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di diritto costituzionale di M. S.P., in Giuristi del- Nella sua città natale Sirani trovò un am-
l’Università di Perugia. Contributi per il VII Cen- biente fertile per la creatività femminile.
tenario, a cura di F. Treggiari, Roma 2010, pp.
55-71; L. Passero, Dionisio Anzilotti e la dottrina Bologna, sede della più antica università
internazionalistica tra Otto e Novecento, Milano d’Europa, era nota per la sua tradizione
2010, pp. 414-418; G.P. Trifone, Il diritto al co- umanistica di donne erudite nelle arti, nella
spetto della politica. Miceli, Rossi, S. P. e la crisi giurisprudenza e nelle scienze. Era anche
della rappresentanza liberale, Napoli 2010; L. Pas- la città più importante dello Stato pontifi-
sero, S. P., M., in Dizionario biografico dei giuristi
italiani (XII-XX secolo), II, Bologna 2013, pp. cio dopo Roma, e la Controriforma aveva
1876-1877; G.P. Trifone, «Colmare il baratro». Il generato un fiorente mercato di opere sa-
‘pericolo socialista’ secondo Emile de Laveleye e M. S. cre e ispiratrici di fede, come rivendicato
P., in Giornale di storia costituzionale, XXV (2013), nel Discorso intorno alle immagini sacre e
1, pp. 253-272. GIAN PAOLO TRIFONE
profane dell’arcivescovo Gabriele Paleotti
(Bologna 1582). Questo garantì agli artisti
SIRANI, Elisabetta. – Nacque a Bolo-
bolognesi, uomini e donne, continue com-
gna l’8 gennaio 1638. Era la maggiore dei messe provenienti dalla Chiesa e da mece-
cinque figli dell’artista Giovanni Andrea e nati privati che desideravano dipinti reli-
di sua moglie Margherita Masini o della giosi per i loro palazzi. Le famiglie patrizie
Mano, e fu tenuta a battesimo dal senatore decoravano le loro residenze anche con
Saulo Guidotti. quadri di soggetto secolare, mettendo in-
La formazione culturale di Elisabetta av- sieme grandi collezioni, mentre l’intelli-
venne nella bottega del padre. Allievo di ghenzia chiedeva ritratti dei suoi professo-
Guido Reni e suo stretto collaboratore, ri più rinomati. La pittrice fu in grado di
Giovanni Andrea conduceva una delle soddisfare questa domanda con una varie-
scuole di pittura di maggior successo e pro- tà di generi e temi, dalla pittura di storia
duttività a Bologna, e qui Elisabetta appre- alla ritrattistica.
se i principi pratici e teorici della sua arte, I suoi primi lavori documentati sono pa-
nonché le tecniche della stampa d’arte, e in le d’altare destinate a chiese fuori di Bolo-
particolare le ultime innovazioni dell’ac- gna. È tuttora possibile ammirare la Beata
quaforte. Carlo Cesare Malvasia, influente Vergine col Bambino con i ss. Martino, Se-
critico, amico di famiglia e biografo della bastiano, Antonio da Padova e Rocco sul-
pittrice, di cui promosse l’opera, sosteneva l’altare maggiore della chiesa di S. Martino
di averne scoperto il talento precoce, facen- nel comune di Trasasso (1655). Il suo pri-
do in modo che il padre, inizialmente rilut- mo dipinto firmato e datato tuttora esi-
tante, istruisse la ragazza e «l’arrischiasse a’ stente è una ‘mezza figura’ che rappresenta
pennelli» (Malvasia, 1678, p. 454). uno dei suoi soggetti prediletti, S. Giovan-
In quanto donna, Sirani era esclusa dalle ni Battista (1654, collezione privata). Nei
lezioni di disegno dal vero tenute dal padre tre anni successivi l’artista dipinse piccoli
all’Accademia del nudo e nello studio di ritratti, allegorie e quadri di soggetto reli-
via Urbana, aperte solo agli studenti ma- gioso per la sua famiglia e i suoi amici, ma
schi. Questo, però, non le impedì di far anche per committenti internazionali co-
pratica di disegno anatomico copiando i me il Martirio dei diecimila crocifissi (fir-
calchi in gesso di statue antiche e le stam- mato, 1656, collezione privata) per «Ma-
pe, i disegni e i dipinti che appartenevano dama di Mantova» (Sirani, 1678, p. 467),
alla collezione paterna o che passarono dal l’arciduchessa Isabella Clara d’Austria.
suo studio, dato che Giovanni Andrea ol- Nel 1658 Sirani fece il suo debutto pub-
tre a essere pittore, era mercante d’arte e blico a Bologna con il «quadro grandissimo»
agente dei Medici. Elisabetta avrebbe an- (p. 468) del Battesimo di Cristo per la chiesa
che disegnato i suoi familiari dal vivo, un di S. Girolamo della Certosa (firmato e
esercizio che la provvide di quel talento datato), una composizione magistrale con
adatto poi a dipingere opere narrative e molti personaggi che misura 5×4 metri e per
‘quadretti da letto’ devozionali, prevalen- cui ricevette la cospicua somma di 1000 lire.
temente Madonne con Bambino o Sacre Sempre nel 1658, il suo Autoritratto come
Famiglie, che la resero famosa. Secondo allegoria della Pittura (firmato, Mosca, Mu-
Malvasia (1678, p. 476), le sue Madonne seo Puškin), dipinto per un notaio del vesco-
erano le più belle dai tempi di Guido Reni. vado, mostra una notevole padronanza del
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SIRANI
mezzo pittorico e una superba orchestrazio- opere nello studio dei classici e dei libri di
ne cromatica considerata la giovane età storia, nei manuali di teoria dell’arte, nelle
dell’artista, appena ventenne. opere di letteratura e nell’Antico Testa-
L’élite bolognese iniziò presto ad apprez- mento, tutti testi presenti nella ricca bi-
zarla e a commissionarle soprattutto ritratti blioteca paterna.
allegorici (Ortensia Leoni Cordini come s. Nel 1660 la pittrice venne eletta profes-
Dorotea, firmata, 1661, Madison, Wiscon- sore a pieno titolo dell’Accademia d’arte di
sin, Chazen Museum of art; La contessa San Luca a Roma, segno che ormai era
Anna Maria Ranuzzi Marsigli ritratta co- considerata una ‘maestra’ professionista in
me la Carità, firmata, 1665, Bologna, Fon- grado di dirigere un proprio studio e di in-
dazione Cassa di risparmio). I suoi com- segnare. La Sirani diventò anzi ‘capomae-
mittenti comprendevano mercanti e nobili, stra’ (1660-62 ca.) della bottega del padre,
ecclesiastici e accademici, oltre a membri quando questi smise di dipingere a causa
di casate regnanti, come i principi Medici della chiragra (gotta) che gli deformò ma-
(Madonna col Bambino e le ss. Margherita lamente le mani. Eclissando il genitore per
ed Elisabetta d’Ungheria, 1661, Roma, S. qualità, produzione e popolarità – come
Lorenzo in Fonte; Amorino trionfante, indicato dal valore di mercato delle sue
1661, Bologna, collezione privata; Allego- opere, superiore a quello del padre – as-
ria della Giustizia, della Carità e della Pru- sunse gli apprendisti e gli assistenti pater-
denza, firmata, 1664, Comune di Vignola) ni, alcuni dei quali diventarono copisti del-
e il re di Polonia. Alcuni divennero suoi la sua opera pittorica e incisoria originale.
protettori, come il senatore marchese Fer- Il marchese Cospi, riconoscendo il nuovo
dinando Cospi (Vincenzo Ferdinando Ra- status professionale della Sirani, scrisse che Eli-
nuzzi come Amore, firmato, 1663, Varsavia, sabetta era il principale sostegno economico
Museo nazionale; Galatea, firmata, 1664, della ditta familiare: «la figliola la quale in oggi
Modena, Museo civico) e il conte Annibale qui è ritenuta maestra, et è lei che mantiene con
Ranuzzi (Venere e Cupido, firmata, 1664, sua lavori tutta la sua numerosa famiglia» (lettera
Modena, Collezione Loris Zanasi). a Leopoldo de’ Medici, 19 agosto 1662, Archivio
Sirani aveva una speciale attitudine per di Stato di Firenze, Carteggio d’artisti, XVI, c.
348r). All’incirca nello stesso periodo in cui as-
la pittura storica con donne come protago- sunse la direzione della bottega di famiglia, Si-
niste principali, e molte di queste opere le rani realizzò il celebre Autoritratto mentre di-
vennero richieste dalla ricca classe mer- pinge il padre Giovanni Andrea (1660, San Pie-
cantile di Bologna, come il banchiere An- troburgo, Museo dell’Ermitage), che è stato a
drea Cattalani (Giuditta con la testa di Olo- lungo considerato perduto e che è una delle due
ferne, firmata, 1658, Stamford, Burghley versioni dipinte per gli Hercolani e i Polazzi.
House, e Timoclea uccide il capitano di L’opera la raffigura nel ruolo di artista maestra,
Alessandro Magno, firmata, 1659, Napoli, mentre il padre diventa il soggetto della sua arte
(in un rovesciamento dei ruoli di genere).
Museo nazionale di Capodimonte) o l’im-
prenditore della seta Simone Tassi (Porzia Avere un padre artista come insegnante
in atto di ferirsi una coscia, firmata, 1664, e agente probabilmente l’aiutò ad affer-
Bologna, Fondazione Cassa di risparmio). marsi come pittrice di successo in una pro-
I contemporanei si accorsero della sua in- fessione dominata dagli uomini. All’epoca,
ventiva e dell’insolita iconografia di queste infatti, la maggior parte delle donne che
rappresentazioni di eroine, femmes fortes intraprendevano una carriera professiona-
della storia classica e biblica, della mitolo- le nelle arti potevano contare su un parente
gia e della letteratura (Iole, firmata, 1662, uomo che insegnava loro nella bottega di
Bologna, Fondazione Cassa di risparmio; famiglia. Sirani, però, sviluppò presto un
Cleopatra, 1663 circa, Flint Institute of nuovo modello pedagogico, secondo cui
arts, Michigan; Dalila, in due versioni, ragazze figlie di nobili e di artisti impara-
1659 e 1664, entrambe firmate e in colle- vano a disegnare e dipingere da un’artista
zioni private; Circe, firmata, 1664 circa, donna, invece che dai rispettivi padri, ma-
Modena, Collezione Loris Zanasi), che la riti o fratelli. Elisabetta è dunque una fi-
pittrice ritraeva come personaggi storici e gura rivoluzionaria, una delle prime artiste
politici attivi, figure volitive, coraggiose e che, fuori dall’ambito conventuale, riuscì
nobili. Trovava ispirazione per queste a fondare una scuola d’arte professionale
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SIRANI
per studentesse, tra cui le sue due sorelle E in effetti Sirani, attenta al classicismo
minori Barbara e Anna Maria, e la nobil- barocco di Guido Reni che non mancò di
donna Ginevra Cantofoli, divenuta sua as- trasmettere agli allievi, mostra nelle sue te-
sistente nel 1656. Malvasia (1678) scrive le erudite uno stile pittorico personale ed
che diverse ragazze e giovani donne bolo- espressivo dalle pennellate ampie e dal-
gnesi «seguono l’esempio di questa tanto l’impasto fluido, insieme a un colorito in-
degna pittrice» (p. 487), elencando in totale tenso e a un chiaroscuro accentuato. L’uti-
undici artiste di professione. lizzo del metodo guercinesco del ‘macchio
Sirani fu anche una delle poche artiste fondo’, che consiste nel lavorare diretta-
bolognesi a firmare frequentemente le sue mente sulla tela con macchi di colore, la
opere – in un tempo in cui le firme fem- colloca nella tradizione neoveneziana. Que-
minili avevano scarso valore giuridico – sta ‘sprezzata disinvoltura’ era evidente
ideando modi creativi di affermare le pro- anche nei suoi disegni, nei quali Sirani svi-
prie identità e autorevolezza artistica (per luppò una tecnica fatta di rapide pennella-
esempio inserendo il suo nome ‘ricamato’ te d’inchiostro in cui le luci e le ombre
su cuscini o bottoni all’interno dei dipinti). compositive parevano essere create con-
La pittrice impiegò varie strategie di auto- temporaneamente, con economia di tratto:
promozione, permettendo ai clienti di «ne faceva apparire ben presto la spiritosa
guardarla lavorare nella sua bottega-galle- invenzione, che si poteva dire senza segni
ria ed esponendo le opere finite per sotto- disegnata, ombrata, ed insiem lumeggiata
porle a una ‘verifica pubblica’ prima di tutto in un tempo» (Malvasia, 1678, p. 479,
consegnarle ai committenti. Inoltre docu- riferendosi al Disegno preparatorio per il
mentò dettagliatamente la propria produ- Battesimo di Cristo, 1657, Vienna, Graphi-
zione artistica in un diario di lavoro, Nota sche Sammlung Albertina).
delle pitture fatte da me Elisabetta Sirani, Elisabetta non si sposò mai, rimase
pubblicato da Malvasia nella sua Felsina un’artista lavoratrice nubile preferendo le
pittrice del 1678 (pp. 467-476). Si tratta di soddisfazioni della carriera al matrimonio
un documento estremamente utile per ri- e alla vita familiare. Quando raggiunse la
costruire il suo corpus, dato che l’autrice maturità artistica, tra il 1662 e il 1664, era
descrive con cura ogni opera e il soggetto ormai diventata uno degli artisti più ri-
rappresentato dal 1655 al 1665, indicando spettati, influenti e di successo a Bologna,
anche il nome del committente (sono elen- tanto da eclissare persino la popolarità del
cate più di centosettanta commesse per un Guercino, il quale ebbe meno commesse
totale di centodieci clienti, e altre ce ne so- della giovane pittrice a partire dal 1664,
no che non vi compaiono). anno in cui l’una realizzò trentadue opere
Elisabetta portò a termine, nei suoi un- documentate, e l’altro soltanto cinque.
dici anni di carriera, circa duecento dipinti, L’ultima sua opera conosciuta è la bellis-
quindici incisioni e innumerevoli disegni e sima Madonna del cuscino (firmata, 1665,
schizzi ad acquerello. Ciò significa una me- Bologna, collezione privata) dipinta per
dia di venti tele all’anno, numero notevole Enrichetta Adelaide di Savoia, duchessa di
per qualunque artista. Sommamente pro- Baviera. Sappiamo per certo che la giovane
lifica, e dotata di grande velocità e facilità artista era al lavoro su commissione della
d’esecuzione, Sirani era stimata per la sua granduchessa di Toscana Vittoria della Ro-
bravura e il suo virtuosismo tecnico, ciò la vere e dell’imperatrice Eleonora Gonzaga
rese artista tra le prime a essere riconosciu- quando si ammalò a metà del 1665, lamen-
ta dai colleghi e dai critici dotata di qualità tando gravi sofferenze di stomaco.
considerate all’epoca esclusivamente ma- Morì il 28 agosto 1665, tra voci di avve-
schili come ‘genio’ e ‘invenzione’. lenamento (che costarono un lungo pro-
Il pittore toscano Volterrano la conside- cesso a Lucia Tolomelli, domestica della
rava «il meglior pennello che fosse ora famiglia). Invece, come stabilirono due
[1662] a Bologna» (Goldberg, 1983, p. 42), autopsie, il decesso avvenne per cause na-
mentre secondo Malvasia (1678) ella di- turali, identificabili dalla scienza moderna
pingeva con «franchezza» e «prontezza», e con una peritonite dovuta a un’ulcera ga-
la sua arte «ebbe del virile e del grande», la- strica perforata. Il 14 novembre 1665 la
vorando «più che da uomo» (pp. 454, 478). «pittrice eroina» di Bologna (Malvasia,
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