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Filippo de Pisis

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Luigi Filippo Tibertelli
de Pisis,

semplicemente
conosciuto come
Filippo de Pisis
(Ferrara, 11 maggio
1896 Brugherio, 2
aprile 1956), stato
un pittore e scrittore
italiano, uno tra i
maggiori interpreti
della pittura italiana

della prima met del


Novecento.

Paesaggio con
passero e casolare,
(1933) (Fondazione
Cariplo)

Fiori di campo, 1953


(Fondazione Cariplo)
Indice

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1 Biografia
2 La pittura
3 Opere principali
4 Scritti di Filippo de
Pisis
5 Note

6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti
esterni
Biografia[modifica |
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Case di de Pisis a
Venezia 1943-1949
De Pisis inizia
adolescente a scrivere
poesie, ma si dedica
anche allo studio della
pittura sotto la guida
del maestro Odoardo
Domenichini nella sua
citt natale, Ferrara,

ed proprio la pittura
in seguito a portarlo a
vivere una vita
avventurosa,
appassionata in varie
citt sia italiane
Roma, Venezia e
Milano, sia europee
Parigi e Londra.

Nel 1915 incontra De


Chirico e il fratello
Alberto Savinio a
Ferrara per il servizio
militare e nel 1917
Carlo Carr. Conosce
e si entusiasma
rimanendo
suggestionato del loro
modo di concepire la

pittura e,
inizialmente, ne
condivide lo stile
metafisico ma poi
brevi soggiorni a
Roma e a Parigi
all'inizio degli anni
venti gli aprono nuovi
orizzonti pittorici.
Inizia a rielaborare un

suo stile fatto di


suggestioni e soggetti
del tutto originali,
dove il tratto pittorico
diventa spezzato
quasi sincopato che
Eugenio Montale
defin "pittura a
zampa di mosca".

De Pisis dopo avere


scritto prose, liriche e
poesie raccolte ne I
Canti de la Croara[1]
ed Emporio nel 1916,
nel 1920 inizia a
scrivere il saggio La
citt dalle 100
meraviglie, pubblicato
in seguito a Roma nel

1923, dove si pu
notare l'influenza dei
fratelli De Chirico con
la loro visione
nostalgica e
malinconica della
pittura. Alla ricerca di
nuovi stimoli si
trasferisce nel 1925 a
Parigi. Il soggiorno si

protrasse
ininterrottamente per
quattordici anni
rivelandosi proficuo
sotto vari aspetti, ed
essenziale sotto
l'aspetto artistico.
Conosce Edouard
Manet e Camille
Corot, Henri Matisse e

i Fauves, per un uso


pi gestuale del
colore e, oltre alle
nature morte, dipinge
nel periodo parigino
paesaggi urbani, nudi
maschili e immagini
d'ermafroditi.

Nel 1926 de Pisis fa


una sua personale
presentata da Carlo
Carr alla saletta
Lidel di Milano[2] e
sulla scia del
successo, riesce ad
esporre la sua prima
mostra personale
parigina alla Galerie

au Sacre du
Printemps con la
presentazione di De
Chirico, continua in
seguito ad esporre
anche in Italia e inizia
a scrivere articoli per
L'Italia Letteraria e
altre riviste minori.
Stabil un rapporto

intenso con il pittore


Onofrio Martinelli, gi
incontrato a Roma.
Tra il 1927 e il 1928 i
due artisti divisero
anche una
casa-studio, in rue
Bonaparte. Entra
quindi a far parte
degli "italiani di

Parigi", un gruppo
d'artisti che
comprendeva de
Chirico, Savinio,
Massimo Campigli,
Mario Tozzi, Renato
Paresce e Severo
Pozzati, e il critico
francese Waldemar
George (che nel 1928

cura la prima
monografia su de
Pisis) presenta la
mostra "Appels
d'Italie" alla Biennale
di Venezia del 1930.
Durante il periodo
parigino visita Londra,
per brevi soggiorni
che ripeter ben tre

volte, stringendo
rapporti d'amicizia
con Vanessa Bell e
Duncan Grant.
Nel 1939 ritornato in
Italia, De Pisis, in
occasione del Premio
St. Vincent, passa
un'estate nella

cittadina valdostana
dove ha anche
l'occasione di
incontrare il pittore
locale Italo Mus. Si
stabilisce a Milano e,
in seguito alla
distruzione del suo
studio in Via
Rugabella nel 1943, si

stabilisce a Venezia
dove si lascia ispirare
dalla pittura di
Francesco Guardi e di
altri maestri veneziani
del XVIII secolo.
Partecipa alla vita
culturale della citt
lagunare, ma dopo un
breve soggiorno a

Parigi tra il 1947 e il


1948, inizia a rivelare
i primi sintomi di
un'arteriosclerosi che
lo costringe a
ricoversarsi in una
clinica vicino a
Brugherio. Dipinge
fino al 1953,
dopodich le precarie

condizioni di salute
non gli permetteranno
pi di svolgere alcun
lavoro e il 2 aprile
1956 muore in casa
del fratello a Milano.
L'opera di Filippo de
Pisis soffre del
fenomeno della

falsificazione gi dagli
anni '40, lui in vita.
La pittura[modifica |
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Le immagini che
l'artista dipinge sono,
pi che disegnate,
evocate e circondate
da un continuo clima

poetico, come risulta


dalle vedute parigine,
londinesi, dalle
marine veneziane, dai
nudi e dai grandi
mazzi di fiori
(indicativi sono: Fiori
del 1928 e Quai de
Tournelle, del 1938).

Nel 1949-1950, de
Pisis aderisce al
progetto della
importante collezione
Verzocchi, sul tema
del lavoro, inviando,
oltre a un
autoritratto, l'opera
Piccolo fabbro. La
collezione Verzocchi

conservata presso
palazzo Romagnoli a
Forl, sede delle
collezioni del
novecento.
Anche le opere del
suo ultimo periodo
(una lenta malattia lo
consum in una

clinica milanese)
risentono di
un'intensit poetica
eccezionale, di una
netta opposizione a
ogni forma di
classicismo, delle sue
straordinarie doti di
colorista che lo
pongono fra i pi

grandi pittori
contemporanei.
Opere
principali[modifica |
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Rose bianche, 1951
Lungo Senna, 1927
Gallo, Casa della
cultura, Palmi[3]

Senza titolo, 1943,


Olio su tavola, 47.5 x
22.5 cm.[4]
Scritti di Filippo de
Pisis[modifica |
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"I Canti de la Croara",
1916
"Poesie", Vallecchi,
1953

"La citt dalle cento


meraviglie, e altri
scritti", Vallecchi,
1965
"Cattivit veneziana",
All'insegna del pesce
d'oro, 1966
"Lettere di De Pisis:
1924-1952" a cura di

Demetrio Bonuglia,
Lerici, 1966
"Il marchesino
pittore: romanzo
autobiografico di
Filippo De Pisis",
Longanesi, 1969
"Vaghe stelle
dell'Orsa (Diario,
Bologna, 1916-1918)

e lettere al fratello
Leone (1917-1918)",
Longanesi, 1970
"Futurismo,
dadaismo, metafisica"
con Tristan Tzara,
Primo Conti, , Libri
Scheiwiller, 1981
"Vert-vert", Einaudi,
1984

"Divino Giovanni:
lettere a Comisso,
1919-1951", Marsilio,
1988
"Le memorie del
marchesino pittore",
curatori Bona De
Pisis, Sandro Zanotto,
Einaudi, 1989

"Roma al sole",
curatori Bona De
Pisis, Sandro Zanotto,
N. Pozza, 1994
Note[modifica |
modifica wikitesto]
^ Filippo De Pisis fu
anche (per un po)
sanlazzarese
^ Depisis

^ Guida d'Italia Calabria: dal Pollino


all'Aspromonte le
spiagge dei due mari
le citt, i borghi
arroccati, Milano,
Touring Editore,
2003. ISBN
8836512569

^ Museo Cantonale
d'Arte, Lugano:
Filippo de Pisis
Bibliografia[modifica |
modifica wikitesto]
Sergio Solmi, Filippo
de Pisis, Hoepli
Milano1931

Giovanni Cavicchioli,
Filippo de Pisis,
Vallecchi, 1942
Guido Ballo, Filippo
De Pisis, Edizioni "La
Simonetta", 1956
Alis Levi; Souvenirs
dune enfant de la
Belle poque, Roma,
De Luca Editori, 1970

Marco Valsecchi,
"Filippo De Pisis",
Aldo Martello, 1971
Alis Levi, Arte e
Verit, a cura di
Renato Balsamo,
Roberto Pappacena,
Luigi Granetto,
Agenzia Editoriale
Azzurro, Roma 1983

[Giuliano Briganti] De
Pisis. Catalogo
Generale con la
collaborazione di
Daniela De Angelis,
Milano Electa 2 voll.
1991
Francesco Gallo,
Giovanni Granzotto,
Filippo de Pisis:

dipinti 1916-1951,
Edizioni ADA, 2000
Marino Moretti, Aldo
Palazzeschi,
Carteggio:
1963-1974, Ed. di
Storia e Letteratura,
2001
Luciano Caramel,
Claudia Gian Ferrari,

Filippo De Pisis: la
figura umana,
Marcovaldo, 2002
Aldo Palazzeschi,
Diego Valeri,
Sammlung, Ed. di
Storia e Letteratura,
2004
Piergiovanni
Castagnoli, Corrado

Levi, Elena Pontiggia,


Filippo De Pisis,
Fondazione Torino
Musei, 2005
Maria Luisa Pacelli,
De Pisis a Ferrara,
Ferrara Arte, 2006
Alessandro Masi
Storia dell'arte

italiana 1909-1942,
Edimond, 2007
Marco Jaccond,
Quell'estate a Saint
Vincent. Filippo De
Pisis e Italo Mus.
L'incontro di due
pittori, Liaison, 2010
Antonella Crippa,
Filippo de Pisis,

catalogo online
Artgate della
Fondazione Cariplo,
2010, CC-BY-SA.
Marucci, R., Carlin,
S., L'erbario giovanile
del pittore Filippo de
Pisis conservato a
Padova, Quaderni di
Botanica Ambientale

e Applicata 21:
261-270, 2010
Paola Roncarati,
Rossella Marcucci,
Filippo de Pisis
botanico flneur - un
giovane tra erbe,
ville, poesia, Ed. Leo
S. Olschki, Firenze,

2012, ISBN
978-88-222-6139-7

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