e 4.
Come appare evidente da questo succinto 17 WELLER, 1976, p. 32. La citazione è tratta dal resoconto
sommario, sotto la regia di Simona Weller Il com- dell’incontro con Antonietta Raphaël Mafai; si tratta
plesso di Michelangelo è un libro polifonico. Tutta la probabilmente di una delle ultime interviste rilasciate
dall’artista, scomparsa nel settembre 1975 a Roma.
prima parte, riservata alle Interviste, è animata dagli
18 L’eccezione è rappresentata da Carla Accardi, che
incontri dell’autrice con venti figure importanti e espresse il desiderio di rispondere alle domande in forma 3
rappresentative della presenza femminile nel contesto scritta. Le sue risposte, precedute da un brevissimo scambio
88 4 Titina Maselli nel suo studio a Parigi, da WELLER, 1976 Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 89
5 Elisa Montessori, 14142 × 14142 = 2 square meters of art,
1976, courtesy l’artista e Monitor, Roma/Lisbona

attraverso “ricerche di biblioteca” o su segnalazione


“di critici, collezionisti, persone di cultura”.22
Su questa base, è interessante vedere come l’ar-
ticolazione del questionario segua almeno tre nuclei: il
primo di carattere grosso modo statistico; 23 il secondo
concentrato piuttosto sulle relazioni all’interno
dell’ambiente artistico, e in particolare sulle relazioni
con le altre donne, artiste e critiche; 24 il terzo, infine,
sulle specifiche difficoltà incontrate dalle artiste, sul
confronto con i colleghi, sulla annosa questione di
4 Michelangelo, sulla difficile conciliazione tra vita
professionale e scelte private, sulle previsioni per il
variazioni e le incognite di un confronto diretto. È futuro delle artiste.25 La scelta di ordinare le risposte
impossibile riassumere la complessità e la vivacità mantenendo come ossatura portante la sequenza
riversate in quelle pagine da donne dai profili tanto dei quesiti concentra l’attenzione sull’aspetto corale
diversi, ma vale la pena di ricordare almeno la lunga già ricordato: come mostra l’adozione delle stesse
intervista con Palma Bucarelli che, per essere datata domande nelle interviste a Accardi, Fioroni, Grisi,
al giugno 1975, deve essersi svolta alla vigilia del Maselli [fig. 4] e alle altre artiste nella prima sezione
suo pensionamento e che appare dunque come uno del libro, si tratta qui di una scelta critica molto precisa,
straordinario bilancio della sua più che trentennale che introduce una gerarchia implicita privilegiando da
direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna.19 una parte le personalità di alcune nella dimensione
La sezione dedicata al Questionario si apre privata dell’incontro, e riunendo dall’altra le risposte
con due lettere di rifiuto: una di Nilde Carabba, dalle ricevute per lo più in forma scritta in una struttura
motivazioni politiche e dai modi civili, e una di Bona dal carattere necessariamente collettivo. È interessante
De Pisis, che comincia con le parole “Professoressa constatare che non tutte le domande hanno ricevuto
di merda” e prosegue su questo tono con una serie di risposta, che ci sono domande alle quali le artiste
ingiurie irriferibili.20 Il questionario in realtà non era hanno risposto più volentieri (la prima) e altre alle
privo di interesse e, a conferma del carattere collettivo quali si sono sottratte in gran numero (la penultima)
dell’impresa, era parte di una ricerca alla quale, come e che su ottanta artiste che hanno accettato di parteci-
scrive Weller, “sono state pregate di collaborare circa pare al questionario, soltanto undici hanno risposto a
duecentocinquanta persone (tra artiste, critiche,
galleriste)”.21 La lista di dieci domande si rivolgeva in
maniera specifica alle artiste e nella sua impostazione 22 Ibidem, p. 22. Su questo punto si veda Laura IAMURRI,
rivelava un aspetto cruciale del lavoro di Weller, vale a “Parole e silenzi: la scena critica”, in Benedetta CARPI DE
RESMINI, Laima KREIVYTE (a cura di), MAGMA. Corpo e parola
dire la concentrazione sulla professionalità del lavoro nell’arte femminile tra Italia e Lituania 1965-2015, catalogo
artistico: nel Complesso di Michelangelo sono prese in della mostra (Roma, Istituto Centrale per la Grafica, 2018),
considerazione solo ed esclusivamente le artiste con una Macerata, 2018, p. 271.

storia espositiva e una attività documentata “da almeno 23 “1. Da quanti anni dipinge o scolpisce o lavora? 2. Quando
ha deciso di rendere il suo lavoro professionale?”, WELLER,
dieci anni” e le cui tracce potessero essere ripercorse 1976, p. 95.
24 “3. Quali difficoltà ha incontrato? 4. Da chi è stata aiutata?
Perché? 5. Che cosa pensa della critica, dell’arte italiana e delle
donne che la professano? 6. Segue il lavoro delle sue colleghe
epistolare con Simona Weller, sono comunque incluse nella italiane? Quali sono quelle che stima?”, ibidem.
sezione “Interviste”: ibidem, p. 83-88.
25 “7. Le hanno mai detto che è brava come un uomo? E se sì,
19 Ibidem, p. 73-80. Si tratta curiosamente di una fonte come ha reagito a questa osservazione? 8. Cosa pensa 5
scarsamente citata nella copiosa letteratura su Palma Bucarelli. dell’opinione comune che non è mai esistito un Michelangelo
donna? 9. Ritiene che il matrimonio e i figli costituiscano un
20 Si vedano le lettere di Bona De Pisis e Nilde Carabba,
ostacolo alla creatività e alla professione? 10. Prevede che la
ibidem, p. 94.
donna artista possa avere lo spazio che le spetta e che adesso è
21 Ibidem, p. 93. riservato a una esigua percentuale? In quanto tempo?”, ibidem.
90 6 Dadamaino e Marcia Hafif, da WELLER, 1976 Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 91

tutti i quesiti.26 Ne emerge un quadro estremamente femministe da Paese Sera. Anche qui, l’antologia è
complesso, in cui l’espressione netta della consa- tutt’altro che banale, soprattutto per quanto concerne
pevolezza politica di alcune (Giovanna De Sanctis, i testi delle artiste: tanto gli scritti d’occasione, in
Manuela Fraire, Stephanie Oursler, Suzanne Santoro) forma di lettera o di dichiarazione, quanto le note di
si affianca a risposte dal tono più personale, più legato lavoro costituiscono un ulteriore e prezioso elemento
alla percezione di una vicenda individuale vissuta di quella già ricordata polifonia, che rende questo libro
spesso in ambiti provinciali; la lucidità di analisi e il entro certi limiti una specie di opera collettiva, molto
distacco vagamente ironico (Mirella Bentivoglio, Lucia più di quanto possano rendere conto i ringraziamenti
Marcucci, Elisa Montessori [fig. 5]) risaltano in rapporto pubblici di Weller alle molte persone che l’hanno
a punti di vista più concentrati sul dato esperienziale; aiutata a individuare le artiste.28
le rivendicazioni di assoluta autonomia si confrontano La parola torna in pieno all’autrice nell’ultima
con la sensazione di un mutamento sociale profondo sezione del libro, nell’inedita rassegna in cui Weller
ormai avviato ma certo tutt’altro che concluso. Le storie fornisce tutte le informazioni che è riuscita a racco-
personali, le provenienze geografiche e sociali, i diversi gliere su duecentosettanta artiste attive in Italia nel
livelli di formazione culturale e politica compongono XX secolo: una specie di fondamentale enciclopedia
un mosaico straordinario, tanto più interessante se che rivela, pagina dopo pagina, un mondo largamente
messo a confronto con le contemporanee pratiche delle sconosciuto di figure femminili; l’indifferenza costitu-
artiste. Intervallate dalle riproduzioni delle opere, le tiva dell’ordine alfabetico mette una accanto all’altra
pagine dedicate al questionario e alle risposte – pur con artiste molto note e altre completamente dimenticate,
alcuni evidenti errori nel montaggio dovuti senz’altro schede articolate in cui sono elencati premi e biblio-
alla gran mole di lavoro – restituiscono un panorama grafia e altre di sole quattro righe, come quelle delle
certo non completo ma sicuramente molto dettagliato aeropittrici Magda Falchetto e Adele Gloria.29 La
della situazione delle artiste in Italia alla metà degli sezione delle Schede restituisce insomma una sorta di
anni settanta, con tutte le sfumature e le contraddizioni stato degli studi e delle conoscenze all’altezza del 1976;
dell’appartenenza o meno ai movimenti femministi. accanto alle artiste ancora definibili “pittrici” e “scul-
Quanto il riconoscimento del lavoro delle arti- trici” avanzano le “operatrici estetiche”, e soprattutto
ste nel generale contesto della cultura moderna fosse emergono pratiche non sempre facilmente catalogabili:
una delle ambizioni di Simona Weller lo conferma alcune dimenticanze, come per esempio la mancata
in maniera inequivocabile la sezione dei Documenti, menzione della installazione-performance Respiro di
che si apre con un contributo di Rita Levi Montalcini Cloti Ricciardi e la limitata campionatura delle opere
dal titolo “Le donne scienziate e il movimento di ambientali di Laura Grisi,30 testimoniano insieme di
liberazione femminile”,27 e prosegue con una note-
vole antologia di scritti e appunti di artiste (Ketty
28 Ibidem, p. 251. Nelle pagine successive (p. 252-254) Weller
La Rocca, Carla Accardi, Verita Monselles, Marcia riporta alcuni dei suggerimenti ricevuti, dando così
Hafif, Dadamaino [fig. 6] , Paola Levi Montalcini etc.) ulteriormente spazio a voci diverse.
e storiche e critiche d’arte (Marisa Dalai Emiliani e Lea 29 Su Magda Falchetto e Adele Gloria si veda ora Mirella
Vergine), alternati a brani tratti da testi politici, come BENTIVOGLIO, Franca ZOCCOLI, Le futuriste italiane nelle arti
visive, Roma, 2008, rispettivamente alle p. 212-213 e 215-219;
Il secondo sesso di Simone de Beauvoir e L’origine della Giancarlo CARPI (a cura di), Futuriste. Letteratura. Arte. Vita,
famiglia, della proprietà privata e dello stato di Friedrich Roma, 2009, p. 625-626 (per Magda Franchetto), p. 408-410 e
Engels, alla presentazione del IV Premio Bolzano 630-631 (per Adele Gloria).

di Stefano Cairola e a brani di articoli su questioni 30 Respiro, di Cloti Ricciardi, fu allestita al Teatro La Fede,
Roma, 1968; il progetto è pubblicato in “Cloti Ricciardi”,
marcatré, no 43-45 (luglio-settembre 1968), p. 248-251. Il percorso
artistico di Laura Grisi è riassunto in maniera più dettagliata
26 Devo queste precisazioni al lavoro svolto nell’ambito del
nella sezione Interviste rispetto alla veloce scheda (si veda
mio corso “Arte e femminismo a Roma negli anni settanta”
WELLER, 1976, p. 47-49 e p. 200). Tra gli interventi di Grisi non
(Dipartimento di Studi Umanistici, Università Roma Tre,
esplicitamente citati merita di essere ricordato Vento di s.e.
A.A. 2016-2017) da Federica Amendola, Marta Bracci,
velocità 40 nodi per il Teatro delle Mostre alla galleria
Lola Carrel, Federica De Propis, Agatha Essex, Anita Moreno,
La Tartaruga di Plinio De Martiis: Maurizio CALVESI, Achille
Agathe Torres, Martina Viviani.
BONITO OLIVA, Teatro delle Mostre, Roma, 1968; si veda Ilaria 6
27 In WELLER, 1976, p. 142-144. BERNARDI, Teatro delle mostre. Roma, maggio 1968, Milano, 2014.
92 7 Stephanie Oursler, Happy New Year, 1974, stampa Studio Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 93
d’Arte Eremitani, Padova

una oggettiva difficoltà e forse di alcune idiosincrasie doppio gioco, questo procedere per aggiustamenti
dell’autrice; la presenza poco più che episodica della successivi descrive con buona approssimazione il
fotografia ne riflette lo statuto ancora ambiguo alla lavoro di ricostruzione di una mostra in assenza di
metà degli anni settanta. documentazione visiva.
L’esposizione Il complesso di Michelangelo aprì
La mostra dunque a Roma nel mese di marzo 1977 in una galleria
Il complesso di Michelangelo era uscito nel privata.33 A questa data, le esposizioni di sole artiste
1976 per i tipi della Nuova Foglio, casa editrice si erano già moltiplicate in Italia, e il dibattito sulle
infaticabile, negli anni settanta, nella pubblicazione cosiddette “mostre-ghetto” aveva già raggiunto una
di libri e riviste d’arte, cataloghi d’esposizione, temperatura piuttosto elevata. È utile in proposito ricor-
scritti e libri d’artista. La presentazione del libro a dare Il mistero svelato, organizzata nel 1974 da Nanda
Roma fu affidata ancora una volta a Cesare Vivaldi, Vigo e itinerante in alcune gallerie private di Milano,
insieme a Marisa Volpi, che ha sempre avuto le sue Padova, Bologna e in altre piccole città dell’I talia
riserve nei confronti del movimento femminista,31 settentrionale; 34 in occasione della mostra, della
e a Elisabetta Rasy, femminista invece e fondatrice quale non sembra essere stato stampato un catalogo,
– con Anne Marie Sauzeau Boetti, Manuela Fraire e fu pubblicata una serie di otto litografie delle artiste
Mary Caronia – delle Edizioni delle Donne: dunque che avevano partecipato alla mostra, vale a dire Jole
un terzetto dall’equilibrio incerto e per questo sicu- de Freitas, Ketty la Rocca, Verita Monselles, Stephanie
ramente interessante. Soprattutto, la presentazione fu Oursler [fig. 7] , Lucia Pescador, Berty Skuber, Simona
l’occasione per l’organizzazione di una mostra che Weller, e naturalmente Nanda Vigo.35
con ogni probabilità è da ricordare come la prima A partire più o meno dallo stesso periodo a
retrospettiva dedicata alle artiste in Italia. Erbusco, un piccolo centro in provincia di Brescia,
La ricostruzione di questa esposizione pre- Romana Loda dedicava una parte importante dell’at-
senta più di una difficoltà: come in occasione di altri tività della sua galleria Multimedia alle mostre di sole
studi sulle attività delle artiste in Italia e non solo, la artiste: alla prima, inaugurata nel 1974 con il titolo
7
raccolta delle fonti si è trasformata in un esercizio di Coazione a mostrare, fece seguito negli anni succes-
pazienza, un procedere a tentoni nel corso del quale sivi una serie di mostre in varie sedi, distinte dalla
ci si è spesso trovate davanti a false piste, alla perdita ricorrente intestazione Magma e particolarmente
della documentazione scritta (se mai è esistita, a interessanti per la selezione delle artiste, che acco- sfogliare oggi i cataloghi appare evidente come molte dell’avanguardia internazionale, la mostra di Weller
parte – in questo caso – un biglietto di invito), e glieva anche performers e body artists straniere; 36 a artiste poi divenute celebri abbiano fatto la loro prima aveva da una parte una estensione maggiore dal punto
all’assenza di documentazione visiva, in particolare apparizione in Italia grazie a Romana Loda. di vista temporale, con l’ambizione di coprire tutto il
di fotografie che documentino l’allestimento della Tuttavia, Il complesso di Michelangelo secolo, e dall’altra una ottica più ristretta in termini
mostra. Di fronte a queste difficoltà, non si può non convegno WAS (Women Artists Shows·Salons·Societies): appartiene a una tipologia di esposizione diversa, di geografia artistica.
expositions collectives d’artistes femmes 1876-1976 (Paris, Jeu
ripensare al concetto di bricolage elaborato da Claude de Paume, 8-9 dicembre 2017): Laura IAMURRI, “Femmes artistes perché come si è detto si tratta della prima retro- Infatti, se Il complesso di Michelangelo aveva
Lévi-Strauss: nell’interpretazione che ne ha dato in italiennes du XX e siècle: Il complesso di Michelangelo, Rome, spettiva dedicata alle artiste italiane del XX secolo. un orizzonte nazionale, alla mostra furono invitate
1977”, Artl@s Bulletin, vol. VIII, no 1, 2019, p. 243-254.
seguito Linda Nochlin, si tratta di “costruire il pro- La mostra precede di tre anni la più celebre L’altra – per ragioni economiche – soltanto artiste residenti
prio metodo via via che si va avanti per rispondere alle 33 Sul contesto artistico romano di quegli anni si veda Daniela metà dell’avanguardia, ideata e curata da Lea Vergine, a Roma, e nonostante l’assenza di una vera struttura
LANCIONI (a cura di), Anni 70. Arte a Roma, catalogo della mostra
necessità del materiale e dell’argomentazione in corso (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2013), Roma, 2013. inaugurata a Milano e poi itinerante a Roma e a organizzativa, nelle sale della galleria Giulia furono
di evoluzione e, viceversa, esaminare il materiale alla 34 La mostra fu allestita a Milano, galleria del Milione;
Stoccolma.37 Ma se quest’ultima presentava in un riunite le opere di quaranta artiste altamente rappre-
luce dell’argomentazione così costruita”.32 Questo Calice Ligure, galleria Il Punto; Padova, galleria Eremitani; circuito di spazi istituzionali le donne dimenticate sentative. Poiché la mostra era direttamente legata al
Bologna, galleria Duemila; La Spezia, galleria Studio ’74. libro, non si ritenne necessario fare un catalogo né, a
La successione delle diverse sedi è sul sito web di Weller:
http://www.simonaweller.com/italiano/esposizioni. quanto pare, una lista delle opere esposte. E infine,
31 Si veda Marisa VOLPI, Simona WELLER, “Lettera aperta: le Loda e l’arte delle donne nell’Italia degli anni settanta”,
donne nell’arte”, Qui arte contemporanea, no 17, 1977, p. 50-55.
shtml#mostrecollettive (ultimo accesso 14 dicembre 2017).
Ricerche di s/confine, vol. VI, no 1, 2015, p. 143-153.
per quanto finora emerso, nessuno pensò di fare delle
35 Il mistero svelato L.H.O.O.Q., cartella di otto litografie, fotografie dell’allestimento. La retrospettiva resta
32 Linda NOCHLIN, “Memoirs of an Ad Hoc Art Historian”, in 37 Lea VERGINE, L’altra metà dell’avanguardia, 1910-1940:
cm 50 × 35, stampa Studio d’Arte Eremitani, Padova, 1974. dunque fino a oggi non documentata né documen-
Linda Nochlin, Representing Women, London/New York 1999, pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche,
p. 10 (traduzione dell’autrice). Si veda Claude LÉVI-STRAUSS, 36 Romana LODA (a cura di), Magma, catalogo della mostra catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale; Roma, Palazzo tabile dal punto di vista visivo; tuttavia, grazie alle
Il pensiero selvaggio (Paris, 1962), trad. it Paolo Caruso, (Brescia, Castello Oldofredi d’Iseo, 1975; Firenze, galleria delle Esposizioni; Stoccolma, Kulturhuset, 1980-1981), Milano
Milano, 1964, p. 30-31. Una riflessione sulle difficoltà e sulle Michaud, 1976; Verona, Museo Castelvecchio, 1977), Brescia 1980. Si veda Laura IAMURRI, “Questions de genre et histoire de
testimonianze orali, si può cercare di ricostruirne
fonti di questa ricerca è stata presentata in occasione del 1977. Si veda Raffaella PERNA, “Mostre al femminile: Romana l’art en Italie”, Perspective, no 4, 2007, p. 716-721. almeno alcuni degli aspetti principali.
94 8 Deiva De Angelis, Autoritratto, 1922, Roma, Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 95
collezione privata
9 Anne Marie Boetti, “Le finestre senza la casa”,
Data, no 27, luglio-settembre 1977, p. 34

Secondo la testimonianza di Weller, i tre


ambienti principali della galleria, i corridoi di passag-
gio e qualche altro piccolo spazio di raccordo erano
allestiti con le opere di artiste per la maggior parte
ancora viventi: una sala era riservata alle “storiche”, tra
le quali figuravano Adriana Pincherle (che esponeva
l’Autoritratto oggi agli Uffizi), Deiva De Angelis, autrice
di un altro icastico Autoritratto [fig. 8] , Edita Broglio e
Antonietta Raphaël, delle quali non è stato possibile
identificare le opere esposte. Accanto alle artiste della
scuola romana anche le futuriste – all’epoca tutte
ancora viventi – avevano il loro spazio con opere di
Benedetta Cappa Marinetti, di Barbara e di Regina;
nelle vetrine nel corridoio riservato alla grafica erano
inoltre esposte le illustrazioni di Rosa Rosà.
L’inserimento delle artiste nelle categorie
consuete, l’ordinamento che rispetta l’appartenenza
ai movimenti, la considerazione del loro operato in
base all’appartenenza o meno a tendenze storicizzate:
tutto questo conferma come Weller intendesse inse-
rire le artiste all’interno dell’architettura storiografica
preesistente invece di elaborare modelli e strutture
differenti, come emergeva nel dibattito femminista
e come ipotizzava già allora Anne Marie Sauzeau
8
Boetti.40 Resta tuttavia il carattere di ricognizione
storica a tutto campo, capace di riunire un numero
La galleria Giulia, aperta nel 1971 da Carla ragguardevole di artiste la cui attività copriva un arco
Mendini e Giorgio Manzardo a via Giulia 148,38 cronologico dall’inizio del secolo alla contempora-
non era una galleria “d’avanguardia”; prendendo in neità più attuale.
prestito un termine dalla storiografia dell’arte del Le artiste delle generazioni successive erano
XIX secolo, la si potrebbe definire una galleria juste più numerose e occupavano due ambienti della gal-
milieu.39 Presentava però altri vantaggi: era molto leria: tutte artiste note e riconosciute, perché come si
frequentata da una certa mondanità artistica romana, è visto per il libro Weller aveva selezionato soltanto
e si sviluppava su diversi ambienti; lo spazio fisico professioniste, che avevano una storia espositiva, un
della galleria permetteva dunque di immaginare una curriculum e una bibliografia. E in effetti nelle sale
esposizione storica articolata in sezioni, ciascuna dedicate alle generazioni del dopoguerra si potevano
dedicata grosso modo a un’epoca. vedere tra le altre opere di Titina Maselli, Carla Accardi,
Giosetta Fioroni, Bice Lazzari, Elisa Montessori,
Marilù Eustachio. Per queste ultime l’identificazione
delle opere esposte è tanto più problematica in quanto
38 Inizialmente gestita da Ennio Casciaro, la galleria fu in
seguito diretta dalla storica dell’arte Carla Mazzoni, seguita da
Walter Cantatore. Mazzoni era la direttrice all’epoca del
Complesso di Michelangelo (Simona Weller in conversazione
40 NOCHLIN, [1971] 2014; Anne Marie [Sauzeau] BOETTI,
con l’autrice, Calcata, 3-4 novembre 2017).
“Negative Capability as Practice in Women’s Art”,
39 Originariamente utilizzata da Albert Boime (The Studio International. Journal of Modern Art, vol. XII, no 1,
Academy and French Painting in the Nineteenth Century, gennaio- febbraio 1976, p. 24-25; si veda inoltre la sintesi
Londra, 1971), la categoria del “juste milieu” ha assunto pubblicata successivamente in Anne Marie [Sauzeau] BOETTI,
particolare pregnanza specialmente nella declinazione “Arti visive”, in Manuela FRAIRE (a cura di), Lessico politico
formulata da Robert JENSEN, Marketing Modernism in delle donne, vol. 6: “Cinema, letteratura, arti visive”, Roma, 9
Fin-de-Siècle Europe, Princeton, 1994, p. 139-141. 1979, p. 131-184.
96 Studiolo 15 / dossier / Laura Iamurri / 97

la stampa dell’epoca privilegiava, nei casi in cui gli conoscersi, di lavorare fianco a fianco, di ritrovarsi in bibliografia NOCHLIN, [1971] 2014: Linda Nochlin, Perché non ci sono state
grandi artiste? (New York, 1971), trad. it. Jessica Perna, Roma,
articoli venivano illustrati con riproduzioni di lavori una impresa comune che per alcune di loro era il primo
X Quadriennale..., 1973: X Quadriennale Nazionale d’Arte. 2014, p. 5-19.
in mostra, le opere del periodo tra le due guerre. Nel avvenimento collettivo condiviso con altre donne, e 2. Situazione dell’arte non figurativa, catalogo della mostra NOCHLIN, 1999: Linda Nochlin, “Memoirs of an Ad Hoc Art Historian”,
caso della stampa generalista e quotidiana questa soprattutto con colleghe di generazioni diverse. Penso (Roma, Palazzo delle Esposizioni), Roma, 1973. in Linda Nochlin, Representing Women, Londra/New York,
BENTIVOGLIO, ZOCCOLI, 2008: Mirella Bentivoglio, Franca Zoccoli, Le futu- 1999.
tendenza può essere attribuita a un certo conformismo, che non si debba sottostimare questo carattere sociale, riste italiane nelle arti visive, Roma, 2008. NOCHLIN, SUTHERLAND HARRIS, 1976: Linda Nochlin, Ann Sutherland
che lascia da parte sia le opere contemporanee che i che è stato per alcune l’inizio di relazioni di amicizia BERNARDI, 2014: Ilaria Bernardi, Teatro delle mostre, Roma, maggio Harris, Women Artistis, 1550-1950, catalogo della mostra
dipinti dell’avanguardia futurista, o ad alcuni interessi di lunga durata e che ha dato luogo in qualche caso 1968, Milano, 2014. (Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art; Austin,
BERTILOTTI, SCATTIGNO, 2005: Teresa Bertilotti, Anna Scattigno (a cura di), University Art Museum; Pittsburgh, Carnegie Museum of Art;
di mercato portati avanti anche dai periodici a grande all’avvio di percorsi comuni. Alcune artiste avevano Il femminismo degli anni settanta, Roma, 2005. New York, Brooklyn Museum), Los Angeles, 1976.
diffusione;41 ma nel caso della recensione pubblicata già partecipato al movimento delle donne e in par- BOCCIA, 1990: Maria Luisa Boccia, L’io in rivolta. Vissuto e pensiero NOCHLIN, SUTHERLAND HARRIS, 1979: Linda Nochlin, Ann Sutherland
di Carla Lonzi, Milano, 1990. Harris, Le grandi pittrici, 1550-1950, trad. it. Margherita Leardi,
da Anne Marie Sauzeau Boetti su Data, penso che ticolare ai primi collettivi femministi, come Carla BOCCIA, 2014: Maria Luisa Boccia, Con Carla Lonzi. La mia opera Milano 1979.
si trattasse piuttosto della volontà di mostrare la Accardi, Cloti Ricciardi, Elisa Montessori e la stessa è la mia vita, Roma, 2014. PAGNOZZATO, 1976: Riccarda Pagnozzato, “Il mercato del femmini-
profondità storica della presenza femminile nelle arti Weller. Altre erano totalmente estranee al movimento BOETTI, 1975: Anne Marie [Sauzeau] Boetti, “L’altra creatività”, smo”, Effe, IV, no 6, 1976, p. 41.
Data, n° 16/17, estate 1975, p. 54-59. PERNA, 2015: Raffaella Perna, “Mostre al femminile: Romana Loda
moderne. Femminista, fondatrice – lo si è già ricor- e a qualsiasi forma di impegno politico: non solo le BOETTI, 1976: Anne Marie [Sauzeau] Boetti, “Negative Capability e l’arte delle donne nell’Italia degli anni settanta”, Ricerche
dato – delle Edizioni delle Donne, Sauzeau illustra il artiste più anziane, ma anche quelle che non hanno as Practice in Women’s Art”, Studio International. Journal of di s/confine, vol. VI, no 1, 2015, p. 143-153.
suo articolo con tre immagini, di cui due quadri della mai voluto partecipare o mescolarsi al femminismo, Modern Art, vol. XII, no 1,gennaio-febbraio 1976, p. 24-25. SERAVALLI, 2013: Marta Seravalli, Arte e femminismo a Roma negli
BOETTI, 1977: Anne Marie [Sauzeau] Boetti, “Le finestre senza la anni settanta, Roma, 2013.
scuola romana degli anni Venti (l’Autoritratto di Deiva come Titina Maselli o Giosetta Fioroni. Per tutte, casa”, Data, no 27, luglio-settembre 1977, p. 32-37. TRASFORINI, 2014: Maria Antonietta Trasforini, Perché non ci sono
De Angelis e Il ventaglio cinese di Pasquarosa Marcelli questa mostra era l’occasione per un incontro con delle BOETTI, 1979: Anne Marie [Sauzeau] Boetti, “Arti visive”, in Manuela state grandi artiste? Ovvero come stupide domande richie-
Fraire (a cura di), Lessico politico delle donne, vol. 6: “Cinema, dano lunghe risposte, in NOCHLIN, [1971] 2014.
Bertoletti) e uno straordinario lavoro dalla serie delle sorelle maggiori e sconosciute, la possibilità dunque di letteratura, arti visive”, Roma, 1979, p. 131-184. VETRIH, GIORGI, 2015: Joško Vetrih, Giulia Giorgi (a cura di), Saksida,
Morfologie alla quale Elisa Montessori lavorava in que- cominciare a costruire una genealogia, di conoscersi e CALVESI, BONITO OLIVA, 1968: Maurizio Calvesi, Achille Bonito Oliva, catalogo della mostra (Gorizia, Musei Provinciali; Trieste,
gli anni, un collage di disegni e fotografie, sviluppato riconoscersi, e di mettere in questione infine la storia Teatro delle Mostre, Roma, 1968. Associazione culturale per l’arte Kons, 2014-2015), Trieste, 2015.
CARPI, 2009: Giancarlo Carpi (a cura di), Futuriste. Letteratura. VERGINE, 1980: Lea Vergine (a cura di), L’altra metà dell’avanguar-
su una griglia basata sul modulo quadrato, che articola e la contemporaneità dell’arte. Arte. Vita, Roma, 2009. dia, 1910-1940: pittrici e scultrici nei movimenti delle avan-
sotto forma di veduta zenitale una inchiesta visiva sulle CINELLI, 2013: Barbara Cinelli, “Artisti, mercanti, falsari. L’arte guardie storiche, catalogo della mostra (Milano, Palazzo
forme della natura e sugli interventi umani [fig. 9] .42 Desidero esprimere la mia più sincera grati- contemporanea e tre rotocalchi: “Epoca”, “Europeo”, Reale; Roma, Palazzo delle Esposizioni; Stoccolma, Kulturhuset,
“Espresso”, 1960-1979”, in Barbara Cinelli, Flavio Fergonzi, 1980-1981), Milano, 1980.
Tutti gli spazi della galleria erano occupati tudine a Simona Weller per aver voluto condividere Maria Grazia Messina et alii (a cura di), Arte moltiplicata. VOLPI, WELLER, 1977: Marisa Volpi, Simona Weller, “Lettera aperta:
dalle opere esposte. Secondo la testimonianza di con me le sue carte e i suoi ricordi. Ringrazio inoltre L’immagine del’900 italiano nello specchio dei rotocalchi, le donne nell’arte”, Qui arte contemporanea, no 17, 1977,
Milano, 2013, p. 195-214. p. 50-55.
Simona Weller, i quadri erano montati nei tre ambienti Riccardo Cerioni e Roberta Storchi per l’aiuto nella DOMINIJANNI, 2010: Ida Dominijanni, “Sputiamo su Hegel”, relazione WELLER, 1976: Simona Weller, Il complesso di Michelangelo. Ricerca
principali, le sculture in un disimpegno appena un po’ ricostruzione delle vicende della galleria Giulia; e inedita presentata al convegno Taci, anzi parla. Carla Lonzi e sul contributo dato dalla donna all’arte italiana del Novecento,
discosto, le opere grafiche nel corridoio e, infine, i lavori Giuseppe Capparelli per la prima citazione in epigrafe. l’arte del femminismo, a cura di Maria Luisa Boccia, Manuela Pollenza, 1976.
Fraire, Laura Iamurri et alii, Roma, Casa Internazionale delle WELLER, 2013: Simona Weller, intervistata da Marta Seravalli in
di Paola Levi Montalcini in un piccolo ambiente poco Un ringraziamento speciale a Elisa Montessori. Donne, 5-7 marzo 2010 (https://vimeo.com/10904192). SERAVALLI, 2013, p. 225-232.
illuminato, adatto ad accogliere le sculture cinetiche IAMURRI, 2007: Laura Iamurri, “Questions de genre et histoire de
l’art en Italie”, Perspective, no 4, 2007, p. 716-721.
con effetti luminosi. IAMURRI, 2016: Laura Iamurri, Un margine che sfugge. Carla Lonzi
Una fotografia pubblicata sul sito web di e l’arte in Italia, 1955-1970, Macerata, 2016.
Simona Weller ritrae l’artista insieme a Paola Levi IAMURRI, 2018: Laura Iamurri, Parole e silenzi: la scena critica, in
Benedetta Carpi de Resmini, Laima Kreivyte (a cura di),
Montalcini, rivelando così un altro aspetto fonda- MAGMA. Corpo e parola nell’arte femminile tra Italia e Lituania
mentale di questa esposizione: secondo quanto ha 1965-2015,catalogo della mostra (Roma, Istituto Centrale per
raccontato Weller, la redazione del libro era stato un la Grafica, 2018), Macerata, 2018, p. 269-73.
JENSEN, 1994: Robert Jensen, Marketing Modernism in Fin-de-Siècle
lavoro solitario, condotto per lo più per corrispon- Europe, Princeton, 1994.
denza o attraverso incontri a due. La mostra è stata LANCIONI, 2013: Daniela Lancioni (a cura di), Anni 70. Arte a Roma,
catalogo della mostra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2013),
per le artiste, almeno per le romane, l’occasione di Roma, 2013.
LÉVI-STRAUSS [1962] 1964: Claude Lévi-Strauss, Il pensiero selvaggio
(Paris, 1962), trad. it. Paolo Caruso, Milano, 1964, p. 30-31.
LODA, 1977: Romana Loda (a cura di), Magma, catalogo della mostra
41 Sulle connessioni tra stampa illustrata e mercato
(Brescia, Castello Oldofredi d’Iseo, 1975; Firenze, Galleria Michaud,
dell’arte si veda Barbara CINELLI, “Artisti, mercanti, falsari.
1976; Verona, Museo Castelvecchio, 1977), Brescia 1977.
L’arte contemporanea e tre rotocalchi: “Epoca”, “Europeo”,
LONZI, 1969: Carla Lonzi, Autoritratto, Bari, 1969.
“Espresso”, 1960-1979”, in Barbara CINELLI, Flavio FERGONZI,
LONZI, 1974: Carla Lonzi, “Premessa”, in Carla Lonzi, Sputiamo su
Maria Grazia MESSINA et alii (a cura di), Arte moltiplicata.
Hegel/La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti,
L’immagine del’900 italiano nello specchio dei rotocalchi,
Milano, 1974.
Milano, 2013, p. 195-214.
NOCHLIN, [1971] 1976: Linda Nochlin, “Perché non ci sono state
42 Anne Marie [Sauzeau] BOETTI, “Le finestre senza la casa”, grandi artiste?” (New York 1971), trad. it. Maria Grazia Paolini,
Data, no 27, luglio-settembre 1977, p. 32-37. DWF, no 4, 1976, p. 149-157.

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