Sei sulla pagina 1di 2

In occasione dell’anniversario della sua morte voglio ricordare un altro pittore labronico importante, Enrico

Pollastrini. Egli nacque a Livorno da Giovanni e Angiola Fantappiè. Iniziò il suo percorso formativo nella
bottega del pittore V. De Bonis e nel 1829, all'età giovanissima, si iscrisse all'Accademia di belle arti di
Firenze sotto la guida di P. Benvenuti e G. Bezzuoli, maestro di pittura di importanti artisti come G. Fattori e
S. Lega.

Tra il 1835 e il 1841 lavorò alla realizzazione di 32 pannelli illustrativi de "I Promessi Sposi" per il collezionista
François Jacques de Larderel. Nel 1837 presentò "Agar e Ismaele nel deserto" all'Accademia di Firenze. Nel
1839 conobbe F. D. Guerrazzi, che lo raccomandò a Niccolò Puccini. Puccini voleva coinvolgere gli artisti
toscani più capaci in un progetto educativo attraverso l'arte, commissionando a Pollastrini il dipinto storico
"Morte di Alessandro de’ Medici".

Successivamente, presentò opere come "Colombo al convento della Rabìda" nel 1841 e "L'ultima ora di
Francesco Ferruccio" nel 1843, entrambe all'Accademia di Firenze. Nel 1845 il granduca Leopoldo II gli
commissionò il dipinto "Una famiglia salvata dall'inondazione del Serchio", esposto nello stesso anno alla
mostra di Belle Arti della Società promotrice fiorentina. Partecipò alle esposizioni della Società Promotrice
di Firenze con opere come "La morte di Philibert de Chalon duca d’Orange" nel 1846 e "Il bertuccione del
Rosso pittore fiorentino" nel 1847. Nel 1851 si candidò per la direzione dell’Istituto di Belle Arti di Siena, ma
la posizione fu assegnata a L. Mussini su raccomandazione di G. Dupré.

Dal 1853 divenne professore di disegno all'Accademia di belle arti di Firenze e frequentò il salotto culturale
dell'ingegnere F. Bartolini a Pistoia, dove si riunivano altri artisti come i Macchiaioli T. Signorini e G. Fattori,
insieme a letterati e altri artisti. Nel 1858 fu tra i promotori della rivista "Ricordi fotografici degli artisti
contemporanei in Toscana", che conteneva note, immagini e commenti dei lavori degli artisti toscani più
meritevoli.

Fu eletto socio dell'Accademia Ligustica di belle arti nel 1859 e divenne membro della commissione
consultiva di Belle Arti per le province di Arezzo e Firenze nel 1860. Nel 1861 ricevette grande successo
all’Esposizione italiana di Firenze con "Gli esuli di Siena", un dipinto che illustra l'emigrazione dei senesi nel
1555 dopo l'occupazione della città da parte di Carlo V. Questo quadro è stato in seguito collocato nel
Municipio di Livorno ma andò perduto durante la Seconda guerra mondiale. In quell'anno completò anche
la "Battaglia di Legnano". Nel 1867 partecipò all'esposizione di Parigi con "San Lorenzo che dona ai poveri i
tesori della Chiesa" e alla Promotrice di Firenze con "Il bertuccione del Pittore fiorentino Del Rosso".

Dal 1867 al 1875 fu direttore dell'Accademia di belle arti di Firenze, avendo come allievi artisti come F.
Vinea, E. Ferroni, F. Gioli, G. Bellucci, T. Lessi, e altri. Durante questo periodo, oltre ai temi storici medievali e
rinascimentali, Pollastrini si dedicò anche a scene di genere, ottenendo discreto successo con opere come
"Il gioco della buchetta" del 1873 e partecipando al Salon de Paris. Dopo una lunga malattia, morì a Firenze
nel 1876 e fu sepolto nel Famedio del Santuario di Montenero a Livorno. Una sua effigie marmorea è opera
dello scultore livornese G. Paganucci. In seguito, nel 1976, fu organizzata una mostra dei suoi disegni
restaurati presso il Museo Civico Villa Fabbricotti di Livorno.
Fonti
Un quadro per il granduca. E. Pollastrini e l'inondazione del Serchio, Polistampa, Firenze, 2002

R. Carapelli, La vita e le opere del pittore livornese E. Pollastrini, in "Le Antiche Dogane", a. XXIV, n. 287,
maggio 2023, pp. 6-8

Potrebbero piacerti anche