Capitolo III
FORME DI GOVERNO
La monarchia costituzionale
Il governo parlamentare
Il governo presidenziale.
La monarchia costituzionale si basava quindi sull’equilibrio che si veniva a creare tra i due
centri di potere ciascuno dei quali si fondava su un diverso principio di legittimazione politica
(principio ereditario per il Re e per la Camera dei Lord e principio democratico per la Camera
elettiva ) e sull’appoggio di diverse classi sociali (nobili per i primi borghesia e cittadini abbienti
per la seconda).
Alla monarchia costituzionale, attraverso una serie di passaggi e grazie alla natura flessibile
della Costituzione, si è avvicendata la forma di governo parlamentare ed il passaggio è scandito
dalla nascita di un terzo organo, il Governo o Gabinetto legato da un rapporto di fiducia con il
Parlamento.
Ciò avviene inizialmente in Inghilterra dove il Parlamento è riuscito a legare a se il Governo
grazie allo strumento della messa in stato di accusa (impeachment). Infatti il Parlamento ne
minacciava l’utilizzo quando voleva ottenere l’allontanamento dei ministri sgraditi il che portò pian
piano il Re a nominare ministri che in partenza erano appoggiati dal Parlamento.
Il dualismo rifletteva in pratica anche un determinato equilibrio sociale infatti da una parte
vi era il monarca che costituiva il punto di riferimento delle classi aristocratiche mentre dall’altra vi
era il Parlamento che rappresentava gli interessi della borghesia.
Questo equilibrio si è però modificato a vantaggio della classe borghese; Inizia cosi una
seconda fase nella quale si afferma il parlamentarismo monista grazie al fatto che la borghesia
nella pretesa di rappresentare gli interessi dell’intera nazione (nel frattempo il diritto di voto si estende ad
una sempre più vasta parte della popolazione ) ha circoscritto in maniera considerevole i poteri del Re al
punto che il Governo necessitava solo della fiducia del Parlamento relegando il Capo dello
Stato ad un ruolo di garanzia di fatto estraneo al processo di decisione politica.
Quindi nel parlamentarismo monista il potere di direzione politica si concentra nel sistema
Parlamento-Governo, intimamente legati grazie al rapporto di fiducia.
L’elemento fondamentale della forma di governo parlamentare è costituito dal rapporto di fiducia
che deve necessariamente sussistere tra il Governo ed il Parlamento, il quale può costringerlo alle
dimissioni votandogli contro la sfiducia.
Al fine di evitare che questo sistema portasse ad una eccessiva instabilità e debolezza del
Governo le Costituzioni del secondo dopoguerra hanno iniziato un processo di razionalizzazione
del parlamentarismo1 con l’obbiettivo di garantire la stabilità del Governo e la sua capacità di
realizzare l’indirizzo politico prescelto nell’ambito di un sistema costituzionale che comunque
tutelasse le minoranze politiche.
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tendenza a tradurre in disposizioni costituzionali scritte le regole sul funzionamento del sistema parlamentare.
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Ben più forte razionalizzazione è invece presente nel sistema tedesco in particolare con riferimento
all’istituto della sfiducia costruttiva in base alla quale la Camera politica può votare la sfiducia del
Cancelliere solo se contestualmente elegge a maggioranza assoluta un successore e ciò al fine di
evitare le crisi al buio.
che sono comunque superabili grazie alle caratteristiche proprie del sistema politico
americano.
La forma di governo semipresidenziale (tipico esempio è la V Repubblica
francese) nasce in Francia nel 1958 in un momento particolare in cui la Francia era
attraversata da una profonda crisi economica, politica e sociale. Allora fu chiesto al
generale de Gaulle di risolvere questa grave crisi, il quale accettò a condizione di
riformare la Costituzione limitatamente alla parte che riguardava l’organizzazione dei
poteri.
Esso costituisce una sorta di via di mezzo tra governo presidenziale e governo
parlamentare in cui il Capo dello Stato, chiamato Presidente, è eletto direttamente
dal popolo, dura in carica per un periodo prestabilito, ed è titolare insieme al
Governo del potere esecutivo (Governo bicefalo) . Il Governo dal canto suo, oltre
alla fiducia “Presidenziale” deve disporre anche della fiducia del Parlamento. Quindi
si tratta di una struttura duale che consente una elevata flessibilità, potendo contare
sulla prevalenza del Presidente o su quella del Primo ministro a seconda della forza
del Presidente.
Il Presidente è dotato di poteri abbastanza ampi: esso infatti nomina il Primo
ministro, e su proposta di quest’ultimo nomina e revoca i ministri, può sciogliere
l’Assemblea nazionale, può sottoporre a referendum i progetti di legge in talune
materie (per esempio quelle che hanno a che fare con l’organizzazione dei poteri),
può deferire al Consiglio costituzionale una legge prima della sua promulgazione ed
in situazioni di emergenza può adottare le misure richieste dalle circostanze. Da
sottolineare il fatto che molti dei suoi poteri possono essere esercitati senza
bisogno della controfirma del Governo, e quindi senza la partecipazione di
quest’ultimo al processo decisionale, la quale costituisce nei sistemi parlamentari un
limite ai poteri del Capo dello Stato, pur non essendo politicamente responsabile nei
confronti dell’Assemblea.
Nel modello semipresidenziale, il ruolo del Parlamento è piuttosto ridotto rispetto al
modello parlamentare. Il suo potere legislativo è infatti fortemente limitato dalla
Costituzione in cui sono espressamente indicate le materie di competenza legislativa
parlamentare, in tutti gli altri casi il potere legislativo è affidato all’esecutivo, il quale
può essere anche destinatario di deleghe nelle materie di competenza parlamentare.
Anche il meccanismo fiduciario è modificato a favore dell’esecutivo, infatti oltre a
mancare la fiducia iniziale, la possibilità di votare una mozione di sfiducia (da
approvare a maggioranza assoluta) per far cadere il Governo è sottoposta a rilevanti
restrizioni; inoltre quando il Governo pone la questione di fiducia sull’approvazione
di un disegno di legge, l’Assemblea nazionale ha 24 ore di tempo per presentare e
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