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LEZIONE 8 / 30.03.

2021
Voglio cominciare mostrandovi un filmato molto breve di qualche minuto. (392) Manifesto del
Futurismo Carmelo Bene - YouTube Si tratta di una registrazione di alcuni pezzi del manifesto del
futurismo, argomento della lezione di oggi, letti da Carmelo Bene.
E’ un movimento straordinario che sconvolge lo scenario artistico italiano a partire dal 1909, data in
cui Marinetti pubblica su “Le figaro” il manifesto del futurismo. Lo fa a spese proprie Le figaro su
cui erano stati pubblicati altri testi ugualmente importanti alla fine dell’ottocento. Prende le distanze
dalle dichiarazioni di Marinetti sostenendo appunto sono il frutto dell’elaborazione marinettiana in
cui quel giornale non è responsabile. Per dirvi della potenza ed evidentemente della dirompenza dei
contenuti di questo manifesto. Un manifesto la cui stesura era già stata completata alla fine
dell’anno prima cioè alla fine del 1908, ma il terribile terremoto che sconvolse e che distrusse
Messina alla fine di dicembre del 1908 suggerì a Marinetti di posticipare la pubblicazione. Ci sono
varie letture di questi stralci del manifesto del 1909, il manifesto del futurismo, ma il fatto che io
abbia scelto la voce straordinaria di un interprete, di un uomo di teatro, forse tra i più importanti
italiani del 900 Carmelo bene non è casuale. Non è casuale perché il futurismo come movimento fu
negletto, messo da parte per i decenni, almeno il primo decennio quello successivo alla fine della
seconda guerra Mondiale, fu soltanto alla fine degli anni 50 che un’attenta rilettura, uno studio della
riproposizione degli archivi del Futurismo ad opera di due studiose straordinarie riuscirono a
riportare alla ribalta le novità contenute in quel manifesto, ma soprattutto nei manifesti successivi di
cui parleremo oggi. La voce, l’interpretazione di Carmelo Bene restituisce in realtà l’aggressività
lessicale del manifesto, dove Marinetti elabora le sue proposte. Proposte che annunciano sia una
formulazione di un’avanguardia totale estesa cioè a tutti i campi dell’arte e sia l’avvento di una vera
e propria nuova estetica, nuova sensibilità proprie della società moderna. Prima di continuare a
offrirvi spunti di riflessione, mi farebbe piacere che a voi venissero in mente delle parole che
normalmente associate al Futurismo, non contenuti, ma per adesso solo parole. Quali sono le parole,
i concetti, le parole di natura astratta che associate al futurismo? Sono sicuramente: dinamismo,
velocità, macchina, violenza, guerra, modernità, rottura, suoni onomatopeici (in realtà questo è
legato alle parole libere marinettiane e i suoni onomatopeici ci spostano in direzione del linguaggio
e della relazione tra visivo e verbale che si viene a instituire all’interno di questa avanguardia),
coraggio, esaltazione della modernità, libertà (è una parola corretta associata al Futurismo ma
dobbiamo contestualizzarla bene, perché poi bisogna capire libertà da cosa), esperimento ( è
impropria, ma ci riflettiamo), maschilismo (Marinetti è contro il femminismo e associa al genere
femminile evidentemente quella debolezza che ritiene nefasta per la rivoluzione futurista che si
appresta a innescare).. La parola “astrazione” no. Il futurismo esplora ambiti legati alla città, alle
città in espansione, alla modernità. Gli esiti sono esiti in cui al di là della sperimentazione che ha
luogo sulla superficie ridimensionale attraverso una nuova idea di scultura, solo in rarissimi casi
arrivano verso composizioni di natura astratta che tutto questo riguarda prevalentemente Giacomo
Balla, il più anziano del gruppo, colui che ha già un passato divisionista molto importante e colui
che da Roma, rispetto agli altri artisti darà un contributo essenziale. Un’accelerazione nei confronti
dell’astrazione è propria soltanto dei grandi protagonisti del movimento.
Altre parole sono: ribellione, audacia. Vi ho chiesto di riflettere su tutto questo perché intorno a
queste parole (dinamismo, velocità, macchina, ribellione ecc…) si costruirà la lezione di oggi. A
proposito di questa parola “dinamismo”, c’è una dichiarazione interessante di Marinetti dove lui
racconta i passaggi che lo hanno condotto all’elaborazione di questo manifesto coraggioso,
particolarmente audace di sicuro che vuole attestare una rottura. Lui raccontando questa dice che
bisognava cambiare metodo, scendere nelle vie, dare l’assalto ai teatri e introdurre il pugno nella
lotta artistica, lo dice con una voce stentorea. E Marinetti dice cercavamo una parola d’ordine e lui
dice esitai un momento tra le parole dinamismo e Futurismo, ma il mio sangue italiano balzò ancora
più forte quando le mie labbra inventarono ad alta voce la parola Futurismo. Marinetti continua: era
la formula nuova dell’arte azione una legge di igiene mentale; la violenza lessicale è una violenza
che ha accompagnato sempre le dichiarazioni stentore per l’appunto di Filippo Tommaso Marinetti
che veniva dalle vie della poesia simbolista italiana e ancora lui dice era una parola, una giovane
bandiera rinnovatrice antitradizionale ottimistica eroica che si doveva innalzare sulle rovine del
passatismo. Quindi la dualità tra dinamismo e Futurismo, dinamismo che poi per altro verrà
recuperato in un altro senso, una parola che verrà recuperata in un altro senso e che sicuramente è
una delle parole chiavi per capire cosa succede nell’ambito delle superfici ridimensionali trattati
dagli artisti Boccioni, Severino, Carrà, Russolo, diciamo viene preferita alla più incisiva futurismo.
E’ una di quelle che va detta è legata in questo immediato allargamento operato da Marinetti subito
dopo la pubblicazione di un manifesto che in qualche modo si configurava come Manifesto di un
fenomeno inizialmente letterario eppure Marinetti coglie l’importanza dell’arti visive e allarga il
campo e le fila dei futuristi agli artisti e quindi a Milano stringe un sodalizio importante con Carlo
Carrà, Umberto Boccioni, Luigi Russolo e subito dopo e quindi vi mostro:
Questo che state vedendo è utile per ricordarvi alcune
cose. E’ un volantino futurista che pubblicizza i diversi
manifesti redatti a partire dal 1909 fino al 1913. E’ un
volantino che possiamo datare 1913, la data dell’ultimo
manifesto citato quello sull’antitradizione futurista. Non
c’è ad esempio uno dei manifesti che poi vengono
pubblicati nel 1915, in questo caso a firma Giacomo Balla
e Fortunato Depero che ha l’altisonante titolo
“Ricostruzione futurista dell’universo 1915”. Quello non
c’è perché questo è un volantino precedente. In basso al
volantino c’è una frase “Tutti questi manifesti si
spediscono gratuitamente dietro richiesta” e c’è un
indirizzo Corso Venezia 61, evidentemente era la sede
appunto delle riunioni futuriste. Nel 1913 i futuristi
cercavano di allargare il giro, di contattare nuove persone
in grado appunto di portare in giro il verbo futurista un
verbo completamente nuovo. Ma se leggiamo in sequenza
questi manifesti che sono a disposizione di chi voglia
ordinarli, troveremo “Uccidiamo il Chiaro di Luna” “ Il manifesto dei pittori futuristi” “il manifesto
tecnico” della pittura futurista aprile 1910, “Contro Venezia passatista “, “Manifesto dei musicisti
futuristi “, “La musica futurista” “Contro la Spagna passatista” , “Manifesto della donna futurista”,
quindi diciamo insieme all’essere contro il femminismo e c’è un’attenzione per la donna futurista
intesa in un’accezione che varrebbe poi la pena esplorare, “ Manifesto della scultura futurista” e
vediamo che vicino a questa data “aprile 1912” c’è il nome di Umberto Boccioni. Vi chiedo di
tenerla a mente perché è una data importante il contenuto del manifesto della scultura futurista è
altrettanto importante e ci dice quanto l’aggiornamento operato da Boccioni nell’ambito anche della
scultura sia straordinario e via via fino al “manifesto futurista della lussuria”, “l’arte dei rumori”
ecc.. Questa sequenza di manifesti ci consente dire:
1. il futurismo tra le avanguardie è una di quelle che ritiene necessario fondamentale legare la
propria azione a delle proposte di tipo teorico e questo ve lo dice una sequenza peraltro parziale
dell’elenco dei manifesti che abbiamo in questo momento citato. Quindi questa necessità viene
avvertita da Marinetti innanzitutto e viene avvertita dagli artisti che lui stesso ha coinvolto in questo
progetto di rinnovamento complessivo. Un rinnovamento che va verso questa nuova formula
sostenuta da Marinetti dell’arte azione. Ma questa sequenza di manifesti da contenuti così articolati
e differenziati ci dice anche un’altra cosa che il futurismo è il primo movimento d’avanguardia che
si presenta con carattere non specificamente orientati in un settore esclusivo di attività, ma come
una proposta integrale di rinnovamento della cultura e del comportamento stesso, quindi
proponendo con una formula del tutto nuova e rivoluzionaria, una tensione verso l’incontro tra
l’arte tra la produzione artistica che si esplicita in pittura, scultura e architettura e la vita e il
presente. Per i futuristi questa tensione verso l’incontro, verso il binomio che ci capiterà spesso di
ripetere spesso nelle nostre lezioni, questo binomio arte-vita, questo incontro ma questa tensione
all’incontro perché di fatto arte e vita non sono sempre e del tutto sovrapponibili, ma rappresentano
una delle utopie condivise a molte avanguardie. Si risolve in che cosa? Si risolve in una
disponibilità incondizionata, in ogni campo verso il nuovo e verso il progresso. Diciamo quindi che
l’arte viene rigettata nei suoi termini, viene rigettata un’arte che va solo contemplata, viene
combattuta dai futuristi questo tipo di arte, così come viene combattuta diciamo tutte le figure che i
futuristi legano a questo tipo di arte dai professori agli archeologi e viene combattuto quello che
loro individuano come passatismo cioè una mentalità conservatrice che i futuristi vedono nell’arte,
ma vedono anche nel costume e quindi vengono colpite tutte quelle manifestazioni di tipo
accademico e vengono colpiti nelle dichiarazioni di Marinetti ma nella pratica artistica dei futuristi
il culto dei musei della vita pacifica delle convenzioni sociali dei sentimenti e insomma quello che
anima i futuristi i protagonisti del Futurismo è un entusiasmo febbrile, l’avete sentito dalla voce di
Carmelo Bene. Vi invito a sentire altri manifesti futuristi. Quando voi avete rievocato come parole
chiave quella della rottura della velocità del coraggio e soprattutto della libertà, quindi possiamo
dire che i futuristi sono animati da un entusiasmo febbrile, ma soprattutto da una voglia di
rinnovamento concreto immediato delle strutture dell’arte della società e del comportamento.
Questo comporta un’iconoclastia ampissima e questo comporta delle polemiche contro il passato e
contro tutto quello che rappresenta il passato e tutto questo viene fatto attraverso una violenza di
tipo verbale, di tipo lessicale e verrà fatto ovviamente più tardi con un sostegno incondizionato da
parte di molti degli artisti futuristi alla adesione alla prima guerra mondiale. Chiaramente il
carattere, questo carattere oltranzistico, questo coraggio formulato attraverso le parole attraverso le
persone. Una cosa importante che voglio che voi coglieste attraverso questa lezione attraverso lo
studio che farete autonomamente e individuare gli elementi più innovativi e più sperimentali che i
futuristi mettono in campo all’interno del linguaggio. La lettura e la rievocazione continua dello
schiaffo e del pugno, schiaffi e pugni chiaramente venivano inferti soprattutto in occasione di molte
delle manifestazioni futuriste perché diciamo questa esaltazione della contestazione era qualcosa di
ricorrente nelle serate futuriste; non deve farci dimenticare quali sono i punti più importanti della
rivoluzione di tipo linguistico operata stesso dai futuristi. Questo carattere coraggioso, oltranzistico
devono essere considerati in relazione con la situazione italiana che non aveva alle sue spalle una
tradizione moderna, né di linguaggio e né di pensiero quindi la violenza senza confronto con cui il
futurismo dichiara questi suoi assunti avanguardistici con questa violenza con cui si scaglia in
maniera teatrale contro l’archeologismo congenito della cultura italiana costituisce una reazione che
è esattamente proporzionale al ristagno di quella cultura, della nostra cultura agli inizi del 900,
quindi diciamo che è una cultura meno aggiornata rispetto alla situazione francese che abbiamo
cominciato a fare conoscenza e diciamo rispetto alla situazione anche tedesca. Vado avanti con le

immagini:
Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni,
Severini a Parigi,1912
Mi faceva piacere che vedeste i protagonisti, per altro questa è una foto storica, una foto che ci
consente di aggiungere a queste considerazioni di carattere generale, anche delle considerazioni
specifiche sulla evoluzione e sulla evoluzione del linguaggio futurista quando entra direttamente in
contatto con ciò che accade a Parigi . Questa è una famosissima foto che viene scattata agli inizi del
1912 al centro Filippo severo il nostro Tommaso Marinetti, poeta letterato colui che aveva dato vita
alla rivista di impostazione simbolista e qualche anno più tardi vi dicevo proprio attraverso questi
straordinari contenuti formulati nel manifesto si appresta a barare una nuova pagina, tra le più
importanti della storia. A sinistra c’è Luigi Russolo e Carlo Carrà e a destra Umberto Boccioni e
Gino Severini; la figura di Gino Severini è una figura fondamentale perché si trattava di un artista
italiano che si era trasferito qualche anno prima a Parigi e che diventerà il tramite delle relazioni
molto strette che l’avanguardia italiana avrà con la..? È una fotografia documentaria straordinaria
che ci consente di fare molte riflessioni. Un’altra riflessione che voglio fare insieme a voi è
ricordarvi una cosa ed è la seguente. Per una comodità di tipo didattico noi siamo portati a
distinguere, a separare lo studio delle avanguardie, a tenerle distanti e diverse, questo è corretto
perché non possiamo sognarci di sovrapporre le ricerche cubiste a quelle futuriste, ma allo stesso
tempo lo sforzo che vi chiedo, facendovi aiutare dalla cronologia dobbiamo provare a mantenere
questo ventaglio, sguardo su ciò che accade proprio negli stessi anni, il più aperto possibile e quindi
ricordare come un linguaggio che all’inizio, ecco per farvi capire vi mostro questo autoritratto:
Umberto Boccioni, Autoritratto, 1905-1906

E’ un autoritratto realizzato tra il 1905-1906. Spero, mi auguro che


qualcuno tra voi sia in grado di individuare in questo autoritratto del
900 caratteristiche di tipo divisioniste. Umberto Boccioni ci dice da
dove viene, da una tradizione simbolista, divisionista in Italia e di fatto
anche in questo lavoro di Boccioni:

Umberto Boccioni, Rissa in Galleria, 1909


E’ un lavoro che ci mette di fronte uno sguardo
direttamente indirizzato verso qualcosa che sta accadendo
in città, in questo caso a Milano, non una visione pacifica
della città, bensì la riproposizione di un suo momento di
tensione di una una rissa che vede correre al centro
uomini e donne. Da un punto di vista pittorico ci mette di
fronte a un impianto di tipo divisionista dove puntini di
colore diviso vengono affiancati gli uni agli altri per dare
alla composizione questo carattere vivido e brillante,
particolarmente acceso. Boccioni sarà uno dei grandi protagonisti sia sul piano della pittura e sia
rispetto alle riflessioni sulla scultura è al 1909 un artista che dimostra tutto il suo passato
impregnato di modalità divisionista.
Nel manifesto tecnico della pittura futurista, un manifesto tecnico che avrete letto, vedete la pittura
futurista manifesto tecnico lo vedete scritto da Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini ed è stato
pubblicato ad aprile del 1910, quindi nel 1910 questi artisti già stanno maturando delle riflessioni
molto importanti, in questo manifesto sono contenute delle riflessioni più specificamente pittoriche.
Quindi nel 1910 si iniziano a rifiutare le convenzioni figurative e si proclamano in realtà la nascita
di una nuova sensibilità fondata innanzitutto su questa parola chiave. La parola in questione è
“dinamismo”. Gli artisti dicono per l’appunto tutto si muove tutto scorre, tutto volge rapido. E
quello che viene adesso messo in discussione è la dimensione spaziale di tipo tradizionale e
cominciamo a vederlo infatti:
Umberto Boccioni, La città che sale, 1910, cm
200x290

1910, in una delle opere di Umberto Boccioni più


straordinarie, esaltanti per come è composta, per i
colori che sono stati scelti per questa forza
dirompente di questo cavallo che attraversa l’intera
composizione, per la sua grandezza, due metri per
due metri e novanta, che si trova a New York. È
una dimensione spaziale, tradizionale che viene
completamente messa in discussione, non esiste più lo spazio così come siamo stati abituati a
vederlo fino a quando la prospettiva rinascimentale non è stata messa in discussione. E c’è un
passaggio, un passaggio che non è riferibile a questo lavoro che vi invito ad osservare in tutta la sua
straordinarietà, vedete questa forza dirompente di questo cavallo dal pelo fulvo, illuminato anche,
diciamo che recede in questa parte di blu e di viola; un cavallo la cui forza travolge tutte queste
figure verosimilmente dei lavoratori che ha intorno, perché tutto intorno c’è appunto una città che
cresce, una città che si espande, dei cantieri che rendono vibrante e in trasformazione alcune parti
della città milanese. E’ un ‘opera straordinaria, che ci offre una testimonianza chiara di una
trasformazione della resa dello spazio, ma ci dice pure che un artista come Boccioni, così come altri
artisti futuristi, non rinunceranno mai ad accendere la tavolozza cromatica in modo che questi colori
accentuino emotivamente anche un impianto e una rappresentazione delle figure nello spazio
completamente stravolte. Un altro lavoro di Boccioni è ”La risata” del 1911.
Umberto Boccioni, La risata, 1911
In questo lavoro c’è la risata che sembra inondare tutto
lo spazio della composizione che riprende figure di
uomini e donne seduti ai tavolini di un caffè, sono
riconoscibili sui piani di questi tavolini, gli oggetti, i
bicchieri, delle tazze, ma la cosa straordinaria è per
l’appunto è come questo sorriso di questa donna
caratterizzata da colori vibranti e squillanti, come il
giallo con queste piume che la circonda, sembra che si
propaghino davvero in questo spazio, accennano e
modifichino la stessa composizione in cui sicuramente
avete riconosciuto una figura maschile di cui riusciamo a cogliere il volto da più di un punto di vista
e così le stesse forme circolari dei cappelli vengono a diventare momento per offrire gli oggetti
rappresentati da più di un punto di vista. C’è una differenza enorme tra Rissa in galleria e La risata.
Un Boccioni in grado di applicare, in grado di dimostrarci quanto la grammatica compositiva, ma
soprattutto la grammatica della scomposizione della suddivisione in piani che abbiamo visto essere
una prerogativa cubista possa essere associata ad un uso diciamo così accentuato anche della
tavolozza. C’è un passaggio meraviglioso del manifesto della pittura futurista in cui tutto si muove
tutto scorre tutto volge rapido e c’è un passaggio dove si dice lo spazio non esiste più, una strada
bagnata dalla pioggia, illuminata da globi elettrici fino al centro della terra. Ora vi faccio vedere un’
immagine:
Umberto Boccioni, Forze di una strada, 1911
Ci sono le stalattiti di luce elettrica che illuminano la
composizione, questa facciata del tram che avanza sotto delle
arcate. Loro dicono così, le sedici persone che avete intorno a voi
in un tram che corre sono una dieci, quattro, tre, stanno ferme e si
muovono, i nostri corpi entrano nei divani su cui sediamo e i divani
entrano in noi, così come il tram che passa, entra nelle case, le
quali a loro volta si scaraventano sul tram e con esso si
amalgamano. La costruzione dei quadri è stupidamente
straordinaria, i pittori ci hanno sempre mostrato cose, persone
poste davanti a noi. Noi, questa è una delle frasi più famose del
manifesto della pittura futurista, noi porremo lo spettatore al centro
del quadro. Guardate in che modo, poi ritorniamo a Boccioni, lo
spettatore posto al centro del quadro in uno degli altri dipinti più straordinari dell’avanguardia
futurista e che è:
Carlo Carrà, I funerali dell’anarchico Galli, 1911, cm
185x260
E’ una composizione di grandi dimensioni, che riporta
alla memoria nel 1911, un fatto realmente accaduto; gli
scontri tra polizia e manifestanti anarchici avvenuta
qualche anno prima in cui effettivamente noi stiamo
all’interno del quadro e come se stessimo dentro,
sentissimo il fruscio dei manganelli, il suono dei
manganelli, guardate come i manganelli della polizia
vengono rappresentati in questa sequenza quasi
fotogrammatica e come si scagliano manganelli sui corpi dei manifestanti, del tutto accesso e
scomposto da questo tipo di colori. Noi porremo lo spettatore al centro del quadro. In che modo lo
sta facendo Carrà? Rialzando il punto di vista consentendoci nella osservazione di assumere un
punto di vista interno all’opera che quasi ci fa essere effettivamente lì per strada dentro circondati
dalle forze; le forze, le tensioni della vita urbana.
Torniamo a Boccioni, perché un'altra delle cose straordinarie di questo artista in è attraverso il
cromatismo acceso delle sue composizioni.
Si parla di cromatismo acceso perché le sensazioni non possono essere mormorate: quando abbiamo
analizzato la scorsa settimana e ci siamo soffermati sul portoghese e sul ritratto di Daniel Henry
Kahnweiler io vi ho ricordato come la composizione virasse a una quasi monocromia, lì c’erano
Braque e Picasso intenti a costruire una nuova relazione tra figura e fondo, disintegrare in realtà
quella distanza tra figura e fondo, scomporre la figura in infiniti piani che si andavano ad incastrare,
ma tutto veniva ridotto a una monocromia. Qui, visto che le sensazioni pittoriche non possono
essere mormorate, vanno urlate, sostenute, vanno vibrate, allora il cromatismo è acceso. Questa sarà
una delle caratteristiche che distingueranno molta della produzione futurista che chiaramente si
nutre anche della rivoluzione cubista e della riflessione che viene fatta in ambito cubista sulla
rappresentazione piatta, ma a questo sarà legato anche un uso del colore così acceso.
X chiede: In “la risata" dove è presenta la figura maschile?
La prof risponde: Ce ne sta più di una: parta dal sorriso centrale di questa donna, dalle sue mani
intrecciate e vada a sinistra, un po' più in basso, vedrà questo uomo vestito con smoking di cui a sinistra
percepiamo una visione laterale e qui vediamo il volto di quest’uomo calvo. Questo è uno degli uomini
ritratti: a destra ne abbiamo un altro, cosi come dietro si moltiplicano e si sovrappongono visioni di altri
tavolini e altre figure femminili con cappelli alla moda accesi da un giallo, rosso e blu molto forte.
Il futurismo contrappone al passato, agli stilemi e ai simboli del passato, dunque per i futuristi il
passato tutto ciò che riguarda i reperti archeologici o quei luoghi che conservano (es. i musei). A
questi stilemi del passato e ai luoghi che li rappresentano i futuristi contrappongono nuovi idoli: la
macchina è uno di questi. I mezzi di trasporto che corrono, ad esempio abbiamo precedentemente
visto il tram, e così anche il trittico di Boccioni che si compone di 3 lavori: Quelli che vanno,
Quelli che restano, Gli addii.

Umberto Boccioni, Stati d'animo: Quelli che vanno,


1911

Queste 3 opere sono i tre soggetti rappresentati da Boccioni in una delle due versioni di questo
Umberto Boccioni, Stati d'animo: Quelli che restano,
1911

Umberto Boccioni, Stati d'animo: Gli addii, 1911

straordinario trittico che porta come titolo Gli stati d'animo. Nella terza opera possiamo vedere la
parte iniziale della locomotiva e in alto vediamo il fumo che fuoriesce da essa, a sinistra vediamo i
tralicci da cui si trasmette la corrente elettrica, Al centro c'è un faro e vediamo il numero
stampigliato del treno su questa grossa locomotiva, e questi numeri che non vengono sottoposti a
nessuna modifica e nessuna scomposizione in realtà hanno la stessa funzione che le lettere e i
numeri avevano in alcune delle opere che abbiamo individuato nel cubismo analitico in cui ci sono
dunque elementi invariati che mantengono la composizione legata alla realtà. Ma vediamo che
l'irrompere di questa locomotiva sconvolge queste coppie di figure sia a sinistra sia a destra che
vengono spinte verso i margini della composizione.
Ma aldilà di questo e al di là del fatto che la composizione legata a Quelli che vanno sia
caratterizzata da questa presenza accentuata di diagonali che invocano un Altrove di cui non
riusciamo a conoscere i contorni. Vediamo come i volti vengono scomposti e quello che colpisce,
oltre a uno specchio cromatico che si muove sui toni bassi e profondi del blu (e il blu sappiamo che
è distanza nello specchio cromatico quindi accentua la dimensione della distanza) che ci ricorda
quelli che vanno, Quelli che restano invece sono coloro che vengono quasi ingabbiati da Linee
verticali che fungono quasi da sbarre all'interno della composizione. Quindi Boccioni è in grado di
trasformare completamente lo spazio della composizione, ma la cosa interessante della sua qualità
pittorica è non soltanto la rievocazione diretta dei mezzi di trasporto come il treno, la cui velocità ha
cambiato l'idea stessa di velocità, ma la capacità dell'artista e l'interesse dell'artista nella
rappresentazione degli stati psicologici che gli individui provano di fronte a queste trasformazioni.
Dunque Boccioni non rappresenta la velocità fine a se stessa ma l'effetto della velocità data dal
distacco, dovuta a una partenza. Ricordiamo ad esempio nel 1895 la nascita del cinema con la
sperimentazione dei Fratelli Lumiere, la prima immagine che viene rappresentata (quasi come
emblema della modernità) è l'entrata di un treno in stazione. Quindi le stazioni e i treni sono i luoghi
della mobilità, diventano i luoghi simbolo della scoperta anche dell'ignoto, cioè i nuovi mezzi di
trasporto condizionano e trasformano completamente la realtà.
Nel libro “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica" di Walter Benjamin l'autore
usa come incipit un bellissimo pezzo di Paul Valéry ripreso da Pezzi sull’arte 1934:
“ […] né la materia, né lo spazio, né il tempo non sono più da 20 anni qua ciò che erano da
sempre. C'è da aspettarsi che novità di una simile portata trasformino tutta la tecnica artistica e
che così agiscano sulla stessa invenzione fino magari a modificare meravigliosamente la nozione
stessa di arte”
Paul Valéry era uno scrittore straordinario ma dice In pochissime parole, nel 34, guardando quello
che ha sotto gli occhi poiché è ancora in trasformazione quello che accadrà con questa innovazione:
le macchine. Ma in che modo lo spazio e il tempo vengono ad essere trasformati? Sono stati
trasformata dal processo scientifico, dalle invenzioni di tipo tecnico e dalle conquiste umane. Da
tutti questi elementi non possiamo aspettarci che non influenzino gli artisti, anzi probabilmente
alcuni artisti prima di altri colgono l'importanza di questi mezzi e riescono a mostrarci quanto la
sensibilità sia del tutto cambiata grazie a queste innovazioni.
Tornando alle immagini:
Boccioni, La strada che entra nella casa, 1912

Questo è un altro dei lavori realizzati nel 1912 dove Boccioni,


sfruttando l'assonanza tra madre - materia - matrice, è in
grado di mostrarci quanto sia stato completamente rovesciata
l'impostazione, tanto che il fulcro centrale della composizione
non è un punto lontano in cui convergono tutte le linee in
maniera ordinata, bensì è l'intreccio delle mani di questa
donna: sua madre, che è come se si espandesse nello spazio e
venisse a sua volta inglobata dal paesaggio circostante, una
espansione che la fa transbordare dalla stessa barriera della balaustra a cui è appoggiata. Ma quando
nel manifesto tecnico della pittura futurista si legge "le case e le strade entrano in noi, noi siamo
nelle strade" con questa compenetrazione di figura all'interno del paesaggio c'è la straordonaria
trasformazione a cui i futuristi stanno sottoponendo la composizione.
Vediamo un'altra immagine: Materia, 1912

È un'altra immagine che ha come soggetto la madre: si tratta di una


strada che entra nella casa, come se non ci fosse distanze tra ciò che
è dentro e ciò che è fuori. Questa compenetrazione tra dentro e
fuori ci dice costantemente, se allarghiamo e metaforizziamo, di
questa profonda attitudine degli artisti futuristi ad essere nelle città
e prendervi parte attivamente, a lavorare perché il comportamento
nella città sia completamente rinnovato. E ci dice anche di tutte
quelle azioni che vengono compiute dai futuristi stessi nelle città o
in occasione delle cosiddette serate futuriste.

Boccioni, Materia, 1912

Uno dei lavori più noti di Boccioni è questo: Forme uniche


della continuità nello spazio, 1912
Si tratta di un'opera in bronzo realizzata a partire da un calco.
N. B. Di quest'opera c'è una lunga scheda all'interno del manuale.
L'opera viene definita come un grande bronzo ma in realtà
l'altezza di questo lavoro è 1.10 m, dunque non si tratta di un
bronzo di tipo imponente ma di fatto per come Boccioni
organizza l'avanzare, l'incedere impetuoso e forte di questa figura
plasmata dall'attrito, dal vento, dalle forze che incontra
avanzando, la rende una delle creazioni che più incarnano questo
dinamismo insito all'interno, ciò anche grazie all'alternanza di
volumi concavi e convessi. Questa doppia base che porta sotto ai
due arti accentua questa impressione di avanzamento; così come
l'assenza di braccia aumenta questa capacità di penetrante
Boccioni, Forme uniche della all'interno dello spazio con cui la figura entra profondamente in
continuità nello spazio, 1919
contatto.

Questa che vediamo ora è un'opera di Antonio Sant'Elia.


Si tratta di un progetto rimasto solo sulla carta all'epoca. È un
progetto realizzato da una delle figure che rappresentano
sperimentazioni di tipo architettonico, Antonio Sant'Elia che morirà molto giovane in seguito alla
partecipazione al primo conflitto mondiale. Così come giovane morirà anche Boccioni nel 1916.
Quindi molti di questi artisti vedranno bruscamente interrompere la loro carriera artistica, e anche la
possibilità di arricchire ulteriormente la loro produzione ma vedranno anche interrotta la possibilità
di cambiare e di modificare la propria arte come accadrà ad artisti come Carlo Carrà. Ma di fatto un
progetto del genere ci mette di fronte alla visionarietà di molti futuristi in questa città nuova : una
città del futuro che vede l'utilizzo di materiali nuovi e di un'idea nuova di città che si sviluppa in
altezza. È chiaro che la stagione dei grattacieli era già cominciata negli Stati Uniti d'America, di cui
una delle principali città ad accogliere edifici di grandi dimensioni era stata Chicago.
Vediamo ora un opera di Carrà, Uscita dal teatro, 1910

Quest'opera ci serve per capire quanto l'artista sia


interessato a un soggetto legato ad un'immagine abituale
della città: l'uscita da teatro. Quindi Carrà nel 1910
dimostra tutta la sua adesione nei confronti di um
linguaggio di tipo divisionista (cosa che invece è
superata in lavori del 1911).

Carlo Carrà, Uscita dal teatro, 1910 circa

E invece questo lavoro che ha come titolo


Manifestazione interventista ma che viene ricordato anche col
titolo Festa patriottica del 1914:
Quest'opera ha anche un sottotitolo: Dipinto Parolibero, che
consente di inserire in questa analisi alcuni degli elementi che
sono stati sollevati all'inizio con la questione della figura retorica
dell’onomatopea e delle parolibere. Questo lavoro di Carlo Carrà,
realizzato nel 1914 e pubblicato sui una delle riviste chiave del
futurismo che è l’Acerba, ci dimostra l'approdo originale
raggiunto dall'artista Carrà Nella tecnica del Collage. Si tratta di
una tecnica introdotta soltanto 2 anni prima in ambito cubista, e di
fatto Carlo Carrà aveva conosciuto le sperimentazioni cubiste nei
mesi e negli anni precedenti frequentando a Parigi studi di pittori
e gallerie. Questo lavoro evoca il disordine, Infatti il titolo
Carlo Carrà, Manifestazione “manifestazione interventista” preme molto sulla accezione
interventista, 1914
guerrafondaia di questo collage; la sua definizione invece di
“festa patriottica” evoca il disordine festoso di una città
coinvolta nelle celebrazioni dello Statuto Albertino che veniva svolto ogni anno, Infatti vediamo al
centro della composizione questo ripetersi della frase “Evviva il Re, Evviva all'esercito” che erano
le grida della folla; invece questi frammenti di spartiti musicali alludono alla musica intonata dalla
banda militare e infatti come parole ritroviamo echi, rumori, insieme ai suoni onomatopeici previsti
dai manifesti della letteratura futurista tra i quali zan tum tum ricavato dal libro omonimo che
Marinetti crea sulla battaglia di Adrianopoli. Una delle caratteristiche di questo Collage che da un
lato dimostra l'utilizzo di una tecnica appresa da poco, ma anche l'autonomia con cui Carrà si
muove in questa nuova tecnica del Collage. Ci sono all'interno dell'Opera diversi frammenti di
giornale organizzati in questa forma circolare spiralica e tutti questi inserti di quotidiani che
puntano a rievocare una specie di sensazioni disparate che colui che osservava doveva percepire,
questa forza centripeta propria dei Cerchi concentrici. La struttura compositiva ricorda anche le
scansioni dei dischi cromatici di Delaunay.
*Mostra un filmato* → Si tratta di un filmato di Achille Bonito Oliva realizzato in occasione delle
celebrazioni dell’eredità del Futurismo.
https://youtu.be/Z_hkb5L4eYs
TRASCRIZIONE:
Manifesto dei pittori futuristi:
“Noi vogliamo:
Distruggere il culto del passato, l'ossessione dell'antico
Disprezzare profondamente ogni forma d'imitazione.
Esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima.
Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla
scienza vittoriosa. Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai
temerari!
Considerare i critici d'arte come inutili e dannosi”

Intervento Oliva:
Il Futurismo è il movimento più nervoso del ventesimo secolo e direi che l'angelo sterminatore, nel
senso più alto della parola, è Marinetti: porta i futuristi a sconfinare, a superare, trasgredire alla
cornice della pittura, scendere alla parete, invadere lo spazio. I manifesti attraverso uno stile
profondamente innovativo sono la dichiarazione di questa guerra. Il Futurismo è un'arte
volutamente invadente che vuole sviluppare una estetizzazione del quotidiano. Certamente c'era
stato d'Annunzio che aveva provveduto ad estetizzare la guerra, ma il Futurismo veramente col suo
senso di intrusione ritiene che ogni aspetto dell'esistenza può essere catturata dall'arte e
modificata. Pensate il manifesto sulla cucina futurista, sulla donna, sul teatro, la musica, la
fotografia: su ogni aspetto il Futurismo da dire. Ora io dico che il Futurismo è l’evento più
nervoso, lo dico perché Marinetti introduce una dimensione programmaticamente teatrale nel suo
comportamento, stentorea del tono di voce, frontale negli scontri, proprio per rompere una sorta di
atteggiamento che purtroppo possiamo verificare presente anche nella vita politica attuale: un
atteggiamento controriformistico, un atteggiamento sempre di falsa Conciliazione, di
opportunismo. Ecco Marinetti irrompe sulla scena dando al suo comportamento un dinamismo che
mi permette di affermare che il Futurismo è l'unico movimento che è passato alla storia e alla
geografia: paradossalmente il Futurismo ha un quoziente endemico di democrazia creativa
straordinario. Certamente poi c'è stato l'abbraccio mortale col fascismo attraverso la
moltiplicazione del gesto che anticipa finanche di un Duchamp il quale nega di aver visto Balla
quando realizza “il nudo che discende le scale”. Il Futurismo in questo senso ha individuato come
le metafore del linguaggio possano caricarsi di effetti costruttivi e liberatori. Ma il prefisso -trans è
importante in quanto mi permette di confermare anche, se pure forse involontariamente, che dietro
c'è la spinta, l'idea del transito, dell'attraversamento, della transizione, del superamento del
Dogma, di quell'ideologia del darwinismo linguistico di cui io parlavo. Perché il futurismo che
cosa fa? Scardina le provenienze, è chiaro che il Futurismo vuole essere anche intenzionalmente
parricida. (La prof si ferma a 4:27 minuti)

Ora la prof mostra alcune immagini viste all'interno del video:


Questi sono i Fuochi d’artificio elaborati da
Giacomo Balla.
A questo punto Bonito Oliva sta ragionando
anche sulla transavanguardia. Il critico mette
in luce un aspetto molto importante del
Futurismo: l'allargamento del verbo futurista
a più ambiti linguistici e lo sgretolamento
anche del passaggio, lo sgretolamento del
confine tra gli ambiti linguistici.

Dietro alle spalle del critico c'erano immagini come queste:

Giacomo Balla, Lampada ad arco, 1912


Velocemente ora vado su
Gino Severini, di cui vi

ho già parlato come figura fondamentale per i contatti sempre più intensi, sempre più stretti, che si
vanno a istituire tra l’avanguardia futurista italiana e l'ambiente Parigino. Gino Severini a differenza
degli altri artisti non soltanto è interessato al moto, al movimento, ma ai luoghi in cui il movimento
si pratica e quindi molto spesso soggetti soprattutto dei lavori artistici di questi anni 10, perché Gino
Severini sarà fra coloro che subito dopo e anche durante la Prima Guerra Mondiale imprimerà una
svolta “classicista” ai suoi lavori. Vediamo ad esempio Danzatrici nel blu in cui ci sono figure che
danzano nelle sale da ballo.

Gino Severini, Danzatrici nel


blu, 1912
O anche possiamo vedere in
Luce + velocità + rumore

Gino Severini, Luce + velocità +


rumore, 1913
Attraverso questa somma applicare questa sorta di montaggio di tipo pittorico a diversi frammenti
di immagini.
Ma ci avviamo ad affrontare un altro artista: Giacomo Balla, che arriva a partire dal 1912. È tra gli
artisti quello già più affermato, chiaramente carico di un passato di visionista, ma particolarmente

E. Marey, Salto alla pertica, 1890-91,


Cronofotografia

E. Muybridge, Cavallo al galoppo, 1887,


Cronofotografia

E. Marey, uomo che cammina


indossando vestito nero con striscia
bianca ai lati, 1883, Cronofotografia

attento a
G.Balla, improvvisazioni: percorsi di
tutte
movimento + sequenze dinamiche,
quelle
1913

sperimentazioni in ambito fotografico che hanno profondamente cambiato questo mezzo: il mezzo
tecnico della fotografia è destinato ad avere un peso crescente, e anche ad operare un
condizionamento via via più importante nei confronti dell'arte.
Questi sono una serie di risultati nati in ambito scientifico ad opera di due figure: il francese
Étienne Jules Marey a cui appartengono la prima e la terza immagine, e l'inglese Edward
Muybridge di cui vediamo la seconda immagine. Queste prime tre immagini sono riferibili
all'ambito della cronofotografia. Nel primo caso “salto alla pertica” ci troviamo di fronte ad un
artificio praticato da Etienne Jules Marey che consentiva attraverso un'apertura e chiusura
consecutiva dell'obiettivo di impressionare un'unica lastra fotografica In modo tale da registrare
sulla stessa lastra fotografica la sequenza del movimento: è quello che accade con questo salto con
la pertica che consente a questo atleta di partire e approdare più avanti. Lo stesso accade nella terza
immagine “uomo che cammina indossando vestito nero con striscia bianca ai lati ” in cui il vestito
nero con striscia bianca ci consente di vedere le linee di forza di questo movimento con una
straordinarietà di effetti.
Quello che vediamo invece al centro e che Muybridge realizza perché un allevatore di cavalli prova
a chiedergli di aiutarlo nell'addestramento e lui posiziona macchine fotografiche (chiaramente
rudimentali dato che ci troviamo alla fine dell'800) lungo il percorso. Attraverso il posizionamento
delle macchine in più punti del percorso lo scienziato riesce a cogliere il movimento al galoppo del
cavallo.
Con la quarta immagine “improvvisazioni: percorsi di movimento + sequenze dinamiche” vediamo
come la cronofotografia influenza profondamente anche l'arte. Giacomo Balla in questo lavoro
pittorico ci mette di fronte a percorsi in movimento e sequenze dinamiche.

Ma questo tipo di ricerca erano praticate in Italia anche dai fratelli Bragaglia:

Questa è giovane che si dondola del 1912 ed è una


cronofotografia in grado di registrare il
movimento da destra a sinistra. Si tratta di un
movimento dondolante, vediamo infatti come il
volto del giovane sia visibile nei Poli estremi e si
registra al centro anche il passaggio da un punto a
un altro.

Anton Giulio Bragaglia, giovane che si dondola,


1912

Ciò accade anche in un ritratto:

In questo ritratto si vede la molteplicità del volto di


Boccioni che si ottiene grazie al fatto che la lastra è
stata impressionata dal Movimento di Boccioni stesso.
Da ciò capiamo come in Italia avessero assimilato la
lezione ottocentesca ma stessero sperimentando anche
nuove soluzioni.

Anton Giulio Bragaglia, Ritratto


polifisiognomico di Boccioni, 1913
Questo tipo di soluzioni sono alla base di questo straordinario trittico ( naturalmente non è un vero e
proprio trittico ma si tratta di tre lavori realizzati nel 1912):

Giacomo Balla, dinamismo di un cane


al guinzaglio, 1912

Qui il dinamismo è testimoniato dalle zampette del cane e


dal guinzaglio che viene portato da questa padrona, con
una scelta molto singolare di tagliare completamente
l'immagine. Quindi è un'impostazione di tipo fotografico.

Giacomo Balla, le mani del violinista,


1912

In quest'opera la composizione è accentuata anche da


questo taglio che viene scelto dall'artista che sottolinea
ancora di più il passaggio nevrotico-nervoso,
velocissimo delle mani sul violino.

Giacomo Balla, bambina che corre sul


balcone, 1912

Qui Giacomo Balla divide in realtà il colore come se


fossero tessere di un mosaico, ma allo stesso tempo ci
mostra il movimento di questa bambina sul balcone
come se fossero tanti fotogrammi.

Giacomo Balla sarà uno di quegli artisti che qualche anno dopo raggiungerà esiti assimilabili a delle
ricerche da astrazione. Qui invece lo vediamo in forme grido Viva l'Italia del 1915:
Giacomo Balla, forme grido Viva
l'Italia, 1915

Quest'opera mostra l'adesione di Balla ad un


intervento dell'Italia in guerra che viene auspicato
e sostenuto con questo dipinto caratterizzato dai
colori della bandiera italiana e l'azzurro.

Bisogna distinguere una prima età futuristica che parte dal 1909 e che può dirsi conclusa nel 1918
con la scomparsa di molti artisti futuristi, a partire da questo momento le cose iniziano a cambiare
rispetto a un secondo Futurismo che molto più legato alla celebrazione e all'adesione agli ideali
fascisti. Uno degli Artisti protagonisti del Futurismo sia nella prima parte che e successivamente fu
Enrico Prampolini:

Enrico Prampolini, beguinage, 1914

Qui vediamo una sorte di assemblage che vede delle


piume, del merletto e altri elementi. Questo
assemblamento ci porta dritto verso una delle
caratteristiche più importanti di Prampolini, che
diventeranno fondamentali anche per la scena
artistica Romana soprattutto alla fine degli anni 40:
il polimaterismo. Il polimaterismo riguarda
un'attenzione maggiore per l'uso di materiali diversi
come possiamo notare anche dall'assemblaggio
contenuto all'interno di quest'opera.

Fu fondamentale anche il contributo che questi


artisti diedero alla moda e alla pubblicità di moda: Giacomo Balla sarà noto anche per i suoi vestiti
anti neutrali (indossava ad esempio calzini di colore diverso). Vediamo ad esempio queste
realizzazioni di Depero del 1921:

Fortunato Depero, panciotto, copertina, lampada; 1921

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